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«Se dovessi parlare a un giovane direi che Giuseppe Toniolo», conosciuto come l’“economista di Dio”, «era un uomo di grande speranza che sapeva leggere gli avvenimenti della storia, anche i più complessi, guardando a Cristo risorto e trovando in lui quello che egli chiamava il “principio di risurrezione”». Il postulatore della causa di beatificazione spiega a Segno perché il prossimo beato indichi, alle generazioni dell’oggi, un impegno laicale nella famiglia, nel lavoro e nella società sulla scia del vangelo sotto i riflettori

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«Se dovessi parlarea un giovane direiche Giuseppe Toniolo»,conosciuto comel’“economista di Dio”,«era un uomo di grandesperanza che sapevaleggere gli avvenimentidella storia, anche i piùcomplessi, guardandoa Cristo risorto etrovando in lui quelloche egli chiamavail “principio dirisurrezione”».Il postulatore dellacausa di beatificazionespiega a Segno perchéil prossimo beatoindichi, allegenerazioni dell’oggi,un impegno laicalenella famiglia, nellavoro e nella societàsulla scia del vangelo

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«Eccellenza, ci dica la verità. Il 29 apri-le Giuseppe Toniolo verrà beatifica-to: immaginiamo sia per lei unagrande festa. Ma non si sente un

po’ “liberato” dopo tanti anni in sua compagnia?».Mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, guarda il cronista diSegno con un sorriso che la dice tutta. «Sì, è vero –risponde subito a tono – è una grande liberazionesapere che una cosa che per cui mi sono impegna-to per molti anni sia andata a buon fine. Però illavoro è tutt’altro che finito: ora comincia la tappadella canonizzazione».Mons. Sorrentino, di origine napoletana, è ad Assisidal 2006, ma su Giuseppe Toniolo ha una compe-tenza che dura da tantissimi d’anni. «Ho comincia-to venticinque anni fa come semplice consulentenel comitato per la beatificazione, poi dopo lamorte del postulatore, padre Piccari, mi è statafatta la richiesta da parte dell’Ac di esserne ilpostulatore, era il 1998».Perché oggi la santità del Toniolo è così importan-te? «Perché, essendo un laico – continua mons.Sorrentino – uno sposo, un padre, un professore di

università che insegna economia, la sua santitàpassa attraverso la concreta condizione laicale,nelle sue ordinarie espressioni. È in queste che eglisi pone in ascolto di Dio e del suo tempo. Risco-prirlo oggi significa riscoprire il grande principioche ogni battezzato è chiamato a essere santonella vita di ogni giorno. La santità non è dei reli-giosi, la santità è una vocazione universale. Toniolone ha dato, con altri laici, una testimonianza esem-plare.La sua santità è importante anche perché è un’e-conomista che ha vissuto il suo impegno professio-nale e culturale dentro questioni che oggi urgono inmodo speciale e rispetto alle quali le nostre societàhanno bisogno di chiarirsi le idee. Toniolo su questoè stato un vero maestro». Ma perché è così difficile oggi testimoniare queivalori, la famiglia, il lavoro, l’impegno nel sociale?«Sarebbero normali sotto il profilo ideale – conti-nua mons. Sorrentino – ma a nessuno sfugge cheoggi viviamo in un periodo di transizione dove que-sti valori “normali” sono posti in questione, siasotto il profilo ideale che sotto il profilo del vissuto.Guardiamo alla famiglia: oggi è davvero difficile

Santo nelquotidiano,uomo disperanza

di Gianni Di Santo

colloquio conDomenico Sorrentino

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imbattersi in una famiglia che sia normale perchéunita, perché una famiglia di preghiera, di comu-nione, di impegno nella società. La famiglia è conti-nuamente messa alla prova. La Chiesa ha una suafigura ideale di famiglia che il Toniolo ha incarnatoperfettamente. Certo, il suo tempo non era sotto-posto alla crisi che insidia la famiglia attuale, maemergevano già alcune tendenze culturali chemettevano in discussione l’ideale cattolico dellafamiglia. Oggi, gli occhi del Toniolo vedrebbero unasituazione molto aggravata rispetto al suo tempo,ma proprio per questo è importante tornare allesua esperienza di vita. Ci sono delle lettere stupen-de che egli scrive prima alla sua fidanzata e, poimoglie, che mostrano di quale tenerezza sia capa-ce un amore vissuto all’insegna dei valori cristiani.Al figlio Antonio, nel giorno della sua laurea, scriveuna lettera bellissima, nella quale riversa le suepreoccupazioni e i suoi consigli. Oggi un simileatteggiamento ci appare abbastanza singolare».Non è stato facile ripercorrere un’amicizia spiritua-

le con il Toniolo. Toniolo è morto nel 1918,in concetto di santità. I suoi contempora-nei lo consideravano una persona esem-plare, di santa vita. Ma toccò alcuni annidopo, alla Fuci, riprendere la sua memoriain un momento storico difficile come quel-lo del fascismo per farne una bandieraideale. Cominciò così la sua causa di bea-tificazione. «Si chiese ai vescovi compe-tenti e principalmente al vescovo di Pisa,dato che Toniolo morì a Pisa anche se èsepolto a Pieve di Soligo, di intraprenderel’esame della sua vita che si concluse nel1971 con il decreto della Congregazionedelle Cause dei Santi che dichiarava eroi-che le sue virtù e lo rendeva venerabile. Daquel momento, secondo la pedagogiadella Chiesa, si attese il tempo della pre-ghiera, che impegnava la comunità cristia-

na a rapportarsi con questa figura non più soltantoin termini di conoscenza e di ammirazione maanche in termini di invocazione per chiedere la suaintercessione verso Dio. La prassi della Chiesarichiede, infatti, per la beatificazione un miracolocompiuto per intercessione di un servo di Dio vene-

rabile e per la canonizzazione un miracolo di unservo di Dio ormai beatificato».Ci sono voluti tanti anni per ottenere questo mira-colo. «Sì, è vero – annuisce mons. Sorrentino –. Eio mi sono chiesto perché questo ritardo. Penso siaarrivato al momento giusto. Mi sembra provviden-ziale che un economista sia beatificato nel cuore diun’aspra crisi economica mondiale che ci staponendo in ginocchio. Quindi arriva come un rag-gio di speranza e di luce. Devo dire che, al di là diquesta lettura provvidenziale, uno dei motivi chehanno fatto ritardare questa grazia è anche il fattoche non è stato così semplice passare nei confrontidel Toniolo dall’atteggiamento culturale all’atteg-giamento devoto. Toniolo si presenta come unuomo di scienza e le fasce sociali capaci di coglier-ne la grandezza sono di livello medio-alto, attentepiù facilmente agli aspetti culturali che non a un’e-sperienza di fede che si fa preghiera. La mia espe-rienza di postulatore è stata alquanto sofferta per-

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Si chiese ai vescovicompetentie principalmenteal vescovo di Pisa,dato che Toniolo morìa Pisa anchese è sepoltoa Pieve di Soligo,di intraprenderel’esame della sua vitache si concluse nel1971 con il decretodella Congregazionedelle Cause dei Santiche dichiarava eroichele sue virtù e lorendeva venerabile

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ché mi è capitato di dover spiegare questo e di tro-vare non facile udienza». Convegni senza fine, dun-que, libri di alto valore, «ma preghiera non quantosarebbe stata necessaria. C’è stato però unmomento in cui ho intravisto un entusiasmo rinno-vato in alcune diocesi e in Azione cattolica: così lagrazia è arrivata». Si tratta, spiega mons. Sorrentino, di un giovane diPieve di Soligo, Francesco Bortolini, oggi quasiquarantenne, «che nel 2006 sotto l’effetto dell’al-col cadde da una notevole altezza e rischiò seria-mente di non recuperare più. È bello che tutta lacomunità di Pieve di Soligo, che fa parte della dio-cesi di Vittorio Veneto, si sia sentita coinvolta in unavera crociata di preghiera. Il recupero del giovanesi è realizzato in corrispondenza di questo impegnodi preghiera e ha fatto gridare al miracolo».Per concludere, eccellenza, cosa chiederebbe oggial beato Toniolo? «Chiederei di ottenere alla Chiesae al laicato di oggi una più grande consapevolezzache è ora di dare una testimonianza limpida ecoraggiosa del vangelo, non ritraendosi o ritiran-dosi in casa, ma testimoniandolo sul versante della

società civile, della professione e della politica.Toniolo non si poté interessare direttamente dipolitica, perché i suoi anni lo impedivano a causadella “questione romana” e del “non expedit”, mavolle preparare il futuro con un grande impegno nelprepolitico. Se la cattolicità italiana è stata poi inte-ressata in un impegno politico che ha avuto in Stur-zo e De Gasperi i suoi esponenti maggiori, è meritodi Giuseppe Toniolo aver posto la prima pietra del-l’edificio. Se dovessi parlare del Toniolo a un giova-ne di oggi, per incoraggiarlo a questo tipo di testi-monianza, direi che Toniolo era un uomo di grandesperanza che sapeva leggere gli avvenimenti dellastoria, anche i più complessi, guardando a Cristorisorto e trovando in lui quello che egli chiamava il“principio di risurrezione”. Per il fatto che il Cristo èrisorto non ci sono nella storia delle fasi di assolutaoscurità. Rimane sempre un raggio di luce da dovesi può ripartire. A un giovane direi: non ti perdered’animo, rimboccati le maniche: alla fine, anchenelle difficoltà, come ha testimoniato il Toniolo, sipuò vincere, superando quelle strettoie che la vita,purtroppo, ci impone ogni giorno». �g

A sinistra:

mons. Domenico Sorrentino.

