PADRE MARIO M. POZZOLI (1931-2019) UNO STRAORDINARIO … · 2019-11-23 · RICORDO DEL P. MARIO...

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RICORDO DEL P. MARIO POZZOLI Eco dei Barnabiti 3/2019 50 C onobbi padre Mario nell’ago- sto del 1959, a Prestine, loca- lità della Valcamonica, dove una quarantina di ragazzi, per lo più di 5 a elementare, passava un mese di preghiera e di studio con i Padri Bar- nabiti, da “aspiranti apostolini” come si diceva allora. Oltre ai Padri e stu- denti barnabiti era prevista la presen- za di maestre, Mariuccia più esper- ta e la sottoscritta, fresca di diploma magistrale. Il soggiorno di un mese con Padre Mario ci donò giorni importanti sia dal punto di vista educativo, sia per il clima fraterno, sia per la serena spiritualità: lo stesso avvenne an- che l’anno successivo. Fu l’inizio di un’amicizia vera e benefica che... dura ancora. Padre Mario, che ardentemente vo- leva essere un Missionario, il 10 no- vembre 1960 partì da Genova per il Brasile. Le notizie del suo viaggio in mare non erano proprio piacevoli. Dopo una settimana in nave «il mare la vinse!» …e il povero passeggero dovette mettercela tutta per sorridere a Gesù. «All’arrivo in porto il mio cuore ebbe una stretta forte, forte» diceva nella lettera a famigliari e amici. Poi però concludeva così: «Ad ogni modo in Brasile ero arrivato e al mattino dopo mi incontrai anche qui a tu per tu con l’ostia bianca che tra- sformi in Gesù, anche in Brasile Dio è sempre Dio e un suo incontro un pezzo di Paradiso». La sua prima destinazione fu Jaca- repaguá, provincia di Rio, il suo pri- mo Brasile, sofferto e amato in una consapevolezza ogni giorno e ogni notte sempre più aderente alla dura realtà e nello stesso tempo campo di impegni concreti. E brasiliano lui lo sarà sempre. A Jacarepaguá il tempo è “sofegato”, la difficoltà per la lingua è notevole, il cibo (riso, fagioli, patate quasi sempre) basta- no a mettere a dura prova lo stoma- co. Anche se talvolta la salute non è un granché, p. Mario trasforma le difficoltà in atti d’amore e chiede PADRE MARIO M. POZZOLI (1931-2019) UNO STRAORDINARIO MISSIONARIO BARNABITA IN BRASILE «Tra il commosso sentimento di doverosa testimonianza della vita di un amico e “fratello maggiore”, tanto grande davanti a Dio e agli uomini, e lo sgomento di dover narrare dell’immenso cuore e della incredibile mole di opere di padre Mario Pozzoli, barnabita, scelgo di cercare di ricordalo come posso, confidando nel suo sguardo comprensivo che, ora, dal Paradiso, penso gli sarà più facile». p. Mario Pozzoli

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RICORDO DEL P. MARIO POZZOLI

Eco dei Barnabiti 3/201950

Conobbi padre Mario nell’ago-sto del 1959, a Prestine, loca-lità della Valcamonica, dove

una quarantina di ragazzi, per lo piùdi 5a elementare, passava un mese dipreghiera e di studio con i Padri Bar-nabiti, da “aspiranti apostolini” come

si diceva allora. Oltre ai Padri e stu-denti barnabiti era prevista la presen-za di maestre, Mariuccia più esper-ta e la sottoscritta, fresca di diplomamagistrale.Il soggiorno di un mese con Padre

