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Ioannis Konaxis

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

FRANCOANGELI

RICERCHE

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NATURA

CITTÀ

Il volume, che scaturisce dalla tesi di dottorato, presenta un’indagine del paesaggioculturale svolta attraverso la lente della percezione, criterio chiave per l’adozione dellemisure di salvaguardia, gestione e pianificazione del paesaggio secondo i dettamidella Convenzione europea sul paesaggio.Avvalendosi di un metodo multidisciplinare, il testo descrive le declinazioni del pae-saggio culturale e offre al lettore il sostrato teorico per la comprensione di alcune ini-ziative internazionali di valorizzazione del patrimonio culturale, come la WorldHeritage List dell’Unesco e gli itinerari culturali europei del Consiglio d’Europa.Nell’ottica della promozione turistica, l’ecoturismo si collega direttamente al paesag-gio culturale, in quanto accresce il grado di consapevolezza nei visitatori e incentivail miglioramento del benessere delle comunità locali. Il focus sul Parco Nazionale Marino di Alonissos nelle Sporadi settentrionali, da unaparte, e sul percorso del cibo in Molise, dall’altra, orienta concretamente l’attenzionedel lettore verso le positive connessioni che intercorrono tra paesaggio culturale edecoturismo.

The volume derives from the doctoral thesis and illustrates a deep study on the con-cept of cultural landscape carried out through the lens of perception, a key criterianecessary for the adoption of landscape protection, management and planning mea-sures according to the dictates of the European Landscape Convention.Using a multidisciplinary approach, the text describes the declinations of the culturallandscape and offers a theoretical substratum for the understanding of some interna-tional initiatives regarding the enhancement of cultural heritage, such as the UnescoWorld Heritage List and the European cultural itineraries of the Council of Europe.This approach is useful in order to promote tourism. Ecotourism is directly linked tothe cultural landscape, increasing, on the one hand, the level of awareness amongvisitors and encouraging, on the other hand, the improvement of the well-being oflocal communities. The focus on the National Marine Park of Alonissos in the Northern Sporades and onthe path of food in Molise concretely directs the reader’s attention towards the posi-tive connections that exist between the cultural landscape and ecotourism.

Ioannis Konaxis, PhD, architetto, laureato presso la Facoltà di Architettura,“Sapienza” Università di Roma, è dottore di ricerca in Paesaggio e Ambiente.

Ioannis Konaxis, PhD, Architect Engineer, receives his Diploma of Architect’sEngineer Degree in Faculty of Architecture in “Sapienza” University of Rome and isDoctor of Philosophy in Landscape Management and Planning.

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PAESAGGI Città Natura Infrastrutture

Collana diretta da Achille M. Ippolito

Comitato scientifico: Jordi Bellmunt Chiva, Rita Biasi, Alessandra Capua-no, Gianni Celestini, Donatella Cialdea, Fabio Di Carlo, Marco Marchetti, Davide Marino, Giuseppe Scarascia Mugnozza, Franco Zagari Nucleo della collana Paesaggi. Città Natura Infrastrutture è il tema del paesaggio così come è definito dalla Convenzione Europea, che per la prima volta ne ha esteso il concetto a tutto il territorio, a tutto ciò che nasce dalla mano dell’uomo e viene da questi percepito e gestito. Il paesaggio, in sintesi, è tutto ciò che, modificato dall’uomo nell’ambiente, è da esso percepibile. È un bene comune, un fenomeno reale, concreto, tan-gibile, che esiste in quanto l’uomo lo crea e lo percepisce in base alle due componenti percettive spaziale e sociale. Obiettivo scientifico primario della collana è riflettere sui nuovi paesaggi contemporanei riaffermando l’interesse per l’esperienza sensoriale, ponendo particolare attenzione agli spazi aperti, alle aree marginali o dismesse, agli spazi interstiziali, all’interfaccia urbano-rurale, alle trasformazioni agricole, alla riqualificazione urbana, periurbana e territoriale. Città Natura Infrastrutture, con le reti costruite, ambientali e infrastruttura-li, rappresentano la chiave di lettura, l’elemento di connessione dei diversi ambiti territoriali: naturale, agricolo, urbano. Ne scaturisce uno sguardo at-tento verso lo studio della cura e della difesa del territorio storico e naturale, che servono a contrastare quei fenomeni di degrado o addirittura di dissesto che sempre più frequentemente emergono incontrastati. La collana, aperta a confronti tra le varie discipline, cerca di ampliare le possibili relazioni tra esse (architettura, urbanistica e pianificazione; socio-logia, filosofia ed ecologia del paesaggio; agronomia, arboricoltura e selvi-coltura; economia ambientale; geografia; arte, archeologia e storia; multi-medialità) con lo scopo di mettere a sistema un sapere articolato e comples-so per l’analisi, il monitoraggio, la valutazione, la progettazione, la gestione e la pianificazione del paesaggio. In quest’ottica dà voce agli studiosi che operano analiticamente e propositivamente nel territorio per valorizzare il paesaggio e ne divulga ricerche, opinioni e piani. Si articola in due sezioni: la prima, contenente saggi e monografie, ha un target più ampio e non necessariamente tecnico; la seconda, contenente ri-sultati di ricerche, atti di convegni e approfondimenti scientifici, si rivolge prevalentemente a studiosi ed esperti del settore. Tutti i lavori pubblicati nella collana sono sottoposti a revisione con garan-zia di terzietà (blind peer-review), secondo i criteri di valutazione scientifica attualmente normati.

