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P. H. RAMIÈRE E LA DIMENSIONE APOSTOLICA DELLA SPIRITUALITÀ DEL SACRO CUORE NELL'800 FERNANDO J. DE LASALA, S.I. PONT. UNIVERSITÀ GREGORIANA "Tutto l'universo, osserva san Bernardino di Siena, è come una sfera intelligibile, di cui il centro è il Figlio di Dio, Gesù Cristo. Questo amabile Maestro è, infatti, in rapporto al mondo, ciò che il centro è alla circonferenza. Tutti i raggi, cioè tutte le creature, partono da questo punto e, nello stesso tempo, in esso convergono". (H. RAMIERE, Le coeur du Jésus et la divinisation du chrétien, Toulouse 1891, p. 47. La traduzionne è nostra). M. Reverendi Superiore e Superiori Generali, P. David Glenday, Suor Maria Angela Sardi, cari amici Missionari e Missionarie Comboniani, cari confratelli: 1 Grazie alle ricerche più recenti, realizzate a motivo della Causa di Beatificazione di Mons. Daniele Comboni è più conosciuta la lettera da lui indirizzate nell'estate del 1878 al gesuita P. Henri Ramière, direttore della rivista Le Messager du Coeur de Jésus nella città di Toulouse (Francia) 2 . La 1 Relazione letta il 27 maggio 1996 nel Convegno su tema: La spiritualità missionaria del Cuore di Cristo nel Beato Daniele Comboni e nella storia comboniana. 27-29 Maggio 1996. Casa Generalizia dei Missionari Comboniani, Roma. 2 Cfr. Si conserva la fotocopia nell'Archivio Studium Combonianum. Doppio foglio (27 x 19,5 cm.), quattro pagine scritte. Pubblicata in Le Messager du Coeur de Jésus 24 (1878)/2, pp. 323-26. Cf. il testo integro anche in PIETRO CHIOCHETTA - ALDO GILLI, M.C.C.J., La preghiera in Comboni. Studi e testi sul Cuore di Cristo, Maria e S. Giuseppe, Missionari Comboniani, Roma 1989, pp. 78-81. Sulla personalità e l'opera missionaria di Mons. Daniele Comboni, lo studio più completo è quello di FIDEL GONZÁLEZ FERNÁNDEZ, M.C.C.J., Comboni en el corazón de la Misión Africana. (El Movimiento misionero y la obra comboniana: 1846-1910), (= Estudios

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P. H. RAMIÈRE E LA DIMENSIONE APOSTOLICA DELLA SPIRITUALITÀ DEL SACRO CUORE NELL'800 FERNANDO J. DE LASALA, S.I. PONT. UNIVERSITÀ GREGORIANA

"Tutto l'universo, osserva san Bernardino di Siena, è come una sfera intelligibile, di cui il centro è

il Figlio di Dio, Gesù Cristo. Questo amabile Maestro è, infatti, in rapporto al mondo, ciò che il centro è

alla circonferenza. Tutti i raggi, cioè tutte le creature, partono da questo punto e, nello stesso tempo,

in esso convergono".

(H. RAMIERE, Le coeur du Jésus

et la divinisation du chrétien, Toulouse 1891, p. 47. La traduzionne è nostra).

M. Reverendi Superiore e Superiori Generali, P. David Glenday, Suor Maria Angela Sardi, cari amici Missionari e Missionarie Comboniani, cari confratelli:1

Grazie alle ricerche più recenti, realizzate a motivo della Causa di Beatificazione di Mons. Daniele Comboni è più conosciuta la lettera da lui indirizzate nell'estate del 1878 al gesuita P. Henri Ramière, direttore della rivista Le Messager du Coeur de Jésus nella città di Toulouse (Francia)2. La

1 Relazione letta il 27 maggio 1996 nel Convegno su tema: La spiritualità missionaria del Cuore di Cristo nel Beato Daniele Comboni e nella storia comboniana. 27-29 Maggio 1996. Casa Generalizia dei Missionari Comboniani, Roma.

2 Cfr. Si conserva la fotocopia nell'Archivio Studium Combonianum. Doppio foglio (27 x 19,5 cm.), quattro pagine scritte. Pubblicata in Le Messager du Coeur de Jésus 24 (1878)/2, pp. 323-26. Cf. il testo integro anche in PIETRO CHIOCHETTA - ALDO GILLI, M.C.C.J., La preghiera in Comboni. Studi e testi sul Cuore di Cristo, Maria e S. Giuseppe, Missionari Comboniani, Roma 1989, pp. 78-81. Sulla personalità e l'opera missionaria di Mons. Daniele Comboni, lo studio più completo è quello di FIDEL GONZÁLEZ FERNÁNDEZ, M.C.C.J., Comboni en el corazón de la Misión Africana. (El Movimiento misionero y la obra comboniana: 1846-1910), (= Estudios

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2comunione fra questi due servitori della missione di Cristo nella Chiesa non è rimasta senza ripercussioni, in particolare per quanto si riferisce al dinamismo apostolico e missionario. Anzi, è nostra opinione che l'impulso spirituale che scaturisce dalla devozione al Sacro Cuore e dall'Apostolato della Preghiera, tale come era inteso dai gesuiti durante la seconda metà dell'Ottocento, è lo stesso che ha mosso San Daniele Comboni ad entrare nel profondo della Nigrizia. Una spiritualità che spinge verso la Missione e la diffusione del Vangelo. Ciò non vuol dire, però, che Mons. Comboni sia stato un seguace del gesuita; tuttavia ambedue gli apostoli hanno camminato con piena libertà e indipendenza mutua, sottomettendosi all'unico Signore e Creatore di tutte le cose3.

Mentre percorrevo le pagine del volume sul La preghiera in Comboni, sono rimasto colpito da questa frase:

"Allorché la missione è sotto il peso della Croce ciò significa che col missionario è Cristo, Trafitto sì, ma anche Risorto. Lo scandalo del giusto perseguitato certifica che la via della salvezza, unica finalità della missione, è ormai aperta"4.

Fino a quale punto la spiritualità del Sacro Cuore, tale come era capita dal P. Ramière, ha avuto influsso nella vita e nell'opera di Mons. Comboni e dei suoi figli spirituali? Hanno bevuto, forse, l'uno e l'altro, alle stesse fonti? A questi interrogativi vogliamo rispondere, servendoci da alcuni elementi documentali, con una prospettiva storica. Ci metteremo dalla parte del gesuita. Non sarà nostro scopo primario verificare se Mons. Comboni, nella sua vita interiore e nel suo dinamismo missionario, sia stato, oppure no, influenzato dalle sfumature con cui il padre Ramière ha capito la devozione al Sacro Cuore. Queste ulteriori riflessioni esulano dalla nostra ricerca e

Combonianos, 8), Ed. Mundo Negro, Madrid 1993, 608 pp. Cfr. la recensione su quest'opera da parte di JOSEP BENÍTEZ I RIERA, S.I., in Archivum Historiae Pontificiae 31 (1993) 381-387. Dello stesso BENÍTEZ, gli articoli: La apertura misionera contemporánea al África Central, in Actualidad Bibliográfica 60 (1993) 178-182; IDEM, Comboni o la apertura misionera a la negritud, en Catalunya Cristiana, Ed. in castigliano, nº 862 (28 marzo 1996), pp. 6-7; IDEM, Comboni o l'obertura missionera a la negritud, in Catalunya Cristiana, nº 862 (28 març 1966), pp. 6-7.

3 Cfr. IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi Spirituali, nº 98. Sempre che citiamo gli Esercizi seguiamo la trad. italiana a cura di PIETRO SCHIAVONE, S.I., in S. IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi spirituali. Ricerca sulle fonti. Ed. con testo originale a fronte, Ed. San Paolo, Cinisello - Balsamo (Milano) 1995, 488 pp.

4 Cfr. Cf. P. CHIOCHETTA, in o.c. in nota 2, p. 31.

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3appartengono agli studiosi della personalità spirituale del Comboni.

Il nostro studio si sviluppa seguendo quattro punti: 1) in primo luogo, rammenteremo alcune caratteristiche della

Compagnia di Gesù, in particolare nella Francia, durante la seconda metà dell'Ottocento5.

2) Ci fermeremo sulla biografia del P. Ramière, integrandola con la devozione al Sacro Cuore di Gesù e con l'opera dell'Apostolato della Preghiera da lui vissute e diffuse.

3) Presenteremo le radici della cosmovisione fiduciosa di questo gesuita, tramite lo studio del suo libro: Les espérances de l'Église (edizioni degli anni 1861 e 1867), nonché la sua speranza della Storia della Chiesa ai tempi del Concilio Vaticano I. Alcune questioni di particolare rilevanza verranno fuori, come la domanda sulla presenza di una specie di "millenarismo" negli scritti del P. Ramière, addirittura di un "fondamentalismo" religioso nel suo atteggiamento. Avanziamo già adesso che la nostra risposta a queste due questioni è negativa.

4) Infine, tratteremo in modo breve, di alcune manifestazioni popolari della devozione allo S. Cuore nell'800, in particolare nella Francia e in Italia. 1. I GESUITI FRANCESI DURANTE L'OTTOCENTO 1. 1. INTRODUZIONE

La Compagnia di Gesù, che era stata soppressa da Clemente XIV tramite il Breve Dominus ac Redemptor (16 agosto 1773), fu ristabilita da Pio VII, per mezzo della la Bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum (7 agosto 1814)6. Esistono alcuni studi sintetici sui gesuiti nella Francia dopo il loro

5 Cfr. PIERRE VALLIN, S.I., La nouvelle compagnie en France, in Les jésuites. Spiritualité et activités. Jalons d'une histoire, opera in collaborazione, Ed. Beauchesne, Paris - Centrum Ignatianum, Rome, 1974, pp. 155-196. Riproduce ciò che si presenta nel Dictionnaire de spiritualité, art. Jésuites (tomo VIII, colonnes 985-1065). Nell'attualità, questo Autore, professore di Storia della Chiesa nel Centre Sèvres (centro di studi superiori dei gesuiti) a Parigi, è ritenuto lo specialista migliore sul pensiero del P. Ramière.

6 Mediante la sua lettura pubblica, quel giorno, nella chiesa del Gesù di Roma, si realizzava la restaurazione universale della Compagnia di Gesù. Alcuni anni prima Pio VI aveva approvato la esistenza dei gesuiti in Russia, tramite il Breve Catholicae fidei (7 marzo 1801). I gesuiti, il 15 agosto del 1804, furono accettati a Napoli, dove san Giuseppe Pignatelli ricevette l'incarico di restaurare l'Ordine. Purtroppo, nel 1805, quando Giuseppe

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4ristabilimento7.

A grandi tratti, possiamo dire che durante i primi vent'anni dell'Ottocento, venuti a meno i rapporti concordatari napoleonici dell'anno 1800, si camminava verso la separazione giuridica fra la Chiesa e lo Stato francese. Questo fatto ha avuto importanti ripercussioni nella cultura e nell'attività pastorale della Chiesa8.

Un periodo importante per i rapporti fra la Chiesa e la Società Moderna francese furono gli anni 1860-70. Ricordiamo alcuni eventi: la Lett. Ap. Quanta cura, insieme al Syllabus di Pio IX (8 dic. 1864), l'ultramontanismo, il Concilio Vaticano I (dic. 1869 - agosto 1870) con la definizione dogmatica sull'Infallibilità del Romano Pontefice, la sconfitta di Napoleone III (capitolazione di Sedan, 1 sett. 1870), la Questione Romana e la caduta degli Stati Pontifici (20 sett. 1870).

Infine, è da ricordare che nell'ultimo quarto del'800 si è assistito alla rottura ufficiale fra lo Stato francese e la Chiesa: la legge de Jules Ferry (1880) soppresse le congregazioni religiose dedite all'insegnamento; fu imposta l'educazione laica (1882); fu soppressa la capacità legale di tutti gli istituti religiosi in Francia.

Il padre Pierre - Joseph de Clorivière (+ 1820) fu incaricato di ristabilire la Compagnia di Gesù in Francia. Molti dei Sacerdoti della Fede

Bonaparte, fratello di Napoleone, fu nominato re delle Due Sicilie, i gesuiti dovettero ritirarsi a Roma, Orvieto e Tivoli.

7 Cfr. J. BURNICHON, La compagnie de Jésus en France, 1814-1914, 4 voll., Paris 1914-1922 (P. Vallin informa che esiste un 51 vol., ancora inedito, presso la biblioteca dei gesuiti a Chantilly). Per quanto riguarda i gesuiti in Italia, non è stata ancora fatta una sintesi su questo periodo. Tuttavia è pregevole l'opera di PIETRO GALLETTI, S.I., Memorie storiche intorno alla Provincia Romana della Compagnia di Gesù dall'anno 1814 all'anno 1870. Ed. a cura di P. Lorenzo Tognetti, S.I., Roma 1939. Sulla Compagnia di Gesù ristabilita in Spagna, cf. LESMES FRÍAS, S.I., Historia de la Compañía de Jesús en la Asistencia Moderna de España. Tomo I: (1815-1835), Madrid 1923; tomo II: (1835-1868), Madrid 1944; IDEM, La Provincia de España de la Compañía de Jesús. 1815-1863, Madrid 1914; sua continuazione, in modo assai completo, e ancora in processo di pubblicazione di un terzo tomo, di MANUEL REVUELTA GONZÁLEZ, S.I., La Compañía de Jesús en la España Contemporánea. Tomo I: Supresión y reinstalación (1868-1883) (= Publicaciones de la Universidad Pontificia Comillas de Madrid, Serie I. Estudios, 32, 32 bis. Teología I, 18), Univ. Pont. Comillas, Sal Terrae, Ed. Mensajero, Madrid 1984 e 1991, XXII+1227 pp.; Tomo II: Expansión en tiempos recios (1884-1906), XXXII+1365 pp. Per una visione globale della situazione dei gesuiti nel mondo dopo il loro ristabilimento, cfr. JOSEPH DE GUIBERT, S.I., La spiritualitè de la compagnie de Jesús, Rome 1953, cap. 12. La nouvelle compagnie de Jesús, pp. 459-522. Esistono trad. in spagnolo (Santander 1955), inglese (Chicago 1964) e italiano (Città Nuova Ed. 1992).

8 Cfr. P. VALLIN, S.I., La nouvelle compagnie..., cit. in nota 5, p. 156.

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5(Prêtres de la Foi), da lui fondati agli inizi dell'800, passarono presto alle file dei gesuiti. Cosicché, l'anno 1820 i gesuiti francesi componenti la Provincia di Francia (Provincia Galliae) erano circa 200. Questa provincia, nel 1836, fu divisa in due: quella di Lione (Lugdunensis) al Sud, e quella di Parigi (Franciae) al Nord. Nel 1852 apparse addirittura la provincia gesuitica di Toulouse (Tolosana), staccandosi da quella di Lione; poi, nel 1863, staccandosi da quella di Parigi, fu creata la provincia di Champagne (Campaniensis). Ognuna delle quattro provincie gesuitiche era responsabile delle missioni rispettive. Tutto l'insieme formava l'Assistenza gesuitica di Francia. Osserviamo in essa una notevole vitalità fra gli anni 1820 e 1865.

Verrebbe la pena dedicare un'intera relazione allo studio delle case di formazione dei gesuiti. Secondo le circostanze politiche, esse hanno esperimentati trasferimenti di luogo. Inoltre, questi grandi scolasticati, hanno avuto il merito di accogliere gesuiti non francesi esiliati di altre nazioni, come successe con quello stabilito presso Vals-près-le-Puy gli anni 1868-1872, dove furono accolti molti gesuiti spagnoli, espulsi dalla Rivoluzio-ne. La facoltà di Filosofia dei gesuiti parigini fu trasferita per forza all'isola inglese di Jersey, durante gli ultimi anni dell'Ottocento9.

1.2. IL MODO DI VITA GESUITICO

I gesuiti della nuova Compagnia presentano un modo di vita, direi, "quasi monacale", almeno per quanto riguarda le case di formazione. La gestione della comunità, spesso composta di più di un centinaio di religiosi, ha una coloratura un pò medioevale, nel senso che ogni grande casa è autosufficiente (coltivazione dei campi, manutenzione del palazzo, distribuzione dei tempi di preghiera comunitaria e privata, di studio, di lavoro manuale, di esercizio fisico e di riposo).

M. Revuelta riferisce sulla grande casa di Poyanne, nel dipartimento de le Landes, acquistata dai gesuiti della provincia di Castiglia l'anno 1869,

9 Come ricorda P. Vallin (La nouvelle compagnie..., p. 157), le provincie gesuitiche francesi, compressi anche i loro territori di missione, abbracciavano 813 membra l'anno 1844; nel 1863 erano aumentati fino a 2.266; nel 1880, arrivarono ai 2.927; nel 1900 erano 3.086. Cf. P. DELATTRE, Les établissements des jésuites en France depuis quatre siècles, 1540-1940, 5 voll., Enghien-Wetteren 1949-1957.

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6qualificandola di signorile e nobile, vecchia residenza dei marchesi. Insieme al palazzo, possedeva dodici ettari di terra. I gesuiti spagnoli, dall'anno 1869 fino al 1880, vissero in quel luogo uno splendido isolamento. Di fatto, costituiva come un pezzo della Spagna in terra francese.

La lontananza riguardo ai centri commerciali e di mercato, l'abbon-danza dei fratelli coadiutori, inclinavano verso una vita economica chiusa ed autarchica, con tutte le conseguenze. Quel luogo gesuitico presentava l'aspetto di un monastero medioevale, un qualcosa di sconosciuto nella vecchia Compagnia10.

