Ottobre 2009

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La crisi è giova ne c o p i a g r a t u i t a settembre/ottobre 2009 12 | copertina mtv is not cool 4 | inchiesta universitopoli 8 | università contro l’università liquida poLITICO MENSILE DI POLITICA CULTURA SOCIETA’

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Acidopolitico Ottobre 2009

Transcript of Ottobre 2009

  • La cris

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    copia

    gra t u i t a

    settembre/ottobre 2009

    12 | copertinamtv is not cool

    4 | inchiestauniversitopoli

    8 | universitcontro luniversit liquida

    poLITIC

    O

    MENSILE

    DI POLITIC

    A

    CULTURA

    SOCIETA

  • 3editoriale

    SOMMARIOFONDATO DALeonard berberi

    Flavio BiniAntonio Bisignano

    DIRETTO DAAna Victoria Arruabarrena

    Filippo BasileFrancesco Russo

    REDAZIONE.Bee , Matteo Brambilla,

    Luca Ceriani, Armando Dito, Matteo Forciniti, Chiara Galbersanini,

    Stefano Gasparri, Randa Ghazi, Matteo Manara, Donatella Paola Martorelli, Dario Luciano Merlo,

    Dario Nepoti, Veronica Nisco, Giulia Oldani, Neliana Pollari, Chiara

    Ranieri, Gabriele Villa

    COLLABORATORIArianna Baroni, Giorgio Corradi, Angelica Vasile, Filippo Marchetti,

    Rulin Jesuthasan, Richard R. Ramirez

    CONTRIBUTO SPECIALE DICristiana Fiamingo

    VIGNETTEFlaminia Sparacino

    FOTO Mirko Rizza

    IMPAGINAZIONE GRAFICAElisa Malvoni

    COPERTINAPaolo Carrozzani

    CORRETTORI DI BOZZEGiulia Laura Ferrari, Giulia Oldani

    SITO WEBwww.acidopolitico.com

    [email protected]

    WEB MASTERAlessandro Leozappa

    STAMPAMediaprint S.r.l.

    via Mecenate, 76/32 - MIilanoStampato con il contributo derivante dai fondi previsti dalla Legge n. 429 del 3

    Agosto 1985

    Registrato al Tribunale di Milano, n. 713 del 21 Novembre 2006

    DIRETTORE RESPONSABILERoberto Escobar

    3 | editorialeke elli saraveno bonidi Ana Victoria Arruabarrena

    4 | inchiestauniversitopolidi Ana Victoria Arruabarrena

    6 | universitDeclevas Cup, una partita vinta a tavolinodi Filippo Basile

    contro luniversit liquidadi Cristiana Flamingo

    le proposte del gruppo di lavoro Unimidi Cristiana Flamingo

    Susp, ununiversit a misura di studentedi Gabriele Villa

    12 | copertinamtv is not cooldi Filippo Basile

    lanalisidi Veronica Nisco

    16 | internazionalemuro di sicurezza o dapartheid?di Neliana Pollari

    la scuola impossibiledi Randa Ghazi

    Amin Wahidi regista afgano rifugiato in Italiadi Francesco Russo

    20 | viaggiodagli hutong ai grattacielidi Armando Dito

    23 | culturala crisi dello spettacolodi Donatella Paola Martorelli

    24 | ambientetermovalorizzatore Silla dalla stufa allo stufonedi Giorgio Corradi

    26 | Italiala realt capovolta vista da suddi Matteo Forciniti

    caso Fondi: quando la mafia non un problemadi Giulia Oldani

    28 | musicada Moby a Cicciolina in pochi, semplici, passidi Richard R. Ramirez

    fast food albumdi Luca Ceriani

    28 | speciale MFFMilano Film Festival, feed your mind!di Chiara Ranieri

    lItalia non lAmericadi Chiara Ranieri

    Mary e Maxdi Arianna Baroni

    32 | la vignettale peregrinazioni terrene del giovane precariodi Flaminia Sparacino

    COMITATO di GARANZIA Su richiesta della Direzione e della Redazione di Acido Politico, un comitato costituito da docenti della Facolt di Scienze Politiche si assume il compito di garantire la libert e la correttezza sul piano legale del contenuto del periodico, senza tuttavia interferire sui suoi orientamenti e contenuti. Il comitato composto dai prof. Gabriele Ballarino, Antonella Besussi, Francesco Camilletti, Ada Gigli Marchetti, Piero Graglia, Marco Leonardi, Lucia Musselli, Michele Salvati, e Roberto Escobar, il quale assume, ai fini della legge sulla stampa, la funzione di direttore responsabile.

    ke elli saraveno boni

    Autunno 2009. Teatro dal Verme.Il silenzio inizia a calare, la luce soffusa. In sottofondo, il bisbiglo del pubblico e il suono disordinato degli strumenti che si preparano. Di fianco al direttore, lunico interprete, il Sindaco. Lo spettacolo ha inizio. La musica e i versi si susseguono nel Lincoln Portrait con una cadenza quasi religiosa: Fellow citizens, we cannot escape history, reci-tano. Improvvisamente per laria viene spezzata. Un grido, pi grida. La musica si interrompe ma lattore non si arresta, i versi continuano con la stessa inflessione, con la stessa calma. Quelle urla fanno accapponare la pelle ma lIstituzione inamovibile. Impenetrabile. Incommovi-bile. Perch non possiamo studiare?, perch chiudete la nostra scuola?. Sono le voci disperate dei ragazzi del Gandhi, ultimo e unico liceo serale di tutta Italia. Uno ad uno vengono scortati via, resiste per poco una ragazza prima di essere strappata dalla sala come la Ida Valser di Bellocchio. Il pubblico li ap-plaude e il Sindaco riprende a recitare. Imperturbata.

    Nel numero di ottobre del 2008 Aci-dopolitico allertava con una copertina provocatoria la comunit dellateneo sulla finanziaria 133/2008. Un enorme cartello VENDESI UNIVERSITA sintetizza-va parte del senso di quel testo. Ad un anno di distanza la situazione permane grave non solo per luniversit ma anche per la scuola e la cultura destinatarie di quei e di nuovi tagli.Particolarmente a cuore ci sta il Gan-dhi a cui dedichiamo questeditoriale. Scuola civica serale, lunica nel paese a garantire unistruzione liceale agli studenti lavoratori oggetto di chiusura

    di Ana Victoria Arruabarrena

    da parte dellAmministrazione comunale. Una struttura unica nel suo genere che dovrebbe essere potenziata e difesa perch permette ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi di raggiungere i gradi pi alti degli studi (ndr art 34 Costituzione).A tutti dunque linvito di difendere questistituto e a sorvegliare, discutere ed influenzare il destino della nostra Univer-sit. Ognuno dalla propria posizione: dagli editoriali dei maggiori quotidiani nazionali, ai Consigli di Facolt, ai gruppi di lavoro. Non ci sono scuse, listruzione e la cultura sono in pericolo. Come direbbe Bonvesin della Riva: Molti homini in questa vita se dano excusatione ke elli seraveno boni, ma dixeno che non pono. Non pono perch non voleno.

  • 4inchiesta

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    universitopoli

    Giornali stampati in poche copie e fatture gonfiate. Uninchiesta del Master di Giornalismo svela un sistema di rimborsi di attivit fantasma dal 2004 al 2007. I responsabili? Oggi fuori dalluniversit. Direttamente sui banchi della politica.

    Tre giornali: Tru(e)man, Tiger e The Glo-be. Un triennio: 2004-2007. Una lista: Obiettivo Studenti, vicina a Comunione e Liberazione. Ventimila copie stam-pate, per un totale di 25.000 euro. Comincia cos la lunga inchiesta pubblicata da due studenti del Master in Giornali-smo dellUniversit Statale (il link allarticolo su www.acidopoliti-co.com). Laccusa pesantissi-ma: attraverso i fondi mille lire, sarebbero state rimborsati per tre anni giornali universitari mai diffusi nei corridoi dellateneo. Come? Accordandosi con le tipografie, facendo emettere fatture molto pi corpose di quanto in realt prodotto, e incassando i rimborsi. I giornali sarebbero stati stampati in un numero molto inferiore di copie e consegnati nei sei esemplari richiesti dallAteneo a prova delleffettiva rea-lizzazione. I soldi, incassati per attivit terze alla stampa. Nessuno o quasi nessuno li ha mai letti. Al Tribunale, dove dovrebbero essere registrati, non risultano. No-nostante, in fase di stampa, abbiano goduto dellIva agevolata, applicabile soltanto alle testate registrate, si legge nellinchiesta. Qualsiasi giornale, anche di diffusione contenuta, per essere distribuito devessere registrato in un ap-posito registro del tribunale di Milano. Nessuna di queste tre pubblicazioni, se-condo quando riportato, risulta in quegli

    di Ana Victoria Arruabarrena elenchi. Eppure tutti e tre riportano nelle fatture presentate allateneo, e di cui i due autori dellinchiesta (ex direttori di Acido Politico ndr) sono entrati in posses-so pubblicandole in corredo allarticolo, agevolazioni fiscali previste per le testate registrate. Pubblicazioni molto rudimen-tali, a dispetto degli alti costi di stampa

    dichiarati dalle fatture. Un esempio. Il quarto numero di Trueman, anno 2006. Costo dichiarato: 3 euro. Per avere unidea del suo costo effettivo si legge nellinchiesta- abbiamo fatto stampare la stessa pubblicazione sullo stesso tipo di carta in una delle copisterie di fronte alla Statale. Prezzo? 48 centesimi. Sei volte di meno.Facciamo un passo indietro. Chi decide quanti fondi assegnare a ogni progetto culturale studentesco 170mila euro allanno , proprio una commissione del Cda in cui siedono anche tre rap-presentanti studenti. Uno di questi nel triennio in questione Marco Martino.

    Ex di Obiettivo Studenti, ex consigliere comunale di Cinisello Balsamo. Ora, neoeletto consigliere provinciale nelle file del Popolo della Libert. Proprio su Marco Martino emergono i particolari pi interessanti. Nel 2006/2007, quando i tre giornali risultano finanziati e stampati insieme,

    ANNO ACCADEMICO

    TRU(E)MAN TIGER THE GLOBE

    2004/2005 7.175 euro

    (9.000 copie)

    2005/2006 6.975 euro 1.500 euro

    (3.000) (2.000)

    2006/2007 4.000 euro 3.000 euro 2.000 euro

    (n.d.) (n.d.) (n.d.)

    18.150 euro 4.500 euro 2.000 euro

    (>9.000 copie) (>2.000) (n.d.)

