Origini e breve storia della Massoneria

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Origini e breve storia della Massoneria MASSIMO MISèFARI ReSA SeMplIce e FORSe AttRAente

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Scopo di questo libretto è quello di fornire un semplice approccio a chi desidera conoscere la storia della Massoneria nei suoi caratteri generali, ed è indirizzato soprattutto a quei numerosi fratelli che non hanno il tempo né la voglia di affrontare la lettura di poderosi testi ma che tuttavia desiderano conoscere in sintesi la storia dell’Istituzione di cui fanno parte.

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Origini e breve storiadella Massoneria

MASSIMO MISèFARI

R e S A S e M p l I c e e F O R S e A t t R A e n t e

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Ai miei nipotini Massimo ed Alessandra

Il progresso umano è la nostra causa,

la libertà di pensiero il nostro supremo augurio,

la libertà di coscienza la nostra missione,

la garanzia di uguali diritti per tutti gli uomini

ovunque essi si trovino, la nostra ultima meta.

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© 2012 Iiriti EditoreVia Sbarre Superiori, 21 trav. privata89132 Reggio CalabriaTel. 0965.757780Fax 0965.757604

[email protected]

ISBN 978-88-6494-094-6

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Origini e breve storiadella Massoneria

MASSIMO MISèFARI

R e S A S e M p l I c e e F O R S e A t t R A e n t e

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Premessa

Scopo di questo libretto è quello di fornire un semplice approccio a chi desidera cono-

scere la storia della Massoneria nei suoi caratteri generali, ed è indirizzato soprattutto

a quei numerosi fratelli che non hanno il tempo né la voglia di affrontare la lettura di

poderosi testi ma che tuttavia desiderano conoscere in sintesi la storia dell’Istituzione

di cui fanno parte. Ho cercato di dare un’impostazione che fosse agevole da leggere

e che fosse più adeguata a sensibilizzare chi è più distratto. Ho cercato di fornire le

svariate ipotesi sulle origini ed ho affrontato la storia della Massoneria in Europa

trascurando volutamente la storia della Massoneria in Italia in quanto oggetto di una

successiva pubblicazione. Mi sono permesso anche di fare qualche considerazione del

tutto personale sulla fondazione della Gran Loggia di Londra e per questo mi scuso

con gli storici che mi auguro mi comprendano, ma la mia speranza è che questo lavoro

contribuisca a stimolare il lettore affinché approfondisca gli argomenti trattati.

Se ciò avverrà, allora avrò realizzato il mio principale obiettivo.

Desidero ringraziare, con grande riconoscenza l’Avv. Luigi Sessa, storico della Mas-

soneria, per i preziosi consigli ed i numerosi suggerimenti che mi ha dato.

MassiMo Misefari

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I termInI “LIbero muratore” e “LIbera muratorIa o massonerIa”

Quel pomeriggio di novembre, seduto al bar Le due torri della mia città assieme alla mia amica Lucia, già insegnante di matematica del liceo che ci aveva visti studenti in tempi piuttosto lontani, sorbivo un thè cal-do con dei biscotti mentre all’esterno lo scirocco la faceva da padrone.

Ad un tratto il suo sguardo si posò su un libretto che avevo in mano, il cui titolo era “Fichte: lettere ad un profano” che avevo scritto qualche tempo prima.

«Ti interessi anche di filosofia, Massimo?» mi chiese, «non precisamen-te» risposi, «questo libro tratta un aspetto particolare di Fichte cioè la sua Storia Massonica ed il suo modo di vedere la Massoneria.» «Mas-soneria?… tu sei un massone, Massimo?» mi chiese, ed io risposi «Sì, Lucia, sono massone e da molto tempo.» E lei «Ti confesso che per me è una sorpresa sentirti dire che tu sia massone, ma sono anche conten-ta perché questa può rivelarsi per me un’occasione molto interessante per saperne di più di questa Istituzione, per due motivi: il primo per quell’alone di mistero che la circonda ed il secondo perché da anni ho sempre desiderato conoscerla, avendone sentito parlare spesso e non sempre benevolmente, ma non ho mai avuto né la voglia né il tempo di affrontare letture di testi voluminosi: ti andrebbe di raccontarmi adesso in sintesi la sua origine e la sua storia?»

Quella richiesta era proprio stimolante, e sinceramente, fui molto sor-preso che proprio una donna l’avesse formulata, per cui risposi: «Vedi Lucia, non è semplice dare una risposta sintetica alla tua domanda tut-tavia se proprio lo desideri, cercherò di darti, anche se in forma breve, le migliori delucidazioni possibili sia sulle origini che sulla sua storia in Europa.»

