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NOTIZIARIO MENSILE OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANO Esercitazione di elisoccorso nelle Alpi. Con la legge 21 marzo 2001 n° 74 è stato riconosciuto il valore di solidarietà sociale e la funzione di servizio di pubblica utilità del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Archivio CNSAS). Grande è l’impegno del CAI nella campagna permanente per la prevenzione degli incidenti. Perché la montagna è meravigliosa, ma va affrontata con intelligenza e preparazione PREVENIRE, LA NOSTRA MISSIONE ISSN 1590-7716 DOSSIER CAI (2) Ente pubblico o libera associazione? GIOVANI E MONTAGNA Spazi, percezioni, valori al 115° Congresso SAT Numero 10 - Ottobre 2009 - Mensile - Poste Italiane S.p.a – Sped. in A.P. – D. L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n°46) art. 1 comma 1 DCB Milano - La Rivista del Club Alpino Italiano - Lo Scarpone GUIDE ALPINE Lo Scarpone incontra il presidente Erminio Sertorelli

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NOTIZIARIO MENSILE OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANO

Esercitazione dielisoccorso nelle Alpi.

Con la legge 21 marzo2001 n° 74 è stato

riconosciuto il valore disolidarietà sociale e lafunzione di servizio di

pubblica utilità del CorpoNazionale Soccorso

Alpino e Speleologico(Archivio CNSAS).

Grande è l’impegno del CAI nella campagna permanente per la prevenzione degli incidenti. Perché la montagna è meravigliosa, ma va affrontatacon intelligenza e preparazione

PREVENIRE,LA NOSTRAMISSIONE

ISSN

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DOSSIER CAI (2)Ente pubblico o liberaassociazione?

GIOVANI E MONTAGNASpazi, percezioni,valori al 115°Congresso SAT

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Al grande alpinista vicentino RenatoCasarotto, scomparso nel 1986 sulK2, è dedicato a Marcarà, nellaCordillera Blanca, un Centro di

andinismo. L’inaugurazione è avvenuta il18 luglio: una grande giornata per i ragazziche sono l’anima di questa iniziativa dedi-cata all’uomo che salì, per primo e da solo,sulla parete nord del Huascarán, nel 1976.Diciassette giorni, una grande fatica che siriflette nelle canzoni che animano lamessa, nel lavoro che sta dietro questanuova struttura.

La chiesa è gremita. Novanta ragazze incamicia bianca e trecce nere lucenti canta-no in coro. Cantano in spagnolo, quechua,latino. Al centro dell’iniziativa, instancabi-le, padre Ugo De Censi, fondatoredell’Operazione Mato Grosso: dal camminospirituale tracciato in chiesa, alla regiafestosa con cui inaugura l’ingresso alCentro, al senso profondo del suo lavoroeducativo e sociale, il sacerdote è una testi-monianza e una presenza che colpiscetutti, i personaggi autorevoli e i semplici.

Una bottiglia di vino bianco e una di

rosso stanno appese a due nastri bianchi erossi (i colori del Perù) sopra l’ingresso,pronte per essere infrante nell’allegriagenerale. Spetta a Bruno Bruni, presidentedel CAI di Recoaro Terme, in rappresen-tanza delle sezioni vicentine del CAI, porremano al martello insieme con altre autori-tà presenti. Seguono gli interventi di chi harealizzato il centro e le testimonianze diuna delle guide, dei responsabili dell’OMGe della Escuela de Guias de Alta MontagnaDon Bosco de los Andes. Sotto lo zaino e lapiccozza di Casarotto e a un grande ritrat-to con Don Bosco appesi alla parete ascol-tiamo il racconto di quanto sia importantequesta opportunità di formazione e di lavo-ro per i giovani del posto. Lavoro che nonsignifica soltanto denaro, ma educazione,convivenza, responsabilità, rispetto.L’Operazione Mato Grosso ha lasciato lasua benefica impronta In tutto il Paese rea-lizzando scuole, case, centrali elettriche,anche con il contributo delle sezioni vicen-tine del CAI. Questi ragazzi peruviani sonopronti per accompagnare chiunque deside-ri su per queste montagne magnifiche.

La loro grande sfida è poter lavorare,mettere in pratica ciò che hanno imparato.Sta a noi ora far conoscere queste oppor-tunità, la grande bellezza naturale delleCordigliere Peruviane, il ricco patrimonioculturale e storico del paese, la gentilezzaospitale delle popolazioni andine.

Sabina Bollori

Vicepresidente della Sezione

di Recoaro Terme

Ande Nuova struttura dedicata a Casarotto

A Marcarà, tra gli splendoridella Cordillera Blanca,l’iniziativa realizzata con ilcontributo delle sezionivicentine del CAI rappresentauna notevole opportunità perle giovani guide locali

Un altro “miracolo”dell’Operazione Mato GrossoCosì appare a Marcarà la moderna costruzione cheospita il Centro di andinismo dedicato all’alpinistavicentino Renato Casarotto. All’inaugurazione hapartecipato il sacerdote valtellinese Ugo De Censi,fondatore dell’Operazione Mato Grosso cui si devela realizzazione dell’iniziativa con il determinantecontributo dei volontari italiani.

2 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

■ Torna a Torino (Lingotto Fiere) dal 23 al25 ottobre l’esposizione biennale“Alpi365 - Montagna Expo”(www.alpi365.it).

■La ventitreesima edizione di Sondriofestival, mostra internazionale deidocumentari sui parchi, è in program-ma dal 5 al 10 ottobre. Info: tel0342.526260 - email: [email protected]

■ Giovedì 15 ottobre appuntamento conl’americano Chris Sharma, enfantprodige dell’arrampicata americana,alla Sala Ticozzi di Lecco a cura delGruppo Gamma e della Sezione UOEI

■ La medicina si ritrova a Viterbo, HotelSalus e delle Terme, il 23 e 24 ottobre,per il convegno “Progressi in medicinadi montagna”, organizzato dallaSocietà di medicina di montagna.

■ A Trento dal 27 settembre al 4 ottobre115° Congresso della SAT organiz-zato dalla SUSAT. Il dibattito congres-suale ha per tema il 4 “Giovani e mon-tagna. Spazi – Percezioni – Valori”

■ In occasione di “Bergamo Scienza2009” la Sezione di Bergamo orga-nizza due conferenze faunistichepresso il Palamonti il 7 e il 14 ottobre.

■ Al Palamonti di Bergamo il 7 e 8novembre il Club Alpino AccademicoItaliano tiene l’annuale convegno.Tema: utilizzo dell’ossigeno e dopingalle alte quote.

Nasce il Centro di andinismo

Pro-memoria

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10Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 184 del 2.7.1948 - Iscrizione al Registro

Nazionale della Stampa con il n.01188 vol. 12, foglio 697 in data 10.5.1984

Lo Scarpone è stato fondato nel 1931 da Gaspare Pasini

La redazione accetta articoli, possibilmente succinti, compatibilmente con lo

spazio, riservandosi ogni decisione sul momento e la forma della pubblicazione.

Il materiale da pubblicare deve essere in redazione, possibilmente per posta

elettronica o con supporti informatici, entro l’ultimo giorno del mese.

Club Alpino Italiano fondato nel 1863

Presidente generale: Annibale Salsa

Vicepresidenti generali: Valeriano Bistoletti, Goffredo Sottile, Vincenzo Torti

Componenti del Comitato direttivo centrale: Lucio Calderone, Francesco Carrer, Gianfranco Garuzzo

Consiglieri centrali:Alberto Alliaud, Flaminio Benetti, Ettore Borsetti, Sergio Chiappin, Antonio

Colleoni, Enzo Cori, Massimo Doglioni, Luca Frezzini, Franco Giacomoni, Ugo

Griva, Luigi Grossi, Aldo Larice, Claudio Malanchini, Lorenzo Maritan, Vittorio

Pacati, Giovanni Maria Polloniato, Elio Protto, Luigi Trentini, Sergio Viatori

Revisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e

Finanze), Luigi Brusadin, Roberto Ferrero (supplente)

Probiviri nazionali:Silvio Beorchia, Vincenzo Scarnati, Tullio Buzzelli, Tino Palestra, Lucia Foppoli.

Past president:Gabriele Bianchi, Leonardo Bramanti, Roberto De Martin

Direttore: Paola Peila

Il Club Alpino Italiano è membro e socio fondatore di:

2 Cordillera BlancaNuovo centro di andinismo di Sabina Bollori

4 Primo pianoCampagna per la sicurezzaContributi di Annibale Salsa,

Elio Guastalli, Maurizio Dalla Libera,

Vinicio Vatteroni

7 Materiali e tecnicheDal computer alle vette

8 I nostri cariMatteo e Giacomo di Dalla Porta-Xydias e Delisi

9 Penne nereIncontro con Nelson Cenci

10 RassegneIl 12° Cervino CineMountaindi Michele Mornese

11 Guide alpineIntervista a Sertorelli

12 EventiIl 12° Pelmo d’orodi Enzo Voci e Silvana Rovis

13 EsperienzeVado al Polo Sud e torno

14 PersonaggiMauri, esempio di stileIndimenticabile Jurekdi Mario Corradini

18 Ferrovie alpineLungo i binari della Vigezzina

18 ArgomentiTra montagna e città

20 IstituzioniLa Fondazione Angelini

29 ScrittoriIl GISM compie 80 anni

30 StrategieIn montagna con i piccolidi Paola Favero

32 StatisticheMeno rifugi, più bivacchidi Franco Bo

34 DibattitiBotta e risposta sul Torredi Aste e Salvaterra

Rubriche2 PRO-MEMORIA 16 FILO DIRETTO 18 TRENOTREKKING 36 QUI CAI 40 NEWSDALLE AZIENDE 41 VITA DELLE SEZIONI43 PICCOLI ANNUNCI 45 CAI, SI STAMPI!46 LA POSTA DELLO SCARPONE 46 BACHECA 48 BOOKSHOP

SommarioFondato nel 1931 - Numero 10 - Ottobre 2009

Direttore editoriale: Vinicio Vatteroni

Direttore responsabile: Luca Calzolari

Coordinamento redazionale: Roberto Serafin

e-mail: [email protected]

CAI Sede Sociale 10131 Torino, Monte dei Cappuccini.

CAI Sede Legale 20124 Milano, Via Errico Petrella, 19

casella postale 10001 - 20110 Milano

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Sembra una consuetudine consolidata: anche questa stagioneestiva è stata accompagnata da molti commenti tesi a ricor-dare che la montagna è pericolosa, anzi, un killer incontenibi-le. Per quale motivo non si parla con altrettanto disappunto

degli incidenti stradali o dei morti per annegamento, è cosa difficileda capire. Nella sola Milano muoiono circa 80 persone all’anno perincidenti stradali, la maggioranza ciclisti o pedoni, i “deboli” dellastrada. eppure si cerca di incentivare l’uso della bicicletta.Evidentemente, ai fini della mera sicurezza, a Milano converrebbecircolare a bordo di un robusto carro armato. Viene da chiedersicome mai nessuno ha ancora sostenuto che girare a piedi per Milanoè da irresponsabili.

Di incidenti domestici e sul lavoro o di morti per annegamento inlocalità balneari molto si potrebbe dire. Meglio rinunciare a inoltrar-ci su questo percorso e tornare a parlare di montagna, dove le notiziedi incidenti drammatici sono per lo più riportate demonizzando lamontagna e criticando chi la frequenta con il mal celato obiettivo direalizzare uno scoop giornalistico.

Di fronte a disgrazie è sempre molto difficile parlare e spesso ilmiglior commento lo fa chi si limita a stare zitto. Il rispetto delle per-sone che, talvolta per errori grossolani, a volte hanno pagato cosìduramente è un fatto dovuto. Capire le dinamiche degli incidenti inmontagna è del tutto lecito quando il fine è la conoscenza, perchèquesti non si ripetano; in questo senso il mondo dei media potrebbeoffrire un prezioso ed efficace messaggio di informazione. Peròsarebbe bene cambiare rotta: smettere di parlare di pericoli e comin-ciare a parlare di prevenzione, ovvero di come le persone devonocomportasi per frequentare la montagna in sicurezza.

In montagna, così come in altri ambienti e anche nelle nostre attivi-tà di lavoro e di vita quotidiana, non è pensabile ridurre i pericoli a“rischio zero”: la montagna non è pericolosa per definizione e nelcontempo non può essere “messa in sicurezza” in modo assoluto.

L’uomo non è onnipotente: bisogna conoscere e rispettare i feno-meni della natura perché in alcune situazioni nessuna protezione“tecnologica” sarebbe possibile. In certi frangenti l’unica risorsa perevitare di finire nei guai è la saggezza, l’esperienza e la ricerca diragionevoli limiti d’azione. La montagna è un terreno eccezionale,che sa educare, e attraverso la sua frequentazione consapevole, limi-tando i rischi a livelli ragionevoli, fa crescere le persone, soprattutto

i giovani, contrastando i rischi moderni dell’alienazione del virtuale,della pericolosa abitudine di minimizzare le proprie responsabilitàper demandare a qualcun altro, o a chissà quale legge o istituzione,l’obbligo di garantire la nostra incolumità in ogni situazione.

In definitiva, la prevenzione è un fatto di cultura personale. Un per-corso non facile che può essere intrapreso solo con grande passionee una buona dose di modestia. Meglio in compagnia di un amicoesperto, di una guida alpina o, in modo ancora più efficace, attraver-so la condivisione delle esperienze maturate nelle attività del ClubAlpino Italiano. Purtroppo invece, anche in montagna, il “fai da te” vaper la maggiore, il che non è una buona regola.

Gli interventi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologicodel CAI (CNSAS) mettono in evidenza che non è solo l’alpinismo l’at-tività soggetta ad incidenti: l’escursionismo, lo sci in pista, la resi-denza in alpeggi, il turismo montano, la ricerca dei funghi, il lavoro inmontagna sono voci che ricorrono frequentemente. Il Soccorso alpi-no è chiamato, per legge dello Stato e come ente di pubblica utilità, afare prevenzione, così il CNSAS ha avviato da tempo il progetto“Sicuri in montagna” che consiste in azioni di carattere soprattuttoinformativo indirizzate a tutti i frequentatori della montagna, forre egrotte comprese.

4 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

Primo piano La campagna per la sicurezza del Club Alpino Italiano

La montagna è splendida, godiamocelaUn’immagine del Parco naturale Veglia e Devero che ogni anno attira con lesue meraviglie naturali migliaia di visitatori. In singolare contrasto con ilrafforzarsi di un turismo intelligente e preparato per affrontare con lamassima sicurezza, e con il contributo del CAI, ogni passeggiata alpina,cresce sui media un allarmismo non sempre giustificato, suffragato da unafunerea contabilità: da giugno ad agosto sarebbero state le 51 vittime dellamontagna, cifra ovviamente da verificare su fonti ufficiali. Da tempocomunque, e con molti meriti, il Gruppo di lavoro “Sicuri in montagna” delCorpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico fornisce agli utenti del sitowww.sicurinmontagna.it ([email protected]) le basilari indicazioni perla prevenzione degli incidenti nell’ambiente alpino.

Prevenire, la nostra missioneCome sottolinea il Presidente generale in queste pagine,“per chi opera, vive e frequenta la montagna (alpinisti,escursionisti, speleologi, guide, accompagnatori, residentie turisti), l’educazione alla sicurezza assume ruoliprioritari”. In questa prospettiva s’inquadra la Campagnapermanente di utilità sociale per la prevenzione degliincidenti in montagna di cui riferisce il responsabile dellacomunicazione Vinicio Vatteroni. Ed è sull’intensa efruttuosa attività del Club alpino legata alla prevenzione ealla formazione che si esprimono in questo dossier dueillustri specialisti: Elio Guastalli che da anni si battestrenuamente sotto le insegne del Corpo NazionaleSoccorso Alpino e Speleologico per dare vita al progetto“Sicuri in montagna”, e Maurizio Dalla Libera, presidentedelle Scuole di alpinismo, sci alpinismo e arrampicatalibera che da 70 anni operano per l’educazione allamontagna e la prevenzione dei pericoli che vi si celano.

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Al pari, il Club alpino Italiano, attraverso le sue molteplici attivitàdemandate alle sezioni, commissioni e scuole di ogni livello, è chia-mato a svolgere azioni di incentivazione dell’ambiente montano, diaccompagnamento e formazione rivolte alla frequentazione dellamontagna in sicurezza. Per tutti, tecnici del Soccorso alpino, accom-pagnatori e istruttori CAI, deve prevalere l’obbligo morale di condivi-dere, pur con le specifiche finalità, momenti sinergici indirizzati allaprevenzione degli incidenti superando, nello stesso tempo, retaggi dicampanilismo privi di senso. Coerentemente alle motivazioni chehanno dato origine alla sua nascita, “Sicuri in montagna” continueràa proporsi come catalizzatore di campagne di sensibilizzazione suiproblemi legati alla prevenzione degli incidenti in montagna, a 360° ein ogni forma di frequentazione, con il contributo di quanti vorrannocollaborare. Anche nei confronti di una casistica d’incidenti del tuttoparticolare, quelli che coinvolgono i cercatori di funghi, vittime di sci-volate causate il più delle volte dal famigerato uso di stivali di gomma(sono più i cercatori di funghi che perdono la vita per scivolata chele vittime per valanga). Ma si parla anche di escursionismo in sicu-rezza, di ferrate e altro ancora, senza demonizzare nulla o colpevo-lizzare nessuno. Ferma rimane comunque la convinzione che, eventiimponderabili a parte, spesso sono le persone a dimostrare superfi-cialità e presunzione, perché la montagna, se affrontata con la giustapredisposizione, in tutte le sue forme e in tutte le stagioni è sempli-cemente meravigliosa. Il prossimo appuntamento di carattere nazio-nale è programmato per il 17 gennaio con la giornata “Sicuri con laneve 2010”, aperta a quanti vorranno collaborare. Per contatti e mate-riale informativo sarà data notizia sul sito www.sicurinmontagna.it

Elio Guastalli

Responsabile “Sicuri in montagna” del CNSAS

L’esistenza di pericoli oggettivi nella frequentazione dellemontagne è un dato di per sé ineludibile. Il pericolo èlegato, infatti, alla imprevedibilità degli eventi e

accompagna la storia dell’uomo fin dalla sua nascita.Scongiurarne gli effetti dolorosi appartiene alla cultura magicae religiosa. La presenza di simboli protettivi costella, infatti, ilpaesaggio delle nostre montagne.

Con l’avvento della cultura scientifica e tecnologica, allacultura del pericolo si è sostituita la cultura del rischio legata,quest’ultima, alla prevedibilità e al calcolo. Diventa alloraprioritario calcolare e prevedere ciò che può succedere suterreni e in ambienti intrinsecamente pericolosi. La prevenzionee la sicurezza devono entrare, a pieno titolo, nel bagaglioculturale degli uomini d’oggi. Per chi opera, vive e frequenta lamontagna (alpinisti, escursionisti, speleologi, guide,accompagnatori, residenti e turisti), l’educazione alla sicurezzaassume ruoli prioritari. Per queste ragioni, il Club Alpino Italianonon può non farsi parte attiva nel promuovere campagne diinformazione e di formazione rivolte sia ai propri soci che a tuttii “portatori di interessi” sulle terre alte. Le parole guidadovranno essere perciò, secondo un ordine di prioritàlogicamente consequenziale: “conoscere”, “prevedere”,“calcolare”, “agire responsabilmente”. È l’augurio e ilmessaggio che desidero lanciare attraverso il progetto di questacampagna “Sicuri in montagna”.

Annibale SalsaPresidente generale del Club Alpino Italiano

Sicurezza e cultura del rischio

Conoscere, prevedere, calcolare

La Commissione nazionale Scuole diAlpinismo Scialpinismo eArrampicata libera, dal 1927, anno dicostituzione nella sua prima configu-

razione, promuove e favorisce lo sviluppodell’alpinismo, dello scialpinismo e dell’ar-rampicata libera in tutti gli aspetti tecnici eculturali, con particolare attenzione ai pro-blemi della prevenzione degli infortuni.Oltre a curare l’attività delle scuole e la for-mazione degli Istruttori, indirizza tecnica-mente e moralmente l’attività alpinisticadelle sezioni e dei singoli soci, collabora

con gli altri OTC per il conseguimento del-l’uniformità didattica, attua ogni iniziativache possa favorire la divulgazione delleattività alpinistiche nel rispetto della sicu-rezza in montagna.

Per “attività alpinistica” si intendono leseguenti tipologie di attività: percorsi suvie ferrate, progressione con l’impiegodella corda, arrampicata in montagna,arrampicata in palestra indoor come attivi-tà propedeutica e in falesia, attraversamen-to di un ghiacciaio, frequentazione di pen-dii innevati aventi inclinazione superiore a25° con sci, snowboard, racchette da nevee percorrenza di itinerari su neve che sisvolgono in prossimità di pendii ripidi ecome tali soggetti al pericolo di valanghe;sono inoltre parte integrante dell’attivitàalpinistica tutte le manovre di autosoccor-so richieste dai vari ambienti (percorsoattrezzato, parete di roccia, ghiacciaio,pendio innevato, falesia, ricerca di travoltida valanga).

Si tratta di attività che, se svolte da ope-

ratori e utenti non adeguatamente prepara-ti, presentano un grado di rischio di inci-dente non trascurabile; pertanto a coloroche intendono dedicarsi all’insegnamentoviene richiesto prima un adeguato curricu-lum personale, di partecipare a un periododi tirocinio da svolgersi presso la scuola, incui acquisire una formazione tecnica e cul-turale, e di mantenersi in costante efficien-za in modo da essere sempre all’altezzadelle responsabilità che si dovranno assu-mere.

In Italia sono attive 180 scuole in cui ope-rano circa 720 istruttori nazionali, 1700istruttori regionali e 3000 istruttori sezio-nali. Ogni anno vengono organizzatimediamente 400 corsi che coinvolgonocirca 6000 allievi. La tipologia dei corsi chepossono essere svolti nelle sezioni è piut-tosto ampia: tre livelli di sci alpinismo edue di snowboard alpinismo, due livelli diarrampicata libera, otto corsi tra alpini-smo e ghiaccio. Gli obiettivi e i contenutidi ciascun corso sono ben dettagliati

In Italia sono 180 le scuole delCAI in cui operano circa 720 istruttori nazionali, 1700istruttori regionali e 3000istruttori sezionali. Ogni annovengono organizzati 400 corsicon circa 6000 allievi

70 anni dedicati all’educazione alla montagnae a un’intelligente prevenzione dei pericoli

Dove la sicurezza s’impara

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in modo che siano garantite su tutto ilterritorio nazionale uniformità di insegna-mento e medesime modalità di accompa-gnamento. Ciascun corso si articola inalmeno 7-8 uscite pratiche e in 8-10 lezioniteoriche; come si può notare si tratta diun’offerta formativa corposa, che impegnail partecipante per 2-3 mesi e non si limitaalla semplice dimostrazione di tecniche oalla illustrazione di contenuti teorici. Laconoscenza dell’ambiente e delle propriecapacità rappresentano gli elementi indi-spensabili per raggiungere un certo livellodi sicurezza.

Durante i corsi si fa istruzione e accom-pagnamento: l’istruzione ha lo scopo, tra-mite la ripetizione della progressione edelle manovre di autosoccorso, di far rag-

giungere al partecipante un certo grado diautonomia; l’accompagnamento divieneuna ovvia conseguenza in quanto le eserci-tazioni e le escursioni avvengono soprat-tutto in ambiente.

Da sempre il CAI opera a favore dellasicurezza e svolge attività di formazione eprevenzione su tutto il territorio nazionalea favore di soci e non soci; in particolare gliistruttori che operano presso la CNSASA sioccupano come detto sopra delle attivitàalpinistiche propriamente intese.

Non si ritiene un caso che più del 95%degli incidenti in montagna coinvolga nonsoci; da una prima lettura di questo datosignifica che i soci del Sodalizio sono suf-ficientemente informati e preparati dapoter evitare i pericoli. Vuol dire anche che

il modello di educazione alla montagna e diprevenzione proposto dal CAI è efficace;ciò che bisogna fare quindi è attivare ini-ziative di sensibilizzazione e di educazioneche possono essere promosse dal CAI esostenute dalle singole Regioni. Il CAI hastrutture, capacità e competenze tali dapoter svolgere una importante attività diprevenzione rivolta a tutta la collettività.

Maurizio Dalla Libera

Presidente CNSASA

6 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

Afronte del susseguirsi degliincidenti in montagna, il CAI haritenuto necessario promuo-

vere, ed è in corso dall’inizio diquest’anno, una “Campagna perma-nente per la prevenzione degliincidenti in montagna” supportando ilprogetto “Sicuri in Montagna”(www.sicurinmontagna.it) del CorpoNazionale Soccorso Alpino eSpeleologico del CAI (CNSAS) peruna diffusione sempre maggiore dellacultura della prevenzione nei varicampi specifici della frequentazionedell’ambiente montano e all’adozionedi adeguate e opportune misurepreventive.

È necessario proseguire su questastrada con nuovi sforzi, nuovedisposizioni, nuovi slanci puntandosull’informazione e formazione perportare la cultura della prevenzione alivello di ogni singolo individuo, fruitoredi questo ambiente affascinante, inun’ottica di auto-responsabilità percontribuire all’auspicato abbattimentodel fenomeno infortunistico.

Affermare la cultura della preven-zione è un imperativo categoricosenza il quale è ben difficile poterpensare di porre un freno alladrammatica piaga degli incidenti inmontagna.

A tal fine si invitano i Gruppi regionalie le Sezioni del Club Alpino Italiano aperseguire l’obiettivo di contribuire alladiffusione sul territorio di questacampagna di utilità sociale.

Sul sito web del CAI (www.cai.it) èscaricabile la locandina (in formatoPDF); per informazioni sulla campa-gna è stata creata un’area appositacontrassegnata da un bottone aran-cione.

Vinicio Vatteroni Responsabile della comunicazione

Direttore editoriale della stampa sociale

L’impegno del CAI

Una campagna di utilità sociale

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Inaugurato in dicembre (LS 2/09), il Laboratorio materiali e tecni-che del CAI che si trova nella zona industriale di VillafrancaPadovana, a una quindicina di chilometri da Padova, è considera-to un centro di eccellenza unico al mondo per la sicurezza di chi

arrampica. Ma chi realizza le apparecchiature necessarie per ottene-re il meglio dai test? Nessun mistero. E’ Enrico Volpe, ingegnere mila-nese e istruttore nazionale di sci alpinismo, il tecnico che ha proget-tato e realizzato la struttura di acciaio dove si realizzano le prove dicaduta e di trazione.

Socio della Sezione di Pieve di Cadore alla quale è rimasto affezio-nato fin dai tempi in cui ancora ragazzo compiva le sue prime espe-rienze alpinistiche, Volpe offre da tempo al grande tema della sicu-rezza il suo contributo non solo di tecnico ma anche e soprattutto diappassionato della montagna. Lo fa silenziosamente, come è sua con-suetudine, ma con grande determinazione. A spingerlo nel 2003,

insieme con alcuniamici del Soccorsoalpino, a offrire ilsuo contributo alprogetto “Sicuri inmontagna” fu unevento infausto: lamorte sotto unavalanga della mogliePatrizia Pagani il cuisalvataggio fu reso par-ticolarmente problematicodall’affollarsi nella zona di estra-nei al gruppo di cui la sfortunataPatrizia faceva parte.

Ogni anno da allora, con i determinanti contributidella Sottosezione milanese Falc di cui è socio dal 1988, del Corponazionale soccorso alpino e speleologico, delle guide alpine e dellaCommissione lombarda materiali e tecniche, l’ingegner Volpe orga-nizza dal punto di vista logistico una dimostrazione aperta a tuttisulle nevi della Valsassina. Il suo coinvolgimento nel laboratorio diPadova nasce invece da un incontro con i tecnici della Commissionecentrale materiali e tecniche. Bisognava nel 2006 trasferire il tralicciodel Dodero per i test sulle corde da un padiglione dell’Università diPadova alla nuova sede di Villafranca e occorreva trovare un sistemaper ricollocare il macchinario giovandosi di una struttura adeguata.Pane quotidiano per Volpe che nella vita fa l’ingegnere civile ed è frai maggiori specialisti di strutture in acciaio e cemento armato.

“D’intesa con i colleghi ingegneri Carlo Zanantoni e VittorioBedogni e con il presidente della commissione Giuliano Bressan”,racconta, “predisposi un modello con un programma di calcolo piut-tosto sofisticato. Il problema era evitare le vibrazioni nocive cheavrebbero ridotto l’efficacia dei test. All’inizio mettemmo a fuoco unprimo traliccio a quattro metri e mezzo da terra, che consente provedi trazioni mediante un particolare pistone. Poi con un pianerottolodi lavoro collegammo questa prima struttura con quella del Doderoin cui scorre la massa destinata al collaudo delle corde da arrampi-cata. Abbiamo così riadattato i disegni originali fino a ottenere unprogetto esecutivo realizzato da un’azienda di Padova. Anche comesocio CAI mi sono sentito coinvolto in questa esperienza. Che potreb-be avere un seguito in Valsassina tra Ballabio e il colle Balisio doveho proposto di attrezzare una parete naturale, alta più di 40 m e conuna struttura atta a consentire delle grandi cadute, che potrebbediventare un polo europeo della sicurezza in montagna”.

“Perché”, conclude, “ci sono ancora molte sperimentazioni da fare,essendo i materiali in continua evoluzione. Anche se mi rendo contoche in tema di sicurezza c’è molto da lavorare soprattutto agendo sul-l’atteggiamento di chi va in montagna, spesso indifferente ai messag-gi che vengono dalla montagna stessa, come è avvenuto l’invernoscorso per tante vittime delle valanghe. Ma mi rendo conto che suquesto tema ci dovrebbe essere un maggior coordinamento, e sopra-tutto meno voglia di primeggiare per acquisire benemerenze”.

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Materiali e tecniche I segreti del nuovo laboratorio del CAI

Enrico Volpe, ingegnere civile e istruttore nazionale di scialpinismo, è l’artefice del traliccio d’acciaio a VillafrancaPadovana che sorregge il Dodero, apparecchio indispensabileper un efficace collaudo delle corde da arrampicata

Progettare sicurezza

Dal computer alle vetteL’ingegner Enrico Volpe nelle Alpi Retiche durante la classica traversata della“Corda Molla” sul Disgrazia. Dal 2003 il tecnico milanese, istruttore nazionale di scialpinismo, si dedica al progetto “Sicuri in montagna” e offre il proprio contributovolontario alla Commissione centrale materiali e tecniche. Nella foto in alto untraliccio progettato da Volpe per il nuovo laboratorio di Padova.

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Da tempo - tanto tempo, troppo tempo- aveva dovuto rinunciare alla mon-tagna. E non a causa degli anni, ine-sorabili - non ti accorgi di questo

pesante fardello, sempre più pesante, che tigrava progressivamente il corpo e la mente;e cerchi di ignorarlo, attribuendo la maggio-

re difficoltà a motivi occasionali: quel parti-colare impegno che ti ha affaticato, o il lievemalanno che ti ha afflitto, oppure l’avversadisposizione mentale...Ti sforzi di afferrarti aquesti cavilli come un tempo felice ti aggrap-pavi ai radi, minuti appigli per superare inparete un passaggio particolarmente ostico.

Non erano stati gli anni, anche se avevidovuto abbassare il livello dell’impegno –pedaggio inevitabile dell’età avanzata - mal’ascensione, pur meno lunga e difficile, tipermetteva sempre il contatto con la natura,il rapporto con la montagna, amore della tuavita. Ti concedeva di toccare ancora unavetta. Una che si confondeva, si assommavacon le mille raggiunte nella tua esistenza dialpinista, tanto da conglobarsi in un unico,simbolico vertice. Dal quale potevi guardarepiù da vicino il cielo.

Non erano stati gli anni a precluderti la viadell’Alpe, ma un male ben più insidioso, cru-dele: la perdita in tempi brevi del bene piùprezioso elargito all’uomo: la vista.Dapprima si era bruscamente indebolita,relegandoti prigioniero nella tua casa; leimmagini, i colori, gli esseri, gli oggetti, imonti, il cielo solo ombre sempre più tenui,imprecise. Più scure.

Avevi lottato come sapevi fare in montagnaallo scatenarsi improvviso d’ una tempesta o

in parete al presentarsi inatteso di un trattodi estrema difficoltà. Non ti eri arreso, nonavevi ammesso di soggiacere al male, nonvolevi abbandonarti all’isolamento disperatoche comportano il vuoto, il grigio. Sei rima-sto partecipe a quel mondo della montagna edell’alpinismo che per te non era stato sem-plice podio di esibizione individualistica, mamotivo, fonte di vita.

Così, non potendo partecipare di persona –anche per delicato senso di pudore – man-davi relazioni scritte alle manifestazioni cheavevano richiesto la tua partecipazione.Perché eri un personaggio importante: acca-demico e uno dei rarissimi soci onorari delCAI. Alpinista che aveva segnato una paginaessenziale nella storia delle Marittime.Ricordo ancora le tue lettere, con l’alta gra-fia inclinata, perché segnata quasi al buio. Letue lettere così importanti per me, la nostracorrispondenza regolare, frequente, anchese le mie risposte dovevi fartele leggere dal-l’amico Mauro.

Poi anche quel barlume di vista si è spento,le ombre vaghe – più simboli che immagini –perdute, inghiottite dall’oscurità totale. Haidovuto abbandonare la tua abitazione, fartiricoverare in casa di cura. L’intera giornatasenza fine, le notti interminabili, confortatosolo dalle visite dei tuoi cari. E di Mauro, l’a-mico fedele che ogni mercoledì veniva a tro-varti. E con lui potevi ancora parlare di mon-tagna, di salite, perché i monti e le ascensio-ni del tuo passato dorato ti erano rimasti nelcuore e illuminavano con luce d’amore letenebre che ti opprimevano da fuori e dadentro. Ogni mercoledì, approfittando dellapresenza dell’amico mi telefonavi, perché iocontinuavo a scriverti e Mauro ti leggeva lemie lettere. Non lo facevo per pietismo oaltruismo. Perché non ero io ad aiutare te,ma tu che aiutavi me. Infatti malgrado la ter-ribile condizione, avevi mantenuto sempreuna serenità assoluta; tanto elevata da supe-rare pena, sofferenza, disperazione.

Serenità che solo l’amore per la bellezza, lanatura, gli amici può dare. Amore per la luceInfinita che nessuna tenebra può offuscare.