Sopra, piazza dei Miracoli a

Pisa, la città dove il Toniolo

insegnò per lunghi anni

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Modelloper tuttal’Azionecattolica

Per il presidente di Ac FrancoMiano, Toniolo è stato «unuomo integerrimo che ha messoal primo posto delle suebattaglie l’etica ancor primadell’economia e che hacombattuto per la realizzazionedel bene comune». Mentre perl’assistente generale mons.Sigalini, il beato «ha saputovivere la sua vocazione dacristiano dentro la realtàpubblica e le istituzioni.Regalando alle istituzioni quel“di più” che può avvenire daun’ispirazione credente»

di Gianni Di Santo

«La straordinarietà di Giuseppe Toniolosi gioca tutta sull’ordinarietà dellasua vita e delle sue opere. Direi sen-z’altro: una santità ordinaria. Ciò è di

grande importanza per tutta l’Azione cattolica ita-liana». Il presidente nazionale di Ac Franco Mianoci tiene a sottolineare uno dei punti salienti di unastoria di santità laicale che forse i giovani, e anchemolti aderenti dell’associazione, non conosconopienamente. «Toniolo, in un’epoca storica difficile e

lontana dall’oggi, fuprima marito e padreesemplare, con i suoisette figli. Poi educatore,docente. Infine, fineeconomista e impeg-natissimo nella rinascitasociale del movimentocattolico italiano. Lavoròagli “Statuti di Firenze”(1905) e fu presidentedell’Unione popolare, che

insieme con l’Unione economico-sociale e l’Unioneelettorale, rappresentava la nuova configurazionedel laicato organizzato. Così come sollecitò l’enci-clica sociale leonina Rerum Novarum». Insomma,«un laico, diremmo oggi, impegnato in politica cosìcome nella professione. Un uomo integerrimo cheha messo al primo posto delle sue battaglie l’etica

ancor prima dell’economia e, quindi, un “beato” dafar conoscere alle nostre associazioni e ai nostrigiovani. Oggi potremmo dire: un uomo che hacombattuto per la realizzazione del bene comune.Un modello di santità laicale “ordinaria” che si èdistinto per coraggio profetico, senza l’aiuto di tv,internet o altro». «Ma se volessimo ridurlo a una definizione sinteti-ca – continua Miano – forse dovremmo senz’altrodefinirlo “un uomo di speranza”. Amava dire che, inforza della Risurrezione di Cristo, la storia ha unalegge intima, appunto una legge di “Risurrezione”,che la apre a nuove albe dopo tutte le notti a cuipuò andare incontro. E poi c’è un aspetto nonsecondario nella vita del beato Toniolo: la vita dipreghiera. Una preghiera che affonda le sue radiciin un dialogo sempre sereno con il Dio della vita edalla quale trae linfa necessaria per argomentarecon intelligenza le sue idee sull’economia e lasocietà italiana. Spesso siamo abituati a conoscerefigure di santità legate a miracoli particolari o asegni di misticismo puro: qui siamo di fronte almiracolo del “giorno per giorno”». Giuseppe Tonio-lo, segnala Miano, «dà del “tu” al Signore con gliumili arnesi dell’intelligenza e cuore umani. Un cre-dente che non ha avuto paura a dire, in un periodostorico difficile, che anche i cattolici c’erano, per ilbene dell’Italia».Al presidente Miano si aggiunge la voce dell’assi-

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stente generale dell’Ac,mons. Domenico Sigali-ni. «Ho maturato – cidice il vescovo – sin daquando ero assistente

diocesano di Azione cattolica a Brescia quanto siaimportante il Toniolo proprio perché ha realizzatopienamente la vocazione di un socio di Ac. Che èsicuramente una religiosità profonda e personale,una condivisione di questa fede a livello di rapportiinterpersonali con le persone, e un amore per laChiesa perché ha collaborato anche con i sommipontefici in tempi in cui questo compito non eracosì facile a vedersi. Ma soprattutto per l’impegnopolitico a partire da una scelta religiosa».Toniolo è una figura esemplare di laico cristiano acui tutti dobbiamo guardare. «Non è stato un uomodi partito – continua mons. Sigalini –, un uomo di

affari, di interessi, ma uno che ha saputo vivere lasua vocazione da cristiano dentro la realtà pubblicae le istituzioni. Regalando alle istituzioni quel “dipiù” che può avvenire da un’ispirazione credente.C’è un’altra cosa, inoltre, che vorrei sottolineare: lasua vita di famiglia, il suo essere uomo e padre cheeduca con l’esempio della sua vita e anche conun’attenzione alla cura della spiritualità che lo ren-dono una personalità sobria e piena di misericor-dia. Infine, se guardiamo all’attualità, ci interessamettere in risalto ancora di più la sua figura per lacongiuntura politica ed economica che stiamoattraversando, essendosi lui impegnato per il benecomune. Penso che il suo esempio possa esseredavvero presentato al nostro mondo politico comeuna via necessaria e lecita alla buona politica,senza che ciò vada a confondersi o scagliarsi con-tro alcun partito» �g

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Sopra: Pieve di Soligo oggi,

con la sua chiesa

dell’Assunta.

A sinistra l’assistente

generale dell’Ac,

mons. Domenico Sigalini

e il presidente nazionale

Franco Miano

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Giuseppe Toniolo, segnala Miano,«dà del “tu” al Signore con gliumili arnesi dell’intelligenzae cuore umani. Un credente chenon ha avuto paura a dire,in un periodo storico difficile,che anche i cattolici c’erano,per il bene dell’Italia»

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Sotto: un’immagine

di Pieve di Soligo risalente

all’epoca del Toniolo

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Giuseppe Toniolo nasce a Treviso nel1845. Dopo gli studi medi compiuti incollegio a Venezia, frequenta l’Universitàdi Padova, conseguendovi la laurea in

diritto. A Padova comincia la sua carriera universi-taria, come assistente dal 1868, e come liberodocente di economia politica dal 1873. Divieneinfine ordinario a Pisa. Nel 1878 sposa Maria Schi-ratti, dalla quale avrà sette figli.Negli anni ’80 comincia a interessarsi attivamenteall’Opera dei Congressi. Si impegna per ricondurrela società e l’umanità a Cristo. Sarà così, per tuttala vita, uomo di “Azione cattolica”. A lui viene affi-data da Pio X, dopo lo scioglimento dell’Opera deiCongressi, la rifondazione dell’organizzazione dei

cattolici italiani nella forma delle tre “Unioni” trat-teggiata nell’enciclica Il Fermo Proposito (1905). Ilprofessore pisano è presidente della principaledelle tre Unioni, l’Unione Popolare. Molto stimato da papa Leone XIII diventa il grandeapostolo della Rerum Novarum, leader dei cattolicisociali italiani a cavallo del secolo, e certamenteuno dei più grandi testimoni sociali del nostrotempo. Muore il 7 ottobre 1918. Le sue spogliemortali riposano nella Chiesa di S. Maria Assunta aPieve di Soligo. Il 14 giugno 1971 papa Paolo VI chiude l’esamedella sua vita con il decreto di eroicità delle virtù,che lo rende venerabile.Hanno promosso la causa di beatificazione l’Ac, la

Fuci, l’Università Cattolica del S.Cuore, l’Istituto Toniolo – entefondatore dell’università stessa– e le diocesi in cui il venerabilee prossimo beato è nato, haoperato ed è sepolto: Treviso,Pisa, Vittorio Veneto.Riconosciuto il miracolo per suaintercessione a un giovane diPieve di Soligo, Giuseppe Tonio-lo sarà beatificato nella basilicadi San Paolo fuori le mura inRoma il 29 aprile. Presiederà lacerimonia il card. Salvatore DeGiorgi.Per ulteriori informazioni sullafigura di Toniolo, oltre ai volumidell’editrice Ave, è stato predi-sposto uno spazio on line acces-sibile dall’indirizzo internetwww.azionecattolica.it. �g

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La vita,il lavoro,le sue città

