Osservatorio sull’economia Giornata Economia - Osserva… · Alessandro Rinaldi, Responsabile...
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Osservatorio sull’economia
della provincia di Vibo Valentia
14 giugno 2013
Le nuove leve per combattere la crisi
Giugno 2013
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Sommario
Sommario .......................................................................................................................................... 1
Presentazione ................................................................................................................................... 3
Sintesi ................................................................................................................................................ 5
1. Il quadro macroeconomico della provincia: risultati e previsioni ................................................ 8
2. Il benessere e le difficoltà delle famiglie .................................................................................... 19
3. La struttura imprenditoriale ....................................................................................................... 28
4. Il mercato del lavoro ................................................................................................................... 35
5. Il sistema bancario e il sostegno a famiglie e imprese ............................................................... 42
6. L’accesso ai mercati esteri .......................................................................................................... 50
7. La dotazione ricettiva e l’evoluzione dei flussi turistici .............................................................. 54
8. Le nuove frontiere dell’economia: cultura, mare e ambiente .................................................... 60
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Gruppo di ricerca Camcom Universitas Mercatorum
Alessandro Rinaldi, Responsabile Area Studi e Ricerche
Mirko Menghini, Ricercatore
Daria Pignalosa, Ricercatore
Tabelle statistiche ed approfondimenti sono disponibili sul sito della Camera di Commercio di
Vibo Valentia www.vv.camcom.it
Per maggiori informazione ed assistenza: CCIAA Vibo Valentia - Ufficio Studi e Statistica
[email protected] Tel. 0963/294637-29
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Presentazione
nche quest’anno la Camera di Commercio di Vibo Valentia, in un’ottica di sistema, celebra la
Giornata dell’Economia, giunta alla sua undicesima edizione.
Nell’occasione l’Ente, consapevole di dover rispondere al crescente bisogno di conoscenza e
di informazione sulle dinamiche locali, propone l’Osservatorio sull’economia della provincia di Vibo
Valentia, che, non a caso, punta ad evidenziare in termini propositivi le nuove leve per combattere la
crisi. L’Ossevatorio economico rappresenta un valido supporto per l’attività programmatica dell’Ente
camerale, ma viene anche offerto alle Associazioni Imprenditoriali di Categoria, alle Organizzazioni
Sindacali, al sistema imprenditoriale e creditizio, a tutte le altre Pubbliche Amministrazioni quale
utile strumento di analisi e riflessione da cui partire per costruire la competitività di territorio e
imprese.
Dall’osservatorio si rileva che, in un clima generalizzato di difficoltà, in cui tutto il Paese stringe i denti
cercando di uscire dal tunnel della crisi, l’economia di Vibo Valentia fa segnare dati di criticità propri
della nostra regione e del Mezzogiorno. Per vedere uno spiraglio di luce dovremo probabilmente
aspettare il prossimo anno, mentre la fotografia attuale che ci viene dalle statistiche elaborate da
Unioncamere nazionale ci dice che il reddito disponibile procapite delle nostre famiglie è molto basso
(11.433 euro) e ci colloca in 102esima posizione tra le province italiane.
Emerge un depauperamento del sistema produttivo locale (le imprese registrate sono ora appena
13.169, molto meno delle 14.582 del 2008) ed è estremamente critica la situazione del mercato del
lavoro. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 17,6% nel 2012 (Calabria: 19,3%; Italia: 10,7%) e il tasso
di disoccupazione giovanile (15-24 anni) il 57,2% (Calabria: 53,5%; Italia: 35,3%).
Il razionamento del credito è particolarmente severo: gli impieghi delle imprese diminuiscono del
5,5% nel 2012, nonostante la generale ripresa dei depositi (+2,1%). D’altra parte la rischiosità
creditizia è preoccupante: aumentano del 6,3% le sofferenze e il rapporto sofferenze su impieghi
raggiunge l’11,2%, contro il 6,3% dell’Italia. Per le imprese il rapporto sofferenze su impieghi
raggiunge il 17,3%, contro il 9,8% dell’Italia.
La capacità esportativa resta limitata: il valore complessivamente venduto all’estero è pari a 35,6
milioni di euro. Tuttavia, si prevede, per il 2013, una crescita delle esportazioni del 38,6%.
Tra il 2007 e il 2011 gli arrivi di turisti nella provincia sono diminuiti del 4,1%, (Calabria: -3,4%; Italia:
+7,9%). Stabile la permanenza media (7,3) che è invece diminuita a livello nazionale.
Ma non possiamo fermarci alla constatazione delle criticità. Dobbiamo anche individuare, come ben
detto nel titolo di questo rapporto, nuove leve sulle quali poggiare le nostre aspettative positive, per
restituire fiducia alle nostre famiglie e alle nostre imprese.
Ecco allora che la riduzione della base imprenditoriale, da quanto si rileva dai dati del 1° trim. 2013,
sembra andare ad esaurirsi con un possibile azzeramento già nel primo trimestre 2014 del saldo di
nati-mortalità tendenziale.
I nostri asset caratteristici, come le nostre dotazioni di bellezze naturali, a partire dal mare, piuttosto
che l’attrattività della nostra cultura millenaria, il turismo e la green economy possono, inoltre,
costituire un importante riferimento per un rilancio della nostra economia.
A
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L’incidenza delle imprese che hanno dichiarato di investire nell’economia verde risulta ad esempio
superiore alla media nazionale (24,6% contro 23,6%), concentrando l’attenzione soprattutto sulla
riduzione dei consumi energetici proveniente dall’utilizzo di fonti rinnovabili.
L’economia del mare, come testimoniato da un recente studio Unioncamere-CamCom, promuove la
provincia come una delle prime a livello nazionale per contributo del settore alla produzione di
ricchezza (diciottesima; quasi 139 milioni di euro, pari al 6,4% del valore aggiunto provinciale) e
all’occupazione locale (8,1% contro il 4,9% a livello regionale e 3,2% nazionale). All’interno di questo
ambito il settore turistico rappresenta per le sue caratteristiche di internazionalizzazione marcata
un ponte ulteriore per attrarre risorse dai mercati più ricchi e promettenti e per attivare forti
integrazione con i bacini e culturali e gastronomici della provincia e della regione.
E’ infatti interessante il contributo al valore aggiunto del sistema produttivo culturale, pari al 4,2%
(3,5% a livello regionale), che trova riscontro anche in termini occupazionali (4,6% contro il 4,1%
regionale). In questo caso è molto importante il ruolo delle industrie creative (il comparto produce il
51,9% della ricchezza complessivamente imputabile al sistema produttivo culturale e ben il 60,1%
dell’occupazione), soprattutto nel confronto con il resto della Penisola (a livello nazionale le industrie
creative generano il 47,1% della ricchezza culturale e il 53,5% dell’occupazione).
Altra risorsa importante è il processo di internazionalizzaizone delle imprese che riguarda sia la
capacità di mantenere competitive le strutture dei costi, con l’importazione di prodotti a prezzi più
bassi reperibili sul mercato globale, che quello di esportare produzioni finite locali, per le quali,
tuttavia, è necessario disporre di capacità e mentalità organizzative adeguate che oggi si ritrovano
con maggiore evidenza tra le imprese del sistema alimentare e meccanico
L’altra risorsa fondamentale è rappresentata dai giovani. La Calabria è quarta nella graduatoria
nazionale per peso di prodotto derivante dal lavoro di giovani occupati, e prima per peso della
componente indipendente. Non a caso, le imprese giovanili sono maggiormente diffuse nella nostra
provincia rispetto alla media nazionale (rappresentano il 17,4% del totale a fronte dell’11,1%
nazionale) e capaci di crescere di 117 unità nel 2012.
Il sostegno ai giovani, alla imprenditoria e alla occupazione giovanile non è doveroso solamente
perché stiamo parlando dei nostri figli e del loro futuro, ma perché i giovani rappresentano un
capitale umano ad alta capacità di innovazione e propensione alla internazionalizzazione, aspetti che
sappiamo essere fondamentali per le effettive possibilità del nostro territorio di risollevarsi dalla
situazione crisi che stiamo vivendo.
Conforta constatare che sono proprio questi i settori sui quali la Camera di Commercio di Vibo
Valentia ha e sta continuando ad investire con priorità sia in termini di iniziative promozionali che
progettuali al fine di dare un ulteriore slancio alle piccole e medie imprese ed ai sistemi produttivi
locali della nostra provincia.
L’aspettativa è che il sistema delle imprese e con esso quello associativo possa trovare già nel corso
di quest’anno le giuste modalità collaborative atte a favorire il ritorno della ripresa economica anche
nella nostra provincia nei tempi più rapidi possibili.
Michele Lico
Presidente CCIAA Vibo Valentia
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Sintesi
Gli ultimi anni sono stati contraddistinti da un clima congiunturale decisamente negativo per i Paesi
dell’Unione Europea. In Italia gli effetti della crisi hanno seguito ad un lungo periodo di stagnazione,
dovuto alla presenza di rilevanti criticità e nodi strutturali di difficile risoluzione. Le imprese
localizzate sul territorio nazionale, già stremate, hanno avuto così maggiori difficoltà di tenuta ai
venti della crisi; nel giro di qualche mese, problematicità nei conti, nei rapporti creditizi e con i
fornitori, hanno iniziato a trasformarsi in diffuse situazioni di insolvenza e liquidazione.
All’interno della Penisola, poi, in linea con quanto storicamente definito, si evidenziano due diverse
velocità, con il Mezzogiorno che vede riflettere con maggior decisione lo stato recessivo che
caratterizza il Paese, partendo per giunta da condizioni peggiori rispetto la media nazionale.
Per il biennio passato, la dinamica peggiore delle regioni meridionali, derivante dalle numerose
difficoltà strutturali che aggravano ulteriormente il funzionamento dell’economia, trova evidente
riscontro nella provincia di Vibo Valentia, contraddistinta da un sistema imprenditoriale scarsamente
strutturato, dove gli effetti della restrizione bancaria si sono manifestati con maggior incisività, stanti
anche le crescenti restrizioni prodotte dall’introduzione dei requisiti di Basilea II.
Dopo un biennio di recessione, con un valore aggiunto ridottosi, in termini reali, ad una media annua
del -1,2%, il 2013 sembra sperimentare con maggior incisività gli effetti dello stato di difficoltà
generalizzato dell’economia, segnando un -1,8%. Solo con la fine dell’anno, o più probabilmente nel
2014, parte degli effetti della crisi risulteranno parzialmente assorbiti. La ricchezza prodotta tornerà a
segnare dinamiche mediamente positive (+0,6%), pur permanendo un differenziale negativo con la
dinamica nazionale.
Il sistema bancario locale ha trasformato le proprie strategie da una selezione stringente della
clientela ad un vero e proprio credit crunch, stante la riduzione degli impieghi che, anche nel 2012, ha
interessato le imprese (-5,5%), nonostante la ripresa dei depositi delle famiglie (+2,1%). Le risorse
che dovrebbero passare dai risparmi dei lavoratori agli investimenti produttivi, trovano nel sistema
bancario un sostanziale intoppo, il che contribuisce al clima recessivo. D’altronde, il problema delle
sofferenze bancarie ha raggiunto in provincia livelli inaccettabili: il 17,3% del valore degli impieghi
alle imprese (15,6% nel 2012) è in stato di sofferenza, viste anche le dinamiche tutt’altro che positive
registrate in termini di numero di imprese in difficoltà (+6,4%) e valore complessivo delle esposizioni
ad ormai elevato rischio di insolvenza (+4,4%).
Le difficoltà creditizie appena ricordate, unite ad una domanda interna che continua a contrarsi (ad
un tasso medio annuo pari a -1,1% nel biennio passato), hanno favorito la dinamica delle cessazioni
d’impresa (giunte a 1.828 nel 2012 e quasi raddoppiate durante gli anni di crisi) e, allo stesso tempo,
un raffreddamento delle iscrizioni. Il risultato netto è un depauperamento del sistema produttivo
locale (le imprese registrate sono ora appena 13.169, ovvero molto meno delle 14.582 del 2008), che
già ad oggi conta un ridimensionamento di oltre mille e quattrocento attività.
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Anche le nuove leve della recente dinamica imprenditoriale hanno iniziato a soffrire negli ultimi mesi,
dopo il contributo positivo offerto negli anni precedenti. Da tale computo vanno escluse le imprese
giovanili (con maggioranza di imprenditori sotto i 35 anni), capaci di crescere di 117 unità nel difficile
2012), e dimostrando così l’intraprendenza e coraggio che caratterizzano le nuove leve vibonesi. Le
imprese straniere e femminili, diversamente, stante la fragilità che contraddistingue spesso attività
come queste, hanno visto emergere le cessazioni, con un saldo negativo rispettivamente pari a 38 e
176 imprese.
Anche quelle poche imprese in salute nella tenuta dei conti, difficilmente hanno affrontato strategie
diffuse di assunzione. Secondo le stime Excelsior, il numero di assunzioni previste per il primo
trimestre 2013 sarà in provincia pari ad appena 230 unità, quasi tutte provenienti dal terziario. Il
tasso di assunzione (espresso in rapporto allo stock di dipendenti), però, stante un numero di addetti
attualmente limitato, sarà del 18,8 per mille, migliore del 17,7 medio regionale, grazie al contributo
offerto dalle assunzioni stagionali, pari ad oltre un terzo (ne sono previste ottanta) di quelle
complessivamente previste.
Il risultato è un mercato del lavoro fermo dal punto di vista delle entrate e alquanto instabile sotto il
profilo dei licenziamenti. Su quest’ultimo fenomeno, due sembrano gli aspetti da ricordare: un
effetto di scoraggiamento che, negli ultimi mesi, ha determinato una riduzione della partecipazione
al mercato del lavoro (il tasso di attività è sceso in un solo anno di circa oltre 2 punti percentuali, da
48,7 a 46,6, partendo peraltro da valori inferiori alla media regionale e nazionale); un elevato ricorso
agli strumenti di Cassa Integrazione Guadagni, ridotto di circa 200 delle oltre mille cinquecento ore
autorizzate per il 2012, ma aumentato notevolmente negli ultimi anni, in provincia così come
nell’intero contesto regionale e nazionale.
Sono soprattutto i giovani a risentire del peggioramento del quadro in cui si muove il mercato del
lavoro. La maggior parte dei precari sono ora divenuti disoccupati e il relativo tasso, ha subito
un’impennata senza precedenti, portandosi al 57,2% in riferimento alla popolazione 15-24 anni
(35,3% in Italia), e 36,5% per la fascia 15-34 (19,9% a livello nazionale).
Il parziale sollievo offerto dalla domanda internazionale (+38,6% previsto per quest’anno, secondo
stime a valori reali di Prometeia), trova poi impatto assai limitato in provincia di Vibo Valentia come
nella gran parte del Mezzogiorno, il che complica ulteriormente il clima congiunturale, spiegando in
parte la maggior diffusione di imprese in difficoltà, così come emerge dalle indagini sulle
performance del sistema imprenditoriale locale.
Come nel resto della Calabria, tuttavia, esistono altre fonti da cui i consumi esterni vengono attratti,
prima delle quali il turismo, vero e proprio settore premiante dell’economia provinciale. L’offerta
turistica locale (431 esercizi per 37.304 posti letto censiti al 2011), capillare ma non sufficientemente
strutturata ed organizzata, permette infatti alla provincia di registrare numerosi primati a livello
regionale, garantendo per giunta un buon livello di internazionalizzazione degli arrivi: 32% nel 2011,
in crescita rispetto al 28,3% del 2007 e più del doppio del 15,5% medio regionale. Le dinamiche
recenti, ferme al 2011, permettono di asserire un parziale recupero del momento di crisi
sperimentato fino al 2010 (+4,6% delle presenze; +3,0% in Italia), il che lascia intendere possibilità
che proprio da questa tipologia di attività economica provenga il primo impulso per un nuovo rilancio
dell’economia e dell’occupazione.
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Se il turismo rappresenta l’unico volano attualmente utilizzabile per far ripartire la produzione di
ricchezza su scala locale, esistono alcuni asset su cui si può agire, perché competitivi, perché in
stretto collegamento con la filiera turistica.
Sono le nuove leve dello sviluppo locale, opportunamente monitorate dal sistema camerale, e
rappresentate soprattutto dalla cultura e dal mare. La prima, con il suo contributo al valore aggiunto
locale pari al 4,2% (appena 3,5% a livello regionale), secondo le stime di Unioncamere e Fondazione
Symbola, evidenzia una specializzazione che trova per giunta riscontro in termini occupazionali (4,6%
contro il 4,1% regionale). L’economia del mare, invece, che promuove la provincia come una delle
prime a livello nazionale per contributo del settore alla produzione di ricchezza (diciottesima; quasi
139 milioni di euro, pari al 6,4% del valore aggiunto provinciale) e all’occupazione locale (8,1% contro
appena il 4,9% a livello regionale e 3,2% nazionale), mostra ancora più le virtuosità del territorio,
anche in considerazione del peso che proprio sull’export provinciale tale settore offre.
Si tratta di vere e proprie filiere che, in quanto tali, possono offrire un contributo tangibile e quasi
immediato allo sviluppo turistico e produttivo della provincia, in attesa che anche i nodi più
strutturali dell’economia vengano risolti. Agire in termini di rete di filiere tra mare, cultura e turismo,
rappresenta però un tentativo che, oltre a necessitare di elevato coordinamento, necessita di un
rinato interesse verso la tutela del territorio, delle sue bellezze e attrazioni; in sintesi, agendo in una
logica di sostenibilità ambientale. Ciò vuol dire supportare lo sviluppo e l’implementazione di un
settore giudicato da tutti gli analisti internazionali come a rapida espansione. Gli imprenditori
vibonesi, pur avendo compreso tardi la strategicità di tale impegno, sembrano recuperare
rapidamente terreno “verde”. L’incidenza delle imprese che hanno dichiarato di investire sulla green
economy risulta infatti superiore alla media nazionale (24,6% contro 23,6%), concentrando
l’attenzione soprattutto sulla riduzione dei consumi energetici proveniente dall’utilizzo di fonti
rinnovabili. D’altronde, anche qui, la presenza di risorse naturali e climatiche permetterà ampi spazi
di crescita sul territorio, se l’impegno dell’imprenditoria che emerge dai dati sarà adeguatamente
supportato.
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1. Il quadro macroeconomico della provincia: risultati e previsioni
Il quadro congiunturale tutt’altro che favorevole dell’economia italiana ha mostrato negli ultimi mesi
effetti negativi su imprese, lavoratori e famiglie, inducendo le prime a ridurre l’organico o peggio
ancora a chiudere l’attività, con effetti evidenti sulle collettività coinvolte. Ne emerge una
disoccupazione crescente e spesso di lunga durata, che oltre a ridurre il potenziale di crescita del
Paese, apre interrogativi fondati anche per ciò che riguarda le ripercussioni in termini di tenuta
sociale.
Stante la centralità del lavoro e dell’attività imprenditoriale sulla capacità del sistema produttivo di
creare ricchezza, le analisi sviluppate in questo lavoro evidenziano con chiarezza lo stato di
depressione cui la Penisola versa.
La provincia di Vibo Valentia, caratterizzata da maggiori fragilità strutturali, in molti casi trova ancor
più difficoltà nel sopportare i venti della crisi.
Al fine di far emergere le particolarità che caratterizzano la congiuntura locale, appare opportuno
fornire un iniziale quadro d’insieme della situazione, soprattutto per quanto attiene le previsioni
circa l’immediato futuro. A tal fine, si riporteranno le previsioni elaborate recentemente da
Unioncamere-Prometeia sugli andamenti dei principali indicatori economici italiani e vibonesi relativi
al biennio 2011-2012 e sugli scenari di evoluzione dell’economia tra il 2013 e il 2015. In aggiunta, si
esporranno i risultati emersi dall’indagine congiunturale svolta trimestralmente dall’Unione
Regionale della Calabria presso gli imprenditori locali, relativa alle performance del quarto trimestre
2012 e alle previsioni per l’inizio del 2013.
Gli scenari economici provinciali per i prossimi due anni
In occasione dell’undicesima edizione della Giornata dell’Economia, il Centro Studi Unioncamere ha
diffuso, come di consueto, le elaborazioni riguardanti le prime stime per il 2013 (realizzate in
collaborazione con Prometeia) e le previsioni relative al biennio prossimo, a livello nazionale così
come territoriale.
Per la provincia di Vibo Valentia, analizzando le informazioni desumibili dai principali indicatori
economici1, il quadro si presenta difficile, in molti casi più di quanto già non possa dirsi a livello
nazionale. Persistono infatti anche per tutto il 2013 le difficoltà osservate per il biennio oramai alle
spalle, mentre i primi segnali di ripresa, seppur timidi e incerti, potranno verosimilmente evidenziarsi
solo nel 2014.
1 Le variazioni si riferiscono a tassi di crescita calcolati in termini reali e quindi al netto dell’inflazione, salvo il caso dei
consumi delle famiglie.
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Gli effetti della recessione hanno incontrato un sistema imprenditoriale su cui già gravava un lungo
periodo di stagnazione. Stante anche la maggiore fragilità che caratterizza le imprese locali rispetto al
modello nazionale, la diffusione del quadro depressivo ha trovato pochi ostacoli, determinando un
clima di generalizzato pessimismo.
Dall’analisi delle dinamiche del valore aggiunto in provincia, quanto appena sintetizzato emerge con
chiarezza. Per il biennio 2011-2012, i primi dati provvisori di consuntivo confermano una dinamica
negativa, sancita da una flessione pari al -1,2% medio annuo. La variazione risulta inferiore a quella
calabrese (-1,9% annuo), ma quasi doppia rispetto al dato nazionale, evidenziando così un ulteriore
allontanamento dalla media.
L’anno in corso, seguendo le stime a disposizione, sancirebbe addirittura un ulteriore peggioramento
rispetto alla media del biennio precedente, a livello nazionale (-1,4%) così come provinciale (-1,8%).
Come ricordato in precedenza, i primi segnali di ripresa potranno evidenziarsi solo con la fine
dell’anno, mentre in termini consuntivi, è nel 2014 che potrà dirsi superata la crisi, iniziando un lento
e delicato periodo di recupero, peraltro attraversato da numerose incognite circa la sua sostenibilità.
Il tasso di crescita dovrebbe così stabilizzasi in provincia sul +0,6%, ovvero poco più della metà di
quanto associabile all’Italia complessivamente considerata. Una crescita debole, quindi, e per giunta
viziata da un’ulteriore perdita di competitività su scala nazionale. A livello regionale, tuttavia,
continuerebbe il processo di recupero vibonese, grazie ad una dinamica del valore aggiunto che in
Calabria, si fermerà ad un +0,5% medio annuo.
Tasso di crescita medio annuo del valore aggiunto in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2011-2015 (valori percentuali; valori reali)
-2,6
-1,4
-1,4
-2,1
-1,2
-1,9
-1,5
-0,7
-2,4
-1,9
-1,8
-2,1
-1,8
-2,1
-2,0
-1,4
0,3
0,6
0,6
0,5
0,6
0,5
0,5
1,0
-3,0 -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
Mezzogiorno
ITALIA
2011-2012 2013 2014-2015
Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
Ovviamente, affinché la ripresa possa prendere il suo corso (confermando le stime presentate),
alcune precondizioni devono verificarsi, e tra queste prima di tutto la risoluzione, almeno parziale,
delle criticità finanziarie che interessano l’Italia. Qualora ciò non accadesse, la provincia mostrerebbe
ancora tutte le evidenze recessive di questi mesi, e gli effetti sulla società, oltre che sull’economia, si
10
manifesterebbero con ancor più intensità. I primi segnali del 2013 sembrano però parzialmente
confortanti: lo scetticismo circa la tenuta dei conti pubblici italiani è stato parzialmente assorbito,
almeno stante l’indicizzazione del costo dei nostri titoli di debito. Se la finanza sembra aver risolto
parte dei suoi problemi, garantendo un parziale recupero della credibilità di sistema sui mercati,
altrettanto non può dirsi per l’economia reale: la produzione (e il reddito delle famiglie che ne
deriva), stante l’onda lunga della crisi, che sulla società sembra riporre oggi maggiori attenzioni, tarda
ancora a mostrare segnali incoraggianti, suggerendo la necessità di agire con forza e urgenza su tale
fronte.
