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12 Diversamente da altri sport di squadra (pallamano, basket, rugby) dove è possibile nel vero senso della parola prendere e accaparrarsi il pallone, nel calcio possiamo solo ef- fettuare un semplice controllo per prenderne possesso. Il controllo può essere definito come il rallentamento e la modifica della traiettoria af- ferente del pallone per mantenerlo ad una distanza che permetta di combinare un’al- tra azione il più velocemente possibile (guida, dribbling, passaggio, tiro…). Questa definizione mostra l’importanza dei controlli tra le abilità tecniche del giocatore perché essi rappresentano la prima fase di ogni azione tecnica. Sono quindi da con- siderare alla base del calcio; come amava ripetere Michel Platini che è molto legato alla qualità del controllo, la riuscita di questo elemento tecnico è predominante nel gioco. Un giocatore può agire sul pallone anche quando esso si trova nella sua zona di in- tervento, ovvero nel cerchio intorno a sé il cui raggio è uguale alla lunghezza della sua gamba. Se si perde il controllo e il pallone esce dalla zona di intervento, il giocatore non potrà realizzare rapidamente un’altra azione tecnica. Questa perdita di velocità e quindi di tempo, porterà alla perdita immediata del pallone, permettendo all’avversario di riposizionarsi e di effettuare poi un’intercettazione. Errori compiuti nella realizza- zione dei controlli rischiano dunque di compromettere la riuscita dell’intero attacco, di produrre effetti negativi sull’esecuzione di tutti gli altri elementi tecnici (escluso il gioco di volo) e di condurre i giocatori a svolgere un’attività dagli esiti disastrosi. Il miglioramento dei controlli deve quindi essere un obiettivo prioritario dell’educatore nell’allenamento del giovane calciatore. Nelle diverse situazioni di apprendimento o di gioco, l’educatore dovrà seguire con attenzione diversi criteri. 1. La distanza pallone/asse del corpo Per guadagnare del tempo, molto spesso il giocatore deve dirigersi verso il pallone ma il contatto con esso deve avvenire vicino all’asse verticale del corpo. Se il controllo si realizza troppo lontano da quest’asse, il pallone si troverà allora vicino ai limiti della zona d’intervento e tenderà così ad uscire. Si può osservare che la gamba di contatto (per un controllo di piede) non è tesa al momento dell’impatto con il pallone. 2. L’equilibrio del corpo È una condizione sine qua non della qualità dell’azione nel controllo. Se durante il controllo, il giocatore non è in equilibrio, egli non riuscirà ad eseguire un altro gesto tecnico il più rapidamente possibile. Ciò è ovviamente una cosa spiacevole se ci si ri- ferisce alla definizione di controllo precedentemente elaborata. I CONTROLLI

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L'evoluzione ottimale dell'allenamento calcistico. 320 esercizi e giochi adattati al grado di difficoltà di chi apprende. E. Caballero - F. Gil http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/levoluzione-ottimale-dellallenamento-calcistico

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Diversamente da altri sport di squadra (pallamano, basket, rugby) dove è possibile nelvero senso della parola prendere e accaparrarsi il pallone, nel calcio possiamo solo ef-fettuare un semplice controllo per prenderne possesso. Il controllo può essere definito come il rallentamento e la modifica della traiettoria af-ferente del pallone per mantenerlo ad una distanza che permetta di combinare un’al-tra azione il più velocemente possibile (guida, dribbling, passaggio, tiro…). Questa definizione mostra l’importanza dei controlli tra le abilità tecniche del giocatoreperché essi rappresentano la prima fase di ogni azione tecnica. Sono quindi da con-siderare alla base del calcio; come amava ripetere Michel Platini che è molto legatoalla qualità del controllo, la riuscita di questo elemento tecnico è predominante nelgioco.