I gesuiti francesi, paradossalmente, non hanno vissuto una vita spirituale intimista. Hanno prodotto molti scritti spirituali; tuttavia, queste opere contengono un qualcosa di nuovo. Pur essendo continuatori dei vecchi gesuiti, l'impostazione spirituale degli scritti è differente. Sono stati in pochi i nuovi gesuiti che hanno raccontato la propria esperienza spirituale. Sono riusciti, però, a pubblicare i diversi scritti, raccolti qua e là, dei gesuiti famosi, destinandoli alla lettura di un variegato numero di lettori. Queste nuove pubblicazioni attiravano di più, perché più ricche di contenuto umano e spirituale11.

Per quanto si riferisce alle sorgenti della spiritualità di quei gesuiti, l'orizzonte diventa molto largo. Accanto alle opere degli stessi gesuiti o di tema gesuitico, hanno bevuto nelle fonti della Chiesa universale: la Scrittura, i testi liturgici allora in approfondimento, i Padri della Chiesa. In questo senso, diventò famosa la concordanza dei testi biblici del padre Henri de Raze (Paris - Lyon 1852), in latino, seguendo la Vulgata sisto - clementina 10 In Poyanne, i gesuiti spagnoli iniziarono con l'alzare di una siepe attorno a tutta la tenuta, acquistarono cavalli, bue, attrezzi per il lavoro nei campi, una stalla per le mucche di latte ed un pollaio. Le vigne furono raccolte. La casa fu provveduta con uffizi che sovvenivano ad ogni necessità materiale: edilizia, farmacia, falegnameria, legatoria, panetteria, riparazione di scarpe, lavanderia, laboratori di fotografia e di litografia. Cf. M. REVUELTA, o.c. in nota 7, tomo I, pp. 264-270; 527-538.

11 Nell'antica Compagnia furono pubblicati libri come la Doctrine spirituelle del padre Louis Lallemant, il quale, eccellente maestro dei novizi - alcuni di essi diventarono martiri nel Canada - niente aveva pubblicato in vita. Nella nuova Compagnia, sono stati molti gli scritti di questo tipo. Furono anche pubblicate le lettere di Sant'Ignazio di Loyola, il suo Diario spirituale, le lettere di San Francesco Saverio e il Memoriale del beato Pietro Favre. Occorre rilevare l'importanza della pubblicazione degli scritti del padre Pierre de Caussade (L'abandon à la Providence divine, 1861) da parte del P. Ramière. Molti dei libri dei gesuiti francesi dell'Ottocento hanno avuto influsso in tutta la Compagnia: ricordiamo, come paradigma di scritti sulla vita di N.S. Gesù Cristo, il padre Léonce de Grandmaison (+1927), letto da tutti i novizi gesuiti, francesi e non francesi, insieme al Tratado de perfección y de virtudes cristianas, del padre Alonso Rodríguez (+ 1616) e la Pratica di amar Gesù Cristo, di Sant'Alfonso Maria dei Liguori (+ 1787).

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7del 1592. I commentatori seguiti erano quelli dei tempi della Controriforma, come il gesuita Cornelius a Lapide (+ 1637).

I nuovi sentivano il bisogno di "personalizzare" la vita spirituale. Questi nuovi membri della Compagnia, provenienti da una cultura che cambiava in continuazione, hanno sentito anche loro, la necessità di aggrapparsi alla Persona di Gesù Cristo. I gesuiti meditavano anche i testi liturgici, servendosi degli scritti di dom Guéranger, O.S.B., e poi di quelli del Beato card. I. Schuster. L'abitudine del canto gregoriano non era ancora entrata nelle loro comunità, cosa che succederà ai primi tempi del Novecento, tramite i libretti editi a Tournai12.

1. 3. L'ATTEGGIAMENTO SPIRITUALE

Figli del loro tempo, vivevano una cultura romantica, con tutte le sue conseguenze. In primo luogo, un gusto particolare per il Medioevo, il che ripercuoterà non soltanto nella predicazione e nel modo di guidare gli Esercizi Spirituali, ma anche nelle missioni popolari, nella Ratio Studiorum seguita nei loro collegi, e nel modo di atteggiarsi con i contadini e con gli operai. Come fa notare P. Vallin, non furono poche le chiese di stile neo-romanico, oppure neo-gotico, addirittura con cenni bizantineggianti, costruite dai gesuiti durante l'Ottocento13. Negli atti pubblici dei loro collegi erano rappresentati i drammi sui primi martiri, oppure le glorie dei monarchi convertiti al cattolicesimo. Le associazioni dei giovani erano concepite come eserciti di crociati. Giovanna d'Arco era ripetutamente citata negli scritti dei gesuiti della Francia dell'Ottocento14.

12 Cfr. Cantus ad processiones et benedictiones Sanctissimi Sacramenti ex Libris Vaticanis et Solesmensibus excerpti, sub directione R.R. P.P. Benedictinorum Solesmensium editi quoad cantum, editio recentioris musicae notulas translata (Chants des saluts et des processions extraits de l'Édition Vaticane et des Livres de Solesmes, publié sous la Direction des RR. PP. Bénédictins de Solesmes en ce qui concerne le chant, édition en notation musicale moderne), Libraire Saint-Joseph, Louis-Joseph BITON, Éditeur-Fondateur (+ 1920), J. Lemoine-Biton, Successeur, Saint-Laurent-sur-Sèvre (Vendée) France, Société de S. Jean l'Évangéliste, Desclée & Cie, Paris-Tournai-Rome 1922. 13 Cfr. P. VALLIN, La nouvelle compagnie..., cit. in nota 5, p. 162.

14 Tuttavia, gli Autori più letti dai gesuiti erano Teresa di Avila e Francesco di Sales. Insieme a loro, le biografie del curato d'Ars e, più tardi, quella di Teresa di Lisieux. Nel frattempo, la spiritualità sacerdotale del Settecento francese (Bossuet, devozione al Sacro Cuore con Jean Eudes e Marguerite-Marie Alacoque, la spiritualità sulpiziana).

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8Si è ritornati agli Esercizi Spirituali, nota distintiva dei gesuiti della

nuova Compagnia. Un ritorno, però, che portò seco una "regolamentazione", talvolta esagerata, del metodo ignaziano. Il P. Generale, J. Roothaan (+ 1853) ha dato, a quanto pare, l'orientamento decisivo all'impostazione degli Esercizi. Dai primi mesi del noviziato i gesuiti hanno fatto il ritiro mensile, il quale si ripeteva prima della professione solenne o degli ultimi voti. Inoltre, ogni anno, durante otto giorni, si seguiva tutto il piano degli Esercizi.

La pratica degli Esercizi Spirituali non ha come unico scopo il raggiungimento di un modo personale di pregare, ma anche, e innanzitutto, rendersi capaci di scegliere in favore del Regno di Dio, la dedizione totale al Cristo, Signore Eterno e Re universale. Quindi, è giusto parlare sul dinamismo apostolico degli Esercizi. L'orientamento dei ritiri spirituali verso l'elezione, la decisione sotto la guida dello Spirito mai è stata trascurata. "Si può addirittura dire che è lì, senza dubbio, il campo dove i gesuiti francesi della nuova compagnia si sono fatta, per così dire, una specializzazione ed hanno acquisito il migliore titolo ad una riconoscenza da parte dei cristiani assai diversi"15.

Di conseguenza, i gesuiti in formazione si trovavano, d'un lato, ad aver già fatto il mese ignaziano, d'altro lato, in molti dei casi, non erano ancora arrivati ad una ben definita esperienza spirituale personalizzata16.

Un'altra caratteristica del modo di proporre gli Esercizi da parte dei gesuiti è l'assenza della pretesa di modellare gli altri seguendo il modello gesuitico. Il gesuita, nel guidare gli Esercizi, non fa altro che mettere

15 Cf. P. VALLIN, La nouvelle compagnie..., cit. in nota 5, p. 167. La traduzione e nostra. L'insistenza sul metodo ignaziano nel fare gli Esercizi, tuttavia, è sempre poca. Se l'esercitante decide di entrare in essi con grandezza di anima e generosità, l'applicazione del metodo potrà sentirla, agli inizi, come un'impalcatura che costringe. Subito, però, se egli riesce a cogliere l'intenzione di sant'Ignazio, il metodo non più costituisce un peso. Alcuni hanno accusato la formazione dei gesuiti come non conducente verso il passaggio da una preghiera *mentale+ ad una preghiera del cuore, la quale sant'Ignazio chiamava contempla-zione, o applicazione dei sensi, ecc. Sono stati commessi degli errori da parte di alcuni maestri spirituali gesuiti nella nuova Compagnia; tuttavia non sarebbe giusto concludere che non sia esistita una scuola dell'affetto, anche essa ignaziana. Non invano la Terza Prova dei gesuiti, prima di emettere gli ultimi voti, riveste questo scopo. D'altronde, i gesuiti, per arricchire gli affetti nella vita spirituale, si sono spesso serviti di suggerimenti che provengono dai santi come Francesco di Assisi, oppure Francesco di Sales. Il cammino ignaziano non è chiuso in se stesso, anzi, prepara il gesuita ad assimilare le ricchezze spirituali che possa trovare qua e là. 16 Perciò non desta meraviglia che il padre Ramière abbia usato, nell'edizione dei testi del Caussade, la distinzione fra i progredienti e gli avanzanti (progressants e avancés), a proposito del cammino spirituale. Cf. RENE DE MAUMIGNY, La pratique de l'oraison mentale, 2 voll., Paris 1905. Il primo vol. tratta sulla preghiera ordinaria; il secondo, su quella straordinaria.

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9l'esercitante in contatto con Dio, aiutandolo alla scoperta della propria vita e, quindi, della chiamata particolare da parte del Signore. Fino ad un certo punto si potrebbe affermare che i gesuiti della nuova compagnia si sono distinti nell'assenza del direttivismo.

1. 4. DIALETTICA "VITA INTERIORE - DINAMISMO APOSTOLICO"

Parecchi gesuiti di questo periodo sono stati maestri di vita spirituale, in particolare come guide di parecchi istituti religiosi, maschili e femminili.

La nascita del movimento dell'Apostolato della preghiera (1844) è indicativa del valore apostolico della vita nascosta;17 inoltre, indirizza i fedeli verso un'attività restauratrice del Regno sociale di Gesù Cristo18. Nell'opinione di alcuni, l'Apostolato della preghiera sarebbe nato dal desiderio di controbilanciare l'attivismo di alcuni gesuiti troppo ferventi19.

I gesuiti francesi di quel periodo hanno vissuto il rapporto fra la vita cristiana personale e i destini sociali del mondo. (H. Ramière ha scritto un'opera in questo senso20); hanno contemplato il mondo con occhi religiosi, non negando la brutta realtà di alcuni eventi, ma prendendo coraggio innanzitutto dalla fiducia in Gesù Cristo Signore. Questo atteggiamento era già caratteristico della Compagnia di Gesù di fronte all'Umanesimo. Essi hanno visto la Storia come bisognosa di conversione, e come campo dell'attività evangelizzatrice che cerca la conversione degli uomini, affinché la creazione intera diventi lo sgabello dei piedi di N.S. Gesù Cristo. Occorre pertanto non esagerare verso uno dei due lati: né concepire la preghiera come "battezzatrice" d'ogni opera apostolica, né dedicarsi esclusivamente alla strategia dell'azione nella Chiesa, tralasciando la preghiera.

P. Vallin evoca tre campi in cui i gesuiti sono entrati in rapporto con il

17 Questo sarebbe lo scopo proposto da parte del padre F.-X. Gautrelet (+ 1886) ai giovani gesuiti dello scolasticato di Vals-prés-le-Puy.

18 Questo, invece, sarebbe lo scopo proposto dal padre Henri Ramière.

19 Cf. P. VALLIN, La nouvelle compagnie..., cit. in nota 5, p. 169. L'opera del padre J.-B. CHAUTARD, L'âme de tout apostolat (1913), è significativa di questa interpretazione.

20 H. RAMIERE, Les espérances de l'Église, Lyon 1861, Paris-Bruxelles 21867. Su questo scritto ci fermeremo più avanti.

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10mondo in tre campi principali21:

a) I collegi. Molti giovani gesuiti, prima di'iniziare gli studi di teologia, erano destinati ai collegi, come maestri e prefetti di disciplina. In questa tappa formativa per i gesuiti esistevano di solito conflitti fra le attività e la vita interiore. Per quanto si riferisce al modello pedagogico (la Ratio studiorum), è stato ripristinato ai tempi del padre J. Roothaan (1832); ma, poi ha dovuto accomodarsi alle esigenze accademiche da parte dello Stato francese22.

La Ratio studiorum si atteggia in senso paternalistico nella nuova Compagnia in Francia, esigendo da parte degli alunni una riverenza senza paure23.

b) Essere inviato alle Missioni costituì un fatto normale nella Compagnia francese dell'800. Nela documentazione interna dei gesuiti francesi esisteva un posto di preferenza per le lettere e le notizie dei missionari24.

I missionari gesuiti della Francia si sono trovati, di solito, di fronte alle popolazioni già preparate europeizzate dal punto di vista culturale ad accogliere la loro parola. In ogni missione c'erano parecchi maestri

21 Cf. P. VALLIN, La nouvelle compagnie..., cit. in nota 5, p. 171-77.

22 Cf. JOHN W. PADBERG, Colleges in controversy. The Jesuit school in France from Revival to Suppression, 1815-1880, Harvard 1969. Per quanto riguarda la Compagnia in Spagna, cf. l'opera di M. REVUELTA citata nella nota 7. In Italia, è importante la figura del P. Vasco, esiliato da Roma l'anno 1848, il quale si è dedicato alla riforma dei collegi gesuitici addattandoli ai tempi moderni. Il padre Roothaan ebbe fiducia in lui, insistendogli: executio, executio. Tuttavia, i diversi PP. provinciali dell'Italia addussero delle difficoltà, il che impedì la realizzazione dei piani del padre Vasco.

23 Questa impostazione della Ratio studiorum ebbe anche luogo nella provincia di Castiglia, tuttavia in quella di Aragona (Spagna), l'anno 1881 si produsse un atteggiamento più rigoroso e regolamentato, come si può osservare leggendo JAIME NONELL, S.I., El Ratio Studiorum de la Compañía de Jesús, Barcelona 1878.

24 Basta guardare la stampa interna, spesso litografata, dei gesuiti francesi: Lettres de Jersey, Lettres d'Uclès, Lettres de Vals, ecc. Gli spagnoli della provincia di Castiglia, che risedevamo in Poyanne, pubblicavano le Cartas de Poyanne. Appaiono più particolareggiati riferimenti ai missionari nelle Lettres de la Mission de Syrie, Lettres de Madagascar, Lettres de Maduré, Lettres des Nouvelles Missions de Chine, Lettres des Nouvelle Missions de Canada, ecc. Questo grande numero di lettere è una variante delle litterae aedificantes dell'antica e della nuova Compagnia. Altre pubblicazioni erano rivolte ad un pubblico più largo: è il caso degli Annales de la Propagation de la Foi, Jésuites Missionnaires, ecc. P. Vallin osserva con saggezza di storico, che queste ultime pubblicazioni si facevano "en function des intérêst que l'on suppose dominer en Europe; aussi le maniement de cette source suppose-t-il des précautions". P. VALLIN, La nouvelle compagnie, cit. in nota 5, p. 175.

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11d'insegnamento secondario o, addirittura, superiore, secondo lo stile occidentale. Questo fa supporre che erano spesso gli autoctoni missionati coloro che domandavano ai gesuiti di impartire un tipo occidentale d'inse-gnamento25.

c) Le questioni esplicitamente politiche, legate alle opzioni apostoliche. I gesuiti francesi della nuova Compagnia più impegnati negli assunti politico-religiosi sono stati autentici maestri spirituali. Ricordiamo il caso di H. Ramière, per non citare altri più recenti. La fedeltà alla Santa Sede implicava spesso un atteggiamento di fronte alla politica francese.

1. 5. L'ATTIVITÀ INTELETTUALE E APOSTOLICA

Dal tempo della pubblicazione del Syllabus (1864) fino ai tempi iniziali delle leggi anti-ecclesiali da parte del governo francese (1880), i gesuiti hanno dispiegato una grande attività: Chiese molto frequentata, pubblicazioni come il Messager du Sacré-Coeur e Les Études, guida spirituale di parecchie associazioni, stretto legame con nuovi istituti di vita religiosa.

Durante la seconda metà dell'800 furono rinforzate le strutture dell'organizzazione ecclesiastica, con il susseguente taglio dei rapporti con il mondo moderno26. L'accento messo nella regolamentazione di tutto non ha aiutato la creatività dei gesuiti scrittori, i quali, per esempio, hanno quasi scritto nulla sul movimento simbolista. Meno male che H. Ramière ha dedicato una serie di articoli al simbolo del Sacro Cuore di Gesù27.

Due gruppi di gesuiti francesi si fecero notare: "les Pères du Midi" e "les Pères de Paris". Questi ultimi, i parigini, hanno continuato l'opera del padre Xavier de Ravignan, conservando una specie di aristocrazia, insieme ad una larga apertura verso le idee moederne. La posizione più interessante nel campo teologico è quella del P. Matignon prima del 1870, attraverso i

25 Cf. P. VALLIN, Le Plan du P. Fouillot pour l'évangélisation de la Chine, 1862, in Archivum Historicum Societatis Iesu, 34 (1965) 185-232.

26 Questo si può percepire paragonando le due edizioni dell'opera di H. Ramière, Les espérances de l'Église; nell'edizione del 1867, si riproduce il testo del 1861. Tuttavia, l'Introduction è stata nuovamente redatta, e in essa Ramière si difende di aver dimostrato troppo ottimismo dinanzi alla civiltà moderna. Su questo torneremo più avanti.