I dati provvisori di consuntivo per il 2012 indicano, per Vibo Valentia, un valore aggiunto pro capite di
appena 13.329 euro, inferiore alla media regionale (14.538 euro) e molto distante dal valore stimato
per l’Italia nel suo complesso (23.030 euro). Tra le altre province calabresi, soltanto Crotone registra
un risultato più contenuto (12.277 euro). Fissato pari a cento il valore aggiunto pro capite dell’intero
Paese, la provincia di Vibo Valentia si attesta a quota 57,9, collocandosi, nel confronto con le altre
province italiane, in 102-esima posizione.
Valore aggiunto pro capite in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2012-2015 (valori assoluti in euro correnti, numeri indice e posizione in graduatoria)
2012 2013 2014 2015
Euro N.I.
Ita=100,0 Pos. Euro
N.I. Ita=100,0
Pos. Euro N.I.
Ita=100,0 Pos. Euro
N.I. Ita=100,0
Pos.
Cosenza 14.536 63,1 93 14.467 62,9 92 14.755 62,8 92 15.183 62,9 92
Catanzaro 16.713 72,6 77 16.715 72,7 77 17.092 72,8 77 17.613 72,9 77
Reggio Calabria 14.177 61,6 95 14.163 61,6 94 14.480 61,7 94 14.915 61,8 94
Crotone 12.277 53,3 103 12.184 53,0 103 12.405 52,8 103 12.730 52,7 103
Vibo Valentia 13.329 57,9 102 13.288 57,8 102 13.598 57,9 102 14.014 58,0 102
CALABRIA 14.538 63,1 - 14.496 63,1 - 14.804 63,0 - 15.240 63,1 -
Mezzogiorno 15.375 66,8 - 15.314 66,6 - 15.629 66,5 - 16.077 66,6 -
ITALIA 23.030 100,0 - 22.991 100,0 - 23.485 100,0 - 24.152 100,0 -
Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
Secondo le stime per l’anno in corso, la riduzione del valore aggiunto pro capite dovrebbe essere
quasi impercettibile (13.288 euro) mentre, per il 2015, a fronte di due anni di graduale ripresa, si
prevede una crescita nominale di circa 700 euro, che condurrebbe l’indicatore oltre la soglia dei
14mila euro per abitante. Nonostante il recupero, però, permarrebbe sostanzialmente invariato il
differenziale nei confronti della media nazionale, senza che in aggiunta si risolvano le differenze con
altre realtà calabresi (Catanzaro in primis), connotate da un più alto livello di ricchezza prodotta.
Il valore aggiunto per occupato, indicatore che offre una proxy della produttività del fattore lavoro, si
attesta, nel 2012, a 40.672 euro. Per la provincia vibonese, si tratta di un risultato che conferma a
maggior ragione lo stato di elevata difficoltà, stante un differenziale con la media regionale (che
ricordiamo essere pari a 42.394 euro per occupato) e nazionale (52.920 euro) ancor più marcato.
Dopo una lieve contrazione nel 2013, l’indice sarebbe destinato ad aumentare nel successivo
biennio, posizionandosi a quota 40.864 euro, e mantenendo ancora una volta un significativo gap
rispetto alla media nazionale (53.522 euro).
11
Come si vedrà più approfonditamente in seguito, il mercato del lavoro, ultimo fattore ad aver
sperimentato gli effetti della crisi, è quello che ad oggi sconta maggiori problematiche. In termini
previsivi, lo stato di difficoltà dovrebbe perdurare ancora per un paio di anni, trovando spazio per
una graduale ripresa solo a partire dal 2015.
Valore aggiunto per occupato in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2011-2015 (valori assoluti a fine periodo in euro)
Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA
2011-2012 41.452 44.050 43.590 40.238 40.672 42.394 45.804 52.920
2013 41.142 43.779 43.329 39.971 40.439 42.117 45.463 52.730
2014-2015 41.551 44.224 43.782 40.396 40.864 42.550 46.014 53.522
Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
Facendo riferimento al rapporto tra occupati e popolazione residente (successivamente verranno
proposti i dati in relazione alla popolazione attiva), la provincia di Vibo Valentia sperimenta un tasso
di occupazione in lieve calo per il 2013 (25,4 contro il 25,7 mediamente osservato per il biennio
precedente). Il differenziale con la media regionale (due punti e mezzo) e nazionale (12 punti), non
dovrebbe assorbirsi neanche con la ripresa prevista per il 2015, mentre il tasso di disoccupazione,
stante una crescita del numero di coloro che si considerano attivi, mostrerà una dinamica più
accentuata, portandosi oltre la media regionale (21,8% contro il 21,0%).
Principali indicatori del mercato del lavoro in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2011-2015 (valori percentuali a fine periodo)
Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione Tasso di attività
2011-2012 2013 2014-2015 2011-2012 2013 2014-2015 2011-2012 2013 2014-2015
Cosenza 28,3 27,9 28,0 20,4 20,8 20,4 35,5 35,3 35,2
Catanzaro 32,3 32,0 32,3 19,2 20,1 19,8 40,0 40,1 40,3
Reggio Calabria 27,3 27,1 27,3 16,2 20,8 22,7 32,6 34,2 35,3
Crotone 25,0 24,5 24,4 26,1 22,7 20,4 33,8 31,7 30,7
Vibo Valentia 25,7 25,4 25,5 17,6 20,7 21,8 31,2 32,1 32,6
CALABRIA 28,3 27,9 28,1 19,3 20,8 21,0 35,0 35,3 35,5
Mezzogiorno 29,7 29,3 29,4 17,2 18,6 18,9 35,8 36,0 36,2
ITALIA 37,8 37,4 37,4 10,7 11,9 12,0 42,4 42,4 42,5
Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
Le tendenze fin qui emerse si riflettono nella dinamica occupazionale della provincia; nel biennio
appena alle spalle (2011-2012), la diminuzione media del -1,6% subirebbe un lieve rallentamento nel
2013, pur mostrandosi ancora negativa (-1,3%). Il deterioramento del mercato del lavoro provinciale,
così come di quello regionale e nazionale, dovrebbe arrestarsi nel biennio 2014-2015, quando il tasso
di variazione del numero di individui occupati si posizionerebbe appena sopra lo zero.
Come più volte emerso nelle riflessioni di analisi economica del sistema camerale, l’unica voce per le
imprese capace di alleviare i sintomi della crisi è rappresentata dalla domanda estera. Chi esporta
sperimenta mediamente una maggior capacità di tenuta delle vendite, riuscendo più
frequentemente a trovare slancio per investire, e risorse a credito dalle banche. Nonostante ciò valga
12
anche per la provincia vibonese, l’impatto minimo che le vendite all’estero hanno sull’economia
locale pone un ulteriore elemento di criticità. Agire per l’apertura del tessuto produttivo
garantirebbe un parziale sollievo allo stato attuale di depressione economica, puntando soprattutto
su una maggiore strutturazione del sistema produttivo, possibile attraverso processi di relazionalità,
formale e informale (contratti di rete in primis), e di aggregazione (fusioni e acquisizioni).
L’export vibonese, ridottosi durante il biennio precedente, in controtendenza con quanto avvenuto a
livello nazionale, mostrerà nell’anno appena in corso un deciso rialzo (+38,6%). Anche nel biennio
successivo proseguirà tale dinamica, a partire comunque da valori assoluti estremamente esigui.
Esportazioni di beni verso l’estero in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2011-2015 (tasso di crescita medio annuo a valori reali)
Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA
2011-2012 2,9 54,9 -13,2 -18,7 -13,1 1,1 6,0 4,4
2013 5,8 -27,5 11,1 18,8 38,6 1,4 1,2 2,6
2014-2015 3,6 -14,0 6,2 9,7 18,4 3,6 3,2 4,1
Fonte: Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
Se le vendite all’estero sembrano riprendere slancio, sul fronte della domanda interna appare chiaro
lo stato di affanno che la crisi e la crescente pressione fiscale favorisce. Un numero sempre maggiore
di famiglie dichiara di non arrivare a fine mese e il clima di sfiducia e di incertezza che grava sui
redditi personali e sulle prospettive di occupazione e di rilancio dell’economia sembra contribuire
ulteriormente alla stagnazione della spesa privata. Dopo un biennio di crescita solo dal punto di vista
nominale (1,1%), il 2013 evidenzia, senza contare gli effetti del processo inflattivo, una contrazione
generalizzata, che trova spazio a Vibo Valentia (-0,7%) così come in Calabria (-0,8%).
Spesa per consumi delle famiglie in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2011-2015 (tasso di crescita medio annuo a valori correnti)
0,3
0,5
0,1
-0,4
1,1
0,3
0,1
0,8
-0,8
-0,8
-0,8
-0,8
-0,7
-0,8
-0,6
0,1
1,5
1,5
1,5
1,5
1,5
1,5
1,7
2,1
-1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5
Cosenza
Catanzaro
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
Mezzogiorno
ITALIA
2011-2012 2013 2014-2015Fonte:
Unioncamere - Prometeia, Scenari di sviluppo delle economie locali italiane 2011-2015
13
Anche su tale fronte, le stime evidenziano come il peggio sia probabilmente passato e che, con il
biennio 2014-2015, si manifesteranno i primi segnali positivi: le previsioni per la provincia di Vibo
Valentia vedono, infatti, un tasso di crescita pari all’1,5%, allineato a quello delle altre province.
L’evoluzione congiunturale dell’economia provinciale
In supporto alle stime offerte da Prometeia, per una migliore e più approfondita analisi congiunturale
della situazione economica della provincia, è possibile far riferimento all’attività di monitoraggio
basata su indagini dirette sul sistema imprenditoriale che, con cadenza trimestrale, il sistema
camerale calabrese produce.
Più nello specifico, si farà riferimento all’indagine congiunturale effettuata dal Centro studi di
Unioncamere e relativa al IV trimestre 2012 e alle previsioni per il I trimestre 2013. L’indagine
interessa le imprese manifatturiere, delle costruzioni, del commercio e dei servizi, misurando
trimestralmente le variazioni tendenziali e congiunturali dei principali indicatori economici, nonché
l'andamento dei tre mesi successivi alla rilevazione.
Dai risultati complessivi delle interviste, appare chiaro lo stato di diffusa difficoltà che sperimenta la
maggior parte del sistema produttivo calabrese. I primi e timidi segnali di ripresa emersi nel 2011,
infatti, hanno ben presto lasciato spazio ad un ulteriore inasprimento degli effetti della crisi, con le
imprese vibonesi mostratesi indifese più di altre.
Sul fronte manifatturiero, nel quarto trimestre 2012, il clima economico certamente sfavorevole si è
riflesso in una contrazione generalizzata della produzione industriale, prendendo a confronto i valori
riferibili al trimestre precedente, già peraltro caratterizzati da un’evidente flessione. Il 64,6% delle
imprese manifatturiere calabresi intervistate, infatti, ha indicato una diminuzione della produzione;
una percentuale ancora maggiore di riduzioni a Vibo Valentia (72,3%) evidenzia le ulteriori difficoltà
che soffre il territorio in termini industriali. D’altronde, le imprese manifatturiere localizzate sul
territorio sono poche, e quelle poche presentano i caratteri tipici dell’artigianalità, con tutti i riflessi
negativi che in termini di strutturazione normalmente si associano (riduzione dell’accesso al credito,
scarsa penetrazione dei mercati internazionali, etc.).
Andamento nel IV trimestre del 2012 della produzione dell’industria manifatturiera calabrese
(variazione rispetto al trimestre precedente, distribuzione percentuale delle risposte)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 10,8 14,3 5,4 6,0 6,7 9,5
Stabile 25,5 24,7 29,6 28,3 21,0 25,9
In diminuzione 63,7 61,0 65,0 65,7 72,3 64,6
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
Rispetto allo stesso trimestre di un anno prima, la contrazione nella produzione è stata di 14,8 punti
percentuali in Calabria e ben 16,2 in provincia di Vibo Valentia. L’attività produttiva in arretramento
deriva ovviamente anche e soprattutto dalle difficoltà nel vendere i propri prodotti; il fatturato è
calato, sempre in termini tendenziali, di ben 15 punti percentuali a livello regionale, con Vibo
14
Valentia che, anche in questo caso, spicca per la flessione più accentuata (-16,5%), superiore a tutte
le altre registrate a livello provinciale; lo scarso peso esercitato dal fatturato estero ha per fortuna
limitato la spinta recessiva offerta. Gli ordinativi (-18,4%), infine, in linea con quanto evidenziato fino
ad ora, sembrano favorire previsioni nell’immediato tutt’altro che rosee, e comunque relativamente
peggiori di quanto osservabile nelle altre provincie calabresi.
Andamento tendenziale nel IV trimestre del 2012 dell’industria manifatturiera calabrese
(variazioni percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente)
Produzione Fatturato totale Fatturato estero* Ordinativi totali Ordinativi esteri*
Cosenza -14,2 -14,8 -3,4 -17,2 -2,4
Catanzaro -15,0 -15,8 -3,4 -16,7 -3,6
Crotone -15,7 -14,8 -1,1 -17,8 -1,5
Reggio Calabria -14,5 -14,6 -2,6 -17,5 -2,3
Vibo Valentia -16,2 -16,5 -3,7 -18,4 -1,8
CALABRIA -14,8 -15,1 -3,1 -17,3 -2,4
* Solo imprese esportatrici. Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
Ancora in piena crisi naviga il settore delle costruzioni della provincia, alle prese con una riduzione
del volume di affari, nel quarto trimestre 2012, del 15,1% (dell’11,4% in Calabria) rispetto allo stesso
periodo di un anno prima.
La dinamica recessiva del settore delle costruzioni in Calabria si evidenzia anche sulla base dei dati di
ordine congiunturale. In merito alle valutazioni sull’andamento del volume d’affari rispetto al
trimestre precedente, il saldo tra coloro che dichiarano un aumento (2,7%) e coloro che invece
dichiarano una riduzione (41,3%) risulta negativo di 39 punti. Un ciclo congiunturale che avvolge
tutte le province ma che, ancora una volta, risulta più grave a Vibo Valentia dove, a fronte del 44,9%
di imprese che registra una flessione degli affari, appena lo 0,8% indica invece un incremento.
Andamento nel IV trimestre del 2012 del volume d’affari delle imprese calabresi delle costruzioni
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte e variazione tendenziale)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 0,9 1,6 0,0 8,4 0,8 2,7
Stabile 58,1 49,4 56,2 58,5 54,3 56,0
In diminuzione 41,0 49,1 43,8 33,0 44,9 41,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Variazione tendenziale -8,8 -12,9 -12,0 -12,8 -15,1 -11,4
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
La oramai quasi strutturale debolezza della spesa delle famiglie continua a indebolire lo stato di
‘salute’ del settore commerciale. Nonostante le festività, le vendite delle imprese calabresi del
commercio sono diminuite, nel quarto trimestre dello scorso anno, di ben l’8,8% in termini
tendenziali. La provincia di Vibo Valentia registra una performance peggiore di quella regionale ma,
comunque, la crisi dei consumi abbraccia l’intero territorio regionale, dal momento che tra la
provincia dove le imprese commerciali hanno visto maggiormente ridursi le vendite – quella di Vibo
15
Valentia, con un -10,7% tendenziale – e quella dove tale riduzione è stata più contenuta – quella di
Reggio Calabria, con un -7,9% – passano meno di 3 punti percentuali.
Rispetto al terzo trimestre 2012, il saldo tra le imprese che hanno visto le proprie vendite in
espansione e quelle che hanno invece registrato una contrazione, si attesta sui 33 punti in Calabria
ma raggiunge ben 46 punti in provincia di Vibo Valentia, con oltre metà degli intervistati (52,6%) che
continuano a soffrire per la persistente stagnazione dei consumi interni.
Andamento nel IV trimestre del 2012 delle vendite delle imprese calabresi del commercio al dettaglio
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte e variazione tendenziale)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 15,1 18,4 13,6 14,8 6,6 14,9
Stabile 38,3 29,0 39,9 39,1 40,8 37,0
In diminuzione 46,7 52,5 46,5 46,0 52,6 48,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Variazione tendenziale -8,8 -9,5 -8,7 -7,9 -10,7 -8,8
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
In un scenario generale in cui, come visto, l’industria si trova ancora in fase recessiva e le famiglie
acquistano sempre meno, il vasto mondo degli altri servizi non può che subirne profondamente gli
effetti negativi, vedendo il proprio ciclo ancora in discesa. In Calabria, le imprese intervistate
(corrispondenti al terziario escluso il commercio al dettaglio) hanno conosciuto una contrazione di
quasi 8 punti percentuali (-7,8%) in termini tendenziali, con Vibo Valentia che mostra una
performance particolarmente negativa (-8,9%), superata, a livello regionale, solo da quella della
provincia di Cosenza (-9,1%).
Andamento nel IV trimestre del 2012 del volume d’affari delle imprese calabresi degli altri servizi
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte e variazione tendenziale)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 8,5 3,7 5,5 4,7 11,8 6,4
Stabile 56,6 60,9 61,8 63,1 53,7 59,5
In diminuzione 34,8 35,4 32,7 32,2 34,5 34,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Variazione tendenziale -9,1 -6,1 -7,9 -7,2 -8,9 -7,8
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
Le dichiarazioni degli operatori circa l’andamento del volume d’affari nel quarto trimestre 2012
rispetto al precedente, si concentrano, in Calabria, sulla stabilità (59,5%), ma il saldo tra aumenti e
diminuzioni si attesta sui 27,6 punti. Da segnalare il saldo della provincia di Vibo Valentia, che,
nonostante la più acuta flessione in termini tendenziali, mostra un andamento rispetto al terzo
trimestre migliore se confrontato con quello regionale (il saldo è di 22,3 punti, con un 34,5% di
imprese che registra una contrazione del volume d’affari a fronte dell’11,8% che indica
un’espansione).
16
In un quadro ancora avvolto da incertezze, in cui tardano a manifestarsi i primi spiragli della tanto
attesa ripresa, gli operatori calabresi, e in particolar modo quelli vibonesi, restano ancora poco
fiduciosi per l’inizio di quest’anno, come testimoniano le risultanze dell’indagine in merito alle
previsioni delle imprese per il primo trimestre 2013.
Previsioni per il I trimestre 2013 dell’industria manifatturiera calabrese
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
Produzione
In aumento 5,0 6,2 3,8 4,9 3,8 5,0
Stabile 43,6 40,2 42,6 36,2 32,4 39,9
In diminuzione 51,4 53,6 53,5 58,9 63,8 55,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fatturato
In aumento 5,3 9,4 4,4 4,0 2,3 5,5
Stabile 35,2 33,5 40,9 36,7 35,3 35,7
In diminuzione 59,5 57,1 54,7 59,3 62,3 58,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Ordinativi
In aumento 3,7 3,6 11,8 3,4 3,7 4,4
Stabile 41,9 49,6 36,1 44,1 37,0 43,0
In diminuzione 54,5 46,8 52,1 52,4 59,4 52,7
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
In provincia di Vibo Valentia, quasi 64 imprese manifatturiere su 100 prevedono per il primo
trimestre del 2013 una riduzione della produzione, a cui si contrappongono solo 4 su 100 che invece
ne prevedono un aumento. Simili dinamiche interessano le aspettative circa il fatturato (62 imprese
su 100 ne prevedono un calo) e gli ordinativi (in diminuzione per il 60% degli intervistati).
Se a Vibo Valentia si registra la più netta prevalenza dei ‘pessimisti’ sugli ‘ottimisti’, anche tra le altre
realtà locali i saldi sono nettamente negativi, segnalando che i timori circa lo scenario economico di
quest’anno sono diffusi in tutta la regione.
Previsioni per il I trimestre 2013 relative al volume d’affari delle imprese calabresi delle costruzioni
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 0,0 0,8 0,0 8,2 6,3 2,7
Stabile 59,8 66,8 65,8 73,0 63,9 65,3
In diminuzione 40,2 32,4 34,2 18,7 29,7 32,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
17
Le imprese delle costruzioni calabresi guardano al primo trimestre di quest’anno sempre con
un’intonazione pessimistica, ma un po’ meno accentuata rispetto a quanto accaduto alla fine del
2012: il saldo tra la differenza della quota di operatori del settore che prevedono per il primo
trimestre 2013 un’espansione del volume di affari (2,7%) e quella degli operatori che invece ne
prevedono una riduzione (32%) è pari a -29 punti, sempre meno del saldo, a consuntivo, relativo
all’andamento della produzione nel quarto trimestre rispetto al terzo (-39 punti).
Ampie differenze, sul piano previsivo, dividono le province calabresi, dal momento che mentre a
Cosenza il saldo è negativo di 40 punti, a Reggio Calabria il passivo si ferma a 10 punti; nella provincia
di Vibo Valentia si rileva una situazione intermedia, con 30 imprese su 100 che si dichiarano
pessimiste e 6 che invece mostrano attese positive, da cui scaturisce un saldo negativo di 23 punti.
Previsioni per il I trimestre 2013 relative alle vendite delle imprese calabresi del commercio al dettaglio
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 12,8 8,7 5,6 16,5 15,4 12,7
Stabile 39,8 43,0 39,4 37,0 34,8 39,2
In diminuzione 47,4 48,3 55,1 46,4 49,8 48,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
Tra le imprese calabresi del commercio al dettaglio, a 48 su 100 che indicano un calo del volume
d’affari se ne contrappongono 13 che ne prevedono invece un calo (il saldo è pari quindi a -35 punti).
In tale contesto, a Vibo Valentia si rileva una situazione leggermente più ottimistica, con un saldo
comunque evidentemente negativo (-34,5), dovuto ad una più elevata quota di operatori che
prevedono un incremento del flusso di vendite (15,4% contro il 12,7% regionale).
Per quanto riguarda, infine, le imprese calabresi degli altri servizi, anche queste ultime, in linea con
quanto visto per le imprese manifatturiere, delle costruzioni e del commercio al dettaglio, guardano
con poco ottimismo all’inizio di quest’anno. Infatti, alle 31 imprese su 100 che prevedono una
riduzione del volume di affari nel primo trimestre 2013 fanno da contraltare solo 9 imprese – sempre
su 100 – che ne prevedono invece un aumento, producendo, così, un saldo negativo di ben 23 punti.
Posto che in tutti i territori provinciali della regione prevale nettamente, nelle imprese degli altri
servizi, una forte sfiducia verso la ripresa nei primi mesi di quest’anno, nella provincia di Vibo
Valentia, così come in quella di Reggio Calabria, sembrano esserci posizioni leggermente meno
pessimistiche (i saldi sulle previsioni per il primo trimestre 2013 sono di -17 punti in entrambi i casi).
Previsioni per il I trimestre 2013 relative al volume d’affari delle imprese calabresi degli altri servizi
(variazione rispetto al trimestre precedente - distribuzione % delle risposte)
Cosenza Catanzaro Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia CALABRIA
In aumento 9,4 6,5 7,7 8,5 12,0 8,6
Stabile 57,0 59,3 56,5 66,0 58,6 60,0
In diminuzione 33,6 34,2 35,7 25,6 29,4 31,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Unioncamere Calabria - Indagine congiunturale regionale sull'industria manifatturiera
18
Valutando nel complesso le risultanze dell’indagine congiunturale condotta da Unioncamere,
emerge, per la provincia di Vibo Valentia, un quadro di persistente criticità, più acuto rispetto alla già
difficile situazione regionale. Il calo della domanda interna ha, infatti, colpito le imprese di tutti i
settori negli ultimi mesi del 2012 e fa pensare, soprattutto gli operatori dell’industria manifatturiera,
a un primo trimestre 2013 “in rosso”.
19
2. Il benessere e le difficoltà delle famiglie
Sebbene negli ultimi anni sia aperto un ampio dibattito circa nuove modalità di misurare il benessere
della popolazione e quindi delle famiglie (non ultimo il rapporto BES dell’Istat), le criticità del
momento hanno favorito un momentaneo ritorno di attenzione sulle sue determinanti reddituali,
secondo un’accezione più classica del termine.
Osservando le stime sul reddito disponibile dell’Italia e della provincia di Vibo Valentia, quanto
appena affermato sembra chiaro. L’ammontare di reddito disponibile stimato, pari a quasi 1.053
miliardi di euro in riferimento alla Penisola, risulta più o meno lo stesso di quattro anni fa, quando la
crisi finanziaria degli Stati Uniti ha iniziato a produrre effetti sull’economia del vecchio continente.