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Il volume trae origine dalla tesi di dottorato in Paesaggio e Ambiente: Konaxis I., Paesaggi Culturali e Ecoturismo. Analisi critica dello stato normativo e scientifico, “Sapienza” Università di Roma 2017.

Editing, revisione dei testi e riordino bibliografiaMartina de Lucia

Traduzione dall’italiano all’inglese Marsia Marino

Realizzazione grafica Carlotta D’Avino

Copyright © 2018 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy.

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore. L’Utente nel momento in cui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza d’uso dell’opera

previste e comunicate sul sito www.francoangeli.it.

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Indice / Index

Un’utile ricerca per il paesaggio culturale pag. 7

di Achille Maria Ippolito

Introduzione » 9

1. La percezione del paesaggio » 13

2. Le declinazioni del paesaggio culturale » 23

3. L’ecoturismo » 39

4. Percorsi di ecoturismo » 49

5. Conclusioni » 65

Immagini / Pictures » 67

An useful research for the cultural landscape » 85

by Achille Maria Ippolito

Introduction » 87

1. The perception of landscape » 91

2. The declension of cultural landscape » 99

3. The ecotourism » 113

4. Ecotourism paths » 121

5. Conclusions » 137

Bibliografia / Bibliography » 139

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Un lavoro di ricerca elaborato durante la frequenza del dottorato in Paesaggio e Ambiente, che ha portato ad una interessante e valida tesi, il quale, con un ulte-riore lavoro di ricerca, un approfondimento e una rivisitazione, ha fatto scaturire questa pubblicazione: utile e importante per chiunque voglia studiare le tematiche connesse al paesaggio culturale.

Significativa l’esperienza dei workshop, in Italia e soprattutto in Grecia, per la concretizzazione del lavoro teorico, con ipotesi di concrete applicazioni attra-verso idonei itinerari. Il rapporto Italia Grecia è presente nell’intero svolgimento del lavoro, ma tende chiaramente a una generalizzazione internazionale. Questa scelta non è casuale: il paesaggio italiano e il paesaggio greco costituiscono gli esempi più caratteristici di paesaggio culturale, per la nuova cultura Europeea e Occidentale.

Questi non sono caratterizzati esclusivamente dai riferimenti storici e dalla qualità fisica, ma, a partire dal Rinascimento, sono consolidati come riferimenti metaforici per una nuova civiltà e in generale per l’etica e per la politica. Trattasi dei paesaggi da cui è emersa la cultura classica e la democrazia. Sono paesaggi, di un’oasi culturale con valori politici, da preservare, in sinergia con la qualità dell’ambiente fisico.

Volendosi occupare di paesaggi culturali in un rapporto diretto con il turismo, il primo momento di analisi scaturisce dalla lettura critica delle definizioni tema-tiche e quindi dal rapporto e dalle interrelazioni tra paesaggio, turismo e cultura. L’argomento, impostato in questo modo, ha una rilevante importanza scientifica e il risultato porta un considerevole contributo innovativo sia nell’inquadramento delle questioni, ma anche per l’utilizzo, in quanto definisce chiaramente le possi-bili forme di turismo che provengono dai valori sociali e culturali di alcuni siti.

Trattasi sicuramente di una ricerca specifica e originale, in quanto, partendo da aspetti analitici dello stato normativo, dopo aver analizzato situazioni ogget-tive e valori, entra in un meccanismo propositivo innovativo che collega i valori culturali con quelli sociali, ampliando e valorizzando tutti gli aspetti intrinsechi al

Un’utile ricerca per il paesaggio culturaledi Achille Maria Ippolito

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paesaggio, con nuove formule di ecoturismo. Il lavoro fornisce risposte chiare ai presupposti iniziali, ma pone anche questioni, quindi si colloca giustamente in una posizione ponte tra una ricerca conclusa e nuove sperimentazioni.

Dalla lettura di questa pubblicazione si evince un rigore metodologico che parte dall’analisi normativa, inquadra il tema, fa scaturire questioni, fornisce con-tributi teorici, verifica con applicazioni reali e concrete, individua elementi pro-positivi

Con tale impostazione il lavoro è stato suddiviso in tre parti.Nella prima, avendo come riferimento la Convenzione Europea del Paesaggio,

sono stati studiati e analizzati criticamente i diversi possibili profili che ne sca-turiscono, avendo come riferimento il patrimonio culturale, ambientale, sociale, storico, come componente di un bene comune atto a garantire la qualità della vita delle popolazioni.