Mario ci donò giorni importanti sia

dal punto di vista educativo, sia peril clima fraterno, sia per la serenaspiritualità: lo stesso avvenne an-che l’anno successivo. Fu l’inizio diun’amicizia vera e benefica che...dura ancora.Padre Mario, che ardentemente vo-

leva essere un Missionario, il 10 no-vembre 1960 partì da Genova per ilBrasile. Le notizie del suo viaggio inmare non erano proprio piacevoli.Dopo una settimana in nave «il marela vinse!» …e il povero passeggerodovette mettercela tutta per sorriderea Gesù. «All’arrivo in porto il miocuore ebbe una stretta forte, forte»diceva nella lettera a famigliari eamici. Poi però concludeva così: «Adogni modo in Brasile ero arrivato e almattino dopo mi incontrai anche quia tu per tu con l’ostia bianca che tra-sformi in Gesù, anche in Brasile Dioè sempre Dio e un suo incontro unpezzo di Paradiso».La sua prima destinazione fu Jaca-

repaguá, provincia di Rio, il suo pri-mo Brasile, sofferto e amato in unaconsapevolezza ogni giorno e ogninotte sempre più aderente alla durarealtà e nello stesso tempo campodi impegni concreti. E brasiliano luilo sarà sempre. A Jacarepaguá iltempo è “sofegato”, la difficoltà perla lingua è notevole, il cibo (riso,fagioli, patate quasi sempre) basta-no a mettere a dura prova lo stoma-co. Anche se talvolta la salute non èun granché, p. Mario trasforma ledifficoltà in atti d’amore e chiede

PADRE MARIO M. POZZOLI(1931-2019)

UNO STRAORDINARIO MISSIONARIO BARNABITA IN BRASILE

«Tra il commosso sentimento di doverosa testimonianza della vita di un amico e “fratellomaggiore”, tanto grande davanti a Dio e agli uomini, e lo sgomento di dover narraredell’immenso cuore e della incredibile mole di opere di padre Mario Pozzoli, barnabita, scelgodi cercare di ricordalo come posso, confidando nel suo sguardo comprensivo che, ora, dalParadiso, penso gli sarà più facile».

p. Mario Pozzoli

agli amici in Italia preghiere e par-tecipazioni alle sue gioie e alle suetribolazioni.A marzo del ‘62, i novizi affidati

alle sue cure si trasferiscono a BeloHorizonte e lui si trova di fronte aun lavoro parrocchiale immenso: 50mila o forse 100 mila abitanti sparsisu un vasto territorio, moltissimiconcubini, assoluta proibizione alledonne di uscire la sera, perché ri-schiano di essere violentate; bambi-ni “infiniti” senza alcuna istruzionereligiosa. Ci sono protestanti, spiriti-sti, macumbeiros e la gente fa unagran confusione. I fedeli hanno solouna cappella provvisoria e a p. Ma-rio affidano il compito di costruireuna chiesa, una chiesa nuova, unpo’ grande per poter celebrare laMessa più decentemente e non la-sciar le persone fuori al sole e al-l’acqua.Insieme alla cura per la chiesa dei

muri, vuole costruire quella dei fede-li, che in pochissimo tempo si affe-zionano a Lui perché si dedica lorocon generosità e pazienza. Ma a fine’64 arriva un ordine improvviso: Pa-dre Mario è trasferito a Bragança doPará; niente più tram, ma cavalli, vied’acqua e sentieri con strade nel pie-no della foresta amazzonica. «Lageografia ci può dare un’idea del po-sto, non però della sua miseria» ag-giunge padre Mario. L’anno dopo cicomunica tutto contento «nella pri-mavera del ’67 verrò in Italia», per ri-mediare al lungo tempo in cui nonaveva potuto scrivere (e non certoper pigrizia) e per coinvolgere un po’tutti nella sua missione. In primis vo-leva farci capire quanto fosse grandeil Brasile e contattare, familiari, amici,conoscenti per ricordare che avevabisogno sempre delle loro preghie-re, ma anche di medicinali, indu-menti ecc. e di mezzi di locomo-zione per ridurre le distanze tra lecappelle.Al ritorno (sempre in nave, con

mal di mare che negli ultimi giorni dinavigazione non gli permette nean-che di celebrare), si ferma a Rio e aSan Paolo per acquistare libri, imma-gini ecc. sempre per la sua gente. DaBragança arrivano per tutti degli au-guri di Natale, con pensieri partico-larmente commossi sulla festa del-l’Incoronazione.Dopo 8 mesi di silenzio ricevetti

una lettera urgente, ci chiedeva non

solo preghiere e sacrifici «per lasua santità e per il bene dei suoiparrocchiani» ma anche dei medi-cinali a lui molto utili per affrontarel’esaurimento, malanno che lo col-pirà spesso.