Quanto appena affermato a livello nazionale è sostanzialmente replicabile in provincia. Gli 1,9
miliardi di euro di reddito disponibile delle famiglie vibonesi, secondo le più recenti stime
Unioncamere, incidono complessivamente per appena il 7,5% del totale regionale riferito al 2011. La
sua debole crescita (+0,8% nell’arco di quattro anni), poi, espressa in termini nominali, cela in realtà
una riduzione del potere d’acquisto che ormai sembra interessare il territorio da più anni. Come si
vedrà, ciò ha riflessi indiretti anche sul mercato del lavoro, spingendo ampie fette di popolazione a
cercare un impiego per contrastare l’erosione derivante dal processo di impoverimento dei redditi
famigliari, senza tuttavia trovare riscontro nelle opportunità offerte dal sistema imprenditoriale,
anch’esso in condizioni di prolungato affanno. Il risultato, come si vedrà, è una crescita della povertà
e della disoccupazione che, oltre a favorire gli effetti recessivi sull’economia, produce conseguenze di
lungo periodo sulla fisionomia sociale del territorio.
Reddito disponibile delle famiglie in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2007-2011 (valori assoluti in milioni di euro e numeri indice con base fissa 2007=100,0)
Valori assoluti (milioni di euro)
2007 2008 2009 2010 2011
Cosenza 9.456 9.564 9.389 9.396 9.541
Catanzaro 4.760 4.852 4.942 4.894 4.928
Reggio Calabria 6.739 6.871 6.955 6.981 7.031
Crotone 1.877 1.903 1.894 1.907 1.932
Vibo Valentia 1.839 1.885 1.862 1.880 1.900
CALABRIA 24.672 25.075 25.042 25.059 25.333
Mezzogiorno 262.230 267.253 262.982 264.308 268.091
ITALIA 1.031.641 1.048.558 1.021.121 1.032.614 1.052.720
Numeri indice (2007=100)
2007 2008 2009 2010 2011
Cosenza 100,0 101,1 99,3 99,4 100,9
Catanzaro 100,0 101,9 103,8 102,8 103,5
Reggio Calabria 100,0 102,0 103,2 103,6 104,3
Crotone 100,0 101,4 100,9 101,6 102,9
Vibo Valentia 100,0 102,5 101,2 102,2 103,3
CALABRIA 100,0 101,6 101,5 101,6 102,7
Mezzogiorno 100,0 101,9 100,3 100,8 102,2
ITALIA 100,0 101,6 99,0 100,1 102,0
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
20
La valutazione di 11.433 euro di cui dispone ogni residente nella provincia vibonese si traduce in un
differenziale di potenziale spesa e risparmio nei confronti di quanto rilevato su scala nazionale di
5.900 euro, che si riduce a poco meno di 1.200 euro nel confronto con la media calabrese.
Nella dinamica degli ultimi anni, qualche segnale di crescita si è visto, in considerazione di un valore
analogo che, riferito al 2009, risultava pari a 11.142 euro per abitante. Anche in questo caso, tuttavia,
la considerazione di valori assoluti in termini nominali non aiuta, mascherando dietro una crescita
dell’indicatore un comportamento recessivo in termini reali.
Reddito disponibile pro capite delle famiglie in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2011 (valori assoluti in euro)
9.618
10.092
10.445
10.96911.250 11.142 11.274
11.433
9.000
9.500
10.000
10.500
11.000
11.500
12.000
12.500
13.000
13.500
14.000
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
MEZZOGIORNO
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
Tutto ciò si traduce, stando alle stime per il 2011, in un posizionamento nella classifica provinciale
stilata in base a questo indicatore corrispondente alla 102-esima posizione, subito dietro alla
provincia di Trapani e avanti alla nuova realtà del medio-campidanese. Può apparire un paragone
quasi improprio (e forse frustrante), ma si tenga conto che rispetto al reddito pro capite dei residenti
della capolista Milano, si registrano livelli di reddito inferiori di 2,3 volte.
D’altronde, la stessa graduatoria provinciale ricorda come ancora sia evidente il differenziale tra le
province meridionali e quelle del centro-nord, con Olbia-Tempio, favorita da un florido settore
turistico, prima tra le province del Sud, grazie ad un valore comunque inferiore alla soglia dei
sedicimila euro. Tra le calabresi, solo Catanzaro sperimenta un valore in linea con la ripartizione di
riferimento (13.381 euro pro capite).
Sono dati che evidenziano in modo chiaro la situazione di difficoltà delle famiglie residenti, aggravata
dalle criticità dell’economia e in particolare del mercato del lavoro, che influenza marcatamente le
possibilità reddituali dei vibonesi (si ricordi che nell’alimentazione delle entrate di reddito i redditi da
lavoro rappresentano una parte decisamente cospicua nonché determinante per il sostegno di una
reale autonomia delle famiglie, considerazione non altrettanto valida nel caso delle prestazioni
sociali).
21
Graduatoria delle province italiane per reddito disponibile pro capite delle famiglie
Anno 2011 (valori assoluti in euro)
Pos. Province Reddito
disponibile pro capite
Pos. Province Reddito
disponibile pro capite
Pos. Province Reddito
disponibile pro capite
1 Milano 25.867 37 Imperia 18.198 73 Potenza 13.981
2 Bologna 23.763 38 Novara 18.008 74 Taranto 13.911
3 Trieste 23.016 39 Perugia 17.760 75 Palermo 13.895
4 Bolzano/Bozen 21.839 40 Cremona 17.749 76 Frosinone 13.671
5 Firenze 21.668 41 Ferrara 17.722 77 Teramo 13.621
6 Forlì-Cesena 21.601 42 Pesaro e Urbino 17.700 78 Nuoro 13.423
7 Aosta 21.599 43 Asti 17.696 79 Catanzaro 13.381
8 Biella 21.049 44 Macerata 17.694 80 Bari 13.379
9 Parma 21.031 45 Pisa 17.677 81 Latina 13.363
10 Roma 20.965 46 Pistoia 17.587 82 Rieti 13.286
11 Modena 20.873 47 Livorno 17.428 83 Brindisi 13.135
12 Genova 20.511 48 La Spezia 17.367 84 Messina 13.114
13 Torino 20.417 49 Pavia 17.346 85 Oristano 12.999
14 Padova 19.991 50 Rovigo 17.237 86 Cosenza 12.993
15 Belluno 19.985 51 Ascoli Piceno 17.210 87 Matera 12.788
16 Piacenza 19.972 52 Mantova 17.186 88 Lecce 12.750
17 Vercelli 19.793 53 Varese 16.888 89 Napoli 12.440
18 Reggio nell'Emilia 19.787 54 Grosseto 16.819 90 Reggio Calabria 12.410
19 Rimini 19.712 55 Bergamo 16.819 91 Siracusa 12.242
20 Udine 19.651 56 Arezzo 16.708 92 Salerno 12.211
21 Siena 19.629 57 Lecco 16.698 93 Benevento 12.183
22 Verona 19.560 58 Brescia 16.537 94 Carbonia-Iglesias 12.090
23 Ravenna 19.531 59 Verbano-Cusio-Ossola 16.397 95 Catania 12.041
24 Vicenza 19.518 60 Olbia-Tempio 15.883 96 Avellino 11.912
25 Cuneo 19.471 61 Como 15.882 97 Foggia 11.860
26 Venezia 19.466 62 Cagliari 15.763 98 Ogliastra 11.775
27 Ancona 19.447 63 Terni 15.732 99 Ragusa 11.643
28 Savona 19.424 64 Massa-Carrara 15.593 100 Caltanissetta 11.611
29 Sondrio 19.281 65 Chieti 15.553 101 Trapani 11.603
30 Pordenone 19.267 66 L'Aquila 15.084 102 Vibo Valentia 11.433
31 Trento 18.994 67 Campobasso 14.548 103 Medio Campidano 11.382
32 Treviso 18.983 68 Pescara 14.512 104 Crotone 11.078
33 Alessandria 18.882 69 Sassari 14.485 105 Enna 10.836
34 Gorizia 18.615 70 Lodi 14.290 106 Agrigento 10.692
35 Lucca 18.554 71 Isernia 14.177 107 Caserta 10.627
36 Prato 18.338 72 Viterbo 14.019 ITALIA 17.337
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
Il reddito è un flusso. Ciò significa che è un aggregato osservabile solo in intervalli di tempo e non a
date precise; in altre parole, è una grandezza che si forma nel tempo, ad esempio attraverso
l’insieme delle giornate lavorative di un mese o di un anno. Questo flusso può essere speso nella sua
totalità o anche risparmiato, andando così ad alimentare lo stock del patrimonio delle famiglie,
costituito sostanzialmente da depositi, valori mobiliari e attività reali.
22
Il patrimonio è dunque collegato al reddito e, oltre a rappresentare una garanzia nel caso di richieste
di finanziamenti, in caso di necessità costituisce una protezione per le famiglie (che ad esempio
possono attingere in primis alle disponibilità di depositi).
La lettura dei dati sul livello di ricchezza accumulata completa quindi la valutazione della sostenibilità
economica delle famiglie, soprattutto in un’ottica di ampio termine. Nella scorsa edizione del
rapporto regionale, condotto dall’Unione Regionale delle camere di commercio calabresi2 in
occasione della giornata dell’economia, emerse come il valore del patrimonio delle famiglie, al
perdurare della crisi, stando una contrazione occupazionale media dell’1% annuo, si sarebbe
depauperato più rapidamente che altrove (la media di sopravvivenza era circa pari a 12 anni e sette
mesi). Ciò mise in luce gli evidenti collegamenti tra reddito e ricchezza, nonché gli effetti che su tali
contesti produce un prolungato periodo recessivo.
I dati elaborati da Unioncamere per il 2011 restituiscono un quadro ancora sfavorevole, con le
famiglie Vibonesi che possono usufruire per un ammontare di ricchezza pari a 11.763 milioni di euro,
corrispondente a una quota ancor più bassa del totale regionale rispetto a quanto verficato nel caso
del reddito (7% circa).
In termini di composizione, il patrimonio delle famiglie della provincia vede un ruolo più accentuato
delle attività reali (72,3%), rispetto alla media nazionale così come, seppure di poco, rispetto a
quanto verificato in Calabria.
Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori assoluti in milioni di euro e distribuzioni percentuali)
Attività reali Attività finanziarie
TOTALE Abitazioni Terreni
Totale reali
Depositi Valori
mobiliari Riserve
Totale finanziarie
Valori assoluti (in milioni di euro)
Cosenza 42.380 2.499 44.879 9.167 4.902 3.268 17.337 62.216
Catanzaro 22.916 1.163 24.079 6.056 2.544 2.105 10.704 34.784
Reggio Calabria 30.522 1.478 32.001 6.896 3.624 3.063 13.583 45.584
Crotone 9.293 1.082 10.375 1.225 1.029 686 2.940 13.315
Vibo Valentia 7.961 546 8.506 1.605 1.010 641 3.257 11.763
CALABRIA 113.072 6.768 119.840 24.950 13.109 9.763 47.821 167.661
Mezzogiorno 1.519.811 62.038 1.581.849 260.177 186.423 129.366 575.966 2.157.815
ITALIA 5.825.444 242.443 6.067.887 977.500 1.664.900 679.900 3.322.300 9.390.187
Distribuzioni percentuali
Cosenza 68,1 4,0 72,1 14,7 7,9 5,3 27,9 100,0
Catanzaro 65,9 3,3 69,2 17,4 7,3 6,1 30,8 100,0
Reggio Calabria 67,0 3,2 70,2 15,1 8,0 6,7 29,8 100,0
Crotone 69,8 8,1 77,9 9,2 7,7 5,1 22,1 100,0
Vibo Valentia 67,7 4,6 72,3 13,6 8,6 5,5 27,7 100,0
CALABRIA 67,4 4,0 71,5 14,9 7,8 5,8 28,5 100,0
Mezzogiorno 70,4 2,9 73,3 12,1 8,6 6,0 26,7 100,0
ITALIA 62,0 2,6 64,6 10,4 17,7 7,2 35,4 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
2
La dimensione locale dell'economia reale - Rapporto Calabria 2012, Unioncamere Calabria.
23
Le differenze sono particolarmente consistenti nel caso delle abitazioni, che incidono sul patrimonio
dei vibonesi per il 67,7% (Italia: 62%, Calabria: 67,4%); anche i terreni (4,6%; Italia: 2,6%, Calabria:
4%) specializzano la composizione patrimoniale locale, da sempre bene rifugio su cui addensare i
redditi accumulati.
La struttura tradizionale che caratterizza il patrimonio delle famiglie vibonesi, stante un’elevata
concentrazione di abitazioni e terreni, trova riscontro anche nella minor attinenza verso le
componenti finanziarie (27,7%; 28,5% in Calabria e 25,5% in Italia), costituite per il 13,6% da depositi,
per l’8,6% dai valori mobiliari e per il 5,5% da riserve.
Allo stesso modo del reddito, per il patrimonio viene calcolato un indicatore espresso in termini
relativi, rapportato stavolta al numero delle famiglie. I risultati della provincia, pari mediamente a
circa 188 mila euro, non sono positivi, e in realtà peggiorativi rispetto a quanto riscontrato in termini
di reddito, e significativamente al di sotto anche del valore regionale. Il numero indice (con base
Italia=100,0) evidenzia per la provincia un valore pari a 50,5, che colloca Vibo all’ultimo posto della
classifica nazionale. Ciò significa che le famiglie vibonesi, già collocate su livelli di reddito non certo
elevati, possono contare meno di altre realtà (anche della regione) sulla protezione derivante dalla
ricchezza. In altre parole, presentano condizioni di fragilità difficilmente riscontrabili nel resto del
Paese. Un reddito inferiore alla media regionale, un effetto contenitivo della capacitò di spesa offerto
dall’inflazione agiscono rapidamente sulla base patrimoniale, erodendola progressivamente; se la
crisi dovesse perdurare a lungo, come ricordato, quest’ultimo verrebbe rapidamente assorbito,
lasciando le famiglie senza adeguato riparo e protezione.
Patrimonio per famiglia e per tipologia di attività nelle province calabresi, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori per famiglia in euro)
Attività reali Attività finanziarie
TOTALE Abitazioni Terreni
Totale reali
Depositi Valori
mobiliari Riserve
Totale finanziarie
Valori per famiglia (in euro)
Cosenza 146.473 8.638 155.111 31.684 16.942 11.295 59.921 215.031
Catanzaro 157.155 7.977 165.132 41.531 17.444 14.435 73.409 238.542
Reggio Calabria 140.048 6.783 146.831 31.644 16.628 14.054 62.326 209.157
Crotone 140.814 16.396 157.211 18.563 15.598 10.388 44.549 201.760
Vibo Valentia 127.392 8.730 136.122 25.685 16.164 10.264 52.112 188.234
CALABRIA 144.671 8.660 153.331 31.922 16.772 12.491 61.186 214.516
Mezzogiorno 189.261 7.726 196.987 32.400 23.215 16.110 71.725 268.712
ITALIA 231.011 9.614 240.625 38.763 66.022 26.962 131.747 372.373
Numeri indice (Italia=100,0)
Cosenza 63,4 89,8 64,5 81,7 25,7 41,9 45,5 57,7
Catanzaro 68,0 83,0 68,6 107,1 26,4 53,5 55,7 64,1
Reggio Calabria 60,6 70,5 61,0 81,6 25,2 52,1 47,3 56,2
Crotone 61,0 170,5 65,3 47,9 23,6 38,5 33,8 54,2
Vibo Valentia 55,1 90,8 56,6 66,3 24,5 38,1 39,6 50,5
CALABRIA 62,6 90,1 63,7 82,4 25,4 46,3 46,4 57,6
Mezzogiorno 81,9 80,4 81,9 83,6 35,2 59,8 54,4 72,2
ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
24
Graduatoria delle province italiane per patrimonio delle famiglie
Anno 2011 (valori assoluti in euro per famiglia)
Pos. Province Patrimonio per famiglia
Pos. Province Patrimonio per famiglia
Pos. Province Patrimonio per famiglia
1 Aosta 522.461 37 Rovigo 413.669 73 Salerno 298.710
2 Sondrio 518.316 38 Asti 410.282 74 Cagliari 294.729
3 Milano 486.777 39 Udine 406.913 75 Foggia 294.710
4 Belluno 474.255 40 Treviso 405.132 76 Pescara 289.422
5 Piacenza 473.932 41 Trento 400.979 77 Nuoro 285.540
6 Parma 471.729 42 Pordenone 399.562 78 Palermo 284.153
7 Modena 467.107 43 Roma 398.924 79 Bari 283.644
8 Cuneo 465.883 44 Prato 392.657 80 Lecce 283.464
9 Rimini 463.439 45 Macerata 390.226 81 Isernia 282.972
10 Bolzano/Bozen 463.038 46 Novara 386.720 82 Caserta 281.995
11 Venezia 456.411 47 Varese 385.284 83 Olbia-Tempio 280.775
12 Mantova 452.935 48 Lodi 383.720 84 Napoli 272.354
13 Imperia 446.302 49 Livorno 383.632 85 Campobasso 270.460
14 Bologna 445.004 50 Alessandria 383.576 86 Brindisi 270.070
15 Verbano-Cusio-Ossola 443.729 51 Pisa 382.970 87 Teramo 264.445
16 Verona 443.316 52 Firenze 380.711 88 Ogliastra 261.550
17 Ravenna 442.150 53 La Spezia 379.476 89 Caltanissetta 257.753
18 Brescia 441.942 54 Trieste 378.547 90 Sassari 254.443
19 Genova 441.099 55 Grosseto 371.967 91 Oristano 253.890
20 Savona 440.202 56 Ancona 371.616 92 Benevento 248.971
21 Como 439.810 57 Arezzo 370.079 93 Messina 246.660
22 Forlì-Cesena 438.900 58 Pesaro e Urbino 360.208 94 Catania 245.083
23 Padova 437.936 59 Ascoli Piceno 354.940 95 Catanzaro 238.542
24 Biella 436.858 60 Massa-Carrara 352.926 96 Trapani 235.194
25 Ferrara 435.657 61 Gorizia 345.729 97 Potenza 228.234
26 Vicenza 434.743 62 L'Aquila 343.771 98 Medio Campidano 227.984
27 Lecco 434.143 63 Perugia 338.949 99 Ragusa 227.752
28 Lucca 429.112 64 Viterbo 331.454 100 Matera 225.579
29 Reggio nell'Emilia 428.989 65 Agrigento 329.186 101 Siracusa 222.767
30 Pistoia 424.379 66 Avellino 315.455 102 Carbonia-Iglesias 221.269
31 Pavia 424.161 67 Rieti 313.990 103 Cosenza 215.031
32 Siena 421.867 68 Latina 312.634 104 Enna 212.940
33 Vercelli 420.090 69 Frosinone 310.701 105 Reggio Calabria 209.157
34 Cremona 419.503 70 Taranto 308.702 106 Crotone 201.760
35 Bergamo 415.434 71 Terni 301.088 107 Vibo Valentia 188.234
36 Torino 414.241 72 Chieti 299.509 ITALIA 372.373
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
Questi risultati sono confermati anche dai poco lusinghieri dati sulla povertà relativa, anch’essi
stimati da Unioncamere. Si tratta della quota di famiglie collocate al di sotto del valore della soglia di
povertà nell’idealtipo composto da due componenti, pari alla spesa media mensile per persona nel
Paese, nel 2011 uguale a 1.011,03 euro.
Rispetto all’11% riscontrato a livello nazionale e al 26,1% regionale, in provincia di Vibo Valentia la
quota di famiglie relativamente povere raggiunge quasi un terzo del totale (31,9%), corrispondente
in termini assoluti a circa 20mila famiglie.
Questi risultati pongono la provincia in ultima posizione nella relativa graduatoria delle province
italiane, in cui nelle prime posizioni i valori si collocano intorno a un 1-2%.
25
Famiglie in condizioni di povertà relativa in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2009-2011 (Valori assoluti e incidenze percentuali sul totale delle famiglie)
2009 2010 2011
Valori assoluti Incidenza % Valori assoluti Incidenza % Valori assoluti Incidenza %
Cosenza 73.488 25,8 72.667 25,2 71.981 24,9
Catanzaro 31.929 22,4 33.207 22,9 31.619 21,7
Reggio di Calabria 59.896 27,9 56.749 26,1 62.503 28,7
Crotone 19.949 31,1 19.215 29,4 18.125 27,5
Vibo Valentia 19.635 31,5 19.003 30,3 19.928 31,9
CALABRIA 204.898 26,7 200.841 25,8 204.155 26,1
Mezzogiorno 1.783.000 22,5 1.829.285 22,9 1.863.202 23,2
ITALIA 2.658.000 10,7 2.733.769 10,9 2.781.941 11,0
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
Graduatoria delle province italiane per incidenza delle famiglie in condizioni di povertà relativa
Anno 2011 (valori percentuali)
Pos. Province Incidenza % Pos. Province Incidenza % Pos. Province Incidenza %
1 Lecco 1,4 37 Pordenone 5,3 73 Isernia 18,0
2 Mantova 1,6 38 Pisa 5,4 74 Campobasso 18,2
3 Cuneo 1,6 39 Ascoli Piceno 5,4 75 Avellino 18,6
4 Pavia 1,7 40 Reggio nell'Emilia 5,5 76 Benevento 19,2
5 Brescia 1,8 41 Arezzo 5,6 77 Cagliari 19,7
6 Pistoia 1,8 42 Vercelli 6,1 78 Carbonia-Iglesias 20,4
7 Bergamo 1,9 43 Firenze 6,1 79 Lecce 20,7
8 Lodi 2,3 44 Pesaro e Urbino 6,1 80 Caserta 20,8
9 Como 2,3 45 Bologna 6,4 81 Salerno 21,0
10 Varese 2,5 46 Genova 6,4 82 Foggia 21,4
11 Lucca 2,5 47 Ravenna 6,5 83 Olbia-Tempio 21,6
12 Parma 2,6 48 Roma 6,6 84 Bari 21,6
13 Cremona 2,7 49 Torino 6,7 85 Catanzaro 21,7
14 Padova 2,8 50 Massa-Carrara 7,0 86 Ogliastra 21,9
15 Vicenza 3,1 51 Milano 7,0 87 Matera 22,3
16 Verbania 3,3 52 Asti 7,1 88 Sassari 22,7
17 Piacenza 3,3 53 Alessandria 7,2 89 Medio Campidano 23,5
18 Venezia 3,4 54 Grosseto 7,2 90 Potenza 23,7
19 Trento 3,4 55 Treviso 7,3 91 Palermo 24,1
20 Savona 3,8 56 Gorizia 7,4 92 Napoli 24,2
21 Macerata 3,8 57 Trieste 7,5 93 Oristano 24,4
22 Biella 3,8 58 Novara 7,5 94 Agrigento 24,8
23 Udine 3,9 59 Ferrara 7,8 95 Cosenza 24,9
24 Belluno 3,9 60 Latina 7,9 96 Trapani 25,6
25 Modena 4,2 61 Perugia 8,0 97 Taranto 26,0
26 Aosta 4,3 62 Viterbo 8,4 98 Brindisi 27,0
27 Forlì-Cesena 4,3 63 Frosinone 8,9 99 Crotone 27,5
28 Sondrio 4,5 64 Rieti 8,9 100 Messina 28,1
29 Siena 4,6 65 La Spezia 9,8 101 Reggio Calabria 28,7
30 Rimini 4,7 66 Bolzano/Bozen 10,3 102 Ragusa 28,7
31 Verona 4,9 67 L'Aquila 10,6 103 Catania 29,3
32 Imperia 5,0 68 Terni 11,2 104 Siracusa 29,4
33 Rovigo 5,0 69 Chieti 12,6 105 Enna 29,5
34 Ancona 5,1 70 Pescara 13,4 106 Caltanissetta 30,4
35 Livorno 5,2 71 Nuoro 16,7 107 Vibo Valentia 31,9
36 Prato 5,2 72 Teramo 17,2 ITALIA 11,0
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
26
Graduatoria delle province italiane per consumi pro capite
Anno 2011 (valori assoluti per abitante)
Pos. Provincia Consumi pro
capite Pos. Provincia
Consumi pro capite
Pos. Provincia Consumi pro
capite
1 Milano 22.082 37 Padova 17.302 73 Palermo 13.383
2 Aosta 21.663 38 Cremona 17.261 74 Sassari 13.298
3 Bolzano/Bozen 20.994 39 Brescia 17.019 75 Reggio Calabria 13.294
4 Rimini 20.838 40 Ancona 16.912 76 Isernia 13.147
5 Bologna 20.373 41 Varese 16.839 77 Siracusa 13.121
6 Firenze 20.342 42 Vicenza 16.839 78 Chieti 13.044
7 Biella 19.885 43 Treviso 16.748 79 Salerno 13.015
8 Savona 19.590 44 Pistoia 16.729 80 Campobasso 12.887
9 Trento 19.531 45 Como 16.601 81 Ogliastra 12.882
10 Parma 19.392 46 Lodi 16.566 82 Latina 12.858
11 Venezia 19.234 47 Pavia 16.469 83 Crotone 12.758
12 Belluno 19.125 48 Gorizia 16.399 84 Catanzaro 12.628
13 Lucca 19.095 49 Cuneo 16.298 85 Oristano 12.583
14 Modena 18.931 50 Massa-Carrara 16.083 86 Trapani 12.564
15 Sondrio 18.927 51 La Spezia 16.061 87 Bari 12.553
16 Siena 18.810 52 Olbia-Tempio 16.046 88 Catania 12.145
17 Verbania 18.768 53 Lecco 15.982 89 Vibo Valentia 12.119
18 Verona 18.717 54 Mantova 15.948 90 Avellino 12.017
19 Novara 18.699 55 Arezzo 15.850 91 Brindisi 12.014
20 Genova 18.693 56 Pesaro e Urbino 15.811 92 Frosinone 11.962
21 Vercelli 18.608 57 Bergamo 15.738 93 Foggia 11.937
22 Trieste 18.563 58 Pisa 15.565 94 Lecce 11.851
23 Forlì-Cesena 18.509 59 Macerata 15.421 95 Cosenza 11.792
24 Livorno 18.366 60 Rovigo 15.360 96 Ragusa 11.737
25 Roma 18.359 61 Asti 15.223 97 Benevento 11.706
26 Alessandria 18.282 62 Ascoli Piceno 15.055 98 Matera 11.697
27 Torino 18.186 63 Perugia 14.991 99 Carbonia-Iglesias 11.642
28 Udine 18.142 64 Messina 14.790 100 Caltanissetta 11.563
29 Ferrara 18.129 65 Pescara 14.665 101 Napoli 11.484
30 Imperia 18.100 66 L'Aquila 14.157 102 Agrigento 11.219
31 Pordenone 18.082 67 Cagliari 14.046 103 Taranto 11.218
32 Prato 17.949 68 Terni 13.946 104 Medio Campidano 11.121
33 Piacenza 17.783 69 Rieti 13.635 105 Potenza 10.967
34 Grosseto 17.692 70 Viterbo 13.627 106 Enna 10.489
35 Reggio nell'Emilia 17.683 71 Nuoro 13.496 107 Caserta 10.371
36 Ravenna 17.305 72 Teramo 13.431 ITALIA 16.088
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere-CamCom Unversitas Mercatorum
In termini di consumi i risultati sembrano meno depressivi. Il valore pro capite della spesa delle
famiglie attratta dal territorio vibonese è mediamente di 12.119 euro, dato abbastanza in linea con la
media regionale e corrispondente a un numero indice Italia=100 di 75,3, grazie al quale Vibo Valentia
si colloca in 89-esima posizione nella relativa classifica. La spesa delle famiglie, dopo una lieve
contrazione nel 2009 (-4,0%), è aumentata nel biennio successivo (+2,1% nel 2010 e +4,2% nel 2011).