Nella seconda parte è stato inserito il tema dell’ecoturismo, studiando tutte le possibili interconnessioni e gli strumenti gestionali finalizzati alla proposta di turismo sostenibile.

Il punto centrale della ricerca è nel passaggio tra teorico e pratico. A tal fine, prendendo come spunto il lavoro svolto nei workshop stanziali di progettazione organizzati nell’ambito del dottorato, prendendo come casi studio due tematiche riferite alla Regione Molise in Italia e all’isola di Alonissos in Grecia. Analisi e proposte rientrano perfettamente e dimostrano la validità dei presupposti, ipotiz-zando nuovi scenari per un turismo connesso alla valorizzazione dei luoghi.

Il paesaggio culturale non può essere inteso esclusivamente alla grande scala, ma può essere anche puntuale e specifica, non sempre è possibile connettersi con altri aspetti (produttivi, economici, sociali), ma il rapporto con il turismo deve comunque esserci in forma innovativa.

In conclusione il lavoro ripercorre i presupposti e le definizioni, ipotizzando soprattutto un nuovo modello e un diverso modo di porsi nel fare turismo, che argina e inverte la tendenza che fa del visitatore un consumatore di paesaggio per farlo entrare nella storia, nelle tradizioni, anche attraverso percorsi eno-gastrono-mici, nei riti storici, artistici, religiosi oltreché nell’osservazione degli elementi naturali e antropici dei luoghi. In pratica nel genius loci.

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Introduzione

La concezione del paesaggio da cui prende le mosse questo lavoro si riallaccia a una definizione molteplice, ampiamente affermata in letteratura, secondo cui il paesaggio non è riferibile al solo elemento naturale ricomprendendo, piuttosto, anche l’intervento umano che nel tempo lo ha permeato.1

Il paesaggio va quindi inteso come linguaggio del territorio, poiché si fonda sulla relazione tra i segni naturali e antropici che ne traducono l’espressione e l’evoluzione, mostrando i propri caratteri e la sua storia nel rapporto con la civiltà umana. Secondo questa visione, il paesaggio è sempre culturale.

Questa pubblicazione è maturata a partire dai profili descrittivi del paesaggio tramite una ricognizione delle diverse valenze terminologiche che il termine assu-me, avvalendosi della Convenzione europea del paesaggio del Consiglio d’Euro-pa e dell’aspetto percettivo che essa ha introdotto quale strumento interpretativo dell’interrelazione tra fattori naturali e umani. La percezione è stata adottata come criterio chiave per l’identificazione del paesaggio culturale, potendo suggerire un discorso valutativo propedeutico all’adozione di misure di salvaguardia, gestione o pianificazione del paesaggio stesso. La percezione del paesaggio, dunque, è il tema del Capitolo I di questo volume.

Tra le principali finalità della ricerca sottesa a questo lavoro vi era quella di identificare e provare a classificare le tipologie di paesaggio attraverso lo studio delle attività sociali che si rivelano fondamentali nella sua creazione, evoluzione e valutazione.

In quest’ottica sono da ricomprendere certamente l’architettura e l’archeologia ma, più in generale, l’opera dell’uomo complessivamente intesa e quindi anche le attività correlate agli usi e ai costumi delle popolazioni locali.

1 Gambino R., Maniere di intendere il paesaggio, in Clementi A., a cura di, Interpretazioni di pae-saggio, Roma 2002, pag. 57: “Il paesaggio ha sempre, anche quando i suoi connotati naturali sembrano esenti da ogni contaminazione antropica, un imprescindibile significato culturale, legato ai contenuti e alle modalità dell’esperienza paesistica, ai legami inscindibili tra ecosfera e semiosfera, alle motiva-zioni e ai condizionamenti degli stessi sguardi che vi si orientano”.

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Riferendosi al paesaggio come prodotto dell’interazione tra luoghi e forme di espressione storico-culturale maturate dal genere umano, alcuni paesi dell’area del Mar Mediterraneo come la Grecia e l’Italia risultano certamente emblematici del paesaggio culturale quale tratteggio dell’ethos riferibile alle società insistenti sui luoghi abitati. In quest’ottica è interessante osservare come un paesaggio che rechi significative impronte dell’uomo possa avere caratteristiche profondamente diverse: sia il paesaggio “agricolo” sia quello “urbano” rientrano nel più ampio concetto di paesaggio culturale.

Seguendo questo approccio diviene allora possibile delineare una teoria inter-pretativa dei fenomeni paesaggistici secondo cui il rapporto delle trasformazioni del territorio non sarebbe altro che il rapporto tra segni evolutivi e originari. Proprio la relazione tra questi segni orienta l’individuazione degli obiettivi paesaggistici da perseguire in termini conservativi, trasformativi e perfino definitori di nuovi paesaggi, tracciando alcune regole per l’intrapresa di interventi di valorizzazione, anche economica, delle risorse territoriali rilevanti sotto il profilo paesaggistico.

