Osservatorio Iraq (portfolio Andrea Camboni)

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ARTICOLI I processi migratori, il commercio di armi, i nuovi sfru5amen6 e il colonialismo 2.0, i diri: delle minoranze, la Turchia e l’Europa.

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  • ARTICOLI

    I processi migratori, il commercio di armi, i nuovi sfru5amen6 e il colonialismo 2.0, i diri: delle minoranze, la Turchia e

    lEuropa.

    andreacamboniNotaAndrea [email protected]

  • Nato. La crisi libica e gli equilibri euro-mediterranei | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    Nato. La crisi libica e gli equilibri euro-mediterraneiNodo strategico per la stabilit del Nord Africa e del Mediterraneo, la Libia deveaffrontare una difficile transizione che preoccupa Unione europea e Stati Uniti, cherafforzano la propria posizione nelle basi dei paesi della sponda nord, Italia compresa.

    di Andrea Camboni La polveriera libica rischia di far saltare i fragili equilibri nordafricani maturati allombra delle primaverearabe. Lintervento francese in Mali, come era prevedibile, ha smosso le acque rendendo ancora piopaca la prospettiva per i paesi occidentali di garantire - attraverso la stabilit dellarea - saldi legamieconomici e commerciali con la sponda sud del Mediterraneo. Una situazione resa ancora pi delicata dallenorme flusso di armi sottratte dalle caserme libichedurante la rivoluzione e che foraggiano i gruppi di terroristi che dal Mali hanno trovato rifugio inLibia, attraversando il Sahara per riorganizzarsi proprion a Bengasi e Derna, nell'est della paese. E che prendono la via dellAfrica occidentale e del Mediterraneo orientale alimentando i conflitti nellaregione. Il rapporto della Nazioni Unite, presentato in aprile al consiglio di Sicurezza da un gruppo dicinque esperti incaricati di monitorare l'embargo sulle armi imposto alla Libia nel 2011, parla di un flussocostante di armi, in particolare sistemi di difesa anticarro, verso lEgitto e da qui nella Striscia di Gaza. Mentre larea saheliana caratterizzata da una allarmante continuit di trasferimenti, menoregolari recita il rapporto risultano i trasferimenti verso Ciad e Siria. Difficile stare dietro alle rotte del commercio delle armi. Il 4 aprile scorso una nave battente bandieralibica aveva fatto scalo nel porto di Tuzla, a Istanbul, in attesa di salpare per la Libia con un carico dimigliaia di munizioni, 199 pistole da 7,65 mm, 210 pistole da 9mm, due maschere antigas e centinaia difucili. "Casi provati o ancora sotto indagine si legge ne l rapporto - di illeciti trasferimenti dalla Libia inviolazione dell'embargo coprono oltre 12 paesi e includono armi pesanti e leggere, sistemi di difesa antiarea portatili, piccole armi e relative munizioni, esplosivi e mine". I trasferimenti e la logistica hanno assunto una dimensione talmente vasta che difficile nonsapere ritenere le autorit libiche di questi traffici illeciti. Forse per tornaconto o forse per la semplice "mancanza di un effettivo sistema di sicurezza" che "rimaneuno degli ostacoli principali per mettere in sicurezza il materiale militare e il controllo dei confini". Europa e Stati Uniti per il momento si limitano a osservare gli sviluppi del rebus, senza tuttaviaconcedersi il lusso di trovarsi impreparati di fronte alla necessit di un nuovo intervento militare. La diversa natura degli attori sulla scena ha costretto la Nato a riflettere su un'eterogeneit di opzionimilitari quali unica alternativa a una situazione che ha ricordato il ministro italiano della Difesa, MarioMauro - "rischia in ogni momento di degenerare". Tanto che anche la diplomazia ha ristretto il proprio spazio di manovra mentre attende il casodellItalia - loccasione per riprendere contatti ad alto livello nel quadro di incontri e visite

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  • Nato. La crisi libica e gli equilibri euro-mediterranei | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    bilaterali. La legge che prevede lestromissione da tutte le cariche pubbliche dei dirigenti che hanno governato ilpaese durante i 42 anni del regime di Muammar Gheddafi stata approvata dal Congresso, con 164 votia favore su 200 e appena 4 contrari, il 5 maggio scorso. Ora il testo approvato dall'assemblea dovr essere ratificato dalla commissione giuridica (del Congresso)e con tutta probabilit, visto il coinvolgimento delle poltrone governative e la paralisi che colpirebbe lamacchina amministrativa dello Stato, non avr un iter lineare nel segno della speditezza. I rinvii non giovano certo ai paesi della sponda nord nellopera di individuazione di quegliinterlocutori che riusciranno a sopravvivere (politicamente) alla tagliola legislativa, da una parte, eal malessere diffuso che, dallaltra, continua a tradursi in nuove proteste e attacchi terroristicisempre pi organizzati. In un paese nel quale si susseguono le dichiarazioni di dimissioni e le relative smentite del ministro dellaDifesa, lo stesso primo ministro Zeidan, diplomatico libico fino al 1980, rischia lepurazione in forza dellalegge che disciplina la rimozione dai ranghi del governo e dell'amministrazione di chiunque abbia lavoratoper Gheddafi. I presupposti di illegittimit con i quali viene ridimensionato il margine di manovra dellesecutivo e checoinvolgono anche Mohammed Magarief, presidente dellAssemblea generale nazionale, capo di Stato defacto hanno riacutizzato le faide interne preoccupando per primi gli Stati Uniti. Washington ha infatti messo in stato di allerta le sue truppe dispiegate nelle basi europee e in modoparticolare l'Africa Command di base a Stoccarda, in Germania, ununit militare dotata di propri mezzi ditrasporto e che dunque in grado di intervenire rapidamente nel caso i problemi legati alla sicurezza inLibia dovessero peggiorare. Tuttavia, secondo una fonte della Difesa statunitense - citata dall'agenzia americana Bloomberg gli Usa non avrebbero ancora messo a punto alcun piano di dispiegamento militare in territoriolibico. Ma sono pronti a intervenire muovendosi tra lo scacchiere delle basi europee. A partire da quella aereadi Sigonella, in provincia di Siracusa, dove saranno trasferiti 200 marines americani e due aerei dallabase spagnola di Moron, dove a fine aprile erano stati schierati 550 uomini per formare un'unitribattezzata "Bengasi", dotata di sei velivoli bi-turboelica MV-Osprey. La base di Sigonella, nella quale sono presenti anche droni Global Hawk e Reaper, ormaiconsiderata il trampolino delle operazioni statunitensi nel sud del Mediterraneo. Ed qui che nel 2012 il corpo dei Marine ha creato un Special Purpose Marine Air Ground Task Force,con il compito di condurre in Africa missioni di addestramento, anche in chiave forze anti-terrorismo. "Si tratta - ha spiegato il ministro degli Esteri, Emma Bonino - di un rafforzamento per la sicurezza delpersonale americano in Libia o per possibili evacuazioni" avvenuto "nel rispetto degli accordi bilaterali"con gli Usa per le loro basi militari in Italia. E non un caso che nei primi giorni di maggio, il capo di Stato Maggiore dell'esercito degli Stati Unitid'America, il generale Raymond Odierno, fosse in Italia per discutere con il suo collega, il generaleClaudio Graziano, di un programma di collaborazione tra i due eserciti tanto in ambito operativo quantoaddestrativo. Washington ha infatti intenzione di andare oltre quegli accordi bilaterali con la richiesta direalizzare a Teulada, in provincia di Cagliari, una pista di volo per aerei senza pilota, i droni,attraverso lallargamento della pista per gli elicotteri. L8 maggio scorso la richiesta stata rigettata dai componenti civili del Comitato misto paritetico per leservit militari della Sardegna. Un organismo composto da sette componenti civili nominati dal consiglioregionale e sette ministeriali che tuttavia ha solamente un potere obbligatorio consultivo. Anche lItalia si muove nel tentativo di contribuire a una soluzione della crisi libica nel solco dellaNato. "Il nuovo governo aveva dichiarato il 19 aprile scorso il segretario generale della Nato Anders FoghRasmussen - deve costruire una nuova societ dalle fondamenta, dopo tanti anni di dittatura. Se ce lochiederanno siamo pronti ad aiutarli in alcuni settori, come quello della sicurezza". Cinque giorni dopo, il generale Youssef Ahmad Mohamed Mangush, capo di Stato Maggiore della Difesalibico era a Roma per un incontro con l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di Stato Maggiore dellaDifesa italiano. Una visita di lavoro finalizzata allanalisi delle operazioni internazionali di supporto alla stabilit politica ealla sicurezza nel paese nordafricano.

