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Il Giornale – PAG. 3 Dalla suora all’islamica .Ecco i volti nuovi per riaccendere il Paese Corriere della Sera – PAG. 18 Parisi lancia la sua «comunità» politica: un programma di governo entro 4 mesi La Repubblica – PAG. 17 Nasce la cosa di Parisi, gelo Lega La Stampa – PAG. 9 Gli auguri di Berlusconi per la missione di Parisi: tornare al 20 % Il Sole 24 Ore – PAG. 15 Parisi : «Noi unica alternativa a Renzi» A strappare i maggiori applausi è stata però suor Anna Monia Alfieri quando esordisce dicendo che ormai non ha senso parlare di destra e sinistra. Quotidiano Nazionale – Il Giorno – PAG. 6 Centrodestra , Parisi ricarica le pile «Se ci chiudiamo siamo perduti» Libero – PAG. 8-9 «Se vince il no, Renzi a casa Poi conquisto io i moderati» L’effetto elezioni non è finito. Parisi compatta gli azzurri di Milano La Prealpina – PAG. 7 Parisi debutta a Milano «Alternativi a Renzi» La Gazzetta del Mezzogiorno – PAG. 5 Il centrodestra di Parisi parte a «piccoli passi» « Noi alternativi a Renzi». Pochi politici, un po’ di società civile

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Il Giornale – PAG. 3

Dalla suora all’islamica .Ecco i volti nuovi per riaccendere il PaeseCorriere della Sera – PAG. 18

Parisi lancia la sua «comunità» politica: un programma di governo entro 4 mesiLa Repubblica – PAG. 17

Nasce la cosa di Parisi, gelo LegaLa Stampa – PAG. 9

Gli auguri di Berlusconi per la missione di Parisi: tornare al 20 %Il Sole 24 Ore – PAG. 15

Parisi: «Noi unica alternativa a Renzi»A strappare i maggiori applausi è stata però suor Anna Monia Alfieri quandoesordisce dicendo che ormai non ha senso parlare di destra e sinistra.

Quotidiano Nazionale – Il Giorno – PAG. 6

Centrodestra, Parisi ricarica le pile «Se ci chiudiamo siamo perduti»Libero – PAG. 8-9

«Se vince il no, Renzi a casa Poi conquisto io i moderati» L’effetto elezioni non è finito. Parisi compatta gli azzurri di MilanoLa Prealpina – PAG. 7

Parisi debutta a Milano «Alternativi a Renzi»La Gazzetta del Mezzogiorno – PAG. 5

Il centrodestra di Parisi parte a «piccoli passi»«Noi alternativi a Renzi». Pochi politici, un po’ di società civile

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IL FATTO 3Sabato 17 settembre 2016 il Giornale

Alberto Giannoni

Milano Niente posti riservati alla con-vention di Stefano Parisi. Nessunaquota destinata alle «autorità» politi-che. In prima fila trovano posto a ma-la pena i relatori, nel primo giorno di«Megawatt», conferenza programma-tica aperta ieri a Milano

Il manager-politico vuole parlarein primo luogo alla società civile. E cen’è molta, di società civile milanese elombarda. Professionisti, dirigenti,imprenditori, giovani. C’è MassimoBlasoni, l’imprenditore che ha com-battuto le promesse a vuoto del presi-dente del Consiglio Matteo Renzi suidebiti della pubblica amministrazio-ne verso le aziende. Elegantissimo, sifa vedere Franco Debenedetti, a suavolta imprenditore ma in passato an-che senatore eletto con Pds e Ds. Gliinterventi dal palco sono musica perle orecchie di economisti e animatori

dei think tank liberali. Alle 18 e 30 latavola rotonda coi direttori di giorna-le Luciano Fontana, Maurizio Molina-ri, Lucia Annunziata e Maurizio Bel-pietro.

Già dalle 14.30 un nutrito numerodi politici si siede ad ascoltare gli in-terventi. Sono presenti in forze gliesponenti del gruppo regionale Ncd,che a queste latitudini si chiama«Lombardia popolare» e sta convinta-mente dentro il centrodestra. Trovaposto in prima fila, anche se laterale,l’ex governatore Roberto Formigoni,gratificato anche dalla citazione diun ospite. Distante, poco più indie-tro, il capogruppo di Area popolare

alla Camera Maurizio Lupi. Avvistatoanche l’ex ministro della Difesa Ma-rio Mauro, mentre in maglietta giallada volontario è schierato il consiglie-re comunale popolare Matteo Forte.Fra i primi ad arrivare il senatore Ga-briele Albertini, ex sindaco di Mila-no, che a giugno ha guidato la listacivica di Parisi, che allora era «sempli-cemente» candidato a succedergli aPalazzo Marino: «Spero che Parisicon la sua personalità, storia e umani-tà - dice - possano essere un elemen-to decisivo per rimettere insieme lepalline di mercurio nel termometrodel centrodestra». E anche i candida-ti parisiani delle Comunali sono algran completo, a partire dall’altro ca-polista civico Manfredi Palmeri.

Per Forza Italia nazionale il presi-dente Silvio Berlusconi ha inviatouna delegazione, di cui - oltre al com-missario siciliano Gianfranco Micci-chè - fa parte come coordinatrice

lombarda anche Mariastella Gelmi-ni: «Mi sembra giusto essere qui adascoltare - spiega - Parisi è stato ilcandidato di Forza Italia e di tutto ilcentrodestra e questo suo contributomi auguro e sono fiduciosa che possaessere utile». E gli esponenti azzurrimilanesi ci sono, ad ascoltare le«Idee per riaccendere il Paese», titolodella due giorni che prosegue oggi. Sipresentano il capogruppo GianlucaComazzi, il vice Alessandro De Chiri-co, il coordinatore comunale FabioAltitonante, quasi tutti i consigliericomunali fra cui il giovane e votatissi-mo Pietro Tatarella, consiglieri muni-cipali, amministratori (ed ex)dell’hinterland, l’ex presidente delConsiglio provinciale Bruno Dapei,capo staff di Parisi in campagna elet-torale, l’eurodeputata Lara Comi.Nelle retrovie si siede Claudio Scajo-la, più volte ministro, già uomo-mac-china e coordinatore azzurro.

IN PRIMA FILA SOLTANTO I RELATORI DI GIORNATA

I politici restano in disparte: «Qui per ascoltare»Dalla Gelmini all’ex governatore Formigoni, il centrodestra milanese riunito a Megawatt

C’è il gruppo che arrivacarico da Pontelongo,in provincia di Padova.

«Abbiamo un entusiasmo allestelle». Sono una ventina e lancia-no un avvertimento a Stefano Pa-risi, con l’accento veneto: «Noicrediamo in te ma non ci illudereperché sennò è finita, siamoall’ultimo stadio del centrode-stra». E ci sono due ragazzi comeDavide e Martino, 19 anni a te-sta, che sono partiti in treno daVimercate, hinterland milanese,la prossima settimana sarannochiusi nelle aule di Ingegneriadel Politecnico ma hanno sceltodi passare il pomeriggio allo spa-zio «Megawatt», in zona Tortonaa Milano, per ascoltare che ideeha in testa mr Chili per smentirelo slogan «o Renzi o il caos». Futu-ri Parisi boys, forse. Come queiduecento volontari con le ma-gliette gialle che ieri hanno accol-to gli oltre 2mila partecipanti allaconvention «Energie per l’Italia»(oggi la seconda puntata, dalle 9alle 13). Il manager parla pochiminuti e lascia il palco «ai veriprotagonisti». Zero politici, largoalla società civile. La star dellagiornata è suor Anna Monia Alfie-ri, 41 anni e tre lauree, esperta dipolitiche scolastiche, che fa scat-tare un’ovazione quando affron-ta il tema dei costi standard nellascuola che finora sono «forte-mente sproporzionati nel con-fronto tra le pubbliche e le parita-

rie». E infila tre stoccate: «Deviessere molto fortunato, nascerenon solo nella famiglia giusta maanche nella regione giusta»,«non so neanche come possia-mo continuare a celebrare la fe-sta della Repubblica» e «ho persi-no paura di non riuscire a rispet-tare la legge in Italia, perché cam-bia in continuazione». Standingovation. Maryan Ismail, antropo-loga musulmana, non è alla pri-ma kermessse politica, ma fino adue mesi fa militava dall’altraparte della barricata, era una diri-gente milanese del Pd e si è di-messa in polemica contro le posi-zioni ambigue del partito nei con-fronti dell’Islam radicale.«L'islam che viene narrato oggi -attacca dal palco - è ortodosso, ciracconta che le donne senza velonon sono musulmane, mentre ionon lo indosso e lo sono profon-damente».

Il simbolo della convention so-no tre lampadine con i colori del-la bandiera italiana. Parisi cercaidee «per riaccendere il paese». Euomini e donne immagine delcambiamento sul palco sonoGaela Bernini della FondazioneBracco. Si alternano GiacomoLev Mannheimer, figlio del son-daggista Renato, già attivo nella

campagna di Parisi per le Comu-nali, l’ideatore del Family DayMassimo Gandolfini, il filosofoCarlo Lottieri, Giancarlo Cesana,l’esponente di Cl che ha citatocome esempio per la sanità il mo-dello Lombardia dell’ex governa-tore Formigoni, presente in sala.C’è la ricercatrice Rosamaria Bi-tetti, il fondatore di Banca Prossi-ma Marco Morganti.

Annalisa Chirico, presidentedel movimento per la giustizia«Fino a prova contraria» confer-ma la partecipazione all’evento:«Il paese ha urgente bisogno diriforme, e per farle non servonostrepiti e urla, ma persone comeParisi. Idee liberali e riformatri-ci». Non sfugge che Chirico è unaconvinta sostenitrice del Sì al re-ferendum per la riforma costitu-zionale, ma «su questo io e Stefa-no non concordiamo». Evitare se-conde interpretazioni. In plateatra (parecchi) ex amministratoridel centrodestra milanese e(qualche) big si vedono Massi-mo Blasoni, presidente del Cen-tro studi Impresa Lavoro di stam-po liberale, la regista Andrè RuthShammah, esponente della sini-stra radical, la contessa Antonel-la Camerana, signora dei salottimilanesi e fondatrice della onlus«Missione sogni». Qualche pol-trona più in là, Olga, 67 anni, exdipendente comunale a Milanodice che in 40 anni «sono passatitanti sindaci e non ne ho vistouno peggio di Giuliano Pisapia».Ora è pensionata si offre «volon-taria per Parisi, vorrei lasciargliun curriculum. Cambi la politicae dia spazio ai giovani». Nonnarottamatrice.

LA GIORNATA

TRA GIOVANI E PROFESSIONISTI

Presente anche Blasoni,

l’imprenditore che combatte

le promesse a vuoto renziane

di Chiara CampoMilano

Dalla suora all’islamicaEcco i volti nuoviper riaccendere il PaeseSpazio alla società civile: applausi per lareligiosa e l’ex Pd. C’è la Fondazione Bracco

Milano Ha 41 anni e tre lau-ree, in Giurisprudenza, Teo-logia ed Economia. Suor An-na Monia Alfieri, esperta dipolitiche scolastiche («matutti qui sono interessati asapere: sei una suora di cen-trodestra?» scherza dal pal-co) è stata la guest star allaconvention di Stefano Pari-si. E forse ha centrato unodei suoi obiettivi. I suoi pun-ti di riferimento sono sem-pre stati don Sturzo e i giudi-ci Falcone e Borsellino, èamante della giustizia, dellalibertà e dei diritti e la sfidapiù grande che ha intentatoda quando è diventata reli-giosa (dopo la laurea in leg-ge) è «far passare questi prin-cipi, in tutta la loro laicità,con questo abito addosso».

Presidente dal 2012 del Fi-dae Lombardia, l’associazio-ne delle scuole cattoliche pa-ritarie, è membro e coordi-natore del «Tavolo perma-nente sulla parità» istituitodall’assessorato all’Istruzio-ne della Regione Lombar-dia, collabora nella Condu-zione del Gruppo di studionazionale sulla parità scola-stica della Camera dei Depu-tati. Un curriculum lungo,non mancano le collabora-zioni con il ministerodell’Istruzione come esper-ta e la firma su varie pubbli-cazioni (ha collaborato an-che con il Giornale). L’ulti-ma fatica è il volume «Il dirit-to di apprendere» dove tor-na sul suo cavallo di batta-glia, la libertà di scegliere al-le stesse condizioni tra scuo-la pubblica e paritaria («av-viene persino in Russia») efa notare che la prefazione èdel ministro Stefania Gianni-ni. Una renziana. E qui tor-na sull’importanza del pro-getto di Parisi. «Gli italiani -spiega suor Anna Monia Al-fieri - hanno bisogno di cre-dere in se stessi e nelle lorobuone idee, ed essere solleci-tati ad esporle queste buoneidee, nei luoghi dove nonc’è di mezzo la politica. Cosìi cittadini si riconoscono nelruolo di fondamenta dellasocietà e ricominciano a po-co a poco a dare delle idee achi poi ci andrà a governaree sarà al servizio della socie-tà». La kermesse di Parisi«come ha ripetuto lui stessodal palco non ha nessun co-lore politico. Almeno perora».

ChiCa

IL PERSONAGGIO

Sorella Anna,tre laureee una sfida laica

2milaI partecipanti al primo deidue giorni della kermessedi Parisi: tutto esaurito lospazio «Megawatt»

9.30L’orario in cui ricominceràoggi la kermesse milane-se; chiusura alle 13 con ildiscorso di Parisi

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18 Sabato 17 Settembre 2016 Corriere della Sera

Politica

Parisi lancia la sua «comunità» politica: un programma di governo entro 4 mesiIn platea pochi politici di FI, parecchi i centristi. Ma Alfano: il mio interlocutore è Berlusconi

L’imprenditore «Gli ho dedicato 100 giorni È l’ultima possibilitàper cambiare il centrodestra»

di Elisabetta Soglio

La vicenda

Il 26 luglio Silvio Berlusconi ha affidato a Stefano Parisi l’incarico di «rigenerare» Forza Italia con un progetto per «il rilancio e il rinnovamento della presenza dei moderati italiani nella politica»

Il ruolo di Parisi ha creato tensioni in FI, con diversi esponenti apertamente contrari al progetto dell’ex manager. Critici anche il segretario della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni

L’ex manager (già candidato sindaco a Milano) ha organizzato una convention (che si conclude oggi) per lanciare un progetto che riunisca l’area «liberal-popolare»

MILANO «Nel giro di quattro me-si avremo un programma digoverno da offrire ai cittadini.Qui a Milano è nata una nuovacomunità politica. Noi siamo lavera alternativa al centrosini-stra. I grillini? Dove governanofanno confusione». Mostragrande ottimismo Stefano Pa-risi nella veste di «rigenerato-re» del centrodestra. Il grangiorno della «conferenza pro-grammatica» è arrivato. La seraprima era arrivata invece la te-lefonata di Silvio Berlusconiche gli ha augurato il suo inbocca al lupo.

Negli spazi post industrialidel Megawatt si radunano circa2000 persone sui 4000 iscritti: tre maxischermi rimandano leimmagini dei relatori. Più Mee-ting di Rimini che Leopolda.Più impronta cattolica che lib-pop. Ma è solo il primo assag-gio, perché il clou è previstoper questa mattina. Sul palco ilprimo a parlare è Parisi. Lo farendendo omaggio a CarloAzeglio Ciampi. La platea si al-za in piedi e applaude a lungo.Un controcanto alle parole pro-nunciate poche ore prima daSalvini a cui non replica: «Oggiè una giornata di lutto».

Via alla «conferenza». Rela-tori rigorosamente della socie-tà civile (Berlusconi non vienemai menzionato se non alla fi-ne quando a parlare del futurodel centrodestra sono il diret-tore del Corriere della Sera, Lu-ciano Fontana, della Stampa,Maurizio Molinari, della neo-nata Verità, Maurizio Belpietroe dell’Huffington Post, LuciaAnnunziata) in platea un mixdi esponenti delle professioni euna pattuglia ridotta di politicise non fosse per la presenza ro-busta dei centristi: MaurizioLupi, Maurizio Sacconi, Rober-to Formigoni, Gabriele Alberti-ni. Assente Angelino Alfanoche però non le manda a dire:«L’unico mio interlocutore per

una riaggregazione dei mode-rati sarebbe Berlusconi e nonParisi». Latita, ma questo erascontato, Forza Italia. Almeno per quanto riguarda i big per-ché molti amministratori localihanno «trasgredito» l’invito a non partecipare. Le presenzepiù significative sono quelle diMaria Stella Gelmini, qui nellaveste di coordinatrice regiona-le lombarda degli azzurri e diGianfranco Micciché. Oltre aquella scontata di Francesco

Giro. La parola d’ordine è unprudente «ascolto»: «FI ha nelsuo dna l’apertura alla societàcivile — dice Gelmini —. È sba-gliato chiuderci e mi sembragiusto essere qui ad ascoltare».