L’approccio analitico al paesaggio culturale che informa questo lavoro si carat-terizza dunque per essere interdisciplinare, investendo “discipline storiche, filoso-fiche, giuridiche, sociologiche oltreché economiche, risultando corroborato anche da quelle scienze umane di più recente formazione come la geografia umana e l’antropologia che indagano il paesaggio nei termini di luogo socialmente rag-giungibile, cioè come contesto essenziale per lo sviluppo di ogni cultura”2 . Ogni azione riferibile a un individuo o a una società si esprime infatti in un paesaggio, che ne rappresenta il contesto ambientale ma anche storico-culturale e sociale. Questo approccio è alla base del Capitolo II del volume, dedicato alle declinazioni del paesaggio culturale, e offre il sostrato teorico per la comprensione di alcune iniziative di natura internazionale per la valorizzazione territoriale del patrimonio culturale, come la World Heritage List3 dell’Unesco e gli itinerari culturali euro-pei del Consiglio d’Europa.

Nel Capitolo III del libro si è scelto di indagare l’ecoturismo, inteso come modello di gestione paesaggistica secondo una proposta di turismo sostenibile orientata alla soddisfazione economica delle comunità interessate, nelle sue in-terconnessioni con i paesaggi culturali. Le origini e gli sviluppi del fenomeno ecoturistico sono state analizzate secondo un punto di vista teorico, anche alla luce della cornice definitoria offerta a livello internazionale dalle Nazioni Unite tramite la Dichiarazione di Québec sull’ecoturismo del 2002, elaborata dall’Or-ganizzazione Mondiale del Turismo, OMT e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, UNEP.

Il Capitolo IV del volume presenta infine due casi di studio intesi come “per-corsi” nel paesaggio culturale per lo sviluppo del modello enoturistico; questi casi

2 Vedere: Konaxis I., Il paesaggio culturale, in Ippolito A. M., Pensieri di paesaggio, Milano 2017, da pag. 159.

3 Lista del patrimonio mondiale.

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traggono origine dai diversi workshop svolti durante le attività di studio e ricerca del Dottorato in Paesaggio e Ambiente della Sapienza Università di Roma e poi del Master in Progettazione del Paesaggio istituito dall’Associazione Architetto Simonetta Bastelli insieme al Cursa e a Uniscape.

Il primo caso di studio concerne un percorso di valorizzazione socio-econo-mica per Alonissos, isola greca del Parco Nazionale Marino delle Sporadi set-tentrionali. Il secondo caso ipotizza un percorso dell’olio in Molise a partire da Extrascape, primo concorso olivicolo internazionale che oltre a premiare un olio extravergine di qualità dà un riconoscimento al paesaggio da cui l’olio scaturisce secondo best practices di sostenibilità ambientale.

Infine, sono state tracciate alcune considerazioni finali nell’ottica delle possi-bili prospettive evolutive della ricerca.

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Da un punto di vista terminologico, il termine paesaggio può assumere diversi ordini di significato. La definizione è infatti tutt’altro che univoca, come si evince già a partire dalla voce dedicata nel vocabolario. Secondo il dizionario Garzanti della lingua italiana,1 per esempio, la definizione di paesaggio, che etimologi-camente costituisce una derivazione di paese, sul modello del termine francese paysage, è infatti molteplice:

1. Aspetto di un luogo, di un territorio come appare quando lo si abbraccia con lo sguardo: un paesaggio ridente, pittoresco, brullo, animato; ammirare il paesag-gio; godere le bellezze del paesaggio.

2. (Geog.) Particolare conformazione di un territorio che risulta dall’insieme degli aspetti fisici, biologici e antropici: paesaggio marino, montano, desertico, glaciale, urbano.

3. Pittura, fotografia che ha per soggetto un paesaggio; anche, il genere artisti-co costituito da queste opere: un paesaggio di Cézanne; il paesaggio nella pittura fiorentina, veneta, fiamminga.

Anzitutto, sotto il profilo oggettivo, il termine ricomprende quanto può essere colto dalla ricognizione degli elementi materiali presenti in un determinato conte-sto attraverso criteri oggettivi come, per esempio, l’individuazione di segni scien-tifico-naturalistici, semiologici, socio-economici e storico-artistici. Al contempo, è certo che il paesaggio viene visto sotto un profilo soggettivo, cioè attraverso l’interpretazione filtrante dello sguardo umano, dal momento che l’approccio di tipo visivo-percettivo rinvia a paradigmi culturali e sociali intesi come criteri sog-gettivi.

Si comprende, quindi, come trattare la questione paesaggistica implichi la più complessiva analisi di un fenomeno culturale complesso, che reca una significa-tiva difficoltà valutativa rispetto alle sue singole componenti e all’enucleazione

1. La percezione del paesaggio

1 Voce paesaggio in Garzanti Linguistica, edizione online www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=paesaggio.

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di indicatori utili per discernere, caso per caso, tra soggettività e oggettività di giudizio2 .

