Pagine da strength & conditioning 22

14
GIAN MARIO MIGLIACCIO Dottore di ricerca in Sport Science, direttore scientifi co Sport Science Lab. Migliaccio Gian Mario Sport Science Lab ALLENAMENTO COMPETIZIONE CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA- MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 5 S&C (Ita) n.22, Ottobre-Dicembre 2017, pp. 5-9 Nell’evoluzione della specie uomo, i nostri ante- nati dovevano effettuare percorsi giornalieri di ol- tre 15 km, non tutti a velocità costante, perché certo quegli ominidi alternavano momenti a basse intensità, in silenzio per catturare le prede, con fasi di impegno molto intense, al massimo delle proprie possibilità per sfuggire alle belve. Senza avere una seconda possibilità. (1) Allo stesso tempo, essi effettuavano azioni dina- miche come camminare o correre, sia in pianura che in montagna, ma anche azioni di potenza e di velocità per superare dossi o fiumi. Un susse- guirsi, quindi, di fasi diverse per intensità, ritmo, velocità, forza, potenza, che era richiesto nella vita di tutti i giorni, in modo intervallato e casua- le. Nell’evoluzione dell’uomo questa era chiamata vita. Nei tempi moderni la chiamiamo, con gli ovvi distinguo, allenamento. 1. SIAMO VELOCISTI O FONDISTI? Questa considerazione, seppur basata su fon- damenti corretti e dimostrata dalla genetica, non sembra essere una vera discriminante nel- la prestazione. Biopsie su atleti, sempre più re- centi, hanno dimostrato che la prima cataloga- zione di fibre, bianche o rosse, si è man mano evoluta in una innumerevole sotto-gamma di sfumature, fino a 7 nelle più recenti pubblica- zioni scientifiche (2), che forniscono all’atleta una predominanza di potenzialità genetiche, ma anche una straordinaria possibilità di allena- re le fibre “miste” per diverse azioni dinamiche. Ed allora perché chi è fondista non è veloce? Il più delle volte la genetica non è la causa, semplice- mente non ci si allena per quelle caratteristiche. E quindi si è completamente disallenati, sia negli aspetti neuromuscolari che metabolici. Questa situazione la ritroviamo in atleti che han- no sempre concentrato le proprie attenzioni su sistemi e metodi di allenamento in cui la “base aerobica” era la priorità. Allenamenti basati su la- voro cosiddetto “lungo e lento” (con terminologie, in realtà, diverse da sport a sport), con grandi volumi di attività fisica in steady state, ovvero a velocità costante e sottomassimale. Questo tipo di allenamento, basato su metodologie del seco- lo scorso, è tutt’oggi ampiamente praticato so- prattutto da amatori e principianti, ma non più ri- tenuto la massima espressione di efficacia in base alle evidenze scientifiche. (3) 2. PERCHÉ IL MONDO STA DIVENTANDO “EVIDENCE-BASED”? Semplicemente perché “basarsi su evidenze scientifiche”, ovvero su fatti, ci ha fatto superare i concetti del passato, teorizzati ma non dimo- strati, che hanno caratterizzato tutta la meto- dologia dell’allenamento degli ultimi 100 anni. Ma le cose cambiano e ci si “apre” alla scienza. Nel 2014, il Professor Platonov mi invitò a Kiev alla presentazione del suo ultimo libro di fisiologia dell’esercizio. Vladimir Nikolaevich Platonov (4) è stato uno dei maggiori “capofila” di quel gruppo di esperti del pe- High Intensity Interval training HIIT PRIMA PARTE

Transcript of Pagine da strength & conditioning 22

Page 1: Pagine da strength & conditioning 22

GIAN MARIO MIGLIACCIODottore di ricerca in Sport Science, direttore scientifi co Sport Science Lab.

Migliaccio Gian MarioSport Science Lab

ALLENAMENTOCOMPETIZIONE

CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA-MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E

REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 5

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

5-9

Nell’evoluzione della specie uomo, i nostri ante-nati dovevano effettuare percorsi giornalieri di ol-tre 15 km, non tutti a velocità costante, perché certo quegli ominidi alternavano momenti a basse intensità, in silenzio per catturare le prede, con fasi di impegno molto intense, al massimo delle proprie possibilità per sfuggire alle belve. Senza avere una seconda possibilità. (1) Allo stesso tempo, essi effettuavano azioni dina-miche come camminare o correre, sia in pianura che in montagna, ma anche azioni di potenza e di velocità per superare dossi o fiumi. Un susse-guirsi, quindi, di fasi diverse per intensità, ritmo, velocità, forza, potenza, che era richiesto nella vita di tutti i giorni, in modo intervallato e casua-le. Nell’evoluzione dell’uomo questa era chiamata vita. Nei tempi moderni la chiamiamo, con gli ovvi distinguo, allenamento.

1. SIAMO VELOCISTI O FONDISTI?Questa considerazione, seppur basata su fon-damenti corretti e dimostrata dalla genetica, non sembra essere una vera discriminante nel-la prestazione. Biopsie su atleti, sempre più re-centi, hanno dimostrato che la prima cataloga-zione di fibre, bianche o rosse, si è man mano evoluta in una innumerevole sotto-gamma di sfumature, fino a 7 nelle più recenti pubblica-zioni scientifiche (2), che forniscono all’atleta una predominanza di potenzialità genetiche, ma anche una straordinaria possibilità di allena-re le fibre “miste” per diverse azioni dinamiche.