All’appuntamento si presen-tano anche Elisabetta Gardini eLara Comi. «Toti e Brunetta? —risponde Parisi ai cronisti —.Sono tutti invitati, chi vuol ve-nire viene. Se vogliono stare acasa, per me non è un proble-ma». La sorpresa è l’arrivo di

Claudio Scajola. Grande ab-braccio con Tiziana Maiolo.«Nessun ritorno a ruoli attivi.Sono qui per ascoltare. Anchecon la presenza in ultima filaParisi merita un appoggio».

Più interessante capire chidella società civile ha rispostoall’appello di Parisi. Si nota lapresenza dell’economista Vero-nica de Romanis, moglie di Lo-renzo Bini Smaghi. A lungo si èparlato di lei come una degliesperti voluti dal premier Renzi

per mettere a punto la lineaeconomica del Paese. C’è ancheMario Dal Co che nel corso del-la sua lunga carriera economi-ca è stato anche consiglieredell’allora ministro dell’Inno-vazione, Renato Brunetta, il piùacerrimo rivale di Parisi.

Le relazioni si susseguono aritmi serrati. Si passa da Massi-mo Gandolfini, portavoce delfamily Day a Giancarlo Cesanabig di Cl, da Maryan Ismail,l’antropologa che alle ultimeelezioni comunali era candida-ta con il Pd a suor Anna MoniaAlfieri a cui è stato tributatol’applauso più caloroso dellagiornata.

In platea non passa inosser-vato Franco Debenedetti, fra-tello di Carlo. Sulla giacca verdeha appuntato una spilla con lascritta «Io voto sì». «Sono ami-co personale di Parisi. Bene ilsuo progetto». C’è il notaioPiergaetano Marchetti, presi-dente della Fondazione del

«Corriere»: «Pur non aderen-do al progetto di Parisi credoche la proposta possa essereutile per il Paese anche per ar-ginare gli estremismi della de-stra. Sono qui perché mi inte-ressa il dibattito culturale e ilconfronto è sempre un’oppor-tunità». Sfila l’ex sottosegreta-rio, Antonio Catricalà. In plateasiede Lella Golfo, fondatrice epresidente della FondazioneMarisa Bellisario. Il richiamo diParisi ha incuriosito. Oggi lachiusura con le conclusioni. Lescommesse sono aperte.

Maurizio Giannattasio© RIPRODUZIONE RISERVATA

La conventionStefano Parisi accolto dagli applausi nel primo giorno della sua convention a Milano

(Lapresse)

MILANO Lui di sicuro a questoprogetto politico crede, e pa-recchio. Anche perché non sispiegherebbe altrimenti la de-cisione di dedicare «centogiorni della mia vita e del miolavoro» a Stefano Parisi. Emi-liano Novelli questa «pazzia»l’ha fatta veramente: quandoParisi è sceso in pista per can-didarsi a sindaco di Milano, haparlato con la moglie e i colle-ghi spiegando che aveva biso-gno di staccarsi un po’. Centogiorni tondi, cui se ne aggiun-gono un paio per organizzarela convention da ieri in scenain uno spazio post industriale.Tutto gratis, ovviamente.

Novelli, imprenditore delsettore della comunicazione(in particolare degli studenti con Universitybox), fino a lu-glio presidente dei giovani im-prenditori di Assolombarda e

oggi impegnato nella squadradi presidenza nazionale deigiovani di Confindustria, hasempre avuto la passione dellapolitica: «Non intesa come mi-litanza in un partito e infatti non ho mai voluto tessere in

tasca. Ma come desiderio difare qualcosa di utile per lacollettività».

Perché Parisi?«Lo conosco dai tempi di

Confindustria e lo stimo. Miconvince lui come persona e

mi convince la sua idea di fe-derare il centrodestra parten-do dalla base e rinnovando unpo’ rispetto ad una classe diri-gente che forse ha fatto il suotempo».

Lei si definirebbe di cen-trodestra?

«In realtà non mi ritrovo inun perimetro così circoscritto:Ho uno spirito liberale, ho se-guito le vicende iniziali di For-za Italia e della Lega, ma ho an-che conosciuto Matteo Renziai tempi in cui era sindaco diFirenze».

Anche il premier chiedevadi partire dalla base e rinno-vare il partito e quella orga-nizzata da Parisi assomigliamolto a una Leopolda: Parisicome Renzi?

«Io a Renzi avevo dato fidu-cia, ma oggi dobbiamo consta-tare che i suoi proclami sono

rimasti disattesi. Parisi hal’impostazione managerialeche serve per tradurre in prati-ca i buoni propositi».

La mancata elezione a sin-daco è un problema?

«Abbiamo lavorato perchévenisse a governare la città eforse il percorso ideale sareb-be stato amministrare per unalegislatura e poi fare il saltonazionale forte dell’esperienzadi sindaco. Le cose sono anda-te diversamente, ma l’approdoè identico e la politica insegnache i grossi cambiamenti par-tono da Milano».

Adesso cosa si aspetta?«La crisi ci ha imposto tanti

cambiamenti. Non è più tem-po di yes we can, ma di yes wemust. A quarant’anni non so-no più giovane ma dico che bi-sogna cambiare e credo cheParisi rappresenti l’ultimapossibilità per il centrodestra.Guardiamo al futuro con fidu-cia: superiamo la logica deglischieramenti contrappostiperché dobbiamo fare sistematutti insieme per uscire dallaimpasse. Parisi può guidarci inquesta direzione».

Berlusconi come entra inquesta partita?

«Beh, dovremmo chiederloa lui...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’appello dal palco: fuori chi chiacchera La curiosità

C irca duemila persone alla prima giornata della conventionin corso a Milano. Durante gli interventi qualcuno si

distrae, altri parlottano ad alta voce. A un certo punto Parisi prende il microfono e interviene a muso duro: «Questa è una conferenza programmatica dove si parla di temi e di idee — scandisce — se dovete chiacchierare andate fuori, questo si faceva nei vecchi congressi di partito». Dopo la strigliata i lavori riprendono, con più silenzio in sala.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi è

Emiliano Novelli, 41 anni,imprenditore, è nella squadra di presidenza dei giovani di Confindustria ed è stato presidente dei giovani imprenditori di Assolombarda

Avevo dato fiducia a Renzi ma oggi dobbiamo constatare che i suoi proclami sono rimasti disattesi. Serve un’imposta-zione manageriale

La spilla del SìTra il pubblico anche l’ex senatore Franco Debenedetti con una spilla: «Io voto Sì»

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MILANO. Il “Per” campeggia cubita-le e azzurro fra i tre maxi schermi che fanno da quinta al palco monta-to nell’ex capannone industriale molto trandy. Qualcuno sostiene possa essere perfino il nome del nuovo soggetto politico. Di certo, Stefano Parisi inaugurando la ker-messe ne fa la sua cifra distintiva (“Per e non contro”). La “cosa” mo-derata prende mosse e forma con la convention di due giorni, già distin-ta e distante da Salvini e da tutti i “populisti” che da Pontida sparano a pallettoni su di lui, sui moderati che affollano l’anfiteatro del Mega-watt di Milano (poco più di mille) e perfino sulla memoria dell’ex presi-dente Ciampi.

Non è un caso se Mr Chili apre i la-vori con un ricordo dell’ex presiden-te del Consiglio che fa scattare gli scroscianti applau-si dei 1.600 che oc-cupano quasi tut-te le sedie (le ade-sioni via web era-no state oltre 4 mi-la). Location pre-tenzioza, da grandi numeri, voluta dal manager per celebrare il suo in-gresso vero in politica. Anita Fried-man, figura minuta, zainetto in spalla, moglie e madre delle loro due figlie, è in piedi, assai defilata, low profile ma dicono sia il vero ma-nager di famiglia. Di origini israelia-ne, ha rinunciato per l’occasione al-la camicia coi colori bianco e celeste della bandiera sempre portata in campagna elettorale. «Non ci aspet-tavamo tanta gente in un venerdì, che emozione, oggi però camicia bianca, si cambia, magari stavolta avremo più fortuna» ironizza. La platea è la più composita e variega-ta che sia stata messa insieme negli ultimi anni. Ne viene fuori un ibri-do, un po’ Leopolda di destra, un

po’ salotto meneghino zona via Ma-genta e tanta Comunione e Libera-zione in cerca di casa. Una “succur-sale del Meeting di Rimini” lamen-tano sotto voce i laici più insofferen-ti. Eccoli Roberto Formigoni, Mario Mauro, Giancarlo Cesana, ex presi-dente del Policlinico ed ex responsa-bile Cl, e Luigi Amicone, che si aggi-ra per il salone e si sente a casa. «Avete sentito l’intervento della suora? È la nostra pasdaran», dice soddisfatto ai conoscenti dopo l’in-tervento della motivatissima reli-giosa e docente Anna Monia Alfieri. Standing ovation alla fine giusto per lei, dopo una sequenza di ricer-catrici, imprenditori, giovani che scaldano pochino la platea. Ci pro-va e ci riesce solo in parte Massimo Gandolfini, tra i vip della prima giornata, presidente del Family day del famoso milione in piazza a

Roma: «Con Ste-fano speriamo in una grande ri-partenza», dice di essere qui «co-me portavoce di milioni di fami-glie che si sento-no ormai figlie

bastarde della politica». Penultima fila ed ecco Gianfranco Polillo, ex sottosegretario all’Economia del go-verno Monti, scettico e curioso. «Di-ciamo che ci sono le basi, ancora po-chi contenuti, zero progetti, però io ho fiducia in Stefano, lo conosco, ha le carte in regola per la leadership», spiega. Siede invece in seconda fila, proprio sotto il palco, un altro ex di quel governo, Antonio Catricalà. «Amico di Stefano, sono qui da cu-rioso» minimizza il già presidente dell’Antitrust. Tra le prime file pu-re Franco Debenedetti, vistosa spil-la “Io voto Sì” al bavero della giacca. «Stefano è un mio personale amico e apprezzo il programma liberale che sta emergendo dalle proposte. Loro votano invece no al referen-

dum? Non lo so, comunque spero che cambino idea». Altro che Salvi-ni, sul palco sale Maryan Ismail, an-tropologa di origini somale, candi-data pd al Comune di Milano, si par-la di integrazione.

Davvero tanti gli “ex” qualcosa. Claudio Scajola solca la sala tronfio: «Questo ragazzo ha bisogno di una mano» va ripetendo ai conoscenti, quelli almeno che non fingono di non riconoscerlo. «Sono qui per far

notare che un pezzo della storia ve-ra di Forza Italia si riconosce nel pro-getto liberale di Parisi, lui è la scelta migliore fatta da Berlusconi negli ultimi anni». Dell’ex ministro della casa al Colosseo qualche amico di Parisi confessa che ne avrebbe fat-to a meno: «Eccolo, il bacio della morte». Gianfranco Micciché, che a differenza di Scajola è tornato in servizio effettivo - è coordinatore si-ciliano - dice di esserci perchè «Pari-si lo conosco da vent’anni e credo in lui, soprattutto ci crede Berlusconi, checché ne dicano gli altri. Io rivo-glio Forza Italia e lui è il migliore per rilanciarla». Gli Ncd di Alfano sono perfino più numerosi dei forzi-sti. Maurizio Lupi, Gabriele Alberti-ni e Maurizio Sacconi. Per Fi giusto Mariastella Gelmini («Ci sono da delegata del presidente e da coordi-natrice lombarda, noi abbiamo sempre ascoltato la società civile» dice ma va via presto) e il senatore Francesco Giro. E Berlusconi? Pre-para il “gran ritorno” nella sua con-vention di ottobre a Roma. Però ha chiamato Parisi prima dei lavori, in-coraggiandolo, congratulandosi. «È già un successo, parlano tutti di te, vai avanti», gli avrebbe detto. Ma di lui, del vecchio leader, al Me-gawatt non parla più nessuno.

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4ettant’ anni fa le donne che per la prima volta erano am-

messe al voto stavano in fila al seggio piene di speranza

“stringendo le schede elettorali come biglietti d’amore”

(Lia Garofalo, “Le italiane in Italia”). In questo 2016 celebrati-

vo, ancora un omaggio alla Camera, promosso giovedì scorso

dal gruppo Pd e dalla fondazione Nilde Iotti. Parterre affollato.

Unico maschio ammesso sul palco Ettore Rosato in qualità di ca-

pogruppo. Si parla di «bella politica», della lezione di civiltà che

le 21 signore costituenti, madri della Repubblica, provenienti

da realtà culturali e politiche diverse, seppero dare facendo «gio-

co di squadra» e ottenendo così significativi miglioramenti a fa-

vore delle donne negli articoli chiave della Carta. Lavoro carsi-

co, invisibile, di cui si comincia a parlare solo adesso. Ansia di

giustizia sociale, lotta per nuove prospettive di vita. La politica

intesa come «rivoluzione spirituale». Marisa Rodano, a 95 anni,

dice: «Ancora non ci siamo, c’è molto da fare». E ha ragione.

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MILANO. Nasce la “cosa” di Stefano Parisi ed è su-bito gelo con la Lega e i colonnelli di Forza Italia. Nella prima giornata della sua convention mila-nese “Energie per l’Italia” allo spazio Megawatt, l’ex candidato sindaco di Milano del centrode-stra, incaricato da Silvio Berlusconi di riorganiz-zare Forza Italia, ignora Matteo Salvini e non gra-disce le parole del leader del Carroccio che defini-sce «traditore» l’ex Capo dello Stato Carlo Aze-glio Ciampi scomparso ieri. «Sono parole che si commentano da sole - taglia corto Parisi che ricor-da dal palco il presidente della Repubblica emeri-

to ricevendo la standing ovation della platea - Ciampi è stato un personaggio molto importante che salvò l’Italia da un grave rischio finanziario. Questi esempi sono importanti come quello del presidente Mattarella. Dobbiamo fare in modo che le istituzioni riacquistino la fiducia dei cittadi-ni». Da Pontida, dove ieri c’era anche il forzista Giovanni Toti e domani è in programma l’annua-le raduno della Lega, Salvini replica: «Sbaglia, meglio soli che con gente come quella presente alla sua convention. Non chiamatelo più centro-destra, è una parola che mi fa venire l’orticaria». Con lui anche i leghisti Maroni e Zaia

Quanto basta a descrivere l’attuale distanza si-

derale tra le posizioni dei due principali protago-nisti del centrodestra. Del resto, che la conven-tion di Parisi sia stata costruita anche in chiave antileghista lo si capisce dalla scaletta degli inter-venti. Molti esponenti della società civile sono di area ciellina o a difesa dell’accoglienza dei profu-ghi. «Noi siamo dentro il Ppe e stiamo dentro l’Eu-ropa - spiega Parisi, che non cita mai Berlusconi – Oggi nasce una comunità politica. Siamo qui per costruire una piattaforma nuova. Vogliamo cam-biare il clima, vogliamo che la gente non voti più contro, ma per qualcosa. Vogliamo portare idee, programmi, iniziative». Chiarisce che «quello di oggi è un seme, un primo passo. Per far vivere

una vera alternativa a Renzi». A suo dire «l’unica risposta che può salvare l’Italia». Un messaggio rivolto anche ai mercati e alla comunità finanzia-ria. Promette che «nel giro di qualche mese pre-senterà un vero programma di governo. Fatto da persone che pensano che in Italia ci possa essere un’alternativa liberale e popolare, e non solo Ren-zi o il caos». Ribadisce che l’attuale premier si do-vrà dimettere se vince il no al referendum. «Lo ha detto lui stesso, deve essere coerente». Ad ascoltarlo, però, c’è solo qualche esponente della vecchia guardia di Forza Italia, Mariastella Gel-mini, Gianfranco Miccichè e diversi alfaniani.