Lucia aprì la borsetta, estrasse un blocco note, si munì di penna e disse: «Inizia pure, Massimo, ma consentimi di prendere qualche appunto…»

«OK» dissi. «Cominciamo col dire che “Massoneria” è un termine che potrebbe derivare da mazon riscontrato in un documento del 1165 in Inghilterra (Pipe Roll), oppure dal greco µασσω cioè impastare, ma in realtà è luogo comune ritenere che derivi da una locuzione ingle-se. Affronteremo questo argomento in modo approfondito più avanti, per ora accontentati di sapere che nel medioevo, in Inghilterra, esisteva

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un gruppo di muratori specializzati che lavoravano una speciale pietra indicata col termine “Freestone” tradotto in italiano con “Pietra Libera”: questi muratori venivano chiamati perciò “Freestonemasons” o “freemasons” letteralmente “Muratori della pietra libera”.

“Freemasons” viene tradotto in italiano con “Liberi muratori”, mentre l’associazione,costituita dai freemasons in un periodo successivo, vennne chiamata “Freemasonry” ovvero, letteralmente, “Libera Muratoria”, cosa diversa dalla “Masonry” che in inglese indica semplicemente la “Murato-ria” che è genericamente l’Arte del costruire.

In realtà, la “Muratoria” è l’ambiente naturale in cui ebbe a nascere ed a specificarsi, nell’avanzata seconda metà del XIV secolo, quella orga-nizzazione di cui vogliamo occuparci e che, descrittivamente, gli storici hanno denominato, appunto, “Libera Muratoria”, collegandone la deno-minazione alla “Pietra Libera”. Col tempo, i termini “Libera Muratoria” e “Muratoria” sono diventati, sia pure impropriamente, sinomi e, comun-que, quando si vuole parlare di “Libera Muratoria” si usa anche il termine “Massoneria”.

«Adesso», mi disse Lucia, «mi è chiaro il significato del termine Mas-soneria, continua col dirmi quali siano le sue origini.» «Certamente», risposi e lei di rimando, “benissimo, comincia pure …».

Presunte e fantasIose orIgInI mIsterIche deLLa massonerIa

«Avresti mai pensato, Lucia, che per qualcuno la Massoneria potesse avere origini addirittura in periodi precedenti alla civiltà degli Egizi?» le dissi e lei «dai, non prendermi in giro, Massimo! Non è possibile!», «Eppure, sappi che qualcuno dotato di grande fantasia, ha avanzato l’ipotesi che essa risalga al periodo dei Magi (o Maghi) di Persia vissuti, secondo la leggenda, ancor prima della civiltà Egizia. Questa strana ipotesi si basa sul fatto che per diventare Magi si doveva seguire un lun-go tirocinio dopo il quale si poteva avanzare di grado ed a questo punto, per ognuno dei gradi, gli si potevano rivelare i segreti.»

«Ma cosa c’entra questo con la Massoneria?» chiese Lucia ed io con-tinuai: «L’accostamento alla Massoneria è in rapporto alle modalità di svolgimento della cerimonia con cui veniva ammesso l’aspirante mago:

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infatti, spogliato dei metalli, lavato ed opportunamente vestito, cioè dopo una sorta di purificazione, veniva fatto scendere in un sotterraneo al buio, dove grida e rumori ne mettevano alla prova il coraggio. Dopo il superamento di questa prova, divenuto apprendista, veniva posto di fronte ad altre prove e se riusciva a superarle, veniva nominato “discepolo” e dopo un periodo di tempo abbastanza lungo diveniva Mago. Devo am-mettere, mia cara, che qualche aspetto di questa cerimonia è accostabile alla cerimonia di iniziazione Massonica, ma è semplicemente fuori luogo considerare che essa sia un’origine plausibile della Massoneria. »

«Infatti è un’ipotesi alquanto curiosa…», mi disse Lucia. «Effettivamente, si tratta solo di fantasia», risposi e lei di rimando, «Bene, ma dimmi, Mas-simo, la Massoneria moderna ha altri riferimenti nei riti dell’antichità?»

«Molti riti nella storia lontana dell’uomo presentano similitudini con il rito di iniziazione della Massoneria» risposi «ma ciò non significa che quest’ul-tima sia una loro derivazione. L’origine cosiddetta misterica della Masso-neria è una delle tante ipotesi e tra queste possiamo citare l’origine Egizia sviluppata nella seconda metà del XVIII secolo in Francia da Alexander Lenoir e J. B. Ragon ed in Germania da J. Schauberg e P. J. S.Vogel.

Devi infatti sapere, Lucia, che l’accostamento tra Massoneria e i riti Egizi, al contrario di quanto si possa pensare, è di epoca successiva alla formazione delle Logge Massoniche e fa capo all’abate Terrasson che nel 1721 si inventò una ritualità Egizia facendo riferimento al rituale del primo grado Massonico.»

«Come mai è venuta fuori questa ipotesi?», domandò Lucia, ed io: «Perché ci si riferì al culto di Iside, ai cui misteri si accedeva attraverso riti di iniziazione.»

