Orlando furioso 500 anni Cosa vedeva Ariosto quando ... · contesto nel quale il poema sarà...

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Orlando furioso 500 anni Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi Ferrara Palazzo dei Diamanti 24 settembre 2016 08 gennaio 2017

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Orlando furioso 500 anniCosa vedeva Ariostoquando chiudeva gli occhiFerraraPalazzo dei Diamanti 24 settembre 201608 gennaio 2017

COMITATO SCIENTIFICO

Andreas Beyer (Universität Basel) Francesca Borgo (Harvard University) Daniela Branca (Università di Bologna) Howard Burns (Scuola Normale Superiore di Pisa) Maria Cristina Cabani (Università degli Studi di Pisa)Marco Collareta (Università degli Studi di Pisa) Isabelle de Conihout (Parigi) Flora Dennis (Victoria & Albert Museum, Londra) Vincenzo Farinella (Università degli Studi di Pisa) Daniele Ferrara (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo)David Freedberg (Columbia University) Davide Gasparotto (The J. Paul Getty Museum, Los Angeles) Tina Matarrese (Università degli Studi di Ferrara) Bruno Racine (Bibliothèque nationale de France, Parigi) Olivier Renaudeau (Musée de l’Armée, Parigi) Giovanni Sassu (Musei Civici di Arte Antica, Ferrara)Barbara Savy (Università degli Studi di Padova)Ugo Soragni (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo)Paolo Trovato (Università degli Studi di Ferrara) Alessandra Villa (Université de Savoie)

DIREZIONE DELLA MOSTRA

Maria Luisa Pacelli (Direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara)

Barbara Guidi (Conservatore capo delle Gallerie d’arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara)

MOSTRA A CURA DI

Guido BeltraminiAdolfo Tura

Il punto di forza di questo progetto è la volontà di realizzare non una mostra di carattere documentario, ma una vera e propria mostra d’arte. Al contempo, l’intenzione non è quella di ripercorrere per l’ennesima volta la fortuna dell’Orlando furioso nelle arti figurative, una scelta che darebbe vita a una rassegna riconducibile solo in modo labile al testo ariostesco. Il fulcro della mostra è pertanto il poema: a partire dall’immaginario che vi è racchiuso, abbiamo scelto un certo numero di temi e ci siamo domandati come l’Ariosto li visualizzasse mentre scriveva. Detto altrimenti, ci siamo chiesti: cosa vedeva chiudendo gli occhi? Sebbene le sue fonti siano essenzialmente letterarie, anche le immagini devono aver affollato la sua mente. In certi casi è stato possibile individuare le opere o gli oggetti che Ariosto senz’altro conosceva, ma non ci si è limitati ad essi. Si è cercato di creare un repertorio di immagini selezionando quelle opere e quegli oggetti che Ariosto senz’altro conobbe, affiancandoli ad altri che, anche se non provatamente noti al poeta, sono coerenti con la tradizione figurativa che ha nutrito il suo immaginario.

GiorgioneRitratto di guerriero con scudiero, 1505-10Olio su tela, cm 90 x 73 Firenze, Galleria degli Uffizi

La scelta chiave è di inserire la prima edizione del poema a metà del percorso espositivo. Di conseguenza, tutta la prima parte della mostra è concepita come in attesa di Orlando. Quest’attesa si gioca su due registri differenti: da un lato il contesto nel quale il poema sarà ambientato, dall’altro l’immaginario ariostesco.

A) ASPETTANDO ORLANDO

La battaglia di Roncisvalle, c. 1450-75. Arazzo, cm 253,5 x 338,5 Londra, Victoria and Albert Museum

A1) La giostra e la battaglia

Il primo tema scelto per avvicinare da subito il visitatore all’immaginario ariostesco è quello della battaglia, da quella letteraria e leggendaria a quella reale, che Ariosto aveva conosciuto recandosi a Ravenna subito dopo gli scontri tra l’esercito francese

e la Lega Santa, vedendo coi suoi stessi occhi i cadaveri che coprivano il terreno. Ad evocare questo tema sarà una selezione di disegni, arazzi, manoscritti, miniature ed armi. A rappresentare la battaglia nel suo corrispettivo di combattimento ritualizzato della giostra e del torneo, temi ricorrenti nell’Orlando furioso, saranno inoltre una serie di oggetti diversi, tra i quali la sella da parata in avorio intarsiato di Ercole I d’Este.