Da un punto di vista teorico, come osservato da Roberto Gambino già nei pri-mi anni Novanta del secolo scorso, il paesaggio si caratterizza per la sua feconda ambiguità, essendo in grado di condurci in un “labirinto interpretativo intriso di progettualità e immerso in un orizzonte intenzionale […]. Quanto più si parla di paesaggio, tanto più se ne parla con linguaggio e concetti diversi, da diversi punti di vista e diverse intenzioni”3 . È quindi proprio l’intenzione umana a costituire il discrimine tra rappresentazione e realtà, determinando le scelte nel campo della trasformazione oppure della conservazione paesaggistica.

La commistione tra oggettività e soggettività permea anche la definizione di paesaggio coniata, ancora prima, dal geografo Donald Meinig secondo cui “lan-dscape is an attractive, important, and ambiguous term [that] encompasses an en-semble of ordinary features which constitute an extraordinarily rich exhibit of the course and character of any society […] defined by our vision and interpreted by our minds”4 . L’identità del paesaggio si arricchisce infatti di un elemento relativo ai suoi significati simbolici o, per meglio dire, dei significati simbolici che gli sono attribuiti dalla comunità di riferimento.

Nella formulazione elaborata dal geografo Edward Relph negli anni Settanta del secolo scorso e ripresa, più di recente, da Ken Taylor, “identity of place is comprised of three interrelated components, each irreducible to the other – physi-cal features or appearance, observable activities and functions, and meaning or symbols”5. Il paesaggio sembrerebbe caratterizzarsi, quindi, anche in termini di bene comune perché se è vero che questa locuzione si riferisce generalmente ai beni materiali condivisi tra più persone o di cui sia garantito il libero accesso, è pure vero che essa rappresenta, lato sensu, il fattore essenziale per la qualità della vita e il benessere degli individui nella società, in quanto parte costituente delle culture locali e elemento chiave per la determinazione e il mantenimento dell’i-dentità e del senso dei luoghi6 .

Secondo questa prospettiva, la stretta relazione tra paesaggio e comunità e tra comunità e identità permetterebbe l’individuazione di quattro argomenti idonei

2 Orlando P., Correlazioni tra qualità urbana e percezione della salute, in Delsante I., a cura di, Rinnovo urbano, identità e promozione della salute, Santarcangelo di Romagna 2007, pag 26.

3 Gambino R., Ambiguità feconda del paesaggio, in Quaini M., a cura di, Paesaggio tra attualità e finzione, Bari 1994.

4 Il paesaggio è un attraente, importante e ambiguo termine che comprende un insieme di ca-ratteristiche ordinarie che rappresentano una manifestazione straordinariamente ricca del corso e del carattere di ogni società […], definita dalla nostra visione e interpretata dalle nostre menti. Meinig D., Introduction, in Meinig D., a cura di, Interpretation of Ordinary Landscapes. Geographical Essays, New York 1979, pagg. 1-2.

5 L’identità del luogo è composta da tre componenti interconnesse, ciascuna non riducibile all’al-tra: caratteristiche fisiche o aspetto, attività e funzioni osservabili, significato o simboli. Relph E., Place and Placelessness, London 1976; vedere anche Taylor K., Landscape and Memory: Cultural Landscapes, Intangible Values and Some Thoughts on Asia, Québec 2008.

6 D’Onofrio R., Paesaggi e piani, Milano 2013, pag. 15.

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ad avvalorare una concezione del paesaggio inteso come bene comune. In pri-mo luogo, il legame tra paesaggio e comunità, sulla scorta dell’applicazione della Convenzione europea del paesaggio7 renderebbe il “paesaggio un bene soggetto e oggetto della comunità di riferimento”;8 in secondo luogo, sembra imporsi l’e-sigenza di “rendere possibile a tutti di beneficiare del valore del paesaggio”9 che, come vedremo, fa riferimento all’intero territorio assegnando valore anche alla sua dimensione collettiva; in terzo luogo, il nesso tra buona qualità della vita delle popolazioni e paesaggio accentua la considerazione per cui “il grado di qualità del paesaggio svolge anche una funzione sociale”; infine, riconoscere le comunità locali come attori indiscussi del processo trasformativo del paesaggio comporta la necessità di forme di governance segnate da una forte partecipazione delle comu-nità stesse dal momento che “occorre trascendere l’individualità in favore di una visione collettiva”10 .

Privilegiando gli elementi percepibili dall’uomo e, dunque, ponendo al centro i simboli, le architetture, gli ambiti urbani oltreché i singoli oggetti, diventa possi-bile individuare una strettissima correlazione tra paesaggio e percezione, secondo una linea interpretativa accolta dalla Convenzione europea del paesaggio, per cui il paesaggio scaturisce dall’uomo nel suo ambiente: egli ne è l’autore, l’attore, ma anche lo spettatore11.