«È forse conosciuto il rito di iniziazione del culto di Iside?», chiese Lu-cia ed io risposi: «Si! Conosciamo i particolari della cerimonia rituale dei Misteri Egizi da una stele ritrovata ad Abydos, in Egitto, risalente ai tempi di Sesostri III. È descritto infatti che il candidato dopo lavaggi di purificazione veniva sottoposto al rito di iniziazione che consisteva in una rappresentazione allegorica di morte e resurrezione. È questa un’al-legoria che si può riscontrare non solo nei riti di tipo Egizio, ma anche in quelli dell’Asia Minore ed è presente anche nella ritualità Massonica ma non per questo si può sostenere che il rito di iniziazione Egizio sia l’origine della Massoneria».

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«Interessante, amico mio, ma consentimi di farti un’altra domanda: vi è qualche relazione tra la Massoneria e gli antichi miti Orfici?» al che ri-sposi: «La tradizione greco-romana è spesso presente in Massoneria, (ad es. nei templi Massonici vi sono le statue di Minerva, Venere ed Ercole che rappresentano la Sapienza, la Bellezza e la Forza), ma, lo ripeto, ciò non vuol dire che la Massoneria derivi da questa tradizione.»

«Per esempio, la caratteristica dei misteri Eleusini è che gli adepti per poter acquisire la rinascita oltre la morte (nota la coincidenza con il rito Egi-zio) dopo aver indossato una pelle animale, dovevano scendere agli Inferi dove erano costretti a vagare in attesa di rinascere e di ritornare sulla ter-ra. Lo accostamento alla Massoneria è dovuto proprio al rituale eleusino di morte e rinascita dell’uomo, ma pur constatando una certa similitudi-ne con la ritualità Massonica dobbiamo ancora una volta sostenere che la sua origine non è certamente attribuibile ai misteri Orfici».

L’IPotesI PItagorIca

«Forse, tra le diverse ipotesi, la più vicina alla Massoneria attuale ed a cui essa fa spesso riferimento, ma che non è certamente l’origine, è la scuola pitagorica sorta a Crotone e fondata dal filosofo matematico Pi-tagora di Samo. La Massoneria ha recepito molto dalla sua simbologia, in particolare dai numeri e dalla geometria. Persino nelle Costituzioni della Massoneria moderna, il reverendo Anderson nel 1723 si riferisce alla Geometria e cita la tradizione pitagorica.

Come ben ricorderai, Pitagora nacque a Samo, dal tagliatore di pietre Mnesarco (strana coincidenza con i freemasons) e visse tra il 580 ed il 490 a.c. La struttura ed il funzionamento della sua Scuola pitagorica sono ben noti e, strano per quei tempi, a quella Scuola erano ammesse anche le donne. L’obiettivo dei pitagorici era l’elevazione morale dell’uomo per mezzo della rinunzia alle passioni terrene».

«Per favore, Massimo, vai piano… non riesco altrimenti a prendere ap-punti!» esclamò Lucia. «Ok», risposi sorbendo un sorso di thè e dandole il tempo di finire di scrivere.

«Per essere ammessi alla Scuola», ripresi a dire, «bisognava essere in possesso di un insieme di requisiti che una volta accertati, permettevano

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al candidato di essere inserito in una struttura con tre gradi: Uditori, Parlatori, Matematici. Per accedere al primo dei gradi, il candidato do-veva affrontare la prova della caverna, cioè doveva passare una notte in una caverna ed al buio. Una volta superata questa prova, veniva lasciato solo in una cella dove gli venivano posti alcuni quesiti cui doveva dare risposta ed infine veniva posto davanti ad altri discepoli che lo sottopo-nevano a insulti di vario tipo e sberleffi che ovviamente doveva saper sopportare senza manifestare alcuna reazione.

Superata quest’ultima prova, il candidato doveva osservare la disciplina del silenzio, cioè doveva solo ascoltare e dopo lunga riflessione, in silen-zio, poteva acquisire la conoscenza sulla base della propria convinzione personale. Gli uditori venivano rappresentati dalla musa del silenzio, una statua con il dito indice sulla bocca e devo dirti, Lucia, che in tutto que-sto si può effettivamente riconoscere un parallelismo con il primo dei gradi della Massoneria.»

«Quanto durava questo periodo di apprendistato?» mi chiese Lucia. «Du-rava dai due ai cinque anni,» risposi, «dopo di che il discepolo veniva ac-cettato al secondo grado, detto dei Parlatori e gli veniva concesso di parlare ed esprimere le proprie opinioni: solo nel grado dei Matematici si giungeva alla conoscenza vera e propria, appresa solo per trasmissione orale e con un simbolismo particolare. Nel grado di Matematici vi erano da superare un insieme di prove, prima di essere ammesso alla presenza del Maestro e poterlo vedere. A questo punto l’adepto veniva nominato “Perfetto o Compiuto” e, come in Massoneria, i Perfetti avevano dei segni particolari per riconoscersi tra loro nel grado. In conclusione devo riconoscere che la Massoneria ha attinto molto dalla scuola pitagorica che si riflette nei suoi aspetti esoterici e numerologici ma, come avrai potuto notare cara Lucia, la Scuola pitagorica non sembra proprio esserne l’origine.