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    Area Geografica: Libia

    Come l'operazione "Cyrene", per lo sviluppo delle forze armate libiche con un team di 15istruttori, e l'operazione Eu Border Assistance Mission per l'assistenza europea al controllo deiconfini. Un secondo aspetto della cooperazione riguarda invece la previsione della Difesa italiana di incrementareper il prossimo anno i posti messi a disposizione degli ufficiali libici nelle accademie militari italiane. Il giorno precedente, a margine della ministeriale dell'Alleanza atlantica, lex premier Mario Monti, inqualit di ministro degli Esteri ad interim, si era detto favorevole alla "prospettiva di una specificacollaborazione tra la Libia e la Nato per consentire la formazione di una guardia nazionale ed ilreimpiego degli ex miliziani". Si tratta di 18mila libici iscritti negli elenchi degli ex combattenti contro Gheddafi che, secondo unadecisione del governo libico, saranno mandati ad ultimare i loro studi all'estero a spese del Ministerodell'Istruzione Superiore per un periodo massimo di sette anni. Il provvedimento, che vuole "rispondere alle esigenze di costruzione dello Stato" prevede l'inviodei primi cinquemila "studenti" entro il 2013. Saranno quattromila lanno successivo mentre nel biennio 2015 2016 partiranno altri quattromila ecinquecento ex combattenti. Ma l'ufficio degli Affari dei Veterani, creato dall'ex consiglio nazionale di transizione nell'ottobre del 2011,nel cui ambito rientra questa iniziativa, si trova a gestire oltre 100mila ex miliziani anti-Gheddafi. Chiss se con la scusa del percorso di studi universitari i paesi occidentali riusciranno ad addestrarli tutti,nel tentativo di creare uomini fedeli al nuovo corso politico della Libia ma soprattutto attenti agli interessieconomici della sponda nord del Mediterraneo. 16 maggio 2013

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  • Commercio delle armi. Il nuovo ordine mondiale deciso dal Cremlino | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    Commercio delle armi. Il nuovo ordine mondiale decisodal Cremlino

    Dagli Stati Uniti al Venezuela, passando per il Brasile e il Mali, le armi difabbricazione russa invadono i mercati, mentre Putin chiede allo Stato maggiore 'pianidi rinnovamento' in ogni settore della Difesa.

    di Andrea Camboni

    La visita del presidente cinese Xi Jinping al suo omologo russo, il 22 marzo scorso, ha aperto nuoviscenari nei rapporti tra i due paesi che, di riflesso, rinnovano le preoccupazioni statunitensi rispetto alnuovo ordine mondiale che Cina e Russia vorrebbero contribuire a plasmare.

    Una saldatura che passa dal rafforzamento di un partenariato strutturato principalmente nei settoridell'economia, del commercio, degli investimenti, della cooperazione industriale, interregionale etecnologica, che solitamente comprende sistemi di difesa o componenti elettronici per gli armamenti.

    La convergenza sino-russa viaggia spedita sul fronte commerciale, forte di un interscambio chenel 2012 ha oltrepassato gli 80 miliardi di dollari, con l'obiettivo di arrivare a quota 100 miliardi.

    Un'alleanza strategica ha ribadito Putin -, volta all'elaborazione di un approccio equilibrato epragmatico per risolvere i problemi pi critici, come la situazione in Medio Oriente e in Nord Africa, ilproblema coreano e la situazione relativa al programma nucleare dell'Iran.

    IL MERCATO NORDAMERICANO E LO 'SPORT' DELLA GUERRA

    Ma se il presidente russo guarda ad est, non disdegna neanche di gettare un occhio al mercato delcontinente americano. La Izhmash, azienda produttrice del famoso Kalashnikov attualmente controllatadal Cremlino, ha registrato nei primi nove mesi del 2012 un incremento delle esportazioni pari al 60%.

    Un risultato raggiunto anche grazie al contratto stipulato nel 2011 con le forze di poliziastatunitensi per la fornitura del Saiga-12, un'arma simile all'Ak-47, le cui vendite negli Usa sonoaumentate del 50% nel corso del 2011.

    Adesso la Russia intende forzare il mercato statunitense delle armi sportive e da caccia, la cuiesportazione limitata da un regolamento del 1996 che consente solamente la vendita di alcuni modelliprodotto prima di quella data.

    Restrizioni dannose per il nostro paese, ha commentato il vicepremier Dmitry Rogozin, che haaffidato all'attore americano, amico di Vladimir Putin, Steven Seagal il compito di esercitarepressioni sulle associazioni per le armi e per la caccia statunitensi.

    Quello stesso Seagal che in passato aveva spinto Putin, allora primo ministro, a sostenere il progettoRussia 2045 che - attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie - puntava a creare un laboratorio per laricerca sull'intelligenza artificiale e l'immortalit dell'uomo.

    IL MERCATO MALIANO: TRA ARMI RUSSE E ADDESTRATORI EUROPEI

    Nel settembre 2012, la Rosoboronexport, agenzia pubblica russa di export di armi che controlla laIzhmash, ha stipulato un accordo con il ministero della Difesa maliano per la vendita al governo diBamako di 3mila fucili d'assalto kalashnikov calibro 7,62 millimetri per un valore che supera il milione didollari.

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  • Commercio delle armi. Il nuovo ordine mondiale deciso dal Cremlino | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/commercio-delle-armi-il-nuovo-ordine-mondiale-deciso[17/02/15 17:02:10]

    Una commessa quantomeno onerosa dinnanzi a quell'80% di adulti che - secondo unanalisicondotta da Oxfam tra gennaio e febbraio nella zona di Bourem (Gao) - ha ridotto la propriarazione di cibo quotidiana per garantire ai figli almeno 2 pasti al giorno.

    Lindustria militare, nella sua pi ampia accezione che va dalla fabbricazione di armamenti al lorodispiegamento sul campo, detta infatti i tempi degli interventi e la chiusura delle frontiere, e dunque deimercati vitali per la popolazione.

    Ma pi che per la popolazione - costretta a fare i conti con una impennata dei prezzi alimentari che hasfiorato il 70% proprio a causa delle operazioni militari in atto nel paese -, le grandi potenze sembranopreoccupate per le condizioni dellesercito di Bamako, che conta attualmente circa 1.800 effettivi,specializzati in 'operazioni desertiche'.

    E' l che si concentrano i veri affari.

    Secondo il generale francese Francois Lecointre, lesercito maliano totalmente da ricostruire, inquanto non un esercito in s". Manca, prima di tutto, dellequipaggiamento: ''Armi, veicoli, mezzi per letrasmissioni", prosegue il generale, comandante della missione di addestramento dell'Ue (Eutm), che dal2 aprile prossimo comincer la formazione del primo battaglione di truppe maliane. Perch " importanteche l'UE fornisca aiuti e assicuri la capacit di equipaggiare le unit che verranno formate.

    IL MERCATO SUDAMERICANO: UN PASSATO FLORIDO, UN FUTURO INCERTO

    Nei 14 anni della presidenza Chavez, il Venezuela ha sottoscritto con la Russia contratti per 26 miliardi didollari nei settori dell'energia e della difesa. Un rapporto privilegiato che dal 2001 - quando Putin e Chavez firmarono a Mosca il loro primo patto dicooperazione nella difesa - ha subito unaccelerazione nel 2006, a seguito dellembargo sulle armiimposto dagli Stati Uniti.

    Solamente tra il 2005 e il 2007, il paese sudamericano ha acquistato dalla Russia caccia Sukhoi,elicotteri da combattimento e circa 100 mila armi leggere per un valore complessivo di 4 miliardi di dollari(mentre dal 2006 arrivano dalla Cina fregate, aerei e veicoli armati).

    Altri 2,2 miliardi sono stati stanziati nel 2010, per lacquisto di 92 carri armati T-72, 240 mezziblindati, numerosi pezzi d'artiglieria e sistemi di difesa aerea S-300.

    Stando alle dichiarazioni ufficiali dei due paesi, la morte del presidente Hugo Chavez non fermer lacollaborazione tecnico-militare tra la Russia e il Venezuela, a partire dagli accordi per la costruzione difabbriche di armi nel paese.

    Tanto che, con un volume di acquisti pari a 3,2 miliardi di dollari, il Venezuela si appresta adiventare, entro il 2015, il secondo maggiore importatore di armi russe dopo l'India. Anche perch, in gioco, ci sono cinque miliardi di dollari relativi a ordini per la fornitura di armiprovenienti dalla Russia che, tuttavia, potrebbero essere messi in discussione a seconda del risultato cheuscir dalle urne nelle prossime elezioni per la scelta del successore di Chavez alla guida del paese.

    25 marzo 2013

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  • Armi. Sul commercio la Cina riduce il gap con gli Usa | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-sul-commercio-la-cina-riduce-il-gap-gli-usa[17/02/15 17:20:06]

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    Armi. Sul commercio la Cina riduce il gap con gli UsaMentre al quartier generale dell'Onu si cerca un accordo per una regolamentazione sulcommercio di armamenti che soddisfi standard internazionali, Pechino incrementa ilbudget della Difesa e rincorre gli Usa, alle prese con una pesante riduzione dellespese militari.

    di Andrea Camboni

    Nel luglio 2012, dopo quattro settimane di negoziati, la Conferenza Onu per lapprovazione di un Trattatosul commercio delle armi riusc solo ad impegnare 90 stati membri che firmarono congiuntamente undocumento per una risoluzione del problema nel minor tempo possibile.