    TOTALE 24.650 euro

    a fronte di preventivi targati Ce.se.d, a stampare la Edint, associazione neo-costituita e la cui partita Iva registrata allAgenzia delle Entrate dal 1 ottobre 2006. Tra i soci fondatori c proprio Marco Martino, membro uscente del consiglio di amministrazione (nel 2006 ndr). Nellintestazione dellassociazione c un numero di telefono cellulare: il suo. Anche lindirizzo coincide con quel-la che, allepoca, era la sua residenza.Capitolo a parte il problema fiscale. Nel 2005 i giornali godono dellIva agevolata al 4% anche se non ne avrebbero diritto, nel 2006 succede lincredibile. LIva risale oltre il 20% che

    la legge prescrive e arriva al 25. Lerrore, anche osservando le fatture che vengono pubblicate con linchiesta, macroscopico, ma nessuno erogando i rimborsi sembra accorgersene. Difficile che qualcuno scelga di pagare pi tasse del necessario, ma se fatture pi alte significa ottenere rimborsi pi corposi allora tutto sembra trovare una spiegazione.Sentiti anche i responsabili dei progetti. Chiara Orteca, titolare di The Globe, non ricorda neanche le caratteristiche del suo giornale. Lo stesso realizzato soltanto due anni fa.

    guarda linchiesta originale su:

    www.acidopolitico.com

    Pochi dubbi anche sul fatto che i tre progetti sospetti non abbiano nulla a che fare tra loro. Non solo i responsabili sono tutti ricondu-cibili ad Obiettivo Studenti, ma le fatture delle stampe, effettuate sempre dalle stesse societ sono state emesse una dopo laltra. Anche se a distanza di un giorno. Circostanza che si ripete cinque

    Solo le dittature mantengo-no lidiozia di perseguitare la scrittura solo perch scrittura, il pensiero in quanto pensiero. Nelle democrazie si censura ignorando.(Roberto Saviano)

    mesi dopo, quando i documenti sono contabilizzati ancora uno dopo laltro. Questa volta, nella stessa giornata.Interpellata dagli autori dellarti-colo, lUniversit fa sapere che le regole dal 2006 sono cambiate. Allora, una mozione di Sinistra Universitaria aveva per la prima volta evidenziato il problema delle attivit fantasma finanziate dallateneo. Regole nuove quindi. Ma prima?Ci che accaduto prima del 2006 non si pu sapere. Tutti i rappresentanti di allora oggi sono fuori dalluniversit e nessuno di

    loro sembra ricordare con esattez-za le caratteristiche dei giornali che essi stessi realizzavano. Tutto sembra sepolto nel passato, e con lintenzione di volerci rimanere a lungo. Nessuna smentita an-cora arrivata dai responsabili dei progetti. Nessun indagine interna stata avviata allinterno dellateneo. Niente di cui stupirsi.

  • 6universit

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    Lautunno cominciato e nei corridoi delluniversit gi si prepara la mobilitazione di ottobre. Collettivi e liste studentesche sono al lavoro per mettere a punto nuove forme di protesta. Acido Politico le

    svela in anteprima.

    1) Delegazione di studenti sul tetto delledificio. Sulla scia della Insse, un gruppo di studenti salir in cima alledificio di Via Conservatorio. Le condizioni sono durissime. Lidea di non scendere fino a quando un decreto regio della Gelmini avr abolito tutti gli esami di statistica. Da definire la composizione della delegazione. Per soddisfare tutte le esigenze di rappresentanza, probabile la presenza di un membro del collettivo, un rappresentante degli studenti, un marxista leninista, un marxista non leninista e un leninista non marxista. In dubbio il Pd.

    2) Blocco della Tangenziale. In divisa antisommossa per fronteggiare il disappunto garbato degli automobilisti pendolari che vedranno ostacolato il proprio ritorno a casa, un gruppo di studenti bloccher ogni giorno alle 17 la tangenziale ovest di Milano. Qualora la protesta non incontrasse il favore dei cittadini, per soddisfare anche le loro necessit, previsto uno spostamento della mobilitazione sulla Milano-Meda alle ore 20. Casomai neanche questa soluzione trovasse il favore della cittadinanza, possibile uno spostamento del corteo sulla bretella Rho-Busto Arsizio alle ore 22.30. Se nemmeno cos si riusicisse a saldare la protesta con i cittadini comunque previsto un sit-in alle 3.40 del mattino allo svincolo Corsico-Gaggiano della tangenziale ovest. Adesioni alla protesta sono gi arrivate da collettivi studenteschi, indipendenti di sinistra e marxisti Leninisti. In dubbio il Pd per la paura di perdere il sostegno della lobby di pendolari notturni di Corisco-Gaggiano.

    3) Sequestro del preside. Latto estremo, tanto che il Pd si gi detto in dubbio sulladesione alla protesta prima ancora della discussione. Non contro latto in s ma sullutilizzo della parola sequestro a dispetto di dei pi prudenti trattenimento, chiacchierata tra amici, colloquio chiarificatore. Definita gi la composizione del commando. Un marxista leninista, un membro del collettivo studentesco, un esperto di esplosivi, un volontario della protezione civile, due biologi marini e un cane da compagnia. Sospetto depistaggio circa la fuga delle notizie.

    .Bee

    free the beesChi L11 giugno 2009 era presente nel chiostro centrale delluniversit di via

    Festa del Perdono si ricorder certo della protesta andata in scena contro il rettore delluniversit. Un torneo di calcio (Decle-vas Cup) improvvisato sul prato a ritmo di musica. Una di quelle iniziative che si potrebbero definire protesta creativa: un gesto non violento ma rumoroso che attiri lattenzione degli studenti, dei pas-santi e dei professori al fine di contestare la gestione delluniversit. Contestazione in questo caso non digerita dal Rettore Decleva che per loccasione ha rispolve-rato la commissione disciplinare, organo che non vedeva la luce dal lontano 68. Ad essere chiamati in causa sono 5 ragazzi, gli unici identificati, ai quali viene contestato il comportamento di tutti

    Declevas Cup, una partita vinta a tavolino

    Di Filippo Basile

    La commissione disciplinare, al suo esordio, discute il caso di cinque studenti presenti alla contestazione contro il Magnifico rettore dellUniversit Statale di Milano e ne sanziona due.

    Il 15 luglio, il presidente della regione Lombardia Formigoni ha rinno-vato lassetto politico sanitario del Policlinico - Mangiagalli, dellistituto dei Tumori, del neurologico BESTA e del San Matteo di Pavia. Un rinnovo che porta 6 nuovi nomi su 14. Tra questi vi anche quello di Enrico Decleva (68). Il quale, oltre ad essere gi Rettore dellUni-versit statale di Milano (eccezionalmente al suo terzo mandato) e presidente della Crui, dove porta avanti la mediazione sulla riforma delluniversit, ora deve anche sedere nel consiglio di amministra-zione del Policlinico.

    Decleva al Policlinico

    Un comma inserito nellarticolo 72 della legge 133 del 2008 offre la possibilit agli Atenei di pensionare professori ordinari e associati a settantanni (non pi a 72) e i ricercatori a sessantacin-que. Questo porterebbe ad un ri-sparmio in un biennio di 31 milioni e 300mila euro in stipendi. I Docenti raggiunto il limite di et hanno fatto ricorso, vincendolo, al Tar. Questo gli permetter di rimanere in carica fino a 72 anni vanificando il comma che secondo il ministro avrebbe dovuto assestare il colpo definitivo ai vecchi e cari Baroni.

    Gerontocrazia

    teva la sua presenza) e un altro sospeso per tre mesi. Questultimo, riconosciuto da un professore che quel giorno pas-sava per il chiostro centrale, secondo le nostre fonti risulterebbe essere lorga-nizzatore della protesta. Un volto noto, che compare anche sulle foto scattate dalla DIGOS, materiale, per, che la

    commissione ha preferito non prendere in considerazione, evitando cos una piog-gia di sanzioni che avrebbero ottenuto un effetto a dir poco controproducente per limmagine delluniversit. Parlando con i rappresentanti degli stu-denti presenti in commissione scopriamo che tutto ci che viene deciso e discusso non pu essere comunicato al di fuori, almeno fino a quando il senato acca-demico non avr votato la sanzione. (le indiscrezioni fin qui citate sono prese da fonti non ufficiali, ndr). Contenuti segretati al fine di non far parlare delle sanzioni. Una decisione alquanto ambigua dal momento che non si trattava certo di comportamenti singoli, ma bens di una protesta collettiva che se pur non condivisa dallunanimit degli studenti ne

    i protestanti, in particolare lintroduzione di un furgoncino e linterruzione delle lezioni con musica ad alto volume. La commissione dopo la prima convoca-zione, ha rinviato la seconda seduta a data da destinarsi. Data che non mai stata resa pubblica se non a giochi gi fatti. Lobbiettivo di sfuggire ad unulte-riore protesta quindi riuscito, cos il 29 settembre si presa la decisione finale: 3 ragazzi prosciolti per insufficienza di prove, un ragazzo sospeso per un mese (a quanto pare per via una lettera mandata alla commissione in cui ammet-

    rappresentava la voce di una parte.Le azioni dei collettivi sono spesso seguite da una risonanza mediatica non indifferente, infatti le loro proteste arrivano in alcuni casi fino alle pagine di testate nazionali. Cos questa volta si deciso di dare una punizione esem-plare, per mettere in guardia le future mobilitazioni, cercando di dissuadere i possibili partecipanti ponendoli di fronte alleventualit di poter incappare in una sanzione disciplinare che mini il proprio percorso di studi.Sebbene le motivazioni della protesta spesso possono anche non essere condivise, il modus operandi del Rettore Decleva sembra essere forse eccesivo.

    Sia per il tentativo di celare i contenuti del dibattito allinterno della commissio-ne sia perch si scelto di punire con strumento disciplinare un comportamento che fino a prova contraria pu essere definito politico.Creando questo precedente il Rettore alza il muro contro i movimenti studente-schi legati agli ambienti di sinistra, dan-do il l ad uno scontro che di certo non si concluder cos facilmente. Per quanto ci riguarda non ci resta che aspettare e stare a guardare la prossima mossa dei collettivi.

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    contro luniversit liquida

    di Cristiana Fiamingo

    Ricercatrice in Storia e Istituzioni dellAfrica presso lUniversit degli Studi di Milano.

    Sulla scorta della riforma universitaria in corso, si sono aperti due stimolanti momenti di dibattito durante gli ultimi Consigli di Facolt di SP: a seguito di una mozione studentesca che soppone-va alla modifica di statuto per prorogare il mandato del Rettore, e circa i criteri di redistribuzione del fondo ordinario ai docenti. Pur a fronte di provocazioni reali o percepite tali, emerge di tanto in tanto una volont di ripensarsi e di trascinare nei consessi collettivi tematiche essenziali per la proiezione futura della nostra istituzione di cui solitamente si discute e si decide altrove. Si tratta per depisodi sporadici. Eppure, le riforme politiche e vieppi quelle dellintero settore formativo pubblico dovrebbero essere argomento di dibattito cogente in una Facolt come la nostra: innanzitutto, perch attraverso queste si esprime il vero programma per lo sviluppo futuro di un Paese e, poi, per-ch il declino degli altri livelli di forma-zione lo misuriamo sensibilmente anche qui, al punto darrivo: forse conseguenza della mancata integrazione con essi, a dispetto dun Ministero che accoglie ogni grado distruzione. Infine, specie qui, alla Statale, SP raccoglie le competenze necessarie per analizzare e prevedere leffettivo impatto di tali riforme sulla so-ciet: non forse questo il momento da cogliere, creando tavoli di dibattito per

    per saperne di pi

    Leggi il documento completo redatto dai ricercatori dellateneo su: diversamentestrutturati.noblogs.org/gallery/5026/GdL_unimi.pdf

    addivenire ad un quadro condiviso di certezze, che coinvolgano tutti, studenti inclusi? Troppo spesso, infatti, anche dal-le loro istanze emerge preoccupazione per il mero servizio didattico, trascuran-do la complessit del quadro. Luniversit va difesa quale sistema integrato: un servizio didattico garante dun buon livello di preparazione agli studenti, non pu che incastonarsi sulle effettive possibilit di studio e ricerca riconosciute ai loro docenti, le cui risultanze in termini di produzione scientifica devono essere valutabili quanto la didattica. Questa mancata sensibilit un ulteriore effetto negativo del sistema 3+2, in cui corsi ridotti nella durata, accresciuti di numero, per crediti negoziati in proporzione han originato leffetto esamificio e trasformato il triennio in un liceo di livello superiore e possiamo ben dirlo allindomani del