Veneto di origine,Toniolo operò a lungoa Pisa e a Roma.Vissuto fra ‘800 e ‘900,è ricordato come unodei massimi esponentidell’impegno cattolicoin ambito sociale e culturale

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Il rito della beatificazionedi Giuseppe Toniolo sisvolgerà a Roma nellabasilica di S. Paolo fuori

le Mura il prossimo 29aprile. A presiedere la cele-brazione eucaristica, inqualità di rappresentante diBenedetto XVI, sarà il car-dinale Salvatore De Giorgi,arcivescovo emerito diPalermo e già assistentedell’Azione cattolica italia-na. La celebrazione avràinizio alle ore 10.30, madalle ore 10.00 inizierà unmomento di preparazioneal rito che proporrà brani discritti del beato eapprofondimenti per lariflessione. L’ingresso saràpossibile dalle ore 7.30. Per coloro che non potran-no essere presenti allacelebrazione, ci sarà lapossibilità di seguirla eunirsi alla preghiera attra-verso la diretta televisiva di

Rai1. Al termine della Messa è previsto un colle-gamento con piazza San Pietro per l’Angelus, altermine del quale il Pontefice rivolgerà qualcheparola di saluto ai fedeli riuniti per la beatificazio-ne. Nel pomeriggio, per quanti avranno ancora lapossibilità di fermarsi a Roma, la Presidenzanazionale di Ac propone un incontro pubblico allaDomus Pacis (via di Torre Rossa, 94) dove sarà

aperta e visitabile la mostra curata dall’Ac sullafigura di Giuseppe Toniolo. Allo stesso modo, allasera del 28 aprile – vigilia della beatificazione –la Presidenza nazionale propone una veglia dipreghiera sul sagrato della basilica di S. Pietroalle ore 21.30.Sempre in preparazione all’evento della beatifica-zione, nel pomeriggio del 27 aprile si svolgeràpresso la sede del Pontificio consiglio Giustizia epace (piazza San Calisto, 16) il seminario Allascuola di Giuseppe Toniolo. L’impegno e il contri-buto dei laici nella comunità internazionale per unmondo più giusto, più pacifico, più umano.L’incontro, organizzato dal Forum internazionale diAzione cattolica, dall’Istituto di diritto internaziona-le della pace “Giuseppe Toniolo” e dal Comitatodelle Settimane sociali dei cattolici italiani in colla-borazione con i dicasteri pontifici per i laici eGiustizia e pace, riunirà attorno alla testimonianzadi laicità a tutto tondo del beato organizzazioni nongovernative, associazioni e movimenti.Interverranno mons. Mario Toso, segretario delPontificio consiglio Giustizia e pace; mons. JosefClemens, segretario del Pontificio consiglio per ilaici, p. Gerald Whelan SJ docente alla Pontificiauniversità Gregoriana e assistente dell’Unionemondiale organizzazioni femminili cattoliche(Umofc) e Sandro Calvani, direttore del CentroAsean sugli obiettivi di sviluppo del millenniodell’Onu (Arcmdg). In preparazione si segnalaanche il Convegno storico promosso a Milanodall’Università Cattolica del Sacro Cuore edall’Istituto Giuseppe Toniolo svoltosi dal 21 al 23marzo sul tema: Giuseppe Toniolo: l’uomo comefine. �g

[c.s.]

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Il rito si svolgerà a Roma il 29aprile, nella basilica di SanPaolo fuori le mura. Presiedieràil card. Salvatore De Giorgi.La causa di beatificazioneè stata promossa da Ac, Fuci,Università cattolica, IstitutoToniolo e tre diocesi

Beatificazione:fitto calendariodi eventi

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La scelta per la famiglia e lo stesso matri-monio sono per Toniolo un passaggioimportante che segue un serio discerni-mento vocazionale, anche alla luce del

consiglio datogli dal suo padre spirituale mons.Dalla Vecchia. Il 4 settembre 1878, a Pieve di Soligo, Toniolosposa Maria Schiratti, di quella famiglia Schirattiche egli frequenta con assiduità e a cui è già legatoda un legame di amicizia, prima del fidanzamento.L’incontro con la futura moglie, momento esisten-ziale delicato e importante, s’ispira a una concezio-ne umana e religiosa insieme. È segno di un’uma-nità resa sapiente dai principi cristiani, a comincia-re dal modo in cui Toniolo comunica a Maria Schi-ratti il suo affetto e l’intendimento di fidanzarsi.Nonostante egli sia amico intimo degli Schiratti,decide di coinvolgere il parroco, Sebastiano deZorzi, in quello che rappresenta per lui il momentopiù importante della sua vita, affinché porti a Mariala notizia dei sentimenti che egli prova. Poche righedella lettera scritta al parroco danno la misura dellasua finezza d’animo. Toniolo scrive che non può offrirle «né ricchezze nésempre pienezza di gioie; ma solo il buon cuore ditutti e la partecipazione a que’ conforti e a quellesperanze e consolazioni di cui il cielo mai non rifiu-ta anche in mezzo alle traversie». Egli consideral’incontro con Maria e il cammino che gli si schiudeun dono: «Ch’io sappia rendermi degno del donoprezioso di averti per compagna della mia vita»,scrive alla fidanzata. E in una lettera del 20 gennaio 1878 scrive ancorache il matrimonio è lo «stato non dei perfetti, madel comun dei mortali, ma però nobilissimo e san-tissimo». Lo sposarsi, il mettere al mondo figli ade-

rendo in tutto al disegno del Signore è quindi per luila condivisione della comune condizione laicale. AMaria, che gli consiglia di affidarsi alla provviden-za, risponde che «se così sapremo fare, la nostravita, comunque intrecciata di fatiche e di dolori,non sarà mai disgiunta d’una recondita gioia;perocché Dio è fonte di ogni serenità e letizia: elungi da lui la mestizia ci invade e mal si cela; edessa traspare dal volto e da tutti i nostri comporta-menti».Testimonianze. Non tutto nell’unione sarà facile.Una delle nipoti, Emilia Salvioni, testimonierà annipiù tardi che «lo zio Bepi e la zia Maria eranoprofondamente dissimili: l’uno tutto pensieroso,meditazione, astrazione, lei tutta brio, spirito esenso pratico. Eppure non ho mai visto un’intesacosì completa, un’amicizia così cordiale, una solle-citudine scambievole e più generosa […]. Non miricordo che egli, almeno in nostra presenza, faces-se mai la più leggera osservazione a sua moglie.[…] La zia invece, di rado, se proprio vedeva suomarito troppo assorto nel pensiero e nello studio, silasciava sfuggire un “Ma Beppi!” con appena unapunta di impazienza, e allora egli si sottomettevasubito, con l’aria di un bambino colto in fallo».Anche la figlia Teresa, dieci anni dopo la scompar-sa del padre dirà che «il papà aveva con la mammauna fiducia e una confidenza completa, tanto chela consultava non solo nella vita di famiglia, maanche nei suoi lavori scientifici, nella sua attivitàsociale, nei rapporto con i colleghi. In tutta la vitapubblica e privata vivevano in due».Le molte testimonianze ci dicono anche della radi-ce profonda di questo legame, intonato alla spiri-tualità cristiana. Nel matrimonio il professore pisa-no troverà una realizzazione piena, pur nelle inevi-

di Ernesto Preziosi

Marito e padre di sette figli:nel matrimonio il professorepisano troverà la realizzazionepiena. Un legame affettivoe coniugale maturatonell’intimità della casae intonato alla spiritualitàcristiana. Un’anticipazionelaicale del Concilio

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Famiglia, luogoprivilegiato perl’incontro con Dio

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tabili difficoltà. Scriverà ad unamico che lo interpellava sul-l’inutilità della vita: «Infine noncrede che talora certo indi-stinto malcontento e disgustodell’animo, per taluni e permolti non sia il bisogno di pos-sedere un’amica… intendia-moci, un’amica gentile, che ciconforti, ci sproni, ci diaesempio di vita, condivida connoi le stesse incertezze dellospirito, le stesse amarezze; eaccanto alla quale ci riescapiù facile, più bella, più degnala vittoria di noi? ». Parole chepossono far riflettere ancheoggi, proponendo una stradasu sui è possibile, con serenitàe con decisione, vivere nellostile cristiano l’innamoramen-to e l’amore.