    In quelloccasione Cina, Russia e Stati Uniti rinviarono uno storico accordo che avrebbe decretatounattenta regolamentazione al commercio delle armi.

    Anche se si ritenta in questi giorni nella sede newyorkese delle Nazioni Unite, a nulla sembra chepossano servire gli appelli dei 18 premi Nobel per la Pace che hanno scritto al presidente americanoBarack Obama perch sostenesse ladozione di un trattato pi forte.

    Gli equilibri geostrategici cambiano rapidamente e, allalba del 2013, il mondo dovr tornare a fare i conticon una corsa al riarmo senza precedenti, in perfetto stile Guerra Fredda.

    UNA FARFALLA BATTE LE ALI A PECHINO

    La Cina balza al quinto posto nella classifica dei paesi esportatori di armi, scavalcando la Gran Bretagnadallottava posizione precedentemente occupata da Pechino.

    In termini percentuali, la partecipazione cinese allexport mondiale di armi ancora lontana dalla doppiacifra. Solamente il 5% contro il 30% degli Usa, il 26% della Russia, il 7% della Germania e il 6% dellaFrancia.

    Tuttavia, quello che preoccupa i competitor che la precedono nella classifica stilata dal Sipri lincredibile aumento delle esportazioni di armamenti registrate in Cina dal 2008 al 2012: 162% inpi rispetto allo scorso quinquennio.

    Con la previsione di ulteriori incrementi di produzione e di vendita. Infatti, per il 2013, il governo cineseha intenzione di aumentare le spese militari del 10,7%, raggiungendo i 720 miliardi di yuan, dopo il+11,6% gi segnato nel 2012.

    Il fatto che la Cina si stia affermando come un importante fornitore di armi a un crescentenumero di paesi importanti, come ha commentato Paul Holtom, direttore del programma suitrasferimenti di armi del Sipri, crea un effetto farfalladalle conseguenze notevoli, maimprevedibili.

    Pechino infatti vende al Pakistan il 55% delle armi prodotte, e di riflesso lIndia si colloca al primo postoassorbendo il 12% dell'import mondiale di armi.

    E A NEW YORK ARRIVA LA PIOGGIA INVECE DEL SOLE

    La doccia gelata per New York arriva da un rapporto dell'Istituto per gli studi strategici di Londra (IISS)

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  • Armi. Sul commercio la Cina riduce il gap con gli Usa | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-sul-commercio-la-cina-riduce-il-gap-gli-usa[17/02/15 17:20:06]

    sulla situazione militare globale.

    Secondo lo studio, entro il 2023-2025, la Cina potr competere con gli Stati Uniti in materia di armamentinel caso - come accaduto nell'ultimo decennio - il suo budget militare continuasse a crescere a un ritmoche tocca il 15% ogni anno.

    Gi raggiunto l'obiettivo di rappresentare la seconda potenza economica del mondo, Pechinopotrebbe presto diventare la prima anche in campo militare.

    Un primo risultato in questo senso stato gi centrato. Secondo l'ISS, infatti, i paesi asiatici hannosuperato nell'acquisto di armi quelli europei della Nato che, rispetto al 2006, hanno ridotto le spesemilitari dell'11%.

    Un trattato in grado di regolare il commercio di armamenti sarebbe, dunque, una vera minacciaper la supremazia statunitense.

    Per correre ai ripari e rimandare ulteriormente un accordo internazionale, gli Usa hanno praticamente giaffossato i negoziati con la scusa del Secondo emendamento.

    Il segretario di Stato americano, John Kerry aveva dichiarato nei giorni scorsi che un documento cheattenti al Secondo emendamento della Costituzione americana, quello che riconosce a ogni cittadino ildiritto di possedere un'arma non sar mai accettato dagli Usa, cos come verr respinto qualsiasitentativo di includere nel trattato clausole riguardanti le munizioni.

    Che, secondo il Dipartimento di Stato, sono fondamentalmente diverse dalle armi e la loroinclusione nel trattato comporterebbe una serie di difficolt pratiche.

    Gli Usa - ha proseguito Kerry - sosterranno un testo che regoli unicamente la questione delle armiconvenzionali, ma non uno che imponga nuove restrizioni sul mercato americano per quelle da fuoco, osugli esportatori americani.

    21 marzo 2013

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  • Armi nucleari tattiche. Gli Usa rispolverano l'arsenale europeo | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-nucleari-tattiche-gli-usa-rispolverano-larsenale[17/02/15 16:36:35]

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    Armi nucleari tattiche. Gli Usa rispolverano l'arsenaleeuropeo

    Emerge l'esistenza di un piano Usa per modificare 200 bombe atomiche a cadutalibera B61 in ordigni teleguidati da installare sui nuovi F35. Un programma da 11miliardi che comprende anche le 70 bombe presenti nelle basi militari italiane diAviano e Ghedi. Ma la Russia non ci sta.

    di Andrea Camboni Modificare i circa 200 ordigni nucleari B61 dislocati in Europa, trasformandoli in bombe teleguidate dainstallare sui cacciabombardieri F-35 di quinta generazione. E dire che si tratta del nuovo programma nell'ambito della Difesa su cui vuole investire il premioNobel per la Pace, Barack Obama. Il costo dell'intera operazione si aggira intorno agli 11 miliardi di dollari, di cui circa 10 necessari perprorogare la data di scadenza delle testate nucleari costruite durante la Guerra Fredda - e un miliardoper dotarle di alette stabilizzatrici. Washington minimizza la portata del piano, assicurando che non si tratta di un 'cambiamentosignificativo'. Tuttavia, le modifiche che si vorrebbero apportare determineranno un sostanziale incremento delladistruttivit degli ordigni nucleari tattici, che da bombe a caduta libera avrebbero nuova vita come bombe'intelligenti'. E questo alla faccia del graduale disarmo e della promessa di non dislocare nuove armi fatta dalpresidente degli Stati Uniti appena tre anni fa all'interno del Nuclear Posture Review, nel quale postulaval'intenzione del ritiro di circa 320 missili nucleari Cruise mare/terra Tomahawk. Liberare il mondo dalle armi nucleari non significa utilizzarle o implementarne l'efficacia.

    Dotate di alette di coda per essere teleguidate, le nuove bombe B61 Mk12 da 50 kilotoni ciascunasaranno trasportate protette dall'invisibilit ai radar dei caccia F35 di ultima generazione per colpire conprecisione uno specifico bersaglio.

    Un 'salto di qualit' che non pu che ostacolare il dialogo Nato-Russia sullo scudo antimissile. Non si fa attendere, infatti, la contromossa della Russia al programma di rinnovamento nucleare volutodalla Casa Bianca. Il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, ha annunciato l'apertura di una base aerea in Bielorussia, paesecon il quale Mosca condivide da diversi anni un sistema di difesa aerea, e dove saranno dislocati, allafine del 2013, un ufficio di comando militare e un gruppo di aerei da combattimento in stato di perenneallerta, quattro batterie di sistemi antimissile S-300-P entro il 2014 e, infine, l'anno successivo un interoreggimento dell'aeronautica.

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  • Armi nucleari tattiche. Gli Usa rispolverano l'arsenale europeo | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-nucleari-tattiche-gli-usa-rispolverano-larsenale[17/02/15 16:36:35]

    Una partita a scacchi sul campo europeo che coinvolge inevitabilmente anche l'Italia. Tra le duecento testate nucleari tattiche allocate in Belgio, Germania e Turchia ci sono anche i 70 ordigniatomici presenti nelle basi di Aviano, in Friuli, e Ghedi, in provincia di Brescia, oltre alle testate deimissili a bordo dei sottomarini d'attacco della sesta flotta con base a La Maddalena. Tuttavia, le 50 atomiche allocate nella base di Aviano e le altre 10-20 in quella di Ghedi Torre potrebbero avere un'importanza militare limitata per gli Usa. Anche se, come sottolinea all'Unit Hans Kristensen uno specialista del Natural Resources DefenseCouncil (NRDC), l'operazione di ammodernamento dello stock nucleare italiano potrebbe ottenere il vialibera da parte di Roma per un mero calcolo politico finalizzato ad acquisire un maggiore peso nellaNato, continuando a esercitare il ruolo di attore all'interno degli organi di pianificazione nuclearedell'Alleanza atlantica, e dunque del contesto europeo. Alle riflessioni politico-istituzionali si affiancherebbero inoltre motivazioni strategiche secondo le qualil'arsenale americano in Italia sarebbe diretto ad eventuali obiettivi mediorientali, come l'Iran. Un'ipotesi anticostituzionale secondo Emergency. "Come cittadini italiani si legge in una nota dell'organizzazione medico-umanitaria - crediamo checonsentire la presenza sul suolo italiano di 70 testate nucleari (non pi residuati bellici, ma armi pronteall'uso) violi lo spirito dell'articolo 11 della Costituzione Italiana, nonch lo spirito con cui l'Italia haratificato il Trattato di non proliferazione nucleare: vorremmo sapere che cosa ne pensano le nostreIstituzioni, il capo dello Stato, i parlamentari della Repubblica Italiana". Gli stessi - o quasi - che si sono ben guardati di informare l'opinione pubblica circa una taleeventualit. Gi nel febbraio del 2012, un'interrogazione parlamentare (Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n4-06745) evidenziava come le bombe nucleari dislocate in Europa fossero "tutte del tipo indicato dalPentagono come B 61, che non si presta ad essere montato su missili ma pu essere sganciato dacacciabombardieri". Ovvero i 90 velivoli Joint strike fighter (F-35) che andranno a sostituire i Tornado, gli AMX e gli AV-8 Bsenza che sia prospettabile un ritorno industriale per l'Italia proporzionale alla sua partecipazionefinanziaria, che nelle prime tre fasi del progetto ammonta a 1.942 milioni di dollari a cui vanno aggiunti glioltre 800 milioni di euro per la costruzione a Cameri, in provincia di Novara, della fabbrica FACO (Finalassembly and check out). Foto by Brigadier General Charles R.Davis, USAF [Public domain], via Wikimedia Commons 24 aprile 2013