Analizzando le voci merceologiche, in linea con quanto riscontrato a livello regionale, prevale il
consumo di beni (alimentari, abbigliamento, altri beni, 57,7%) rispetto a quello di servizi (affitti, altri
servizi, 42,3%), invertendo i risultati verificati a livello di Paese nel complesso (48,6% per quanto
riguarda i beni e 51,4% per i servizi).
27
Andamento dei consumi delle famiglie in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori pro capite e distribuzioni percentuali)
Valori pro capite (in euro)
2007 2008 2009 2010 2011
Cosenza 11.400 11.516 11.089 11.413 11.792
Catanzaro 12.217 12.360 11.921 12.226 12.628
Reggio Calabria 12.766 12.958 12.549 12.911 13.294
Crotone 12.246 12.468 12.062 12.437 12.758
Vibo Valentia 11.752 11.770 11.333 11.601 12.119
CALABRIA 12.038 12.181 11.757 12.088 12.479
Mezzogiorno 12.036 12.202 11.865 12.038 12.360
ITALIA 15.511 15.722 15.339 15.675 16.088
Variazioni percentuali medie annue
2011/2007 2008-2007 2009-2008 2010-2009 2011-2010
Cosenza 0,8 1,4 -3,5 3,0 3,3
Catanzaro 0,8 1,4 -3,5 2,6 3,3
Reggio Calabria 1,0 1,7 -3,3 2,9 3,0
Crotone 1,0 2,2 -3,0 3,5 2,7
Vibo Valentia 0,8 0,1 -4,0 2,1 4,2
CALABRIA 0,9 1,5 -3,4 2,9 3,2
Mezzogiorno 0,7 1,6 -2,6 1,6 2,7
ITALIA 0,9 2,1 -1,8 2,7 3,0
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Unioncamere – Istituto G. Tagliacarne
Consumi delle famiglie per tipologia in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori pro capite e distribuzioni percentuali)
Valori pro capite (in euro)
Beni Servizi
TOTALE Alimentari Abbigliamento Altri beni Totale beni Affitti Altri servizi Totale servizi
Cosenza 2.699 1.145 3.037 6.880 1.346 3.566 4.912 11.792
Catanzaro 2.800 1.180 3.100 7.080 1.376 4.171 5.547 12.627
Reggio Calabria 2.881 1.209 2.966 7.056 1.262 4.977 6.239 13.294
Crotone 2.815 1.186 3.296 7.297 1.145 4.316 5.461 12.758
Vibo Valentia 2.735 1.157 3.106 6.998 1.145 3.975 5.121 12.119
CALABRIA 2.782 1.174 3.056 7.012 1.294 4.174 5.467 12.479
Mezzogiorno 2.671 1.027 3.038 6.736 1.565 4.059 5.624 12.360
ITALIA 2.734 1.188 3.904 7.826 2.463 5.799 8.262 16.087
Distribuzioni percentuali
Beni Servizi
TOTALE Alimentari Abbigliamento Altri beni Totale beni Affitti Altri servizi Totale servizi
Cosenza 22,9 9,7 25,8 58,3 11,4 30,2 41,7 100,0
Catanzaro 22,2 9,3 24,6 56,1 10,9 33,0 43,9 100,0
Reggio Calabria 21,7 9,1 22,3 53,1 9,5 37,4 46,9 100,0
Crotone 22,1 9,3 25,8 57,2 9,0 33,8 42,8 100,0
Vibo Valentia 22,6 9,5 25,6 57,7 9,5 32,8 42,3 100,0
CALABRIA 22,3 9,4 24,5 56,2 10,4 33,4 43,8 100,0
Mezzogiorno 21,6 8,3 24,6 54,5 12,7 32,8 45,5 100,0
ITALIA 17,0 7,4 24,3 48,6 15,3 36,0 51,4 100,0
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Unioncamere – Istituto G. Tagliacarne
28
3. La struttura imprenditoriale
Come evidenziato più volte, l’iniziale presa che la crisi ha avuto sulla finanza e il funzionamento dei
sistemi bancari ha trovato successivo bersaglio nella popolazione e, soprattutto, nelle aziende, specie
qualora esse siano gestite con una conduzione prevalentemente familiare. La provincia di vibo
Valentia, che vede al suo interno la quasi la totalità delle imprese gestite secondo tale modalità,
soffre ovviamente di più di quanto invece riscontrabile in condizioni di maggior strutturazione
produttiva.
Seguendo le risultanze emerse dai dati di fonte Infocamere, che riepilogano le informazioni derivanti
dal Registro Imprese, lo stato generalizzato di difficoltà cui versa la provincia di Vibo Valentia appare
evidente. In termini di flussi, le cessazioni sono cresciute, dal 2009 al 2012, di oltre 700 unità (1.828
nel 2012); al tempo stesso, le registrazioni si sono ridotte notevolmente, ancorandosi ad un valore
all’incirca pari a mille (1.030 nel 2012 e 992 nel 2011). Il saldo che emerge, -789 imprese, restituisce
un valore minimo delle complessivamente registrate (13.169).
La forbice derivante dalle poche iscrizioni e le crescenti cessazioni, trova a Vibo Valentia maggiore
linfa rispetto a quanto osservabile in Italia, così come nel complesso delle province calabresi. Un
trend valido negli ultimi due anni, che evidenzia la fragilità sistemica dell’imprenditoria locale, poco
strutturata e spesso contraddistinta da un limitato asset patrimoniale e finanziario, che la espongono
a possibili estromissioni dal circuito creditizio locale.
Dinamica demografica delle imprese in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anni 2008-2012 (valori assoluti e tassi di crescita)
Vibo Valentia
2008 2009 2010 2011 2012
Registrate 14.582 14.570 14.582 13.963 13.169
Iscrizioni 1.178 1.022 1.121 992 1.030
Cessazioni 2.023 1.040 1.113 1.614 1.828
Saldo -845 -18 8 -622 -798
Tasso di crescita -5,5 -0,1 0,1 -4,3 -5,7
CALABRIA
2008 2009 2010 2011 2012
Registrate 180.822 179.648 180.962 180.922 179.126
Iscrizioni 12.863 11.894 12.040 11.510 11.583
Cessazioni 14.262 13.105 10.773 11.582 13.412
Saldo -1.399 -1.211 1.267 -72 -1.829
Tasso di crescita -0,8 -0,7 0,7 0,0 -1,0
ITALIA
2008 2009 2010 2011 2012
Registrate 6.104.067 6.085.105 6.109.217 6.110.074 6.093.158
Iscrizioni 410.666 385.512 410.736 391.310 383.883
Cessazioni 432.086 406.751 389.076 393.463 403.923
Saldo -21.420 -21.239 21.660 -2.153 -20.040
Tasso di crescita -0,3 -0,3 0,4 0,0 -0,3
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Infocamere
29
Il tasso di crescita annuale dello stock (dato dal rapporto tra il saldo tra iscrizioni e cessazioni nette
rilevate nel periodo e lo stock delle imprese registrate nel periodo precedente), pari al -5,7%, non
solo è più elevato, in termini assoluti, rispetto a quello rilevato nel 2011 (-4,3%), ma supera persino il
dato relativo al 2008 (-5,5%).
Imprese registrate3 in provincia di Vibo Valentia per settore di attività
Anno 2012 (valori assoluti)
Registrate
Distribuzione percentuale
di cui: attive
Distribuzione % attive
Iscrizioni Cessazioni Saldo
Agricoltura, silvicoltura pesca 2.764 21,0 2.752 23,0 202 383 -181
Estrazione di minerali 8 0,1 6 0,1 0 0 0
Attività manifatturiere 1.076 8,2 1.014 8,5 38 155 -117
Utilities (energia elettrica, gas, vapore) 25 0,2 24 0,2 7 2 5
Fornitura di acqua 15 0,1 13 0,1 0 0 0
Costruzioni 1.625 12,3 1.512 12,7 88 216 -128
Commercio all'ingrosso e al dettaglio 3.803 28,9 3.679 30,8 227 537 -310
Trasporto e magazzinaggio 338 2,6 325 2,7 13 36 -23
Attività dei servizi alloggio e ristorazione 1.087 8,3 1.062 8,9 60 128 -68
Servizi di informazione e comunicazione 177 1,3 160 1,3 13 21 -8
Attività finanziarie e assicurative 153 1,2 153 1,3 8 21 -13
Attività immobiliari 102 0,8 93 0,8 8 16 -8
Attività professionali, scientifiche e tecniche 240 1,8 224 1,9 19 35 -16
Noleggio, agenzie viaggio, servizi alle imprese 253 1,9 238 2,0 16 48 -32
Amministrazione pubblica e difesa 0 0,0 0 0,0 0 0 0
Istruzione 86 0,7 85 0,7 6 7 -1
Sanità e assistenza sociale 52 0,4 49 0,4 0 1 -1
Attività artistiche, sportive, intrattenimento 112 0,9 102 0,9 10 20 -10
Altre attività di servizi 443 3,4 440 3,7 27 41 -14
Imprese non classificate 810 6,2 11 0,1 288 161 127
TOTALE ECONOMIA 13.169 100,0 11.942 100,0 1.030 1.828 -798
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Infocamere
La dinamica demografica generale dell’anno ormai alle spalle ha interessato con simile intensità tutti
i settori di attività economica. Saldi negativi si sono infatti registrati nel settore primario (-181 unità),
nell’industria (-117 nella manifattura e -128 nelle costruzioni) e nel commercio (-310). In particolare,
dal settore commerciale deriva quasi un terzo delle cessazioni complessivamente rilevate in provincia
(il 29,4%, corrispondenti a 537 imprese), stante la più volte richiamata stagnazione, recentemente
divenuta contrazione dei consumi interni, di cui il commercio si sostenta abitualmente.
La valutazione dell’ammontare di imprese attive a Vibo Valentia evidenzia un numero pari a 11.942
unità, prevalentemente attive nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (30,8%), nell’agricoltura
(23%) e nell’edilizia (12,7%). A conferma della scarsa vocazione manifatturiera provinciale, l’industria
3 Lo stock delle imprese registrate tiene conto delle cancellazioni d’ufficio delle Camere di Commercio, che, nel caso di
aziende non più operative da almeno tre anni, possono procedere alla cancellazione d’ufficio dal Registro delle imprese. In
considerazione di ciò, l’ammontare di imprese registrate può diminuire anche in presenza di un saldo attivo tra i flussi di
iscrizioni e cessazioni, essendo queste calcolate al netto di quelle disposte amministrativamente dalle Camere.
30
in senso stretto non raggiunge i 9 punti percentuali di incidenza, il che influisce sulla capacità
esportativa, come già ricordato sommariamente e come si vedrà più nel dettaglio in seguito.
La fragilità del sistema imprenditoriale vibonese può riscontrarsi, oltre che sul fronte finanziario e
patrimoniale, anche sulla struttura giuridica ed organizzativa. Il 72,9% delle imprese registrate opera
sotto forma di ditta individuale, e meno di un quarto utilizza invece forme societarie più strutturate
(di capitali o persone). Anche riguardo ai flussi, poi, l’apporto fornito dalle forme più semplici di
attività economica risulta prevalente, nelle iscrizioni (81,2%), nonché nelle cessazioni totali (79,3%).
Una conferma di come in molti casi l’imprenditoria rappresenti la forma per svolgere in forma libera
la propria professione, sfuggendo così alla morsa della disoccupazione.
Imprese registrate in provincia di Vibo Valentia per forma giuridica
Anno 2012 (valori assoluti)
Registrate Distribuzione % Iscrizioni Cessazioni Saldo
Società di capitale 1.643 12,5 95 146 -51
Società di persone 1.491 11,3 70 209 -139
Imprese individuali 9.600 72,9 836 1.449 -613
Altre forme 435 3,3 29 24 5
TOTALE 13.169 100,0 1.030 1.828 -798
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Infocamere
Nonostante ciò rappresenti un fattore per certi versi positivo, rimane la constatazione che sono le
società di capitali, quindi normalmente più strutturate, quelle che meglio resistono ai venti della crisi.
Il saldo tra iscrizioni e cessazioni risulta per queste negativo, anche se appena per 51 unità. Tale
andamento rispecchia un fenomeno più generale di consolidamento del sistema imprenditoriale
italiano che anche a Vibo Valentia, pur se parzialmente, trova spazio. L’introduzione dei parametri di
Basilea e le maggiori esigenze che emergono dalle banche in termini di capacità patrimoniale
richiesta obbligano gli imprenditori a seguire la strada della strutturazione, destinando opportunità
solo a chi offre garanzie sufficienti. Il risultato è una concentrazione delle attività e della domanda
che potrebbe portare benefici nel futuro, lasciando comunque per ora un vuoto produttivo ed
occupazionale difficilmente colmabile.
Due indicatori significativi per una valutazione dello stato di salute del sistema imprenditoriale locale,
che forniscono l’immagine degli effetti della crisi sul tessuto produttivo della provincia, sono il
numero di imprese entrate in liquidazione e il numero di quelle in procedura concorsuale4.
Sono state 119 le imprese vibonesi entrate in fase di scioglimento o liquidazione nel 2012, ovvero lo
0,9% del totale delle imprese registrate. Un valore in linea con il dato medio regionale (1,0%) ma
caratterizzato da minor intensità rispetto la media nazionale (1,6%); il loro numero si è lievemente
ridotto rispetto al 2011 (da 135 a 119), evidenziando così un andamento in controtendenza rispetto
all’Italia, che al contrario registra un incremento di oltre 3mila unità.
4 Le procedure concorsuali regolano il rapporto dell’impresa in difficoltà con il complesso dei suoi creditori, alla presenza di
almeno un’autorità pubblica e di altri soggetti indicati. Scopo principale di ognuno dei procedimenti è la riduzione
dell’autonomia imprenditoriale, mediante la sottrazione all’imprenditore della disponibilità dei beni, o addirittura
dell’impresa stessa, ovvero mediante la nomina di un organo con funzioni di controllo sull’esercizio dell’attività.
31
Imprese in liquidazione in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia per anno di entrata in liquidazione
Anni 2006-2012 (valori assoluti e incidenze percentuali)
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Incidenze % 2012*
Cosenza 466 697 708 610 631 390 799 1,2
Catanzaro 248 325 317 304 280 999 358 1,1
Reggio Calabria 333 419 362 411 320 576 429 0,9
Crotone 97 144 124 139 116 316 140 0,8
Vibo Valentia 92 95 128 87 121 135 119 0,9
CALABRIA 1.236 1.680 1.639 1.551 1.468 2.416 1.845 1,0
Mezzogiorno 14.971 24.499 24.205 23.375 23.086 27.116 26.593 1,3
ITALIA 60.285 96.162 95.604 89.964 87.226 96.902 100.001 1,6
*Incidenza percentuale delle imprese entrate in liquidazione nel 2012 sul totale delle imprese registrate nello stesso anno Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Infocamere
Per quanto riguarda l’entrata in procedura concorsuale, spesso anticamera della liquidazione e
quindi di quest’ultima anticipatore statistico, si evidenzia, al contrario, una sostanziale stabilità dei
flussi; dalle 48 imprese così contraddistinte nel 2011, infatti, si passa a 49 nel 2012.
In un’ottica di medio periodo, però, si evidenzia un aumento del numero di imprese entrate in
procedura concorsuale; in provincia, a partire dal 2009, ciò è avvenuto con maggiore intensità
rispetto all’intera Penisola. Inoltre, mentre in Italia ha successivamente prevalso una sostanziale
attenuazione del fenomeno, che ha portato il tasso di variazione al di sotto dei 20 punti percentuali
nel 2011, in provincia di Vibo Valentia si sono registrati evidenti incrementi nel 2010 e nel 2011. Per
l’anno appena concluso la maggiore difficoltà vibonese appare attenuata, anche se, con 49 imprese
entrate in procedura concorsuale nel corso del 2012, si evidenzia comunque un valore dei flussi più
che raddoppiato rispetto al 2008.
Imprese in procedura concorsuale in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia per anno di apertura della
procedura Anni 2008-2012 (valori assoluti e incidenze percentuali)
2008 2009 2010 2011 2012 Incidenze % 2012*
Cosenza 92 94 95 107 148 0,2
Catanzaro 57 62 65 64 76 0,2
Reggio Calabria 86 111 183 289 216 0,5
Crotone 10 25 17 39 47 0,3
Vibo Valentia 22 32 40 48 49 0,4
CALABRIA 267 324 400 547 536 0,3
Mezzogiorno 2.600 2.979 3.362 3.899 4.069 0,2
ITALIA 9.062 11.477 13.387 14.299 15.146 0,2
Fonte: elaborazioni Camcom Universitas Mercatorum su dati Infocamere
Alla luce delle criticità emerse in termini di flussi nel sistema imprenditoriale locale, è certamente
utile definire l’attuale stock di imprese in funzione dello status assunto. Si rileva così come, a fronte
delle 11.942 imprese attive nella provincia, ve ne siano 736 inattive (il 5,6% delle imprese
complessivamente registrate), appena 11 sospese, ben 168 in procedura concorsuale e 312 in
scioglimento o liquidazione. Rispetto alla media italiana, dunque, risulta più contenuta la quota di
imprese in procedura concorsuale (1,3% contro 2,0%) ma è inferiore l’incidenza delle aziende in
liquidazione (2,4% contro 4,2%).
32
Imprese registrate per status in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti e distribuzioni percentuali)
Imprese
attive Imprese inattive
Imprese sospese
In procedura concorsuale
In scioglimento o liquidazione
Totale imprese registrate
Valori assoluti
Cosenza 56.291 5.591 88 1.475 2.928 66.373
Catanzaro 28.691 2.438 26 713 793 32.661
Reggio Calabria 43.265 3.646 47 1.322 1.347 49.627
Crotone 15.313 1.232 24 285 442 17.296
Vibo Valentia 11.942 736 11 168 312 13.169
CALABRIA 155.502 13.643 196 3.963 5.822 179.126
Mezzogiorno 1.705.173 162.448 1.837 46.761 86.636 2.002.855
ITALIA 5.239.924 463.713 9.667 123.899 254.956 6.093.158
Distribuzioni percentuali
Cosenza 84,8 8,4 0,1 2,2 4,4 100,0
Catanzaro 87,8 7,5 0,1 2,2 2,4 100,0
Reggio Calabria 87,2 7,3 0,1 2,7 2,7 100,0
Crotone 88,5 7,1 0,1 1,6 2,6 100,0
Vibo Valentia 90,7 5,6 0,1 1,3 2,4 100,0
CALABRIA 86,8 7,6 0,1 2,2 3,3 100,0
Mezzogiorno 85,1 8,1 0,1 2,3 4,3 100,0
ITALIA 86,0 7,6 0,2 2,0 4,2 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
In un periodo di acute difficoltà del tessuto imprenditoriale locale, come si è potuto evidenziare, è
fondamentale per l’economia della provincia riuscire a puntare su quelle che possono costituire
importanti risorse per il rilancio dell’attività economica. Come evidenziato negli ultimi anni, le nuove
leve dell’imprenditoria sono ad oggi offerte dagli straniera, dalle donne e, in particolare, dai giovani.
Per quanto riguarda le imprese straniere5, queste ultime nel 2012 ammontano a 628 in provincia di
Vibo Valentia, incidendo per il 4,8% del totale delle imprese; un dato inferiore a quello medio
regionale (6,5%) e soprattutto nazionale (7,8%).
Più nel dettaglio, nel 95,9% dei casi (602 imprese) si tratta di ditte individuali o comunque organismi
in cui i soci e gli amministratori sono al 100% stranieri; la presenza straniera nelle imprese è, invece,
forte in 24 imprese (3,8%); infine, sono soltanto 2 le imprese straniere della provincia con presenza
maggioritaria, nelle quali i soci o gli amministratori stranieri sono più del 50%.
5 Per imprese straniere si intendono quelle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta
complessivamente superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite. La presenza
straniera viene considerata “esclusiva”, “forte” o “maggioritaria” in funzione dell’intensità di tale partecipazione. In
particolare, la presenza è “esclusiva” nelle società di capitali con il 100% di cariche e di quote, nelle società di persone con
il 100% di soci, e nelle imprese individuali con la titolarità; è “forte” quando nelle società di capitali la somma delle
percentuali di stranieri nella compagine sociale e di quella del capitale sociale detenuto dagli stranieri è superiore ai
quattro terzi e quando nelle società di persone gli stranieri rappresentano il 60% di tutti i soci; è infine “maggioritaria” se
nelle società di capitali la somma del valore percentuale delle cariche e delle quote straniere è superiore al 100% e se
nelle società di persone o cooperative il 50% dei soci sono stranieri.
33
Imprese straniere per tipologia di presenza in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Imprese Iscrizioni Cessazioni Saldo
Vibo Valentia
Esclusiva 602 83 120 -37
Forte 24 2 3 -1
Maggioritaria 2 0 0 0
Totale 628 85 123 -38
Incidenza % sul totale imprese 4,8 8,3 6,7 -
Calabria
Esclusiva 11.123 1.425 761 664
Forte 414 16 12 4
Maggioritaria 89 3 3 0
Totale 11.626 1.444 776 668
Incidenza % sul totale imprese 6,5 12,5 5,8 -
ITALIA
Esclusiva 448.205 62.297 41.340 20.957
Forte 22.633 1.361 920 441
Maggioritaria 6.681 323 235 88
Totale 477.519 63.981 42.495 21.486
Incidenza % sul totale imprese 7,8 16,7 10,5 -
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
La distribuzione così delineata implica che gli stranieri, in generale nel nostro Paese ma ancora di più
a Vibo Valentia, quando avviano un’attività imprenditoriale, tendono a costituirla insieme a
connazionali (oppure avviano direttamente imprese individuali per conto proprio) piuttosto che
mettersi in società con italiani.