La coppia avrà numerosi figli. La primogenita saràEmilia nel gennaio 1880, mentre il primo figliomaschio Antonio, nascerà nell’aprile del 1881. Nelgennaio del 1883 nasce Elisa. Nello stesso anno, ilprimo grande dolore: la morte della primogenita. Intenera età moriranno due altri figli. L’intera famigliavive con fede queste prove.Una casa accogliente. La vita familiare è ravvivataspesso da amici, discepoli, studenti. Non vi è solo ilsenso di amicizia e l’apertura verso gli altri, inToniolo è preferibile un’esplicita carità verso ilprossimo rispetto la quale stabilisce una precisascala di priorità: «Secondo l’ordine voluto dallaragione e dalla religione: innanzitutto la moglie, poii figli, la famiglia intera, i suoi alunni».Per il professore la famiglia è anche “luogo”, casain cui abitare e dove si vive sul modello della fami-glia di Nazareth: la vita a due e la dimensione geni-toriale, il lavoro e la preghiera. Una casa aperta,luogo dove la famiglia si fa ospitale. Non è un casoche la sua casa venisse definita «la casa dei catto-lici italiani», ad indicare non solo la disponibilità,l’apertura all’ospitalità, ma l’esemplarità stessadell’esperienza. Ecco perché Toniolo può afferma-

re, con espressione originale, che «la famiglia è lacittadella che unisce la integrità dei principi», unacittadella che apre la sua intimità domestica e si faaccogliente, non cessa di avere uno sguardo sulmondo. A fondamento di questa vita familiare, vi è la notadella preghiera che va a corroborare la formazionedei figli e a cementare la vita di coppia degli sposi.La vita familiare inizia sempre di primo mattino conla lettura di una pagina di vangelo, «che egli, sacer-dote di quel piccolo santuario - scrive la sua primabiografa Elena da Persico - faceva a tutti dopo laprima colazione. Quando poi i bimbi alla sera dove-vano coricarsi, era un momento solenne; li facevarecitare le preghiere insieme, poi li benediceva».Nelle relazioni familiari di Giuseppe Toniolo sisegnala il legame con il figlio Antonio. L’investi-mento risulta in linea con la concezione del tempo:egli è l’erede, colui che in qualche modo potrà con-tinuare l’opera paterna. Per questo Toniolo sipreoccupa di introdurlo personalmente e gradual-mente nel Movimento cattolico. «Per la causa delpopolo, della società, della Chiesa, che vuol dire diDio!». Quello che cerca di trasmettere al figlio èquindi un percorso di vita, di impegno, di azione,alla luce di una religiosità sempre più vissuta comeun rapporto personale con il Signore. L’esperienza di Toniolo nel matrimonio e nella fami-glia è una testimonianza di ministerialità possibile atutti i singoli battezzati che vivono la stessa parteci-pazione al triplice munus sacerdotale, profetico eregale del Cristo. Anticipazione laicale della paginaconciliare, resa possibile da un’Azione cattolicache, in maniera diffusiva e popolare ha saputo rea-lizzare una vera e propria “scuola di santità” con ilformare i laici alla dimensione vocazionale dellavita. L’esperienza d’amore vissuta nella coniugalitàe nella famiglia è per Toniolo motivo di elevazione esostegno anche nell’azione, nell’apostolato comenell’impegno culturale. In seguito scriverà ad unallievo che gli ha chiesto consiglio: «Ci sono degliamori che deprimono e dissipano; altri, che sospin-gono viemmeglio all’operosità buona e proficua. Leauguro quei conforti veri e inestimabili, che accom-pagnano sempre il connubio cristiano, e di cui io(contro i miei meriti) feci e faccio esperimento». �g

Sopra: la moglie del Toniolo,

Maria Schiratti, nel 1878

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Teologo, studioso, giornalista. Mons.Domenico Amato, sacerdote e vicario delladiocesi di Molfetta, è un grande amicodell’Azione cattolica. Molteplici le sue atti-

vità al servizio della Chiesa, fra cui figura quella divice postulatore della causa di beatificazione di donTonino Bello. È anche curatore del volume Cercateprima il Regno dei cieli, che invita alla preghieraseguendo la spiritualità di Giuseppe Toniolo.

Toniolo appartiene certamente a una diversa epocastorica rispetto a noi. Le consuetudini della vita cri-stiana erano differenti da quelle di oggi. Ma il beatoToniolo aveva alcune “abitudini” per immergersinella fede: la santa messa tutti i giorni, la meditazio-ne sulle Sacre scritture, la recita del rosario. Toniolo,inoltre, cercava sempre di condividere la preghierain famiglia, con la moglie e i figli. Cosa può insegna-re questa religiosità ai fedeli del terzo millennio?È vero che esiste una distanza temporale tra lanostra esperienza e quella che il beato Toniolo havissuto nel suo tempo, io, però, non credo che lasua spiritualità sia quella “di altri tempi”, piuttostoegli si rifà a una spiritualità liturgica, eucaristica efamiliare. Molte persone, anche oggi vivono unatale spiritualità, ma non fa tendenza. Ma io michiedo se ci sia mai stato un tempo in cui la vitacristiana sia stata data per acquisita. Essa si pre-senta sempre come un non conformarsi alla men-talità del proprio tempo. E il tempo del Toniolo eraquello di un forte anticlericalismo, se poi pensia-mo che l’ambiente in cui lui opera è quello univer-sitario, all’epoca fortemente influenzato da spic-cato laicismo, si capisce come la sua sia una veratestimonianza controcorrente.

Azione e preghiera camminano di pari passo inToniolo. Sembra che la Parola di Dio coinvolgatutta la sua persona e gli dia forza e speranza perfare tante altre cose.Indubbiamente l’impegno professionale, socialeed ecclesiale di Giuseppe Toniolo trova linfa vitaledalla vita di fede, dalla preghiera e dall’ascolto delmagistero. La Parola di Dio certo è presente, masi tenga conto che ancora al suo tempo non c’eratutta l’attenzione e la ricchezza di cui noi oggi usu-fruiamo. Per cui quanto siamo più fortunati suquesto aspetto rispetto al beato Toniolo.

«Invano l’azione esteriore torna ordinata e fecon-da senza che la preceda e accompagni costante-mente la vita interiore, l’esercizio cioè delle virtùintime nella quotidiana riforma di sé». È una frasedel prossimo beato; Toniolo sembra volerci direche occorre prima operare una trasformazioneprofonda di sé se si vuole incidere nella storia, sesi vuole essere, da credenti, “sale della terra, lucedel mondo”. È così?Il beato Toniolo formula un regolamento di vita persé in cui mette nell’ordine: spiritualità interiore,spiritualità esteriore, studi, vita fisica, ciò significache egli ha una chiara visione unitaria della perso-na, non c’è alcuna separazione. Inoltre egli ècosciente che il progresso della vita nello Spiritonon dipende solo dai propri sforzi, ma dalla graziadi Cristo. Così egli scrive nelle conclusione dellasuo regola di vita: “diffidare di continuo di me erimettere l’esatto adempimento al Signore.

Una vita piena, quella di Toniolo, fatta di tante attività.Ma anche una vita “normale”, ordinaria, domestica...

di Gianni Borsa

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«Semplicitàdi intellettoe di cuore»

intervista conDomenico Amato

Toniolo «formula unregolamento di vita per sé incui mette nell’ordine:spiritualità interiore,spiritualità esteriore, studi,vita fisica, ciò significa che egliha una chiara visione unitariadella persona, non c’è alcunaseparazione». Un “invito allapreghiera” sulle orme del beato

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Una santità quotidiana vissutaall’ombra di piccole, ma importanti,cose. Cosa possiamo imparare dalla“normalità” di Toniolo?Colpisce l’attenzione che eglipone alla famiglia e allo studio. DiToniolo conosciamo il suo pensie-ro e il suo impegno in camposociale ed ecclesiale e il suo esse-

re un protagonista del movimento cattolico e unodei “fondatori” dell’Azione cattolica, oggi si direb-be una persona impegnata che non ha tempo persé e per la propria famiglia (è l’alibi di tante per-sone dicono di non avere tempo), e invece alprimo posto, tra i suoi impegni il beato Toniolopone l’attenzione alla moglie: “Porgere a miamoglie tutti quei conforti, consigli, aiuti, esempiche meglio conferiscano al suo spirituale avanza-

mento, e al comune adempimento dei doveri diconiugi e di genitori”; ai figli: “Occuparmi massi-mamente dell’educazione morale-religiosa deimiei figli”. Significativa è l’attenzione che eglipone nei confronti dei suoi studenti: “Aver massi-ma sollecitudine dei miei discepoli, trattandolicome sacro deposito, come amici del mio cuore,da dirigere nelle vie del Signore”. Se questa spiri-tualità fosse oggi accolta dai tanti educatori, inse-gnanti che hanno in mano la sorte dei propri stu-denti quanto beneficio ne avremmo! E poi c’è l’at-tenzione alla forma da dare allo studio. Nondimentichiamo che il Toniolo è stato un eminentestudioso e professore universitario, ebbene egli sidà queste indicazioni: “Studiare con semplicità diintelletto e di cuore alla presenza di Dio, sperandoin lui che è fonte di ogni scienza, e sopra del cro-cifisso in tutte le difficoltà e gravità del compito,assai più che contare sopra i propri sforzi e lascienza dei libri”. In fondo Toniolo si prefigge sem-pre di cercare e insegnare la verità.