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  • Armi. Il gioco della pace e della guerra | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-il-gioco-della-pace-e-della-guerra[17/02/15 16:31:50]

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    Armi. Il gioco della pace e della guerraUltimo giorno di negoziati per trovare l'accordo su un trattato che regoli il commerciointernazionale di armi convenzionali. Per il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ilfallimento della conferenza sarebbe una vergogna. Intanto, fuori dal palazzo, si giocaalla "guerra totale".

    di Andrea Camboni

    DENTRO IL PALAZZO DI VETRO...

    Dal 18 al 28 marzo, i leader dei paesi membri si sono riuniti a New York per riprendere i negoziati per lastesura del Trattato Onu sul commercio delle armi.

    L'ultima bozza di testo sul tavolo della presidenza non risolve i molti lati oscuri che ancora gravano sullamateria a causa dell'assenza di norme giuridiche vincolanti e comuni.

    Per il momento, restano fuori dal trattato la compravendita di munizioni e di componenti di armi, masoprattutto non viene sciolto il nodo dell'estrema discrezionalit in virt della quale i paesi esportatoripossono valutare liberamente l'opportunit dell'esportazione stessa.

    In sostanza, viene mortificata quella regola d'oro che imponeva restrizioni al trasferimento diarmi nei paesi dove queste vengono usate contro la popolazione civile, in aperta violazione deidiritti umani e delle norme concordate a livello internazionale umanitario.

    Dure le critiche provenienti dagli attivisti di ControlArms. Per i sostenitori della campagna creata daAmnesty International nel 2003, il testo - che non comprende i droni - risulta troppo sbilanciato in favoredei maggiori esportatori di armamenti, che continuano ad opporre resistenza sulla trasparenza degli atti esull'inclusione degli accordi di cooperazione in materia di difesa.

    FUORI DAL PALAZZO DI VETRO...

    Mentre i rappresentanti dei 193 Stati membri dell'Onu siedono intorno a un tavolo nel tentativo diraggiungere un compromesso sulle restrizioni al commercio di armi, i maggiori paesi esportatori giocanoalla guerra in un girotondo di affari pari a 1.740 miliardi di dollari, il 2,5% del Prodotto Interno Lordo delpianeta.

    Simulando uno scenario di guerra totale, le esercitazioni e le manovre militari sono funzionaliall'incremento dei commerci, rappresentando una vera e propria vetrina per attirare compratori einvestitori.

    Tra il 17 e il 21 febbraio, la Russia avvia esercitazioni con il trasporto di armi nucleari strategiche etattiche pi vicino all'Europa occidentale.

    Impegnati centinaia di elementi, 7.000 truppe e 48 aerei. Queste manovre, le pi imponenti degli ultimi20 anni, hanno seguito altre due esercitazioni con i bombardieri strategici: la prima ha previsto il sorvoloattorno all'isola statunitense di Guam con due bombardieri Tu-95. La seconda, tra giugno e luglio 2012, ilbombardamento simulato di Alaska e California eseguito da Tu-95s.

    Il 26 febbraio, in relazione al contenzioso Falklands-Malvinas. Buenos Aires accusa Londra di averinviato nell'area sommergibili in grado di trasportare armamenti nucleari, violando cos gli accordi didenuclearizzazione vigenti, come il Trattato internazionale di Tlatelolco del 1969.

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  • Armi. Il gioco della pace e della guerra | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/armi-il-gioco-della-pace-e-della-guerra[17/02/15 16:31:50]

    A fine febbraio si registrano nuove manovre militari per Pyongyang, con l'obiettivo di testare lecapacit dell'esercito nel portare avanti una vera guerra.

    La Corea del Nord simula gli effetti di una vera e proprio guerra attraverso una interminabile pioggia digranate lanciate verso ipotetiche postazioni nemiche, scuotendo il cielo e la terra. Tutto stato avvoltodalle fiamme, ha riferito l'agenzia ufficiale Kcna.

    Il 28 febbraio, tre unit della Marina militare cinese sono entrate nelle acque territoriali delle isoleSenkaku, territorio giapponese ma la cui sovranit rivendicata dalla Cina.

    Queste tensioni hanno fatto s che Tokyo autorizzasse per la prima volta da 11 anni un aumentodelle spese militari per 440 milioni di dollari, innalzando anche il numero degli effettivi delle forzedi Difesa di 287 unit.

    Per la protezione delle Senkaku, il Giappone costituir una task force speciale formata da 600 effettivi,che comprender due portaelicotteri e dieci nuove unit (di cui quattro gi in costruzione) da milletonnellate.

    Nel frattempo, la Cina ha firmato un accordo con la Russia per l'acquisto di 24 aerei dacombattimento e quattro sottomarini, la commessa pi importante degli ultimi dieci anni.

    L'ordine riguarda 24 caccia Sukhoi Su-35 e quattro sottomarini di classe Amur, di cui due verrannocostruiti in Russia e due in Cina. Sono in corso trattative anche su sistemi missilistici russi S-400, aereida trasporto militare Ilyushin IL-476, aerei da rifornimento IL-78 e motori aeronautici Saturn 117S.

    Oltre a questo, l'intelligence statunitense rivela che la Cina possiede nuovi aerei da combattimento senzaequipaggio e un numero sempre maggiore di droni, gi utilizzati per operazioni di sorvolo e ricognizionisulle contese isole Senaku.

    1 marzo. A Itaguai, nello Stato di Rio de Janeiro, viene inaugurata una fabbrica per la costruzionedel primo sottomarino nucleare brasiliano in collaborazione con la Francia.

    Il progetto fa parte di un programma di sviluppo di sottomarini annunciato nel 2008 il cui valore tocca i 6miliardi di euro. Oltre a quello a propulsione nucleare, il Brasile ha previsto la costruzione di quattrosottomarini Scorpene convenzionali.

    Sempre a marzo, il Brasile avvier le trattative con la Russia per l'acquisto di batterie di missili terra-aria.I due paesi sono impegnati per lo sviluppo congiunto di nuovi prodotti difensivi e per la partecipazione dicompagnie brasiliane per la difesa nel processo produttivo con trasferimento di tecnologia completo edefficace.

    Il 7 marzo si conclusa l'esercitazione della Nato, Proud Manta 2013, che ha coinvolto le Marinedi 10 paesi dell'Alleanza Atlantica. Durata 10 giorni, aveva l'obiettivo di incrementare il livellooperativo nel settore della lotta anti-sommergibile, impiegando mezzi aerei, di superficie esommergibili.

    Il resoconto dellultima missione di addestramento: Uno scenario di guerra totale. Tre giorni in cui ilcaccia italiano Durand De La Penne e la fregata francese Jan de Vien hanno contrastato la minacciasubacquea derivante dalla presenza in area di due sommergibili, l'italiano Scir e lo spagnolo Galerna.Tutto reso ancora pi arduo dalla presenza di 3 navi militari ostili - la fregata tedesca Emden, larifornitrice francese Meuse e il caccia americano Barry - che hanno tentato in tutti i modi di ostacolare leoperazioni navali franco-italiane.

    Dal'11 marzo al 5 aprile, quattrocento marines statunitensi saranno in Georgia per partecipare aesercitazioni militari nell'ambito di addestramenti congiunti denominati Combat Spirit-2013.

    Dall'11 al 21 marzo sono scattate le esercitazioni tra Washington e Seul. Key Resolve, nome in codicedell'operazione, inserita nel pi ampio piano denominato Foal Eagle, ha coinvolto 10.000 soldati dellaCorea del Sud e 3.000 americani, una portaerei e diversi supercaccia, tra cui gli F-22 Stealth e ibombardieri B-52.

    Dal 18 al 28 marzo, poi, i leader dei paesi membri si sono riuniti a New York per riprendere i negoziati estendere un trattato Onu sul commercio delle armi.