L’IPotesI deLLe orIgInI rosacrucIane

«Spostandoci un po’ più avanti nel tempo, notiamo un’altra ipotesi in-teressante ed è quella che attribuisce l’origine della Massoneria ai Ro-sacroce», dissi.

«Che strano nome… Chi sarebbero costoro?» mi chiese Lucia ed io risposi: «Ascolta questa curiosa storia e capirai …»

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«In Germania, nel 1614, un certo Johann Valentinus Andreae, nato nel 1576 e nipote di Jacob rettore dell’Università di Tubinga, fece stampare a Francoforte sull’Oder un libretto dal titolo lunghissimo che riassumo in “Fama Fraternitatis Rosae-Crucis…”. Dopo un paio di anni, scrisse anche un romanzo prettamente allegorico dal titolo “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”: cercherò di riassumere la trama di questo romanzo, considerata la sua importanza relativa all’accosta-mento alla Massoneria.» Il protagonista, di nome Christian, povero in canna, entrò in convento dal quale uscì a 16 anni per intraprendere un viaggio sino a Gerusalemme, ma durante il tragitto, una serie di avve-nimenti lo portarono in Marocco, Egitto ed Arabia ed imparò sia l’arte medica che le scienze. Quando rientrò in Germania, ritornò presso il convento che lo vide fanciullo e creò, assieme a tre fratelli, una con-fraternita, la Dimora del Santo Spirito, legata da segreto e fedeltà recipro-ca. La confraternita, rinominata Rosacroce, acquisì altri quattro fratelli che si sparsero nel mondo con l’impegno di riunirsi una volta l’anno. Christian, ci racconta Andreae, morì nel 1448 ma la sua tomba rimase occulta per centoventi anni ed alla fine venne trovata dai confratelli che scoprirono in essa vari oggetti, il corpo incorrotto del fondatore ed un libro in pergamena scritto con caratteri d’oro, nel quale era celato il segreto della confraternita.»

«Non vedo nulla di misterioso, né di iniziatico in questa storia, Massi-mo…» mi disse Lucia, ed io: «Giusto. Ma, in verità, nel romanzo veni-va evidenziata l’idea, per quei tempi, a dir poco, rivoluzionaria, di un gruppo di persone illuminate che attraverso la conoscenza dei processi alchemici e dell’ermetismo, (ecco il segreto dei Rosacroce) era in grado di controllare la natura nei suoi aspetti spirituali intrinseci al fine di rinnovare l’uomo che, forte del sentimento di giustizia e di una mora-le ritrovata, avrebbe dovuto eliminare ogni forma di corruzione nella società: da più parti è ritenuto che queste idee, rivoluzionarie per quei tempi, siano state assorbite dalla Istituzione massonica.

Wittermans sostiene che il pensiero rosacrociano, che si sviluppò inizial-mente in Germania e Francia, si realizzò in un’associazione che aveva in Inghilterra tra i suoi membri anche Sir Francis Bacon, iniziato da Robert Fludd.

I Rosacroce rappresentavano un’elite che aveva il compito di aumentare il livello culturale dell’Istituzione e l’amore per la ricerca scientifica, tan-

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to che il loro obiettivo era rivolto alla comprensione dei fenomeni della natura. Facevano parte, in territorio inglese, del Collegio degli Invisibili, una società segreta il cui elemento principale era lo scienziato Robert Boyle, nella cui casa si riunivano, mentre tra i componenti vi erano il filosofo Locke, l’astronomo Wren e Murray:questi ultimi, in seguito, sa-ranno tra i fondatori della Royal Society” detta anche “Solomon House” pro-babilmente per la presenza di diversi appartenenti alla massoneria. Nel rosacrucianesimo vi è, in sostanza, un messaggio universale di riforma della religione, ma anche e soprattutto, della scienza ed un invito a tutti gli uomini della terra a riunirsi per formare una grande Fratellanza.»

«Massimo, hai detto che nel libro di Andreae, che hai citato, è descritta la creazione della confraternita dei Rosacroce, hai anche detto che, se-condo Wittermans, il pensiero rosacrociano si realizzò in un’associazio-ne in Germania ed in Francia ed Inghilterra, ma è veramente così?» mi chiese Lucia ed io risposi: «effettivamente, malgrado molti ed anche au-torevoli personaggi, tra cui persino Cartesio, abbiano fatto ricerche ap-profondite, non è mai stata comprovata la sua esistenza nella forma che noi intendiamo, cioè con una organizzazione, dei rituali, ecc. In realtà, a mio avviso, questo tipo di confraternita non è mai realmente esistita, o meglio, è esistita solo sotto forma di pensiero filosofico-esoterico, e non sono il solo a pensarla così. Infatti, il pensiero che si ispirava agli aspetti esoterico-spirituali dell’alchimia e dell’ermetismo, portò quel personag-gio che si faceva chiamare Fulcanelli, di cui, però, non conosciamo la vera identità e che è stato il più noto alchimista di ogni tempo, a dire: “la confraternita dei Rosacroce non è mai esistita tranne che nei desideri del suo autore: è una favola e niente più”. Tuttavia, bisogna precisare che il Fulcanelli, che aveva riportato l’alchimia nell’alveo puramente pratico, probabilmente non riusciva ad accettare gli aspetti alchemico-filosofico-esoterici presenti nel Rosacrocianesimo.