Già molti anni prima che il Consiglio d’Europa elaborasse la Convenzione, Kevin Lynch scriveva che “l’immagine ambientale è il risultato di un processo reciproco tra l’osservatore e il suo ambiente. L’ambiente suggerisce distinzioni e relazioni, l’osservatore, con grande adattabilità e per specifichi propositi, selezio-na, organizza e attribuisce significati a ciò che vede. L’immagine così sviluppata ancora, limita e accentua ciò che è visto, mentre essa stessa viene messa alla prova rispetto alla percezione”12 . Sotto il profilo teorico, la percezione si caratterizza per essere certamente visiva, modificandosi a seconda del cambiamento di punto di

7 La Convenzione europea del paesaggio è stata adottata dal Comitato dei Ministri della cultura e dell’ambiente dell’organizzazione, che è votata alla promozione degli ideali comuni tra i propri mem-bri, il 19 luglio 2000 a Strasburgo. Successivamente, è stata sottoposta alla firma degli Stati membri a Firenze, il 20 ottobre 2000, entrando in vigore il 1° marzo 2004.

La ratifica italiana ha avuto luogo con legge 9 gennaio 2006, n. 14 (di seguito, legge n. 14/2006), approvata dal Parlamento italiano dopo un considerevole arco temporale rispetto alla firma dell’accor-do internazionale del 2000.

La Grecia ha ratificato la Convenzione con la legge n. 3827 ΦΕΚ Α 30/25.2.2010.Il testo ufficiale della Convenzione europea, redatto in lingua inglese e francese, è disponibile

all’indirizzo: www.coe.int/en/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/176.8 Dalla Convenzione Europea.9 Dalla Convenzione Europea.10 Petroncelli E., Paesaggio e comunità: prospettive per la promozione e gestione del paesaggio,

in Calcagno Maniglio A., a cura di, Per un paesaggio di qualità. Dialogo su inadempienze e ritardi nell’attuazione della Convenzione europea, Milano 2015, pag. 230.

11 Ippolito A. M., Il paesaggio urbano contemporaneo. Letture e prospettive, Milano 2013, pag. 111.

12 Lynch K., The Immage of the City, Boston 1960, edizione italiana: L’immagine della città, Ve-nezia 1964.

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vista in relazione ai movimenti dell’individuo nel paesaggio, e tuttavia coinvolge l’intero processo psichico poiché “trasforma l’informazione percettiva in infor-mazione significante e ci consente quindi di riconoscere il paesaggio come tale, in quanto associato a forme di percezione riconosciute dalla comunità”13, costituendo uno strumentario essenziale per il perseguimento di benessere e qualità, elementi chiave per una classificazione della percezione del paesaggio come istintiva, af-fettiva e intellettuale.14

Per queste ragioni risulta essenziale la definizione di nuovi parametri di lettura che supportino l’interpretazione della percezione di benessere15 collegata al pae-saggio al fine di individuare le tipologie di domanda e le rispettive componenti di valore. Naturalmente, affrontare un’indagine sul fenomeno percettivo legato alla valutazione del paesaggio e del benessere comporta un’evidente e diffusa difficol-tà in merito alla possibile identificazione di una metodologia stabile e operativa improntata a parametri, indicatori e procedure univocamente riconosciute dalla comunità scientifica.16

Sotto il profilo descrittivo, nel dizionario Garzanti della lingua italiana il ter-mine Percezione17 delinea:

1. Sensazione, intuizione: avere la percezione di un pericolo imminente | sen-sazione puramente soggettiva, al di là della realtà dei fatti: percezione finanziaria, idea che gli operatori finanziari si fanno della situazione finanziaria di una società, pur non conoscendola nei dettagli, e che influenza la quotazione dei titoli.

2. Acquisizione, riscossione, soprattutto di denaro: percezione di reddito.3. (Filos., psicol.) Insieme di funzioni psicologiche che, attraverso i sensi,

permettono all’organismo di acquisire informazioni sullo stato e sui mutamenti dell’ambiente; la facoltà e l’attività del percepire: la percezione di un odore, di un sapore; la percezione del caldo, del freddo, percezione subliminale, quella di cui il soggetto non è consapevole, perché si verifica sul piano inconscio.

L’ultima definizione proposta dal vocabolario già anticipa quanto sarà poi san-cito dalla Convenzione europea del paesaggio del 2000 attraverso l’introduzione

13 Ippolito A.M., Strumenti percettivi e categorie interpretative ed operative per la gestione e la rigenerazione del paesaggio urbano contemporaneo, in Ippolito A. M., a cura di, La percezione degli spazi urbani aperti. Analisi e proposte, Milano 2016, pag. 199.

14 Tempesta T., Il valore del paesaggio rurale, in Tempesta T., Thiene M., a cura di, Percezione e valore del paesaggio, Milano 2006, pagg. 15-19.

15 Il benessere può essere inteso come “ciò che rende universale il piacevole del paesaggio e, al tempo stesso, ciò che rende estetica, sensibilmente percepibile, la sua stessa utilità”. Sul punto, si veda Catucci S., Il paesaggio, il benessere, l’estetica, in Ippolito A. M., a cura di, La percezione degli spazi urbani aperti. Analisi e proposte, Milano 2016, pag. 56.

16 Tra i vari approcci proposti, la percezione può essere indagata attraverso il ricorso ad otto topics collegati agli aspetti psicologici della percezione: “stewardship”, “coherence”, “disturbance”, “histori-city”, “visual scale”, “imageability”, “naturalness”, “ephemera”. Sul punto si veda Ganciu A., Capalbo C., Metodologia e indicatori analitici, in Ippolito A. M., a cura di, La percezione degli spazi urbani aperti. Analisi e proposte, Milano 2016, pagg. 38-39.

17 Voce paesaggio in Ganzanti Linguistica, edizione online www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=paesaggio.

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del concetto di percezione. Quest’ultimo ha determinato un sostanziale cambia-mento di paradigma interpretativo tratteggiando una nuova visione di paesaggio caratterizzata dalle interrelazioni tra fattori umani e naturali secondo un processo dinamico. È infatti la “percezione che connette direttamente l’uomo al paesag-gio”18.

Conferendo piena ed intera esecuzione alla Convenzione, la legge 9 gennaio 2006, n. 14 (di seguito, legge n. 14/2006) ha introdotto nell’ordinamento italiano sia la dimensione estensiva del paesaggio, che da ambito qualitativamente circo-scritto è giunto a ricomprendere tutto il territorio, sia l’elemento percettivo delle popolazioni. Sotto il profilo definitorio, infatti, l’articolo 1, lettera a della Conven-zione qualifica il paesaggio come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.

I principali elementi che emergono da questa definizione sono la dimensione percettiva e la natura dinamica del paesaggio, soggetto a continue trasformazioni sulla base delle interrelazioni tra fattori naturali e umani, superando la concezione per cui il paesaggio era esclusivamente quello di “qualità” per portare la qualità anche laddove sia inesistente o minima.

In merito all’elemento dinamico e trasformativo del paesaggio, la Conven-zione specifica nelle successive lettere c, d, e dell’articolo 1, rispettivamente, il significato dei termini “salvaguardia”, “gestione” e “pianificazione” dei paesaggi.

- “Salvaguardia dei paesaggi” indica le azioni di conservazione e di mante-nimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano;19

- “Gestione dei paesaggi” indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armoniz-zare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali;20

- “Pianificazione dei paesaggi” indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi21 .

Come conseguenza di quanto fin qui espresso, l’ambito applicativo della Con-venzione si riferisce a tutto il territorio degli Stati parte e, cioè, agli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani, riconoscendo perciò in egual misura i “paesaggi che possono essere considerati eccezionali”, quelli “della vita quotidiana” e perfino i “paesaggi degradati”.22 Il paesaggio quindi, deve essere salvaguardato oppure gestito o ancora pianificato, a seconda delle sue caratteristiche, indipendente-

18 Ippolito A.M., a cura di, Spazi urbani aperti. Strumenti e metodi di analisi per la progettazione sostenibile, Milano 2014, pag. 10.

19 Convenzione europea del paesaggio, art. 1, lett. c.20 Convenzione europea del paesaggio, art. 1, lett. d.21 Convenzione europea del paesaggio, art. 1, lett. e.22 Convenzione europea del paesaggio, art. 2.

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mente dal suo valore concreto23 secondo un’ottica di cooperazione europea in questo campo. La Convenzione rappresenta perciò il primo trattato internazionale esclusivamente dedicato al paesaggio europeo nel suo insieme24, propugnando la salvaguardia del paesaggio caratterizzato dalla presenza di beni o siti culturali; la gestione del paesaggio proprio della vita quotidiana; la pianificazione del paesag-gio che allo stato attuale appaia come degradato.

Il concetto di paesaggio, così come inteso nella Convenzione, non è allora riconducibile esclusivamente a quello caratterizzato da una dimensione differen-ziata di eccellenza cui fa invece riferimento, riallacciandosi a una consolidata tra-dizione giuridica. In Italia il riferimento è connesso al decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio.25

Sebbene infatti quest’ultimo sia stato più volte presentato come una sorta di adeguamento ai principi contenuti nella Convenzione europea del paesaggio, è stato osservato come già la definizione di “paesaggio” prevista all’articolo 131 del Codice marchi una differenza sostanziale con quanto sancito nella Convenzione26. All’articolo 131, 1° comma, il Codice stabilisce infatti che “per paesaggio si in-tende il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni”.

Tale definizione, che pure si ricollega direttamente agli elementi della defi-nizione contenuta nel testo europeo, precisa tuttavia al 2° comma del medesimo articolo che “il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità na-zionale, in quanto espressione di valori culturali”, circoscrivendo quindi la tutela secondo un’accezione evidentemente estetizzante27.