    28 marzo 2013

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  • F-35. Salva la Lockheed, che decolla in borsa | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimentiarmi/f-35-salva-la-lockheed-che-decolla-borsa[17/02/15 20:11:34]

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    F-35. Salva la Lockheed, che decolla in borsaL'F-35 viene sviluppato allinterno di un progetto internazionale guidato dalla statunitense LockheedMartin al quale partecipano Gran Bretagna, Italia, Olanda, Australia, Canada, Norvegia, Danimarca,Turchia, Israele e Giappone. Il progetto prevede la realizzazione di 2.443 esemplari per un costo di circa396 miliardi di dollari.

    di Andrea Camboni

    PER UN DOLLARO IN PI

    La domanda che ingenuamente ci siamo posti finora riguardava lutilit e lopportunit per lItalia diacquistare gli F-35 Joint Strike Fighter della Lockheed Martin. Irrilevante chiedersi in quale settore poterinvestire i miliardi risparmiati.

    La domanda che dovremmo porci adesso, per comprendere pienamente lo spreco di denaropubblico stimato in circa 40 miliardi per tutta la vita del progetto, quanto sia importante per latenuta finanziaria della Lockheed Martin la contrattualizzazione dei caccia multiruolo F-35.

    Il gigante statunitense degli armamenti si trova attualmente in una situazione economicamente delicata.

    Da una parte si temono fortemente i tagli automatici al bilancio federale Usa, che entreranno in vigore dalprimo marzo nel caso non si raggiungesse un accordo entro la fine di febbraio. Una sequestration cheper il settore Difesa significa 55 miliardi di dollari in meno.

    Dallaltra, la Lockheed Martin pu contare sull'impegno della Difesa Usa nella realizzazione delcacciabombardiere, il cui programma prevede costi di sviluppo stimati in 395,7 miliardi di dollari.

    A dicembre 2012, infatti, la Lockheed ha siglato un accordo con il Pentagono relativo al quinto lotto degliaerei, con la previsione di contrattualizzare altri due lotti entro giugno 2013.

    Lazienda del Maryland, in virt di questi contratti, ha previsto di consegnare 36 esemplari di F-35 nelcorso del 2013 oppure, in alternativa, di incrementarne la vendita del 20% rispetto al 2012.

    Profitti che nel 2013 farebbero schizzare le quotazioni dellazienda al valore record di 9,10 dollariad azione. Quotazione che, nellanno in corso, senza le commesse per gli F-35 scenderebbe -secondo gli analisti finanziari - intorno ad una media di 8,28 dollari per azione.

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  • F-35. Salva la Lockheed, che decolla in borsa | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimentiarmi/f-35-salva-la-lockheed-che-decolla-borsa[17/02/15 20:11:34]

    ITALIANI, POPOLO DI AVIATORI

    Per il momento, lItalia ha ordinato, senza tuttavia procedere alla contrattualizzazione, sei F-35.

    Complessivamente ha in programma di acquistare 60 esemplari del modello A a decollo eatterraggio convenzionale, per un costo di 14,8 miliardi di euro; e 30 esemplari del modello B adecollo corto e atterraggio verticale.

    La partecipazione italiana al progetto prende il via il 23 dicembre 1998, sotto il governo di centro-sinistrapresieduto da Massimo DAlema, con la firma di una dichiarazione d'intenti volta ad avviare una fasepreliminare e di studio per la costruzione di un velivolo unico per diverse specialit.

    Successivamente, nellottobre del 2001, a seguito della scelta della Lockheed Martin come aziendaattuatrice del programma, il progetto entra nella sua fase attuativa sotto il governo Berlusconi.

    Nel 2007, il sottosegretario alla Difesa Giovanni Lorenzo Forcieri (Pd), firma il programma di pre-industrializzazione che segna lavvio della fase di produzione degli F-35.

    Finora l'Italia ha investito 2,5 miliardi dollari nel programma, con un ritorno di 807 milioni didollari.

    l'Italia assembler nell'impianto Alenia-Aermacchi di Cameri i suoi 90 esemplari, oltre agli 85 velivoliprenotati dall'Olanda, mentre gi in corso il montaggio delle ali degli F-35 destinati agli Usa.

    A luglio 2013, nei cantieri di Cameri, si dar il via allassemblaggio del primo esemplare italiano, la cuiconsegna prevista nel 2015 finch, una volta a regime, lAlenia-Aermacchi garantir la produzione didue cacciabombardieri al mese.

    Eppure lItalia non ha ancora firmato nessun tipo di contratto relativo allacquisto di F-35.

    Toccher al prossimo Parlamento pronunciarsi sulla questione, con un parere vincolante previsto dallenorme approvate con la riforma dei sistemi d'arma.

    11 febbraio 2013

    Successivamente, nell

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  • Arms Trade Treaty. La soluzione impossibile | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/arms-trade-treaty-la-soluzione-impossibile[17/02/15 20:33:33]

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    Arms Trade Treaty. La soluzione impossibileIl Trattato sul commercio delle armi nasce sotto una cattiva stella. Tra interessi nazionali, superficialit econtraddizioni, il cammino verso una regolamentazione del settore ancora in salita. Il caso libico e ilparadosso somalo.

    di Andrea Camboni

    La seconda conferenza sull'Arms Trade Treaty, in programma fino al 28 marzo presso le Nazioni Unitedi New York, comincia in salita.

    I negoziati ripartono dalla bozza di trattato uscita dall'ultima conferenza del luglio 2012. In realt untentativo risolto in un sostanziale nulla di fatto.

    Perch quel testo - come denunciano le Ong Oxfam e Saferworld continua ad essere viziatodalla troppa superficialit con la quale stato elaborato.

    Nella bozza, infatti, non vengono presi in considerazione numerosi aspetti che, se lasciati cadere neldimenticatoio, produrrebbero un trattato inefficace.

    Assenza di riferimenti sulle donazioni e sui trasferimenti di armi nel quadro degli accordi dicooperazione militare; mancanza di una previsione per la registrazione obbligatoria dei mediatorinei paesi esportatori e di una sanzione in caso di mancata osservanza.

    E ancora, assenza di una regolazione del mercato delle munizioni che, da solo, pu contare ogni annosu un fatturato di 4,3 miliardi di dollari, cos come sulla vendita dei pezzi di ricambio e degliequipaggiamenti per la sicurezza e le forze di polizia.

    Su questo ultimo aspetto, ad esempio, si inserisce la risoluzione del Consiglio di Sicurezzadell'Onu che, approvata all'unanimit il 14 marzo scorso, prevede una riduzione dell'embargosulle armi imposto alla Libia nel 2011.

    Via libera, dunque, agli equipaggiamenti militari 'non letali' destinati esclusivamente ad interventi dicarattere umanitario o per il mantenimento della sicurezza da parte delle autorit libiche.

    Una decisione incomprensibile, visto che nello stesso documento i membri del Consiglio esprimonograve preoccupazione per le notizie di continue rappresaglie, detenzioni arbitrarie, maltrattamenti etorture.

    La richiesta di revocare l'embargo, partita dal (o suggerita al) premier libico Ali Zeidan, hascatenato gli appetiti delle agenzie governative per il commercio delle potenze europee,innescando una corsa per accaparrarsi le commesse milionarie che la Libia pronta a mettere inpalio per la ricostruzione delle sue forze armate dopo la guerra civile.

    La Royal Navy britannica, che non assolutamente intenzionata a lasciare tutta la torta alla Francia eall'Italia, ha deciso di inviare ad aprile una fregata sulla quale viaggeranno diverse e non meglio precisatecompagnie che si occupano di armamenti.

    In questo tour promozionale, Londra ha assicurato che non saranno proposte ai libici armi ma solamenteattrezzature per la sicurezza, piccole imbarcazioni e uniformi.

    Quella dell'Arms Trade Treaty una negoziazione certamente nata sotto una cattiva stella.

    Anche perch, tra i 193 paesi membri delle Nazioni Unite che cercheranno di trovare l'accordo, si sonosviluppate due diverse mozioni che difficilmente potranno essere oggetto di una mediazione.

    Da una parte, 106 paesi (tra i quali Austria, Belgio, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Messico,Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Spagna, Sudafrica, Svizzera, Turchia) hanno firmato un

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  • Arms Trade Treaty. La soluzione impossibile | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/arms-trade-treaty-la-soluzione-impossibile[17/02/15 20:33:33]

    documento che prevede un rafforzamento del trattato, nel segno della legalit internazionale, dellatrasparenza e della chiarezza, attraverso l'inclusione del mercato delle munizioni, di una prevenzionedelle triangolazioni e di criteri di monitoraggio.

    Dall'altra, un documento separato, presentato dall'ambasciatore francese Jean-Hugues Simon-Michel a nome di Cina, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Russia, punta all'approvazione di untrattato i cui standard siano subordinati alle singole sovranit nazionali in materia di esportazionidi armi.

    Una spaccatura che rischia di vanificare i lavori del palazzo di vetro. Infatti, come sottolineato daAmnesty International, la bozza del luglio 2012 prevede l'entrata in vigore di un eventuale trattato dopo laratifica di 65 paesi membri, senza tuttavia che sussista alcun criterio qualitativo, fondamentale alla lucedelle attuali divisioni.