In ogni caso, nell’opera di Valentino Andreae si riscontrano notevoli analogie con l’Arte Reale (altro modo di indicare la Massoneria) tanto da far pensare a qualche mente audace che i Rosacroce nel 1630 abbia-no cambiato il nome trasformandolo in “Massoneria” e quindi soste-nendo una derivazione della Massoneria dal Rosacrucianesimo. Ovvia-mente non è questa la realtà, tuttavia, bisogna ammettere che l’essenza esoterica, alchemica ed ermetica rosacrociana ha impregnato profonda-mente tutte le Logge Massoniche della seconda metà del 1600».

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«Devo dedurre quindi, Massimo, che nonostante tutto, anche questa ipotesi è da scartare» ammise Lucia. «Si, è proprio così». risposi e con-tinuai dicendo:

L’IPotesI cavaLLeresca deLLe orIgInI massonIche

«Le ipotesi sulle origini però non finiscono qui, infatti sono certo, cara Lucia, che avrai sentito parlare dei Templari»; «Certo! erano i monaci cavalieri che difendevano i pellegrini che si recavano in Terra Santa e che secondo la leggenda conservavano il Sacro Graal, il calice usato da Gesù nell’ultima cena», disse. «Proprio così, anche se si tratta, come tu stessa hai detto, di una leggenda, ma i Templari non erano noti solo per questo, la loro storia è un po’ più complessa».

«Ma perché si è giunti a dare origine Templare alla Massoneria?», mi chiese.

«Devi sapere, che subito dopo la creazione della Gran Loggia di Londra del 1717, cioè della Massoneria così come oggi la conosciamo e di cui ti dirò in modo più esteso in seguito, sono stati scritti un certo numero di libercoli che tendevano a discreditarne i contenuti, tanto che uno scritto del massone Martin Clare, dal titolo piuttosto lungo e che riassumo in “A defence of Masonry”, cercò di ridarle la dignità che stava perdendo indicandone l’origine proprio nei Crociati e nei Cavalieri Templari. Il contenuto di questa pubblicazione venne successivamente ripreso da Andrè Michel de Ramsay il quale, rifacendosi inoltre ad una teoria del 1685 del Gesuita padre Luis Maimburg che aveva pubblicato una “sto-ria delle crociate”, scrisse a sua volta nel 1737 un “Discorso”, che divenne famoso, in cui ritenne di poter individuare le origini della Massoneria nella Cavalleria medievale.

Al Ramsey, per altro e del tutto ingiustificatamente, sono state attribuite anche le origini degli alti gradi Massonici e del cosiddetto Scozzesismo, il che in realtà, storicamente è senza fondamento, tuttavia, è proprio per la diffusione degli alti gradi che l’accostamento cavalleresco alla Masso-neria ha avuto molto credito. Come vedremo, l’origine Templare della Massoneria è dovuta ad una distorta interpretazione del contenuto del Discorso di Ramsey che non parlò mai di “Templari”, bensì di “Crocia-ti”. Ti parlerò in seguito di Ramsey, per ora cerchiamo di vedere con

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più attenzione chi erano e cosa facevano i Templari e come e perché essi siano stati associati alle origini della Massoneria. Dobbiamo mettere in evidenza che leggende (spesso) e realtà (rare) si mescolano nella storia dei Templari. La loro origine, conosciuta attraverso le notizie sia di Gu-glielmo, arcivescovo di Tiro nel 1174, sia di Giacomo di Vitry, vescovo di Acri, risale ad Ugo di Payns, cavaliere francese nato in Champagne, che nel 1119-1120, assieme ad altri otto compagni, a Gerusalemme, al cospetto del Patriarca cristiano Teoclete, fece voto di castità, povertà ed obbedienza alla Chiesa Cattolica, fondando un Ordine di tipo monasti-co che si impegnava a difendere sia i pellegrini che si recavano in Terra Santa, che a difendere la stessa città di Gerusalemme.

La struttura dell’Ordine prevedeva una serie di gradi quali Servientes, Clerici ed infine i Milites, cioè i Cavalieri che però erano i soli ad esercitare il potere, e solo 12 di essi formavano il Capitolo che eleggeva il Gran Maestro dello Ordine.

In poco tempo, l’Ordine divenne un piccolo esercito forte e temuto, ma non avrebbe avuto molta fama ed importanza se Bernardo di Chiara-valle (San Bernardo), il più prestigioso e forse il più noto monaco in quel tempo, appartenente alla famiglia dei Montbard, non l’avesse tenuto sotto il suo manto e non avesse dato il suo placet nel concilio di Troyes.