Alcune modifiche correttive al Codice dei beni culturali e del paesaggio, in-tervenute per mezzo del decreto legislativo n. 157 del 24 marzo 2006, e poi del decreto legislativo n. 63 del 26 marzo 2008, hanno successivamente introdotto una differenziazione tra le nozioni giuridiche di bene paesaggistico, coincidente con quella di bene vincolato, e quella più ampia di paesaggio, che fino a quel

23 Predieri A., Significato della norma costituzionale sulla tutela del paesaggio, in Predieri A., Urbanistica, tutela del paesaggio, espropriazione, Milano 1969, pag. 3. Su questo filone, cfr. da ultimo Amorosino S., Introduzione al diritto del paesaggio, Bari 2010, pag 3 ss. e Carpentieri, La nozione giuridica di paesaggio, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, 2004, pag 405 ss. Per l’approccio opposto, secondo cui il paesaggio deve essere inteso come sinonimo di “bellezze naturali” o “quadri naturali”, si rinvia a Sandulli A., La tutela del paesaggio nella Costituzione, in Rivista giuridica dell’e-dilizia, Vol. 1, 70, 1967.

24 Convenzione europea del paesaggio, art. 3.25 Il Codice nel linguaggio comune prende il nome dal ministro pro tempore, primo firmatario,

Giuliano Urbani. Vedere indicazioni sul Codice nell’appendice riportata a fine capitolo. 26 Cartei G.F., Il Paesaggio, in Cassese S., a cura di, Dizionario di Diritto Pubblico, Milano 2006. 27 Il Codice sembra così offrire una sintesi organica delle leggi Bottai del 1939, di cui fa propri i

tratti essenziali di carattere estetico secondo i quali devono essere vincolate le parti di territorio espres-sive di un notevole valore pubblico-paesaggistico, e delle innovazioni introdotte dalla legge Galasso del 1985, da cui trae una visione del vincolo paesaggistico propedeutica alla pianificazione territoriale.

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momento avevano combaciato. L’articolo 2 del Codice dei beni culturali e del paesaggio definisce infatti il patrimonio culturale come costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici28 , individuando questi ultimi negli immobili e nelle aree indicati all’art. 134,29 costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici e estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge30 .

Per contro, il paesaggio tratteggiato dalla Convenzione europea si declina se-condo una pluralità di accezioni che sono estranee alla nozione ristretta di “patri-monio culturale”.

Da quest’ultima considerazione discende che tutto il territorio europeo ha una rilevanza paesaggistica e che la formula adottata dalla Convenzione mira proprio a evidenziale la “dimensione territoriale del paesaggio”, comportando l’estendi-bilità della disciplina paesaggistica a tutte le zone del territorio, incluse quelle compromesse da fenomeni di degrado ambientale o legate alla ordinaria fruizione quotidiana, allo scopo di porre in diretta correlazione il paesaggio e il territorio31.

In sostanza, dovendo contemperare le diverse caratteristiche paesaggistiche degli Stati coinvolti, la Convenzione europea riconosce il paesaggio come stratifi-cazione nel tempo di fenomeni naturali e di trasformazioni antropiche.

I paesaggi, cioè, non sono statici e non possono essere considerati come dati materiali e oggettivi poiché essi non solo esprimono la propria storia e quella delle genti che li hanno abitati ma si riferiscono anche, direttamente, agli abitanti attuali e alla loro percezione degli eventuali valori connessi a una particolare configura-zione territoriale32.

In conclusione, in presenza di un Codice dei beni culturali e del paesaggio italiano ancora fortemente ancorato a una concezione estetico-culturale propria dell’originaria tradizione giuridica nazionale vale osservare come, allo stesso tem-po, il medesimo Codice contenga al suo interno un esplicito rinvio alla legge n. 14/2006 di recepimento della Convenzione europea del paesaggio, quasi che le due concezioni di paesaggio, alla luce di questo rinvio, possano pacificamente coesistere.

La situazione appare evidentemente più complessa, dal momento che il Co-dice dei beni culturali non ha potuto certamente ridimensionare il ruolo centrale dello Stato nella tutela dei beni paesaggistici come sancito a livello costituzionale

28 D. lgs. 42/2004, art. 2, 1° co.29 D. lgs. 42/2004, art. 134: “Sono beni paesaggistici: a) gli immobili e le aree [di cui] all’articolo

136, individuati ai sensi degli articoli da 138 a 141; b) le aree [di cui] all’articolo 142; c) [gli ulteriori immobili e aree specificamente individuati a termini dell’articolo 136 e] sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli articoli 143 e 156”.

30 D. lgs. 42/2004, art. 2, 3° co.31 Cartei G.F., Codice dei beni culturali e del paesaggio e Convenzione europea: un raffronto, in

Aedon, Vol. 3, 2008.32Avarello P., Paesaggi culturali o cultura del paesaggio, in Giordano A., Micoli P., a cura di,

Paesaggio culturale, sostenibilità e spazio euro-mediterraneo, Roma 2010, pag. 41.