    Perch proprio Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia - ricorda Amnesty - sonoresponsabili di oltre la met dei circa 100 miliardi di dollari derivati dal commercio di armiconvenzionali e, rebus sic stantibus, non sarebbero sottoposti ad alcuna sanzione in caso dimancata osservanza.

    L'assenza di regole nel commercio internazionale delle armi inspiegabile - ha detto il segretariogenerale dell'Onu Ban Ki-moon all'apertura dei lavori, sottolineando che 'la violenza armata ogni annouccide mezzo milione di persone.

    Pi precisamente - ricordano Oxfam e Saferworld dall'interruzione dei negoziati nel luglio 2012,oltre 325mila persone hanno perso la vita a causa di scontri armati.

    Evidentemente, la Somalia non contribuiva abbastanza all'incremento di queste statistiche di morte.

    Il 28 febbraio scorso, infatti, il Consiglio di sicurezza dell'Onu aveva prospettato un allentamentodell'embargo sulle armi imposto alla Somalia nel 1992.

    Il 6 marzo 2013, ancora una volta con voto unanime, i 15 del Consiglio hanno allentato l'embargosulle armi leggere per un periodo di 12 mesi. L'intento ufficiale a monte di questa decisione ilrafforzamento del nuovo governo somalo, con l'obiettivo di facilitare la lotta di Mogadiscio controi ribelli di al Shabaab.

    Continuano invece ad essere sottoposti a embargo i missili terra-aria, gli obici, i cannoni, i mortai, le armianti-carro, le mine e le strumentazioni per la visione notturna.

    Consiglio ai ribelli islamici: attaccare con il buio.

    20 marzo 2013

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  • Arms Trade Treaty. Testo approvato, ora la ratifica | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/arms-trade-treaty-testo-approvato-ora-la-ratifica[17/02/15 21:18:00]

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    Arms Trade Treaty. Testo approvato, ora la ratificaCon una votazione a maggioranza, passa all'Assemblea Onu il Trattato internazionalesul commercio delle armi. La prossima tappa a giugno, quando ai paesi membrisar chiesto di ratificare la risoluzione. I conflitti in corso e le tensioni internazionalitengono tuttavia ancora aperta la partita.

    di Andrea Camboni

    La firma arrivata. L'Assemblea generale dell'Onu ha votato il primo Trattato internazionale sulcommercio delle armi convenzionali dopo lo stop ai negoziati imposto la scorsa settimana da Iran, NordCorea e Siria.

    Fallita l'adozione all'unanimit durante il round di trattative, la risoluzione - che entrer in vigoredal prossimo giugno - passata con 154 voti a favore, tre contrari e 23 astenuti.

    Siria, Iran e Nord Corea non hanno deluso le aspettative e hanno votato contro, mentre tra gliastenuti figurano Russia, Cuba, Venezuela, Bolivia, Cina, India, Sudan e Indonesia.

    La posizione di Mosca, storico alleato di Damasco, rimarca la disapprovazione per un trattato chenon proibisce la fornitura di armi a entit non statuali.

    Una linea fortemente sostenuta dall'ambasciatore siriano all'Onu, Bashar Jaafari, che ha motivato ladecisione di negare il consenso al Trattato, sottolineando di aver gi espresso la richiesta che il testofosse pi esplicito sulle forniture di armi a "terroristi" e a "gruppi non statuali". SE IL CONFLITTO SIRIANO DIVENTA UN LABORATORIO DOVE 'TESTARE' IL TRATTATO

    Appena pochi giorni fa, il 30 marzo, il sito web in lingua inglese della tv satellitare al-Arabiya, citando unafonte delle opposizioni siriane, riferiva di un'imbarcazione siriana, registrata in Libano ma battentebandiera della Tanzania, che stava attraversando il Canale di Suez, con a bordo "un carico di 8.500tonnellate di armi e missili terra-terra dall'Iran destinati al regime di Damasco".

    Contestualmente, il quotidiano filo-governativo al Watan, ricordava l'azione statunitense a sostegno deiterroristi nel tentativo di creare una zona cuscinetto confinante con Israele e l'esercito di occupazione(israeliano) attraverso l'invio di armi dalla Croazia (principalmente pistole 60 millimetri e lanciarazzi).

    Da parte sua, il quotidiano croato Jutarnji List parlava di circa tre mila tonnellate di armi emunizioni trasportate con 75 voli". Armi acquistate dai governi arabi grazie all'intermediazionedell'intelligence Usa.

    Una stima prudente ribadiva Hugh Griffiths, dell'International Peace research institute di Stoccolma -potrebbe aggirarsi intorno alle 3.500 tonnellate di equipaggiamenti militari''.

    In quest'ottica, l'approvazione del documento sembra avere un puro valore simbolico.

    Appare invece fondamentale promuovere una campagna per la ratifica del trattato, che verr aperto allafirma il prossimo 3 giugno, a New York, dove entrer in vigore con il favore di almeno cinquanta paesi.

    L'attenzione si sposta quindi sugli Stati Uniti, ai quali gli attivisti di Amnesty International chiedono difirmare la risoluzione per primi, vincendo le resistenze della lobby dei produttori di armi.

    3 aprile 2013

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  • Fermate quegli F-35: ecco l'appello della rete pacifista | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    Fermate quegli F-35: ecco l'appello della rete pacifistaNel 2015 i Joint Strike Fighter F-35 saranno "combat ready". La campagna "Taglia le ali alle armi" chiededi fermare il programma da 52 miliardi di euro per la produzione di caccia. Subito.

    Sono i numeri a parlare: 158 deputati - SeL e M5S al completo - oltre a 13 parlamentari del Pd, hannopresentato una mozione con la quale si chiede al governo di cancellare il programma di acquisto di 90 F-35, destinando i 14 miliardi di euro necessari ai fondi per la tutela del territorio, all'apertura di nuovi asilinido e ad investimenti pubblici in generale.

    Un atto dovuto - spiegano i promotori della mozione nel "rispetto del principio costituzionale che vietaal nostro paese atti di guerra" e del Trattato di non proliferazione nucleare, visto che per i velivoli JointStrike Fighter F-35 stata prevista la possibilit di essere dotati di armamenti nucleari.

    Sostituzione di 256 vecchi Tornado con 90 nuovi aerei per un impegno di spesa pari a 13 miliardie 16 miliardi di ricavi: la Difesa del ministro Mario Mauro.

    Occupazione e sviluppo economico sono, invece, le bandierine agitate dal capo di Stato maggioredell'Aeronautica militare, il generale Pasquale Preziosa.

    I vertici della Lockheed Martin, che Preziosa ha incontrato l'11 giugno scorso, hanno fatto intendere diguardare a Cameri come al possibile hub per la manutenzione dei circa 500 F-35 orbitanti nel mercatodell'Europa allargata.

    Intanto a Roma che il 24 e il 25 giugno prossimi la questione degli F-35 approder alla camera deiDeputati.

    Per ricordare alle forze politiche attualmente in Parlamento le promesse rilanciate sul programmadegli aerei di quinta generazione, nove personalit della cultura, della rete pacifista e del mondodell'informazione (Luigi Ciotti, Riccardo Iacona, Chiara Ingrao, Gad Lerner, Savino Pezzotta,Roberto Saviano, Cecilia Strada, Umberto Veronesi, Alex Zanotelli) hanno lanciato un appello alParlamento: "Cancellate il programma d'acquisto degli F35".

    "Ci troviamo di fronte a un passo importante per far sentire con forza ai nostri deputati come sia davveronecessario che il Parlamento riprenda in carico questo tema", afferma Francesco Vignarca, coordinatoredella Rete Disarmo.

    "Se vero infatti che oggi il governo, a seguito di tutti i passaggi di autorizzazione previsti dalla legge,a poter decidere autonomamente sull'acquisto dei caccia F-35, anche vero che la situazione moltocambiata dal 2009 (l'ultima volta che il Parlamento si espresse sulla questione, ndr) e nell'ottica delladifficile situazione del paese su pi fronti non si pu certo andare avanti come se nulla fosse cambiato",aggiunge.

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    13 Giugno 2013 di: Andrea Camboni

    Per Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, "gli F-35 fanno male agli italiani perchsottraggono preziose risorse che attendono disperatamente di essere utilizzate per combattere ladisoccupazione nel nostro paese. E fanno male alla nostra democrazia perch attorno a queste armi simuove un complesso reticolo di interessi politici, economici e militari che stanno inquinando e minando inprofondit le istituzioni del nostro paese. Per questo bene che il nuovo Parlamento si pronuncichiaramente".

    Il Parlamento - sottolinea Grazia Naletto, co-portavoce della campagna Sbilanciamoci! - ha un'ottimaoccasione per riavvicinarsi a un'ampia parte della popolazione, che sicuramente contro gli F-35. Nonpossiamo mantenere anche su un tema delicato come questo la grande distanza tra le richieste e leconvinzioni delle italiane e degli italiani e le scelte della nostra politica. In tal senso giudichiamopositivamente la presentazione di analoghi documenti per il no agli F-35 anche al Senato, auspicandoche a breve possa avvenire anche in questo ramo del Parlamento una discussione approfondita.