E io ti raccontavo i miei tormenti, i mieidubbi che risolvevi non solo con le parolegiuste, ma pure con l’aura di serena bontàche sentivo sempre aleggiare in te.

Matteo, non udirò più al telefono la tuavoce un po’ stanca, rotta, ma densa di affet-to e d’umana comprensione. Non potrò piùconfidarti le mie debolezze e le gioie per l’af-fermazione dei nostri ideali di spiritualità.Vorrei tanto che le buone parole, l’eticasuperiore che mi hai regalato restino incise

“Troppo spesso ignorato”Qui a fianco Matteo Campia con il diploma di socioonorario del Club Alpino Italiano ricevuto a Cuneonel 1996. “E’ stato troppo spesso ignorato perchémodesto, schivo”, scrive di lui Spiro Dalla PortaXydias. “Ha salito montagne, scalato pareti, apertovie nuove non alla facile ricerca di riconoscimentiufficiali, ma per intima passione”. Nell’altra foto unprimo piano di Giacomo Priotto che ha ricoperto lacarica di presidente generale del CAI.

Matteo, campione di modestiaI nostri cari Ricordo di due grandi amici del CAI

Matteo Campia e Giacomo Priottorivivono in queste pagine attraverso iricordi di due personaggi che hannoconosciuto da vicino, con amicizia edevozione, la loro nobiltà d’animo e lostraordinario amore per la montagna.Di Campia, spentosi in luglio a Cuneo(LS 9/09), riferisce Spiro Dalla PortaXydias che nel ‘96 gli dedicòall’assemblea dei delegati la“laudatio”, immancabile preludio allanomina a socio onorario. Priotto, asuo tempo presidente generale delCAI, è stato recentemente ricordato aun anno dalla morte con unacerimonia al rifugio Città di Fiume. Edè Bruno Delisi, tra i protagonisti nellavita culturale del CAI, a dedicargli unparticolare ricordo.

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nel mio spirito ad aiutarmi in questo mio ulti-mo arco di vita. E sapere essere degno del-l’amicizia che mi hai saputo dare.

***Accademico e socio onorario del CAI,

Matteo Campia è stato sommo alpinista,eccelso scalatore, anche se mai gratificatocome dovuto per i suoi grandi meriti. Troppospesso ignorato perché modesto, schivo.Perché ha salito montagne, scalato pareti,aperto vie nuove non alla facile ricerca diriconoscimenti ufficiali, ma per intima pas-sione. L’autentico valore non si misura conarticoli di giornali o interviste televisive. Maattinge alle più alte vette: quelle della bontà edell’elevazione spirituale.

Spiro Dalla Porta Xydias

Giacomo,trasparenzae ottimismo

Ho letto con commozione quanto pub-blicato dallo Scarpone in ricordo del-l’indimenticabile Giacomo Priotto.Alle nobili parole di Roberto De

Martin e Italo Zandonella Callegher vorreiaggiungere anche una mia testimonianzaavendo a lungo frequentato Giacomo comecaro, saggio e intraprendente amico. Innanzitutto non posso dimenticare che egli è statoil mio presidente generale nel periodo in cuiho guidato la sezione romana. Se in questoperiodo è stato possibile realizzare alcuneiniziative di rilievo lo dobbiamo anche al suosostegno, al suo incoraggiamento, ai suoiconsigli e in definitiva al suo modo traspa-rente di infondere ottimismo e sicurezza.

Mi riferisco in particolare all’assemblea deidelegati, alla costruzione e alla gestione dellaprima palestra artificiale della capitale, alprimo seminario di arrampicata sportiva, ini-ziative portate a termine con successo rispet-tivamente presso l’Auditorium del palazzoconfindustriale, nella Piazza della Palla delForo Italico e presso la Scuola del CONI.

Il suo apporto decisivo e la sua fattiva vici-nanza non sono venuti meno durante i tantianni da me dedicati, insieme a molti validis-simi soci, al servizio del nostro Sodalizio nelgruppo di lavoro CAI CONI, nel Festivalinternazionale del cinema di montagna, nellaproduzione, durata circa dieci anni, dellaserie “Alpi” per la regia di Folco Quilici.

Nel chiudere desidero ricordare la moglieLalla che con lui ha condiviso anche questodifficile percorso civile, e la sua gentile egenerosa comprensione per la nostra “follia”.

Bruno Delisi

Da una parete nella taverna, fra tantisouvenir, gagliardetti, rustichesculture di legno, sorride MarioRigoni Stern in divisa di alpino.

Comprensibile che l’indimenticabile “ser-gente nella neve” occupi un posto privile-giato nel sancta sanctorum del tenenteNelson Cenci. Fu nel 1942 sul fronte delDon che nacque l’amicizia con RigoniStern. Sono passati più di sessant’anni e lascena è vivida nella memoria. “Il tenenteCenci aveva una tana bianca scavata nelgesso, mentre le nostre erano nere”, rac-contò lo scrittore di Asiago. “C’erano den-tro un lettino ben rifatto, con le copertepulite e senza una grinza, un tavolo consopra una coperta da campo, alcuni libri, eil lume a petrolio che pareva un sopram-mobile. Vicino all’entrata, in una nicchia,una fila di bombe a mano rosse e nereparevano fiori. Presso il lettino, appoggiatoalla parete, il moschetto lucido; accanto aquesto l’elmetto sospeso ad un chiodo. Perterra non vi era un filo di paglia o una ciccadi sigaretta”.

Cenci regalò con un sorriso un pacchettodi Africa al sergente maggiore che sarebbediventato uno dei maggiori scrittori con-temporanei e gli diede in prestito un libro.Oggi di libri ne ha scritti la bellezza di cin-que questo alpino novantenne che, ferito aNicolajewka, si guadagnò una medaglia

d’argento al valor militare sul campo. E dibenemerenze ne ha acquisite parecchieanche nella sua vita laboriosa di medico,specialista e libero docente in Clinica oto-rinolaringoiatrica.

Oggi nella Franciacorta, nella sua aziendaagricola “La boscaiola”, dove ogni annosotto la guida della figlia Giuliana si produ-cono 60 mila bottiglie di spumante, svento-la il tricolore. E capita di frequente che ilvecchio tenente riceva i tanti amici con iquali ha conservato legami tenaci, trascina-ti dalla fida penna nera Aldo Maero.

“Tutti noi amanti della montagna dovrem-mo dialogare di più e meglio”, ripete iltenente Cenci accarezzando il cappellosforacchiato dalle tarme. Con l’auspicioche i buoni rapporti con il Club AlpinoItaliano vadano ben oltre gli episodi di soli-darietà in cui soci CAI e ANA di norma col-laborano. Come è successo di recente frale macerie dell’Abruzzo martoriato.

Quei giorni sul Don con il Sergente nella neveNelson Cenci nella tenuta della Franciacorta(Brescia) con il vecchio cappello da alpino. Nellepagine del suo libro “Ritorno”, con la prefazione diMario Rigoni Stern, racconta la drammaticaesperienza sul fronte del Don. Medaglia d’argento,all’epoca tenente, Cenci ha dedicato la sua vita allamedicina e ora è un rinomato produttore di vini.

La montagna chiama!Penne nere Nelson Cenci sempre in prima linea

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Presieduto da Antonio Carrel, illustre guida del Cervino, codi-retto da Luisa Montrosset e Luca Bich, il XII CervinoCineMountain ha affrontato dal 24 luglio al 2 agosto temi col-legati alla montagna quali l’ambiente, la cultura e lo sport: la

sezione Cervinia Mon Amour è stata dedicata al glamour sportivo; lasezione Antropomount, che unisce antropologia e montagna, ha foca-lizzato l’attenzione sulle popolazioni dei monti marocchinidell’Atlante; l’Espace Montagne ha ospitato la libreria di montagna,l’emeroteca, le interviste verticali.

Tra gli eventi più significativi di questa edizione, che ha propostoeventi collegati all’Anno internazionale dell’astronomia, con un forterichiamo all’Universo a partire dall’immagine ufficiale della rassegna:il Monte Olimpo di Marte, la montagna più alta del sistema solare coni suoi 27.000 metri, segnaliamo la presentazione dell’ultimo volumedel presidente generale del CAI Annibale Salsa, l’incontro con i cam-pioni di sci della Valanga azzurra, le interviste con gli alpinisti SimoneMoro, Hervé Barmasse e Silvio “Gnaro” Mondinelli, gli incontri edi-toriali, tra i quali quello con Kurt Diemberger. E poi omaggi a grandi

esploratori e alpinisti, e l’after-festivaldedicato al filosofo Norberto Bobbio.

Organizzato dall’associazione cultura-le Strade del cinema in collaborazionecon il Comune di Valtournenche el’Assessorato al turismo, sport, com-mercio e trasporti della Regione auto-noma Valle d’Aosta, il festival ha pre-sentato film scelti tra quelli presentatinei più importanti festival internaziona-li dedicati alla montagna, l’esplorazionee l’avventura, anche con l’obiettivo didivulgare lavori qualitativi non semprevalorizzati nei circuiti tradizionali.

Donagh Coleman si è aggiudicato ilPremio Gran Prix col film “StonePastures”, mentre il premio per ilmiglior film d’alpinismo del Club AlpinoItaliano è stato vinto da Andreas Nickele Jürgen Czwienk con il film “To theThird Pole”.

UNA STORICA FUNIVIA “Rosà 70”, prodotto da Cervino

CineMountain, ha celebrato il settantesi-mo anniversario della funivia delPlateau Rosà, in collaborazione con laCervino Spa. Il 4 marzo 1939 venivanocompletati I lavori iniziati nel 1936 conla costruzione della linea Breuil-PlanMaison e si inaugurava la nuova funiviadel Cervino, all’epoca la più alta del

mondo (con un dislivello di circa 1.400 m, supera i 3.000 m). Grazie aquelle opere realizzate dalla Società Cervino Breuil-Cervinia divenneuno dei centri internazionali più importanti per lo sci.

VALANGA DI SIMPATIA I campioni della Valanga azzurra Gustavo Thoeni, Piero Gros,

Franco Bieler, Paolo De Chiesa, Tino Pietrogiovanna, HelmutSchmalzl e Erwin Stricker hanno rivissuto a Cervinia le proprieimprese negli spezzoni di pellicola che scorrevano sullo schermo,con le vittorie e i trionfi di Thoeni, di Gros e degli altri, e le cadute di“Cavallo pazzo” Stricker che ci scherza su. “Eravamo una squadraunita”, ha ricordato Gros, “eravamo amici. Oltre a vincere ci siamoanche divertiti. Speriamo che lo sci sappia anche in futuro far diver-tire e amare lo sport”. L’evento condotto dal giornalista Carlo Gobbosi è svolto in collaborazione con la Rai sede regionale della Valled’Aosta. Sogni e passioni consegnati ormai alla storia, come pietremiliari. E che continuano, trent’anni dopo, davanti al pubblico diCervinia, con la “cerimonia delle orme”. A partire dalle impronte deipiedi dei campioni verranno realizzate fusioni da esporre nella viadello sci per conservare le orme dei grandi di questo sport.

“FORTE LEGAME CON IL CAI” “Unire cultura, economia e società. Questo è uno degli obiettivi di

Cervino CineMountain”, ha spiegato il presidente Antonio Carrel.“L’idea originaria, nata da me e dall’editore Vivalda, era creare anchenelle Alpi occidentali un festival di cinematografia di montagna. Ciinteressa parlare della montagna di oggi, non solo di quella di ieri. Di

Rassegne Il dodicesimo Cervino CineMountain

Il festival ha proposto eventi collegati all’Annointernazionale dell’astronomia, con un forterichiamo all’universo. A partire dall’immagineufficiale: il Monte Olimpo di Marte, la montagnapiù alta dell’intero sistema solare

Al centro dell’universo

“Una sfida che bisogna vincere”Annibale Salsa accanto a Luisa Montrosset a Valtournenche durante lapresentazione del volume “Il tramonto delle identità tradizionali. Spaesamento edisagio esistenziale nelle Alpi” (Priuli&Verlucca, 2007), nell’ambito della sezioneAntropomount della XII edizione di Cervino CineMountain. “Una cultura, unastoria e una tradizione antichissima. Di questo parliamo quando ci riferiamo allaciviltà alpina”, ha spiegato il presidente generale. “La nuova Europa”, haspiegato, “può far molto per restituire alle Alpi la loro antica centralità, ancheattraverso la Convenzione delle Alpi, la CIPRA e le politiche di sviluppo delle areemontane. Ma il futuro della montagna dipende soprattutto dall’iniziativa di chi viabita. E’ una sfida che bisogna vincere”.

Formidabiliquegli anniGustavo Thoeni con una delleCoppe del mondo vinte nellasua straordinaria carriera disciatore. Insieme con i colleghidella Valanga azzurra, il grandecampione di Trafoi haintrattenuto il pubblico delCervino CineMountainraccontando mille aneddoti.“Oltre a vincere, cidivertivamo”, ha commentatol’ex campione Piero Gros.

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chi la vive e sceglie di abitarvi, e del futuro che può avere. Attraversola cultura vogliamo richiamare un pubblico ampio, per sviluppareanche l’economia delle nostre valli, coinvolgendo sia i turisti sia lacittadinanza in modo che la rassegna venga vissuta in prima perso-na anche dagli abitanti. E forte è anche il nostro legame con il ClubAlpino Italiano. Il successo che il festival ha riscosso e continua ariscuotere ci conferma che l’intuizione originaria è giusta e ci stimo-la a migliorare sempre di più il nostro lavoro”.

“DIFFONDERE LA CONOSCENZA” “Cultura, alpinismo, aspetti ludici: in tutte le sfere che riguardano

la montagna, mi sembra giusto che emergano l’autorevolezza e ilcarisma della nostra associazione”, ha detto il presidente generale elCAI a Cervinia, “che vanta una lunghissima esperienza e una presti-giosa tradizione. Siamo già presenti, come co-fondatori, nelTrentofilmFestival, rassegna di cinematografia di montagna ormaistorica e di notevole rilievo che si svolge sulle Alpi orientali. Maabbiamo anche collaborato alla realizzazione di questa rassegna, ilCervino CineMountain, che invece copre il settore occidentale. Lanostra presenza come Sodalizio si allarga, man mano che la stessavoce delle Alpi si dilata, coprendo tutto l’arco alpino. Mi sembra siaun bene che i momenti di dibattito, di scambio culturale e di incon-tro si moltiplichino, perché ciò significa diffondere la conoscenza. Emi sembra interessante concentrarsi sulla dimensione locale,immergersi nel ‘qui e ora’ per capire problemi e opportunità di svi-luppo della terra che ospita il festival, ma nello stesso tempo riferir-si anche alla dimensione globale, alla realtà e alla vita di altri popolie di altre montagne”.

“Il montanaro di oggi non è più del luogo, autoctono”, ha dettoSalsa a conclusione del dibattito su “Identità tradizionali e identitàmigranti” cui hanno partecipato Ambrogio Artoni dell’Università diTorino, Rachida Adlani dell’associazione “Les Rayons de Soleil”,Andrea Alborno, fotografo, Enrico Camanni, scrittore. “Ha perso ilriferimento alla dimensione locale, fortissima nei pastori di untempo. L’identità è fluida, frutto di ibridazioni, di scambi e di rela-zioni, non è qualcosa di statico e assoluto. Tra i modi attuali di vive-re o di tornare a vivere in montagna, vi è per esempio il neo-rurali-smo, che si sta sviluppando soprattutto in Francia. Perché le terrealte possano dare un futuro a chi le abita, la tradizione, il passato, lamemoria degli antichi valligiani non devono andare perduti, ma tor-nare in forme nuove. Tradizione e rinnovamento devono procedereinsieme. L’antica cultura di montagna va adeguata alla modernità.Solo così essa potrà aiutare l’uomo a trovare, anche nel domani, ilproprio sentiero”.

PLURALITÀ DI CONTRIBUTI “Cervino CineMountain vuole offrire al pubblico una pluralità di

contributi e di punti di vista sul mondo della montagna”, ha spiega-to Luisa Montrosset, alla guida della rassegna con Luca Bich.“Significativa mi sembra inoltre la presenza femminile. Sono orgo-gliosa, come donna, di poter dire che Cervino CineMountain valo-rizza anche il contributo delle donne alla conoscenza e alla promo-zione della montagna, grazie agli incontri con registe o autrici”. Asua volta Bich ha spiegato come “Il mutamento ha investito anche levalli alpine, e con esse l’identità di coloro che le abitavano e che levivono ancora oggi. Per questo abbiamo parlato anche delle identitàtradizionali, del loro tramonto, e delle nuove identità ‘migranti’ dicoloro che si sono trasferiti a vivere negli alpeggi. Chi per scelta divita, chi invece per necessità di trovare un lavoro. Il nostro compito,oggi e in futuro, sarà proseguire nel realizzare una manifestazione disempre maggiore qualità e che incontri i gusti del pubblico”.

Michele Mornese

Valtellinese di Bormio, erede di unafamiglia di guide, Erminio Sertorelliè stato riconfermato per altri treanni alla guida dell’Associazione

guide alpine italiane (AGAI) e del Collegionazionale. Nel direttivo dal 1996, aspiranteguida alpina dal 1979 e guida alpina dal1982, oltre che maestro di sci dal 1976,Sertorelli svolge attività “in montagna” dasempre. È direttore della “Scuola di alpini-smo Guide alpine Ortler - Cevedale”.

“Questi tre anni sono stati impegnatisoprattutto nel consolidamento dell’attivi-tà svolta dai nostri predecessori. Abbiamolavorato in prima battuta sulla struttura delcollegio perché avesse una dimensione piùmanageriale. Confesso che uno dei mieiobiettivi è di continuare a fare la guida alpi-na evitando di diventare un topo d’ufficio.Finora ce l’ho fatta, o quasi...”

E per l’immediato futuro? “Stanno matu-rando iniziative che fanno ben sperare. Ilsettore peraltro è molto dinamico. Sono stati fatti cambi al verticenei collegi della Lombardia, del Piemonte, del Veneto e dell’AltoAdige. Forze fresche sono state com’è giusto inserite a vari livelli. Masempre dando continuità al lavoro, perché le cose non si possonocambiare da un giorno all’altro. Un grosso lavoro è stato fatto con laLiguria, per avviare l’istituzione di un collegio di Guide alpine in sin-tonia con le aspettative della Regione. E un dialogo fertile è statoinstaurato anche con gli organi centrali a Roma. Uno dei primi risul-tati è stata una rivisitazione della nostra legge ormai piuttosto data-ta. Dopo 25 anni molti aspetti erano da rivedere e ora siamo in unafase decisamente avanzata. Tutto questo è stato fatto in pieno accor-do con il CAI che ha condiviso le nostre esigenze, anche perché lenostre strade non possono che incrociarsi”.

Anche il lavoro della guida alpina sembra sempre più uscire dacerti canoni consolidati. “Perché”, spiega Sertorelli, “certe voltebasta semplicemente suggerire una data diversa sul calendario pervivere la montagna in un altro modo. Abbiamo sempre più richiestedestagionalizzate. E poi basta un po’ di iniziativa e l’avventura puòcominciare dietro casa, senza andare in capo al mondo”.

L’atteggiamento della guida alpina resta comunque sempre quello:rispetto per la libertà individuale di chi va in montagna. “Non hasenso nel nostro settore cercare di regolamentare tutto ad ognicosto, mettere limiti, soprattutto per un motivo di tipo culturale.Ognuno deve essere responsabile di quello che fa. Normare significasempre cercare la responsabilità di qualcun altro, e questo non vabene. E poi non si possono rinchiudere tutti quelli che vanno in mon-tagna in un recinto per controllarli meglio”.

Problemi di sicurezza? “Nel nostro andare in montagna c’è sempreuna certa aleatorietà benché siano migliorate la preparazione, leconoscenze tecniche e gli strumenti di previsione. Tuttavia a esporsipersonalmente ai pericoli sono soprattutto i superesperti, i fortissi-mi. Chi accetta di entrare in un meccanismo di tipo prestazionaledeve avvicinarsi ai propri limiti e il livello di rischio non può cheaumentare”.

Incontri Erminio Sertorelli

“Il settore èmolto dinamicoe diverse inizia-tive stanno maturando”,dice il presi-dente nazionaledelle guidealpine confer-mato per il prossimotriennio

La cordata delle guide

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Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi,ad Agordo, è andata in scena ladodicesima edizione del premioPelmo d’Oro, una tre giorni densa

di avvenimenti, vissuta dalla comunità conorgoglio e passione, sull’onda dei festeg-giamenti per il 140° anniversario della loca-le sezione del CAI - la più antica del nord-est e la quarta in Italia: una sezione, comeha ricordato il presidente generaleAnnibale Salsa, che rappresenta il primosimbolo della trasmigrazione verso nord-est del Sodalizio. “Il territorio montano vagestito da chi realmente ci vive. A noi ilcompito di educare le persone, a noi figlidella montagna”, ha detto il sindaco agor-dino Renato Gavaz aprendo la cerimonia dipremiazione di sabato 25 luglio. Resoomaggio al compianto alpinista GiulianoDe Marchi, con la proiezione del filmato dipremiazione del 2006 - molto toccante -sono stati quindi consegnati i premi di cuiriferisce Silvana Rovis in queste pagine.Soddisfazione è stato espressa da EmilioBertan, presidente del Gruppo regionaleveneto del CAI, evidenziando come ormaiil Pelmo d’Oro sia la più importante mani-festazione alpinistica regionale e sottoli-neando l’impegno della Sezione di Agordo.“È stata un po’ la nostra sezione madre enon ha mai perso quell’entusiasmo, quellagrinta, quella capacità di proporre anchepiccoli eventi e ricorrenze apparentementeminori”, ha detto Bertan. Un riconoscimen-to sottolineato dal presidente generaleSalsa. “È il secondo anno che partecipo aquesto importante evento, dove la monta-

gna diventa protagonista, patrimonio dadifendere e salvaguardare sia come benenaturale, la dolomite, sia sotto il profilodelle popolazioni che ci vivono. La scelta diAgordo per questa cerimonia acquista unvalore aggiunto per il Club Alpino Italianodal momento che questa sezione è la primanata 140 anni fa nel nordest. Noi del CAIsiamo presenti su tutto il territorio, a estcome a ovest, a nord come a sud, anche senei mesi trascorsi, forse proprio da questoterritorio, è emerso un certo senso di isola-mento, di lontananza. In realtà nel miocuore sono vicine tutte le sezioni, e Il fattodi essere qui ribadisce questa mia vicinan-za. Il Club Alpino Italiano non vuole esserepatrigno, ma un insostituibile padre pertutti coloro che amano la montagna”.

Enzo Voci

Ufficio Stampa CAI

I PREMIATIIstituito dalla Provincia di Belluno nel

1998, il Pelmo d’oro si avvale della collabo-razione del CAI e grande merito va ricono-sciuto a Lorena Viel e a Matteo Fiori che del-l’organizzazione si occupano tutto l’anno.

Il premio consiste in un’artistica riprodu-zione del Pelmo, opera dell’agordino GianniPezzei, mentre il premio speciale è operadell’artista Franco Murer. La giuria 2009 eracomposta da Sergio Reolon, Giuliano DeMarchi, Roberto De Martin, Soro Dorotei,Matteo Fiori, Ugo Pompanin, Italo Zando-nella Callegher.

Ma veniamo ai premiati di quest’anno,introdotti da Tiziana Bolognani, giornalistaoriginaria di Agordo, e dai filmati curati daZandonella Callegher in collaborazione conil Filmfestival di Trento e Telebelluno:■ Gianni Gianeselli per l’alpinismo in atti-

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Eventi Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, alla festa del Pelmo d’Oro

Qui nacquela storica sezione Nella foto di Silvana Rovis ipremiati. Nell’altra immagine diEnzo Voci il pubblico alla XIIedizione del “Pelmo d’oro” nellasala “Don Ferdinando Tamis” dellaComunità montana agordina.Agordo (611 m), capoluogo dellaVal Cordevole, ha notevoli tradizioniartigianali (quali gli occhiali) eminerarie (da qui partiva il ferro cheandava alla zecca dellaSerenissima). Ed è qui che nel1868 è nata la prima sezione CAIdelle Venezie (la quarta in Italia).

Agordo, culla del CAI

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 13

vità. Personaggio carismatico dell’alpinismobellunese, ha al suo attivo centinaia di sali-te, molte delle quali di nuova apertura, spe-cie sulla Schiara e sulle amate montagne diZoldo. Per decenni figura di riferimento nel-l’ambito del Soccorso Alpino Bellunese. ■ Richard Goedeke per la carriera alpini-stica. Uno fra i migliori alpinisti tedeschidella sua epoca, compilatore di prestigioseguide alpinistiche, alcune dedicate anchealle Dolomiti Bellunesi. È accademico delCAI, impegnato nella salvaguardia dell’am-biente alpino. ■ Mauro Corona per la cultura alpina.Artista originale che con matita, penna escalpello ha saputo dare voce ai monti ed inparticolare alle vicine Dolomiti. Salendo instile pulito, scolpendo e scrivendo di pano-rami bellunesi, ha realizzato l’obiettivo cheAntonio Berti riconosceva agli alpinisti:quello di saper unire l’azione alla contem-plazione.■ Premio Speciale 2009 alla Sezione

Agordina del CAI – Gruppo GIR –Stazione CNSAS Agordo. Protagonista daoltre 140 anni della storia dell’alpinismodolomitico, fucina di guide alpine e di figureleggendarie dell’alpinismo, culla del grupporocciatori Gir e della Stazione del Soccorsoalpino. ■ Menzione speciale-Campanula d’oro

alla famiglia Vascellari che per 50 anni hagestito il rifugio escursionistico “Capannadegli Alpini” in Val d’Óten (Calalzo diCadore). ■ Menzione speciale: riconoscimento aquattordici famiglie bellunesi (sette nelFeltrino e altrettante in Agordino e Comeli-co) per il trentennale impegno nell’attivitàdi alpeggio praticato con passione. Unmodo anche questo di produrre e tutelare ilterritorio.

È seguita un’esercitazione dimostrativadella stazione di Agordo del Soccorso alpi-no e speleologico sul campanile della chiesaarcidiaconale; quindi il pranzo sotto il ten-done sul prato del Broi. Nel pomeriggio, lan-cio di paracadutisti (a causa delle correntiavverse alcuni sono atterrati dall’altra partedella piazza). Ballo per tutti con il Gruppofolk “Ladin del Poi che bala”. Visite alMuseo mineralogico-paleontologico e alMuseo dell’ottica e dell’occhiale (Luxot-tica), nonché alla mostra fotografica“Memorie e momenti di alpinismo agordi-no” allestita dal CAI locale.

Silvana Rovis

Sezioni di Venezia e di Fiume

Un cinquantenne come tanti, amantedella montagna e forse con una mar-cia in più che ne fa un uomo d’azio-ne con un’incoercibile vocazione per

l’avventura. Non per niente è parente, siapure alla lontana, del grande alpinista EttoreCastiglioni di cui ricorre il centenario dellanascita. Marco Rigobon, commercialistamilanese, di scalate ne ha fatte tante nellasua vita di cittadino atletico con moglie edue figli, che dietro la scrivania ci sta (ilmeno possibile) scalpitando. Forse l’impre-sa che più lo ha impegnato sul piano orga-nizzativo riguarda il Vinson in Antartide, checon i suoi 4.897 m non è particolarmentecomplicato ma offre condizioni ambientaliestreme con temperature che toccano, setutto va bene, i quaranta sotto zero. Il budgetdella spedizione è stato l’anno scorso di 125mila euro, voli compresi affidati a un’orga-nizzazione americana. Troppi anche per unprofessionista di successo come Marco.

Tramite amici e d’intesa con DavideTosolini, un altro cinquantenne tosto, impre-sario edile della Brianza, è riuscito così acoprire una parte della somma divulgandotramite Internet il suo progetto battezzato“Antarctic Top and Heart” (www.antarctic-

topandheart.com).Missione compiuta. In Antartide, nel regno

dei ghiacci, Rigobon e Tosolini hanno recita-to fino in fondo il loro copione. Oltre a com-pletare la salita al Vinson, i due amici si sonoconcessi duecento chilometri con sci e slittafino all’agognata meta, la base AmundsenScott dove li attendeva per il rituale auto-scatto l’Antarctic Dome, la famosa sfera aspecchio simbolo del Polo Sud. Dieci ore algiorno di fatica con sci e zaino in spalla (oslitta al traino) non avrebbe potuto rispar-miarle ai due nemmeno il Padreterno. Ma idue lombardi sono di testa dura, e ce l’han-no fatta tra crepacci e saliscendi continui,notti in tenda e di primo mattino di nuovo inmarcia sfidando fatica e freddo.

L’unico disguido è stata l’imprevista lungaattesa dell’aereo russo per il ritorno in Cile,che per bufere e venti a oltre 120 km/h hatardato di dieci giorni bloccandoli alla basedi Patriot Hills, giorno di Natale compreso.“E non c’è niente di più tedioso che passaredieci interminabili giorni in tenda”, diceRigobon, “nel nulla cosmico, in mezzo allabufera e oltretutto non avendo più niente dafare, con tutto quello che invece c’è da farein ufficio. Ma anche questo fa parte del con-testo dell’Antartide, continente affascinantequanto ostile dove il tempo non conta”, con-clude l’alpinista tornato dietro alla scrivaniaingombra di pratiche. E con l’immancabileabito manageriale di grisaglia e la cravattaregimental, tanto per mascherare la sua veranatura di giramondo.

Pronto ovviamente a ripartire alla primaoccasione. ■

Alla scoperta del quinto continenteMarco Rigobon, commercialista milanese, qui a fianco al tavolo dilavoro e, sopra, in Antartide sulla vetta del Vinson con ilcompagno di avventura Davide Tosolini (a destra). L’Antartide è ilquinto continente in ordine di grandezza, dopo Asia, Africa,America settentrionale e America meridionale. Il 98% del suoterritorio è coperto da ghiacci con uno spessore medio di 1600metri e con le maggiori riserve di acqua dolce del pianeta.

Esperienze Dalla scrivania all’Antartide

Dopo la salita al VinsonMarco Rigobon,commercialista milanese, haraggiunto la base AmundsenScott insieme con il brianzoloDavide Tosolini

Vado al Polo Sud e torno

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Scrivere come Carlo Mauri. Vivere lestesse emozioni del grande lecchese.Trasferire sulla pagina le sensazioni ele emozioni da lui vissute in monta-

gna. Da 13 anni è quanto propone il premiodedicato al celebre alpinista e esploratore(1930-1982) i cui reportage in capo al mondocomparivano nelle pagine della gloriosaDomenica del Corriere. Ad aggiudicarsi que-st’anno il premio organizzato dal Gruppoalpinistico Gamma e dalla Sezione operaiescursionisti italiani (UOEI) di Lecco è statoFrancesco Algeri, quarantanovenne berga-masco, pianista accompagnatore al Conservatorio di Brescia, non-ché escursionista appassionato e scrittore per caso.

A ispirarlo è stata un’immagine pubblicata in gennaio sul mensileOrobie. La foto riguardava appunto Mauri ed era legata all’annun-cio del premio di narrativa. “Sapevo per sentito dire di Mauri”, rac-conta Algeri che ammette di non leggere d’abitudine libri di alpini-smo, “ed è stata la sua faccia gioviale di montanaro a convincermia partecipare. Una decisione presa d’impulso. Per la prima volta invita mia mi sono ripromesso di scrivere un racconto e di dedicar-glielo. Mi sono allora procurato con fatica alla biblioteca pubblicadue suoi volumi, ‘Quando il rischio è vita’ e ‘Il viaggiatore deisogni’, li ho letti avidamente e ho saputo di Mauri tutto ciò che miserviva per costruire il racconto”.

Il titolo del brano è “Primo giugno 1982”: l’anno a cui risale l’epi-sodio immaginato da Algeri. Un pianista, Pietro, affronta in solita-ria la traversata del pittoresco Sentiero Roma nelle Alpi Retiche.Ma giunto al passo del Barbacan un attimo di disattenzione, unascivolata e si trova in difficoltà. Per sua fortuna a portargli confor-to mentre cerca a fatica di rimettersi in cammino è Carlo Mauri inpersona, materializzatosi sul sentiero poco sotto. Tra i due s’in-staura subito un rapporto di simpatia. E dalla loro conversazioneemerge un particolare aspetto dell’alpinista che vive la sua espe-rienza con la stessa intensità di un concertista. Un tema caro, delresto, a una certa cultura alpinistica. “Ricordo la particolare curache aveva per le sue mani quando le posava sulla roccia”, ha rac-contato un giorno l’accademico roveretano Armando Aste a pro-posito dell’amico Cesare Maestri. “S’illuminava, si trasformavacome un grande artista quando tocca la tastiera di un pianoforte”.

“Un racconto molto ben scritto, profondo, commovente”, è statoil commento della giuria (Alberto Benini, don Agostino Butturini,Pino Capellini, Giuseppe Ciresa, Alessandro Gogna, GianniFodella, Eugenio Pesci, Roberto Serafin e Giorgio Spreafico, segre-tario Renato Frigerio) che si è espressa all’unanimità. La consegnadel premio, realizzato con il patrocinio e la collaborazione dellaPresidenza della Regione Lombardia, è avvenuta a Lecco venerdì

22 maggio con la partecipazio-ne dell’alpinista e scrittore inglese Andy Cave, vincitore a sua voltadel premio “Gambrinus “Giuseppe Mazzotti” per il libro “Impararea respirare”.

A rendere omaggio a Mauri, l’indimenticabile “Bigio” di tante sca-late con i Ragni di Lecco, conquistatore con Walter Bonatti delGasherbrum IV nel 1958, allievo prediletto di Riccardo Cassin,sono stati anche questa volta i tanti amici alpinisti che non lohanno dimenticato. La festa si è completata con la consegna deglialtri riconoscimenti. Secondo si è classificato Ezio Abate diGravedona (Como) con “Mshatra Peak, una vetta per due capita-ni”, terza Raffaella Scattaretica di Figino Semenza (Como) con“Più in alto della cima”, quarto Aldo Ridolfi di Tregnago (Verona)con “Uomini”, quinto Christian Pattaro di Appiano (Bolzano) con“Rock and roll, California!”. Per la sezione riservata agli studentidelle scuole superiori lecchesi il premio unico è stato attribuito aMartina Milani di Galbiate (Lecco) per “Un viaggio nella letteratu-ra, scalando il Resegone”. ■

Personaggi Omaggio a un grande dell’alpinismo

L’indimenticabile alpinista ed esploratore lecchese èconsiderato una continuafonte di ispirazione. Lo dimostra il premioletterario che gli è dedicato,giunto alla 13a edizione

Mauri, un esempio di stile

“Bigio”, un mitoCarlo Mauri (1930-1982),l’indimenticabile “Bigio”, fotografatoqui a fianco negli anni Ottanta dalnostro Roberto Serafin durante unascalata nelle sue amatissime Grigne. Nell’altra foto Francesco Algeri,vincitore quest’anno del premioletterario dedicato dal Gruppo Gammaall’alpinista ed esploratore leccheseche fu autore di indimenticabilireportage sulla Domenica del Corriere. Quarantanovenne bergamasco, pianistaaccompagnatore al Conservatorio diBrescia, Algeri si definisce unescursionista appassionato e unoscrittore per caso.