Imprese femminili registrate per tipologia di presenza in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Imprese Iscrizioni Cessazioni Saldo
Vibo Valentia
Esclusiva 2.922 249 411 -162
Forte 195 4 17 -13
Maggioritaria 38 1 2 -1
Totale 3.155 254 430 -176
Incidenza % sul totale imprese 24,0 24,7 23,5 -
Calabria
Esclusiva 41.263 3.156 3.644 -488
Forte 3.178 148 93 55
Maggioritaria 688 16 19 -3
Totale 45.129 3.320 3.756 -436
Incidenza % sul totale imprese 25,2 28,7 28,0 -
ITALIA
Esclusiva 1.244.291 95.884 100.568 -4.684
Forte 144.939 5.941 4.693 1.248
Maggioritaria 45.513 1.566 1.337 229
Totale 1.434.743 103.391 106.598 -3.207
Incidenza % sul totale imprese 23,5 26,9 26,4 -
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
34
Dai flussi di iscrizioni e cessazioni che hanno interessato le imprese straniere nel 2012, scaturisce, in
provincia di Vibo Valentia, un saldo negativo di 38 unità, in controtendenza con la media della
Calabria e dell’Italia (entrambe caratterizzate da saldi positivi).
Passando a valutare la consistenza delle imprese femminili, con 3.155 aziende registrate, queste
ultime rappresentano il 24% delle imprese complessivamente presenti in provincia di Vibo Valentia
nel 2012, con un’incidenza intermedia tra quella regionale (25,2%) e quella nazionale (23,5%).
Più nel dettaglio, nel 92,6% dei casi (2.922 imprese) si tratta imprese a presenza esclusiva, mentre si
caratterizzano per una presenza femminile forte 195 imprese (6,2%) e rappresentano appena l’1,2%
del totale le imprese femminili con presenza maggioritaria.
Nel corso del 2012, a seguito di 254 nuove iscrizioni e 430 cessazioni, si registra un saldo negativo,
per le imprese femminili vibonesi, di 176 unità. Ad ogni modo, la dinamica è migliore rispetto a quella
rilevata per il totale delle imprese registrate in provincia, a testimonianza del fatto che se il mondo
del lavoro fa fatica ad offrire opportunità adeguate, le donne italiane (e vibonesi) non si sentono da
meno dei loro compagni uomini e dimostrano desiderio di affermazione, decidendo di avviare una
propria attività economica indipendente.
Imprese giovanili registrate per tipologia di presenza in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Imprese Iscrizioni Cessazioni Saldo
Vibo Valentia
Esclusiva 2.103 401 290 111
Forte 162 11 6 5
Maggioritaria 21 1 0 1
Totale 2.286 413 296 117
Incidenza % sul totale imprese 17,4 40,1 16,2 -
Calabria
Esclusiva 26.301 4.789 2.428 2.361
Forte 2.356 197 64 133
Maggioritaria 387 23 8 15
Totale 29.044 5.009 2.500 2.509
Incidenza % sul totale imprese 16,2 43,2 18,6 -
ITALIA
Esclusiva 592.196 23.768 58.578 65.190
Forte 67.264 6.379 1.924 4.455
Maggioritaria 15.593 1.802 374 828
Totale 675.053 131.349 60.876 70.473
Incidenza % sul totale imprese 11,1 34,2 16,7 -
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Per quanto riguarda le imprese giovanili della provincia di Vibo Valentia, esse sono, a fine 2012,
2.286; di queste, 2.103 (il 92%) sono a presenza esclusiva, 162 (il 7,1%) a presenza forte e 21 (lo
0,9%) a presenza maggioritaria. Il saldo tra le iscrizioni nel registro delle imprese di nuove iniziative
imprenditoriali avviate da giovani e cessazioni di imprese giovanili si mantiene in territorio positivo:
413 le prime e 296 le seconde, da cui deriva un saldo positivo di 117 unità. Il dato è in
controtendenza rispetto alla nati-mortalità complessiva e la maggior vivacità delle attività under 35
rispetto alle rimanenti risulta confermata dal saldo regionale (2.509) e nazionale (70.473).
35
4. Il mercato del lavoro
Gli effetti destabilizzanti sulla finanza che, nel 2008 e 2009, hanno messo sostanzialmente in
ginocchio il sistema bancario globale, hanno successivamente prodotto effetti sulla credibilità dei
debiti nazionali, aumentati proprio in soccorso alla debacle finanziaria. Nonostante quest’aspetto sia
ancora da risolvere, è sul mercato del lavoro che attualmente concentra l’attenzione l’opinione
pubblica, evidenziandosi come esso costituisca il campo dove maggiore sembra il da farsi per
restituire condizioni accettabili di vita della popolazione.
Il primo aspetto da analizzare è certamente rappresentato dall’evoluzione del numero di coloro che
vengono definiti attivi (occupati o disoccupati), ridottosi con una certa continuità (circa 6mila
persone tra il 2004 ed il 2012). La tendenza evidenziata, proprio nell’anno appena concluso trova
maggiore enfasi, con una contrazione del numero delle forze di lavoro pari ad oltre 2mila unità. Allo
stato attuale, il numero di coloro che si dichiarano occupati o in cerca di occupazione è di 51mila e
seicento unità, ovvero quasi cinquemila in meno del 2008, anno in cui hanno iniziato a prodursi gli
effetti di destabilizzazione economica della crisi.
Forze di lavoro in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2012 (valori assoluti in migliaia)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Cosenza 261,0 253,6 261,9 256,6 254,4 247,6 239,4 243,4 260,4
Catanzaro 136,9 133,1 133,7 129,0 133,7 133,4 128,9 133,8 146,8
Reggio Calabria 210,9 207,1 198,7 186,3 182,3 178,5 179,7 175,8 184,1
Crotone 57,3 55,0 54,2 50,7 50,3 47,3 49,9 54,7 58,7
Vibo Valentia 57,5 56,1 56,9 55,8 56,5 54,3 53,3 54,0 51,6
CALABRIA 462,6 451,2 443,5 421,9 422,8 413,6 411,7 418,2 441,3
Mezzogiorno 7.566,7 7.478,5 7.425,4 7.323,5 7.368,1 7.186,8 7.159,4 7.193,6 7.461,1
ITALIA 24.364,8 24.451,4 24.661,6 24.727,9 25.096,6 24.969,9 24.974,7 25.075,0 25.642,4
Fonte: elaborazioni su dati Istat
In termini percentuali, l’incidenza della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni sul totale della
popolazione in età lavorativa si è analogamente ridotta. Tra il 2004 ed il 2012, la variazione cumulata
è stata di ben 5 punti percentuali, evidenziando uno stato di difficoltà comparativamente peggiore di
quanto osservabile in Calabria (-2,0%) e in Italia (-1,2%).
In generale, permane un ampio differenziale del tasso di partecipazione al mercato del lavoro offerto
dalla popolazione in età da lavoro, che caratterizza la provincia anche in virtù delle dinamiche emerse
con la crisi. Rispetto alla media nazionale, infatti, il tasso di partecipazione risulta inferiore di circa 17
punti percentuali, ovvero molto di più di quanto rilevabile nel 2004, quando il differenziale non
superava gli undici punti percentuali, e del 2008, quando lo stesso risultava pari a 12,3 punti.
Il 2012, poi, stante un andamento anticiclico della regione, ha visto anche scostarsi il valore
provinciale dalla media delle province calabresi, dopo un periodo di sostanziale uguaglianza dei tassi
stimati.
36
Tasso di attività 15-64 anni in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anni 2004-2012 (valori percentuali)
51,550,2
51,150,2
50,748,8
47,748,7
46,6
53,752,1
52,450,6
50,248,7
47,9 48,8
51,7
62,5 62,4 62,7 62,5 63,0 62,4 62,2 62,263,7
40,0
45,0
50,0
55,0
60,0
65,0
70,0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Vibo Valentia CALABRIA ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat
Analizzando l’occupazione effettiva espressa dalla provincia di Vibo Valentia, emerge la difficoltà ad
assumere da parte delle imprese, stante una domanda interna stagnante e le elevate difficoltà
nell’accedere a quella estera.
In Italia, dopo un prolungato periodo di crescita del numero di occupati, dal 2009 si è assistito ad una
inversione di tendenza invero ancora non elevata. Il numero di posti di lavoro persi è risultato pari a
poco più di mezzo milione, cioè molto meno di quanto emerso negli altri Paesi maggiormente colpiti
dalla crisi.
Occupati in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2012 (valori assoluti in migliaia)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Cosenza 232,7 222,3 229,9 229,7 226,2 220,5 209,4 213,6 207,4
Catanzaro 119,0 112,5 115,1 112,8 115,1 118,3 115,4 118,8 118,6
Reggio Calabria 170,3 173,4 173,4 166,9 161,9 158,3 158,8 152,8 154,3
Crotone 47,9 46,4 46,9 45,3 43,6 41,6 43,4 45,4 43,4
Vibo Valentia 50,3 48,8 49,3 47,5 48,5 47,4 46,4 46,8 42,5
CALABRIA 387,5 381,1 384,7 372,5 369,0 365,6 364,1 363,8 358,9
Mezzogiorno 6.431,3 6.411,1 6.516,4 6.515,9 6.481,6 6.287,8 6.201,2 6.215,7 6.180,3
ITALIA 22.404,4 22.562,8 22.988,2 23.221,8 23.404,7 23.025,0 22.872,3 22.967,2 22.898,7
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Ad ogni modo, il sollievo dell’indicatore sperimentato a livello nazionale non ha trovato riscontro in
Calabria. A livello provinciale poi, la realtà vibonese ha manifestato un’evidente contrazione del
numero dei posti di lavoro, pari a quasi 8mila unità tra il 2004 e il 2012 (-15,5%): dagli oltre 50mila
37
occupati rilevati nel 2004, si è arrivati fino ai 42mila e cinquecento nel 2012. Solo nell’ultimo anno,
secondo le stime Istat, il numero di assunti è diminuito del 9,2%, registrando circa 4mila e trecento
posti persi.
In seguito alle dinamiche evidenziate con riferimento al numero di posti di lavoro, il tasso di
occupazione della provincia (calcolato con riferimento alla popolazione tra i 15 e i 64 anni) si è
ridotto sensibilmente nel 2012, raggiungendo quota 38,3%. Un trend peggiore di quello medio
regionale (dal 42,5% al 41,6%) nonché del resto della Penisola (il tasso di occupazione nazionale si è
ridotto di un decimo appena, passando dal 56,9 al 56,8%).
Nel medio periodo, inoltre, la perdita nel tasso di occupazione è stata considerevole, pari a 6,7 punti
percentuali in otto anni. Rispetto alla media nazionale, poi, persiste un sempre più accentuato ritardo
che ad oggi si attesta a 18,4 punti percentuali, e che fa della provincia una delle realtà comunitarie a
minor diffusione di posti di lavoro, mostrando un differenziale negativo anche con la media regionale
di riferimento. Tale ultima costatazione, però, deriva soprattutto dai risultati dell’ultimo anno, capaci
di produrre un gap pari a tre punti percentuali nel giro di soli dodici mesi.
Tasso di occupazione 15-64 anni in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anni 2004-2012 (valori percentuali)
45,043,6 44,2
42,6 43,442,4
41,542,2
38,3
46,044,5
45,6 44,944,1
43,142,2 42,5
41,6
57,4 57,558,4 58,7 58,7
57,6 56,9 56,9 56,8
35,0
40,0
45,0
50,0
55,0
60,0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Vibo Valentia CALABRIA ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat
Come visto, dunque, gli occupati della provincia di Vibo Valentia ammontano, nel 2012, a 42 mila
cinquecento unità. Ben 30 mila di queste sono impiegate nel settore terziario, quasi 6 mila
nell’agricoltura, poco più di 3 mila nell’industria manifatturiera e, infine, circa 3 mila nelle costruzioni.
Rispetto alla media nazionale, emerge, come già evidenziato in riferimento alla distribuzione delle
imprese della provincia, un più elevato peso del comparto primario (13,2% contro il 3,7% nazionale)
ed una scarsa connotazione manifatturiera (8,1% rispetto al 20,1% nazionale). Inoltre, il comparto dei
servizi, che nel nostro Paese assorbe poco più di due terzi dell’occupazione complessiva (68,5%),
riveste un ruolo molto importante nell’economia vibonese, impiegando il 71,1% degli occupati totali,
in particolare grazie al peso significativo assunto dal turismo e dalle attività commerciali.
38
Occupati per settore di attività in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti in migliaia e composizione percentuale)
Valori assoluti
Agricoltura Manifattura Costruzioni Servizi Totale
Cosenza 23,4 15,2 16,2 152,5 207,4
Catanzaro 8,1 13,5 12,3 84,7 118,6
Reggio Calabria 16,9 12,6 10,6 114,2 154,3
Crotone 6,0 4,7 3,4 29,4 43,4
Vibo Valentia 5,6 3,4 3,3 30,2 42,5
CALABRIA 60,0 49,5 45,7 411,0 566,3
Mezzogiorno 418,7 809,7 503,4 4.448,5 6.180,3
ITALIA 849,1 4.608,0 1.754,0 15.687,6 22.898,7
Composizione percentuale
Agricoltura Manifattura Costruzioni Servizi Totale
Cosenza 11,3 7,3 7,8 73,5 100,0
Catanzaro 6,8 11,4 10,4 71,4 100,0
Reggio Calabria 11,0 8,2 6,8 74,0 100,0
Crotone 13,9 10,7 7,7 67,7 100,0
Vibo Valentia 13,2 8,1 7,7 71,1 100,0
CALABRIA 10,6 8,7 8,1 72,6 100,0
Mezzogiorno 6,8 13,1 8,1 72,0 100,0
ITALIA 3,7 20,1 7,7 68,5 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Valutando il ruolo dell’occupazione straniera nell’economia locale, in risposta a quanto evidenziato in
termini di imprese, si rileva un ruolo ormai centrale, stante un numero di addetti pari a 2mila e
settecento, ovvero il 6,3% dei lavoratori censiti in provincia. La percentuale è leggermente più
elevata di quella regionale (6,0%) e risulta significativa in confronto al dato del Mezzogiorno (5,1%),
pur permanendo un ritardo ormai strutturale con la media nazionale (10,2%), dovuto alla minor
storicizzazione del fenomeno dell’immigrazione, per lo più collegato alle opportunità offerte
dall’agricoltura, dal turismo e dal piccolo commercio, specie se di tipo ambulante.
Composizione dell'occupazione per cittadinanza in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti in migliaia e composizione percentuale)
Valori assoluti Composizione percentuale
Occupati italiani Occupati stranieri Occupati totali Occupati italiani Occupati stranieri Occupati totali
Cosenza 196,3 11,0 207,4 94,7 5,3 100,0
Catanzaro 112,2 6,4 118,6 94,6 5,4 100,0
Reggio Calabria 144,0 10,3 154,3 93,3 6,7 100,0
Crotone 39,7 3,8 43,4 91,3 8,7 100,0
Vibo Valentia 39,8 2,7 42,5 93,7 6,3 100,0
CALABRIA 532,0 34,3 566,3 94,0 6,0 100,0
Mezzogiorno 5.867,6 312,8 6.180,3 94,9 5,1 100,0
ITALIA 20.564,7 2.334,0 22.898,7 89,8 10,2 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Istat
39
Persone in cerca di occupazione in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2012 (valori assoluti in migliaia)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Cosenza 28,3 31,2 32,0 26,9 28,2 27,0 30,0 29,8 53,1
Catanzaro 17,9 20,6 18,6 16,2 18,6 15,1 13,5 15,0 28,2
Reggio Calabria 40,6 33,7 25,3 19,5 20,4 20,2 20,9 23,0 29,8
Crotone 9,4 8,5 7,3 5,4 6,7 5,7 6,4 9,3 15,3
Vibo Valentia 7,2 7,4 7,6 8,3 8,1 7,0 6,8 7,1 9,1
CALABRIA 103,4 101,4 90,8 76,3 82,0 75,0 77,6 84,2 135,4
Mezzogiorno 1.135,4 1.067,4 909,0 807,7 886,5 899,0 958,3 977,9 1.280,8
ITALIA 1.960,4 1.888,6 1.673,4 1.506,0 1.691,9 1.944,9 2.102,4 2.107,8 2.743,6
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Secondo quanto emerso fino ad ora, le crescenti difficoltà che incidono sulle famiglie hanno indotto
una parte cospicua della popolazione italiana a cercare lavoro, scontrandosi tuttavia con la scarsità di
posti disponibili. Il risultato netto è che molte più persone si trovano nella condizione statistica di
disoccupazione6, alimentando il disagio sociale e i costi e le difficoltà di funzionamento dei
meccanismi di welfare. In provincia di Vibo Valentia, negli ultimi mesi, si è tuttavia osservato un
nuovo fenomeno di scoraggiamento che ha determinato una riduzione della popolazione occupata o
in cerca di lavoro.
Tasso di disoccupazione in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
Anni 2004-2012 (valori percentuali)
12,5 13,1
13,414,8
14,3
12,9
12,8
13,2
17,6
14,3 14,4
12,9
11,212,1
11,3
11,9
12,7
19,3
8,0 7,76,8
6,1 6,7
7,88,4 8,4
10,7
5,0
10,0
15,0
20,0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Vibo Valentia CALABRIA ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat
6 Il disoccupato è un soggetto non occupato tra i 15 e i 74 anni che ha effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro
nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento ed è disponibile a lavorare (o ad avviare un’attività
autonoma) entro le due settimane successive, oppure inizierà un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e
sarebbe disponibile a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile
anticipare l’inizio del lavoro.
40
Nella composizione interna dei partecipanti al mercato del lavoro, poi, i primi (gli occupati) hanno
lasciato spazio ai secondi (disoccupati), cresciuti di ben duemila unità durante il 2012. In termini
assoluti, il numero di disoccupati supera oggi le 9mila unità, cui corrisponde un primato nell’arco
temporale in questa sede oggetto di trattazione. In termini percentuali, il rapporto tra persone in
cerca di lavoro e forza lavoro risulta pari al 17,6% in provincia di Vibo Valentia: oltre quattro punti
percentuali in più rispetto al valore del 2011.
Dal confronto regionale, emerge una performance costantemente peggiore rispetto alla media delle
altre province calabresi, sebbene il gap sia stato ampiamente recuperato nel 2012, a causa del picco
che ha fatto passare il tasso di disoccupazione della Calabria da 12,7 punti percentuali a 19,3.
Particolarmente preoccupante risulta, come noto, la situazione dei giovani, per via di un’eccessiva
segmentazione del mercato del lavoro, che continua a garantire posizioni di rendita a chi è occupato
da prima della crisi, lasciando i costi della flessibilità ad una cerchia ristretta di popolazione, in
particolare quella che si affaccia per la prima volta sul mercato del lavoro7.
Tasso di disoccupazione giovanile in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2009-2012 (valori percentuali)
15-34 anni 15-24 anni
2009 2010 2011 2012 2009 2010 2011 2012
Cosenza 19,4 23,6 22,5 37,2 28,5 43,8 39,2 62,5
Catanzaro 21,6 21,8 20,2 31,4 32,3 29,1 26,2 43,0
Reggio Calabria 22,6 23,2 25,7 30,6 33,0 42,8 45,2 44,6
Crotone 24,3 26,2 32,3 39,5 30,7 36,2 53,8 68,0
Vibo Valentia 24,1 23,8 24,7 36,5 41,9 36,5 42,4 57,2
CALABRIA 21,5 23,4 24,0 34,4 31,8 39,0 40,4 53,5
Mezzogiorno 22,8 25,3 25,2 30,6 36,0 38,8 40,4 46,9
ITALIA 14,4 15,9 16,0 19,9 25,4 27,8 29,1 35,3
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Ne emerge un tasso di disoccupazione in netta espansione, pari, a Vibo Valentia, al 36,5%
considerando la popolazione tra i 15 e 34 anni e ancora maggiore (57,2%) utilizzando la definizione
canonica di giovane (fino a 24 anni). Il dato, oltre ad essere in continua e netta crescita, con
un’impennata nell’ultimo anno, evidenzia ancora una volta il gap della provincia con il resto della
Penisola (il dato nazionale è pari al 19,9% per i giovani fino a 34 anni e al 35,3% per quelli sotto i 25).
Alla luce delle difficoltà che, come evidenziato, hanno penalizzato la situazione del mercato del
lavoro provinciale negli ultimi anni, appare importante fare riferimento al ruolo rivestito dalla Cassa
Integrazione Guadagni. Le ore di CIG autorizzate dall’Inps costituiscono, infatti, un indicatore molto
importante per comprendere l’effettivo stato di salute del sistema imprenditoriale locale e le
dinamiche occupazionali realmente in atto.
Nel 2012, in provincia di Vibo Valentia, l’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni (Ordinaria,
Straordinaria e in Deroga) trova, finalmente, parziale recupero, riducendosi di circa 200 ore rispetto
7 Per una più ampia trattazione delle problematiche giovanili si veda l’approfondimento contenuto nel Rapporto nazionale
Unioncamere, presentato quest’anno in occasione dell’XI giornata dell’economia.
41
all’anno precedente, passando così da 1.254 a 1.055 ore autorizzate. Nonostante il parziale recupero,
derivante per lo più dal contributo offerto dalla CIG straordinaria, il ricorso allo strumento si
mantiene su valori elevati, rispecchiando lo stato di incertezza che sul fronte occupazionale turba le
previsioni per l’immediato futuro.
Numero di ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni per gestione in provincia di Vibo Valentia
Anni 2005-2012 (valori assoluti in migliaia)
212 178
249 215
494
1.016
1.254
1.055
0
500
1.000
1.500
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012Ordinaria Straordinaria e in deroga Totale
Fonte: elaborazioni su dati INPS
Conclusa l’analisi relativa ai dati sul mercato del lavoro provinciale relativi al 2012, è interessante
analizzare alcune informazioni concernenti le previsioni occupazionali dichiarate dalle imprese per il
primo trimestre 2013, così da offrire informazioni aggiuntive atte a valutare l’evoluzione dell’offerta
di lavoro da parte delle imprese. Stanti i dati di fonte Excelsior sui fabbisogni occupazionali delle
imprese, il perdurare della recessione e la prospettiva che la stessa si prolunghi, almeno nella prima
parte del 2013, frenano ulteriormente la domanda di lavoro in provincia. Le recenti stime prevedono
un numero di assunzioni esiguo, e pari ad appena 230 unità nel trimestre. La maggior parte delle
assunzioni proverranno dalle attività del terziario (91,3%), mentre praticamente fermo appare il
settore industriale, peraltro già scarsamente rappresentato i termini di addetti (il contributo alle
assunzioni sarà qui pari all’8,7%).
Assunzioni previste in provincia di Vibo Valentia, in Calabria e in Italia
I trimestre 2013 (valori assoluti e percentuali)
Assunzioni
(v.a.) Tassi
(x 1.000) Stagionali (%) Industria (%) Servizi (%)
Difficile reperimento (%)
Esperienza (%)
Vibo Valentia 230 18,8 36,1 8,7 91,3 3,0 77,8
Calabria 3.000 17,7 7,1 45,8 54,2 12,7 67,7
ITALIA 137.770 12,3 18,7 32,0 68,0 14,5 62,8
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior
42
5. Il sistema bancario e il sostegno a famiglie e imprese
Tra i principali fattori che hanno condotto l’economia italiana e quindi anche calabrese in un lungo e
profondo stato di affanno troviamo sicuramente il netto peggioramento dei rapporti tra banca ed
impresa, che hanno impedito a numerose idee imprenditoriali di trovar luce e sostegno, proprio nel
momento in cui di intraprendenza ne servirebbe maggiormente.
Dall’analisi dei dati di fonte Banca d’Italia, il progressivo aggravarsi delle condizioni che regolano i
rapporti debitori tra imprese ed istituti bancari del nostro Paese sembra essere sostanzialmente
confermato per il 2012. Una nuova contrazione del credito erogato e un incremento delle situazioni
di criticità per le imprese, testimoniato dalla dinamica delle sofferenze bancarie, delineano infatti un
quadro tutt’altro che roseo, pur senza tralasciare casi, invero pochi, di successo e speranza.