Lei ha studiato a fondo le meditazioni spirituali diToniolo. Quale l’ha colpita di più? Quale propor-rebbe a un giovane d’oggi? Quale a un adulto diAzione cattolica?Ci sono tre discorsi di Toniolo sull’Eucaristia nellasua rilevanza sociale che ritengo vadano diffusi,perché costituiscono un’interessante prospettivaanche per l’oggi. Sul versante familiare mi piacesegnalare due scritti in cui Toniolo parla ai figli delleloro nonne. Ciò che è interessante non è tanto l’ac-quisizione di notizie proprie della famiglia Toniolo,quanto l’acquisizione di un metodo, quello del rac-conto familiare in cui far emergere la memoria delvissuto e della fede. Come sarebbe bello se i geni-tori parlassero ai figli dei propri genitori, dei lorosacrifici, delle loro attese, delle gioie, delle speran-ze, della loro vita interiore. Questa si che sarebbeuna vera trasmissione di fede da una generazioneall’altra. E infine suggerire di leggere l’epistolario diToniolo. È una miniera da cui attingere molto.Scegliendo per esempio le lettere ai famigliari oquelle agli amici, o quelle a personalità ecclesiasti-che, a seconda dei propri interessi. �g

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A sinistra:

mons. Domenico Amato.

Sopra, la processione

che accompagna

i funerali di Giuseppe Toniolo

Come sarebbe bellose i genitori, sull’esempiodi Toniolo, parlasseroai figli dei propri genitori,dei loro sacrifici, delle loroattese, delle gioie, dellesperanze, della loro vitainteriore. Questa siche sarebbe una veratrasmissione di fededa una generazione all’altra

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Giuseppe Toniolo ha vissuto intensamen-te e interpretato con grande originalitàdi pensiero le profonde trasformazionidei suoi tempi senza farsi condizionare

dalla prevalente aridità della cultura economica. Dagiovane studioso si è confrontato con la crisi degliultimi decenni dell’Ottocento; come affermato pro-fessore ha considerato criticamente l’espansionedi inizio Novecento (quella della Belle époque). Inquei contesti, in apparenza così differenti, vedevanascondersi l’aggravarsi dei mali che minavano lasocietà industriale e alimentavano una crisi socialeormai evidente. Attento osservatore di quel cheaccadeva nei paesi più sviluppati, il suo “anticapi-talismo” non negava gli aspetti positivi del progres-so tecnologico, dell’aumento degli scambi e delmiglioramento materiale, in quanto erano pur sem-pre prodotti dell’attività dell’uomo. Per Toniolo l’analisi dell’ordinamento economiconon poteva prescindere dalle condizioni soggetti-ve, etico-civili, della popolazione: l’homo oecono-micus era per lui prima e sempre soprattutto unuomo. Ogni sua argomentazione gravitava sul rico-

noscimento del valore assoluto dell’etica cristiana.Nulla si spiega in Toniolo se si trascura la sua statu-ra di credente plasmato nella fede dalla preghiera.Come titola un bel libro di mons. Domenico Sorren-tino, era l’economista di Dio. Il concetto di “incivilimento”, che permea la suadottrina, era certamente ottocentesco nell’ipotizza-re il primato della Chiesa e del Papa a superamen-to del disagio postunitario del mondo cattolico. Mail suo sguardo andava oltre le situazioni contingentie si estendeva sui processi di lungo periodo. Affi-dandosi all’analisi storica ripercorse l’intero arcodei secoli che hanno preceduto l’affermazione delcapitalismo industriale. La sua attenzione si è soprattutto soffermata sul-l’età medioevale. Studiando il Medioevo era rima-sto colpito dalle finalità morali, di impronta cristia-na, che avevano retto la convivenza delle comunitàumane. Un insieme coerente di valori sociali condi-visi che regolava anche l’impiego delle risorse eco-nomiche disponibili. Nelle età successive tutto siera perso. La società industriale ottocentesca, ani-mata dall’individualismo e dal liberalismo, era

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di Aldo Carera*

Al centro l’uomo.A questa prospettiva Tonioloha ispirato la sua attività distudioso della teoria e deifenomeni economici nellaconvinzione che le societàcomplesse potesseroessere governatesolo da un’intimarigenerazione dellecoscienze in senso cristiano

L’economiache nascedal basso

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diventata terra di conquista per speculazio-ni finanziarie d’ogni genere e l’uomo stes-so veniva considerato nulla più di una qual-siasi merce sul mercato del lavoro. Porreinvece l’uomo come fine di ogni attivitàeconomica significava operare per rimuo-vere le ingiustizie e la povertà senza limita-re le libertà della persona, come inveceprospettava il socialismo collettivista e

antireligioso. Per Toniolo, l’economia è innanzitutto un’attivitàsociale e, come tale, si pone al servizio dell’uomoin quanto espressione di un’armonia definita daivalori morali e dall’etica. L’attività umana procacciaricchezza e tale ricchezza, se subordinata all’ordi-ne morale, diventa un risorsa per tutti gli scopilegittimi dell’esistenza diretti al miglior bene comu-ne. Gli elementi potenzialmente positivi di unasocietà economicamente evoluta sono un dato difatto ma non possono essere abbandonati al

monopolio delle cupidigie del mercato che sotto-mettono l’economia reale e l’operosità umanamossa dal giusto impulso dell’interesse individua-le. Peraltro non è con il conflitto sociale che si pos-sono risolvere le ingiustizie e le ineguaglianze; maneppure con qualche pur nobile atto di beneficenzache allevia il disagio dei deboli ma non ne consentel’emancipazione. Per Toniolo solo i valori moraliche alimentano la temperanza e l’armonia possonocontrastare la cupidigia e la disgregazione conflit-tuale degli interessi che minano la società contem-poranea. In un’opera giovanile aveva scritto che èl’uomo intero, in tutte le sue dimensioni, «la causaefficiente prima e massima delle leggi sociali edeconomiche». A tale prospettiva ha poi ispirato lasua attività di studioso dell’economia nella convin-zione che la multiforme complessità del capitali-smo potesse essere governata solo da un’intimarigenerazione delle coscienze in senso cristiano.Il suo Trattato di economia sociale (1908) fu untesto fondamentale per il movimento sociale cattoli-co italiano del ‘900. Il suo apporto non fu solo teori-co, in quanto operò per promuovere l’evoluzionedelle strutture produttive in nome della convivenzadelle grandi e delle piccole imprese, affermò il ruolodella cooperazione e del sindacato e sostenne tuttele manifestazioni della solidarietà economica e leiniziative a tutela dei lavoratori dipendenti, Nel perseguire l’armonia, la dottrina di GiuseppeToniolo riconosceva le ragioni dell’efficienza senzascinderle dalle ragioni della giustizia distributiva edell’equità. Un orientamento che allora, come oggi,faticava ad affermarsi. Sarebbe stato più facileconsiderare solo gli aspetti utilitaristici del benes-sere e lo sviluppo come una semplice misuramateriale di un’economia lontana, anche “fisica-mente”, dall’uomo. Quando invece solo chi è vicinoai problemi reali ha gli elementi decisivi per fare lescelte giuste e sostenibili anche soprattutto nelcampo dell’economia e dell’impresa. Perché,come diceva Toniolo, l’economia nasce dall’attivitàdell’uomo, dal basso, da un intreccio di valori, cul-tura, conoscenze e abilità umanamente contestua-lizzate. �g

*docente di Storia economica Università Cattolica di Milano

A sinistra: l’autore

dell’articolo, Aldo Carera.