Leonardo da Vinci Scena di battaglia, c. 1515 The Royal Collection, S.M. la Regina Elisabetta II

Sella con le armi di Ercole I d’Este, c. 1500 Avorio e cuoioModena, Galleria Estense

Romanzo arturiano,XIV secoloParigi, Bibliothèquenationale de France

Per raccontare la vita di corte dell’inizio del Cinquecento, sono stati selezionati opere e oggetti specifici, anteriori al 1516, che possano fungere da documento dell’epoca di Ariosto e, al tempo stesso, essere un rimando simbolico all’Orlando furioso. Pensiamo a opere come una raffigurazione della genealogia della famiglia Este e un ritratto di cortigiano di Bartolomeo Veneto abbigliato alla moda con un cappello che reca una spilla che sembra inspirata a due versi dell’Orlando innamorato di Boiardo, del quale Ariosto è solitamente ritenuto l’erede. Oggetti quali uno strumento musicale, una preziosa scacchiera e un manoscritto con una scena amena di vita cortese faranno comprendere come i romanzi cavallereschi non fossero soltanto dei racconti di battaglie, ma anche lo specchio di una vita elegante e raffinata nella quale i membri della corte amavano riflettersi.

A2) Vita cortigiana tra Ferrara e Mantova

Andrea MantegnaMinerva caccia i Vizi dal giardino delle Virtù, 1497-1502Tempera su tela, cm 160 x 192 Parigi, Musée du Louvre

Bartolomeo VenetoRitratto d’uomo, inizio XVI secoloOlio su tavola, cm 72,8 x 54,3 Cambridge, Fitzwilliam Museum

Guiron le courtois, XIV secoloParigi, Bibliothèque nationale de France

Giovanni d’Andrea VeroneseViola da braccio, c. 1511Vienna, Kunsthistorisches Museum

L’evocazione dei temi del meraviglioso e dell’esotico condurranno nuovamente il visitatore al centro dell’immaginario ariostesco. Non vi è dubbio, per esempio, che nel descrivere l’episodio di Angelica liberata da Ruggero, Ariosto avesse in mente il racconto di Perseo che libera Andromeda, episodio raccontato mirabilmente da Piero di Cosimo, pittore senz’altro noto al poeta. In questa sezione troverà posto anche l’esotico, la cui evocazione sarà affidata a oggetti diversi, come un mappamondo di origine catalana presente a Ferrara nei primi anni del XVI secolo, o il primo libro a caratteri arabi stampato a Fano nel 1514 (si vede bene, leggendo il Furioso, come la grafia araba affascinasse Ariosto).

A3) Il meraviglioso, l’esotico

Pietro di Cosimo La liberazione di Andromeda, 1510 Olio su tavola, cm 70 x 123 Firenze, Galleria degli Uffizi

Dosso Dossi Maga (Melissa?), 1518-20 Olio su tela, cm 170 x 172 Roma, Galleria Borghese

Horologium Modena, BibliotecaEstense

A4) L’immagine del cavaliere

L’immagine del cavaliere verrà restituita attraverso una serie di dipinti, disegni e manufatti riconducibili ad una tradizione iconografica familiare al poeta: dalle donne guerriere – già presenti nell’Orlando innamorato di Boiardo e che nel poema ariostesco acquistano un’importanza tutta particolare – all’effigie di san Giorgio, che a Ferrara incarnava l’idea stessa del cavaliere; dall’archetipo del Marte guerriero, rappresentato dal bassorilievo in marmo di Antonio Lombardo realizzato per Alfonso d’Este, all’immagine del cavaliere moderno realizzata da artisti coevi ad Ariosto e a lui certamente noti come, ad esempio, il “Gattamelata” di Giorgione.