A dare ancor più importanza e potere all’Ordine Templare contribuì la Bolla di Papa Innocenzo II “Omne Datum optimum” che diede ufficialità alla regola dell’Ordine il quale, con questa Bolla, veniva posto sotto il controllo diretto del Papa. Per quanto attiene il rituale che, come ve-dremo, ha solo qualche similitudine con quello Massonico, è a noi noto dal verbale di interrogatorio, in data 12 gennaio 1311, di un cavaliere di nome Gerardo di Caux. Infatti, egli dichiarò a chi lo interrogava che il candidato cavaliere, se ne aveva i requisiti, veniva votato nel Capitolo segreto ed una volta accettato, era sottoposto al rito di iniziazione».

IL rItuaLe dI ammIssIone deI temPLarI

“Di notte”, racconta Gerardo, “assieme ad altri due compagni, anch’es-si postulanti, sono stato accompagnato in una camera vicino alla cap-pella dove si sarebbe poi svolto il rito di ammissione ed a questo punto due frati si sono avvicinati chiedendo: “Ricercate voi la compagnia dell’Ordine

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del Tempio e volete partecipare alle sue imprese spirituali e temporali?” alla risposta affermativa i due frati hanno ripreso a dire: “Voi cercate una cosa grande e non conoscete le dure regole che vigono nell’Ordine. Ci vedete con begli abiti, belle cavalcature, con ricchi equipaggiamenti, ma non potete sapere quanto sia austera la vita dell’Ordine. Infatti, anche se voi desiderate restare al di qua del mare dovrete invece recarvi al di là e viceversa; se desiderate dormire dovrete levarvi e andare, ma-gari affamato mentre desiderereste poter mangiare. Sopporterete voi tutto ciò, ad onore di Dio e per la salvezza della vostra anima?” “Si” abbiamo risposto, ed i frati hanno continuato dicendoci: “Desideriamo sapere da voi se credete nella fede cattolica, se siete in accordo con la Chiesa di Roma, se fate già parte di un Ordine, o se avete vincoli matrimoniali. Siete Cavaliere, nato da un matrimonio legittimo? Siete stato scomunicato per colpa vostra o altra ragione? Avete qualche infermità nascosta che renda impossibile il vostro servizio nell’Ordine o la partecipazione al combatti-mento? Avete contratto debiti?” “dopo che abbiamo risposto, i frati si sono ritirati e siamo stati lasciati nella cappella a pregare. Ad un certo punto si è aperta una porta e due Cavalieri Templari hanno chiesto”: “cosa volete voi?”, “ed ognuno di noi ha risposto”: “voglio entrare nel Tempio” “e tutto questo si è ripetuto tre volte. Infine ci è stato permesso di entrare e ci siamo trovati davanti al Gran Maestro di nome Guigue Adèmar, che reggeva in mano un bastone sormontato da un disco (la tipica insegna dei pitagorici detta abaco) assieme a 12 Cavalieri del Capitolo, con indosso il mantello bianco con una Croce Rossa sulla spalla sinistra. In ginocchio ed a mani giunte, abbiamo dichiarato”: “Signore, noi siamo venuti davanti a Voi e davanti ai frati che sono con Voi per domandare la compagnia dell’Ordine” “a questo punto, abbiamo giurato su «un certo libro» pronunciando la for-mula indicata dal Gran Maestro, il quale, sollevando da terra ognuno di noi, ci ha vestito il mantello templare e ci ha baciato sulla bocca, seguito dagli altri confratelli. Il Maestro, a questo punto ha esposto ai nuovi frati il codice di disciplina dell’Ordine, le regole di vita quotidiana, gli obblighi religiosi e quant’altro necessario”.

«Questa cerimonia, come hai potuto notare, Lucia, non ha proprio niente di segreto o di iniziatico. Sappiamo per certo però che i Tem-plari sia in Terra Santa che in altri luoghi costruivano le loro fortezze usufruendo dei servigi dei muratori e quindi è ipotizzabile che abbiano potuto acquisirne i segreti del mestiere, compresi i segni segreti di ri-conoscimento, vagheggiati anacronisticamente da molti studiosi poco informati delle abitudini muratorie operative, così come si crede che fossero a conoscenza anche di arti segrete, proprie dell’Oriente, con le cui popolazioni erano venuti a contatto. Ma ciò non ha nulla a che ve-

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dere con la Massoneria, e naturalmente, nulla di quanto detto adesso è storicamente documentato. Concludendo, cara Lucia, pur essendovi nella cerimonia Templare qualche pallida similitudine con l’iniziazione Massonica, possiamo certamente dire che non si può attribuire ai Tem-plari l’origine della Massoneria».

«Massimo, poco fa mi hai detto che la storia dei Templari è un po’com-plessa, puoi essere più chiaro?» chiese ed io «bene! riprendiamo allora il discorso sulla storia dei Templari: devi sapere che nel corso dei due secoli seguenti alla formazione dell’Ordine, la loro fama, in seguito a numerosi lasciti e donazioni in terreni, oro e denaro, divenne sempre più grande, ma non più come soldati di Cristo bensì come “banchieri dell’Occidente”, e divennero così tanto ricchi e potenti da prestare addi-rittura denaro a re, principi ed imperatori, ovviamente con versamento di interessi sulle somme prestate.

