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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 11 - Anno XXV - 10 giugno 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 L’ascensore sociale si è bloccato Alla vigilia degli esami di maturità il pensiero degli studenti è già rivolto alle scelte successive. Anzitutto ci si chiede: Università sì, Università no? Gli studi accademici sono diventati sempre più costosi e la tentazione di entrare subito nel mondo del lavoro è grande, ma qui sta il punto: se il lavoro c’è. Recenti sta- tistiche hanno dimostrato che laurearsi conviene e che all’aumentare del livello del titolo di studio diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della di- soccupazione. Generalmente i laureati sono in grado di reagire meglio ai muta- menti del mercato del lavoro disponen- do di strumenti culturali più adeguati e godono di vantaggi occupazionali signi- ficativi rispetto ai diplomati di scuola secondaria superiore: nel 2016, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è il 78% tra i laureati, contro il 65% di chi è in possesso di un diploma. Purtroppo, anche a causa della crisi, le possibilità per le famiglie italiane di mantenere un figlio all’Università si sono paurosa- mente ridotte, facendo venir meno quello strumento eccezionale per salire i gradini della scala sociale che, in pas- sato, era rappresentato dagli studi acca- demici. Tradotto: il figlio dell’operaio farà l’operaio e il rampollo della classe dirigente avrà molte più possibilità di mantenere o addirittura accrescere il proprio status. Nella classifica dei 34 Paesi più industrializzati del mondo, l’Italia è ultima per numero di giovani laureati e quartultima per soldi investiti nell’Università in rapporto al Pil. L’esito di una recente inchiesta ci consegna un paese in gran parte bloccato. Per i due terzi degli italiani (62,1%) l’ascensore sociale rimane allo stesso piano: nel pe- riodo esaminato (2011-16) non hanno conosciuto scostamenti significativi. Ciò è avvenuto, in particolare, per i più giovani (68,2% fino a 34 anni), i laureati (69,4%), chi appartiene ai ceti medio- alto e alto (86,6%) ed è residente al Nord (66,6%). Invece, per un terzo (34,3%) l’ascensore sociale è sceso ver- so il basso. Tale discesa coinvolge le per- sone al crescere dell’età (41,0% oltre 65 anni), chi ha un titolo di studio medio- basso (35,8%) ed è disoccupato (49,6%). Soprattutto, interessa chi ri- siede nel Mezzogiorno (43,2%) e chi ap- partiene al ceto medio-basso (41,7%) e basso (67,4%). Sono molto pochi (3,6%) coloro che hanno conosciuto una mobilità sociale ascendente e in modo pressoché esclusivo chi apparte- neva al ceto medio-alto (11,1%). L’editoriale di Tomaso Panu Corpus Domini, 18 giugno 2017 Pane vivente che genera la vita C on la solennità del Cor- pus domini si chiude il ciclo delle feste pa- squali. L’eucaristia, fra tutti i sacramenti è il culmine del- l’amore di Dio ed è l’ultimo nell’economia della salvezza. L’agnello immolato per la sal- vezza degli uomini rifulge nel pane di vita, nella sacra men- sa. Tutte le parrocchie cele- breranno con fede e secondo le tradizioni locali la festa di precetto che ricorda che in vir- tù dell’eucaristia gli uomini già figli di Dio con il battesimo, diventano capaci di offrirgli un culto spirituale. Si è tenuto lo scorso 3 giugno a Olbia il convegno organizzato dalle diocesi di Tempio Ampurias e Ozieri in preparazione alla 48° settimana dei cattolici italiani in programma a ottobre a Cagliari Concorso “Il prete che vorrei”, i vincitori Premiati a Tempio i vincitori del con- corso “Il prete che vorrei”, organizzato dalla Diocesi e dall’Ufficio scuola L’abbrazzu pag.6 pag.13 pag.10 Migranti a Olbia, Nizzi: «No a business» Su deci- sione del prefetto di Sassari sono arrivati a Olbia 37 migranti. Il commento di Marella Giovannelli A Trinità d’Agultu rivive la tradizionale festa di fidanzamento denominata l’abbrazzu. pag.7 Convegno su Turismo e Beni culturali

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GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 11 - Anno XXV - 10 giugno 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

L’ascensore sociale si è bloccato

Alla vigilia degli esami di maturità ilpensiero degli studenti è già rivolto allescelte successive. Anzitutto ci si chiede:Università sì, Università no? Gli studiaccademici sono diventati sempre piùcostosi e la tentazione di entrare subitonel mondo del lavoro è grande, ma quista il punto: se il lavoro c’è. Recenti sta-tistiche hanno dimostrato che laurearsiconviene e che all’aumentare del livellodel titolo di studio diminuisce il rischiodi restare intrappolati nell’area della di-soccupazione. Generalmente i laureatisono in grado di reagire meglio ai muta-menti del mercato del lavoro disponen-do di strumenti culturali più adeguati egodono di vantaggi occupazionali signi-ficativi rispetto ai diplomati di scuolasecondaria superiore: nel 2016, il tassodi occupazione della fascia d’età 20-64 èil 78% tra i laureati, contro il 65% di chiè in possesso di un diploma. Purtroppo,anche a causa della crisi, le possibilitàper le famiglie italiane di mantenere unfiglio all’Università si sono paurosa-mente ridotte, facendo venir menoquello strumento eccezionale per salirei gradini della scala sociale che, in pas-sato, era rappresentato dagli studi acca-demici. Tradotto: il figlio dell’operaiofarà l’operaio e il rampollo della classedirigente avrà molte più possibilità dimantenere o addirittura accrescere ilproprio status. Nella classifica dei 34Paesi più industrializzati del mondo,l’Italia è ultima per numero di giovanilaureati e quartultima per soldi investitinell’Università in rapporto al Pil. L’esitodi una recente inchiesta ci consegna unpaese in gran parte bloccato. Per i dueterzi degli italiani (62,1%) l’ascensoresociale rimane allo stesso piano: nel pe-riodo esaminato (2011-16) non hannoconosciuto scostamenti significativi.Ciò è avvenuto, in particolare, per i piùgiovani (68,2% fino a 34 anni), i laureati(69,4%), chi appartiene ai ceti medio-alto e alto (86,6%) ed è residente alNord (66,6%). Invece, per un terzo(34,3%) l’ascensore sociale è sceso ver-so il basso. Tale discesa coinvolge le per-sone al crescere dell’età (41,0% oltre 65anni), chi ha un titolo di studio medio-basso (35,8%) ed è disoccupato(49,6%). Soprattutto, interessa chi ri-siede nel Mezzogiorno (43,2%) e chi ap-partiene al ceto medio-basso (41,7%) ebasso (67,4%). Sono molto pochi(3,6%) coloro che hanno conosciutouna mobilità sociale ascendente e inmodo pressoché esclusivo chi apparte-neva al ceto medio-alto (11,1%).

L’editorialedi Tomaso Panu

Corpus Domini, 18 giugno 2017

Pane vivente che genera la vita

Con la solennità del Cor-pus domini si chiude ilciclo delle feste pa-

squali. L’eucaristia, fra tutti isacramenti è il culmine del-l’amore di Dio ed è l’ultimo

nell’economia della salvezza.L’agnello immolato per la sal-vezza degli uomini rifulge nelpane di vita, nella sacra men-sa. Tutte le parrocchie cele-breranno con fede e secondo

le tradizioni locali la festa diprecetto che ricorda che in vir-tù dell’eucaristia gli uominigià figli di Dio con il battesimo,diventano capaci di offrirgliun culto spirituale.

Si è tenuto lo scorso 3 giugno a Olbia il convegno organizzato dalle diocesi diTempio Ampurias e Ozieri inpreparazione alla 48° settimana deicattolici italiani in programma a ottobre aCagliari

Concorso“Il preteche vorrei”, i vincitoriPremiati a Tempio ivincitori del con-corso “Il prete chevorrei”, organizzatodalla Diocesi e dall’Ufficio scuola

L’abbrazzu

pag.6

pag.13

pag.10

Migranti a Olbia, Nizzi:«No a business»

Su deci-sione delprefetto diSassarisono arrivatia Olbia 37migranti. Ilcommentodi MarellaGiovannelli

A Trinità d’Agultu rivive la tradizionale festadi fidanzamento denominata l’abbrazzu.

pag.7

Convegnosu Turismo e Beni culturali

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& var ie2

Veglia di Pentecoste a Roma con il PapaCirca 50 mila le persone che lo scorso 4 giugno hanno partecipato al Circo Massimo a Roma alla Vegliadi Pentecoste organizzata in occasione del “Giubileo d’Oro” del Rinnovamento Carismatico cattolico,a 50 anni dalla sua nascita. Nella meditazione, Papa Francesco ha parlato di ecumenismo: “Oggi è piùurgente che mai l’unità dei cristiani, uniti per opera dello Spirito Santo, nella preghiera e nell’azioneper i più deboli”. Vi hanno preso parte carismatici provenienti da tutto il mondo e, per esplicita volontàdel Papa, anche esponenti del mondo evangelico e pentecostale. Al termine della Veglia, la Preghieradi perdono per i peccati di divisione e, poi, quella per il Battesimo nello Spirito Santo.

Il Papa a Genova «Cari genovesi, vengo a farvi visita da pellegrino di pace e di speranza. So che Genova è una città gene-rosa, che non chiude le sue porte, che si impegna ad accogliere e ad integrare quanti scappano dalla fame,dalla povertà e dalle guerre. Non posso non pensare che dal porto della vostra città, il 1° febbraio 1929,si imbarcarono sulla nave “Giulio Cesare” i miei nonni Giovanni e Rosa, e mio papà Mario, che alloraaveva ventun anni. Torno nel luogo da dove loro sono partiti, come figlio di migranti e vi ringrazio perl’accoglienza». Così Papa Francesco il 27 maggio durante il suo viaggio nel capoluogo ligure. Durante lasua visita pastorale, il pontefice incontrando i lavoratori dell’Ilva ha affrontato il tema del lavoro: “Ilmondo del lavoro è una priorità umana. E pertanto, è una priorità cristiana, una priorità nostra; e ancheuna priorità del Papa, perché è quel primo comando che Dio ha dato ad Adamo: “Va, fa crescere la terra,lavora la terra, dominala”. “La mancanza di lavoro – ha aggiunto - è molto più del venire meno di unasorgente di reddito per poter vivere. Il lavoro è anche questo, ma è molto, molto di più. Lavorando noidiventiamo più persona, la nostra umanità fiorisce, i giovani diventano adulti soltanto lavorando.

Trump dal PapaL’atteso incontro tra Papa Francesco e Donald Trump, avvenuto in Vaticano lo scorso maggio si èsvolto su toni “cordiali” ha riferito il portavoce della Sala Stampa Greg Burke in cui è stato espresso“compiacimento per le buone relazioni bilaterali”: “Nonché il comune impegno a favore della vitae della libertà religiosa e di coscienza. Si è auspicato una serena collaborazione tra lo Stato e la Chie-sa cattolica negli Stati Uniti, impegnata a servizio delle popolazioni nei campi della salute, dell’edu-cazione e dell’assistenza agli immigrati”. Tra i temi trattati la promozione della pace nel mondo:“Tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento alla situazionein Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane”. Tra i doni del Papa al presidente una copia deisuoi documenti magisteriali “Evangelii gaudium”, “Amoris laetitia” e “Laudato sii”, e una copia delMessaggio per la Giornata della pace del 2017 autografato personalmente dal Pontefice. “Non di-menticherò ciò che lei mi ha detto” avrebbe affermato Donald Trump al termine dell’udienza“.

Nuova Serie

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4del 21-12-1960

Proprietà:Diocesi di

Tempio-Ampurias

AmministratoreGavino Fancellu

Direttore responsabile:don Giovanni Sini

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Condirettore:Daniela Astara

Redazione:Franco Fresi

Andrea MuzzedduGiuseppe Pulina

Gianni SattaPietro ZannoniTomaso Panu

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Tomaso Panu - Gianni Sini Daniela Astara - Fra GiuseppeFra Picchignito - Suor Stella

Roberto Spano - Santino Cimino Miuccio Demontis - Filippo Sanna

Marella Giovannelli - Antonella SeddaMassimiliano Civinini - Pietro ZannoniGianna Ferrero Mamberti - Paolo Pala

Quirica Azzena - Donatella SiniPietro, Leonora, Mario, Alessandra

Valerio Baresi - Anna NovelliVeronica Pilo - Luigi AgusMaria Antonietta Mazzone

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 12 giugno 2017.

NOTIZIE SUL PAPA

NOTIZIE DAL MONDO

NOTIZIE DALLA SARDEGNA

Ancora paura in FranciaLo scorso 6 giugno nei pressi di Notre-Dame, a Parigi, un uomo armato di martello si è scagliato controtre poliziotti di pattuglia prima di essere ferito a colpi di pistola e neutralizzato. Le forze dell’ordine lohanno subito identificato, è un ricercatore universitario quarantenne di origine algerina sconosciuto aservizi segreti e polizia. In ospedale ha detto di essere “un soldato del califfato”. 900 persone chiuse peroltre un’ora all’interno della basilica con le mani alzate per consentire la ricerca di eventuali complici.

Attacco terroristico a Londra Londra nuovamente sotto attacco. Sette i morti e decine i feriti a seguito dell’attentato terroristico delloscorso tre giugno, quando un furgoncino bianco si è lanciato sulla folla a London Bridge. Tre terroristi ar-mati di coltello e con finte cinture esplosive, hanno sgozzato e ferito numerose persone a Borough Market,prima di essere uccisi dalle forze di sicurezza. Dopo l’identificazione dei tre killer uccisi, sono stati liberatisenza accusa i 10 sospetti fermati.

Psicosi terrorismo a TorinoÈ di oltre 1500 feriti il bilancio del fuggi fuggi che ha travolto la centralissima piazza San Carlo a Torino, dovemigliaia di supporter della Juventus si erano radunati per seguire su un maxischermo la finale di ChampionsLeague contro il Real Madrid. Per cause ancora in corso di accertamento si è scatenata la psicosi attentati e lafuga all’impazzata di migliaia di persone ha avuto un bilancio drammatico. La maggior parte dei feriti ha ri-portato tagli calpestando gli innumerevoli cocci di vetro gettati dagli stessi tifosi durante la serata.

Matteo Boe libero dopo 25 anniL’ex bandito originario di Lula, detenuto nel carcere di Opera a Milano per scontare una pena di 30anni di carcere per quattro sequestri, tra cui quello del piccolo Farouk Kassan, potrà tornare a casadopo il 25 giugno, grazie ad alcuni sconti di pena per buona condotta. Nel 2003 la figlia Luisa era stataassassinata sul bancone di casa con una fucilata.

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3pr imo p iano GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

Nella Solennità delCorpus Domini (Cor-po del Signore), chiama-

ta anche Solennità del San-tissimo Corpo e Sangue diCristo, “la Chiesa rivive il mi-stero del Giovedì Santo alla lucedella Risurrezione” (BenedettoXVI, Omelia, 26 maggio 2005).

Brevi cenni sulle origini esviluppi della SolennitàOltre ai racconti neo-testamen-tari sull’Istituzione dell’Eucari-stia, che stanno alla base di tutto(Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc22,14-20; 1Cor 11,23-25), glisviluppi della festa liturgica delCorpus Domini vanno ricercatiparticolarmente nelle disputedottrinali, medioevali, sulla na-tura dell’Eucaristia. Da un lato,Pascasio Radberto († 865) di-fendeva la presenza reale-mate-riale di Gesù nell’Eucaristia,dall’altro, Ratramno di Corbie(† 868) la considerava soltantosimbolica-spirituale; il pensierodi Radberto, dopo due secoli, èripreso da Lanfranco di Pavia (†1089) e quello di Ratramno è ri-badito da Berengario di Tours (†1088). Tale controversia teolo-gica, sulla natura della presenzareale di Gesù nell’Eucaristia, hasuscitato diversi chiarimentimagisteriali, tra cui, ad esem-pio, un sinodo di Roma dell’un-

dici febbraio 1079, dove vienedichiarato che il pane ed il vinosi trasformano sostanzialmentenella vera e propria carne e san-gue del Signore Gesù Cristo (cfr.DS 700). In seguito, nel 1215, laquestione avrà la sua risoluzio-ne definitiva con il Concilio La-teranense IV, il quale proclame-rà solennemente dogma di fedela transustanziazione del pane edel vino nel Corpo e nel Sanguedi Cristo: “Una, inoltre, è lachiesa universale dei fedeli [...]nella quale lo stesso Gesù Cristoè sacerdote e vittima; infatti ilsuo corpo e il suo sanguesono contenuti veramentenel sacramento dell’alta-re, sotto le specie del pane edel vino, poiché il pane ètransustanziato nel corpo,e il sangue nel vino per di-vino potere; cosicché, peradempiere il mistero dell’unità,noi riceviamo da lui ciò che Luiha ricevuto da noi” (Costituzio-ne De fide catholica, in DS 802).Un contributo notevole all’istitu-zione della Solennità si deve al-l’ispirazione di una suora, Giulia-na di Cornillon (1191-1258), notaanche come santa Giuliana diLiegi. Nel 1208, santa Giuliana,sedicenne, ebbe questa visione:vide la luna risplendente di lucecandida, con una striscia scurache la attraversava diametral-mente. Da Dio la santa inteseche la luna simboleggiava la vitadella Chiesa sulla terra, e la li-

nea opaca rap-presentava inve-ce l’assenza diuna festa liturgi-ca in onore delSS. Sacramento.Nel 1246, dopo al-cune esitazioni, ilVescovo di Liegi,Roberto di Thou-rotte, accolse laproposta di santaGiuliana e dellesue compagne, eistituì, per la pri-ma volta, la Solennità del CorpusDomininella sua Diocesi, fissan-do la data del giovedì dopo l’otta-va della Trinità. Più tardi, altriVescovi lo imitarono, stabilendola medesima festa nei territori af-fidati alle loro cure pastorali. Nel 1262 salì al soglio pontifi-cio Giacomo Pantaléon di Tro-yes, ossia Papa Urbano IV, cheaveva conosciuto la santa du-rante il suo ministero di arci-diacono a Liegi. Nel 1263 avvenne il cosiddettomiracolo eucaristico di Bolse-na. Si racconta che un preteboemo, in viaggio verso Roma,si fermò a celebrare a Bolsena, eal momento di spezzare l’Ostiaconsacrata ebbe dei dubbi sullapresenza reale di Cristo nell’Eu-caristia. Dall’Ostia consacrata,allora, uscirono alcune gocce disangue che macchiarono il cor-porale (attualmente conservatonel Duomo di Orvieto).

In seguito a questi eventi,l’undici agosto del 1264, Pa-pa Urbano IV, con la Bolla in-titolata Transiturus de hocmundo («Quando stava perpassare da questo mondo»),istituì la Solennità del Cor-pus Domini come festa diprecetto per la Chiesa uni-versale, fissando la data algiovedì successivo alla Pen-tecoste. Dopo la morte di Urbano IV lacelebrazione della Solennitàvenne limitata ad alcune re-gioni della Francia, della Ger-mania, dell’Ungheria e del-l’Italia settentrionale. Succes-sivamente, Papa GiovanniXXII nel 1317 la ristabilì pertutta la Chiesa. Da allora in poila Solennità del Corpus Domi-ni, di anno in anno, viene cele-brata nella Liturgia dal popolocristiano con grande fede e de-vozione.

Processioni ecelebrazionisolenni sonopreviste aTempio, inCattedrale,dovepresiederàmons.SebastianoSanguinetti, aOlbia doveguiderà il ritoil vicariogeneralemons. AndreaRaffatellu e aCastelsardo.In alcuni paesiresiste latradizione diprepararedegli altaridove laprocessionesosta e ilsacerdoteimpartisce labenedizioneeucaristica.

Corpus Domini

Anche la Diocesi celebra la solennità del Corpus Domini

A Nevers

Neanche�l’urna�greca�di�Keats�

è�così�eloquente�e�sublime�

poiché�contieni�una�promessa.�

Umilissima�Santa�

che�come�un�giglio�di�luce

dietro�vetri�di�speranza�dormi.�

Giovane�e�delicato�fiore�

scegliesti�l’ombra;�

reciso�presto�

per�adornare�l’eterno.�

Oltraggio�per�gli�scettici�

conforto�per�chi�vede.�

Alla�grotta�noi�ci�affidiamo�

a�colei�che�ti�apparse�:

la�gloriosa�madre�di�tutti.�

Al�tuo�cospetto�a�Nevers�

il�nostro�cuore�esulta�

sentendo�forte�

il�canto�del�Magnificat�:

ha�innalzato�gli�umili�...

don Roberto SpanoUn’edizione del Corpus Domini a Tempio

di fra Giuseppe, fra Picchignito e suorStella, pfsgm

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà4

In molte nostre parrocchieè tempo di PrimeComunioni e Cresime.

Purtroppo il fenomenodell’abbandono dei ragazzidopo aver ricevuto isacramenti è ormai sotto gliocchi di tutti. È da tempo chela catechesi della cosiddetta«iniziazione cristiana» inrealtà non «inizia» ma,paradossalmente «conclude».Si sa che spesso il sacramentodella Confermazione, daalcuni detto «il sacramentodell’addio», costituisce permolti ragazzi la fine dellapratica religiosa, se nonaddirittura anche della fede.Siamo di fronte ad un aspettoparticolare di una più grandecrisi, che investe i processieducativi e formativi. Si sonoinceppati i meccanismi ditrasmissione delle credenze edei valori. Stando ad alcunericerche, se una volta le“agenzie educative”, come lafamiglia, la scuola, la Chiesa,incidevano notevolmente sullaformazione, oggi al contrario,si deve considerare che la loro

influenza incide molto meno.Sono invece soprattutto imezzi di comunicazionesociale ad aver preso ilsopravvento, non c’è infatti,bambino o ragazzo oadolescente che non possiedaun cellulare. Perché tuttoquesto? Perché il «sistema»catechistico non funziona ofunziona a “singhiozzo”? Lecause in parte potrebbero farpensare alla latitanza e allacontro testimonianza dellafamiglia, l’impostazione delcatechismo stesso. A ciò sideve aggiungere anche ilcambiamento culturale esociale. Credo che non sipossano dare risposte semplicie perentorie, come quelle cheattribuiscono la colpa proprioal rinnovamento catechisticopostconciliare, reo di averabbandonato lo stiletradizionale della catechesidottrinale. Il problema, ineffetti, non è solo catechisticoma coinvolge molti altriaspetti, come la diminuzionedell’Oratorio, dove si giocava esi imparava a vivere incomunità facendo sport e altretante attività legate alla “

festa” dello stare insieme.Anche i Vescovi italiani sianegli orientamenti pastoralirelativi all’iniziazionecristiana degli anni 1997, 1999e 2003, sia nel documentoprogrammatico per lapastorale di questo primodecennio del secolo avevanoriproposto l’attenzionesull’iniziazione cristiana degliadulti e dei ragazzi esull’annuncio del Vangelo «inun mondo che cambia». In unmondo che cambia, forse ciindica che dobbiamo tornarea essere veri e proprimissionari, e che siamo interra di missione. Pensoquindi che le soluzioni legateall’età dei ragazzi per riceverei sacramenti, anche se tentatein passato e continuate oggiin qualche parrocchia, nonsiano sufficienti. Occorre,forse, che l’iniziazionecristiana sia adattata alleesigenze dei fanciulli e deiragazzi, offrendo criteri perun’efficace azione di annuncioe catechesi, per unapertinente educazione allatestimonianza e per unacorretta celebrazione dei

sacramenti dell’iniziazione,chiedendo il coinvolgimentodelle famiglie e dellacomunità parrocchiale nellescelte dei fanciulli e deiragazzi. Creando come unaspecie di apprendistato dellavita cristiana e itinerarisemplici e moderni allo stessotempo per diventare cristiani.Diventa così chiaro che ilcatechismo non può esserefinalizzato immediatamentealla recezione dei sacramenti,come normalmente sipensava e si pensa. È urgentesoprattutto dare inizio, comesi sta facendo da qualcheparte, ad esperienze che, concreatività e sapienza pastorale,aiutino con il tempo a lacrescita nella testimonianza.Pedagogicamente, ogni tipo diformazione alla fede, speciequella rivolta a fanciulli eragazzi, rischia di naufragare,se non è sostenuta dallatestimonianza e dall’impegnodi servizio degli adulti e dellecomunità cristiane. Non è piùuna questione di quantità:numero più o meno alto dipraticanti, ma di qualità: vericredenti e testimoni di Cristo.

La chiesa diocesana a sostegno degli ospedali di Tempio e La Maddalena

Ègiusto e doveroso che an-che la chiesa diocesana siponga al fianco delle

mamme maddalenine che qual-che tempo fa hanno guidato laprotesta con una raccolta di fir-me al fine di salvare il punto na-scite dell’ospedale. Sostegno of-ferto e sentito non solo dall’uffi-cio diocesano per la pastoraledella salute, ma al quale si uniscela sensibilità delle comunità ec-clesiali. La protesta partì nel me-se di marzo con una massicciadelegazione di donne dell’arci-pelago che, recandosi nelle sedu-te con i dirigenti delle Assl di Ol-bia e La Maddalena, hanno fattosentire forte il diritto di far nasce-re i loro bambini nella loro citta-dina di appartenenza. La lotta haassunto ancor più rilievo attra-verso una lettera scritta al mini-stro della salute Beatrice Loren-zin e alla Regione che, mediantel’assessore Arru ha deciso di can-cellare il punto nascite perché

non ha numeri. A tale battaglia,credo, sia necessario che anchel’istituzione ecclesiale si rendaviva e solidale con chi ha validis-sime ragioni di rivendicare undiritto così fondamentale. Nonè giusto che si parli di numeri,ma di persone, ponendo al cen-tro le loro esigenze e valutandocon più attenzione i disagi e leproblematiche che comporte-rebbe uno spostamento del re-parto ad altra sede. Considera-zioni, queste, che , tengo a preci-sare, nono sono assolutamentedi contrattacco verso chi, a ri-guardo, ha responsabilità deci-sionali, e che, probabilmente , atavolino staranno studiando unpiano che possa rivedere megliodelle soluzioni a favore di taleproblema. La questione relativaal mantenimento di un repartocosi vitale e indispensabile delnosocomio maddalenino conti-nua ad essere solo una dellepiù diverse asperità che in que-sti ultimi tempi stanno pecu-liarmente incidendo nel mondosanitario del territorio gallure-

se, quali le lunghe scadenze didecollo del Mater Olbia, le variesfide a cui è sottoposto l’ospeda-le Dettori di Tempio e altre in-crespature che ci inducono nona fare alcun braccio di ferro mache, parimenti, non possono la-sciarci incapaci di reazione,bensì uniti e forti nel difendere

e sostenere la voce del popoloche rivendica uno dei più sacro-santi e indiscutibili diritti, quel-lo alla salute, a maggior ragionequando si tratta di impegnarsinel rendere più serena e tran-quilla una delle stagioni più bel-le e impareggiabili delle donne,quella della maternità.

di Santino Cimino, direttore Ufficio diocesano Pastorale della Salute

Tempo di comunioni e cresime Tra feste opulente e la necessità di ripensare «l’iniziazione cristiana»

diacono Miuccio Demontis

Un momento della protesta, nei giorniscorsi, al Paolo Dettori di Tempio

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Salvo Manca, terzo segretariogenerale Cisl Gallura, dal 1994 al2007 poi direttore del ConsorzioCosta Smeralda e attualmenteconsulente per lo sviluppo del tu-rismo dello stesso Consorzio. Lo abbiamo incontrato a Olbia, amargine del convegno su Turi-smo e beni culturali, organizzatodalle Diocesi di Tempio-Ampu-rias e di Ozieri in preparazionealla 48° settimana dei cattoliciitaliani, in programma a Cagliari

dal 26 al 29 ottobre dal titolo “Illavoro che vogliamo, libero crea-tivo, partecipativo e solidale”. Ciha parlato delle potenzialità edelle criticità del turismo in Sar-degna, della necessità di investi-re in formazione e di puntare suun turismo sostenibile.

Qual è lo stato di salute delturismo nell’Isola? «Stiamo per raggiungere un se-condo livello di maturità del no-stro turismo, quello marino-bal-neare ad esempio non è vero cheè superato, ha tante opportunitàdi crescita grazie alle nuove tec-nologie e alle nuove strutture, al-la creazione di nuove infrastrut-ture, al recupero dei reflui, a tuttequelle iniziative di sostenibilità,che va letta nella dimensioneambientale, sociale ed economi-ca. Anche i dati più recenti dimo-strano che il primo elemento diattrazione turistica in Sardegna èancora quello balneare».

Che cosa chiede il turismointernazionale?«I nuovi prodotti che il turismointernazionale richiede sonoquelli legati alla natura, ai benipaesaggistici, archeologici edenogastronomici. C’è ad esem-

pio tutta la sentieristica che puòessere utilizzata da chi fa le pas-seggiate, il trekking, da chi va acavallo, in mountain bike. E’ unpatrimonio inestimabile dellanostra terra che di solito si inter-seca con realtà enogastronomi-che, archeologiche, siti naturali-stici. Non siamo ancora in gradodi fare sistema di queste poten-zialità, occorre innanzitutto cen-sire questi sentieri, catalogarli,metterli in sicurezza, saperli of-frire e gestirli. Questo significacreare delle figure professionaliadeguate, dalla guida turistica, achi fa le manutenzioni dei per-corsi, a chi fa la segnaletica, lestrutture di riposo, per esempiodi ricambio cavalli o anche perospitare la notte il turista che apiedi fa i sentieri religiosi, unamarea di opportunità che ancoranon riusciamo a valorizzare per-ché non c’è una piena consape-volezza e in questo giocano unruolo importante le Istituzioni, laRegione e gli Enti locali ma anchele agenzie formative e la scuola».

Perché lo sviluppo turisticodella Sardegna non è uni-forme?«Perché noi abbiamo avuto labenedizione dell’Aga Khan. Ho

letto le carte che ha scritto tantianni fa e sono di un’attualità paz-zesca e già da allora lui aveva iproblemi che ancora ci sono, co-me quello dell’adeguamento del-le infrastrutture, non abbiamoad esempio ancora una connetti-vità piena e questo penalizza l’of-ferta turistica. A me fa speciequando dicono che mare e solesono superati, forse il vecchio si-stema, ma se noi interveniamoper ammodernare il nostro siste-ma marino-balneare si può crea-re tanto lavoro, penso a chi parlale lingue, a chi conosce le abitudi-ni culturali degli ospiti, perchéoggi creare emozione, suggestio-ne è importante».

Resta irrisolto poi, il pro-blema dei trasporti. Cosa sidovrebbe fare?«Su questo si stanno scrivendoenciclopedie, io spero che si facciauna battaglia comune senzaschieramenti di parte, cioè di-scorsi come continuità territoria-le aperta a tutti, solo per i sardi,continuità soltanto sugli aerei, so-no approcci parziali. Se ho biso-gno di aprirmi al mondo ho biso-gno di far arrivare chiunque. Fac-ciamo una battaglia per far rico-noscere i limiti dell’insularità».

5at tua l i tà GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

L’intervista

di Daniela Astara e Gianni Sini

Salvo Manca: «Il futuro è un turismo sostenibile»

Salvo Manca

In vista del G7 sui Trasportiche si terrà a Cagliari il prossi-mo 21- 22 giugno, la Conferen-za Episcopale Sarda intendeoffrire una propria riflessionesu alcuni dei più vistosi e pre-occupanti problemi che inve-stono la nostra Isola in questodelicato e determinante setto-re, perché possano trovare ri-sposte adeguate nell’impor-tante summit.

La Sardegna è il territorio insu-lare europeo geograficamentepiù isolato rispetto al conti-nente; ha un mercato internomolto ridotto (un milione e680mila residenti) e disperso(68 abitanti per chilometroquadrato).

L’insularità determina non so-lo un incremento dei costi, macrea anche discontinuità, ri-tardi e debolezza nelle connes-

sioni e nei processi di diffusio-ne spaziale dello sviluppo”.

In questa debolezza struttura-le il trasporto svolge un ruolofondamentale, perché i limiti ele carenze del sistema traspor-ti fa aumentare i costi di pro-duzione, quindi il prezzo dellemerci e dei servizi venduti.

In Sardegna – è stato calcolatodalla Regione - le merci viaggia-no con un extra-tempo di 16 ore6 minuti in inverno e 5 ore e 39minuti in estate rispetto a unaregione continentale. Per i pas-seggeri, invece, l’extra-tempo èdi 17,34 ore in inverno e 6,67 inestate. Ciò vuol dire, conside-rando il volume di traffici, uncosto aggiuntivo di 286 milionidi euro per le merci e di 374 mi-lioni per le persone, pari a unaspesa totale di 600 milioni nelsolo trasporto marittimo”.

Sempre sui trasporti, emerge ilproblema della rete ferroviariainterna su cui la Sardegna haun indice di infrastrutturazio-ne del 17,4 (su 100). Il dato èstato ricavato misurando il

tracciato sia sotto il profiloqualitativo che quantitativo erapportandolo alla superficietotale dell’Isola e al numero diabitanti.

Per quanto riguarda il traspor-to ferroviario, la Sardegna èl’unica regione italiana esclusadai fondi europei che mette-ranno in movimento, da qui al2050, risorse per 250 miliardidi euro.

In Sardegna la dotazione in-frastrutturale è pari – secondol’istituto Tagliacarne - a 50,5punti (su 100) contro il 78,8che si registra nel resto delMezzogiorno. Si tratta del va-lore più basso d’Italia e mostraun forte peggioramento negliultimi anni. Nel 2001 la Sarde-gna era infatti al 74,1 con un di-vario non enorme rispetto allealtre regioni italiane, all’81,3.L’indice di infrastrutturazionedelle strade è passato nell’Iso-la dal 63,2 del 2001 al 43,9 del2012, a fronte dell’88,2 di me-dia nel resto del Mezzogiorno.Disastroso il dato sulle ferro-vie: al 17,4, in peggioramento

rispetto al 24,5 del 2001, men-tre nel Sud Italia è al 76,3. Solo sulle strutture aeropor-tuali l’Isola è prima nel SudItalia per indice di infrastrut-turazione: 86,4 contro 62,5.Preoccupante infine la cadutadel valore sui porti: dal 174 del2001 la Sardegna è passataall’83,9 del 2012 e sempre in-dietro rispetto al resto delMezzogiorno (95,9).

Una delle nostre rivendica-zioni, ormai ventennali, è il ri-conoscimento di una veracontinuità territoriale a Romacome a Bruxelles. Al Governosi chiede di farsi primo porta-voce a Bruxelles per definireadeguate norme di attuazionedell’articolo 74 del Trattatosul funzionamento dell’Unio-ne europea (Tfue), proprio inquanto regione insulare e pe-riferica. La Sardegna ha il di-ritto di accedere alle derogheagli aiuti di Stato e alle com-pensazioni fiscali perché uncittadino sardo non potrà maiessere – sul fronte trasporti –uguale a un cittadino italianoed europeo.

I Vescovi della Sardegna

I Vescovi sardi scrivono ai membri del G7

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà6

Turismo, beni culturali e lavoro nel seminario delle diocesi di Tempio e OzieriL’iniziativa, organizzata a Olbia, è in preparazione alla 48° settimana dei cattolici italiani

Sabato scorso, 3 giugno2017, nella sala Lodovicidell’aeroporto Costa Sme-

ralda di Olbia, promosso dall’Uf-ficio Pastorale Sociale e dei Pro-blemi del Lavoro delle Diocesi diTempio-Ampurias e di Ozieri si èsvolto il primo seminario sardoin preparazione alla 48° settima-na dei cattolici italiani, in pro-gramma a Cagliari dal 26 al 29 ot-tobre. Una qualificata e attentaplatea ha seguito i lavori del con-vegno su “Turismo e beni cultu-rali” orientato, al tema scelto perl’assise cattolica: Il lavoro chevogliamo, libero creativo, par-tecipativo e solidale. L’impor-tante momento di confronto estudio, curato da don RaimondoSatta, direttore dell’Istituto Eu-romediterraneo si è articolato intre momenti: saluti, relazioni etestimonianze e si è tenuto allapresenza di tre Vescovi mons, Se-bastiano Sanguinetti, di TempioAmpurias, mons. Corrado Melisdi Ozieri e mons. Arrigo Miglio,arcivescovo di Cagliari. Quest’ul-timo in apertura dei lavori ha il-lustrato l’obiettivo del semina-rio: «Abbiamo il compito di aiu-tare la società civile». Non sonomancati i saluti delle Istituzioni,quello del sindaco di Ozieri, Leo-nardo Ladu e quello di Olbia. Set-timo Nizzi ha approfittato dellapresenza, tra il pubblico, del pre-fetto di Sassari Giuseppe Marani

per dire «sì ad una corretta aper-tura a profughi e rifugiati (Olbiane ha appena accolto 37 n.d.r)ma no ad una speculazione in no-me di una falsa integrazione» in-vitando le autorità ad «adeguateverifiche dei soggetti attivi neicentri di accoglienza». Moderatida Carlo Marcetti, docente dieconomia del turismo e dei tra-sporti, i lavori hanno visto alter-narsi diversi relatori. FrancescoMorandi, docente universitario,dopo aver fatto riferimento al-l’enciclica Evangelii Gaudium(atestimonianza che la Dottrinasociale cattolica ha ancora qual-cosa da dire al mondo attuale),l’ex assessore regionale del turi-smo ha illustrato dati e tendenzedello scenario economico e so-ciale dell’Isola, con riferimentospecifico al settore turistico, se-condo macrosettore, che negliultimi tre anni ha registrato unpiù 30%, riportando così la re-gione al tempo pre-crisi; beneanche la nautica e i crocieristi chehanno segnato un valore positivodel 10% già quest’anno. Forte èrisuonato l’invito ad intensifica-re le azioni formative per crearelavoro. E’ seguito, poi l’interven-to di Giuseppe Zichi, docente distoria, orientato all’importanzadi valorizzare il ricco patrimoniostorico, archeologico, etnico efolkloristico. Camillo Tidore, so-ciologo, con pochi cenni ha fattoemergere l’importanza della cre-scita governata dalla cultura e

dalla tecnologia digitale, en-trambe al servizio di una miglio-re fruizione della conoscenza eaccessibilità del patrimonio arti-stico. Dopo i contenuti degli ac-cademici, si sono succeduti gli in-terventi dei manager del settore,tra i quali quello di Salvo Mancache ha detto quanto sia impor-tante e «affascinante fare incon-trare la concezione del lavoro, li-bero e creativo, partecipativo esolidale operando con una soste-nibilità ambientale, economica esociale». Secondo il consulentedel Consorzio Costa Smeralda«occorre puntare sul turismoemozionale, con la sentieristica, icammini e i percorsi religiosi, ilcicloturismo e la ippovia». Quin-di è stata la volta dei testimoni,che hanno fornito una panora-mica ad ampio raggio delle op-portunità e delle problematichecon cui si confrontano quotidia-namente imprenditori, operato-ri e manager. Gavino Sanna, re-ferente tecnico-scientifico, haposto l’accento sull’importanzadi “stare in situazione” con unaoculata gestione delle risorseumane più giovani, tramite l’al-ternanza scuola-lavoro. Frescol’esempio dei giovani che, adOzieri così come Olbia, hannosostenuto l’ultima edizione di“Monumenti Aperti”, quindi igiovani protagonisti della cono-scenza e della divulgazione deibeni culturali dei territori. Fran-co Campus, sindaco di Ittireddu,

con un intervento sapiente edappassionato, ha orgogliosa-mente sostenuto come realtàcomunali, anche piccole, aggre-gandosi, possano portare avantiprogetti ambiziosi ed efficaci dipromozione dei valori culturali,delle etnie, delle attività musea-li. Gavino Soggia, di Confcoope-rative, cresciuto nel progettoPolicoro della Caritas, ha postol’accento sulle patologie di sof-ferenza e solitudine, di indivi-dualismo aziendale, di cui spes-so sono affetti gli operatori turi-stici e culturali.«Occorre lavo-rare per far crescere l’’aggrega-zione» ha detto. Concludendo,ha lanciato una provocatoriasuggestione: «una recente ri-cerca - ha affermato - sostieneche l’attuale generazione dibambini, nel 2050, il 65% diquesti, svolgerà professioni e la-vori oggi sconosciuti». Tullio daTome, responsabile del settoreturismo della Confindustria delnord Sardegna, infine ha parla-to dell’importanza di un’ade-guata e qualificata programma-zione nelle strutture ricettive edella necessità di più alta e mira-ta professionalizzazione dellevarie figure necessarie al siste-ma turismo per uscire dalla di-mensione della mera stagionali-tà. Le conclusioni sono state af-fidate a mons. Melis: «La pre-senza di beni culturali, retaggiodi civiltà del passato e patrimo-nio della nostra società contem-poranea, costituiscono dignità eorgoglio della nostra regione.Auspico che le politiche regio-nali e nazionali, favoriscanoprocessi di crescita, occasioni dilavoro, procurando una partico-lare visibilità rispetto alla comu-nità nazionale. Il turismo puòprocurare occasioni di lavoro, disviluppo, aumentando la quali-tà di vita dei cittadini. (...) Comeil turismo religioso: chiese, teso-ri d’arte, musei, pellegrinaggi ocammini, possono esercitare at-trattiva e grande interesse».Mons. Sanguinetti, con il salutofinale e i ringraziamenti ad ospi-ti e relatori, ha annunciato chetutti gli interventi saranno pub-blicati in un volume. Dalla riccamattinata di lavoro e di ascolto,è emersa la possibilità per unaChiesa “attiva” di impegnare lecomunità cristiane e la societàitaliana, ad una apertura per ri-mettere al centro il lavoro e le di-mensioni sociali della evange-lizzazione. (Evangelii Gau-dium, cap. IV).

di Filippo Sanna

Alcuni dei relatori del convegno

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Sono arrivati in città in punta dipiedi, senza clamore, alla ricercadi una piccola oasi di pace dopo

aver visto l’inferno. 37 migranti eritreisono ospiti dell’ex hotel Savoia, lastruttura alberghiera andata infallimento alcuni anni fa che si trova allespalle dell’aeroporto. Una cooperativasassarese si prende cura di loro. Unasistemazione temporanea, ma cherischia di essere di lungo periodo. Lalegge stabilisce infatti che i richiedentiasilo non possano abbandonare ilCentro fino a quando non avranno unlavoro. Olbia ha accolto questi disperati,la metà dei quali minori, con un doppiosentimento. Di carità cristiana da unlato, di egoismo a tinte razzistedall’altro. I 37 migranti sono arrivati daCagliari. Erano arrivati nel capoluogocagliaritano sulla nave inglese Echo, cheli aveva salvati dal naufragio davanti allecoste libiche. Dopo essere staticontrollati e identificati, la prefettura hadeciso che una piccola quota diaccoglienza dovesse essere sostenutaanche da Olbia. A loro disposizionel’hotel Savoia, nelle mani del tribunalefallimentare. 18 sono adulti: 7 maschi e11 femmine, quattro delle quali incinte.19 i minori: 9 maschi e 10 femmine; 3hanno da 0 a 3 anni; uno meno di unanno; 2 tra i 6 e i 10 anni; 5 tra i 10 e i16 anni; uno tra 16 e 17 anni; il piùgrande ha 33 anni. Sono arrivatidisorientati, impauriti. Non parlanol’italiano, solo uno l’inglese, tutti l’arabo.

La comunicazione non è sempre facile,ma le loro richieste sono così sempliciche basta un gesto per intendersi. Ibambini hanno lo sguardodell’innocenza ferita. Ma il loro sorriso èqualcosa di travolgente e puro,nonostante l’inferno che si portanodentro. La sera trovi alcuni di loropasseggiare intorno all’albergo.Colpiscono curiosità e voglia dinormalità di questi giovani. Il sindaco diOlbia Settimo Nizzi non guiderà nessuncorteo contro i migranti. Ma vigileràperché le condizioni di vita all’internodell’ ex Savoia siano dignitose e perchéla disperazione dei migranti non diventiun business. “La cooperativa è allaforsennata ricerca di altri locali daprendere in affitto in città e trasformarein centri di accoglienza - spiega Nizzi -,con una potenzialità di circa 600persone. Ma se la coop pensa di farebusiness qui da noi sappia che nonglielo consentiremo. Cambi lidi. Dacristiano e da responsabile di questacomunità democraticamente eletto dicoche non possiamo girarci dall’altraparte, ma ho il dovere di vigilare”. IlComune ha in cantiere anche un altroprogetto di accoglienza riservato a duefamiglie di richiedenti asilo. “Verràpresentato a breve in prefettura -conclude il sindaco -. Noi siamo pronti afare la nostra parte, ma la devono faretutti i comuni. Olbia ha già 6milaextracomunitari residenti, molti deiquali non ancora integrati. Avremmopreferito dedicarci a loro e in seguitoprovvedere agli altri”.

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Migranti a Olbia: le due facce della medaglia

Sono due facce della stessa medaglia ma ilcontrasto fra loro è fortissimo. Nella primabrillano i sorrisi, la serenità e l’allegria deipiccoli eritrei, fotografati nel primo centroallestito a Olbia. I locali sono quellidell’hotel Savoia, completamenteristrutturato e arredato ex novo, a spesedella coop Sdp, presieduta da Pier PaoloCermelli. Il rovescio della medaglia,invece, è oscurato dall’incredibile quantitàdi post xenofobi e razzisti, scaricati nellapiazza virtuale di Facebook, sin dal giornodell’arrivo dei migranti in città. Pocoimporta ai fomentatori d’odio se itrentasette profughi richiedenti asilo sonofuggiti dall’Eritrea che, dal 1993, ègovernata con pugno di ferro da IsaiasAfewerki. Un dittatore che secondo ilrapporto della Commissione d’inchiestadelle Nazioni Unite, pubblicato l’8 giugno2016 a Ginevra, è autore di numerosicrimini contro l’umanità, come lariduzione in schiavitù della popolazione,sparizioni, torture oltre a persecuzioni,stupri e omicidi. Poco importa a chi usa isocial come una clava, sapere che nelgruppo dei trentasette eritrei ci sono 6bambini da zero a 10 anni, 13 minori da 10a 17 anni e undici donne, quattro dellequali in stato di gravidanza. Spesso quelliche invocano ruspe e lanciafiamme in unarabbiosa mescolanza di vecchie e nuoveideologie, orgogliosamente si dichiaranorazzisti come se fosse una bandiera dainalberare. Oltre al gruppo di giovanissimimigranti, nel mirino dei nuovi squadristidella piazza virtuale olbiese, ci sono quelliche non la pensano come loro, etichettatitutti come “buonisti”. Impossibile, aquesto punto, non pensare alla famosafrase di Umberto Eco che tanto fecediscutere a suo tempo: “I social mediadanno diritto di parola a legioni diimbecilli che prima parlavano solo al bardopo un bicchiere di vino, senzadanneggiare la collettività”. L’avvocatoGianni Spanedda, consulente legale dellaSdp Servizi, non nasconde la sua amarezzacomunque mitigata dalla bella atmosferain cui finalmente vivono i piccoli profughi.“ Sono rimasto sconvolto - ha dichiaratoSpanedda - dagli innumerevoli commentiletti su Facebook. Olbia è una cittàstoricamente nota per la sua vocazioneall’accoglienza e non ci aspettavamo tantaaggressività manifestata in postfarneticanti e accuse prive di qualsiasifondamento. Questa è la parte negativa,ampiamente compensata dalla serenità,dai gesti affettuosi e dai sorrisi deiprofughi. Dietro questi ragazzi ci sonostorie che voi non potete neancheimmaginare. I medici, i mediatori e gliassistenti impegnati nella cooperativa,stanno facendo un ottimo lavoro.Finalmente i profughi eritrei si sentonoprotetti e hanno riacquistato la speranza inun futuro migliore”.

Olbia, migranti, Nizzi: «Da noi nessuno pensi di fare business» di Marella Giovannelli

I bambini ospitatiall’Hotel Savoiacon l’avvocato

Gianni Spanedda

SL

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra8

Durante l’anno pastorale 2015/2016è maturata all’interno dell’équipedell’Ufficio catechistico regionale lanecessità di possedere una maggioree migliore conoscenza della situazio-ne catechistica della Sardegna, ossiala qualità della catechesi vissuta nelleparrocchie delle nostre dieci Diocesi,la formazione e la competenza dei no-stri catechisti, l’impegno e l’impulsodato dai parroci alla catechesi parroc-chiale, le forme di catechesi esistenti,la circolazione di sussidi e l’esistenzadi progetti catechistici locali speri-mentali, risorse e difficoltà presenti.Tale bisogno è nato dal desiderio dicalibrare un lavoro catechistico re-gionale e diocesano su reali esigenze,al fine di dare risposta a vere doman-de, affrontare situazioni emergenti,importanti ma inesplorate, di evitareun lavoro catechistico e pastorale di-spersivo e infecondo. I passi compiutiper giungere al termine del lavoro so-no stati molteplici. Il primo è statoquello di provvedere alla cosiddetta“concettualizzazione” della ricerca,cioè individuare esattamente cosa cisaremmo aspettati da un’indagine ditali proporzioni. In secondo luogo so-no stati preparati i questionari per ri-

levare i dati. Dopo aver somministra-to tre questionari differenti (corretti emigliorati da prof. Diotallevi per i Di-rettori UCD, Parroci, Catechisti par-rocchiali delle Diocesi e parrocchiedella Sardegna), e aver proceduto allacomputazione dei dati secondo le in-dicazioni del sociologo, abbiamo tra-smesso il materiale per la loro elabo-razione e la conseguente riflessione, ilcui risultato è stato condensato in unbreve saggio scientifico offerto allaCES compreso di un power point diillustrazione con 42 slides. La presen-tazione del risultato della ricerca èstata fatta ad Oristano (Donigala) da-vanti ai Vescovi della Sardegna, natu-rali ed interessati committenti del la-voro, con la presenza della maggiorparte dei direttori degli Uffici catechi-stici diocesani. È prevista un’altrapresentazione per il prossimo autun-no presso la Pontificia Facoltà teolo-gica della Sardegna ed – infine – nel-l’inverno del 2018 le conclusioni dellaricerca saranno offerte al grande pub-blico dei catechisti ed operatori pa-storali impegnati nelle nostre parroc-chie sarde. Alcune linee emergentidel saggio di Diotallevi esprimono lamassiccia “femminilizzazione” dellanostra catechesi di iniziazione cristia-na con importanti conseguenze, lapresenza di diverse culture “subcate-chetiche” che difficilmente possonoandare d’accordo tra loro, la generalesoddisfazione dei parroci sulla cate-chesi che può rilevare una certa ac-quiescenza su una situazione che siprofila poco rosea. La speranza è che idati rilevati, oggettivati e riflettutipossano aiutare a qualificare i percor-si catechistici diocesani e regionale.

Grande festa a Olbia per santa Rita

Anche quest’anno ad Olbia,nella parrocchia di SanPaolo, è stata celebrata

con solennità la festa religiosa diSanta Rita da Cascia, che ricorreliturgicamente il 22 maggio. Inuna chiesa gremita, è stata cele-brata la santa messa, officiata dalparroco don Gianni Satta chenell’omelia ha messo in rilievo lavita e il ruolo della santa degli im-possibili, quale figlia, sposa, ma-dre, vedova e religiosa, che haconsentito di cristallizzare le ca-ratteristiche di una delle figurepiù popolari e venerate in tutto ilmondo. La liturgia ha propostoun brano del Vangelo che procla-ma la vita di Gesù e degli uominiche credono nella bellezza di unamore fedele, di cui santa Rita èstata degna testimone. Un mes-saggio sempre attuale il suo, checi insegna principalmente a se-guire e pregare il Signore: amar-lo, abbandonandoci completa-mente nelle sue mani, non ricor-

dandolo o interpellando-lo solo e quando ne abbia-mo bisogno, ma rimet-tendo nelle sue mani e nelsuo cuore di Padre, tutti iproblemi e le difficoltàdella vita perché, come haaffermato don Gianni, «èproprio nella disfatta cheDio è con noi». Un mes-saggio quello di Santa Ri-ta, la cui santità, non stasoltanto nella potentepreghiera d’intercessioneche la devozione popolarele attribuisce, quanto piùnella sua vita ordinaria enormale, ricca di insegnamenti.Di questi è importate sottolinea-re l’amore verso il prossimo conla generosità del perdono, chetante volte risulta piuttosto diffi-cile, ma non per santa Rita cheprende come modello Gesù cheperdona dalla Croce. Ci insegnainoltre ad essere costruttori dipace nel rispetto della dignitàdella persona e “itineranti mis-sionari” di riconciliazione, come

lei ha fatto tra le famiglie deisuoi parenti e con quelli del ma-rito; ci insegna anche ad amarein tutta la sua divinità e umani-tà, Gesù, che pur essendo Dio, sifa uomo come noi, per condivi-derne le ansie, le preoccupazio-ni e la sofferenza, donando to-talmente se stesso morendosulla Croce e risorgendo per ri-darci la vita. In serata, è susse-guito uno dei momenti spiritua-

li molto attesi, la processione,che si è snodata per le vie delcentro storico con intensi mo-menti di preghiera, accompa-gnata dalla banda musicale “Fe-licino Mibelli” e dal gruppo folkolbiese. Il simulacro di santa Ri-ta ha fatto poi rientro nella chie-sa di San Paolo per riporla nellacappella a lei dedicata, dove si èproceduto alla benedizione del-le rose, simbolo della santa.

di Antonella Sedda

Indagine sui catechisti della Sardegna, sonoemerse numerosepiste di riflessionedon Paolo Pala

Don Marco Bilewski, presto sacerdoteDon Marco Bilewski, 51 anni, originario di To-rino, dopo gli studi tecnici e scientifici, laurea-tosi in ingegneria elettronica, ha studiato teo-logia alla lateranense di Roma. Al termine è ar-rivato in Sardegna dove ha compiuto la sua for-mazione nel seminario della nostra diocesi, in-serito nella comunità di Golfo Aranci. E’ attual-mente il vicedirettore della Caritas diocesana epresidente dell’associazione “Voce Amica”. Ilprossimo primo luglio, nella parrocchia di SanGiuseppe a Golfo Aranci sarà ordinato sacer-dote da mons. Sebastiano Sanguinetti.

Il simulacro di Santa Rita in processione a Olbia

Don Marco Bilewski

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Il 36° Pellegrinaggio apiedi da Calangianus a N.S. di Luogosanto,

proposto da ComunioneLiberazione è un’esperienzache va al cuore di chipartecipa. Quel camminare die -tro ad una croce, per 25 Km,su asfalto e tratturi, recitandoil rosario, pregando ecantando, riflettendo sulleparole del Papa, di donGiussani è un aiuto concretoe reale a vivere la propriafede. Forse c’è chi pensa chepregare così dalle 0,30 alle7,30 della notte sia qualcosada relegare alla fede deltempo che fu. Ma loro ipellegrini del 2017 sono benconvinti dell’attualità di ciòche compiono. Del resto c’èun bel recupero oggi dellarealtà del pellegrinaggio nellaChiesa e lo attesta la marea dipellegrini che va a Loreto, ilfascino che hanno sempreSantiago di Campostela,Czestochowa ed in Sardegnail santuario di Bonaria. Inpellegrinaggio si va perchél’uomo ha sempre piùnecessità di capire, dirispondere alle domande chesente dentro di sé. “Per cosaaffrontare l’oscurità dellanotte e la fatica del cammino?Che cosa mobilita l’io delpellegrino?” Si percepisce chel’uomo non è mai solo esoprattutto il cristiano non sidovrebbe sentire maiabbandonato. Una cosaappare chiara con il passaredegli anni: quel cammino non

finisce nel santuarioverso cui ci siincammina maconti nua tutti igiorni nella vita. SanGiovani Paolo II aSantiago diCampostela nellaspianta di MonteGozo disse: «Fissatelo sguardo alla Croceche vi farà da guidaal vostropellegrinaggio.Imparatedall’esperienza diquesta notte aseguire, anche sullestrade del vostroquotidianocammino, la Crocedi Cristo, nella qualeè salvezza, vita eresurrezione». Partecipare alpellegrinaggio è anchespogliarsi di ogniintellettualismo riguardo allafede e sperimentare su sestessi che la sequela a Cristosi rinnova fra sacrificio,stanchezza e prendendocoscienza dei tuoi limiti fisicie morali. Tutto inizia davantiall’altare di Santa Giusta condon Umberto Deriu cheimpartisce la benedizione aipellegrini e don Efisio Coniche richiama il significato delpellegrinaggio. Presenteanche don Mauro Bucciero,uno dei veterani, che inizia larecita del Rosario e poiconfessa lungo il cammino.Per lui un’ adesione perincamminarsi allacelebrazione dei suoi 25 annidi sacerdozio (13 giugno).

Questo pellegrinaggio in terradi Gallura, quest’anno haallargato i suoi orizzonti per lapresenza di Samson unragazzo nigeriano, 16 anni,profugo ospitato in unastruttura calangianese, unicocattolico fra dieci minoririfugiati, che ebbe il genitore,trucidato nel suo villaggio pernon aver voluto rinunciare allafede. Il padre, un martire deigiorni nostri. A lui i promotorihanno affidato la croce deipellegrini per portarlanell’ultimo tratto del percorso,in Basilica ai piedi delsimulacro della Madonnaprocedendo con al fianco ilsindaco Agostino Piredda.Samson, partecipava perchéaveva una preghiera darivolgere alla Vergine: di poterun giorno rincontrare madre e

sorelle, sfuggite alla morte, madi cui non ha più notizie dopol’ avventurosa fuga dallaNigeria e l’esperienzadrammatica sulle coste libiche.Per i pellegrini la presenza diSamson, quasi unaprovocazione per mettersi inascolto della Lettera pastoraledel vescovo Sebastiano, “Ipoveri interpellano la nostrachiesa”. Novità di quest’anno ilfatto che il parroco diLuogosanto, don SandroSerreri è andato incontro aipellegrini. La Messa è stataanimata dal coro Taja diViddalba guidato da GiovanniPuggioni. “Davvero una bellamanifestazione di fede inonore di Maria Regina diGallura Grazie a tutti voi ” haaffermato don Serreri altermine della celebrazione.

9v i ta ecc les ia le - ga l lu ra GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

Domenica 28 maggio si èsvolto un convegnoregionale del Rinnovamentonello Spirito a Galanoli nelCentro di SpiritualitàAntonia Mesina. Sette imaddalenini presenti tra lecirca cinquecento personeimpegnati nel cammino. Iltema era tratto dal libro delSiracide 51,23 “Avvicinatevia me, voi che siete senzaistruzione, prendete dimoranella mia scuola”. Relatrice

dell’incontro, Marcella Reni,membro del ComitatoNazionale che, dopoun’illuminata catechesi, haillustrato il progettoSicomoro che consistenell’opera dievangelizzazione nellecarceri, ai fini di portare laparola di Dio e daresperanza ai tanti carcerati.Il progetto già attuato inSardegna nel carcere diNuchis, mira a fareincontrare le vittime di atticriminosi con i colpevoli chescontano la pena. Il

progetto è arduo, moltodifficile a causa del doloredi chi ha subito violenza edè pieno di risentimento malo Spirito Santo agiscenell’incontro tra le partisuscitando perdono,compassione e anche veropentimento per il doloreprovocato. Ci sono statediverse testimonianzesull’efficacia che spessoculmina con un abbraccioreciproco che scioglie ilghiaccio del dolore. Siauspica che dopol’esperienza attuata a

Nuchis, il progetto siestenda all’intera Sardegna.È tempo di misericordiacome spesso ha ribaditoPapa Francesco. Nelpomeriggio è stata intensala preghiera per una nuovaeffusione dello Spirito inprossimità dellacelebrazione dellaPentecoste, donoincomparabile, ora come nelCenacolo di 2000 anni fa,che rinnova l’azione potentedello Spirito d’amore e diguarigione con la presenzaviva di Gesù tra noi.

Pellegrinaggio Calangianus-Luogosanto,un’esperienza dritta al cuoreTra i fedeli anche Samson, nigeriano di 16 anni, ospitato in una struttura di Calangianus di Pietro Zannoni

Rinnovamento nello Spirito, a Galanoli anche i maddalenini

L’incontrodi Gianna Ferrero Mamberti

Un momento del pellegrinaggio con il giovane Samson

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra10

Mercoledì 24 maggio, nellaParrocchia di San Ponziano aPoltu Cuadu, si è celebrata lasolennità di Maria Ausiliatrice.La festa ha visto tre momenti si-gnificativi nel suo svolgimento:alle 20 la celebrazione eucari-stica in Piazza Jesi, in mezzo al-le case della parrocchia, presie-duta da don Valerio Baresi, par-roco salesiano; alle ore 20,45 laprocessione con la statua dellaMadonna per le strade internedi via Modena; alle 21,45 arrivoin Chiesa della processione ebenedizione di Maria Ausilia-trice voluta da don Bosco, se-guito da un momento convivia-le a base di salsiccia alla brace,dolci e bevande. La partecipa-zione dei fedeli, alla festa, peressere stata la prima volta diuna festa per Maria Ausiliatricenella nostra parrocchia, è statadavvero buona, sia durante lacelebrazione eucaristica chedurante la processione. Anchele persone che non hanno potu-to partecipare alla processione,vi hanno assistito addobbando

e illuminando ipropri balconiper accoglierel’arrivo di Ma-ria. Per noi sa-lesiani l’amorea Maria invoca-ta come Ausi-liatrice ci è sta-to trasmessoda don Bosco.Lui stesso invi-tava i suoi ra-gazzi dell’Ora-torio e le perso-ne a invocarlaspesso, affer-mando che intempi difficili come allora, in cuila Chiesa era avversata e la so-cietà mostrava cambiamentiche sottolineavano sempre più ildivario tra chi stava bene e i po-veri, solo il suo aiuto di Madrepoteva venire in soccorso di chisoffriva. Oggi come ieri i proble-mi sono gli stessi: famiglie chefanno fatica a sbarcare il luna-rio, giovani sempre più in diffi-coltà in ricerca di un futuro chedifficilmente riescono a vedere,poveri migranti in cerca di pace

e dignità, una società che si stadisgregando a livello etico, euna Chiesa che cerca di tenereferma la rotta dell’uomo per far-lo incontrare con il Signore, mache viene anch’essa sballottatadai marosi in un mondo ormaisempre più secolarizzato e rela-tivista. Sì, Maria è la risposta alnostro smarrimento, l’aiutonelle nostre difficoltà. Maria èl’Ausiliatrice, l’ausiliaria delpronto intervento in questo“ospedale da campo”, come lo

ha definito papa Francesco, cheè la Chiesa in questo mondo.Concludiamo riportando unafrase di don Bosco che diceva aisuoi ragazzi, ma che vale perogni uomo e donna della terra:“Ogni ragazzo che entra nel-l’oratorio è seguito personal-mente da Maria”, e noi possia-mo affermare, parafrasandosenza aver paura di tradire:“Ogni uomo, donna, giovaneche entra nella Chiesa è seguitopersonalmente da Maria”.

Maria: donna in aiuto dell’uomoFesta di Maria Ausiliatrice a San Ponziano

Il 28 Maggio si è svolta aLuogosanto la giornatadell’ammalato. Il parroco,don Sandro Serreri avevamanifestato già da diversimesi, il desiderio di celebra-re tale giornata nella Basili-ca dedicata alla Patrona del-la Gallura, La Madonna diLuogosanto, fissata comeogni anno per l’ultima do-menica del mese di maggio,invitando tutte le associa-zioni e le parrocchie dellaGallura. E così il 28 Maggio,festa dell’Ascensione del Si-gnore, centinaia di fedelihanno risposto all’invito e sisono ritrovati nella basilica,accolti dal clima festoso che“Li Locusantesi” hanno sa-puto creare. Il meravigliosocoro, con i canti in dialettogallurese, il parroco donSandro, le associazioni delluogo in modo particolarel’Avo, hanno accolto le asso-ciazioni che hanno rispostoall’invito: l’Unitalsi, l’Oftal,la Protezione Civile, la CroceRossa, gli amici di Villa

Chiara, gli amici del Sorri-so, l’AVO e tanti altri gruppiche hanno accompagnatomalati e anziani. I ragazzidella Casa della Letizia diTempio hanno trascorso aLuogosanto tutta la giorna-ta ospiti ormai fissi della co-munità gallurese La Santamessa, dopo la recita del ro-sario meditato e sempre in-tercalato dai canti, è stataconcelebrata dal parroco eda Don Gianni Sini e da donGavinello, parroco di Luo-gosanto fino all’anno scor-so. Dopo la Santa Messa ilsindaco, Agostino Pireddaha voluto salutare i presen-ti, con parole calorose, inmodo particolare per gliammalati. Subito dopo nel-la piazza antistante la chie-sa, la comunità di Luogo-santo ha offerto ai parteci-panti un piacevole momen-to di convivialità. Alla fine,pian piano i pullman sonoripartiti con la promessa diritrovarsi ancora, il prossi-mo anno, davanti alla Pa-trona della Gallura, “La Ma-donna di Locusantu”.

Luogosanto, grande partecipazionealla “Giornata del Malato” Ciò che pensano i ragazzi del pre-

te. Un’opinione importante per laDiocesi di Tempio-Ampurias cheproprio a loro ha chiesto di espri-mersi sulla figura del sacerdote. E’il modo scelto per celebrare il50mo del Seminario, vissuto nellanuova sede di viale don Sturzo aTempio. Loro, i ragazzi, gli stu-denti delle scuola primaria, se-condaria di I e II grado hanno ri-sposto. Il concorso, organizzato incollaborazione con l’Ufficio scuo-la della Diocesi, venerdì 9 giugnonell’aula magna del seminario allapresenza di mons. SebastianoSanguinetti ha vissuto, con la pre-miazione, il suo momento finale.Ecco i vincitori: per la sezionescuola primaria: al primo posto laclasse VC, di Olbia I circolo (viaRedipuglia); al secondo la classeIVF Isticadeddu di Olbia; terzoclassificato Mario Addis della VAdi Luras. Nella sezione scuola se-condaria di I grado: primo classi-ficato, Luca Dessì, IM dell’IstitutoComprensivo di Castelsardo; se-conda classificata, Iolanda A.Scarpitta, II D dell’Istituto Com-prensivo di La Maddalena; terzaclassificata la classe II B di Valle-doria. Nella sezione scuola secon-daria di II: al primo posto Cristina

Filigheddu, VA del Liceo Scienti-fico Dettori di Tempio; al secondoVanessa Uleri della VA, AFMdell’ITCG di Tempio, al terzoAlessandra Fiori della IIIB del li-ceo Artistico di Olbia e a pari me-rito Diletta Sanna della II O del li-ceo Linguistico Gramsci di Olbia.Anche se non vincitori, la giuria haattribuito una menzione specialea Susanna Ardovino della IV P delliceo linguistico Gramsci di Olbia,Caterina Canzedda della classe VP del liceo linguistico Gramsci diOlbia, Carlo Panu della IV B del li-ceo classico Dettori di Tempio eGuglielmo Bonaventura della I Adel liceo artistico di Tempio (sez.speciale Nuchis). Durante la pre-miazione si è tenuta anche la ceri-monia di conclusione dell’Annoseminaristico. «A tutti i vincitori –ha detto il Rettore del seminariodon Paolo Pala - vivissimi compli-menti. Congratulazioni anche acoloro che hanno ricevuto unamenzione speciale. A tutti i parte-cipanti, coadiuvati dai loro inse-gnanti (specialmente quelli di re-ligione cattolica), ai dirigenti e aquanti hanno contribuito alla di-vulgazione del concorso, vada ilmio più commosso e grato sensodi riconoscenza».

Il “prete che vorrei”, ecco i vincitori

di Quirica Azzena

di Massimiliano Civinini

Un momento della processione

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“Ti abbiamo affidato tutto, ognicosa è nel tuo cuore! Custodisci eproteggi questa città.” Con que-ste parole il parroco don PietroDenicu, a conclusione del mesemariano, ha consacrato il paeseed i suoi cittadini al cuore imma-colato di Maria. La toccante ceri-monia è avvenuta il 31 maggio, aconclusione di un mese di cele-brazioni, processioni e riti, tuttidedicati alla madre del Cristo edi tutti noi. Durante tutto il mesedon Pietro ha infatti portato il si-mulacro della Madonna in tutti irioni per la celebrazione eucari-stica. I residenti di ciascun quar-tiere hanno accolto la Madredell‘Altissimo, preparando alta-ri e addobbando le strade per laMessa. I quartieri della “Pala”,quello della “Pulvarera”, della “Fontana Vecchia” e la zona della“Vignaccia”, situati nelle diverse

latitudini della città, hanno ri-cevuto, “a domicilio” la benedi-zione di Maria, che hanno ac-colto con gioia e devozione. Ilmese di Maggio, solennementededicato alla Madre di Dio haavuto infine una conclusionetoccante e partecipata nellaConcattedrale di Sant’AntonioAbate. I fedeli hanno rispostocon devozione, affollando l’an-tico edificio religioso, dove èstata anche benedetta la nuovastatua della Vergine arrivata di-rettamente da Fatima in occa-sione del pellegrinaggio dellascorsa primavera, al quale han-no preso parte anche diversiparrocchiani castellanesi, ac-compagnati dal parroco. Al ter-mine della celebrazione è stataconsegnata un’ampolla di ac-qua benedetta ed un rosario be-nedetto, per ogni famiglia, per-ché Maria accompagni il per-corso e la serenità di ogni par-rocchiano.

11v i ta ecc les ia le - ang lona GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

Siamo Pietro e Leonora, Marco eAlessandra, apparteniamo allacomunità di Viddalba, piccolocentro gallurese e vorremmo da-re la nostra testimonianza fami-liare di incontro con Gesù permezzo di Maria. La nostra espe-rienza nasce in contesti diversi,ma allo stesso tempo in un’unicarealtà e dimensione che ha creato

unione e comunione viva ed ec-clesiale all’interno della nostracomunità parrocchiale. Ci vor-remmo prima presentare, noiPietro e Leonora siamo una fa-miglia composta da 4 persone,papà, mamma, Myriam e Alyssae un altro in arrivo; noi invece,Marco e Alessandra siamo in cin-que, sempre papà, mamma, Lu-ca e due gemelli, Emanuele e Ma-ria. Dicevamo che siamo venuti

alla fede in contesti di-versi, chi riscopre la fedea Medjugorie chi invecein un semplice ambienteparrocchiale, ma en-trambi animati dall’uni-co desiderio di scoprire idue volti che hanno cam-biato la nostra vita. Cisembra opportuno scin-dere la testimonianzaproprio per diversità edifferenze, per poter poiarrivare ad unirle in ununico “bagaglio”. Noi,Pietro e Leonora, dopol’esperienza di Medjugo-rie, ci si apre un mondocompletamente nuovo.Non potevamo avere figlie siamo rimasti tanti an-ni senza bambini e allostesso tempo, quasi “sen-za Dio”, ma la preghiera,

le nostre invocazioni continuealla Beata Vergine hanno visto icieli schiudersi e una abbondan-tissima pioggia di grazie sullanostra esistenza e sulla nostracasa. Non potremmo dire grazie,se non in Cielo. La nostra vita,dopo il rientro da Medjugorie,continua normalmente con l’ar-rivo della piccola Myriam e dopodue anni con quello di Alyssa eadesso con un terzo, vivendol’esperienza di parrocchia contutta la comunità di Viddalba,accompagnata dal nostro parro-co, don Gian Franco Cascioni, ilquale ci coinvolge in alcuneesperienze di vita ecclesiale. Ab-biamo sempre cercato di vivereinteriormente la vita di fede, an-dando a messa in parrocchia eperché no, pregando a casa easpettando che qualcuno cicoinvolgesse in qualcosa. E sia-mo stati finalmente ascoltati. Ilnostro parroco ci chiede a noi ead altre famiglie di parteciparead un progetto con e per Maria,incontrandoci una volta al meseper pregare e condividere, allaluce del Vangelo, gioie e doloriche appartengono alla nostraquotidiana realtà. É la viva espe-rienza del Cenacolo Mariano. Eda allora insieme a lui facciamoquesta meravigliosa esperienza

gratificante e appagante per lanostra fede e la nostra dimensio-ne umana. Da una riunione delConsiglio Pastorale, emerge laproposta della peregrinatioMariae, durante il mese di mag-gio. Il simulacro della Beata Ver-gine entra in 30 famiglie dellanostra comunità, accompagnatada quanti hanno il desiderio diriscoprire la preghiera del santorosario. Il primo segno è comu-nionale sia nella preghiera che inalcuni momenti di condivisionecontornato da un piccolo rinfre-sco, che vede scambi di idee e diriflessioni, nonché incontri fra-terni e accoglienza reciproca.Concludiamo il mese marianocon un pellegrinaggio, nel qualele sole donne portano in spalla ilsimulacro di Maria, nella vicinafrazione di Giuncana distantecirca 5 Km dal paese. La frazionecontiene una chiesetta intitolataalla Regina della Pace. Sono statimomenti di vera gioia e di veroentusiasmo generale, goduti datutti noi; abbiamo visto una co-munità felice e serena guidatadal Signore, per mezzo di Maria.Alla fine possiamo dire che sia-mo baciati dalla grazia di Dio etoccati dal manto celeste dellaBeata Vergine. L‘unica nostraparola per adesso è grazie.

Castelsardo consacrata alla Madonna

La cerimoniadi Donatella SIni

Mese mariano, la testimonianza di due famiglie di Viddalbadi Pietro, Leonora, Marco e Alessandra

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& l i tu rg ia de l la paro la12

11 Giugno 2017Santissima Trinità anno A

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio» (Gv 3, 16)

Domenica 11 giugno 2017

Solennità della Santissima Trinità Festa patronale a Trinità d’Agultu

Martedì 13 giungo 2017

Festa di Sant’Antonio di Padova

Mercoledì 14 e Giovedì 15 Giugno 2017

Due giorni di Fraternità sacerdotale in Corsica(Bastia) con il Vescovo

Domenica 18 giugno 2017

Solennità del Corpo e Sangue di Gesù

Venerdì 23 giugno 2017

Sacratissimo Cuore di Gesù - Festa patronale aTempio Pausania - Chiesa Sacro Cuore a Badesi

Sabato 24 giugno 2017

Solennità della Natività di San Giovanni BattistaFesta patronale a Cannigione

Domenica 25 giugno 2017

Giornata per la Carità del Papa (colletta obbligatoria)

CALENDARIO PASTORALE

Dare un figlio. Ma tu scherzi…0Prova a domandare a chi haperduto un figlio, cosa signifi-ca… quale dolore deve attraver-sare. È pazzesco!...Non è umano dare un figlio!!“Dio ha tanto amato ilmondo da dare il Figliounigenito”, l’Unico!Queste parole sono pronuncia-te da Gesù stesso. Le dice a Nicodemo, di notte,nel silenzio e nell’intimità di unascolto assetato di verità daparte di un “dottore della Leg-ge” che comincia ad interrogar-

si su Gesù, sulla propria vita… eascolta parole inaudite, carichedi una verità fino ad allora inac-cessibile: “Dio non ha manda-to il Figlio nel mondo per con-dannare il mondo, ma perchéil mondo sia salvato permezzo di lui”.Ascolta queste parole d’amore,lasciale penetrare nel tuo cuo-re: Gesù ti sta rassicurando,qualora ne avessi ancora biso-gno, circa l’amore di Dio per te. Dio ha dato il Figlio… Dionon vuole che nessuno vadaperduto… Dio ti ha creato

per la vita non per la morte.Cosa manca ancora per caderein ginocchio dinanzi a Dio, perchiedergli perdono, per grida-re: “Grazie!” con gli occhi caldidi lacrime. Cosa mi manca an-cora per lasciarmi afferrare eaccarezzare da Dio? Dio michiede di entrare nel suo amo-re, di lasciarmi possedere eguidare dal Suo Santo Spirito. Mi ha regalato il Figlio: cosa mipuò negare? Cosa aspetti uomo per arren-derti all’amore?Cosa aspetto per riconoscere il

mio bisogno di salvezza, diDio?Lascia che lo Spirito Santo bru-ci l’ultima tua arroganza e gri-dagli il tuo bisogno di Lui. Ora. Sì! Adesso… Ogni attimo di ri-tardo appartiene all’orgoglio,esprime ingratitudine e durez-za di cuore: Dio, che ha tantoamato il mondo da dare suoFiglio, aspetta la tua libera edolce risposta.

Commento al Vangelo della Domenica a cura di don Valerio Baresi

18 Giugno 2017Corpo e sangue di Cristo anno A

«Colui che mangia me vivrà per me» (Gv 6, 57)

Forse non ci siamo fermati ab-bastanza dinanzi a questa af-fermazione sconvolgente. Dacapogiro!Forse c’è un senso di assuefa-zione e di abitudine che fa sci-volare via il profondo e incredi-bile significato di queste paro-le.Ma ti rendi conto cosa ci sta di-cendo Gesù?... “Mangia-mi!”.Darsi in cibo significa: perder-si, consegnarsi, diventare nu-trimento/vita per un altro. Dare la vita…Ma chi lo può fa-

re?Dio dice a me, a te: “Man-giami!”… “Il pane che io da-rò, è la mia carne per la vita delmondo”.Ma come posso permettermi didubitare dell’amore di Dio?Egli si dona in pasto, diventa“cibo” per ciascuno di noi.Non è solo una frase ad effetto:Gesù davvero si è consegnatocome vittima d’amore, comeservo, come pane “spezzato”cioè torturato e ucciso…Proprio nel momento in cuil’umanità era nel peccato, ne-

mica, infedele, proprio “nellanotte in cui veniva tradi-to” Gesù dice all’umanità: “Tiamo!”…Ci ha amati fino alla fine.“Chi mangia la mia carne e be-ve il mio sangue ha la vita eter-na”.Se è così facile avere la vita, lavita di Dio/Vita Eterna, perchénon rispondere a questo amo-re?Perché non partecipare allaMessa, fare la Comunione se ècosì facile e vantaggioso. Nonottengo “qualcosa”, ma entro

in relazione, in intimità conqualcuno: con Dio. Fino a vivere di lui, per lui.“Colui che mangia me vi-vrà per me”.Tutti cerchiamo Amore. Ilmondo, impazzito nella ricercadi felicità attraverso il possessoe il consumo delle cose, ha bi-sogno di riscoprire e incontra-re colui che è l’Amore.E finalmente saziarsi.

25 Giugno 2017 XII Domenica anno A

«Non abbiate dunquepaura: voi valete più dimolti passeri» (Mt 10, 31)

Gesù non perde occasione per incoraggiarei suoi discepoli.E in queste parole, scritte per noi, incorag-gia la nostra Chiesa, oggi!Sì! Oggi, perché la parola di Gesù è viva! Èproprio per noi, oggi. In questo “oggi” così carico di paura, dismarrimento, di morte… dove la vita e ilquotidiano sembrano aver perso valore.Dove è troppo facile scoraggiarsi e cadere indepressione!“Non abbiate paura degli uomini…non abbiate paura di quelli che uccido-no il corpo, ma non hanno potere di uccide-re l’anima… non abbiate paura: voivalete più di molti passeri!”.È un incoraggiamento che ci chiede di noncedere alla mediocrità; che vuole svegliarela nostra superficialità e abbattere il nostroegoismo. Guaise tutte le attenzioni, le preoccupazio-ni e le energie fossero rivolte solamente aquesta vita terrena, saremmo attanagliatiinevitabilmente dalla paura e dal bisogno di

difendere inostri beni.Cercheremmo “felicità” unicamente nellaricchezza, nella salute, nel potere, “perden-do nella Geenna anima e corpo”. Gesù invece c’invita a guardare oltre. Ci in-nalza all’Amore pieno, infinito, eterno.C’invita a contemplare “oggi” la vita oltrela morte, sapendo che siamo nelle mani diun Dio che è Padre, che è amore e che,proprio per questo, ci sospinge a fare scel-te grandi, ricche di amore, di vita vera,eterna!Dio mi conosce per nome, conosce l’intimodella mia vita, conta i miei capelli, i mieigiorni… conosce tutti i miei passi, le mie in-tenzioni, le mie debolezze: è innamoratofolle di me, di te, di ogni creatura umana.Per questo desidera per me, per te una vitaprofonda e santa! È l’esigenza dell’Amore!Egli si prende davvero cura di noi affinchénon ci perdiamo.“Non abbiate dunque paura: voi va-lete più di molti passeri”.

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13cu l tu ra GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

Attesa da un anno da tutti ipaesani, con grandi preparativi,festanti nella chiesetta e tantoentusiasmo, strade addobbatecon bandierine e coccarde, fiorie devozione in tutto il paese.Processione il giorno dellafesta. Una festa antichissima,svolgentesi nella primachiesetta sorta alla nascita delnostro paese. Per l’occasione,affluivano dai vari paesilimitrofi fantini con cavalli, pergareggiare tra loro, dopo laprocessione nella pistaadiacente il cimitero.Partecipava alla gara anche unsignore maddalenino: Sig.

Leopoldo col suo cavallo,incitato alla vittoriadall’entusiasmo della folla,mentre un altro fantinocavalcava il suo Lucifero,ambendo anch’egli alla vittoriache avrebbe ostentato in queldi Palau da dove proveniva.Molto divertente la corsa degliuomini dentro i sacchi, fragrida ed applausi dei bambinitifosi che urlavano felici. Tuttele famiglie, per l’occasione,sfoggiavano l’abito nuovo,adulti e piccini, perché li ci siritrovavano gli abitantidell’Isola, alcuni anche dopotanto tempo! La festa dellaS.S.Trinità, era l’unico giornodell’anno, in cui mio nonno

Raimondo indossava ”l’abitobuono” col gilet, nel taschinol’orologio a cipolla con catenad’argento, il borsalino di feltro,le scarpe fiammanti colorcuoio, lustrate col “cromo”. Mianonna: tajer nero, camicettagialla in seta col colletto dipizzo, borsa in pelle,energicamente infilata albraccio, con figlie, generi,nipotine al seguito, a passospedito presso il sentiero versola S.S.Trinità, in “pompamagna”. Ci si avviava verso lapiazzetta affollatissima,mettendosi in fila per la breveprocessione, che avveniva concanti sacri e preghiere ad altavoce da parte di tutti i presenti,specialmente dalle donne colrosario fra le mani e velettalegata sotto il mento, con le“Figlie di Maria” che tenevanoordine fra le 2 fila.L’altoparlante guidava i fedeli ele preghiere del parroco Mons.Capula. Compiuto il rito dellaS. Messa, la statua della Trinitàveniva venerata da tutti.Ognuno allungava la mano pertoccare il loro piede benedetto.I genitori sollevavano con forzail proprio bambino con fede erispetto. Terminato il sacrodovere, le persone, si avviavanoa gustare finalmente lo squisito

torrone di Tonara che facevabella mostra sui banconi deitorronai, arrivati perl’occasione dalla “Sardegna”.Tutto coperto con un velo, perle mosche. I bambini, con gliocchi “sgranati” per l’acquolina,aggrappati alle mani deigenitori, gridavano controvento: «Me li compri? Me licompri?». Mia nonna, donnadecisa, figura emblematica,matriarcale per tutta lafamiglia, non dimenticava, inquel Sacro giorno, di portarecon sé una capace borsa, condentro un fazzoletto da uomoannodato in quattro parti,colmo di denari, per acquistarealcuni chili di torrone invitantee profumatissimo, da spartirecon tutti i propri cari. Sitornava a casa attraversando apiedi la campagna. Noi piccoli,ogni tanto guardavamo ilborsone di nonna che emanavaprofumo di vaniglia. Lei,arrivata a casa, ce ne offriva ungrosso pezzo, nascondendo ilrimanente, che durava a lungoammorbidendosi. Le davamoun bacio e ci sedevamo felicinella terrazza di casa colricordo della meravigliosafesta, attendendo la prossimaed ascoltando il frinire dellecicale!

Trinità rivive l’antico rito dell’abbrazzu

Venerdì 2 giugno a Trinitàd’Agultu è stato ripresentato,con una nutrita partecipazionedi gente del posto e della primacellula di turisti giunti per l’im-minente stagione estiva, l’anti-co rito dell’abbrazzu (l’abbrac-cio), una suggestiva e quanto-mai originale prassi mediantela quale la coppia portava acompimento il tempo del fidan-zamento e si preparava alla ce-lebrazione nuziale. È stato unmagnifico evento che non soloha coinvolto i due simulanti nu-bendi, principali protagonistidel rito, ma anche i tanti conve-nuti alla festa, i quali, sin dalprimo momento della cerimo-nia, riproposto nella piazza delpaese, all’interno di una vecchiacasa granitica, favolosa espres-sione della Gallura tradiziona-le, hanno respirato un’atmosfe-ra di altri tempi, quelli in cui,ogni attività sociale rivestiva ilsuo prezioso valore, e perché

no, anche la sua sacralità, com-preso il cammino del fidanza-mento, sigillato dalla benedi-zione del sacerdote, e incorag-giato dall’affettuosa presenzadei familiari ed amici. Una bel-lissima cornice fatta di colori,costumi, sapori che hanno sim-bolicamente permesso un tuffonel passato, rimarcato ancor dipiù attraverso il carro a buoi,utilizzato per accompagnare ifuturi sposi nell’incantevolestazzo di san Pietro dove il sa-cerdote, dopo aver salutato ipartecipanti, ha espresso nelgustoso dialetto gallurese la be-nedizione impartita ai due gio-vani fidanzati. L’emozionante eportentosa usanza dei promes-si sposi è stata arricchita dallemelodiose e melismatiche vocidei cantori del coro Gavino Ga-briel di Tempio, con GiovanniPuggioni alla chitarra, offrendoagli ospiti il meglio del loro re-pertorio tra cui la sempre sba-lorditiva esecuzione del Deus tisalvet Maria e il canto delS’aneddu, denotando cosi, nel-

la versione logudorese, il gran-de e meraviglioso giorno delconsolidamento dell’amoresponsale. Un amichevole e lau-to pranzo a base di zuppa gallu-rese e tante altre specialità ga-stronomiche del loco, unita-mente ai balli, alla sfilata delGruppo Folk Trinità d’Agultu,agli assordanti spari dei fucilie-ri, hanno reso più suggestivoquesto storico frammento di

tempo, realizzato dalla pro locoe da altre associazioni del paese.Si spera che nel 2018 una rinno-vata e splendida edizione del-l’abbrazzucontribuisca a far at-tecchire nella cultura del popo-lo lo sguardo nostalgico alle at-traenti consuetudini del passa-to, accogliendo con gratitudine,da quel contesto temporale, va-lori e saggi insegnamenti chenon conoscono tramonto.

La tradizionedi Santino Cimino

La Maddalena, la festa della S.S. Trinità vissuta molti anni or sono da una bambinadi Anna Novelli

I fidanzati

La processione della Trinità nel passato

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N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

GALLURAANGLONA& cu l tu ra14

Alfonso De Roberto, anche se fi-sicamente ci ha lasciati cinqueanni fa, continua a tracciare per-corsi e modelli virtuosi. Lo scorso26 maggio, a Olbia, nella salaconferenze dell’Expò, si è svoltala giornata conclusiva del Pre-mio a lui dedicato, giunto allaquarta edizione. Il concorsoUguali e Diversi, ideato e orga-nizzato per le scuole superioridalla famiglia De Roberto-To-gnotti, ha suscitato grandissimointeresse. Caterina, figlia delcompianto Alfonso, indimenti-cabile come giornalista, inse-gnante, amministratore comu-nale e volontario, non poteva tro-vare mezzi migliori per ricordaree onorare la figura paterna. Ilplurale non è casuale perché, ol-tre al Premio Alfonso De Rober-to, lei ha promosso il progetto Se-mi di lettura consistente nelladonazione di circa duemila libripiù centinaia di riviste e cd musi-cali, già appartenuti a suo padre.

A beneficiarne sono dodici asso-ciazioni ed enti di Olbia, tra cui laBiblioteca Simpliciana, l’Asso-ciazione Argonauti, il liceo arti-stico Fabrizio De Andrè, l’ospe-dale Giovanni Paolo IIe la scuolaCivica di Musica. L’argomentodel Concorso era particolarmen-te caro a De Roberto: l’abbatti-mento delle barriere sociali, fisi-che, economiche e culturali.“Questo Premio è nato in memo-ria di mio padre - ha dichiaratoCaterina - ma il nostro intentonon è meramente celebrativo.Vogliamo trasmettere agli stu-denti il concetto che l’impegnopersonale è necessario per con-tribuire alla crescita della nostracittà. Vedendo i lavori dei ragazzici siamo accorti che è solo un luo-go comune quello che li definiscedistratti e superficiali. Invece,toccando le corde giuste, sannoesprimere tante energie positive.Mi ha colpito il loro coraggio, lavoglia di raccontarsi e di mettersiin gioco. Il tema offre una molte-plicità di rappresentazioni percui, ogni anno, si affrontano va-rie sfumature; ringrazio soprat-tutto il mondo della scuola cheaderisce sempre con entusia-smo. Anche la scelta di istituiretre sezioni rispecchia la volontàdi stimolare i ragazzi in diverseforme di espressione”. Da segna-lare la collaborazione di Argo-nauti e Taphros editrice, e il pa-trocinio del Comune di Olbia

rappresentato all’Expò dall’as-sessora Sabrina Serra. Una ses-santina di elaborati valutati dallaGiuria formata da Veronica Asa-ra, Caterina De Roberto, SilviaLidia Fancello, Roberto Ferina-io, Giovannella Monaco e TinoScugugia. Durante la manifesta-zione, coordinata dal giornalistaClaudio Chisu, sono intervenutiNadia Spano, consigliere di am-ministrazione dell’Aspo e Fran-cesca Ena, membro del Labint.Nella sezione letteraria ha vintoPaolo Ardovino del liceo Gram-sci con il suo Vita da oca. Alle suespalle Matteo Germanetto conDiversi insiemedell’istituto Def-fenu e Stefania Porcheddu conAiutami a capiredel liceo De An-dré. Menzione per Carlotta Rossidell’Amsicora, con Studentiuguali e diversi. Nella sezioneartistica il primo posto è stato

conquistato da Sophia Murgia eAndrea Loi del liceo De André,con la canzone Learning to live.Medaglia d’argento per la terza AInformatica del Deffenu con Pa-role e fede. Bronzo per GiuliaOstera del Deffenu e il suo Alterego - Identità parallele. Menzio-ne per La Metamorfosi di Ga-briele Orecchioni del De André.Nella sezione tecnica è stato pre-miato un progetto molto interes-sante: l’Acquaciclo dell’IstitutoAmsicora, una specie di pedalòche può essere utilizzato con l’au-silio delle braccia, adatto quindiai disabili. Assegnati anche altridue premi extra-sezioni; quellodell’associazione Insula Felixandato a Cecilia Varrucciu del DeAndré per La vita dei colori e ilpremio del Comune alla classeprima N del Gramsci per un vi-deo sull’omofobia.

Adagiato su una dolce colli-na a 357 metri sul livellodel mare, il piccolo paese

di Sant’Antonio di Gallura vantauna posizione strategica nel cuo-re della Gallura, a soli 25 km dallacosta, è la porta d’ingresso versol’entroterra gallurese, circonda-to da profonde vallate e boschi diquerce. Incastonato in un rigo-glioso paesaggio caratterizzatoda sculture granitiche, lecci, len-tischi e olivastri ed altri arbustiche caratterizzano questa zonadella Sardegna, mostra al visita-

tore la sua natura più genuinanella semplicità ed accoglienzadei suoi circa 1.600 abitanti che,attraverso la conservazione delleproprie tradizioni, ne rivela l’es-senza più pura ed autentica. At-traversando la via principale siraggiunge il cuore del piccoloborgo dove, a circondare le chie-se di Sant’Antonio Abate eSant’Andrea e la grande piazzafulcro dei maggiori eventi locali,si raccoglie il centro storico, inse-rito tra vecchi edifici rivestiti ingranito, quasi a rimarcare la po-tenza e la forza di questa pietrache in Gallura domina silenzio-

sa. Ed è da qui che si raggiungeun piccolo angolo di modernitàrappresentato dalla piazza Mar-co Tamponi in cui forme geome-triche dalle linee forti e decise di-mostrano come la fusione di di-versi materiali naturali si equili-brano in un design attuale e ac-cattivante. Punto di particolareinteresse lo riveste il belvedere diLu Naracu, una piccola altura fa-cilmente raggiungibile a piedi,nei pressi del quale si supponesorgesse un villaggio nuragico.Raggiungendo la cima, percor-rendo la scalinata inserita in ungiardino di rigogliosa vegetazio-

ne e blocchi granitici,l’ospite gode di una vistaa 360 gradi del magnificopaesaggio che si apre allasua vista. La piazzettamunicipale, impreziositada murales e sculturedell’artista PinuccioSciola, offre ampi spaziper dedicarsi a momentidi relax, passeggiandonel parchetto adiacente oammirando i giochi d’ac-

qua della fontana posta all’in-gresso del palazzo municipale.Importante sottolineare le diver-se chiese campestri dislocate intutto il territorio santantonese,emblema della forte fede religio-sa degli abitanti: tutte si colloca-no in un contesto naturalistico dielevata importanza ambientale,che rende l’atmosfera intrisa diuna forte carica energetica. De-gno di una nota di merito è sicu-ramente il parco naturale di SanGiuseppe, a solo un chilometrodal centro abitato, dove i profu-mi delle querce ed i colori dellaflora lussureggiante conferisco-no un aspetto suggestivo allapiccola cappella dedicata al San-to. La frazione di Priatu, distantecirca 11 chilometri, è l’immaginedei suoi abitanti, discreti e labo-riosi: sorto sul colle di Montene-ro, si racchiude attorno alla chie-sa di Nostra Signora di Monte-nero. La natura tutt’intorno av-volge il villaggio in un susseguir-si di vallate verdeggianti accen-tuando il senso di pace e benes-sere che ne consegue.

rubrica Scenari galluresi a cura di Gallura da Valorizzare

Il Premio AlfonsoDe Roberto onora la memoriavalorizzandobravura e talentodi Marella Giovannelli

Sant’Antonio, una perla nel cuore della GalluraVeronica Pilo, coordinatrice GdV di Sant’Antonio di Gallura

Una panoramica di Sant’Antonio di Gallura

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15rubr iche GALLURAANGLONA&N. 11 Anno XXV 10 giugno 2017

La chiesa di SanGiorgio a PerfugasA breve distanza da Perfugas, adominare sul lato opposto ad unnuraghe una splendida vallata, èla chiesa di San Giorgio, un tem-po, molto probabilmente, luogodi culto dello scomparso villag-gio di Leda. L’edificio, costruitoin facciata in trachite rossa e peril resto con pietrame misto into-nacato, presenta un prospettosviluppato in orizzontale e se-gnato da alcuni elementi, come ilportale e il rosone, che ne movi-mentano la superficie piana, cre-ando una serie di pieni e vuoti inperfetto equilibrio simmetrico.La facciata si presenta divisa ver-ticalmente in due parti da unacornice marcapiano ornata conracemi intrecciati e retta da unateoria di archetti pensili trilobatiornati al centro da rosette in rilie-vo. La parte bassa presenta unazoccolatura in aggetto, che attra-verso un gradone posto sullospecchio sinistro segue il decliviodel terreno, su cui poggia l’edifi-cio. Al centro è sistemato l’ampioportale sormontato da lunettacieca ornata unicamente da unrilievo raffigurante il sole radian-te col volto sindonico al centro insostituzione del trigramma IHS.Affiancano il portale una serie dicolonnine a fusto che segnano gli

strombi, termi-nanti in capitellilineari ornati congigli, a sinistra, erosette a destra,mentre la lunettacentinata è rac-chiusa in un’am-pia cornice a tori egole, da cui, sui la-ti, emergono duesemicolonne ter-minanti in capitel-li figurati con che-rubini, che reggo-

no le immagini ad altorilievo deisanti Pietro e Paolo e al centro daun puntale con mensola a motivivegetali, che regge l’altorilievodel santo titolare della chiesa. Laparte alta della facciata presentaun tetto a capanna con spioventisegnati da una cornicesui bordi. Al centro è unampio rosone, che assie-me ai due oculi che lo af-fiancano illumina l’inter-no, circondato da un’am-pia ghiera ornata su dueregistri da racemi incro-ciati simili a quelli dellacornice marcapiano,mentre la raggera è orna-ta da dodici colonnineunite da archetti a sestoacuto. Il modello biparti-to della facciata, con am-pio portale in asse col ro-sone e decorazione sul-l’estradosso della lunettacon colonnine e pinna-coli, è presente nell’isolain diverse chiese, comeSanta Giulia di Padria,edificata prima del 1520,San Giorgio di Pozzo-maggiore (1540-70),Santa Chiara di Cossoine(seconda metà XVI secolo) oSanta Vittoria di Thiesi; mentresguanci simili del portale e lunet-ta con ghiera è presente nel por-tale della cattedrale di Tempio,così come nei più tardi portali

dell’oratorio del Rosario, semprea Tempio, e della parrocchiale diLuras. L’interno è a navata unicadivisa in quattro campate da treampie arcate ogivali a sesto acutopoggianti su ampi pilastri addos-sati alle pareti laterali, che reggo-no un tetto a due falde in legno. Ilfondo dell’aula è segnato da duealtaroli a tempietto di tipo classi-co in altorilievo, affiancanti l’ar-co d’accesso al presbiterio, che sipresenta a pianta quadrata chiu-so in alto da una volta a vela connervature che terminano al cen-tro in una gemma pendula. Ladatazione del tempio è da fissarsiattorno agli anni Venti del Cin-quecento, visto che sulla travedella prima campata era riporta-ta la data 1528, riferita, moltoprobabilmente, alla data di con-

clusione dei lavori. L’altare mag-giore, ora spoglio, era ornato daun grandioso retablo pittorico,oggi custodito in un ambienteadiacente la chiesa parrocchialedi Santa Maria degli Angeli. La

grande ancona, databile agli an-ni Settanta del Cinquecento, è di-visa nel corpo, circondato da pol-varori in aggetto, in cinquescomparti su tre livelli, con quel-lo centrale più ampio e alto. Subi-to sotto è la predella divisa in cin-que scomparti, affiancata da dueporte che, assieme ad altri duescomparti, serrano sui fianchi lamensa d’altare. L’enorme politti-co presenta a sinistra, dal bassoverso l’alto, l’Annunciazione,San Giorgio a cavallo, la Natività,l’Adorazione dei Magi, la Pente-coste e l’Ascensione; a destra laVisitazione, San Gavino a caval-lo, la Resurrezione, la Presenta-zione al Tempio, l’Assunzione el’Incoronazione della Vergine. Alcentro, attorno ad una nicchia,sono raffigurati evangelisti e

santi, mentre nelle tavo-le superiori la Sacra Fa-miglia con Sant’Anna ela Crocifissione. La pre-della presenta invece iquattro dottori dellachiesa (Agostino, Grego-rio, Girolamo e Ambro-gio) con la Pietà al cen-tro, mentre nei duescomparti accanto allamensa sono raffiguratiSan Francesco e San-t’Antonio da Padova.Nelle porta laterale de-stra, infine, è raffiguratoSan Paolo, mentre quelladi sinistra, oggi scom-parsa, doveva essere raf-figurato San Pietro. Sitratta di un’opera che ri-prende gran parte del re-pertorio della pittura delnord Sardegna della me-tà del XVI secolo (la co-siddetta scuola del Mae-

stro di Ozieri), con citazioniesplicite anche al precedente re-tablo di Ardara, ma anche altrepiù innovative, com’è il caso delCrocifisso ripreso da una incisio-ne di Cornelis Cort del 1566.

I luoghi della fede a cura di PhD Prof. Luigi Agus - Cattedra di Storia dell’Arte ModernaAccademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”

I sapori della Gallura e dell’Anglona a cura di Maria Antonietta Mazzone

Ingredienti:

20 fiori di zucca,100 g di peretta freschissima (o 2 mozzarelle), 150g di prosciutto cotto, 1/2 zucchina freschissima -grattugiata a julienne sottile, 2 cucchiai di parmigiano, olio extravergine d’oliva qb,sale e pepe fresco di macina.

ulite delicatamente i fiori di zuccaeliminando il pistillo, lavarli accu-ratamente e lasciar sgocciolare

sullo scolapasta. Inserire in ogni fiore qual-che fettina di prosciutto, un pizzico di zuc-china grattugiata e infine la fettina di perettao mozzarella. Chiudere la parte finale delfiore . Adagiare i fiori in una teglia con un filodi olio, salare e spolverare con abbondanteparmigiano. Aggiungere una bella macinatadi pepe e irrorare con olio evo. Cuocere inforno per 10/15 minuti a 180’.

Fioridi zucca ripieni

Veduta della chiesa sulla vallee del nuraghe

Maestro anonimo, Retablo Maggiore (Chiesa parrocchiale, 1570-80 circa)

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