Marco ZoppoBusto di donna guerrieraInchiostro su pergamena, cm 17,2 x 12 Londra, The British Museum

Cosmè TuraSan Giorgio e il drago, c. 1460-65 Olio su tavola, cm 21 x 13 Venezia, Fondazione Cini

Antonio Lombardo, Marte, 1525Marmo, cm 44,9 x 36,8 Modena, Galleria Estense

Scultore robbiano Scipione l’Africano, c. 1500 Terracotta invetriata, diametro cm 61Vienna, Kunsthistorisches Museum

B) ORLANDO IN SCENA

Ludovico AriostoOrlando furioso, 1516Londra, British Library

Al centro del percorso, il visitatore arriva finalmente all’oggetto feticcio attorno al quale si articola tutta la mostra: la prima edizione dell’Orlando furioso. La mostra permetterà al pubblico di “entrare” quanto più possibile nel poema. Per far ciò sono stati individuati due temi principali, veri motori del poema, la follia e il desiderio: a permettere al visitatore di visualizzarli saranno, ancora una volta, una selezione di manufatti, documenti e alcuni capolavori.

B1) La follia

Placchetta con il profilo di Leon Battista AlbertiBronzo, cm 3,6 x 2,7 Parigi, Bibliothèque nationale de France, Cabinet des médailles

Broeder GerhaertNaturkunde di HeinemannWolfenbüttel, Herzog August Bibliothek

Botticelli e bottegaVenere, 1485-90Olio su tavola trasportata su tela, cm 174x77Torino, Galleria Sabauda

Questo tema permette di immergere l’Orlando furioso nella cultura europea del primo quarto del Cinquecento. Come è stato rilevato più volte, la concezione della follia che si afferma nel poema presenta qualche similitudine con l’opera di Erasmo da Rotterdam. La follia di Orlando tuttavia non è una “follia medievale”, la concezione di Ariosto è, al contrario, tipicamente umanistica e deriva per alcuni aspetti essenziali dagli scritti di Leon Battista Alberti.

L’Orlando furioso è, in tutti i sensi, un poema sul desiderio, di cui quello di Orlando per Angelica può essere considerato l’emblema. A rappresentare questo concetto che pervade l’intera opera ariostesca sarà un’immagine pura ed esemplificativa della bellezza femminile che si offre alla contemplazione dell’osservatore. Accanto ad essa, alcuni oggetti simboleggeranno i temi della ricerca e dell’inseguimento.

B2) Il desiderio

Nel 1532, poco prima di morire, Ariosto pubblica una terza edizione dell’Orlando furioso. Si tratta di una revisione fondamentale sotto molti aspetti, non solo per la rivoluzione linguistica che la caratterizza (il passaggio da un italiano ancora impregnato di forme dialettali alla lingua toscana). L’intento è di mettere in scena la profonda trasformazione del testo, che riflette, a sua volta, i radicali cambiamenti, storici e culturali, avvenuti nella realtà. Molti temi sono necessari alla costruzione di questa sezione, per esempio il rovesciamento dello scenario politico nel nord Italia dopo la battaglia di Pavia del 1525. Il tema principale sarà, tuttavia, un altro. Colpisce il fatto che si debba attendere l’edizione del 1532 per trovare, al canto XXXIII, un elenco dei più grandi pittori contemporanei e immediatamente precedenti, da Mantegna a Sebastiano del Piombo a Tiziano. Questa sorta di inventario rifletteva una sensibilità figurativa che Ferrara, come nei centri culturali più avanzati della penisola, si stava rinnovando.

C) UN CAPOLAVORO IN TRASFORMAZIONE

Sebastiano del Piombo Ritratto di Andrea Doria, c. 1526Olio su tela, cm 128 x 80Genova, Galleria Doria Pamphilj

Una accurata selezione di opere di alcuni di questi artisti, da Giovanni Bellini a Raffaello, da Tiziano a Michelangelo, strettamente connesse con la storia della corte estense, sarà pertanto chiamata a testimoniare in mostra questo importante episodio di evoluzione del gusto verso la “maniera moderna”.

Copia da Michelangelo Leda e il cigno, dopo il 1530 Olio su tela, cm 105,4 x 141 Londra, The National Gallery

Michelangelo Studio per Testa di LedaSanguigna su carta, mm 354 x 269Firenze, Fondazione Casa Buonarroti

Tiziano Vecellio Il baccanale degli Andrii, c. 1523-26 Olio su tela, cm 175x193Madrid, Museo Nacional del Prado