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24 ottobre 1989, parete sud del Lhotse. Ilpolacco Jerzy Kukuczka cade a pochi metridalla vetta. E’ la fine per uno dei più grandialpinisti, colui che in soli otto anni (dal 1979al 1987) scalò le quattordici vette sopra gli8000. Arrivò secondo, dopo ReinholdMessner, ma le sue scalate hanno un valoreaggiunto perché sulle grandi montagnedell’Himalaya ha aperto dieci nuove vie, eper ben quattro volte in inverno. E poi per-ché ha dovuto superare enormi problemieconomici e burocratici e perché si sentivain colpa verso la famiglia, come talvolta ècapitato ad altri grandi alpinisti.

Sua moglie e i suoi figli lo hanno comunquesempre amato e sempre lo rimpiangono e loricordano. Nella casa di montagna a Istebna,sui monti Beskidi, in una piccola stanza èstato allestito una sorta di museo dove sonoesposti riconoscimenti, fotografie e attrezza-ture. Tra i tanti cimeli le medaglie d’argento

assegnate dal Comitato olimpico nazionalenel 1988. Sempre nel 1988 l’ufficio postalepolacco ha stampato un francobollo percelebrare questo importante riconoscimen-to, con il ritratto di Kukuczka, la medaglia ele montagne himalayane.

Jurek (così lo chiamavano e lo chiamanogli amici) non si è mai montato la testa. Erauna persona molto credente e in ogni suascalata portava sempre una piccola croced’argento che gli aveva regalato sua madre.Era anche superstizioso: non ha mai scalatodi domenica o nel giorno 13 del mese.Diceva che l’alpinismo è simile al gioco degliscacchi; c’è posto per la creazione, per l’in-ventiva, per la rivalità.

Era un uomo straordinario, dal carattereforte, forgiato dalle fatiche, da ostacoli d’o-gni tipo. A Istebna si recano tante persone escolaresche per vedere la sua casa e ascolta-re la storia di un grande uomo. Per celebra-re i vent’anni dalla morte la famiglia organiz-za incontri con studenti e docenti delle scuo-le che portano il nome Jerzy Kukuczka(sono circa dieci), tra cui l’Università dellosport di Katowice. Si sta intando lavorandoalla ristampa di un libro, aggiornata e inte-grata di racconti inerenti il suo ultimo otto-mila. Da segnalare infine che vicino al villag-gio di Chiucung nell’alta valle del Khumbu,in vista del Lhotse per lui fatale, è stato eret-to un piccolo chorten con una lapide ricor-do. E probabilmente in autunno alcuni deisuoi famigliari si recheranno ai piedi delgigante himalayano per sentirsi più vicini alloro caro Jerzy.

Mario Corradini

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Kukuczka a vent’anni dalla morte

In Polonia si rende omaggio alconquistatore dei 14 ottomilaal quale è dedicato unsuggestivo museo e un piccolochorten nella valle del Khumbu

Papà Jurek, grande e indimenticabile

Per una curiosa coincidenza,nell’anno in cui la famiglia diKukuczka celebra la scomparsa

di Jerzy, due libri freschi di stampahanno per tema i complessi rapportiintercorsi tra alpinisti che sisottopongono a rischi mortali e i lorocari. Dopo “L’ossessione dell’Eiger” diJohn Harlin (LS 2/09) sul padre che nel1962 “firmò” la prima americana allanord del colosso di pietra, è uscito nellastessa collana dei Licheni(CDA&Vivalda, 231 pagine, 23 euro)“Mio padre Hermann Buhl”, scritto dallafiglia Kriemhild con la prefazione di KurtDiemberger che nel 1957 fu testimonedella morte del connazionale austriacoal Chogolisa. Il lucido racconto diKriemhild, rimasta orfana di padre a seianni, è di quelli che stringono il cuore.Probabilmente va letto come unomaggio alla madre Eugenie. Che,rimasta vedova, si è comportata inmodo eroico allevando da sola le trefiglie avute da Buhl. (R.S.)

L’eroismo di chi resta

I suoi cimeliLa moglie Cecylia quia fianco davanti adalcuni cimeli chericordano nel piccolomuseo (foto inbasso) i giorni grandidi Kukuczka. Allosfortunato alpinistapolacco dedica loscritto in questapagina l’alpinistatrentino MarioCorradini, suo grandeamico, che si è alungo prodigato perraccogliere fondi asostegno dellafamiglia.

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Torna a Torino (LingottoFiere) dal 23 al 25 ottobrel’esposizione biennale“Alpi365 - Montagna

Expo” (www.alpi365.it) organiz-zata dalla Regione Piemonte. Èdedicata in particolare a turi-smo, vivibilità, economia, sporte cultura. Il programma com-prende seminari, discussioni eproiezioni di video a cui parteci-peranno rappresentanti dell’al-pinismo e della cultura alpina,ma anche appuntamenti d’in-trattenimento, prove pratiche emomenti di animazione e dibusiness. Una novità di questaedizione è un mercato con pro-dotti dalle Alpi e spazi espositiviper il turismo e l’economia delleregioni di montagna.

Documentari■ La ventitreesima edizione diSondriofestival, mostra interna-zionale dei documentari sui par-chi, è in programma, con ilpatrocinio del CAI, nel capoluo-go valtellinese dal 5 al 10 otto-bre: Info: tel 0342.526260 -email: [email protected]

Dolomiti ■ In occasione della visita delPresidente della RepubblicaGiorgio Napolitano ad Auronzo,la Provincia di Belluno ha stam-pato 3000 copie del primodepliant informativo prodotto

dall’iscrizione delle Dolomitinella lista UNESCO. Il testo, scritto in italiano, tede-sco e inglese, riporta la “Dichia-razione di eccezionale valoreuniversale” così come espressadal World Heritage Committee aSiviglia il 26 giugno.

Chris

■ Giovedì 15 ottobre appunta-mento con l’americano ChrisSharma, enfant prodige dell’ar-rampicata americana, alla SalaTicozzi di Lecco. Il giovane sca-latore, autore di numerose sca-late di 9a non ancora ripetute,sarà ospite del gruppo Gammae della Sezione UOEI di Lecco.

Biodiversità■ Il 3 luglio presso il Circolodidattico naturalistico diBasovizza (Trieste) il WWF Areamarina protetta di Miramare e ilCircolo fotografico triestino

hanno presentato il concorso difotografia digitale “Storie dinatura, attimi di biodiversità”.Con il contributo e il patrociniodella Provincia di Trieste il con-corso, a partecipazione gratuita,riguarda tutti i lavori inerenti ilmondo naturale in genere. Ogniconcorrente può inviare un sololavoro per sezione attraversouna pagina dedicata on lineaccessibile dal sito dell’Areamarina protetta di Miramare,http://www.riservamarinamira-mare.it. Informazioni via mailall’indirizzo [email protected]

Superstar■ Davanti a un foltissimo pub-blico nel corso del IV Arco RockLegends 2009 all’americanoChris Sharma è stato assegnatoil 5 settembre il Salewa RockAward, mentre KilianFischhuber è stato premiatocon il riconoscimento LaSportiva Campetition Award. La decisione è stata presa dallagiuria internazionale compostadi ben 17 riviste specializzate.Una scelta per niente facile,soprattutto perchè le altre nomi-nation comprendevano alcunidei migliori climber mondiali:Dani Andrada, Markus Bock,Adam Ondra e Maja Vidmar perla roccia, e Johanna Ernst eAnna Stöhr per le competizioni.

Crolli

■ Grande attrazione per i turistil’estate appena trascorsa aMacugnaga (VB) sono stati icrolli dalla parete est. Come hariferito sulla Stampa TeresioValsesia, il grandioso spettacolodella montagna sconvolta daenormi frane che si susseguiva-no senza interruzione ha attiratoi curiosi armati di binocoli emacchine fotografiche nel pia-noro del rifugio Zamboni Zappa. Decisamente meno divertente ilcrollo lungo la via italiana alCervino (foto), che ha indotto ilsindaco di ValtournencheDomenico Chatillard a vietarnela salita. Per la stessa ragione il20 agosto è stata chiusa la viaitaliana alle Grandes Jorasses,minacciata dal crollo di gigan-teschi seracchi.

Himalaya■ Negli ultimi cinquant’anni latemperatura media sull’altopia-no del Tibet si è alzata di quasi1,5 gradi, mentre la massa dighiaccio in vent’anni si è ridottadell’8%. Secondo l’Accademiacinese delle scienze entro 30anni la maggior parte dei ghiac-ciai potrebbe sparire (da LaRepubblica, 21/8/09).

I colori del Tibet■ L’Agenzia di sviluppo turisticoAlta Valsassina informa che si èconcluso con successo il tour “Icolori del Tibet 2009” organizza-to in collaborazione con i mona-

Filo diretto Echi e notizie dal mondo della montagna

Grande affluenza di pubblico per ilconcerto di Vincenzo Zitello domenica2 agosto a Malga Pramper (1540 m) nel

Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, comeriferisce Mirta Amanda Barbonetti responsabileImmagine e comunicazione dell’associazioneculturale Verba Volant che ha organizzatol’evento. Da Pian De La Fopa un serviziogratuito di 18 jeep navetta è stato messo adisposizione dall’Amministrazione comunale,con la collaborazione della Comunità montanae il prezioso aiuto dei volontari della Protezionecivile. Un flusso ininterrotto di turisti di tutte leetà con passeggini e amici a 4 zampe assieme

ai numerosiescursionisti eai biker hatributato ilsuccesso diuna delle duetappe venete estive del noto compositore especialista di arpa celtica. L’evento è statoorganizzato con il contributo e patrocinio dellaProvincia di Belluno, del Parco nazionaleDolomiti Bellunesi, della Comunità montanaCadore Longaronese Zoldo, della Camera dicommercio, di Unicredit Banca e AICS, più inumerosi sponsor della valle zoldana.

Aria di montagna al Lingotto

Eventi

Le arpe di Zitello a Malga Pramper

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ci tibetani del monastero diGaden Jangtse (India), uno deimaggiori insediamenti della dia-spora tibetana. Proprio per aiutare questapopolazione di circa 2500 mona-ci l’agenzia è alla ricerca di unasede stabile in Valsassina da cuii monaci possano lanciare il loroappello all’educazione e allapace, in aiuto a tutto il popolotibetano. Per partecipare edessere aggiornati ci si può iscri-vere alla Newsletter (www.alta-valsassina.it, [email protected]) o contattare BarbaraSpazzadeschi 347 5884197.

Privilegiati■ Soggiornare in quota proteg-ge da infarti e ictus cerebrale.Gli abitanti della regione alpinasarebbero perciò sottoposti, inbase a una ricerca, a un minorrischio di malattie cardiova-scolari rispetto a chi abita inpianura. Fonte: http://www.welt

. d e / d i e - w e l t / w i s s e n / a r t i -c le4228936/Hoehenkl ima-schuetzt-vor-Herzinfarkt-und-Hirnschlag.html (de).

Diabolica■ Unomattina, ore 8.50 del 24agosto: per due volte la con-duttrice annuncia un servizioda Merano, notoriamente inprovincia di Bolzano, e perdue volte specifica che si trat-ta di una località del Trentino. Perseverare nell’errore untempo non era consideratodiabolico?

Formaggi■ La 6ª edizione delle Olimpiadidei formaggi di montagna siinaugurerà il 23 ottobre nell’exabbazia di Bellellay, in Svizzera.In gara 800 formaggi suddivisi in16 categorie. Ulteriori informa-zioni e il programma suhttp://www.caseusmontanus.ch/2009/it/default.asp ■

Con 22 film interpretatidopo avere vinto tremedaglie d’oro nel 1956

alle Olimpiadi di Cortina ecinque titoli mondiali, illeggendario campione austriacodi sci Toni Sailer appartiene didiritto anche alla storia delladecima musa. Scomparso a 73anni il 24 agosto nella natiaKitzbuhel, ha lasciato unatestimonianza straordinaria sullasua vita eclettica e avventurosaregistrando nel 2007 una lungaintervista per il Museo nazionaledella montagna. Il film,realizzato da Vincenzo Pasquali con i testi di RobertoSerafin, fa parte della mostra “Glorie olimpiche” dedicataanche ad altre celebrità “a cinque cerchi” che hannoaffrontato con vari esiti la cinepresa: come il francese JeanClaude Killy, la tedesca Catharina Witt, gli italiani AlbertoTomba e Gustav Thoeni. La rassegna è in questi giorniospitata al Museo olimpico di Albertville (Francia). Nella foto l’incontro a Kitzbuhel tra Sailer e il direttore delMuseomontagna Aldo Audisio in occasione delle riprese.

Leggende dello sci

Tony Sailer, l’omaggio del Museomontagna

Scendere lungo i torrenti di mon-tagna: ecco l’essenza delcanyoning o torrentismo. Come

terreno di gioco il torrentismo dispone delletto di torrenti il cui corso è caratterizzatoda salti d’acqua, scivoli e piscine naturali.Il gioco consiste nel percorrere, indiscesa e con le opportune sicurezze,tratti di torrente indossando muta termica

in neoprene, casco e imbracatura. Itracciati sono spesso attrezzati con chiodida roccia a cui fissare la corda per leinevitabili calate.

“Nelle acque color verde azzurro deltorrente Boggia in Val Bodengo (Sondrio)si possono sperimentare esperienzenuove e emozionanti”, racconta RenataRossi (www.renatarossi. It), guida alpinadella Bregaglia che vediamo all’opera

nella foto a fianco. “Una cascata ci si presenta

in tutta la sua fragorosabellezza tra scintille di sole espruzzi. Scendiamo concautela ascoltandone il romboche copre ogni rumore attornoe ci fa concentrare sullanostra azione, sospesi tral’acqua viva e le rocce scure”.Esistono percorsi di variadifficoltà anche grazie allestrutture di sicurezzainstallate lungo i percorsi. Inogni caso è semprenecessaria la presenza di unaccompagnatore qalificato edesperto del luogo.

I torrenti più frequentati si trovano, oltreche nella citata Val Bodengo, nellatrentina Val di Ledro, nella piemonteseValsesia e nel parco naturale di Mont Avicin Valle d’Aosta. In Toscana sono moltoconosciuti il torrente Serra, a ridossodella Versilia, e l’Orrido di Botri inGarfagnana. Sempre in Italia Centrale unaltro apprezzato polo del torrentismo èquello della Valnerina, in Umbria.

Sull’argomento va segnalato un librofresco di stampa, “Canyoning nel NordItalia”, realizzato dalla guida alpinaPascal van Duin (TopCanyon-Press, e-mail [email protected]). Sono 81 leschede dei percorsi, scelte e verificatedall’autore sul terreno con informazioniaggiornate. Le cartine topografiche,realizzate con moderne tecnologiegrafiche, permettono, in abbinamento altesto, di orientarsi e accedere ai percorsi(352 pagine, oltre 240 foto, 80 cartine).

Van Duin segnala tra l’altro di disporre diimmagini professionali di tutti i torrenti piùbelli del Nord Italia e inoltre di Isola dellaReunion, Sardegna, Corsica, Sicilia,Francia, Svizzera, Slovenja, Zambia,Utah (USA). ■

Torrentismo

Quando l’acqua diventa avventura

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Attraverso i finestroni delle carrozzepanoramiche sembra proprio dipoterle accarezzare le chiome deicastagni della Val Vigezzo prima

che con un ampio tornante il convoglio situffi tra i vigneti dell’Ossola lasciandointuire, sullo sfondo, gli splendori dellevalli Divedro, Antigorio, Bognanco. È tra-scorsa poco più di un’ora dalla partenza daLocarno e il tempo sembra essere volatoper i turisti che sperimentano il piacere diun viaggio su questo storico trenino checollega Locarno e Domodossola.

Il bilancio della Società subalpina diimprese ferroviarie (tel 0324.242055 –email: [email protected]) non sembra fare unagrinza. Sempre più di frequente, del resto,si ha notizia che il rilancio del turismo alpi-no corre su analoghi binari. Alcuni esempi?La Val Venosta con il trenino che sfrecciada Merano a Malles, il Trentino con i con-fortevoli convogli della Trento-Malé, laFerrovia Retica sotto tutela dell’UNESCO,la storica linea Germagnano-Ceres nelleValli di Lanzo che risale addirittura al 1869.

L’esperienza di chi attraversa in treno,sulla “Vigezzina”, le cosiddette Centovalliposte a cavalcioni tra Svizzera e Italia èanche un modo per recuperare incanti chesi credevano perduti: con le stazioncineridipinte in stile liberty, l’alternarsi di vastepraterie e intricate boscaglie, l’affacciarsiimprovviso su profondi burroni dall’alto diviadotti da capogiro.

E con la possibilità, nel corso del viaggio,di approfittare delle fermate per scendere,compiere un’escursione a piedi o in bici esalire poi su un convoglio successivo senzaalcuna formalità. A proposito: il biglietto

andata e ritorno da Domodossola aLocarno costa 22 euro (11 per i ragazzi). E,dulcis in fundo, al binario uno della stazio-

ne di Domodossola, una vecchia carrozzaospita mostre d’arte per i viaggiatori menofrettolosi. (R.S.)

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Ferrovie alpine Le Centovalli viste dal finestrino

Lungo i binari della Vigezzina

Per informazioni e programmi piùdettagliati consultare www.trenotrekking.it■ 4/10 Linea Bologna-Pistoia. RIOLA-

MONTOVOLO-CARBONA. CAIBologna, tel/fax 051.234856. Info: [email protected]

■ 10-11/10 Linee Caserta-Napoli e S.Maria Capua Vetere-PiedimonteMatese (MetroCampania NordEst).MADDALONI INF.-CASERTA VEC-CHIA-CASOLA-S. ANGELO IN FOR-MIS. Tifatinvita 2009. CAI Caserta -G.S. Spina 333.3838602

■ 11/10 Linea Torino Dora-Ceres (GTT).PESSINETTO-LANZO TORINESE.CAI Torino. E. Sesia 0123.581378

■ 11/10 Linee Siena-Grosseto e Siena-Chiusi. MONTERONI D’ARBIA-CASTELNUOVO BERARDENGA.Traversata delle Crete Senesi. CAISiena, tel/fax 057.7270666. Info:[email protected]. Resp. G. Giani

■ 18/10 Linea Bologna-Vignola (FER) +Bus ATC. CALDERINO-MONTEPA-STORE. CAI Bologna, tel/fax051.234856. Info: [email protected]

■ 18/10 Linea Sulmona-Carpinone.PESCOLANCIANO-CARPINONE.CAI Isernia. D. Prochowski339.3913307, F. Viti 339.3913308

■ 25/10 Linee Bologna-Pistoia e

Bologna-Firenze.V E R G AT O - L ACA’- STAZ.G R I Z Z A N AMORANDI. CAI Bologna, tel/fax051.234856. Info: [email protected]

■ 25/10 Linea Civitanova Marche-Albacina. CRISPIERO E CASTAGNE /14. CAI Ancona, tel/fax 071.200466.Info: [email protected]. AE Capuani,Desideri, Pergolini

■ 1/11 Linea Bologna-Pistoia. LAMA DIRENO-SASSO MARCONI. CAIBologna, tel/fax 051.234856. Info: [email protected]

Trenotrekking 2009

Tra boschi di castagniNelle foto l’arrivo instazione a Locarno e unmomento del viaggionelle confortevoli vetture.Al di là del finestrinosembra di riuscire adaccarezzare le chiome deicastagni mentre il treninocorre silenzioso sui binaridella pittoresca ferrovia...

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 19

Quali rapporti tra montagna e città? Se ne è discusso il 18 e 19luglio a Sarnano (MC), ai bordi del Parco nazionale del MontiSibillini, nel corso di un incontro di studiosi nato da una colla-borazione tra la piccola e dinamica sezione locale del CAI e

l’Università degli Studi di Camerino. Tutti si sono trovati d’accordosulla necessità di facilitare contatti e relazioni profonde e feconde tramontanari e cittadini: un nuovo scenario in cui è opportuno muoversiaprendosi a nuove culture (anche migratorie) e all’innovazione (anchetecnologica).

Come ha ribadito il presidente generale Annibale Salsa, Il Club alpi-no è più che mai impegnato in questa nuova sfida, e con il 98°Congresso nazionale si è posto come mediatore culturale tra gli inte-ressi di chi vive in montagna e quelli di chi vive in città ma ama la mon-tagna. “Il nuovo interesse per la montagna da parte dei cittadini”, haspiegato Salsa, “va colto nella sua profondità e in tutte le sue possibi-li ricadute”.

Come riferisce in una relazione Massimo Sargolini ([email protected]), docente di urbanistica e pianificazione delle aree pro-tette e dirigente del CAI Sarnano, “in un momento storico in cui la crisidelle identità tradizionali rischia di provocare la progressiva margina-lizzazione della montagna, tutto il mondo dell’ambientalismo dovreb-be rivedere il proprio ruolo e porsi nuovo orizzonti… È necessarioguardare la conservazione e la valorizzazione delle risorse culturali enaturali congiuntamente all’azione trasformatrice dell’uomo, trovarele modalità per raccordare i ritmi lenti della fruizione locale con quel-li più veloci della globalizzazione dilagante e

porre le condizioni perché montagna e città possano definire, armo-nicamente, azioni di gestione di un territorio che, anche dal punto divista morfologico, sempre meno presenta confini certi tra evoluzionenaturale e artificio dell’uomo”.

Ma quali sono le prospettive per rivitalizzare il rapporto uomo mon-tagna? Secondo Giuseppe Dematteis, geografo del Politecnico diTorino, è opportuno fare entrare in modo equilibrato l’urbanizzazionenella montagna, mentre alcune azioni “possono assumere particolarerilevanza nell’attivazione di forme di sviluppo sostenibili: poduzione dienergia alternativa, applicazione di tecniche di ingegneria ambientale,innovazioni nel trasporto, realizzazione di architetture compatibili,incentivazione di produzioni agricole tipiche locali”.

A margine del dibattito sono risultate particolarmente interessanti leapplicazioni concrete di innovative modalità d’interazione tra natura ecittà presentati dai laboratori di tesi del Corso di laurea in Ingegneriaambiente e territorio dell’Università dell’Aquila, di ProgettazioneUrbanistica della Facoltà di Architettura dell’Università di Camerino,di Tecnica Urbanistica II del Corso di Laurea in Architettura-Ingegneria edile di Pisa.

Al dibattito hanno partecipato, oltre agli studiosi citati, RobertoGambino, urbanista del Politecnico di Torino; Franco Pedrotti, bota-nico dell’Università di Camerino; Enrico Bonari e Maria Assunta Galli,agronomi ed economisti della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa;Bernardino Romano, urbanista dell’Università dell’Aquila; GiorgioOsti, sociologo dell’Università di Trieste; Carlo Alberto Graziani, giu-

rista dell’Università di Siena ■

Argomenti Quale ruolo per il CAI

Tra montagna e città

Oggi si parla molto dei problemidella montagna, ma credo chenon tutti abbiano sempre ben

chiare le condizioni fondamentali peravvicinarsi a questo tema. Sono infatticonvinto che per capire i veri problemidella montagna si debbanecessariamente viverla in ogni suaforma. Personalmente ho imparato moltodai libri, ma se non avessi saputoascoltare la voce del “popolo dellamontagna” non avrei mai percepito lemille sfumature che rendono unica lavita in quota. Se non avessi passatoqualche notte in baita non avrei maicapito dove nasce l’incredibile desideriodi solitudine che a volte entra dentro dinoi e ci spinge a voler tornare lassù. Senon avessi passato qualche giornata inrifugio durante un temporale, non avreimai capito quanto lunghe sono legiornate di pioggia trascorse inmontagna. E se non avessi messospesso gli scarponi per andar su e giùper un sentiero di montagna conqualche vecchio cacciatore di ungulati,

non avrei mai visto dove vanno icamosci quando piove!

Ma per mia fortuna ho avuto lapossibilità di vivere in valle dove le paretiverticali delle montagne sembrano moltosevere, ma in fondo ti cullanodolcemente e ti fanno sentire protetto.Penso che tutti coloro che credono, oaffermano, di lavorare per la montagna eper il suo futuro dovrebbero sentirsiparte di queste emozioni. Ma nonsempre, purtroppo, è così. E quindi avolte siamo costretti a dover ascoltarediscorsi di pubblici amministratori conpoca conoscenza della realtà di

montagna. Buon per loro, i camosci sene fregano dell’inutile burocrazia. Ma sepotessero parlare riconoscerebbero cheun po’ più di equilibrio e saggezza nonfarebbero male, insieme con unsostegno concreto a chi per necessità oper scelta ha deciso di vivere in valle.Perché se il mio caro amico, che da unavita vive in montagna, per sostituire letegole della sua baita deve aspettare ilparere di un ingegnere che sale dallacittà per spiegargli come si fa… credoproprio che non ci siamo.

Luca Pellicioli [email protected]

Montagne dimenticate

Se i camosci parlasseroLuca Pellicioli, medicoveterinario dell’Università deglistudi di Milano, si è laureatonel 2006 con una tesi su"Valutazione dello statosanitario della popolazione dicamoscio (Rupicaprar.rupicapra) delle Alpi Orobie:implicazioni faunistiche ezootecniche”. Socio del Clubalpino, si occupa di ricercascientifica applicata alpatrimonio faunistico delle Alpi.

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20 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

Un auspicio è stato espresso a più voci alConvegno della XXX Ottobre (vedere LS4/09) perché la cooperazione tra club alpinipossa essere d’aiuto a considerare le monta-

gne europee un ideale laboratorio per sperimentarenuovi modelli di sviluppo. Nel quadro della suabenemerita attività iniziata nel 1991, spetta allaFondazione Angelini di Belluno, rappresentata aTrieste dalla direttrice Ester Cason Angelini, unapriorità nell’avere affrontato queste tematiche colle-gandosi con la Convenzione delle Alpi, i club alpinieuropei e altre fondazioni e istituti di ricerca dell’ar-co alpino attraverso una Rete Montagna ora presie-duta dall’Università di Innsbruck, con segreteriapresso la sede della Fondazione (www.alpinenet-work.org). “Un luogo virtuale ma anche reale diamicizie per lo scambio di documentazione sulle culture alpine”,spiega Ester Cason Angelini.

Come opera questa rete?

“Nello statuto è scritto che la Rete Montagna ha lo scopo di elabo-rare testi di mozioni e risoluzioni concernenti strategie di promozio-ne della vita e della cultura montana, da sottoporre di volta in voltaagli associati perché vengano poi rivolti agli enti amministrativi com-petenti, non esclusa l’Unione Europea. E credo che questa sia la dire-zione da seguire oggi”.

Quale l’impegno della Fondazione per una politica integrata

della montagna?

“La Fondazione, ente non lucrativo di utilità sociale, offre un deci-sivo contributo a una politica integrata promuovendo la ricercascientifica e la formazione culturale sulla montagna come ambientegeografico, geologico, naturalistico, alpinistico, antropologico, lin-guistico, artistico, economico. E in definitiva, in base all’articolo 2dello statuto, valorizzando e salvaguardando l’ambiente montano concorsi di formazione per docenti e studenti e per professionisti e tec-nici sulle problematiche della montagna. Numerosi sono inoltre icorsi didattici e di specializzazione per studenti e laureatidell’Università di Padova, i progetti di ricerca scientifica, i convegni

e le conseguenti pubblicazioni. Spesso con la collaborazione didocenti di altri Paesi europei”.

Il geografo Paul Guichonnet, stretto collaboratore della

Fondazione, auspica "la ricomposizione di uno spazio alpino

meno subordinato e asservito nel quadro dell’integrazione

europea". Un auspicio realistico?

“Oggi Guichonnet nel saggio ‘Perché studiare le Alpi?’ in stampa daparte della Fondazione, afferma che le Alpi si studiano per trarreinsegnamenti, se non risposte, ai problemi attuali dell’integrazionedelle regioni e delle nazioni dell’UE e per reggere alla sfida della mon-dializzazione. Tanto più oggi che, nell’Unione dei 27, la popolazionealpina rappresenta solo il 3,3% del totale, pur essendo le Alpi il cuoredell’Europa. L’illustre studioso auspica tra l’altro la costituzione di ungruppo di parlamentari amici della montagna a Bruxelles, che possa-no pesare sulle scelte dell’UE a favore del mantenimento della popo-lazione in montagna con servizi adeguati, riconoscendo i sovraccostiche il vivere in montagna comporta”.

C’è speranza nel neoruralismo di cui tanto si parla?

“C’è chi nutre fiducia nel riappropriarsi del territorio montano daparte di professionisti o di giovani già qualificati, che si avvalgono diinternet e dell’high tech per lavorare lontano dalla città godendo dellebellezze della montagna. Si parla anche di un nuovo fenomeno dimigrazione, di flussi di persone con alta specializzazione professio-nale che si trasferiscono in zone periferiche per scelta culturale o perl’attrattività del paesaggio (amenity migration, come risulta dalnuovo volume della Rete ‘Le Alpi che cambiano’). Ma se questo èvero, va anche rafforzato il ruolo della città alpina come fulcro e tra-mite di servizi in rete per il territorio circostante, con l’ambiziosacreazione in quota di poli scolastici con alta specializzazione, legati aimateriali della montagna, ma anche ai suoi problemi”.

Nella collaborazione tra il Club Alpino Italiano e le altre

associazioni europee quale può essere il ruolo della

Fondazione G. Angelini?

“La Fondazione ha sempre creduto nel CAI prevedendo fin dalla suaistituzione un rappresentante dell’associazione nel consiglio di ammi-nistrazione. Attualmente questo rappresentante è Matteo Fiori,espresso dalle sezioni bellunesi. Ma la Fondazione è anche collegatacon club alpini stranieri e altre fondazioni e istituti di ricerca dell’ar-co alpino, e dal 2001 collabora con la Convenzione delle Alpi, avendopartecipato attivamente al Gruppo di lavoro “Popolazione e cultura”per la stesura del protocollo corrispondente. Attraverso il suoConsiglio scientifico, la Fondazione rappresenta in definitiva i diver-si ambiti dell’universo montagna”. ■

Istituzioni La Fondazione Giovanni Angelini

Per il raggiungimento dei suoi obiettivi, la FondazioneAngelini collabora con altri istituti di studi alpini, italiani estranieri, attraverso l’Associazione internazionale “Rete

Montagna”, costituita ufficialmente, a cura di Andrea Angelini,l’11 novembre 2000 (www.alpinenetwork.org) per la raccolta e ilcoordinamento delle ricerche e iniziative su temi e problemidella montagna. Vi aderiscono le università di Innsbruck(capofila), Udine, Klagenfurt (Dipartimento di linguistica),Grenoble (Institut de Géographie Alpine), l’Istituto di geografiadell’Università di Milano e di Padova, la Fondazione GiussaniBernasconi, la Società Alpina Friulana, l’IRPI-CNR di Padova, ilClub Alpino Italiano (CAI), l’Oesterr. Akademie derWissenschaften - Dialekt u. Namenlexika Wien, il Centro Studiprovincia di Brescia, il CELIT, il Corso di laurea in Valorizzazionedell’ambiente montano di Edolo in Val Canonica, l’AssociazioneGentedimontagna (BG), l’Associazione italiana insegnantigeografia e la Società Geografica Italiana. E’ aperta a eventualiassociazioni dell’Appennino.

L’attività di Rete Montagna

Dal 1991 dialoga con i club alpini europeiIl cordiale incontro al Palazzo del Governodi Trieste in occasione del convegnoorganizzato dalla XXX Ottobre tral’onorevole Erminio Angelo Quartiani,presidente del Gruppo amici dellamontagna del Parlamento, ed Ester CasonAngelini, direttrice della Fondazione Angelinidi Belluno. Nel quadro della sua attivitàiniziata nel 1991, spetta alla fondazione unapriorità nell’avere affrontato tematiche alivello europeo collegandosi con laConvenzione delle Alpi e i club alpinieuropei attraverso l’associazione ReteMontagna.

Un impegno senza confini

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CAI:ente pubblico

o libera associazione

nazionale?

In questa seconda parte del dossier contributi di: Giacomo Stefani (pag. 20), Vincenzo Torti (pag. 20),

Erminio Sertorelli (pag. 21), Stefano Tirinzoni (pag. 22), Osvaldo Marengo (pag. 23), Marco Matteotti (pag. 24),

Luigi Zanzi (pag. 25) e Francesco Tomatis (pag. 26)

Care Socie, cari Sociprosegue sulle pagine de Lo Scarpone lariflessione sul futuro del nostro Sodalizio.Ente di diritto pubblico o libera associazionenazionale di diritto privato? Nel dossier di settembre, oltre all’intervento delprimo luglio al Palazzo dei Gruppi Parlamentaridella Camera dei Deputati del Presidente GeneraleAnnibale Salsa e al quadro tecnico del DirettorePaola Peila, alcuni autorevoli soci hanno lanciatospunti, sollevato quesiti, e ribadito l’enormepatrimonio culturale, ma non solo, custodito dalnostro Sodalizio. Piero Carlesi si è espresso perl’opzione “privata”; Walter Gerbino haapprofondito tre aspetti della questione: interessepubblico del Sodalizio, burocrazia e autonomiapolitica; Alessandro Giorgetta ha confrontatoscenario pubblico e privato; Dino Marcandalli haauspicato un rinnovamento e una semplificazionedei meccanismi burocratici in primis; AlessandroPastore ha visto nella Libera Associazione lapossibilità di essere meno soggetti acondizionamenti esterni.Eccoci dunque arrivati al secondo appuntamento.

Nelle prossime pagine troverete i contributi diGiacomo Stefani, Erminio Sertorelli, StefanoTirinzoni, Osvaldo Marengo, Marco Matteotti, LuigiZanzi e Francesco Tomatis. A precederli trovereteun puntuale quadro tecnico a firma delVicepresidente generale Vincenzo Torti che ciaiuterà nella comprensione di alcuni concettinormativi - deroga, riordino e trasformazione - allabase del nostro dossier.Non voglio rubare altro spazio ai contributi, nonmi resta che augurarvi buona lettura!