27 Cfr. in Messager du Sacré-Coeur, t. 1-3 (1861-63).

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12suoi articoli in Les Études su Les doctrines de la Compagnie de Jésus sur la liberté. L'anima di questo gruppo di gesuiti "de Paris", a quanto sembra, è stato il padre Olivaint, il quale morì ai tempi della Comune di Parigi (1871). Questo fatto, insieme alle pressioni che essi ricevettero di fuori e di dentro della Compagnia,li hanno portati verso un atteggiamento più neutro, dedicandosi a scrivere libri edificanti28. sono uscite da Vals e sono stati ristampati. H. Ramière, con la pubblicazione dello scritto di Caussade Traité de l'abandon à la Providence divine (1861) può essere ritenuto come il punto finale di una prima tappa nel pensiero di questi gesuiti.

Dal tempo della pubblicazione del Syllabus (1864) fino ai tempi iniziali delle leggi anti-ecclesiali da parte del governo francese (1880), i gesuiti hanno spiegato grande attività: Chiese molto frequentate, pubblicazioni come il Messager du Sacré-Coeur e gli Études, guida spirituale di parecchie associazioni, stretto legame con nuovi istituti di vita religiosa.

Durante la seconda metà dell'800 furono rafforzate le strutture dell'organizzazione ecclesiastica, con il susseguente taglio dei rapporti con il mondo moderno29. L'accento messo nella regolamentazione di tutto non ha aiutato alla creatività dei gesuiti scrittori, i quali, per esempio, non hanno quasi scritto sul movimento simbolista. Meno male che H. Ramière ha dedicato una serie di articoli al simbolo del Sacro Cuore di Gesù30.

Due gruppi di gesuiti francesi si fecero notare: "les Pères du Midi" e "les Pères de Paris". Questi ultimi, i parigini, hanno continuato l'opera del padre Xavier de Ravignan, conservando una specie di aristocrazia, insieme ad una larga apertura verso le idee moderne. La posizione più interessante nel campo teologico è quella del P. Matignon prima del 1870, attraverso i suoi articoli in Études sulle Les doctrines de la Compagnie de Jésus sur la liberté. L'anima di questo gruppo dei gesuiti "de Paris", a quanto sembra è stato il padre Olivaint, il quale morì ai tempi della Comune di Parigi (1871). Questo fatto, insieme alle pressioni che essi ricevettero di fuori e di dentro 28 Tuttavia ricordiamo il padre Georges Longhaye, del gruppo di Parigi, che ha avuto un contatto importante con i giovani gesuiti. Cfr. la sua lettera al padre Léonce de Grandmaison, in J. LEBRETON, Le Père Léonce de Grandmaison, Paris 1932, pp. 38 e ss.

29 Questo si può percepire paragonando le due edizioni dell'opera di H. Ramière, Les espérances de l'Église; nell'edizione del 1867, si riproduce il testo del 1861. Tuttavia l'Introduction è stata nuovamente redatta, e in essa Ramière si difende di aver dimostrato troppo ottimismo dinanzi alla civiltà moderna. Su questo torneremo più avanti.

30 Cf. in Messager du Sacré-Coeur, t. 1-3 (1861-63).

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13della Compagnia, hanno portato loro verso un'atteggiamento più neutro, dedicandosi a scrivere libri edificanti31. Il secondo gruppo, quelli "du Midi", non ha rivestito un'omogeneità come quella dei parigini. Coincidevano nell'opposizione a "Parigi", nonché nell'unità di stile, manifestata nella sincerità dei sentimenti, misurata dal vigore dell'espressione. Coincidettero con l'espansione dell'Apostolato della Preghiera. François Gautrelet, Henri Ramière, ecc. furono scrittori fecondi.

31 Tuttavia, ricordiamo il padre Georges Longhaye, uno del gruppo di Parigi, che ha avuto un contatto importante con i giovani gesuiti. Cf. la sua famosa lettera al padre Léonce de Grandmaison, in J. LEBRETON, Le Père Léonce de Grandmaison, Paris 1932, 38 e ss.

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142. H. RAMIÈRE, IL S. CUORE E L'APOSTOLATO DELLA PREGHIERA 2 .1. BREVE BIOGRAFIA

Henry-Marie Félice Ramière32 nacque a Castres (Tarn, Francia), il 10 luglio 1821, nel seno di una famiglia cattolica, molto affezionata alla monarchia restaurata. Suo padre, Joseph, era giudice al tribunale del paese. Henri era il primo maschio, dopo quattro femmine. Dopo di lui nacque un altro fratello. Siccome i collegi dei gesuiti erano vietati in Francia, Henri fu inviato al Collegio di Pasajes (Guipúzcoa, Spagna), vicino alla città basca di San Sebastián, dove i gesuiti francesi avevano aperto un collegio nel 1828. Stette dal 1832 fino al 1834, quando il governo spagnolo chiuse quel collegio, e, quindi fu inviato al collegio gesuitico di Friburgo (Svizzera) gli anni 1834-38.

Ramière concluse i suoi studi giovanili seguendo il modo tipico dei collegi dell'antica Compagnia: studiò filosofia, secondo l'impostazione del padre Pierre Fournier (1802-55)33. Studiò anche la Storia, grazie al padre 32 Cfr. P. VALLIN, v. Ramière (Henri), jésuite, 1821-1884, in Dictionnaire de spititualité, ascétique et mystique. Doctrine et histoire. Fondé par M. Viller, F. Cavallera, J. de Guibert, S.J. Continué par A. Rayez, A. Derville et A. Solignac, S.J. Avec le concours d'un grand nombre de collaborateurs, t. XIII, Ed. Beauchesne, Paris 1988, 63-70. Per gli scritti di Ramière, cf. Le Père Henri Ramière, de la Compagnie de Jésus, par Ch. Parra, P. Galtier, B. Romeyer et P. Dudon, Toulouse 1934; C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, 10 voll., Paris 1890-1909, ristampati 1-10 + 12 nel 1960. Una sembianza un poco vaga su Ramière è riportata da E. RÉGNAULT, S.J, Il R.P. Enrico Ramière S.I. Cenni biografici, in E. RAMIÈRE, S.J., L'Apostolato della Preghiera in unione col Cuore Santissimo di Gesù, Ed. Messaggero del S. Cuore, Roma 1927, pp. 15-45. Per quanto riguarda la documentazione su H. Ramière, cf.: a) archivio della Prov. gesuitica de Toulouse (fondi "Apostolat de la Prière" e "Hippolyte Martin"); b) archivio gesuitico di Parigi (fondo Études); c) archivi della prov. gesuitica di Lyon: lettere di Ramière a Foresta; d) archivi centrali dell'Apostolato della Preghiera (Roma). Nell'Archivum Romanum Societatis Iesu [ARSI] si trova la registrazione delle lettere inviate in Francia, fra le quali parecchie con riferimenti a Ramière e le sue opere. Queste ultime sono state consultate dal padre Burnichon per scrivere l'opera citata in nota 7. Cf. A. MATABOSCH SOLER, La Iglesia y sus Esperanzas. Algunas opiniones modernas acerca del porvenir de la Iglesia, Barcelona 1965 [tesi nella Fac. di Teologia della Pont. Univ. Gregoriana, sotto la direzione di M. Flick e Z. Alszeghy, S.I. Analizza la 1ª edizione de Les Ésperances (1861)]; P. VALLIN, Le Père H. Ramière, in Prier et Servir, janvier 1984, 66-80; IDEM, L'Apostolat de la Prière à la lumière de la christologie et de l'ecclesiologie actuelles, in Prier e Servir, octobre 1985, 398-410; L. MELUSA, Neotomismo e Intransigentismo cattolico. Il contributo di Giovanni Maria Cornoldi per la rinascita del tomismo, Milano 1986, pp. 217 ss. [lotta di H. Ramière contro G. Cornoldi alla fine del pontificato di Pio IX].

33 Cf. P. FOURNIER, Institutiones Philosophicae, Fribourg 1836 (litografato); stampato poi: Paris 1854 (un poco modificato). Il padre Fournier aveva lasciato Friburgo per andare a Saint-Acheul ad insegnare l'anno accademico 1836-37. L'impostazione di Fournier era ispirata nel suo predecessore, Franz Rothenflue (1805-69). Fournier si allontanava decisamente dall'ontologismo.

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15Burkhard Hartwig Freudenfeld (1740-50), autore di un Tableau analytique de l'histoire universelle (Paris 1848).

Prima di entrare nel noviziato dei gesuiti in Avignon (luglio 1839), Henri stette dieci mesi in famiglia34.

Ordinato presbitero il 10 gennaio 1847, ai 26 anni di età, per l'imposizione delle mani da parte di Mons. Darcimoles, vescovo di Puy, fu ben presto destinato alla Missione degli U.S.A. Perciò andò in Stonyhurst (Inghilterra) come maestro, incontrando di nuovo al padre Freudenfeld, allora espulso dalla Svizzera. Trascorsi due anni, Ramière fu chiamato a Vals, perché servivano nuovi professori. Nello scolasticato di Vals rimase stabilmente fino a 1869, eccettuando l'anno della sua Terza Prova (1854-55)35.

Durante il lungo periodo a Vals, Ramière ha ripreso l'Apostolato della Preghiera che aveva intrapreso il padre F.-X. Gautrelet (+ 1886)36, editando di nuovo il libro di costui (1861) e iniziando il settimanale Le Messager du Coeur de Jésus.

Il ruolo di Ramière nell'ambiente del Concilio Vaticano fu molto interessante. Non solo intervenne come teologo personale di Mons. Gignoux, vescovo di Bauvais, e come procuratore del cardinale Billiet, arcivescovo di Chambéry37, ma anche spiegò una grande attività come scrittore del Bulletin du Concile, aggiunto ai fogli settimanali del Messager, dalla fine del 1869 fino agosto del 187038.

34 Fu suo primo Provinciale il P. Renault, e Maestro il P. Jocas. Pronunciò i primi voti il 16 giugno 1841 in Aix-en-Provence. Nel settembre del 1842 si trasferì a Vals-près-le-Puy. Nel settembre 1843 è stato a Parigi, alla Sorbonne, per imparare l'oratoria. Studiò la teologia completa in Vals (1843-48).

35 La Terza Prova la realizzò in Notre-Dame de Liesse, dall'11 ottobre 1854 fino al 16 agosto 1855. Fu suo istruttore il P. Sébastien Fouillot. Pronunciò i voti solenni in Vals-près-le-Puy, il 15 agosto 1857.

36 Cf. P. VALLIN, Le P. F.-X. Gautrelet, in Prier et Servir, avril-juin 1986, 145-58.

37 La notizia di questa procuratoria fu comunicata ai lettori nel Bulletin du Concile, n1 4 (6 gennaio 1870), tomo I, p. 85.

38 Il Bulletin du Concile è stato analizzato dal padre Henri Rondet in Messager du Coeur de Jésus, juin 1961, 271-78. La residenza romana di Ramière era la Casa Generalizia della Compagnia, il Gesù, sita nel centro della Città, la cui chiesa, insieme a quelle di Sant'Andrea della Valle, Santa Maria in Via ed altre del centro, era una specie di palcoscenico della vita religiosa e politica dei romani: visite di Pio IX, predicazioni quaresimali, tridui, novenari. Nel frattempo, la chiesa del Collegio Romano, Sant'Ignazio, era sede di dispute accademiche teologiche attorno ai temi più scottanti, ad esempio sull'infallibilità pontificia.

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16Sospeso il Concilio, Ramière ritornò a Toulouse, essendo allora scelto

come redattore della rivista Les Études, che era stata trasferita a Lyon, e alla quale serviva un rinforzo che difendesse la tesi favorevole all'Infallibilità pontificia, già proclamata dogma di fede. Il P. Ramière, negli anni 1871-72 si trovò a Lyon, vicino al santuario di Notre-Dame, centro di pellegrinaggi. Non sappiamo bene il motivo ma Ramière non si è inteso bene con gli antichi redattori della rivista Études, venuti da Parigi a Lyon.

Lo troviamo di nuovo a Vals, gli anni 1875-77. I superiori confidavano nel suo aiuto. Un gruppo di gesuiti italiani, intorno al P. Cornoldi, conducevano una campagna in favor del tomismo stretto39. Si riferivano in particolare al modo come era stata presentata la costituzione dei corpi (materia e forma) nell'insegnamento dei filosofi del Collegio Romano (oggi Università Gregoriana). Il P. Ramière ha fatto un sforzo per smorzare le divisioni dentro lo scolasticato di Vals su questo tema, tramite un articolo in Les Études (dic. 1876)40. Stanco, Ramière partì verso Toulouse, dove insegnò nell'Institut Catholique gli anni 1877-78, ma niente di filosofia! L'inizio del pontificato di Leone XIII, e poi l'enciclica Aeterni Patris (agosto 1879) diedero il trionfo ai seguaci del Cornoldi. Nella primavera del 1880, le leggi secolarizzanti della IIIª Repubblica francese dispersero le comunità religiose. Il P. Ramière ha fatto appello all'unità politica dei cattolici, e difese la libertà religiosa. Trovandosi ancora in attività, le forze gli abbandonarono, e morì, di un attacco di cuore, il 3 gennaio 1884. 2. 2. Scrittore fecondo e incoraggiante

Ramière era anzitutto gesuita; poi professore di filosofia, piuttosto che

di teologia, scrittore di grande creatività e passione, che seppe farsi capire da un vasto raggio di persone. Dal 1861, quando si pubblicarono Les espérances de l'Église, fino alla sua morte, decine di miglia di pagine sono

39 Cf. Sistema fisico di S. Tommaso per GIOVANNI MARIA CORNOLDI, S.I., estratto dalla Civiltà Cattolica, Serie XIV, 1891, Tip. A. Befani, Roma 1891, 141 pp.

40 Cf. anche La Filosofia di S. Tommaso dimostrata in accordo colla scienza moderna nella questione della composizione dei corpi. Opera del P. ENRICO RAMIÈRE, DELLA COMPAGNIA DI GESÙ, professore di Filosofia di Diritto alla Facoltà Cattolica di Tolosa, tradotta dal francese e corredata di note da un Padre della medesima Compagnia, Tipografia Poliglotta della S.C. di Propaganda Fide, Roma 1877, 178 pp. (Nella Bibl. della Pont. Univ. Gregoriana).

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17uscite dalla sua mente e dal suo cuore. Dirigeva il Messager praticamente da solo. La potenza del suo lavoro radicava nella sua straordinaria capacità di raccogliere le informazioni, nonché di presentare in modo chiaro i termini dei problemi. Durante il Terz'anno di prova (1854-55) ha scritto un Compendium Istituti41; inoltre, i manoscritti del padre Caussade sotto il titolo L'Abandon à la Providence divine42.

I suoi corsi in Vals, manoscritti, li ha fatti litografare; poi, sono stati stampati, insieme ad altri suoi corsi nell'Università di Toulouse43. Ramière possedeva una conoscenza dottrinale assai completa ricevuta in Friburgo (Svizzera). Nella Bibbia e nei Padri aveva trovato le sorgenti della verità e i necessari avvisi per uscire dagli scogli di questo mondo.

Scrittore di acuta polemica, Ramière ha lottato contro il cattolicesimo liberale, e contri gli oppositori alla definizione dogmatica dell'Infallibilità

41 Cf. Compendium Instituti Societatis Iesu. Praepositorum Generalium responsis et auctorum sententiis illustratum, auctore P. HENRICO RAMIÈRE, S.J. Editio tertia, quam emendavit, et recentioribus decretis auxit, novissimaeque Compendii Privilegiorum recensioni accommodavit P. JULIUS BESSON, sacerdos eiusdem Societatis, Typis A. Loubens et A. Trinchant, Tolosae 1896, 533 pp. in 41. La prefazione dell'Autore (Ramière), datata il 5 febbraio 1880, è stata riprodotta in questa 30 edizione. Non poteva mancare, nell'index alphabeticus, alla p. 508, la voce Cor Iesu: "Eius cultus in Societate, 1.- Eius oratio post litanias, 305+. Infatti, Ramière ha scritto: *Nomen Societatis Iesu ipsi a Sede Apostolica in prima sua institutione datum est. (Examen I, 1). Utpote Deus Ignatium Sociosque Iesu Filio commendavit. (LEO XII, Plura inter.) At cum adorabili Iesu nomine, dulcissimum Matris eius nomen ubique annuntiare non destitit Societas (BENEDICTUS XIV, Gloriosae Dominae). Quare SS. Iesu et Mariae Cordibus totam se authentice devovit ac munus zelandi cultum Cordis Iesu, ab ipso Christo commissum, solemniter acceptavit (Congregatio Generalis XXIII, 46)" (Ibidem, p. 21, nº 1). 42 L'Abandon à la Providence divine. Ouvrage inédit du R.P. CAUSSADE, publié par le R.P. RAMIERE, de la Compagnie de Jésus, Lib. Catholique de Périsse Frères, Paris - Lyon 1862.

43 Philosophia theologiae famulans, 3 voll., Vals 1861. Quando tratta sui doveri dello Stato (nell'Ethica specialis) scrive una introduzione all'economia politica, e non si oppone ad un intervento da parte dello Stato per fissare il salario minimo. Tuttavia, non sembra che Ramière sia favorevole all'unione sindacale dei lavoratori. Ha trattato favorevolmente la questione dei prestiti ad interesse, purché esista un controllo da parte dell'autorità morale e giuridica. In questo senso, Ramière non ha criticato il capitalismo invocando l'iniquità degli usurai. Cf. etiam De l'unité dans l'enseignement de la Philosophie au sein des écoles catholiques, d'après les récentes décisions des Congrégations romaines, par le P. H. RAMIERE, S.I., Lib. Cath. de Périsse Frères, imprimeurs-libreurs de N.S.P. le Pape, Paris - Lyon 1861. Per quanto si riferisce agli studi teologici, cf. De la Théologie Scolastique, par LE P. RAMIERE, DE LA COMPAGNIE DE JESUS. Extrait des Études de Théologie, de Philosophie et d'Histoire, Julien, Lanier, Cosnard et Ce Éditeurs, Paris 1858, 98 pp. in 4º. Etiam la sua opera postuma: Enchiridion theologicum complectens Concilii Tridentini et Concilii Vaticani constitutiones cum selectis Pii IX constitutionibus, R.P. HENRICI RAMIERE e Societate Iesu Sacrae Theologiae in Seminario Valsensi, deinde in Universitate tolosana lectoris opus postumum, praecipuis SS. D.N. Leonis XIII epistolis encyclicis auctum, apud V. Palmé, Parisiis 1885, 463 pp. in 8º.