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Page 5: PAG. 3 all’islamica · dei moderati italiani nella politica» l Il ruolo di Parisi ha creato tensioni in FI, con diversi esponenti apertamente contrari al progetto dell'ex manager.

LA STAMPASABATO 17 SETTEMBRE 2016 .Primo Piano .9

R

LE DUE ANIME DEL CENTRODESTRA

Gli auguri di Berlusconiper la missione di Parisi:

tornare al 20 per cento“Basta essere contro, costruiamo una nuova Italia”

In mattinata Silvio Berlusconiha chiamato Stefano Parisi.«In bocca al lupo. Vai avanti,

non ascoltare le critiche chevengono da Forza Italia». E lui ciprova con il progetto «EnergiePER l’Italia». Con il «per» tuttomaiuscolo, come quello enorme e azzurro che campeggi al lato del palco e del megaschermo il-luminato da tre lampadine: unadi colore verde, la seconda bian-ca, la terza rossa. Nelle intenzio-ni di Parisi sono le idee per riac-cendere l’Italia,partendo daquesto ex stabilimento indu-striale scelto proprio per il no-me, Megawatt. Se riuscirà vera-mente in questa impresa, di ria-nimare l’esangue area moderatache ristagna attorno a Forza Ita-lia, a portare nuova linfa e farla salire nei sondaggi, allora Parisi avrà dimostrato di avere quel«quid» che da anni va cercando il Cavaliere. A quel punto gli affi-derà il partito, molto probabil-mente pure cambiando nome al «glorioso» brand azzurro.

Parisi non nomina mai Berlu-

sconi, ma questo fa parte del gio-co. E’ la missione politica che con-ta: riportare la nuova Forza Italia(o quella che diventerà anche nel possibile nuovo nome) attorno al 20%. Da quella posizione di forza sarà possibile trattare con Salvi-ni e Meloni. Se non sarà possibile un accordo, ognuno per la pro-pria strada. E se poi Renzi doves-se scivolare sul No al referendum,allora ok al governo di scopo per fare la legge elettorale e magari qualcos’altro. Cosa che non vo-gliono Salvini e Meloni, perché sarebbe «inciucio». Posizione che tra l’altro condivide l’altro opposi-tore all’«operazione Parisi», ovve-ro il governatore Toti.

Ed è subito chiara l’intenzionedi Parisi, anni luce lontanto dal capo leghista, che definisce Ciampi un «traditore della Pa-tria». «Una frase incredibile - diceParisi a margine della kermesse - che si qualifica da sola. Io, apren-do questa convention, ho invece esaltato la figura di Ciampi. E’ stato un pezzo importante della mia via. Ero capo del dipartimen-

to economico a Palazzo Chigi con Ciampi premier. Salvò l’Italia dal crack economico. E’ stata una persona che rimarrà nella memo-ria del Paese, ha dato molto al-l’Italia», osserva l’ex direttore della Confindustria. Fa una pausae poi, per sottolineare la differen-za con Salvini, aggiunge: «Io di-fendo e stimo pure Mattarella».

In platea, non in prima fila, cisono pochi politici di Forza Ita-lia. Solo quelli amici come il se-natore Giro, il coordinatore sici-liano Micchichè, l’ex grande ca-po ligure Scajola («Parisi è unadelle ultime cose grandiose chesi è inventato Berlusconi»). C’èpure la Gelmini, molti di Ncd eComunione e liberazione(Lupi,Formigoni, Amicone). Ci sono gli ex sottosegretari Catricalà, Polillo; l’ex ministro Sacconi; gliex sindaci milanesi Pellitteri eAlbertini. Sul palco una serie diinterventi che, per la verità, nonhanno riscaldato i partecipantia Megawatt. Tranne suor AnnaMonia Alfieri (applauditissima).Poi Giacomo Lev Mannheimer(figlio nel noto sondaggista), ilportavoce del family day Massi-mo Gandolfini, l’antropologaMaryan Ismail, il filosofo CarloLottieri, Marco Morganti diBanca Prossima e Giancarlo Ce-sana di CL. La prima giornata siè conclusa con una tavola roton-da alla quale hanno partecipato idirettori Maurizio Molinari, Lu-cia Annunziata, Luciano Fonta-na, e Maurizio Belpietro.

Parisi in prima fila prende ap-punti. Bacchetta la platea che chiacchiera e non segue gli inter-venti («un vizio dei congressi dei vecchi partiti») Ogni tanto si alza per scambiare qualche battuta con i giornalisti. E quando gli chiediamo di Salvini che lo accusadi camminare sul marciapiede sbagliato della Merkel, risponde: «Noi siamo saldamente nel Ppe e in Europa. Vogliamo cambiare le regole, ma questa è la parte giu-sta». Poi dal palco spiega cosa si-gnifica essere «PER». Dice basta al clima di odio che allontana le persone dalle urne. «Siamo qui per costruire una piattaforma nuova. Vogliamo cambiare il cli-ma, vogliamo che la gente non vo-ti più “contro” qualcosa».

Certo, se Renzi perde il refe-rendum per coerenza dovrà di-mettersi. Poi? Si vedrà. Intanto,bisogna preparare un’alternati-va credibile, perché non ci puòessere solo quella tra il leaderdel Pd e il caos. Un’alternativa digoverno liberale, «affidabile e forte, che sia in grado di dare so-luzioni programmatiche all’Ita-lia». Per Parisi quello di Milano èil primo passo che deve conti-nuare nelle prossime settimanee mesi. «Presto avremo un nuo-vo programma di governo».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

AMEDEO LA MATTINAMILANO

Reportage

Forza ItaliaStefano Parisi ha 

lanciato da Milano una sorta di 

assemblea per tentare di dare vita 

ad una coalizione di centrodestra 

moderato con la benedizione di 

Berlusconi, potrebbe addirittura cambiare 

nome al nuovo movimento

muro contro muro, dal clima che porta gli italiani a votare “con-tro”», dice Parisi. Il suo pubblico, è chiaro, il governo di scopo con Renzi lo farebbe subito.

Si nota con sollievo l’assenzadelle abituali bombastiche ra-gazzotte dei comizi di Berlusco-ni, con interesse la forte compo-nente cattolica, specie CL e din-torni, sia fra i soliti noti (Lupi,Formigoni, Mauro, Amicone, e

Cesana fra i relatori) sia nei mi-liti ignoti della platea: «Sembrail meeting di Rimini in miniatu-ra», chiosa un Anonimo lom-bardo di area mentre dal palcosuor Anna Monia Alfieri mar-tella sulla libertà di educazione.Riemergono pezzi ex grossi del-la FI che fu, Sacconi, Micciché,Scajola, o addirittura del penta-partito, come l’ex sindaco Pillit-teri: «Parisi? Per il centrode-

stra è l’ultima spiaggia». E con la Lega che si fa? In as-

senza di risposte dal palco, ecco per quel che vale un sondaggio fai-da-te. Su dieci «parisiani», chia-miamoli così, cinque sono per de-cidere un programma e poi trat-tare con Salvini su quello, tre per mettersi d’accordo subito e due, gli estremisti della moderazione, per non mettersi d’accordo affat-to e andare alle urne separati.

Altro grande assente, Berlu-sconi. Viene nominato per laprima volta a due ore abbon-danti dall’inizio, e non da un re-latore dal palco ma da uno spet-tatore in platea. Qui si aggira ilsenatore azzurro Francesco Gi-ro tenendo in mano come unareliquia «L’Italia che ho in men-te», indimenticato libro pro-grammatico post-discesa incampo. Sulla copertina c’è unSilvio vintage (aveva ancora unpo’ di capelli, e soprattutto era-no suoi) ma è l’unica immagi-netta del caro leader che abbia-mo visto in tutta la giornata.

Intanto continuano a rimbom-bare dalla Bergamasca le sparatedi Salvini: «Tratti di strada con lagente che c’è oggi da Parisi, no», anzi basta perfino con il centro-destra, «una parola che mi fa ve-nire l’orticaria». Gran finale: «Pa-risi si è messo sul marciapiede sbagliato». E chissà le invettivedomani, davanti ai leghisti puri e duri, quelli con l’elmo con le cor-na in testa e le ruspe giocattolo inmano. Di certo, però, il centrode-stra senza la Lega non può vince-re (anche se forse con la Lega puòperdere). Prima o poi, da un mar-ciapiede all’altro, bisognerà pure ricominciare a parlarsi.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Ex fabbricaQuasi una 

Leopolda di centrodestra 

quellaorganizzatada Stefano 

Parisiper rilanciare

Forza Italia

MigrantiRifiuta i toni del rivale, ma anche Parisi si oppone ai flussi sregolati. «Sono un problema dell’Europa,e non solo dell’Italia»

Riforme«Se vince il NO non ci sarà alcun caos». La linea di Parisi è di vincere il referendum ma per riaprire una stagione di dialogo bipartisan

EuropaParisi sceglie una linea di europeismo critico: il posto dell’Italia è in Europa, dice, ma molte cose vanno ridiscusse in economia

Tasse«L’impresa è il motore di un Paese» e allora Parisi propone di farla rinascere con un netto taglio del peso fiscale e un migliore controllo delle spese

L’agenda di Parisi

LAPRESSE

LAPRESSE

Hanno detto

Parisi è una delle ultime cose grandiose che si è inventato Berlusconi. Siamo qui per costruire una piattaforma nuova

Claudio Scajola

Noi siamo saldamente nel Ppe e in Europa. Vogliamo cambiare le regole e l’Italia, ma questa è la parte giusta del marciapiede

Stefano Parisi

Prima ancora di esordi-re, ieri, all’assemblea diMilano in cui ha dato

forma e volti al suo progetto di ricostruzione dell’impegnopolitico dei moderati, del cen-trodestra e di Forza Italia (che forse cambierà nuova-mente nome), Stefano Parisi ha collezionato due curiosi e contrapposti record: ha mol-ti, perfino troppi, avversari, più o meno espliciti, posizio-nati dalla sua parte; e ha rice-vuto un numero imprevedibi-le di incoraggiamenti biparti-san, segno che nell’Italia do-minata dall’incubo populista è crescente la voglia di uncentrodestra «normale», in grado di contrapporsi all’at-tuale centrosinistra e di ri-stabilire l’equilibrio bipolare di cui c’è in giro un’esagerata (almeno pensando a come in realtà funzionava) nostalgia.

Parisi è certo il primo adessere consapevole delle dif-ficoltà cui andrà incontro. Che sono essenzialmentedue: la prima è lo stretto mer-cato, politicamente parlando,delle idee moderate e rifor-miste, rispetto a quelle radi-cali e gridaiole. Ne sa qualco-sa Renzi, che vede il suo de-stino dipendere dal referen-dum, che solo formalmente riguarda la parziale riscrittu-ra della Carta, ma giorno do-po giorno si va trasformando in una specie di giudizio diDio sull’intera stagione delsuo governo e sul complesso delle innovazioni introdotte.

La seconda difficoltà è le-gata al fatto che se il centro-destra non tornerà certo a vincere con le posizioni diSalvini e di Meloni (che infat-ti alle ultime elezioni sonostati battuti), non si può dire che in passato abbia vintoperché fosse moderato, o perché fosse in grado di dilui-re in un brodo moderato gli estremismi che albergavano al suo interno. Il centrode-stra berlusconiano che Parisi dovrebbe rilanciare aveva la singolare caratteristica di conquistare tutti o quasi i vo-ti di elettori democristianiche tali erano rimasti anche dopo la caduta della PrimaRepubblica, ma con toni e ar-gomenti non moderati. E tut-to ciò perché Berlusconi non è mai stato sinceramente e convintamente moderato: si pensi al tono viscerale e cari-co di recriminazioni con cui dispiegava la sua campagna anticomunista, agli insulti ri-servati ai magistrati (contro il cui accanimento aveva si-curamente motivo di reagi-re), alle superficialità e alleimprobabili semplificazioni storiche sul fascismo (corret-te solo tardivamente, mentre Fini aveva da tempo compiu-to il percorso opposto), al do ut des con gli ambienti catto-lici, spregiudicato quanto in-concludente, alle gaffes in po-litica estera, dalle corna aivertici internazionali, a Oba-ma «abbronzato» Così Berlu-sconi ha vinto tre volte e ha sfiorato la vittoria una quar-ta. E soprattutto - Parisi non se ne dimentichi - così, pervent’anni, prima dell’implo-sione, è riuscito a tenere uni-to il centrodestra.

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Ma Silvionon era certoun moderato

TaccuinoMARCELLO

SORGI

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Il Sole 24 Ore Politica e società 15Sabato 17 Settembre 2016 - N. 256

Centrodestra. Al via ieri a Milano la due giorni voluta dall’ex ad di Fastweb per il rilancio della coalizione - In platea anche Gandolfini (Family day)

Parisi: «Noi unica alternativa a Renzi»L’appello: se vince il No il premier deve essere coerente e dimettersi - Ma i big di Fi (a parte Gelmini) disertano la conventionBarbara FiammeriMILANO. Dal nostro inviato

pAnche la scelta della locationnon è casuale. Una vecchia fab-brica degli anni ’70 appena ri-strutturata è la coreografia sceltada Stefano Parisi per lanciare quella che definisce la «nuova comunità politica» del centrode-stra. Una comunità che per l’ex addi Fastweb deve (ri)partire anzi-tutto dalla società civile, da quel-le «Energie nuove» - questo il ti-tolo della convention al centro Megawatt, con tanto di lampadi-ne tricolori - per costruire una credibile alternativa di governo al centrosinistra di Matteo Renzi.Per riuscirci però bisogna anzi-tutto recuperare i «delusi» del centrodestra, quei 10 milioni di elettori a cui bisogna offrire la possibilità «di votare per qualco-sa e non solo contro qualcuno».

Le prime parole di Mr Chili, vi-sibilmente emozionato mentre sale sul palco, sono dedicate alla scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi. Ad accompagnarle la standing ovation della platea. Nessun accenno, nonostante le sollecitazioni dei giornalisti, alla dichiarazione di Salvini contro l’ex capo dello Stato. Non ce n’è bisogno. La distanza è nei fatti. Parisi non ritiene che l’attuale centrodestra trainato dal Carroc-cio possa essere, così come il M5Sdi Grillo, un’alternativa credibile.

Parisi non nomina mai SilvioBerlusconi. E anche in questo ca-so non si può certo pensare a una casualità. È probabile che sia statauna scelta concordata con lo stes-so Cavaliere (qualcuno lascia fil-trare che ci sia stata ieri tra i due una telefonata), che prima del-l’estate ha benedetto la discesa in campo del manager affidandogli la due diligence di Fi. E del resto il leader di Fi per il momento prefe-risce rimanere alla finestra per verificare “l’effetto che fa”. Nes-suna sorpresa invece per la man-cata partecipazione dello stato maggiore di Fi. Che Toti (impe-gnato ieri nel vertice con i gover-natori della Lega Maroni e Zaia), Romani, Brunetta e Gasparri

guardino con occhio non partico-larmente benevolo l’iniziativa di Parisi (e soprattutto l’endorse-ment di Berlusconi) non è un mi-stero. Unica eccezione Maria Stella Gelmini che ci tiene a far sa-pere che «Fi è da sempre aperta alcontributo della società civile». Nulla di più però. Decisamente più entusiasti gli ex ministri Gian-franco Micciché e Claudio Scajo-la («Parisi è stata la scelta miglioredegli ultimi anni»). Ma ad attirarel’attenzione sono stati soprattut-to gli ex forzisti, a partire dall’at-tuale capogruppo di Ncd alla Ca-mera Maurizio Lupi, già tra i prin-cipali sponsor della candidatura di Parisi a sindaco per il centrode-

stra e che, assieme a Roberto For-migoni e Maurizio Sacconi (en-trambi presenti) spinge per un ri-torno in tempi rapidi nei ranghi del centrodestra. «Qualora ci fos-se una riaggregazione dell’area moderata, l’unico interlocutore sarebbe Berlusconi non Parisi», avverte però il leader di Ncd e mi-nistro dell’Interno, Angelino Al-fano. Una frecciata che si aggiun-ge a quelle di Toti («Vorrei vede-re una chiara alternativa a Renzi, senza inciuci»), che da governa-tore della Liguria guida il cosid-detto asse del Nord per rinsaldareil rapporto con la Lega e Fdi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ex azzurro, oggi leader di Cor, Raffaele Fitto che stigmatizza la presenza «di tanti centristi pro-Renzi» alla convention milanese.