Luca Calzolari

Direttore responsabile Lo Scarpone La Rivista

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 21

DOSSIER

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La storia del Club Alpino Italiano, neisuoi quasi 150 anni, ha visto momentidifficili nei quali i soci, ma soprattuttocoloro che lo guidavano, si sono tro-

vati di fronte a delle scelte difficili; se esclu-diamo però, per ovvi motivi, il periodo delventennio fascista nel secolo scorso, possia-mo dire che il CAI ha sempre avuto la capa-cità di mantenere una posizione autonomanella conduzione della propria politica per lamontagna.

Così è anche oggi, naturalmente, ma l’ac-corato discorso del Presidente Salsa aiParlamentari riuniti nel Gruppo Amici dellaMontagna il 1° luglio, fa capire quanto siadifficile e dispendiosa per spreco di tempo erisorse umane questa battaglia che vede ilCAI cercare di salvaguardare la propria posi-zione di Ente di diritto pubblico in unmomento nel quale, per la comprensibilesituazione finanziaria, molti Enti ritenuti inu-tili sono stati aboliti.

E qualora la battaglia fosse oggi vinta, laguerra continuerebbe probabilmente sinoalla prossima occasione, forse già la prossi-ma legge finanziaria.

Nel mese scorso su queste pagine alcunisoci autorevoli hanno contribuito col loro

pensiero al dibattito sul futuro, pubblico oprivato, riservato al nostro Sodalizio, evi-denziando in modo ampio e preciso vantag-gi e svantaggi di una scelta che forse potrem-mo essere chiamati a fare.

In realtà, qualora ciò accadesse, non saràuna scelta facile anche perché la vita di tuttii giorni ci abitua a non scegliere; tutto civiene consigliato o suggerito e quindi lenostre decisioni raramente sono pienamenteconsapevoli. Qui proverò a spiegare sempli-cemente il mio punto di vista personale chenaturalmente non impegna l’associazione(CAAI) che ho l’onore di presiedere.

Certamente, al di là del contributo econo-mico, oggi modesto, la condizione di entepubblico dà dei vantaggi nei rapporti con leistituzioni e con altre amministrazioni dellostato legittimando il CAI come riferimentoistituzionale nei confronti della montagna edi tutto quanto ad essa è legato, ponendoloquindi come interlocutore privilegiato, senon unico.

C’è da dire, peraltro, che la legge n. 91 del1963 che istituiva il CAI come ente di dirittopubblico, forse come premio a cento annidalla sua fondazione, non faceva altro cherecepire e normare una situazione di assolu-ta rilevanza conquistata faticosamente conazioni e opere a favore e per la montagna.

Oggi si pone la possibilità o addirittura lanecessità di tornare indietro, di far valere lanostra posizione e le nostre idee “semplice-mente” per l’autorità derivata dal buon nomeche il CAI si è costruito in tutta la sua storiaper il bene della montagna, delle popolazio-ni che la abitano e che la frequentano, per lostudio e la conservazione del suo ambiente.

Non credo che la privatizzazione e quindila trasformazione del CAI in un ente di dirit-to privato sarebbe un passo epocale, anzi,vorrei dire, sarebbe più in sintonia colmondo di oggi dove, escluse alcune dovero-se eccezioni, si tende a liberarsi dell’ombrel-lo protettivo, ma a volte ingombrante delpubblico, per tornare ad una dialettica piùdiretta tra persone ed associazioni nellaquale, in tutti i campi, conta la capacità disaper proporre valori, idee e soluzioni.

Il CAI non può certo avere paura di questo:i sui valori e le sue idee sono portati avantida sempre, talvolta tra difficoltà ed incom-prensioni, ma i 308.000 soci (con un trend increscita) che compongono il corpo sociale,distribuito in tutto il paese, testimonianouna ampia condivisione ed accettazione ditali valori.

C’è da dire poi che tutte le strutture perife-riche del sodalizio hanno già perso da tempol’identità pubblica e sono enti privati a tutti

CAI: ente pubblico o libera associazione nazionale?

Una scelta in sintonia con il presente

Deroga, riordino o trasformazione?

22 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

DOSSIER

di Giacomo Stefani*

Il quadro in cui il CAI si trova a operare la difficilescelta a favore di una eventuale privatizzazione èstrettamente legato a un iter legislativo di rias-setto degli enti statali che con i suoi tempi stret-tissimi impone una decisione rapida. Il quadro quitracciato dal vicepresidente generale VincenzoTorti (nella foto) vuole dare a tutti i soci gli stru-menti per comprendere e intervenire consapevol-mente.

Perché una comunicazione possa dirsi veramente tale e consentala formazione di opinioni correttamente supportate, sulle qualifondare decisioni adeguate e motivate, è necessario che la

valenza dei concetti normativi già oggetto del dossier: “CAI: entepubblico o libera associazione nazionale”, del numero di settembre de“lo Scarpone” e sintetizzati nell’efficace richiamo alla “fatica di Sisifo”,cui si è più volte, fondatamente, riferito il Presidente Generale Salsa,sia resa il più possibile chiaro a tutti. Mi riferisco alle espressioni:

deroga, riordino e trasformazione. Ma vediamo insieme di cosa sitratta.Con l’art. 2, comma 634 della L. 244/07 si era previsto che entro il 30giugno del 2008 gli enti statali dovessero essere “riordinati, trasformatio soppressi e messi in liquidazione” nel rispetto di principi e criteridirettivi ben precisi e così sintetizzabili:- fusione tra enti svolgenti attività analoghe o complementari;- trasformazione, nel caso di enti “che non svolgono funzioni e servizi

di rilevante interesse pubblico”, in soggetti di diritto privato o, inalternativa, soppressione e messa in liquidazione degli enti stessi;

- razionalizzazione degli organi di indirizzo, di gestione e consultivi eriduzione del numero dei componenti degli organi collegiali almenodel 30 per cento;

- abrogazione dei finanziamenti a carico del Bilancio dello Stato afavore degli enti soppressi e liquidati oppure trasformati in soggetti didiritto privato;

Con il successivo decreto legge 112 del 2008 (c. d. “taglia enti”),convertito in L. 133/08 e con l’ulteriore decreto legge n. 78 del 2009 (c.d. “anticrisi”), convertito nella legge n. 102 del 3 agosto 2009, lapredetta volontà normativa è stata confermata, con la individuazionedel 31 ottobre 2009 quale data ultima entro la quale gli enti pubblici noneconomici, tra i quali il Club alpino italiano, devono esercitare una delle

di Vincenzo Torti*

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gli effetti ed allora questa privatizzazionedella sede centrale potrebbe anche aiutarea rendere più semplice e rapido il rappor-to centro-periferia, eliminando, almeno inparte, i numerosi intoppi che la burocraziaquotidianamente propone.

È quindi una scelta facile? No di certo.Potrebbe però essere una scelta obbligatase i nostri protettori in Parlamento nonriusciranno a toglierci dalla graticola sullaquale i diversi governi, ogni tanto, neimomenti di crisi, provano a metterci perdimostrare al paese la buona gestionedella res pubblica cioè la capacità di aboli-re i cosiddetti “sprechi”.

È una scelta però, che in questo ampiodibattito tra i soci, mi sento di sostenerecon convinzione.

Il CAI ha in sé tutte le risorse strutturali,ideali ed umane, per prendere questa stra-da verso la privatizzazione, una strada chegli permetta di continuare ad operare inpiena autonomia, senza condizionamentidovuti alla preoccupazione sul proprio sta-tus, per il perseguimento degli scopi benchiari nel proprio statuto: la pratica del-l’alpinismo in ogni sua manifestazione, laconoscenza e lo studio delle montagne e ladifesa del loro ambiente naturale.

* Socio CAI dal 1968 e Presidente

del Club Alpino Accademico Italiano

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 23

opzioni concesse, e l’inserimento dei seguenti ulteriori criteri direttivi:- riduzione del numero di uffici dirigenziali e, conseguentemente,

degli organici relativi;- contenimento delle spese relative a logistica e funzionamento.Il tutto con il blocco delle assunzioni, ivi comprese quelle giàautorizzate, fino al conseguimento degli obiettivi di contenimento dellaspesa assegnati dall’Amministrazione vigilante.Sin dall’inizio della fase normativa descritta, la Presidenza generale ela Direzione si sono attivate nello sforzo, mai domo, di rappresentare atutti gli esponenti governativi interessati la assoluta peculiarità del CAIrispetto al novero degli enti pubblici non economici, raccogliendo unconsenso politico bipartisan culminato nell’ordine del giorno n.9/2633/2 a firma dei componenti della Presidenza dei parlamentari“Amici della montagna”, con il quale si impegna il Governo aconsentire al Club alpino italiano un trattamento in deroga rispetto allegenerali previsioni di riordino, ordine del giorno fatto proprio dalGoverno in seduta plenaria il 30 luglio 2009.Premessi questi richiami normativi è ora possibile individuare ilsignificato, e la conseguente portata, dei concetti di deroga, riordino etrasformazione.Per “deroga” si intende ciò che fa eccezione alla regola generale: nelnostro caso ottenere la deroga dal trattamento generalizzato previstoper tutti gli enti pubblici non economici equivarrebbe ad escludere ilCAI dall’obbligo di modificare le proprie strutture, di ridurre il numerodei componenti degli organi, di rispettare il divieto di assunzione di

nuovo personale.Per “riordino”, invece, si intende la adozione di una deliberaassembleare che modifichi l’assetto istituzionale dell’Ente, in sensoriduttivo, riducendo od eliminando organi e, comunque,contenendone il numero percentuale rispetto a quello attuale.Per “trasformazione”, infine, si intende che il CAI, previa deliberaassembleare, rinuncia alla propria natura pubblica e ai finanziamenticonnessi, mantenendo lo stato di persona giuridica di diritto privato e latitolarità del proprio patrimonio; in tal caso opererebbe come accadenel caso di molte fondazioni o associazioni riconosciute.Ciò chiarito, va da sé che, ove fosse disposta la deroga normativa afavore del CAI, tutte le problematiche connesse alle nuove disposizioni“taglia enti” e “anti crisi” risulterebbero automaticamente superate.Ad oggi, però, ciò non è accaduto e, senza che ciò debba vanificareuna perdurante speranza al riguardo, il notevole contenimento delladata finale entro la quale - a mente della L. 3 agosto 2009, n. 102 - glienti dovranno esercitare una delle opzioni previste, rispetto alle ben piùlate richieste di proroga, da più parti avanzate, conferma, ad avviso dichi scrive, l’intendimento statale di raggiungere al più presto gli obiettiviprefissi e dovrebbe, pertanto, indurre il CAI ad operare sceltetempestive, nella consapevolezza che il non scegliere, oggi, potrebbesignificare, in assenza di proroghe o dell’accoglimento dell’istanza dideroga di cui si è detto, la messa in liquidazione dell’ente el’incameramento del patrimonio da parte dello Stato.In buona sostanza lo scenario che si presenta al Cai è il ➔

Un ampio dibattito ha scandagliato negliultimi mesi l’opportunità che il ClubAlpino Italiano continui ad essere unente di diritto pubblico. Vantaggi e

svantaggi sono stati passati al setaccio. Tantosi è scritto e tanto si è discusso. Forse potreb-be essere interessante provare a vedere il pro-blema da un’angolazione diversa. È probabil-mente venuto il momento di chiedersi se il CAIha un’utilità pubblica o no, e perché in certiambiti, politici ma non solo, ciò sia messo indubbio.

Il CAI è stato per molto tempo il punto di rife-rimento indiscusso della montagna italianagrazie alla propria storia e tradizione. Ma èancora così? Negli ultimi anni sempre più hadovuto confrontarsi con molte realtà emergen-ti che hanno eroso quello che era consideratoun terreno “di proprietà”. Vediamo sintetica-mente dove il CAI è chiamato al confronto edove una struttura di oltre 300.000 soci, subase volontaria, può essere competitiva.1 I nuovi interlocutori, le realtà emergenti sono

in realtà più o meno riconducibili ad unaparte politica. Ora, un punto di forza del CAIè indiscutibilmente quello di rimanere apoli-

tico o, come sarebbe meglio definire, nonschierato.

2 Altro punto di eccellenza del CAI è rappre-sentato dal CNSAS, il Corpo NazionaleSoccorso Alpino e Speleologico. Altre orga-nizzazioni ambiscono a gestire questo setto-re, ma il CAI mantiene una posizione dinetto vantaggio soprattutto in considerazio-ne dell’indubbia superiorità tecnico - orga-nizzativa della struttura, decisamente piùadeguata degli attuali concorrenti. Tuttoquesto è possibile grazie alla cultura dellasicurezza, un patrimonio che tutti i soccorri-tori hanno maturato in anni di fattiva colla-borazione con le Guide Alpine. Posizione divantaggio che conta sino a quando la com-petenza, la capacità tecnica e la professiona-lità rimarranno parametri determinanti.

3 Sempre più spesso il CAI si presenta comeoperatore del settore turistico grazie allagestione dei rifugi e alla manutenzione deisentieri. In questo caso il confronto con altrioperatori è evidente e necessita di compe-tenze che molte volte il volontariato non puògarantire.

In tutti e tre i casi il CAI mantiene una condi-zione di vantaggio, ma nel giro di poco tempoè passato da una situazione di monopolio

Identità e modernità: il CAI può competere anche da privatodi Erminio Sertorelli *

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24 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

seguente:1) vedere accolta la propria istanza di deroga e mantenere il proprio

attuale stato di ente pubblico, dotato però di quella ampia autonomiache trova giustificazione nel non gravare, sostanzialmente, sulBilancio statale e ciò con riferimento sia alle proprie scelteistituzionali, sia al rapporto con il proprio personale.

2) non ottenere la deroga e dover scegliere, entro e non oltre il31/10/2009, tra le seguenti alternative:a. operare il riordino – mediante specifica delibera assembleare

che preveda tutte le connesse modifiche statutarie eregolamentari - nel rispetto dei principi e criteri direttivi previstidalle norme e, nello specifico: della razionalizzazione dei propriorgani sia di indirizzo che di gestione e consultazione; dellariduzione almeno del 30 per cento del numero dei componentidegli organi collegiali; del contenimento delle spese di logistica efunzionamento.

b. decidere - sempre con specifica delibera assembleare - la propriatrasformazione da ente pubblico a persona giuridica di dirittoprivato, cui si riconnetterebbe la perdita dei finanziamenti statali.

3) non esercitare alcuna opzione e non deliberare il proprio riordino neitermini indicati dal legislatore: in questo caso il CAI verrebbesoppresso ex lege (art. 26 comma 1 secondo periodo L. 133/2008) eposto in liquidazione; il patrimonio sociale passerebbe allo Stato.

In estrema sintesi: se al Cai non verrà concesso un regime di derogaespressa (e definitiva), l’Assemblea dei Delegati sarà chiamata adecidere se procedere o meno al proprio riordino:- In caso affermativo, dovrà modificare la struttura dei propri organi,

riducendone anche il numero dei componenti almeno del 30%;- in caso negativo, volendo mantenere la propria struttura attuale o,

comunque, ritenendo i criteri di riordino non compatibili con ilproprio funzionamento, dovrà esprimere la volontà di riacquistare laprecedente natura privatistica.

Nell’uno o nell’altro caso, sono già state ben illustrate nel dossier delmese di settembre le dirette conseguenze, rispetto alle quali, però,sono certo, ora per allora, che il CAI saprà individuare le soluzionimigliori.

* Vicepresidente generale Club Alpino Italiano

CAI: ente pubblico o libera associazione nazionale?DOSSIER ad una condizione di concorrenza senza

tuttavia adeguare la propria struttura. E allorache cosa si può concretamente fare? La sfidaè impegnativa, ma perché non approfittaredell’occasione e accelerare sulle richieste dimodernizzazione provenienti anche da moltiambienti sociali? (vedi Predazzo 2008) Perchénon trasformare un momento critico (almenoall’apparenza) in un’opportunità?

A mio modesto avviso i cardini attorno aiquali si dovrebbe potenziare l’attività futuradovrebbero essere essenzialmente due: la fun-zione tipica di Club, inteso come punto diincontro tra coloro che ambiscono frequenta-re la montagna in tutte le sue forme e aspetti el’attività culturale. Una riscoperta del sodali-zio in chiave Club, all’inglese tanto per capirci,potrebbe riportare in primo piano i valori sto-rici, naturalmente in chiave moderna.Promuovere la frequentazione della montagnacon approcci consapevoli e modalità “ecologi-che” potrebbe qualificare l’appartenenzasociale e portare grandi benefici anche allepopolazioni di montagna.

L’attività culturale dovrebbe invece contri-buire a qualificare e differenziare le propostedel Sodalizio rispetto a quanto fanno altri sog-getti. Personalmente ritengo che un energicoincremento di questi due settori possa meglioposizionare il Club Alpino Italiano e farne unorganismo di qualità, difficilmente “attaccabi-le” perchè ben definito nei ruoli e nelle com-petenze. Solo allora mi pare che ci si possaproficuamente interrogare sull’”inquadramen-to” del Club Alpino Italiano. Una precisa iden-tità calata nel presente mi sembra il requisitoindispensabile nella difficile scelta tra pubbli-co e privato.

* Presidente Associazione Guide Alpine Italiane

Quando all’inizio degli anni sessantadel secolo scorso il CAI decise, dopoun acceso dibattito interno, di fardiventare la Sede Centrale un Ente di

diritto pubblico si ebbero due vantaggi: uncontributo ordinario dello Stato che coprivail 60% del bilancio ed un accreditamento dilivello nazionale della funzione di pubblicoservizio che il CAI era chiamato a svolgerenel campo dell’alpinismo e della conoscenzae frequentazione delle montagne; il controlloburocratico dei Ministeri avveniva in un qua-dro di norme e procedure semplici e stabilinegli anni.

Oggi dopo oltre quarant’anni lo scenario èradicalmente mutato; il contributo delloStato copre solo il 27% del bilancio (il 10% alnetto del contributo del Soccorso Alpino), ivincoli burocratici si incrementano di annoin anno, le norme e le regole cambiano difinanziaria in finanziaria, la qualifica di EntePubblico è percepita dal corpo sociale edalla comunità come titolo di demerito(associato per analogia ai caratteri di ineffi-cienza, sperpero, burocrazia, ecc. propriedegli Enti Statali!). Dal futuro, indipendente-mente dalle compagini partitiche che gover-neranno il Paese, ci possiamo aspettare solouna continua riduzione del contributo ordi-nario (gli strali governativi del “furore delrisparmio” si scaglieranno facilmente edemagogicamente su enti piccoli con bilanciirrisori anziché sui grandi centri di sperpero

di denaro pubblico, istituzione parlamentarein primis, o su enti totalmente inutili), un cre-scente complicarsi delle procedure piùattente alla forma che alla sostanza ed unperpetuarsi della necessità di una annualecontrattazione con lo Stato, rappresentatoda persone sempre diverse ed ignare di cosasia il CAI, in mancanza di politiche centralistabili e durature. Ciò avverrà in una situa-zione nella quale il CAI si presenterà al tavo-lo annuale della contrattazione in una posi-zione sempre di forte debolezza dal momen-to che le nomine degli organi dirigenti delSodalizio (peraltro prive di adeguate edappetibili remunerazioni) sono sottratte alpotere dei partiti e di chi li gestisce.

Illusoria appare la possibilità di negoziareuno status giuridico speciale ed atipico cheveda garantita nel tempo l’assegnazione diun contributo pubblico ordinario a frontedella non applicazione delle norme gestiona-li proprie di tutti gli Enti Pubblici. Se non sicambia, la “fatica di Sisifo” evocata dal pre-sidente Annibale Salsa continuerà in perpe-tuo!

La privatizzazione della Sede Centrale è l’u-nico serio e definitivo passo che si deve com-piere al più presto se vogliamo che questadiventi (tornando alle origini) il centro nazio-nale dei servizi resi alle Sezioni ed ai gruppiregionali e delle elaborazioni tecnico-cultu-rali di formazione e crescita dei soci e di stu-dio e tutela dell’ambiente e del paesaggiomontano. La scalata alla privatizzazione pre-senta due passaggi delicati e difficili, ma

di Stefano Tirinzoni *

Il CAI... privato subito!

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 25

superabili: il patrimonio della Sede Centralenon deve essere espropriato e demanializza-to; gli istruttori ed accompagnatori del CAIdevono poter legittimamente continuare afare ciò che già fanno in favore dei soci.

La perdita del contributo ordinario statalepotrà essere ampliamente compensata conl’utilizzo di forme di convenzione con iMinisteri su progetti, con contribuzioni edaccordi di livello regionale (il futuro saràfederalista e vedrà le Regioni sempre piùcentrali nelle politiche della montagna) econ l’utilizzo anche di fondi su progetti dellaUnione Europea (in questo senso l’iniziativa

del CAI di dar vita ad un gruppo europeo deiClub ed Associazioni di alpinismo che ope-rano nella UE, in vista della entrata in vigoredel Trattato di Lisbona, è un esempio delsaper guardare avanti!).

Non illudiamoci che la privatizzazionedella Sede centrale comporti ipso facto unaimmediata sburocratizzazione di questaorganizzazione che si è fortemente struttura-ta (ed era inevitabile) su schemi tipicidell’Ente pubblico.

Ci vorrà tempo per riformare l’organizza-zione centrale, con nuove e moderne regoleche pongano rimedio ai danni causati dalla

miope e confusa riforma statutaria del 2000(approvata per sfinimento più che per con-vincimento!) ed avviando un processo diriforma degli OTC che da centri di minipote-re autoreferenziali si trasformino evolvendofinalmente in una Università delle conoscen-ze, delle tecniche e delle culturedell’Alpinismo e delle terre alte a beneficiodel corpo sociale e di tutta la comunità degliamanti della montagna.

Excelsior… nel privato subito!* Rappresentante CAI nell’UIAA

e Presidente della Fondazione L. Bombardieri di Sondrio

Ultimamente e sempre più spesso, ilnostro Sodalizio è al centro di animatediscussioni interne in merito alla que-stione ente pubblico o associazione

nazionale di diritto privato. Un dibattito anco-ra aperto e chissà per quanto tempo lo saràancora. Vorrei precisare che quanto seguerispecchia il mio personale punto di vista, maimutato in anni di frequentazione del CAI, tra-scorsi in giovinezza come socio semplice finoad arrivare alla carica di Presidente dellaSezione di Torino, che mi ha maggiormenteavvicinato alle concrete problematiche di que-sta Associazione.

Personalmente non ho dubbi in merito, riten-go che il CAI debba ritornare a essere associa-zione di diritto privato, con i caratteri e le lineeguida espresse dal nostro statuto, in assolutaautonomia e libertà, come era in origine. LaMontagna è un bene universale, un patrimonioa disposizione di tutti, non solo dei soci CAI.Un plauso sincero va però dato a questi ultimiche sono riusciti a distinguersi dagli altri peravere sempre avuto il grande e non semprericonosciuto merito, di utilizzare le personalicompetenze, l’impegno ed il volontariato perpreservare e tutelare l’ambiente, sistemandosentieri e rifugi nell’interesse di tutti i fruitoridella Montagna, senza distinzione tra soci enon.

Con la legge n°91 del 1963, (di cui l’art. 2esprime chiaramente “la missione” del CAI,istituito come ente di diritto pubblico), il CAIpensava di poter collaborare a migliorare esostenere la Montagna in tutto il suo insieme,mettendo a disposizione dei nostri governantila propria esperienza, i propri mezzi e l’impe-gno dei suoi soci: impegno lodevole, certa-mente una scelta giusta, fatta in buona fede e

necessaria al fine di poter usufruire dei finan-ziamenti dallo Stato. Purtroppo però, nelcorso degli anni, tutti i governi che si sonoavvicendati in Italia, dal 1963 ad oggi, hannoridotto sempre più i finanziamenti e leggendol’ultimo rapporto 2008 si hanno i dati precisisull’entità delle cifre. La ricaduta di questedecisioni non penalizza solo i nostri soci ma,più in generale, tutti quelli che vanno in mon-tagna, quelli che ci vivono, quelli che vivonograzie alla montagna e molte altre persone.L’elenco sarebbe lunghissimo.

Argomento a parte quello del Soccorso alpi-no e speleologico, il cui organico è formato inmassima parte da soci CAI, valligiani, volonta-ri con un eccellente e riconosciuto livello dispecializzazione.

È piuttosto facile e sbrigativo per il governofar finta di non vedere le nostre problemati-che, ritenendo che il CAI sia un ente pubblicoinutile ed in quanto tale eliminabile. Penso chei tempi siano maturi per operare delle scelte intal senso.

Sono certo che saremo in grado di trovare lasoluzione “tecnica” per cambiare direzione,salvaguardando al contempo l’attività delCorpo Nazionale Soccorso Alpino eSpeleologico ed altrettanto consapevole che ildibattito al nostro interno sarà lungo e nonprivo di ostacoli, ma vale la pena cominciare ilprima possibile, impedendo loro che ci faccia-no uscire dalla porta di servizio e decidendo itempi ed i modi per uscire dalla porta princi-pale tutelando i nostri interessi statutari e dialtra natura.

Libero da ogni vincolo burocratico che unente pubblico si porta appresso abitualmentecome una palla al piede, il CAI deve ripren-dersi la propria identità di associazione snel-la e dinamica, svincolata da rapporti politici,riducendo anche all’occorrenza qualche com-missione di troppo, operando, ove possibile,

tagli a spese superflue, effettuando integra-zioni tra i servizi utilizzando al meglio le pro-prie risorse economiche (se necessario chie-dendo un piccolo contributo ai soci per com-pensare la mancanza di finanziamenti) edoccupandosi in fine dei propri problemi,migliorando le comunicazioni interne edesterne. Dobbiamo prenderci il nostro tempoper occuparci dei nostri soci, lavorare perprogetti comuni che coinvolgano sezioni esottosezioni, eliminare i molteplici “orticelli”pensando in grande e soprattutto pensandodi più alla montagna.

Il CAI deve tornare ad essereun’Associazione libera di esprimere la pro-pria opinione, di far sentire la propria voce edil suo peso nelle opportune sedi e di far emer-gere, nella massima trasparenza, il valore e laforza di una Associazione da sempre basatasul volontariato dei propri soci. Costorosaranno chiamati ad esprimersi in tal senso,alcuni saranno sgomenti, perplessi, confusi.Lo sono anch’io, di certo nessuno ha la veritàin tasca, ma non vorrei che questo dibattitopossa essere percepito dai nostri soci comeun segnale di confusione e disgregazione, mapiuttosto come un risveglio da un momenta-neo torpore, una volontà di confronto ed unmomento di ricrescita sociale.

Tempo fa, quando in una famiglia di saniprincipi c’erano dei problemi, il capofamigliachiamava tutti ed usava dire: “Ragazzi, strin-giamo la cinghia dei pantaloni, rimbocchia-moci le maniche e diamoci da fare!”

I soci del CAI non hanno mai mancato gliappuntamenti importanti, nei momenti di dif-ficoltà non hanno lesinato impegno e tenacia,intuito e soprattutto buon senso, doti che chiva in montagna conosce molto bene, e sonocerto che anche questa volta, tutti insieme,arriveremo in vetta.

* Presidente Sezione di Torino

Riprendiamoci la nostra identitàdi Osvaldo Marengo*

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26 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

CAI: ente pubblico o libera associazione nazionale?DOSSIER

Nell’intervento che il PresidenteAnnibale Salsa ha tenutonell’Assemblea di Lecco, mi avevaparecchio disturbato il sentire che

ancora una volta si era finiti, noi, il CAI!, nel-l’elenco degli Enti inutili, e soprattutto miaveva colpito il tono, accorato per non diraltro, del nostro presidente.

La sua ultima esternazione, “la fatica diSisifo”, credo chiarisca fino il fondo la situa-zione: esiste ormai un nodo strategico nellavita del Sodalizio, che deve essere sciolto.

L’inizio del dibattito (soprattutto sulle paginedel nostro MontainBlog) già inizia ad eviden-ziare come il tema tenda a creare schieramen-ti, che si formano per lo più su pregiudiziali divaria ideologia o categoria: generazioni, peri-feria - centro ecc.

Ecco quindi una prima necessità che misento di sottolineare: è necessario che il pro-blema venga affrontato in modo laico, pensan-do solo alla convenienza del Sodalizio e allasua capacità di supportare la scelta, (sempreche in effetti la Stato ci consenta di scegliere).Non sono certo un tecnico del tema e sonosufficientemente decentrato per non conosce-re a fondo tutti i particolari del nostro CAI:credo che rispetto alla decisione che si deveassumere, in primis si possa individuare lanecessità che il percorso afferente la scelta,debba passare attraverso un negoziato con leautorità governative.

Se rimaniamo Ente pubblico, trovando ilmodo affinché l’emendamento presentato il16 luglio trovi una forma permanente diapplicazione, più gli eventuali miglioramentiche l’una e l’altre parte avessero da suggeri-re e concordare.

Se invece si arriva alla scelta d’essere liberaassociazione di diritto privato, dobbiamonegoziare con lo Stato sia il riconoscimento,da parte del legislatore, del permanere di un’a-rea riservata d’intervento in testa al CAI, e cioèl’essere il custode dell’ambiente alpino conuna capillare rete di strutture che garantisca lapresenza sul territorio, sia il futuro delSoccorso alpino per il quale qualsiasi scelta siprenda, deve comprendere la garanzia dellerisorse finanziarie atte a garantire l’attività diquesto fondamentale Corpo di volontari, sot-tolineando l’esigenza etica che esso rimangacomposto da generosissimi soci che mettonoa disposizione le loro qualità, e talora anche lavita, per garantire a tutti gli amanti della mon-tagna la solidarietà dell’aiuto. Ben venga a que-sto proposito l’impegno nella ProtezioneCivile, fianco a fianco a tante altre meraviglio-

se persone impegnate in forme d’altruismoche devono essere lezione per tutti, come inoccasione del terremoto in Abruzzo, ma nellostesso tempo, barra del timone ferma a garan-tire che il C.N.S.A.S. non ci venga sfilato maresti un nostro amato organismo.

Dalla relazione del presidente si intende chequesti due punti e la struttura dell’organizza-zione centrale, all’interno del nostro essere unEnte pubblico, sono, anno dopo anno, finan-ziaria dopo finanziaria, sempre sub iudice,lasciati in balia della bontà del governante delmomento, mosso a pietà dalle argomentazionifatte col cappello in mano dalla nostra diri-genza. La voglia quindi di liberarsi dall’abbrac-cio soffocante delle regole date dal nostro per-manere nell’elenco degli Enti di diritto pubbli-co è quindi ben motivata; ma il punto è: pos-siamo permettercelo? Siamo cioè in grado diperseguire la nostra mission pur non essendopiù riconosciuti come “gestori di res pubblica”e di sopperire alle mancate entrate con un’op-portuna azione di lobbing, magari senza anda-re ad applicare ai nostri soci un ulterioreaumento della quota sociale? Non mi voglionascondere dietro un dito tirando in ballo imassimi sistemi e alzando polvere: oggi credosia un passo azzardato.

La soluzione migliore sarebbe proprio unnegoziato col legislatore che concordasse fasi,obiettivi, tempi, risorse, azioni, - quasi unaroad map - per l’uscita dallo stato giuridico diEnte pubblico, con un punto di caduta soddi-sfacente per tutte le parti.

Nel frattempo, per quanto riguarda noi, se lovogliamo e siamo disposti a lavorarci, in unfuturo prossimo, molto prossimo, può esserepossibile essere pronti al passo, insieme all’ac-quisizione di una serie di obiettivi, che osereidire ancora più importanti.

Nel conto metto subito la necessità di avereuna guida a capo del Sodalizio capace di averevisioni di sistema, ampia cultura, grande uma-nità: non esito a dichiararmi innamorato delpensiero del presidente Salsa.

Non mi voglio incartare in discorsi tipo lanecessità di una proroga al suo mandato, masicuramente se non lui, serve qualcuno che gliassomigli molto nelle sue capacità di sognareun CAI rinnovato e di guidare il cambiamentodel Sodalizio.

E poi, ancora per noi: il Congresso che abbia-mo tenuto a Predazzo nello scorso ottobre hadato una serie di indicazioni da cui non pos-siamo prescindere se vogliamo che il CAIpossa diventare “attraente per il mercato”.

Detto con una terminologia che proprio aPredazzo ho avuto modo di apprezzare, dob-biamo evolvere in un Club Alpino postmoder-

no. La Sede centrale, le nostre sezioni devonotrasformarsi, evolvere, diventare dei centripostmoderni d’attrazione, capaci di dare rispo-ste a cittadini e montanari sempre più confusi,senza identità: dobbiamo essere concretamen-te medium culturali tra le pianure, le valli el’ambiente di montagna.

Noi Presidenti di sezione siamo chiamati allavoro più duro: ve lo ricordate il capitanodella compagnia o il colonnello del battaglionealpino? Ma quanto ci hanno fatto strusciare!…Però poi, ed è rimasto nell’immaginario collet-tivo, si tiravan dietro tutti!

Ecco, il punto è di riuscire a rimetterci inmarcia tutti, intercettando i bambini nellefamiglie e nelle scuole, i giovani, facendo soli-darietà portando in montagna chi è stato piùsfortunato di noi, reinserendo i soci anziani intutti i gangli attivi delle sezioni e soprattuttorimettendoli a camminare sulle crode, median-do e confrontandoci con tutti i praticanti dimontagna che scelgono di usare emozioni emuscoli in modo diverso, un esempio per tuttimtb e parapendio e, soprattutto, facendocomunicazione: nessuno deve poter dire: maio non lo sapevo che i volontari della SATfanno queste cose, ma io non lo sapevo che …CAI, è bello!

Voglio sottolineare, seppur schematizzando,pericoli che vedo già in essere, se staremofermi: finire nello stereotipo del gruppo un po’stantio, che si gode vino, polenta e crauti e peril quale non vale impegnare un euro, o diven-tare un Associazione sportiva, con la fissadella tecnica e di fare il “Bianco” cinquantavolte in un giorno, o una mera Associazioneambientalista, che con tutti i meriti da ricono-scere agli amici ambientalisti, non è certamen-te l’orizzonte del CAI.