Più sotto, una pagina storica

del Corriere d’Italia in cui si

racconta della prima

Settimana sociale di Pistoia

Nella foto grande:

Giuseppe Toniolo

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Per Toniolo,l’economia èinnanzituttoun’attività sociale e,come tale, si poneal servizio dell’uomoin quanto espressionedi un’armoniadefinita dai valorimorali e dall’etica

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di Chiara Santomiero

Da cristiani nelproprio tempo

La santità può rappresentare un bagaglioingombrante per il territorio che la gene-ra, un’esemplarità con la quale fare iconti, misurarsi ed essere all’altezza. Una

vetta da scalare con fatica. Oppure una pista giàtracciata da ripercorrere sorprendendosi di trovarvile tappe della nostra stessa quotidianità.Anche per i più giovani della diocesi di VittorioVeneto, quella alla quale appartiene Pieve di Soli-go, che l’aria tonoliana l’hanno respirata da sem-pre. «Certo dalle foto il santo professore appare unpersonaggio lontano nel tempo e nella sensibilità –ammette il responsabile Acr diocesano di VittorioVeneto, Stefano Uliana – ma accostandosi ai suoiscritti diventa affascinante e stimolante». Per cosaad esempio? «Stimola i giovani a scegliere e adecidere anche per obiettivi impegnativi. Tenendopresente che le scelte personali, di lavoro, di stu-dio, di famiglia hanno un riscontro nella vita deglialtri, del proprio paese e anche della propria dioce-si». Vale pure per l’Ac: «Essere responsabili in par-rocchia o in diocesi è un impegno e Toniolo in que-sto sostiene, incoraggia e mostra che è una stradabella».«Trovo di estrema attualità – aggiunge la viceresponsabile Acr, Giulia Diletta Ongaro – l’auguriorivolto al figlio in una lettera di poter trovare la pro-pria strada nella felicità». Un tratto molto diversodall’aspetto austero che arriva fino a noi attraversoil color seppia dei dagherrotipi ottocenteschi mache emerge dai frequenti contatti epistolari soprat-tutto con la moglie, Maria Schiratti. «Mi piace il suoaspetto di innamorato. A noi giovani, che ci prepa-

riamo ad avere una famiglia tutta nostra, colpisceche quando conobbe Maria si prese del tempo percapire se davvero il matrimonio era la vocazionedella sua vita. Inoltre, sia da fidanzato che dasposo, ha sempre scritto alla compagna per rac-contarle quanto gli accadeva: è bello e lo tengopresente per la mia vita futura». E ancora: «Tonioloera un uomo di speranza, con lo sguardo rivoltosempre al futuro: la sua consapevolezza che allanotte segue sempre un’alba può essere come unfocus per un educatore in associazione quando ilcammino si fa difficile».La santità influenza il territorio o è il territorio a fargermogliare semi di santità? «Giuseppe Toniolo –afferma mons. Corrado Pizziolo, vescovo di VittorioVeneto – è frutto di una tradizione e di una culturaprofondamente segnate dalla fede cristiana, quellache ha assorbito a Treviso dove è nato, a Venezia ePadova dove ha studiato e poi a Pisa dove ha vissu-to. Si può quindi definire il frutto della migliore tra-dizione cattolica italiana e, allo stesso tempo, lasua vita dà un contributo perché questa tradizionesi riscopra e si approfondisca». Più che mai oggi«c’è un grande bisogno di santi laici per dimostrarela verità di quell’affermazione della Lumen Gen-tium che parla dell’universale chiamata alla santitàdel popolo di Dio».La santità diventa allora il tesoro dal quale ognunopuò attingere cose nuove e cose antiche. «Tonioloconsiderava i suoi studenti – afferma FrancescaZabotti, pievigina doc, già vice presidente naziona-le Ac per il settore Adulti e insegnante – «un sacrodeposito da custodire e orientare verso il Signore.

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Per i giovani il professoreche viene proclamato beatopotrebbe apparire unpersonaggio un po’ datato,ma accostandosi aisuoi scritti si scopreuna figura affascinantee stimolante. Alcunevoci indicano ai lettoridi Segno un uomo che«ha amato veramentela Chiesa e si è speso per lei»

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Come insegnante, a contatto ogni giorno con iragazzi, sento quest’espressione vicina e impe-gnativa: gli studenti che ci sono affidati non sonoun vaso da riempire con conoscenze e apprendi-menti. Occorre un grande rispetto e una profondaconsapevolezza di una responsabilità educativadiretta soprattutto a orientarli nella vita perché lediano senso e siano capaci di offrire un contributoalla costruzione della società». La santità dimostraallora che è «possibile nella vita quotidiana viverel’ordinario in modo straordinario».«Il primo impatto con Toniolo è stato da vice presi-dente giovani – ricorda Diego Grando, attuale pre-sidente diocesano Ac di Vittorio Veneto – scopren-do la targa posta nella chiesa di Pieve di Soligo daigiovani che mi avevano preceduto nell’impegnoassociativo decenni prima. Questi giovani, comenoi, l’avevano accolto come modello di un impegno

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riUna sera d’estate con gli amici, la voglia di ridere insieme e un po’

d’euforia e in un attimo la festa si trasforma in tragedia:Francesco Bortolini, poco più che trentenne, cade da una recinzione etrasportato in ospedale viene giudicato dai medici “in condizionidisperate”. Attorno al suo letto e accanto ai suoi genitori si stringe,con la solidarietà semplice dei paesi, la comunità parrocchiale di S.Maria Assunta di Pieve di Soligo. Insieme si rivolgono al “proprio”santo in Paradiso, sebbene non ancora certificato dalla Chiesa, ma giàtale per chi da anni è abituato a guardare a lui come a una chiarissi-ma testimonianza di laico esemplare: il Servo di Dio Giuseppe Toniolo.E la fede viene ricompensata: Francesco, affidato all’intercessione delsanto professore che tanto aveva avuto a cuore i suoi studenti, dopoqualche giorno comincia a migliorare fino a ristabilirsi completamen-te, senza che i medici sappiano individuare i motivi della guarigione.Un miracolo. Al quale abituarsi, con il quale convivere. «Per me oggi– afferma Francesco Bortolini – Toniolo è diventato una presenzafamiliare, qualcuno a cui rivolgersi con fiducia». Non importa chesembri tanto austero nelle immagini: «a un giovane d’oggi dice che sipuò essere santi anche solo vivendo la propria vita con semplicità,come ha fatto lui».

Il miracolo a Pieve di SoligoFrancesco Bortolini: «Una presenza familiare,qualcuno a cui rivolgersi con fiducia»

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di Chiara Santomiero

ecclesiale e anche di impegno civileperché tanti di quei giovani sonodiventati amministratori e sindacidelle nostre città, educandosi a unapassione per il bene comune e lapolitica».Tutta la vita di Toniolo – sposo,padre, educatore – parla «di quellaquotidianità che fa di una personaun santo, attraverso l’impegno maanche la preghiera e la contempla-zione. Le virtù che sono proprie dellaico cristiano, del laico adulto». Inquesto «conferma all’Ac di oggi chela società non può essere cambiatada un eroe, nemmeno da un santo,ma da una società di santi». Met-tendo in conto che è difficile esseresanti “subito” e che spesso la viache si percorre è accidentata e nonpriva di amarezze.«Toniolo ha insegnato per moltissi-mi anni all’Università di Pisa – sottolinea mons.Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo della diocesitoscana – in tempi non facili, per l’impronta anti-clericale molto forte nella città, insieme all’influen-za della massoneria. La sua fu un’azione parecchiocontrastata ma che è riuscita a formare generazio-

ni di persone consapevoli dellanecessità di una testimonian-za da cristiani nel propriotempo». Un’impronta, quelladel beato, che è tracimatanelle denominazioni dellepiazze e delle vie a lui intitolatenon solo a Pisa ma anche neicentri vicini e in numerose isti-tuzioni del territorio, circolidelle Acli e luoghi di approfon-dimento della dottrina socialedella Chiesa. Su piazza Tonio-lo, in particolare, si affaccia unpalazzo sede della Fondazioneche porta il suo nome e custo-disce molte memorie dei suoianni pisani. Obiettivo dellafondazione è «la diffusionedella conoscenza dell’opera diToniolo attraverso una serie diiniziative sviluppatesi nel

tempo compresa una scuola di formazione di pre-parazione all’azione politica e allo studio della dot-trina sociale della Chiesa». «Soprattutto la memo-ria che resta – conclude mons. Benotto – è quelladi un uomo di Dio che ha amato veramente la Chie-sa e si è speso per lei». �g

Nella pagina precedente:

la piazza del duomo di Pistoia

come appariva all’epoca dlla

prima Settimana sociale.