Un giocatore può agire sul pallone anche quando esso si trova nella sua zona di in-tervento, ovvero nel cerchio intorno a sé il cui raggio è uguale alla lunghezza della suagamba. Se si perde il controllo e il pallone esce dalla zona di intervento, il giocatorenon potrà realizzare rapidamente un’altra azione tecnica. Questa perdita di velocità equindi di tempo, porterà alla perdita immediata del pallone, permettendo all’avversariodi riposizionarsi e di effettuare poi un’intercettazione. Errori compiuti nella realizza-zione dei controlli rischiano dunque di compromettere la riuscita dell’intero attacco,di produrre effetti negativi sull’esecuzione di tutti gli altri elementi tecnici (escluso ilgioco di volo) e di condurre i giocatori a svolgere un’attività dagli esiti disastrosi. Il miglioramento dei controlli deve quindi essere un obiettivo prioritario dell’educatorenell’allenamento del giovane calciatore. Nelle diverse situazioni di apprendimento o digioco, l’educatore dovrà seguire con attenzione diversi criteri.

1. La distanza pallone/asse del corpoPer guadagnare del tempo, molto spesso il giocatore deve dirigersi verso il pallone mail contatto con esso deve avvenire vicino all’asse verticale del corpo. Se il controllo sirealizza troppo lontano da quest’asse, il pallone si troverà allora vicino ai limiti dellazona d’intervento e tenderà così ad uscire. Si può osservare che la gamba di contatto(per un controllo di piede) non è tesa al momento dell’impatto con il pallone.

2. L’equilibrio del corpoÈ una condizione sine qua non della qualità dell’azione nel controllo. Se durante il

controllo, il giocatore non è in equilibrio, egli non riuscirà ad eseguire un altro gestotecnico il più rapidamente possibile. Ciò è ovviamente una cosa spiacevole se ci si ri-ferisce alla definizione di controllo precedentemente elaborata.

I C O N T R O L L I

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La fama di un giocatore è molto spesso legata alla qualità dei suoidribbling. Gli eccellenti dribblatori vengono inevitabilmente conside-rati i migliori giocatori. I cambi di direzione di Maradona e Ronaldhino o il doppio passo diZidane ci hanno entusiasmato a tutti e molto. Nelle categorie infe-riori, il giovane capace di dribblare uno o due avversari prima di faregol viene notato subito. Il dribbling è quindi un elemento fondamen-tale del calcio.

La maggior parte degli attacchi che si concludono in rete comportaalmeno un dribbling. A seconda dell’area dove viene effettuato, ildribbling permetterà di creare una situazione di superiorità numericao di liberare l’accesso verso la porta.

Osservando i grandi dribblatori, si ha l’impressione di una facilità, diuna naturalezza del gesto. Ma eliminare uno o più avversari palla alpiede, cioè effettuare un dribbling efficace, corrisponde di fatto allasuccessione rapida di:

● una destabilizzazione degli appoggi dell’avversario, ottenuta nellamaggior parte dei casi con una finta;● un cambio di direzione fuori dalla zona di intervento dell’avversa-rio;● un cambiamento di ritmo e la realizzazione di un tiro, di un pas-saggio o di una guida di palla per impedire il riposizionamento del-l’avversario.

Un dribbling può allora essere caratterizzato da tre fasi tecniche checi permetteranno di stabilire il grado di abilità o l’efficacia del drib-bling e di definire gli obiettivi e le situazioni da proporre a secondadel livello raggiunto dal giocatore.

I D R I B B L I N G

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Il passaggio, relazione tra due compagni che si realizza con lo scambio del pal-lone, è l’elemento fondamentale del calcio così come per tutti gli sport di squa-dra.Esso permette di combinare le azioni di tutti i giocatori e di rispondere ai principigenerali di gioco quali il mantenimento del possesso del pallone, l’utilizzo di spaziliberi, il gioco in avanti o l’eliminazione di uno o più avversari simultaneamente.Nel calcio, ci sono due tipi di passaggi a seconda dell’ampiezza del terreno digioco e dell’utilizzazione dei gruppi muscolari potenti degli arti inferiori:● i passaggi lunghi che permettono di inviare il pallone ad un compagno a più ditrenta metri (tratteremo l’argomento in modo specifico nel prossimo capitolo);● i passaggi corti (ne illustreremo definizione e caratteristiche qui di seguito).

Un passaggio corto è la relazione data dallo scambio del pallone a terra tra duecompagni di gioco che si trovano ad una distanza massima di una ventina dimetri l’uno dall’altro.Questo tipo di passaggio è generalmente effettuato in uno spazio ridotto e inpresenza di avversari. La sua realizzazione presuppone la presenza di varie con-dizioni.