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18pontificia44.

Ha fatto uso delle stampa giornaliera, ma innanzitutto si è informato sull'andamento degli eventi mondiali. Egli ha preferito polemizzare in modo positivo, cioè, cogliendo magari quelle scintille della verità che si trovano negli stessi errori, talvolta nascoste e, così, portando il discorso verso la verità tutta intera45. 2 .3. L'Apostolato della Preghiera

Il P. Ramière si è molto interessato per la teologia sociale, come lo ha manifestato non soltanto nei suoi scritti, ma anche nella promozione delle associazioni cattoliche. La sistemazione strutturale di queste associazioni l'ha ereditata, secondo l'opinione di molti, da Paolina Jaricot, fondatrice dell'opera della Propagation de la Foi (1822). Il gesuita ha promosso anche l'altra opera di Paolina, il Rosario vivente, dagli anni 1850-51, quando è ritornato a Vals come professore. Secondo Ramière, allo scopo di conservare il calore della carità cristiana, è doveroso creare nella Chiesa nuclei di persone ferventi46. Questo è l'orientamento fondamentale che egli ha trasmesso all'opera dell'Apostolato della Preghiera.

Le origini dell'Apostolato sono assai umili. Fondato il 3 dicembre 1844 dal P. F.-X. Gautrelet, S.I., ai piedi dell'antico santuario della Madonna del

44 Cf. H. RAMIERE, S.I., Les contradictions de Monseigneur Maret, Victor Palmé, libraire - éditeur, Paris 1869, 164 pp. in 8º; IDEM, Les doctrines romaines sur le Libéralisme envisagées dans leurs rapports avec le dogme chrétien et avec les besoins des sociétés modernes, Lib. Jacques Lecofre, Paris 1870, XXVII + 356, in 4º; IDEM, Le dottrine romane sul Liberalismo considerate nelle loro relazioni col dogma cristiano e coi bisogni delle moderne società. Opera encomiata con Breve di Pio IX, tradotta ed arricchita di copiose note ed appendici dall'arciprete G.A. Miotti, Lib. Arciv. Boniardi - Pogliani, Milano 1874, 358 pp. in 4º; IDEM, La mission du Concile révélée par l'Abbé Gratry, Toulouse - Paris 1870, 36 pp. [Questo scritto apparve prima nel Bulletin du Concile]; IDEM, La missione del Concilio manifestataci dall'Abbate Gratry. Estratto dal Bolletino del Concilio Vaticano, supplemento settimanale al Messaggere del Cuor di Gesù, Napoli 1870, 24 pp. in 4º; IDEM, Le programme du Concile tracé par Mgr l'évêque d'Orléans, Toulouse - Paris 1870, 108 pp. in 4º; IDEM, L'Abbé Gratry et Mgr Dupanloup évêque d'Orléans, Toulouse - Paris, 1870, 132 pp. in 4º.

45 Si legge: "Ce bon Père Ramière m'ennuie...avec cette rage de concilier les inconciliables, ce qui revient à dire aux deux grands camps, ni vous à droite, ni vous à gauche, n'avez compris: la verité m'attendait pour se révéler...". Léonard Cross a suo fratello Henri, professore a Vals. In Archives S.J. de la prov. de Toulouse, Fonds Cross; lettres, Pâques 1878. Cita P. VALLIN, S.J., in o.c. in nota 32.

46 Cf. P. VALLIN, Les liens du monde et l'union à Dieu d'après le Père Henri Ramière, in Revue d'Ascetique et de Mystique 41 (1965) 403-19.

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19Puy, vicino a Vals, dove si trovava lo scolasticato dei gesuiti, non aveva un altro scopo che offrire, agli studenti gesuiti, un mezzo di esercitare lo zelo apostolico. Essi, unendosi all'efficacissimo apostolato dello stesso Cuore di Cristo, umile e nascosto, riempivano di senso la propria vita. Secondo il P. Gautrelet, lo zelo dovrebbe esser la nota distintiva dei gesuiti. "Dobbiamo essere apostoli, lo siamo per vocazione e per stato", diceva. Gli studenti gesuiti, dediti esclusivamente allo studio della Teologia, rinchiusi in un "quasi monastero", non disponevano di una via migliore per poter essere apostoli che l'Apostolato della Preghiera.

Nel frattempo, nel Piemonte, si era iniziata un'opera simile, denominata L'Orbe Santificato47. Poi, San Vincenzo Pallotti istitutiva a Roma, allo stesso scopo, sotto il nome di Apostolato Cattolico la Pia Società che dava origine ad una congregazione religiosa.

H. Ramière, avendo conosciuto l'esistenza di queste opere, supplicò al sacerdote che aveva stabilito L'Orbe Santificato di unire le tre opere, perché tutte aventi la stessa finalità.

A poco a poco, le Congregazioni Mariane, le società del Rosario Vivente, usando il mezzo dell'Apostolato della preghiera, progredirono nello zelo apostolico. Nel 1846, Mons. Darcimules, vescovo di Puy, favorì lo sviluppo dell'Apostolato della preghiera. Fece lo stesso il suo successore, Mons. de Morlhou, nel 1848. Pio IX, esule in Gaeta, l'anno 1849 accordava, per sette anni, indulgenze all'Apostolato della preghiera, che confermò in perpetuità l'anno 1861.

47 Queste annotazioni si trovano nella Prefazione dell'Autore in H. RAMIÈRE, S.I., L'Apostolato della preghiera. Santa lega dei cuori cristiani uniti al Cuore di Gesù per ottenere il trionfo della Chiesa e la salute delle anime, opera scritta in francese..., tradotta ora la prima volta in italiano e diligentemente riveduta da un Padre della medesima Compagnia, Modena - Roma - Venezia 1865, pp. 7-14.

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20

Il P. Ramière sviluppò, a partire dell'anno 1861, la teologia sulla Redenzione e sul Regno di Dio che sta alla base dell'Apostolato della preghiera. La Redenzione, adempiuta sul Calvario, prosegue misteriosamente nella Chiesa sino alla fine dei tempi; la crescita del Regno di Dio, fino alla misura adulta del Corpo di Cristo, fa sì che questo dinamismo si continui nel tempo e nello spazio. Di conseguenza, resta un'opera redentrice da continuare ancora, alla quale siamo chiamati come collaboratori da parte dal Signore, completando nella nostra carne quello che ancora manca alla Passione di Cristo. Questo è un dovere d'ogni battezzato; ma, non si tratta di un assunto umano. L'unico Salvatore è Gesù Cristo; e, quindi, il cristiano non aggiunge niente all'opera di Cristo Redentore, bensì ne partecipa, e cioè, viene inserito nell'atto redentore di Cristo. Questo inserimento suppone che noi intimamente ed abitualmente ci uniamo al Cuore di Cristo, fonte d'ogni salvezza.

Ramière desiderava creare gruppi cattolici che passassero ad un'attività che raggiungesse la vita sociale e politica. Egli ha diversificato due tipi di associazioni: a) quelle semplici, e b) quelle di "zelanti" ("zélateurs"): sacerdoti, religiosi e religiose, laici uomini e donne. In ogni diocesi, pensava, questi uomini e donne si sarebbero dovuti associare nel modo più efficace, senza però cercare direttamente la vita comune, né un abito speciale, neppure pronunciare i voti religiosi nel senso stretto. Tuttavia, essi non sarebbero dovuti rimanere nell'oscurità, ma attuare nella luce.

Il P. Ramière non ha visto la realizzazione del suo piano, se non in parte. L'Apostolato della Preghiera, insieme alla rivista Messager du Coeur du Jésus, hanno avuto un successo mondiale. Dentro la spiritualità di Ramière, occupa posto importante l'accettazio-ne delle prove e delle sofferenze, sempre per amore di Dio; tuttavia egli non favoreggia l'atteggiamento di agonia che, per esempio, praticava il suo compagno di noviziato, J. Lyonnard. Di fatto, non si trova in Ramière una polarizzazione sull'atteggiamento di riparazione, neppure sulle mortificazioni volontarie.

Esiste anche una dimensione mariana nella sua spiritualità, come pure presso quella del padre Fouillot. E' l'epoca delle apparizioni de Lourdes, della beatificazione imminente di Luigi-Maria Grignion de Monfort, già dichiarato

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21venerabile dal 183848. Il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria (1854) ha fatto crescere l'attività dei gesuiti a Vals-prés-le-Puy, con una crescita dei pellegrinaggi, nonché con la costruzione della gigantesca statua della Madonna (Notre-Dame du Puy).

Questa dimensione mariana si unisce ad una dimensione di fine millennio. Ramière fu colpito fortemente da un brano della Bolla Ineffabilis (8.XII.1854) che definisce il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria, e che egli ha trascritto all'inizio del suo scritto Les espérances de l'Église (1861):

"Noi speriamo, con la più ferma speranza e la più totale fiducia, che, tramite la potenza della beata Vergine Maria, la Chiesa, nostra santa Madre, liberata da tutte le difficoltà e vittoriosa su tutti gli errori, fiorirà nell'intero universo, e così condurrà alla via della verità tutte le anime smarrite, in modo tale che non ci sarà che un solo gregge, sotto la guida dell'unico pastore"49.

Questo ottimismo sul futuro, annunziato da Pio IX, è visto dal P.

Ramière come l'adempimento delle aspirazioni del mondo moderno. Quando ha pubblicato la 2ª edizione de Les espérances de l'Église (1867), Ramière ha scritto che era necessario far capire ai suoi contemporanei che l'influsso della dottrina cristiana, restaurata completamente, è il solo che può rassicurare la libertà bene ordinata, l'uguaglianza salutare, la fraternità degli uomini e dei popoli, nonché il progresso fecondo.

Come scrive P. Vallin50, questo tipo di dimensione mariana e millenarista sarebbe da inquadrare, da parte di alcuni, dentro le tradizioni gioachimite51.

Ramière, però, pur concedendo molta importanza all'inabitazione dello Spirito Santo nell'anima cristiana, non ha pensato in un'era futura del

48 Durante gli anni 1851-53 furono esaminati gli scritti di Grignion de Monfort. Egli è stato beatificato nel 1888.

49 "Certissima spe et omni prorsus fiducia nitimur ut beatissima Virgo velit efficere ut sancta Mater Ecclesia, cunctis amotis difficultatibus, cunctisque profligatis erroribus ubicumque gentium floreat; ut omnes errantes ad veritatis semitam redeant; ac fiat unum ovile et unus Pastor". La traduzione italiana è nostra.

50 In o.c. nella nota 32, col. 68.

51 Cf. MARJORIE REEVES, The Abbot Joachim and the Society of Jesus, in Mediaeval and Renaissance Studies, t. 5, London 1961, pp. 163-81.

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22Paraclito che si sarebbe manifestato in un modo spettacolare. Il millenarismo di Ramière, se si può parlare così, viene sostenuto innanzitutto dal desiderio del Regno di Gesù Cristo nella Storia. Così era il titolo, in francese, di uno dei suoi corsi di teologia litografato a Vals (1862-63) e che trattava su Teologia e Storia. Ramière è l'apostolo del cristocentrismo52.

L'idea più esatta sul cosiddetto millenarismo di Ramière la conosciamo attraverso i suoi articoli nel Messager, i quali sono stati riuniti, dopo la sua morte, in alcuni libri53.

Seguendo il pensiero di Sant'Ireneo, anche Ramière attende una redenzione totale che abbraccerà addirittura il mondo presente. Seguendo la dottrina di Duns Scoto, Cristo non è tanto ritenuto riparatore del peccato quanto fine della Creazione54.

52 Quest'impostazione cristocentrica è d'accordo con la preferenza di Ramière per gli scritti dei gesuiti Antonio Vieira e di Manuel Lacunza. A. Vieira (1608-97) ha lasciato un'opera manoscritta, Clavis prophetarum, oppure De Regno Christi consumato in Terris, una delle cui copie, che si trovava nello scolasticato di Vals, adesso è scomparsa. Ramière cita quest'opera in Les espérances (1867), p. 514, annot. 1. Il padre Antonio Vicent, della provincia gesuitica di Aragón, bibliotecario nel collegio di Tortosa, il 7 ottobre 1879, ha scritto a Ramière, comunicandogli di aver fatto una copia d'un opera di Vieira. Per quanto riguarda il padre M. Lacunza, nato a Santiago di Cile (1713-1801), esiliato quando gesuita, trovò rifugio ad Imola, negli Stati Pontifici, dove morì. Ha scritto, durante l'esilio, una voluminosa opera sulla venuta del Messia in gloria e maestà (in spagnolo, 4 voll. Londra 1816). Cf. W. HANISCH, Manuel Lacunza s.j. y el Milenarismo, in AHSI 40 (1971) 496-511. Una copia di quest'opera apparteneva alla biblioteca gesuitica di Fourvière. Probabilmente, nello scolasticato di Fourvière ha conosciuto Ramière questo scritto, tale come si deduce dalle sue lettere a Albéric de Foresta (in Archives S.J. de la Prov. de Lyon, Collection Prat, Nº 16, 1241-1288). Foresta, come Lacunza, attendeva una venuta visibile di Cristo. Tuttavia, questo non era il caso di Ramière, il quale ha pensato che ciò che stava per venire era il trionfo del Regno di Cristo sulla terra per mezzo della Chiesa, piuttosto che un'età dello Spirito. Lo stesso Ramière, nel luogo citato in questa annotazione, scrive su Vieira: "Il est fàcheux qu'à de magnifiques et très solides considérations sur le règne de Jésus-Christ, cet auteur ait mêlé deux opinion trop hardies, relativement au rétablissement des rits judaïques à la fin des temps et à l'ignorance invincible de Dieu dans les nations sauvages. Ce sont ces deux opinion qui ont motivé la censure dont l'inquisition du Portugal a frappé cet ouvrage, et qui ont privé le monde catholique du fruit que semblait devoir produire sa publication".

53 Cf. H. RAMIERE, S.I., Le Coeur de Jésus et la divinisation du chrétien. Ouvrage revu et mis en ordre par un Père de la même Compagnie, Toulouse 1891, 611 pp. in 41. Interessa leggere il cap. I della 40 parte. La dévotion au Coeur de Jésus, forma pratique de notre divinisation. Cf. Messager du Coeur de Jésus, t. 32, pp. 497-509.

54 Cf. H. RAMIERE, Disertatio de consilio et finibus Incarnationis, Vals 1854. Il contenuto si snoda così: il fine principale è la glorificazione di Cristo nella sua Umanità; un fine secondario, ma intrinseco, è la perfezione di tutto l'universo. La riparazione del peccato è, pertanto, un fine accidentale e estrinseco. Questo, certamente, ci sembra chiaramente esagerato! Questo pensiero può essere discusso. Di conseguenza, per Ramière, la finalità principale della Preghiera e dell'Apostolato, nonché di ogni attività sociale e politica dovrà essere glorificare Cristo e l'amore del quale il suo Cuore è il simbolo.

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23 3. H. Ramière e le speranze della Chiesa 3. 1. Il Dogma dell'Immacolata e le speranze della Chiesa

Secondo ciò che il P. Ramière55 scrive nella Introduzione alla prima edizione, consapevole dell'importanza della definizione dogmatica sull'Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre 1854), i cattolici non hanno apprezzato abbastanza l'aspetto più consolatore di questo dogma.

La dichiarazione dogmatica su Maria va considerata, infatti, come la più rilevante manifestazione delle speranze della Chiesa. Mentre tutte le anteriori definizioni dogmatiche furono pronunciate contro qualche errore di fede o di morale, Pio IX, nella definizione dell'Immacolata ha messo in luce le speranze, accumulate durante tanti secoli, che tutti i cristiani vedono in questo omaggio a Maria. Come è stato scritto nel La Civiltà Cattolica (t. VIII, p. 380)56, i vescovi del mondo intero sono convinti che la definizione dell'Immacolata scioglierà le tenebre degli errori moderni, e ricondurrà gli smarriti per il retto camino, recando così un colpo mortale al nemico di Gesù Cristo e della sua Chiesa. Lo stesso Pio IX ha scritto nella Bolla Ineffabilis lo scopo della definizione dogmatica: "ad exaltationem fidei catholicae et christianae religionis augmentum".

Il P. Ramière, nel ricordare la data della proclamazione del dogma, ha visto nella basilica vaticana tutti gli uomini riuniti attorno alla cattedra di

55 Cf. H. RAMIERE, S.I., Les espérances de l'Église, Libraire catholique et classique de Périsse Fréres, imprimeurs-libraires de N.S.P. le Pape, Paris-Lyon 1861, XXVIII + 758 pp. in 8º. La 2ª edizione aggiunge al titolo: Édition précédée d'une lettre écrite au nom de Sa Sainteté le Pape Pie IX, Libraire Catholique de Périsse Fréres, Régis Ruffet et Cie, Successeurs, Paris - Bruxelles [1867], XXXVI + 758 pp. in 8º. (Bibl. Pont. Univ. Gregoriana). Da alcuni dati riportati nell'introduzione, abbiamo dedotto che è stata sicuramente pubblicata nel 1867. Alla p. XXX scrive: "en relisant aujourd'hui ce que nous avions dit, il y a six ans, sur les tendences modernes...". Un poco prima ha scritto: "nous tenons à nous expliquer avec une entière franchise sur le point qui, despuis la première edition de notre livre, ait été l'objet d'attaques tant soit peu sérieuses" (p. XXVII). Per quanto si riferisce al testo del libro, Ramière, a quanto pare, non ha cambiato nulla, conservando addirittura la stessa numerazione delle pagine.