In tale contesto, particolarmente problematica è la situazione rilevata nel Mezzogiorno e, in
particolare, in Calabria, dove si evidenzia un più accentuato deterioramento della qualità del credito
bancario.
All’interno del quadro appena descritto, appare molto importante l’analisi del sistema creditizio della
provincia di Vibo Valentia, in quanto fattore determinante per coadiuvare una ripresa economica
stabile. Infatti, gli investimenti delle imprese e la loro solidità finanziaria rappresentano un tassello
fondamentale con cui l’economia avvia il proprio ciclo di crescita, ancor più nel quadro certamente
deteriorato in cui i soggetti istituzionali (imprese e famiglie in primis) sono costretti ad operare in
questi anni.
L’analisi delle dinamiche creditizie provinciali inizia dalla valutazione della dinamica degli sportelli
bancari attivi. Si tratta di un indicatore utile per comprendere la capillarità territoriale (e quindi,
indirettamente, la qualità) del servizio del credito nelle diverse sedi territoriali.
Nella provincia di Vibo Valentia, nel 2012, si contano 37 sportelli bancari, l’11,9% in meno rispetto al
2005, con una contrazione avviatasi nel 2009, anno in cui la crisi internazionale ha dispiegato i suoi
maggiori effetti. L’andamento riflette le dinamiche regionali, anche se in Calabria la variazione
complessiva è stata di appena la metà (5,2%). Nello stesso periodo, in Italia, si è verificata una
crescita del numero di sportelli attivi pari al 3,3%, nonostante, anche a livello nazionale, il numero
complessivo sia in diminuzione a partire dal 2009.
Dinamica del numero di sportelli bancari localizzati in Calabria e in Italia
Anni 2005-2012 (valori assoluti e variazioni percentuali)
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Var. % 2005 - 2012
Catanzaro 104 107 105 103 108 105 106 101 -2,9
Cosenza 198 202 206 212 203 202 202 197 -0,5
Crotone 39 38 38 37 38 37 37 36 -7,7
Reggio Calabria 139 141 143 142 140 136 134 124 -10,8
Vibo Valentia 42 42 42 42 41 39 38 37 -11,9
CALABRIA 522 530 534 536 530 519 517 495 -5,2
Mezzogiorno 6.897 7.015 7.162 7.298 7.196 7.089 7.084 6.845 -0,8
ITALIA 31.504 32.337 33.225 34.139 34.036 33.663 33.607 32.529 3,3
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
43
A fine 2012, i depositi bancari provinciali, comprensivi del risparmio postale, sono risultati circa pari a
1,6 miliardi di euro. Un valore in crescita rispetto a un anno prima (+2,1%), che mostra una variazione
più marcata rispetto alla media regionale (+1,4%).
La quota più consistente dei depositi ha origine, a Vibo Valentia, dal reddito delle famiglie (89,5%), le
quali rivestono, in provincia, un’incidenza superiore a quella riscontrata in Calabria e in Italia
(rispettivamente, 88,8% e 84,6%). Inoltre, nonostante le difficoltà, le famiglie hanno aumentato
l’ammontare depositato rispetto al 2011 (+4,7%), registrando un peso crescente sul totale dei
depositi, a scapito delle imprese (che passano dall’11,1 al 9,4%). Ciò significa che la ricchezza
accumulata dalle famiglie della provincia sta aumentando il suo sostegno, tramite il sistema bancario,
al tessuto imprenditoriale del territorio. Al contrario, la Pubblica Amministrazione ha fornito, nel
corso dell’anno, un apporto sensibilemente negativo (-32,7%)8.
Depositi bancari per settori di attività della clientela in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2012 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue)
Valori assoluti
Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro 140 602 5.037 5.892
Cosenza 120 732 8.231 9.105
Crotone 14 210 1.235 1.460
Reggio Calabria 79 571 6.138 6.798
Vibo Valentia 17 155 1.473 1.646
CALABRIA 370 2.270 22.115 24.901
Mezzogiorno 4.769 36.075 238.166 281.596
ITALIA 34.752 244.378 888.405 1.274.436
Variazione percentuale annua
Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro -33,0 3,0 2,7 1,4
Cosenza -51,5 -8,8 3,7 1,1
Crotone -41,9 -6,3 4,6 2,1
Reggio Calabria -48,4 -6,2 3,6 1,5
Vibo Valentia -32,7 -13,4 4,7 2,1
CALABRIA -43,9 -5,4 3,6 1,4
Mezzogiorno -46,7 -0,8 4,9 2,5
ITALIA -22,9 5,1 8,4 6,3
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
In controtendenza rispetto alla media nazionale (+5,1%), le imprese della provincia hanno visto
ridursi il valore dei propri depositi (-13,4%). La contrazione dei depositi del sistema produttivo
vibonese segue il trend regionale, ma con una maggiore intensità: l’ammontare di risparmi delle
imprese diminuisce infatti più che in tutte le altre province calabresi, segnalando probabilmente una
più stringente necessità di far fronte alle crescenti difficoltà nell’attività corrente di impresa.
8 Il dato è almeno in parte ascrivibile agli effetti del DL liberalizzazioni del 24/01/2012, che prevede il trasferimento delle
tesorerie degli enti locali a quella Generale dello Stato, sospendendo il sistema di tesoreria mista, che riconosceva agli enti
la piena disponibilità di quanto incassato a titolo di entrate tributarie ed extratributarie, canoni, indennizzi.
44
Impieghi bancari per settori di attività della clientela in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2012 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue)
Valori assoluti
Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro 1.134 2.350 1.808 5.297
Cosenza 989 3.386 3.210 7.593
Crotone 172 894 748 1.814
Reggio Calabria 730 1.830 2.063 4.624
Vibo Valentia 176 659 575 1.411
CALABRIA 3.200 9.119 8.404 20.739
Mezzogiorno 25.477 142.107 114.511 285.118
ITALIA 267.765 958.315 512.032 1.917.357
Variazione percentuale annua
Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro -5,2 4,0 -2,8 -0,4
Cosenza -22,3 -3,8 -2,9 -6,3
Crotone 5,7 -0,9 -4,2 -1,7
Reggio Calabria 1,2 -6,6 -5,1 -4,8
Vibo Valentia -1,6 -5,5 -3,0 -4,0
CALABRIA -9,4 -2,4 -3,5 -4,0
Mezzogiorno -1,7 -3,2 -2,3 -2,7
ITALIA 4,0 -3,5 -0,9 -1,2
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
Sebbene l’offerta potenziale di credito abbia subito un’espansione, l’ammontare degli impieghi in
provincia risulta in diminuzione (-4,0%) e si ferma a 1,4 miliardi di euro. La contrazione ricalca quella
avvenuta a livello regionale, ma è più marcata rispetto al meridione (-2,7%) e all’Italia (-1,2%).
A fornire un apporto negativo sono tutti i settori di attività della clientela anche se, pure in questo
caso, spicca il dato delle imprese (-5,5%), evidenziando una ridotta capacità del tessuto produttivo di
sfruttare le risorse che il sistema bancario mette a disposizione.
Incidenza degli impieghi delle imprese sul totale degli impieghi in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2012 (incidenze percentuali)
36,9
34,4
38,1
28,7
36,4
34,2
41,8
44,9
7,5
10,2
11,2
10,9
10,3
9,8
8,1
5,1
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 55,0
Catanzaro
Cosenza
Crotone
Reggio Calabria
Vibo Valentia
Calabria
Mezzogiorno
ITALIA
Società non finanziarie Famiglie produttrici Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
45
A seguito della pronunciata contrazione dell’ammontare dei finanziamenti concessi al sistema
imprenditoriale, risulta diminuita l’incidenza degli impieghi delle imprese sul totale, che ammonta al
46,7% (era il 47,5% nel 2011), rimanendo comunque superiore a quella registrata a livello regionale.
Il sistema produttivo assorbe una quota degli impieghi inferiore rispetto alla media del Mezzogiorno
(49,8%) nonché dell’Italia (50%), fenomeno dovuto al peso contenuto rivestito, in provincia di Vibo
Valentia, dalle società finanziarie (36,4%), peso solo parzialmente compensato dal ruolo
predominante delle famiglie produttrici (che con il 10,3% superano di oltre il doppio la media
nazionale)9.
Impieghi bancari in sofferenza per settori di attività della clientela in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2012 (affidati, sofferenze e sofferenze per affidato, valori assoluti e variazioni percentuali annue)
Numero di affidati
Valori assoluti Variazione percentuale annua
Imprese Famiglie TOTALE Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro 2.338 5.358 7.806 9,3 7,9 8,3
Cosenza 4.643 10.634 15.558 8,4 3,2 4,7
Crotone 1.188 3.470 4.712 7,2 3,2 4,1
Reggio Calabria 3.012 7.810 10.947 4,9 5,2 5,1
Vibo Valentia 839 2.132 3.005 6,4 6,6 6,6
CALABRIA 12.020 29.404 42.028 7,5 4,8 5,5
Mezzogiorno 496.994 302.337 429.064 3,9 1,5 3,4
ITALIA 356.956 752.935 1.119.617 8,6 3,2 4,9
Valore (in milioni di euro)
Valori assoluti Variazione percentuale annua
Imprese Famiglie TOTALE Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro 270 111 384 14,8 10,8 13,3
Cosenza 627 255 895 10,5 5,9 9,1
Crotone 223 76 302 13,5 9,2 12,3
Reggio Calabria 456 160 628 7,9 8,8 8,0
Vibo Valentia 114 42 158 4,4 9,5 6,3
CALABRIA 1.690 644 2.368 10,5 8,1 9,7
Mezzogiorno 34.017 7.560 29.590 11,7 9,3 12,1
ITALIA 93.447 26.248 120.935 14,6 11,8 13,8
Valori medi per affidato in sofferenza (in euro)
Valori assoluti Variazione percentuale annua
Imprese Famiglie TOTALE Imprese Famiglie TOTALE
Catanzaro 115.483 20.717 49.193 6,1 3,1 5,4
Cosenza 135.042 23.980 57.527 2,3 2,8 4,6
Crotone 187.710 21.902 64.092 6,7 6,2 8,5
Reggio Calabria 151.394 20.487 57.367 3,1 3,8 3,1
Vibo Valentia 135.876 19.700 52.579 -2,2 3,2 -0,3
CALABRIA 140.599 21.902 56.343 3,3 3,4 4,4
Mezzogiorno 68.445 25.005 68.964 8,1 7,9 9,1
ITALIA 261.789 34.861 108.015 6,5 8,9 9,4
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
9 Le società non finanziarie comprendono tutte le imprese con oltre cinque dipendenti che svolgono attività produttive di
carattere non finanziario nella forma di società di capitali, società cooperative, società di persone, società semplici e
imprese individuali. Le famiglie produttrici comprendono le società semplici, le società di fatto e le imprese individuali con
un numero di addetti inferiore a cinque.
46
Risulta quindi evidente, anche dalla distribuzione degli impieghi bancari, la struttura del tessuto
imprenditoriale provinciale, caratterizzata dalla presenza quasi esclusiva di piccole imprese.
Osservando gli effetti dell’attuale congiuntura economica sulle posizioni debitorie più critiche,
emerge un generale peggioramento della qualità del credito di Vibo Valentia: risultano in crescita sia
il numero di affidati in sofferenza (+6,6%) sia l’ammontare delle sofferenze (+6,3%), che raggiunge il
valore di 158 milioni di euro.
Mentre l’incremento del numero di affidati risulta superiore rispetto alla media calabrese (5,5%) e
italiana (4,9%), la variazione delle sofferenze è molto più contenuta (risulta inferiore al dato regionale
di 3,4 punti percentuali ed è meno della metà rispetto alla variazione nazionale). Ciò si spiega per via
di importi medi comparativamente minori sia per quanto riguarda le famiglie, sia rispetto alle
imprese (tendenzialmente più piccole e meno strutturate rispetto alla media italiana). Peraltro, Vibo
Valentia è l’unica provincia calabrese che mostra valori medi per affidato in sofferenza in lieve
diminuzione (-0,3%), in contrapposizione alla dinamica nazionale (+9,4%). La contrazione è
interamente ascrivibile alle imprese (-2,2%) mentre le famiglie vedono aumentare il valore medio
delle loro sofferenze (+3,2%).
Ad ogni modo, va segnalato, per quanto attiene al tessuto produttivo, che la provincia mostra un
trend migliore rispetto alla Calabria e all’Italia, con un più contenuto incremento del numero di
affidati oltre che delle sofferenze.
Incidenza delle sofferenze sugli impieghi in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2011 – Dicembre 2012 (valori percentuali)
10,2
15,9
21,4 21,4
15,6 16,2
12,8
8,05,3
7,38,8
6,7 6,4 6,9 5,94,6
6,3
10,0
14,411,9
10,1 9,9 8,9
5,4
0,0
10,0
20,0
30,0
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA
2011
Imprese Famiglie TOTALE
11,5
18,5
24,9 24,9
17,318,5
15,3
9,8
6,17,9
10,27,8 7,3 7,7 6,7
5,27,3
11,8
16,7
13,611,2 11,4 10,4
6,3
0,0
10,0
20,0
30,0
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA
2012
Imprese Famiglie TOTALE Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
47
L’indice sintetico di rischiosità dato dal rapporto tra l’ammontare degli impieghi in sofferenza e il
totale dei prestiti concessi dalle banche mostra, per la Calabria, una condizione più difficile rispetto
alla media nazionale e al complesso delle regioni del Mezzogiorno, in ulteriore aggravamento
rispetto all’anno precedente. In tale contesto, Vibo Valentia si colloca leggermente meglio della
media regionale, con un rapporto sofferenze su impieghi pari all’11,2% (11,4% in Calabria),
mostrando peraltro una dinamica meno vivace (l’aumento, rispetto al 2011, è di 1,1 punti
percentuali, inferiore rispetto a quello registrato in Calabria, dell’1,5%).
Disaggregando l’indice per settori di attività della clientela in sofferenza, si osserva, a Vibo Valentia
come in Calabria, un tasso di insolvenza decisamente più elevato per le imprese rispetto alle famiglie,
con un gap nettamente superiore a quello medio nazionale. In Italia, infatti, il rapporto sofferenze su
impieghi è, per il settore produttivo, poco meno del doppio rispetto alle famiglie (9,8% contro 5,2%);
a Vibo Valentia, invece, a fronte di un tasso di insolvenza dei consumatori di 7,3 punti percentuali, si
registra, per le imprese, un’incidenza di oltre il 17%, cioè più di due volte quella rilevata per le
famiglie.
Andando, quindi, ad analizzare meglio la rischiosità del credito erogato alle imprese della provincia,
emerge un tasso di insolvenza più elevato con riferimento alle famiglie produttrici (18,5%) rispetto
alle società non finanziarie (16,9%).
Incidenza delle sofferenze sugli impieghi bancari delle imprese in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2011 – Dicembre 2012 (valori percentuali)
7,9
15,0
23,3
21,3
15,5 15,3
12,0
7,8
20,2 19,2
15,1
21,7
16,1
19,416,8
10,410,2
15,9
21,4 21,4
15,6 16,2
12,8
8,0
0,0
10,0
20,0
30,0
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA
2011
Società non finanziarie Famiglie produttrici Totale imprese
9,1
17,3
27,424,9
16,9 17,4
14,5
9,5
23,5 22,5
16,7
24,8
18,5
22,4
19,3
12,011,5
18,5
24,9 24,9
17,3 18,5
15,3
9,8
0,0
10,0
20,0
30,0
Catanzaro Cosenza Crotone Reggio Calabria Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA
2012
Società non finanziarie Famiglie produttrici Totale imprese
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
48
Ad ogni modo, il tradizionale gap tra le due tipologie di imprese, dovuto alla diversa struttura
dimensionale, organizzativa e finanziaria, che nelle famiglie produttrici tende ad alimentare la
rischiosità del credito, non risulta molto elevato in provincia di Vibo Valentia. Infatti, rispetto alle
altre province calabresi (con la sola eccezione di Crotone), si rileva una quota di sofferenze inferiore
per le famiglie produttrici, tale per cui esse non si discostano particolarmente dalla media delle
imprese.
Tassi di interesse per rischi a revoca a Vibo Valentia, in Calabria, nel Sud e in Italia
Dicembre 2010 – Dicembre 2012 (valori percentuali)
7,68,9 8,7
7,8 7,6
9,1
9,9
10,29,8
8,99,2 9,3 9,5
9,810,2 10,3
7,5 7,7 7,9
8,1
8,79,2
9,39,2 8,9
5,5 5,7 5,76,3
6,67,0 6,8 6,7 6,6
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
dic-10 mar-11 giu-11 set-11 dic-11 mar-12 giu-12 set-12 dic-12
Vibo Valentia Calabria Sud ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
L’evidenziato deterioramento della qualità del credito provinciale si riflette, inevitabilmente, sui tassi
di interesse per finanziare imprese e consumatori. In effetti, possiamo osservare come il costo di una
linea di credito sia, nella provincia di Vibo Valentia, significativamente superiore al livello nazionale
(9,8% contro 6,6%), e comunque maggiore della media meridionale (8,9%).
A dicembre 2012, il tasso medio di finanziamento effettivo per rischi a revoca risulta, in provincia,
perfettamente allineato alla media regionale, ma l’andamento degli ultimi due anni mostra una
volatilità nettamente superiore. Per di più, rispetto al tasso applicato in media in Calabria, aumentato
in 24 mesi di un punto percentuale scarso, nella provincia di Vibo Valentia si registra una crescita
superiore al 2%.
Per completare l’analisi del costo dell’indebitamento in provincia, è utile valutare separatamente i
tassi applicati al tessuto produttivo e quelli riservati ai consumatori, in particolare nel caso di Vibo
Valentia, che mostra delle interessanti peculiarità. Il tasso applicato alle imprese, infatti, risulta in
provincia meno elevato rispetto a quanto rilevato per le famiglie (9,6% contro 11,4%), in
contrapposizione a tutte le altre province calabresi nonché rispetto al dato nazionale.
L’anomalia è dovuta in parte ad un tasso favorevole per il sistema imprenditoriale, inferiore rispetto
alla media regionale, ma, soprattutto all’elevato costo dei finanziamenti alle famiglie, che colloca
Vibo Valentia al primo posto tra le province della Calabria e al terzo in Italia (soltanto Carbonia-
Iglesias e Ogliastra registrano tassi più elevati).
49
Tassi di interesse per rischi a revoca in Calabria, nel Sud e in Italia per tipologia di affidato
Dicembre 2012 (valori percentuali)
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
L’analisi congiunta dei tassi di interesse e dei finanziamenti erogati suggerisce che il sistema bancario
provinciale sta affrontando l’incremento della rischiosità dei clienti vibonesi da un lato divenendo più
selettivo sul piano dei finanziamenti alla imprese, dall’altro, rendendo comunque più oneroso il
credito erogato alle famiglie. Sulla scia di queste constatazioni, sul territorio nazionale e quindi anche
locale, nascono numerose iniziative a riparo dall’inaccessibilità creditizia, prima tra tutte quella del
microcredito, che da anni sperimenta tassi di crescita dei rapporti e dell’ammontare di elevata
portata10.
10
Per un’ampia trattazione del tema si veda Il 7^ Rapporto sul microcredito in Italia commissionato da Unioncamere e
curato dalla borgomeo&co e Universitas Mercatorum. “Fiducia nel credito – Esperienze di microcredito per l’impresa ed il
sociale”, Roma, Donzelli Editore, 2012.
50
6. L’accesso ai mercati esteri
L’attuale fase storica che caratterizza il funzionamento dell’economia globale è contraddistinta da
profonde trasformazioni. Si tratta di processi di lunga durata che nascono già nel secolo scorso e che,
tuttavia, proprio con l’avvento della crisi, sembrano aver trovato maggiore linfa e decisione.
La prima trasformazione che può essere delineata è sicuramente quella geografica; l’apertura
commerciale di una serie di Paesi (non solo afferenti all’Unione Europea) ha infatti avviato intensi
processi di ridefinizione delle catene del valore. La maggior parte delle medie e grandi imprese ha
potuto ragionare in termini globali nell’allocazione geografica delle fasi produttive, alimentando il
potenziale di efficienza dei mercati. Molti Paesi market friendly (BRIC in primis) hanno così accolto
numerosi insediamenti produttivi di grandi gruppi multinazionali, traendo indubbi benefici sul fronte
occupazionale; altre realtà, invero poche, hanno invece saputo specializzarsi sul fronte qualitativo,
favorendo la localizzazione delle fasi produttive ad alto valore aggiunto e ad impiego specializzato.
La seconda trasformazione è certamente di tipo settoriale: la nascita di nuove tipologie produttive e
l’introduzione di innovazioni radicali nell’organizzazione spaziale delle produzioni (internet ne è solo
un esempio) hanno avuto un notevole impatto sugli equilibri economici.
Infine, l’ultima, non riguarda il confronto tra Paesi, né tra settori, coinvolgendo invece i rapporti di
competitività all’interno di essi. Con l’ampliarsi e la liberalizzazione dei mercati, infatti, la possibilità
di raggiungere più elevate economie di scala e nuovi mercati più lontani, geograficamente e
culturalmente, ha spinto le imprese maggiori ad ottenere ritorni in termini di quote di mercato,
penalizzando spesso le imprese più piccole, in crisi profonda, laddove non incentivate ad
intraprendere percorsi di aggregazione (fusioni e acquisizioni) o relazionalità orizzontale.
Le tre dinamiche sottostanti tali processi hanno avuto un impatto sull’evoluzione competitiva dei
territori tutt’altro che neutra, soprattutto in Italia. Laddove non esiste una specializzazione settoriale
a contenuto qualitativo (o in nicchie di mercato ad alto valore aggiunto), in presenza di un sistema
basato unicamente sulla piccola imprenditoria (scevro da logiche di rete o filiera), gli effetti della crisi
sono stati maggiori; le realtà più strutturate, invece, hanno mostrato maggior tenuta.
La provincia di Vibo Valentia, che già prima dell’intensificazione dei processi di globalizzazione
soffriva di evidenti difficoltà strutturali nell’accesso ai mercati esteri, proprio negli ultimi anni ha
subito con maggiore intensità gli effetti di questa ulteriore accelerazione. Infatti, in quei pochi
comparti ad elevata standardizzazione dove riusciva ad accedere ai mercati internazionali, il sistema
imprenditoriale locale ha in breve tempo trovato l’accesa competizione di costo (in alcuni casi
scorretta) di alcuni Paesi in Via di Sviluppo; allo stesso tempo, una scarsa strutturazione
organizzativa, dimensionale e relazionale, non ha permesso di accedere alla domanda che proprio in
quei Paesi si andava formando per via della crescita occupazionale dapprima ricordata. Il risultato
netto è un crescente isolamento commerciale, caratterizzato da un valore complessivamente
esportato pari a 35,6 milioni di euro. In termini di numero indice (con base fissa pari a 100 per l’anno
2002), dopo un valore più che raddoppiato nel 2007 (201,3), ha iniziato a manifestarsi una perdita
continuativa, che ha indotto l’indice a ridursi fino a 77,4 nel 2012.
51
Evoluzione dell’interscambio commerciale a Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2002- 2012 (numeri indice con base 2002=100,0)
100,0
103,1
94,7
71,9
92,1
201,3
164,5
140,1
96,7
73,0
77,4
60,0
80,0
100,0
120,0
140,0
160,0
180,0
200,0
220,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
EXPORT
Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA
100,0
149,2
113,8
140,6 170,0
208,8203,8
180,7
238,8
272,7
201,5
60,0
80,0
100,0
120,0
140,0
160,0
180,0
200,0
220,0
240,0
260,0
280,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
IMPORT
Vibo Valentia Calabria Mezzogiorno ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat
Mentre la capacità di accedere ai mercati esteri viene progressivamente erosa, cresce con costanza il
ruolo delle imprese estere nella domanda locale. Le importazioni, nel giro di un solo decennio, sono
praticamente raddoppiate; il numero indice, con base 2002 uguale a cento, è arrivato a livello 272,7
nel 2011, per poi ripiegare a 201,5 nel 2012. In termini assoluti, da appena 27 milioni di euro, si è
giunti fino a 54,6, incidendo profondamente sul saldo di bilancia commerciale.