1. Una traiettoria a terra

La vicinanza degli avversari richiede la necessità di effettuare un passaggio facil-mente controllabile per riceverlo. È quindi di gran lunga preferibile inviare il pal-lone a livello dei piedi del proprio compagno, ovvero rasoterra in modo da potergiocare velocemente e prima dell’intervento dell’avversario.Ci chiediamo allora quali siano le condizioni di realizzazione di un passaggio ra-soterra. Come fare tecnicamente per evitare che il pallone si alzi?Pensando all’universalità del calcio, potremmo quasi paragonare il pallone allaTerra. Potremmo immaginare che esso possieda anche un Equatore. Se il palloneè già a terra (vedi la definizione di passaggio corto), il punto di impatto tra ilpiede ed il pallone deve avvenire a livello dell’equatore. Se il punto di impatto èpiù in alto, per via di un fenomeno fisico (braccio di leva) il pallone tenderà adalzarsi.Dal punto di vista di osservazione del giocatore, la sua gamba di tiro al momentodell’impatto non è mai tesa, ma flessa per far sì il piede sia staccato da terra edessere a livello dell’equatore del pallone.

I P A S S A G G I C O R T I

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Chiamiamo comunemente passaggio lungo ogni passaggio destinato ad uncompagno di squadra che si trova almeno ad una trentina di metri dal por-tatore di palla. La riuscita di questo tipo di passaggio è influenzata da molticriteri ai quali l’educatore dovrà stare attento e sui quali dovrà agire per for-mare il giocatore.

1. La potenza

Inviare il pallone a molte decine di metri richiede una certa potenza. Se ci interessa sapere la definizione di questo termine, la potenza è il risul-tato di una forza associata ad una velocità, due elementi sui quali l’educatorepotrà intervenire.La potenza di tiro sarà ampliata da una buona estensione della gamba di tiro(soprattutto dovuta ai quadricipiti, muscoli che si trovano sul davanti dellacoscia che intervengono in modo specifico al momento del tiro).La forza trasmessa dal giocatore al pallone sarà anche dipendente dalla qua-lità dell’appoggio a terra che sarà effettuato con una gamba leggermenteflessa. Infine, la velocità della gamba di tiro durante l’impatto con il pallonecaratterizzerà la velocità di partenza dello stesso.

2. Il volo

Riuscire a fare un passaggio di una trentina di metri richiede di imprimereal pallone una traiettoria aerea e questo per due ragioni fondamentali.● Gli avversari non potranno intercettare il pallone perchè sarà ad un’altezzasuperiore al loro campo d’azione (ovvero la loro altezza più la loro capacitàdi salto). Sarà allora possibile effettuare un tale passaggio sopra un avver-sario, mentre lo stesso passaggio a terra sarebbe stato intercettato.● In aria, il pallone è meno rallentato che a terra. Arriverà dunque più rapi-damente alla zona a cui si mira. Ciò permetterà di giocare più velocementee di utilizzare uno spazio libero prima che l’avversario vi si possa spostare.Ma per alzare il pallone, sono indispensabili tre elementi tecnici. Innanzitutto,il punto di impatto piede/pallone deve necessariamente collocarsi sotto l’e-quatore del pallone. Privilegeremo allora un tiro di collo piede con l’esten-sione del piede.

I P A S S A G G I L U N G H I

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Il tiro è per eccellenza il gesto ultimo ricercato nella costruzione dell’in-tero attacco. La sua efficacia farà entusiasmare l’esecutore (quale chesia il suo livello), i suoi compagni e almeno una parte del pubblico. Mentre al contrario, un tiro sbagliato lascerà un senso di frustrazione.Il gol (conseguenza di un tiro riuscito) è l’elemento che viene contato.Per tutti, rappresenta il fatto che contraddistingue una partita, è quelloche si ricorda.Per noi educatori o allenatori, è quindi indispensabile lavorare regolar-mente davanti alla porta per favorire quest’efficacia. Tali sedute sonoperaltro molto apprezzate dai giocatori. Essi riescono qui a sviluppare so-prattutto il loro spirito competitivo perché ogni situazione è costante-mente teatro di sfide o di difficoltà tra giocatori o con il portiere. Ma aldi là dell’aspetto ludico, l’educatore non deve sminuire il lavoro tecnico,che è fondamentale per il miglioramento dei giocatori.In questo capitolo, definiremo il tiro come un calcio alla palla orientatoalla porta, esclusi i tiri ad un tocco (senza controllo preliminare e con unpallone aereo; li chiameremo volée e costituiranno l’oggetto di studio diun altro capitolo).Per segnare un gol su un tiro, così come l’abbiamo appena definito, e su-perare la difesa e soprattutto il portiere avversario, il giocatore utilizzeràdue dimensioni.