In alto: la tomba di Toniolo

all’interno della chiesa

di Pieve di Soligo e, sotto,

alcuni suoi scritti

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di Chiara Santomiero

Di padrein figlio:il gomitolodella fedeG

li uomini di casa Toniolo si chiamanotutti Antonio o Giuseppe a seconda dellaposizione nella scala generazionale emolto spesso di mestiere fanno i pro-

fessori universitari. Lo racconta con un sorriso il –non a caso – docente di economia alla Luiss(Roma) e alla Duke University (North Carolina)Gianni Toniolo. Gianni è nipote di quell’Antonio a

cui il padre, il prossi-mo beato Giuseppe,scriveva nel giornodella laurea il 1 lugliodel 1904: «In Diosappi ricercare evedere e gustare sem-pre le gioie della futu-ra famiglia, e i pro-gressi delle tue inda-gini scientifiche e loscioglimento dellequestioni sociali; e leprevisioni della futura

democrazia, e la rivendicazione della patria e dellasua grandezza, e il progresso della civiltà permezzo della Chiesa; tutto ciò che forma il nostrocomune ideale».Gianni Toniolo ricorda bene il nonno Antonio, pro-fessore di geografia prima a Pisa e poi a Bologna eanche la zia Teresa, figura di rilievo nella comunitàecclesiale pisana, fondatrice in diocesi del Centroitaliano femminile e continuatrice di molte attivitànate dall’impulso del padre come la Protezionedella giovane. Perché forse in famiglia il compito di

custodire le memoria appartiene di più alle donne.Basti pensare alla nonna Augusta, moglie delnonno Antonio, che aveva ben chiaro il ruolo diresponsabilità della famiglia Toniolo nella Chiesa.«Un giorno – racconta Gianni Toniolo – mio padreAlberto ricevette una telefonata dalla madre, lanonna Augusta, che lo convocava a Bologna per-ché aveva da dirgli una cosa molto seria. Quandomio padre arrivò – continua Gianni – la nonna glidisse testualmente: “Ho sentito dire che in casa tuasi parla male del Papa. Questa è una cosa intollera-bile nella famiglia Toniolo, devi dire a tuo figlio dismetterla”». Il figlio “ribelle” era proprio Gianni, all’epoca –metà degli anni ’60 – vice presidente nazionaledella Fuci. «Siamo cresciuti in una famiglia diforte impronta ecclesiale – spiega Gianni – forseper la nonna considerare il Papa una figura tuttosommato familiare, rispetto alla quale interlo-quire in maniera dialettica, era irrispettoso». Iricordi del beato rimasti in famiglia dipingono unuomo riservato, spesso chiuso nello studio ascrivere e studiare così che i piccoli, come inuna buona casa borghese di fine ‘800, venivanoammoniti a non fare troppo chiasso. Una testi-monianza di santità in famiglia che effetto pro-duce? «Carica di responsabil ità – ammetteGianni Toniolo – per essere all’altezza di una vitacristiana vera e solida». Il senso delle virtù,umane e cristiane, che si possono praticarenella vita quotidiana di un laico: è questo chespiegherà anche ad Anna, 9 mesi, la tris-nipoti-na di Giuseppe Toniolo. �g

Una famiglia, quella deiToniolo, da sempre inseritanell’impegno ecclesialee universitario.Per il pronipote Gianni,a sua volta docenteuniversitario di Economia,la memoria del prossimobeato «caricadi responsabilità per essereall’altezza di una vitacristiana vera e solida»

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Un signore distinto, capello brizzolato,baffo e barba folti, come si usava ai primidel Novecento. È l’immagine più nota diGiuseppe Toniolo: forse un po’ severa,

che mette soggezione, magari lontana dai canonidel ventunesimo secolo. Eppure, prima di essereun grande economista egli è stato marito e babbodi sette figli, professore di generazioni di giovani e,ancora, un giovane innamorato della vita e degliideali per cui si batteva. Abbiamo simulato un

incontro virtuale tra Tonioloe sei giovani di oggi, tra isuoi scritti di un secolo fa ele emozioni, le domandema anche i linguaggi deiventenni del 2012.Che sfide lancia la storia diGiuseppe Toniolo a te e aigiovani di oggi su......vita spirituale e vocazio-ne?Nicola: «Toniolo è un esem-pio per i giovani che cerca-no il senso della vita: la suacapacità di mettersi inascolto della voce di Dio“con semplicità di cuore eslancio di affetti” ci diconoche il Signore chiama cia-scuno di noi a fare cose

grandi, per realizzare il suo sogno di amore pernoi...fino in cima!».....affettività?Eleonora: «La sfida che lancia a tutti gli innamoratiè racchiusa in una lettera alla fidanzata: “Ch’io

sappia rendermi degno del dono prezioso di avertiper compagna della mia vita”. Penso all’instabilitàaffettiva di molti giovani e credo che se ogni giornopronunciassimo quelle parole ci porremmo in unaprospettiva di gratitudine, accoglienza e cura piùvera dell’altro »....impegno per la pace e il bene comune?Paolo: «La sua storia deve provocare in noi il desi-derio d’impegnarci per la comunità: locale, nazio-nale o internazionale che sia. Certo, lo slancio luinon lo trovava in se stesso ma nella fede, che glidava forza per i suoi studi, i suoi viaggi, le sue bat-taglie. Una fede matura, unita a una precisa regoladi vita. È qui il suo segreto»....studio e rapporti con i prof?Azzurra: «L’esperienza di Toniolo, che ha vissutotanti anni nell’università, ci dice che i professoridevono trasmettere agli studenti passione per ilsapere e aiutarli ad ampliare i propri orizzonti. Nonè retorica ma la mia esperienza: tra tante difficoltà,oggi vivo lo studio e la condivisione con studenti einsegnanti come una ricchezza»....rapporti genitori-figli?Alberto: «Dalle lettere che scrive ai figli si capiscecome una delle sue prime preoccupazioni sia cheloro, oltre a diventare bravi e competenti, nondimentichino mai la ragione della propria vita. Conamore, tenerezza e libertà di padre, li aiuta a capi-re che c’è qualcosa che tutto supera e tutto rac-chiude»....servizio?Stefano: «A me è capitato di capire il valore del ser-vizio proprio grazie a Toniolo, perché mi è statochiesto di portare la sua bara durante il rito dell’e-sumazione. Quando mi hanno fatto la proposta,emozionato, ho risposto: “Se servo, contate su dime!”. Portando Toniolo sulle spalle ho sentito comela vicinanza di due servi: Toniolo, servo di Dio, eme, semplice “presta-braccia e gambe”».

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Sei ragazzi a confrontosu ciò che “l’economista di Dio“può dire a un ventenne del XXIsecolo. Usando anche twitter.«Un esempio per chi cercail senso della propria vita».

di Ada Serra

I giovanie il beatoin un tweet

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Nella foto:

il cappello accademico

e gli occhiali di Toniolo

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...lavoro dei giovani, precarietà, etica ed econo-mia?Eleonora: «Il bisogno dei giovani di una sicurezzaeconomica minima è riconosciuto. I nostri desideri,però, trovano spazio solo se apriamo la mente.Toniolo parla di un’economia a servizio dell’uomo,di giusto salario e partecipazione attiva degli ope-rai. Impegno, coerenza, passione e umiltà devonoallora caratterizzare un modo nuovo per noi di starenella società».Nel diario spirituale, Toniolo scrive: «Io appartengosolo a Dio e il mio dovere è di restituire tutto a lui[...] e per questa via farmi santo». Cosa significaper te “farti santo”?Eleonora: «Somigliare sempre più a Gesù. La pre-ghiera, la cura delle relazioni e dei Giovanissimidella mia parrocchia, l’accompagnamento spiri-tuale di adulti significativi sono occasioni per spec-chiarmi in Cristo, cosicché guardandomi veda Lui enon me».Paolo: «Per me la vocazione alla santità è una dellecose più difficili da interiorizzare. Però penso che ilprimo passo sia la riscoperta dell’attimo: conside-rare il tempo come dono, usarlo bene e adottareuna regola di vita. Solo così possiamo restituirel’attimo ricevuto ed essere noi stessi dono per glialtri».Azzurra: «Ho sempre visto la santità come unacosa irraggiungibile. L’esperienza di Toniolo c’inse-gna però che l’essere beato sta nel vivere! Così, hoiniziato a pensare che la santità può avere a chefare anche con la mia vita».Ora fate voi una domanda a Giuseppe Toniolo. Nicola: «Come saprai, Giuseppe, l’economia è in unmomento particolare. Ci aiuti a trovare segni disperanza per i giovani, per le città che abitiamo, peril nostro Paese?».Stefano: «Ci vuole coraggio per scegliere la santitànella vita e tu sei stato determinato dall’inizio allafine. Come accendere in noi la scintilla che ci portia deciderci per Dio?». Alberto: «Io vorrei piuttosto chiedere a Toniolo dipregare per noi giovani d’oggi, di custodirci comefigli e poi lanciarci nella grande avventura dellavita». �g

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Alberto Ratti: 24 anni, milanese, studia Economiaalla Cattolica, presidente nazionale Fuci, potrebbeinterpretare Toniolo da giovane in un film.#G.Toniolo: una delle figure + belle del cattolicesi-

mo italiano fra 800 e 900. http://www.giuseppetoniolo.net/multi-media/GToniolo_Ratti.pdf

Eleonora Salamon: vice Giovani Ac di VittorioVeneto. Laurea in Psicologia, “neolavoratrice” nelleRisorse umane.G.#Toniolo: modello di #santitàlaicale&delquoti-

diano. Idee, solidarietà, rispetto dell’etica, nell’adesione sempli-ce&#umile al Vangelo.

Nicola De Santis: 28 anni, dottorando in Storiagreca, vice presidente Ac di Cosenza, single.Senti il peso della crisi!? GT ha qualcosa da dire alnostro tempo, con un obiettivo: “voglio farmi

santo”. Può salvarci davvero una #societàdisanti!?

Azzurra Bassi: studia Scienze politiche a Pisa, 24anni. Sognatrice, determinata, ama cucinare maanche mangiare.@GToniolo ci insegna che anche da laici essere

collaboratori di #Gesù nel quotidiano si può!! #toniolobeato

Paolo Rametta: 20 anni, pisanissimo, studia Giuri-sprudenza ed è un giovane di Ac.In un’era di sfiducia la sua #speranza radicata nella#fede, unita al suo #impegnogratuito, ci avrebbe

aiutato molto!

Stefano Uliana: 25 anni, insegna Religione, edu-catore Acr, è fidanzato e suona il pianoforteGT era giovane all’epoca dell’unità d’Italia. In unperiodo di cambiamenti, è rimasto agganciato alla

#verità e alla #giustizia

#Giuseppe Toniolo in 140 caratteri

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APisa tutti sanno dov’è piazza Toniolo e cipasseggiano volentieri anche ad Andria,in Puglia, mentre se andate a spasso perle vie del centro a Roma, tra piazza

Navona e S. Maria sopra Minerva, non vi sarà diffi-cile imbattervi in Largo Toniolo. In una via Toniolo sipuò abitare in tutta Italia, da nord a sud, da est aovest oppure in ordine alfabetico: Agrigento, Arez-zo, Busto Arsizio (Va), Città di Castello (Pg), Donora-tico (Li), Fano (Pu), Martina Franca (Ta), Mazara delVallo (Tp), Modena, Nerviano (Mi), Padova, Pinerolo(To), Treviso, Verona. A Chieti si può sviluppare una mens sana in corpo-re sano in un centro sportivo nella via intitolata albeato mentre i più fortunati, a Venezia, avrannomodo di unire svago a cultura comodamente sedu-ti sulle poltrone del Teatro Toniolo. Alcuni – croce odelizia? – in un Istituto Toniolo andranno a scuola,cominciando dai più piccoli di elementari e medienell’Istituto comprensivo di Fragagnano (Ta) e di S.Stino di Livenza (Ve), per passare ai giovanissimidegli Istituti tecnici commerciali a Manfredonia (Fg)e Massa Carrara e ai giovani di belle speranze delLiceo della comunicazione di Bolzano. Se poi sei un

universitario e hai bisogno di alloggiare a Pisarivolgiti con fiducia al Pensionato Toniolo che è lìapposta per aiutare gli studenti dal 1953, mentrese hai bisogno di un prestito e non sai a che santovotarti, ricordati che il beato Toniolo sorveglia diret-tamente i servigi di due banche di credito coopera-tivo: a San Cataldo (Cl) e a Genzano di Roma. Per mettersi alla sequela del beato e imparare didottrina sociale della Chiesa e – perché no? – dipolitica come servizio al bene comune, c’è solo l’im-barazzo della scelta: da Verona a Padova ad Assisi,da Rovigo a Campobasso tante sono le scuole di for-mazione che a lui si ispirano così come a Pescara,nel suo nome, si possono studiare le Scienze religio-se. A Napoli ricordano la centralità della famiglianella vita dell’economista di Dio e per questo apronoa chi è in difficoltà e ha bisogno di sostegno il Con-sultorio familiare Istituto “Toniolo”. Se vuoi aiutarel’Università Cattolica chiedi come all’Istituto Tonioloche è il suo ente fondatore, ma se sei preoccupatoper la pace del mondo e vuoi costruire la solidarietàtra le nazioni, come sognava il beato alla fine dellasua vita, clicca sul sito www.azionecattolica.it ecerca l’Istituto di diritto internazionale della pace“Giuseppe Toniolo”: l’Ac ci sta già lavorando e aspet-ta il tuo contributo. �g [C.S.]

L’Istituto di Diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo” è statopromosso dalla presidenza nazionale dell’Azione cattolica italiana, cheha fatto proprie le sollecitazioni provenienti dal Comitato per la beatifica-zione di Giuseppe Toniolo. L’Istituto si propone di rendere possibile l’intui-zione che il venerabile e prossimo beato Toniolo elaborò durante i tragicianni della prima guerra mondiale e attraverso la quale ebbe modo di esprimere il suo anelito di pace mettendo a frutto lasua preparazione culturale, la sua fedeltà alla Chiesa e una grande capacità organizzativa. L’Ac promuove l’Istituto di dirit-to internazionale della pace come segno di speranza, in fedeltà alla propria storia e identità, a servizio della comunità cri-stiana e della società. Obiettivo generale dell’Istituto è approfondire il contributo del diritto internazionale in riferimentoa temi e situazioni rilevanti per la pace, attraverso l’esame dell’attuale contesto internazionale, la promozione di una cul-tura dei diritti umani e delle libertà fondamentali e l’indicazione di percorsi possibili di pace e di dialogo, in collaborazio-ne con le università pontificie, italiane e di altri paesi e con altri istituti e organismi affini. Presieduto dal presidentenazionale dell’Ac, l’Istituto è costituito da un Comitato direttivo, da un Consiglio scientifico e da un Comitato esecutivo,quest’ultimo ha il compito di attuare e rendere esecutivi i progetti di studio e ricerca elaborati in seno al Consiglio scien-tifico. Presentato ufficialmente il 25 gennaio 2002 in occasione del Colloquio internazionale di studio sul tema Il dirittointernazionale per una pace possibile, l’Istituto ha realizzato da allora numerosi convegni pubblici, seminari e progetti, comeil progetto Bridges, la Scuola di Pace in Africa, ed il Premio “Tesi di laurea in diritto internazionale della pace”.

Istituto Giuseppe TonioloUn anelito di pace a servizio dell’Ac e della Chiesa

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Vie, piazze,scuole e università

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Si avvicina il 29 aprile e puntuali arrivano leproposte editoriali dell’Ave, in vista di unevento che vede impegnata in prima lineal’Azione cattolica. La casa editrice del-

l’associazione ha lavorato negli ultimi mesi per avvi-cinare la figura di Toniolo ai lettori di tutte le età.

Autorevoli le firme che hanno lavorato, molti iprofili considerati. Giuseppe Toniolo. Per unacittà di santi è il titolo di un testo particolar-mente agile, scritto da Ernesto Preziosi earricchito da un ampio apparato fotografico eda box d’approfondimento. Il libro, pubblicatoinsieme alla Libreria Editrice Vaticana, è cor-redato da un dvd (realizzato da H2onews contesti e interviste della giornalista Chiara San-tomiero): novanta minuti d’interviste, imma-gini d’epoca e un filmato esclusivo, giratodurante le reposizione delle reliquie del beatoToniolo a Pieve di Soligo il 7 ottobre 2011.

Non mancano le nuove edizioni, con veste graficarinnovata, di alcuni testi storici dell’Ave su Toniolo.Si va da L’economista di Dio, una biografia delbeato, scritta dallo stesso postulatore della causadi beatificazione, monsignor Domenico Sorrentino,a Voglio farmi santo, il diario spirituale di GiuseppeToniolo. I gruppi parrocchiali e diocesani potrannoprepararsi al grande evento del 29 aprile a SanPaolo fuori le Mura attraverso dodici percorsi di

preghiera a tema, raccoltinel testo Cercate prima ilregno di Dio. Pregare con ilbeato Giuseppe Toniolo,testimone laico della fede.A curare il libretto, che pre-vede per ogni capitolo branibiblici di riferimento, testi di

Toniolo, intenzionidi preghiera e unanovena in onoredel beato, è don Domenico Amato.Anche i più piccoli potranno incontrare Toniolo attra-verso un libro a fumetti, curato dall’Acr, che raccontail professore veneto attraverso il rapporto con lafamiglia, la fede, l’economia, l’Azione cattolica. I tanti profili di un personaggio ricco e multisfaccet-tato come Toniolo sono raccolti anche all’internodella mostra Giuseppe Toniolo. Per una città disanti, che l’Azione cattolica ha preparato in occa-sione della beatificazione. Sedici pannelli ne riper-corrono la vita, dallo studioalla spiritualità, dalla fami-glia alla ricerca scientifica,dall’impegno per la nasci-ta delle Settimane socialifino al suo percorso inAzione cattolica. Lamostra, realizzata insiemealla Fuci e al Comitato dibeatificazione, è disponi-bile per le parrocchie e lediocesi che vorranno alle-stirla e può essere prenotata all’indirizzo [email protected] o al numero06/661321. Ne esiste anche una versione inbassa definizione, che si può stampare e usare inparrocchia per il lavoro nei gruppi. Non mancanoinfine le proposte in rete, attraverso un’appositasezione del sito dell’Azione cattolica, www.azione-cattolica.it/speciali/toniolo, e la pagina Facebookufficiale “Beatificazione Giuseppe Toniolo, 29 aprile2012”. �g

[a.s.]

Conoscere il beato

Libri, video,una mostrae internet

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