Sul palco del Megawatt intan-to si susseguono gli interventi: daMassimo Gandolfini, portavoce del family day, al big di Cl Gian-carlo Cesana, a Maryan Ismail, l’antropologa somala che alle ul-time elezioni comunali era can-didata del Pd. A strappare i mag-giori applausi è stata però suor Anna Monia Alfieri quando esor-disce dicendo che ormai non ha senso parlare di destra e sinistra perchè «chi era di destra è diven-tato di sinistra e chi era di sinistraè diventato di destra». Applausi anche a Gandolfini che si autode-finisce «portavoce delle famiglie che si sentono “figlie bastarde” della politica». In platea si aggira Franco Debenedetti con appun-tata ben in vista una spilletta a fa-vore del Sì al prossimo referen-dum costituzionale ma che vantacon Parisi un’amicizia di lunga data. Ma Mr Chili non cambia idea, anzi invita Renzi a non ri-nunciare alla coerenza: «Se vin-cerà il no dovrebbe dimettersi come ha detto», ribadisce, ri-spondendo indirettamente alla domanda provocatoria di Gior-gia Meloni che proprio nel giornoin cui ha dato alla luce la sua pri-mogenita chiedeva se il premier, in caso di sconfitta, dovesse o me-no dimettersi.

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ANSA

A Milano. Stefano Parisi apre la convention da lui promossa per ricompattare il centrodestra

La Lega a Pontida. L’incontro di Maroni, Toti e Zaia - Salvini: «Parisi dica no all’Ue e al referendum»

I 3 governatori in corsa per la leadershipSara MonaciMILANO

p«Ci siamo e abbiamo espe-rienza politica al Nord: la futura aggregazione del centrodestra non può prescindere da noi e dal-la Lega di governo che rappre-sentiamo». È questo il messaggioche, indirettamente, mandano daPontida i governatori leghistidelle tre regioni settentrionali, Roberto Maroni (Lombardia), Giovanni Toti (Liguria), Luca Zaia (Veneto).

Proprio nel giorno in cui a Mi-lano Stefano Parisi ha lanciato il suo ingresso nella politica nazio-nale (forse come leader del cen-trodestra), i tre governatori della Lega Nord si sono riuniti nella cit-tà simbolo del Carroccio. Non mandano un messaggio antago-nista, ma puntano a far valere le ragioni della Lega in una futura coalizione con Forza Italia. Toti rilancia: «Stiamo costruendo unapiattaforma politica, è da qui che riparte il centrodestra, non c’è nulla da inventare».

Che l’alleanza con Forza Italiasi farà nessuno lo mette in discus-sione. Non si dice ufficialmente, ma dietro le quinte tutti lo am-mettono. Con o senza Parisi, la Lega dovrà in qualche modo tor-nare a fare i conti con i vicini di ca-sa. Il Carroccio non dà però per scontato che la candidatura per lapremiership del centrodestra debba essere affidata a Parisi sen-za negoziazione. Non si esclude che anche Zaia o Maroni abbianole carte per intavolare una discus-sione. Quest’ultimo, in particola-re, è conosciuto sul piano nazio-nale ed è stato ministro degli In-terni. Insomma, da Pontida fannocapire che la partita per la scalata al centrodestra è ancora aperta.

Intanto i tre governatori hannoiniziato a fornire la ricetta per l’immigrazione lunedì scorso, e ieri hanno presentato un docu-mento critico sull’Unione euro-pea alla presenza del leader leghi-sta Matteo Salvini, che sarà pre-sentato ai membri del parlamen-to europeo il 12 ottobre. Poi sarà la

volta di altri due testi: uno sulle ri-forme costituzionali a Milano, unaltro in Veneto sul fisco.

La posizione è nota: serveun’alternativa al premier Mat-teo Renzi e alla politica econo-mica dell’Ue. «Non siamo antieuropeisti - ha detto Zaia - ma questo modello di Europa non cipiace. Le direttive vanno in sen-so opposto alla cultura e all’eco-nomia dei nostri territori, con 17 milioni di abitanti».

Salvini intanto non vuole par-lare di centrodestra ma di una «al-leanza sovranista e orgogliosa». E da Pontida manda qualche frec-ciata a Parisi: «chiederemo chia-rezza, perché non si può stare da un lato del marciapiede a Roma e da un lato a Bruxelles. Siccome credo che Parisi abbia scelto il la-to del marciapiede sbagliato, au-guri!». Poi aggiunge: «L’alternati-va a Renzi passerà dal dire un no forte e chiaro a Renzi qualora per-desse il referendum». E anche questa frase è indirizzata a Parisi.

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L’ANALISI

PaoloPombeni

La sfida di creareun’identitàdei moderatisenza estremismi

Nasce il nuovo centrode-stra che ragiona in termi-ni alternativi, ma senza

scomuniche, nei riguardi del cen-trosinistra? Stefano Parisi ha de-cisamente puntato a questo obiettivo organizzando la sua convention: niente «partitini», ma percorsi per arrivare l’anno prossimo ad una «piattaforma di governo». Come dire che innan-zitutto bisogna darsi l’obiettivo diridare un’identità a una platea cheormai non può più essere raccol-ta sotto l’antica bandiera berlu-sconiana che aveva come ragioneimpedire che la sinistra alternati-va agli anni dell’egemonia demo-cristiana ( i “comunisti” nel vec-chio linguaggio immaginifico) stabilisse un nuovo lungo perio-do di egemonia marginalizzando le classi dirigenti e i ceti cresciuti nel contesto ormai in macerie.

Oggi il panorama è del tutto di-verso. In parte perché Berlusconiha vinto quella scommessa impe-dendo che tutto il potere andasse alla “gioiosa macchina da guerra”di Occhetto e compagni, per cui c’è stato un turbolento ventenniodi alternanze con il limite che cia-scuno cercava poi di fare il minor numero di prigionieri possibile. In parte perché il mondo è cam-biato un bel po’ e né quella vec-chia sinistra, né il confuso libera-lismo superficiale di Berlusconi sono stati in grado di governare lacrisi economica in atto ormai da più di un decennio. E con la crisi economica ce n’è una sociale che ha prodotto i suoi “mostri”: nel senso specifico della parola, cioè isuoi fenomeni inattesi e incon-gruenti con i vecchi parametri.

Dunque è di una nuova narra-zione che ha bisogno la parte “moderata” del Paese se non si vuol lasciare campo libero a chi, come Renzi, ha capito da tempo che si tratta di una componente che può essere attratta nel campo

del nuovo progressismo. Gli stec-cati ideologici sono cose del tem-po che fu.

Perciò Parisi parla di creareuna «comunità politica nuova», cioè prima che un raggruppa-mento di votanti, un corpo che si riconosce in un certo contesto in-terpretativo circa i mali del pre-sente e le angosce per il futuro. In questa fase la narrazione si man-tiene ancora sul generico, perché quando si vuole coagulare biso-gna lasciar spazio alle idee di quelli che si vogliono raccogliere sotto le proprie bandiere. Annun-ciando di mettere in piedi una for-mazione dominata non dall’os-sessione di “votare contro”, ma dall'ambizione di “votare per”, chiarisce la sua distanza dalle dueanime che cercano di monopoliz-zare l'area del tradizionale cen-trodestra. Da un lato il Salvini chepunta a monumentalizzare le pa-ure, che insulta la memoria di Ciampi, che crede alla radicaliz-zazione dello scontro sociale co-me strumento per blindare e al-largare il suo consenso. Dall’altrolato la nomenclatura di Forza Ita-lia che scommette sull’eterna il-lusione che il potere sia sufficien-te a tenere insieme il consenso: seoggi è in declino, tutti quelli che non trovano posto presso il nuo-vo vincitore prima o poi torne-ranno sotto le vecchie bandiere.

Per questo Parisi chiarisce dinon voler promuovere «élite ca-late dall’alto» (il fallimento dei tanti movimenti di questo tipo ne mostra la scarsa efficacia), ma di cercare «energie nuove e persone affidabili». Ovvia su questo terreno la competizione con gli arruolamenti (mettia-mola così) che stanno avendo luogo nell’area del nuovo cen-trosinistra (anche qui con gli altilai delle dirigenze espresse dallefiliere tradizionali).

Riuscirà Parisi nell’impresa?Solo il tempo può rispondere. Quel che oggi si può registrare èche la sua iniziativa suscita spe-ranze e attenzioni. La speranza è l’avvento di un sistema com-petitivo fra due orientamenti politici entrambi affidabili che consenta mobilità nelle scelte delle classi dirigenti e degli elet-tori, il che è la miglior garanzia per una democrazia in cui nes-suno sia padrone troppo a lungoe senza rischi delle posizioni di potere che si conquista.

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M5S. La sindaca rilancia su Facebook: cambieremo Roma e il paese - La prossima settimana il no alle Olimpiadi - Marra: nessun parere Anac contro di me

Raggi va avanti, a gennaio il «tagliando» pLa tregua è siglata e il M5S provaa risalire la china: Virginia Raggi an-nuncerà il no alle Olimpiadi la pros-sima settimana, come da program-ma e come promesso in campagna elettorale. La condizione posta da Beppe Grillo per blindare la sindacadi Roma dagli attacchi degli orto-dossi è rispettata, un “tagliando” ar-riverà a gennaio. Ma le acque resta-no agitate, con la giunta capitolina ancora da completare (il nome del nuovo assessore al Bilancio ancora non c’è: l’ex ragioniere generale del-lo Stato Mario Canzio resta in pole, ma la ricerca continua), il direttorio sul viale del tramonto e la nuova or-ganizzazione da definire. E il caso del primo cittadino di Parma, Fede-rico Pizzarotti, che riesplode dopo la decisione della procura di archi-

viare il procedimento a suo carico per le nomine al Teatro Regio.

«L’indagine era una scusa per so-spendermi»», ha tuonato il sinda-co: «Il direttorio venga a Parma a chiarire». «Sul suo reintegro deci-de Grillo, garante del M5S», ha ta-gliato corto il deputato Roberto Fi-co, che oggi terrà un comizio a Na-poli per il no al referendum sulle ri-forme. Nelle stesse ore Luigi Di Maio (che ieri è tornato ad attacca-re il premier Renzi elencando i «dieci motivi per cui deve chiederescusa agli italiani», tra cui «la legge elettorale ad partitum») sarà con Alessandro Di Battista a Catania.

Sul fronte romano, con un post suFacebook condiviso sul blog di Gril-lo, ieri Raggi ha chiarito: «Andiamo avanti, con coraggio. Tutti insieme cambieremo Roma e il Paese». La sindaca ha rivendicato i «cambia-menti diventati realtà» in questi due mesi: dal bando periferie ai 18 milioni stanziati per l’avvio della manutenzione dei treni della metro

A, dallo sblocco dell’acquisto in lea-sing di 150 nuovi bus (i primi 40 arri-veranno entro novembre) alla puli-zia della città, dall’assestamento di bilancio al tavolo per disciplinare l’uso del patrimonio indisponibile del comune. Tra i grandi eventi sportivi che la città ospiterà, Raggi non ha citato Roma 2024, che scom-pare dai radar. «Sono i nostri valori: il M5S non si ferma davanti alle diffi-coltà e agli attacchi quotidiani di chi ci teme», è il suggello dell’armisti-zio. Smentita seccamente dal capo-gruppo Cinque Stelle in consiglio comunale, Paolo Ferrara, la notizia apparsa su alcuni quotidiani secon-do cui 12 consiglieri sarebbero pron-ti alla sfiducia: «È falsa». «Una bufa-la totale», ha rincarato il vicesinda-co Daniele Frongia.

L’amministrazione tiene. Oggila sindaca sarà alla camera ardente di Carlo Azeglio Ciampi, poi cele-brerà in Campidoglio la prima unione civile. Ma per superare l’impasse bisogna chiudere in fret-ta la partita delle nomine: il Bilan-cio, la delega alle Partecipate, il ca-po di gabinetto, l’amministratore unico di Ama, la municipalizzata dei rifiuti. Si cerca anche il profilo adatto per sostituire l’assessora al-l’Ambiente Paola Muraro, in attesadi nuove mosse dalla procura. Mar-tedì è convocato il consiglio comu-nale: entro quella data almeno il so-stituto di Minenna dovrà arrivare.

Ieri la giunta ha avviato l’esamedella due diligence su tutte le deli-bere da cui dovrebbe scaturire un taglio ai compensi incongrui, tra cuiquello del capo segreteria Salvato-re Romeo. E Raffaele Marra, l’altro fedelissimo di Raggi e Frongia ora a capo delle risorse umane del Cam-pidoglio, definito da Roberta Lom-bardi «il virus che ha infettato il Mo-vimento», ha annunciato querele contro le «molteplici calunnie» ap-parse sulla stampa. «La mia nomina- ha affermato - non solo non è ille-gittima ma non è stato richiesto al-cun parere all’Anac. Inoltre preciso di non avere beneficiato di alcuno sconto per l’acquisto di proprietà immobiliari».

M.Per.© RIPRODUZIONE RISERVATA

INTERVISTA Flavia Marzano Assessora alla Roma semplice

«Squadra coesa, avanti i bandi di Roma facile»Manuela Perrone

pDue mesi complicati, ma «mai avuta alcuna intenzione di lasciare», anzi: «Con le difficoltà innegabili (abbiamo bisogno che la squadra si completi), l’emergenza ha generato una coesione che non avevo visto prima». L’assessora alla Roma sem-plice Flavia Marzano spegne il fuocodelle polemiche sulla giunta di Virgi-nia Raggi e guarda avanti, al lavoro dafare. Con tre progetti pronti al decol-lo: bilancio “open”, largo al software libero negli uffici comunali, punti per la digitalizzazione assistita in bi-blioteche, aziende, banche. Tecnica pura, Marzano è stata voluta dalla sindaca per le sue competenze: lau-reata a Pisa in Scienze dell’Informa-zione, esperta di tecnologie per la Pa e di comunità virtuali, è stata fonda-trice e presidente degli Stati Genera-li dell’Innovazione.

Entrando in Campidoglio hochiesto di lei. Risposta: «La Sem-plicità? È di là…».

Le hanno detto la cosa giusta.Semplicità è meglio di semplifica-zione. L’idea è quella di usare tecno-logie e digitale per rendere fruibile a

tutti, abitanti e turisti, una città moltocomplicata, anche per la sua bellezzainfinita. Un lavoro non banale per-ché un italiano su tre non è mai anda-to in internet: significa quasi un mi-lione di romani. Per questo la nostra prima delibera approvata in giunta riguarda la realizzazione di una rete di punti “Roma facile” per aiutare i cittadini a fruire dei servizi on line. Stiamo per emanare due bandi, per ilpubblico e per i privati: ci piacerebbeche chiunque abbia uno spazio, dallebiblioteche alle aziende, potesse rendersi disponibile.

La stessa macchina ammini-strativa è spesso opaca. Da dove ha cominciato?

Intanto dai dati. Il ragioniere capodel Campidoglio ha appena firmato la determinazione dirigenziale per Open bilancio: grazie alla collabora-zione di Openpolis, i bilanci di RomaCapitale degli ultimi dieci anni e quelli a venire saranno resi leggibili econfrontabili grazie a una serie di grafici on line. Anche le persone pri-ve di competenze specifiche po-tranno capire come sono cambiate nel tempo le voci di spesa. E la politi-

ca, misurando, potrà prendere deci-sioni sensate. Cambierà anche il sito del Comune, al quale oggi sono ac-creditate soltanto 300mila persone. La gara per il nuovo portale unico è stata aggiudicata in epoca Marino, cistiamo lavorando.

Un suo pallino è il software libe-ro nella Pa. Arriverà?

La delibera, sentita anche la com-missione competente, è pronta. Chiederemo a tutta la Pa romana cheprima di comprare del software ve-rifichi se si possa o meno utilizzare il software libero. Vogliamo comin-ciare per piccoli passi, senza integra-lismi, e abbiamo già la disponibilità di Libre Italia per fare formazione. I risparmi si vedranno nel lungo peri-odo, i vantaggi per la Pa sono altri: tecnici, maggiore autonomia.