Se invece, oltre a tutte le attività che oggi“istituzionalmente” portiamo avanti e che,ricordo, dovranno comunque continuare adesserci autorizzate e garantite come attivitàriservate, diventeremo a tutti i livelli attori diattività di sussidiarietà nel senso più alto deltermine, con protocolli firmati con le autoritàdei vari livelli territoriali, otterremo quel con-senso nell’opinione pubblica che ci consentiràdi avere innanzi tutto la credibilità di dire lanostra su tutto ciò che riguarda l’essere“custodi dell’ambiente alpino” e poi i titoli perandare sul mercato dei contributi pubblici edelle sponsorizzazioni private, tali da consen-tirci l’attività programmata e di garantire lafunzionalità degli organismi centrali, senza iquali lo sfarinamento dell’organizzazionesarebbe garantito.

* Presidente della Sezione di Riva del Garda della Società Alpinisti Tridentini – CAI

di Marco Matteotti *

Negoziare per evolvere nel postmoderno

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 27

Un’occasione propizia per un ritorno allo spirito originario

Non ho dubbi: sono convinto che l’oc-casione attuale, scaturita anchedalla crisi della finanza pubblica chesi sta attraversando, sia ben propizia

affinché il CAI abbia il coraggio di abbando-nare la sua attuale struttura giuridico-buro-cratica di “ente di diritto pubblico” per tor-nare ad essere un’“associazione di diritto pri-vato”.

È, questa, una scelta che occorre meditarealla luce di un’attenta considerazio-ne dimolteplici aspetti sia d’ordine “pratico-giuri-dico”, sia d’ordine “culturale”.

Soppesando con adeguato approccio criti-co i “pro” e i “contro” di tale complessa que-stione (molto opportunamente messa incampo in aperto dibattito dal Presi-denteGenerale, prof. Annibale Salsa) si pervienesenza dubbio, a mio parere, alla conclusionedi fare propria la scelta di una forma “priva-tistica” di “associazione”.

In rispondenza anche alla rinnovata atten-zione del CAI alle questioni di fondo di una“rinascita” della “cultura della montagna”,mi preme evidenziare, anzitutto, alcunivalori “culturali” che sono in gioco in talescelta e che hanno, a mio parere, importan-za decisiva.

Occorre prioritariamente ricordare che ilCAI, come tutte le altre organizzazioni alpi-nistiche dei differenti paesi d’Europa, è nato,sull’esempio trascinante dell’Alpine Clubinglese, intorno alla metà dell’800 (AlpineClub 1857, Club Alpin Suisse 1863, ClubAlpino Italiano 1863), nel momento in cui sidiffonde, in forma “associazionistica” di“diritto privato”, la cultura, per lo più dimatrice “cittadina”, dell’alpinismo.

Tale concezione “associazionistica”, pur inuna forma più libera, meno “esclusiva” diquella propria della tradizione inglese (carat-terizzata da una cultura di “circolo” propriadi quel paese), fu capace di suscitare imme-diatamente una vasta partecipazione di asso-ciati, conseguendo una molteplice diffusionein varie città.

La spontaneità, la volontarietà, l’entusia-smo solidale di tutti i partecipanti trovavaschietta rispondenza in una forma giuridicapriva di legami di dipendenza da strutturestatuali, rivendicava radicale autonomia dirisorse di sussistenza, innalzava fieramente ilvessillo distintivo di una caratterizzazione“culturale” avente anche valori di alternativi-

tà, per i quali si rivendicava la più integraleautosufficienza.

La moltiplicazione di tali associazioni inunità “locali”, vincolate tra loro da un le-game di sorta “federativa”, si svolse perlungo tempo senza alcuna “centralizza-zione” organizzativa.

Purtroppo la tradizione della politica“nazionalistica” propria di quel tempo ac-centuò progressivamente il carattere “nazio-nale” di tali associazioni: in questo quadro, indipendenza di tale orientamento “politico”latente in tutta la società, al di là di ogni divi-sione partitica, nel CAI è venuto maturandosempre più un processo di “nazionalizzazio-ne” e di “centralizzazione” che si è tradottoconclusivamente con l’istituzione del CAIcome “ente di diritto pubblico”, ai sensi dellaLegge n. 91 del 26 gennaio 1963.

Tale mutamento di struttura giuridica non èstato solo formale, perché ha com-portato ecomporta precisi vincoli statutarî di control-lo da parte dello stato, così che all’organizza-zione “privatistica” del CAI si è sovrappostauna veste propria degli enti “parastatali”, deltutto estranea al suo spirito originario.

L’alpinismo non deve conoscere differenzedi “nazione”; è attività spontanea che pre-scinde da qualsiasi vincolo “istituzionale”,salvo quella della “solidarietà comunitaria”che ne sorregge i singoli nuclei di sodalizio:pertanto, per fedeltà ai proprî valori cultura-li, il CAI non può essere né “nazionalizzato”,né “statalizzato” (ancorché in forma nonrigida).

L’attività “alpinistica” - comprendendo inessa anche la cura della cultura della monta-gna nella sua vita più autentica - non soffrevincoli “burocratici” e ha attualmente neces-sità di staccarsi dalla preponderanza che, difatto, esercitano nella sua attività i nuclei“cittadini” che più possono avvalersi di talestruttura istituzionale: ancorché la tendenzaalla “burocratizzazione” possa insorgereanche all’interno di organizzazioni di diritto“privato”, tuttavia è più che mai evidente cheessa è più forte in un ente “parastatale”, esopratutto impone quei vincoli di diritto atti-nenti gli enti “pubblici” che rischiano di limi-tare in maniera rilevante le capacità di piùefficace sviluppo delle iniziative più propriedell’associazione.

D’altra parte, tale condizionamento “statali-stico” non comporta alcun vantaggio di“posizione” nell’incidenza che il CAI può edeve tentare di avere sulla politica della

montagna (forme di rivendicazione più radi-cale si possono attuare nei confronti dellostato proprio se si è del tutto indipendenti daesso).

Dal punto di vista degli aspetti pratico-giu-ridici, dopo attento esame, ho maturato conconvinzione il giudizio conclusivo che,primo, la rilevanza delle risorse finanziarieche si possono ottenere con la formadell’“ente di diritto pubblico” è di scarsissi-ma incidenza (e con progressiva diminuzio-ne) sull’attuale equilibrio di bilancio del CAI;secondo, alcune contribuzioni finanziarie dirilievo possono comunque ottenersi dallostato e dalle regioni a fronte dei servizi checomunque il CAI continuerebbe a prestareanche quale “associazione di diritto privato”(tornando giovevole, a mio parere, a questoproposito, anche la situazione di concorren-za obbligata a cui il CAI verrebbe sottopostoper gare pubbliche da parte dello stato:senza dimenticare che, d’altra parte, il CAIacquisirebbe svincolo da ogni forma obbliga-ta nel ricorso alle collaborazioni più variecon altri soggetti); terzo, la nuova struttura-zione giuridica che sarebbe da studiarsi in di-pendenza della scelta di “ritornare” allaforma di “associazione di diritto privato”comporterebbe un fruttuoso ripensamentoin chiave “federativa” dei nessi tra le diverseunità di sodalizi “locali” di cui si compone ilCAI (tale struttura di “federazione di asso-ciazioni” - che sarebbe perfettamente com-patibile con nuove forme giuridiche di “fon-dazione” - tornerebbe salutare anche qualepromozione di nuovi equilibri nei rapportitra associazioni alpinistiche “di città” e “dimontagna”); quarto, nessun inconveniented’ordine fiscale può temersi nella nuovaforma “privatistica”, quale può conseguire ibenefici fiscali che già la legge prevede in talsenso per le attività “produttive” che svolge ilCAI (sia come o.n.l.u.s., sia in altra forma,più snella e più conveniente).

Tutte tali ragioni mi inducono a riteneresenza dubbio non solo conveniente ma finan-che necessaria la scelta per il CAI dellaforma di “associazione privatistica” (non tra-lasciando di osservare che si acquisirebbeuna più confacente immagine del CAI nelquadro “europeo” delle organizzazioni alpini-stiche).

* Docente di Metodologia delle scienze storicheall’Università di Pavia, autore di molteplici opere

di storia della natura e di storia della scienza

di Luigi Zanzi*

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CAI: ente pubblico o libera associazione nazionale?DOSSIER

28 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

La difficoltà nella scelta della formagiuridica a cui affidare in futuro lalibera associazione in cui consisteil Club Alpino Italiano, sodalizio

che su base volontaria opera per il benedella montagna, quindi non solo proprioma della collettività intera, sta nel fattoche tale sua natura spontanea e delibera-ta, volontaristica e solidale, gratuita evalorosa, singolare e plurale eccede facilidistinzioni fra pubblico e privato, dare eavere, fare e legiferare. Il CAI eleggeinnanzitutto a propria fonte normativa lamontagna, soggetto e non oggetto di pen-siero e azione. E la montagna educa ad unfare che è tutt’uno con il conoscere, ad unsaper-fare singolare, indissolubilmenteintrecciato con quello collettivo.

Per questo motivo il CAI non è un clubturistico dedito alla contemplazione diluoghi ameni o musealmente istruttivi; néè un’associazione sportiva, volta al miglio-ramento delle prestazioni e ad attivitàesclusivamente ludiche e corporee.

Non è soltanto un’università della mon-tagna, intellettualisticamente intesa, nésolo un corpo di soccorritori per alpinistisfortunati o turisti sciagurati.

Nella montagna il Sodalizio trova piutto-sto la dimensione selvaggia ed elementa-re, ma anche discretamente antropizzatada culture tradizionali rispettose dei ciclinaturali e della rigenerabilità della vita,nella quale teoria e prassi, conoscenza eazione non possono non interagire, perfare vera esperienza, vivente perché gra-dualmente rasentante il pericolo mortale,personale in quanto radicata in limiti benpercepiti e quindi assieme aperta ad unaulteriorità di senso, trascendente, sempreancora da ricercare e rispettare, singolar-mente e a un tempo collettivamente contutti gli esseri viventi: minerali o umani,vegetali o animali.

Il Club Alpino Italiano mette al centropropulsore delle proprie attività e idee,delle sue tante gambe e mani, delle suediverse teste, la montagna, la quale esigedall’uomo ciò che è autenticamenteumano, cioè che pensiero e azione sianoun tutt’uno, che singolarità e universalitàstiano in armonia, interesse privato ebene pubblico, diversità e unità si alimen-tino reciprocamente.

La montagna lo esige, perché ogni atteg-giamento esclusivamente individualisticoed egoistico da essa viene mortalmentepunito, come l’annullamento omologantedelle peculiarità di ciascuno la rende inac-cessibile o rovinosa per macchinose strut-ture che si sia tentato di installarle addos-so.

Solo attraverso la comprensione deilimiti personali, da parte di ciascuno, èpossibile vivere in montagna, come alpini-sta o montanaro.

Ma attraverso l’esperienza di tali limiti sicomprende anche l’esistenza, a ciascunoessenziale, di ciò che li ecceda, in quantoaltro essere o persona, come trascenden-za incatturabile, la relazione aperta con laquale rende quindi significativo ogninostro personale orizzonte di vivente radi-cazione.

Ispirandosi a tale verità rivelataci dallamontagna, come affrontare le scelte for-mali contingenti, a cui si è costretti daparte di sempre più frequenti mutazionida parte del legislatore?

Aggiungiamo qualche rilievo sui datinoti, per evidenziarne taluni aspetti. Natonel 1863, il CAI adotta solo con la legge 91del 26 gennaio 1963, quindi dopo centoanni, la natura giuridica di ente pubbliconon economico e, si badi, limitatamentealla struttura centrale, non per quantoriguardi le tantissime singole sezioni.

Dopo quarantasei anni, dunque, unarinuncia a tale forma delineerebbe, a unalettura storica, se non una parentesicomunque una particolare fase soltanto.

Tale legge, inoltre, comporta almeno duechiare limitazioni.

La prima limitazione, che il Ministerocompetente a vigilare sull’attività del CAIsia quello del turismo (e spettacolo).Certamente, nel 1963 non esisteva ilMinistero dell’ambiente, tuttavia quellodell’istruzione, attualmente tutt’uno conuniversità e ricerca, più consono alle aspi-razioni del sodalizio alpino.

La seconda limitazione, che vi sia un’e-lencazione delle attività previste per ilClub Alpino Italiano: realizzazione emanutenzione di rifugi e bivacchi, sentierie opere alpine, diffusione della frequenta-zione della montagna, organizzazione dicorsi d’addestramento, di formazione diistruttori, guide speleologiche ed esperti

in valanghe, di un servizio di prevenzionee soccorso alpino, di promozione scienti-fica e didattica per la conoscenza, prote-zione e valorizzazione dell’ambiente mon-tano.

È necessaria una legiferazione in propo-sito?

Proseguendo su questa strada, prestoper legge verrà dettato come procedere inmontagna: se solitari o in gruppo, di con-serva o assicurati in parete, dotati di tele-fono cellulare, tesserino con improntedigitali, elicottero privato...

Nonostante le molte contraddizioni del-l’attuale forma giuridica, resta comunqueproblematico comprendere quale potreb-bero essere effettivamente gli scenarialternativi.

Oltre a un alleggerimento dalle diverseprocedure burocratiche e affrancamentoda controlli ministeriali, la soluzione dilibera associazione privata (benchéampiamente pubblica nei modi e neglieffetti, nel contegno stesso) potrebbeforse aprire più ad ampio raggio la sfera dipensiero e azione del CAI, sino a distin-guerlo nello scenario pubblico come sen-tinella della montagna, capace anche dirivendicare diritti e spazi vitali sempre piùsottratti a essa e alle sue popolazioni.

Certamente comporterebbe anche larinuncia a quella che forse già oggi restasolo una pretesa, cioè di essere l’unicaassociazione di volontariato nazionale agestire taluni aspetti della vita in monta-gna.

Con la conseguenza di mettersi in con-correnza con altre associazioni e, soprat-tutto, lobbies, probabilmente molto menovolte al bene comune e non operanti nellostile del volontariato.

Nei momenti di incertezza non resta che,ancora una volta, guardare alla montagna,ascoltandola. Grandissima, tangibileeppure sempre maggiore di ogni possibilecomprensione, la montagna soltanto puòorientare il nostro orizzonte di vita e ilnostro stile.

* Socio della Sezione di Cuneo del Club Alpino Italiano

e professore ordinario in Filosofia teoretica alla Facoltà di Lettere e Filosofia

dell’Università di Salerno

Sarà la montagna a guidare la nostra sceltadi Francesco Tomatis *

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 29

ACortina d’Ampezzo, con una lar-ghissima partecipazione di sociprovenienti da tutta Italia, ilGruppo italiano scrittori di monta-

gna ha festeggiato dal 26 al 28 giugno l’80°di fondazione al cinema Eden. L’assembleaè stata gestita da Dino Dibona, mente orga-nizzativa dell’evento: dopo il saluto delvicesindaco Paola Valle e il messaggioscritto del presidente generale del CAIAnnibale Salsa, ha preso la parola il presi-dente del GISM Spiro Dalla Porta Xydiasevidenziando come l’attività del Gruppoviene seguita con sempre maggiore inte-resse da parte della comunità alpinisticanazionale. Dopo le approvazioni del bilan-cio e l’elezione di cinque consiglieri: IreneAffentranger, Piero Carlesi, Giovanni DiVecchia, Roberto Fonda e Bepi Magrin, c’èstata la consegna dei premi. Il premio d’al-pinismo Giovanni De Simoni offerto daLino Pogliaghi è stato assegnato a RossanoLibera di Novate Mezzola (SO), autore ditante impegnative salite sulle Alpi, speciesulle Alpi Retiche.

Il primo premio al Concorso nazionale dipoesia “Montagne in poesia”, il trofeo

“Sempervivum montanum”realizzato dall’artigiano eorafo trentino Mastro7, èandato a “Alte terre” diMatteo Gallenca, mentrediplomi di merito sono statiassegnati a Maria EugeniaCossutta per “Di un amore”,a Piero Casarotti per“Vecchio zaino”, a Paolo DeMartin per “Ramo”, aGiovanni Breda per “Ilmonte dei miei sogni” e aDario De Nardin per “Duegiovani testardi”. Della giu-ria facevano parte DallaPorta Xydias, Enrico Urzì, Serena Dal Borgo,Paolo Giacomel e Roberto Fonda.

Una tavola rotonda è stata infine dedicataad Angelo Dibona, patron delle guide ampez-zane e fortissimo scalatore, con interventi diDalla Porta Xydias, Dante Colli, MarioLacedelli del gruppo Scoiattoli e FrancoGaspari presidente delle Guide alpine diCortina d’Ampezzo. Quindi è stato approva-to per acclamazione il Manifesto di Cortinapredisposto da Dalla Porta Xydias e dal

Consiglio direttivo, il cui testo si concludecosì: “…i soci del GISM riuniti a Cortinad’Ampezzo affermano con forza e convinzio-ne derivate da ottant’anni di lotta coerentel’assoluta essenza artistica e spirituale del-l’alpinismo, che ne fanno un’attività etica aldi sopra di ogni concetto sportivo e agonisti-co, e la necessità di combattere i ripetuti,continui e colpevoli attentati all’integrità ealla genuinità della natura alpina”.

Piero Carlesi

Sezione di Milano e GISM

Ad Angelo Dibona(1879-1956), illustreguida ampezzana, tra i

primi a superare i limiti delquinto grado, è stata dedicata aCortina una tavola rotonda inoccasione dell’ottantesimoanniversario del Gruppo italianoscrittori di montagna.

Omaggio al grande Dibona

Un progetto che il Club alpino svizzero (SAC) ha avvia-to da due anni per il “paysage alpin” è stato discussoall’assemblea dei delegati svoltasi il 6 giugno a

Biel/Bienne, di cui riferisce in una relazione Silvio Calvi cheha presenziato nella sua veste di membro del board UIAA ein rappresentanza del presidente generale del CAI. Si trattadell’elaborazione di carte strategiche dedicate alla monta-gna sopra i 1500 m. per la definizione delle zone meritevoli ditutela. Il progetto si è sviluppato in due zone pilota, nellaSvizzera Romanda e nell’Oberland Bernese.

Di grande valore, a quanto riferisce Calvi, è l’idea di creareuna carta tematica delle quote alte, con le zone “oro” datutelare e le zone “argento” con meno limitazioni. Da impa-rare e imitare? Interessante è stato anche vedere all’assem-blea del SAC come per la realizzazione di un nuovo rifugioserve l’approvazione dell’Assemblea generale.

La sezione della Bassa Engadina ha infatti in progetto, surichiesta della municipalità, di avviare la trasformazione di unalpeggio in rifugio. C’è stato uno studio di fattibilità, un pianofinanziario dettagliato, una valutazione di impatto ambienta-le, soprattutto per l’apertura invernale. Due anni di lavoripreparatori e il 6 giugno l’approvazione dell’assemblea.

Progetti

Le carte “strategiche” del Club alpino svizzero

Siamo sicuri diconoscere laC o n v e n z i o n e

delle Alpi? Un gioco ciaiuta ora a chiarire ognidubbio sull’importantetrattato. Occorre dis-porre tutte le carte di cuisi è in possesso, contri-buendo a comporreuna mappa del territo-rio della Convenzione.Il gioco si concludequando tutti i giocatori hanno esaurito lecarte in loro possesso; vince chi per primo, rimanendo senzacarte in mano, dimostra di avere una buona conoscenza delleAlpi e dei loro problemi. Edito da Giunti Progetti Educativi Srl,Firenze, ideato da Fabio Visintin, il gioco si giova dei testi diMarcella Morandini e Marcella Macaluso. E’ possibile richieder-lo al Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi(www.alpconv.org– [email protected]

Giochi

Conoscete la Convenzione delle Alpi?

Scrittori di montagna Il GISM in festa

Ottant’anni sulle vette della cultura

Page 30: OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANORevisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e ... Matteo e Giacomo

Un piccolo simpatico gnomo attira lanostra curiosità, ci parla di animali efiori, cerca di trasmetterci la suagioia nel trovarsi là tra le montagne,

in mezzo alla natura. E piano piano, seguen-do il suo cammino, anche noi ci facciamoprendere da quel mondo. Lo gnomo è lanostra guida ma è anche la scusa per entra-

re là dentro, per incuriosirci, per incantar-ci…perché anche se tante volte non ce nerendiamo conto abbiamo bisogno di incanti,misteri, avventura.

Il mondo delle montagne e della natura ingenere è diventato poco a poco un “altro”mondo e per andarci dentro, per scoprirlo eper sentircene di nuovo parte, non è suffi-

ciente parlare in termini scientifici o di puraconoscenza. C’è bisogno di un linguaggiodiverso che vada a tirar fuori quella partenascosta di noi ancora profondamente lega-ta alla natura di cui facciamo parte, ma concui abbiamo perso il contatto. Il primo pro-blema è il linguaggio poiché molti nonriescono più a parlare direttamente con unamontagna, con un albero, con un uccello, ma

hanno bisogno di un traduttore, di qual-cuno che li possa di nuovo mettere incontatto con questa realtà per essereancora capaci di sentirla, di percepirla epoi poco a poco di restarne affascinati ecoinvolti. Ci serviranno allora due cose: untramite, una guida per andare a scoprirequest’altro mondo, e un linguaggio adattoche sappia prima di tutto far vibrare ilcuore.

Per i bambini più piccoli il tramite perentrare nel bosco saranno fate e gnomi,creature affascinanti che conoscono tutti isegreti di piante, animali, rocce, che raccon-tano favole e che potranno coinvolgere ibimbi in viaggi entusiasmanti. Per quelli piùgrandi ci sarà invece bisogno dell’avventura,della scoperta, dell’esplorazione, proposta

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Strategie In montagna con i più piccoli

Giorno per giorno in compagnia di fate e gnomi

Giorno per giorno il saggio Cirmolo e gli gnomiTrifoglio (esperto di insetti e animali), Corniolo(esperto di piante) e Sassolina (abile narratrice

di leggende) s’incaricano di tenere compagnia ai piùpiccoli nel diario scolastico “I segreti del bosco”.Realizzato con i testi di Paola Favero, le illustrazionidi Francesco Cattani e la collaborazione delComitato scientifico veneto friulano giuliano del ClubAlpino italiano, il libro viene distribuito a centinaia diragazzi agordini a cura della Comunità montana edel Corpo forestale dello Stato (Coordinamentodistrettuale di Agordo).

Ancora una volta al centro dell’attenzionein queste pagine sono le famiglieappassionate di montagna con bambini.Fiabe, acquerelli, storie fantastiche conboschi incantati, acque, ruscelli e laghi,grandi cime, animali della montagna: checosa non si fa per attirare i piccoliescursionisti? Questa volta la redazione siè rivolta a un’esperta, Paola Favero, nataa Bassano del Grappa, laureata in scienzeforestali e dal 1987 funzionario del Corpoforestale dello Stato. Appassionataalpinista e amante della montagna in tuttii suoi aspetti, scrittrice accademica delGISM, Paola vanta un notevolecurriculum: ha pubblicato due guidenaturalistiche, un quaderno di educazioneambientale, numerosi libri di racconti e ildiario scolastico di cui si riferisce inqueste pagine, sempre proponendo airagazzi il mondo magico e misteriosodelle montagne e delle loro tradizioni.Ecco i suoi consigli insieme con l’auguriodi buone passeggiate.

Osservare, disegnare, raccogliere

Page 31: OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANORevisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e ... Matteo e Giacomo

attraverso personaggi carismatici o attivitàcoinvolgenti. Per i giovani e gli adulti civorrà qualcosa di più, qualche voce capacedi risvegliare la voglia di conoscere, di con-frontarci, di lasciarci portar via dal comunemodo di pensare dove il tempo e lo spaziosono rigidi e preordinati e ogni cosa deveavere una sua logica e servire a qualcosa.Ci vuole davvero una grande forza per tirarvia la superficie e andare dentro, ma saràbellissimo quando attraverso particolariesperienze che partendo dal camminarediventeranno poi guardare, sentire, perce-pire, arriveremo a sentirci albero, o adiventare acqua…

Ma torniamo al nostro gnomo incantato

dalla natura e vediamo che subito lui cipropone una cosa meravigliosa: un magi-co quaderno di campo dove poter scrive-re, disegnare, raccogliere. Come sarà feli-ce allora ogni bambino di averne uno persé e come metterà impegno a disegnareun particolare fiore, il suo fiore, che conl’aiuto dell’attenzione richiesta dal dise-gnare gli resterà impresso per sempre. Esì, perché fotografare e disegnare sonotutta un’altra cosa! La foto finisce nell’at-timo stesso in cui premo il pulsante, ildisegno invece mi costringe a contare ipetali, osservarne la forma, vedere se lefoglie sono lisce o seghettate… E quandoalla fine quel fiore avrà anche un nomenon lo scorderò più e ogni volta che loincontrerò lungo il cammino mi sembreràdi ritrovare qualcuno che conosco e nesarò felice.

Il quaderno di campo, usato dai natura-listi di ogni epoca e simile in fondo al dia-rio delle salite che accompagna ogni alpi-nista, avrà importanza anche per l’adole-scente che vi annoterà l’incontro conqualche animale, o vi disegnerà le traccedel camoscio o del cervo, o le fatte (gliescrementi) della lepre e gli strani bolidei rapaci, mentre per gli adulti sarà inte-ressante prender nota delle proprietàmedicamentose o del veleno contenuto inquesto o quel fiore, ma anche annotareparticolari sensazioni che ha suscitatoquel vallone: selvaggio, pauroso, incom-bente, ossessivo, estraneo. Quanto èbello parlarne, discuterne, scoprire quelloche il paesaggio ha provocato in noi tiran-do fuori sensazioni che ci stupiscono.

Certo che poi andare in montagna saràtutta un’altra cosa e ogni uscita che fare-mo nell’ “altro” mondo ci resterà impres-sa per sempre, e poco a poco ci sentiremosempre più legati a quegli spazi e a quegliambienti tanto che finiranno per diventa-re la nostra casa, il luogo dove ritrovarci,e ci mancheranno sempre di più. Cosìdalla scoperta verrà la conoscenza e daquesta un profondo legame che ci uniràalla natura e alle montagne con cui pocoa poco torneremo a condividere la nostravita, e sia nei grandi che nei piccoli nasce-rà il bisogno di proteggerle e conservarleper esserne di nuovo finalmente parte.

Paola Favero

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La mia riflessione riportata inqueste pagine vuole essere unostimolo per ricordare che

l’educazione ambientale (educazionedal latino ex ducere, cioè tirar fuori) èfondamentale nella nostra società ma èanche estremamente difficile dainsegnare dato che ci siamoenormemente allontanati dalla natura, etante cose che un tempo erano normalie immediate non lo sono più. Cosìl’educatore non deve solo concentrarsisul conoscere le cose e riportarle aglialtri, ma deve anche cercare illinguaggio giusto, le tecniche piùcoinvolgenti, la passione necessaria atrascinare e coinvolgere. Per questo èimportante che nei corsi per educatori sitrasmettano le conoscenze masoprattutto ci si confronti sul metodo e letecniche con cui coinvolgere bambini eadulti. Non mi rimane che citare aquesto proposito un ammonimento diSan Bernardo di Chiaravalle: “Troveraipiù nei boschi che nei libri. Gli alberi ele rocce ti insegneranno le cose chenessun maestro ti dirà”.

P.F.

Nel cuore del re del quiz MikeBuongiorno, scomparso per un infartol’8 settembre, la montagna è sempre

stata tra i grandi amori di una vita in cui nonsono mancate avventure ed emozioni. Di que-sto amore Mike ha dato prova più volte anchenella sua professione. Lo ricordiamo in parti-colare nella trasmissione che Retequattro hadedicato nel 2007 ai “miti della montagna”, tragli ospiti il presidente generale del CAIAnnibale Salsa insiemecon Reinhold Messner eMauro Corona.

Allo sci il re del quiz hasempre dedicato tanta pas-sione, dallo sci ha avutotanto. “Adesso dico unacosa che sembrerà un po’esagerata”, confidò alloScarpone, “secondo me losci è stato ed è ancora lamia vita. Io sono fiero dime quando mi chiedono:ma eri tu che venivi giù così bene? E la soddi-sfazione è maggiore di quando qualcuno dice:però, Mike, che bella trasmissione hai fatto”.Della sensibilità di Mike per i problemi dellamontagna è stato buon testimone ancheLodovico Marchisio che nel 1983 riuscì a coin-volgerlo in occasione della trasmissione diCanale 5 “Superflash” ottenendo per interessa-mento del presentatore sostanziosi contributiper i 32 paesani che vivevano in condizioni disussistenza a Richiaglio, una frazione dimenti-cata della montagna torinese. “Da tutta Italiaarrivarono vestiti, frigoriferi e cucine”, ricordaMarchisio, “dopo che Mike lanciò un appelloalla televisione”.

Il suo messaggio per la montagna ancheattraverso queste pagine è stato inequivocabi-le. “Vorrei dire a tutti gli italiani”, disseBongiorno a conclusione dell’intervista alloScarpone, “che in montagna bisogna andarci.Perché la montagna ti da delle sensazionistraordinarie. Per anni sono andato anche permare con la mia barca. Però quando sciavo emi fermavo a contemplare le montagne eratutta un’altra cosa”.

Non può dunque giudicarsi eccessivo questopiccolo omaggio nelle pagine dello Scarpone.E non solo perché Mike faceva parte dell’im-maginario collettivo ed era una persona difamiglia per milioni di italiani. (L.S.)

Nella foto Mike Bongiorno con Mauro

Corona sulle nevi del Lavazé (TN) durante le

riprese di una trasmissione per Retequattro.

Mike

Un ricordo dovuto

I consigli di Paola Favero,guardia forestale, alpinistae scrittrice per l’infanzia

“Troverai più nei boschi che nei libri”

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In relazione alla situazione indicata nelvolume “Rifugi e bivacchi del CAI” (ed.2002) sono state riscontrate le variazioniriportate in questa pagina. Un ringrazia-

mento va alle sezioni e sottosezioni chehanno trasmesso tutti i dati utilizzati per uncompleto aggiornamento.

STRUTTURE SOPPRESSE• Alpi Liguri - R Don Umberto Barbera

(Sez. Albenga)• Alpi Graie - B Rivero Michele

(CAAI/Gruppo Occidentale) Alpi Pennine- R Luigi Amedeo di Savoia (Sez. Torino)

• Alpi Retiche - R Marco e Rosa De Marchi

(vecchio) (Sez. Sondrio) AppenninoCentrale - R Paolucci Raffaele (Sez.Chieti) Montagne di Sicilia R RinaldiAngelo (Sez. Linguaglossa)

STRUTTURE DISMESSE• Alpi Cozie - R III Alpini (Sez. Torino)• Alpi Pennine - CS F.lli Novella (Sez.

Seveso S.P.) consegna alla proprietà• Alpi Retiche - R Ai Caduti Adamello (Sez.

Brescia)R Crispo L./Tartaglione L. (Sez. Milano) RLivrio (Sez. Bergamo)R Piccolo Livrio (Sez.Bergamo)R F.lli Zoia (Sez. Milano)B Malga Sambuco (Sez. Cedegolo) conse-gna alla proprietà Prealpi Lombarde RChierego Giovanni (Sez. Verona)R SEM/Cavalletti Eubole (Sez. SEM/MI)

• Alpi Dolomitiche R Rasciesa (Sez.Bolzano)

• Appennino Centrale CS Acquanera (Sez.Cassino) consegna alla proprietà CSCasermette

• Appennino Meridionale R Virdia R.(Reggio Calabria) consegna alla proprietàPassaggio di proprietà

• Alpi Cozie R Vaccarone Luigi (da Sez.Torino a Sezione Chiomonte) PrealpiLombarde R Bietti Luigi (da Sez. Milano aSez. Mandello Lario)

NUOVE STRUTTURE• Alpi Cozie CS Viberti Candido - Grange

della Valle - Exilles/TO - 1824 m - Sez.Rivoli -24 posti letto - gestione diretta dallaSez. - tel. 011/9564124B Sigot Mario - Lago Galambra -Exilles/TO - 2921 m - Sez. Susa - 8 postiletto - tel 0122.32689B Venezia - Punta Venezia - Crissolo/CN -3070 m - Sez. Cavour - 2 posti letto - tel340.4738849

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Rispetto ai dati del 2002contenuti nel volume “Rifugie bivacchi del CAI” sonodiminuiti i rifugi e sonoaumentati i bivacchi e lecapanne sociali

Statistiche L’immenso patrimonio dei rifugi del CAI

772 strutture, 22.691 posti letto

Intatta, funzionale, accogliente, la capanna Brioschi sullaGrigna Settentrionale lo è in tutte le stagioni grazie all’impe-gno della sezione proprietaria e del gestore Fulvio Aurora che

ogni settimana sale lassù caricandosi quindici chili di vettovagliefresche in spalla. E che, alla non più tenera età di 66 anni, salea cucinare apprezzati piatti di pizzocheri e soavi minestroniconfezionati con verdure dell’orto. Ma c’è un altro personaggio

di tutto riguardoche vigila su questocapolavoro dell’in-gegneria alpinad’altri tempi, ed è

Carlo Lucioni, l’attuale ispettore. Guarda caso, Carlo è figlio diquel Luigi che si curò della Brioschi per tutta la vita e in partico-lare nei momenti bui del secondo dopoguerra, dopo che lecamicie nere fasciste avevano dato fuoco a quel possibile (a loroavviso) covo di partigiani risparmiato peraltro dai nazisti dellaWehrmacht.

Lucioni, va precisato, non è un socio qualsiasi. Da quattroanni, come ha riferito in settembre in un ampio servizio il men-sile “Orobie”, regge con sensibilità e spirito manageriale le sortidel sodalizio di via Silvio Pellico: una sezione che di rifugi alpinise ne intende possedendone la bellezza di 35.

“Per capire che cosa ha rappresentato questo rifugio pergenerazioni di alpinisti”, dice il presidente Lucioni, “si leggano leparole della targa murata sulla facciata della Capanna, dettatedal poeta Giovanni Bertacchi. Vi si parla di visioni superbe dipatria bellezza. Quella targa è stata posta posta nel 1948, quan-do la capanna è rinata dalle ceneri del fascismo più bella e piùgrande di prima. Fu battezzata nel 1926 con il nome di LuigiBrioschi, munifico filantropo milanese che all’epoca volle esse-re presente, quasi ottantenne, salendo lassù in sella a un mulo.

Le foto che documentano quel momento solenne le scattò miopadre. Brioschi in giacca, cravatta e panciotto, con un enormestemma del CAI appuntato al bavero, pronunciò in quell’occaz-sione un discorso molto ispirato”.