La dimensione temporale

Consiste nel superare il portiere in velocità. Il tiratore effettuerà alloraun tiro di forza in modo che la velocità di palla sia superiore alla velocitàdi reazione e a quella gestuale del portiere. Questo tipo di tiro necessitaevidentemente di criteri di realizzazione sui quali ritorneremo.

La dimensione spaziale

Consiste per il tiratore focalizzato sulla precisione a creare una traiettoriadi palla che sia la più lontana possibile dal portiere, al di fuori dalla suaportata. Per fare questo, ad un certo livello, il tiratore ricorrerà a delletraiettorie ad effetto che permettono di ingannare il portiere per rientrarein porta. Questo tipo di tiro è facilmente visibile sui calci da fermo (calcidi punizione e calci d’angolo).

I T I R I

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Il gioco di testa è un settore fondamentale della formazione del giocatore e delsuo sviluppo tecnico. Osservando una partita di calcio a prescindere dal livello dicompetizione, si nota rapidamente che il pallone è molto spesso in aria. Oggi, dove nel calcio moderno si insiste sulla vittoria dei duelli e sulla rapidità delgioco, non si può prescindere dall’acquisizione di un gioco di testa di qualità peri nostri giocatori. Per raggiungere quest’obiettivo però, è necessario tenere in con-siderazione diverse dimensioni.

1. La dimensione affettiva

Giocare di testa per alcuni significa far rimbalzare il pallone (pesante) su una partesensibile del corpo. Giocare di testa è quindi rischiare di farsi male. Per progredirea livello tecnico, cosa che implica una serie di ripetizioni ed una volontà di miglio-ramento, sarà indispensabile superare la paura spesso generata da questo con-tatto con questa parte sensibile del corpo.Per i più giovani, la paura è legata al pallone. Tutti abbiamo sentito la frase “gio-care di testa fa male”. Per i più adulti, è spesso dell’avversario di cui si ha paura.Durante i duelli aerei, non vediamo l’avversario e gli esponiamo la nostra testa,parte del corpo alquanto vulnerabile. Il dubbio del pericolo può inibire un gran nu-mero di giocatori che saranno allora refrattari al gioco di testa. Per superare l’o-stacolo, raccomandiamo di inserire un avversario molto presto nelle sedute diapprendimento (ma gestendo la situazione in modo che non si abbia veramenteun duello). È poi con l’abitudine ed il numero di ripetizioni senza infortuni che po-tremo dimostrare al giocatore che il rischio è, nonostante le apparenze, moltobasso.

2. La dimensione tecnica

Inviare di testa il pallone verso un luogo preciso calibrando il tiro significa, comeper i piedi, rispondere ad un certo numero di criteri di realizzazione:• il punto di impatto del pallone dovrà situarsi a livello della fronte (osso frontale).Questa parte della testa è la superficie più piana. Come per il “piatto del piede”(interno), essa favorirà la precisione della traiettoria di palla.• L’angolo di volo sarà determinato dall’orientamento della fronte al momentodell’impatto. Il pallone partirà in perpendicolare dall’osso frontale al momento delcontatto, a condizione che venga colpito nel suo asse.