56 Articolo riprodotto nel giornale L'Univers (25.IV.1852). L'Autore dell'articolo, gesuita, non dubita sulla devozione dei vescovi e dei fedeli e sulla loro fiducia in Maria, neppure sul senso della logica soprannaturale del quale la Chiesa è dotata e, per mezzo del quale, sotto la direzione dello Spirito Santo, essa discerne fra le diverse verità rivelate quel legame intimo e nascosto che sentono le persone pie, ma che esse non sarebbero in grado di ragionare, e tuttavia esse lo affermano con una sicurezza incrollabile.

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24Pietro nell'ascolto di quelle parole del romano pontefice57.

Il Papa, rappresentante di Dio, ha imposto agli uomini il dogma più glorioso per la loro razza maledetta; come rappresentante dell'umanità, egli ha espresso dinanzi al Cielo le speranze della terra. D'ora in poi commenta Ramière, non saremo temerari quando parleremo di speranza e di fiducia. Lo Spirito Santo, che da tanto tempo geme nei nostri cuori, adesso si è lasciato sentire tramite il Magistero della Chiesa, e tutto l'universo ha ascoltato la maestà delle sue grida58.

Lo scritto di Ramière è importante: l'impostazione del tema diventa originale; il contenuto del libro che si annunzia dall'introduzione si prevede di grande importanza. Tuttavia, ci domandiamo: sotto quale prospettiva Ramière ha fatto il passaggio dalla dichiarazione dogmatica dell'Immacolata Concezione per arrivare ad una tale visione ottimista?

Lo scritto del gesuita ha come scopo mostrare le fondamenta sulle

quali si appoggiano le speranze che il Papa ha formulato nella proclamazione del dogma. Oltre al ricordo delle fonti della Sacra Scrittura e della Tradizione, tutte quante in consonanza con il sentire del Popolo di Dio, le quali sono le fondamenta del dogma sull'Immacolata, Ramière si auspica di dichiarare le speranze mese in luce dal Vicario di Cristo all'occasione della definizione dogmatica. Egli si augura che i figli della Chiesa capiscano che hanno diritto, certo, a credere all'Immacolata Concezione di Maria, nonché, quasi ugualmente, a credere nella speranza di vedere il trionfo di Maria seguito dal trionfo della Chiesa e della rigenerazione del mondo59.

57 "Le genre humain tout entier qui est présent autour de la chaire de Pierre...Bientôt un frémissement parcourt cette immense foule; toutes les bouches se taisent; tous les coeurs sont dans l'attente; tous les yeux se tournent vers cette chaire; le Souverain Pontife paraît et bentôt, au milieu du plus solennel silence, sa grande voix se fait entendre". H. RAMIERE, Les espérances (1861), cit. in nota 55, XIV-XV.

58 D'ora in poi, dice con gioia il gesuita, "nous savons ce que nous avons le droit d'attendre, et certes c'est bien tout ce que le chrétien le plus saintement ambitieux pouvait rêver: c'est le complet triomphe de l'Église, c'est la destruction de toutes les erreurs, c'est le règne universel de la vérité et de la vertu, c'est l'union des hommes et des peuples en un seul troupeau, qui marchera sous la conduite du divin Pasteur, dans les voies de la vraie fraternité et du vrai progrès". H. RAMIERE, Ibidem, XVI.

59 Vale la pena trascrivere il testo originale: "Nous espérons démontrer que ces bases [sur lesquelles ces espérances s'appuient] ne sont guère moins solides que celles du dogme lui-même, et que les enfants de l'Église ont un droit presque égal à confesser leur croyance à l'Immaculée Conception et à proclamer l'espoir de voir le triomphe de Marie suivi du triomphe de l'Église et de la régéneration du monde". H. RAMIERE, Ibidem, XVII.

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25Osserva Ramière che queste speranze si appoggiano, non proprio

sulle verità dogmatiche, bensì sulle promesse la cui realizzazione dipende dalla cooperazione da parte degli uomini. Ogni speranza, intesa in questo senso, ha due basi: a) la fedeltà di Dio; b) la collaborazione dell'uomo. Di conseguenza, le nostre speranze possono raggiungere un grado di serena fermezza; tuttavia non sono infallibili, o, almeno, la loro infallibilità è sempre condizionata alla nostra collaborazione ai piani di Dio. D'altronde, la pace, l'unità e la felicità annunziate a tutto il mondo da parte del Papa all'occasione della proclamazione del dogma dell'Immacolata, le quali saranno frutto di questo evento, sono state destinate, nell'opinione di Ramière, per il nostro secolo, sebbene dobbiamo ammettere che la non collaborazione da parte degli uomini può impedire questa realizzazione60. Niente potrà impedire, tuttavia, che Colui che è l'Onnipotente mantenga l'impegno solenne che ha fatto di donare tutte le nazioni in eredità al suo Figlio, costituendolo padrone di tutti i popoli della terra. "Crediamo che la Chiesa Cattolica, nuova Gerusa-lemme, prima di prendere possesso in Cielo delle glorie che le sono state riservate, riporterà sulla terra un pieno trionfo, e vedrà tutti i popoli uniti e felici sotto il suo impero. Ecco ciò che per noi costituisce l'oggetto di una completa certezza che non si china se non dinanzi alla certezza dei dogmi di Fede e che aspettiamo che i nostri lettori condivideranno con noi"61.

Secondo il P. Ramière, si potrebbe parlare di una specie di certezza in un'escatologia molto vicina al suo compimento totale già sulla terra. Non si tratta della certezza che scaturisce di un dogma di fede o di un articolo del Credo, neppure si tratta di un semplice desiderio. È una certezza nel raggiungimento di molti desideri, come anticipazione dei beni futuri del Paradiso. Quest'atteggiamento del padre Ramière, ha dato ansa ad alcune censure, ma costituisce il motore del suo dinamismo apostolico. Sperare in Dio e confidare in Lui, al di là da quanto le cose visibili ci mostrano.

60 "Nous croyons fermement que la Providence les a destinés à notre siècle et qu'elle ne lui a rien refusé de ce qui pouvait lui en faciliter l'acquisition. Mais nous ne nions pas qu'il ne soit au pouvoir de notre siècle de rendre inutiles par son obstination ces offres miséricordieu-ses". H. RAMIERE, Ibidem, XIX. La sottolineatura è nostra.

61 "Nous croyons que l'Église catholique, la nouvelle Jérusalem, avant d'aller prendre possession dans le ciel des gloires qui lui sont réservées, remportera sus la terre un plein triomphe et verra tous les peuples unis et heureux sous son empire. Voilà ce qui est pour nous l'objet d'une complète certitude qui ne le cède qu'a la certitude des dogmes de foi et que nous espérons bien faire partager à nos lecteurs". H. RAMIÈRE, Ibidem. La sottolineatura è nostra.

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Il P. Ramière si domanda quali siano i mezzi da usare per assicurare la realizzazione dei disegni di misericordia che Dio ha concepito per il nostro secolo. D'un lato, è necessario costatare i sintomi di bontà che il nostro tempo presenta. D'altro lato, costatiamo profonde ferite che hanno bisogno di rigenerazione. Il gesuita indica che nella sua opera L'Apostolat de la Prière ha esposto il mezzo più efficace e più universale per il raggiungimento delle speranze della Chiesa e per affrettare la salvezza del mondo62. 3 .2. I chiarimenti del P. Ramière

Il buon senso del P. Ramière gli faceva temere di non essere ben capito. Perciò, già nella prima edizione de Les espérances de l'Église ha aggiunto alcune prevenzioni per i lettori. Egli non era riuscito, purtroppo, ad ottenere uno scritto di Pio IX. Mons. Fioramonti, l'incaricato di questo assunto, era caduto in malattia mortale il giorno in cui avrebbe portato al Papa lo scritto di Ramière. Per quanto riguarda le considerazioni sociali che appaiono nella seconda parte del libro, Ramière dichiara che quando ha scritto (alla p. 392): "Reconnaissez la souveraineté de Dieu et par là-même les principes de 1789 perdront tous leurs dangers et deviendront d'utiles vérités", egli ha voluto fare soltanto riferimento ai principi riguardanti l'origine del potere civile. Il gesuita aderisce a tutte le condanne pronunciate

62 Cf. H. RAMIÈRE, S.I., L'Apostolat de la Prière. Sainte Ligue des coeurs chrétiens unis au Coeur de Jésus pour obtenir le triomphe de l'Église et le salut des âmes, Cinquième édition précédée d'un Bref du Souverain Pontife, de l'approbation de plusieurs de NN. SS. les Evêques et Supérieurs de Congrégations religieuses, M.-P. Marchessou, Libraire-Éditeur, Le Puy 1865, 501 pp. in 8º; IDEM, L'Apostolato della Preghiera. Santa Lega dei cuori cristiani uniti al Cuore di Gesù per ottenere il trionfo della Chiesa e la salute delle Anime, opera scritta in francese, tradotta ora la prima volta in italiano e diligentemente riveduta da un padre della medesima Compagnia, Tip. dell'Imm. Concezione, Roma - Venezia - Modena 1865, 443 pp. in 8º; questa stessa edizione italiana, però, fu venduta, sei anni dopo, sotto il titolo: Manuale dell'Apostolato della Preghiera, del Padre Enrico Ramière D.C.D.G., Bologna, 1871; IDEM, L'Apostolato della Preghiera in unione con il Cuore SS.mo di Gesù, versione italiana sulla VIII edizione francese, accresciuta di alcune notizie biografiche intorno all'Autore, Messaggero del S. Cuore, Roma 1977, 353 in 8º; IDEM, L'Apostolat du Sacré Coeur de Jésus dédié aux zélateurs et aux zélatrices de l'Apostolat de la Priére, deuxième édition, complètement refondue et augmentée, à Vals Près-le-Puy (Haute-Loire) chez Directeur du Messager du Coeur de Jésus, Paris-Lyon 1866, 288 pp. in 8º [Questo volume, nella Bibl. della Pont. Univ. Gregoriana porta, nella coperta, una dedicatoria manoscritta, pensiamo dall'Autore: "au trés Rev. Père P. Beckx, au Gesù, Rome"]; IDEM, L'Apostolato del S. Cuore di Gesù dedicato agli Zelatori e alle Zelatrici dell'Apostolato della Preghiera, nuova versione italiana sulla edizione francese del 1866, con un discorso introduttivo del P. Galileo Venturini, S.J. (= Bibliotechina del "Messagero del Sacro Cuore", serie H - N. 1), Messagero del S. Cuore, Roma 1924, LXXVI + 274 pp. in 8º.

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27da Gregorio XVI e Pio IX sulle idee moderne. Ma egli si mostra amico delle società moderne, perché ciò che condanna sono i principi che causano la morte di queste società.

La terza parte dello scritto, che fa riferimento alle profezie, ha suscitato alcune perplessità. Il P. Ramière afferma di essere sembrato ad alcuni critici come favorevole al millenarismo. "E tuttavia abbiamo protestato, e di nuovo protestiamo, che noi rifiutiamo ambedue i punti che costituiscono questo errore, e cioè la risurrezione corporale dei Santi mille anni prima dell'ultimo giorno, e il Regno visibile di Gesù Cristo sulla terra durante quei mille anni"63. "Inoltre aggiunge temo che, nel prendere alla lettera e nell'applicare allo stato futuro dell'umanità le promesse rinchiuse nella Sacra Scrittura, diamo armi all'incredulità. Abbiamo capito cosa vogliono indicare con questa obiezione, ma non è stata nostra intenzione dare alla nostra interpretazione della Scrittura la forza di un articolo di Fede. Il valore che concediamo a questa dottrina è quello che scaturisce dalle prove su cui noi la sosteniamo". Ramière sostiene che tali prove producono una perfetta convinzione; ma egli è pronto ad ammettere che esistano cristiani che non si sentano così convinti come se stesso. "Se promettessimo le felicità che provengono dal Cielo, ma che si raggiungono senza la collaborazione da parte degli uomini, allora faremmo una presunzione. Tutte le benedizioni, però, che in questo libro si annunziano per il nostro secolo, affermiamo che soltanto potranno avverarsi quando gli uomini le meritino". Quindi, non si da appiglio alla pigrizia; anzi, scrive "Offriamo, per il contrario, i motivi più solidi per la fiducia che centuplica le forze; e così come noi ci inganneremmo se dovessimo esagerare i motivi sui quali si appoggiano le speranze della Chiesa, avremo reso un utile servizio all'umanità nel mostrarle nella sua riconciliazione con questa santa Chiesa l'unica via della salvezza"64.

63 "Et pourtant nous avons protesté et nous protestons de nouveau que nous n'admettons aucunement les deux points qui constituent cette erreur: à savoir la résurrection corporelle des Saints, mille ans avant le dernier jour, et le règne visible de Jésus-Christ sur la terre, durant ces mille ans". H. RAMIERE, Les espérances, 10 ed. (1861) XXVI.

64 "Nous offrons au contraire les plus solides motifs à la confiance qui centuple les forces; et lors même que nous nous tromperions en exagérant les motifs sur lesquels s'appuient les espérances de l'Église, nous nous aurons encore rendu un utile service à la société, en lui montrant dans sa réconciliation avec cette sainte Église l'unique voie du salut". H. RAMIÈRE, Ibidem, XXVIII. La sottolineature è nostra.

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28 3. 3. Nuovi chiarimenti nella seconda edizione (1867)

Nella 2ª edizione (1867), finalmente, Ramière trascrive una lettera di

Francesco Mercurelli, Segretario di Lettere Latine di Pio IX, con data 10 ottobre 1863. In essa, tradotta dal latino al francese, si afferma che la definizione dogmatica dell'Immacolata rispondeva agli ardenti voti della cattolicità. Perciò i fedeli del mondo intero acclamarono con vivissima gioia questa definizione della Sede Apostolica. Conseguentemente, essi sperano che Colei il cui piede schiaccerà la testa del drago infernale, Colei che sterminerà tutte le eresie nel mondo, d'ora in poi spiegherà ancora di più la sua potenza. Abbatterà fino agli abissi il suo nemico e donerà alla Chiesa quella pace che tanto si desidera. Mercurelli ritiene opportuno il libro di Ramière.

Vale la pena citare questa frase della lettera del Segretario di Lettere Latine del Papa: "Nec dubitandum, quin efficacior etiam ea fiducia, dum Illius [Mariae] suffragatione innititur, quam mediator ipse Dei et hominum mediam inter se et nos posuit, ne divinam veriti maiestatem ad eum accedere trepidaremus; et cui pretium redemptionis nostrae committens, regnum detulit misericordiae, supplicemque largitus est omnipotentiam". Infine, il prelato comunica che Pio IX non era riuscito a leggere il libro di Ramière, a causa delle sue dolorose preoccupazioni, ma aveva elogiato il proposito del gesuita.

Il P. Ramière ha apportato alcune idee nuove riguardo a quelle espresse nella prima edizione: egli pensa che il periodo attuale della Storia della Chiesa rassomiglia a quell'ora tenebrosa della Passione di Gesù Cristo, quando i suoi si lasciarono trascinare dallo scoraggiamento. All'Osanna era seguito il Crocifigge! Ha visto come in pochi anni la Chiesa ha percorso delle fasi simili a quelle di Cristo. "Le società sotterranee che, già da parecchio tempo, hanno minato il suolo europeo, e, in due colpi lo hanno tutto coperto di rovine, si sono messe d'accordo per lanciare, con ancora più unione tra loro, un terzo attacco che dovrebbe capovolgere nello stesso tempo la dottrina, la morale e l'autorità della Chiesa, e non lasciare pietra su pietra"65. 65 H. RAMIERE, Les espérances..., 2ª ed. (1967), XVI. La traduzione è nostra.

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29 L'errore non si accontenta con la lotta contro i dogmi rivelati, addirit-tura vuol farla finita con la Religione, attaccando i principi più basici di essa. L'errore vuol distruggere tutto ciò che è sorgente di consolazione in mezzo alle amarezze dell'esistenza umana. "L'intera società europea subisce, giorno per giorno, l'infiltrazione di dottrine le più sovversive di ogni religione e di ogni moralità; e questo non soltanto nell'ambito di una sola classe sociale, ma di tutte nello stesso tempo, alle quali è inoculato il disprezzo alla verità, l'odio verso Dio e il desiderio esclusivo dei piaceri materiali"66.

Il P. Ramière si chiede come conciliare la proclamazione dell'Im-macolata (1854) con il Syllabus (1864), cioè, in quale modo vanno insieme l'affermazione sulle speranze della Chiesa e la condanna puntuale, da parte del Papa, degli errori che ci circondano. Il gesuita vede in questo secondo atteggiamento una continuazione del primo, e risolve il problema così: le speranze della Chiesa vengono confermate nei tristi eventi dei giorni successivi alla proclamazione dogmatica dell'Immacolata. Ramière fa leva nella frase di San Paolo scelta da lui per il frontispizio della seconda edizione: "Contra spem in spem creditit" (Rm. 4, 18). Essendo la vita mortale di Cristo un modello della vita della Chiesa, Egli ci indica che la morte si vince lasciandosi vincere da essa. Gesù Cristo ha ottenuto il successo della sua missione consegnandosi alle mani di coloro che lo maltrattavano67.

La massoneria anticristiana sarà vinta. La società sarà convinta che la libertà dell'anticristianesimo è la tirannia, l'uguaglianza predicata dall'anti-cristianesimo è oppressione, la fraternità predicata dall'anticristianesimo non porta altro che miseria, e, infine, il progresso invocato dall'anticristianesimo è la barbarie.

66 "C'est la société européenne toute entière qui subit, chaque jour, cette infiltration des doctrines les plus subversives de toute religion et de toute moralité; ce n'est pas une classe de la société, ce sont toutes les classes à la fois, auxquelles on inocule le mépris de la vérité, la haine de Dieu, le désir exclusif des jouissances matérielles". H. RAMIÈRE, Ibidem, XVI. La traduzione è nostra.