    IX Rapporto del Cnvsu, che dichiara il fallimento di questo sistema. Specie a fronte di ristrettezze finanziarie, le forze vive dellAccademia dovrebbero riflettere su se stesse in pro-spettiva, nella coscienza di mai ritrat-tati tagli o ipotesi di conversione degli atenei pubblici in fondazioni di diritto privato della L.133/2008 e a 10 mesi dallapprovazione di quella L.1/2009, che, mirando ufficialmente alla fine delle baronie, assegna agli ordinari il ruolo di gate-keepers del sistema, esasperando gli effetti della gerarchizzazione sulla struttura ed esautorando competenze riconosciute ad associati e ricercatori, al momento del reclutamento, e promet-tendo premi agli atenei virtuosi, condan-nando gli altri alla bancarotta. Non c nemmeno pi leco delle manifestazioni di dissenso dellinverno scorso, quando

    studenti, accademici, insegnanti dogni grado distruzione e genitori si erano opposti ai severi tagli previsti al settore dellistruzione e molte voci denunciavano gli attacchi indiscriminati al sistema uni-versitario, definito corrotto per giustificare un pesante intervento governativo. Se ipocrita negare che la cultura egemone nel nostro Paese, articolata lungo appar-tenenze strutturate in reti dinterdipenden-za debitoria, permei pure lAccademia, proprio dallistituzione che raccoglie una comunit intellettuale cosciente del pri-vilegio dessere pagata per applicare il cervello a ci che lappassiona bisogna aspettarsi che, a partire da se stessa, rompa una passivit che avalla una scontatezza che riproduce quella cultura per autopoiesi. Che si opponga con vigore a un sistema basato su selezioni arbitrarie e non sempre legate al merito e che, nellincertezza del diritto, si regge su promesse di futuro riscatto se si obbe-disce o si tace di fronte alle sperequazio-

    ni. Continuando a cercare scappatoie per sottrarsi ad una profonda revisione del sistema, di cui questa riforma universi-taria era ed occasione, pur laddove il ricatto non si espliciti, sar sempre dato per scontato, avallato e garantito nel silenzio da una serie di comportamenti legittimanti: come la gratuit del lavoro e la sua ammissibilit. Gli interventi di governance non siano di facciata, ma un rinnovamento del settore pubblico, nel recupero duna cultura del senso delle istituzioni, in cui, chi ne fa parte rivaluti la responsabilit di discernere le priorit rispetto alla preservazione di privilegi, dibattendone apertamente, sacrificando il tempo necessario a ridare assetto al sistema pubblico cui dovremmo sentirci onorati dappartenere, sanandolo integralmente. Ci lasciamo distrarre da troppe cose, ancora, sulla scia duna riforma cui non contribuiamo negozian-dola, come lassurdo concorso a fondi minimali dallambizioso titolo: Program-

    A un anno dalla L133 che ha sottratto consistenti fondi alluniversit e inserito il fantasma della privatizzazione nella figura delle fondazioni proviate, ecco cosa succede oggi.

    ma dellUniversit per la Ricerca. Investi-remo molte energie tra progetti inclusivi e farraginose compilazioni informatiche, a fronte di una quota individuale che non permetter ai pi di far seriamente ricerca, ma, forse, di comprarci i toner, partecipare a un convegno, invitare un ospite italiano per i corsisti. Nei corridoi ci diciamo lun laltro che meglio sarebbe stato se lAteneo avesse operata per il PUR una selezione individuale per produttivit scientifica e valutazione didattica; tuttavia, rinunciando a una ricerca indipendente, vi concorriamo per garantirci sopravvivenza, in attesa duna declinazione al peggio.

    I Gruppi di Lavoro-UniMi, ricercatori di diversi settori del nostro Ateneo, hanno dibattuto lAA scorso, fino a realizzare il documento inviato il 30 marzo a Ministro, Presidente della CRUI e Sen. Valditara [per intero in diversamente-strutturati.noblogs.org/gallery/5026/GdL_unimi.pdf] in cui ci si espressi tra laltro su temi fondamentali per rendere le carriere degli accademici in minimo grado dipendenti da arbitrio o

    da incontri fortuiti, e garantire eccel-lenza nella qualit della ricerca, della docenza e dei servizi offerti allutenza studentesca. Li ripropongo in sintesi, sperando stimolino la ripresa di un dibattito scevro da ipocrisie e inerzie. I GdL sostengono una separazione netta tra conferimento didoneit e reclutamento/avanzamenti di carriera, propugnando concorsi nazionali dabili-tazione, a cadenza regolare e valutati secondo criteri rigorosi da una commis-sione di almeno 6 membri, sorteggiati tra ricercatori e professori dalle mede-sime competenze dei candidati e i cui

    giudizi individuali siano resi pubblici. Auspicano che reclutamento e avanza-mento di carriera siano affidati a strut-ture organizzative primarie (SOP) a ci deputate, di pochi membri e scientifi-camente omogenee, per permettere una valutazione comparativa. In base a un criterio di retroazione premiale, si propone che scelte qualitativamente migliori nella didattica e nella ricerca, valutate periodicamente, permettano alle SOP di disporre in trasparenza ma liberamente di finanziamenti tali da incentivare scelte responsabili. La valutazione della didattica richiede

    le proposte dei gruppi di lavoro Unimi

    di Cristiana Fiamingo

  • lintervista

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    universit

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    che si rivedano i questionari sottoposti agli studenti: maggior cura e forma unitaria su tutto il territorio nazionale faciliterebbero giudizi comparativi dellofferta formativa. La valutazione della ricerca deve basarsi su quantit e qualit della produttivit scientifica, valutate secondo sistemi di referee e peer review coordinati dallANVUR, confrontando strutture affini nazionali e non. Ferma la necessit che lo Stato prevalga rispetto al settore privato nel finanziare una ricerca universitaria competitiva a livello internazionale, oltre allaumento del fondo PRIN, si auspica la costituzione di fondi per lincentivazione di didattica e ricerca con contratti individuali, supplementari rispetto alla retroazione premiale alle SOP. A fronte duna attivit didattica dei ricercatori, non contemplata dal

    vigente DPR 382/1980, e di criteri davanzamento di carriera basati esclu-sivamente sulla produzione scientifica, per cui la competitivit concorsuale di chi non si sottragga a compiti didattici si riduce, si son proposti: ladozione di una tabella nazionale di retribuzione contrattuale dedicata e il tenure track: sistema che considera laffidamento reiterato a un ricercatore di incarichi didattici (ufficiali e non, ove accerta-bili) quale parte di un percorso per la progressione in carriera. Particolare cura deve essere dedicata al ruolo dei valutatori: siano parte dellANVUR o commissari dei progetti PRIN, reclutabili anche fra stranieri, non dovrebbero essere cointeressenti del sistema acca-demico. A fronte del previsto aumento delle tasse, si raccomanda un capillare sistema di borse di studio, attribuite per

    merito, per far fronte a tasse universi-tarie e spese di mantenimento: misura ed efficacia di programmi di sostegno al diritto allo studio, eventualmente promossi dagli Atenei, dovrebbero costituirne elemento di valutazione. Discutiamone: democrazia partecipa-tiva, governance, merito resteranno vuoti slogan delle maggioranze del momento finch non diverranno catego-rie valoriali guadagnate, costantemente rinegoziate attraverso il confronto e la condivisione delle idee da parte della Cittadinanza in ogni settore della vita pubblica, non sospendendo il giudizio e adeguandosi a politiche della convenienza contingente di pochi, ma mettendo in gioco la propria imma-ginazione al servizio dei mondi che vorremmo.

    Sul finire del 2007, dalliniziativa di alcuni ragazzi della Facolt di Scienze Politiche di Milano nasce la Students Union Scienze Politiche.Questa associazione no-profit si propone di smuovere il terreno sterile di una facol-t importante come Scienze Politiche e di creare un ambiente aperto e centro di ini-ziative culturali, sportive, ludiche ideate e portate avanti dagli stessi studenti.Punto di forza dellassociazione, oltre

    alla grande volont di coloro che con essa collaborano, il carattere comple-tamente apartitico della stessa, operan-do in modo imparziale e al di fuori di qualsiasi meccanismo politico/elettorale interno o esterno alla facolt.Attualit, arte, musica, universit e la ricerca di nuovi metodi di gestione dei fondi e degli spazi universitari stessi sono gli ambiti in cui si muovono i ragazzi che collaborano con Susp, creando in facol-t un ambiente dinamico e multidiscipli-nare che promuova la socializzazione, laggregazione e la Cultura in tutte le sue forme e sfaccettature.

    SUSP, ununiversit a misura di studente

    Sul finire del 2007, dalliniziativa di alcuni ragazzi della Facolt di Scienze Politiche di Milano nasce la Students Union Scienze Politiche.

    di Gabriele Villa Oggi la Students Union sempre pi proiettata verso lesterno, con lintento di creare una fitta rete con le altre associazioni culturali che operano sul territorio Milanese per ambire a progetti di sempre pi ampio respiro. Ma il fulcro di gestione, di sperimentazione e di elaborazione di nuove idee resta sempre la facolt e i suoi studenti.Si dunque di fronte ad un duplice obbiettivo: inserire la facolt nel tessuto cittadino Milanese ed allo stesso tempo portare Milano dentro la facolt.

    I cantieri per lanno accademico 2009/2010 sono ad oggi apertissimi con un primo programma che prevede:

    - mafia, Stato, societ nella storia della Repubblica Italiana: un laboratorio con la possibilit di riconoscimento crediti formativi universitari ( la prima volta che un gruppo di studenti riesce a portare avanti un progetto di tale portata)- ciclo di conferenze su cui presto sar presentato il programma in facolt (ricordiamo lultima grande conferenza con Marco Travaglio) - presentazione libri incontri con gli autori: verranno invitati in facolt autori di libri per permettere loro di presentare di fronte agli studenti le proprie opere- Tandem Linguistico / Linguistic Exchange: apprendimento della lingua grazie allaccoppiamento con uno studente straniero- uni-ON: il mensile con le notizie dultimo grido dalla facolt- Supporto Erasmus-incoming- Torneo di calcetto: torneo sportivo giunto ormai alla sua terza edizione- Viaggi organizzati: partire insieme ad altri studenti della facolt per un viaggio alla scoperta di mostre, concerti, eventi- SusParty: la grande festa di chiusura anno accademico di Scienze Politiche

    E tutte le proposte che perverranno nel corso dei mesi dagli studenti!

    Questo quello che lassociazione Students Union Scienze Politiche ha intenzione di offrire.Se questo grande esperimento, costituir

    un esempio per un nuovo modo di vivere luniversit e potr rincorrere progetti an-cora pi grandi e ambiziosi, lo diranno i fatti. e gli studenti!