I L G I O C O D I T E S T A

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La volée può essere definita come un tiro aereo del pallone senzaalcun controllo preliminare. La semivolée invece si effettua seguendogli stessi principi e gli stessi criteri di realizzazione, ma appena dopoil rimbalzo del pallone.Ma il gioco di volo può anche essere considerato come uno dei gestidi riferimento del calcio, difficile e spettacolare. Peraltro per convin-cersene, basta osservare dei giocatori che, in possesso di un pallone,giocano liberamente. Al di là di una partita vera e propria, essi si or-ganizzano mettendo spontaneamente in campo un portiere e un gio-catore, che va a posizionarsi su un lato per realizzare dei cross chegli altri tenteranno di riprendere al volo davanti alla porta. L’analisi diquesto comportamento mostra il desiderio di superare una difficoltàriconosciuta, a riprova delle loro acquisizioni tecniche, e il tentativodi riprodurre quei gol che nella storia del calcio hanno sempre entu-siasmato gli spettatori. Ammiriamo ancora oggi infatti le papinade, lebiciclette di Amara Simba, la volée di Zidane nella finale della Cham-pions League…. Diventa quindi interessante per noi educatori introdurre questo con-cetto nelle nostre sedute. Il lavoro sul gioco di volo permetterà all’i-nizio di sviluppare nel giocatore una sensazione di competenza. Lariuscita di un gesto rapido considerato difficile favorirà la motivazionedel giocatore che avrà l’impressione di migliorare. Inoltre, l’osserva-zione e l’analisi di diverse gare dimostrano che il pallone nell’80%dei casi è in aria e che il 75% dei gol sono segnati ad un tocco. Lacorrelazione tra queste due dimensioni testimonia l’importanza delgioco di volo. Si capisce anche che le volée sono generalmente effet-tuate all’interno dell’area di rigore, laddove si ha poco tempo peragire (occorrerà tenerne conto per l’organizzazione delle nostre situa-zioni).Effettuando dei tiri potenti ad un distanza vicina al portiere, il giocodi volo tecnicamente riuscito lascia poche possibilità a quest’ultimo.Si tratta dunque di un gesto efficace, divertente e fondamentale nellaformazione e nel miglioramento tecnico dei nostri giocatori.Per ottenere il miglioramento tecnico del gioco di volo e di semivolo,insisteremo sui tre criteri fondamentali.

IL GIOCO DI VOLO E DI SEMIVOLO

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Osservando le statistiche elaborate nelle diverse competizioni o campionati,le squadre che sono meglio classificate non necessariamente sono quelle chepossiedono il miglior attacco ma sono quasi sempre quelle che hanno la mi-gliore difesa, cioè quelle che hanno incassato meno gol nel corso della com-petizione. La dimensione difensiva non è quindi marginale. È dunqueimportante migliorare le tecniche difensive dei giocatori nella loro formazioneper renderli efficaci in competizione.Quando una squadra perde il pallone, inizia la fase difensiva. Il gioco può es-sere scomposto in due tempi opposti.

• La squadra possiede il pallone, è quindi considerata in attacco.• La squadra non ha più il pallone, è quindi in difesa e questo a prescinderedalla posizione dei giocatori in campo.

Ognuno dei giocatori deve allora rispondere a due obiettivi principali:√ proteggere la propria porta;√ recuperare il pallone.

1. La protezione della porta

Incassare un gol è far sì che la traiettoria del pallone passi da un bersaglioverticale costituito dai pali e dalla traversa. Per evitare questo, occorre sempreposizionare almeno un giocatore sull’eventuale traiettoria del pallone verso laporta. E per essere veramente efficace, è chiaramente opportuno posizionarsidavanti al portatore ma anche prendersi carico dei riceventi potenziali per an-ticipare future traiettorie. Per farlo, le squadre fanno generalmente ricorso adue tipi di organizzazione:

• A uomo. Ogni giocatore deve prendersi carico di un avversario, stargli vicinorestando tra lui e la nostra porta. È ciò che si dice marcare un giocatore. Pernon commettere errori nel marcamento spesso segnalati nelle analisi come lacausa del gol, è importante insegnare ai giocatori a gestire la vicinanza con illoro avversario. Ma cosa vuol dire vicino? Come ottimizzare la distanza rispettoall’avversario che chiameremo distanza di marcamento?Se un giocatore è troppo vicino al suo avversario (non portatore di palla), eglirischierà di farsi distanziare immediatamente se effettua una chiamata di palla.

L E T E C N I C H E D I F E N S I V E

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