67 Aggiunge un paragone con il mondo fisico: in tutti i regni della natura osserviamo che la vita nasce dalla morte, la notte più profonda annuncia la più bella aurora, dopo il temporale il cielo diventa ancora più sereno da prima, i fiori della primavera succedono alla sterilità dell'inverno. E San Paolo: "Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia". "Conclusit omnia in infidelitate ut omnium misereatur" (Rm 11, 32). San Paolo ha fatto riferimento alla disobbedienza d'Israele, in collegamento con la disobbedienza dei popoli pagani, cioè, la disobbedienza di tutti gli uomini. La frase conclusiva è chiaramente positiva, ed è quella che prende Ramière per far leva e ricuperare la speranza in Dio.

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30H. Ramière contempla la situazione del mondo e scrive: "Vediamo

che, nella quasi intera Europa, non solo l'immoralità che corrompe il cuori, ma anche l'incredulità che perverte l'intelligenze, guadagnano spazio a poco a poco, e scendono dalla borghesia al popolo semplice; addirittura, in alcune regioni, dopo aver raggiunto la popolazione maschile, si danno da fare per allontanare da Cristo le donne, i bambini, le famiglie intere. Allora ci si presenta ai nostri occhi la profezia di Ezechiele sulle osa secche, buttate per terra, incapaci di muoversi". Ma il gesuita si fa coraggio è si atteggia dalla parte positiva del racconto profetico. Egli ascolta la voce del Signore che gli domanda: "Figlio dell'uomo, pensi che quest'osi secche ricupereranno la vita?"68. Alcuni rispondono negativamente; altri, però, dicono che il Signore è potente da far rivivere alcuni di quei morti; tuttavia opinano che far rivivere l'intera società, distruggendo sulla terra il dominio del peccato e dell'errore, ciò lo farà il Signore soltanto l'ultimo giorno, quando chiamerà i suoi eletti alla vita eterna. Ramière, al contrario, risponde: "Signore, voi solo conoscete ciò che volete fare. Tuttavia, perché ci fate la domanda, vi rispondiamo, seguendo le indicazioni che voi ci avete fornito, con lo sguardo fisso non sui nostri meriti, che sono un nulla, ma sulla vostra infinita bontà, che noi osiamo sperare, per questa società colpevole, un ritorno alla vita ancora più completo da quanto il regno della morte si presenta oggi come un qualcosa di universale"69.

Il P. Ramière precisa bene quando afferma che, se gli si dovesse domandare: a) quanta sarà l'estensione del trionfo della Chiesa sull'errore, b) quando sarà il momento preciso, c) fino a quale punto gli errori vinti cesseranno di attaccare la verità, e, infine, d) se saranno in molti i beni temporali che accompagneranno la rigenerazione spirituale, allora, -dice- "confessiamo che non siamo in grado di risolvere tali questioni con certez-za"70.

68 Ramière non indica in nota le citazioni bibliche, perché non vuole ostacolare la lettura della sua introduzione. In questo caso si riferisce a Ezechiele 37, 1-14. "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?". Ecco la grande domanda che è, nello stesso tempo, una sfida per i cristiani. 69 "Seigneur, vous seul savez ce que vous voulez faire. Mais, puisque vous nous interrogez, nous vous répondrons d'après les indications que vous nous avez fournie vous-même, qui sont nuls, mais sur votre bonté infinie, nous osons espérer, pour cette société coupable, un retour à la vie d'autant plus complet, que le règne de la mort semble aujourd'hui plus universel". H. RAMIERE, Ibidem, XXIII - XXIV. La sottolineatura è nostra.

70 "Nous avouons être hors d'état de résoudre ces questions avec certitude". Ibidem, XXIV.

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31 3. 4. Il pensiero essenziale del P. Ramière

Il pensiero di Ramière sulle speranze della Chiesa non punta verso un millenarismo rozzo, pieno di affermazioni concrete sulla durata e sullo spazio in cui il Regno di Dio attuerà in modo particolare sulla terra. Di fronte a questo problema, il gesuita mantiene riserva e scrive: "Non pretendiamo che l'espressione di una speranza possa avere la stessa infallibilità che la definizione di un dogma, innanzitutto quando questa speranza è stata espressa in un decreto dogmatico del quale essa non è l'oggetto centrale"71.

71 "Nous ne prétendons pas que l'expression d'une espérance puisse avoir la même infaillibilité que la définition d'un dogme, surtout lorsque cette espérance est exprimée dans un décret dogmatique dont elle n'est pas l'objet direct". H. RAMIERE, Ibidem, XXVI. La traduzione è nostra.

Nella nostra opinione, le speranze di cui scrive Ramière si fondamenta-no, radicalmente, nella fiducia in Dio, nella Rivelazione e nella Tradizione della Chiesa, insieme all'insegnamento del Magistero Pontificio quando parla ex cathedra, ma anche in altre promesse vissute dai cristiani lungo la Storia della Chiesa. Tuttavia, si ha l'impressione di trovarsi dinanzi ad un uomo molto coraggioso, romantico, direi appassionato, che rischia di progettare nel campo della realtà presente, in modo pieno, ciò che ancora non viviamo se non in anticipazione. Il "già, ma non ancora" non appare nelle frasi di Ramière. Instancabile lottatore in favore dell'intraprendenza apostolica, questo gesuita vive la realtà quotidiana in modo, direi, infiammato, pieno di colori e di luminosità, perché persuaso della potenza di Gesù Cristo, Signore e Re dell'Universo.

Inoltre, convinto della missione del Vicario di Cristo, venera il romano pontefice, e adora, nella sua persona, lo stesso Cristo.

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Ramière si difende dall'accusa di essere troppo riconciliatore riguardo al mondo moderno. Egli, però, fa il paragone con il saggio che, dopo aver studiato la direzione dei venti nei temporali, sa utilizzare le vele delle navi in modo tale da servirsi dei venti maligni per raggiungere lo scopo contrario preteso dai venti. Succede ugualmente, aggiunge, con le rovine che restano dopo la caduta di un bel palazzo; queste chiedono un restauro. Così nel nostro tempo: dopo il fallimento della società in grande parte di Europa, sono rimasti alcuni residui che provengono dal Cristianesimo e che costituiscono la superiorità della nostra civiltà al di sopra delle civiltà decrepite del paganesimo antico e moderno72. Esistono ancora, perché Dio li ha conservati, nel seno della nostra società colpevole, quei germi di vita i quali lo spirito dell'errore non ha potuto soffocare. Il dovere del difensore della Chiesa è quello di strappare le armi ai nemici e, servendosi di esse, vincerlo; cioè, far crescere quei germi di vita che ancora rimangono nel seno della società; impadronirsi delle tendenze generose che ancora restano nella società moderna, e far capire agli uomini che l'unico modo di raggiungere la salvezza è quello di chiedere alla Chiesa la messa in pratica di tutte le tendenze positive.

Ramière riconosce che il metodo da lui usato è stato quello della polemica positiva, che consiste nel portare fuori dal miscuglio dell'errore la particella di verità in esso immischiata, allo scopo di attrarre le anime alla verità completa dalla quale l'errore si allontana. La polemica positiva è quella che, a suo parere, è stata usata da N.S. Gesù Cristo. Quando si difende la verità, non la si deve far diventare odiosa, perché allora non si conclude niente di positivo. La verità è arrivata a questo mondo per farsi amare. I difensori della verità la debbono presentare dai suoi lati più amorevoli. E questo dovere lo ha fatto Ramière "avec une irréprochable fidélité"73.

Di conseguenza, Les espérances de l'Église è uno scritto conciliatore per mezzo della verità, non però tramite il sacrificio della verità. In nessun modo Ramière pretende affermare che il romano pontefice possa e debba

72 "Constituent la supériorité de notre civilisation sur les civilisations décrépites du paganisme ancien et moderne" H. RAMIERE, Les espérances..., 20 ed. (1867), XXVIII.

73 H. RAMIERE, Ibidem, XXXIV.

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33riconciliarsi con il progresso, con il liberalismo e con la civiltà moderna74. Chiarisce Ramière il senso di questa espressione di Pio IX, affermando che si tratta di un tipo di riconciliazione consigliata da parte dei figli indocili della Chiesa, nonché da parte dei suoi nemici. Ma, nello stesso tempo, non vede l'ora dell'avvicinamento fra la Chiesa e la società moderna. Tuttavia, è alla società moderna alla quale si rivolge il gesuita: "che la società apra finalmente gli occhi a questo instancabile mestiere; che essa paragoni ciò che la Chiesa ha fatto per lei durante quattordici secoli; che riconosca l'impotenza dei suoi progressi materiali per raggiungere la pace e la vera felicità, e che, infine, acconsenta di mettere al servizio della verità, della giustizia e del progresso morale, le forze nuove che la scienza le ha donato"75. 4. La devozione al S. Cuore e la sensibilità dell'800

Nella società europea dell'800 si percepiva, fra i cattolici, un desiderio di sicurezza, di espressione di fiducia nell'Unico essere umano-divino in cui ci si poteva mettere la speranza, nello stesso Gesù Cristo76.

Questo abbandono fiducioso nel Redentore dell'umanità veniva espresso con l'entrata dell'anima fedele nel rifugio del sacro Costato; i fedeli correvano verso la sicurezza spirituale e la tranquillità personale che si trova nelle piaghe dell'Uomo Gesù, nello stesso tempo vero uomo e vero Dio.

74 Cf. Syllabus (1964), nº 80: "[Errores, qui ad liberalismum hodiernum referentur] Romanus Pontifex potest ac debet cum progressu, cum liberalismo et cum recenti civilitate sese reconciliare et componere", in Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum quod primum edidit HENRICUS DENZINGER et quod funditus retractavit, auxit, notulis ornavit ADOLFUS SCHÖNMETZER, S.I., editio XXXIV emendata, Herder, Barcinone - Friburgi Brisgoviae - Romae - Neo-Eboraci 1967, n1 2980.

75 "Que la société ouvre enfin les yeux à cet infatigable dévouement; qu'elle compare ce que l'Église a fait pour elle, pendant quatorze ciècles...; qu'elle reconnaisse l'impuissance de ses progrès matériels pour lui donner la paix et le vrai bonheur, et qu'elle consente enfin à mettre au service de la vérité, de la justice, du progrès moral, les forces nouvelles que la science lui a données". Ibidem. La traduzione è nostra.

76 Dopo aver consultato alcuni scritti dello storico Roger Aubert, molto ricchi, ma che si ripetono nei manuali conosciuti di Storia della Chiesa, riteniamo un eccellente studio, dal punto di vista storico e spirituale, l'articolo di HENRI HOLSTEIN, S.J., La dévotion au Coeur de Jésus et la spiritualité contemporaine, in Cor Jesu. Commentationes in Litteras encyclicas Pii XII "Haurietis Aquas" quas peritis collaborantibus ediderunt AUGUSTINUS BEA, S.J. - HUGO RAHNER, S.J.- HENRI RONDET, S.J. - FRIEDRIDC SCHEWENDIMANN, S.J., vol. II. Pars historica et pastoralis, Roma 1959, 293-340.

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34Questa è una delle caratteristiche principali della devozione al Sacro Cuore di Gesù, tale come la praticavano e predicavano i Gesuiti, non solo in Francia. Il P. Clorivière, S.J. scriveva il 7 aprile 1802 a Mademoiselle de Cicé: "Cerchiamo il nostro rifugio nelle piaghe del Salvatore e, innanzitutto, in quella del suo costato; là non avremo niente da temere, possederemo il Dio del nostro cuore, il mondo e l'inferno saranno sotto i nostri piedi"77. Un'altra caratteristica è stata il dinamismo apostolico e missionario che scaturisce dalla vita interiore, in particolare dalla preghiera.

La situazione rivoluzionaria, contrariamente a quanto possa sembrare, ha fatto crescere l'intensità della devozione al Sacro Cuore. Furono i gesuiti, fra gli altri, coloro che portarono avanti la devozione al Sacro Cuore durante il Settecento e l'Ottocento, pur essendo stati soppressi nel 1773 fino al 1814. Fu questa devozione la sorgente delle energie che sostennero san Giuseppe Pignatelli e i suoi fratelli gesuiti, fedeli alla loro vocazione religiosa, obbligati a vivere soltanto di speranza78. Non è una devozione vittimista, bensì una dedizione che spinge verso l'attività apostolica79.

77 "Cherchons notre abri dans les plaies du Sauveur et surtout dans celle de son côté; là nous n'aurons rien à craindre, nous posséderons le Dieu de notre coeur, le monde et l'enfer seront sous nos pieds(...)". Letres du Père de Clorivière (1787-1814), Paris 1949, 154. Cit. H. HOLSTEIN, S.J., cit. in nota 76, p. 293.

78 Abbiamo già menzionato questo fatto, come pure che il P. Clorivière fu l'incaricato, da parte dei gesuiti di Russia -unica nazione in cui la Compagnia non era stata soppressa- per il fomento delle vocazioni gesuitiche nella Francia. Nel frattempo, egli aveva fondato due "Sociétés" nascoste che mantennero la pietà dei fedeli: due associazioni consacrate al Cuore di Gesù, le quali si sforzavano per acquistare "i sentimenti di Gesù Cristo". Ecco il titolo della prima lettera circolare rivolta da Clorivière ai due istituti da lui fondati: "Sur la conformité que nous devons nous efforcer d'avoir avec le divin Coeur de Jésus". Cf. PÈRE DE CLORIVIÈRE, Lettres circulaires (1790-1808), Paris 1935, première lettre, pp. 18; 23-24. Per quanto riguarda ai rapporti fra i cuori di Gesù e di Maria, scriveva Clorivière: "Le Coeur de Jésus se trouve tout entier dans celui de Marie, le Coeur de Marie est plus dans le Coeur de Jésus qu'il n'est en lui-même; il en porte tous les traits; il en approche autant que le coeur de la plus parfaite des créatures peut approcher du Coeur de l'Homme-Dieu, et, ressembler à l'un de ces coeurs, c'est nécessairement ressembler à l'autre". Ibidem.

79 Conviene qui ricordare la preghiera che Sant'Ignazio di Loyola invita a fare a colui che pratica gli Esercizi Spirituali, e cioè, quella che si trova nel Colloquio della Contemplazione del Re eternale: "Eterno Signore di tutte le cose, io faccio la mia oblazione con il vostro favore e aiuto; davanti alla vostra infinita bontà e davanti alla vostra Madre gloriosa, e a tutti i santi e sante della corte celeste, io voglio e desidero ed è mia ferma determinazione, purché sia per vostro maggior servizio e lode, imitarvi nel sopportare ogni ingiuria e ogni vituperio e ogni povertà, sia attuale sia spirituale, volendomi la vostra santissima maestà eleggere e ricevere in tale vita e stato" E.S. nº 98. Cf. IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi Spirituali. Ricerca sulle fonti, citato in nota 3. Questo stesso atteggiamento si trova nelle parti essenziali delle norme di vita della Compagnia di Gesù, ad esempio, ai nº 101-103 delle Costituzioni.

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Il Figlio di Dio, fatto uomo, ha voluto testimoniare la sua riconoscenza al Padre, rendendogli gloria e riparando tanti oltraggi commessi dagli uomini alla Sua Divina Maestà; e l'unica via di glorificare il Padre è stata proprio quella di prendere su di sé le umiliazioni e le sofferenze. Ci troviamo di fronte alla logica dell'amore, concepito secondo lo stile degli Esercizi Spirituali ignaziani, dove non entrano i calcoli matematici, neppure un desiderio di soffrire come traguardo finale e masochista. Si tratta d'una sensibilità spirituale cristiana molto sviluppata, appassionata e serena nello stesso tempo.

Il movimento restaurazionista romantico, opposto a quello razionalista, poneva l'enfasi nel sentimento religioso; si rischiava di valutare troppo la sensibilità e la bellezza, in modo tale che la questione religiosa rischiava di essere capita in senso deistico, per niente evangelico. Gli scrittori romantici, come Chateaubriand, crearono un clima favorevole al sentimento religioso; i borghesi scettici o addirittura irreligiosi condividevano molte espressioni dello scrittore. Era, perciò, necessario il culto al Sacro Cuore, affinché sorgessero persone coraggiose che praticassero l'abnegazione evangelica, la preghiera e l'apostolato.

Nella scuola della contemplazione del Cuore di Gesù, trafitto per i peccati degli uomini, sorsero molti apostoli che capirono il senso della Redenzione e vollero cooperarvi, mossi dalla carità. 4. 1. La dimensione apostolica della devozione al S. Cuore

L'Ottocento e il Novecento sono stati secoli missionari. Il senso della Missione fu sviluppato dal punto di vista teologico. La devozione al Sacro Cuore ha suscitato questo slancio apostolico80. Durante il Seicento ed il Settecento questa devozione accentuava gli atteggiamenti interiori corri-spondenti all'amore riparatore. Si trattava di una spiritualità di amore tenero e, nello stesso tempo, fermo verso Gesù Cristo81. Sarà innazitutto dopo la 80 La devozione al Sacro Cuore nella sua dimensione della preghiera "Adveniat Regnum tuum" rivolta al Padre celeste; il cristiano che s'identifica con il Sacro Cuore di Gesù desidera quest'avvento del Regno di Dio sulla terra. E' necessario notare, tuttavia, che questo *"uum" fa spesso riferimento al Regnum Christi, il quale metterà i suoi nemici sotto i suoi piedi.

81 Cf. J.V. BAINVEL, La dévotion au Sacré-Coeur de Jésus, Paris 41917, 504-505. Non va dimenticato, per esempio, lo zelo apostolico di San Claudio la Colombière.

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36Rivoluzione Francese (1789) quando, a poco a poco, si manifesterà il dinamismo apostolico di questa devozione.

La Francia degli inizi dell'Ottocento era diventata un mucchio di rovine religiose: cattedrali quasi distrutte, decollate le statue dei santi, ecc. Le parrocchie, abbandonate a causa della costituzione civile del Clero, l'esilio o la morte dei parroci fedeli alla Santa Sede; le diocesi, senza i vescovi, lasciate durante una quindicina di anni in preda all'anarchia. Dal 1815, però, le cose cambiarono, come racconta lo storico G. Goyau:

"Fra i chierici che, nel giugno 1815, furono ordinati diaconi a Lione, uno di essi era Jean-Baptiste Vianney, futuro curato d'Ars; un altro, Champagnat, avrebbe dovuto fondare, nel 1817, i Piccoli Frati di Maria, per l'insegnamento primario; un terzo, Jean-Claude Colin, avrebbe dovuto riunire, nel 1823, i primi Maristi. Mazenod, nella Provenza, ha fondato, nel 1816, gli Oblati di Maria Immacolata, i quali saranno gli apostoli dell'Estremo Nord-americano. Chaminade, in Bordeaux, nel novembre 1817, ha creato i Marianisti...Una pia lionese, Pauline Jaricot, ha fatto una chiamata alla carità universale, suscitando la fondazione della grand'opera della Propagazione della Fede, spuntata nel suolo di Lione nel 1822"82.

A questo rifiorire di persone impegnate nell'apostolato, si aggiunse, dal luglio 1814, la riapparizione dei gesuiti83.

Durante le missioni popolari la giornata dedicata al Sacro Cuore era la più attesa, furono istituite nelle parrocchie associazioni del Sacro Cuore, che aiutarono alla perseveranza della predicazione del missionari. Interessante è il racconto dell'abbé Jean-Baptiste Muard, quando si è sentito spinto al lavoro nelle missioni popolari: ha capito che l'unica garanzia della sua fiducia era il Sacro Cuore. Ha sentito come il Sacro Cuore toccava quello suo, senza poter spiegare questa personale esperienza, ricordando quel momento come celeste, divino, staccato dalle creature. Allora ha fatto voto di andare a Roma

82 Cf. alcuni dati in G. GOYEAU, Histoire religieuse de la France, nouvelle édition réduite et conduite jusqu'à nos jours par G. HANOTAUX, Paris 1942, p. 299.

83 I missionari gesuiti di Laval, spesso aiutati dai preti diocesani, lavoravano in continuazione nelle città circondanti; nel 1817 evangelizzarono allo stesso tempo le città di Saint-Malo e Saint-Servais, coll'aiuto d'una sessantina di preti, ascoltando la Parola di Dio 12.000 persone, anche gli uomini, i quali ricevevano il Sacramento della Penitenza in numero notevole. Intanto, nel collegio del vicino Saint-Acheul, il P. Sellier dirigeva spiritualmente ai circa trecento alunni e si dedicava alle missioni popolari nei paesi dei dintorni Cf. J. BURNICHON, La Compagnie de Jésus en France. Histoire d'un siècle (1814-1914), vol. I, Paris 1914, pp. 85-93. Cf. J. LEFLON, La crise révolutionnaire, in Histoire de l'Eglise, sous la direction de A. Fliche e V. Martin, vol. XX, Paris 1949, pp. 500-501.

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37presso la tomba dei Santi Pietro e Paolo e di ricevere la benedizione apostolica prima d'incominciare le missioni84.

La Société du Sacré-Coeur, fondata da Santa Maddalena Sofia Barat, nel 1800, in collegamento con i Padri Varin e de Tournely, Padri della Fede, futuri gesuiti. Dal 1806, eletta Superiora, Maddalena Sofia moltiplicò i pensionati delle ragazze. "Contemplando il Cuore trafitto di Gesù sulla croce, la Madre Barat ha ricevuto la sua particolare missione. Ciò che Gesù le domandava non era la diffusione di una devozione qualsiasi, ma di vivere secondo le esigenze divine di una mistica che scaturisce dalla contemplazione del Cuore di Gesù, e poi di far conoscere alle anime di tutto il mondo, dopo essersi pienamente penetrata essa stessa, ciò che San Paolo chiama "la larghezza, la lunghezza, la altezza e la profondità dell'amore di Cristo per noi""85. Per lei tutta la teologia della Redenzione si raccoglieva nel fatto e nel simbolo del Cuore trafitto di Gesù nel Calvario. Sognava col partire verso le Indie, come missionaria; per questo era tanto contenta con la Madre Duchesne86. Il caso di Paolina Jaricot: laica cristiana di Lione che consacrò la sua vita all'opera della Propagazione della Fede (1822), pure rimanendo sempre nella sua città natale. Un'unica regola stabilisce Pauline per le sue congregate, e cioè, quella di amare il Salvatore senza misura, immolarsi per espiare i peccati dell'umanità. Un solo luogo d'incontro: il Cuore di Gesù Cristo. Un solo segno di adesione: la Croce ornata con gli istrumenti della Passione. Un solo esercizio: il cammino della Croce87.

84 DOM DENIS HUERRE, O.S.B., Jean-Baptiste Muard, fondateur de la Pierre-Qui-Vire, La Pierre-Qui-Vire, 1950, pp. 81-83. Cita HOLSTENIN, in o.c. in nota 76.

85 "C'est en contemplant le Coeur percé de Jésus en croix, que [la Madre Barat] reçut sa mission spéciale. Ce que Jésus-Christ lui demandait, ce n'etait pas de répandre une "devotion" entre autres dévotions, mais de vivre selon les exigences divines d'une mystique tirée de la contemplation du Coeur de Jésus, puis de faire connaître aux âmes de tous pays, après s'en être pleinement pénétrée elle-mêmme, ce que saint Paul appelle "la largeur, la longueur, la hauteur, et la profondeur de l'amour du Christ pour nous". F. CHARMOT, S.I., La Société du Sacré-Coeur de Jésus, Lyon 1953, pp. 15-18. La traduzione è nostra.

86 Questa religiosa della Société du Sacré-Coeur andò alla Missione della Luisiana. Allora la santa fondatrice scriveva: "Ah! quand vous n'iriez si loin que pour établir un Tabernacle de plus et faire prononcer un seul acte d'amour à un pauvre sauvage, ne serait-ce pas assez pour le bonheur de votre vie?". F. CHARMOT, S.I., Ibidem. Il motivo dell'Apostolato era sempre dinanzi questa santa, concretamente, il desiderio di predicare la devozione al Sacro Cuore per tutta la terra, come lo esprimeva al Romano Pontefice Leone XII. La Madre Duchesne è stata beatificata dal Papa Giovanni Paolo II.

87 Cf. GEORGES NAÏDENOFF, Pauline Jaricot. "J'étais si vivante de ma propre vie", Ed. Médiaspaul 1996. Trad. in spagnolo: Pauline Jaricot, fundadora de la Obra Misional de la

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38 4. 2. Il senso religioso della riparazione

In questa devozione occupa un posto notevole l'atteggiamento di riparazione, tale come fu messo in risalto da Pio XI nel 192888: la creatura umana deve compensare, dinanzi all'amore increato, l'indifferenza, la dimenticanza, gli oltraggi che egli subisce. Questo dovere della riparazione proviene dalla giustizia e dall'amore, perché l'offesa fatta a Dio da parte dei nostri peccati deve essere espiata, e l'ordine violato deve essere ristabilito tramite la penitenza. L'amore ci sprona a patire con Cristo pieno di obbrobri. Nella contemplazione del Verbo di Dio fatto uomo per noi, anzi trafitto per i nostri peccati, cogliamo la dimensione della nostra disobbedienza. La riparazione non sarà semplicemente individuale; bisognerà portare insieme i peccati di tutti i fratelli, perché il peccato d'un uomo è sempre collegato con i peccati degli altri.

Esisteva il desiderio di riparare le bestemmie proferite nei giorni rivoluzionari, quando, ad esempio, si paragonava il cuore di Marat con quello di Gesù, lodandolo pubblicamente nei Giardini di Luxemburgo, a Parigi, su di un altare nel novembre 179389.

Nacquero, quindi, le congregazioni religiose allo scopo di riparare le offese al Sacro Cuore. Nel piano collettivo, riparazione al Sacro Cuore si manifestò in alcuni eventi emblematici: il primo venerdì di ogni mese dieventò, in quasi tutte le parrocchie francesi, un giorno privilegiato,in cui si facevano esercizi collettivi di pietà e si comunicavano in grande numero. Per molti era la giornata più indicata per accostarsi al Sacramento della

Propagación de la Fede, Ed. Obra Misionales Pontificias -Editorial Verbo Divino, Estella (Navarra) 1995. Si tratta di uno scritto piuttosto divulgativo, non critico.

88 Nell'enciclica Miserentissimus Redemptor, in AAS XX (1928) 169 ss.

89 Un discepolo del P.Clorivière, M. Cornaux, antico parroco di Plaintel (Bretagne), abitava allora in Parigi dal novembre 1791. Come appartenente alla società dei Prêtres du Sacré-Coeur, avendo conosciuto quel sacrilegio, rimase in digiuno per tre giorni, prosternato dinnanzi al Santissimo Sacramento. Ha voluto che il primo venerdì del mese seguente all'apoteosi sacrilega del giardino di Luxemburgo, il 2 agosto 1793, la piccola comunità dei Prêtres facesse una solenne riparazione al Cuore di Gesù. Quando tramontava il sole, il Cormaux, con una corda al collo, inginocchiato dinanzi il Santissimo, ruppe in grida di preghiera, offrendosi al Sacro Cuore. Pochi mesi dopo, il 9 giugno 1794, fu decollato nella piazza della Bastille. Era il secondo martire dei Prêtres du Sacré-Coeur. Aveva portato i Sacramenti ad una Religiosa alla quale nessuno assisteva. A. HAMON, o.c. in nota 80, 309-11.

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39Penitenza, con periodicità mensile. Molti cattolici praticarono l'Ora Santa90.

La devozione al Sacro Cuore acquistò forme molto diverse: L'Opera dell'Adorazione Perpetua, l'Arciconfraternite del Sacro Cuore, l'Apostolato della Preghiera, l'Arciconfraternite della Guardia d'onore, l'Arciconfraternite della Preghiera e della Penitenza, l'Arciconfraternite del Cuore Eucaristico, la Comunione Riparatrice, il Cuore agonizzante, il Mese del Sacro Cuore, il pellegrinaggi, i Nove Venerdì, i Primi Venerdì, immagini, scapolari del Sacro Cuore, ecc.91. 4. 3. La dimensione sociale della devozione al Sacro Cuore

La devozione al Sacro Cuore ispirò un'atteggiamento di fedeltà alla la Chiesa. Nelle discussioni previe al Concilio Vaticano, molti devoti del Sacro Cuore presero le opinioni "ultramontane", pur non essendo teologi, neppure storici; essi hanno reagito con semplicità contro il gallicanesimo e il giansenismo, voltandosi chiaramente verso Roma, come per istinto.

A motivo dei fatti dolorosi del pontificato di Pio IX, la devozione al Sacro Cuore e la filiale adesione al Romano Pontefice furono due realtà strettamente unite. Per quanto riguarda la Francia, dopo la sconfitta contro gli austriaci (1870) e la rivoluzione della Comune (1871), il cordoglio nazionale rivestì l'aspetto di contrizione popolare; i parlamentari della IIIª Repubblica, di fronte alla voce di Mons. Guibert, arcivescovo di Parigi, aderirono al voto di alzare, sul colle di Montmartre, una basilica in onore del Sacro Cuore. Il Messager du Sacré-Coeur aveva distribuito per tutta la Francia l'idea essenziale del momento storico, e tutto sbocciò nel voto di Montmartre92.

90 Questo movimento ricevette speciale impulso in Montmartre, dove era normale l'Adorazione notturna del Santissimo Sacramento da parte dei gruppi degli uomini; tutte le parrocchie di Parigi erano invitate almeno una volta all'anno a pregare in Montmartre durante parecchie ore notturne. Nel caso dell'Adorazione notturna nella speciale cappella di Paray-le-Monial, taluni venivano da lontano, operai, contadini, malgrado la fatica ed il freddo dell'inverno, sempre in grande numero: confessavano e si comunicavano; nei villaggi c'erano gli "hommes du Sacré-Coeur", i quali organizzavano celebrazioni in collegamento con Paray-le-Monial.

91 Cf. J.V. BAINVEL, La dévotion au Sacré-Coeur de Jésus, Paris 41917, 539-540.

92 Fu emblematico il pellegrinaggio dei Deputati dell'Assemblea Nazionale Francese a Paray-le-Monial, il 29 giugno 1873, festività di San Pietro Apostolo, quando, in'uno slancio di

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40Il tempio del Sacro Cuore di Montmartre fu destinato all'espiazione,

alla preghiera della Francia dinanzi al Cuore di Gesù. Due prospettive s'intrecciavano in quel culto: la nazionale e quella ecclesiale.

E' doveroso riconoscere che furono i cattolici francesi di stampo restaurazionista quelli che principalmente portarono avanti questi atti di riparazione al Sacro Cuore. Il P. Ramière era dichiaratamente partigiano della monarchia restaurata e del ritorno alla situazione storica anteriore alla Rivoluzione Francese del 1789. In questo senso, non è da meravigliarsi che nell'opinione di parecchi cattolici francesi, questi eventi religiosi vengano censurati negativamente: la devozione al Sacro Cuore sarebbe stata politizzata nella Francia della IIIª Repubblica, mentre negli altri paesi il grado di politicizzazione non sarebbe stato così grande.

Durante il Concilio Vaticano I si mosse il padre Ramière in favore della consacrazione universale al Cuore di Gesù. Poi arrivarono a Roma molte richieste nello stesso senso, ad esempio, quella delle "Hijas de María" di Madrid (700.000 firme), la petizione dell'intero Belgio. L'arcivescovo di Toulouse inviò a tutti i vescovi francesi una domanda affinché fosse sottoscritta da loro; si chiedeva al Papa il permesso di consacrare tutte le diocesi della Francia lo stesso giorno in cui Pio IX consacrasse al Sacro Cuore Roma e l'universo. La stessa consacrazione avrebbero dovuto pronunciare i parroci nelle loro parrocchie, i superiori regolari e secolari nelle loro comunità, seminari, scuole, ospizi, ecc. Secondo l'idea di Ramière, l'atto doveva prepararsi con un Triduo arricchito d'indulgenze che sarebbero concesse da Pio IX; ogni anno sarebbe fatto il rinnovamento di tale consacrazione nella Festa del Sacro Cuore93.

spontaneità, i rappresentanti politici della Francia consacrarono la Nazione al Sacro Cuore di Gesù. "Très Sacré Coeur de Jésus, nous venons nous consacrer à vous, nous et nos collègues qui nous sont unis de sentiment. Nous vous demandons de nous pardonner tout le mal que nous avons commis et de pardonner aussi à tous ceux qui vivent séparés de vous. Pour la part que nous pouvons y prendre, et dans la mesure qui nous appartient, nous vous consacrons aussi, de toute la force de nos désirs, la France, notre patrie bien-aimée, avec toutes ses provinces, avec ses oeuvres de foi et de charité. Nous vous demandons de régner sur elle par la toute-puissance de votre grâce et de votre saint amour. Et nous-mêmes, pélerins de votre Sacré-Coeur, adorateurs et convives de votre gran sacrament, disciples très fidèles du Siège infaillible de Pierre, dont nous sommes heureux aujourd'hui de célébrer la fête, nous nous consacrons à votre service, o Seigneur et Sauveur Jésus-Christ, vous demandant humblement la grâce d'être tout à vous en ce monde et dans l'éternitè. Ainsi-soit-il". A. HAMON, Histoire de la dévotion, V, 70.

93 Nell'aprile 1875, il P. Ramière presentò a Pio IX ben 525 firme dei vescovi del mondo supplicando concedesse quella consacrazione tanto desiderata. Comunque, il Romano Pontefice, "gravitatem rei coram Deo animo reputans", non concesse ciò che gli fu chiedeva; tuttavia, non ne rifiutò il tutto, e decidette che il 16 giugno 1875, data molto probabile del

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41Avendo scritto la Sacra Congregazione dei Riti un decreto (22 aprile

1875) in questo senso, il P. Ramière prese l'incarico della diffusione di un tale decreto ai vescovi del mondo intero, inviando anche la formula della Consacrazione, tutti e due approvati da Pio IX, ma come invito e non come imposizione. Leone XIII, il 28 giugno 1890, elevò alla prima categoria la festa liturgica del Sacro Cuore. Molti cattolici, in particolare i tedeschi, l'avevano richiesto con insistenza al Romano Pontefice durante il Concilio Vaticano I94. Inoltre, si concedeva il privilegio di pregare la Messa Votiva solenne del Sacro Cuore ogni primo Venerdì del Mese, quando le rubriche lo permettessero. Approvò Leone XIII le Litanie del Sacro Cuore per la Chiesa universale. Il 25 maggio 1899 fu pubblicata l'enciclica Annum Sacrum, in cui si annunziava e si ordinava la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore95.

Il carattere regale di Gesù si mette di rilievo nell'enciclica leonina sul Sacro Cuore; Lui è Re dell'Universo, per diritto di nascita e per diritto di conquista. Quindi, Leone XIII desidera che questa regalità venga riconosciuta pubblicamente da tutti i popoli. Paragona il segno del Cuore di Gesù con quella Croce che vide Costantino prima della sua vittoria. Il Sacro Cuore sarà, quindi, l'insegna del trionfo prossimo del Signore.

Anni più tardi, Pio XI, nell'istituire la Festa di Cristo Re, nell'enciclica Quas primas96, esaltava l'universale sovranità di Cristo: festa da celebrare secondo centennale dell'ultima Apparizione a Paray-le-Monial e, poi, in coincidenza col trigesimo anniversario del Suo Pontificato Romano, potessero tutti i fedeli, sia in particolare sia in pubblico, fare la loro consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, e guadagnare tramite questo fatto l'indulgenza plenaria dopo essersi confessati e comunicati. Si trattava di un invito, non di un commando del Papa.