    Se vuoi collaborare con SUSP, o per informazioni di carattere

    generale e iscrizioni

    [email protected]

    Perch ti sei avvicinato alla realt di Susp?Ho riconosciuto nellAssociazione il tenta-tivo di creare del pensiero in una facolt, quella di Scienze Politiche, che invece di spiccare per fervore culturale, mostrava fino a un paio di anni fa un vacuum di iniziative in totale controtendenza con la propria vocazione. Susp nasce con lo scopo di colmare il vuoto derivante dallassenza di un sindacato studentesco in Italia, che sia in grado di sviluppare nuove e diverse forme di gestione dei fondi e degli spazi universitari. In poche parole vorremmo creare una diversa governance dellUniversit. Come lhai conosciuta?Due anni fa, quando mi sono iscritto alla laurea magistrale, ho conosciuto le persone che poi avrebbero fondato lAs-sociazione, nata soprattutto dallo spirito diniziativa di Gabriele Giovannini. SUSP non pu che suscitare interesse negli studenti che desiderano elaborare in Uni-versit gli spunti che la societ civile ci fornisce. E che non sono iscritti solo per seguire lezioni e sostenere esami. Tutto venuto da s: amicizia, coinvolgimento

    nei progetti e lentamente anche delle soddisfazioni.Pensi che collaborare con unassocia-zione culturale no-profit come Susp possa costituire una valida esperienza formativa personale? Perch?Lavorare in SUSP una costante esperienza di formazione. Le ragioni di crescita personale sono numerosissime, sia a livello umano sia nella gestione concreta dei progetti di unAssociazione legalmente riconosciuta. Per esempio ora stiamo organizzando il primo seminario/laboratorio di SUSP con conferimento di crediti formativi sul rapporto fra Stato e mafia nella Storia della Repubblica, un progetto di grande complessit e un banco di prova per misurare la nostra capacit di organizzare un evento. Oggi che sei dentro lassociazione come consigliere, dove pensi possa spingersi?Molto avanti. Lo affermo perch sono convinto del potenziale che lAssocia-zione pu esprimere. Abbiamo persone in gamba e motivate, stiamo facendo esperienza nella creazione e gestione di eventi culturali e di aggregazione di livello sempre pi elevato e lentamente ci

    stiamo facendo conoscere. Se azzar-dassi a immaginarci in futuro come un interlocutore universitario qualificato per quanto riguarda gli eventi culturali a Mi-lano e, perch no, un giorno contribuire a migliorare le politiche universitarie del Governo, non mi sentirei di spararla grossa. Perch uno studente appena arrivato a Scienze Politiche dovrebbe collaborare con Susp?Beh, per prima cosa perch incon-trerebbe delle persone interessanti e interessate. Inoltre perch chiunque ha idee innovative, difficilmente riesce a svilupparle da solo. La base istituzio-nale di Susp un vantaggio per dare forma alle iniziative personali. Infine, e soprattutto, invito chiunque condivida il progetto di migliorare la nostra Facolt e la nostra bistrattata Universit pubblica ad avvicinarsi alle Associazioni come la nostra. E un modo per plasmare un po di pi la societ secondo le esigenze di noi giovani. E per scoprire che ogni impegno sociale cultura.

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    copertina

    mtv is not coolLa rete televisiva, propriet di Telecom, lascia a casa pi di un quarto dei dipendenti.

    Il precariato una condizione che colpisce larga parte della popolazione giovanile. I contratti a tempo determinato compaiono in quasi tutte le professioni. Loperaio, loperatore del call-center, il commesso, limpiegato e il regista. Spes-so ci si dimentica che anche gli ambienti considerati esclusivi come televisione e spettacolo non sono esclusi da tale tendenza. Il caso dei precari di Mtv indicativo. Infatti lazienda che per molti anni si considerata lisola felice dei ragazzi che lavorano con soddisfazione per la rete dei ggiovani. Ora si trasformata in una trappola. Ad aprile gi una ventina di contratti a tempo determinato non sono stati rinnovati e dopo solo due mesi, a giugno, lazienda ha comunicato ai dipendenti che 55 di essi erano in esubero.Il parco contratti della rete musicale non particolarmente glorioso. C infatti una netta prevalenza di contratti a tempo determinato e a progetto. Parlando con i ragazzi lasciati a casa, si scopre che alcuni di questi, in nove

    di Filippo Basile anni di lavoro, non hanno mai visto una proposta di assunzione fissa. Ora, come dichiarato nella conference call sui conti del primo trimestre del gruppo, gli introiti per le pubblicit diminuiscono in linea con leconomia mondiale e le possibilit di ripresa sono cos lontane da conside-rare la situazione di crisi come perma-nente. Ci significa che limpegno della dirigenza sar quello tagliare i costi. I lavoro un costo. Cos, si vedono gi rotolare fuori le prime teste tagliate. In realt non si avviano neppure delle vere e proprie pratiche di licenziamento: la quantit di contratti a termine presenti permette di diminuire di un quarto i dipendenti senza licenziare nessuno. Basta attenderei termini di scadenza dei contratti.Mtv Italia una controllata da Telecom. La quota maggioritaria posseduta pro-prio dalla Telecom Italia Media S.p.a., chiamata comunemente Ti Media, che possiede anche la rete La 7. Tutte le scel-te sulla compagnia sono decise dagli uomini di Telecom. Fino al 2008 queste scelte spettavano a Campo dellOrto, amministratore delegato di Ti Media. Ora invece, dopo le dimissioni del giovane manager (sempre impiegato nel gruppo con altre funzioni), salgono in

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    cattedra Gian Paolo Tagliavia e Gianni Stella, il secondo dei quali mette subito in chiaro la sua posizione e intraprende la scelta di adattare la rete musicale dedicata ai giovani ai clich della tiv generalista, che in tempo di crisi funzio-na sempre.Altra arma per tutelarsi dalla recessione poi proprio labbattimento dei costi. In uno dei suoi primi interventi, parlando

    per saperne di pi

    Nella classifica Ocse 2008, lItalia si colloca al penultimo posto.Oggi la situazione peggiorata: nellultimo anno il livello di disoccupa-zione giovanile, compresi tra i 15 e i 24 anni, cresciuto di ben 5 punti percentuali, raggiungendo il 26,3%.

    della necessit dei tagli, Stella ha affer-mato: Il taglio sar fatto in modo molto pi forte e significativo. Sappiamo che il calo pubblicitario non momentaneo.Parole che incominciano a far tremare le sedie dei lavoratori, che improvvisa-mente ricordano le caratteristiche del contratto che hanno firmato. Che fare? In quella situazione, in cui si pensa di essere immersi fino al collo in chiss quale liquame, i giovani incominciano a vedere passare davanti agli occhi tutti gli artisti, i live e i piccoli momenti di gloria vissuti nel ventre di quella che fino a poco tempo fa veniva chiamata mamma Mtv. Cos, tolte le vesti di impiegati cool, vestono i vecchi panni di simil-studenti che, con in mano i propri diritti (mal-conci) e senza pi un posto di lavoro, scendono i piazza.Per la prima volta in pi di dodici anni di storia, la folla sotto i balconi di Mtv non composta da ragazzini in delirio di fronte i loro pop-idol, ma da lavoratori lasciati a piedi dallazienda. Cos accade che il 23 luglio, causa sciopero dei lavoratori, i programmi che trasmettono in diretta saltano. Hitlist Italia non va in onda, al suo posto solo videoclip. Le finestre di informazione, i tg flash, rimangono in produzione e tutto il palinsesto della giornata subisce modifiche. La protesta porta lo slogan MTV : Manda Tutti Via. I lavoratori rinfacciano al loro datore le campagne sociali che manda avanti da tempo a tutela dei giovani. Prima fra tutte tocca a noi, se le cose non vanno cambiamole ora. Iniziativa che ha il fine di portare una proposta di legge in Parlamento, raccogliendo firme in tutte le piazze dItalia. Chi stato messo da parte dallazienda si sente preso in giro. Come pu unazienda impegnarsi nel sociale, se per prima non rispetta i precetti che vorrebbe insegnare agli altri?Ormai tagliato il cordone ombelicale, gli ex lavoratori di Mtv aprono un blog chiamato Mtv is not cool, luogo virtuale da cui parte una campagna di solida-riet che ha visto aderire parecchi nomi importanti del cinema e dello spettacolo. Molti di loro sono proprio gli ex VJ che ora si sono affermati. Tra tutti, Fabio Volo e Victoria Cabello. Tutti ricordano lespe-rienza nella rete musicale, come indimen-

    ticabile e ricca di insegnamenti. Fabio Volo risponde liquidando la questione in qualche riga di circostanza, ringraziando tutti i lavoratori di Mtv, anche quelli che non ha conosciuto. La contestazione, tuttavia, appare incoerente. La protesta degli ex lavoratori non tocca nessuna delle star strapagate della rete. Sembra assurdo, ma al posto di far ricadere la responsabilit sui super stipendi ricevuti dalle facce note di Mtv (ad esempio, da Elisabetta Canalis, o da Elena Santarelli), cercano la solidariet dei divi. Ci di-mostra soprattutto che i disoccupati non riescono a non rimanere affascinati dallo star system che hanno servito e riverito. proprio lambiente esclusivo che difficile da lasciare, la possibilit di di-ventare protagonisti in azienda. Questo il vero prezzo del licenziamento. Per molti di loro il contratto infatti sempre stato scadente, soprattutto nella sua componente retributiva. Eppure non sono vi sono stati tentativi di protesta, non si sentito nessuno lamentarsi delle condizio-ni contrattuali. Anzi, anche grazie alla dedizione e alle ore di straordinario non pagate ai dipendenti che Mtv riuscita a crescere fino a questo punto. Ma mentre per i ragazzi questo rappresenta-va un piccolo sogno, dallaltra parte la parola dordine sempre stata massimo profitto, minimo costo.Dispiace vedere i giovani sfruttati dal mercato del lavoro, ma forse ancora peggio vedere la disponibilit a farsi trattare senza tutele per il solo fine di lavorare in un ambiente cool.

    di Flaminia Sparacino

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    copertina

    un periodo non facile per i giovani in Italia che si affermano come la fascia di popolazione pi colpita dalla crisi. Il tasso di disoccupazione giovanile nel mercato del lavoro italiano piuttosto alto, sebbene sia diminuito nellarco dellultimo decennio di circa 10 punti percentuali. Nella classifica Ocse 2008 sulla disoccupazione giovanile, lItalia si collocava al penultimo posto persino dopo la Turchia e la Grecia, davanti solo alla Spagna. Oggi la situazione persino peggiorata. Rispetto alle altre economie avanzate, che hanno anchesse conosciuto gravi perdite occu-pazionali, la condizione dei giovani sul mercato del lavoro italiano particolar-mente fragile: nellultimo anno il livello di disoccupazione giovanile, compresi tra i 15 e i 24 anni, cresciuto di ben 5 punti percentuali, raggiungen-do il 26,3%.Questo dato impressionante soprattutto se confrontato con il livello totale di disoccupa-zione che ha raggiunto, nel Marzo del 2009, il 7,4%. La percentuale di giovani senza lavoro, pur escludendo coloro che proseguono gli studi, una delle pi alte e persistenti tra i paesi Ocse.La parte pi stabile e pi protetta del mercato del lavoro italiano quella che comprende i lavoratori tra i 25 e i 54 anni. Nei periodi