Ed allora perché chi è fondista non è veloce? Il più delle volte la genetica non è la causa, semplice-mente non ci si allena per quelle caratteristiche. E quindi si è completamente disallenati, sia negli aspetti neuromuscolari che metabolici.Questa situazione la ritroviamo in atleti che han-no sempre concentrato le proprie attenzioni su sistemi e metodi di allenamento in cui la “base aerobica” era la priorità. Allenamenti basati su la-voro cosiddetto “lungo e lento” (con terminologie, in realtà, diverse da sport a sport), con grandi volumi di attività fisica in steady state, ovvero a velocità costante e sottomassimale. Questo tipo di allenamento, basato su metodologie del seco-lo scorso, è tutt’oggi ampiamente praticato so-prattutto da amatori e principianti, ma non più ri-tenuto la massima espressione di efficacia in base alle evidenze scientifiche. (3)

2. PERCHÉ IL MONDO STA DIVENTANDO “EVIDENCE-BASED”?Semplicemente perché “basarsi su evidenze scientifiche”, ovvero su fatti, ci ha fatto superare i concetti del passato, teorizzati ma non dimo-strati, che hanno caratterizzato tutta la meto-dologia dell’allenamento degli ultimi 100 anni. Ma le cose cambiano e ci si “apre” alla scienza. Nel 2014, il Professor Platonov mi invitò a Kiev alla presentazione del suo ultimo libro di fisiologia dell’esercizio. Vladimir Nikolaevich Platonov (4) è stato uno dei maggiori “capofila” di quel gruppo di esperti del pe-

High Intensity Interval training

HIIT

PRIMA PARTE

Page 2: Pagine da strength & conditioning 22

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 11

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

11

-18

S&C

INTRODUZIONEL’identificazione del talento (TID) è un processo attraverso il quale un’autorità sportiva tenta di valutare i potenziali futuri atleti. Purtroppo, mol-ti atleti non riusciranno a raggiungere i massimi livelli del loro sport, nonostante mostrino una ca-pacità e una condizione fisica elevate. Poiché mol-te abilità sono trasferibili, il processo di TID può avere lo scopo di indirizzare tali atleti verso uno sport alternativo o più adatto.29 Spesso del pro-cesso di TID fanno parte alcuni test fisici che pos-sono avere una rilevanza particolare per gli sport che non richiedono capacità percettivo-cognitive, in particolare nell’ambito di sport ad abilità chiuse come il sollevamento pesi.43,39 La British Weight Lifting (BWL), l’ente britannico che si occupa della pesistica, usa attualmente una batteria di test fisici per identificare i potenziali atleti di talento che si allenano e gareggiano in altri sport. Il pro-tocollo completo della BWL è composto da test di flessibilità, antropometrici e fisici e si svolge in più fasi. Poiché la prima fase del protocollo per la TID della BWL si svolge in varie sedi, è bene tenere in considerazione il trasporto e il montaggio del-le attrezzature. Allo stesso modo, gli atleti presi in considerazione per questa prima fase della TID possono avere un’esperienza scarsa, se non nulla, nella pesistica, pertanto i test selezionati devono rappresentare movimenti o compiti che siano fa-miliari in numerosi sport. Entrambi questi fattori fanno prediligere l’uso di semplici test da campo. Le versioni iniziali del protocollo per la TID della

BWL richiedevano agli atleti di eseguire un sal-to verticale, un salto orizzontale, uno sprint della lunghezza di 30 m e un lancio di una weighted ball [una palla zavorrata, NdC] al di sopra della testa. Nell’ambito del sollevamento pesi, una prestazio-ne vincente richiede che l’atleta realizzi il tota-le più alto possibile in due movimenti: lo strappo (snatch) e lo slancio (clean and jerk). La massa corporea ha una forte influenza sul peso totale sollevato e pertanto i concorrenti sono suddivi-si in categorie basate sulla corporatura. Una correzione delle misure della forza per mettere a confronto le prestazioni in queste categorie è per lo più ottenuta mediante un metodo di scale a rapporti equivalenti. Tuttavia, poiché la correla-zione tra forza e massa non è lineare10, la scala a rapporti equivalenti comporta una distorsione (bias) in favore dei pesisti più leggeri. I modelli allo-metrici forniscono un metodo più adatto a correg-gere le prestazioni del sollevamento pesi, benché siano ancora presenti degli errori.21 I confronti in ambiente competitivo sono ottenuti tramite un esponente di scala noto come coefficiente Sin-clair. Il coefficiente Sinclair viene ricalcolato per ogni anno Olimpico e si basa sulle prestazioni re-gistrate degli anni precedenti. Nonostante i loro limiti, i metodi di scale a rapporti equivalenti e al-lometrici sono ancora utili per fare dei confronti in ambiente di allenamento. Per gli atleti con un totale competitivo, è più pertinente il coefficien-te Sinclair.10 Durante la gara, il pesista solleva un bilanciere con pesi da una posizione immobile al

RICH KITERich possiede un Bachelor of Science (laurea di primo livello) in Forza e Condizionamento fi sico e sta seguendo un Master of Research in Scienze dello Sport. È attualmente incaricato dello sviluppo dei talenti e allenatore regionale per la British Weight Lifting.

ADAM SPENCEAdam è professionista della forza e del condizionamento fi sico da oltre dieci anni. È attualmente allenatore della forza e del condizionamento fi sico alla Royal Holloway (Università di Londra), nel Regno Unito.

Rich J. Kite,1* Adam Spence,2

1British Weight Lifting, Leeds, UK; 2 St. Mary’s University, Twickenham, UK

l salto orizzontale come fattore predittivo della prestazione nel sollevamento pesi: uno studio pilota

I

25%

Page 3: Pagine da strength & conditioning 22

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 21

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

21

-27

L’analisi di una lesione così tragica come la rot-tura del tendine d’Achille sarebbe inutile se non esistessero soluzioni. Pertanto, diversamente dalle soluzioni irrazionali (o persino inesistenti) proposte dalla letteratura sull’allenamento spor-tivo, dagli allenatori del condizionamento fisico e dai chirurghi ortopedici, vi può essere un’azione alternativa logica e ragionevole da intraprendere per ridurre i numerosi casi di lesioni a carico della caviglia e del tendine di Achille che affliggono i giocatori di football [ma anche gli atleti di altre specialità sportive, NdC].