Il problema per i Templari divenne proprio la loro ricchezza: infatti questa suscitava invidia e gelosie tanto che nel 1307, Filippo II il Bello che aveva bisogno di denaro si schierò contro i Cavalieri del Gran Ma-estro Jaques de Molay per carpire le ricchezze dell’Ordine e con l’aiu-to del Papa Clemente V utilizzò le dichiarazioni di un certo Squin de Florian di Beziers ed un ex Templare fiorentino di nome Noffodei per scagliarsi con la forza contro l’Ordine.»

A questo punto con un sorriso da furbetto chiesi a Lucia «A proposito, sapresti dirmi perché il venerdì tredici si dice porti iella?», Lucia, molto sorpresa per questa domanda rispose: «non saprei proprio…..» Bene, allora te lo spiego io il motivo….», dissi.

«Era proprio la notte del venerdì 13 ottobre 1307 quando quasi tutti i Tem-plari in territorio di Francia vennero arrestati o uccisi e si dice anche che alcuni di essi riuscirono a fuggire col tesoro riparando in Scozia mentre il Gran Maestro De Molay finì sul rogo, dal quale a gran voce, augurò la morte sia di Filippo che di Clemente, morte che, guarda caso, soprav-venne per ambedue nel corso dell’anno.»

«Questa proprio non la sapevo…..ma in che modo i Templari vengono accostati alla Massoneria, considerato che il rituale Templare non ci azzecca molto?» chiese Lucia, al che risposi:

«Come ti dirò più in dettaglio in seguito, quando ti parlerò del Cavaliere

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Ramsay, osserverai che è del tutto improprio attribuire ai Templari le origini della Massoneria, tuttavia, considerato che il massimo splendore della Massoneria Templare, contrariamente a quanto si possa pensare, lo si è avuto in Germania verso la fine del 1700 devi sapere che i Mas-soni tedeschi si riferivano proprio a Ramsay circa le origini della Mas-soneria e molte Logge, interpretando in modo erroneo il contenuto del Discorso di Ramsay, avevano assunto una connotazione Templare con l’obiettivo di riabilitare la memoria degli antichi Cavalieri.

Il barone Karl Gotthelf von Hund divenne il capo dei Massoni Templa-ri e gli iniziati, creati Cavalieri, avevano l’obbligo di obbedire incondi-zionatamente a von Hund: per questo motivo, tale tipologia Massonica venne chiamata “Stretta Osservanza” che però ebbe fine con la morte di von Hund, quantunque qualche traccia si rilevi ancora oggi negli alti gradi Massonici. Vedremo in seguito ed in modo più approfondito questo argomento.»

«Che storia complicata!» sbottò Lucia «ancora, però non ho visto in tutto ciò che hai detto, quali possano essere le vere origini della Mas-soneria.» «Hai ragione», le risposi, «per conoscere le origini dobbiamo rifarci alla attività operativa dei Massoni,cioè all’Arte del costruire, in quanto questa è certamente il riferimento più attendibile nonostante si osservi, anche in questo contesto, qualche interpretazione errata.»

I comPagnons e Le orIgInI deLLa massonerIa

«Una delle ipotesi avanzate e che ha come riferimento l’Arte del co-struire è la derivazione della Massoneria dall’associazione dei “Com-pagnons” francesi. Non conosciamo molto di questa associazione, in-fatti, il primo documento storico che ne dimostra l’esistenza risale al 14 marzo 1655: si tratta di una sentenza emessa dalla facoltà di Teologia della Sorbona di Parigi contro i Compagnons, nella quale se ne defini-vano empie, sacrileghe e superstiziose le pratiche e i riti. Secondo molte congetture, c’è chi ritiene che l’associazione dei “Compagnons” risalga al XII secolo: in realtà nessuna prova storica conferma tali congetture. Esiste, invece, solo la certezza che, fin da quell’epoca, “Compagnoni” erano definiti tutti gli artigiani, qualsiasi mestiere esercitassero. Tenen-do poi in conto che, proprio nel XII secolo in Francia, le Organizza-

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zioni di Mestiere erano particolarmente osteggiate dal potere politico, si comprende facilmente che un’organizzazione, denominata “Compa-gnonaggio”, molto difficilmente abbia potuto esistere in quell’epoca.

L’associazione dei “Compagnons”, di cui dal XVII secolo si ha notizia dai rapporti di polizia, sembra che avesse una struttura organizzativa con tre rami. I particolari di questi tre rami furono resi noti nel XIX secolo, nel 1841, dall’Opera di un certo Perdiguieur che, per la prima volta, rompeva il tradizionale silenzio sull’argomento.