Roma farà rete con le altre città?Il 3 ottobre promuoveremo in

Campidoglio un incontro tra tutti gli assessori italiani all’Innovazione, di ogni colore, per confrontare espe-rienze su open government, smart city, agenda digitale. Sogniamo un ecosistema degli innovatori.

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IMAGOECONOMICA

In Campidoglio. Flavia Marzano

OBIETTIVO INNOVAZIONE«In arrivo il Bilancio open e il passaggio graduale al software libero negli uffici comunali»

LE VOCI CONTROAlfano: Berlusconi unico interlocutore per riaggregare l’area moderata Toti: serve una chiara alternativa, senza inciuci

GLI SCHIERAMENTI

Parisi distante da Salvini Parisi è distante dal leader del Carroccio: non ritiene che un centrodestra trainato da Matteo Salvini possa essere una alternativa credibile

Freddi i big di Forza Italia La maggior parte dello stato maggiore di Fi, da Brunetta a Toti (che punta a rinsaldare l’asse con la Lega e FdI), non guarda con occhio particolarmente benevolo l’endorsement di Berlusconi dato a Parisi per ricompattare il centrodestra

L’attenzione dei centristi ex Fi Maurizio Lupi, capogruppo Ncd alla Camera, già tra i principali sponsor della candidatura di Parisi a sindaco di Milano, guida la pattuglia di centristi ex Fi che spinge per un ritorno nel centrodestra

IL CASO PIZZAROTTIDa Parma arriva un’altra granaper i vertici del Movimento: dopo l’archiviazione per le nomine al Teatro Regio il sindaco chiede il reintegro

Mafia capitale. Per la Procura «non è stato un sodale»

Alemanno, i Pm chiedonol’archiviazione del reatodi associazione mafiosaIvan Cimmarusti

pL’ex sindaco di Roma, Gian-ni Alemanno, «non è stato un sodale» dell’organizzazione Mafia Capitale. Lo ritiene la Procura della Repubblica capi-tolina, che ha formalizzato la ri-chiesta di archiviazione per il politico dall’accusa di associa-zione di tipo mafioso.

Sull’istanza ora dovrà espri-mersi il giudice per le indaginipreliminari, al quale il pool dimagistrati, coordinati dal pro-curatore capo Giuseppe Pigna-tone, ha inviato il fascicolo con l’ipotesi associativa per Ale-manno. «Se anche la Procura - ha detto l’ex primo cittadinodella Capitale - con grande one-stà intellettuale, chiede l’archi-viazione dall’accusa di associa-zione a delinquere di stampo mafioso, è la rimozione di un macigno che ha gravato per dueanni sulla mia vita». Tuttavia per Alemanno le grane giudi-ziarie non sono concluse: è im-putato in un processo stralcio di Mafia Capitale, con l’accusadi corruzione e finanziamento illecito. Per i magistrati avreb-be ottenuto dalla presunta cu-pola, capeggiata da Massimo Carminati e dal suo «braccio imprenditoriale» Salvatore Buzzi, tangenti per 125mila eu-ro. Con Alemanno risultano coinvolti nel presunto passag-gio illecito di denaro anche Car-minati, Buzzi e la sua segretariaNadia Cerrito e l’ex ammini-stratore delegato di Ama (la municipalizzata che si occupa di igiene urbana), Franco Pan-zironi. L’indagine è stata con-dotta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sosti-tuti Giuseppe Cascini, Paolo Ie-lo e Luca Tescaroli, che hanno coordinato gli accertamenti in-vestigativi del Ros Lazio, al co-mando del colonnello Giovan-ni Sozzo. Stando all’accusa, l’al-

lora primo cittadino «per la vendita della sua funzione» avrebbe ottenuto 75mila euroin cene elettorali, oltre a 40milaeuro di finanziamenti alla fon-dazione (più una promessa diulteriori 40mila, di questa ulti-ma somma c'è traccia in una in-tercettazione di novembre 2014, quando Buzzi protesta perle richieste continue che avreb-be fatto Panzironi per ottenere tutta la «stecca» promessa). In cambio Alemanno avrebbe compiuto «atti» in favore della presunta associazione mafiosa,

quali: «La nomina di Giuseppe Berti all’interno del cda di Ama,la nomina di Giovanni Fiscon a direttore generale di Ama, nel porre le strutture del suo ufficioa disposizione di Buzzi e Car-minati, nell’intervenire perché il Comune desse finanziamenti ad Eur spa finalizzati al paga-mento dei crediti di Buzzi e Car-minati». Proprio sul recupero crediti c’è tutto un capitolo ne-gli atti: «Nel corso dell’attività -si legge - emergeva che il sodali-zio aveva pattuito la correspon-sione di un cospicuo compensoin favore dell’ex amministrato-re delegato dell’Ama spa, Fran-co Panzironi, a seguito dell’in-tervento e mediazione dell’uo-mo (in qualità di soggetto parti-colarmente legato al sindacoAlemanno) al fine di facilitare dei pagamenti in favore delle cooperative riconducibili alla gestione di Buzzi».

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L’EX SINDACO«È la rimozione di un macigno che grava da due anni sulla mia vita». Resta l’accusa di corruzione e finanziamento illecito in un processo stralcio

La prossima settimana il «no» ai giochiLa sindaca di Roma Virginia Raggi annuncerà il no alle Olimpiadi la prossima settimana, come da programma. Era questa la condizione posta dal leader M5S Beppe Grillo per blindare la prima cittadina dagli attacchi degli ortodossi

OLIMPIADI

Le prossime mosse della Giunta Raggi

Ancora da trovare il nuovo assessore al BilancioLa giunta capitolina è ancora da completare. Da riempire ancora la casella fondamentale del nuovo assessore al Bilancio (nome atteso entro martedì): l’ex ragioniere generale dello Stato Mario Canzio resta in pole, ma la ricerca continua

NOMINE

In attesa del riassetto, da definire chi avrà la delegaLa sindaca dovrà decidere a chi affidare la delega alle Partecipate, e individuare l’amministratore unico di Ama, la municipalizzata dei rifiuti. Si cerca anche il possibile sostituto dell’assessora all’Ambiente Muraro se dalla procura dovessero arrivare sorprese

PARTECIPATE

Analisi delle delibere per giungere a taglio compensiIeri la giunta ha avviato l’esame della due diligence compiuta su tutte le delibere da cui dovrebbe arrivare un taglio ai compensi incongrui. Tra cui quello del capo segreteria Salvatore Romeo, passato da 40mila a 120mila euro

DUE DILIGENCE

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Page 7: PAG. 3 all’islamica · dei moderati italiani nella politica» l Il ruolo di Parisi ha creato tensioni in FI, con diversi esponenti apertamente contrari al progetto dell'ex manager.

6 SABATO17 SETTEMBRE 2016

IL GIORNO *il Resto del CarlinoLA NAZIONE

Maryan Ismail ha parlato della visione liberale diParisi, «che oggi ci dà la possibilità di accogliere»«Lui accoglie questa moltitudine di musulmanisilenziosi stufi di vedersi portatori di malvagità»

Centrodestra, Parisi ricarica le pile«Se ci chiudiamo siamoperduti»MrChili: presto il programma. Ciellini in pole, Forza Italia tiepida

Berlusconi alla finestra:è ambizioso, vada avantiIl Cavaliere aspetta i sondaggi permisurare l’appeal

Stefania ConsentiMILANO

«NASCE una comunità politicanuova, che vuole continuare a vive-re in Italia e a tirare fuori energieper questo Paese. E non è un pro-getto contro i partiti, ma vuole da-re un contributo ai partiti, conl’obiettivo di ricreare fiducia nellapolitica e contribuire alla crescitadel centrodestra. Non fuori dalcentrodestra, ma per rigenerarlo».StefanoParisi, ex candidato sinda-co a Milano, accende la sua con-vention, Energie per l’Italia, al Me-gawatt, in questo ex capannonedella periferia industriale a suddel-la metropoli, e usa parole chiave:«territorio», «idee», oltre che «ener-gia». E lui di energia, sotto gli oc-chi amorevoli della moglie, sedutanelle ultime file, ce nemette tanta.Dedica unpensiero aCiampi («Og-gi è una giornata di lutto per tuttal’Italia», dice, tacendo sulle ester-nazioni diMatteo Salvini) e piovo-no applausi dalla platea. Gettare lebasi per un progetto politico chesia alternativo a Renzi è una sfidané semplice e nemmeno dall’esito

scontato. «Siamo qui – riprende adire Parisi – per costruire una piat-taforma politica liberale. In questidue giorni toccheremo solo alcunitemi, poi gireremo l’Italia per fareconfronti e analisi anche con ilcontributo dei partiti».

MR CHILI alla politica (e ai politi-ci) ci crede eccome: «Se si apre lapolitica ha la possibilità di cresce-re, se si chiude rischia di perderesenso.Noi siamo alternativi alla si-nistra e lo vedrete bene in questimesi in cui prepararemo un vero eproprio programma di governo dapresentare agli italiani». E aggiun-ge: «Il tempo c’è tutto, non venia-mo dal nulla, non siamo stati pe-scati dal web», risponde lanciandouna stoccatina ai Cinquestelle. Mac’è una parte di Forza Italia chenonha lesinato critiche al suo pro-getto. E lo aspetta al varco. Anchese ieri a smorzare le polemichecontribuiva la presenza «istituzio-nale» di alcuni dirigenti azzurri,come Mariastella Gelmini («Misembrava giusto ascoltare, benvenga il contributo di idee e di pro-poste da chi come Parisi ha fatto

bene a Milano»), Gianfranco Mic-ciché eFrancescoGiro e poi anchedi alcuni ex parlamentari di peso,come Claudio Scajola. Arriva allacheticella Scajola, ma poi ai croni-sti che l’assediano dice: «Il tentati-vo di Parisi è difficile ma riusciràperché è determinato. Berlusconi

ha fatto la sceltamigliore degli ulti-mi anni». Inevitabile notare le as-senze di Toti e Brunetta. «Toti eBrunetta assenti? Sono stati tuttiinvitati.Non èunproblemadi pre-senza, si può ascoltare anche instreaming», risponde a tono l’ex di-rettore di Confindustria. Big forzi-

sti assenti (chissà che oggi non arri-vi una telefonata di Berlusconi), al-la finestra ci sono i centristi.Nutrita la pattuglia di big di Ciel-le, conGiancarlo Cesana. In primafilaRobertoFormigoni e il coordi-natore regionale diLombardia po-polareAlessandroColucci. «Se Pa-

risi lo chiede siamo disponibili adare unamano», dice l’ex governa-tore della Regione Lombardia.Schierati, qualche fila dopo, ancheesponenti di Ap daLupi (Cl anchelui) a Sacconi. «Bene Parisi, a mesembra che Salvini abbia sbagliatomarciapiede», commenta Lupi. Eoggi si continua.

INVITATI PROFESSIONISTI, STUDENTI E VOLONTARI. «DIFENDIAMO LE SCUOLE PARITARIE»

Parterre agguerrito: «È tornato lo spirito del ’94...»

FABRIZIOCICCHITTOParlamentare Ncd

Non si può stare su unlato a Roma e su unaltro a Bruxelles. Parisista sul lato sbagliato

Il latosbagliato

Antonella CoppariROMA

LA PRIMA giornata non è andataproprio come Berlusconi sperava.In cuor suo avrebbe preferito rico-noscere qualche volto vecchio inmeno e sentire qualche tributo inpiù allo spirito del ’94. Però ognu-noha il suo stile: «Stefano è unuo-mo intelligente, determinato, am-bizioso. È andato oltre quello checi eravamodetti, vuole fare una ro-ba sua ma sono curioso di vederedove arriva», ragiona con gli inter-locutori. Sì, perché seduto nellapoltrona aArcore, s’è fatto raccon-tare per filo e per segno la conven-tion del Megawatt, che s’è scoper-ta orfana di Silvioma nondi forzi-sti; per risollevare la platea hannoprovato ad averlo per la chiusura.Figuriamoci: pregusta da settima-ne la rentrée che, se tutto va comeprevisto, dovrebbe essere verso il20 ottobre, per la conferenza pro-grammatica diForza Italia.Giura-no gli intimi che – rispetto a qual-

che settimana fa – il Cavaliere è di-ventato più prudente rispetto a Pa-risi: vero? Falso? Di sicuro atten-de con ansia di vederlo oggi sulpalco nella speranza di assistere aquello scatto che finora non c’è sta-to. Soprattutto, vuole capire daisondaggi che ha commissionatol’altro giorno e che arriveranno

sulla sua scrivania entro la fine del-la prossima settimana se l’ex diret-tore generale di Confindustria ti-ra. Il rischio che faccia una «Sceltacivica» in sedicesimi è sul tappeto,ma altre idee in campo non ce nesono; lo stesso Berlusconi lamentail fatto che nessuno tira fuori unaproposta. «Di spazio per rilanciareil centrodestra ce n’è: tra la crisidei Cinque Stelle e l’appannamen-to di Renzi, abbiamo una prateriaper recuperare consensi».

QUESTI DUBBI – va da sé – man-dano in sollucchero l’intero grup-po dirigente di Forza Italia che hasempre vissuto Parisi come unusurpatore, l’ultimo arrivato chevuole fare le scarpe alla squadrastorica. La sintesi perfetta dei sen-timenti diffusi tra gli azzurri si ri-trovanel commentodel governato-re dellaLiguriaToti: «Dov’è la no-vità?Dove sono i voti in quella sa-la?». Gli contrappone il centrode-stra di Pontida dove ha siglato unpatto conMaroni eZaia sull’Euro-pa: «L’unica alleanza possibile ècon laLeganord».Anche per esor-cizzare il timore della rottamazio-ne frizzi e lazzi tra gli azzurri sisprecano: «Sono certo che oggi Pa-risi farà la sintesi dei contenutiusciti dalla riunione per indicareun percorso politico», ironizzaBrunetta. Insiste Matteoli: «Fino-ra si è mantenuto in sintonia conle dichiarazioni che ha fatto dalgiorno dell’investitura: acqua fre-sca». E Gasparri: «Questa conven-tion è stata sicuramente più diver-tente di quella di Passera». Tuttosi tiene, giurano: la platea brulica-va di alfaniani, dunqueParisi pun-ta a fare un’opa suNcdnon suFor-za Italia. «Ecco perché Angelino ètanto preoccupato in queste ore.

MILANOC’È LA SUORA combattiva e c’è il sondaggistaMannheimer,maGiacomoLev, il figlio; c’è laricercatrice che alla Luiss studia i cervelli infuga e c’è il big di cielle Giancarlo Cesana; c’èpersino Maryan Ismail, che alle comunalis’era candidata contro Parisi, e poi ha lasciatoil Pd accusandolo d’aver appoggiato un’altracandidata esponente di un Islam «politico eoscurantista». Sono in 13 sul parco del Mega-watt, giornouno, a portare «idee per riaccende-re il Paese». Sono «persone generose, indipen-denti e libere», li presenta Stefano Parisi. E traloro non c’è un solo politico.xxxxxxTremegaschermi coi tweet in sottopancia, in-terpreti per i non udenti. Due volte Parisiprende ilmicrofono per sedare il brusio: «Stia-mo lavorando, siamo qui per ascoltare. Chivuole chiacchierare vada fuori, quelli erano ivecchi congressi di partito». Fuori, le distrazio-

ni si limitano ai camioncini che servono caffè,arancini e cannoli. Dentro ci sono duemilapersone, i posti riservati sono solo per i relato-ri e i disabili. Qualche volto noto, come l’expresidente Antitrust Antonio Catricalà, moltasocietà civile. Andrea, praticante avvocato,

vuole una riforma della giustizia «non solo pe-nale». Stefano, studente, dice che il centrode-stra «è stato piuttosto assente sulla scuola». En-rico Fossa, architetto, è arrivato da Genova espera che Parisi sia «un Grillo con la cravatta,più affidabile». Una volontaria in magliettagialla dice al microfono di risentire «lo spiritodel ’94». C’è pure Franco De Benedetti, fratel-

lo di Carlo, che al bavero ha la spilla «Io votosì», s’intende al referendum, e «spero ancorache cambino idea». Sul palco si parla di libertàdeclinandola in economia, welfare, scuola, reli-gione. SuorAnnaMoniaAlfieri, giurista e pre-sidente lombarda della federazione di scuolecattoliche Fidae, parla di «apartheid» per le fa-miglie che mandano i figli alle paritarie e pro-pone di applicare i costi standard, che «fareb-bero risparmiare allo Stato 17 miliardi».xxxxxxxIl portavoce del FamilyDayMassimoGandol-fini, parla delle «famiglie che si sentono figliebastarde della politica». Elisa Serafini, libera-lissimamilitante parisiana e volto noto di An-nouno, rifuterebbe il reddito dimaternità e an-che quello di cittadinanza («Vogliamo essereancor più schiavi dello Stato?»). E rivendicache «dentro i partiti ci dev’essere gente che lapensa diversamente. Concorrenza tra le idee,non per la poltrona».

Giulia Bonezzi

Siamocomunità

Una comunità politica chevuole continuare a viverein Italia e tirare fuorienergie per questo Paese

Non veniamodal nulla

Il tempo c’è tutto,non veniamo dal nulla,non siamo stati pescatidal web, come altri

Buon lavoro a tutti, ma aMilano con Parisi ho vistomolto moderatismo, tantaNcd-Cl- e neonazarenismoAlla politica italiana inveceserve la lezione Thatcher

DANIELECAPEZZONEDeputato Cor

Lupi si è recato da Parisi. Seè per dare solidarietà per labella battaglia di Milano, okSe è per aiutare l’incontrocon il marciapiede di Salvininon sono d’accordo

Stefano è unmio personaleamico. Mi piace il progettodi Parisi, che promuove unprogramma liberale. Ieriquesto è emerso dalleproposte discusse

FRANCODEBENEDETTIImprenditore

SCONTROPOLITICONUOVE ALLEANZE

LaGelmini è ottimista:uniti per un nuovo centrodestra

L’elogio all’iniziativa di Ismail«Accoglie i musulmani silenziosi»

«Sono qui da Stefano Parisi comesegretario regionale di #ForzaItalia.Costruiamo insieme un centrodestra unitoe alternativo a #Renzi». Così la Gelmini

PONTIDA PATTOZAIA, MARONI E TOTI ALL TREGIORNI DI SALVINI

Freddi i tre governatori: poche idee

[SEGUEDALLA PRIMA]NONACASO tra i relatori di ierie di oggi ci sono solo personedella ‘società civile’. Parisiguarda a un centrodestramoderato, fermamente ancoratoalle tradizioni del Partitopopolare europeo, liberista ineconomia, aperto sia agli StatiUniti che alla Russia in politicaestera, fermo sull’immigrazionesenza derive populiste. Ilparadosso sta nel fatto che tra isuoi interlocutori non c’è lostatomaggiore di Forza Italia: iRomani, i Brunetta, i Gasparri, iMatteoli che vediamo la sera neitelegiornali sembrano esclusidal disegno del ‘nuovo’.Berlusconi ha finora arginato larivolta dei Colonnelli giocandosu due tavoli: incoraggia Parisi,tranquillizza gli altri. Aspetta divedere i primi risultati dellavoro del nuovo delfino primadi decidere da che parteschierarsi definitivamente. Èscontata l’inquietudine di chinon vuole il ‘papa straniero’,siede damolti anni inparlamento e rappresentatuttora un leader che tifa inveceper un brillante imprenditoreche fa per ora solo il consiglierecomunale di Milano.Salvini – anche lui consiglierecomunale di Milano – risponde aParisi (e a Berlusconi) tornandoa Pontida, dove giusto vent’annifa Umberto Bossi lanciò lasecessione: l’acqua attinta allesorgenti del Dio Po e versatanella laguna di Venezia riunivaidealmente l’intera Padaniapronta all’indipendenza. Bossiera convinto che l’Italia non cel’avrebbe fatta a entrarenell’euro, giocava di sponda coni bavaresi e si preparava adinvocare la doppiamoneta,quella forte per il Nord e quellasvalutata per il Sud. Andò comeandò. Oggi la secessione ètramontata, ma il grido dibattaglia di Salvini è control’Europa, contro l’euro, controgli immigrati sulla scia di unpopulismo dilagante in Europache ha la sua capofila inMarineLe Pen. Finora i populisti hannoavuto forti successi parziali, maè difficile che riescano agovernare una grande nazione.Salvini dovrà scegliere serinunciare a qualcuno dei suoiprincipi per fare squadra conForza Italia, qualunque ne sia lafisionomia, o combattere da solopuntando a un buon risultatosenza prospettive di governo. EParisi dovrà conciliare le sueposizioni moderate con qualcheesigenza dell’alleato. Ilcammino è appena iniziato, ma idue partiti dovrannomarciareinsieme per raggiungere ladestinazione giusta.

ILCOMMENTO

CONDANNATIACOLLABORARE

di BRUNOVESPA

Hannodetto

PONTIDA (Bergamo)PROVE di centrodestra. Prove digoverno nel solco storico dell’al-leanza Forza Italia-Lega Nord.Prove di risposta a Stefano Parisiche, in contemporanea, tiene aMilano la sua convention pro-grammatica. Primo dei tre gior-ni della kermesse della Lega aPontida, a vent’anni dalla prima.Nuovo appuntamento con i tregovernatori del centrodestra, Ro-bertoMaroni e Luca Zaia, Lom-bardia e Veneto nel segno delCarroccio, Giovanni Toti, ForzaItalia, presidente della RegioneLiguria. Al tavolo con loro, nellasala consiliare del comune diPontida, un Matteo Salvini fa-sciato in una t-shirt con la scritta

«Sono un populista» e in manoun simbolico, ma consistentequantitativo di pepe.

DOPO quello sull’immigrazione,uscito dal primo incontro trilate-rale, a Genova, i tre governatorihanno elaborato un documento,annunciaMaroni, «che riassumela nostra posizione critica neiconfronti dell’Europa, rispetto aciò che non si fa e che si fa inmo-do sbagliato». Ma il tema centra-le è il confronto a distanza e in pa-rallelo con Parisi. «Il centrode-stra – dice Toti – è di tutti coloroche vogliono votarlo e sono co-stantemente contrari a Renzi e aqueste riforme istituzionali. Sedalla convention di Parisi arrive-

ranno buone idee, ben vengano.Vorrei vedere una chiara alterna-tiva a Renzi, senza inciuci». AMilano, viene chiesto, c’è il con-vegnodi un partito che sta facen-do uno sforzo di rinnovamento:non ci sono due centrodestra nelcentrodestra? «L’indissolubilitàdi un’alleanza che ha governatoper anni l’Italia, che governa intre Regioni e in molti comuni,l’hanno sancita gli elettori. Èun’alleanza che quando si presen-ta con programmi credibili, can-didati credibili, vince». «Di go-verni di scopo – aggiunge Toti –non voglio sentire parlare. Credoche lo pensi la maggioranza diForza Italia e, per quantomi è da-to sapere, anche il presidenteBer-lusconi».

UN SALVINI sorridente annun-cia la nascita della bambina diGiorgia Meloni. Il segretario fe-derale del Carroccio scalda le pol-veri. «Domenica a Pontida avròl’onore e l’onere di indicare il per-corso dellaLeganei prossimime-si, senza particolari ansie per leiniziative di qualcuno altro dicui non si capiscono le idee e icompagni di strada». L’ombra diParisi non ha bisogno di esserechiamata. Aleggia già. «Chiedia-mo - incalza Salvini - ai nostriipotetici, futuri alleati, uno sfor-zo di chiarezza. Non si può staresu un lato del marciapiede a Ro-ma e sull’altro lato a Bruxelles.Mi sembra che Parisi abbia scel-to il lato sbagliato del marciapie-de».

di GABRIELEMORONI

PLATEAMolte presenze dalla società civile. Oggi si replica

IL PORTAVOCE DEL FAMILY DAY«Le famiglie si sentono figlie bastardedella politica, dobbiamo fare qualcosa»

L’IRONIA DI MATTEOLI«Si èmantenuto in sintoniacon le sue parole precedentiSolo acqua fresca»

PRIMOGIORNOStefano Parisial debutto, salutatodai sostenitori(Lapresse)

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La convention al Megawatt di Milano

«Se vince il no, Renzi a casaPoi conquisto io imoderati»Parisi prova a rivitalizzare il popolo di centrodestra: «Siamo l’alternativaalla sinistra, i 5 Stelle non sanno governare. Presto il nuovo programma»

:::FRANCESCOSPECCHIA

■■■ Parisi, o caro. Il primocolpo d’occhio per chi s’im-buca,dall’inizio,nellaLeopol-da milanese «Per riaccende-re il Paese» -la convention diStefano Parisi che dovrebbeaccompagnare il centrode-straadunagarbata rivoluzio-ne- è un grumo calcificato dicronisti, microfoni e teleca-mere in movimento, alla ri-cercadiunanotizia.Unoscia-me confuso di colleghi che,comeglielettoridelcentrode-stra, ronza alla ricerca di cer-tezze.E,quando losciamesigon-

fia e si posa su qualcuno e loavvolge, tu pensi che quelqualcuno sia Parisi. Invece,da sotto quella massa infor-me, spuntanoun paio di bal-lerinerosse,epoiun tailleuri-no e una vocina bresciana;nonèParisi,è soloMariaStel-laGelmini, stordita da rinno-vatapopolarità. Inquelmen-tre, passa Maurizio Lupi cheesalta la«piattaformadiStefa-no» e bacchetta «Salvini dav-vero dall’altra parte del mar-ciapiede»; e il grumo flette al-l’improvviso su Lupi, abban-donando laGelmini nel gua-do d’un discorso program-matico. Poi, però, transitaMaurizio Sacconi e da Lupischizzasull’exministro ilqua-le si divincola. Altra virata suClaudio Scajola scravattato,forse invitato a sua insaputa,chespiega:«Credochesiado-versosa la mia presenza, an-che se in ultima fila». E poivia, via, lo sciame si soffermasuunaparatad’antichisocia-listi -Rampello,Maiolo, i duePillitteri-;e suunpugnodiul-tralibertisti dell’Istituto Bru-no Leoni, e di ciellini in disu-so come Formigoni. E anchesu Gabriele Albertini, il nu-metutelarechesisente,men-tendo, «soltanto l’umile mu-

ratore di questa grande casa,del grande progetto di unifi-cazionechefudiFedeleCon-falonieri».Finchè,eccoche lamandria della libera stampa,sfiancata, s’avvede della ma-terializzaionediParisi sulpal-co.Ed è ammucchiata. Parisi

gesticola tra imocrofoni, sor-ride,dice tuttoenulla:«Ilcen-trodestra rappresenta la veraopportunità e anche l'Euro-pahabisogno che l'Italia cre-sca. Noi non possiamo piùpermetterci di avere un Pae-se fermo». Oppure «è nataunanuovacomunitàdelcen-trodestra,gireremol’Italia, fa-

remo pubblici confronti, sia-mo la vera alternativa alla si-nistra». Oppure «i 5 Stellequando governano fanno unpo’ di confusione». Oppure«se Renzi perde il referen-dum deve andare a casa»(già un classico degli ultimigiorni). Oppure «nel giro diqualche mese presenteremounveroprogrammadigover-no agli italiani». Robe così.Giàsentite,machequituona-no in una location carica disimbolismi. Ossia il Me-gawatt,unafabbricaristruttu-rata con 1400 posti sedere,200 volontari con la magliagiallo Fastweb infilata sopra

la camicia. Poi c’è quel palcomegalattico.Treenormivide-owall, postazione di regia didiecipersone robachenean-che il Grande Fratello, sedieper i talk in stile Versiliana e ifilmatichescorronosui13 in-terventi «orizzontali» dellagiornata. Alcuni dei qualiaguzzi:quellodel filosofoCar-lo Lottieri sul federalismo,dell’antropologa islamicaMaryan Ismail sumoschee esinagoghe e della suora-eco-nomista Anna Monia Alfierisulle politiche scolastiche(«la scuola non è un ammor-tizzatore sociale per insegna-ti»: l’applauso più fragoroso).

Parisimette inscenaungran-de assolo: «Da Milano, conuna campagna elettorale (48%diconsensi)checihada-to tanta energia e voglia di ri-pensareunprogrammanuo-vo per il Paese. Qui è l’iniziodiun lavoro.Tuttisaretechia-matiadareunamanoinque-stadirezione.A costruireunapiattaforma liberale-popola-re e vogliamo che la gente inItalia non votasse più controma per qualcosa, dobbiamoguardare con positività e in-terrompere il climadi tensio-ne, di odio e di divisione chec’è nel nostro Paese». Parisiemanasperanza,recitaunca-novaccio berlusconiano. Im-pressioni?«Mi pare un buon esperi-

mento, anche se devo anco-ra inquadrarlo bene», com-mentaLucaDeMichelis,edi-tore di Marsilio «il tema veroècapire segli riesce lacoesio-ne;esegliriesce,anchelesca-ramucceconSalvinisparisco-no. Per ora il panorama chevedo è di disperazione a varilivelli e di un finto ostentatoottimismo». Si accoda il neu-rochirurgoMassimoGandol-fini, ideatore del Family Dayche spera che Parisi cambi la«politica delle famiglia avaredella vita. Questa società in-vecchia, gli over 95 tra qual-che anno andranno ad inci-dere sulle nostre pensioni».Sovrasta il palco un logo

con lampadine tricolore (lalampadina è il simbolo del-l’Akp, il partito di Erdogan:qualcosa non torna...). Fortiapplausi. Parisi: «Grazie, ciaspettiamo un vostro contri-buto, anche economico». Gliapplausi si attutiscono, spe-cie dall’area della comunitàebraica. Le idee fioccano. Inmodo inversamente propor-zionale ai denari deposti nel-l’ampolla delle offerte...

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:::FRANCESCOCARELLA

■■■ I ritardi del nostro Paese su di-versi fronti - dalle relazioni industrialialle lungagginidellapubblicaammini-strazione (si pensi solo ai tempi dellagiustizia civile) fino al decadimentodel sistema scolastico - sono così pro-fondi da richiedere con urgenza, ac-certata la gravità della crisi economi-co-finanziarianella qualeci troviamo,l’intervento del bisturi liberale. È veroche le persistenze presenti nei varistrati sociali sono tante e tali da essereancora in gradodi svolgere una robu-sta azione frenante, ma se dovesserocontinuareaprevalere, sipuòstarcer-ti che per il sistema Italia il futuro sa-rebbe a tinte fosche.

LOSPIRITOGIUSTO

Di qui la necessità di una coraggio-sa svolta liberale, culturale prima chepolitica, che segni e incoraggi l’azionedeimoderati italiani.Vedremosesaràquesto lo spirito che caratterizzerà laconventionorganizzata inquestigior-ni a Milano da Stefano Parisi, per ilrilancio su nuove basi del centrode-stra.

Il “liberalismo in pillole”, l’escamo-tagealquale ricorreremo,aiuterà il let-tore a comprendere meglio quel che

abbiamo appena affermato e a segui-reconmaggioreattenzione ildibattitoche si svilupperà durante il convegnomilanese.Intanto,sgomberiamosubi-to ilcampodaunequivocospessopre-sente nella polemica politico-cultura-le: essere liberale non significa essereconservatore. Questi teme ognimini-mo cambiamento come la peste,mentre il liberaleèapertoedisponibi-le alle novità. A patto, però, che essevengano disciplinate secondo rigoro-se procedure di concorrenza.

ScriveFriedrichA.VonHayek:«Co-sì come per la sfera intellettuale, an-che in quella materiale la concorren-za è il mezzo più efficace per scoprireil modo migliore di raggiungere i finiumani». In ragione di ciò, il liberaleama ilmerito,perchépremia imiglio-ri, mentre odia il privilegio, perchépromuove solo gli affiliati. Inoltre, eglicrede nel mercato come l'unica viaper produrre ricchezza.

Egli è anche convinto che ilmerca-toe la liberaconcorrenzasianoantido-ti efficacissimi per limitare, se nonper

impedire del tutto, la corruzione. E ri-pete, come fosse un mantra, quantoscrisse Luigi Einaudi: «Lo statalismofa l'uomo ladro. Quando si vive in unsistema in cui tutto deve essere disci-plinato e dove tutti debbono ottenerepermessi, licenze e autorizzazioni, èevidente che la corruzione è fatale».In Italia, per aprire un esercizio com-merciale occorrono sessantuno tim-bri diversi e per fare partire un cantie-re edile si sfiorano i due anni. In unquadro siffatto, la mazzetta è sempredietro l'angolo.

I VALORI DI FONDO

Gli statalisti accusano i liberali discarsa attenzione verso chi vive nellacondizione del bisogno, dimentican-do che il principio di solidarietà è unodei cardini del liberalismo.

Vale la pena ricordarlo attraverso leparole del già citato Friedrich A. VonHayek: «Assicurare un reddito mini-mo a tutti o un livello sotto cui nessu-noscendaquandononpuòprovvede-

reaséstesso,nonsoltantoèunaprote-zione assolutamente legittima controrischicomuni,maècompitonecessa-riodellaGrandeSocietà in cui l'indivi-duo non può rivalersi suimembri delpiccologruppospecifico incuierana-to». Ai critici va anche rammentatochenelpensiero liberaleungrande ri-lievo viene dato al concetto di ugua-glianza.Dalla tradizionecristiana, il li-berale apprende che «non esiste uo-mo che sia più importante di un altrouomo».

Diquinasce ilconvincimentodiga-rantirea tutti leopportunitàdiparten-za, mentre si lascia alla vita e alle sueinfinite combinazioni la possibilità diprodurre esiti diversi per individui di-versi.

Come si sa, il liberale non va a cac-cia di utopie. Ed è per questo che noncredenell'uguaglianzadei risultati ga-rantitiper tutti. Egli è consapevole chela società perfetta non esiste e conPaul Claudel ripete che «chi cerca direalizzare il paradiso in terra, sta in ef-fetti preparando per gli altri un molto

rispettabile inferno». All'utopista che,innomediunasocietàperfettadarag-giungere chissà quando, è disposto asacrificare la libertà individuale di ge-nerazioni intere, il liberale rispondeconKarlPopper: «Nessunagenerazio-ne deve essere sacrificata per il benedi quelle future in vista di un ideale difelicità che puònon realizzarsimai».

GLI EQUILIBRI

Infine, ma non in ordine d'impor-tanza, arriviamo ai rapporti fra scien-zae religione, temache tanto inquietale coscienze del nostro tempo. In talsenso, le parole più nette le pronun-ciò Albert Einstein davanti a una pla-teadi ricercatori americani: «Lascien-za può solo accertare ciò che è, manon ciò che dovrebbe essere, e al difuori del suo ambito restano necessa-riamente igiudizidivalorediogniper-son».

Alla luce di queste brevi considera-zioni, ciascun lettore potrà valutareda sé, nelle prossime settimane, se ilrilanciodella casadeimoderatiavver-ràomenosecondo idettamidellacul-tura liberale. Condizione indispensa-bile, per portare il nostro Paese fuoridalla crisi che lo paralizza ormai dadecenni.

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■ Vogliamo che lagente in Italia nonvoti più contromaper qualcosaTutti saretechiamati a dareunamano

STEFANOPARISI

:::DOVEVA IL CENTRODESTRA

L’eterogenea platea della convention di Stefano Parisi [LaPresse]

La ricetta per il successo

Lezionedi liberalismo inpilloleMercato, concorrenza emeritocrazia,ma anche equità. Solo così arriva il rilancio

ITALIA8 __Sabato 17 settembre 2016__

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Page 9: PAG. 3 all’islamica · dei moderati italiani nella politica» l Il ruolo di Parisi ha creato tensioni in FI, con diversi esponenti apertamente contrari al progetto dell'ex manager.

:::CLAUDIAOSMETTI

■■■ Alla convention di Parisi in viaGiacomoWatt c’erano tutti,ma pro-prio tutti, gli esponenti di Forza ItaliadiMilano. Sì, perché se dai piani altidelpartito qualcunoha forse storto ilnaso e ha fatto intendere di essere inaltre faccende affaccendato, almenonella giornata di ieri, tra gli azzurridella Madonnina l’entusiasmo qua-si si toccava con mano. Erano lì, inprima fila, a volte nascosti tra vecchisocialistie cielliniallaFormigoni,masempre in piedi ad applaudire e conlo sguardo rivolto al palco.C’era ancheMaurizio Lupi,uno degli ex dell’allora te-am Berlusconi. E poi tantigiovani, manco a dirlo, lefacce nuove di una ForzaItalia decisa a non mollaree a non fare sconti a nessu-no.

Come Silvia Sardone,neo-eletta consigliera a Pa-lazzo Marino, battaglieracome sempre, che ha com-mentato: «Parisi può dareun contributo importanteal centrodestra ed è nostraresponsabilità dare spazioa queste iniziative». Come a dire: cene fossero di ritrovi come quello delMegawatt. «Forza Italia ha bisognodi un rinnovamento», ha continua-to, «e questo parte direttamente da-gli amministratori locali chenegli ul-timi anni hanno tirato la carretta.Con le elezioni di giugno abbiamodimostrato che noi ci siamo, il 21% aMilanoèunrisultatochenessunoda-vaperscontato.Adessoperòdobbia-mo rimboccarci le maniche, siamosolo all’inizio».

Dello stesso avviso anche FabrizioDePasquale, altro azzurro nella rosadel gruppo comunale: «Forza Italiain questa città non è assolutamenteuna macchina da rottamare, bastaguardarsi attorno per capirlo», hacommentato: la sala piena di gente, imegaschermi dietro al podio, perso-ne in piedi ai lati della sala. «Davantiagli occhi abbiamo una amalgamastraordinaria composta da pezzi dipolitica attiva e settori di movimentie circoli che negli ultimi anni, pur-troppo, sono stati lontani dal parti-to». E allora sarà l’effetto Parisi, saràche l’ex city manager di Albertini è

riuscito davvero nel miracolo, saràche forsebastavaqualchespintarellain più, una scossa al partito che nonarrivava da tempo: ma «Parisi riescea tenere assieme tutto questo», hachiosato De Pasquale. E non è cosadapoco.

«Questa iniziativaè,perchi fapoli-tica da sempre sul territorio, una ve-ra e propria iniezione di energia euna grande opportunità di crescitasul piano culturale», ha invece ricor-dato il consigliere (Fi, ovvio) Gianlu-ca Comazzi, «è un’occasione perascoltare con umiltà chi vive nelmondoreale».ComesuorAnnaMo-nia Alfieri (applauditissimo il suo in-tervento sulla scuola) o MaryanIsmail («È stato un incontro utile epositivo perché bisogna sempre dia-logare e confrontarsi con chi riesce acapire chenonesiste solo l’Islampo-litico», ha detto l’ex candidata del Pda Piazza Scala a margine della con-vention puntualizzando che la suapresenza non significava assoluta-mente «un passaggio politico, mauna volontà ad aprire una discussio-ne e metterci la faccia»). «La politica

non deve essere autoreferenziale,madevecapireecoinvolgeree trova-re soluzioni»,ha chiosato quindiCo-mazzi.

«Ho respirato lo stesso entusia-smo che c’era in campagna elettora-le», ha invece raccontato il consiglie-re azzurro Pietro Tatarella, «questo èlospaziogiustoperripartireecostrui-re un’opposizione seria alla sinistradiSalaediRenzi».Milanoc’è, insom-ma.E lohaconfermatoancheMaria-stellaGelmini,unodei“big”presentiieri a quel Parisi-day che ha riaccesogli animi di mezza città. Tanto percapirci:a stardietroa tuttisonoservi-tiqualcosacome200volontari.Debi-tamente ringraziati al microfono dalpadrone di casa. «Sono qui da Parisicome segretario regionale di ForzaItalia, un movimento da sempreapertoalcontributodellasocietàcivi-le che è sempre benvenuta», ha fattosapere in giornata la deputata e con-sigliera inComuneGelimini,«costru-iamo insieme un centrodestra unitoe alternativo aRenzi e almovimentoCinque stelle. Credo chequesto par-tito abbia le ideemolto chiare: si col-

loca all’interno di una coalizione dicentrodestradasempre,vuoleconti-nuarea farlo,èalternativaalgovernodelle chiacchiere di Renzi e ha dasemprenelsuodnal’aperturaallaso-cietà civile. È sbagliato chiuderci emisembragiustoesserequiadascol-tare.D’altraparteParisiè stato il can-didato di Forza Italia e di tutto il cen-trodestra e questo suo contributomiauguroesonofiduciosachepossaes-sere utile».

E dire che Parisi ha riscosso con-senso anche tra gli “assenti”. ComeGiulio Gallera, assessore forzista allaSanità del Pirellone che per alcuniimpegni istituzionali ieri si è trovatofuori città: «Vedo con interesse e inmanieradel tuttopositiva incontrico-me questi che riescono in un colposolo ad allargare il bacino dei simpa-tizzanti e a tenere insieme la classedirigente di Forza Italia con quantisono arrivati negli ultimi mesi por-tando entusiasmo e voglia di fare».Negli ultimi mesi, già, quelli che so-no seguiti alla campagna elettoralemilanese.Di Parisi, ovvio.

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“■ Questo è lo spaziogiusto per ripartire ecostruire un’opposizioneseria alla sinistra di Salae Renzi

PIETRO TATARELLA

■ Parisi può dare uncontributo importante alcentrodestra

SILVIA SARDONE

■ Forza Italia aMilanonon è assolutamenteunamacchina darottomare

FABRIZIODE PASQUALE

:::MASSIMOSANVITO

■■■ Zone a traffico limitatosemprepiù estese, limiti di ve-locità assurdi, parcheggi inesi-stenti, carreggiate ristrette,blocchidel traffico e,di conse-guenza,multeacascata.AMi-lano aggiungiamoci pure l’A-reaC, introdotta dall’ex sinda-co arancione Giuliano Pisapianel 2012, emantenuta dal suosuccessoreBeppeSala,conl’o-biettivo di ridurre il traffico incentro e migliorare la qualitàdell’aria. Risultato? L’inquina-mentononèsparito,moltine-gozicihannorimesso in termi-ni di fatturato e il Comune ciha guadagnato a spese dei cit-tadini tra ticket d’ingresso emulte. Una «tassa» che per-mette a Palazzo Marino di farentrare nelle proprie casse

una cifra sui 20milionidi euroall’anno.Milanoè l’unicagran-de città della Lombardia che,nonostante l’aumento dellapopolazione, ha subìto una ri-duzione del parco automobilicircolante, a causa delle politi-che delle amministrazioni disinistra. Insomma, tutto sem-bra congiurare contro l’utiliz-zodell’automobilee,diconse-guenza, contro i concessiona-ri.Nonostante ciò enonostan-te la crisi economica, in cittàc’è chi sa come resistere. Laconcessionaria Autorigoldi hapiù di un secolo di vita - è natanel1906,quando ilcapostipiteGiovanniRigoldi aprì la primasede in piazza Argentina - ,

vende Volkswagen, Audi eSkodaeconta tresedidivendi-ta e due centri di assistenza evendita ricam-bi. L’ultima,quelladiviaNo-vara, è statainaugurata amaggio.«AMila-nochivendeau-to ha vita duraperché l’ammi-nistrazione co-munale non fanulla per incen-tivare ilmercatoautomobilisti-co. Unmercato che coinvolgemoltissime persone: solo pernoi, ad esempio, lavorano in

cento»,spiega l’amministrato-re delegato del gruppo, Gio-vanniRigoldi, che guida la ter-

za generazionedopo il nonno,dacuihaeredita-to il nome e lapassione per leauto, e il papà.

Autorigoldivende in media2500 vetture al-l’anno, di cui1800 nuove, el’età media deicompratori è al-ta, in linea con

l’invecchiamento della popo-lazione. La ricetta per mante-nersi ad altri livelli? «Difficile

spiegarla.Noi vendiamo tantoanchefuoriMilano,dove lepo-litiche «anti-auto» sonomenostringenti. Inoltre abbiamouna serie di vetture a km zeroa costi davvero invidiabili. Di-sponiamo di soluzione finan-ziarie adatte alle possibilitàeconomiche di ognuno. Fin-chécisono le forzenoiresistia-mo. Le strutture che al giornod’oggi riescono a durare aMi-lanodevono essere forti».

D’accordo lamobilità soste-nibilee tutte lepoliticheecolo-giche, ma nel recente passatoqualche misura restrittiva halasciato più di un dubbio. Trale altre, viene inmente il bloc-co al traffico di tre giorni deci-

so l’anno scorso appena dopoNatale. Una soluzione estem-poranea, comecene sonosta-tea ripetizionenegliultimian-ni, che di certo non risolve ilproblemae serve solo a crearedisagi ai cittadini o a chi vieneda fuori. Come se bastasseroun paio di giorni per risolvereil problema dell’inquinamen-to.Lostessoparere lodàRigol-di: «Creare aree pedonali o ci-clabilipuòesserepiacevole,so-no d'accordo anche ad usarerisorse per fare un ricambiodel parcomacchine, ad esclu-dere dal centro imezzi più in-quinanti, ad incentivare l’elet-trico, il bike sharing,ma riten-go insensate le misure presegiusto per tamponare che cre-ano solo disagi ai cittadini, co-me i blocchi del traffico».

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ALLACONVENTION

In platea anche Lupi, Formigoni e Albertini

L’effetto elezioni nonè finitoParisi compatta gli azzurri di MilanoPresente la coordinatrice Gelmini e tutti i consiglieri daDePasquale a Sardone: «La strada giusta per rinnovarci»

Nella foto al centro StefanoParisi. Mariastella Gelmini,Maurizio Lupi, Silvia Sardone ePietro Tatarella hannopartecipato alla convention'Energie per l'Italia' organizzatadaMr Chili nello spazioMegaWatt al Giambellino[Fotogramma]

La storia del salone «Autorigoldi»

Il concessionario che resiste alle politiche anti-auto dei dem

Autorigoldi via Novara

CRONACA 35__Sabato 17 settembre 2016__

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AT TUALITÀ7 7SABATO 17 SETTEMBRE 2016

I 27 divisi a BratislavaIn pericolo i TrattatiVERTICE UE I paesi di Visegrad vogliono la revisione

BRATISLAVA - Divisi sulla Brexit, sullaflessibilità, sull’immigrazione. Divisi an-che sull’accordo Ttip di libero scambio congli Usa. Con i paesi del gruppo Visegradche annunciano di puntare alla revisionedei Trattati. Oggi a Bratislava, nel primovertice europeo senza un inquilino di Do-wning Street, i 27 sono praticamente obbli-gati a trovare un punto di incontro. O alme-no arrivare ad una «diagnosi realistica» esoprattutto condivisa perché, come osser-va Donald Tusk alla vigilia, «l’unica cosasensata è fare una valutazione sobria e bru-talmente onesta della situazione». E se dauna parte c’è un Jean Claude Juncker checonfessa di sognare gli Stati Uniti d’Euro -pa, dall’altra c’è un Tusk che pragmatica-mente avverte: non si può partire dalla«beata convinzione» che vada tutto bene.Per evitare che la Ue si sgretoli, insomma,bisogna «assicurare i cittadini che abbiamoimparato la lezione della Brexit».Non a caso tutti parlano di un vertice, quel-lo di Bratislava, «cruciale» che deve segna-re «un punto di svolta» per il futuro del-l’Europa. Lo fa la stessa presidenza Slo-vacca che indica come obiettivo del sum-mit quello di dare un «chiaro segnale» delfatto che l’Europa è forte, unita e in gradodi dare risposte ai cittadini. Lo fa AngelaMerkel sottolineando che «l’Europa è a unmomento chiave della sua esistenza» ed è«importante decidere insieme su diversecose». E le fa eco il presidente tedesco Joa -chim Gauck: a Bratislava si farà «un puntodecisivo» sul futuro dell’integrazione eu-ropea.Fin qui le parole. Ma la realtà è che gli statiarrivano al vertice con molte recriminazio-ni da fare. Dopo le polemiche con i paesiEuro-med, la cui riunione ad Atene ha fatto

infuriare i falchi di Germania, resta apertoil tema della flessibilità e delle regole. Sulquale è tornato il premier Matteo Renzi:«Sulle regole europee intendiamoci: l’Ita -lia le sta rispettando, altri paesi no» perché«c’è la regola del deficit, ma anche la rego-la del surplus primario che la Germanianon rispetta. Se le regole valgono devonovalere per tutti». Il premier però precisa an-che che l’obiettivo del summit è «dare unfuturo all’Europa» che però, precisa Renziche prima del vertice vedrà Juncker eSchulz, «non può essere fatto solo di rego-le».Poi l’immigrazione, altro dossier che ha di-viso i 27, bacchettati giovedì da Juncker neldiscorso sull’Unione. L’Italia tornerà achiedere, anzi «pretendere», come ha dettoil ministro degli esteri Paolo Gentiloni,maggiore collaborazione da Bruxelles. Mal’osso più duro sono i paesi dell’Est Euro-pa, da sempre contrari alle quote. Da loro, omeglio dal gruppo Videgrad (Ungheria,Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) ar-riva l’ostacolo più duro per il vertice di og-gi: sotto la guida del premier ungherese Vi -ktor Orban, intendono mettere sul tavolola revisione dei Trattati Ue per dare agli sta-ti membri più potere diminuendo il ruolodella Commissione. Un estremo tentativodi mediazione, per evitare l’ennesima frat-tura della quale l’Europa proprio non ha bi-sogno in questo momento, lo faranno Tusk,Juncker, Schulz e il premier slovacco Ficoche ha la presidenza Ue di turno, duranteuna cena pre-vertice.Anche sull’accordo di libero scambio Ttiple divisioni non mancano: 11 stati - com-presa l’Italia ma non Francia e Germania -hanno firmato una lettera per chiedere allacommissione di continuare i negoziati.