“Non puoi cadere senza farti male, se non sei in grado di fletterti”

Le principali differenze tra il regime di allenamen-to dei pesisti e quello dei giocatori di football ri-siedono nel fatto che i pesisti sottopongono gli arti inferiori ad esercizi caratterizzati da velocità elevata e un’ampia escursione articolare.

Invece, nell’allenamento della forza dei giocatori di football sono preponderanti gli elementi tipici del bodybuilding e del powerlifting e anche molti degli esercizi di agilità non affrontano l’elasticità, la flessibilità e la destrezza che gli esercizi della pesistica invece impongono ed allenano.Probabilmente, il concetto più importante da te-nere presente è che non si devono separare o altrimenti arbitrariamente compartimentalizza-re, le lesioni a carico degli arti inferiori (in primo luogo quelle da non contatto). Nel caso dei gioca-tori di football, la compressione di piedi, caviglie e ginocchia con bende e tutori, l’irrigidimento delle articolazioni di anche, ginocchia e piedi ad opera degli esercizi tipici del bodybuilding e powerlifting e la generale mancanza di una completa ampiezza di movimento comportano che una lesione a cari-co del ginocchio non può che essere il risultato di caviglie bendate o steccate e della rigidità gene-rale di anche, ginocchia e caviglie che impedisce all’atleta di dissipare, o di redistribuire in altro

“Se una molla viene allungata e poi

rilasciata, “scatt a” di nuovo indietro”

(R.McN. Alexander, 1988)

Sportivnypress.com©

oluzioni pratiche al problema della rottura del tendine di Achille e alla diffusione delle lesioni a carico degli arti inferiori dei giocatori di football

Andrew Charniga, Jr.

S

ANDREW “BUD” CHARNIGAScienziato delsollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie allaEastern MichiganUniversity (USA) eMaster in Kinesioterapia allaUniversità di Toledo (SPA). Fondatore, nel1980, di SportivnyPress. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articolisull’allenamento nel sollevamento pesi, sullabiomeccanica, sulrecupero, ecc.

I rilievi che l’Autore sembra avanzare, qua e là nell’articolo, rispetto ai contenuti di alcuni testi della NSCA si riferiscono, in realtà, a tesi e a punti di vista e scelte metodologiche di qualche anno fa. La visione attuale della NSCA è del tutto condivisibile, nei testi editi e nei principi propugnati, e non presenta punti di confl itto né concetti classifl cabili come erronei (NdR).

I NOSTRI “COMPAGNI DI PEDANA”

Page 4: Pagine da strength & conditioning 22

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 29

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

29

-37

S&C

INTRODUZIONECombinare un tipico esercizio di allenamento contro resistenza con un attrezzo destabiliz-zante, compresa una superficie instabile (ad es. una palla BOSU o una Swiss ball), è di-ventata una metodica sempre più diffusa nei programmi di allenamento. Tra i benefici perce-piti per l’allenamento, derivanti dall’utilizzo di attrezzi destabilizzanti, vi sono: aumento della co-attivazione muscolare con produzione infe-riore della forza (4), aumento dell’attivazione del core rispetto ad esercizi simili eseguiti su una superficie stabile (21,23) e aumenti del-la forza dovuti agli adattamenti neurali (2). In genere, si ritiene che gli strumenti che appor-tano instabilità non siano consigliati quando l’obiettivo principale dell’allenamento è quello di aumentare la forza mediante ipertrofia mu-scolare (3) o migliorare la produzione di forza e potenza (12,28). Tuttavia, l’uso di strumenti destabilizzanti è stato raccomandato per sco-pi riabilitativi (6,11,21).

Quando si esegue un esercizio di squat con un attrezzo cosiddetto destabilizzante, sono disponibili numerose opzioni per produrre un’interfaccia tra l’utente e l’attrezzo. Tra gli strumenti destabilizzanti sono stati inclusi superfici di gomma espansa (12), dischi gon-fiabili (1) e una palla BOSU con la cupola rivol-ta verso il basso (8) e verso l’alto (24). Con questi dispositivi l’instabilità viene generata a partire dal basso. Non è chiaro quale sia l’ef-fetto dell’uso di un attrezzo che destabilizza dall’alto verso il basso, che introduce cioè l’in-stabilità a livello delle mani o della parte supe-riore del corpo, rispetto all’instabilità genera-ta dal basso verso l’alto.Studi precedenti sull’attivazione dei muscoli, sia degli arti inferiori che del tronco, durante un movimento di squat eseguito con attrezzi destabilizzanti hanno dato risultati contra-stanti. McBride et al. (16) hanno osservato diminuzioni sia nella produzione della forza che nei valori elettromiografici (EMG) integrati e

Brian C. Nairn,1 Chad A. Sutherland,2 Janessa D.m. Drake1School of Kinesiology and Health Science, Faculty of Health, York University, Toronto, Ontario, Canada; and 2Department of

Kinesiology, Faculty of Human Kinetics, University of Windsor, Windsor, Ontario, Canada

A SEDE DELL’INSTABILITÀ INFLUISCE SUL MOVIMENTO E SULL’ATTIVITÀ MUSCOLARE DURANTE UN ESERCIZIO DI SQUAT

L

ORIG:Motion and muscle activity are a� ected byinstability location during a squat exercise.Journal of Strength and Conditioning ResearchNational Strength and Conditioning Association VOLUME 31 - NUMBER 3 - MARCH 2017

ALLENATORE PERSONAL TRAINERCORSO DI 1° LIVELLO

CORSO DI 2° LIVELLO

CORSO DI 3°LIVELLO

ISTRUTTORE PERSONAL TRAINER SENIOR

PERSONAL TRAINER MASTER SPORT SPECIALIST

MAIL: [email protected] | [email protected] | [email protected] | WEB: www.strengthacademy.it I INFO : 06.8797.3013 | 3014 | 3015

CORSI DI QUALIFICA

Page 5: Pagine da strength & conditioning 22

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 39

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

39

-44

Alberto Andorlini

ALBERTO ANDORLINIPreparatore presso F.C. Internazionale Milano.Chief Therapist presso Training Lab di Firenze.Svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze.