    Una discussione necessaria visto che lacquisto dei caccia F-35 verrebbe condotto e deciso sullabase di dati parziali e non corretti.

    Per i promotori della campagna, infatti, ricadute occupazionali e tecnologiche sono assolutamente falsatee non corrispondano a verit.

    Sulla spesa i dati del ministero della Difesa - che ha sempre cercato di abbassare i costi di acquisto deicaccia - si riferiscono a stime non aggiornate o a costi di sola produzione base, incapaci di dare contodelleffettiva spesa per le casse dello Stato di ogni singolo velivolo.

    Che secondo le stime della campagna "Taglia le ali alle armi" - avrebbe un costo medio peraereo di 120 milioni di euro (compreso lo sviluppo ma al netto di prevedibili aumenti).

    Anche sul ritorno occupazionale, il governo ha in un primo momento dichiarato che si sarebbero creati di10 mila nuovi posti di lavoro, salvo rettificare successivamente che i numeri avrebbero compreso anchelindotto, e sarebbero probabilmente derivati dallo spostamento degli occupati Eurofighter.

    Minore incertezza sul valore dell'alternativa.

    Con la spesa necessaria per un cacciabombardiere F35, che costa in media 130 milioni di euro, sipotrebbero costruire 387 asili nido con 11.610 famiglie beneficiarie e circa 3.500 nuovi posti dilavoro.

    Oppure 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere. O, ancora, sarebbe possibile creare 32.250borse di studio per gli studenti universitari, cos come si potrebbero mettere in sicurezza 258 scuoleitaliane (rispetto delle norme antincendio, antisismiche, idoneit statica), occupare 14.428 ragazzi nelservizio civile per un anno o 17.200 lavoratori precari coperti da indennit di disoccupazione.

    Ma anche aiutare 14.742 famiglie con disabili e anziani non autosufficienti attraverso i servizi diassistenza.

    Da oggi sar attivo sul sito della Rete Disarmo un meccanismo di pressione popolare sui deputati in vistadella discussione, prevista a fine mese, della mozione presentata alla Camera.

    Foto by U.S. Air Force photo (http://www.af.mil; exact source) [Public domain], via Wikimedia Commons

    Articoli Correlati: Armi e Medio Oriente: l'alleanza perfettaLItalia e le armi. Fermiamo quella naveEgitto. Armi invece di paroleEgitto. Il 'suk delle armi' e il business della pauraEgitto. Tutti pazzi per le armi libicheArmi. Sul commercio la Cina riduce il gap con gli UsaIraq. E tempo di investimenti, ma in armiAfghanistan. Ordigni inesplosi e vittime civili: scoppia la polemica Onu-IsafF-35 e propaganda: i nuovi dati da sbugiardareF-35. Salva la Lockheed, che decolla in borsaSalvi gli F-35. Il Parlamento dice 's' alla riforma delle Forze AmateCampagna contro gli F-35: "i dati del ministero non sono trasparenti"

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  • Un mondo in guerra. Per il Sipri iniziato il "ricollocamento" delle armi | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    Un mondo in guerra. Per il Sipri iniziato il"ricollocamento" delle armiLe spese militari registrano un incremento nelle aree in cui le tensioni sono tradizionalmente forti come ilMedio Oriente. Intanto, l'Italia vende alle forze aeree dell'Oman supporto logistico e aerei Eurofighter,frutto del principale programma di collaborazione europeo nel campo della Difesa.

    Le tensioni nella regione Asia-Pacifico

    Gli investimenti e le spese correnti dei governi di tutto il mondo hanno registrato un calo dello 0,5% nelcapitolo forze armate, ministeri della difesa, acquisizioni di armamenti.

    Tuttavia, il dato, emerso dalle analisi del Sipri, l'Istituto svedese che monitora landamento deibilanci pubblici in relazione alle spese militari, non deve essere interpretato nel senso di un realedecremento.

    Il report annuale rileva infatti una sensibile diminuzione dei fondi destinati all'acquisto delle armi da partedi molti paesi occidentali, ma contestualmente un incremento significativo da parte di Russia e Cina neicapitoli di spesa per gli armamenti.

    Si tratta di un vasto ricollocamento delle spese militari che si muove dai paesi del blocco occidentale pisviluppati a quelli delle regioni emergenti, dove acquisto, supporto logistico e tecnologia sono destinatiad aumentare nei prossimi anni.

    Anche in virt dellintensa cooperazione tra Mosca e Pechino in materia di sviluppo delletecnologie militari, che ha gi portato alla firma di una trentina di accordi bilaterali.

    Per la potenza cinese, l'incremento della spesa militare, che solamente nel 2012 aumentata dell'11,2%,superando i 100 miliardi di dollari, risponde alle "numerose e complicate minacce e sfide alla sicurezza"che gli Stati Uniti hanno fatto emergere con forza nella regione Asia-Pacifico dove - si legge ancora nel

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    libro bianco sulle forze armate diffuso il 16 aprile scorso dalla Difesa di Pechino - "alcuni paesi stannorafforzando le alleanze militari", anche attraverso "iniziative volte a evidenziare un'agenda militare e arafforzare il dispiegamento militare" nellarea.

    Non a caso - il rapporto del Sipri evidenzia su base regionale un aumento delle spese militari di Asia eOceania pari al 3,3% nel corso del 2012, con incrementi significativi riscontrati soprattutto in Vietnam,Indonesia, India e Corea del Nord, quest'ultima passata dagli 89,8 miliardi di won del 2011 ai 98,8 del2012.

    Minacce talmente credibili per Pechino da rivelare per la prima volta la consistenza delle sueunit militari.

    L'esercito cinese che - spiega il documento - chiamato a "tutelare la sovranit e la sicurezza nazionalesopra ogni cosa", composto da circa 850 mila soldati suddivisi in 18 corpi e sette aree di comando(Pechino, Nanchino, Chengdu, Guangzhou, Shenyang, Lanzhou e Jinan) oltre alcune divisioni operativeindipendenti.

    Raggiungono invece le 235 mila unit gli uomini della marina che rispondono a tre flotte (Beihai, Donghaie Nanhai), mentre fanno parte dellaviazione 398 mila uomini divisi in sette comandi militari, cui siaggiunge un corpo aviotrasportato.

    Unit operative di supporto, forze missilistiche convenzionali e nucleari compongono il nucleodella deterrenza strategica della seconda forza d'artiglieria.

    Ciononostante - rassicura Pechino, con un accenno alle questioni sulla sovranit territoriale sollevatedalla diatriba con il Giappone sulle isole Diaoyu/Senkaku - "non attaccheremo se non saremo attaccati;ma sicuramente contrattaccheremo se attaccati".

    Da parte sua la Russia interpreta militarmente le criticit della regione avviando lennesima esercitazionemilitari "su vasta scala", senza avvisare gli altri paesi della regione, con il rischio di riacutizzare letensioni con Ucraina e Georgia e i vicini europei, membri dell'Ue e della Nato, che condividono ilperimetro del Mar Nero con la Federazione Russa.

    Le operazioni sono state annunciate con lobiettivo di collaudare la prontezza di risposta e lacoesione fra le varie unit per rispondere ai desiderata di Putin che circa un anno fa avevaauspicato la trasformazione dellesercito russo in forze armate agili e di rapido impiego.

    Le manovre, scattate senza preavviso allalba dello scorso 28 marzo, hanno coinvolto 36 navi di stanza aSebastopoli, in Crimea e a Novorossisk, insieme a forze di intervento rapido, truppe aeree e unitspeciali dello Stato maggiore generale, 250 blindati, una ventina di aerei ed elicotteri militari e 50 batteriedi artiglieria.

    Africa e Medio Oriente Se in Africa del Nord, le spese militari sono cresciute del 7,8% nel 2012, nell'Africa Sib-saharianarisultano in ribasso del 3,2%. In Medio Oriente, il Sipri ha registrato un aumento pari all8,4% rispetto all'anno precedente, conpunte che toccano il 12% in Arabia Saudita. Introvabili i dati di Iran, Qatar, Siria ed Emirati Arabi uniti, mentre laumento maggiore stato riscontratoin Oman (+51%). Oman, che il 18 aprile scorso ha siglato un contratto con lAlenia Aermacchi, societ del gruppoFinmeccanica, per la fornitura dei componenti, sistemi e servizi di responsabilit per 12 EurofighterTyphoon, frutto del principale programma di collaborazione europeo nel campo della Difesa da 160 milaore di volo. Lordine, che era stato avanzato dallo Stato penisola arabica nel dicembre del 2012 per un valorecomplessivo di circa 170 milioni di euro, prevede un pacchetto di supporto logistico iniziale di cinque annirichiesto dalla Royal Air Force of Oman e la consegna dei primi Eurofighter alla forza aerea omanita nel

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    22 Aprile 2013 di: Andrea Camboni

    2017. Le componenti di responsabilit Alenia, che saranno realizzate a partire dal 2014, rappresentano il 719mo Eurofighter commissionato dalla societ italiana dalle forze aeree di Spagna Italia, Regno Unito,Germania, Arabia Saudita, Austria e appunto Oman. Tuttavia, nelle statistiche, l'Italia figura l'unico paese virtuoso tra i partner del G8 e del G20 aregistrare una flessione delle spese militari per gli armamenti, determinandone un crollo del 19%nel periodo 2003-2012 e del -5,2% su base annua nel 2012. Siamo un paese esportatore. Ovvero le armi le fabbrichiamo noi. E non c' da essere ottimisti se l'Italianel 2012 ha destinato alle spese militari l'1,7% del Pil, il 2,32% in meno rispetto all'anno precedente.

