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Favorire lo scambio di buone pratiche Intervista Wolfgang Tiefensee Presidente di Eurocities In evidenza Ad un anno dalla costituzione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) Alla scoperta di un paese aderente Ungheria Alla scoperta di una regione Sicilia it info regio panorama 12 Dicembre 2003 Favorire lo scambio di buone pratiche

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Favorire lo scambiodi buone pratiche

IntervistaWolfgang TiefenseePresidente diEurocities

In evidenzaAd un anno dallacostituzionedel Fondo disolidarietàdell'Unioneeuropea (FSUE)

Alla scoperta di unpaese aderenteUngheria

Alla scopertadi una regioneSicilia

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inforegiopanorama

12 Dicembre 2003

Favorire lo scambiodi buone pratiche

Eurocities auspicaun ruolo centraledelle città nelprossimo periododi programmazio-ne dei fondistrutturali. Perchéle cittàdovrebbero

godere di una particolare attenzione?

La questione non si pone: l’Europa è ilcontinente con il più alto grado diurbanizzazione al mondo. Nelle città enelle regioni urbane sono concentrate lamaggior parte dei cittadini e delle attivitàeconomiche, sociali, culturali e ricreative.Le città hanno sempre favorito ilcambiamento e hanno un ruoloimportante da svolgere nel costruire ilfuturo dell’Europa. In molti campi,dall’economia all’ambiente, gliorientamenti politici sono dettati datendenze globali, ma spesso è proprio alivello locale che devono essere ideate eapplicate sul campo le nuove politiche. Diconseguenza, quando l’Europa punta allacrescita economica, alla creazione di postidi lavoro, allo sviluppo sostenibile e allacompetitività, è soprattutto a livello localeche devono essere conseguiti tali risultati.Sono convinto che l’Europa possaconcretizzare gli ambiziosi obiettivi diLisbona soltanto attribuendo un ruolocentrale alle città e alle regioni. Le

consultazioni ad hoc su tematichespecifiche non sono sufficienti. Ènecessario un dialogo continuo esistematico che coinvolga attivamente cittàe regioni nella progettazione enell’attuazione delle politiche europee, inmodo da operare scelte politiche consonein merito ad una vasta gamma di questioniquali, ad esempio, i servizi di interessegenerale, la normativa ambientale,l’occupazione e l’inserimento sociale e,naturalmente, le politiche regionali e dicoesione. Per far sì che l’Europa diventil’economia più competitiva e dinamica almondo, mantenendo al contempo unasocietà coesiva, abbiamo bisogno di cittàforti, capaci di adeguarsi e di rispondere aimutamenti economici e sociali

A tale proposito, quale deve essere ilruolo dell’Unione europea? Dovrebbeprevedere, ad esempio, maggioriinvestimenti infrastrutturali nelle areeurbane?

Assolutamente sì. Le infrastrutture ditrasporto che garantiscono l’accessibilitàdelle città costituiscono naturalmente unaspetto cruciale per la competitivitàeconomica dell’Europa. Lo stesso dicasiper le aree riservate ad uffici e attivitàcommerciali, che devono essere adeguatee, al contempo, accessibili dal punto divista finanziario. Se non siamo in gradodi offrire alle imprese ciò di cui hanno

bisogno, queste si insedieranno altrove.La stessa attenzione deve essere riservataanche alle infrastrutture economiche esociali. Le politiche di coesione hannosempre concentrato le risorse sulle areeurbane maggiormente colpite dafenomeni di povertà e disoccupazione.La riqualificazione dei quartieri in crisi èuna delle principali priorità poiché lemaggiori disparità socioeconomiche siosservano sovente all’interno di unastessa regione urbana, piuttosto che traregioni o paesi. I problemi sociali piùpressanti non devono essere trascurati,ma è necessario affrontarne anche lecause e cercare di garantire un benessereeconomico duraturo. Questo è uno degliinsegnamenti che abbiamo tratto dalprogramma URBAN. Attualmenteabbiamo bisogno di una strategiacomplementare che valorizzi leopportunità economiche e gli sbocchioccupazionali, in modo da rafforzare lacapacità delle grandi città di trainarel’economia europea.

Sembra poco probabile che il futurotrattato affidi alle istituzioni europeecompetenze specifiche in materia dipolitica urbana...

Trovo un po’ strano che i trattati europeiesistenti non menzionino le città, anchese poi portano il nome di Roma,Maastricht o Amsterdam! Ma ciò non

inforAd un anno dallacostituzione del Fondodi solidarietàdell'Unione europea(FSUE): rafforzare lasolidarietà europea perfar fronte alle calamità

4Quando il sostegnodell’UE si trasformain successo regionalel’esempio diYorkshire e Humber(Regno Unito)

7Editore responsabile: Thierry Daman, CE, DG Politica regionale

Questa pubblicazione è disponibile nelle 11 lingue dell’Unione europea sul sitoInternet http://europa.eu.int/comm/regional_policy/index_it.htm ed è stampata in 5 lingue (ES, DE, EN, FR, IT) su carta riciclata.I testi qui riprodotti non hanno valore giuridico.

Proprietà foto (pagine): Mike St Maur Sheil (1), Eurocities (2), AEIDL (4, 5), DG REGIO(7), Hungary Tourist Board (9, 10), Prime Minister’s Office ofthe Republic of Hungary (10), Gianpiero Casagni (12, 13),Naisyrittäjän Lähtöruutu (14,15).

Copertina: l’agenzia grafica «Bizness Communications» di Liegi (Belgio) ha ottenutoun finanziamento del FESR.

Sommario

Intervista TiefenseePresidente di Eurocities (1)

Wolfgang

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significa che non vi sia margine perun’azione comune. Lo sviluppoarmonioso dell’Unione europea è unobiettivo essenziale e includenaturalmente anche le città.

Penso che la questione risieda in realtànel sapere se le città e le regioni debbanoavere voce in capitolo in merito allepolitiche e ai programmi che possonoinfluire sul loro funzionamento. Cistiamo avviando, con la Commissione,verso un dialogo sistematico che, ciauguriamo, finirà per coinvolgere anchele altre istituzioni. Cerchiamo inoltre distipulare accordi multilaterali tra autoritàlocali, regionali e nazionali, nonché conla Commissione europea.

Tutto ciò rimanda alla questione deilimiti del principio di sussidiarietà: dettoprincipio deve essere circoscritto al sologoverno nazionale o si applica anche alleautorità regionali e locali? La questioneera già stata sollevata in occasione dellaconferenza del Comitato delle regioni sulfuturo della politica di coesione, da noiospitata a Lipsia il maggio scorso.Sebbene il dibattito vertesseessenzialmente sui fondi strutturali, nonè stato possibile ignorare in tale sede lagrande questione del possibile contributodelle città alla governance europea.Abbiamo convenuto con le Regioni chela ricerca di soluzioni ai problemi urbanirappresenta un tema di interesse comunee le città devono essere coinvolteattivamente nei programmi regionali.Non vi è dunque alcun antagonismo tracittà e regioni, al contrario, solocooperando saremo in grado diraggiungere i nostri obiettivi comuni.

Come pensate di convincere i governinazionali che l’Unione europea dovrebbesostenere attivamente lo sviluppourbano, come ci ha appena spiegato?

Sino ad oggi la politica di coesionedell’Unione tendeva essenzialmente a

compensare gli effetti negativi del mercatounico assistendo le regioni menosviluppate o in fase di ristrutturazione.Attualmente sembra che il dibattito nonverta più su obiettivi politici, ma si siaspostato su obiettivi di caratterefinanziario. Alcune personalità politiche,soprattutto a livello nazionale, affermanoche nel quadro di in un’Unione allargatatutte le risorse finanziarie devono essereutilizzate a favore degli Stati membri piùpoveri e che per tale ragione la politicaregionale deve essere di competenza deigoverni nazionali. Noi di Eurocities ciopponiamo fermamente ad una talerinazionalizzazione di questa politica che,a nostro avviso, mette a repentagliol’intero progetto europeo. Per conseguire inostri obiettivi abbiamo bisogno delsostegno di una politica europea. L’attuale0,45 % del PIL per le politiche di coesioneè pertanto la soglia minima in assoluto, aldi sotto della quale si indebolirebbesensibilmente la strategia di Lisbona e sifrenerebbero sia la competitività sia lacoesione dell’economia europea.

Questo è il messaggio che rivolgiamo alleistituzioni europee e ai nostri rispettivigoverni nazionali. Il successo dei nostrisforzi dipenderà dal nostro poterepropositivo. Il commissario Barnier èfortemente impegnato nell’attuazione diuna vera politica di coesione, nell’ambitodella quale le città svolgeranno un ruolofondamentale. Possiamo anche contaresul sostegno dei membri del Parlamentoeuropeo, molti dei quali hanno contattiregolari con le città, contatti che siintensificheranno certamente con leelezioni del giugno 2004. La necessità diinstaurare e consolidare legami tral’Unione europea, le città e le regioni èsempre più sentita e questo ci aiuterà araggiungere il nostro obiettivo comune:avvicinare l’Europa ai cittadini.

regioe:

Ungheria: avantitutta! Intervista aEndre Juhász,ministro ungherese per gli Affari europei

9Sicilia: periferia edisparità

12Savo (Finlandia):sostegnoall’imprenditoriafemminile

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Eurocities: le città all’ordine delgiorno

La rete Eurocities, cui partecipano leautorità locali di 120 città di 31 paesieuropei, è stata fondata nel 1986 perconsolidare il ruolo delle città europee, inparticolare in materia di progettazione eattuazione delle politiche.

Tra le principali attività svolte da questaimportante rete delle grandi cittàd’Europa figurano:

• la creazione di reti, al fine dicondividere e migliorare le conoscenzenonché sostenere la cooperazione tracittà;

• attività di «lobbying», per elaborare edorientare le politiche e alimentare ildialogo con le istituzioni dell’Unioneeuropea;

• attività di sensibilizzazione, soprattuttoattraverso i media, per richiamarel’attenzione del pubblico sulleproblematiche chiave che interessanola città.

Avvalendosi di comitati tematici, gruppidi lavoro e reti affiliate, Eurocitiesanalizza una vasta gamma di tematichepolitiche di grande rilievo per le città, inparticolare la cultura e il tempo libero, losviluppo economico, l’ambiente, lagovernance, le nuove tecnologie, i servizipubblici, il welfare e i trasporti urbani.

Per maggiori informazioniEurocitiesSquare de Meeûs 18B-1050 BruxellesTel. (32-2) 552 08 85Fax (32-2) 552 08 89Internet: http://www.eurocities.org

(1) Wolfgang Tiefensee è inoltre sindaco della cittàdi Lipsia (Germania).

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Il Fondo di solidarietà dell’Unioneeuropea (FSUE), un nuovo strumentofinanziario comunitario, è stato creatoun anno fa su iniziativa dellaCommissione europea a seguito dellealluvioni che hanno devastato,nell’agosto 2002, molti paesidell’Europa centrale. L’eccezionaleondata di caldo dell’estate 2003, che haavuto conseguenze particolarmente

drammatiche nelle regioni mediterraneecolpite da siccità e incendi, haconfermato l’importanza di un’efficaceorganizzazione della solidarietàeuropea in caso di gravi calamità.

Consideriamo ad esempio i datirelativi al solo Portogallo, dove irecenti incendi hanno distrutto unasuperficie di oltre 350 000 ettari, di cuicirca 300 000 di boschi (6 % dell’intero

patrimonio forestale portoghese) e25 000 di terre agricole, causando lamorte di 18 persone e privando 45 000abitanti circa di beni e fonti disostentamento. Senza contare, inPortogallo come in altre regioni delsud dell’Europa, i devastanti effetti alungo termine sul piano umano,sociale, economico e ambientale dovutiin particolare al fatto che, ogni anno, i

In evidenzaAd un anno dalla costituzione del Fondo di solidarietà dell’Unioneeuropea (FSUE)

Rafforzare la solidarietà europea per farfronte alle calamitàNel suo primo anno di attività, il Fondo di solidarietà dell’Unione europea ha stanziato oltre 800 milioni di europer aiuti d’emergenza. Ma un nuovo obiettivo si delinea per il futuro: coordinare meglio la solidarietà europea epromuovere la prevenzione.

Agosto 2002: l’Elba in piena a Dresda (Germania).

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terreni andati in fumo sono molto piùestesi del territorio rimboscato.

Una lacuna ormai colmataIl regolamento del FSUE (1) prevedeche gli Stati membri e i paesi in viad’adesione possano chiedere unsostegno finanziario a titolo del Fondodi solidarietà in caso di «catastrofigravi» (è considerata grave unacatastrofe che provoca danni direttistimati a oltre 3 miliardi di euro osuperiori allo 0,6 % del redditonazionale lordo). Può beneficiaredell’intervento del Fondo anche unaregione colpita da una catastrofestraordinaria, qualora tale calamità sisia abbattuta sulla maggior parte dellapopolazione, con profonde e duratureripercussioni sulle condizioni di vitadei cittadini e sulla stabilità economicadella regione stessa. Il bilancio annuodisponibile per il FSUE è fissato ad unmiliardo di euro, dei quali solo 75milioni possono essere destinati acatastrofi regionali straordinarie.

Occorre sottolineare che il FSUE nonè stato istituito per sostenere la totalitàdei costi generati in caso di catastrofe.I danni a privati, ad esempio, sonoesclusi dalla sfera d’intervento delFondo. Le azioni a lungo termine,quali la ricostruzione sostenibile, ilrilancio economico e la prevenzione,possono invece fruire di interventiprevisti ad altri livelli (cfr. riquadro). IlFondo di solidarietà tende piuttosto afornire in maniera rapida, efficace eflessibile un aiuto finanziariod’emergenza per azioni quali le misuredi alloggio temporaneo o il ripristinodi infrastrutture indispensabili alla vitaquotidiana. In precedenza nonesistevano fondi europei in grado disvolgere questo ruolo in materia diprotezione civile, un campo dicompetenza degli Stati membri.

2002-2003: le basi dellasolidarietàA tutt’oggi (NdR: 15 ottobre 2003), alFondo di solidarietà dell’UE sono stati

richiesti aiuti per sostenere ottointerventi in sette paesi. I primiquattro si riferiscono alle zone colpitedalle alluvioni del 2002:

• Germania (Länder della Sassonia,Sassonia-Anhalt, Baviera,Brandeburgo,Meclemburgo–Pomeraniaoccidentale, Bassa Sassonia,Schleswig-Holstein, Turingia): 444milioni di euro;

• Austria (Länder della Stiria, Austriainferiore, Vorarlberg, Vienna,Austria superiore, Tirolo,Salisburgo): 134 milioni di euro;

• Repubblica ceca: 129 milioni di euro;

• Francia (dipartimento del Gard): 21milioni di euro.

Concretamente, questi aiuti sono statiutilizzati per rimborsare le spesesostenute per realizzare un’ampiatipologia di interventi: ripristinoprovvisorio delle vie di comunicazione(in particolare la metropolitana diPraga), degli impianti per l’erogazionedi acqua potabile o elettricità, dellestazioni di depurazione, dei servizi diposta e telefonia nonché delleinfrastrutture sociali quali ospedali,scuole o asili; consolidamento degliargini; organizzazione di servizi diemergenza per le popolazionisinistrate (alloggio e rifornimenti);

tutela del patrimonio culturale eripulitura delle zone colpite.

Gli altri interventi approvati sino adoggi a titolo del Fondo di solidarietàinteressano i seguenti paesi:

• Spagna (Galizia, Asturie, Cantabria,Province basche): a seguito delnaufragio della petroliera «Prestige»:8,6 milioni di euro;

• Italia: 30,8 milioni di euro per i dannicausati dai terremoti in Puglia eMolise e 16,8 milioni di euro perl’eruzione dell’Etna (Sicilia), pari adun importo complessivo di 47,6milioni di euro;

• Portogallo: per far fronte ai terribiliincendi che hanno devastato il paesenell’estate del 2003, la Commissioneha stanziato un aiuto di 48,5 milionidi euro.

In Spagna il Fondo è stato utilizzatoper rimborsare i costi degli interventiurgenti di ripulitura sostenuti nellezone costiere colpite dalla marea nera.In Italia, il sostegno del Fondo disolidarietà dell’UE ha interessatoprevalentemente gli interventi pergarantire una sistemazione provvisoriaalla popolazione sinistrata, il ripristinoimmediato delle infrastrutturepubbliche danneggiate, ilconsolidamento delle infrastrutture diprevenzione, la tutela del patrimonio ela ripulitura delle aree colpite. Le

(1) Regolamento (CE) n. 2012/2002 del Consiglio(GU L 311 dell’11.11.2002).

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stesse categorie di spesa sarannorimborsate anche in Portogallo eincluderanno le riparazioni piùimmediate in settori quali l’energia, itrasporti, le telecomunicazioni, leriserve idriche, la sanità e l’istruzione.

Ad un anno dalla sua costituzione, ilFondo ha già permesso di stanziarecomplessivamente circa 833 milioni dieuro destinati ad aiuti approvati intempi estremamente brevi. Uno sforzoche trova la sua ragion d’essere nonsolo sul piano umano, ma anche inconsiderazione del fatto che gli ingentidanni causati dalle terribili estati del2002 e 2003 non hanno interessatosolo un paese o una regione isolata, mal’intera Unione.

Coordinamento eprevenzione: due parolechiave per il futuroTuttavia, oltre a garantire gli aiutid’emergenza, è necessario prevederemisure che consentano di fronteggiareuna probabile ripetizione delle

catastrofi, dovute in parte agli effettinocivi dell’antropizzazione e, inparticolare, ai mutamenti climaticisempre più rapidi. Come ribadito dalcommissario Michel Barnier, prevenireè meno costoso che curare, tanto piùche in caso di calamità gli ingentisforzi compiuti per favorire losviluppo di una regione possono essereannientati. La revisione intermedia deiprogrammi 2000-2006 dei fondistrutturali dovrà tener contodell’importanza della prevenzione.

Per quanto riguarda il periodosuccessivo al 2006, il commissarioMichel Barnier ha espresso il desiderioche «ogni programma dei fondistrutturali preveda una linea diprevenzione dei rischi naturali». Ilcommissario ha inoltre auspicato, oltreal FSUE e agli attuali dispositivi, lacreazione di un vero e proprio corpoeuropeo di protezione civile,coordinato a livello intergovernativo.

Rispetto alle conseguenze dellaterribile ondata di caldo dell’estate

2003, il Parlamento europeo hainvitato gli Stati membri e laCommissione a potenziare e acoordinare le rispettive iniziative afavore di un’efficace solidarietàeuropea. Anche il Comitato delleregioni si è pronunciato in questosenso e ha proposto la creazione di unnuovo strumento comunitario,distinto dagli obiettivi dei fondistrutturali, che garantisca non solo gliaiuti d’emergenza, ma anche le misurea lungo termine, in un quadro politicoe normativo chiaro e sicuro (2). Ancheil progetto di trattato che istituisce unacostituzione per l’Europa, infine,riflette il desiderio di solidarietàeuropea prevedendo una «clausola disolidarietà» in base alla quale l’Unioneattua «tutti gli strumenti a suadisposizione» per recare assistenza aduno Stato membro in caso di calamità.

Altri strumenti di intervento

Oltre all’immediato aiuto finanziario erogato a titolo del Fondo di solidarietà dell’Unione europea, gli interventi per fronteggiareeventuali catastrofi possono essere organizzati anche ad altri livelli (l’elenco riportato qui di seguito non è esaustivo):

• i programmi di sviluppo regionale cofinanziati dai fondi strutturali. Gli Stati membri hanno la facoltà di modificare le priorità deiprogrammi e la ripartizione del bilancio durante la fase di attuazione. Possono essere definite nuove misure per ricostruire leinfrastrutture e sostenere gli investimenti produttivi, la formazione e l’occupazione. In base a tale disposizione il Portogallo haprevisto la ridistribuzione di 182 milioni di euro;

• i programmi di sviluppo rurale. Questi programmi prevedono, ad esempio, misure per la prevenzione degli incendi boschivi, laricostituzione di aree forestali e il ripristino del potenziale agricolo. Tali misure possono essere potenziate;

• la politica agricola comune. In tale ambito sono possibili diverse deroghe, quali l’autorizzazione ad utilizzare i terreni a maggeseper nutrire il bestiame;

• il Centro di controllo e di informazione per la protezione civile della Commissione europea. Dal gennaio 2002 questastruttura garantisce un servizio di allerta, operativo 24 ore su 24, che viene attivato su richiesta di un paese sinistrato peragevolare l’assistenza da parte di altri Stati membri (invio di mezzi antincendio quali Canadair, ad esempio);

• gli aiuti di Stato. Questi aiuti possono essere autorizzati per controbilanciare i danni materiali, nonché gli effetti indirettichiaramente indotti dalle calamità;

• l’informazione geografica. Si tratta di un elemento essenziale per la prevenzione e la gestione dei rischi. Nel settore forestale,ad esempio, la Commissione ha creato il sistema EFFIS (European Forest Fire Information System) che svolge quotidianamente unafunzione di assistenza ai servizi forestali e alle unità di protezione civile negli Stati membri.

(2) Comunicato del CdR:http://www.cor.eu.int/it/prss/cprss2003/cor_03_07066.html

Circa 150 operatori dello svilupporegionale, provenienti da tuttal’Unione, si sono dati appuntamentonella capitale britannica dell’acciaioper partecipare al seminario «Regionicompetitive — Sviluppare le miglioripratiche» organizzato di concertodall’autorità di gestione delprogramma obiettivo n. 1 della regioneSouth Yorkshire, dalla Commissioneeuropea e dal gabinetto del vice primoministro britannico.

Nelle due giornate di incontri sono statipresentati progetti attuati con successoin Danimarca, Germania, Francia,Irlanda, Finlandia, Svezia e RegnoUnito nell’ambito dei programmiobiettivo n. 1 e n. 2, in settori quali ilsostegno alle imprese, la societàdell’informazione, la ricerca e losviluppo tecnologico o i trasferimenti inmateria di innovazione (cfr. riquadro).

eLearningLa scelta di organizzare un seminariosulle buone pratiche nel SouthYorkshire non stupisce: questa regione,ammissibile a fruire dell’obiettivo n. 1nel periodo 2000-2006, attua programmidi sviluppo tra i più innovatividell’Unione. Particolarmenteinteressante a tale proposito è il «SouthYorkshire e-Learning Project», il piùgrande progetto d’istruzione a distanzad’Europa, nonché il maggiorinvestimento del programma obiettivon. 1 nel South Yorkshire e la primaesperienza in assoluto in materia diformazione a distanza nell’ambito diquesto programma. Il progetto, cherientra nel quadro di un investimento di371 milioni di euro destinati allaformazione e all’acquisizione dicompetenze all’interno dell’UE,

dovrebbe fare di quest’area la regioneleader, a livello nazionale einternazionale, per quanto riguarda losviluppo di risorse digitali a finididattici.

Prima dell’intervento dei fondistrutturali, il South Yorkshire era daanni una regione in declino. Laprofonda crisi delle attività industrialitradizionali (miniere di carbone,siderurgia ecc.) ha causato, tra il 1979 eil 1995, una diminuzione costante delPIL regionale rispetto alla mediacomunitaria. Una recessioneeconomica cui hanno fatto seguito unsostanziale calo demografico, un altotasso di disoccupazione e uno scarsolivello di istruzione.

Per fronteggiare il problema della scarsascolarizzazione, la regione SouthYorkshire ha destinato circa 36 milioni

di euro al programma «Pathways toSuccess» («Percorsi per riuscire»), voltoa migliorare i livelli di istruzione dellapopolazione al fine di fornire alleimprese locali una manodopera piùqualificata. Il programma è destinato atutti gli allievi di età compresa tra i 13 e i16 anni, dai più meritevoli a quelli cherischiano di abbandonare la scuolasenza aver conseguito un titolo di studi.

Un fantino vincente!David Hunt ha partecipato alprogramma «Percorsi per riuscire».Solo due anni fa questo giovane stavaper essere espulso dalla scuola edescluso definitivamente dal sistemaeducativo. Marinava sovente le lezionie non aveva alcuna intenzione ditrovarsi un lavoro. Convinto che ilmondo intero gli fosse ostile, David

EventiSeminario «Regioni competitive — Sviluppare le migliori pratiche»

Quando il sostegno dell’UE si trasformain successo regionale: l’esempio di Yorkshiree Humber (Regno Unito)Il 9 e 10 ottobre 2003 si è tenuta a Sheffield (Inghilterra) una prestigiosa conferenza sullo scambio di buone pratichenell’ambito dei programmi obiettivo n. 1 e n. 2.

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non riusciva a capire come la scuola diBarnsley potesse aiutarlo a realizzare ilsuo sogno: diventare fantinoprofessionista.

Nel 2001 la scuola iscrive David ad uncorso offerto dal sistema educativoalternativo che fruiva già delprogramma «Percorsi per riuscire».Gli insegnanti elaborano unprogramma di studi integrato daattività extrascolastiche, un vero eproprio percorso di inserimento cheprevede un apprendistato di tre giornila settimana presso il centro ippico perdisabili di Barnsley. Grazie a questaesperienza David acquisisce fiducia inse stesso e, per la prima volta nella suavita, può dedicarsi ad un’attività che glipiace: lavorare con i cavalli. Questaesperienza segna anche l’inizio di unprocesso di riconciliazione con ilsistema educativo. Al termine dei suoistudi, il ragazzo supera cinque esami econsegue un diploma in gestione discuderie. Dopo alcune settimane dilavoro presso le scuderie di Doncaster,uno dei principali centri ippici delRegno Unito, David viene assuntocome apprendista fantino dal famosoallenatore Derek Haydn-Jones.

Secondo Rob Porter, uno deiprofessori del ragazzo, «il successo diDavid è una grande soddisfazione pertutti coloro che hanno lavorato sodoinsieme a lui. È anche la prova che i"Percorsi per riuscire" possonocambiare la vita di un ragazzo».

L’obiettivo n. 1 intervieneesclusivamente nel sud delloYorkshire, ma vaste aree della regionedello Yorkshire e Humber fruiscono dialtri aiuti strutturali dell’UE. Nellaparte orientale dello Yorkshire, adesempio, è nata la «Longhill-Link-UpTrust», un’organizzazioneparrocchiale per lo sviluppo localedell’area di Hull. Da un ristretto

gruppo iniziale di volontari, questafondazione si è trasformata in una verae propria agenzia di sviluppo cheimpiega attualmente novecollaboratori a tempo pieno. Nel 2002,oltre 2 500 giovani hanno partecipatoalle attività dell’agenzia, senza contarel’affluenza al suo cybercafé. Longhill-Link-Up Trust ha recentementeottenuto fondi nell’ambito del FESRgrazie ai quali ristrutturerà la propriasede e finanzierà varie iniziative locali.

Per maggiori informazioniHelen MayYorkshire and Humber EuropeanOfficeAvenue de Cortenbergh 118B-1000 BruxellesTel. (32-2) 735 34 08Fax (32-2) 735 61 24E-mail: [email protected]

Yorkshire e Humber

La regione Yorkshire e Humber contauna popolazione di 5 milioni di abitanti,la maggior parte dei quali risiede neicentri urbani e industriali dello Yorkshiresud-occidentale e sull’estuariodell’Humber. Questa regione è peròcaratterizzata da forti contrasti, dovearee fortemente urbanizzate sonocircondate da alcune delle più bellecampagne del Regno Unito, soprattuttonello Yorkshire settentrionale. Nelperiodo 2000-2006, la regione Yorkshiree Humber fruirà di aiuti comunitari perun importo complessivo di circa1,714 miliardi di euro.

Trasferire le buone pratiche

Sulla base dell’obiettivo strategico definito in occasione dei Consigli europei diLisbona e di Göteborg («Fare dell’Unione europea l’economia fondata sullaconoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare unacrescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e unamaggiore coesione sociale»), i gruppi di lavoro organizzati nell’ambito dellaconferenza di Sheffield hanno evidenziato 12 progetti realizzati con successonel quadro dei programmi obiettivo n. 1 e n. 2, suddivisi in tre settori tematici.

«Sostegno alle PMI»

Il campus Arvika (Svezia)

La misura «Micro-impresa» (Irlanda)

Il Merseyside Special Investment Fund (Regno Unito)

I fidi Finnvera per le PMI (Finlandia)

«Ricerca e sviluppo e trasferimento dell’innovazione»

Il centro per le biotecnologie Bionord (Germania)

Il distretto biotecnologico GTI (Regno Unito)

L’Eislab (Svezia)

Il parco scientifico Novi (Danimarca)

Il progetto Zukunftswettbewerb Ruhrgebiet (Germania)

«Istruzione a distanza, commercio elettronico, eGovernment, eGovernance»

Formazione a distanza: South Yorkshire e-Learning Project (Regno Unito)

Il progetto di eGovernance IS Oulu (Finlandia)

Il progetto di eGovernment Présage (Francia)

La banca dati per la gestione dei fondi strutturali «efREporter» (Germania).

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L’Ungheria, incastonata tra Austria,Repubblica slovacca, Ucraina,Romania, Serbia, Croazia e Slovenia, èuna delle nazioni più antichedell’Europa centrale. Il territorio,situato a bassa altitudine e privo disbocchi sul mare, può essere suddivisoin tre grandi regioni naturali. A sud sisnoda una «dorsale ungherese» di oltre400 km, con vari massicci montuosiche culminano nella cima di Kékes(1 015 m). Il Danubio divide il paese indue grandi pianure: ad ovest del fiumesi trova la sezione del Transdanubio,tra i monti Mecsek e le ultimepropaggini delle Alpi austriache; adest, invece, si estende una piana bassa elievemente ondulata, denominataAlföld, nota anche come Grandepianura o Pianura ungherese. Il clima,di tipo continentale, è relativamentesecco in quanto scarsamenteinfluenzato dai venti atlantici.

Budapest e il «desertoungherese»

Due terzi dei 10 milioni di cittadiniungheresi risiedono nelle città, primafra tutte la capitale Budapest(2 000 000 di abitanti), polo economicoe centro culturale del paese. Lasupremazia di questa metropoli è taleche, come è avvenuto in passato perParigi e le regioni francesi, si è parlatoa lungo di una netta contrapposizionetra Budapest e il cosiddetto «desertoungherese»: nonostante gli sforziattuati per favorire un maggiordecentramento, nella capitale magiarasi concentrano di fatto oltre un quartodella manodopera dell’industria, il25 % del fatturato del commercio aldettaglio, circa un terzo dei medici e

dei posti letto ospedalieri, nonché lamaggior parte degli istituti di ricerca.

Nel paese vi sono tuttavia anchecittadine di media grandezza:Debrecen (214 000 abitanti), principalepolo commerciale al centro di unavasta regione agricola; Miskolc(194 000 abitanti), sede di importanticomplessi metallurgici; Szeged(176 000 abitanti), centro didistribuzione dei prodotti agricolidella Pianura ungherese ma anche sededi numerose industrie chimiche; Pécs(170 000 abitanti), nota per l’industrialeggera. Le zone rurali rappresentanoil 67 % del territorio ungherese.

Una crescita economicasostenibileLa fase di transizione socioeconomicache ha fatto seguito alla caduta delcomunismo in Ungheria è stata menoviolenta e brutale rispetto ad altripaesi. Dopo un periodo iniziale diforte recessione, già a partire dal 1994l’economia nazionale ha manifestato iprimi segni di ripresa. Il programma diriforme macro-economiche avviato

l’anno successivo ha aperto la strada aduna crescita sostenibile che, nelperiodo 1995-2002, ha fatto registrareun incremento annuo del PIL del4-5 %. Il tasso di inflazione, rimastoinvariato sul 10 % sino alla metà del2001, è stato progressivamente ridottosino a raggiungere, nell’agosto 2003, il4,7 % su base annua. Sul fronte delladisoccupazione, il 5,8 % registrato nel2003 ha segnato uno dei valori piùbassi tra i paesi che aderirannoall’Unione europea.

Due settori, tuttavia, richiedonoulteriori riforme ed interventi: il fortedebito estero del paese è stato ridotto,ma supera ancora il 50 % del PIL. Nel2002, il deficit di bilancio era pari al6 % del prodotto interno lordo esebbene si prospetti un miglioramentonel 2003 non sarà comunque possibileportare il disavanzo al di sotto del 5 %del PIL.

Gli adeguamenti a livello macro-economico sono integrati da unprocesso di privatizzazione ormaiconsolidato. Tra i paesi dell’Europacentrale, l’Ungheria vanta uno dei

Alla scoperta di un paese aderenteUngheria

Avanti tutta!L’economia ungherese, in forte crescita sin dal 1995, ha creato ottime basi per una totale integrazione del paesenell’Unione europea. In occasione del referendum del 13 aprile 2003, consapevoli di questa situazione, gliungheresi si sono pronunciati a favore dell’adesione con l’83,8 % di sì.

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maggiori tassi di investimenti esteridiretti, un elemento che ha contribuitoin larga misura ad ammodernare lestrutture produttive e a favorire unamaggiore competitività del paese. Laripresa economica è stataessenzialmente indotta dai settoriorientati alle esportazioni, quale adesempio l’industria agroalimentare.

L’80 % delle esportazioni nazionali èdiretto ai paesi dell’Unione europea eriguarda principalmente macchinari eattrezzature per il trasporto, prodottiagricoli, chimici e tessili,apparecchiature, ferro e acciaio, vino.Le principali importazioni siriferiscono a macchinari e attrezzatureper il trasporto, petrolio greggio,prodotti chimici e minerali. Il settoredei servizi fornisce il 63 % del PNL eimpiega il 48 % della popolazioneattiva, mentre il comparto turistico è

cresciuto in maniera esponenziale e giànel 1993 accoglieva 33 milioni divisitatori stranieri. Un’affluenza che siè mantenuta pressoché invariata sinoad oggi, tanto che nel 2001l’Organizzazione mondiale delturismo (OMT) collocava l’Ungheriaal dodicesimo posto tra le principalidestinazioni del turismointernazionale.

Sviluppo regionale:un adeguato quadro politicoCon l’adozione, nel 1996, della leggesullo sviluppo regionale e l’assettoterritoriale (Act on RegionalDevelopment and Physical Planning— ARDPP), l’Ungheria è diventata ilprimo paese dell’Europa centraledotato di un quadro giuridico chepresenta forti analogie con la politicaregionale dell’Unione europea. La

nuova legge ha istituito, a fianco deicomuni, consigli di comitato inmateria di sviluppo regionale. Nel1998 sono state create 7 regionistatistiche, ammissibili a fruire deifondi europei, dirette da consigli disviluppo regionale nell’ambito deiquali lo Stato mantiene un ruolosignificativo.

Primo paese, insieme alla Polonia, afruire del programma Phare,l’Ungheria ha ricevuto a tale titolo1,030 miliardi di euro nel periodo1990-1999 e 96 milioni di euro tra il2000 e il 2002. Il paese ha inoltrebeneficiato degli strumenti dipreadesione ISPA (ambiente etrasporti) e Sapard (sviluppo rurale).Nel 2002, questi strumenti hannoerogato rispettivamente finanziamentipari a 93,9 milioni e 39,8 milioni dieuro.

Nel periodo 2004-2006 l’Ungheriariceverà circa 2 miliardi di euro a titolodell’obiettivo n. 1 dei fondi strutturalie, in media, oltre 1,123 miliardi di euronell’ambito del Fondo di coesione. Aquesti aiuti si aggiungeranno circa 100milioni di euro stanziati nel quadrodelle iniziative comunitarie InterregIII (68,67 milioni) e EQUAL(30,29 milioni).

Per maggiori informazioniOffice of the Prime MinisterKossuth Lajos tér 4.H-1055 BudapestTel. (36-1) 441 38 40Fax (36-1) 441 38 42E-mail: [email protected]

Superficie

93 030 km2

Popolazione

10 164 000 abitantiDensità: 109 abitanti/km2

(EU-15: 118 abitanti/km2)

Economia e occupazione

Indice PIL pro capite PPA (2002):57 (EU-15: 100)Tasso di disoccupazione (2002):5,8 % (EU-15: 7,6 %)

Il Bastione dei pescatori di Budapest.

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In poco più di un decennio l’Ungheria èpassata all’economia di mercato e haattuato con successo i preparativi perl’adesione all’Unione europea. Come spiegaquesta straordinaria capacità di recupero dicui ha dato prova il suo paese?

Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, nel2002 il PIL pro capite in parità di acquistodell’Ungheria era pari al 57 % della mediacomunitaria, rispetto al 46 % del 1995.Questo incremento di 11 puntipercentuali è un segno tangibile di come ilpaese abbia recuperato il ritardo rispettoagli attuali Stati membri dell’Unione. Èanche il risultato più spettacolare tra ipaesi in via d’adesione: soltanto laSlovenia ha ottenuto una performanceanaloga, con un incremento di 10 punti.Se si pensa che nello stesso periodo lasituazione di taluni paesi candidati èandata addirittura peggiorando, si puòaffermare che l’Ungheria sta davverorecuperando il suo ritardo.

A cosa à dovuto questo risultato? Vi sonovari elementi in gioco, ma il fattore chiaveè indubbiamente rappresentato dalleradicali riforme che abbiamo portato atermine con successo: privatizzazione,ristrutturazione del settore industriale,misure per favorire l’affluenza diinvestimenti stranieri, liberalizzazione delcommercio estero ecc. Abbiamo varatoprogrammi strutturali, efficaci sia a livelloprogettuale sia per quanto riguardal’attuazione pratica. Abbiamo evitato unaterapia d’urto, optando invece perun’introduzione lenta ma sicura dellenostre riforme. La stabilità politica hacontribuito a garantire un periodo ditransizione pacifico e ordinato. Le elezionisi sono tenute regolarmente ogni quattroanni dal 1990 al 2002. Sebbene questeconsultazioni siano state vinte ogni voltada partiti dell’opposizione, sono statiformati governi stabili che hanno sempreportato a termine la loro legislatura,evitando elezioni anticipate. L’alternanzapolitica ha dato buoni risultati.

Ma il passaggio all’economia di mercatonon è avvenuto senza difficoltà. Neiprimi anni di questa delicata fase ditransizione, dal 1990 al 1993, il PIL èdiminuito, scendendo addirittura di 12punti percentuali in un anno, come nel1991. Tutti riconoscono che il nostro

paese ha pagato un prezzo sociale moltoalto e che la popolazione ha fatto grandisacrifici, ma oggi siamo felici che tuttociò sia ormai alle nostre spalle.

La nostra politica di integrazione europeaha proceduto ad un ritmo serrato.L’adesione alla Comunità europea è statadecisa dal nostro governo nel 1990,all’indomani delle prime elezioni libere edemocratiche. Un obiettivo condiviso eattivamente perseguito da tutti i governiche si sono succeduti. L’Ungheria è stata laprima, insieme alla Polonia e allaCecoslovacchia, ad avviare i negoziati e astipulare un accordo di associazione con laCEE nel 1991. Siamo stati anche i primi apresentare, nel 1994, il fascicolo dicandidatura per l’adesione all’Unioneeuropea e sebbene i negoziati di adesionesiano stati lunghi e difficili nessun governoo partito politico ungherese di spicco hamai pensato di cambiare rotta.

Viaggiando per il paese si hal’impressione che il benessere economicosi sia diffuso sino al Danubio, senzaraggiungere le regioni orientali. Questaimpressione corrisponde alla realtà?

Per certi versi questa osservazione ècorretta, ma sono necessarie alcuneprecisazioni a riguardo. La città diBudapest ha certamente raggiunto unottimo livello di prosperità, con un PILpro capite attualmente pari al 107,9 %della media comunitaria. Le principalidisparità si riscontrano tra la capitale e lealtre regioni, ma è evidente che vi sianodifferenze tangibili anche tra le regionioccidentali e le aree situate ad est delDanubio. Nel Transdanubio, la parteoccidentale del paese, il PIL pro capite hagià superato di 11-12 punti percentuali lamedia europea. Ciò è dovutoessenzialmente alla presenza diinvestitori stranieri, i quali hannopreferito insediarsi in quest’area delpaese soprattutto per la presenza delleinfrastrutture di trasporto.

Quali misure intendete adottare pergarantire una maggiore coesione e ridurrele disparità regionali?

Il governo ungherese ha già annoverato trale sue priorità la riduzione delle disparità

regionali e a tal fine riteniamo necessarinuovi investimenti e nuovi posti di lavoro,nonché buone infrastrutture di trasporto.Esiste un’autostrada che collega Budapesta Vienna, ma mancano ancora importantitratti in direzione est, sud e sud-ovest. Nelbilancio nazionale abbiamo previstoingenti fondi per accelerare la costruzionedi autostrade e anche l’ammodernamentodella rete ferroviaria è un punto sensibileall’ordine del giorno. Un altro requisitoper attrarre nuovi investimenti ècertamente la presenza di manodoperaqualificata e a questo riguardo stiamo giàattuando programmi più specifici perfavorire la formazione professionale. Ilgoverno intende inoltre promuovere lamobilità della popolazione attiva, ma illavoratore ungherese non è ancora prontoa trasferirsi per trovare un impiego ed ènecessario modificare questa mentalità. Inattesa di poter fruire dei fondi strutturali edel Fondo di coesione stiamo destinandorisorse sempre più cospicue alla politicanazionale in materia di assetto territoriale,come è avvenuto ad esempio nel bilancio2004.

In materia di politica regionale, cosapossono offrire all’Ungheria l’Unioneeuropea e gli Stati membri?

La politica strutturale e di coesionedell’Unione europea sarà uno strumentoimportantissimo per ridurre le disparitàregionali. Il nostro piano nazionale disviluppo, che ha ispirato il quadrocomunitario di sostegno, prevede diversiobiettivi prioritari per migliorare lacoesione sociale e territoriale del nostropaese. Un programma operativo èappositamente destinato allo svilupporegionale e attualmente stiamo allestendoil dispositivo istituzionale che saràincaricato di ricevere e gestire i fondi. Ciauguriamo di non incontrare difficoltà edi poter fruire appieno delle risorsefinanziarie disponibili. Inoltre, per ilperiodo successivo al 2006, auspichiamoche venga mantenuta una politicastrutturale e di coesione forte, dotata dirisorse finanziarie adeguate.

Intervista rilasciata il 2 ottobre 2003.

Intervista a Endre Juhász, ministroungherese per gli Affari europei

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La Sicilia, che si estende su una superficie di 25 706 km2,costituisce il maggiore gruppo insulare del Mediterraneo epresenta un’alta densità demografica (198 abitanti/km2). Lapopolazione siciliana si concentra in prevalenza sulle costenord-orientali dell’isola, in alcune città quali Palermo(750 000 abitanti), Catania (360 000 abitanti) e Messina(260 000 abitanti), mentre l’entroterra è penalizzatodall’esodo giovanile e dall’invecchiamento della popolazione.

Il tessuto produttivo della regione è ancora fragile e la strutturaeconomica evidenzia un livello di occupazione nell’industrianettamente inferiore al comparto agricolo e all’edilizia, untasso di disoccupazione superiore al 20 % (oltre il 30 % per ledonne e oltre il 50 % per i giovani al di sotto dei 25 anni dietà), con picchi nella provincia di Enna e nelle città di Catania,Palermo e Messina. Dal 1992, il tasso di incremento del PIL intermini reali ha fatto registrare a tre riprese valori negativi ed inlinea di massima la crescita è rimasta inferiore alla medianazionale. Per quanto riguarda il 2001 e il 2002, tuttavia, il PILe l’occupazione hanno fatto registrare un andamento positivo.

Ma la principale difficoltà della Sicilia è rappresentata dalla suasituazione periferica: il carattere insulare ostacola fisicamentegli scambi sociali, economici e commerciali tra questo «sud delMezzogiorno italiano» e le altre regioni della penisola. LaSicilia esporta un po’ meno del 6 % della sua produzione, afronte di una media nazionale che si avvicina al 20 %.

La regione possiede tuttavia numerose ed importanti risorse,fra le quali spicca innanzi tutto il suo capitale umano, unapopolazione nel complesso estremamente giovane. Vi sono poialtri atout di rilievo, in particolare un ricco patrimonio

naturale e culturale. Ma queste risorse non sonosufficientemente valorizzate e solo recentemente lo sviluppolocale ha ripreso vigore, grazie ad un maggiore coinvolgimentodegli abitanti nell’elaborazione di iniziative autonome.

Con il sostegno dei fondi strutturali la Sicilia staprogressivamente recuperando il ritardo in settori strategici,valorizzando risorse naturali (idriche, energetiche ecc.) nelpieno rispetto degli obiettivi di sostenibilità ambientale intutti i comparti produttivi. Il programma operativo dellaRegione Sicilia, con una dotazione complessiva di9,415 miliardi di euro, di cui 3,858 miliardi finanziati a titolodei fondi strutturali, è articolato in base a sei assi prioritari:tutela e valorizzazione delle risorse naturali; valorizzazionedelle risorse culturali; valorizzazione delle risorse umane;sistemi locali di sviluppo; rafforzamento del ruolo delle cittànella realtà territoriale; reti e nodi di servizio.

Per maggiori informazioniRegione Sicilia, presidenzaDirezione regionale della programmazionea/s Gabriella Palocci Piazza Don Luigi Sturzo, 36I-90139 PalermoTel. (39) 09 16 96 00 13Fax (39) 09 16 96 02 73E-mail: [email protected]: http://www.euroinfosicilia.it

Sicilia

Periferia e disparitàLo sviluppo della più vasta isola del Mediterraneo è tutt’altro che equilibrato: sulla costa, densamente popolata,si concentrano poli economici di grande importanza; l’entroterra, ormai spopolato, è invece penalizzato da ungrave isolamento.

Alla scopertadi una regione

Superficie

25 706 km2

Popolazione

5 100 000 abitantiDensità: 198 abitanti/km2 (EU-15: 118 abitanti/km2)

Economia e occupazione

Indice PIL pro capite PPA (2000): 75 (EU-15: 100)Tasso di disoccupazione (2001): 20,8 % (EU-15: 7,6 %)

Fondi strutturali (2000-2006)

Obiettivo n. 1 (in milioni di euro)

UE Altri fondi pubblici Totale

3 857,946 3 727,918 9 415,495

Uno scorcio del porto di Trapani.

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Sin dal giugno 2001, il dipartimento dellaprogrammazione della Regione Sicilia harealizzato una serie di incontripropedeutici con i rappresentanti delcontesto economico e sociale della Sicilia,al fine di mettere a punto e concertare lemodalità di condivisione delleinformazioni sulle opportunità offertedal programma operativo regionale(POR) Sicilia «2000-2006». L’iniziativaha portato, nel marzo 2002, allacreazione di un Partenariato dellacomunicazione, una rete di soggettipubblici e privati, estremamente motivatie distribuiti in modo omogeneosull’intero territorio. La rete, coordinatae costantemente monitorata dall’unitàoperativa responsabile dellacomunicazione presso il dipartimentodella Programmazione, assicura unacapillare e tempestiva diffusione diinformazioni, documentazione e bandirelativi all’attuazione delle misure delPOR, promuovendo inoltre lo scambiodi esperienze e di buone pratiche.

Il portale dei fondi strutturaliIl primo risultato tangibile delPartenariato della comunicazione è statala realizzazione, nel sito web del PORSicilia (www.euroinfosicilia.it), di un’areariservata alla quale possono accedereunicamente i partner tramite unapassword fornita loro dall’amministra-zione regionale. All’interno di questo«Portale dei fondi strutturali» avviene lacondivisione in tempo reale delleinformazioni relative alle opportunità difinanziamento e delle proposte,esperienze, iniziative e attività realizzatedai partner e/o dall’amministrazione.L’area riservata contiene anche una listadi FAQ e un forum che permette discambiare idee e opinioni, nonchéformulare richieste all’amministrazione oai partner della rete. È inoltre possibileconsultare uno scadenziario bandi, unprevisionale bandi a sei mesi, nonché un

elenco dei referenti e dei responsabiliregionali delle misure del POR.

Ampio spazio (l’intera 4ª pagina) è adisposizione dei partner anche nellanewsletter informativa «OpPORtunità»,edita mensilmente con una tiratura di60 000 copie. Altri due strumenti dicomunicazione sono previsti entro la finedel 2003: un magazine televisivo sulleattività e l’andamento del POR ed unatrasmissione radiofonica, entrambimensili, dedicheranno in ogni puntatauno spazio alle attività promosse daipartner. Questi ultimi possonorichiedere, in concomitanza con lapubblicazione di specifici bandi diinteresse per l’area territoriale in cuiintervengono, l’organizzazione «adomicilio» di seminari informativi.

In contropartita, i membri della retedevono aprire al pubblico, a titolorigorosamente gratuito, uno sportelloinformativo che fornisca ai promotori diprogetto e ai potenziali beneficiari delprogramma notizie e informazioni su tuttele attività del POR Sicilia. Sovente gestitiall’interno degli organismi o delle impresepartner da collaboratori che hanno seguitoun’apposita formazione erogata dallaRegione Sicilia, questi sportelli informativisono caratteristiche peculiari della formulache contraddistingue il Partenariato dellacomunicazione siciliano: ottimizzare ladiffusione dell’informazione,coinvolgendo i promotori di progetto inquanto vettori dell’informazione tral’autorità di gestione e i potenzialibeneficiari degli aiuti regionali. IlPartenariato della comunicazione,pertanto, si è rivelato anche un preziosostrumento per favorire una crescita sia intermini di progettualità sia di operatività alservizio del territorio.

Cultura dell’informazioneNell’ottobre 2003, oltre 180 partneravevano sottoscritto il protocollo

d’intesa che ratifica l’adesione alla reteterritoriale, la quale sembra aver oggiraggiunto la sua velocità di crociera.Inizialmente, tuttavia, l’impresa non èstata esente da difficoltà ed iresponsabili del progetto hanno dovutodar prova di grande perseveranza,vincendo le resistenze che ancora siincontrano in Italia all’internodell’amministrazione per la mancanzadi una diffusa cultura dell’informazionee della comunicazione. Il Partenariatodella comunicazione, oltre ad essersirivelato un efficace strumento didiffusione dell’informazione, esprimeun forte segnale di apertura erinnovamento dell’amministrazioneregionale, favorendo così un maggiorcoordinamento tra i vari dipartimenti el’instaurazione di un rapporto diproficua collaborazione con idestinatari finali dei fondi europei.

Un partenariato della comunicazione perottimizzare l’impatto degli aiuti regionaliPer fruire appieno delle opportunità offerte dai fondi strutturali, l’amministrazione siciliana ha creato unPartenariato della comunicazione, una rete territoriale di soggetti socioeconomici, pubblici e privati, distribuiti inmodo omogeneo in tutta la Sicilia.

Le cifre parlano chiaro: in Finlandia lapopolazione femminile rappresenta il48,6 % della forza lavoro, ma solo il30 % degli imprenditori è costituitoda donne.

Nei settori tradizionalmentefemminili, inoltre, si osserva unutilizzo ancora limitato delle nuovetecnologie. Ma le moderne tecnologiedella comunicazione, ad esempio,possono permettere alle imprenditricidi scegliere settori di attività amaggiore valore aggiunto, più redditizie con sbocchi commerciali più ampi.

E ciò che è vero per la Finlandia lo èancor di più per la regione di Savo,nella parte centro-orientale del paese.In quest’area, il tasso didisoccupazione è altissimo e lapopolazione femminile ha scarseprospettive socioprofessionali a causa

della situazione periferica dellaregione, penalizzata da un saldomigratorio negativo, dove sono dinorma le donne ad abbandonare ilterritorio che offre un tessutoeconomico poco diversificato. Poichénella regione di Savo la percentuale diimprenditrici è inferiore a quella delresto del paese, i fondi strutturalisostengono in quest’area un progettoper la creazione di un sistema integratodi sostegno all’imprenditoriafemminile.

Le precedenti misure, quali i progetti«Weera» (lavoro ora) e«Savotar/Enrec» (nell’ambito delprogramma comunitario Recite II),avevano già mostrato i limiti deimetodi tradizionali per combattere ladisoccupazione nelle regioni

periferiche, evidenziando i problemispecifici delle imprenditrici.

Il progetto «NaisyrittäjänLähtöruutu», seppur finanziato dalprogramma obiettivo n. 1: Finlandiaorientale, rappresenta in un certo qualmodo il proseguimento di questeprecedenti iniziative e mira adindividuare soluzioni più efficaci,sostenendo sia progetti infrastrutturalisia formazioni specifiche destinate almondo femminile.

Risorse e sinergieIl progetto ha inizialmente permessodi creare incubatori d’impresa destinatia imprenditrici che intendonomigliorare le proprie competenze,nonché a donne disoccupate estudentesse che desiderano avviare unapropria attività.

Oltre a mettere a disposizionecomputer, fotocopiatrici, fax e altreapparecchiature, questi centriforniscono attività di orientamento eaccompagnamento per la realizzazionedi materiale cartaceo (opuscolipromozionali, brochure ecc.) edelettronico (siti web).

Vengono inoltre organizzati vari corsi diformazione, alcuni dei quali a distanza.Le imprenditrici, ed eventualmente iloro dipendenti (uomini compresi),possono così perfezionare le loroconoscenze in funzione delle specifichenecessità. L’utilizzo delle tecnologiedell’informazione favorisce lo sviluppodelle conoscenze e delle competenzeinformatiche, creando al contemponuovi contatti, e talvolta vere e proprieforme di collaborazione, tra lepartecipanti e tra queste e gli enti diformazione.

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In azioneSavo (Finlandia)

Sostegno all’imprenditoria femminileIl progetto «Naisyrittäjän Lähtöruutu» (Punto di partenza per le imprenditrici), che si fonda sull’esempio el’accompagnamento personalizzato, tende ad incentivare il maggior numero di donne a creare, gestire e,soprattutto, garantire la continuità della propria impresa.

Agosto 2003: alcune studentesse alle prese con i fondamenti di marketing nel corso di un tirocinio organizzatoal «Dream Company Camp».

Gli incubatori hanno sovente sede instrutture polivalenti, dove sonoinsediati altri servizi ed attività(associativi, socio-sanitari ecc.), e sonocosì in grado di stimolare ed orientarela creazione di nuove imprese insettori che si rivelano particolarmentepromettenti in funzione della realtàlocale: recentemente, ad esempio, sonosorte alcune imprese che operano nelcampo dei servizi sanitari e delbenessere.

Misure personalizzate

Queste strutture, tuttavia, sonosoprattutto destinate a favorirel’imprenditoria femminile. Una voltadefiniti i bisogni, le partecipantiricevono un bilancio personalizzato inbase al quale viene emesso un «buonodi formazione» che consente loro diseguire un percorso didattico specificoe di fruire di una consulenza.Successivamente, un’esperta inorientamento le aiuta a selezionare glienti che erogano tali servizi, per lo piùoperanti nei seguenti settori: creazionedi imprese, leadership, marketing etecniche di vendita, lavoro in rete,sviluppo di prodotti, gestione dellaqualità.

Alcune visite «sul campo» all’internodel paese consentono alle imprenditricidi scambiare le proprie esperienze con

colleghe di altre regioni. Il progetto«Punto di partenza» offre inoltre lapossibilità di partecipare a saloni efiere campionarie.

Gli incubatori d’impresa organizzanosovente anche conferenze o, alcontrario, riunioni in piccoli gruppi, infunzione delle necessità e dei desideridelle partecipanti, e possono talvoltaproporre seminari sulla gestione dellostress.

Il progetto, avviato nell’aprile 2002,fruisce di un bilancio complessivo di734 170 euro e si concluderà neldicembre 2004. Nell’autunno 2003, 75imprenditrici avevano partecipatoall’iniziativa ed erano state erogatecomplessivamente 268 consulenze ingestione aziendale. In totale, 305persone avevano fruito dei serviziofferti.

Per maggiori informazioniTerhi MajamaaProject ManagerNaisyrittäjän LähtöruutuWomen Entrepreneur Take-Off PointYlä-Savo Vocational InstitutePohjolankatu 9 B,FIN-74100 IisalmiTel. (358-17) 820 59 00Fax (358-17) 820 59 01E-mail: [email protected] http://www.ysao.fi/Ylasavo/Ammattiopisto/projekti.nsf

Competitività, svilupposostenibile e coesione in Europa— Da Lisbona a GöteborgIl contributo della politica regionale agliobiettivi dei Consigli europei di Lisbona eGöteborg illustrato con 26 progettiesemplari.

Disponibile nelle 11 lingue ufficialidell’Unione.

Regions in action, a country onthe move — A selection ofsuccessful projects supported bythe Structural Funds in GreeceRaccolta di 26 esempi realizzati consuccesso in Grecia.

Disponibile in greco, inglese e francese.

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Ultimepubblicazioni

Seminari e conferenze per arricchire il programma.

Per maggiori informazioniCommissione europea, direzione generale della Politica regionaleUnità 01 — Informazione e comunicazioneThierry DamanAvenue de Tervuren 41B-1040 BruxellesFax (32-2) 296 60 03E-mail: [email protected]: http://europa.eu.int/comm/dgs/regional_policy/index_it.htm

Commissario Michel Barnierhttp://europa.eu.int/barnier

Informazioni sui finanziamenti dell’Unione europea per le regionihttp://europa.eu.int/comm/regional_policy/index_it.htm

KN-LR-03-012-IT-C

ISSN 1608-3911

© Comunità europee, 2003Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.

Printed in Belgium

http://www.leaderplus.se/sv/index.aspLe reti nazionali Leader + alimentano una banca dati comune destinata adagevolare le cooperazioni tra i «gruppi di azione locale» che fruisconodell’iniziativa comunitaria di sviluppo rurale. Un motore di ricerca, con parolechiave in 11 lingue, agevola la ricerca dei partner. La banca dati «Mercato dellacooperazione transnazionale», di grande utilità anche al di fuori dell’iniziativaLeader +, è accessibile a partire dai siti web delle reti nazionali del programma.L’indirizzo fornito si riferisce alla rete svedese.

http://www.arcmanche.com/suite.htmlL’apertura di questo sito nel 2000 è stata, secondo i promotori, un elementoestremamente positivo per pubblicizzare l’Arco della Manica come spazio dicooperazione. A questa rete partecipano una decina di regioni francesi e enti localibritannici che intendono consolidare i rapporti tra i due versanti della Manica,cooperando su tematiche di interesse comune, in particolare nel quadro delprogramma Interreg III B Europa Nord-Ovest. Si tenga presente che questo bel sitobilingue (francese e inglese) è anche estremamente esauriente: presentazione delleregioni partner e dei progetti, cartine, motore di ricerca ecc. Un pratico strumento persapere tutto sullo sviluppo regionale sulle rive del mare più frequentato del mondo.

http://www.espaces-transfrontaliers.org La Mission opérationnelle transfrontalière, creata nel 1997 dalla DATAR (Délégation àl’aménagement du territoire et à l’action régionale — Delegazione per l’assetto delterritorio e l’azione a livello regionale, Francia), è una struttura interministerialespecializzata nella realizzazione di progetti europei transfrontalieri. Il sito Internet,ideato come una vera e propria «banca di risorse» destinata agli operatori dellacooperazione transfrontaliera, fornisce numerose informazioni: presentazione deiterritori e dei progetti, base giuridica, documentale e cartografica, banca dati sui fondiInterreg (cartine, documenti unici di programmazione e relative sintesi), link e,soprattutto, sezioni metodologiche di grande interesse per tutti i soggetti che sioccupano di sviluppo transfrontaliero. Il sito, purtroppo, è disponibile esclusivamentein francese.

http://www.circom-regional.orgCircom (Cooperativa internazionale di ricerca e di azione in materia dicomunicazioni), creata nel 1973 e finanziata dalle istituzioni europee, è una rete cuipartecipano 376 emittenti televisive regionali di 38 paesi. La rete tende a favorire lacooperazione tra televisioni regionali, ad offrire uno spazio di riflessione e discambio agli operatori dell’audiovisivo e dell’informazione regionale nonché acontribuire allo sviluppo della cultura e delle identità delle regioni d’Europa. Circomrealizza coproduzioni e promuove gli scambi di palinsesti: trasmissioni a tema,programmi informativi, telegiornali transfrontalieri, documentari, trasmissioniculturali, musicali o per i giovani. Ogni anno la rete Circom assegna un premio aimigliori programmi regionali dedicati all’Europa.

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