IL LUOGO DELL’ESERCIZIO.

Viaggio euristico permenti allenabili.

QUARTA PARTE

CONTRIBUTO

ORIGINALE

Contatti

La National Strength and Conditioning Association (NSCA) viene fondata nel 1978 con il nome di National Strength Coaches Association da un gruppo di allenatori della forza accomunati dal desiderio di creare una rete professionale, collaborare e uniiicare la professione. Oggi la NSCA si compone di 28.000 professionisti del settore e di circa 40.000 Tecnici certiiicati NSCA. LaLa NSCA è riconosciuta come l'autorità a livello mondiale in tema di allenamento e con-dizionamento della forza. La missione è sostenere e divulgare conoscenze basate sulla ricerca e diffondere le applicazioni pratiche che ne derivano, al iine di migliorare la pre-stazione atletica e la forma iisica. La NSCA pubblica due delle maggiori riviste internazionali in tema di forza e condizio-namento: Strength and Conditioning Journal (SCJ) e Journal of Strength and Conditio-ning Research (JSCR). Queste ed altre pubblicazioni della NSCA fungono da anello di congiunzione tra le conoscenze acquisite presso i laboratori di ricerca scientiiica appli-cata allo sport e ciò che viene insegnato dai professionisti del iitness, colmando così il di-vario tra teoria e pratica.

Le Certiiicazioni NSCA

Certiiied Strength and Conditioning Specialist (CSCS). Il programma CSCS (Specialista nell'allenamento e condizionamento della forza) è stato creato nel 1985 per qualiiicare coloro che sono in possesso delle conoscenze e delle abilità necessarie per attuare programmi di allenamento della forza efiicaci e sicuri per gli atleti in un con-testo di squadra, al iine di migliorare la prestazione atletica. I Tecnici CSCS sono in grado di svolgere test speciiici a seconda della disciplina sportiva, realizzare program-mi efiicaci di allenamento della forza e fornire indicazioni in materia di alimentazione e prevenzione degli infortuni.

NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT). A fronte della costante crescita del settore del iitness, la NSCA ha messo a punto uno speciiico percorso di certiiicazione di personal training, dando vita al programma NSCA-CPT nel 1993. Gli NSCA-Certiiied Personal Trainer (NSCA-CPT) sono professionisti della salute e della forma iisica che, utilizzando un approccio individualizzato, valutano, motivano, educano e allenano i clienti mediante programmi di allenamento efiicaci, sulla base delle loro speciiiche esi-genze per il raggiungimento dei loro obiettivi personali.

06.87973015

[email protected]

Page 6: Pagine da strength & conditioning 22

FABIO PRINALaurea Magistrale in Scienze Motorie, Università degli Studi di MilanoPersonal Trainer esperto in Ginnastica Compensativa e Rieducazione Posturale.Responsabile tecnico presso centro Riabilitativo/Sportivo G.P. GYM di Mesero.

GIAMPIETROALBERTIProfessore Associato di Metodi e Didattiche delle Attività SportiveScuola di Scienze Motorie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di [email protected]

Fabio Prina e Giampietro Alberti

mnesia glutea: descrizione e rimedi

A SECONDA PARTE

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 47

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

47

-52

IL METODO TS: UN RIMEDIO ALL’AMNESIA GLUTEA PREMESSANello scorso numero di questa rivista abbiamo trattato le problematiche collegate a una non corretta attivazione del Grande Gluteo. Abbiamo visto come la sindrome della cosiddetta Amne-sia Glutea sia spesso correlata con l’infortunio di bicipiti femorali, ginocchia e caviglie oltre che a diverse condizioni patologiche subacute come, ad esempio, la sindrome del piriforme della ban-delletta ileo-tibiale, la condropatia rotulea e la lombalgia. Abbiamo cercato di ricostruire le pos-sibili cause di questa inibizione neuromuscolare del Gluteo riconoscendo lo stile di vita moderno come primo responsabile. Abitudini lavorative e ricreative ci obbligano spesso a passare molto tempo in auto, su sedie e divani, ma anche in pie-di davanti a tavoli o macchinari. La tecnologia, in

genere, ci facilita in certe attività, esonerando-ci da un’attività fisica altrimenti obbligatoria e a volte faticosa, ma non per questo dannosa. Que-ste abitudini e posture non fisiologiche (come lo stare non correttamente seduti) creano dei forti scompensi alla “macchina” muscolo-scheletrica, determinando l’insorgenza dell’amnesia glutea e quindi di tutti i problemi che essa comporta. Ab-biamo infine evidenziato come l’uomo si sia evoluto in un ambiente naturale molto più stimolante ed in forte contrasto con l’ambiente impoverito in cui oggi viviamo. Per fare alcuni esempi, non possiamo infatti ipotizzare che le comuni attività sportive che oggi promuoviamo per i nostri adulti e ragazzi possano ricreare “l’offerta motoria” di una vita in un bosco o montagna o comunque in un ambiente selvaggio privo delle comodità del progresso, sia per la quantità e la varianza degli stimoli motori. Gli sport di oggi sono molto specialistici e preve-dono l’utilizzo di pochi attrezzi o movimenti: non Guarda la vetrina dei prodotti FIPE FITNESS e acquistali online.

Scopri come sul sito federpesistica.it nella pagina dedicata.