I medicinali spediti dall’Italia ser-vono solo per resistere fino alla finedella CROCIATA PER LA SANTIFICA-ZIONE DELLA FAMIGLIA, iniziativache ebbe un esito spirituale addirittu-

ra “trionfale” e se lo dice lui c’è dacrederci!Nell’estate del ’69 deve però scri-

vermi: «La mia salute? è un proble-ma, sto facendo di tutto per farcelafino ad ottobre quando arriverà dal-

l’Italia un rinforzo di 5 Padri. Pare chela mia malattia è una conseguenzadell’ambiente caldo, umido, cibo, la-voro, preoccupazioni...». Le sue con-dizioni purtroppo non miglioravano,

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ordinato sacerdote dal card. Carlo Confalonieri

tanto che dovette essere ricoverato inospedale dove passerà il Natale dasolo, anche se Gesù, sempre vicino,gli dà grazie e consolazioni.

All’inizio del nuovo anno però do-vette ammettere che l’esaurimentogli provocava parecchi guai, comel’incapacità di sforzi fisici e mentali,

perdita di memoria, e allora lasciò laParrocchia nelle mani di p. Cariati ep. Ferrari.Il Boletín Paroquial de Bragança

del 15.2.1970 riporta la cronaca delDIA DE GRATIDÃO e il grazie dellacomunità che è un inno di ricono-scenza generale, da cui riporto soloun brevissimo passaggio con un’ap-prossimativa ma spero efficace tra-duzione.Quando cinque anni prima i suoi

fedeli lo avevano visto assumere uncompito così grande e difficile, sierano chiesti: «Avrà una completacomprensione delle pecore comenuovo pastore?» Ed era arrivata pre-sto la risposta «Padre Mario era unVIGARIO (Parroco) HUMANO, la-voratore instancabile per la gloria diDio». L’aggettivo HUMANO riferitoa padre Mario (e nel discorso citatolo si capiva) significava che il Viga-rio aveva molte e grandi doti uma-ne, che erano di gran lunga supe-riori ai difetti, che non esercitava ilministero come potere, ma comeaiuto al cammino verso il Signore,che pensava ai suoi parrocchianicome fratelli veri, così che Dio Pa-dre fosse per tutti PADRE NOSTRO.Ma a quel tempo, in cui in Brasiledominava la dittatura, quell’agget-tivo così semplice e lo stile pasto-rale di quel Missionario Barnabita,suscitavano sospetti. Inoltre c’eral’azione di Radio Educatora per lacrescita culturale e sociale del terri-torio, per contrastare il permaneredi una mentalità colonialista spessoanche nel clero. In quel “clima”aveva subìto un interrogatorio e an-che minacce.

a Belém do Pará

Nel Sud Padre Mario ritrovò laquieta della casa di Piraí, due ored’auto da Rio e li passò due mesi diriposo, preghiera e studio ed ebbemodo di visitare le parrocchie bar-nabitiche di Rio e San Paolo. Ma aluglio eccolo di nuovo al norte, aBelém, città alla foce del Rio delleAmazzoni, in una parrocchia di 40mila fedeli, presso il Santuario di“Nossa Senhora de Nazaré”. Anchequi preferisce il compito di evange-lizzare anziché quello di ammini-strare e si occupa del “lavoro” tratanti giovani (ca. 10.000) di tutte le

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facciata della basilica-santuario di Nossa Senhora de Nazaré a Belém do Pará

p. Mario tra i “suoi ragazzi” del Projeto Providencia

specie e qualità, per i quali il pro-blema sesso è impressionante, anziossessionante.Poco dopo si occuperà anche dei

fanciulli (oltre 10.000): difatti il terri-torio ha il 50% di popolazione conmeno di 20 anni! Di fronte a questinumeri, si domanda angosciato: «checosa si può fare?», ma continua acercare e a mantenere contatti e il la-voro di gruppo con i giovani si volgeal positivo.Alla metà di maggio annuncia che