94 Categoria di rito doppio di prima classe, in linguaggio liturgico d'allora. Tra quelli che chiesero questa elevazione di rango liturgico, si trovava, nel Vicariato dell'Africa Centrale, Mons. Daniele Comboni. Cf. P. CHIOCHETTA - A. GILLI, La preghiera in Comboni (=Archivio Comboniano, anno XXV [1987] 2), Roma 1989, pp. 61-63.

95 Atto di speciale rilevanza che fu maturato durante molto tempo da Leone XIII. Una religiosa del Buon Pastore, Suor Maria del Divin Cuore Droste zu Vischering, Superiora del Monastero di Oporto (Portogallo), aveva trasmesso al Papa il desiderio di Nostro Signore che fosse fatta una tale consacrazione. Cf. A. HAMON, Ibidem, pp. 185-88. Il Papa consultò una commissione di teologi prima di decidersi il 25 marzo 1899. I consiglieri furono del parere che addirittura i non cristiani possono essere consacrati a Dio nella consacrazione del mondo intero, secondo la dottrina di San Tommaso d'Aquino. "Quantum ad executionem suae potestatis", e cioè, per quanto si riferisce all'esercizio del potere universale su tutti ricevuto dal Padre, in alcuni casi Gesù lo eserciterà alla fine dei tempi. Cf. Summa Theologica, III, q. 59, art1 4, ad 2um.

96 Litt. Encycl. Quas primas (11.XII.1925), in AAS 17 (1925) 595 ss.

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42l'ultima Domenica d'Ottobre, quasi alla fine dell'anno liturgico. Da quei tempi sarà recitata in quella Festa la Consacrazione del genere umano al Cuore di Gesù prescritta da Leone XIII per la Festa del Sacro Cuore. Dopo, nel 1928, mentre scriveva l'enciclica Miserentissimus, Pio XI imponeva alla Chiesa un nuovo Officio ed una nuova Messa della Festa del Sacro Cuore ed anche per l'ottava, che fu conservata sino al 195697.

Con l'officio della Festa, la devozione al Sacro Cuore acquistò tutti gli elementi ecclesiali. La Chiesa scaturisce dal Cuore trafitto di Gesù Salvatore; il simbolo del Cuore ci permette meglio capire l'amore misericordioso del Padre dal quale è nata la Chiesa, la quale deve esser intimamente unita a Gesù Cristo. Il Cuore trafitto di Gesù ci indica che quell'amore verso gli uomini è dovuto passare per la morte per portarci la vita. La vita della Chiesa viene in continuazione dal Cuore immolato dello Sposo.

Ricordiamo la lettera enciclica di Pio XII Haurietis Aquas98."Nessuno può ben capire Gesù Cristo crocifisso, se non è penetrato nelle profondità mistiche del suo Cuore". Il Cuore di Gesù rivela agli uomini l'amore crocifisso, l'amore di Colui che proprio nel mistero della morte dona la vita. Non è, quindi un'amore filantropico. Nel nostro mondo minacciato dal materialismo, la guerra, l'angoscia d'una civiltà che rischia di divorare se stessa coi propri progressi, "il culto del Sacro Cuore è la scuola più efficace dell'amore di Dio"99. 97 Sembra che Pio XI partecipò personalmente alla redazione di questi testi liturgici. "Percussum ad hoc est lancea,/ passumque ad hoc est vulnera,/ ut nos lavaret sordibus/ unda fluente et sanguine+ (Ad matutinum). Nei responsori, all'offertorio, ecc. appaiono altri frammenti biblici, ad esempio: *Improperium expectavit cor meum et miseriam, et sustinui qui simul mecum contristaretur et non fuit". Nella Preghiera Eucaristica si mette in risalto il Cuore trafitto di Gesù come sorgente di grazia divina: "infinitos dilectionis thesauros misericorditer largiri dignaris".

98 Cf. AAS 48 (1956) 351 ss.

99 Ibidem, 352.

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43 4. 4. Il caso italiano

Questi due nazioni (l'Italia dopo l'unità, nonché la Francia dopo la caduta di Napoleone III e l'avvento della IIIª Repubblica) hanno vissuto in modo simile la devozione al S. Cuore. I patrioti rivoluzionari italiani, nel suo cammino storico verso l'unità, s'impadronirono degli Stati Pontifici, senza mediare alcun accordo con la Santa Sede. Lo spoglio di essa e soprattutto la politica antiecclesiastica che già proveniva dal regno piemontese dagli inizi degli anni '50, portò ad un conflitto ogni volta più aspro. Le leggi eversive, in particolare quelle dell'anno 1873, violavano i diritti e la libertà della Chiesa. I gesuiti erano stati espulsi dal Piemonte dal 1850, i protestanti avevano ricevuti libertà di culto, era stato abolito il foro ecclesiastico, gli istituti religiosi non godevano più di personalità giuridica dinanzi allo Stato, il quale aveva incamerato il loro patrimonio.

Nel 1870 eventi importanti hanno coinvolto l'Italia e la Francia in riferimento alla Santa Sede. La disfatta di Napoleone III (il 1º settembre, a Sedan) e, poi, la proclamazione della IIIª Repubblica (4 settembre). Nel 1871 la Francia veniva ancora più umiliata da parte dei prussiani, a causa della perdita dell'Alsazia e della Lorena, nonché del pagamento forzato di 5 miliardi di franchi come riparazione e l'occupazione, per tre anni, della parte nord-orientale del paese. A ciò si è aggiunto il moto della Comune, a Parigi. A sua volta, nell'Italia del 1870, le truppe piemontesi arrivarono a Roma e, il 20 settembre, senza quasi opposizione, occuparono la Città Eterna. La Santa Sede non contava più sull'aiuto dei soldati francesi, ritiratisi poco prima! Di conseguenza, la Chiesa, nel nuovo Regno d'Italia, si trovò in difficoltà. La tensione con lo Stato raggiunse il culmine nel giugno 1871, quando Roma diventò la capitale del Regno. Il palazzo del Quirinale residenza dei papi diventò residenza dei re. Furono le cosiddette leggi "delle guarentigie" (13 maggio 1871) ciò che più irritò la Santa Sede, perché unilateralmente elaborate da parte dello Stato italiano allo scopo di "regolare" i suoi rapporti con la Santa Sede. Pio IX rifiutò queste leggi, e ritenne se stesso come "prigioniero" in Vaticano. Invece di accettare l'aiuto economico offertogli dallo Stato italiano, preferì domandare ai fedeli l'obolo di s. Pietro. La sensibilità dei cattolici, in somma, fu gravemente ferita con questo colpo inflitto al romano pontefice, e venne ulteriormente esacerbata dalle

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44manifestazione anticlericali che si succedettero a Roma. Dal punto di vista morale, il cristianesimo non si poteva conciliare con la rivoluzione liberale e nazionalistica.

E' normale che davanti a questi fatti nascesse il movimento intransigente dei cattolici. Sintomo forte del quale fu l'astensionismo nelle elezioni (Pio IX aveva imposto il "non expedit", sperando che, così, lo Stato italiano fosse non legittimato). I cattolici si trovarono in mezzo a situazioni assai delicate: essi volevano essere fedeli alla Chiesa e, nello stesso tempo, partecipare alla costruzione dell'Italia unificata. La gente attendeva addirittura un miracolo. Lo stesso papa, ormai anziano, attendeva un fatto straordinario che rovesciasse la situazione della Santa Sede, manifestandosi in quel modo la Provvidenza. Una forte emotività si manifestava contro il mondo "moderno", frutto della Rivoluzione Francese, causa di tutti i mali che allora si vivevano. Si sentiva la nostalgia del Medioevo100.

Gli articoli pubblicati in questo periodo rivelano molti aspetti della situazione. Per quanto riguarda la consacrazione di Francia al Cuore di Gesù101, i gesuiti della rivista ufficiosa della Santa Sede vedevano le radici della situazione d'allora nella Rivoluzione Francese del 1789: da essa erano scaturiti lo spirito moderno, la nuova civiltà e la apostasia sociale; apostasia da Dio, dal suo Cristo e dalla sua Chiesa. La nuova civiltà aveva sottratto dalla società ogni influsso della religione soprannaturale e si opponeva al Vangelo. La Rivoluzione aveva abolito il Regno di Dio nella società, professando ufficialmente l'anticristianesimo e instaurando l'impero dell'ateismo. Questi mali che affliggevano la nazione erano un castigo di Dio. L'unico rimedio era la ricristianizzazione della Francia, nazione così grande nel passato, che aveva ricevuta una grande missione da parte di Dio fin dal battesimo di Clodoveo. Occorreva "ribattezzare" la Francia102.

100 Cf. i discorsi pubblicati nella rivista Il Regno di Gesù Cristo, dove il Medioevo era evocato in continuazione come il periodo più grandioso e bello della Storia del Cristianesimo, modello di società cristiana, in contrapposizione a quella moderna. Cf. Il Regno di Gesù Cristo, periodico mensile pubblicato dalla Società dei Fasti Eucaristici, Torino 1889, pp. 33-43; 65-84; 201-218.

101 Cf. La Civiltà Cattolica X (1873) 641-651.

102 "Se pertanto la Francia brama rilevarsi dall'abisso di miserie in cui giace, conviene che cessi di far da soldato di Satana e della Rivoluzione; tenda la mano a Cristo suo Re, da lei sì follemente abbandonato; si lasci ribattezzare nel suo nome e s'induca a radere della sua costituzione i princîpi del 1789, per surrogarvi la classica formola dei franchi: Regnante

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45Lo scrittore de La Civiltà Cattolica si riferisce alla consacrazione di

Francia al S. Cuore, atto che allora si stava preparando, e chiama Parigi "la Babele odierna". I cattolici francesi erano convinti che la Francia fosse stata scelta per rivelare il Sacro Cuore al mondo tramite santa Margherita Maria.

Il padre Allet, a proposito dei benefici che si sarebbero dovuti recare dalla consacrazione della Francia al S. Cuore, scriveva: "Allora sarà effettivamente salva la nazione francese, ed avverato il celebre detto di Giuseppe di Maistre: "La Rivoluzione, iniziata coll'empia dichiarazione dei diritti dell'uomo, si concluderà con la solenne promulgazione dei diritti di Dio""103.

Le consacrazioni al S. Cuore hanno spesso rivestito un senso politico-religioso: sono state, nello stesso tempo, riparazione pubblica dell'apostasia sociale e riconoscimento di Gesù come Re delle nazioni104.

Nell'opinione dell'editorialista de La Civiltà Cattolica105, il secolo presente è anticristiano, pieno di eresie, dell'apostasia e di ripudio e misconoscimento di Gesù Cristo. Questa opinione è concorde con quella del Syllabus. La società moderna e la moderna civiltà non sarebbero "compatibili" con i principi del Vangelo. Una società che offre culto allo Stato, al popolo, alla nazione, alla patria; una cultura atea che fa urtare la fede contro la ragione, tutto ciò divulgato per mezzo di una cattiva stampa che vilipenda l'autorità della Chiesa e il suo insegnamento, che opprime i difensori di Cristo Re. Una guerra mossa da tutt'insieme i governi contro Gesù Cristo, nella massima parte della cristianità, tentativo di distruggere la Chiesa e il Papato in Roma, gli orrori del comunismo in Francia e in Spagna, la lega dei socialisti, ecc.

Si viveva in un contesto di angoscia da parte dei cristiani, a causa delle persecuzioni, della laicizzazione e della paganizzazione della società causata da un "liberalismo satanico". Un grande pessimismo traspare dietro questo Domino nostro Iesu Christo in perpetuum". Ibidem, p. 643.

103 Cf. Ibidem , p. 651.

104 I riferimenti a Gesù ed al suo Cuore costituiscono una vera litania negli articoli a cui abbiamo fatto riferimento. Si percepisce una grande fiducia nella Provvidenza, rivelata tramite il Cuore di Gesù, simbolo dell'amore e della carità di Dio verso gli uomini. Gesù è nominato sotto le espressioni seguenti: Cuore di Gesù, Cuore del Signore, Cuore divino, Cuore dell'Uomo-Dio, Cuore adorabile, Preziosissimo Cuore, Cuore di Cristo Re, ecc. Un linguaggio carico di emozioni che significa un atteggiamento di abbandono nelle mani dell'unico che può salvare la Chiesa.

105 Cf. La Civiltà Cattolica XII (1873) 670-682.

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46scritto, insieme ad una visione allarmistica.

Il gesuita de La Civiltà Cattolica si domandava: "Ma dunque è egli a dire perciò, che nel secolo decimonono Gesù Cristo sia senz'amici, senza discepoli, senz'adoratori? Che egli, sole di verità e di giustizia, siasi eclissato; e non apparisca più agli uomini, qual Re della natura, Sacerdote della Grazia, Dio della Gloria?"106. Tuttavia l'Ottocento è stato, sempre secondo il pensiero dello scrittore gesuita, uno dei secoli in cui il Verbo di Dio ha concesso molto amore agli uomini ed ha avuto tanta sequela di vocazioni, tanta adorazione da parte dei fedeli. Il cattolicesimo è diventato militante, i laici cattolici sono entrati nella lotta contro la rivoluzione satanica, producendosi maggiore concordia fra i pastori ed i fedeli, maggior coesione dentro la Chiesa.

Secondo il pensiero di questi autori, la difesa del Regno di Cristo si identifica con la difesa della Chiesa e dei suoi pastori, prima di tutti il Vicario di Cristo.

"Basti per tutto, che il secolo dell'anticristianesimo scientifico, politico e sociale è altresì il secolo in cui la pubblica protestazione del cristianesimo si è concentrata in Cristo, rivelantesi visibilmente nel suo Vicario, ed invisibilmente nel suo Cuore. Onde il secolo che si è finora più arrabbiato ad annientare Cristo, vivente con l'autorità sua nel papato, e vivificante coll'amor suo nei sacramenti, nei fasti del cristianesimo sarà memorabile per la segnalatissima devozione con cui ha doppiamente glorificato Gesù Cristo e nel suo Vicario e nel suo Cuore, e per l'operosità dell'amore onde ha ossequiata la sua persona morale e reale; moralmente viva in Pietro, e realmente vivificatrice nel suo Cuore"107.

La tesi mantenuta dai gesuiti è: nonostante la lotta contro Gesù Cristo, egli non è stato eclissato in nessun modo, anzi "vi è sfolgoreggiato e vi sfolgoreggia con una potenza di splendore, che abbarbaglia e sgomenta i suoi medesimi oltraggiatori". A modo di conclusione

Il P. Henri Ramière, S.I. è stato uno dei più notevoli diffusori della

106 Ibidem, p. 681.

107 Ibidem, pp. 681-682.

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47devozione al Sacro Cuore, tale come era intesa nell'Ottocento non solo dai gesuiti ma da tutti i cattolici che seguivano da vicino il magistero pontificio. La prospettiva dalla quale questo membro della restaurata Compagnia di Gesù ha presentato questa devozione non è altro che l'esperienza degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola; in definitiva, il vissuto del Vangelo attraverso il carisma ignaziano. Riteniamo, perciò, che secondo il P. Ramière praticare la devozione al Sacro Cuore significa innanzitutto seguire Gesù che chiama sotto il suo stendardo, nelle sofferenze e nelle gioie, puntando sempre alla maggior gloria del Padre, il quale non desidera altro se non che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la verità completa.

Dopo aver considerato il modo di essere dei gesuiti della "nuova Compagnia", in particolare nella Francia, siamo entrati nello studio della vita del P. Ramière. Egli ci è apparso come uomo intrepido e, nello stesso tempo, saggio. Uomo di fiducia dei prelati del Concilio Vaticano I; propagandista dell'opportunità della dichiarazione dogmatica sull'Infallibilità pontificia.

Per carpire meglio il pensiero filosofico-teologico-pastorale di questo attivissimo comunicatore con il popolo cristiano (basta ricordare la sua rivista Le Messager du Coeur du Jésus), abbiamo studiato l'interno del suo scritto sul tema Les espérances de l'Église, in particolare l'introduzione alla seconda edizione (1867), dove egli espone quale tipo di millenarismo sostiene. Produce un certo stupore percepire il coraggio dinamico dell'apostolo, basato soprattutto sulla fiducia in Dio. Dietro le affermazioni del P. Ramière si trova un uomo di fede profonda e solidamente formata, per niente trascinato dalle fantasie.

L'instancabile sostenitore dell'Apostolato della preghiera e della devozione al Cuore di Gesù, ha avuto una notevole ripercussione sociale, sia nella Francia che in Italia e in altri paesi.

Rimango, quindi alcuni temi che sarebbero oggetto d'ulteriore ricerca: in particolare la questione sulla dimensione sociale del Regno del Sacro Cuore nel mondo, tale come lo presentava il P. Ramière, in consonanza con le segnalazioni che, a poco a poco, scaturivano dal Magistero Pontificio e si mettevano in pratica da parte di un grande settore del popolo cattolico. In mezzo a questo si troverebbe il punto di contatto fra Mons. Comboni e il P. Ramière. Il che non è altro che una conferma della dimensione apostolica della devozione al Sacro Cuore e dell'Apostolato della Preghiera tale come sono stati vissuti durante la seconda metà dell'Ottocento.

Altri punti significativi che sarebbero da trattare: il cristocentrismo della vita consacrata vissuta dai gesuiti e dai comboniani e la pratica degli

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48Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola; e l'esperienza che Mons. Comboni ebbe il 16 settembre 1864 nella basilica di San Pietro in Vaticano, sperienza che ha segnato la sua personalità religiosa, così come Ignazio di Loyola fu segnato dall'esperienza accanto al fiume Cardoner, in Manresa.