    22 aprile 2013

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  • Onu. Quando le armi non tacciono | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

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    Onu. Quando le armi non taccionoFallita l'approvazione per consenso si tenta il voto a maggioranza. Ma il monito dellaCorea del Nord, per un testo di compromesso facilmente aggirabile dai maggioriesportatori di armi, non sembra andare lontano dalla realt.

    di Andrea Camboni

    "Non c' accordo per l'adozione di questo testo". Il presidente della conferenza, l'australiano PeterWoolcott, certifica l'ennesimo fallimento della comunit internazionale nell'ambito dei negoziati sul Trattatoper il commercio delle armi, in discussione dal 2006.

    Il testo - stoppato al termine di due settimane di trattative - prevede la creazione di un sistema nazionaledi controllo del commercio di armi atto a monitorare le importazioni e le esportazioni imponendo ilrispetto di eventuali restrizioni.

    Ovvero, prevedendo il divieto - per i paesi che ratificano il documento di effettuare trasferimentidi armi convenzionali in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini control'umanit e crimini di guerra o, pi genericamente, nel caso l'esportazione possa minare lasicurezza globale.

    Sebbene gli standard internazionali che sostanziano il testo adottino come unit di misura il rispetto deidiritti umani, esso tuttavia non contempla il controllo dell'uso domestico delle armi affidandosi inveceall'approvazione di normative sul trasferimento delle armi e delle loro componenti da parte dei singolipaesi.

    Ne consegue che saranno i paesi stessi a valutare se il trasferimento di armamenti possa incidere sulcomplesso dei diritti umani nel paese di destinazione o implementare le dotazioni dei terroristi o dellacriminalit organizzata.

    IL "CONTRABBANDO IRANIANO"

    Questa volta sono stati Iran, Corea del Nord e Siria a mettersi di traverso impedendo il buon esito dellatrattativa. Provocando la profonda delusione di Ban Ki-Moon e l'ira francese, che per mezzo delportavoce del ministero degli Esteri, Philippe Lalliot, accusa i tre paesi di aver assunto un atteggiamentodi sfida e di provocazione rispetto alla comunit internazionale.

    "Infatti sottolinea Lalliot - questo blocco proviene da tre paesi - Iran, Corea del Nord e Siria -posti sotto regime sanzionatorio. Il testo - a suo avviso - minerebbe la loro capacit di difesa.

    Proprio ora che la Repubblica islamica cominciava ad affacciarsi nell'Oceano Pacifico. Attraversando lostretto di Malacca con la 24/a flotta delle sue forze navali che, dal 17 marzo, giorno del varo, Teheranpu contare sulla Jamaran II, un advanced destroyer da 94 metri di lunghezza per 11 dilarghezza, 1.400 tonnellate di stazza, 20 mila cavalli vapore per una velocit di 30 nodi, missili percolpire obiettivi in superficie e in aria, mitragliatrici da 40 e 76 millimetri, siluri, elicotteri, sistema daguerra elettronica. Oltre alla Kharg, che con i suoi 207 metri la pi grande porta-elicotteri di tuttal'Asia occidentale.

    Per l'Iran, la battaglia navale con Kazakhstan, Turkmenistan e Azerbaigian, Stati che rivendicanouna gestione congiunta del Mar Caspio e di riflesso dei suoi enormi bacini petroliferi, appenainiziata.

    L'altra motivazione che ha spinto l'Iran verso posizioni di netta contrariet al trattato rimanda ai 136dossier (+34,6% rispetto all'anno precedente) aperti dalle autorit tedesche per violazione delle leggidoganali e commerciali sulle armi.

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  • Onu. Quando le armi non tacciono | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/onu-quando-le-armi-non-tacciono[17/02/15 21:13:49]

    I tre quarti dei casi allo studio dell'Ufficio doganale tedesco riguardano, infatti, aziende iranianeimportatrici che cercano di nascondersi ai controlli commerciando in beni dual-use (utilizzabili per scopisia militari che civili). ULTIMA CHIAMATA

    Nell'ultimo giorno dei negoziati, la nuova posizione degli Stati Uniti ha aperto importanti spiragli per unapossibile intesa. Anche gli altri principali produttori di armi - Russia, Germania, Francia, Cina e RegnoUnito - sembrano finalmente pronti ad accettare l'accordo.

    La virata di Washington si espressa manifestamente in una dichiarazione congiunta con altri undiciStati, nella quale si sollecitava il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon a portare il trattatoin Assemblea il pi presto possibile per una rapida approvazione forse gi domani - del documentoper regolamentare la compravendita internazionale di armi con il voto favorevole dei due terzi di tutti i 193membri dell'organizzazione internazionale.

    Ipotesi al momento scartata dalla delegazione russa che non darebbe il proprio sostegno a untrattato che ignorasse le posizioni di una minoranza.

    Una presa di posizione che non smorza l'ottimismo del capo negoziatore britannico, Jo Adamson,convinto che il successo sia solo rinviato, e non di molto perch la maggior parte delle persone nelmondo vogliono delle regole e queste sono le voci che devono essere ascoltate".

    Una bozza rischiosa avverte tuttavia il vice ambasciatore della Corea del Nord, Ri Tong-Il - che puessere manipolata politicamente dai principali esportatori di armi.

    1 aprile 2013

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  • L'uranio del Niger e il colonialismo francese al tempo delle democrazie | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/luranio-del-niger-e-il-colonialismo-francese-al-tempo[17/02/15 20:22:55]

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    L'uranio del Niger e il colonialismo francese al tempodelle democrazieLa Francia importa dal Niger il 40% delluranio necessario per il funzionamento dei suoi reattorinucleari. Nel 2008, il colosso francese Areva ha ottenuto i diritti sul sito di Imouraren con uninvestimento di 1,2 miliardi di euro. Una partita con la quale Parigi si gioca il suo futuro energetico ela sua egemonia sullarea del Sahel.

    di Andrea Camboni Nei primi giorni del 2012, la Francia perde un'altra fetta del supermercato nigerino di uranio. Divorata dai cinesi che in quei giorni firmano con il Niger due accordi, il primo relativo all'avvio diuna cooperazione economica e tecnica, il secondo sull'aiuto alimentare di urgenza, chespiananola strada allo sfruttamento della risorsa da parte di Pechino. Un'ascesa, quella cinese, cominciata nel 2006, conla concessione di Tegguida, e proseguita nel 2007con la costituzione della societsino-nigerina Somina per lo sfruttamento del giacimento di Aziliknell'Agadez. E proprio da Azelik, lo scorso 30 ottobre, partito il primo carico di uranio destinato alla Cina, dopo chela produzione pilota nella miniera era stata avviata nel marzo 2011. I cinesi, che nel 2008 risultano essere i maggiori investitori nelle miniere di uranio del paese, hanno inprogramma di incrementare lestrazione ad Azilik, portando la produzione a 4-5mila tonnellate entro il2020.

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  • L'uranio del Niger e il colonialismo francese al tempo delle democrazie | Osservatorio Iraq - Medioriente e Nordafrica

    http://osservatorioiraq.it/approfondimenti/luranio-del-niger-e-il-colonialismo-francese-al-tempo[17/02/15 20:22:55]

    Un rollino di marcia che ha come obiettivo quello di pareggiare le 5mila tonnellate allanno diuranio che la societ francese Areva si garantita per 35 anni siglando, il 5 gennaio del 2009,unaccordo con il governo del Nigerper lo sfruttamento del giacimento di Imouraren (che prevedeanche un incremento del prezzo dellla materia prima del 50%) . Ma proprio sui progetti legati a questo grande giacimento che la Franciasembra restare indietro nelcambio di passo che il governo nigerino vuole imprimere allestrazione e al trattamento della risorsa. Il 14 gennaio 2013, infatti, trapela la notizia secondo la quale Areva ha acconsentito di pagare al Niger lasomma di 35 milioni di euro come compensazione per i ritardi accumulati in ordine al progetto dellaminiera di Imouraren, che puntava a raddoppiare lestrazione di uranio facendo del sito il secondoesportatore mondiale di combustibile nucleare. Un progetto di incremento massiccio, inizialmente previsto per il 2012, ma fatt