Un ramo era costituito dai Figli di Salomone; un ramo dai Figli di Mastro Giacomo; un altro era costituito dai Figli di Padre Soubise. Tutti e tre gli orga-nismi vantavano origini collegate leggendariamente alla costruzione del Tempio di Salomone.L’ambito associativo del Compagnonaggio consentiva la convivenza di più e diversi mestieri. Erano uniti associativamente, pertanto, sia mura-tori che fabbri, carpentieri, falegnami, ecc., nonché, artigiani manifat-turieri come sellai, sarti, cordai, ecc. L’associazionismo compagnonico, per altro, è ancora fiorente in Francia e mantiene le sue tradizioni.Questi operai di mestiere si ritenevano discendenti da tradizioni miste-riose quanto antiche e praticavano riti di iniziazione È da evidenziare che i Compagnons avevano delle leggende a cui si riferivano, ed una di esse riguardava Hiram, il costruttore del Tempio di Salomone a cui si riferisce anche la leggenda Massonica, ma bisogna dire che non c’è la minima prova storica che questa leggenda, come anche le altre cui i Compagnons facevano riferimento, fosse anteriore al XVII° secolo, anzi, è molto probabile esse siano state dedotte dalle leggende Massoniche di quel periodo. Alcuni studiosi sostengono, invece, che le leggende che ri-guardano i Compagnons fossero preesistenti a quelle Massoniche, ma io personalmente ritengo fossero,se non successive, al più contemporanee.Dobbiamo riconoscere che sono molte le similitudini tra il compagno-naggio e la Massoneria, sia nelle leggende che nei rituali, ma c’e il fon-dato sospetto che i rituali di questa associazione siano stati dedotti da quelli Massonici e non viceversa».

«Non sono molto convinta, Massimo: infatti non capisco perché le origini della Massoneria non sono riferibili ai Compagnons francesi, considerato che sono numerosi i punti in comune» mi disse Lucia, ed io di rimando «esistono studi storici degli anni 1970 che hanno permesso di accertare che dal secolo XVII in poi, le condizioni dei compagni in seno all’associazione

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muratoria erano tali che, per loro, divenire Maestri era quasi impossibile poiché questi ultimi avevano formato un specie di casta del tutto impenetra-bile. I compagni allora, al fine di opporsi alla “casta” dei Maestri, formaro-no una loro associazione, detta dei “Compagnons” i quali, contrariamente a quanto si pensa, si ispirarono alla Massoneria sia nei rituali che nella sim-bologia, per cui sostenere che l’origine della Massoneria derivi da questa associazione di mestieri è a mio avviso quanto meno azzardata».

«Molto interessante, Massimo. Tutto ciò ci consente di eliminare anche il Compagnonaggio quale origine della Massoneria; mi permetto,però, di in-sistere nel dire che ancora non hai risposto alla mia domanda originaria: qual è l’origine vera, o quanto meno, la più probabile della Massoneria?»

I maestrI comacInI

«Arrivo al punto, mia cara, ma mi devi concedere di riferirti, per com-pletezza, un’altra ipotesi che ha avuto credito sinora e cioè che la Mas-soneria derivi dai “Maestri Comacini”, costruttori, secondo la tradizio-ne, di cattedrali in tutta Europa. Questa ipotesi è nata da una fantasiosa interpretazione del contenuto di una lettera scritta da un certo John Aubrey ad un storico del 1600 di nome Willy Dugdale in cui si diceva che negli anni 1277 il Papa Nicola II e nel 1334 il Papa Benedetto XII avevano concesso una Bolla ad una associazione di architetti liberi mu-ratori italiani con l’autorizzazione a costruire chiese in tutta Europa, concedendo loro un lasciapassare e concludendo che “da questi è derivata la Libera Fratellanza dei Muratori adottati”.

Da tale dichiarazione, si suppose che l’Aubrey si riferisse ai Maestri Co-macini, costruttori che avevano creato un’associazione corporativa o Confraternita o Schola nella zona di Como e ritenuti eredi degli antichi Collegia Artificum romani. Tuttavia, sappiamo invece che già il 22 no-vembre 643 l’Editto di Rotari cita un Magister Commacinus, e l’editto di Liutprando del 28 febbraio 713 comprende un memoratorium de mercedibus commacinorum, cioè un elenco di costi delle opere di costruzione.

È quindi storicamente accertato che il termine comacino sia stato usato dai muratori ancor prima ed indipendentemente dalla città di Como, da cui invece dovrebbe derivare il termine “comasco o comense” mentre

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M A S S I M O M I S E F A R I

Laureato in chimica ad indirizzo biochimico già Dirigente presso la Divisione di Nefrologia ed il Laboratorio Analisi degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Iniziato in Massoneria nel 1986 è membro della Loggia Janus di Mentone (Gran Loggia Nazionale Francese) e 33 grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato 1805 nonché Grande Ufficiale della Gran Loggia Nazionale di Gibuti e Garante di Amicizia per la Repubblica di San Marino. Ha scritto diversi libretti sul rituale scozzese e sulla simbologia massonica in particolare sull’iniziazione e sul terzo grado.

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