UNITI DALLA PASSIONE www.federpesistica.it

Page 7: Pagine da strength & conditioning 22

ALFIO CAZZETTAInsegnante di educazione fisica ormai in pensione. Già docente di metodologia dell’allenamento presso Scienze Motorie di Catania e Messina. Allenatore di atletica leggera e responsabile nazionale giovanile di mezzofondo. Tecnico di basket e già preparatore dell’Isab Priolo (basket femminile di serie A). Preparatore di tennis. Già collaboratore nella riabilitazione del Calcio Catania (serie A). Già docente della Scuola Regionale dello Sport della Sicilia.Ha pubblicato:- “Traumi e Rieducazione Funzionale”, Ed. Cooperativa Dante, Vigevano- “Il Tennista”, Ed. Greco, Catania- “Sapersi muovere per mantenere e recuperare la migliore condizione”, Calzetti e Mariucci Editori.- “La resistenza negli sport individuali e di squadra” Calzetti e Mariucci Editori.

a rapidità e la velocità nel tennis (ovvero il gioco di gambe)

L

Alfio Cazzetta

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 53

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

52

-57

Il tennis è uno sport molto complesso: bisogna mediare fra le esigenze di rapidità, velocità, forza e resistenza, con azioni mai stereotipa-te, anche nella stessa partita. Le azioni sono brevi, di durata variabile (da pochi a parecchi secondi) con continui cam-biamenti di direzione. L’efficacia dell’azione di-pende dalla giusta scelta e pronta decisione: valutazione della velocità della palla e della sua traiettoria, il probabile punto di incontro, la scelta del tipo di risposta e la velocità di spo-stamento. A volte bastano pochi movimenti, a volte azioni rapidissime ed esplosive che richiedono grandi capacità organico-muscolari, ma anche del-la tecnica, nelle varie situazioni della partita. In questo contesto, si intendono esaminare i movimenti al di fuori di quelli che concernono i passi speciali di preparazione al colpo, essen-do questi di competenza del maestro.

RAPIDITÀ E VELOCITÀ È importante, prima, definire il concetto di ra-pidità.

“La qualità della rapidità non esiste e non può essere educata isolatamente, ma nor-malmente forma una lega con le altre ca-pacità fisiche (Tabacnik).“È un’espressione rapida della forza, come velocità massimale, solo un caso limite della contrazione muscolare” (Israel). “La rapidità è la facoltà di effettuare attività motorie in tempo minimo e in determinate condizioni, che durino poco tempo e che non producano affaticamento”. (Zaciorskji)

Parecchi studiosi (fra cui Israel, Verchosanskji, Radford ed altri) affermano che la rapidità di movimento dipende principalmente dalla veloci-tà della conduzione nervosa; ma ciò è da rite-

nersi limitativo, poiché è necessario prendere in considerazione le capacità cognitivi, organi-che, muscolari e tecniche. I processi cognitivi riguardano il riconoscimen-to di un’azione e la risposta più appropriata secondo la situazione. La scelta della soluzio-ne dipende dall’intelligenza, e dall’esperienza che l’atleta ha immagazzinato. Rapidità e velocità implicano anche fattori fi-siologici e meccanici (tipo di fibre, angoli uti-lizzati), età e sesso. La rapidità può essere intesa come rapidità di reazione (risposta allo stimolo), di azione (accorciamento del musco-lo), di frequenza (coordinazione). Nella velocità di risposta al servizio, incide molto la posizione di attesa. L’atleta deve as-sumere la posizione più consona all’esecuzione del gesto (angoli). Nel contesto, gioca un ruolo molto importante anche la capacità di antici-pazione, che dipende dall’intelligenza dell’atle-ta, dalla sua concentrazione e dall’esperienza.La rapidità spesso viene confusa con la velo-cità. La velocità è considerata la capacità di spostare rapidamente il proprio corpo o un ca-rico nello spazio.

FORZA E VELOCITÀIl tipo di forza determina la rapidità o la veloci-tà di esecuzione: - se il muscolo ha un maggior numero di fi-

bre bianche, la contrazione è più rapida;- se si deve vincere una resistenza bassa,

il movimento potrà essere rapido (forza rapida);

- se si deve vincere una resistenza me-dio-alta, sarà necessario ricorrere alla forza esplosiva (veloce);

- si può esplicare una grande forza esplo-siva, se si ha un buon gradiente di forza massima.

Page 8: Pagine da strength & conditioning 22

G. Di Natali, C. Lisi, S. Ottobrini, M. Del Bianco, L. Marin

ttività fi sica e patologie venose

A

SARA OTTOBRINIDottore Magistrale in Scienze MotoriePhD Student Università di GenovaLaboratorio Attività Motoria Adattata (LAMA)Università di Pavia.

CLAUDIO LISISpecialista in Medicina Fisica e Riabilitazione e in Medicina dello Sport.Direttore UO di Medicina Fisica e Riabilitativa presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Professore a contratto presso l’Università di Pavia.

GIUSEPPEDI NATALISpecialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, Dirigente Medico Fisiatra UO di Medicina Fisica e Riabilitativa presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Professore a contratto presso l’Università di Pavia.

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 59

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

59

-62

Le malattie vascolari periferiche possono riguar-dare le arterie (patologie ostruttive o funziona-li), le vene, entrambi i vasi (p. es., fistole arte-ro-venose) o i vasi linfatici. Le patologie arteriose ostruttive comprendono l’ostruzione arteriosa periferica e la tromboangioite obliterante. Le pa-tologie funzionali delle arterie possono essere do-vute a fenomeni di vasospasmo (fenomeno e ma-lattia di Raynaud, acrocianosi) o di vasodilatazione (eritromelalgia); possono essere secondarie a un alterato funzionamento locale dei vasi sanguigni o a disturbi del sistema nervoso simpatico, oppure ancora possono accompagnare patologie vasco-lari organiche. Le patologie venose comprendono la trombosi venosa e le varici; le patologie combi-nate artero-venose comprendono le fistole arte-ro-venose; le patologie dei vasi linfatici compren-dono il linfedema e il lipedema1.L’attività fisica (AF) e la riabilitazione possono svolgere un ruolo importante nel trattamento e nella prevenzione della patologia vascolare degli AAII e delle sue complicanze. Questo articolo si occuperà della pratica dell’AF come supporto alle patologie venose e arterovenose.Le complicazioni degli eventi vascolari non solo si traducono in ostacoli fisici, ma rischiano di altera-re l’adattamento psicosociale. I soggetti, spesso,