    di recessione soprattutto la fascia di lavoratori pi giovani che risente della crisi e che garantisce quella flessibilit esterna necessaria al sistema per rima-nere relativamente stabile. In altre paro-le, sono gli outsiders che garantiscono la sicurezza degli insiders. Nonostante le recenti politiche di flessibilizzazione del mercato del lavoro, la linea di confi-ne tra out e in rimane rigida, la volatilit bassa e la flessibilit confinata alle fasce marginali del mercato del lavoro (flexibility at the margin). Di conseguenza, coloro che risentono dellaggiustamento occupazionale sono i lavoratori con contratti temporanei e atipici, proprio quelle forme contrattuali riservate per la maggior parte alla popolazione pi giovane. Il Rapporto Ocse sulloccupazione testimonia che nel Marzo del 2009, rispetto allanno precedente, sono andati persi 261.000 posti di lavoro temporanei o con con-tratti atipici. Alla spiegazione del preoccupante fe-

    nomeno della disoccupazione giovanile concorrono altre differenti variabili: la discrepanza territoriale, i differenziali di genere e lesclusione di coloro che cercano il primo impiego. Nord-Sud. In Italia le diversit regionali sono decisamente marcate: la disoccupazione giovanile molto pi alta al sud Italia (anche fino al 50%) che al nord (sotto il 20% e nelle regioni del nord-est fin sotto al 10%). Inoltre c una forte discrepanza tra la domanda e lofferta di lavoro nelle diverse regioni, che parzialmente determinata dalla scarsa mobilit della forza lavoro. Non ultimo lo spostamento per ragioni lavorative a sua volta disin-centivato dalla riduzione dei differenziali salariali (il salario non aggiustato in base alla disoccupazione locale).Genere. Una grave discriminante nelle chances dei giovani, soprattutto nel trovare un lavoro permanente, il genere. Gli uomini hanno probabilit pi alte rispetto alle donne di trovare

    un posto di lavoro; il gap tra laltro aumenta al variare dellarea geografica, spostan-dosi da nord a sud. Questo fenomeno diffuso non solo tra le occupazioni di bassa qualificazione, ma anche tra le professioni pi qualificate. stato osservato come le neo-laureate, bench siano pi preparate dei loro colleghi, trovino pi difficilmente lavoro. Scuola-lavoro. In Italia la transizione scuola-lavoro pi lunga rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse ed

    focus: disoccupazione giovanile in Italia

    di Veronica Nisco

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    Nella classifica Ocse 2008 lItalia si colloca al penultimo posto. Oggi la situazione peggiorata: il livello di disoccupazione giovanile aumentato raggiungendo il 26,3%

    di Flaminia Spara-

    spesso molto instabile, con lalternanza di periodi di disoccupazione ad impie-ghi temporanei.La causa di questa difficolt riscontrata nella mancata corrispondenza tra il siste-ma educativo e le esigenze del mondo del lavoro. In particolare, il caso dei corsi di orientamento professionale che spesso forniscono una bassa prepara-zione senza rispondere adeguatamente alla domanda di specifiche abilit. In altri paesi europei, come la Germania, il sistema di formazione professionale (vocational training) invece costruito efficacemente su misura del mercato del lavoro. Inoltre, la carenza di politiche at-tive del lavoro, che supportino i giovani nella ricerca di unoccupazione dopo la fine degli studi, unaltra ragione della difficile transizione scuola-lavoro.Aumentare la flessibilit del mercato del lavoro - lunica strada apparentemente attuata dal governo italiano negli ultimi anni - non la sola soluzione: una maggiore flessibilit dovrebbe andare di pari passo con delle politiche attive del lavoro. La riforma del sistema educativo, la promozione della transizione scuola-lavoro, nonch lo stimolo della mobilit regionale e il superamento delle discri-minazioni di genere potrebbero essere i giusti antidoti contro il problema della disoccupazione giovanile.

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    internazionale

    muro di sicurezza o dapartheid?

    Berlin 1989 - Palestina?

    PALESTINA. Una delle tante scritte che possibile notare subito dopo aver passato uno dei numerosi Checkpoint che affollano tutto il territorio palestinese e parte di Gerusalemme, scolpita pro-prio davanti agli occhi di chi oltrepassa quella Linea verde, che un tempo doveva tracciare il confine del territorio palestinese. Ormai diventato il simbolo della vergogna, oltraggio alla dignit di ogni uomo e di ciascuna Carta Fonda-mentale dei Diritti delluomo stipulata negli ultimi secoli. Per gli israeliani uno strumento di sicurezza, grazie al quale negli ultimi anni sono diminuiti gli atten-tati, per i palestinesi invece quel muro simboleggia la loro presunta inferiorit rispetto ad unaltra razza; uno di loro mi ha confidato che vorrebbe svegliarsi un giorno, aprire la finestra e non vedere pi quello scempio che impedisce laccesso per i palestinesi a qualsiasi citt israeliana se non si muniti di uno speciale permesso, e solo dopo unopportuna registrazione delle impronte digitali. Unaltra palestinese cristiana di Bayt Sahur si commuoveva raccontan-domi di quanta invidia prova vedendo i pellegrini di tutto il mondo che vanno a pregare in Terra Santa e per lei, che ci vive, assolutamente impossibile visitare o pregare a Gerusalemme. La storia e la geografia tutte ci insegnano che dove si affermano squilibri economici, come nel caso palestinese la cui economia tuttora ancorata a quella israeliana, si attivano una serie di tensioni politiche e sociali; il muro, infatti, impedisce una libera circolazione e alimenta per contro il consenso verso le frange dellestremi-smo pi intransigente ed di questo che Hamas si nutre, almeno nella striscia di Gaza. Al mio arrivo a Betlemme limpatto stato forte, ritrovandomi davanti agli occhi una citt circondata da militari, uomini armati e soldati; mi stato spiegato che la forte presenza della polizia palestinese era dovuta al Congresso di Al Fatah per decretare il nuovo leader. Tra i favoriti figuravano: Mohammed Dahlan, ex ras di Gaza, avversario di Arafat con molti legami con

    dalla nostra inviata Neliana Pollari

    corridoio checkpoint che divide il territorio palestinese da quello israeliano.

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    strumento per registrare gli ingressi palestinesi nel checkpoint tramite impronte digitali.

    Israele poi posto come possibile succes-sore del riconfermato Mahmud Abbas; laltro concorrente, lex premier Ahmed Qureia, stato sconfessato a causa del suo sfacciato arricchimento con la

    vendita di cemento usato da Israele nella costruzione degli insediamenti, mentre Marwan Barghuti incarcerato da Israele, eletto al Comitato centrale, resta il pi popolare leader di Al Fatah. Quando

    chiedi ai palestinesi cosa ne pensano di Al Fatah, rimani perplesso per la divisio-ne netta fra gli oppositori, che lamentano il fatto che Al Fatah in realt continua ad arricchirsi senza far nulla, e i fiancheg-giatori a cui piace il riconfermato leader, che credono che in questi ultimi decenni tanto cambiato, sia a Betlemme che a Jenin, due citt famose per la incredi-bile resistenza durante le due intifada contro i soldati israeliani. Ci che si percepisce palesemente tuttavia, la paura degli israeliani, basta vivere almeno una volta lavventura di prendere un aereo da Tel Aviv, e i controlli/interrogatori paradossali che si costretti ad assistere, che ricordano alcune scene dei film che racconta-no lOlocausto. Ci che realmente sconvolgente ai controlli aeroportuali, quel numero (da 1 a 6) che ti affibbiano dopo un interrogatorio, che decreta il tuo grado di pericolosit stabilito dallumore pi o meno storto di chi ti giudica in quel momento; questo adesivo viene appeso ovunque, te lo ritrovi pure addosso come uno dei tanti segni distintivi che contrad-distingueva ciascun ebreo nei campi di concentramento. I palestinesi tuttavia sono ormai avvezzi a questo tipo di trattamento di sfavore, basta osservare come guardano i turisti ai checkpoint, quando loro sono costretti ad attendere file estenuanti per uscire da Betlemme e invece i turisti, per il semplice fatto che sono turisti hanno un passaggio dedicato. Fintanto che ci sar un filo di speranza, si continueranno a fare summit di Al Fatath per cercare di creare uno Stato palestinese e uno israeliano; uno stato unico sarebbe la scelta logica, lo pensano anche i palestinesi, ma sono altrettanto consapevoli che gli israeliani, una soluzione del genere non la accet-teranno mai, dato che per come stanno le cose adesso scaturirebbe una vera e propria guerra civile e quel territorio non pi in grado di sostenere una nuova Intifada.Ringrazio lAssociazione Amal per la preziosa opportunit che mi ha offerto.

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    internazionale

    Forza di volont e fatica. Nei territori occupati nel pieno della polveriera mediorientale chi vuole una scuola se la deve costruire.

    di Randa Ghazi

    La scuola di gomme. Questo il nome dellevento organizzato dalla onlus Vento di Terra nel suggestivo castello Rocca Brivio, per parlarci di una scuola fatta di gomme, per lappunto costruita per la comunit beduina degli Jahalin. Per presentare il progetto a supporto di questa comunit di Anata-Gerusalemme Est, nei Territori occupati Palestinesi, Ivan e Simone ci offrono un reading poetico visuale. Ivan un writer, un poeta, un attivista, Simone il regista del documen-tario a cui assistiamo. Come ci spiega Ivan, il video talvolta mostra troppo di quello che la realt, mentre le parole a volte da sole non bastano: ecco perch hanno scelto di proiettare le immagini della costruzione della scuola mentre Ivan legge con voce ferma e piena di passione i suoi versi, molti dei quali de-dicati al muro costruito da Israele attorno alla Cisgiordania e a Gerusalemme.Vento di Terra nasce da un gruppo di lavoro unitosi nel 2003 grazie ad unesperienza maturata nei campi profughi palestinesi, e, come ci spiega-no, rappresenta il punto di incontro di diverse competenze e professionalit in ambito educativo, formativo e di cooperazione internazionale. Hanno lavorato in Italia, Camerun, Mozambico e Palestina promuovendo sempre un modello di cooperazione orizzontale, che coinvolge attivamente i beneficiari dei loro progetti. Vento di Terra decide infatti di aiutare la comunit beduina dei Jahalin di Al Akhmar, stanziata allinterno dei territori occupati da Israele in Cisgiordania, in una cosiddetta Zona C, a dotarsi di una scuola, bene raro in quelle zone.