Il primo ministro slovacco Robert Fico, presidente diturno, e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk

Finisce in archivioil caso PizzarottiAltra tegola sul Movimento 5 StelleROMA - Arriva dall’Emilia e non più daRoma l’ultima tegola per il M5s al terminedi una settimana incandescente. E’ l’archi -viazione del procedimento a carico del sin-daco di Parma Federico Pizzarotti, proce-dimento che - assieme alla sua mancata co-municazione ai vertici del Movimento -aveva fatto scattare la sospensione del ri-belle, già da tempo ai ferri corti con il Di-rettorio. E se lungo la via Emilia tira aria ditempesta, anche nel Direttorio stesso, il cli-ma resta burrascoso. Lasensazione è che i prossimigiorni saranno decisivi pergli equilibri e per il futurostesso dei vertici di un Mo-vimento che, nel frattempo,vede reggere il patto conVirginia Raggi. Il sigillo è ilno alle Olimpiadi che la sin-daca di Roma ha annuncia-to che ufficializzerà la pros-sima settimana.La tela, nel Movimento, re-sta comunque intricata, apartire dal destino del Direttorio il cui fu-turo oggi è tutt’altro che intellegibile.L’impressione è che, fino alla Festa di Pa-lermo del 24-25 settembre, non vi siano ul-teriori sommovimenti ma il clima resta te-so. Oggi, ad esempio, Roberto Fico - a ca-po degli ortodossi del Movimento - terrà uncomizio a Napoli per il “no” alla riformanelle stesse ore in cui Luigi Di Maio eAlessandro Di Battista saliranno sul pal-co di Catania per il tour #CostituzioneCoa -stToCoast. Segno anche geografico delladistanza che al momento c’è tra Fico e ilduo Di Maio-Di Battista e di una volontà

del primo di riprendersi la piazza che inqueste settimane ha incoronato il “Dibba”.Insomma, una sfida alla leadership che ser-peggia come un fiume carsico.In questo contesto si inserisce il caso Piz-zarotti. «L’indagine era una scusa per so-spendermi. Il Direttorio venga a Parma achiarire», tuona il sindaco ribelle. «Sul suoreintegro decide Grillo, garante del M5S»,taglia corto Fico. Del reintegro, finora, nonvi è traccia ed è probabile che, stando così

le cose, la rottura tra Pizza-rotti e il Movimento sia soloda ufficializzare. Rotturache potrebbe avere anchestrascichi giudiziari nel ca-so il M5s opti per espellereil ribelle.Un’indagine - e la sua man-cata comunicazione - legaperaltro Parma e Roma do-ve, dopo la blindatura digiovedì ad opera di BeppeGrillo, sembra intanto reg-gere. A testimoniarlo c’è

anche la scelta del Campidoglio su Roma2024. La sindaca ufficializzerà il suo no lasettimana prossima (dopo le Paralimpiadi,che finiscono il 18 settembre) con una con-ferenza stampa o - secondo altri rumors -con un video sul Blog. Ieri, però, dagliesponenti “ortodossi”del M5s non è giuntonessun attacco frontale alla sindaca il cuipost su Facebook è stato rilanciato anchedal Blog. Mentre Fico si limita ad applau-dire le parole di Grillo sottolineando comechiunque, tra i 5 Stelle, debba rispettare ilprogramma del Movimento. E il no di Rag-gi alle Olimpiadi è in linea.

Intanto tienel’asse

Grillo-RaggiE la sindaca

annuncerà il noalle Olimpiadi

Federico Pizzarotti, sindaco pentastellato di Parma

Il libro che svela tuttoScritto dall’ex braccio destro di Casaleggio

ROMA - Dovrebbero arrivare lunedì le prime anticipazionidel libro dell’ex braccio destro di Beppe Grillo e GianrobertoCasaleggio che già fanno tremare il M5s. Marco Canestrari,ex collaboratore della Casaleggio associati, ha infatti mandatoalle stampe un libro che promette rivelazioni che potrebbero ap-parire imbarazzanti per il Movimento. Come è stato ucciso ilMovimento 5 Stelle: tutta la verità è infatti il titolo del li-bro-bomba che preannuncia scoop sulla storia della nascita deldirettorio, sui rapporti tra i diversi esponenti del Movimento, edi quelli tra Grillo, la Casaleggio associati e il direttorio. Alcunepillole di quello che verrà rivelato sono già state rese pubbliche,anche via Facebook: «Il gruppo parlamentare non è all’altezza»avrebbe detto, ad esempio secondo la testimonianza di Cane-strari, Gianroberto Casaleggio quando i 5 Stelle misero per laprima volta piede in Parlamento nel 2013. Nel libro pare ce nesia per tutti: «Una formica non deve sapere come funziona il for-micaio», avrebbe a sua volta affermato Davide Casaleggio.L’orecchio di Canestrari sarebbe arrivato anche dentro la riu-nione con gli eletti 5 Stelle alle prese, ad inizio legislatura, con leregole per la restituzione dello stipendio: «Avete ragione: 2.500euro per fare questa vita di merda a Roma sono troppo pochi»avrebbe detto Beppe Grillo.

LA “COSA” DI DESTRA

MILANO - Una nuova comunità politica con i piediben piantati nel centrodestra. Stefano Parisi apre ibattenti della sua convention e getta le basi del nuo-vo progetto politico che ha sulla carta l’obiettivo am-bizioso di voler rappresentare un’alternativa a Mat -teo Renzi. La ristrutturazione targata Parisi iniziacon la presa di distanza dalla “nomenclatura” deipartiti tradizionali e da Silvio Berlusconi. L’ex pre-mier (con cui secondo rumors di Fi ci sarebbe statauna telefonata) sulla carta resta tra i principali spon-sor nonostante per tutto il giorno non venga maimenzionato. Che la kermesse dell’ex manager nonabbia nulla a che vedere con Forza Italia è cosa notae se l’obiettivo dell’ex capo del governo era proprioquello di testate il consenso personale di Parisi bi-sognerà aspettare ancora un giorno per conoscere ilresponso che arriverà da Arcore.Nel frattempo a tentare di smorzare le polemiche tra ibig di Fi e l’ex direttore di Confindustria è la presenzain sala di alcuni dirigenti azzurri: Mariastella Gelmi-ni, Francesco Giroe Gianfranco Mic-cichè e poi molti exparlamentari, alcunianche di “peso” co -me Claudio Scajo-la. L’ex ministro nonha dubbi nel dare lasua benedizione aParsi sottolineandocome la decisione diBerlusconi di punta-re su di lui sia la«scelta migliore de-gli ultimi anni». Allafinestra anche i cen-tristi che in attesa dicapire se sia possi-bile riunire i pezzi delvecchio Pdl, si sie-dono in platea adascoltare: MaurizioLupi, Roberto For-migoni e MaurizioSacconi sono tra iprimi ad arrivare al Megawatt, l’ex fabbrica dove sisvolge la manifestazione («Da Parisi tanti centristipro-Renzi e tante ambiguità», ha attaccato RaffaeleFitto leader di CoR).Più che i politici, volutamente ai margini, a saltare al-l’occhio è il resto degli ospiti. Una platea eterogeneache mette insieme tra gli altri Massimo Gandolfini,portavoce del family Day, Giancarlo Cesana big diComunione e Liberazione, Maryan Ismail l’antro -pologa che alle ultime elezioni comunali era candi-data con il Partito Democratico e Giacomo LevMannheimer, figlio di Renato il noto sondaggista. Epoi anche Franco Debenedetti, fratello di Carlo,che con tanto di spilla a favore del referendum “io vo-to si” spiega di essere presente perchè «amico per-sonale» di Parisi.La scaletta degli interventi è rigorosa, bisogna starenei tempi ma soprattutto evitare di disturbare chiparla. Banditi dunque i brusii «se non volete ascol-tare andate fuori, non facciamo come i congressi deipartiti», dice per due volte Parisi salendo sul palco.Ma al di là del suo intervento, non tutti scaldano ilpubblico numeroso ma lontano da quota 4mila, ilnumero di iscritti all’evento. Un applauso scroscian-te viene tributato a suor Anna Monia Alfieri chenon fa mistero di fare il tifo per l’ex ad di Fastweb «ec-co perchè mi hanno detto che sono una suora dicentrodestra». Applausi anche a Gandolfini che siautodefinisce «portavoce delle famiglie che si sen-tono figlie bastarde della politica». L’ultimo respon-so spetterà alle urne ed è per questo che l’ex mana-ger ha intenzione di espandere i suoi orizzonti oltreMilano.

Parisi debutta a Milano«Alternativi a Renzi»Pochi politici in sala. Fi sta alla finestra

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Page 11: PAG. 3 all’islamica · dei moderati italiani nella politica» l Il ruolo di Parisi ha creato tensioni in FI, con diversi esponenti apertamente contrari al progetto dell'ex manager.

Sabato 17 settembre 2016 5PRIMO PIANO

I PARTITIDAL DESTRA A SINISTRA

GLI «INFILTRATI »AZZURRIMariastella Gelmini, Francesco Giro eGianfranco Miccichè e poi molti ex deputati ,alcuni anche di «peso», come Claudio Scajola

Il centrodestra di Parisiparte a «piccoli passi»«Noi alternativi a Renzi». Pochi politici, un po’ di società civile

REFERENDUM E ITALICUM

I due Pd sempre più«separati in casa»La minoranza Dem verso il «no»

l ROMA. Dopo il match, seppur all’insegna delfair play, tra Matteo Renzi ed il presidente dell’AnpiCarlo Smuraglia, il governo tira dritto. «Chi vuolecambiare vota sì», resta convinto il premier mentreil ministro Maria Elena Boschi, che con una fraseinfelice sui partigiani accese la miccia dello scontro,assicura che la riforma «non tradisce i valori dellaResistenza che difendiamo». I blocchi del sì e del nosembrano dunque destinati a restare lontani ancheperchè per ora, almeno fino alla Consulta, il go-verno non sembra intenzionato a prendere l’inizia -tiva sull’Italicum, lasciando la palla al Parlamento.

In attesa della certezza della data, che oggi il vi-cepresidente del Senato Valeria Fedeli ha indicatonel 27 novembre confermando le voci, la campagnareferendaria si surriscalda. E nonostante lo sforzodel governo nel ribadire che “l’Italicum non deveincidere sulla scelta del voto», i due temi sono de-stinati ad intrecciarsi sempre più. A partire da mer-coledì prossimo quando Montecitorio si pronunceràsulla mozione di Sel che chiede di modificare l’Ita -licum.

l M I L A N O. Una nuova comunità politica con ipiedi ben piantati nel centrodestra. Stefano Parisiapre i battenti della sua convention e getta le basidel nuovo progetto politico che ha sulla cartal’obiettivo ambizioso di voler rappresentare un’al -ternativa a Matteo Renzi. La ristrutturazione tar-gata Parisi inizia con la presa di distanza dalla«nomenclatura» dei partiti tradizionali e da SilvioBerlusconi. L’ex premier (con cui secondo rumorsdi Fi ci sarebbe stata una telefonata) sulla cartaresta tra i principali sponsor nonostante per tutto ilgiorno non venga mai menzionato. Che la kermessedell’ex manager non abbia nulla a che vedere conForza Italia è cosa nota e se l’obiettivo dell’ex capodel governo era proprio quello di testate il consensopersonale di Parisi bisognerà aspettare ancora ungiorno per conoscere il responso che arriverà daA rc o re.

Nel frattempo a tentare di smorzare le polemichetra i big di Fi e l’ex direttore di Confindustria è lapresenza in sala di alcuni dirigenti azzurri: Ma-riastella Gelmini, Francesco Giro e GianfrancoMiccichè e poi molti ex parlamentari, alcuni anchedi «peso» come Claudio Scajola. L’ex ministro nonha dubbi nel dare la sua benedizione a Parsi sot-tolineando come la decisione di Berlusconi di pun-tare su di lui sia la «scelta migliore degli ultimianni». Alla finestra anche i centristi che in attesa dicapire se sia possibile riunire i ‘pezzì del vecchioPdl, si siedono in platea ad ascoltare: MaurizioLupi, Roberto Formigoni e Maurizio Sacconi sonotra i primi ad arrivare al Megawatt, l’ex fabbricadove si svolge la manifestazione («Da Parisi tanticentristi pro-Renzi e tante ambiguità», ha attaccato

Raffaele Fitto leader di CoR).Una platea eterogenea che mette insieme tra gli

altri Massimo Gandolfini, portavoce del family Day,Giancarlo Cesana big di Comunione e Liberazione,Maryan Ismail l’antropologa che alle ultime ele-zioni comunali era candidata con il Partito De-mocratico e Giacomo Lev Mannheimer, figlio diRenato il noto sondaggista. E poi anche FrancoDebenedetti, fratello di Carlo, che con tanto di spillaa favore del referendum «io voto si» spiega di esserepresente perchè «amico personale» di Parisi.

La scaletta degli interventi è rigorosa, bisognastare nei tempi ma soprattutto evitare di disturbare

chi parla. Banditi dunque i brusii «se non voleteascoltare andate fuori, non facciamo come i con-gressi dei partiti», dice per due volte Parisi salendosul palco. Ma la di là del suo intervento, non tutti«scaldano» il pubblico numeroso ma lontano daquota 4000, il numero di iscritti all’evento. Un ap-plauso scrosciante viene tributato a suor AnnaMonia Alfieri che non fa mistero di fare il tifo perl’ex ad di Fastweb «ecco perchè mi hanno detto chesono una suora di centrodestra». Applausi anche aGandolfini che si autodefinisce «portavoce dellefamiglie che si sentono ‘figlie bastardè della po-litica». L’ultimo responso spetterà alle urne.

La Lega a Pontida« L’alleanza? Mi dà l’orticaria

Parisi parte col piede sbagliato».«Non chiamatelo più centrodestra («una parola che mi fa venire l’orti -

caria«), quello che serve è «un’alleanza identitaria, sovranista e orgoglio-sa». A indicare questa prospettiva è stato Matteo Salvini, che non vuole far-si dettare l’agenda dagli altri. Soprattutto da Stefano Parisi, l’ex candidatosindaco di Milano chiamato a rilanciare le sorti di Forza Italia: «Si è messodal lato sbagliato del marciapiede», ha sentenziato il segretario della Lega,che non condivide l’impostazione europeista di Parisi e nemmeno la pre-senza alla sua convention degli ex berlusconiani al Governo con MatteoRenzi. In concomitanza con l’apertura della convention, Salvini ha riunito aPontida, luogo sacro per i leghisti che torneranno a radunarsi domenica, il«partito» dei governatori del centrodestra che si sono messi in testa di pre-parare un programma di Governo comune, partendo dalle loro esperienzeamministrative.

CONVENTIONStefano Parisiha presentatola suapiattaformaper ridareslancio e ideealcentrodestra

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