non ritornano a svolgere il loro precedente lavoro e le attività personali e del tempo libero a cui era-no abituati. Tutto ciò può condurre all’isolamento sociale, ad una scarsa compliance ai trattamen-ti, ad una percezione negativa del proprio stato di salute, all’ansia ed alla depressione che sono comuni in tali soggetti, anche se coinvolti in pro-grammi di riabilitazione/rieducazione. Gli obiettivi del recupero psico-sociale e profes-sionale devono quindi essere la massimizzazione delle capacità funzionali e di adattamento, coe-rentemente con i danni già subiti e con le eventuali limitazioni ambientali. In questo modo, il soggetto può tornare a svolgere un ruolo utile e personal-mente soddisfacente nella società.Considerata la multifattorialità eziopatogenetica e la variabilità delle manifestazioni cliniche, oltre all’ormai universalmente riconosciuto approccio multidisciplinare, è importante rendere il tratta-mento riabilitativo/rieducazionale quanto più per-sonalizzato possibile. Tale approccio va integrato con le indicazioni ge-nerali riportate in letteratura che, sebbene non evidenzino con accuratezza percorsi e protocolli validati, forniscono una serie di indicazioni, di ca-rattere generale, utili per stilare un corretto pro-gramma di lavoro individualizzato.

CORSO NAZIONALE KETTLEBELL POWERPAlESTRA IRON FIT - VIA MENTANA, 17

15 OTTOBRE MONZA

CORSO NAZIONALE RIEQUILIBRIO POSTURALE E FUNZIONALE AVANZATOPALESTRA TOR CARBONE CROSSFIT - VIA DI TOR CARBONE, 41

14/15 OTTOBRE ROMA

CORSO NAZIONALE STRENGTH TRAINING CENTRO SPORTIVO OLIMPICO ESERCITO - VIA DEGLI ARDITI, 1

21/22 OTTOBRE ROMA

CORSO NAZIONALE RIEQUILIBRIO POSTURALE E FUNZIONALE AVANZATOPALESTRA BODY AND SOUL - VIA PIETRO MASCAGNI

11/12 NOVEMBRE NAPOLI

CORSO NAZIONALE KETTLEBELL POWERCPO GIULIO ONESTI - LARGO GIULIO ONESTI, 1

18 NOVEMBRE ROMA

CORSO NAZIONALE STRAPPO E SLANCIO BASECPO GIULIO ONESTI - LARGO GIULIO ONESTI, 1

25 NOVEMBRE ROMA

CORSO NAZIONALE CERTIFICA AinSCPO GIULIO ONESTI - LARGO GIULIO ONESTI, 1

2 DICEMBRE ROMA

CORSO NAZIONALE KETTLEBELL POWERSEDE DA DEFINIRSI

3 DICEMBRE NAPOLI

CORSO NAZIONALE DI CERTIFICA KETTLEBELLCPO GIULIO ONESTI - LARGO GIULIO ONESTI, 1

10 DICEMBRE ROMA

FIPE STRENGTH ACADEMYL’UNICA SCUOLA DI FORMAZIONE PER PERSONAL TRAINER DIRETTAMENTERICONOSCIUTA DAL CONI

CORSI NAZIONALI DISPECIALIZZAZIONE

Page 9: Pagine da strength & conditioning 22

’IMPORTANZA DEL RISCALDAMENTO E DEL DEFATICAMENTO PER LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI

Dott.ssa Maura Mannucci

L

MAURA MANNUCCILaurea in Fisioterapia, D.O. in Osteopatia, Perfezionamento in Uro-riabilitazione, esperta in Ginnastica Ipopressiva Addominale e in Riabilitazione Pre e Post parto, in riabilitazione delle disfunzioni in ambito pelvico, in riabilitazione Post Prostatectomia Radicale, di riabilitazione per la stipsi ed incontinenza fecale.Ha collaborato in qualità di fi sioterapista ed Osteopata con la Nazionale Italiana di Triathlon (FITRI) e collabora attualmente con la Nazionale Italiana della Federazione Pesistica (FIPE).

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 63

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

63

-69

INTRODUZIONEIl riscaldamento (warm up) ed il defati-camento (cool down) sono molto spesso sottovalutati dagli atleti, poiché consi-derati una perdita di tempo.Questa non consapevole considerazio-ne porta spesso gli atleti ad effettuarli in maniera superficiale o a considerali come momenti ludici o di socializzazione.Il riscaldamento e il defaticamento in re-altà non sono momenti ludici e di svago i cui esercizi possano essere effettua-ti senza una vera logica sequenza, ma devono essere una parte integrante dell’allenamento a cui porre la dovuta attenzione.Il riscaldamento ha lo scopo di attivare tutti i sistemi funzionali dell’atleta al fine di portarlo nelle migliori condizioni psico-fisiche atte ad effettuare l’allenamento o la gara, per esprimere appieno le pro-prie potenzialità.Il defaticamento, al contrario, ha lo sco-po di riportare il sistema dopo lo stress da allenamento o da gara nelle condizioni

iniziali, al fine di ottimizzare e velocizzare le condizioni di recupero.Entrambi concorrono alla prevenzione degli infortuni.In altre parole il riscaldamento ed il de-faticamento sono anelli essenziali di una reazione a catena il cui risultato finale è la prestazione massima in assenza di infortuni.

IL RISCALDAMENTO E LA SUA IMPORTANZAIl riscaldamento (1) (2) è costituito da due fasi:- Riscaldamento generale- Riscaldamento specifico

L’obiettivo del riscaldamento generale è quello di creare un aumento generaliz-zato della temperatura del corpo al fine di raggiungere la temperatura ottimale (39°C) necessaria per far avvenire più rapidamente tutte le reazioni fisiologi-che indispensabili per la capacità di pre-stazione.

Page 10: Pagine da strength & conditioning 22

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 71

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

71

-76

RAPID WEIGHT LOSS NEGLI SPORT DA COMBATTIMENTOQuasi tutti gli sport da combattimento prevedo-no delle categorie di peso per la competizione. L’assunzione di base è che individui con la stessa massa corporea abbiano una simile forza fisica e una simile lunghezza delle leve. Lo scopo è quello di rendere equi i combattimenti facendo affron-tare atleti che abbiano caratteristiche fisiche confrontabili. Quest’esigenza viene perlopiù sod-disfatta. Si può facilmente comprendere, tutta-via, come la massa corporea rappresenti solo un parziale indicatore delle caratteristiche atletiche. È possibile, inoltre, “fluttuare” fra le categorie di peso in modo da ottenere un vantaggio. Gli atle-ti cercano allora di perdere rapidamente peso in vista di una gara – anche solo pochi giorni prima – in modo da essere assegnati a una categoria più leggera al momento della pesatura. L’assunzione, in questo caso, è che gareggiare in una catego-ria inferiore a quella “naturale” significhi poter contare su un rapporto massa/potenza più fa-vorevole e su una lunghezza di leve maggiore,

rispetto ad un avversario che gareggia nella propria categoria “naturale”. Tale prassi è, in effetti, da sempre diffusa fra gli agonisti e “fare il peso” è una strategia vecchia quanto le categorie di peso. La NCAA america-na nel 1997 addirittura proibì la pratica del calo peso nelle gare di wrestling delle high school sot-toponendo gli atleti a rigidi controlli e ad accurati programmi educativi, ma il calo peso si è dimo-strato una realtà troppo radicata negli sport da combattimento. Uno studio di Alderman et al[1] rappresenta molto bene questa “tradizione”: gli atleti non mostrarono più nessun comportamento riconducibile a una diminuzione rapida del peso nel contesto delle gare NCAA. Appena, tuttavia, gli stessi atleti si ritrovavano ad affrontare gare in cui il calo peso non veniva proibito (come nelle gare di stile internazionale) essi ritornavano immediata-mente alle vecchie abitudini con grande slancio[1].Gli sport da combattimento vengono praticati e seguiti da milioni di persone in tutto il mondo. Essi rappresentano un business in costante evoluzione e di dimensioni molto grandi[2][3].

F. Pasqualoni, F. Lampredi

ARE IL PESO

FRANCESCOPASQUALONINutrizionista della Nazionale Italiana di Pugilato, Nutrizionista della Nazionale Italiana di Pesistica - Squadra Paralimpica.Ha seguito inoltre atleti delle Nazionali Italiane di Ciclismo-settore BMX, Football Americano, Pesistica Olimpica e delle Nazionali Sammarinesi di Pesistica Olimpica, Tiro al Volo, Motoristica.Docente per FIPE e per corsi di formazione e perfezionamento in ambito di Nutrizione, Terapia Manuale, Osteopatia, Sicurezza Alimentare.

FRANCESCOLAMPREDIBiologo specialista in Biotecnologie molecolari.

F

www.federpesistica.it |PER INFORMAZIONI : [email protected] | tel. 06.8797.3024 / 3025

PREZZO NON ASSOCIATI FIPE 81€ 72€COMPRENSIVO DI

IVA E TRASPORTOPREZZO ESCLUSIVO PER GLI ASSOCIATI FIPE

DALL’ESPERIENZA FIPE NASCE ...

Page 11: Pagine da strength & conditioning 22

GiocosaMenteIN QUES TO NUMERO:

“POSSIAMO GIOCARE A…?”

VALENTINA BIINODocente di “Gioco e sport in età scolare” nella Laurea magistrale di Scienze Motorie e di “Fondamenti e didattica delle scienze motorie” presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi di Verona. Insegna educazione fi sica nella scuola secondaria di primo grado in provincia di Padova. Sta attualmente scrivendo un libro di giochi motori per bambini, ma ha già al suo attivo 2 libri di giochi per la scuola primaria e 1 di minisport nelle discipline che padroneggia: il tennis e gli sport di rimando in genere.

Valentina Biino

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 79

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

79

-85

Il gioco è uno strano personaggio nel mestiere di un insegnante di educazione fisica; a secon-da di come viene accolto dal gruppo può stare e fermarsi a lungo, perfino faticare ad andarsene, oppure rimanere estraneo e scomparire dopo la prima partita a meno che non cambi qualcosa. L’insegnante di educazione fisica deve guardarsi bene dall’accompagnare il suo personaggio prin-cipale alla lezione e sapere che dovrà da subito ottenere per lui rispetto e considerazione. Ma in quale modo?La letteratura scientifica contemporanea ci inse-gna che esiste una relazione tra attività fisica di qualità ed efficienza fisica (Vazou, Pesce, 2016); la pratica con i bambini dimostra che solo ciò che

li coinvolge mentalmente li potrà attivare fisica-mente. Per effetto delle loro caratteristiche bio-logiche, i bambini non si fermano spontaneamente davanti allo sforzo fisico mentre giocano; durante l’attività ludica, i bambini sembrano avere un’ener-gia inesauribile, soprattutto se quel gioco li coin-volge, se è di gruppo, individuale o di coppia, se è a somma zero (senza perdenti né vincitori) oppure a punti; in una parola: sempre. Quando un bambino gioca, sia la sua attivazione corporea che quella mentale sono inesauribili. Il bambino possiede una natura fisica, una cognitiva ed una emozionale che interagiscono senza soluzione di continuità. Se questi aspetti sono presi in considerazione tutti insieme nella proposta del gioco, il “personaggio”

THE STRENGTHOF YOUNG GRADUATES

Page 12: Pagine da strength & conditioning 22

S&C

86 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017

È in grado di colpire i ragazzi dai 14 anni in su che praticano sport e che lo hanno fatto per anni senza grossi problemi e con passione; è un “mo-stro nero” nello sport, una specie di “malattia”: questo fenomeno si chiama Drop Out.Ad un certo punto, quasi per effetto domino, mol-lano uno dopo l’altro: circa il 33% degli sportivi dai 14 anni ai 20... non è più uno sportivo!Mettendoci nei panni della società sportiva è un vero e proprio dramma: il 30% dei ragazzini che ne fanno parte abbandonerà.Perchè?

Secondo molti studi condotti da esperti di psico-logia dello sport, il principale motivo è la scarsa percezione della propria competenza nello sport, ossia la difficoltà di accettare un confronto pre-stazionale contro un altro atleta.

Tale problema nasce anche da una difficoltà di fon-do di cui vengono accusate le società sportive: troppa propensione alla performance e quindi alla valutazione del risultato verso un avversario, ri-spetto alla competenza, ossia al confronto con i propri progressi personali.

Una considerazione importante che bisogna asso-lutamente fare è quella che porta a considerare l’impostazione di una cultura societaria basata sulla competenza, sul far capire al/la ragazzo/a quanto per diventare competente in uno sport sia necessario investire su di sè, piuttosto che spre-care risorse nel confronto continuo ed ossessivo con l’avversario: se non si vive lo sport come sod-disfazione personale, esso sarà abbandonato non appena il confronto si farà “impossibile”.Detto questo, va però capito il reale fenomeno che sta dietro al Drop Out, che è quanto di più osservabile possibile: i ragazzi crescono, vogliono diventare indipendenti e cercare la loro strada. La chiamano pubertà ed è il momento in cui la soddisfazione immediata è necessaria, per essere sicuri di stare nel posto giusto ed essere la per-sona giusta. È una lotta verso l’alto, in cui ci si sente un perdente se non ci si riesce. Negli Stati Uniti, questo fattore sociale è più evi-dente e marcato e molto spesso è rappresentato come stereotipo nei film dei teenager: il quater-back, spesso un quaterback-teppista, la cheerle-ader, il nerd (anche se nell’era tecnologica si deli-neano nuove sotto-categorie come il geek).

Monica Paliaga

PORT E ABBANDONO GIOVANILE: COSA FARE CON IL DROP OUT E IL BURN OUT?

MONICA PALIAGAPsicologa

con Master di specializzazione

in Psicologia dello Sport presso la

Società Italiana Psicologia

dello Sport e Certificazione Internazionale “Inner Game”

con Tim Gallewey nell’ambito

del Coaching Sportivo.

S

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

86

-88

Page 13: Pagine da strength & conditioning 22

SECONDA PARTE

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VI - Numero 22 / Ottobre-Dicembre 2017 89

S&

C (It

a) n

.22,

Ott

obre

-Dic

embr

e 2

01

7,

pp.

89

-91

Nello scorso numero della rivista, abbiamo presentato le novità – in positivo – che sono arrivate sulle modalità di gestione giuridico–amministrativa delle attività sportive. In que-sto numero, ci occupiamo, invece, di quelle novità che - per qualcuno - potranno essere “negative”.

LE CONSEGUENZE, PER LE SSD, DELLE DELIBERE CONI SUGLI SPORTS RICONOSCIUTICon le delibere del Consiglio Nazionale del Coni, la n. 1566 del 20 dicembre 2016, avente ad oggetto il “Registro Nazionale delle Associa-zioni e Società Sportive Dilettantistiche-Elenco discipline sportive ammissibili”, e le successive delibere integrative e correttive, il Coni ha in-dividuato 385 discipline sportive che, ad oggi, possono validamente ritenersi “attività sporti-ve dilettantistiche riconosciute”. Proviamo ad esaminare le conseguenze, sotto il profilo fiscale, che possono sorgere in capo alle società di capitali o cooperative sportive

dilettantistiche che appaiono quelle principal-mente “sacrificate”. Tanto che, in alcuni casi, potrebbe essere rimessa in discussione la scelta operata di costituirsi in una delle forme previste dal quinto libro del codice civile. Esa-miniamo, pertanto, quali saranno le novità per le sportive che avessero scelto questa forma costitutiva.

Ovviamente, nessuna conseguenza ci sarà in capo a chi pratica esclusivamente attività sportive rientranti tra quelle indicate nell’e-lenco allegato alla delibera citata.Analizziamo, invece, quali potrebbero essere le conseguenze per una società sportiva di capitali o cooperativa che pratichi sia attività comprese che non.Diciamo subito che sicuramente perde, es-sendo l’impianto non più destinato esclusi-vamente ad attività sportiva dilettantistica, la possibilità di agevolazioni ai fini Imu e Tasi (ammesso che prima ne godesse in quanto agevolazioni previste per gli enti non commer-

IL 2017: ANNO DI NOVITÀ PER LO SPORT ITALIANO

Guido Martinelli

GUIDO MARTINELLIavvocato,consulente dellaFIPE, professoreaggregato dilegislazionesportiva pressol’Università deglistudi di Ferrara,docente nazionaledella ScuolaCentrale dellosport del CONI, è autore di diversepubblicazioni inmateria di dirittosportivo.

Page 14: Pagine da strength & conditioning 22

www.calzetti-mariucci.it

Visita il nostro sito

Collegandoti al sito puoi visionare nel

dettaglio e acquista-re gli articoli (libri,

video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice

ed intuitivo.

CATALOGO ON LINE

Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon-

dimento su tutti gli argomenti più interes-

santi legati allo sport, come eventi,

convegni e corsi di aggiornamento.

APPROFONDIMENTI

Iscrivendoti e dando la preferen-za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le

news al tuo indiriz-zo e-mail.

NEWSLETTER

libri, video e riviste per lo sportlibri, video e riviste per lo sport