I nostri rifugi

La leggenda della Brioschi

LEGENDA:

R rifugioB bivacco CS capanna socialePA punto di appoggioRIC ricovero

La situazione al 30 giugno 2009

Con riferimento ai dati indicati nelvolume “Rifugi e bivacchi delCAI” ed. 2002, la situazione al

30/06/2009 risulta:- rifugi 427 (- 7)- bivacchi 229 (+ 6)- capanne sociali 71 (+ 5)- punti appoggio 28 (+ 2)- ricoveri 17 (+ 2)per un totale di 772 strutture con unadiminuzione di 8 rispetto ai dati 5/2002I posti letto sono 22.691Tutti i dati sono reperibili su Internetwww.cai.it (Sede legale) owww.caipiemonte.it

Carlo Lucioni,presidente dellaSezione di Milanoe ispettore dellaBrioschi, con ilgestore della sto-rica capannaFulvio Aurora.

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• Alpi Pennine B Cravetto Aldo - Alpe diChlekck - Issime/AO - 2422 m - Sez.Gressoney Tr. 8 posti letto - tel 0165.34199B Del. Cingino - Cingino - AntronaSchieranco/VB - 2255 m - Sez. Villadossola- 8 posti letto - tel 0324/53188

• Alpi Retiche CS Malga Ervina - Val Daone- Daone/TN - 2060 m - Sez. Cassano d’Adda- 25 posti letto - tel 0363/63644 - gestionediretta della Sezione

• Alpi Retiche CS Vetta di Rhon - Alpeggiodi Rhon - Ponte in Valtellina/SO - 2160 m -Sez. Sondrio/Ponte in Valtellina - 10 postiletto - gestione diretta della Sottosezione -tel 347.0767565B Juffmann Giorgio - Monte Peller -Cles/TN - 2022 m - Sez. SAT - 7 posti letto -tel 0461.981871 - in appoggio al rifugioPeller

• Prealpi Lombarde R Murelli - Crinale delMonte Bisbino - Carate Urio/CO - 1200 mSez. Moltrasio - 24 posti letto - con gestore- tel 031.290655R Valtellina - Caregia del Palabione -Aprica/SO - 1920 m - Sez. Aprica - 27 postiletto - con gestore - telefono rifugio0342.748995 altro tel 0342.746184B Zamboni Alberto - Alpe Azzaredo -Mezzoldo/BG - 2000 m - Sez. PiazzaBrembana - 5 posti letto - tel 0345.86155

• Alpi Carniche B Casera Frate de Sora -Val dei Tramontis - Claut/PN - 1364 m -Sez.Claut - 2 posti letto - tel 0427.878453

• Appennino Settentrionale R DevotoAntonio - Passo del Bocco -Mezzanego/GE - 1010 m - Sez. Chiavari - 44posti letto - telefono rifugio 0185.342065 -con gestore - altro tel. 0185/311851R Monte degli Abeti - Cappelletta delleLame - Rezzoaglio/GE -1305 m - Sez.Rapallo - 8 posti letto - incustodito con riti-ro chiavi - tel 0185.57862R Parco dell’Antola - Monte Antola -Propata/GE - 1460 m - Sez. Ligure/GE - 32posti letto - tel. rifugio 339.8909500 - congestore - altro recapito tel 010.592122CS Sasseto - Passo Strofinatoio - Lizzanoin Belvedere/B0 -1775 m - Sez. PorrettaTerme - 9 posti letto - gestione diretta dellaSezione - tel 0534.22833CS Troscione - Fontalcinaldo - MassaMarittima/GR - 713 m - Sez. Grosseto /Massa Marittima - 20 posti letto - gestionediretta della Sottosezione - tel 333.7094415B Matale - Monte Brusà - Bagnone/MS -1308 m - Sezione Pontre¬moli/Bagnone - 6posti letto - tel 0187.429363PA Lago Nero - Lago Nero - Abetone/PT -1730 m - Sez. Pistoia - 20 posti letto -gestione diretta della Sezione - tel0573.365582RIC Marchesotti Alda e Carla - Rivarossa -

Borghetto di Borbera/AL -738 m - Sez.Novi Ligure - O posti letto - tel 0143.2510 e380.4220559RIC Padre Pino - Pendici sud-ovestM.Argentea - Arenzano/GE - 900 m - Sez.Ligure/Arenzano - 12 posti letto - tel010.9127544

• Appennino Centrale R Santa Pupa -Pratelle - Sarete/AQ - 1300 m - Sez. L’Aquila- 23 posti letto - gestione diretta della Sez.- tel 0862.24342CS Diana e Tamara - MandraCastrata/M.Morrone - Pacentro/AQ -1770m - Sezione Sulmona - 4 posti letto - gestio-ne diretta della Sezione - tel 0864.210635CS Femmina Morta - Vallone di FemminaMorta - Civitelia Roveto/AQ -1350 m - Sez.Civitella Roveto - 16 posti letto - gestionediretta della Sez. - tel 330.579054.

PA Casal del Piano - Valnerina /M.Coscerno - Sant’Anatolia di Narco/PG -900 m - Sez. Spoleto -20 posti letto - incu-stodito con ritiro chiavi (locale sempreaperto) - tel 0743.220433

• Appennino Meridionale R GrandinettiLeone - Monte Gariglione - Zagarise/CZ -1611 m - Sez. Catanzaro - 16 posti letto -gestione diretta della Sezione - tel.347.8845000 e 333.2317580R Longo Biagio - Contrada Campolongo -Mormanno/CS - 1028 m - Sez. Castrovillari- 30 posti letto - gestione diretta della Sez.- tel 334.1005054 e 328.5927213CS Fondente - Fondente - San Pietro inGuarano/CS - 1337 m - Sez. Cosenza - 10posti letto - gestione diretta della Sezione- tel 0984.75204 e 0984.465001

Franco Bo

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 33

Rifugi fioriti

Ditelo con i fiori. Anche dairifugi di montagna arrivaquesto fragrante messaggio,

come è stato qui ripetuto più volte ecome sembrano dirci i tanti lettori checortesemente segnalano allaredazione questi segni di attenzioneall’ambiente e all’accoglienza.

Questo mese i balconi fioritiriguardano i rifugi: 1) Ciaréido al Pian de’ Buoi,

Marmarole;2) San Marco al Pelmo; 3) Città di Fiume in val Fiorentina; 4) Pussa nelle Dolomiti Friulane.

Un ringraziamento vivissimo per lesegnalazioni e complimenti ai gestoriche, approfittando delle condizioniclimatiche favorevoli, mantengonoviva una lodevolissima consuetudine.

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CARO ARMANDO…Mi fa molto sorridere quanto scrive

Armando Aste sullo Scarpone di luglioriguardo alla storia del Cerro Torre raccon-tata nell’ultimo libro di Messner. Non vogliodilungarmi troppo. Anche se avrei da dire unsacco di cose desidero solo puntualizzarequalche errore. Il fungo non salito da Maestrisi riferisce alla sua salita del 1970, quellaeffettuata con l’uso del compressore, nonalla prima in cui perse la vita Toni Egger.

Non fare questo tipo di confusione, caroArmando, anche perché essendo tu una per-sona autorevole troppi potrebbero credere aquanto dici. E sappi anche che il fungo non èmai caduto tutto. Cade in genere la parte cheforma un grosso strapiombo sopra la pareteest. In 25 anni di spedizioni in Patagonia hovisto il Torre senza questa parte di fungosolo una volta. Non riesco a datare il fatto,ma si parla di una decina di anni fa. Pianpiano il fungo si sta riformando sulla Est, maprima che arrivi ad avere il peso per la rot-

tura passerà ancora qualche anno almeno.Anche sugli altri versanti ha dei cambiamen-ti, ma non certo tanto repentini. Non è cor-retto quindi definirlo come fai tu “il fungoche sempre si rifà dopo ogni crollo”. Il fungodel Torre è come un cappello a cui al massi-mo cade una parte della tesa. Senza cappel-lo, il Torre non è mai stato.

E poi scrivi “non voglio aggiungere altroperché so che questa vicenda, come altre,non avrà mai fine”. Ma se non vuoi aggiun-gere altro non capisco nemmeno perché haiscritto questa pagina. E ricorda che questavicenda una fine ce l’ha già avuta da moltotempo. Il mondo dell’alpinismo internazio-nale non crede più a questa salita ormai dadecenni. Molti parlano di prove? Verissimo!Le prove ci sono. Non c’è nessuno dei chio-di che Maestri ha detto di aver piantato.Proprio nessuno. Gli ultimi chiodi, tutt’orapresenti a 50 anni di distanza, si trovano ameno di 300 metri da terra. E ci sono ancorapezzi di corda di perlon e di canapa in quel

primo tratto. E le corde non sono di metal-lo… Degli altri chiodi usati per la salita,nemmeno l’ombra. E tanto meno dei circa 70chiodi a pressione usati (e quelli ci sarebbe-ro dopo 50 e anche 200 anni).

Nessuno può mettere in dubbio la grandeforza di volontà che aveva Cesarino Fava,ma da quella all’essere un grande alpinista diacqua ne corre molta. Anche se ha salito ilFitz a quasi sessant’anni di età, lo ha fattosalendo con le jumar e non certo arrampi-cando da capocordata, e credo ci sia unanotevole differenza. Sai, mi spiace dire tuttoquesto perché tu sei un alpinista di cui houna grande ammirazione e rispetto.

Ermanno Salvaterra

CARO ERMANNO…Ho ricevuto dalla redazione dello Scarpone

la replica di Ermanno Salvaterra al mio scrit-to apparso in luglio che, desidero precisarlo,era intitolato “Caro Reinhold” e nel testoSalvaterra non era nominato. Comunque

Dibattiti Botta e risposta tra Salvaterra e Aste

La montagna della discordia

Entrambi hanno scritto grandi pagine di alpinismoSul caso irrisolto della prima scalata al Cerro Torre siconfrontano in questa pagina due grandi alpinisti. ErmannoSalvaterra, guida alpina di Pinzolo (TN), è l’unico al mondo avantare cinque scalate complete al “grido pietrificato” dellaPatagonia. Ottimo documentarista, i suoi film sono sempremolto richiesti nelle serate organizzate dal CAI, da “Fuistealpiste” a “Cerro Torre”, da “Blu Patagonia” a “Monna Lisa”, alrecente “Grande sogno”. Armando Aste, accademico di Roveretoe socio onorario del CAI, vanta quaranta e più sesti gradi e sestisuperiori. “Una forza morale”, aveva scritto di lui sulla Rivista delCAI l’amico Armando Biancardi, “che gli consente di avventurarsida solo su una Buhl alla Roda di Vael o su una Desmaison allaOvest di Lavaredo. Una sincera passione che, a dispetto deicacciatori frenetici di primati di velocità, gli fa trascorrere anchele notti nel grande grembo della Natura, dove può vantare unasettantina di bivacchi…”

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nessuno gli nega il diritto di esprimere ilsuo pensiero.

Ho già detto in quell’articolo che questavicenda del Torre, come altre, non avràmai fine. Ma il caro Ermanno meritacomunque una risposta per me definitivaqualunque possa essere la sua eventualecontroreplica.

Se non capisce perché ho scritto la paginaoggetto del contendere mi dispiace per lui,sebbene il motivo mi sembri chiaramenteespresso e comprensibile. Quasi mi vieneda dire che non c’è cosa più difficile dacapire di quello che non si può o non sivuole capire. Salvaterra è ancora giovane eperciò avrà tempo per imparare e capiretante cose che per ora non gli appartengo-no. Entrando nel merito, certamente luiconosce il fungo del Torre meglio di qual-siasi altro, ma io non mi sono mai riferitoalla salita del 1970. In quanto poi a CesarinoFava, a me interessa l’uomo più di ognialtra cosa: lo considero grande, mentrecome alpinista Ermanno è certamente piùforte e gli auguro di vivere a lungo, tanto daarrivare magari a salire con gli jumar dietroa un capocordata più giovane e più bravo dilui. Così potrà arrivare a capire meglioanche perché ogni cosa va inquadrata nelsuo tempo.

In quanto al fatto che il contestato arti-colo abbia fatto sorridere il nostro, sonocontento perché è sempre meglio che farpiangere.

Per concludere, anche a me dispiacedire tutto questo, mentre ricambio l’am-mirazione per l’alpinista specialista delCerro Torre.

Armando Aste

“Carnia, da terra di confine a cernierad’Europa”. Aspetti antropici e naturalisticidelle Alpi Orientali”. Questo il titolo dell’ag-giornamento nazionale per operatori naturali-stici che si è svolto dal 28 luglio al 1 agostonella verde cornice della Carnia, storica terradi confine, divisa tra Italia, Austria e Slovenia,ma unita nella sua forte identità. Il tema,estremamente attuale all’indomani dell’in-gresso della Slovenia nell’Unione Europea edella conseguente caduta dell’ultimo doloro-so confine di questa parte d’Italia, è statoaffrontato da vari punti di vista. Il quadro sto-rico antropologico è stato introdotto dal pre-sidente generale Annibale Salsa che si è sof-fermato sui concetti di “frontiera” e di “confi-ne” sottolineandone le caratteristiche di chiu-sura / barriera e di apertura al vicino.

In cinque giorni ai quasi settanta operatorinaturalistici provenienti da tutta Italia è statoillustrato, da parte di relatori estremamentepreparati e carichi di entusiasmo, come laCarnia sia un punto focale di passaggio e cer-niera non solo fra popoli e culture, con le pic-cole e grandi vicende dei monti, degli uomini

e delle donne che hanno vissuto in questolembo d’Italia la durezza della prima guerramondiale, illustrata con cuore e competenzadal colonnello Adriano Cattelan, ma ancheper quanto riguarda la flora e la fauna (sia lamicrofauna, sia i grandi carnivori).

Gli interventi sono stati arricchiti dalle gior-naliere uscite sul territorio che hanno emozio-nato i partecipanti con la gran varietà di vege-tazione al culmine del suo splendore, con iboschi di secolari faggi a protezione degli abi-tati di fondovalle. Ma le emozioni più forti daquesta “terra di confine e cerniera d’Europa”sono scaturite durante la visita guidata alMuseo storico all’aperto sul monte PalPiccolo, teatro di tragedie nel corso dellaGrande guerra dal 1915 alla fine dell’autunnodel 1917: un doveroso pellegrinaggio sul tragi-co suolo insanguinato dai corpi di tanti giova-ni, italiani e austroungarici.

L’accoglienza riservata alla “pacifica inva-sione” di ON nel tranquillo borgo di Paularo èstata calorosa: con la gentilezza e la discre-zione che caratterizza questa piccola comuni-tà ai confini con l’Austria siamo stati ricevutidai titolari degli esercizi dell’albergo diffuso edagli abitanti dei borghi; con competenza eriservatezza siamo stati accompagnati dalpersonale della locale stazione del Corpoforestale; e l’Amministrazione Comunale,oltre a metterci a disposizione i locali per gliincontri “in aula”, ha organizzato per noi unconcerto corale e un ballo in piazza.

Ottima anche l’organizzazione del Comitatoscientifico veneto friulano giuliano presiedu-to dall’ON Ugo Scortegagna (direttore delcorso) e delle sezioni carniche, specie nellafigura dell’infaticabile Bruno Mongiat, pozzodi informazioni, aneddoti e conoscenze dellasua terra.

Il gruppo degli operatori naturalistici si èricostituito nel 1999 con il corso in Sicilia. E’cresciuto nel 2002 con il nuovo Corso nazio-nale e poi con i vari corsi regionali fino a con-tare attualmente oltre un centinaio di aderen-ti. I legami sono oggi quelli di una grandefamiglia, con coppie che si sono formate e lanascita di un discreto numero di bimbi. Comein ogni famiglia, c’è anche chi “è andato avan-ti” e non si poteva non ricordare in questodecennale Daniele Zagani, uomo di cultura edi montagna, socio del CAI, già presidentedella Sezione di Argenta, operatore naturali-stico come noi.

Michela Ivancich

ON Sezione di Seregno

Operatori naturalistici Aggiornamento nazionale

Calorosa accoglienza neltranquillo borgo di Paularo.Settanta gli operatori arrivatida tutta Italia

Pacifica invasione in Carnia

Un film olandese ha vinto alla fine diagosto la quindicesima edizione delfilmfestival della Lessinia, il concorso

cinematografico internazionale dedicato avita, storia e tradizioni in montagna.

Il Gran Premio Lessinia – Lessinia d’Oro èandato a “Carmen meets Borat” di MercedesStalenhoef che racconta i sogni e le speran-ze di una diciassettenne. Il premio della giu-ria è andato al film “Prezzemolo, sensa pilesensa curént elètrica” di Sandro Gastinelli eMarzia Pellegrino (Italia) sulla bizzarra perso-nalità di Mario Collino: una rivelazione alfestival con i suoi antichi giochi e la sua vita-lità contagiosa.

In Lessinia è stato pure proiettato “Unazafort, l’anello forte”, realizzato dalla Pellegrinoin completa autonomia.

Lessiniafestival

Prezzemolo, una rivelazione

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QUICAIAttività, idee, proposte

Ai 170 iscritti alla Sezioneuniversitaria (SUSAT) èaffidata l’organizzazione del

115° Congresso della SocietàAlpinisti Tridentini in programma dal21 settembre al 4 ottobre. Unprivilegio concesso ai giovani socitrentini in occasione del centenariodel sodalizio fondato il 4 aprile 1909,quando nella sede della “Societàstudentesca” si tenne l’assembleacostitutiva indetta da un comitatopromotore formato da Mite Ghezzer,Bruno Bonfioli e Ferrante Giordani.

In perfetta sintonia con lecelebrazioni della SUSAT il temascelto: “Giovani e montagna; spazi,percezioni, valori”. Diversiappuntamenti precederanno lagiornata congressuale di domenica4 ottobre che si aprirà alle 8 allacasa della SAT in via Manci 57 .Dopo la celebrazione di una messa(ore 9) nella Chiesa di SanFrancesco Saverio e la sfilatacongressisti accompagnati dallaBanda del Corpo musicale “Città diTrento”, dalle ore 10.30il dibattitocongressuale saràospitato all’AuditoriumCentro S. Chiara, viaS. Croce 67,moderatore Franco deBattaglia, coninterventi di AnnibaleSalsa (presidentegenerale del CAI),Linda Cottino (direttoredi Alp) e GiorgioDaidola dell’Università di Trento.Dopo la premiazione dei soci SATcinquantennali, uno specialericonoscimento sarà consegnato aCesare Maestri in occasione deisuoi ottant’anni.

Alle celebrazioni della SUSAT saràanche dedicata sabato 3 ottobre una

serata al Centro Santa Chiara conl’Orchestra della Scuola Musicale “IMinipolifonici” diretta dal maestroStefano Chicco, le “LettureSusatine” a cura di Alfonso Masi; laproiezione multimediale “Monzoni,

le nostre montagne”di Sandro Zanghellini,A. Rossi e A. Zanon.

Ma come è natoquesto rapportostretto tra gliuniversitari trentini ela montagna? Furonol’attaccamento allapropria terra eall’unità nazionale,una naturalepropensione alla

montagna, la fiducia nel futuro aspingere gli studenti a creare leprime associazioni. Fu poidall’Audax e dal gruppo Robur chenacque la spinta che portò allafondazione della SUSAT. Dai 100soci iniziali la SUSAT passò nel1914 a ben 320 soci, tra cui 8

studentesse. All’entrata in guerradell’Italia nel 1915 la maggior partedi questi susatini si arruolò nei"battaglioni volontari": di 141 nemorirono combattendo 24 enumerose furono le medaglie d’oroal valore. Negli anni ‘20 la Susatriuniva l’eccellenza alpinisticacittadina rappresentata daaccademici come Pino Prati, RenzoVidesott, padre dei parchi nazionaliitaliani, Giorgio Graffer.

Con l’adesione della SAT al CAInei primi anni ‘20 la SUSAT sitrasformò nella SUCAI grupposusatino, e successivamente fuinquadrata nei Gruppi UniversitariFascisti (GUF). Un altro passaggioimportante nella storia della sezioneuniversitaria fu poi quello del 1961,quando la sezione ottenne dallaSAT la gestione del rifugio Taramelliin Val Monzoni, un’esperienza divita condivisa, di amicizia edesperienze in montagna, attraversola quale sono passate generazioni disusatini.

“Giovani e montagna:spazi, percezioni,valori” è il tema deldibattito del 4 ottobreal 115° Congressodella SAT in occasionedei cent’anni dellaSezione universitariaSUSAT

Un gruppo di studenti trentiniriuniti nella sezione universitaria

SUSAT durante un’escursione nel 1911 al rifugio Rosetta.

La parola ai giovani

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Bergamo Palamonti in festaDomenica 8 novembre sarà festeggiato il quarto anniversario di vita

del Palamonti con un open day e manifestazioni celebrative, a parti-re dalle ore 9.30. Il polivalente e funzionale spazio gestito dallaSezione orobica, in corso di ampliamento e completamento, ha regi-strato nel 2008 oltre 40.000 presenze nelle diverse iniziative, propostee manifestazioni. Ora sono in costruzione una cucina al serviziodell’Area Club, una nuova Sala Consiglio adiacente alla Bibliotecadella Montagna (già inserita nel Sistema Bibliotecario provinciale) edi un parco sportivo e ludico di montagna che intende offrire propo-ste e stimoli di crescita ai bambini e ai ragazzi rendendo più adegua-ti gli spazi di ospitalità, accoglienza e incontro per tutti i frequentato-ri di questo speciale rifugio di montagna in città.

Torino Gonella, conclusi i lavoriLa Sezione di Torino (tel 011.539260) comunica che in settembre,

come previsto, si sono conclusi i lavoriper il rinnovato rifugio Gonella alMonte Bianco, una struttura altamenteinnovativa anche sotto il profilo dellacompatibilità ambientale come erastato riferito in queste pagine (vedereLS 11/2008).

L’inaugurazione è fissata, salvoimprevisti legati a particolari

eventi atmosferici, nellaprima metà di ottobre.

Teramo Ferrate fuori usoIn considerazione delle precarie condizioni dei manufatti è sconsi-

gliato percorrere la ferrata “Ricci” della Vetta orientale del Cornogrande, la ferrata “Danesi” e il sentiero attrezzato Pier PaoloVentricini. La raccomandazione è stata diffusa con un comunicatodella Sezione di Teramo (tel e fax 0861.245262).

Loano (SV) Un gestore al Pian delle BosseLa Sezione di Loano (SV) esamina domande di gestione con con-

tratto di affitto di azienda del proprio rifugio alpino Pian delleBosse sito a m 841 in Comune di Pietra Ligure, nell’immediatoentroterra di Loano. Il rifugio si trova alle pendici di Monte Carmoed è raggiungibile da Verzi mediante strada asfaltata e in parte ster-rata, sino al posteggio di Castagnabianca e quindi con 30 minuti disentiero. E’ realizzato su due piani, più un seminterrato; al pianorialzato vi è la sala ristorante capace di circa 50 coperti e la cuci-na. Al primo piano sono disponibili 14 posti letto con servizi alpiano, e alloggio per il gestore.

È dotato di linea telefonica, dispone di una sorgente di acqua pro-pria, riscaldamento a legna, l’energia elettrica è fornita da un genera-tore a gasolio e da un impianto fotovoltaico.

Il rifugio è toccato da numerosi percorsi escursionistici, ed è nelleimmediate vicinanze della Rocca dell’Aia sulla quale sono tracciatenumerose vie d’arrampicata. L’apertura richiesta è annuale. La strut-tura è concessa in locazione per un periodo di tre anni rinnovabili peraltri tre. Informazioni presso CAI Loano – Viale Libia – TorrePentagonale – 17025 Loano – tel 3490917997, e-mail [email protected]

Lecco Riflessioni in “stile alpino”Una riflessione sul destino degli alpinisti apre significativamente

il nuovo numero di “Stile alpino” ([email protected]),periodico dei Ragni, il rinomato gruppo alpinistico del CAI diLecco. “Se uno stile di vita è quello verticale…significa che l’elve-tico Ueli Steck, probabilmente il più completo alpinista contempo-raneo, è così perché ha visto così il suo destino: quello di essere unalpinista professionista, sempre teso al limite, polivalente, 365giorni dedicati all’estremo (perché, piaccia o non piaccia il termi-ne, tutto quello che Steck fa è, di fatto, estremo)”. “Però”, proseguel’editoriale, “bisogna anche preparare il terreno, ai destini. Peressere come Steck è necessario che le aziende appoggino determi-nate visioni (leggi tentare vie nuove su un 8000 o su un 5000, e nonripetere vie normali; leggi aprire vie nuove su roccia, e non far fintadi aprirle), che le istituzioni aprano gli occhi e sappiano ricono-scere i diversi piani di grandezza… capire cioè che cosa vuol diresalire un solo 8000 come hanno fatto House e Anderson o salirnecinque o dieci come centinaia sono in grado di fare”.

Pinzolo (TN) Polacco il re dei soccorritoriCon oltre settecento interventi nella catena dei Tatra e un’intensa

attività di istruttore, il polacco Roman Kubin è stato giudicato da unagiuria specializzata campione della solidarietà alpina. Un prestigiosoriconoscimento, la Targa d’argento, gli è stato consegnato saba- ➔

Un’autovettura Fiat Panda 4 x 4 è stata concessa dallaRegione Piemonte in comodato d’uso al CAI in virtù delProtocollo d’intesa firmato tra il Club alpino e

l’Amministrazione regionale in data 6 maggio 2008 (Rep. n.13467) nell’intento di mettere in sinergia le azioni chel’Amministrazione attiva tramite le proprie strutture, con ilpatrimonio di conoscenza centenaria del territorio montano cheil CAI racchiude in sé. La Regione Piemonte, riconoscendo talepeculiarità al CAI, ha ritenuto indispensabile avvalerseneallorquando si devono promuovere e concretizzare azioni disalvaguardia del territorio, di attenzione all’ambiente naturale edi valorizzazione delle risorse umane, culturali e attivitàeconomiche delle zone montane. L’automezzo si configuracome strumento del lavoro che CAI e Regione Piemontesvolgono sul territorio: sopraluoghi su rifugi e posti tappa,viabilità agro silvo pastorale, monitoraggio dei parametri tecniciambientali, sviluppo della rete sentieristica, ecc. “Si tratta di unulteriore passo”, spiega in un comunicato Luigi Geninatti,presidente del Gruppo regionale piemontese del CAI, “cherafforza sempre più il rapporto tra il Club Alpino Italiano e laRegione Piemonte, uniti nell’intento di favorire la tutelaambientale coniugata allo sviluppo socio-economico delle areemontane, attuata attraverso la realizzazione di azioni chefacciano da volano per un’autonoma vivibilità delle terre alte insintonia con l’economia della aree non montane.

CAI Piemonte

Vettura di servizio4x4 a disposizione

Appuntamento al Palamonti di Bergamo il 7 e 8 novembreper i soci del Club Alpino Accademico Italiano chenell’accogliente struttura del CAI terranno l’annuale

convegno su un tema assai dibattuto: l’utilizzo dell’ossigeno allealte quote va considerato una forma di doping nell’alpinismo chepunta alle grandi prestazioni? Certo, a detta degli espertil’ossigeno aiuta tanto (e dunque ridurrebbe o addiritturaannullerebbe il valore dell’ascensione) ma certo non riduce lacomplessità di scalate che comunque rimangono appannaggiodi gente molto esperta e preparata. Al simposio parteciperanno imaggiori specialisti degli ottomila.

Club Alpino Accademico Italiano

Ossigeno e doping alle alte quote

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to 19 settembre a Pinzolo (Trento) nel corso di una suggestivacerimonia con la motivazione “A Roman Kubin, una vita da protago-nista, umile e generoso, del soccorso in montagna e dentro le sueviscere”. Kubin viene definito un personaggio di rara umanità e digrande competenza, specialista nel soccorso in grotte. È nato l’11marzo 1953 a Zakopane. Dal 1974, già in veste ufficiale di membrodello Speleoklub Tatrzanszki, iniziò a esplorare il mondo sotterraneo.

Soccorritore professionista dal ‘91, è spe-cializzato nel salvataggio in grotta.

Le azioni sotterranee più difficili e rischio-se del TOPR, l’organizzazione polacca delsoccorso alpino e speleologico, sono statecondotte negli ultimi vent’anni sotto la suaguida e con il suo intervento diretto.

Il programma della manifestazione diPinzolo (info: tel 0465.501007 – email:[email protected]) prevedeva una serie di ini-ziative di contorno tra le quali la presenta-zione del progetto “Sicuri in montagna” delClub Alpino Italiano. Il Comitato esecutivo,che da 38 anni assegna il prestigioso trofeo,è presieduto dal cavalier Angiolino Binelli,uno dei padri del soccorso alpino, fervidoideatore e animatore della manifestazioneche annovera tra i premiati il ponteficeGiovanni Paiolo II e il Dalai Lama. Ne fanno parte Giuseppe Ciaghi (vicepre-

sidente), Fabrizia Caola, Carmelo Genetin,Luciano Imperadori, Dino Leonesi, Roberto

Serafin e Valter Vidi.

Corsico (MI) Concorso fotograficoLa Sezione di Corsico (MI), in collaborazione con l’Associazione

nazionale alpini (ANA), organizza il concorso fotografico “Una mon-tagna ha parlato al mio cuore”. Ogni partecipante potrà inviare unmassimo di due stampe in bianco e nero o a colori con lato min. di 20cm. e max. di 40 cm, che dovranno arrivare entro il 30/9/2009 all’ANA,via dei Navigli 1, 20094 Corsico (Mi).

Le immagini selezionate saranno esposte dal 24 al 31/10 presso il“Saloncino La Pianta” via Leopardi 7, Corsico. In palio una macchina

fotografica, materiale alpinistico e abbigliamento, buoni gita e sog-giorno. Informazioni e iscrizioni www.caicorsico.it.

Sacile (PN) Largo ai giovaniIl problema del ricambio generazionale è affrontato nell’editoriale

del periodico “El Torrion” della Sezione di Sacile. Per venire incontroalla “fascia critica” che da va dai 16 ai 25-30 anni, in cui “si perde inte-resse per il CAI”, viene proposta l’istituzione della figura del “giovanesocio ordinario” con relativa quota ridotta.

L’esempio della Sezione di Milano che riserva a questa fascia untrattamento di favore sembra fare proseliti.

Castelnuovo (RE) Da parco a parco“Da parco a parco”, un trekking di tre giorni da Bismantova a

Riomaggiore tra il Parco dell’Appennino e quello delle Cinqueterre èstato compiuto dai soci della Sezione di Castelnovo ne’ Monti (RE),nel week-end tra il 15 e il 17 maggio.

Partiti dall’Eremo della Pietra di Bismantova, hanno raggiunto laspiaggetta di Riomaggiore, a piedi, utilizzando al massimo i sentieri.All’iniziativa hanno offerto il patrocinio i parchi dell’Appenninotosco-emiliano e quello delle Cinqueterre, impegnati in un progettoche prevede sinergie strette tra parchi vicini nell’area tosco-ligure-emiliana. Per informazioni ci si può rivolgere alla sezione CAI tel 0522811939, e-mail [email protected]

Salerno Storica sede per il CAILa Sezione di Salerno è tornata nella storica sede sociale di Via

Porta di Mare 26 nel cuore del centro storico, essendosi conclusidopo 10 anni i lavori di ristrutturazione dell’edificio. Il sodalizio saler-nitano propone ogni anno 70 partecipatissime escursioni sociali evanta un gruppo speleo che quest’anno celebra il ventennale. Nuovo

Stava andando a controllare se c’erano turisti da aiutare, indifficoltà per il maltempo. Il destino ha voluto che il 22agosto l’elicottero del SUEM 118 sia finito contro i cavi

dell’alta tensione tra il Faloria e il Cristallo, sopra Cortina.Sfuggito al controllo, è precipitato e non c’è stato scampo per iquattro occupanti: Dario De Filip, 42 anni, pilota del SUEM;Marco Zago, 41, tecnico aeronautico e membro del Soccorsoalpino di Belluno; Fabrizio Spaziani, 43 anni, medico e membrodel Soccorso alpino di Pieve di Cadore; e Stefano Da Forno, 40anni, tecnico di elisoccorso e membro del Soccorso alpino diFeltre. Grande folla alle esequie con il presidente della RegioneVeneto, prefetto e autorità locali e l’onorevole Rosy Bindi. Unlutto gravissimo per il Corpo Nazionale Soccorso Alpino eSpeleologico che si è idealmente stretto attorno alle vittime, ailoro familiari e agli uomini del Soccorso alpino bellunese a cuispetta il duro compito di colmare questo vuoto e di continuarel’attività di sempre.

La tragedia di Cortina

Il cordoglio del CNSAS

QUI CAI Attività, idee, proposte

ATeplice nad Metují (RepubblicaCeca), in occasione del 26°International Mountaineering Film Festival, si è aperta i 27agosto l’ultima mostra del Museo nazionale della montagna,

un progetto internazionale che ha coinvolto l’Italia (con il Museo el’Istituto italiano di cultura di Praga), la Repubblica Ceca (con ilComune di Teplice n.M.) e il Canada (con il Whythe Museum diBanff), realizzato grazie all’operadel fotografo Craig Richards,arrivato dalle lontane MontagneRocciose canadesi. Il progettoriguarda 40 scatti in bianco e nerodedicati al grande “Teatro diPietra” di Teplice nad Metují eAdr‰pach. Rocce e alberi, in unbosco incantato, sono attori di ungrande spettacolo della natura cheRichards ha saputo fissare inimmagini magistrali.

La mostra sarà a Praga dadicembre, a Torino da gennaio e aBanff nell’autunno del prossimoanno. È interessante ricordare chele grandi stampe fotografiche,realizzate per l’occasione,troveranno definitiva collocazionea Torino, tra le collezioni delMuseo che vanta una fototeca dicirca 140.000 soggetti.

Museomontagna

Magia del “Teatro di pietra”

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ed entusiasta è il gruppo di Alpinismo giovanile. Altri fiori all’oc-chiello sono l’attenta vigilanza della TAM, l’operosa manutenzionedei sentieri dei Monti Picentini, i due corsi d’arrampicata e l’attivitàalpinistica con le vette dei 4000 delle Alpi che ogni anno sono meta dialpinisti salernitani.

Codroipo (UD) Boulder per 140 ragazzi

Anche quest’anno si è conclusa positivamente per la Sezione diCodroipo l’attività in collaborazione con i centri estivi del MedioFriuli. L’attività del gruppo del presidente Enzo Pressacco ha portatoad avvicinarsi all’arrampicata e a un nuovo modo di intendere lamobilità oltre 140 ragazzi delle elementari e delle medie che hannoscelto di partecipare ai minicorsi proposti tra le attività dei centriestivi di Codroipo, Sedegliano, Mereto di Tomba e Latisana.

Gli istruttori del Gruppo Rocciatori Orsi, avvalendosi di una “gioco”sicuro e divertente quale è il boulder (una struttura con quattro pare-ti inclinabili su cui si arrampica senza corda protetti nelle cadute damorbidi materassoni), hanno impartito i fondamenti della tecnicaarrampicatoria ai piccoli corsisti. Seguendo i precetti del metodoCaruso hanno lavorato sulla percezione del proprio equilibrio con iragazzini, passando in seguito a lavorare sulla tecnica di base nellaprogressione verticale.

Milano In cascina con i walserA quanto cortesemente informa Marco Righini della Sezione di

Milano, presso la Cascina Linterno (via Fratelli Zoia 194, Milano) che

ospitò Francesco Petrarca, Giovanna Majno parlerà sabato 24 otto-bre del recupero di una casa walser in una frazione abbandonatadella Val Vogna. L’argomento offrirà lo spunto per un discorso sui variaspetti della civiltà montanara in Valsesia in un ideale parallelo con laciviltà contadina del Basso Milanese. Per informazioni, vedere il sitodell’associazione Amici Cascina Linterno: www.cascinalinterno.it

Bergamo La fauna delle AlpiNell’ambito del programma scientifico della manifestazione cultu-

rale “Bergamo Scienza 2009” la Sezione di Bergamo organizza dueconferenze faunistiche presso il Palamonti, in via Pizzo dellaPresolana 45. Mercoledì 7 ottobre, ore 21, Bruno Bassano, responsa-bile Servizio sanitario e Ricerca scientifica del Parco nazionale GranParadiso, parlerà degli “Effetti climatici e ambientali sulla popolazio-ne di stambecco del Parco Nazionale Gran Paradiso” (moderatorePaolo Lanfranchi).

Mercoledì 14 ottobre, ore 21, Luca Pellicioli, medico veterinariodell’ Università degli Studi di Milano, parlerà di “Esperienze di ricer-ca scientifica applicata a popolazioni di ungulati selvatici alpini: ilmodello delle Alpi Orobie” (moderatore Alessandra Gaffuri).

Milano Un lupo per amicoLa comunicazione nel cam-

po del turismo alpino nonpuò che aprirsi al mondo deigiovani. Nella foto l’incontroalla Campionaria di Milanoin occasione di un convegnoorganizzato dal parco delleCinque Terre tra Oscar DelBarba, presidente di CIPRAItalia, e il popolare disegna-tore Guido Silvestri (adestra), in arte Silver, che hacreato il personaggio di LupoAlberto. ■

• Si è spento a 87 anni, nella casa di riposo diTransacqua Primiero), Gabriele Franceschini,uno degli alpinisti bellunesi più famosi. Nato aFeltre nel 1942, venne spedito sul fronte russo,poi internato in campo di concentramento. SulleAlpi Feltrine realizzò numerose prime ascensioni(38 vie con le normali a nuove vette e 3 variantiin Cimònega, 3 vie sul Pizzocco).Da tutti eraritenuto l’alpinista che meglio conosceva ilGruppo delle Pale, dove ha aperto quasi centovie nuove. Fu per anni la guida prediletta di DinoBuzzati che parlò di lui in molti articoli e lettere.

• La Sottosezione di Agrate Brianza (MI), annuncia lascomparsa lunedì 10 agosto del socio Mario Varisco, classe1952, tra i fondatori. Varisco aveva al suo attivo ripetizioni divie alpinistiche di rilievo e quasi tutti i 4000 italiani e svizzeri;era attivo sul fronte ambientalistico. Vicini alla moglie Luisellae il figlio Danilo in questo momento di dolore, i soci siimpegnano a dare continuità ai suoi ideali e al suo amore perla montagna.

• Piero Raina incarnava la figura del montanaro delle Alpioccidentali che aveva vissuto (anche come amministratore inquanto sindaco di Elva, in Val Maira, dove era nato) ilfenomeno dello spopolamento. Nelle sue poesie, comericorda Fabio Balocco, cantava la sua terra. E da questa terrache tanto amava se n’è andato l’8 agosto.

Addii

L’obiettivo è stato raggiunto: ottomila mani si sono unite il 5luglio per lanciare un messaggio ai potenti del mondo dauno dei luoghi più belli e significativi del mondo, le Tre

Cime di Lavaredo, dove geologicamente parlando s’incontranodue grandi continenti, Europa e Africa. L’appuntamento per lospettacolare abbraccio era fissato a mezzogiorno conl’intervento dell’alpinista Fausto De Stefani e dell’ideatrice dellamanifestazione Tatiana Pais Becher, assessore alla cultura delComune di Auronzo. La manifestazione, patrocinata dal ClubAlpino Italiano, era significativamente intitolata “Le Dolomitiabbracciano l’Africa”. Tante le famiglie, tanti i giovani, tantissimii bambini; tutti uniti da un unico intento: abbracciare le TreCime per l’Africa. Molte le personalità intervenute arappresentare le associazioni e le istituzioni che hanno aderitoall’iniziativa. E grande il via vai di persone di tutte le età, inparticolare giovani tra i quali molti scout che più di tutti hannoaccolto il particolare messaggio.

Eventi

Le Dolomiti abbracciano l’Africa

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ALBULA GTX, CREATE PER IL PIEDE

DELLA DONNA

Dall'inizio degli anni '80 Lowa si dedica allaproduzione di calzature tecniche appo-sitamente studiate per il piede femminile.

Le novità della gamma per la donna sono imodelli Albula Gtx e Sella Gtx, entrambi concomfort spoiler (design speciale nella zonasuperiore della tomaia, morbido e flessibile perun benessere ottimale). Le forme sono realizzatesu stampo del piede femminile e presentanoun’intersuola con imbottitura più morbida,poiché la camminata della donna assorbe nellazona caviglia maggior attrito rispetto a quelladell’uomo. Caratteristiche comuni ai due modellisono il C4, (linguettone di equilibrio che, grazie alcalore del corpo, si adatta perfettamente al collodel piede e alla zona della tibia, eliminando puntidi pressione ed evitando lo spostamento dellinguettone stesso) e il sottopiede equilibrato(con schiuma in visco elastico più morbida etomaia più soffice per una sensazione dimaggior confortevolezza). Il modello Albula GTX presenta inoltreaccorgimenti tecnici quali “FlexFit”, per unamiglior flessione della caviglia, e “x-lacing”,brevetto Lowa, che assicura il fissaggio dellinguettone con un asse verticale e orizzontaleed evita vesciche e punti di pressione. Ilrisultato è una camminata armoniosa, chegarantisce un buon comfort e minoraffaticamento della caviglia. Il modello èrealizzato con tomaia in pelle Nabuk, foderaGore-tex footwear, suola Vibram Tactis DST. Èdisponibile nelle misure uk 3.5-9 e pesa 1.250grammi al paio. Per maggiori informazioni: G.B. InternationalSpa, 0423/860532 oppure www.lowa.it

LOWE ALPINE MAGMA JACKET

Per la stagione invernale 2009/2010, LoweAlpine propone la nuova Magma Racket.Si tratta di una giacca a elevato isolamento

termico, estremamente leggera e compattagrazie all’imbottitura sintetica in Primaloft®, cheassicura la massima termicità con il minimoingombro avendo una densità pari a 100 grammiper metro quadro di tessuto. Grazie a questatecnologia il peso è contenuto in soli 428grammi nella misura di campionario (medium). Iltessuto esterno è in nylon laminato traspirante eresistente all’acqua. Tra le peculiarità tecniche di questo capo,spiccano la presenza di una soffice imbottituraper il collo con ulteriore protezione per il mento,di una tasca sul petto e di due tasche lateralimunite di zip, poste al di fuori dell’area diingombro data da un eventuale usodell’imbrago. I polsini sono dotati di bordoelastico e la coulisse elastica sul fondo giacca èregolabile con un semplice gesto. Insieme alprodotto viene fornito un sacchetto contenitoredi piccole dimensioni, che consente di potercomprimere la giacca e collocarla all’internodello zaino utilizzando il minimo spazio diingombro. Grazie alla vestibilità unisex, MagmaJacket è disponibile in una vasta gamma taglie,che va dalla XXS alla XXL, e nei coloriGunmetal/Black, Meadow/Black e TrueRed/Black.Per maggiori informazioni: LoweAlpine, 0422 886411

TITANIO, EFFETTO MEMORIA,NXT: ALTE PRESTAZIONI,

GRANDE SICUREZZA

Ziel Italia presenta i nuovi modelli in titaniocon effetto memoria della linea ExtrameEye Technology. Sicuri ed eleganti,

rappresentano il miglior comfort e la massimaprotezione contro le radiazioni solari nocive,grazie alle lenti in NXTtm alla melanina.Titanio e NXTtm alla melanina sono un binomiovincente che offre la massima sicurezza a chiindossa l’occhiale. Il titanio è più leggero delletradizionali montature in metallo, resistentecome l’acciaio, biocompatibile e anallergico.Questi modelli, inoltre, sono dotati di “effettomemoria”, una caratteristica che li rendeparticolarmente funzionali: grazie alle particolariproprietà meccaniche del titanio utilizzato, lamontatura torna sempre alla forma iniziale,anche se viene deformata, piegata e schiacciata.Il materiale NXTtm alla melanina delle lenticonferisce agli occhiali la più elevata affidabilità.La melanina, un pigmento naturale contenutonell’occhio, è lo scudo più efficace contro i raggisolari nocivi, in quanto assorbe le radiazioni UVe i colori che compongono la luce in misuraproporzionale alla loro pericolosità. L’ NXTtm,grazie alla sua composizione chimica, è cosìresistente agli agenti chimici e agli urti da esseregarantito infrangibile a vita. Le lenti hannotrattamento idrofobico, antiappannamento eantigraffio. Entrambi i modelli, di linea decisa esportiva HP Titan, più modaiolo FX Titan, sonodisponibili nei colori nero con lenti blu violet ecanna di fucile con lenti flash Silver. Sonodistribuiti con un astuccio morbido e unmoschettone in dotazione.Per informazioni: Ziel Italia tel. 0421/244432 –www.ziel.it

40 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

News dalle aziende A cura di Susanna Gazzola (Servizio pubblicità)

Page 41: OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANORevisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e ... Matteo e Giacomo

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 41

MILANOVia Silvio Pellico, 6(M1 e M3 Duomo)Tel. 0236515700/01 02.86463516 Fax [email protected] Lu Ma Gv 14-19Me Ve 10-19 Sa e festivi chiusoApertura serale: Ma 21-22,30Biblioteca Ma Gv 10-12,30 e 14-19 Apertura serale Ma 21-22,30■ CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2009.Presso la Segreteria e telefonica-mente, utilizzando la carta di credi-to, è possibile rinnovare la propriaadesione. Speciale agevolazionesulla quota “Ordinario” riservata aisoci tra i 18 e i 30 anni. Quoteassociative: Ordinario con più di 30anni € 48,50; tra 18 e 30 anni €37,00; Famigliare € 27,50; Giovane€ 18,50; Vitalizio € 13,70.■ ESCURSIONISMO. 4/10 Beccad’Aouille-Ferrata (Valgrisenche);11/10 Laghi del Venerocolo (AlpiOrobiche); 18/10 Monte Cadelle(Orobie bergamasche); 25/10Monte Ragola; 30/10-2/11 Trekkingcon Seniores nella “Tuscia”-ViaFrancigena; 8/11 Monte Carmo(Appennino Ligure); 15/11 MonteCrocione (Brianza); 22/11 MonteGiove (Val Cannobina); 29/11 Gitaconclusiva della stagione.■ SCUOLA NAZIONALE SCIFONDO ESCURSIONISMO.■ PRESCIISTICA. Il 1/10 inizia ilcorso con la direzione di un istrut-tore Isef nella palestra del CentroSportivo Saini il martedì e il giovedìdalle ore 19 alle ore 20 (primoturno) e dalle ore 20 alle ore 21(secondo turno), ultima lezione delprimo modulo il 22/12, gli iscritti alcorso riceveranno un omaggio uti-lissimo anche per le gite sullaneve…il cui calendario verrà pre-sentato in sede il 19/10.■ SKI-ROLL. Corso in due lezioninei parchi cittadini (24 e 31 ottobre)e una terza uscita (sabato 7 novem-bre) sulla pista di ski-roll Chamues-Schanf (Engadina).■ SCI FONDO ESCURSIONISTICO.Il corso base si tiene come di con-sueto nei mesi di ottobre, novem-bre e dicembre e include lezioniteoriche sui materiali, sull’abbiglia-mento e sulla sciolinatura e lezionipratiche di preparazione a “secco”

e 6 uscite sulla neve a partire dal29/11 e comprendente un weekendin Francia a Nevache. A dicembreviene proposto per la prima voltauno stage di telemark che si svolgein tre domeniche. Al termine festafper tutti gli allievi e consegna di unutilissimo regalo. E’ possibileincontrare un nostro istruttore nellasede di Via Silvio Pellico ogni mar-tedi sera, oppure telefonare alnumero di cellulare 3469471459 neiseguenti orari: martedi sera dalle21 alle 23 e sabato tutto il giorno.■ GITE. Il nuovo calendario dellastagione viene presentato lunedì 19ottobre alle ore 21 in Sezione. Sirinnova ancora una volta il concor-so “Fondista Fedele 2009-2010”.■ NORDIC WALKING. 17-18/10week end in Val Masino, pernotta-mento presso il Centro dellaMontagna; visitate il nuovissimosito www.nordicwalkingmi■ ATTIVITÀ GIOVANILIALPES. 24-25/10 Notturna alRosalba (Grigne); 15/11 M. Orsa-Monte Prabello (Prealpi varesine). FAMILY (soci sino a 10 anni accom-pagnati dai genitori). 11/10 SanPietro al Monte (Triangolo lariano).

GRUPPO ANZIANI. 7/10 MonteTimogno (Valle Seriana); 14/10 BricPaglie (Prealpi Biellesi); 21/10Madonna del Faggio (Val Solda) ;28/10 Castagnata a Uschione;30/10-2/11 Trekking nella “Tuscia”-Via Francigena in collaborazionecon il Gruppo Escursionismo; 4/11Monte Musinè (Val di Susa); 11/11Agoncio (Chiavenna); 18/11 Orrididi Uriezzo (Valle Antigorio); ritrovoil martedì dalle 14,30 alle 17.■ INSIEME PER L’ABRUZZO: CON-CERTO DEI CORI SAF/CAI UDINE ECAI MILANO. Domenica 25 ottobre,ore 15, presso il Centro CulturaleSan Fedele, con il patrocinio dellaPresidenza generale del CAI edell’Unione Società Corali Italiane –Delegazione di Milano, concerto dicanti popolari e di montagna ese-guito dal Coro SAF/CAI Udine diret-to dal M° Andrea Toffolini e delCoro CAI Milano diretto dal M°Roberto Pellegrini. L’evento, chevedrà la partecipazione straordina-ria del Coro Seniores del sodaliziomilanese diretto dal M° RiccardoScharff, vuole cementare l’amiciziatra le due corali e rinnovare la soli-darietà alle popolazioni d’Abruzzo

attraverso la promozione della cam-pagna di raccolta fondi lanciata dalClub Alpino Italiano. La manifesta-zione è pubblica, ingresso libero.■ MILANOMONTAGNA LIBRI. LaCommissione Culturale in sinergiacon la Biblioteca della MontagnaLuigi Gabba del CAI Milano e con lacollaborazione del Gruppo ItalianoScrittori di Montagna, promuoveun intenso ciclo di incontri letterari:6/10 conversazione con MarcoDalla Torre e presentazione del libro“Antonia Pozzi e la montagna”;20/10 conversazione con MarcoAlbino Ferrari e presentazione dellibro “In viaggio sulle Alpi, luoghi estorie di alta quota”; 3/11 conver-sazione con Giuseppe Garimoldi epresentazione del libro “GiorgioGualco l’avventura alpina”; 10/11conversazione con Adriano Gaspanie presentazione di “Astronomia edantica architettura sull’arco alpino”.Gli incontri aperti al pubblico si ter-ranno in Sala Romanini ore 18.30. ■ CAIMILANCINEFORUM: INCON-TRI CON IL NUOVO CINEMA DIMONTAGNA. La CommissioneCinematografica in sinergia con laCommissione Scientifica GiuseppeNangeroni presenta un ciclo di treserate pubbliche e gratuite con ini-zio alle ore 21 in sede: 10/11 l’artedi arrampicare - “Cannabis Rock”di Franco Fornaris (52’) Italia - “TheWall” di Lim II Jin, Corea del Sud,Premio Mario Belllo al Festival diTrento 2008; 17/11 selezione dalSondrio Filmfestival; 24/11 i grandiclassici - “La tragedia della pareteNord dell’Eiger (91’) di GerhardBaur, Germania, 1984 - “Masinoprimo amore” (37’) di AdalbertoFrigerio, Italia, 1975 – “L’uomo dilegno” (42’) di Fulvio Mariani,Svizzera, 1995.■ OTTAGONO SPAZIOMONTAGNA.La nuova stagione si apre il 16/11con una mostra dell’artista svizzeroBruno Ritter, vincitore del ConcorsoInternazionale Arte e Montagna pro-mosso dal CAI Milano.

EDELWEISSVia Perugino, 13/1520135 MilanoTel e fax: 02/55191581 Lu 18-20 - Mer 18-22,30www.edelweisscai.itinfo@edelweisscai.itwww.escursionismo-edelweisscai.it

recapiti telefonici: 02/89072380■ 34° CORSO DI FONDO ESCUR-SIONISMO. É rivolto a tutti coloroche vogliono iniziare un’attivitàsportiva adatta a persone di qual-siasi età, e a coloro che, avendo giàfrequentato un corso principianti,desiderino migliorare il proprio livel-lo tecnico. Sono ammessi bambinidi età non inferiore ai 6 anni purchèaccompagnati da un genitore o daun familiare adulto; 13/10 presenta-zione; 25/10 uscita a secco; 8/11topografia e orientamento; 13-22-27/10 – 10-12/11 lezioni teoriche;15-22-29/11 – 12-13-20/12 sullaneve. ■ FONDO ESCURSIONISMO. 15/11Pontresina; 22/11 Silvaplana; 29/11Sils Maria; 5-8/12 Livigno■TREKKING. 27/10 - 16/11Birmania, sulle orme del Budda eBurma Road.■ ESCURSIONI. 4/10 PiemonteCanza V. Formazza; 11/10 SvizzeraCapanna Albagno; 11/10 TrentinoFerrata Pisetta; 18/10 LombardiaMonte Alfeo; 25/10 Liguria Minieradi Lavagna; 1/11 LombardiaSentiero del Viandante; 8/11 LiguriaMonte Cordona; 14/11 gita Culturalgastronomica.■ MOUNTAIN BIKE. 3/10 CantonTicino M. Arbostera.■ GINNASTICA PRESCIISTICA.Aperte le iscrizioni al corsoall’Arena Civica martedì e giovedì18,30-19,30 19,30-20,30; i parteci-panti sono coperti da assicurazione.

EDISONGRUPPO IL SENTIEROc/o Cai Sezione di Milano■ ESCURSIONI. 4/10 Rifugio Calvi(m 2035 Orobie-Valbrembana);18/10 Forte di Fenestrelle (Val

QUI CAI Vita delle sezioni

Indirizzi e programmi aggiornati

delle sezioni del CAI si possono scaricare

sul proprio PC consultando

il portale www.cai.it

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Chisone); 25/10 RoccaBarbena (Alpi Liguri); 08/11 MonteTreggin (Appennino Ligure)

GAMVia C.G. Merlo, 320122 MilanoTel./fax 02.799178e-mail: [email protected] e Gio 21-23■ I BAMBINI SI DIVERTONO INMONTAGNA. 11/10 ancora insieme,in una bella gita nell’Appennino;8/11 Zoagli e i 5 campanili, con inostri bambini tra i tanti percorsipedonali che si inerpicano sulle col-line del comprensorio.■ ESCURSIONISMO. 9–16/10 trekdelle Eolie, 7 giorni a piedi, in barcae per mare nelle isole nominatepatrimonio dell’umanità; 25/10 gitasulla Riviera Ligure per ammirare icolori autunnali.

GESAvia Kant 8 - 20151 MilanoOrnella tel. 0238008844Fausta tel. 0238008663Mar. 21 - [email protected]■ ATTIVITÀ. 4/10 Pedalata; 11/10Sasso Cavallo mt. 1923 E; 18/10Castagnata; 8/11 Pizzi di Perlascomt. 1511 E; 22/11 Pranzo Sociale.

SEMSocietà Escursionisti MilanesiVia A. Volta 22, MilanoTel. 02-653842Fax. 02-62066639C.P. 1166 - 20101 Milano [email protected]. 15-19 Gio. 21-23.Segr. e Biblioteca: gio 21-22,30.■ UNA VIA PER MARCELLO. RickyFelderer e Matteo Della Bordellahanno aperto in Groenlandia orien-tale la via “Qui, nell’universo” Inricordo dell’amico Marcello Meroni480 m diff: VI; una via esplorativa,scalata in modo naturale su paretivergini, in totale simbiosi con laroccia e l’ambiente che qui confinacon un deserto di ghiaccio, che siaddice allo spirito di Marcello, alsuo amore per la bellezza dellanatura, alla sua passione per l’a-strofisica, al suo spirito pioniere.■ GRUPPO GROTTE MILANO. Si

riunisce il giovedì alle 21 in sede.■ PANNELLO D’ARRAMPICATA. Èa disposizione di soci e aggregati ilmartedì dalle 18 alle 20 ed il giove-dì dalle 18 alle 22.■ GITE SOCIALI. 4/10 Alpe Cima(m. 1875) in Val Chiavenna. disliv+/- m. 1175, ore 6 diff. E; 11/10Gita intergruppo a Piona Alto lagoComo diff. T/E/A. Molteplici possi-bilità: escursione, arrampicata,mountain bike, visita dellaAbbazia emerenda in compagnia; 18/10 rifu-gio Rosalba (m. 1730) nelle Grigne+/- m. 1300 diff. E.■ NEWSLETTER. Richiederla a:[email protected]

BOVISIO MASCIAGOVia Venezia, 33 tel. e Fax 0362. 593163Merc. e ven. 21-23www.clubalpino.nete-mail: [email protected]■ CORO. 2/11 commemorazionedei Soci defunti al cimitero; 10/10ore 21 rassegna presso il teatro LaCampanella; 17/10 rassegna aChiavenna (SO); 23/10 rassegna aDesio; 24/10 rass a Talamona (SO).■ CASTAGNATA IN SEDE. Comeogni anno il cimitero verrà aperto lasera del 2 novembre per la com-memorazione dei soci defunti; altermine ci ritroveremo in sede perla rituale castagnata.■ FESTA DELLO SPORT. Dal 5 al10 ottobre “Festa dello Sport”organizzata dalla “Fondazione dellosport e tempo libero onlus”.Parteciperanno tutte le societàsportive aderenti alla fondazionecon lo scopo di promuovere le atti-vità sportive per i ragazzi dellescuole. La sezione CAI sarà pre-sente con una palestra di arrampi-cata.■ALPINISMO GIOVANILE. 4/10castagnata (località da definire).■ PRANZO SOCIALE. 8/11 in sede,distribuzione distintivi d’oro per isoci 25li: Alloni Erminio, AntonimiMauro, Balzarotti Giacomo, BoffiMatteo, Giussani Davide, MazzaraGiuseppe, Monti Mariella, OrsenigoEgidio, Pedrini Pietro, PensieriPaolo, RegondiErika, SantambrogioPaola; Soci 50li: Radice Angelo;Soci 60li: Bianchi Gabriele.■ GINNASTICA PRESCIISTICA. 20lezioni tutti i martedì e venerdì dalle21 alle 22.

CARATE BRIANZAVia Cusani, 220048 Carate Brianza (MI)tel/fax [email protected]://caicarateb.netsons.orgVen 21-22,30■ ESCURSIONI. 11/10 rifugioMenaggio (Monte Grona /Bregagno); 18/10: “Carate tra ilverde e l’antico” Marcia non compe-titiva organizzata dai marciacartesi;25/10: Capanna Mara (Bolettone/Palanzone) santa Messa.

CASSANO D’ADDA

SOTTOSEZIONE DI TREZZO SULL’ADDAvia padre Benigno Calvi 1c/o Villa Gina località Concesa20056 Trezzo sull’Addatel. 0290964544fax 1782283900martedì e giovedì [email protected] i dettagli su Internet■ ESCURSIONISMO. 4/10 rif. AlpeCam, val di Cama, Bellinzona(GianpIero Origo 333 6845708Paolo Rota 349 3992546); 18/10Cima Verosso, val Bognanco,Piemonte (Sergio Brasca 0290929228) ■ SCI DI FONDO ESCURSIONISTI-CO. "Scuola intersezionale Adda"(CAI Vaprio - Trezzo Cassano-Brignano-Romano) al via la stagio-ne 2009110: ven 16110 ore 21 c/ocentro diurno anziani via s. AntonioVaprio d’Adda presentazione deicorsi di fondo (dal 25/10 al 17/1,costo 190 € soci cai, 210 € non-soci), sci escursionismo e teler-nark e gite maggiori info su inter-net e tel. 346 4739516 ore serali;23-24-25/10 Tignes (Francia).■ PROIEZIONE DIA DIGITALI.29/9 ore 21:30 trekking estivo dellevalli valdesi.■ BAITA SOCIALE. Per le vostrevacanze, a Gromo (val Seriana),10’ di cammino; 16 posti; per soci,simpatizzanti e gruppi.

CINISELLO BALSAMOVia G. Marconi, 5020092 Cinisello Balsamo (MI)Merc. e ven. 21 - 23Tel. e Fax 02 66594376Mobile 3383708523

[email protected]■ ESCURSIONI 20/9 Rif. Jervis(TO); 3-4/10 rif. S. Occhi – Il bra-mito dei cervi (BS); 18/10 Val dellaForcola (SO)■ INCONTRI CON LA MONTAGNA.4 serate di immagini, personaggi ecultura di montagna presso la Saladei Paesaggi della Villa Ghirlanda-Silva, Via Frova 12, ingresso libero:6/11 “Tibet”, a cura di DavidBellatalla; 13/11 “Omaggio aRiccardo Cassin”, a cura dellaFondazione Cassin; 20/11 “Il MonteRosa nelle mappe e nelle carte” acura di Laura e Giorgio Aliprandi.27/11 Il coro CAI-ANA di CiniselloBalsamo, trent’anni di attività.

CORSICOVia 24 Maggio, 51 - CorsicoTel. 02 45101500Fax 02 [email protected] Gio. 21-23■ PULLMAN. 18/10 Camogli-Portofino (Liguria) Corti0396817069; 15/11 Castelli ValD’Aosta Casè 0226148787.■ ESCURSIONISMO. 4/10 PianiArtavaggio (Valsassina) treno+bus,D´Ilio 02451015 00; 11/10 Cardada(Alto Verbano) mp Burgazzi3398828946; 25/10 CornaTrentapassi (Lago D’Iseo) via attrez-zata Concardi 0 248402472; 7-8/112° Corso Nordic Walking (PianiResinelli) mp D´Ilio 0245101500;22/11S. Martino (Como) treno+tra-ghetto Matelloni 0269015485.■ MONTAGNA IN SETTIMANA.Gite del mercoledì: 14/10 Pian diCrezza (Triangolo Lariano) treno;28/10 Val Baranca (Valsesia) mp;11/11 La Gardata (Prealpi Lecchesi)treno; esc Concardi 3393336000.■ 21° STAGE DI FONDO ESCUR-SIONISMO. Presentazione 9/10 insede ore 21, Info ISFEBergamaschini 3288523090.■ SETTIMANA BIANCA a Seefeld(Tirolo) 13-20/2 fondo, discesa,escursioni Burga zzi 3398828946.■ PIANETA TERRA. 9/10Quell’estate del 2009, trek primave-ra/estate: Verdon, Lavarone,Corsica, Cogne, Peio, M.Bianco(Bergamaschini, Casè, Concardi,Corti, D’Ilio) ore 21 in sede; 23/10Hawaii, le più belle isole all’ancora

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QUI CAI Vita delle sezioni

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LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 43

in tutti gli oceani (GiordanoCostantino) ore 21 in sede; 6/11Groenlandia, viaggio tra gli iceberg(Gian Mario Piazza); ore 21Saloncino La Pianta via Leopardi 7.CAIBICI. 16-18/10 2. Raduno naz.MTB (Carso Triestino) mp g. [email protected]; 8/11 Campagnedi Morimondo (Parco Ticino) mp g.fornaroli@libero. it.■ CONCORSO FOTOGRAFICO. ConANA Corsico, Saloncino La Piantavia Leopardi 7; premiazione: 24/10h11, esposizione opere: 24-31/10mar-sab ore 15.30-19 – dom10.30–12.30 e 16-19.■ STAGE DI GHIACCIO. 3/10 alGhiacciaio del Morteratsch(Engadina - Svizzera) INA Piazza3496439510;■ PROGRAMMA 2010. Chi ha pro-poste è atteso il 20/10 ore 21.

DESIOVia Lampugnani, 7820033 DESIO (MI)Tel. e Fax 0362 621668Mercoledì 21 - 22.30Gruppo MALTRAINSEMMartedì 17.30www.caidesio.nete-mail: [email protected]■ GITE SEZIONALI. 4/10 bivaccoCa’ Bianca; 11/10 Pizzo Tre Signori;18/10 piani Resinelli; 25/10 gole diMenaggio.■ GRUPPO “MALTRAINSEM”. 7/10S. Messa Madonnina al Monte diTremezzo; 14/10 castagnata; 21/10rifugio Savoia; 28/10 rifugio Bietti;4/11 rifugio Pialeral; 11/11 castellidel ducato di Parma; 18/11 rifugioBuzzoni; 25/11 pian dei Resinelli;2/12 reggia di Venaria Reale; 9/12Capanna Alpinisti Monzesi; 16/12rifugio Riva; 22/12 rifugio Albiga;29/12 Monte Megna.■ PALESTRA DI ARRAMPICATA.Martedì e giovedì dalle 19.30 alle22 è aperta la struttura presso lapalestra dell’ITIS “E. Fermi” in viaAgnesi (lato PalaDesio).

SEREGNOVia S. Carlo, 47CP n.27- Seregno (MI)Tel/Fax 0362 [email protected] e Ve 21-23 - Sa 16-18■ GRUPPO TEMPO LIBERO. 7/10Alpe Devero; 28/10 Via Regia (lago

di Como).■ ESCURSIONIz. Con Sez.Mariano C. 4/10 rif. Curo’; 25/10Monte Acuto.■ CONCORSO FOTOGRAFICO.Tema “escursioni effettuate nelcorso dell’anno”, presentare le fotoin sede entro il 15/10.■ NEWS. Via e-mail: inviare il pro-prio indirizzo di posta elettronicaper ricevere le notizie aggiornate.

VIMERCATEvia Terraggio Pace, 7

Tel/Fax 039/6854119Mer. e Ven. 21 - [email protected] ■ GITE ESCURSIONISTICHE.11/10 Val Chiusella, sentiero delleanime.■ GRUPPO SENIORES: 14/10 fortidi Genova - 28/10 pranzo socialelago d’Iseo■ GINNASTICA PRESCIISTICA dal28/09 pal. Oreno lunedi e giovedi9,15-20,15 e 20,15-21,15 pal viaMascagnì lun. e giov. 19,45-20,45

■ CORSI DI SCI DISCESA /SNOWBOARD / FONDO partirannonel mese di gennaio 2010. Dettagliin sede.■ CONCORSO: un nome per ilnuovo notiziario della sezione,entro il 15/1 o le proposte per ilnome della testata.

SOTTOSEZIONEDI ARCOREVia IV Novembre, 9; Martedì e venerdì 21-22,30tel. 039/6012956

PICCOLI ANNUNCI

Guide alpine

www.topcanyon.com Arrampicata, canyoning, viaggi

www.claudioschranz.it333 [email protected] Aconcagua e Tupungato (Cile)

www.guidevalcoldera.itRossano Libera - Teo Colzada

Vannuccini Mario - Il GigiatSardegna vela e arrampicataDal 25/10 al 01/11www.guidealpine.net - 338 6919021

www.globalmountain.itStages cascate ghiaccio a dicembrePatagonia classica a gennaio

Accompagnatori, guide turistiche e T.O.

Trekking Capodanno in Libiaa passeggio tra le dune dal 27-12-2009 al 05-01-2010www.tenere2000.com340 9405125

MTB in Tunisiapedalando tra gli KSOUR 15-22 novembre 2009www.tenere2000.com340 9405125

www.naturadavivere.itviaggi responsabili autunno 2009Patagonia-Penisola Valdes partenze 14/11; 2/12;

22/12Altre partenze a Febbraio - Marzo 2010Tel 0586444407 - [email protected]

www.boscaglia.it Viaggi a piedi per chi non si accontenta051 6264169

Trekking in NepalShiva Ram BasnetEsperta guida locale, parla [email protected]

www.aliciaswalks.comCamminare tra mari e monti per le Baleari

www.deepwalking.org Viaggi a piedi per chi è alla ricerca dello spiritonaturale - 051 6264169

www.nonsolotrekking.comNessuno ha forme adatte a colmare il vostro vuoto;nessuna vetta altrui può lambire quelle vostrealtitudini che sono riservate solo al Vento.Il Profeta del Vento. www.slowfoot.it

Rifugio Selleries Nel cuore del Parco Orsiera-Rocciavré. Alpi CozieCentrali. Aperto tutto l’anno. D’inverno ideale per gitein sci e ciaspole. Sito web: www.rifugioselleries.itPagina facebook: : “ Rifugio Selleries”. Per info: :[email protected] / 0121 842664.

Ghers/Yurte MongoliaDiametro 5.5 metri disponibilità immediataAlberto Colombo 0313371991 [email protected]

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- Scadenza. Il testo deve arrivare quaranta giorni prima della

data di uscita (il primo di ogni mese).

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Sas di Nenzi Giorgio & C. La pubblicazione sarà effettuata

a incasso avvenuto. Per informazioni tel. n.011.9961533.

- Guide alpine. Gli interessati ad apparire sotto questa voce

devono dichiarare, sotto la loro responsabilità, il Collegio di

appartenenza loro personale o della scuola o associazione.

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44 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

www.cea-arcore.com [email protected]■ 9/10 assemblea; 24/10 pranzosociale.

SOTTOSEZIONEBURAGO MOLGORA Cascina Abate d’AddaLunedì 21-23■ GITE ESCURSIONISTICHE 4/10pranzo sociale; 18/10 Valle d’Aostalago Miserin; 25/10 castagnata.

SOTTOSEZIONEDI CAVENAGOVilla Stucchi, via Mazzini, 29Giovedì 21-23■ ESCURSIONISMO 11/10 ValChiusella sentiero delle anime.

SOTTOSEZIONEDI SULBIATEVia don Ciceri, 2 Venerdì 21-23■ ESCURSIONI 18/10 castagnata

CALCOvia S. Carlo 5 - (LC)tel. 039 [email protected]. e Ve. 21 - 23■ GITE SEZIONALI. 4/10 Raccolta

castagne 11/10; Marronata alRoccolo di Mondonico 18/10Rifugio Saoseo (Val Poschiavo);15/11 Pulizia sentieri San GenesioEtà d’oro: 7/10 Pizzo Formico;21/10 Lago Saoseo (Val Poschiavo);4/11 Balisio-San Calimero ■ ALPINISMO GIOVANILE. 11/10Marronata e giochi di arrampicataal Roccolo di Mondonico; 24/10Chiusura corso.

ERBAVia Riazzolo, 2622036 Erba (CO)Tel. 031/627873Mar. e ven. 21-22,30Email: [email protected]■ GITE SOCIALI. 4/10 Alpe Piazza,Cima Pisello 2272 m. Val Gerola;11/10 castagnata sociale al PianSciresa.■ GRUPPO SENIORES. 7/10Monte di Vercana 1000 m. disl. 300m da Vercana Prealpi Lariane occi-dentali; 21/10 Savogno, Dasile 1050m da Villa di Chiavenna disl. 400 m ■ GRUPPO FONDISTI. 21/10 pre-sentazione 28° corso di avvicina-mento allo sci di fondo escursioni-stico ore 21 presso la sede.

GALLARATEVia Cesare Battisti, 121013 Gallarate (VA)Tel 0331 [email protected]. e Ven. 21-23■DUEMILALIBRI 2009. La Sezionein collaborazione con ALP parteci-pa con le seguenti iniziative: 20/10Teatro del Popolo, ore 21 Incontrocon Walter Nones e Simon Kehrerautori di “È la montagna che chia-ma” (Mondadori), introduceLorenzo Scandroglio; 27/10Samarate, Villa Montevecchio, ore21 incontro con Alberto Paleariautore de “Il giorno dell’astragalo”(Cda&Vivalda), con L. Scandroglio.■ ESCURSIONISMO. 11/10 rifugioRivetti m 2150, Alpi Biellesi daPiedicavallo m 1057, disl 1093, ore3 dir. Luigi Zibetti, Ugo Budelli;25/10 Castagnata sociale al rifugioCrosta (Alpe Solcio) m 1750 in pull-man da San Domenico m 1400 ore2,30, diff E dir. Giuseppe Benecchi.■ GRUPPO MOUNTAIN BIKE. 4/10IG Lungo le rive dell’Adda prov.Milano; 16-18/10 Raduno nazionaleCAI MTB - Trieste■ RIFUGI. Enrico Castiglioni, AlpeDevero, 1640 m, gestore MicheleGalmarini, 0324619126; PietroCrosta, Alpe Solcio (Varzo) mt1750, gestori Enrico e di Marina,3408259234 www.rifugiocrosta.it [email protected]

LANZO TORINESE

SOTTOSEZIONEVALLE DI VIÚV. Roma, 32 - 10070 VIÚ (TO) Sabato 21 - 22.30 [email protected]■ CENA SOCIALE 17/10 a Viu’, perprenotazioni rivolgersi in sede.

MONCALIERI Piazza Marconi 110027 Moncalieri (Fraz. Testona)Tel e Fax 011 6812727 Cell. 338 [email protected] 18-19 e mer 21-23■ ESCURSIONISMO. 4/10 il sentie-ro balcone da Becetto aCasteldelfino disl. 700 m, h. 5,30,E; 2/10 Anello del colle Aciano disl.750 m, h. 5,30.

■ MOUNTAIN BIKE. 18/10 2° radu-no nazionale a Trieste.■ ALPINISMO GIOVANILE. 4/10Val Chiusella, sentiero delle anime.■ APPUNTAMENTI. 3/10 ore 14pulizia dei sentieri collinari; 11/10“19° Festa dei sentieri”; escursionemattutina sui sentieri della collina diMoncalieri, festa pomeridiana(torte, castagne, vin brulè e musi-ca) alla Cappella del Rocciamelone.

SALUZZO P.zza Cavour, 12 - 12037 Saluzzo Tel 0175/249370www.caisaluzzo.it [email protected]ì dalle 21■ ASSEMBLEA ORDINARIA. 23/10ore 21 in seconda convocazione,ordine del giorno: relazione del pre-sidente, linee programmatiche,quote sociali anno, bilancio di pre-visione anno e relazione accompa-gnatoria, varie ed eventuali. ■ ESCURSIONISMO. 4/10 fortifica-zioni del Monte Chaberton, ValleSusa; 11/10 Vallone dell’Unerzio,breve escursione e ritrovo presso lacapanna sociale “Rifugio Unerzio”per la chiusura dell’acqua; 18/10escursione delle Alpi del Sole al rif.Malinvern; 25/10 Valle Roya, daBreil ad Airole con rientro in treno.■ ALPINISMO GIOVANILE. 18/10breve escursione e castagnata,sono invitati sia i ragazzi sia i geni-tori, località da definire.■ BOLLETTINO SEZIONALE. Sulsito www.caisaluzzo.it sono on-linegli ultimi numeri.

Errata corrigeNel numero di settembre per unerrore il programma della sezionedi S.Donà di Piave è stato attribui-to alla sezione di Saluzzo. La reda-zione si scusa con tutti i lettori e inparticolar modo con quelli dellesezioni interessate.

COLICOVia Campione, 723823 Colico (LC)tel.0341 940516mail: [email protected] 21-22,30tel. rif. Scoggione 0343 63034■ GITE SOCIALI. 4/10 il traccioli-no e la val Codera.■ ALPINISMO GIOVANILE. 20/9 icontrabbandieri a Bricera; 25/10

QUI CAI Vita delle sezioni

Èon line la nuova versione del portale www.via-alpina.org,un sito web internazionale in 5 lingue (italiano, francese,tedesco, sloveno ed inglese) che contiene un ricco

patrimonio di informazioni e di proposte per fare escursionismosulle Alpi. Via Alpina è un itinerario escursionistico europeo cheparte da Trieste e arriva sino al Principato di Monaco, toccandootto nazioni (Italia, Slovenia, Austria, Liechtenstein, Germania,Svizzera, Francia, Principato di Monaco).

Cinque sono gli itinerari tematici, oltre 5 mila i chilometri disentieri segnalati in modo uniforme, con 338 tappe giornalierepercorribili da tutti attraverso 40 parchi naturali. Per ciascunadelle tappe è presente nel sito una scheda analitica con iltracciato e le mappe satellitari (che utilizzano il conosciutosistema di Google Map), i dislivelli, la descrizione del percorso, iriferimenti cartografici, i posti tappa e gli eventuali elementi diinteresse lungo il percorso. Il nuovo sito ospita anche una vastaphoto gallery dedicata ai più bei panorami delle Alpi e lasezione “Compagni di viaggio” per ricercare partner per leproprie escursioni.

Infine è stata attivata una info-line via posta elettronica a cuitutti si possono rivolgere per avere informazioni sulla Via Alpinae sull’escursionismo sulle Alpi.

L’indirizzo email a cui sottoporre quesiti e richieste diinformazioni è [email protected]

A passo d’uomo

Via alpina a portata di clic

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Roccoli d’Artesso e chiusura corso. ■ ARGENTO VIVO. Uscite tutti i gio-vedì; ■ RINGRAZIAMENTI. Il presidenteed il consiglio ringraziano tutti coloroche hanno partercipato alla festadella capanna sociale rifugioScoggione.

DOLOVia C. Frasio30031 Dolo (VE) – c.p. 87Mercoledì 21-23www.caidolo.it■ USCITE SEZIONALI. 3-4/10 Passodella Calla, Parco Foreste Casentinesi(Toscana) Uscita TAM “Il bramito deicervi”; 4/10 Castelloni di San Marco(Altopiano di Asiago); 11/10 ottobra-ta, ritrovo conviviale di fine stagione;18/10 Valle dei Mocheni, escursionesulle creste (Lagorai); 8/11 Casare diCampolongo (Altopiano Di Asiago);15/11 Casera Palantina 22ª manife-stazione in Cansiglio in difesa dell’an-tica foresta. Organizza TAM.■ SERATA. 5/11 Dolo, Villa Angeli,serata su “Cansiglio, immagini esuoni della foresta”

MIRANOSEZIONE “Alberto Azzolini”Via Belvedere, 630035 Mirano - VE C.P. 56Cell. 348 [email protected] Merc. 21-22.30■ INVITO. Cari soci, dopo molti anniabbiamo una sede nostra. Il direttivovi aspetta il 16 ottobre alle 19.30 peruna bicchierata e per decidere comerendere “più nostra” la “nuova sede”.La serata proseguirà a Villa Belvederecon un intervento di ArmandoScandellari che ci racconterà dellastoria del CAI a Venezia.■ ESCURSIONI. 4/10 Appenninoromagnolo, Vena del Gesso, UgoScortegagna (AE-ON), pullman;18/10 ottobrata a Casera Crosetta,Alpago, Claudio Bonghi, pullman.■ CORSO ALBERI. In ottobre aMarghera inizierà il corso naturalisti-co “Boschi e alberi delle montagneitaliane”, iscr. e info. c/o CAI Mestre,www.caicsvfg.it■ CONCORSO FOTOGRAFICONAZIONALE. In omaggio a MarioRigoni Stern, tema “I grandi animalidelle montagne italiane”, scadenza31 ottobre, info. www.caicsvfg.it e

www.caimirano.it

FIUME Via Monaco Padovano, 2 35128 PadovaTel. 0424 522160 E mail [email protected]■ INCONTRI AL RIFUGIO. 4/10 ricor-do di Giacomo Priotto già presidentedel Club Alpino Italiano, con celebra-zione di una S.Messa e intervento diR. De Martin e dei past president A.Innocente e D. Gigante, nel pomerig-gio presentazione del libro “Arturo DalMartello” presenti gli autori S. Rovise B. Pellegrinon.■ GITE. 16-19/10 Torino e Langhe(turistico/culturale);8/11 Castagnatanell’Appennino modenese.

AMATRICE Via L. Spinosi 4602012 AMATRICE (RI)tel/fax 0746 826468Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Lagawww.amatrice.nete-mail [email protected]. e Ven. 21-23■ ESCURSIONISMO. 4/10 Montidella Laga Monte Gorzano (EE); 18/10Monti della Laga Anello Monte diMezzo Peschio M. (EE).■ IN BACHECA. Esc. week end.■ PALESTRA DI ARRAMPICATA. Alcoperto mer. e ven. ore 21.

CATANIA Piazza Scammacca 195131 CataniaLu, Mer, Ve 18-21Tel. 095.7153515Fax [email protected]■ CORSI. La Scuola di alp. e scialp.“Estremo Sud”, organizza il 2° Corsodi arrampicata (AR1).■ TREKKING 2010. Varate le dateper i trekking dell’Etna e delle IsoleEolie. Chiedere programmi.■ INTERSEZIONALI. Dal 27-12 al2/1 “Capodanno in Sicilia”. In prepa-razione per il 2010 “Islanda” in ago-sto, viaggio avventura in“Madagascar” in ottobre. ■ ESCURSIONI. 4/10 Etna Ovest,10-11 M. Castellaro, 11 M. Girasia,17-18 Rocche del Crasto, 18 DaBuscemi a Palazzolo, 25 (A)M.S.Salvatore, (B) da Zafferana al rif.Citelli. ■

■ LE ALPI VENETE, primavera estate 2009. La rassegna trive-neta del CAI dedica l’editoriale del vicedirettore e redattore capoArmando Scandellari alla prospettiva di una nascitura Unioneeuropea delle associazioni alpinistiche (UEAA), messa a fuoco il14 febbraio a Triestae in occasione di un convegno della XXXOttobre. Silvana Rovis intervista Gildo Zanderigo, alpinista diCasamazzagno.■ ALPIDOC, trimestrale dell’associazione “le Alpi del Sole”(Cuneo) propone in un servizio i positivi suggerimenti del gestoredel rifugio Pagarì “su come condurre una struttura d’alta quota”.■ L’ANNUARIO della Sezione Valtellinese diretto da GuidoCombi è in gran parte dedicato, in occasione del suo venticin-quennale, alle Alpi Orobie Valtellinesi alle quali sono dedicatisaggi e testimonianze.■ L’APPENNINIO MERIDIONALE, periodico della Sezione diNapoli diretto da Vera De Luca, dedica il secondo fascicolo del2008 alla storia del Gruppo speleologico sezionale con una con-sistente serie di esplorazioni accuratamente illustrate.■ L’ORSARO, rivista della Sezione di Parma diretta da MicheleBaldini, si presenta con un nuovo look assai accattivante. In unsaggio di Silvia Mezzani un’approfondita analisi dell’alpinismo diquattro grandi sestogradisti nati un secolo fa: Soldà, Carlesso,Cassin e Gervasutti.■ ALPINISMO FIORENTINO, annuario 2008 della Sezione diFirenze (www.caifirenze.it), direttore responsabile RobertoMasoni, dedicato ai borghi montani della Toscana, testimonia ilgrande impegno culturale del Sodalizio presieduto da AldoTerreni in occasione del 140° anno di attività. Articoli e saggi sonodi Marco Bastogi, Carla Mecocci, Sergio Cecchi, RobertoMasoni, Carlo Marinelli, Cristina Marrani, Giuliano Pierallini,Giorgia Contemori, Pasquale Parcesepe.■ ANNUARIO CAI CHIVASSO, direttore responsabile Gian MariaCapello. Infossata nella pianura in riva al Po, la cittadina diChivasso vanta un grande amore per la montagna e anche unadelle sezioni del CAI più antiche e attive, come dimostra questoannuario edito in una veste particolarmente accurata in occasio-ne degli 85 anni della sezione la cui presidenza è affidata adAlessadro Ferrero Varsino.■ A PIEDI NEI PARCHI NAZIONALI DELL’APPENNINO CALA-BRESE, a cura del presidente CAI Calabria Antonino Falcomatà.Cronistoria di tutti gli interventi del CAI che hanno contribuito avalorizzare e tutelare le aree protette dal Pollino all’Aspromonte.“In particolare l’impegno di recupero manutenzione e cataloga-zione dei sentieri – bene culturale armoniosamente inserito nellanatura – ha consentito e consentirà in futuro di trasferire valoreaggiunto alla montagna calabrese”, come scrive nella prefazioneil presidente generale Salsa.■ RACCOLTA DI NOMI LOCALI DEI MONTI GEMONESI.Ristampa anastatica a cura della Sezione di Gemona (UD).L’ottantesimo anniversario di fondazione della sezione è statal’occasione per proporre questa ristampa arricchita con nuovidisegni e con cinque tavole della fotogrammetria aerea delComune di Gemona, inserite per dare maggiore chiarezza allaposizione dei luoghi riportati nella raccolta. Hanno collaboratoalla ristampa del documento originale (1974) Massimo Copetti,Luciano Boezio, Marco Venturini, Danele Giacomini e CarlaBarnaba.■ L’ISIGA / NOTIZIE. Accuratamente impaginato, il notiziariodella sezione bresciana di Cedegolo, intestato all’indimenticabileBattistino Bonali, viene saggiamente distribuito ai soci in formatopdf (portable document format): 16 pagine da sfogliare sul moni-tor del PC ed eventualmente da stampare selezionando quellepiù interessanti.

Cai, si stampi!

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 45

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46 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

Il mio parere sulla possibilechiusura dei passi dolomiticiè? negativo. Premessa. Unamalattia infantile non mi ha

impedito di frequentare leDolomiti: ho compiuto moltescalate, anche come capocorda-ta, e in particolare (con guida) alCampanil Basso e alla TorreWinkler. Adesso pero? mi devoaccontentare di guardarle le mieDolomiti, e possibilmente davicino. E poiché guido ancoral’automobile, da Cortina, dovesoggiorno tutte le estati, vado ingiro anche per passi. Se fosserochiusi che cosa mi rimarrebbe?Niente di niente. Anche perche?eventuali salite in funivia misono precluse: troppo veloci peril mio cuore.

Guglielmo Franchi

Sezione di Bologna

Corvara, paesino di montagnarovinato da brutture architetto-niche e da accecanti neon eormai in preda a un puzzolenteincubo di rumori, è stata salvatadalla pedonalizzazione. Lo stes-so dovrebbe valere per i passidolomitici. Nessun dubbio:vanno chiusi! Sfrattare le autototalmente dai paesi e dai passidolomitici è l’unica strada per-corribile.

Michil Costa, oste di Corvara

Sulla ventilata chiusura dei

passi dolomitici al traffico pri-

vato così si sono espressi due

nostri cortesi lettori. Va peral-

tro segnalato che la Giunta pro-

vinciale di Bolzano sembra

decisa a introdurre prossima-

mente un ticket, come riferito

sullo Scarpone di agosto.

ESTREMO SALUTOAlle esequie di Riccardo

Cassin, di cui si è riferito nelfascicolo di settembre a pagina6, è doveroso precisare che inrappresentanza dell’Organizza-zione centrale del CAI e delComitato centrale d’indirizzo econtrollo, erano presenti perporgere l’estremo saluto al gran-de alpinista anche i consiglieriEttore Borsetti e Ugo Griva.

La redazione si scusa per l’o-missione con gli interessati econ i lettori.

DIAMOCI DA FARE!Da sempre amo la montagna

in tutte le sue forme, dall’escur-sionismo allo sci alpinismo, dal-l’arrampicata alla MTB. Ma conil passare degli anni sono sem-pre meno tollerante verso chi lainsudicia con cartacce, fazzolet-ti, lattine, e anche carta igienicaed escrementi. In una solaescursione al Mombaronesopra Ivrea (frequentato da noipiemontesi doc…) ho contatoben 35 fazzolettini di carta

abbandonati! Circa due anni fa ho riesami-

nato il problema da una nuovaangolatura: se non posso ferma-re chi sporca, posso fare qualco-sa per migliorare la situazione?Potrei pulire? Ma no, non possomica raccogliere i fazzoletti e lacarta igienica lasciata dagli altri,che schifo! Però, pensandocibene, ho sempre i bastoncini epotrei utilizzarli per prendere unfazzoletto sporco, spostarlofuori dal sentiero e seppellirlopoi sotto le pietre.

In assenza dei bastonciniposso trovare nei dintorni duestecchi di legno. E’ un gioco dimezzo minuto, con cinqueminuti ne seppellisco 10! Dettofatto, ora seppellisco fazzolettiabbandonati, porto a valle botti-gliette di plastica e metto pietresulle cacche a lato dei sentieri.Senza particolari rischi per l’i-giene personale, ma anche conla sensazione di impotenzarispetto al raggiungimento di unrisultato tangibile e diffuso.

Perché non vi unite tutti e for-miamo un piccolo esercito diabitudinari spazzini? Perchénon lo dite anche ai vostri figli eai vostri amici, testardi calpesta-tori di sentieri e pascoli? Sonosicuro che anche i sudicioni, nelvedere chi pulisce, un po’ di ver-gogna la proveranno pure...

Alberto

[email protected]

VANDALISMISulla via del caminetto al Pizzo

Tre Signori (Orobie) sono staterimosse le corde fisse trancian-do gli anelli resinati che ora sipresentano acuminati e perico-losissimi per persone e animali.Purismo etico o ecologico?Come mai non ci si è accanitiinvece con le fatiscenti costru-zioni in cemento a fianco delladiga di Trona, costruite per edi-ficare la diga e mai demolite? Amio avviso la questione non è semettere o meno corde fisse, maal limite se se sia etico utilizzar-le. Anche nell’alpinismo himala-yano se ne fa grande uso e lo

stesso Simone Moro durante lagrandissima impresa invernaleal Makalu ha utilizzato cordefisse di precedenti spedizioni.Che male c’è?

Carlo Citterio

Sezione di Veduggio (MI)

MOTOCAVALCATA“Domenica 25 luglio ci siamo

recati sulla Cima di Mezzo delCoglians. Dopo esserci goduti labellezza e la tranquillità di que-sta cima relativamente poco fre-quentata, ritornando verso ilrifugio Marinelli abbiamo uditoun rombo: delle moto percorre-vano il sentiero CAI 148 (che inultimo è un sentiero vero e pro-prio, stretto e ripido!). E la sor-presa si è tradotta in vero e pro-prio sbigottimento quando,giunti al rifugio, abbiamo con-statato che non si trattava delsolito maleducato bensì di unamanifestazione organizzata”.

Comincia così una lettera diChristian Pellegrin([email protected]), vice-pre-sidente della Sezione Gemonadel Friuli e della sua consociaNadia Zilli, che si riferisconostigmatizzandola alla"Motocavalcata delle AlpiCarniche" pubblicizzata come"una manifestazione non com-petitiva aperta a tutti gli appas-sionati delle due ruote ‘fuori-strada’, in regola con le normati-ve del codice della strada, conl’obiettivo di far conoscere leAlpi Carniche passando attra-verso sentieri, mulattiere, mal-ghe, rifugi ed agriturismi, con lapossibilità di pranzare in altaquota oltre i 2000 m e acquistareprodotti tipici di questa splendi-da zona alpina".

“Francamente ci sembra quan-tomeno ridicolo parlare displendida zona alpina

e martoriarla in questo modo”,osservano i due cortesi soci rife-rendo di avere visto le motosfrecciare persino vicino aibambini alzando polveroni epietre. Una denuncia, purtrop-po, tutt’altro che isolata.

Passi dolomitici e traffico privato

Bacheca

Persi e ritrovati■ OCCHIALI DA VISTA sono stati ritrovati presso il rifugio Trevisoin Val Canali - Pale di S. Martino (Trento). Telefonare a Carlo 3492126016.■ UN APPARECCHIO FOTOGRAFICO è stato smarrito sul sen-tiero 548 che dal rifugio Roda di Vael scende al passo diCostalunga. Chi lo avesse trovato può rivolgersi a [email protected] oppure telefonargli o lasciargli un messaggio

sul cellulare 3470103797.

Cinema di montagna■ DAVIDE ([email protected]), videomaker, invita chiunqueabbia del materiale video e voglia rielaborarlo per raccontare,testimoniare, mostrare tramite immagini e musica le realtà mon-tane a contattarlo: sarà lieto di aiutarlo.

La posta dello Scarpone La parola ai lettori

Page 47: OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANORevisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e ... Matteo e Giacomo

LO SCARPONE, OTTOBRE 2009 - 47

UN PRIVILEGIATO?Mi sia permesso di ritornare

sull’orso, un argomento che evi-dentemente appassiona moltisoci. In merito alla mia idea diindividuare un’ampia valle oveinserire gli orsi in liberta?, ricor-do che nel 1943 il conteG.G.Gallarati Scotti, tra i piùillustri studiosi che si battevanoper la protezione dell’orso, dopoaccurati sopralluoghi si era fattopromotore dell’istituzione diuna riserva integrale in valBreguzzo, e precisamente nellalaterale val d’Arno?.

L’incontro con l’orso può spa-ventare? A questo propositoriporto uno stralcio dal diario diClemente Maffei “Guere?t “,famoso alpinista di Pinzolo, chenell’estate del 1952 lo incontrain val Cercen: “Mentre stavobevendo da un rivolo d’acqua,appare lungo il sentiero il planti-grado, che, alla mia vista, dopoaver emesso un urlo, si raddriz-za? sulle zampe posteriori.Rimasi pietrificato ad ammirar-lo: occhi infossati sopra labocca spalancata, che mostravadenti gialli; le unghie dellezampe anteriori erano enormi;emise un altro urlo allungandosiverso l’alto, quasi a voler spicca-re un salto; il pelo del colloarruffato”.

Non tutti sarebbero felici diincontrarlo!

E’ proprio vero che nellaFattoria degli animali ci sonoabitanti più uguali degli altri. Traquesti ultimi è? privilegiato l’or-so bruno delle Alpi, e non persuo merito o colpa che altrimen-ti nel parco Adamello-Brenta cisarebbe venuto da solo, ma per-ché così hanno stabilito i suoipaladini. Denis Bertolini nel suointervento (Lo Scarpone agosto2009 ) è? sicuro, bontà sua, che“il ritorno in immagine per ilTrentino è? notevole”. Tutto sitraduce in business, come sivoleva dimostrare.

Vittorio Maccarini

CAI/SAT Carè Alto

Ritengo che la convivenza tral’orso e l’attuale societa?, con ilsuo modo di vivere la montagna,sia impossibile. Vorrei sapere

quanti sono in grado di saperecosa fare e come comportarsiqualora incontrino un plantigra-do sul proprio cammino o, peg-gio, un’orsa con i piccoli; even-tualita? questa che non va mini-mizzata.

Per quanto mi riguarda pensoche sistemi di confinamentonon abbiano molta efficacia, maspero tuttavia che vengano ade-guatamente segnalate le zonedove il plantigrado e? presente.Dalle quali io personalmente mi

terrò accuratamente alla larga.Marco Faccin

[email protected]

Sezione di Montebelluna (TV)

Checché se ne dica, è provato

che gli orsi fanno bene al turi-

smo. L’estate scorsa si è dato

vita addirittura al “bear wat-

ching”: una giornata con

accompagnatore in giro per

sentieri in Abruzzo per scova-

re qualche orso marsicano (ne

rimangono 50 esemplari).

L’orso bruno che popola le

foreste del Trentino è un po’

più grande e, come è stato

ribadito in queste pagine,

conosce una nuova e fragile

rinascita: 25 esemplari sono

il risultato del progetto Life

Ursus.

La maggior parte degli

umani li ha accettati, consa-

pevole che la loro presenza è il

miglior simbolo di natura

vera e un formidabile volano

turistico. ■

Un pellegrinaggio di trenta giorni? Spintodalla voglia di compiere una nuovaesperienza di vita lascio tutto e parto

con uno zaino pesante 13 chili e i fedeliscarponi. Ed eccomi in Francia a St. Jean Piedde Port, borgo medievale ai piedi dei Pirenei.Qui inizia il mio Cammino di Santiago, sullecomode mulattiere dei Pirenei. Prima tappa èla collegiata di Roncisvalle, in Spagna, dovestringo le prime amicizie con pellegrini d’ognietà e nazionalità. Ma quale energia ci spinge afare novecento chilometri a piedi? La media èdi 25-30 km/giorno, e si cammina conqualsiasi tempo, ma si apprezzano le cose piùsemplici, ci si apre a nuove amicizie e si vedeil mondo sotto un’altra prospettiva. Lacognizione del tempo se ne va e tutto scorrelento e naturale. È un’esperienza cheraccomando a tutti.

Lungo il cammino sosto in grandi città comePamplona, Logroño, Burgos, Lèon e Astorga.Cattedrali imponenti, ponti romani, paesifantasma, borghi medievali, antiche leggende,tante amicizie e magiche emozioni: questo è ilmio Cammino di Santiago de Compostela. Atutto questo va aggiunto un pizzico dispiritualità. Meraviglioso! Sacrifici a parte,s’intende: ho camminato sotto il sole cocente,con la pioggia battente e perfino sotto unanevicata. Era il primo maggio e con uno zainodi tredici chili e un paio di pantaloni leggerinon era il massimo.

Di persone ne ho conosciute parecchie:alcune erano al loro terzo pellegrinaggio versoSantiago, altre festeggiavano il primoanniversario di matrimonio.

E a proposito di organizzazione. Il Camminodi Santiago è patrimonio dell’Unesco ed èclassificato “primo cammino culturaleeuropeo”. Il segnavia è una conchiglia giallache non abbandona mai il pellegrino. La serasi cena al bar con gli amici pellegrini, e perdormire si va all’ “Albergue de Peregrino”attrezzato con letti a castello e docce calde.Non serve altro al pellegrino.

L’arrivo a Santiago è indimenticabile. Dopooltre un mese di fatiche e 800 km sotto i piedi,

molti si commuovono fino alle lacrime, mecompreso. In Plaza de Obraidoro, davanti allaCattedrale di Santiago, ritrovo amici chehanno camminato con me. La mia camminataprosegue poi per altri tre giorni: 100 km daSantiago al Cabo Finisterre, ultimo lembo diterra sull’Oceano Atlantico, luogo leggendario.Qui i viandanti d’un tempo, credendo d’esserearrivati ai confini della Terra, raccoglievano leconchiglie quali testimoni del loro viaggio eritornavano a casa. Quando ho immerso i piedinelle acque dell’Atlantico, ho pensato che ungiorno ritornerò. Il desiderio è fortissimo:sicuramente lo farò. Grazie a tutti quelli che mihanno sostenuto e, in particolar modo, adElisabetta, amica e compagna di questasplendida avventura.

Andrea GanzCoordinatore gite Gruppo CAI

Sottosezione Civetta-Marmolada “Eliana De Zordo”, Caprile (Belluno)

Esperienze

Pellegrino per caso

Page 48: OTTOBRE 2009 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANORevisori nazionali dei conti: Mirella Zanetti, Vincenzo Greco (in rappresentanza del Ministero dell’Economia e ... Matteo e Giacomo

48 - LO SCARPONE, OTTOBRE 2009

TESTIMONIANZEIL VOLO DI CHAVEZLa traversata delle Alpi di GeoChavez, pioniere peruviano delvolo, finita in tragedia nel 1910,viene ricostruita cent’anni dopo inun libro documentatissimo cheaccoglie in appendice anche ifumetti del celebre “Vittorioso”di Edgardo Ferrari. Grossi editore,Domodossola, 177 paginein formato 21x22, 30 euro

8 SETTEMBRE 1943“Quasi un’autobiografia” ladefinisce l’autore, rinomatoscrittore e alpinista, che raccontain terza persona le vicende (anchesentimentali) di un ventenne aTrieste nei giorni dell’armistizio,mentre i soldati italiani sono infuga e reparti tedeschi continuanoad affluire dal Brennerodi Spiro Dalla Porta Xydias. Lint Editoriale(www.linteditoriale.com), 158 pagine, 16 euro

PIONIERI DEL POLLINONel decennale della fondazionedella Sezione CAI di Castrovillari, leimmagini di una montagna ancora

da scoprire e di un escursionismoeroico, spesso a dorso di mulo. Illibro rappresenta il catalogo dellamostra aperta in maggio nellacittadina in provincia di CosenzaA cura di Mimmo Pace([email protected]),prefazione di Francesco Blaiotta,sindaco di Castrovillari

RACCONTILA VALANGA E ALTRI RACCONTIIn cinque racconti (inediti in Italia)dello scrittore elvetico MeinradInglin (1893-1971) la vita semplicema dura ed essenziale di unvillaggio svizzero di montagnaTararà, Verbania (tel 0323401027

– www.tarara.it), 155 pagine, 15 euro

IN EDICOLAVALLI DI LANZOCon questo fascicolo sulle piùsolitarie vallate in provincia diTorino, laboratorio per la storiadell’alpinismo italiano, “Montagne” festeggia il 40°numero annunciando nuove eallettanti monografieMeridiani Montagne, Editoriale Domus, 170 pagine, 7,50 euro

GUIDEESCURSIONI AD AGORDO ENELLA CONCA AGORDINAVenticinque escursioni in unterritorio dolomitico che inizia nellaVal Clusa e si conclude al cospettodella Civetta passando per la ValleImperino, il Broi, il Col di Luna, suipercorsi base dell’Agnèr, dellaMoiazza e della valle di San Lucanodi Giorgio Fontanive, Cierreedizioni, tel [email protected] pagine, 16 euro

DAONE PROGNuova mecca del bouldering, la valDaone, in Trentino, assai nota aighiacciatori, si presenta in questolibro che esplora tutti i blocchi digranito “arrampicabili” con unampio corredo di fotografiedi Stefano Montanari. Versante Sud, tel 027490163www.versantesud.it192 pagine, 24,5 euro

TRENTINO DA SCOPRIRE (1)35 itinerari a piedi, con le ciaspoleo in mountain bike, spesso inluoghi inusuali. Eccellenti la graficae le cartine con le tracce deipercorsidi Remo Tamanini. Edizioni 31(www.edizioni31.it), 186 pagine,15 euro

TRAVERSATA ALPINA SLOVENADa Maribor ad Ankaran tramontagne, colline e il fluire dellestagioni: è quanto propone questoitinerario che si conclude nelCapodistriano al cospetto del mare.Con numerose notizie utili e unvademecum per l’escursionistadi Ettore Tomasi. Mladica Scarl,Trieste ([email protected]),131 pagine, 25 euro

SAGGIDOLOMITI PATRIMONIODELL’UMANITA’In quattro agili volumetti tuttoquello che occorre sapere suiMonti Pallidi: i gruppi e le cime,geologia, piante e fiori, animaliAutori vari, casa ed. Panorama,Trento, tel e fax 0461.230342 –www.panoramalibri.it, 8 euro per libro

L’ORSOStoria di un “re decaduto”, figuradi volta in volta divina o diabolicacolpita dagli anatemi della Chiesa e sterminata senza pietà. Un “re”degli animali che ancora oggidivide le coscienzedi Michel Pastoureau. Einaudi,248 pagine, 26 euro ■

BOOKSHOPCosa c’è di nuovo

“Monti in città”, l’unica libreria di Milano dedicata alla montagna, propo-ne ad alpinisti ed escursionisti materiale bibliografico specialistico. Chiara e Monica hanno caratterizzato lo spazio inserendo fra i libri ancheuno scaffale enoteca con i migliori vini dell’arco alpino. La libreria si trovain Viale Monte Nero 15, angolo giardini. Tel. 02 55181790 - www.libridi-montagna.net - [email protected]

PPiiùù vveenndduuttii1) C. Caccia, M. Foglino, “Uomini e pareti 2”, 32 euro2) A. Gaddi, “Masino e Bregaglia nel regno del granito vol. II”, 25 euro3) G. Buscaini, “Monte Rosa”, collana Guide Monti d’Italia, 33,10 euroCCoonnssiigglliiaattii1) P. Caruso, “L’arte di arrampicare”, manuale + DVD, 38,50 euro2) B. Caudala, P.L. Beraudo, M. Pettavino, “Gli uccelli delle Alpi”, 17 euro3) M. Bernardi, “Arrampicare sul Catinaccio e dintorni”, 24 euro

Nelle pagine dellaRivista del CAI lerecensioni dei libri dimontagna più attuali e interessanti

HITPARADELa montagna in libreria