Esportazioni settoriali e dinamiche per settori e comparti manifatturieri in provincia di Vibo Valentia
Anni 2002, 2007, 2011 e 2012 (valori assoluti in milioni di euro e composizioni percentuali)
Valori assoluti Composizioni percentuali
2002 2007 2011 2012 2002 2007 2011 2012
AGRICOLTURA 1,0 0,6 0,8 0,8 2,1 0,6 2,4 2,2
Sistema alimentare 1,5 4,9 5,3 7,4 3,3 5,3 15,8 20,7
Sistema moda 0,1 0,8 0,0 0,0 0,1 0,9 0,1 0,1
Legno e prodotti in legno 0,0 0,2 0,4 0,4 0,0 0,2 1,1 1,0
Prodotti petroliferi raffinati 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Chimica 0,0 0,5 0,9 1,0 0,0 0,6 2,8 2,9
Farmaceutica 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Gomma, plastica e minerali non met. 0,5 0,2 0,3 0,4 1,0 0,2 1,0 1,0
Metallurgia e prodotti in metallo 1,1 3,6 2,1 1,8 2,4 3,9 6,4 5,0
Elettronica ed ottica 0,0 0,0 0,3 0,0 0,1 0,0 1,0 0,0
Apparecchi elettrici 0,0 0,3 0,9 0,1 0,0 0,3 2,6 0,2
Meccanica 41,8 78,4 21,2 23,0 90,8 84,7 63,2 64,5
Mezzi di trasporto 0,0 0,0 1,0 0,7 0,0 0,0 3,0 1,8
Altre attività manifatturiere 0,0 0,3 0,2 0,1 0,1 0,3 0,7 0,4
INDUSTRIA MANIFATTURIERA 45,0 89,3 32,8 34,8 97,8 96,5 97,6 97,6
ALTRI SETTORI 0,0 2,7 0,0 0,1 0,1 2,9 0,0 0,2
TOTALE ECONOMIA 46,0 92,6 33,6 35,6 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Istat
52
L’analisi settoriale delle esportazioni provinciali, in una cornice come quella appena definita, trova
alcuni segnali di vitalità solo nella meccanica e nell’alimentare. In termini di valore, il primo comparto
ha segnato, nel 2012, 23 milioni di euro esportati (quasi i due terzi del totale provinciale); il secondo,
invece, 7,4 milioni, per una quota pari al 20,7%.
Si tratta di attività che, non a caso, in Italia trovano ancora slancio competitivo; il primo, quello della
meccanica, per via della crescente domanda di strumenti per la produzione di articoli tipici del made
in Italy, in una logica di riconversione distrettuale che proprio in tale comparto trova linfa vitale; il
secondo, per via dell’impossibilità, da parte dei PVS, di replicare qualitativamente le produzioni,
anche una volta ottenuto il know how, se non a partire dai territori da cui esse hanno origine.
Graduatoria provinciale decrescente per variazioni medie annue delle esportazioni
Anni 2007-2012 (variazioni percentuali medie annue)
Pos. Provincia VMA % Pos. Provincia VMA % Pos. Provincia VMA %
1 Catanzaro 28,9 37 Olbia-Tempio 2,3 73 Macerata -0,7
2 Medio Campidano 21,9 38 Trapani 2,2 74 Forlì-Cesena -0,8
3 Arezzo 19,5 39 Verona 2,2 75 Lucca -0,9
4 Agrigento 15,6 40 Cremona 2,1 76 Chieti -1,1
5 Foggia 12,6 41 Campobasso 2 77 Treviso -1,1
6 Lodi 12,1 42 Gorizia 2 78 Caserta -1,2
7 Frosinone 11,1 43 Firenze 1,7 79 Verbania -1,4
8 Genova 10,3 44 Oristano 1,7 80 Viterbo -1,7
9 Cagliari 9,7 45 Cuneo 1,7 81 Ragusa -2,1
10 Messina 9,5 46 La Spezia 1,6 82 Pesaro e Urbino -2,3
11 Nuoro 9,2 47 Vercelli 1,5 83 Caltanissetta -2,3
12 Savona 8,2 48 Varese 1,5 84 Udine -2,6
13 Livorno 7,7 49 Trento 1,4 85 Pisa -3
14 Grosseto 7,6 50 Milano 1,3 86 Pordenone -3,4
15 Catania 7,3 51 Imperia 1,2 87 Enna -3,5
16 Siracusa 7 52 Novara 0,9 88 Avellino -3,9
17 Alessandria 6,3 53 Mantova 0,9 89 Ascoli Piceno -4
18 Roma 6,1 54 Belluno 0,9 90 Siena -4,9
19 Piacenza 6 55 Reggio nell'Emilia 0,8 91 Pistoia -5,2
20 Rovigo 5,7 56 Salerno 0,8 92 Ancona -5,3
21 Massa-Carrara 5,7 57 Asti 0,7 93 Venezia -5,4
22 Cosenza 5,1 58 Napoli 0,5 94 Lecce -5,5
23 Parma 4,7 59 Teramo 0,5 95 L'Aquila -6,8
24 Pavia 4,6 60 Bergamo 0,5 96 Matera -7
25 Taranto 4,3 61 Bologna 0,3 97 Aosta -7,4
26 Bari 4,2 62 Biella 0,3 98 Palermo -8,3
27 Ravenna 4,1 63 Torino 0,1 99 Reggio di Calabria -9,3
28 Latina 3,8 64 Vicenza 0 100 Potenza -12,3
29 Pescara 3,8 65 Como -0,1 101 Crotone -14
30 Rimini 3,4 66 Modena -0,2 102 Rieti -16,1
31 Benevento 3,4 67 Ferrara -0,3 103 Vibo Valentia -17,4
32 Bolzano/Bozen 3,1 68 Sondrio -0,5 104 Sassari -19,9
33 Brindisi 3 69 Brescia -0,5 105 Isernia -20,8
34 Perugia 3 70 Lecco -0,6 106 Ogliastra -23,5
35 Trieste 2,9 71 Terni -0,7 107 Carbonia-Iglesias -26,1
36 Padova 2,6 72 Prato -0,7 ITALIA 1,4
Fonte: elaborazioni su dati Istat elaborazioni su dati Istat
53
In termini di dinamica media annua, le difficoltà vibonesi, similari per entità a quelle delle province di
Reggio Calabria e Crotone, sono contrastate, a livello regionale, dai risultati incoraggianti di
Catanzaro (prima tra le province italiane, con una variazione media annua, tra il 2007 e il 2012, del
+28,9%) e Cosenza (ventiduesima; +5,1%), ancora tuttavia lontani da poter prefigurare una
soddisfacente apertura alla domanda estera, visti i valori assoluti tutt’altro che elevati.
Con una variazione media annua delle esportazioni pari a -17,4% tra il 2007 e il 2012, Vibo Valentia si
colloca in 103-esima posizione nella graduatoria delle province italiane.
Primi dieci Paesi per destinazione delle esportazioni della provincia di Vibo Valentia
Anni 2002 e 2012 (valori assoluti in milioni di euro)
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Infine, a conclusione del resoconto statistico che interessa la provincia, è interessante osservare
quale sia la destinazione dei pochi milioni di euro esportati. Come nel 2002, anche nel 2012 esistono
pochissime transazioni che interessano i Paesi comunitari; tra le prime dieci destinazioni, infatti,
troviamo solo la Spagna (ottava con 1,1 milioni di euro) e la Finlandia (decima con 0,9 milioni di
euro). Prima risulta l’Arabia Saudita (8,8 milioni di euro), seguita da Messico (4,8 milioni) e Canada
(3,9 milioni).
54
7. La dotazione ricettiva e l’evoluzione dei flussi turistici
Nella provincia di Vibo Valentia, in cui l’industria manifatturiera è poco sviluppata e, come visto nel
capitolo precedente, le esportazioni forniscono un contributo marginale alla domanda complessiva,
assume un ruolo trainante il settore turistico, grazie anche alle risorse naturali e culturali di cui è
provvisto il territorio. Puntare su di esso, nell’immediato futuro, appare l’unica strada percorribile,
nel frattempo vengano risolti, si spera in tempi accettabili, i numerosi nodi strutturali che interessano
il funzionamento dell’economia e della società.
Al fine di comprendere le potenzialità del sistema turistico locale, è utile esaminare innanzitutto le
caratteristiche dell’offerta ricettiva provinciale, con particolare riferimento alle categorie di esercizi
presenti nel territorio, sia alberghieri che extra-alberghieri (campeggi e villaggi turistici, alloggi in
affitto, agro-turistici, ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi alpini, bed and breakfast, etc.).
I dati relativi al 2011 indicano la presenza, sul territorio vibonese, di ben 431 esercizi turistici. Si tratta
di un valore elevato se commisurato all’ampiezza del territorio e alla dimensione demografica, e che
evidenzia quindi fin da subito l’elevata specializzazione che nel settore il territorio esprime, almeno
nel paragone con la media regionale. Il 43% delle strutture sono esercizi alberghieri (187), mentre per
il 57% dei casi si tratta di esercizi complementari (244).
Numero di esercizi ricettivi e posti letto per tipologia ricettiva in Calabria e in Italia
Anni 2011 e 2007 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Numero di esercizi Numero di posti di letto
Alberghieri Complementari TOTALE Alberghieri Complementari TOTALE
Valori assoluti
Cosenza 338 693 1.031 39.932 45.749 85.681
Catanzaro 144 322 466 19.571 10.874 30.445
Reggio di Calabria 121 404 525 8.685 11.684 20.369
Crotone 58 86 144 11.618 9.724 21.342
Vibo Valentia 187 244 431 24.445 12.859 37.304
CALABRIA 848 1.749 2.597 104.251 90.890 195.141
ITALIA 33.911 119.818 153.729 2.252.636 2.489.102 4.741.738
Composizioni percentuali
Cosenza 32,8 67,2 100,0 46,6 53,4 100,0
Catanzaro 30,9 69,1 100,0 64,3 35,7 100,0
Reggio di Calabria 23,0 77,0 100,0 42,6 57,4 100,0
Crotone 40,3 59,7 100,0 54,4 45,6 100,0
Vibo Valentia 43,4 56,6 100,0 65,5 34,5 100,0
CALABRIA 32,7 67,3 100,0 53,4 46,6 100,0
ITALIA 22,1 77,9 100,0 47,5 52,5 100,0
Variazioni percentuali 2011-2007
Cosenza 3,7 94,1 51,0 5,7 4,5 5,0
Catanzaro 13,4 168,3 88,7 16,5 -1,1 9,5
Reggio di Calabria 1,7 105,1 66,1 -1,5 4,7 2,0
Crotone 0,0 145,7 54,8 11,9 -14,3 -1,8
Vibo Valentia 9,4 82,1 41,3 12,7 -42,1 -15,0
CALABRIA 5,9 107,5 58,0 9,2 -8,6 0,1
ITALIA -0,4 23,5 17,3 5,1 6,2 5,7
Fonte: elaborazioni su dati Istat
55
Nel confronto con i dati delle altre province calabresi emerge come Vibo Valentia detenga una quota
pari al 16,6% degli esercizi regionali. Dietro a tale dato vi è una differenza sostanziale tra gli esercizi
alberghieri, che risultano relativamente più numerosi rispetto al totale regionale (in Calabria incidono
solo per il 32,7% del totale), e gli esercizi complementari (67,3% degli esercizi regionali). L’offerta
ricettiva locale ha visto una notevole espansione rispetto al 2007, con una crescita complessiva del
41,3%, imputabile soprattutto agli esercizi complementari (+82,1%). In termini di addetti, però,
stante una maggior dimensione degli esercizi alberghieri, la composizione prevale ovunque sul
territorio calabrese per quest’ultima tipologia, se si esclude il caso della provincia reggina. Ciò vale
soprattutto in provincia di Vibo Valentia, dove gli hotel arrivano ad incidere per i due terzi circa
(65,5%), ovvero più di quanto registrato a livello regionale (53,4%). Per ciò che riguarda gli esercizi
alberghieri, in linea con l’insieme delle province calabresi, si evidenzia una maggior presenza per le
strutture fino a tre stelle (80,7%) rispetto a quelle a maggior livello qualitativo (19,3%). In termini di
addetti, la composizione favorisce ancora l’Italia e la media regionale rispetto Vibo Valentia, per via
di strutture localizzate nella provincia poco dimensionate e spesso a conduzione familiare, anche
nell’offerta di lusso della ricettiva locale.
Composizione dei posti letto degli esercizi alberghieri per categoria in Calabria e in Italia
Anno 2011 (valori percentuali)
,00 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00 90,00 100,00
ITALIA
Calabria
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
34,9
40,5
42,7
41,6
39,7
67,4
23,7
65,1
59,5
57,3
58,4
60,3
32,6
76,3
Esercizi alberghieri a 4 o 5 stelle Esercizi alberghieri con massimo 3 stelle
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Come evidenziato, gli ultimi anni si sono caratterizzati per una notevole diffusione di strutture
ricettive complementari, trainate dagli agriturismi e dai bed and breakfast. Per quanto riguarda gli
agriturismi, nonostante quanto appena affermato, si evidenzia ancora un’incidenza sull’offerta
complementare provinciale inferiore a quella media regionale (pari al 16,4%). Analogamente, i bed
and breakfast incidono per il 38,5% delle strutture complementari, mentre raggiungono quota 50,8%
in Calabria. Rispetto alla regione di appartenenza, la provincia di Vibo Valentia appare invece
specializzata negli alloggi in affitto, che rappresentano quasi un terzo delle strutture ricettive
56
complementari presenti sul territorio (il 29,5% a fronte del 10,5% calabrese) e nei villaggi e campeggi
più diffusamente rappresentati rispetto le altre province (13,9% contro l’8,2% della regione).
Composizione degli esercizi complementari per categoria nella provincia di Vibo Valentia e in Calabria
Anno 2011 (valori percentuali)
13,9
29,5
16,4
38,5
1,6
Vibo Valentia
Campeggi e villaggi
Alloggi in affitto
Agriturismi
Bed and Breakfast
Altri
8,2
10,5
27,650,8
2,9
Calabria
Campeggi e villaggi
Alloggi in affitto
Agriturismi
Bed and Breakfast
Altri
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Il numero di turisti che hanno soggiornato nelle strutture ricettive vibonesi ammonta, nel 2011, a
quasi 300 mila, di cui oltre due terzi (circa 204 mila) italiani e la restante parte stranieri (96 mila).
Rispetto al dato regionale Vibo Valentia mostra una maggiore quota di turismo estero, pur inferiore
alla media italiana. Inoltre, nel confronto con le altre province calabresi, è superata soltanto da
Cosenza in termini di arrivi complessivi, contribuendo per circa un quinto al totale regionale.
Rispetto all’anno precedente, nel 2011 Vibo Valentia registra un incremento del 2,8% dei turisti, dato
che, seppur positivo, risulta inferiore a quello riscontrato a livello nazionale (+5%) e regionale (la
media calabrese è fortemente influenzata dalla performance particolarmente vivace rilevata a Reggio
Calabria). Tuttavia, se allunghiamo il periodo preso in considerazione, emerge che rispetto al 2007 gli
arrivi nella provincia di Vibo Valentia sono diminuiti del 4,1%, mentre, nello stesso periodo, di rileva
una variazione positiva a livello nazionale (+7,9%) e una contrazione meno pronunciata in Calabria.
Arrivi dei turisti italiani e stranieri in Calabria e in Italia
Anni 2011, 2010 e 2007 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Valori assoluti 2011 Variazioni percentuali
ITALIANI STRANIERI TOTALE 2011-2010 2011-2007
Cosenza 530.910 56.069 586.979 1,9 -1,2
Catanzaro 227.176 47.165 274.341 0,0 -1,3
Reggio Calabria 193.993 28.860 222.853 38,9 -10,0
Crotone 124.400 7.683 132.083 -0,6 -3,3
Vibo Valentia 203.827 95.713 299.540 2,8 -4,1
CALABRIA 1.280.306 235.490 1.515.796 5,6 -3,4
ITALIA 56.263.060 47.460.809 103.723.869 5,0 7,9
Fonte: elaborazioni su dati Istat
57
Passando a valutare le presenze, si rileva come i pernottamenti che hanno interessato la provincia di
Vibo Valentia durante il 2011 siano stati oltre 2 milioni, con un’incidenza appena superiore degli
stranieri rispetto a quanto rilevato con riferimento agli arrivi.
In termini dinamici, si evidenzia un andamento leggermente migliore di quello degli arrivi, con un
aumento del 4,6% nel corso del 2011, che, questa volta, supera il dato nazionale e regionale
(rispettivamente, 3% e 4,9%). Ad ogni modo, se si rapporta il dato del 2011 con quello del 2007,
emerge ancora una volta un trend decrescente, che vede un calo del 4,7% nelle presenze, più
marcato rispetto al-2,1% calabrese e in controtendenza rispetto al resto della Penisola (+2,7%).
Presenze dei turisti italiani e stranieri in Calabria e in Italia
Anni 2011, 2010 e 2007 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Valori assoluti 2011 Variazioni percentuali
ITALIANI STRANIERI TOTALE 2011-2010 2011-2007
Cosenza 2.831.813 320.038 3.151.851 4,0 -1,6
Catanzaro 1.126.996 327.291 1.454.287 -2,1 -6,2
Reggio di Calabria 615.037 94.764 709.801 35,2 -5,5
Crotone 1.006.611 53.483 1.060.094 3,0 11,6
Vibo Valentia 1.327.872 844.370 2.172.242 4,6 -4,7
CALABRIA 6.908.329 1.639.946 8.548.275 4,9 -2,1
ITALIA 210.420.670 176.474.062 386.894.732 3,0 2,7
Fonte: elaborazioni su dati Istat
In controtendenza rispetto alla media nazionale, risulta anche l’andamento della permanenza media
dei turisti, rimasta stabile a quota 7,3 giorni tra il 2007 e il 2011, mentre nel nostro Paese il già basso
numero di pernottamenti per arrivo ha subito una contrazione nello stesso periodo (da 3,9 a 3,7).
Permanenza media dei turisti in Calabria e in Italia
Anni 2007 e 2011 (presenze su arrivi in percentuale)
3,0
3,9
5,4
5,6
5,6
7,0
7,3
0,0 5,0 10,0
Reggio di Calabria
ITALIA
Cosenza
CALABRIA
Catanzaro
Crotone
Vibo Valentia
2007
3,2
3,7
5,3
5,4
5,6
7,3
8,0
0,0 5,0 10,0
Reggio di Calabria
ITALIA
Catanzaro
Cosenza
CALABRIA
Vibo Valentia
Crotone
2011
Fonte: elaborazioni su dati Istat
58
Valutando i flussi turistici in base alla provenienza emerge, come evidenziato, una più elevata quota
di stranieri rispetto alla media regionale. Più nel dettaglio, l’indice di internazionalizzazione turistica
(rapporto tra arrivi stranieri su totale arrivi) si attesta, in provincia di Vibo Valentia, al 32%, con un
valore doppio rispetto al resto delle altre province calabresi, che si posizionano decisamente più in
basso della media nazionale (15,5% contro il 45,8% dell’Italia).
L’indice mostra, peraltro, una dinamica positiva, guadagnando oltre 3 punti percentuali rispetto al
2007, con un andamento simile a quello che caratterizza il complesso del nostro Paese.
Indice di internazionalizzazione turistica in Calabria e in Italia
Anni 2007 e 2011 (arrivi stranieri su totale arrivi in percentuale)
6,9
8,7
14,3
15,5
20,9
28,3
44,6
0,0 20,0 40,0 60,0
Crotone
Cosenza
Reggio di Calabria
CALABRIA
Catanzaro
Vibo Valentia
ITALIA
2007
5,8
9,6
13,0
15,5
17,2
32,0
45,8
0,0 20,0 40,0 60,0
Crotone
Cosenza
Reggio di Calabria
CALABRIA
Catanzaro
Vibo Valentia
ITALIA
2011
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Passando a valutare l’evoluzione della spesa dei turisti stranieri, quest’ultima, attestatasi a 16 milioni
di euro nel 2012, risulta in calo rispetto a quattro anni prima. In particolare, fissato a cento il valore
relativo al 2008, si registra un calo nel 2009 (il numero indice è pari a 84,2) a cui segue un biennio di
espansione (che porta l’indicatore fino a 136,8 punti) per poi sperimentare una nuova contrazione
nell’ultimo anno, tale da riportare il valore assoluto sul livello di tre anni prima.
A livello regionale, il trend è risultato simile, anche se caratterizzato da inferiore volatilità, mentre nel
nostro Paese considerato nel suo insieme, la spesa dei turisti stranieri si è mantenuta
sostanzialmente stabile (il numero indice 2012 con base 2008 è pari a 103,1 punti).
Dai dati emerge, dunque, che il territorio calabrese ha risentito particolarmente degli effetti della
crisi internazionale, che ha indotto una flessione del livello di reddito disponibile e di flussi di beni e
di persone su scala internazionale, determinando un consistente arretramento della spesa turistica.
Infine, appare utile confrontare l’andamento dei flussi turistici in base alla struttura ricettiva, anche
alla luce della vivace dinamica che ha contraddistinto l’offerta di strutture complementari negli ultimi
anni.
59
Dinamica degli arrivi negli esercizi alberghieri e complementari in Calabria e in Italia
Anni 2007-2011 (numero indice 2008=100)
6,4
-5,8
-2,1
-2,7
-16,3
-7,9
-5,8
14,2
15,3
3,6
19,7
66,9
42,3
8,5
-50,0 0,0 50,0 100,0
ITALIA
CALABRIA
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
2011-2007
ESERCIZI COMPLEMENTARI ESERCIZI ALBERGHIERI
4,6
3,6
0,5
-1,2
32,9
-1,5
-0,1
6,3
20,5
8,9
18,0
92,6
5,7
26,6
-50,0 0,0 50,0 100,0
ITALIA
CALABRIA
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
2011-2010
ESERCIZI COMPLEMENTARI ESERCIZI ALBERGHIERI
Fonte: elaborazioni su dati Istat
In effetti, si riscontra una redistribuzione dei flussi a scapito delle strutture alberghiere, che
registrano una contrazione degli arrivi del 5,8% rispetto al 2007 a cui fa da contraltare l’aumento
dell’8,5% che ha invece interessato le strutture complementari. Nello stesso periodo, in Italia, sono
aumentati gli arrivi in ambo le tipologie ricettive, sebbene si riproponga lo stesso spostamento verso
le strutture complementari rilevato a livello provinciale.
Concentrandoci, invece, sulla dinamica che ha caratterizzato in particolare il 2011, a livello
provinciale gli esercizi alberghieri registrano un flusso turistico stagnante (-0,1%), mentre l’altra
componente di offerta vede aumentare gli arrivi di oltre un quarto (+26,6%). Anche in questo caso, la
media italiana mostra un andamento più favorevole in riferimento agli esercizi alberghieri (+4,6%),
però i complementari beneficiano di un incremento meno pronunciato (+6,3%).
60
8. Le nuove frontiere dell’economia: cultura, mare e ambiente
A conclusione dell’analisi dell’economia della provincia di Vibo Valentia, appare opportuno
soffermare l’attenzione su alcuni elementi che possano costituire importanti leve attraverso cui far
emergere dalla prolungata stagnazione il tessuto imprenditoriale locale. Come visto, la capacità del
territorio sul fronte delle esportazioni, più volte ricordate in Italia come uniche note positive per
l’economia, rimane minima se si fa riferimento alla sola vendita di beni. Ma c’è un’altra faccia
dell’esportazione che trova linfa nel terziario e che riguarda più propriamente l’attrazione di risorse e
quindi di flussi monetari collegati: il turismo.
Come visto il turismo rappresenta il fiore all’occhiello della provincia in termini economici, stante le
bellezze del territorio, naturali e non solo. Esistono due filiere produttive – la cultura e il mare - in cui
si addensano collegamenti e interazioni con tutto ciò, e che trovano spazio nell’industria come nel
terziario e nell’agricoltura. A queste si associa l’ambiente, nuova leva dello sviluppo mondiale e
elemento necessario a supporto di un corretto sviluppo delle precedenti.
Il Sistema camerale, da sempre attento alle nuove traiettorie dello sviluppo territoriale, ha negli
ultimi anni concentrato l’attenzione in termini di ricerca su questi aspetti. Ricordare i principali
risultati in termini di quantificazione e le performance vibonesi in tal senso permette di comprendere
la portata e l’interesse delle questioni analizzate.