può venire in visita in Italia sempreper procurare aiuti per i giovani eper i fanciulli. Quando ritorna il la-voro pastorale lo riassorbe comple-tamente con una offerta di attivitàutilissime ai giovani. Col pulminocomprato in Italia realizza ancheviaggi con i suoi giovani per incon-tri di coscientizzazione e di rifles-sione (8000 Km di viaggi in pocopiù di un mese). A Belém, viaggian-do in moto, gli capita di essere in-vestito da un’auto... con la conse-guenza di dover star ingessato perun bel po’, ma i suoi giovani lo ri-portano subito “a casa” con loro. Afine anno, molto stanco, torna nellacasa di Piraí per riposare, ma ancheper studiare in vista dell’attività del’76, preoccupandosi particolarmen-te per l’abitudine brasiliana del“namoro”, periodo prima del fidan-zamento.Naturalmente alla Congregazione

dei Barnabiti e a padre Mario stava-no a cuore particolarmente le voca-zioni, l’avere dei “figli”. Venivanoperciò curati gli incontri con i giova-ni che frequentavano i vari ambitiParrocchiali e organizzate anche aBelém delle strutture di formazione edi studio per preparare i futuri reli-giosi e sacerdoti. Nel ’79 era prontol’Estudantado Teologico S. AntonioM. Zaccaria.Nello scorrere del tempo non man-

cano gioie e sofferenze, ci sono an-che malattie e ricoveri in ospedale,ma c’è sempre, nel lavoro missiona-rio, apostolico e vocazionale di pa-dre Mario, la fortissima speranza nel-la grazia di Dio.Al suo ritorno dall’Italia, a luglio

del ’83, da uomo molto concreto,riesce a portare a casa, tra mille peri-pezie, falsi allarmi e incredibili com-plicazioni, un notevole contributo fi-nanziario, oltre a casse di materialesanitario, di indumenti ecc., che ver-

rà distribuito anche nei territori vici-ni, provati da siccità e miseria.A fine anno padre Mario celebra

con grande gioia il 25° di sacerdoziocon l’arcivescovo di Belém e i suoistudenti di teologia.

Pochi mesi dopo sarà impegnato inun tour di predicazione e incontri inlocalità molto distanti tra loro, e poi,provato sempre da stanchezza, masospinto senza sosta dall’amore diGesù, riprende il suo servizio Apo-

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il carisma del p. Mario Pozzoli

stolico, superando contrarietà spessogravi e inattese.

la c’è la Provvidenza

All’inizio del ’87 padre Mario scriveai parenti: «Ho lasciato per volontà diDio la mia amata terra del Parà per ve-nire a continuare la mia missione nellostato del Minas Gerais e più precisa-mente a Belo Horizonte, a 1000 mt. diquota, un viaggetto di 2.827 Km! Ècambiato tutto, clima, vitto cultura,persone. Per chi ha quasi 57 anni nonè semplice. Ma sinceramente a menon è pesato molto: Dio nostro Padrebuono, rinnova la mia giovinezza».P. Mario continua la sua missione

di accompagnare gli studenti delNord e del Sud del Brasile che stu-dieranno insieme nel Seminario diBelo Horizonte, appena riaperto.Tutto intorno a questa città si sten-

dono le favelas come quella di VilaMaria, “la favela das Caixotes”, cioèbaracche fatte con compensato, “sca-tolotti”, costruite dal Comune nel ’79per accogliervi i 5000 senza tetto vitti-me delle piogge e inondazioni, o co-me quella del Conjunto abitacional doTaquaril, con 18 mila abitanti, sorta inun luogo “impossibile” nel senso chesui suoi scoscesi pendii le baracchesembrano star su solo per forza di di-sperazione, e un’altra ancora, altret-tanto povera, la Fazendinha.

Di fronte a queste situazioni PadreMario su richiesta dell’arcivescovodom Serafim Fernandes de Araújo,inventa il PROJETO PROVIDENCIA,convinto com’è che il vero problemadelle favelas non è tanto la mancan-za di strade, di acqua, di fogne, discuole, di ospedali, ma è l’impoveri-mento e la marginalizzazione degliabitanti, soprattutto la mancanza di

avvenire per tanti giovani e bambini,obbligati a crescere senza le condi-zioni minime per una vita umana de-gna di questo nome. La cosa più ter-ribile, difatti, è la mancanza di unavvenire per i giovani.Gli abitanti delle favelas così defi-

niscono la loro condizione: «stiamonel fondo di un pozzo e non sappia-mo come uscirne». Di fronte all’enti-tà di tali bisogni, per migliaia dibambini, di ragazzi, di giovani, an-che le persone di buona volontà so-no portate a pensare che non esisto-no altre soluzioni, se non distrugger-le. Per padre Mario invece, unasoluzione c’è e consiste nel far sìche i “favelados” siano essi stessi iprotagonisti della loro liberazione,della loro lenta ma reale risalita dalpozzo. A farglielo capire è stato ilVangelo: «Io sono la Via, la Verità, laVita». Queste parole scaturite dalcuore del Signore, a lungo meditatee “fatte sue”, lo hanno spinto a spen-dere la propria vita perché gli abi-tanti delle favelas avessero la vita el’avessero in abbondanza, secondola volontà di Dio.E siccome il Brasile è grande, biso-

gna pensare in grande!A cominciare dal ’87 lo slancio

contagia 11 giovani insegnanti ededucatori, alcuni del posto, altri delNorte che avevano già sperimentato,anni prima, la sua dedizione alla gio-ventù. La gente viene coinvolta, leautorità sollecitate «opportune edinopportune», perché si impegninoper la loro gente. Davvero padre Ma-rio con tenacia tutta brianzola bussaa tutte le porte: Stato del Minas Ge-rais, federazione del Brasile, Italia,Germania, Unesco, Sermig, ecc., ol-tre naturalmente alle istituzioni catto-liche. Decisivi sono l’appoggio el’aiuto dell’arcivescovo Serafim.Nel ’98 sono stata, con mio mari-

to, a conoscere il Projeto nel “Taqua-ril”, prevalentemente per poter fareuna pubblicazione italiana, che illu-strasse l’efficacia del Projeto, per fe-steggiarne i 10 anni di vita e insiemele nostre nozze d’argento. E il nume-ro degli assistiti sono arrivati semprea più grandi cifre, e così bilanci efeste per il 15°, per il 20° e per il25° anniversario.Credo che niente, meglio delle pa-

role del cardinale Serafim FernandesDe Araújo per il 20° del Projeto (2008)sintetizzi intensamente la grande mis-

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in piena attività tra i “favelados”

pubblicazione per ricordare i 25 annidi vita del Projeto Providencia

sione del Barnabita Sacerdote Mis-sionario: «Senza la presenza di Dio,il Progetto Provvidenza sarebbe im-possibile. Con tutte le difficoltà cheha incontrato per mantenersi in vitain questi 20 anni senza chiudere leporte può essere solo realmenteun’opera di Dio. Padre Mario ha fattodi tutto per mantenere in vita il Pro-getto e, in questi due decenni, egli haconquistato la credibilità di organipubblici di istituzioni e delle personeche sanno la serietà del lavoro e dellecose meravigliose che sono fatte nel-le sue tre sedi. Ci sono alcune carat-teristiche del Progetto Provvidenzache spiegano la riuscita del lavoroche vi è compiuto. Innanzi tutto glieducatori e gli altri funzionari sonopersone della propria comunità, for-mate nello stesso luogo. Questo creaun’affinità molto grande tra professo-ri, educatori e giovani e ragazzi. Cia-scuno è diverso ma ha in sé un pic-colo “pezzo” di padre Mario. Un’al-tra cosa che attira l’attenzione è ilgrande carisma che ha il ProgettoProvvidenza. Questo si deve molto aPadre Mario, che ha già dato tuttoquello che aveva per questa opera. IlProgetto è la vita di padre Mario chepartecipa a tutto quello che avvienenel Progetto stesso, pensando conti-nuamente come mantenerlo in vita.

Si sa che, se il Progetto avesse unnumero minore di bambini, padreMario riuscirebbe a fare quadrare iconti, ma il cuore di padre Mario èdella grandezza del mondo e non rie-sce ad escludere nessuno di coloroche hanno più bisogno. La sua bontànon ha misura. È interessante osserva-re come il Progetto Provvidenza sia

precursore dei tempi. Se è solo daqualche tempo che in Brasile si è co-minciato a parlare di scuola integrale,al Progetto questo si fa da 20 anni. Iragazzi e i giovani vanno a scuola unaparte della giornata e nel resto deltempo stanno al Progetto, dove trova-no il doposcuola, il cibo, una forma-zione umana e religiosa e, quando so-no più grandi, anche la possibilità diimparare una professione.Il Progetto Provvidenza porta bene-

fici persino ai quartieri dove è inseri-to. Vila Maria è migliorata moltissimo.Prima vi erano case di compensato,ora ci sono case di mattoni, scuole,commercio. Anche il Taquaril ha fattomolti progressi e pure nella Fazendin-ha, dove il Progetto Provvidenza è ar-rivato più tardi, si vede la differenza.È un lavoro benedetto da Dio».All’inizio del 2014 Padre Mario,

82enne, che da oltre due anni cerca diaffidare il Projeto ad altra istituzione,tra difficoltà e sacrifici, ci comunicache l’arcidiocesi di Belo Horizonte as-sumerà l’incarico. Padre Mario torneràa Belem nella casa dei Barnabiti, traex allievi e tanti giovani, ad occuparsiancora di “nuova evangelizzazione”.Nel giorno del suo funerale nel

marzo scorso, la sua immagine trauna nuvola di fiori bianchi, nella Ba-silica di Nazaré, piena della sua gen-te, ci ispira qualcosa sul Paradiso.

Renata Carissoni

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l’arcivescovo di Belém do Pará, mons. Alberto Taveira Corrêa, benedice ilferetro del p. Mario Pozzoli

INTENZIONI DI PREGHIERA 2019Settembre: Servo di Dio Francesco Maria Castelli, “In famiglia era un angelo, nelle strade un sole e nellasocietà un missionario”.– Perché sull’esempio del servo di Dio Francesco Maria Castelli Barnabiti, Angeliche, Laici di S. Paolo eFiglie della Divina Provvidenza, che operano nelle scuole e nelle varie forme di insegnamento, siano einsegnino ad essere diligenti nell’applicazione, puntuali nell’esecuzione, fedeli e precisi, rifuggendo daogni approssimazione e da ogni dilettantismo.Ottobre: S. Alessandro Sauli e venerabile Carlo Bascapé, “Bisogna stare sotto alla volontà di Dio, e servirlobene e in quel modo che gli piace, fino a tanto che mostri la sua volontà”.– Perché i Barnabiti, a cui è affidata la cura d’anime nelle parrocchie e nelle rettorie, attingano il coraggio,la saggezza e il dinamismo necessari dall’esempio di S. Alessandro Sauli e del venerabile Carlo Bascapé,che con infaticabile dedizione di pastori spesero la loro vita per il loro gregge, per essere fedeli al Maestro.Novembre: Venerabile Luigi Maria Raineri e servo di Dio Diego Martinez Carrero, “Non sarò felice se nonsarò santo. Signore, o religioso perfetto, o prendimi con te; o santo quaggiù in terra, o santo in paradiso;mondano mai, né in mezzo al mondo, né tanto meno in religione”.– Perché sull’esempio del venerabile Luigi Maria Raineri e del servo di Dio Diego Martinez Carrero siasempre vivo nei Barnabiti, nelle Angeliche e nei Laici di S. Paolo il fervore e rinnovino costantemente ilproposito di rimanere uniti al Signore e a Maria Santissima, Madre della Divina Provvidenza.Dicembre: Venerabile Carlo Haldfan Schilling, “Mi piacerebbe restare il più a lungo possibile sulla terra,per soffrire per il buon Dio”.– Perché lo Spirito santo apra il cuore dei Barnabiti, delle Angeliche e dei Laici di S. Paolo, accenda in essiil fuoco del suo amore, affinché siano sempre più credibili nell’annuncio del vangelo e sull’esempio delvenerabile Carlo Maria Schilling li spinga a pregare e operare sempre, perché si estingua ogni inimiciziatra i cristiani.