    Chiama perci larchitetto Valerio Marazzi e lingegnere Diego Torriani, che saranno i responsabili principali del cantiere, partecipa anche il Labora-torio di Costruzione del Paesaggio e dellArchitettura dellUniversit degli Studi di Pavia, e il progetto parte. Con un budget improbabile (15.000 euro), senza cemento, in un periodo di tempo limitato, ma con una grande idea. Valerio infatti, dopo un esperienza di bio-costruzione acquisita in Spagna, propone le gomme come materiale alternativo. Riempite di terra e ricoperte da un into-naco di argilla, diventano i muri della scuola. Il tetto, un pannello sandwich di lamiera e polistirolo, ne potr completa-re lisolamento, mentre il posizionamento di finestre in luoghi strategici delledificio ne garantiranno una continua ventila-zione.Preparato un workshop per verificare la fattibilit e scritto il libretto di montaggio della scuola per la comunit beduina. A fine maggio il gruppo parte per Gerusalemme.Il 10 settembre 2009 i bambini Jahalin della comunit Al Akhmar sono potuti entrare nella loro scuola.La vittoria dellimpossibile, come loro stessi lhanno definita.Laspetto migliore, come ci raccontano Valerio e Fabio, legato al fatto che la comunit ha imparato un metodo, di cui ora padrona. stata protagonista del progetto e lo ha reso possibile, ed ora ha nelle proprie mani uno strumento in pi per la propria rivendicazione. I Jahalin sono una comunit originaria-mente semi nomade, espulsa dai militari israeliani dalla regione del Naqab tra il 1948 e il 1950. Si occupavano di agricoltura e pasto-rizia, praticando uneconomia di auto-

    consumo. Prima tappa della loro odissea furono i dintorni di Betlemme e Hebron, dove furono iscritti nei registri dei rifugiati dellUNWA. Dopo il 1953, i Jahalin spostarono i loro accampamenti verso la Valle del Giordano, stabilendosi tra la cintura di Gerusalemme est e Gerico.Dopo loccupazione della West Bank da parte dellesercito israeliano nel 1967, I Jahalin furono tra le prime vittime delle operazioni di requisizioni di terre realizzate dallesercito. I loro accam-pamenti furono distrutti nellarea a sud di Gerusalemme est e la maggioranza dei pascoli venne rapidamente cintata e requisita. Era in programma la massiccia opera di colonizzazione che avrebbe sconvolto lassetto territoriale dellarea, e a cui sarebbe drammaticamente seguita, nei giorni nostri, la costruzione del muro della vergogna, lo stesso che isola la comunit, totalmente separata dai territori di amministrazione palestinese. Al punto che la cultura beduina Jahalin rischia seriamente lestinzione.Le autorit israeliane hanno anche dispo-sto un ordine di demolizione della scuola costruita grazie a Vento di Terra, ma la comunit beduina ha fatto ricorso alla Corte Suprema di Israele. Ora attende con serenit la sentenza della Corte.Perch queste persone, come ci dice Valerio, sono lucenti. Resistono.

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    la scuola impossibile

    Quando si parla dei problemi che afflig-gono lAfghanistan non difficile cadere nella pi classica delle litanie: terrorismo, corruzione, commercio illegale di oppio. E ancora: analfabetismo, persecuzioni contro le donne, povert dilagante e violenza. Tutto vero. Per pi di trentan-ni Kabul stata teatro di interminabili guerre e tensioni ed stata sottoposta al controllo di potenze straniere e di capi integralisti. Raramente, per, giornalisti e reporter hanno lasciato le postazioni pro-tette della capitale o i sedili delle jeep blindate per descrivere fino in fondo la storia e le tradizioni del popolo afgano, lasciandolo pressoch sconosciuto al mondo o vittima dei luoghi comuni.Quale allora lantidoto al virus delligno-ranza e delloblio? Un giovane afgano ha deciso di seguire la sua passione per il cinema e di raccontare unaltra storia, quella della cultura, dellarte e della musica del suo paese. In una sola parola, della vita del suo popolo. Si chiama Amin Wahidi, ha ventisette anni, viene da Kabul e di professione fa il regista. Figlio di un medico, ricercatore sui diritti delle donne e delle minoranze e di una maestra, ha studiato per due anni Teatro e Cinema alla facolt di Belle Arti dellUniversit di Kabul. Insieme alla sua famiglia fuggito in Pakistan durante la guerra civile scoppiata allindomani della dissoluzione dellUnione Sovietica che aveva occupato il Paese a partire dal 1979, e che aveva portato al potere i talebani nel 1992.

    Nel 2002, dopo i bombardamenti della coalizione capeggiata dagli Stati Uniti, Amin ritorna a Kabul per ricominciare una nuova vita. Riprende gli studi e comincia a lavorare per ATN (Ariana Television Network) e Farda Radio e nel 2006 fonda, insieme ad altri giovani film-maker e attivisti nel campo dei media, una casa di produzione indipen-dente, la Deedenow Cinema Production grazie alla quale realizza il suo primo cortometraggio, Treasure in the ruins. Nel 2007 partecipa alla Mostra del Cinema di Venezia e al Milano Film Festival con Treasure in the Ruins, storia di una bambina alla ricerca di un tesoro tre le rovine di Kabul. Pochi giorni prima di ripartire, per, i talebani lanciano una fatwa contro di lui minacciandolo di morte. Non era certo la prima volta che riceveva dei messaggi minatori per il contenuto dei suoi servizi, ma in quella occasione la sua famiglia aveva ricevuto un ordine di uccisione direttamente a casa. Ti accoglieremo a Kabul con un kamikaze carico di esplosivo. Quello che ha scatenato la furia fondamentalista contro di lui stato il progetto di un film che il regista non aveva ancora iniziato a girare. Si tratta di Keys to paradise, una pellicola che denuncia la follia dei suicidi talebani in nome della religione islamica e lignoranza grazie alla quale si sviluppato lestremismo religioso in Afghanistan.Da qui comincia la nuova vita di Amin. Rifugiato a Milano dal 2007, vive la triste esperienza dellintegrazione nella metropoli: Milano una citt frenetica, ci sono molti stranieri e per alcune per-sone difficile sopportare la presenza

    di facce poco familiari. La societ non molto aperta e flessibile e per questo il livello di accettazione degli stranieri molto basso. Le persone come me rimangono anche per questo isolate. Nonostante le cose in Italia vadano sem-pre molto piano piano Amin convinto di voler continuare i suoi studi e di fare film. Penso che il cinema sia il mezzo di comunicazione pi efficace ed ha un grande impatto sulla societ. In un Paese come lAfghanistan dove il livello di istru-zione molto basso, attraverso il cinema posso far conoscere la storia e la cultura del mio paese non solo alle persone di oggi ma anche alle generazioni future. Vorrei usare il cinema come un terzo occhio, far cadere lo sguardo sulle vite di quelle persone che esistono ma che in realt sono ignorate o dimenticate. Vorrei mostrare quello spettro di differenze che corre tra le persone di diverse classi sociali. Ma non solo. Il cinema pu svolgere un ruolo fondamentale nel creare ponti con lAfghanistan. Larte e la tecnica del mio Paese potrebbero essere conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Che sia davvero cos? Per il momento lAfganistan di cui parla Amin sembra lontano ma come dice lui ci vado ogni notte, nei miei sogni. E il momento che qualcosa cominci a cam-biare. E PER Davvero.

    Amin Wahidiregista afgano rifugiato in ItaliaVentisette anni, di Kabul, con una passione per il cinema. Dal 2007 vive in Italia dopo una fatwa lanciata dai Talebani. Sogni e difficolt di un giovane afgano.

    di Francesco Russo

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    viaggio

    dagli hutong ai grattacieli

    dal nostro inviato Armando Dito

    Il paese pi frenetico, in trasformazione e popolato della terra ha festeggiato il sessantesimo anniversario dallinizio del regime moderno, quando il partito nazio-nalista sconfitto e il suo capo Chiang Kai Shek furono costretti a fuggire sullisola di Taiwan e lasciarono il paese in mano al potere comunista di Mao Zhedong.

    Cos Hu Jintao mette da parte giacca e cravatta per rispolverare la divisa di Mao, davanti a lui scorre una parata organizzata con precisione svizzera. Una gigantesca sfilata per mettere in evidenza i muscoli dellormai grande potenza mondiale.In scena a Piazza Tienanmen anche i volti dello sport e i volontari del terremo-to di Sichuan. Ma il volto reale del gigante, che tanto sta intimorendo le economie occidentali

    per i suoi bassi costi di produzione e la continua, incessante crescita economica, sorprendentemente diverso da quanto si potrebbe aspettare losservatore europeo.Innanzitutto partiamo da valutazioni politiche, il comunismo esiste solo come forma di controllo dello stato e di limitazione della libert degli individui: la rete sottoposta a notevoli censure, specialmente i Social Network (facebo-ok su tutti) non sono accessibili e spesso

    Hutong a Shangai

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    Repubblica Popolare Cinese 1949-2009. Tra passato e futuro, unocchiata alla Cina di oggi.

    anche i servizi di posta elettronica non funzionano. Alcune aree e alcuni luoghi del paese sono inaccessibili o iper-controllati, ad esempio la celeberrima piazza Tiananmen a Beijing separata dalle strade che la circondando da tre cancellate protettive e lunico modo per accedervi attraverso tunnel sotterranei provvisti di controlli di sicurezza, del tutto simili a quelli che si subiscono negli aeroporti. La stampa apparantemente libera anche se spesso la libert dei

    giornalisti viene pagata con la perdita del lavoro; accade per talvolta che il regime diffonde volontariamente notizie false, come nel caso della mancata par-tecipazione al G-14 di LAquila, dovuta alle rivolte della minoranza musulmana Uiguri nello Xinjiang, ma che secondo le istituzioni cinesi sarebbe dovuta a un terremoto negli stessi territori. Quello che pi colpisce il visitatore la profonda diseguaglianza sociale, caratteristica non certo propria di un regime sociali-

    sta: grandi aeree costellate da moderni e fastosi grattacieli, auto di grossa cilindrata e locali alla moda con prezzi occidentali si scontrano con le aree contigue (Hutong) in cui le case basse sono collegate da vicoletti intricati e minuscoli, in cui lelettricit un privilegio e i sanitari non esistono. Certo gli hutong rappresentano il volto affascinante della Cina pre-industriale e pare che il loro destino sia segnato nel prossimo futuro, sono infatti previsti abbattimenti e ricostruzioni di intere aree antiche, che verranno sacrificate sullaltare della bruciante modernizzazione. Lesempio di Guangzhou nel sud del paese, impressionante: 3,6 ml di abitanti nel 2007, 12 ml nel 2009; intere parti di citt che prima non esistevano, oggi sono sfavillanti grattacieli di vetro-acciaio e grandi centri commerciali. La Cina ha anche saputo mantenere de-gli aspetti tradizionali come i caratteristici commerci che rendono tutte le citt dei grandi mercati a cielo aperto. Fioriscono le micro-imprese commerciali: si tratta molto spesso di nuclei familiari che gestiscono un negozio o un ristorante; camminando per le strade se ne trovano milioni. Si tratta proprio dei luoghi dove gli occidentali che si occupano di Import vengono ad acquistare le merci con-traffatte che inondano i nostri mercati: orologi, vestiti, scarpe, prodotti di elettro-nica, giocattoli, animali. Quasi sempre queste micro-imprese si appoggiano su imprese pi grandi di cui non chiara la gestione: le riforniscono a prezzi irrisori (in genere ulteriormente ridotti al 10% dopo una lunga trattativa) che vengo-no centuplicati di fronte al potenziale acquirente.In Cina chi non contratta considerato un incapace e le trattative possono du-rare ore e ore, in genere seduti di fronte a numerose tazze di t verde offerte dalla casa. Pu anche capitare di essere invitati a cena, esperienza che si potreb-be rivelare alquanto affascinante. Per i

    World Financial Center (492 m)

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    viaggio

    cinesi infatti non viene concepita lidea di pranzare da soli, il desco un rito collettivo, di fatto non esistono portate individuali, ma diverse porzioni abbon-danti poste nel centro del tavolo che poi verranno condivise con i commensali. In quelle occasioni non si parla mai di af-fari, ma di aneddoti, che i cinesi amano raccontare, anche se spesso si tratta di storie gonfiate o palesemente inverosimi-li. Un altro fattore inaspettato da parte del visitatore il grado di emancipazio-ne femminile; il regime ha fatto grandi sforzi in passato per scardinare lidea di famiglia tradizionale, con annessa sottomissione della donna e pare esservi riuscito. Impressiona inoltre il nazionali-smo della popolazione: tutti difendono il regime (non perch ne sono costretti), le rivendicazioni dei Tibetani sono viste come pretese ingiustificate, anzi molti cinesi ritengono che il Tibet si avvantaggi degli aiuti statali e se fosse abbandonato a s stesso sarebbe un vantaggio per il resto del paese, cosa che non accade

    grazie al buon cuore del governo che si preoccupa dei destini di quei poveretti lass sui monti. In effetti il governo ha fatto molte cose buone, sicuramente la Cina di oggi non si pu pi considerare un paese del terzo mondo, anzi nel giro di un decennio non sar nemmeno pos-sibile parlarne come secondo mondo. Sempre minore la popolazione in stato di povert, sempre pi nutrita la classe media, gli stipendi non sono altissimi, ma il costo della vita altrettanto basso, non c dubbio che il percorso di sviluppo scelto sia il modello Euro-americano. Certo ci sono ancora grandi sfide da vin-cere. Il controllo demografico che per il paese rappresenta una grande battaglia contro la povert della popolazione, la costruzione di una vera rete fognaria, oggi quasi inesistente, vincere la sfida di Kyoto cercando di ridurre sensibilmente le emissioni. Respirare laria di una delle grandi citt cinesi come fumare 70 sigarette al giorno. Infine il problema de-mocratico, specie relativo alle libert de-

    tempio di Confucio, Nanjing

    gli individui che oggi ancora parziale per la star-grande maggioranza di classe medio-bassa, poi ovviamente esistono i pi-uguali.. Certo per, che un regime democratico in Cina rappresenterebbe due grossi rischi per la scalata colossale che il paese sta compiendo: da un lato il rischio di una corruzione dilagante, che gi esiste, ma che senza controlli ferrei rischierebbe di affossare la crescita del paese e di aumentare ulteriormente il sol-co tra ricchi e poveri; in secondo luogo il rischio di non riuscire a tenere insieme un continente cos vasto, che potrebbe sfaldarsi in decine di piccoli stati, facili prede potenziali delle multinazionali. La Cina rappresenta il prossimo futuro dellumanit in quanto mercato sia di produzione che di consumo; confrontarsi con questa civilt e capirne le esigenze e le rivendicazioni rappresenta forse una delle sfide pi affascinanti per la nostra capacit di essere innovatori e leader della produzione mondiale.

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    cultura

    la crisi dello spettacolo

    Fra consistenti tagli alla cultura e le proteste del mondo dello spettacolo, il CRT lascia Via Alemagna.

    Il 31 dicembre il CRT(Centro di Ricerca Teatrale), lascer il Teatro dellarte di via Alemagna. Il Comune, proprietario dellimmobile, riconsegna la sala alla Triennale. Laccordo a cui si giunti prevede che il CRT continui ad avere in appalto 70 alzate di sipario allanno, oltre a gestire la sua sede storica, il Salone di via Dini. Il teatro resta comunque in attesa che il Comune gli dia un nuovo spazio. La situazione complessa: c un calo di pubblico, dato che non semplicissimo portare la gente a vedere teatro di ricerca quando ormai in molta parte dei teatri milanesi troviamo spettacoli ad alto gradimento popolare. Inoltre la sede di Via Dini conta 100 posti e questo significa perdere la maggior parte delle sovven-zioni ministeriali e comunali basate sul numero di posti che la sala contiene. Di qui, oltre che senza stipendio da mesi, alcuni lavoratori del CRT dopo met dicembre potranno per-dere il posto di lavoro.Tutto ci coronato da ingenti tagli ministeriali al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), ac-compagnati dalle dichiarazio-ne rilasciate a Rtl 102.5 il 13 settembre scorso dal Ministro Brunetta secondo il quale lo spettacolo non cultura, e se qualcuno ha delle idee

    di Donatella Paola Martorelli sue proprie deve finanziarsele da solo, non con i soldi degli italiani. Anche i parassiti della lirica devono confrontarsi col mercato, dunque. Non esiste per la possibilit, come il Ministro afferma, che un teatro si regga sulle sole entrate del pubblico. Per il suo carattere di evento dal vivo e quindi irripetibile, non pu ba-sarsi su regole economiche standard che si fondano sulla ripetibilit del prodotto che crea guadagno. Per questo i teatri vanno sovvenzionati.Inoltre non si pu obbedire soltanto a logiche commerciali o spettacolari. Il teatro vero - afferma il direttore del CRT Sisto Dalla Palma - non pu assecondare queste perversioni che minacciano la sua natura pi vera. Il teatro non pu confron-tarsi che con le esigenze dellassoluto, del vero, coi mondi vitali, con la ricerca di senso, con la crisi della persona.

    Cinema e teatro si arrangino, i soldi al massimo devono esse-re impiegati per restaurare ci che va conservato. Per il resto, morte alla cultura viva, alle voci alternative.

    Secondo il ministro Brunetta lo Stato ha il dovere di finanziare la cultura che vuol dire varie cose, dalle biblioteche ai restauri e ogni paese civile ha questo dovere[...]ma mescolare cultura e spetta-colo un grande imbroglio.Il concetto di cultura del Ministro per la pubblica amministrazione e innovazione alquanto desolante. Cinema e teatro si arrangino, i soldi al massimo devono essere impiegati per restaurare ci che va conservato. Per il resto, morte alla cultura viva, alle voci alternative. Unovviet sembra per sfuggire al nostro Ministro: non sono stati richiesti finanziamenti ad ogni spettacolo, senza alcun criterio selettivo. Con la scusa che alcuni film non sono buoni non si pu tagliare tutto. un modo di operare gi visto: ci sono universit non virtuose, allora tagliamo i fondi a tutte. Ci sono

    ricerche non buone, allora tagliamo i fondi a tutta la ricerca.In un Paese dove di sprechi ce ne sono in abbondanza, a partire forse dal mondo politico, non si pu puntare il dito subito sulla cultura, arrivando a definire parassiti i registi e gli artisti italiani. Teatro e cinema sono sempre stati punti di intrattenimento, di incontro, dove la persona pu esulare dalla realt, imparare qualcosa, e trovare spunti di riflessione. Fanno perci parte della cultura, la arricchiscono e la trasmettono.

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    ambiente

    Voglio raccontarvi una storia, una di quelle storie strane, allitaliana.Voglio raccontarvi di un fatto, come avviene spesso, a cui la risposta imme-diata : assurdo, la risposta a freddo : che ci dobbiamo fare e che, infine, verr dimenticato.Voglio parlarvi di un inceneritore, il Silla2, alle porte di Milano, e per farlo occorre dobbiamo partire da una domanda. inte-ressante: Perch a Milano non c la raccolta differenziata per lumido? Sappiamo tutti che la raccolta differenziata in citt una realt, e sappiamo anche che, grazie a processi diversi, il cos detto umido si pu trasformare in fonte di risparmio o energia come fertilizzanti e biomasse. Allora a Milano dove va a finire lumido, che utilizzo ne viene fatto?E il 1997 e viene inaugurato il Silla 2, progetto allavanguardia in grado di garantire il riscaldamento termico annuo a 15.000 famiglie ed elettricit per circa 100.000 abitazioni. Ma qual il ruolo di un inceneritore? Linceneritore, in un sistema razionale di raccolta dei rifiuti, lultimo anello della ca-tena, finalizzato a distruggere tutto ci che non possibile riciclare, garantendo almeno un recupero energetico (vedi Box1). Da princi-pio il Silla2 era stato autorizzato a bruciare 900 t/giorno di rifiuti ma presto si passati a 1250 e infine a 1450t/g. Questo aumento di

    materiale bruciato facilmente spiegabi-le: i costi di costruzione e manutenzione sono alti, pi si brucia pi si produce energia, lenergia prodotta a basso costo e in un mercato avido di energia si vende facilmente. Laumento di materiale bruciato apre per uno scenario inquie-tante: dove viene trovato il combustibile

    termovalorizzatore Silla dalla stufa allo stufone

    Perch a Milano non c la raccolta differenziata per lumido? Una volta si buttava tutto nella stufa per riscaldarsi. Oggi, continuiamo a farlo.

    di Giorgio Corradi

    Nel Silla2 avviene qualcosa di inspiegabile: si bruciano dei rifiuti potenzialmente riciclabili al solo fine di mantenere alta la produzione energetica e di conseguenza i guadagni. (Carlo Monguzzi, Capo Grup-po Verdi Regione Lombardia)

    in pi per il Silla2? E qui si inizia a sen-tire puzza di bruciato. Guardando i dati sui rifiuti meneghini ci si accorge che la raccolta differenziata oggi raggiunge il 30% circa, un ottimo risultato, peccato per che sia una percentuale invariata da anni. Da una comparazione con i dati dei

    comuni della provincia emerge infatti che nel resto della provin-cia la raccolta dellumido e della differenziata sono aumentate di anno in anno, con punte del 54%.A Milano dunque la percentuale di riciclo stranamente ferma. Da quando in funzione lin-ceneritore non raccogliamo pi lumido e negli anni la quantit di rifiuti inceneriti aumentata sempre pi. Secondo Carlo Monguzzi, Capogruppo dei Verdi regionali

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    Silla2: impianto di termovalorizzazione dei rifiuti urbani di Milano, sorge nella zona nord-ovest della citt, nei pressi di Figino, ed ha sostituito il preesistente forno di incenerimento denominato Silla1. Sua funzione quella di ottenere la migliore valorizzazione energetica dei rifiuti residui a valle della raccolta differenziata, generando energia elettrica e calore per il teleriscaldamento, che diventano cos una fonte preziosa di energia. A pieno regime, la centrale in grado di produrre calore sufficiente a riscaldare circa 15.000 famiglie producendo acqua calda che viene convogliata in pressione, attraverso tubature sotterranee, alle abitazioni del quartiere Gallaratese e al nuovo polo della Fiera di Rho-Pero nonch ad utenze di Comuni limitrofi allacciati alla rete di teleriscaldamento. Lenergia elettrica prodotta dallimpianto pu far fronte invece al consumo energetico annuo di oltre 100.000 famiglie. I dati delle emissioni sono visualizzati, oltre che sul sito web di Amsa, anche sul display posto allesterno dellimpianto. Limpianto stato premiato nel 2003 dalla Triennale di Milano con la Medaglia dOro allArchitettura Italiana per la committenza privata. (Fonte: www.amsa.it)

    Silla 2. Dati di funzionamento relativi al 2008:

    RSU termovalorizzati 455.000 tonEnergia Elettrica prodotta 351.000.000 kWhEnergia Termica ceduta per Teleriscaldamento 76.000.000 kWh

    da sapere/2

    Inceneritori: sono impianti utilizzati per lo smaltimento di rifiuti, mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che d come prodotti finali un effluente gasso-so, ceneri e polveri. Negli impianti pi moderni, il calore sviluppato durante la combustione viene recuperato e utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento). Questi impianti con tecnologie per il recupero vengono indicati col nome di inceneritori con recupero energetico, o pi comunemente termovalorizza-tori. Secondo le normative europee il procedimento da preferire il riciclo, mentre lincenerimento (anche se con recupero energetico) costituisce semplice smaltimento ed dunque da preferirsi alla sola discarica di rifiuti indifferenziata.

    da sapere/1

    nel Silla 2 avviene qualcosa di poco chiaro: si bruciano dei rifiuti potenzial-mente riciclabili al solo fine di mantenere alta la produzione energetica e di conse-guenza i guadagni. Da non dimenticare poi leffetto diretto che sta avendo il Silla2 sul quartiere in cui si trova e sulla citt. Nessuno sembra aver pensato agli effetti collaterali di aumentare, quasi del doppio, lincenerimento e soprattutto di quanto ci sia dannoso. Il Silla2, come tutti gli inceneritori, produce gas e polveri sottili dannosi e cancerogeni. Do-vrebbe essere fine dei nostri governanti ridurre sempre pi il loro utilizzo, incen-tivando altri sistemi. Invece qui da noi si aumenta il loro uso, seguendo sempre la strada pi rapida e meno costosa, e non solo, si utilizza lumido come combustibi-le, che ancora pi inquinante.Cari italiani, facciamo bene, meglio dimenticare tutta questa immondizia.

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    italia

    la realt capovolta vista da sud

    Storia tragicomica di una normale truffa istituzionale

    di Matteo Forciniti

    Che ci siano delle truffe in Calabria ormai una triste verit confermata dalle numerose indagini che negli ultimi anni hanno cercato di fare chiarezza sulla questione spinosa dei finanziamenti pubblici e tutta lillegalit intrecciata ad essa.Lultima vicenda in ordine di tempo ha un lato drammatico che si incrocia con la vita personale di una donna, Maria Giovanna Cassiano, diventata uneroina semplicemente per aver fatto il suo dove-re, ossia quello che qualsiasi funzionario pubblico dovrebbe fare quando scopre un atto illegale, una truffa: denunciarla. Nel mese di agosto alcune proteste dei braccianti agricoli hanno infiammato le strade della Piana di Sibari, una vasta area nellalto jonio cosentino che ha in Corigliano e Rossano i suoi due centri principali. A scatenare la rivolta stata la decisione dellINPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) di Rossano di non concedere i contributi ai lavoratori. Fin qui tutto normale, sembrerebbe una normalissima rivendicazione di un diritto, ma nel profondo Sud la realt viene costantemente capovolta. Regna una sconcertante ambiguit dei ruoli, la verit una mina vagante pronta ad emerge-re nei momenti finali, quando ormai troppo tardi.Secondo le indagini della magistratura tre cooperative (la San Francesco, la Eurosibaris e la Meridionale) avrebbero sottratto allINPS circa 15 milioni di euro, denaro che veniva intascato da mogli, cognati, parenti e amici di uomini di rispetto legati alla Ndrangheta che per anni si spacciavano, senza esserlo, per braccianti agricoli.Questi falsi braccianti avrebbero ottenuto

    nellarco di un anno circa 100mila certificati medici (Il Quotidiano), grazie ai quali fioccavano false indennit per disoccupazione, malattia o maternit. Emergono storie anomale, come quella di una cooperativa che nel giro di un solo anno avrebbe accumulato un monte salari di un milione e ottocentomila euro circa senza essere in grado di esibire un solo documento contabile. ho sempre fatto tutto con i contanti ha dichiarato il presidente.Ma laspetto pi incredibile un altro: quando cera da lavorare sul serio le cooperative non mandavano i brac-cianti agricoli, bens immigrati pagati in nero, sfruttati (daltronde non difficile riscontrare da queste parti il fenomeno del caporalato). Storia pressoch analoga a quella di Gioia Tauro, dove alcuni anni fa venne scoperta una super truffa con nove lavo-ratori (raccoglitori di olive) su dieci falsi.Dopo la decisione dellINPS di non concedere i contributi sono iniziate le

    proteste e sono arrivate anche pesanti minacce alla signora Cassiano che adesso vive sotto scorta.Come scrive Gian Antonio Stella sul Cor-riere della Sera, la rivolta cavalcata da un pezzo del mondo politico, infatti un modo molto efficace per porta-re voti. A manifestare in prima fila cera Antonio Caravetta, consigliere comunale dellUDC a Corigliano e recordman di preferenze alle ultime elezioni provinciali. E in tutta questa storia come si sono mosse le istituzioni? Il comune di Corigliano Calabro, per mezzo del sindaco Pasqualina Straface, ha espresso solidariet al consigliere Ca-ravetta, ossia ha manifestato consenso verso coloro che hanno truffato lINPS, come molti altri politici locali che hanno preferito sostenere i falsi lavoratori piutto-sto che la signora Cassiano, lasciata in-civilmente sola dalla popolazione locale.Ma quando comandano i fuorilegge cos, la legalit unutopia.

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    caso Fondi: quando la mafia non un problema

    Il Governo non scioglie il Comune, nonostante le accertate infiltrazioni di ndrangheta e camorra.

    di Giulia Oldani

    Se c un uomo che pi di ogni altro pu vantare straordinari risultati nella lotta alla mafia, questo Berlusconi, che lo ha fatto non con parole straordinarie, ma con fatti, Angelino Alfano, settembre 2009.Una sola vicenda sufficiente a smen-tire questa tesi. E quella del mancato scioglimento del comune di Fondi, basso Lazio, dove nel luglio 2008 le indagini delloperazione Damasco della Dda han-no rivelato infiltrazioni mafiose di ndran-gheta e camorra nellamministrazione comunale, e hanno portato allarresto di 17 persone tra ex assessori, funzionari e dirigenti comunali, vertici della polizia municipale, scoperchiando un sistema di collusione e conti-guit con la criminalit organizzata. Quanto bastava per ottene-re lo sciogli-mento.Le indagini degli inquirenti hanno infatti portato alla luce un intero sistema. Il sindaco Pdl, Luigi Parisella, legato alla famiglia Tripodo, che opera nellorbita della ndrina calabrese dei Bellocco. La ndrangheta infiltrata in tutti i gangli della gestione economica e del potere e ha una joint venture con la camorra - per la precisione, con il clan dei Casalesi - che gestisce il mercato dellortofrutta di Fondi, uno dei pi impor-tanti del Centro-sud. I dirigenti pub-blici sono completamente proni alle direttive di sindaco e assessori, i quali hanno legami con i fratelli Venanzio e Carmelo Tripodo, che garantiscono i voti. I Tripo-do sono specializzati in speculazioni edilizie, riciclaggio di denaro, condizio-namenti nellaffidamento degli appalti, raccomandazioni e perfino pensioni pilotate, e il mercato ortofrutticolo la

    base dei traffici illeciti.La mafia non trova ostacoli grazie al legame col po-tente senatore Pdl Claudio Fazzone, il rs di Fondi. Fazzone ha costruito un sistema clientelare ed una macchina che produce voti (nel 2000 candidato ad assessore regionale, il pi votato dItalia), grazie al favoreggiamento concesso ai Tripodo nei loro affari. Questi infatti ricambiano, finanziando campagne elettorali e assicurando preferenze. Difficile mettere da parte uno cos.Nel settembre 2008 il pre-fetto di Fondi Bruno Frattasi chiede al Ministro dellIn-terno, con una relazione di 500 pagine che rivela la rete mafia-politica, di procedere allo scioglimento con urgenza del comune. Immediatamente, Fazzone si reca da Maroni. Il Ministro richie-de che venga presentata una nuova relazione che attesti le infiltrazioni, non ritenendo sufficiente quella appena consegnatagli da Frattasi. La nuova conferma la vecchia, e il 19 dicembre 2008 Maroni propone finalmente lo scioglimento del Comune al Consiglio dei Ministri (scioglimento in genere disposto nel giro di 15 giorni). Ma la proposta rimane lettera morta. Nel febbraio 2009, stessa scena, stesso esito. Cos, di rinvio in rinvio, si arriva a luglio, quando lennesima dilazione motivata con le modifiche introdotte dal pacchetto sicurezza relativamente allo scioglimento di Comuni per infiltrazioni

    mafiose, che imporrebbero, laddove possibile, la rimozione individuale del politico colluso. La giustificazione vi-ziata: non solo perch le indagini hanno rivelato un sistema tale da rendere im-praticabile la rimozione individuale, ma anche perch, sulla base delle vecchie norme, il CdM scioglie a luglio i comuni di Fabrizia e Vallelunga. Fondi, invece, deve rimanere com. Poche settimane fa, Frattasi ha consegnato una nuova relazione e il governo ha ora qualche settimana per decidere.E passato pi di un anno: Fondi aspetta e la ndrangheta impera. Nonostante sia in carica il governo che pi di tutti ha combattuto la mafia.

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    musica

    Giro per Slussen, elegante quartiere nel centro di Stoccolma, con una bionda stretta nel palmo mentre mi avvicino al Rival hotel. Di propriet del buon Benny Andersson, ex Hep Stars ma noto ai pi come cervello degli ABBA, lalbergo extralusso comprende nella sua struttura un teatro per eventi esclusivi. Stasera ci suona Moby. Ho un invito e dopo una doppia pausa al bar mi siedo in balconata con in cuffia lultimo E.p degli Ioris Eyes, duo milanese con batterista aggiunto che dovreste tenere docchio se non volete fare figuracce il prossimo autunno. Moby nella sua carriera non ha mai fatto un gran disco, solo una manciata di singoli che per coincidenza o per mancanza daltro hanno rapito le orecchie di milioni di ascoltatori. Intorno a lui bravi turnisti che cerca di spacciare come la sua band, perch fa pi figo e perch suonare con turnisti ormai in questi ambienti suona davvero uncool. Il live piuttosto freddo, i brani nuovi pas-sano senza lasciare il segno e quando si arriva al finale con pezzi come Were all made of stars(una porcheria elettro-pop con quello zarro di Dave Navarro a peggiorare il tutto) ci si chiede veramente come sia possibile che questo nanetto senza peli in testa sia uno dei best-seller musicali degli ultimi dieci anni. Abban-dono una lussuosa suite dal retrogusto softporn e in qualche decina di minuti mi trovo a Brick Lane, Londra. Ho il culo inchiodato al bancone di un bar dal vago gusto marocchino e gli occhi fissi su un libro comprato a Heatrow. Things the grandchildren should know di Mark Oliver Everett, ossia il cervello che sta dietro agli EELS, macchina sperimentale di culto nata oltreoceano. Autobiografia che manda a casa met delle letture che ho fatto negli ultimi 2 anni, oltre che

    incredibile susseguirsi di bizzarri avveni-menti, per la maggior parte tragici, che caratterizzano la vita di Mark, meglio noto come Mr. E, ormai rassegnato allimprevedibilit e soprattutto allinfinita crudelt di quello che la vita pu riser-varti. Il libro, le sue opere, la sua storia, rifuggono dallessere una rassegnata corsa verso un destino crudele, ma sono una intimissima celebrazione della vita e della sua totale imprevedibilit. Brucio le

    oltre duecento pagine in cui ha riassunto la sua burrascosa vita alzando solo due volte gli occhi verso la strada colma del-la nuova generazione di freaks inglesi, che fra un po si trasferiranno altrove, quando anche questo quartiere verr svenduto. Qualche over 16 si ricorda di Camden Town?! Il futuro di Brick Lane lo stesso. Ed gi scritto. Sono troppo concentrato su Mr.E per schiodarmi dal bancone. Confuso dalla lettura dun fiato di un libro forse troppo valido perch qualcuno abbia avuto lidea di pubbli-

    da Moby a Cicciolina in pochi, semplici, passi

    di Richard R. Ramirez carlo anche nel belpaese. Finisco nel far-east lodninese a mangiare strana roba turca con i Rodeo Massacre, esordienti dalla capitale. Influenze sixties, qualche acido di troppo e una cantante che to-glie il fiato. Proseguo passeggiando per Hyde Park e decido di fare un giro alla Serpentine. Galleria in mezzo al verde che ospita una mostra di Jeff Koons, che oltre allartista in