Il primo di essi è rappresentato dal sistema produttivo culturale, che comprende non solo le attività
connesse al patrimonio storico, artistico e architettonico o le industrie culturali legate al mondo dei
mass-media, ma anche quei segmenti dell’economia come le industrie creative, che esplicitamente o
implicitamente sono espressione della cultura del territorio in cui nascono.
L’altro comparto, dal ruolo particolarmente pronunciato nell’economia vibonese, è costituito dalla
“blue economy”, cioè tutte quelle attività (dalla nautica, al turismo alla filiera ittica) che per il loro
diretto collegamento con il mare, rappresentano il volto ‘blu’ dell’economia, costituendo la
cosiddetta “economia del mare”.
Infine, alcune considerazioni riguarderanno l’ambiente e la diffusione dell’impegno che le imprese
mostrano su tale aspetto, proprio in virtù dell’importanza assunta su scala globale in quanto settore
a potenziale crescita economica, nonché per i riflessi in termini di sostenibilità di un modello
produttivo che punti sulla qualità. Gli investimenti che le nostre imprese hanno attivato e ancora oggi
attivano, in un clima di ristrettezze creditizie, rappresentano sicuramente un tassello evocativo
dell’importanza della questione, soprattutto in ambito di sostegno alla competitività aziendale, e i
dati che verranno presentati lo dimostrano.
Puntare sinergicamente su queste tre leve – cultura, mare e ambiente - sembra dunque il percorso
principale da seguire se si vogliono alleviare i sintomi della crisi economica e si vuol dare slancio ad
un nuovo percorso di sviluppo prolungato e sostenibile, basato cioè sulla valorizzazione e allo stesso
tempo preservazione delle ricchezze endogene di cui il territorio vibonese dispone: il sapere ed il
61
mare. Un primo passo verso questa direzione è certamente rappresentato dalla quantificazione e
individuazione dei fenomeni, così da facilitare eventuali azioni future di policy. Le prossime pagine
proveranno a dare un contributo in tal senso.
Il sistema produttivo culturale
Negli ultimi anni è stata largamente condivisa l’idea di come la cultura ricopra un ruolo fondamentale
nella creazione di benessere, grazie alla sua capacità di generare valore economico, favorire
l’innovazione e creare posti di lavoro altamente professionalizzati. Si tratta di un nuovo approccio nel
valutare il ruolo della cultura, non più ancorato alla vecchia concezione di un aspetto da trattare solo
in termini di conservazione.
Il concetto di cultura a cui si fa riferimento va oltre il patrimonio storico, artistico e architettonico,
così come travalica la classica identificazione con le industrie culturali legate al mondo dei mass-
media, arrivando piuttosto ad abbracciare anche quel volto dell’economia che esplicitamente o
implicitamente è espressione della cultura italiana, come nel caso delle numerose produzioni del
nostro Paese ricche dei saperi e delle tradizioni che derivano dalla cultura dei territori dove vengono
realizzate (si pensi in particolare al made in Italy).
Proprio a causa della complessità, varietà e pervasività che contraddistinguono il concetto di cultura,
non è semplice fornirne una trattazione quantitativa, che misuri l’apporto che tale fondamentale
componente apporta all’economia complessiva del nostro Paese. A tale lavoro si è dedicata la ricerca
“L’Italia che verrà. Rapporto 2012”, realizzata da Unioncamere e Fondazione Symbola, grazie a una
fine perimetrazione delle attività economiche effettuata a partire dalla classificazione Istat Ateco
2007, che seleziona al massimo dettaglio classificatorio le attività più direttamente espressive della
cultura, per giungere alla definizione di quattro settori che nel loro insieme formano il “Sistema
produttivo culturale”:
le industrie culturali (stampa, editoria, cinema, radio-tv, musica);
le industrie creative, espressione di tutte quelle attività legate all’architettura, alla
comunicazione & branding, assieme alle attività più tipiche del made in Italy svolte in forma
artigianale o su ampia scala, di natura export-oriented, che proprio puntando sul design e lo stile
dei propri prodotti riescono ad essere competitive sui mercati internazionali;
il patrimonio storico-artistico, costituito dalle attività che interessano la conservazione, la
fruizione e la valorizzazione del patrimonio (musei, biblioteche, archivi, gestione di monumenti);
le performing arts e arti visive, costituite dalle attività di intrattenimento, divertimento, gestione
dei teatri e di altre strutture artistiche, ecc.
Una volta individuato il perimetro delle singole attività economiche che costituiscono i quattro
settori sopra descritti, e di conseguenza l’intero sistema produttivo culturale, è stato misurato il suo
ruolo economico che essi ricoprono.
In provincia di Vibo Valentia, il sistema produttivo culturale produce, complessivamente, 94 milioni di
euro, la maggior parte dei quali provenienti dalle industrie creative (poco meno di 49 milioni, pari al
51,9%) e dalle industrie culturali (quasi 40 milioni, corrispondenti al 42,1% del totale cultura).
62
Valore aggiunto del sistema produttivo culturale in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori assoluti in migliaia di euro e composizione percentuale)
Industrie creative Industrie culturali Patrimonio
storico-artistico Performing arts ed
intrattenimento TOTALE CULTURA
Valori assoluti
Cosenza 203.157 205.211 5.818 17.223 431.409
Catanzaro 94.283 105.608 2.874 9.911 212.676
Reggio Calabria 135.006 94.648 4.286 10.939 244.878
Crotone 39.746 24.871 927 2.256 67.799
Vibo Valentia 48.756 39.578 2.179 3.498 94.011
CALABRIA 520.947 469.916 16.084 43.827 1.050.774
Mezzogiorno 6.466.859 5.163.985 271.070 712.939 12.614.853
ITALIA 35.716.456 35.273.303 1.061.148 3.754.884 75.805.791
Composizione percentuale
Cosenza 47,1 47,6 1,3 4,0 100,0
Catanzaro 44,3 49,7 1,4 4,7 100,0
Reggio Calabria 55,1 38,7 1,8 4,5 100,0
Crotone 58,6 36,7 1,4 3,3 100,0
Vibo Valentia 51,9 42,1 2,3 3,7 100,0
CALABRIA 49,6 44,7 1,5 4,2 100,0
Mezzogiorno 51,3 40,9 2,1 5,7 100,0
ITALIA 47,1 46,5 1,4 5,0 100,0
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
Occupazione del sistema produttivo culturale in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori assoluti e composizione percentuale)
Industrie creative Industrie culturali Patrimonio
storico-artistico Performing arts ed
intrattenimento TOTALE CULTURA
Valori assoluti
Cosenza 6.203 3.675 123 476 10.479
Catanzaro 2.770 1.752 63 291 4.877
Reggio Calabria 3.873 1.729 100 336 6.038
Crotone 1.161 445 26 78 1.710
Vibo Valentia 1.337 726 54 108 2.225
CALABRIA 15.345 8.327 366 1.290 25.328
Mezzogiorno 162.108 94.933 6.113 20.836 283.990
ITALIA 743.425 543.000 21.148 82.430 1.390.004
Composizione percentuale
Cosenza 59,2 35,1 1,2 4,5 100,0
Catanzaro 56,8 35,9 1,3 6,0 100,0
Reggio Calabria 64,1 28,6 1,7 5,6 100,0
Crotone 67,9 26,0 1,5 4,6 100,0
Vibo Valentia 60,1 32,6 2,4 4,9 100,0
CALABRIA 60,6 32,9 1,4 5,1 100,0
Mezzogiorno 57,1 33,4 2,2 7,3 100,0
ITALIA 53,5 39,1 1,5 5,9 100,0
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
63
Seppur più contenuto, il ruolo esercitato dalle attività legate al patrimonio storico-artistico risulta, in
provincia, superiore rispetto a quello regionale e nazionale: con 2 milioni di euro prodotti, il
comparto rappresenta il 2,3% del totale, a fronte dell’1,4% italiano e dell’1,5% calabrese (a livello
regionale, Vibo Valentia è la provincia che presenta la più elevata specializzazione nel settore).
Infine, circa 3 milioni e mezzo di valore aggiunto derivano dalle performing arts e arti visive, che
incidono per il 3,7% sul sistema produttivo culturale della provincia, con un peso inferiore a quello
rilevato a livello regionale (4,2%) e nazionale (5%).
Complessivamente, il sistema produttivo culturale genera, nella provincia di Vibo Valentia, 2.225
posti di lavoro, il 60,1% dei quali afferenti alle industrie creative, un altro terzo circa (il 32,6%) alle
industrie culturali, e la quota restante alle attività legate al patrimonio storico-artistico (2,4%) e alle
performing arts e arti visive (4,9%).
Il ruolo centrale delle industrie creative, già evidenziato in termini di valore aggiunto, risulta dunque
amplificato in termini occupazionali (il comparto produce il 51,9% della ricchezza complessivamente
imputabile al sistema produttivo culturale, ma ben il 60,1% dell’occupazione), soprattutto nel
confronto con il resto della Penisola (a livello nazionale le industrie creative generano il 47,1% della
ricchezza culturale e il 53,5% dell’occupazione).
Incidenza del valore aggiunto e dell’occupazione culturale in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
(incidenze percentuali su totale economia)
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
Valutando il peso che la cultura riveste sulla ricchezza e sull’occupazione complessivamente prodotti
dalla provincia vibonese, emerge un’incidenza pari al 4,2% in termini di valore aggiunto e al 4,6% dal
punto di vista dell’occupazione. Tali incidenze collocano Vibo Valentia al primo posto tra le province
calabresi in termini di rilevanza del sistema produttivo culturale (la media della regione è di 3,5 punti
percentuali per il valore aggiunto e di 4,1 punti per l’occupazione). Tuttavia, il resto della Penisola
vede, mediamente, un contributo più elevato al valore aggiunto complessivamente prodotto (5,4%) e
all’occupazione totale (5,6%).
64
L’economia del mare
Il mare rappresenta un fattore strategico per le economie locali, perché la forza dell’elemento
marino non è rintracciabile solo nel paesaggio, ma è fortemente incardinata nell’economia, nella
storia e nelle culture dei territori, influenzando la vita delle comunità coinvolte.
Proprio per questa consapevolezza il sistema camerale ha voluto intensificare gli studi per la
valorizzazione della filiera del mare nel suo insieme e nelle sue singole componenti, al fine di dotarsi
di informazioni quantitative che possano favorire il disegno delle più efficaci linee strategiche per lo
sviluppo di questo importante segmento produttivo formato da tutte quelle attività che per il loro
diretto collegamento con il mare, rappresentano il volto “blu” dell’economia, da cui nascono le
espressioni “economia del mare” o blue economy.
Il 2° Rapporto sull’Economia del Mare - realizzato da Unioncamere con il contributo tecnico di
CamCom Universitas Mercatorum - fotografa il contributo del comparto “blu” della nostra economia
alla produzione di ricchezza e occupazione, incentrandosi sui seguenti sette settori:
filiera ittica: comprende le attività connesse con la pesca, la lavorazione del pesce e la
preparazione di piatti a base di pesce, includendo anche il relativo commercio all’ingrosso e
al dettaglio;
industria delle estrazioni marine: riguarda le attività di estrazione di risorse naturali dal mare,
come ad esempio il sale, piuttosto che petrolio e gas naturale con modalità off-shore;
filiera della cantieristica: racchiude le attività di costruzioni di imbarcazioni da diporto e
sportive, cantieri navali in generale e di demolizione, di fabbricazione di strumenti per
navigazione, di istallazione di macchine e apparecchiature industriali connesse e, infine,
l’attività di distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di natanti;
movimentazione di merci e passeggeri via mare: fa riferimento a tutte le attività di trasporto
via acqua di merci e persone, sia marittimo che costiero, unitamente alle relative attività di
assicurazione e di intermediazione degli stessi trasporti e servizi logistici;
servizi di alloggio e ristorazione: sono ricomprese tutte le attività legate alla ricettività, di
qualsiasi tipologia (alberghi, villaggi turistici, colonie marine, ecc.) e quelle chiaramente
relative alla ristorazione, compresa ovviamente anche quella su navi;
ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: include le attività di ricerca e sviluppo nel
campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare più in generale,
assieme alle attività di regolamentazione per la tutela ambientale e nel campo dei trasporti e
comunicazioni; inoltre, in questo settore sono presenti anche le attività legate all’istruzione
(scuole nautiche, ecc.);
attività sportive e ricreative: comprende le attività connesse al turismo nel campo dello sport
e divertimento, come tour operator, guide e accompagnatori turistici, parchi tematici,
stabilimenti balneari e altri ambiti legati all’intrattenimento e divertimento (discoteche, sale
da ballo, sale giochi, ecc.).
Nella provincia di Vibo Valentia l’economia del mare riveste un’importanza fondamentale, fornendo
un significativo apporto all’economia complessiva, sia in termini di consistenza imprenditoriale sia dal
punto di vista del valore aggiunto e dell’occupazione prodotti (anche per la mancanza di una forte
connotazione manifatturiera e per la scarsa propensione all’esportazione della provincia).
65
Alla fine del 2012, sulla base dei dati del Registro delle imprese della Camera di commercio, il
perimetro dell’economia del mare vibonese racchiudeva 770 imprese, pari al 5,8% del totale
provinciale. L’incidenza supera sia il dato relativo alla media nazionale (3,5%) e calabrese (4,6%).
In termini assoluti, il numero maggiore di imprese che ruotano intorno all’economia del mare si
concentra, nella provincia di Vibo Valentia, nel comparto del turismo (511 attività), come somma dei
servizi di alloggio e ristorazione (412) e delle attività sportive e ricreative (99). Al secondo posto
segue la filiera ittica (153 aziende), seguita dal trasporto marittimo (37) e della cantieristica (33).
Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in
Italia Anno 2012 (valori assoluti e incidenze percentuali)
Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA
Filiera ittica 153 1.820 20.309 41.633
Industria delle estrazioni marine 3 104 489 729
Filiera della cantieristica 33 746 10.471 32.130
Movimentazione di merci e passeggeri via mare 37 323 5.597 17.862
Servizi di alloggio e ristorazione 412 3.339 29.943 67.178
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 19 266 2.491 6.307
Attività sportive e ricreative 99 1.259 12.726 29.369
Attività marine non classificabili 14 398 5.324 15.660
TOTALE ECONOMIA DEL MARE 770 8.254 87.350 210.867
Incidenza % totale economia 5,8 4,6 4,4 3,5
Fonte: Unioncamere-CamCom
Nel confronto con la Calabria, la provincia di Vibo Valentia vede una maggiore quota di imprese
concentrate nel settore alloggio e ristorazione (53,5% a fronte del 40,5% regionale) e nella
movimentazione di merci e passeggeri via mare (4,8% contro il 3,9%), mentre particolarmente
contenuta è la quota di imprese operanti nella filiera cantieristica (4,3% rispetto al 9% della Calabria).
Il contributo al valore aggiunto prodotto nella provincia di Vibo Valentia dalle filiere riconducibili
all’economia del mare ammontava, nel 2011, a 139 milioni di euro, con un’incidenza sul totale della
capacità di produrre ricchezza del 6,4%: oltre il doppio del peso rivestito a livello nazionale (2,9%) e
comunque superiore al dato calabrese (3,7%) e del Mezzogiorno (4,3%).
Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Vibo Valentia e in Calabria
Anno 2012 (composizione percentuale)
19,9
0,4
4,3
4,8
53,5
2,5
12,91,8
Vibo ValentiaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
Attività marine non classificabili
22,0
1,3
9,0
3,940,5
3,2
15,3
4,8
CalabriaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
Attività marine non classificabili
Fonte: Unioncamere-CamCom
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Come per la distribuzione imprenditoriale, anche per il valore aggiunto la quota più significativa, pari
ad oltre la metà della ricchezza complessivamente prodotta, si deve al settore alloggio e ristorazione
(il 56,6% del totale, corrispondente a 78,4 milioni), mentre al secondo posto troviamo il segmento
del cosiddetto “terziario avanzato” - rappresentato dalla ricerca, regolamentazione e tutela
ambientale (11,6% ovvero più di 16 milioni di euro), seguito a breve distanza dalla filiera ittica (11%,
pari a 15,3 milioni di euro).
Valore aggiunto ai prezzi di base correnti per le filiere delle attività economiche del mare a Vibo Valentia, in
Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2011 (valori assoluti in milioni di euro e incidenze percentuali)
Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA
Filiera ittica 15,3 85,3 1.412,9 3.098,8
Industria delle estrazioni marine 4,1 20,3 468,6 2.460,2
Filiera della cantieristica 7,2 75,4 1.134,5 6.579,1
Movimentazione di merci e passeggeri via mare 9,6 146,3 1.852,9 6.404,5
Servizi di alloggio e ristorazione 78,4 448,3 4.644,8 12.779,6
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 16,1 249,0 3.524,6 7.420,8
Attività sportive e ricreative 7,9 80,9 839,2 2.518,1
TOTALE ECONOMIA DEL MARE 138,7 1.105,5 13.877,5 41.261,1
Incidenza % totale economia 6,4 3,7 4,3 2,9
Fonte: Unioncamere-CamCom
Nel confronto con la Calabria, emerge nuovamente il più pronunciato contributo fornito, a livello
provinciale, dal settore alloggio e ristorazione (56,6% a fronte del 40,5% regionale), tuttavia, dal
punto di vista del trasporto marittimo, la più elevata quota di imprese che, come evidenziato, opera
in provincia di Vibo Valentia, fornisce un apporto più contenuto alla produzione di ricchezza rispetto
alla media calabrese (6,9% a fronte del 13,2% della Calabria).
Valore aggiunto prodotto dalle filiere dell'economia del mare a Vibo Valentia e in Calabria
Anno 2011 (composizione percentuale)
11,03,0
5,2
6,9
56,6
11,65,7
Vibo ValentiaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
7,7 1,86,8
13,2
40,5
22,5
7,3
CalabriaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
Fonte: Unioncamere-CamCom
Dal punto di vista occupazionale, gli oltre 3 mila lavoratori impiegati nell’economia del mare vibonese
rappresentano l’8,1% dell’occupazione complessiva della provincia, incidenza ragguardevole se si
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pensa che lo stesso peso a livello nazionale è di appena 3,2 punti percentuali, e non raggiunge i
cinque punti a livello regionale.
All’interno dell’economia del mare, gli occupati si distribuiscono tra i settori in modo del tutto simili
al valore aggiunto, con una forte incidenza delle attività ricettive e della ristorazione (1.603
lavoratori); seguono, per dimensione occupazionale, la filiera ittica (457 lavoratori) e le attività di
ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (320 occupati).
Occupati delle filiere dell’economia del mare a Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2011 (valori assoluti e incidenze percentuali)
Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA
Filiera ittica 457 3.168 54.845 95.197
Industria delle estrazioni marine 8 107 2.026 7.854
Filiera della cantieristica 205 2.402 28.933 135.403
Movimentazione di merci e passeggeri via mare 207 3.376 33.549 91.931
Servizi di alloggio e ristorazione 1.603 9.174 109.483 286.712
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 320 3.875 59.682 118.597
Attività sportive e ricreative 280 2.830 24.739 61.531
TOTALE ECONOMIA DEL MARE 3.080 24.931 313.258 797.224
Incidenza % totale economia 8,1 4,9 5,4 3,2
Fonte: Unioncamere-CamCom
La distribuzione dei posti di lavoro generati dall’economia del mare vibonese, sebbene ricalchi in
buona parte la composizione del valore aggiunto del comparto, mette in luce un più importante
ruolo rivestito, dal punto di vista occupazionale, dalla filiera ittica (che produce l’11% del valore
aggiunto ma il 14,9% dell’occupazione) e delle attività sportive e ricreative (a cui corrisponde il 5,7%
della ricchezza creata ma il 9,1% dei lavoratori impiegati). Dall’analisi complessiva dei dati, emerge
che l’economia del mare costituisce una risorsa strategica straordinaria per l’economia italiana e in
particolare per quella vibonese, risorsa che occorre potenziare per ritrovare il percorso della crescita.
Occupati delle filiere dell’economia del mare a Vibo Valentia e in Calabria
Anno 2011 (composizione percentuale)
14,9
0,3
6,6
6,7
52,1
10,4
9,1
Vibo ValentiaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
12,70,4
9,6
13,5
36,8
15,5
11,3
CalabriaFiliera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Movimentazione merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
Fonte: Unioncamere-CamCom
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L’economia Green
Alla luce della volatilità degli equilibri geo-economici mondiali, ancor più in una prolungata fase
recessiva per il nostro Paese, è sempre più importante, per il nostro sistema produttivo, saper
cogliere le opportunità di cambiamento, a partire dalla necessità di coniugare progresso economico,
territori, società e sostenibilità ambientale.
La green economy, quindi, può rappresentare una chiave straordinaria per rigenerare interi comparti
del manifatturiero italiano di punta. Essa non comprende, infatti, solo i nuovi settori legati alle fonti
rinnovabili, al risparmio energetico e al trasporto a basso impatto, ma costituisce, piuttosto, un
nuovo paradigma che può offrire importanti possibilità a migliaia di piccole e medie imprese.
Per l’economia vibonese, caratterizzata da un comparto manifatturiero poco sviluppato e incapace di
affermarsi sui mercati esteri, la green economy costituisce un’opportunità fondamentale per
adottare un nuovo modello produttivo, in grado di innalzare il profilo qualitativo dei processi e dei
prodotti aziendali e, più in generale, ampliare le opportunità di business, avvicinando nuovi
consumatori e nuovi mercati sia in Italia che, ancor più, all’estero.
Infatti, la green economy è anche espressione di un processo, sviluppatosi nel tempo, di
sensibilizzazione verso le tematiche ambientali nei confronti del consumatore, che guarda con
maggiore favore ai consumi green oriented, simbolo di un vero e proprio stile di vita. E’ evidente,
dunque, come il sistema imprenditoriale debba cercare di intercettare questa nuova domanda,
iniziando a orientare i propri processi produttivi verso la frontiera della sostenibilità e trasformando
la sensibilità ambientale in un vero e proprio fattore competitivo, che consenta di accedere a fasce di
mercato più alte, migliorando al contempo l’immagine aziendale agli occhi dei consumatori.
Imprese che hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green* tra il 2009 e il 2011
in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia (incidenze percentuali su totale imprese)
*Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2009 e il 2011 o hanno
programmato di investire nel 2012 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2012
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In questo scenario, l’imprenditoria vibonese sembra indirizzarsi con decisione verso questo modello,
almeno in base a quanto emerge dal monitoraggio sui comportamenti delle imprese in campo
ambientale previsto dal “Rapporto Green Italy”, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere.
Infatti, sulla base delle informazioni relative ad un’indagine effettuata presso le imprese industriali e
terziarie con almeno un dipendente11, quasi un’impresa su quattro di quelle attive in provincia (il
24,6% del totale, ovvero 780 imprese) ha realizzato nel triennio 2009-2011, o ha programmato di
realizzare nel 2012, investimenti in prodotti e tecnologie che assicurano un maggior risparmio
energetico o un minor impatto ambientale. Si tratta di un’importante fascia del sistema
imprenditoriale locale, soprattutto se si considera il ciclo particolarmente negativo degli investimenti,
penalizzati dal prolungarsi della crisi economica.
Inoltre, la quota di imprese che investono in green in provincia di Vibo Valentia è più elevata rispetto
al dato italiano (23,6%) ed è superata, a livello regionale, soltanto dalla provincia di Catanzaro.
Nel confronto con le altre province della Penisola, Vibo Valentia si colloca in 28-esima posizione per
incidenza delle imprese che hanno effettuato investimenti volti ad aumentare la sostenibilità
ambientale, mostrando una sensibilità particolarmente pronunciata verso tale tematica.
Distribuzione delle imprese che hanno investito tra il 2009 e il 2011 in prodotti e tecnologie green per finalità
degli investimenti realizzati in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia (valori percentuali*)
* Trattandosi di domanda a risposta multipla i risultati sono stati riproporzionati.
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior
Passando ad analizzare l’ambito di investimento scelto dalle imprese che hanno investito in green, la
riduzione dei consumi energetici e di materie prime appare l’obiettivo prevalente dell’impegno delle
imprese in campo ambientale, sia a livello nazionale che locale. Ad ogni modo, la provincia di Vibo
Valentia mostra una inclinazione più accentuata della media verso questa tipologia di investimenti
(oltre tre quarti delle imprese si è mossa in tal senso).
11 Si tratta dell’indagine condotta sul campione di 100mila imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente
intervistate nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro.