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Di noi tremò la nostra vecchia gloria. Tre secoli di fede e una vittoria G. D'Annunzio ORGANO UFFICIALE DELLA PRESIDENZA DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNA ANNO LX - N. 1 - GENNAIO - MARZO 2007 - PUBB. TRIMESTRALE - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE ART. 2 – COMMA 20/C D.L. 353/2003 CONV IN L. N. 46 ART. 1 COMMA 1 D.C.B. ROMA

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Di noi tremò la nostra vecchia gloria.Tre secoli di fede e una vittoria

G. D'Annunzio

ORGANO UFFICIALE DELLA PRESIDENZA DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNAANNO LX - N. 1 - GENNAIO - MARZO 2007 - PUBB. TRIMESTRALE - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE ART. 2 – COMMA 20/C D.L. 353/2003 CONV IN L. N. 46 ART. 1 COMMA 1 D.C.B. ROMA

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Una vicenda troppo in frettadimenticata… 44

IN QUESTO NUMERO

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Attivitàassociativa 2929

Alamari con le stellette

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LA LETTERA DAL DIRETTOREMi auguro che tutti i lettori abbiano trascorso una santa Pasqua serena e con l’occasione ringrazio coloro che,con vari mezzi, ci hanno fatto pervenire i loro voti augurali.La copertina di questo numero, forse per la prima volta dall’inizio del mio incarico, è finalizzata a valorizzarela realizzazione di una sezione dell’associazione: il monumento di Musile di Piave.D’altro canto, l’associazione si regge, in massima parte, sull’iniziativa e sulla voglia di fare delle sezioni, anchedelle più piccole, ed è bene prenderne atto anche ufficialmente. Un bravo, quindi, di vero cuore a Lorenzon e aisuoi collaboratori e un impegno, da parte nostra, di dedicare altre copertine alle iniziative di eventi importanti(e ben documentati).Molto spazio è stato dato in questo numero a quella che, trimestralità permettendo, potremo definire “attualità”,come a esempio l’intervista del generale Buscemi rilasciata a un noto quotidiano sulla guerra in Afganistan.Come avevamo annunciato, nel numero precedente, nella rubrica “storia” sono stati pubblicati gli articoli per-venuti da Scarpelli (privo di immagini) e da Ferro sull’assedio di Torino (corredato dalle fotografie della rico-struzione storica dell’evento che di recente è stata fatta con il contributo di più di 500 figuranti italiani e esteri).Sempre nella rubrica dedicata alla storia, pubblichiamo la prima puntata di episodi poco conosciuti della vita difra’ Gianfranco. Con il titolo “Fratello più che amico. Padre più che fratello”, Claudio Conti ricostruisce, utiliz-zando documenti dei quali siamo fortunosamente venuti in possesso, il periodo in cui l’allora capitano Chitiprestò servizio in Somalia.Non molta, rispetto ai numeri precedenti, è stata l’attività documentata delle sezioni. Ci auguriamo che ci sia co-munque stata e sia solo un problema di spedizione della documentazione che, ripeto, deve essere inviata per postao all’indirizzo e-mail : il [email protected], indirizzo da me direttamente gestito e attraverso il quale chi inviamateriale potrà avere conferma da parte mia dell’avvenuta ricezione.

In copertina: Monumento di Musile di Piave. Cronaca a pagina 30

Fratello più che amico. Padre più che fratello

Intervista al gen. Buscemisulla situazione inAfghanista

da

da

2 gennaio-marzo 2007

1919

Direttore responsabile: Antonino TorreRedazione:

Claudio Conti, Alba Maria Mendico,Guido Tamburini, Adalberto Bendinelli

Segreteria: Feliciano di Feliceindirizzo email: [email protected]

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Presidente Onorario: On. Lino FornalePresidente: Mario Buscemi

Vice Presidente: Gianfranco ImperatoriSegretario Nazionale: Antonio Lattanzio

Comitato Centrale: Corrado Trambusti, Gian Maria Setti Carraro, Antonino Torre, Roberto Santelli

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rispecchia necessariamente il pensiero dell'editore e del direttoreLa collaborazione al giornale avviene a titolo volontario e gratuito. Tutto il materiale cheperviene in Redazione, anche se non pubblicato, non viene restituito. La redazione si ri-serva la facoltà di modificare e/o sintetizzare i testi che vengono forniti.

Chiuso in tipografia il 16 aprile 2007

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Con il Consiglio Nazionale del 15Febbraio, ormai sistematicamenteabbinato alla cerimonia funebre

in onore del Duca di San Pietro, haavuto inizio di fatto l’attività della nostraAssociazione per il 2007.La riunione è sempre un momento si-gnificativo perché consente di fare ilpunto su tutto quello che si è fatto e suquanto si potrà porre in atto nel futuro.Purtroppo il tema dominante è sem-brato essere ancora una volta quello fi-nanziario, per la sensibile riduzionedelle risorse disponibili, dovuta soprat-tutto al venir meno dei contributi per la pubblicitàche davano sostegno quasi integrale al nostro belgiornale.Si era parlato di un possibile aumento delle quote so-ciali da inviare alla Presidenza, ma la situazione tut-t’altro che rosea di alcune sezioni ha suggerito di fareaffidamento sulla buona volontà di chi può, perl’invio di un contributo straordinario, piuttosto cheimporre a tutti un ulteriore onere difficilmente soste-nibile.A questo punto si è levata la voce nobile di uno deipiù anziani fra i presenti che ha voluto ricordare chela nostra Assemblea annuale non è una “riunione dicondominio”, ma deve fare soprattutto riferimento aquei valori che nel passato hanno ispirato e motivatoben altri sacrifici. Il tono del consesso si è subito tra-sformato e ognuno di noi ha sentito vibrare in sé,conti e bilanci a parte, l’orgoglio di appartenere adun sodalizio ricco di un patrimonio morale che nes-suna ristrettezza economica potrà mai intaccare.La magnifica cerimonia del giorno successivo, svol-tasi secondo la tradizione nella chiesa di Santa Mariadegli Angeli, ha altresì fortemente contribuito a rin-francare il nostro spirito e a dimenticare per un po’le piccole ma ineludibili questioni “da condominio”.C’è di più: il pensiero dei Granatieri del 1°Reggimento che in questi giorni sono tornati dallamissione di pace in Kossovo e soprattutto il pienosuccesso riportato è, e deve essere per tutti, un rin-novato motivo di grande soddisfazione, anche

perché a lungo ci eravamo battutiperché questo importante compitofosse loro assegnato.La lettera inviataci dal Comandante diReggimento, colonnello Monaco, chequi pubblichiamo, ne è la testimo-nianza più convincente, e conferma ap-pieno l’ottima impressione riportata inoccasione di una breve visita “sulcampo” che abbiamo avuto la venturadi effettuare insieme al Capo di StatoMaggiore dell’Esercito.L’impiego dei granatieri in un’area deli-cata e densa di pericoli, nonché i risul-

tati raggiunti, sanzionano il riscatto del nostro reggi-mento da un posizione di secondo piano, limitata acompiti di rappresentanza, in cui taluni invidiosi - esottolineo invidiosi – avevano tentato di relegarci. Laquarantena è finita e già il Comando di Brigata èpronto a partire per un’altra impegnativa impresa neiBalcani, mentre si delinea un rinnovato invio del 1°in operazioni fra due anni. Si avvicina in proposito la data storica del 18 aprile2009, trecentocinquantesimo compleanno del nostroCorpo. Sono emersi così i primi lineamenti di un pro-gramma che dovrebbe includere una manifestazionea Roma, in connessione con la prevedibile cerimoniamilitare della Brigata (a meno che non si debba ce-lebrare all’estero) e un raduno a Torino, per il qualeil Centro Regionale del Piemonte è già in piena atti-vità.In sintesi, sostenuta dall’orgoglio di quanto ancorauna volta hanno dimostrato di saper fare i nostri fra-telli in armi, la vita del nostro sodalizio procede,senza estrosi slanci, ma con la solidità e la fermezzad’animo e d’intenti che è propria di un antico co-stume. Le manifestazioni, le celebrazioni e, perchéno?, le abbondanti agapi che, come di consueto,avranno luogo nel corso dell’anno nelle varie regionici attendono per rinnovare, con il piacere degli in-contri e con la commozione delle rievocazioni, queisentimenti che così intensamente ci uniscono, nel ri-cordo di un grande passato e con la fierezza deglialamari che indossiamo.

gennaio-marzo 2007 3

L’EDI

TORI

ALEAvanti con fermezza

Mario Buscemi

UN BAMBINO DI SEI MESI HA BISOGNO DELLA NOSTRA SOLIDARIETA’

Il granatiere Claudio Pozzi, che ha militato con lo scaglione 5/82 nel battaglione gra-natieri “Assietta”, ci ha fatto pervenire il seguente drammatico appello:C’è un bambino di 6 mesi, Edoardo Boleri, malato di una grave forma di tumore, lin-fangioma multicistico gigante, al collo.Il 28 maggio avrebbe la possibilità di essere operato in America dove si cercherebbedi salvarlo. Occorrono 200.000 Euro dei quali la famiglia non dispone. Per dare una mano, basta fare un bonifico intestato a “Gioia ONLUS” presso il Bancodi Brescia, filiale di Azzano San Paolo (BG) sul cc 1160 abi 3500 cab 5270.Pozzi, che ha personalmente verificato l’effettivo stato di necessità, invita tutti i gra-natieri ad accogliere questo appello, anche versando piccole somme. Il numero faràla forza!Chi volesse ulteriori informazioni può contattare direttamente il Pozzi all’indirizzo:[email protected] o telefonare al cellulare 335/8120990

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Gentile Lettore,sono trascorsi quasi tredici annidagli eventi che portarono l’alloraCapo di Stato Maggioredell’Esercito, Generale di Corpod’Armata Goffredo Canino, a ras-segnare le dimissioni. Atto certa-mente doloroso, sia sul pianopersonale che su quello profes-sionale, dettato dalla primaria ne-cessità di preservare la ForzaArmata da ogni possibile attaccoe, nel contempo, porre in essereuna decisa reazione, in sede le-gale, a salvaguardia della suaonorabilità.Possiamo solo immaginare lostato d’animo che pervadeva, il22 ottobre 1993, il GeneraleCanino mentre rimetteva il suomandato nelle mani del potereesecutivo. La sua lunga carrieraterminava prematuramente e im-meritatamente, a 62 anni, a causadi una campagna scandalisticache, rapidamente, avrebbe as-sunto i toni del linciaggio morale.Cominciava, così, un lungo itergiudiziario, ora prossimo allaconclusione, che lo avrebbevisto, nelle diverse sedi dibatti-mentali e nei vari gradi di giu-dizio, ottenere sempre piena ra-gione ma certamente non la resti-tuzione della sua immagine pub-blica e privata.Ritengo doveroso, soprattutto abeneficio di coloro che all’epocaerano molto giovani, riassumeresinteticamente la vicenda cheportò il Generale Canino alla suagrave decisione. Tutto ebbeinizio il 7 ottobre 1993 con laconferenza stampa indetta dallaSignora Donatella Di Rosa as-sieme al marito, Ufficiale Su-periore dell’Esercito. Nella circo-stanza, la Di Rosa riferì di riunionidi alti Ufficiali delle ForzeArmate, tra cui il Generale

Canino, durante le quali sareb-bero stati raccolti fondi per orga-nizzare un «Colpo di Stato». Parlò,inoltre di traffici internazionali diarmi, di campi di addestramentoparamilitare, di abboccamenticon ambienti della criminalità or-ganizzata e, più in particolare, diun’ingente somma di denaro a leiconferita da un Ufficiale Generalecon il quale sarebbe stata in con-fidenza. Alla pubblicazione delle«rivelazioni» della Di Rosa segui-rono immediatamente le primeindagini della Magistratura e iprimi provvedimenti non tarda-rono ad arrivare. Il Comandantedella Regione Militare Tosco-Emiliana fu tra i primi ad esserneinteressato. La sua rimozione dal-l’incarico provocò le dimissionidel Generale Canino, dal qualeegli dipendeva direttamente.Seguì l’arresto, occorso il 28 ot-tobre 1993, della Di Rosa unita-mente al consorte, per calunnia eautocalunnia con finalità ever-sive. Successivamente vi fu, dal1997 al 2006, una sequela di sen-tenze, tutte favorevoli al GeneraleCanino, con le quali ex parla-mentari, giornalisti, case editrici,una rete televisiva, un ex sena-

tore subirono varie condanne.Inoltre due onorevoli in carica,ugualmente citati in giudizio perdiffamazione, si avvalsero dellafacoltà di non rispondere,avendo dato la Commissione par-lamentare per le autorizzazioni aprocedere risposta negativa. Ilprocedimento giudiziario fuquindi sospeso prima di andarein giudizio.Tutti noi che all’epoca eravamoin servizio nei ranghi dell’Esercitovivemmo con intensità e disagioil martellamento mediatico che ciinvestì a seguito della vicenda.Assistemmo, impotenti, ad umi-lianti parodie televisive sulGenerale Canino, andate in ondaper mesi in Italia e all’estero, a fil-mati che tendevano a metterlo inridicolo, a dichiarazioni (cui egliper educazione non replicò) concui lo si accusava di compromis-sione con: mafiosi, trafficantid’armi, terroristi e presunti gol-pisti redivivi. Neppure le sue di-missioni meritarono rispetto, fudetto che le aveva presentate «perprotesta». Se avesse voluto prote-stare, avrebbe indetto una confe-renza stampa per rendere pub-blica la sua verità e lamentarsi deltrattamento subito. Ma non lofece. In realtà, il Generale Canino- secondo un’etica del Comandoche, pur non essendo scritta faparte integrante del nostro esseremilitari - rassegnò le dimissioniper solidarietà nei confronti di unsuo Comandante sottoposto (ilGenerale Biagio Rizzo), che egliriteneva esente da colpe e,quindi, oggetto di un’ingiustiziada parte dell’autorità politica.Lasciò alla Magistratura il com-pito di perseguire chi lo stava dif-famando ed affrontò dignitosa-mente la sistematica e prolungataopera demolitrice della sua per-

ATTU

ALITA

’ Una vicenda troppo in fretta dimenticata…Ho avuto l’onore di servire negli anni Novanta con l’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,Generale di Corpo d’Armata Goffredo Canino. Ricordo bene le note e dolorose vicende che por-tarono alle sue dimissioni. Incrollabile è sempre stata la mia fiducia nella Giustizia, nella cer-tezza che la verità prima o poi viene alla luce. Sono trascorsi molti anni e credo che su quellavicenda si sia fatta chiarezza. I giornali del tempo furono prodighi di notizie. Oggi è finito tuttonell’oblio.È possibile conoscere l’epilogo di quella incredibile storia?Cordiali saluti

(lettera firmata)

4 gennaio-marzo 2007

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sona, evitando che la ForzaArmata ne fosse coinvolta.Nessuno, tra coloro che promos-sero la campagna mediatica a luicontraria ebbe mai lo scrupolo diverificare l’attendibilità delle pro-prie fonti d’informazioni.Tantomeno sentì il dovere di farepubblica ammenda una voltachiarito che si trattava di men-zogne. In tal modo, nell’opinione

pubblica, è rimasta solo l’ecodello scandalo inventato e nonquello della verità emersa dallesentenze. La figura di chi ha de-dicato una vita al servizio delloStato è stata compromessa a fa-vore dello «scoop» giornalistico,della trasmissione di successo,della notorietà di pochi mesi.Oggi, a distanza di tredici anni,tornato nell’oblio chi aveva dato

avvio alla vicenda, rimane vivasolo una necessità: affermarepubblicamente la verità suquanto accaduto. La verità, senzapeli sulla lingua, come suo co-stume, il Generale Canino l’hacomunque raccontata in una in-tervista rilasciata, nel 2003, algiornalista Pietro Baroni che l’hainserita nel suo libro «Clandestinoin Rai - Giornalista senza D.O.C.».Bene sarebbe, tuttavia, che altriraccontassero con il metro dellaoggettività, i fatti accaduti in quel-l’ormai lontano 1993. Se ciò nonverrà fatto, si consegnerà allastoria nazionale una paginaoscura. All’estero, quanto acca-duto è già annoverato come pre-sunto fenomeno di italico malco-stume. Speriamo che l’invito adar seguito alla vicenda che, asuo tempo, ci privò di uno sti-mato Capo di Stato Maggiore siastato adeguatamente raccolto. AlGenerale Canino, che attual-mente soggiorna all’estero, vadail nostro caloroso saluto con lacertezza che il suo gesto, di altis-simo valore etico-morale, non èstato dimenticato.

IL DIRETTORE

ATTU

ALITA

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Ho avuto modo di vivere molto da vicino la vicenda del Generale Canino e sono lieto chesiano state finalmente sconfessate tutte le assurde e ridicole calunnie che hanno comportatomolte ombre su quanto è avvenuto realmente. Come sempre accade, quando tutto viene chia-rito i ricordi sono già sfumati e l’interesse decade, così che chi ha dovuto subire ingiuste of-fese non si sente mai riabilitato appieno. Per fortuna la memoria è scarsa anche per le insi-nuazioni di qualche memorialista che ha voluto ricamare sugli eventi coinvolgendo persinochi ne era assolutamente estraneo. L’importante è uscirne a testa alta e mantenere intatta lastima di coloro che l’hanno veramente meritata. Mario Buscemi

Mogadiscio 2003: il Gen. Canino accolto dal Ten. Col. Torre, Capo ufficio stampa delcontingente.

Intervista al gen. Buscemisulla situazione in Afghanistan0ROMA - «Les italiens ne se battent pas», gli italianinon sanno combattere. Lo disse il nobiluomo fran-cese Jacques de la Motte nel 1503. Ettore Fieramoscasi offese e da quell’offesa nacque la Disfida di Bar-letta. Come finì lo sanno tutti: tredici cavalieri italianisfidarono altrettanti francesi e li batterono. L’episodioviene riportato alla memoria dal generale Mario Bu-scemi. Buscemi che è stato sottocapo di Stato mag-giore dell’Esercito e ha avuto responsabilità di co-mando nelle missioni in Somalia e in Kurdistan.L’offensiva della Nato. Se ne parla perché ieri letruppe Nato in Afghanistan hanno sferrato una terri-bile offensiva anti-Talebani. Quasi seimila uomini al-l’attacco dei guerriglieri e, tra questi uomini, nessunitaliano (o, al massimo, qualcuno delle Forze spe-

segue a pagina 6 Il colonnello Ferrandu a Herat

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Ilgiorno 14 novembre 2006 ilgenerale Mario Buscemi,Presidente nazionale

dell’Associazione Granatieri diSardegna e Consigliere dellaCorte dei Conti presso la Sezionedi Perugia, nell’intento di mante-nere vivi i vincoli ideali tra i so-dalizi militari da sempre vicini agliEnti e Reparti della Forza Armataed allo scopo di prendere visionedi alcune delle innovazioni intro-dotte in ambito Esercito in seguito

alla sospensione del servizio dileva obbligatoria, ha visitato ilCentro di Selezione per Volontariin Ferma Prefissata di 1 anno(VFP 1) di Roma alla cui direzioneè preposto il colonnello dei car-risti t. SG Rino De Vito che èanche presidente della commis-sione esaminatrice preposta a va-lutare l’idoneità agli accertamentifisio-psico-attittudinali cui devonoessere sottoposti i giovani da se-lezionare. Tale Ente, costituito alla

fine del novembre del 2004, prov-vede, in particolare, alla citata se-lezione fisio psico-attitudinale deigiovani che decidono di entrare afar parte dell’Esercito come vo-lontari in ferma prefissata an-nuale. Come noto, l’espletamentodi detto servizio è premessa indi-spensabile - alla luce dei variprovvedimenti normativi relativialla professionalizzazione dellostrumento militare - per il succes-sivo transito (in seguito a specifici

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Visita al Centro per volontari in fermaprefissata di un anno (VFP1) di Roma

ciali). Una Nato a due velocità, allora? Da una partei “combattenti”, americani inglesi e olandesi; dall’altrachi non combatte: italiani e spagnoli su tutti. Non èuna diminuzione, per un soldato, essere impedito acombattere? No, non è una diminuzione. Eccoperché.I soldati di peacekeeping. «I militari italiani noncondividono le finalità di attacchi come quello di ieriai Talebani», dice il generale Buscemi. E spiega:«Queste operazioni non hanno alcuna possibilità disuccesso. Non è con le bombe che si risolve il pro-blema. I Talebani non sono un esercito, sanno na-scondersi. Sono dei fanatici, è vero. Ma non li elimi-nerà nessuno. L’unica speranza è di circoscriverli e ditenerli confinati, non di stuzzicarli. Invece gli ameri-cani e gli inglesi usano le maniere forti. Bombardano,e ci vanno di mezzo tutti. Così la popolazione interasi ribella e nascono le ritorsioni. Che potrebbero co-involgere anche gli italiani». Gli italiani che, si diceva, sono scettici di fronte a si-mili operazioni militari. «Certo - continua Buscemi -Gli americani menano mazzate alla cieca. Sono comebastonate sull’acqua. Se loro si buttano nel pozzo,noi dobbiamo seguirli? I nostri soldati non ne hannoproprio alcuna voglia. Non possiamo metterci a farei rastrellamenti come i nazisti. In Somalia gli ameri-cani volevano uccidere Aidid e se ne sono tornati acasa con le pive nel sacco. In Iraq sta succedendo lastessa cosa. Peccato che la Storia non insegni nulla» .La via italiana. Buscemi non è isolato. La stragrandemaggioranza dei vertici militari del nostro Paese lapensa come lui. «Il soldato italiano - dicono alcuni

generali che preferiscono restare nell’anonimato - sacombattere. Si pensi alla “Battaglia dei due Ponti”, aNassiriya, nel 2004. Anzi, per essere rispettati, è ne-cessario far vedere di che pasta si è fatti. Ma a Nassi-riya fummo attaccati. In Afghanistan invece - affer-mano all’unisono i nostri generali - l’intervento mili-tare non serve. Laggiù bisogna darsi da fare per tro-vare il consenso di un popolo che è stremato da 30anni di guerre. E come si fa per guadagnarsi il con-senso? Si deve incentivare il progresso economico esociale. Con l’intervento militare non si risolvono iproblemi». Si direbbe che a parlare siano dei profes-sori universitari, non dei militari. E c’è pure chi fadegli esempi: «In Afghanistan l’Italia ha tenuto il co-mando di Isaf per nove mesi - ricorda un alto uffi-ciale - In quel tempo non accaddero sfracelli. Eppurec’erano anche allora gli attentati, le violenze e cosìvia. Ma l’atteggiamento degli italiani era quello di cir-coscriverle, prendendo di volta in volta accordi e mi-sure con le autorità governative e non scatenandocarneficine». E’ que1la che si chiama “via italiana” alpeacekeeping. «Però, attenzione a non scambiare i mi-litari italiani per dei boy-scout - avverte un generale- I soldati sono nati per combattere, questo è fuor didubbio. Ma è dal 1990 che, in Italia, è nata e si è dif-fusa la fondamentale percezione che i soldati ser-vano per riportare la pace là dove si è smarrita. Chei soldati siano “operatori di pace”. Gli americani, in-vece, sembrano vincolati a una visione della milita-rità ancora troppo legata ai criteri del passato».

CARLO MERCURIda. “IL MESSAGGERO” del 7 marzo 2007

ATTU

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ALITA

’concorsi) nella ferma prefissataquadriennale in ambito Esercito onelle carriere iniziali delle Forzedi Polizia ad ordinamento civile emilitare. A ricevere il generale Buscemipresso la caserma “LucianoManara” vi erano anche i gene-rali, commissari di leva, AldoCaccavalle e Francesco Mattu chelo hanno accompagnato durantela visita al Centro di Selezione.Nel corso della visita agli ambula-tori, agli uffici ed ai locali delCentro, il generale ha avutomodo di constatare l’organizza-zione generale in atto presso ilCentro di Selezione, l’assetto dellevarie strutture organizzative ivipreviste e l’efficienza della deli-cata ed impegnativa attività di se-lezione svolta. Il generaleBuscemi, oltre ad essersi intratte-nuto con il personale militare e ivari specialisti e professionisti(militari e civili) in servizio pressoil Centro, ha anche avuto mododi incontrare i giovani selezio-nandi presenti. Nel discorso lororivolto ha espresso l’apprezza-mento per la scelta fatta, li haesortati a continuare a testimo-

niare sani principi di amor patrio,spirito di sacrificio, senso di ap-partenenza e a perseguire, condedizione e impegno, nella sceltaintrapresa. Ciò anche per conse-guire in futuro, una volta giuntialle unità operative della ForzaArmata, un’adeguata prepara-zione professionale per ben figu-rare in eventuali impieghi in teatrioperativi fuori area ove - consempre maggiore frequenza -continua ad essere impegnatol’Esercito italiano. Nella circo-stanza, il gradito ospite ha conse-

gnato ad alcuni di loro l’atto dinotifica - predisposto dall’appo-sita commissione esaminatrice -attestante il superamento della se-lezione svolta. Nella fase conclusiva della visita,il generale Buscemi ha espressoal Direttore del Centro vivissimiapprezzamenti per l’appassionatoe dinamico impegno evidenziatoe per la piena rispondenza dei ri-sultati conseguiti grazie anche allaprofessionalità profusa da tutto ilpersonale, civile e militare, effet-tivo al Centro di Selezione.

Giacomo Girardi è nato il giorno8 dicembre 1921, Nel Corpo deiGranatieri continua la tradizione

del padre, reduce del 1° GuerraMondiale (Carso, Cengio, Cesuraecc.), lui, reduce della 2° GuerraMondiale, con il 1° Reggimento IIBattaglione 6A Compagnia ha meri-tato quattro Croci di guerra.Aggregato al 3° Reggimento ha com-battuto sul fronte Greco-Albanese.Rientrato al 1° Reggimento ha parteci-pato alla operazioni nei Balcani.Rientrato a Roma, come comandantedi plotone con il grado di sottote-nente, nelle giornate g-9-10 settembre1943 ha partecipato alla difesa dellaCapitale culminata con la battaglia diPorta San Paolo. Fatto prigioniero,con una rocambolesca fuga è evaso il30 settembre per rientrare a Torinodove si unì alla 52° divisioneGaribaldi operando sulle Alpi e intelTitorio francese. Nel 1948 riceve daParigi la medaglia da parte dei com-battenti alleati.E’ iscritto, come il padre, alla sezionedi Torino dell’Associazione Nazionale

Granatieri di Sardegna sin dal 1947, eoggi, all’invidiabile età di 85, eccolosempre in prima fila ad ogni attivitàassociativa, con stretta in pugno la“Colonnella”.Nella vita civile studia ingegneria alPolitecnico di Torino, lavora allaMichelin, alla Metal Pres collaboracon la Cassa del Mezzogiorno, conconsulenze tecniche alla costruzionedel tunnel della Manica e con J.Coustou per ricerche oceanografiche.E’ socio della SIOI (Società che sottol’egida dell’ONU in collaborazionecon Università mondiali organizzacorsi di studio e convegni), delNational Geografic, dell’ufficio studi ericerche della Michelin.Per il suo impegno lavorativo ha me-ritato il titolo di Cavaliere al Meritodella Repubblica, una medaglia oro,una d’argento, tre targhe d’onore,oltre a pergamene e riconoscimentivari. Nel tempo libero dipinge, riparaorologi, viaggia per il Mondo ed ègrande appassionato di montagna.Questo è “Tino” Girardi, PresidenteOnorario della Sezione di Torino

Giacomo Girardi, il Presidente onorario della sezione di Torino

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ALITA

Molti dei nostri lettori, conoscendo personal-mente il maresciallo dei Granatieri di Sar-degna Marco Diana, hanno presente il

dramma che ha vissuto e che, grazie a Dio, sta an-cora vivendo. In forza al 2° reggimento Granatieri diSardegna, nel dicembre 1993 partì per la missione dipace in Somalia inquadrato nel reparto di formazionecomposto di granatieri del 1° e del 2° reggimento.Diana, a differenza dei suoi commilitoni, che rientra-rono in patria dopo quattro mesi, restò nel Cornod’Africa molto più a lungo. Dopo alcuni mesi dal rientro al reparto, il marescialloprestava servizio al 2° reggimento di Spoleto, inDiana si manifestarono i primi sintomi di una formamolto rara e difficilmente curabile di tumore all’inte-stino. A questo punto la parola passò alla chirurgiache, da sola, non fu in grado di restituirgli la salute.Subito dopo, la macchina burocratica, in questi casisempre molto sollecita ed efficiente, decretò la suainabilità al servizio militare incondizionato.Dramma questo, forse più doloroso della malattia,per uno del quale la stampa ha detto che “…le stel-lette le ha nel cuore e nel sangue. E si deve impararead ascoltarlo per capire. Per comprendere che valoricome l’onore, l’orgoglio di un’appartenenza e la fe-deltà al giuramento e alle istituzioni sono per lui

quasi una ragione del suo vivere”. Ma i dolori del giovane maresciallo di Villamassargianon sono ancora finiti. Diana, infatti, trascurato dalleistituzioni, si vede negare anche il diritto alla pen-sione, in un momento in cui, fra l’altro, è chiamato aspendere ingenti somme per le costosissime cure sa-nitarie cui deve sottoporsi in Italia e all’estero. Solo grazie alla sensibilità di alcune autorità del go-verno locale e di quello centrale, e alla solidarietà at-tiva e operosa dei Granatieri in congedo e in servizio,alla fine egli vede riconosciuti i propri diritti. Ma ilsuo atteggiamento, nonostante tutto, anche nei mo-menti più difficili, è stato sempre improntato allamassima dignità e serietà. Da vero Granatiere qualeegli è. Hanno scritto di lui: “Diana ha solo 37 anni evive da anni precariamente nella linea del tramonto,che divide la luce dall’ombra, la vita dalla morte.Sempre legato al fragile filo della speranza”. MarcoDiana, comunque, oggi guarda avanti. Quando può,è molto vicino alle attività del Centro regionale Sardodell’associazione, unico modo che gli resta per con-tinuare a indossare i tanto amati bianchi Alamari, epartecipa a tutte le manifestazioni, accolto dalla sim-patia dei commilitoni e dei cittadini che vedono in luiun vero eroe dei nostri giorni.

ANTTOR

8 gennaio-marzo 2007

MARCO DIANA: un eroe dei nostri giorni

Marco Diana in una manifestazione a Villamassargia, suo paese natale. Gli è vicino l’alfiere del C.R. Sardegna, granatiere Renzo Carta.

FONDO GIACCHI-MAZZITELLI - Il giorno 13 marzo 2007, presso i locali della Sezione diRoma, si è riunito il Comitato di gestione del Fondo “Giacchi - Mazzitelli” per procedere all’esame delle richiestedi contributo pervenute nel corso del 2006. Il Comitato ha proceduto all’assegnazione di complessivi Euro16.287,00 a sostegno di figlie di n. 16 soci Granatieri, aventi diritto sulla base del Regolamento pubblicato suln. 3/2003 del giornale “Il Granatiere” .Tale Regolamento, presente sul sito internet dell’Associazione, può essere inviato in copia a chi lo richiedesseal numero telefonico 06/7028289 della Presidenza nazionale.

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LETT

I PER

VO

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L a nostra gentile collaboratrice ha vo-luto raccogliere parte dei suoi nume-rosi ricordi, in questa opera piccola

ma piena di contenuti che l’illustre profes-sore Aldo Onorati ha così definito:“Un’autobiografia densa, senza troppeautocelebrazioni, un diario minuzioso difatti e d’emozioni. Attorno alla protago-nista si muovono personaggi vari che vi-vono un periodo storico importante, con imutamenti dell’Italia durante la secondaguerra mondiale”.Vogliamo presentare l’opera con le paroledella signora Luigia Federici, che ha col-laborato con l’autrice per la sua realizza-zione.In questo racconto-diario Alba MariaMendico ricorda la sua infanzia trascorsatra Roma e Gerano: piccolo paese di ori-gine medioevale, situato su una collina a

mt. 502 dal livello del mare e a circa 19Km. Dall’antica Tivoli. I racconti di va-canze trascorse in questo piccolo borgo,che ancora oggi rappresenta un’oasi dipace a poca distanza dalla Capitale, testi-moniano uno spaccato di vita semplicedove ognuno poteva cogliere diverti-mento e serenità dalle piccole cose cheoffriva la natura. Gli eventi bellici seppuresfumati dalla narratrice, proprio perquesto, esprimono con maggiore sensibi-lità le paure, le angosce e le ristrettezzeche le persone e le persone hanno do-vuto affrontare in quel difficile periodo. IlDiario rappresenta la memoria di una gio-ventù che improvvisamente viene travoltada questi eventi e non fa distinzione tragiovani di altre nazionalità che, prima diessere nemici, avevano un rapporto diamicizia, grande valore dell’umanità.

LE RONDINI GARRIVANOdi Alba Maria Mendico - Pubblicazione fuori commercio stampata in proprio

L’ANIMA MUORE DI SERA L’ultima battaglia in grigio-verdedi Paolo Casolari - Edizioni Irradiazioni

Uuesto libro, stampato a n rac-conto agile, fresco di vissuto ericco di umanità e spigolature,

completato da un corredo fotograficoinedito e da un profilo storico mili-tare sull’ultima battaglia in grigio-verde nella seconda guerra mon-diale, la campagna di Sicilia dove gliitaliani fronteggiarono l’impossibile:l’invasione degli alleati. E’ “L’animamuore di sera”, volume appena pub-blicato dalla editrice “Irradiazioni”che descrive la vicenda al fronte diun modenese, il sottotenente d’arti-glieria Carlo Casolari, classe 1921, co-mandante di una postazione costierain quel di Sciacca. Si tratta di undiario originale, ritessuto senza reto-rica e con distacco dal figlio Paolo -già consigliere comunale cittadino eoggi giornalista a Roma - che apre uninedito percorso nel vuoto della me-morialistica sullo scorcio di guerraprima della resa dell’8 settembre.Narra di forti sentimenti e continuiaddestramenti, distanze insopporta-bili, incontri d’amore, punizioni,passando per i pensieri ribelli, i sognidi volo, lo scirocco, la malaria, le li-cenze che non arrivano, le lettere adamici modenesi. Ma anche i combat-timenti contro gli americani, gli in-contri importanti, i sentori di tradi-mento, l’esodo a piedi per centinaiadi chilometri attraverso un’isola giàpassata col vincitore grazie allamafia, sino all’epilogo da uomo li-

bero con un finale da manuale di vis-suto militare italiano. L’Ufficio Storico dell’Esercito ne ha ri-conosciuto l’originalità e ne ha curatola presentazione perché l’opera è trale poche a rendere omaggio allaparte italiana: 39 giorni di resistenzaad uno sbarco mai visto, che sonoun’eternità se paragonati al crollo to-tale della Francia nel ‘40 avvenuto inun mese. E’, infatti, carente la divul-gativa storico militare italiana sulla vi-cenda: si trova di tutto sull’Africa,sulla Russia, sui Balcani, mentre labattaglia sul “bagnasciuga” non hadato corpo ad un chiaro interesse: inSicilia è probabilmente mancato

l’epos, in una guerra ormai perduta espesso mal condotta. E neppure latempra di un dignitoso comandante,il Guzzoni, e di una decorosa difesa,sono bastate a sollevare l’oblio in cuicaddero i protagonisti. Era troppotardi per sognare. Carlo Casolariperò, quello scorcio di storia, l’avevavissuto, da ventenne. E il rinveni-mento, da parte del figlio, dell’a-genda su otto mesi di vita quotidianain zona d’operazioni ha aperto unafinestra sul destino comune di unaNazione che, nella tragedia della se-conda guerra mondiale, ha visto mar-chiata a fuoco e in gran parte perdutala sua “meglio gioventù”. Tratti suffi-cienti, tuttavia, ad intuire che in tanti,chiamati a confrontarsi con un ne-mico sproporzionato, hanno saputotenere il punto con dignità. E’ unquadro d’insieme che ribalta la vul-gata prevalente che ancor oggi in-siste nel descrivere i soldati italiani diallora come demotivati e straccioni.Ma il disincanto delle confidenzeapre canali di verità e l’onestà con sestessi è la prima prova d’amor diPatria.

L’autore, il dottor Paolo Casolari,giornalista professionista è un grana-tiere socio della sezione di Modena.Dopo aver svolto il servizio di levapresso il 3° reggimento Granatieri diSardegna, è entrato, con il grado dimaggiore, nella Riserva selezionata.

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Danane è un villaggiosabbioso capolineadella pista Mogadiscio

- Gesira; in quell’avampostoperduto del Corno d’Africa ilcapitano Chiti chiese di es-sere destinato a comandare la2a compagnia del I batta-glione di Polizia somala. Erail maggio del 1950; daqualche mese Chiti, (d’ora inpoi solo C.), era in Somaliapresso il Quartier Generaledel Comando Corpo di Sicu-rezza a Mogadiscio. Si era im-barcato il 5 febbraio a Napoli

sul piroscafo Auriga: unasosta nella rada di Augusta, inSicilia, in attesa dell’autorizza-zione del Senato italiano e fi-nalmente, partenza alla voltadi Mogadiscio, questa voltaimbarcato sul piroscafo As-siria.Il 9 febbraio 1950 il generaleFerrara, comandante dell’in-tera operazione, riceveva dalPresidente del Consiglio, Al-cide De Gasperi il seguentetelegramma” A Lei, quale co-mandante, ai funzionari, uf-ficiali, sottufficiali che par-

tono per missione di pace e ci-viltà il fervido augurio del go-verno nazionale.L’Assiria gettò l’ancora alle19,00 dell’11 febbraio a PortoSaid; il giorno successivo per-corse il Canale di Suez, il 16passò al largo di Aden, il 17doppiò Capo Guardafui e,alle 7,00 del 20 febbraio 1950,giunse a Mogadiscio. C. rimase solo qualche mesedi permanenza presso ilQuartier Generale a Mogadi-scio dove ebbe modo di pale-sare quelle doti che già,

Era nostra intenzione raccogliere in un unico articolo su IL GRANATIERE i ricordi dell’allora ca-pitano Chiti del suo periodo in Somalia, prima come comandante la 2a Compagnia del I Batta-glione di Polizia somala e in seguito, a Cesano di Roma, al comando di una compagnia di Al-lievi Ufficiali, sempre somali. Anche facendo ricorso a tutte le nostre capacità di sintesi non ci siamo riusciti e così iniziamoda questo numero la pubblicazione, a puntate, della straordinaria avventura di Gianfranco Chitiin quella regione del corno d’Africa. Quante puntate saranno? Molte. L’attualità e la notorietà dialcuni personaggi e luoghi di svolgimento, unita alle considerazioni di chi, come noi, ha ritro-vato in quelle immagini così particolari, la continuità di un comportamento esemplare, non po-tranno certamente esaurirsi nello spazio di una o due pubblicazioni.

Granatiere e gentiluomo: Gianfranco Chiti in Somalia

Fratello più che amicoPadre più che fratello(Prima puntata: dicembre 1949-novembre 1950)

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presso i Granatieri di Sar-degna, lo avevano reso fa-moso. Un giornaletto locale LaNuova Voce della Boscaglia afirma di una non identificataZanzara, a proposito dell’ef-ficienza “chitina” presso ilQ.G., ebbe a scrivere: “…se vi occorre qualcosa, sevi manca qualcosa, insommase proprio non sapete cavar-vela da soli… non vi preoccu-pate: rivolgetevi alla dittaCHITI e avrete tutto; soprat-tutto il paziente ascolto e lapiù amorevole certezza che visarà chi penserà alle necessitàche avete rappresentate”.A Mogadiscio C. non solo di-mostrò efficienza nell’assolvi-mento degli incarichi asse-gnatigli, ma dette prova di

quell’attenzione e di quel ri-spetto per la Fede e per laCultura altrui che hanno se-gnato in modo sublime tuttoil resto della sua esistenza: il23 Gimadi l’akir dell’anno1369, corrispondente all’11aprile 1950, il Capo della Co-munità Musulmana di Moga-discio, Scerif Alì Eidarus,sentì il dovere di invitare ilcapitano Kitti alla cerimoniaper la commemorazione dellamorte del Califfo del Profeta,Abubaker Siddik. Ai primi di maggio del 1950avvenne il passaggio di con-segne tra il capitano Zocco,comandante la 2a compagniadi polizia somala di stanza aDanane, -anch’egli granatiere- e il capitano Chiti che, così,poté iniziare la sua espe-

rienza di comando: lontanodalle scartoffie di Mogadiscio.A Danane C. trascorse pochimesi dal maggio al novembredel 1950: tempo sufficienteper un istruttore del Suo va-lore a trasformare: (…) squadre allineate in ma-niera” garibaldina”, plotonicon ancora troppi “marmit-toni” che sentivano male i co-mandi in: squadre e compa-gnie compatte che eseguonoqualsiasi movimento come unsolo uomo. (…) e mutati sono anche ivolti dei “ragazzini”. Questisono ormai volti di soldati. Il giornalista continua: Lacompagnia fucilieri del capi-tano Chiti – un granatiere

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Invito del Capo della Comunità Musulmana

segue a pagina 11

Napoli, Natale 1949: Comando FF.AA. Quartier Generale

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fierissimo armato di una im-ponente barba rosseggiante –eseguirà una esercitazione afuoco. (…) il maresciallo so-malo Fido Giumale Abgal co-manda un plotone in ma-novra. Tutti i suoi soldatisono mimetizzati in tal modoche ogni qualvolta sostano, liscambiereste con gli arbusti ei radi cespugli che chiazzanoil terreno su cui operano. Imovimenti vengono eseguiticon perfetta sincronizzazionee, passo a passo, facendo ac-corto impiego dei centri difuoco, le squadre avanzanoverso l’obiettivo segnato daibersagli. In meno che venti

minuti l’esercitazione è com-piuta e sentiamo alto il gridodi “Somalia” dei fucilieri che,perfettamente defilati,hannopreso d’assalto la posizioneassegnata. Affideremo alle immagini,corredate da semplici dida-scalie, perlopiù scritte dallostesso C. sul retro delle foto,la descrizione del periodo dicomando di C., limitandoci aqualche breve descrizionequalora lo richieda una piùcompleta comprensione delleimmagini stesse. In molti casi, poi, inconsape-volmente – ammesso che sipossa mai parlare di inconsa-

pevolezza in tutto ciò che at-tiene C. – l’occasionale foto-grafo si è trovato a scattareimmagini assurte a simbolo adistanza di oltre mezzo se-colo: un esempio è dato dallafoto che apre questa nostraserie di articoli, ogni com-mento risulterebbe superfluo:ognuno le interpreterà se-condo la sua sensibilità e, so-prattutto, secondo il suogrado di conoscenza diquesto grande Uomo.

Gra. Claudio Conti (1, continua)

Sul prossimo numero:GALCAIO

Danane settembre 1950: Al mercato locale si caricano i cammelli.In fondo il forte di Danane sede del I Batg. Somali.

Danane Agosto 1950: La 2ª compagnia del I Btg. somalo

Danane luglio 1950: in primo piano casette in muratura del I Btg., ex celledel carcere di Danane. Sentinella al Deposito carburanti. In fondo i “tucul”.Al centro la piazza del paese con” le maioie” (negozi).

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I ricordi di Alba Maria

Gli ebrei a Roma nel 1943

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Mi recavo in ufficio, a Palazzo Doria, pas-sando sul marciapiede a fianco del Pa-lazzo delle Assicurazioni di Venezia.

Quella mattina d’autunno mi meravigliai molto nelvedere lungo la strada una fila di miseri carrettini,abbastanza distanziati l’uno dall’altro, trainati amano da uomini affiancati o seguiti da donne ebambini ancora assonnati.Sui carretti, materassi e suppellettili varie. Tantamuta tristezza sui volti e tanta povertà nelle coseaccatastate alla meglio.Pensai che fossero ambulanti, venditori di coseusate che si dirigevano nei mercati. Però non liavevo mai visti prima.Da quale direzione vengono? – mi domandai. E mivoltai a guardare brevemente.Li vidi venire dalla via oltre la quale c’era ilGhetto, il quartiere ebraico dove non mi ero maiinoltrata. Non sapevo molto allora degli ebrei,delle loro abitudini, delle effettive condizioni incui vivevano. Conoscevo però molti loro negozi,belli e bene assortiti, situatisotto i portici di PiazzaVittorio Emanuele e nellevie circostanti.Erano gentili nel loro mododi trattare e molto abili nelconvincere i clienti ad ac-quistare.Quasi tutti noi allievidell’Istituto Margherita diSavoia ci ritrovavamo pressola cartolibreria Di Veroli a ri-fornirci di libri, quaderni ecancelleria di qualità.Lì, all’angolo di via dello Statuto con via Leopardi,i miei fratelli ed io ci incontravamo con papà che,uscito dalla Banca d’Italia dove lavorava, appenapreso lo stipendio ci accompagnava in quei ne-gozi “sotto i portici” per comperare quanto ci oc-correva, dagli abiti alle scarpe.Però tutte quelle persone che vedevo quella mat-tina non pensai che fossero ebrei.Avevo avuto una compagna ebrea nelle elemen-tari. Nessun problema. Ho sempre ricordato conaffetto una bravissima, giovane e carina professo-ressa di lettere, ebrea anche lei, Amalia M. cheaveva fiducia in me e mi gratificava con bei voti.Una volta mi invitò, insieme ad un’altra alunna, acasa sua. Era un bellissimo appartamento in unodi quei sobri, eleganti palazzi nei pressi di piazzaFiume. Voleva darci qualche ragguaglio in più perun concorso, un tema, al quale in particolar modoteneva che io partecipassi.Nell’anno scolastico 1938-1939 non la vedemmopiù e ci dissero che era tornata in Piemonte doveviveva la sua famiglia.Molto, ma molto tempo dopo capii cosa era quellaspecie di doloroso, silenzioso esodo al qualeavevo assistito in quella mattina d’autunno del

1943. Erano ebrei, sì.Abbandonavano il Ghetto, senza rumore, persfuggire ai rastrellamenti tedeschi ed alle deporta-zioni in Germania. La follia razzista aveva varcato

i confini ed era giunta anchein Italia.Gli ebrei cercavano scampopreso gli amici e le istitu-zioni religiose cattoliche,dove trascorsero lunghi an-gosciosi mesi in clandesti-nità.Negli anni del dopoguerraconobbi tante loro storie,raccontatemi dagli stessi pro-tagonisti. Si erano salvati perla solidarietà e l’ospitalità deiconcittadini romani che ri-

schiarono molto anche loro per una spinta di sin-cera umanità.Nella nostra città in quel 1943 nulla ancora si sa-peva dei lager nazisti. Dachau, Auschwitz,Buchenwald erano nomi sconosciuti. Cosa ci fossedietro quell’imponente cancello, la cui immaginespesso ora ci viene riproposta, era ignoto. A leg-gerne la scritta che lo sormonta: “Arbeit machtfrei” si prova un senso di disgusto per l’oltraggioalla dignità del lavoro ed alla libertà che ne vennefatto allora.Molti anni or sono, lessi su un librodi storia, un titolo: “Gli Ebrei, un po-polo pacifico”. Malgrado le migra-zioni, le vessazioni, l’Olocausto gliEbrei sono stati capaci dopo la 2aGuerra Mondiale di avere un loroStato, lo Stato di Israele, casa di tuttigli Ebrei. Hanno reso fertile la terradesertica, hanno impiantato fab-briche, attivato floridi commerci.Perché non hanno diritto alla pace eda anni sono impegnati in unaguerra dura, sanguinosa con i lorovicini?

Cancello d’ingresso del campo di Auschwitz

Il tempio di Roma

Lapide commemorativa posta a Roma, in Via della Lungaranei pressi del carcere di Regina Coeli

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A suon di pugni per difenderegli alamari sulla giubbaEppure, quei bellicosi prepoten-ti erano stati liberati e restituitialla dignità di cittadini da solda-ti del Regio Esercito Italiano che,combattendo, avevano incalzatole truppe tedesche in ritirata daMignano Montelungo (Caserta)verso il Settentrione. Accadde al sottotenente pesca-rese Ludovico Sponsilli, classe1921, in un paese dell’Alta Italiadove giunse a fine aprile 1945,alla conclusione della campagnadi liberazione nazionale, con unreparto del battaglione Granatie-ri di Sardegna inquadrato nelGruppo da combattimento“Friuli”. Un branco di facinorosi,guerriglieri dell’ultima ora, af-frontò Sponsilli in libera uscitacon alcuni suoi Granatieri e conprepotenza gli ingiunse di to-gliere gli Alamari con le stellettedal bavero in quanto segni di-stintivi del passato e non in lineacon la “nuova aria del Nord”. La discussione degenerò in vio-lenta rissa, anche con il solidaleintervento di altri granatieri: l’e-nergica reazione difensiva a pu-gni valse a mettere in fuga gli as-sertori del presunto ordine nuo-vo fondato sulla violenza.La lunga e perigliosa marcia diLudovico Sponsilli era iniziata 24mesi prima quando, dopo la no-mina, fu assegnato al Raggrup-pamento speciale da sbarco“Granatieri di Sardegna”, impie-gato dal giugno 1942 a presidia-re la Corsica occupata militar-mente dall’Italia in guerra. Il 18aprile 1943, giorno di Pasquaera tra i 178 granatieri del 1°Reggimento che con 356 del De-posito del 3° Reggimento s’im-

barcarono sul pi-roscafo “France-sco Crispi” peressere trasferitinell’isola france-se insieme ad al-tri 600 granatieridel 2° Reggimen-to, imbarcati sul-la nave “G. Ros-sini”, e destinatial rinforzo e al-l’avvicendamen-to di quel Rag-

gruppamento speciale dislocatonella zona di Bastia e Ajaccio.Le due navi, scortate da un cac-ciatorpediniere, una nave ausi-liaria e un idrovolante da rico-gnizione, salparono alle ore 6 diLunedì santo. Nel primo pome-riggio, in vista dell’isola, il Crispi,silurato da un sottomarino, af-fondò. Nel disastroso naufragio,Ludovico Sponsilli, come riferitoda alcuni testimoni oculari, ebbemodo di utilizzare le sue parti-colari qualità di esperto nuotato-re, salvando alcuni granatieriche si dibattevano nell’acquasenza mezzi.Subito dopo il naufragio, Spon-silli fu assegnato al I battaglione,comandato dal colonnello Al-fonso Troysi e dislocato neipressi di Ajaccio dove fu sorpre-so dall’armistizio dell’8 settem-bre. I tedeschi, ormai nuovi ne-mici, attaccarono soltanto il 13settembre dopo essersi notevol-mente organizzati e rafforzati,ma i Granatieri reagirono condecisione e tenacia per costrin-gerli ad abbandonare l’isola. Do-po aspri combattimenti i grana-tieri ricevettero l’ordine di trasfe-rimento in Sardegna e, successi-vamente, nel napoletano oveSponsilli, arruolatosi volontaria-mente in un estemporaneo bat-taglione “Curtatone e Montana-ra”, costituito da giovani univer-sitari, combatté strenuamentesulle balze impervie della Quota343 di Monte Lungo nella san-guinosa battaglia dell’8 dicem-bre 1943 per lo sfondamento del

fronte di Cassino.Rientrato nella sua Pescara in ri-costruzione integrale, LudovicoSponsilli – pur menomato perun’invalidità contratta in guerra– riprese le sue attività atletiche,di organizzatore e dirigentesportivo e di docente di Educa-zione Fisica. E con ardore giova-nile e forte passione ha cercatodi ricompattare i ranghi dei Gra-natieri veterani di Pescara pro-muovendo la costituzione dellaSezione e del Centro provincialedell’associazione. Egli fu nel nu-cleo degli entusiasti fondatoriche l’11 maggio 1962 redasseroe l’atto costitutivo alla presenzadel generale Tullio Gervasoniaccompagnato dal Presidente re-gionale Giovanni Scarpelli.Sponsilli, da quella data, hasempre partecipato attivamentealla vita della Sezione, sino aquando le condizioni di saluteglielo hanno concesso. Il 30 giu-gno 2006, un malaugurato ag-gravamento ha stroncato la suaforte fibra. Egli apparteneva alla generazio-ne che uno scrittore ha definito“sfortunata” e faceva parte diquel gruppo di aitanti pescaresiche, nei primi anni ’40, si trova-rono inquadrati nel 2° Reggi-mento granatieri nella Casermadi Piazza Santa Croce in Gerusa-lemme in Roma per poi essereproiettati su tutti i fronti di guer-ra fino alla mitica difesa dellaCapitale.

Giovanni Scarpelli

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ADino Errani, detto il baffo,è andato avanti“In una scorza burbera alberga un cuore d’oro”; così ri-cordo un passo delle Note caratteristiche stilate durante laguerra, del capitano Dino Errani, classe 1917, primo Reg-gimento Granatieri di Sardegna, “andato avanti” il 18 gen-naio 2007.Scorza burbera e cuore d’oro sono le parole che meglioritraggono la figura di Dino, sia nella vita militare che inquella civile.Lo ricordo comandante la compagnia mortai da 81 du-rante la campagna di Slovenia e Croazia, alla testa del suoreparto, sempre perfettamente tirato a lucido, uomini emuli compresi. Ordini e direttive erano scanditi dalla suaforte voce baritonale e inconfondibile che ispirava tanta fi-ducia ai suoi granatieri. “Il Baffo”, così era soprannominato per il severo orna-mento del labbro, accompagnava al tono di voce unaspetto prestante e militarmente elegante, tanto che, an-cora tenente, veniva scelto come ufficiale di picchetto, inoccasione delle visite di alte personalità al Reggimento.Il suo percorso bellico si svolse prima sul fronte Occiden-tale, poi nella campagna di Slovenia e Croaziae infine alladifesa di Roma, dopo l’8 settembre 1943.Durante la vita civile Dino Errani è rimasto fedele al suomodo di essere, leale, generoso e ospitale. Con altri com-militoni ci siamo trovati spesso nella sua centenaria e ac-cogliente casa di campagna, tra frutteti e campi di grano:con Dino, moglie,due figli, due nipoti e un cane.

Umberto Sgarzi

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Non abbiamo certo la pre-tesa di fare la cronistoriadel Reggimento Guardie

nei mesi della gloriosa difesa diTorino, assediata dai francesinel 1706, quando il coraggiodelle truppe del duca di Savoiae dei cittadini torinesi fermò lostrapotere di Luigi XIV, “il ReSole”. Ma rievocare qualchesprazzo di quelle giornate potràforse restituirci un’idea di avve-nimenti lontani ormai trecentoanni e ciò non di meno attualiperché furono davvero “l’albadi un regno”. Conviene allora iniziare dandoqualche informazione sul“Regiment des Gardes”, permolti aspetti diverso dalle altreunità sabaude dell’epoca. Ognireggimento, su due battaglioni,contava 20 compagnie (2 digranatieri: una per battaglione -18 di fucilieri: nove per batta-glione) ciascuna di 600 uominicirca.Le Guardie, volute dal ducaCarlo Emanuele II nel 1659,erano (e sono) il reggimentod’ordinanza (ossia posto al ser-

vizio dello Stato) più anticodell’Esercito. Questo fatto, uni-tamente a essere la guardia delsovrano, dava loro alcune pre-rogative. Il sovrano stesso neera il Colonnello Comandante,e lo status di “reggimento diguardia” permetteva all’unità diavere in organico una musicareggimentale più numerosa insuonatori rispetto alle altre del-l’armata. Ma la differenza piùvisibile era l’uniforme: i soldatipiemontesi indossavano il giu-stacorpo, che era un giubbonecon falde svasate lungo sino alginocchio, con maniche cheterminavano con ampi para-mani (risvolti) dai vivaci colori,guarniti di tre o più bottoni. Pertutti i reggimenti il giustacorpoera nel grigiastro della stoffacruda e non tinta, ed essi veni-vano distinti tra loro unica-mente dai colori accesi deiparamani. Le sole Guardie ave-vano il privilegio, più costosoper la tintura della stoffa, delgiustacorpo blu che ben contra-stava con i paramani rossi.Sempre rossi erano pure i cal-

zoni, che giungevano sotto ilginocchio, e le calze. Il cap-pello per i fucilieri era un feltronero con le tese rialzate a for-mare un tricorno, mentre i gra-natieri portavano il tipico ber-rettone di pelliccia con punta distoffa rossa ricadente su di unaspalla. Le scarpe, di cuoio an-nerito chiuse da una fibbia me-tallica, avevano la caratteristicadi poter essere calzate indiffe-rentemente all’uno o all’altropiede: sarebbe stato l’uso pro-tratto a modellarle in destra esinistra. Sotto al giustacorpocompletava l’uniforme un pan-ciotto (veste) a un petto lungoa metà coscia di colore blu; euna camicia di tela bianca,chiusa dalla “cravatta”, ovveroda una striscia di tela rossa gi-rata un paio di volte attorno alcollo. L’armamento era costi-tuito da fucile, baionetta edaga, portate queste due ap-pese ad un cinturone di cuoionaturale, così come la giberna erelativa bandoliera. Per i granatieri l’armamento eracompletato dalle granate, ante-

Il reggimento Guardie nell’assedio di Torino 1706

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nate delle moderne bombe amano. Curioso notare come al-l’epoca gli ufficiali non fosserostrettamente tenuti ad indossarel’uniforme del reggimento espesso si avvalessero di taleprivilegio; in ogni caso i loroabiti erano di stoffa più fine earricchiti di ricami e gallona-ture. Anche il cappello eraspesso guarnito di piume. Nonportavano distintivi di grado,differenziandosi per il modo divestire succitato, per la fasciaazzurra con frange dorate por-tata in vita o a bandoliera, e perla “gorgiera”, una mezzalunametallica più o meno decorataportata al collo e che rappre-sentava l’ultimo memento dellearmature dei cavalieri medie-vali. Gli ufficiali dei fucilieridelle guardie erano armati dispada e spuntone (una speciedi picca), mentre quelli dei gra-natieri portavano spada e fucilecon baionetta sempre innestata.I sergenti erano armati di spadaed alabarda, la cui asta venivausata con energia per “tenerenei ranghi” la truppa, di spadae fucile quelli dei granatieri. Gliabiti dei sergenti erano abbellitida galloni al giustacorpo e aiparamani. Il Reggimento delleGuardie dunque, lasciata la suacaserma sita nel borgo delBallone (il Balòn odierna PortaPalazzo) al fine di non offrireun facile bersaglio all’artiglierianemica, viene accasermatosotto i portici della piazza SanCarlo, costituendo così unapronta riserva per tamponare ipunti delle mura cittadine cheminacciano di cadere: e quante

volte dovrà correre sui bastionibaionetta in canna o strisciarenel buio delle gallerie per con-trastare a colpi di granata earma bianca gli incursori fran-cesi! Le guardie erigono nelmezzo della piazza un piccoloaltare consacrato alla SantaVergine Maria, proprio là doveoggi sorge il bel monumentoequestre a Emanuele Filibertointento a ringuainare la spada,e davanti a questo altare ilReggimento si raccoglie ognisera in preghiera.Gli scontri sui bastioni sonocontinui, giorno e notte: anchenelle tenebre si combatte, e idifensori torinesi usano gettarelegna e fascine in fiamme perilluminare i fossati ed impedirecosì ai francesi di attaccare disorpresa. Anzi i nostri granatieridileggiano nottetempo il ne-mico gridando <<venite a bal-lare con noi, le nostre sale sonoben illuminate!>> A tale propo-sito, a sottolineare il moralesempre alto dei difensori, è di-vertente ricordare un curiosoepisodio: la notte del 1 set-tembre 1706 la MusicaReggimentale delle Guardieviene comandata sui bastionidal marchese Roero diCostanze a suonare una serie diarie per schernire i francesi. Unufficiale di questi chiede che inostri suonino una “follia spa-gnola”, ma le Guardie rispon-dono che quel pezzo non è piùdi moda. Suoneranno inveceuna “pazzia in Francia”, più at-tuale a loro dire per il folle as-sedio dei transalpini a Torinoche non cadrà mai: e così

fanno per più di due ore,mentre francesi e piemontesibrindano -gli uni al valore deglialtri- si burlano invitandosi reci-procamente al “gran ballo”. Machiudiamo con un fatto d’armiscelto tra i tanti di quei giorni.E’ l’assalto per riprendere il ba-stione di San Maurizio, sferratoil 31 agosto dal Reggimentodelle Guardie al completo: inun silenzio irreale il generaleSaint Remy si pone alla testadel Reggimento, fa dispiegarele bandiere e, all’unisono coisuoi ufficiali, sguaina la spadagridando << Avanti le Guardie!>>. Il Reggimento tuona in ri-sposta <<Savoia!>> che vieneripreso e prolungato da quantisui bastioni assistono all’as-salto, e che incitano le Guardiementre si avvicinano ai francesiarma in spalla. Nella rissa furi-bonda del corpo a corpo chesegue, il ben noto episodio delmaggiore Bolger: l’ufficialedelle Guardie, che pure era dis-taccato come aiutante di campopresso il comandante generaleDaun e quindi non aveva l’ob-bligo di partecipare all’azione,vuole essere coi suoi granatieri,ma ha la mano destra amputatadi netto da un fendente.Condotto nella Cittadella, al ge-nerale Daun che lo conforta ri-sponde che la gioia di averfatto il proprio dovere prevaledi molto sul dolore per la per-

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dita della mano! Intanto le con-troguardie di San Maurizio edel Beato Amedeo sono ripresedai nostri, così come la Mezza-luna del Soccorso: le Guardie,insieme agli altri sabaudi vitto-riosi, pensano bene di pren-dere un grosso cannone fran-cese come ricordo trionfaledella giornata, e lo trascinano aforza di braccia in Città sin da-vanti al Palazzo del Governa-tore. Il cronista dell’epoca,Tarizzo, così commenta <<Quelgiorno il Reggimento delleGuardie compì prodigi di va-lore!>>. L’assedio volge al ter-mine, l’armata imperiale di soc-corso guidata dal PrincipeEugenio di Savoia è alle porte,la mattina del 7 settembre 1706attacca i francesi. Le Guardie,dopo i mesi dell’assedio, vo-gliono prendere parte anchealla spallata finale ed esconoverso Madonna di Campagnacon gli altri Reggimenti dellaguarnigione, marciando in testaalla colonna com’è loro dirittocontro i francesi che vacllano.Alle 14 è la vittoria: il DucaVittorio Amedeo rientra nella

sua capitale, subito scortato inDuomo dalle Guardie per unTe Deum di ringraziamento.Dopodiché una compagnia dilancieri e sfiniti granatieri va amontare la guardia al sonno delsovrano a Palazzo Ducale (oggiPalazzo Reale di piazza Castel-lo). Le Guardie nell’assedio pa-gano il tributo più alto di tutti ireggimenti sabaudi: un dato

solo basti, il 67% degli ufficialicade morto o ferito!Come l’assedio di Torino ful’alba di un regno, quei mesi dibattaglia furono per ilReggimento Guardie l’alba diuna storia di valore e disciplinache da 347 anni continua ogginel Reggimento Granatieri diSardegna…

Pier Andrea Ferro

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Ilcolonnello Filippo Ferrandu, dallo scorso ot-tobre 2006, ha assunto il comando del Pro-vincial Reconstruction Team (PRT) di stanza a

Herat, nella parte occidentale dell’Afghanistan. Inun teatro operativo particolare, qual è quello af-ghano, lo Stato Maggiore ha voluto impiegare unufficiale superiore dei Granatieri, già noto a tutti ifedeli lettori della rivista “Il Granatiere”, in quantogià comandante del glorioso primo ReggimentoGranatieri di Roma. Il PRT comandato dal colon-nello Ferrandu si occupa prevalentemente dello svi-luppo di una sicurezza stabile nella parte occiden-tale dell’Afghanistan, al fine di identificare aree dioperazione in cui dare luogo alla ricostruzione in-frastrutturale sull’intero territorio provinciale diHeart, nel quale si trova il Comando RegionaleOvest ISAF (International Security Assistance Force)della NATO. Il team comandato dal colonnello Fer-randu ha anche il compito di tessere un buon rap-porto con il governo locale, al fine di conseguire lastabilità futura del territorio. Le capacità professio-nali e diplomatiche del granatiere Ferrandu sonotali da potergli far ben assolvere l’arduo compito af-fidatogli. Infatti, la posizione che riveste fa sì che siconfronti continuamente con le autorità locali, atti-vità fondamentale per la buona riuscita della deli-

cata missione assegnata al suo team. Molteplici e di-verse sono state sino a oggi le realizzazioni struttu-rali messe in opera dal PRT: scuole, reti stradali eponti. Nel solo 2006 il PRT ha tradotto in oltre cen-toventi progetti i circa 5.300 milioni di euro stanziatidal ministero della Difesa. Tutti noi ci auguriamoche il colonnello Filippo Ferrandu possa adempiereil proprio compito al comando del PRT con la com-petenza e l’energia dimostrate in passato.

da Herat ten. Gabriele Pariselli

Qualcuno, molti anni orsono, definì i Granatieridi Sardegna “truppe da

parata e da schierare là dove labattaglia è più furibonda”. Taledefinizione, nel terzo mil-lennio, ancora ben si attaglia aquesto Corpo dalle origini an-tichissime (fu costituito nel1659 nel ducato di Savoia) eche, da circa cento anni è statoposto a presidio della Capitale.I Granatieri, infatti, rientrati daun’impegnativa missioneNATO in Kosovo, dove hannoassicurato per sei mesi la pro-tezione e la sicurezza delle mi-noranze etniche presenti nellazona di Pec, non dimenticanouna loro tradizione viva daben 230 anni, che li vede in

parata, a commemorare unloro antico comandante.Tutto ebbe inizio nel 1776,quando un patrizio sardo, donAlberto Genovese, duca di SanPietro, fece un lascito al reggi-

mento di 120.000 di vecchielire del Piemonte, fissando sta-bilendo che l’uso della rendita

Un granatiere al comando del PRT di Herat in Afghanistan

Granatieri di Sardegna: domani la sfilata storica

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Riportiamo l’articolo con il quale è stata annunciata la celebrazione annuale del duca di San Pietro. Lacerimonia anche quest’anno ha visto la presenza di tutti i Quadri direttivi regionali della ANGS.Presiedeva l’evento, che ha richamato un grande pubblico e numerose autorità civili e militari, il sottose-gretario di Stato per la Difesa, onorevole Marco Verzaschi

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Kosovo: granatieri in addestramento anti sommossa.

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fosse impiegato per ricordareogni anno, con una messa so-lenne, la morte del padre, DonBernardino, fondatore del reg-gimento Cacciatori di Sardegnaconfluito, nel 1852, nella bri-gata Granatieri.E i Granatieri quell’impegno lohanno rispettato. Ogni anno.Anche durante i numerosi pe-riodi bellici che nei due secolisi sono avuti.Anche quest’anno, quindi, ilreggimento al completo, con labandiera di guerra e con lagrande uniforme speciale(GUS), quella del periodo ri-sorgimentale caratterizzata dal“cappellone a pelo”, sfilerà perle vie di Roma (dal via di Ca-stro pretorio a piazza della Re-pubblica) per schierarsi nellaBasilica di Santa Maria degli

Angeli ove si celebrà il rito disuffragio. In testa la reggi-mento, il comandante, colon-nello Attilio Monaco, seguitodal tenente colonnello Mas-simo Siragusa, comandante delbattaglione “Assietta” e dallabanda d’ordinanza.. Al centro della chiesa, il cata-falco simbolico posto sul pavi-mento, verrà presidiato da undrappello di granatieri nell’uni-forme settecentesca. Al termine della cerimonia ilcolonnello Monaco ripartiràimmediatamente, con la ban-diera di guerra, per il Kosovodove opera ancora un’aliquotadel reggimento Granatieri chesi avvicenderà con un batta-glione sloveno alla fine delmese di Febbraio.Per i romani è un’occasione

unica per vedere sfilare, per levie della città, un reparto mili-tare al completo di musicad’ordinanza e bandiera.La cerimonia inizierà domanialle ore 10.00 e terminerà pre-sumibilmente alle 12. In taleperiodo si potrebbe averequalche problema di trafficonella zona interessata.

Antonino TorreDa “IL GIORNALE”

del 15/2/2007

La foto a corredo dell’articoloera quella dei granatieri inesercitazione per il controllodella folla in Kosovo per sottoli-neare la vocazione operativache hanno i nostri giovani mi-litari.

Il generale Rolando Mosca Moschini, già comandante della brigata Granatieri diSardegna e attualmente Consigliere militare del Presidente della Repubblica, ha fatto per-venire al generale Venci il seguente telegramma:

““1166//22//22000077.. IINN OOCCCCAASSIIOONNEE DDEELLLLAA CCEERRIIMMOONNIIAA IINN OONNOORREE DDEELL DDUUCCAA DDII SSAANNPPIIEETTRROO,, TTEESSTTIIMMOONNIIAANNZZAA DDII UUNNAA LLUUNNGGAA TTRRAADDIIZZIIOONNEE IISSPPIIRRAATTAA AATT NNOOBBIILLIIVVAALLOORRII MMOORRAALLII EETT GGEENNEERROOSSAA AABBNNEEGGAAZZIIOONNEE,, MMII EE’’ PPAARRTTIICCOOLLAARRMMEENNTTEEGGRRAADDIITTOO FFOORRMMUULLAARREE II PPIIUU’’ FFEERRVVIIDDII VVOOTTII AAUUGGUURRAALLII CCHHEE LLAA PPRREEGGOO DDIIEESSTTEENNDDEERREE AATT PPEERRSSOONNAALLEE TTUUTTTTOO DDEELLLLAA BBRRIIGGAATTAA.. GGEENNEERRAALLEE RROOLLAANNDDOO MMOOSSCCAA MMOOSSCCHHIINNII””..

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Roma, 16 febbraio 2007

Caro Presidente,siamo giunti oramai quasi al temine di un periodoesaltante per la specialità dei Granatieri: dopo anni dioblio dedicati ad altri aspetti importanti della nostravita granatieresca, quale la rappresentanza, il 1? Reg-gimento Granatieri nel mese di Gennaio 2006 ha ri-cevuto il task di approntarsi per essere impiegato nelteatro Kosovaro.Da quel momento è iniziato un periodo denso di at-tività addestrative: Monteromano, Civitavecchia, Teu-lada, Monte Stabbiata, Montelibretti, Cesano, per ci-tare solo alcune delle aree addestrative che hannovisto impegnato il Reggimento in attività propedeu-tiche alla successiva immissione in teatro. E già inquesta fase i Granatieri hanno dimostrato tutto il lorovalore.Poi l’immissione, a partire dal 10 Luglio, di materiali,uomini e mezzi verso una terra sconosciuta ai più.In data 26 Luglio il Reggimento ha assunto la re-sponsabilità di un’area del Kosovo con la denomina-zione di Manouvre Group “Aquila”, prima, e TaskForce “Aquila”, dopo, avendo alle dirette dipendenzeanche contingenti di paesi stranieri (Ungheria, Ro-mania, Slovenia). Infine, per attuare recenti provve-dimenti ordinativi, stiamo ultimando la missione conla denominazione Task Force “Assietta”.Da allora è iniziata una cavalcata trionfale nellaquale i Granatieri hanno dimostrato di che pastasiano fatti. Con abnegazione e spirito di sacrificio,con il diuturno operare questi nostri splendidi soldatihanno contribuito in maniera determinante alla sta-bilità dell’area, dimostrando di essere fieri e decisi,gladiatori, ma anche pronti a dare una mano lad-dove necessario.Io che ho avuto l’onore di comandare il 1° Reggi-mento “Granatieri di Sardegna” e il privilegio di gui-darlo in questa esaltante attività, sono fiero di quelloche hanno fatto i nostri Granatieri e soprattutto dicome lo hanno fatto.I Granatieri sono soldati veri, aspirano a dimostrarlo

sul campo e questa missione è stata una esperienzaunica e vivificante per tutti e un motivo di crescitaprofessionale per me.Vi posso garantire che hanno continuato a percorrerecon testa alta la via tracciata dai nostri predecessori edelle nostre antiche tradizioni granatieresche, dimo-strando a tutti, italiani e stranieri, il valore assolutodel soldato granatiere.Non da meno sono stati i granatieri rimasti in sede: aranghi ridotti hanno fatto fronte in modo eccellente atutti gli input ricevuti senza una sola rinuncia, malavorando come a pieno organico.Ho voluto scriverLe questa lettera per rendere parte-cipe anche l’Associazione di questi miei sentimenti diassoluto orgoglio di esser qui con loro.Quando rientrerà la Bandiera di Guerra, alla finedel mese di Febbraio, ho intenzione di celebrare il suorientro con una cerimonia dove potrete vedere con ivostri occhi i soldati che oggi portano alti i valori deiGranatieri.Sono certo che voi, soldati e comandanti, guardandonegli occhi i nostri splendidi soldati, potrete giudicareal volo il valore di ognuno di loro.Con affetto e imperitura stima vi saluto e vi aspettonumerosi alla Caserma “Gandin”, il 2 Marzo p.v.

Il 92° ComandanteColonnello Attilio Monaco

PEC/PEJE, 25 febbraio 2007 – Alle ore 11.00,presso “Villaggio Italia”, sede della MNTF-W laBrigata multinazionale KFOR a guida italiana, si ésvolta la cerimonia di passaggio di consegne tra ilColonnello Attilio Monaco comandante della TaskForce “ASSIETTA” e comandante in Patria del 1°Reggimento “Granatieri di Sardegna” ” con sede aRoma e Spoleto, ed il Tenente Colonnello MihaSkerbinc Barbo, comandante del 10° battaglionemotorizzato sloveno con sede in Lubiana che co-stituirà la subentrante Task Force “SOKOL”.La cerimonia é stata presieduta dal Comandante

Pubblichiamo la lettera che il colonnello Attilio Monaco ha inviato al Presidente na-zionale, generale Mario Buscemi, in occasione del rientro dal Kosovo

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Villaggio Italia, i granatieri cedono il comando agli sloveni

Il gen. B. Attilio Borreca, comandante della MNTF-W consegna lostendardo della Nato al ten. col. Miha Skerbinc Barbosegue a pagina 22

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della Brigata Multinazionale Ovest (MNTFW),Generale di Brigata Attilio Claudio Borreca, allapresenza del Comandante di KFOR, TenenteGenerale Roland Kather, del Primo Ministro delKosovo Agim Ceku, del Ministro della DifesaSlovena Karel Erjavec, del Capo di Stato Maggioredella Difesa Slovena Tenente Generale AlbinGutman e delle massime Autorità Civili e Religioselocali. Cosi, dopo oltre sette mesi rientrano a Roma, conla gloriosa Bandiera ed il loro Comandante, iGranatieri del 1° Reggimento “Granatieri diSardegna” che hanno costituito, con due batta-glioni, l’unità di manovra del contingente italianoin territorio Kosovaro, assumendo prima il nomedi Task Force “AQUILA” e poi, dal 26 gennaio,dopo il rientro del battaglione sud-ovest, quello diTask Force “ASSIETTA”. Durante il mandato iGranatieri hanno condotto la loro missione, assi-curando sicurezza, stabilità e libertà di movimentoa tutta la popolazione Kosovara senza distinzionedi etnia e religione. In particolare la protezione di alcuni siti, di gran-dissima importanza storico-religiosa e consideratidall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” per il lorovalore artistico, come i Monasteri di Decane eBudisavci ed il Patriarcato di Pec, è stata affidataproprio al 1° Reggimento “Granatieri diSardegna”. I granatieri hanno supportato inoltre levarie organizzazioni, governative e non, presenti

nell’area, in attività di coordinazione con le varieautorità locali per la distribuzione di aiuti umani-tari.Dal prossimo 26 febbraio i militari sloveni pren-deranno il posto dell’ultimo battaglione del 1°Reggimento “Granatieri di Sardegna”; si trattadella più impegnativa missione che l’esercito slo-veno affronta nell’ambito dell’Operazione KFOR eche assume un particolare significato alla luce deirapporti storico-culturali che legano la nazioneSlovena al Kosovo.

MNTF-W Public Information OfficeCHIEF PIO OF-3 Gian Piero DEMARCUS

Il2 marzo scorso, un’austera cerimonia mili-tare, svoltasi alla Caserma “Gandin” ha salu-tato il rientro definitivio dei Granatieri dal

Kosovo.Dopo sei mesi di presenza in quel teatro d’opera-zioni il reggimento è stato salutato da una granfolla fra cui spiccavano i nostri associati con di-verse Colonnelle e dalle rappresentanze di tutti ireparti della Brigata.Massima autorità civile presente, il sottosegretariodi Stato per la Difesa Marco Verzaschi che ha ri-volto un saluto e un apprezzamento anche anome del Governo.

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Il col. Attilio Monaco, Comandate della task force “Assietta” salutale bandiere italiana, slovena e ungherese che prendono postonello schieramento

Rientro definitivo dal Kosovo

Il sottosegretario Verzaschi mentre pronuncia il discorso di saluto

Verzaschi, accompagnato dai generali Buscemi e Venci e dalcolonnello Monaco.

l generale Venci al rinfresco presso il Forte.

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E rano anni che desideravosalire a bordo di una naveda guerra, ma era soprat-

tutto da qualche tempo che ac-carezzavo l’idea di visitare laFregata “GRANATIERE”, unitàdella Marina Militare, di stanzaa Taranto, .che porta il nomedella nostra gloriosa Specialità. Finalmente l’occasione mi si èpresentata questa estate mentreero in vacanza con la famigliaad Alberobello, caratteristicocentro delle Murge, famoso peri suoi trulli. Infatti, dovendomirecare a Taranto, decisi di chie-dere l’autorizzazione a effet-tuare la visita sperando che lanave non fosse in navigazioneaddestrativa o impiegata in atti-vità di missione fuori area.Sono stato fortunato! La naveera alla “fonda” presso la nuovaBase Navale di Taranto. Otte-nuta in breve tempo l’autoriz-zazione richiesta, grazie allasquisita disponibilità di COM-FORAL (Comando delle Forzed’Altura) a cui va il mio sentitoringraziamento, fu concordatoil giorno e l’ora della visita.Il 18 agosto 2006, accompa-gnato da mia moglie, sono arri-vato alla Base Navale di Ta-ranto puntualissimo e, lo con-fesso, anche un po’ emozio-nato. Un sottufficiale di Marinaci ha scortato fino al molo doveera ormeggiato il “nostro” Pat-tugliatore di Squadra (così clas-sificato a motivo della sua con-figurazione generale) rilucenteal sole caldo d’agosto e immo-

bile nella sua imponenza. Leg-gere sulla fiancata della passe-rella della nave la scritta “GRA-NATIERE” mi ha dato una certasensazione difficile da descri-vere, mista d’orgoglio e soddi-sfazione. Salito a bordo e ricevuto i salutimilitari con i ben noti colpi difischietto del nostromo (natu-ralmente sapevano che ero unUfficiale Generale dei Grana-tieri “in pensione”), siamo statiaccolti dal Comandante in 2° edall’equipaggio presente perl’occasione, con ogni atten-zione e riguardo.Dopo un breve ma esauriente“briefing”, che si è tenuto nelQuadrato Ufficiali, abbiamo po-tuto visitare le parti più interes-santi della nave da prua apoppa, dalla plancia di Co-mando alla Sala Operativa, dal

ponte atterraggio elicotteri conil relativo hangar per 1 elicot-tero AB212, ai vari sistemid’arma di bordo che sarebbetroppo lungo elencare. Tutto,illustrato, con competenza eprofessionalità, dal personale dibordo.Al termine della visita mi èstato donato, in ricordo dellabella giornata trascorsa, il“CREST” di Nave Granatiereche conserverò sempre gelosa-mente e su cui, nella sua idea-zione, si è voluto trovare laconnessione tra la Marina Mili-tare ed il corpo dei Granatieri:due leoni rampanti che sosten-gono la nave sotto il cui scafo èsistemato, tra le zampe arti-gliate dei leoni, lo stemma deiGranatieri di Sardegna riportatodettagliatamente e completatodal cartiglio sul quale è im-presso il glorioso motto dellanostra specialità “A me leguardie”.Ho lasciato la Base Navale diTaranto, dove fra le altre navida guerra ivi ormeggiate facevabella mostra la “GARIBALDI”,con una punta di malinconiama, nel contempo, felice ed ap-pagato per questa visita cosìfermamente da me desiderata.In futuro, dopo averla cono-sciuta di persona, penso cheseguirò con maggiore atten-zione le vicende e i destini diNave Granatiere.

Giuseppe La Gamba

Una giornata a Taranto, vi presento: nave “Granatiere”

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Un granatiere alla festa della Legione straniera

Lo aveva detto e l’ha fatto. Il gra-natiere Massimiliano Scarpa si èrecato con Alamari, basco nerocon granata e medaglie dellaSomalia, ad Aubagne, una localitàdella Francia non molto distanteda Marsiglia dove, presso la sededel 1° RE (Repart Etrangère) sicommemora, da 150 anni, la bat-taglia di Camerone (Messico), laprima battaglia combattuta dalla

Legione Stranera. In quella batta-glia, tutto il reparto agli ordini delcapitano Danjou, dopo un’acca-nita resistenza di alcuni giorni, fusterminato dalle forze messicane.Il moncherino di legno del capi-tano (Danjou aveva perso in pre-cedenza una mano in battaglia) furecuperato fortunosamente dopoalcuni anni. Ora, quel monche-rino, assurto a simbolo del valore

della Legione, viene portato inun’urna, lungo lo schieramentodei reparti che gli rendono glionori militari, nel giorno dellafesta dei legionari, il 30 aprile diogni anno. Massimiliano, in per-fetta uniforme associativa ANGS,tra tanti valorosi legionari, ha fattola sua bella figura e si è guada-gnato un invito per la prossimacelebrazione.

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RELa grande bugia ha le gambe corte(lettera ricevuta per e-mail e pubblicata integralmente)

Intervengo in merito al libro edal giudizio letterario sul testo diPanza, “La grande bugia”, ap-

parso su “Il Granatiere” n. 4/2006,a firma Alba Maria Mendico.Premetto che altre volte avrei volu-to scrivere a questa pur bella rivistasentendomi in dissenso da quantoveniva scritto; come pure altre vol-te avrei voluto trasferire attraversoqueste pagine, i miei sentimenti diriconoscenza verso quanti, i Grana-tieri in particolare, si sono immola-ti nella grande battaglia per la dife-sa di Roma (8/9 settembre 1943), onei confronti del generale Gandin,a cui è intitolata la caserma deiGdS, che scelse democraticamentedi essere il “Primo Partigiano” amorire nel nome di una Patria ri-sorta.. Sono nato e vivo ad Osimo(Ancona) ed in questa città mi èstata affidata la locale sezionedell’Associazione Nazionale Parti-giani d’Italia (ANPI - “Ente Morale”-Dec. Luogotenenziale 25/04/1945).Con orgoglio mostro i miei alamarinelle cerimonie ufficiali. Questoanche perché Osimo deve molto aiGranatieri di Sardegna; in particola-re al Cap. GdS Bruno Liberti pluri-decorato, e trucidato nel tristemen-te famoso episodio dell’eccidio del“Cibeno- Fossoli”, il quale vennecatturato in missione a Bologna edannoverato tra i martiri partigiani.Un altro osimano, il Cap. AlbertoAlessandrini, alla testa di una com-pagnia di Granatieri, resistette perdue giorni senza rinforzi ai tentati-vi dei tedeschi di occupare il luogosacro del Campidoglio in Roma tral’8 e il 10 settembre 1943. Al richia-mo in caserma rispose scoraggiato,e nella fase di rientro, con i suoisoldati, fu fatto oggetto di bersagliodal fuoco fascista proveniente daipalazzi che si affacciano su PiazzaVenezia, fuoco a cui dette rispostaperentoria disperdendolo (dallamotivazione per la proposta di as-segnazione della M.d’A.V.M.). La riconoscenza verso questi EroiVeri è il motivo che mi ha portatoa ricercare prima e a ridare luce elustro poi, al labaro della fu sezio-ne osimana dell’ANGS, abbando-nato all’oblio da più di trent’anni:anche di questo sono orgoglioso.Molti dimenticano l’indissolubilelegame dell’Esercito Italiano con laLotta di Liberazione; con la lotta di

quelle forze sane del Paese che siopposero e versarono sangue con-tro l’occupazione nazifascista delcaro suolo d’Italia. Sulle sponde delMusone che costeggia Osimo, sisvolse quella che il generale polac-co Anders definì “la più cruentadelle battaglie dopo Montecassi-no”. In quella circostanza infatti avven-ne che avanti alla II Divisione Fu-cilieri Kraiowa, la VII Div. Britanni-ca, e con la provata sostanzialeopera delle formazione partigiane,si cimentarono in azione di ecce-zionale valore il Corpo Italiano diLiberazione con i suoi Arditi, la Bri-gata Maiella e la rinata DivisioneNembo, che ebbero qui uno deimomenti di maggior gloria suben-do moltissime perdite umane (bat-taglia di Filottrano). Quelle forzenon erano che l’embrione del ri-sorto e moderno Esercito Italiano.Molti partigiani una volta liberata lapropria casa, volontariamente scel-sero di continuare la propria batta-glia in quelle formazioni regolariche presero il nome di DivisioneFriuli e Divisione Cremona. Un preambolo lungo il mio, ma in-dispensabile per esporre i mieidubbi sulla necessità di “pubbliciz-zare” il libro di Giampaolo Panza,enfatizzato oltre misura nella re-censione del “nostro” giornale.Un’enfasi oggi ancor più distantedalla realtà alla luce del flop e la vi-ta breve che, tanto il libro che i fat-ti, hanno avuto sulla cronaca na-zionale, non fosse altro che perquattro sprovveduti contestatori in-

tervenuti alla presentazione. “Lebugie” hanno quindi avuto le gam-be corte. Perché gli italiani sonomeno sciocchi di quanto qualcunocrede; questi sanno ben distingue-re la ricerca storica sviluppata daglistudiosi della materia, dal sensiona-lismo giornalistico di personaggi incerca di nuovi spazi o di chissàquali rivalse. I fatti citati nel libro diPanza sono circostanze trite e ritri-te, ampiamente lettarariamente co-nosciute e comunque sentenziatecon una condanna dal tribunale oterminate con fughe oltrecortina. Il libro di Panza è aria fritta, rifritta,ciclica di chi è a corto di argomen-ti. Quel che preoccupa maggior-mente è il tentativo scaltro e nonultimo (vedi la ri-bufala dei diari diMussolini), di minare i pilastri fon-damentali dell’Italia libera e demo-cratica: vale a dire la Resistenza e laLotta di Liberazione. Questo non èaccettabile comunque la si pensima avendo a cuore le sorti di que-sto “nostro” Grande Paese. Sonoautore di una ricerca storica fattasugli Archivi di Stato (atti dellaQuestura, della Pubblica sicurezzae dei Regi Carabinieri.) divenuta te-sto storico pubblicato nel 2004 edin attesa di ristampa. Il volume trat-ta in gran parte il periodo del regi-me fascista (1924-1938) laddovedagli archivi sono emerse storie as-solutamente inedite quanto ricchedi episodi d’indicibile violenza esopraffazione gratuita. Quelle storie non sono diverse da

La battaglia di Montelungo. I fanti del rinato Esercito nella guerra di Liberazione.

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26 gennaio-marzo 2007

LETT

ERE A

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REluogo a luogo; esse sono simili aquelle di tanti altri paesi, campa-gne, etc. italiani e d’oltralpe. Una ri-cerca questa che potrebbe averedimensioni epiche ma che a Giam-paolo Panza, uomo di sinistra, noninteressano.

c.m. GdS Armando Duranti Presidente ANPI Osimo

Egregio signor presidente,

in nome di quella democraziache gli italiani si sono faticosa-mente conquistata, pubblicoper intero la Sua lettera.

Purtroppo, nonostante il mio

grande interesse per le Sue ar-gomentazioni, non ho potutotrovare un nesso logico fra il ti-tolo che Lei gli ha dato “Lagrande bugia ha le gambe cor-te” e le sue affermazioni del ti-po “ …I fatti citati nel libro diPansa (ma parliamo dello stes-so autore visto che lei lo cita co-me Pansa?) sono circostanzetrite e ritrite, ampiamente lette-ralmente conosciute…”.

A questo punto mi domando:quelle di Pansa sono bugie o ve-rità a tutti note?. Da quanto Leiha scritto, infatti, non sembre-rebbero bugie. Scusi ma io, per

motivi anagrafici, all’epoca deifatti, non avevo un’età tale dapotermi considerare un testi-mone e quindi mi devo avvaleredi altri, magari come Pansa, ocome Lei.

Non ritengo, quindi, di avercontribuito a minare “i pilastrifondamentali dell’Italia libera”,consentendo la pubblicazionedi una recensione di un libroche, comunque, riporta delle ve-rità storiche, anche se ormaiampiamente note a persone co-me Lei che, forse, le ha vissutein prima persona.

Antonino Torre

OFFERTE PER IL POTENZIAMENTO DEL GIORNALE:

EUROSezione di Minerbe 10,00

Gra. Franco Brugali (C.P. Bergamo) in memoria Gra. Giovanni Gabbiadini 10,00

Gra. Franco Brugali (C.P. Bergamo) in memoria Gra. Giosuè M. Martinelli 10,00

Gra. Don Cristoforo Maggio 150,00

Gra. Gianluigi Ravera 10,00

Gra. Renzo Giorgi 15,00

Sezione di Jesi 10,00

Sig.ra Stefania Burato 7,00

Sig.ri Pierluigi e Maria Rita Lensi 25,00

Famiglia Cesari (in Memoria Gra. Giuseppe Cesari Presidente Sez. Maglie) 100,00

CONTRIBUTO PER L’ASSOCIAZIONE

Gra. Gabriele Reggiani 10,00

Gra. Alberto Paesani 30,00

Gra. Pietro Zanardo (Sez. Conegliano) 20,00

Sezione di Sarzana 50,00

Gra. Don Giorgio Vaquer 80,00

Per eventuali offerte, si prega voler utilizzareil conto corrente postale n. 34577007 indicando la causale

(Potenziamento giornale, Abbonamento, Fondo solidarietà)

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BREV

I E LI

ETE✩✩✩

GIA’ GRANATIERE A 19 MESI

Che ve ne sembra di questo piccolo granatiere?E’ il figlio del capitano dei granatieri OrazioBellingheri che presta servizio alla Presidenza delConsiglio dei Ministri presso Palazzo Chigi. I suoigenitori (ma forse solo il padre), in occasione delCarnevale, hanno avuto l’idea di vestirlo in tutamimetica con tanto di basco con granata e fazzo-letto bianco-rosso. Il piccolo, forse cosciente delruolo importante che era stato chiamato a rico-prire, con un piglio veramente marziale, ha fattobella mostra di sé anche nel palazzo del verticepolitico nazionale, dove il papà lo aveva portato.In tale veste, ha ricevuto i complimenti da variepersonalità fra le quali, addirittura, quelle del sot-tosegretario di Stato alla Presidenza del consiglioEnrico Letta.

✩✩✩

VECCHI FUSTILa fotografia che vi proponiamo è stata scattata aPalena (Aq) nel luglio 1960, durante un campoestivo del Reggimento.

Vi possiamo riconoscere il capitano GianfrancoChiti, comandante della 7ª compagnia, ritratto tradue dei suoi subalterni, il sottotenente Roberto diPierro e il sottotenente Guido Vardabasso

✩✩✩

RICONOSCIMENTI AI GRANATIERI DEL TRENTINONel corso della cerimonia per il gemellaggio deiGranatieri con i Fanti, svoltasi a Pergine (TN) il 25febbraio scorso (v/d Attività Sezioni), ilConsigliere nazionale Bombonato ha consegnatouna pergamena ad Angelo Franceschini (classe1914), il più anziano Granatiere di Sardegna delTrentino. Analogo riconoscimento è stato tribu-tato anche al valido e instancabile collaboratoredella Sezione, il granatiere Renato Nollo.

Angelo Franceschini Renato Nollo

RitrovarsiI

l granatiere Cataldo Tota, socio della Sezione diTorremaggiore (FG), ci ha inviato la foto che pubbli-chiamo. La foto ritrae lo stesso Tota ( terzo da sinistra

in basso) e altri suoi commilitoni quali Sardelli, RoccoSardone, Toso, Rotanodari.L’intendo di Cataldo è quello di rientrare in contatto coni suoi commilitoni e, a nostro mezzo, lancia questo mes-saggio: “ Amici, è passato tanto tempo e vorrei che tuttivoi godiate ancora buona salute. Scrivetemi. Telefonatemi, così avremo modo di rincon-traci da qualche parte. Ovunque vogliate. Vi saluto. Eravamo una vera squadra di assaltatori della classe1949!”.

Cataldo Tota Via R. Paolillo, 2171036 Lucera. Telefono (ore pasti) 0881 546372.

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28 gennaio-marzo 2007

RITR

OVAR

SI Ritrovarsi a RomaD

opo 37 anni, un piccolo nucleo delplotone “Lupo” della 14ª compagniadel IV battaglione meccanizzato si è

ritrovato a Roma, in occasione della cerimo-nia in onore del duca di San Pietro.In talebellissima e emozionante cornice, si sonoriabbracciati dopo tanti anni il granatiere,generale Antonio Andriani (tenente neglianni 1969-1970), il granatiere RobertoMoroni e il sottoscritto, granatiere GiovanniDi Biase. Pochi attimi senza parlare, con gliocchi che trasparivano una grande emo-zione, e sono tornati immediatamente allamente i ricordi personali come gli insegna-menti dell’allora tenente, le tante esercita-zioni con i carri M47 e le numerose guardie da me condivise con il caro Moroni.Sono trascorsi 37 anni, ormai siamo nonni dai capelli bianchi, ma con un cuore ancora giovane, uncuore grande da Granatiere; questa occasione mi ha riportato indietro nel tempo a quando avevo ventianni, ma allo stesso tempo, mi ha dato un maggior sprone a guardare avanti, al futuro, a ricercare vecchicommilitoni e anche i più giovani, per aggregarli in Sezioni, sempre più numerose, per la conserva-zione delle trisecolari tradizioni del Corpo dei Granatieri.Per chi, come me, ha avuto l’onore d’indossare i bianchi Alamari, non dovrebbe essere difficile capiretutti i sentimenti di orgoglio che ci appartengono e ci contraddistinguono. Colgo l’occasione per salutare tutti i Granatieri d’Italia e in particolare tutti i “massicci” appartenenti almitico IV battaglione meccanizzato Granatieri di Civitavecchia. Spero cheun giorno ci si possa rivederenumerosi.

Giovanni Di Biase(Presidente del Centro regionale Puglia)

Pubblichiamo con immenso piacere questo scritto, sintetico ma dettato dal cuore, del nostro Presidene regio-nale. Nell’inviarcelo, con la modestia che lo contraddistingue, ci ha comunicato la prossima apertura dellaSezione di Lucera. La Puglia, lo ricordiamo, prima dell’avvento di Di Biase, aveva solo una piccola sezione. Peradesso, ne avrà tre, e poi... chissà che combinerà il nostro granatiere meccanizzato?

Ritrovarsi

La foto che pubblichiamo è stata scattata nella caserma di Viale Giulio Cesare alla fine degli anni ’50.Essa ritrae la compagnia comandata dall’allora capitano Pasquale Adilarni, che ha raggiunto daalcuni anni la casa del Padre.

Ci sarà qualcuno tra i nostri lettori che si riesce a riconoscere nella foto? In caso affermativo lo pre-ghiamo di mettersi in contatto con la redazione. Gli invieremo una copia della fotografia.

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ARinnovi o conferme delle cariche associativeCENTRI PROVINCIALI1 aprile 2006 Napoli:

Presidente: Antonio Candurro

3 febbraio 2007 Perugia:

Presidente: Gianfranco Monacelli

SEZIONI12 novembre 2006 Jesi:

Presidente: Fraco Fabrizi; V/presidente: PietroGasparini; Segretario: Vittorio Sassaroli

17 dicembre 2006 Fabbriano:

Presidente: Italo Bregallini; Alfiere: Luca Menca-relli

17 dicembre 2006 Crema

Presidente: Luca Vailati; v/presidente: RobertoPremoli; Consiglieri: Sergio Kerviscere, AlbertoAchilli, Francesco Malosi; Segretario: GiuseppeOldoni.

20 dicembre 2006 Desenzano del Garda:

Presidente: Augusto Bertazzi; v/presidente:Rnrico Bertoletti; Segretaro: Ilidio Vanzani; Con-siglieri: Franco Cacefeo, Pietro Veggio, BrunoVerità (Alfiere)

5 gennaio 2007 Cingoli:

Presidente: Nazzareno Pelagagge; Segretario:Se-rafino Tittarelli; Alfiere: Luigi Angelucci

11 gennaio 2007 Torremaggiore:

Presidente: Giuseppe Iammarone; v/presidente:Givanni Lamedica; Consiglieri: Orazio DiIanni,Antonio Giacconella, Michele Russo

27 gennaio 2007 Paese (TV):

Presidente: Augusto Dal Zilio;Segretario: RemoVanin; Consigliere: Giovanni De Lazzari

28 gennaio 2007 Musile di Piave:

Presidente: Rino Lorenzon; vpresidene: InvincleZaccariotto;Consiglieri: Giuseppe Casella, RinoMontagner, Armando Barzan

30 gennaio2007 Civitavecchia:

Presidente: Antonio Andriani; v/presidente: En-rico Malizia; Consiglieri: F. Caruso, F. Cristini, R.Lucarini

4 febbraio 2007 Eraclea (VE):

Presidente: Lino Maria; v/presidente: Mario Bu-rato; Consiglieri: Mario Tonicello (Segretario),Severino Brichese, Carlo Terreo

11 febbraio 2007 Sassoferrato:

Presidente onorario: Giovannelli; Presidente:Luigi Garofoli; v/presidente: Augusto Cantarelli;Segretario: Valerio Brinati; Alfiere: Erminio Lesti

11 febbraio 2007 Meolo (VE):

Presidente: Angelo Bartoletto; v/presidente:Francesco De Santi; Consiglieri: Guerino Teso,Dino Bracato; Segretario: Roberto Moro.

23 febbraio 2007 Bassano:

Presidente: Luciano Bortolaso; v/presidente: Gia-nalberto Fratton; Segretario: Francesco Poletto

15 febbraio 2007 Asiago:

Presidente: Lino Carturan; v/presidente: AntonioCanaglia; Consigliere: Ermidio Broccardo

25 febbraio 2007 Jesolo (VE):

Presidente onorario: Albino Bacchin; Presidente:Sergio Dalla Mora; v/presidente Arnaldo Sfrisio;Consiglieri: Fulvio Cimenti (Segretario), EsterinoBaraziol, Guido Costantini

7 marzo 2007 Salerno:

Presidente: Rosario Capaldo; v/presidente:Aniello Pepe; Segretario: Dionisio Iuliano

17 marzo 2007 Concordia:

Presidente: Marco Ferreri.

25 marzo 2007 Firenze:

Presidente: Giuseppe Benelli; v/presidente: EoloGrasso; Consigliere: Manfredo Servolini.

Errata corrige: a pag. 22 del numero prece-dente, per il Presidente del Centro provin-ciale di Bergamo è stato erroneamente indi-cato il cognome Pongali. Si tratta in effetti diFranco Brugali.

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A INAUGURATO A MUSILE DI PIAVE IL MONUMENTO AI GRANATIERI

In una splendida giornata di sole, domenica 24Settembre 2006 tutta la città con grande entu-siasmo e partecipazione ha accolto e festeg-giato le diverse centinaia di Granatieri di Sar-degna ivi convenuti dal Veneto e regioni limi-trofe per partecipare all’inaugurazione di unmonumento al Granatiere.L’opera, fortemente voluta dal Presidente dellaSezione di Musile di Piave, ganatiere Rino Lo-renzon, con la collaborazione del Presidenteprovinciale di Venezia granatiere Lino Marian edi altri validi soci, rappresenta un Granatiere indivisa storica. L’opera, scolpita da un unico blocco di marmobianco di notevoli dimensioni, è stata realizzatadallo scultore e granatiere della Sezione di Je-solo Sergio dalla Mora. La granata che sovrasta il monumento è realiz-zata con sasso prelevato dal fiume Piave. Dopo la deposizione di corone di alloro alle la-pidi dei Caduti di guerra nell’atrio del muni-cipio e la Santa messa concelebrata dal Parrocodon Mario Salviato e da padre Defendente Bel-lotti, il nutrito corteo dei partecipanti si è tra-sferito nel luogo ove sorge il monumento perlo scoprimento e la benedizione. La fanfara deiBersaglieri di Jesolo ha reso la cerimonia an-cora più solenne e gioiosa.Alle parole di benvenuto e ringraziamento delpresidente di sezione, hanno seguito quelledello scultore che ne ha tracciato le caratteri-stiche principali e i motivi ispiratrici, del sin-

daco dottor Walter Menazzae, del granatieredottor Gian Maria Setti Carraro, giunto qualerappresentante della Presidenza nazionale. Particolarmente ammirati e festeggiati sono statii due granatieri in servizio in grande uniformespeciale (GUS) inviati dal comando della bri-gata. I due giovani sono stati sottoposti a unvero e proprio assedio: tutti volevano farsi fo-tografare alloro fianco davanti al monumento!L’area scelta per il posizionamento dell’opera,collocata all’interno dei giardini pubblici, futeatro nel 1918 di epiche battaglie con i grana-tieri, ultimo baluardo contro l’invasore, dopo larotta di Caporetto: il loro eroismo riuscì a bloc-care l’avanzata e, come auspicato nel suo inter-vento dal cavalier Rino Lorenzon, “ciò possaessere di insegnamento ai bambini che fre-quentano questo luogo di svago”.Durante il rancio sociale, tenutosi presso la lo-canda Forte del ‘48, particolarmente affollata digranatieri, familiari e simpatizzanti, alla pre-senza del Presidente regionale del Veneto ra-gionier Giuseppe Paoletti, Pantaleone Palmiottidella sezione di Roma ha portato ai presenti isaluti personali del Presidente nazionale gene-rale Buscemi, del Presidente Emerito generaleDi Nardo e di tutti i granatieri di Roma, qualedimostrazione della vicinanza ai commilitonidel Triveneto. Dopo la consegna delle targhe e riconoscimentivari a ricordo della manifestazione, un ringra-ziamento particolare è stato fatto alle signoreche con grazia ed eleganza hanno fattivamentecollaborato alla riuscita della storica giornata.(testo pervenuto il 21 marzo 2007).

30 gennaio-marzo 2007

Musile di Piave, piccolo centro delVeneto a circa 30 km. da Venezia,adagiato sulla sponda destra delPiave, fiume sacro alla Patria e lalaguna veneta, già nel 20 secoloA.C., era attraversato dalla ViaAnnia per allacciare Roma ad Aqui-leia. Nel suo territorio sono statirinvenuti numerosi reperti archeolo-gici: oltre a un ponte, vasi in terra-cotta, anfore, monili, una pietra mi-liare, ecc.; a testimonianza dell’im-portanza del luogo. Area soggetta a essere invasa dal-l’acqua per lo straripamento delPiave, l’ultima volta nel 1966, boni-ficata agli inizi del secolo scorso,paese distrutto durante la primaguerra mondiale e caparbiamentericostruito dai suoi operosi cittadiniche lo hanno trasformato da un’eco-nomia prettamente agricola inquella attuale di carattere artigia-nale e di piccola e media industria:metalmeccanica, del legno, ecc.(in copertina la foto del monumento)

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ACONCERTO A SPOLETOAnche quest’anno, la Sezione ANGS di Spoletoha organizzato un concerto eseguito dal“Gabriele Francioli Sax Quartet”.La brillante manifestazione ha avuto luogo il 21gennaio 2007 nel salone del Circolo ufficialidella Caserma “G. Garibaldi” di Spoleto, messo adisposizione dal colonnello Fausto Paciotti del2° reggimento Granatieri di Sardegna.Il maestro Gabriele Francioli, socio dell’associa-zione, musicista e concertista molto noto in

Italia e all’estero, coadiuvato dai sassofonistiPanetto, Fanis e Brutti, ha eseguito brani diGershwin, Astor, Piazzola e Mac Cartney.Il Presidente della Sezione, granatiere GiuseppeMorichelli, ha presentato i concertisti e ha illu-strato gli autori e i brani che andavano a ese-guirsi.Il pubblico, numerosissimo, che affollava il sa-lone ha tributato agli eccellenti concertisti ripe-tuti e scroscianti applausi, ottenendo anche dei“bis”.All’evento erano presenti le maggiori autorità ecivili della Città.Al termine dell’intrattenimento musicale, il quar-tetto, richiamato a gran voce dal pubblico, è ri-entrato in sala suonando l’inno dei Granatiericreando tra i presenti un vibrante entusiasmo euna grande commozione.Il Presidente Morichelli ha ringraziato i musicisti,le autorità e il pubblico, auspicando che la bellamanifestazione musicale si possa ripetere anchenel prossimo anno e ha sottolineato l’importanzadell’incontro tra la popolazione della città diSpoleto e i Granatieri di Sardegna.Un ricco rinfresco, offerto dal reggimentoGranatieri e dalla Sezione ANGS, ha chiuso laserata.

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAALa foto che riproduciamo, realizzata dal bravo Aldo Bonino, è stata scattata il 16 luglio delloscorso anno sul Colle dell’Assietta. In quella data, i Granatieri piemontesi, come ogni anno,si sono dati appuntamento per ricordare la famosa battaglia con la 39° edizione di quella cheviene ormai chiamata “La Festa del Piemont”. La cronaca dell’evento, scritta a due mani dai granatieri Mauro Minola e Angelo Masperone,inviata per e-mail all’indirizzo della Presidenza nazionale, è andata persa nelle scartoffie esolo ora, è riemersa la foto che era stata estratta dal computer. Chiediamo scusa per il dis-guido e invitiamo nuovamente tutti a inviare l’eventuale documentazione per il giornale al-l’indirizzo [email protected].

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A I GRANATIERI VENETI E FRIULIANI A ROMAEntusiasti di partecipare alla cerimonia comme-morativa del duca di San Pietro, ci siamo infor-mati sulla data effettiva della manifestazione, so-prattutto perché l’anno precedente la sessa erastata anticipata di un giorno e purtroppo ave-vamo dovuto rinunciarvi. Quest’anno si speravache fosse posticipata, come da data del lascito,invece, dopo aver prenotato un albergo per 100persone, ci è giunta notizia che la cerimonia ve-niva anticipata di ben due giorni. Al momento,diversi granatieri hanno annullato la loro parte-cipazione.Gli impegni già sottoscritti (prenotazioni albergoe ristirante) e i programmi approntati e definiti,hanno spinto la maggioranza ad aderire, co-munque, al viaggio nelle giornate pianificate(17-18-19 febbraio). Padre Defendente Bellotti,si è unito a noi a Rio Torto di Assisi e così, nelpomeriggio del 17 febbraio, nel Tempio di SantaMaria della consolazione a Todi, si è potuto ce-lebrare una Santa messa in memoria del ducadon Alberto Genovese. La sera del nostro arrivo a Roma, il Presidentenazionale, generale Mario Buscemi, ci ha rag-giunto in albergo per darci il benvenuto. La mat-tina di domenica siamo partiti alla volta delPalazzo del Quirinale dove, il luogotenente deiCorazzieri, comm. Michieli, ci ha accompagnatoin una visita guidata del palazzo e dei giardini.Subito dopo, ci siamo recati in Piazza San Pietrodove abbiamo potuto visitare le tombe dei Papie la Basilica vaticana. Appuntamento per tuttialle ore 12, presso l’obelisco, per la recitadell’Angelus. Il santo Padre, prima di recitare l’o-razione, ha ringraziato tutti i Granatieri delVeneto e del Friuli presenti sulla piazza de-stando la viva commozione di tutti i partecipanti.Nel pomeriggio la numerosa comitiva si è spinta,se pur sotto una pioggia insistente, verso ilcentro storico della città, accompagnata dai co-niugi Palmiotti. La sera, dopo cena, tratteni-mento danzane con l’accompagnamento della fi-sarmonica egregiamente suonata da un compo-nente del gruppo. Il lunedì mattina, visita ai Musei della Fanteria edei Granatieri, accompagnati dal tenente colon-nello Bruno Cammarota. Con l’occasione, il ge-nerale Buscemiha consegnatoun attestato di be-nemerenza al granatiere cav. Rino Lorenzonideatore e realizzatore del monumento aiGranatieri inaugurato a Musille di Piave il 24 set-

tembre 2206.Durante il viaggio di ritorno, la tappa obbliga-toria è stata per gustare pane e soppressa, for-maggio, galani, vino e bibite a volontà appron-tate dagli organizzatori.Musica e tanta allegria hanno accompagnatotutto il viaggio.Ringrazio vivamente i partecipanti e tutti coloroche hanno collaborato,specialmente qualche in-stancabile granatiere e le signore,

Lino Marian(Presidente provinciale di Venezia)

ALL’ARGIASSERA, CEFALONIA E CORFU’ 63 ANNI DOPO

BUSSOLENO. Una cerimonia partecipata e so-lenne, quella di domenica 17 settembre aBussoleno nelle località Argiassera e Foresto. Unmomento dedicato al ricordo dei caduti diCefalonia e Corfù e dei Granatieri di Sardegna diPorta San Paolo a Roma del settembre ’43. La manifestazione, promossa dalla Fivl e in par-ticolare dal presidente onorario della sezionepiemontese Michele Giai, ha visto la partecipa-zione dei gonfaloni della Regione e dellaProvincia, dei Comuni valsusini, dell’ANPI, diuna rappresentanza dei Granatieri di Sardegna,di sindaci, autorità militari, di don PierluigiCordola e della filarmonica bussolenese; e poi,associazioni combattentistiche e d’arma, molticittadini.Al mattino il raduno dei partecipanti aChianocco in piazza Martiri della Divisione“Acqui” per rendere onore ai caduti con la de-posizione di fiori gialli e neri colori di taleDivisione.Quindi la partenza per l’Argiassera dove si è te-nuta sul piazzale della borgata la celebrazionesolenne, la quale è cominciata con l’alzaban-diera e la deposizione di una corona sulla lapidecommemorativa portata da due validi granatieri. Agli interventi delle autorità regionali e provin-ciali è seguita l’orazione ufficiale tenuta dal vi-cesindaco di Villar, la gentle signora Dora ElisioCroce. Commovente la testimonianza di vita vissutasulla difesa di Roma del granatiere GiacomoGirardi introdotto dal presidente ANGS dellaSezione di Torino, Valter Costamagna, che haconfermato ai presenti i legami tra le due Brigatee le analogie di ideali e di comportamento inquei tristi giorni del 1943.

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La conclusione a Foresto, presso il cimitero dellacerimonia rievocativa della difesa di Roma conla deposizione di una corona di alloro accompa-gnata dalle note del silenzio del trombettiere inmemoria di Eldo Parile, granatiere di Sardegna,una delle prime vittime della Resistenza al nazi-fascismo. Eldo l’8 settembre si trovava Roma. “Lanotte tra l’8 e il 9 settembre – racconta MarioSolara nel suo libro su Foresto – venne ordinatoa lui e ad altri commilitoni, un servizio diguardia ad un ponte sul Tevere. Verso l’alba del9 sopraggiunse una folta pattuglia di tedeschi,quest’ultimi intimarono di arrendersi e conse-gnare le armi, i granatieri risposero sparando.Ma in breve tempo i tedeschi ebbero la meglio.In quello scontro persero la vita Elio e due suoicommilitoni”.Al termine il granatiere Costamagna a volutoporre al collo di Quinto Parile i bianchi alamariin ricordo del fratello che perì con quel nobile eglorioso simbolo di secolari tradizioni.

Giancarlo Sibille

IL 4 NOVEMBRE A SAN FELICELa sezione di San Felice, in provincia di Modena,ha ricordato i Caduti in occasione della festa del4 novembre. Alla celebrazione erano presenti leColonnelle delle Sezioni di San Felice, Mirandolae Modena accompagnate dai rispettivi dirigenti eda numerosi soci.

Lo sfilamento, fra due ali di folla, ha portato ilcorteo dei numerosi partecipanti, con in testa ilsindaco Mario Meschieri, alla lapide dedicata alricordo dell’ammiraglio Bergamini, comandantedella corazzata “Roma”, dove è stata depostauna corona d’alloro, in ricordo dei Caduti ditutte le guerre e il sindaco ha pronunciato un’al-locuzione che inneggiava alla Patria, al valoredei caduti e all’aspirazione alla pace, molto ap-prezzata da tutti i presenti. Subito dopo, la santaMessa, officiata dal Parroco, don Palmieri, al ter-mine della quale, il granatiere, ing. GabrieleReggiani, con la consueta foga oratoria ha ricor-dato i granatieri caduti della Sezione, primo fratutti, il colonnello Gino Ruffini cui la SezioneANGS è intitolata.

INCONTRO REGIONALE DELLA CAMPANIA

Il Presidente regionale della Campania, CarmineFormicola, allo scopo di rafforzare i legami fra leSezioni di Napoli, Salemo, Avellino e Pompei, esu sollecitazione degli stessi presidenti di Se-zione, ha organizzato un incontro, a ridossodelle festività natalizie, finalizzato anche a con-cordare il programma delle attività associativeper il 2007.I granatieri campani, pertanto, si sono ritrovati aPompei il 17 dicembre 2006.L’incontro ha visto un ampia partecipazione disoci, amici sostenitori e famigliari e la presenzadi numerosi ospiti politici e militari tra i quali, il

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A sindaco di Pompei, awocato Claudio D’Alessio.Nella prima mattinata tutti i convenuti hannopartecipato alla Santa messa, terminata con la“Preghiera del Granatiere” e celebrata nella cap-pella dell’Istituto “Bartolo Longo”.Al termine del rito religioso è seguito un in-contro conviviale presso un ristorante situato inuna zona panoramica alle falde del Vesuvio, nelcorso del quale, in un clima di simpatica e cor-diale amicizia, è stata consegnato al sindaco diPompei un attestato di socio benemerito e le re-lativa tessera associativa.Al termine della giornata, gli auguri per le pros-sime festività e un arrivederci ai prossimi in-contri.

I “MAGNIFICI” DEL 23° CORSO AUC

Si sono dati appuntamento alla Caserma“Gandin” il 10 gennaio scorso, in occasione del47° anniversario del loro primo ingresso nellafamiglia granatieresca. Erano presenti ben 10dei venti sottotenenti di prima nomina assegnatial 1° Granatieri nel lontano 1960. Nel com-mosso ricordo di cinque di essi che li hannopreceduti nella casa del Padre (Marello, CarraraCagni, Monti Marnieri, Barbaranelli, Ferrero deGubernatis), hanno voluto rendere omaggio alSacrario del nostro Museo storico, accolti dalPresidente nazionale, generale Buscemi (an-ch’egli tenente all’epoca), dal Direttore delMuseo, tenente colonnello Cammarota, e dauna rappresentanza della Sezione di Roma, tracui il generale Pintonello, allora loro capitano.Sono ritornati, poi, alla Gandin, dove hanno as-sistito alla Santa messa officiata da don RenzoFanfani, già capitano dei Granatieri. Dopo il ritoreligioso, tutti a pranzo, presso la mensa unifi-cata “nutrendo” anche lo spirito di piacevoli, in-cancellabili ricordi.Tutti affermatissimi professionisti, alcuni, comel’awocato Rossoni e il professor Imperatori, an-cora in attività con importanti incarichi nell’eco-nomia e nelle istituzioni nazionali, essi conti-nuano a offrire una valida testimonianza diquanto l’appartenenza al nostro glorioso Corpoabbia permeata la loro intera esistenza. Sonoper tuffi noi un esempio edificante.

THE DANZANTE ALLA SEZIONE DI ROMAMartedì 20 febbraio, ultimo giorno di Carnevale,si è tenuta presso la Sezione di Roma una di-

vertentissima festa danzante.Lo spazioso salone permetteva piroette e gira-volte al suo di musiche antiche e moderne, ese-guite da un complessino diretto dal nostrobravo maestro Oscar Bevilacqua.Erano presenti numerosi soci con i loro fami-gliari, giovani e meno. I cotillons e manicarettivari erano stati portati dai partecipanti. La se-rata, dopo le prime libagioni, si è particolar-mente riscaldata al punto che quasi tutti hannopartecipato ai numerosi cori improvvisati espontanei.Alla fine della festa, manco a dirlo, il tavolo delbuffet, inizialmente stracolmo, era rimasto prati-camente “pulito”, segno che le cibarie appron-tate dalle mogli dei soci erano veramentebuone.Per tutti, appuntamento al prossimo anno.

ALPHA BETA

CESAROLO RICORDA I CADUTI

Il giorno 4 marzo 2007, la nostra Associazione,insieme alle altre Associazioni d’Arma e Com-battentistiche di Cesarolo, di San Michele al Ta-gliamento, e in collaborazione con l’Ammini-strazione comunale, ha organizzato l’85° in-contro annuale per commemorare i caduti, dis-persi e reduci di tutte le guerre.La giornata è iniziata con un ammassamento ditutti i partecipanti nel Piazzale del Bar del Sal.Dalla piazza, poi, è partito un corteo, precedutodalla Banda cittadina, che ha raggiunto laChiesa. Al rito religioso, officiato da monsignorMoretto, era presente il sindaco della cittadina,Sergio Bornacin e altre autorità civili e militari.Dopo la Santa messa, i convenuti si sono recatial Monumento ai caduti (il secondo in Italia aessere realizzato dopo la Grande guerra) dove,dopo l’alzabandiera e la deposizione di una co-rona d’alloro, si sono avuti i discorsi comme-morativi del sindaco che, fra l’altro, ha elogiatola presenza numerosa dei Granatieri, e del Pre-sidente della sezione ANGS di San Michele alTagliamento, cavalier Giovanni Bivi. I Granatieripresenti, capitanati dal Presidente provinciale diVenezia, cavalier Lino Marian, erano effettiva-mente numerosi. Ben 12 Colonnelle del Venetoe del vicino Friuli erano schierate nella manife-stazione.Dopo la cerimonia, incontro conviviale in tradi-zionale allegria. presso il ristorante “La vecchiaFattoria” di Cesarolo e appuntamento a tutti peril prossimo anno.

Lino Marian

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GEMELLAGGIO TRA I GRANATIERIDI SARDEGNA E I FANTI

Significativo gemellaggio, 25 febbraio 2007, aPergine Valsugana (Tn), tra la sezione provin-ciale di Trento dei Granatieri di Sardegna e la se-zione dei Fanti di Levico Terme (Tn). Il Presidente provinciale dei Granatieri di Sar-degna Enzo Natale, con il Presidente regionale eConsigliere nazionale Costantino Bombonato,hanno sottoscritto il documento con il Presi-dente della sezione Fanti di Levico Terme EnzoLibardi con il vice Presidente nazionale e Presi-dente provinciale dei Fanti, Federico Demartin,forte di oltre 1000 iscritti sparsi in 35 sezionitrentine. Il gemellaggio si propone di rafforzaretra il personale in congedo dei due corpi mili-tari, sentimenti di fraternità e solidarietà, natidall’adempimento reciproco del comune dovereverso la Patria, oltre a mantenere desto lo spiritodei soci delle due associazioni mediante ceri-monie e commemorazioni, atte a ricordare legloriose gesta compiute nel passato, nella co-scienza di tutti gli Italiani. Primo impegno comune, la collaborazione deiGranatieri di Sardegna ai Fanti, in occasione delloro raduno nazionale che si terrà nel centro ter-male valsuganotto i giorni 8-9-10 giugno 2007.Raduno nel quale sono previsti oltre 21.000 fantiin congedo ed in armi. Alla cerimonia di gemel-laggio hanno partecipato anche il segretariodella sezione Bersaglieri di Pergine ValsuganaGiuseppe Vendramin ed il presidente dei Com-battenti e Reduci di Pergine Valsugana, MarioTecilla. Tra gli iscritti ai granatieri anche l’ex-sin-daco di Trento Edo Benedetti, mentre ha pre-stato servizio in questo corpo militare anche loscrittore e giornalista Rolly Marchi.

Roberto Franceschini

INCONTRO DEI GRANATIERI DEL FRUSINATEIl giorno 11 marzo scorso, presso la Badia deiPadri Passionisti di Ceccano, in provincia diFrosinone, si è svolto l’annuale incontro dei gra-natieri in congedo aderenti alla ANGS, organiz-zato dal Presidente regionale Gianfranco Sorbi.L’evento ha preso le mosse con una Santa messaofficiata da padre Mario Colone, Priore dellaBadia, ormai considerato il Cappellano dei gra-natieri della Ciociaria, e accompagnata dal Corodella casa parrocchiale.Dopo il rito religioso, in una sala dell’abbadia, sisono avute varie allocuzioni. Molto apprezzatequelle del generale Roberto di Nardo, Presidenteemerito ANGS e del generale Antonio Andriani,Presidente della Sezione di Civitavecchia gemel-lata con quella di Ceccano.

Molto interessante, inoltre, è stato il discorso delPresidente provinciale ANGS, professor RobertoCelenza (da poco eletto Presidente delle COOPdella regione Lazio), che ha sottolineato l’impegno dei Granatieri nelle operazioni di so-stegno della pace fuori dai confini nazionali.Sorbi, in particolare, per la riuscita della manife-stazione intende ringraziare il granatiere CamilloMalizia, v/presidente regionale, e i granatieriRoberto Magliocchetti, Franco Papa e AntonioPiroli; ringrazia, inoltre, per al partecipazione,tutti i granatieri delle sezioni di Frosinone,Veroli, Ceccano, Alatri, Latina e Cisterna diLatina. Un pensiero particolare, infine, va al gra-natiere Luigi Pellagrosi, veterano di guerra, veropezzo di storia vivente. Il Presidente Buscemi,impedito a partecipare per precedenti impegni,ha fatto pervenire un messaggio di saluto che èstato letto a tutti i presenti.

SITO DEDICATO AI GRANATIERI DI SARDEGNANella giornata di domenica, 5 novembre 2006, adArconate in provincia di Milano, uno spazio pub-blico è stato intitolato ai Granatieri. Il sindacodella cittadina, l’on. Mario Mantovani, nel rievo-care ai numerosi studenti presenti alla manifesta-zione l’epica battaglia sostenuta dai Granatieri sulMonte Cengio, ha voluto ringraziare gli apparte-nenti al nostro glorioso Corpo che, nel corso dellaloro storia più che trisecolare, ogni qualvoltasiano stati chiamati a compiere il loro dovere alservizio della Patria, lo hanno sempre fatto cononore e dedizione.Alla cerimonia erano presenti, per l’Associazione,il Presidente regionale della Lombardia, MarioBovati, quello della provincia di Milano, EnricoMezzenzana e i soci della Sezione di Legnano alcompleto. Dopo l’allocuzione del sindaco, ap-plaudita da tutti i presenti, Mezzenzana ha letto unmessaggio di saluto pervenuto dal Presidente na-zionale, generale Mario Buscemi.Molto ammirati, come sempre accade, facevanoda cornice all’evento due Granatieri in GrandeUniforme Speciale, appositamente inviati daRoma. Ultimata la cerimonia nello spazio accantoalla tabella stradale oggetto della intitolazione, lamattinata è proseguita con una Santa messa. Altermine del rito religioso, i presenti in corteohanno raggiunto camposanto per rendere onoreai caduti di tutte le guerre e deporre una rosa sulletombe dei granatieri defunti.

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SFILERANNO SEMPRE CON LE NOSTRE COLONNELLE

Sane Sgorlon Corrado Pavan Mario Danieli

La rubrica “Sfileranno sempre con le nostre colonnelle” è finalizzata a ricordare i soli soci dell’Associazione chehanno lasciato questo mondo per ritornare alla casa del Padre. Si sottolinea: I SOLI SOCI.Chi segnala il triste evento per la pubblicazione, dovrà comunicare le seguenti informazioni necessarie per la ste-sura del necrologio:Sezione d’appartenenza; Data di nascita e di morte; Motivi del decesso; Reparto Granatieri nel quale il defunto haprestato servizio; Eventuali campagne di guerra e decorazioni ricevute; Eventuali cariche associative rivestite.E’ opportuno, inoltre, che venga inviata una foto originale del defunto e non, come spesso avviene, fotocopie ocopie riprese da giornali. Tutti i testi, comunque, non supereranno le 12 righe, salvo le eccezioni che si potrannoavere a insindacabile giudizio della Redazione.La Redazione, infine, sarà particolarmente grata a chi, avendone la possibilità, invierà un’offerta come, del resto,è previsto dal comma 5 dell’articolo 13 del Regolamento dell’Associazione.

GIUSEPPE BONATOSezione Bassano del GrappaIl giorno 15 gennaio 2007, inaspet-tatamente è venuto a mancare al-l’affetto dei suoi cari. Era nato ilgiorno 11 dicembre 1925 e avevamilitato nelle file del 1° reggi-mento Granatieri di Sardegna. Nel-l’associazione aveva rivestito la ca-rica di Presidente della Sezione diNove (Vicenza).Al rito funebre di commiato, svol-tosi nella Chiesa di Nove, guidatidal Presidente Luciano Bortolaso,uniti al dolore della famiglia, eranopresenti i Granatieri della Sezionedi Bassano del Grappa, con Ala-mari e Colonnella.

SANTE SGORLONSezione di PortogruaroApparteneva alla classe 1921,come tale, indossò i bianchi Ala-mari durante gli anni difficili dellaguerra. Fiero di essere stato unGranatiere di Sardegna, ha sempremanifestato uno spiccato senso diappartenenza al Corpo che ha pro-dotto un attaccamento all’Associa-zione, nella quale ha militato peranni come socio esemplare. ICommilitoni della Sezione di ap-partenenza, hanno partecipatocompatti alle esequie funebriunendosi, con viva commozione,al dolore della famiglia alla qualeesprimono le più sentite condo-glianze.

CORRADO PAVAN Sezione di Minerbe (VR)Apparteneva alla classe 1940.Aveva indossato gli Alamari, all’i-nizio degli anni 1960, nel 1° reggi-mento Granatieri di Sardegna. E’venuto a mancare all’affetto dei fa-migliari e dei commilitoni il 14 feb-braio 2007. I Granatieri della Se-zione, attraverso il loro Presidente,esprimono ai suoi cari le più vivee partecipate condoglianze.

MARIO DANIELISezione di Cologna Veneta (VR)Era uno dei granatieri del Veneto,la regione italiana che forse hadato più figli al Corpo dei Grana-tieri. Era nato il 9 ottobre del 1925ed è venuto a mancare all’affettodei suoi famigliari e dei commili-toni il 14 gennaio 2007. Il presi-dente della Sezione, Bruno Borinricorda con tanto affetto questobravo granatiere che partecipavaassiduamente alle attività della Se-zione; egli, a nome di tutti i soci,formula le più vive condoglianzealla famiglia.

SISTO FIORETTISezione di Jesi Il 6 novembre 2006 è deceduto al-l’età di 67 anni. Il Presidente dellaSezione, granatiere Fabrizi, ha ap-preso la notizia del decesso solopoche ore prima del funerale. I

commilitoni, rattristati per nonaver avuto modo di essere presential funerale, esprimono alla fami-glia le più sentite condoglianze.

VITTORIO DANESINSezione di Mestre Era nato a Mestre il 13 aprile del1926. Aveva svolto il servizio mili-tare nel 1° Reggimento Granatieri.Uomo molto buono e generoso, hapartecipato con grande entusiasmoalle attività della Sezione granatieri. Icommilitoni, che hanno assistitocommossi all’ultimo saluto, lo ricor-deranno sempre con grande affetto.

IGINO FAITCentro regionale TrentinoDi lui e della sua dipartita abbiamogià parlato nel numero precedente.Cogliamo questa occasione per pub-blicare una sua foto abbastanza re-cente inviataci dalla nipote, la gen-tile signora Luciana Micheletti Pe-drozza.

ANTONIO BORDIGNONSezione di Cittadella (PD)Era nato a Tezze sul Brenta il 4giugno 1921 ed è deceduto a Carm-gnano di Brenta il 20 gennaio 2007.Negli ultimi anni della sua vita èstato amorevolmente assistito daisuoi tre figli e dalla moglie, la gen-tile signora Cesira Giarretta. Aveva

Giuseppe Bonato Sisto Fioretti

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prestato servizio militare nel 2° reg-gimento Granatieri con il quale par-tecipò alle operazioni di guerra.Fatto prigioniero in Jugoslavia, riuscìa fuggire da Trieste e a raggiungerea piedi la propria casa. Nella vita ci-vile aveva esercitato la professionedi contadino e di muratore. Era en-tusiasta di indossare, finché ha po-tuto, gli Alamari nelle manifestazioniassociative. Il Presidente, GerardoZamella, a nome di tutti i commili-toni della Sezione rinnova le piùsentite condoglianze ai famigliari.

FERRUCCIO FRANCESCATOSezione di Conegliano Veneto Nato a Conegliano il 26 giugno el1936, aveva militato nel 1° REGGI-MENTO Granatieri di Sardegna dalquale, per il suo esemplare compor-tamento, si era congedato con ilgrado di sergente maggiore. Nell’am-bito associativo aveva retto per tantianni la carica di Segretario della se-zione dove operava con grande im-pegno. E’ venuto a mancare il 17 febbraiodel 2007. Al saluto funebre hanno

partecipato molti dei suoi commili-toni e la Colonnella della Sezione. IlPresidente Piero Zanardo, a nome ditutti i soci, che conoscevano e stima-vano il bravo Ferruccio, rinnova lepiù sincere condoglianze alla fami-glia.

BRUNO AMADIO Sezione di Conegliano VenetoEra della Classe 1929 e come taleaveva militato nel Corpo dei Grana-

Vittorio Danesin Igino Fait Ferruccio FrancescatoAntonio Bordignon

SFILERANNO SEMPRE CON LE NOSTRE COLONNELLE

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NUZZACI E’ ANDATO AVANTI

Il colonnello dei granatieri Antonio Nuzzaci è natoa Roma il 2 aprile del 1951.Ha frequentato il 154° corso presso l’AccademiaMilitare di Modena e la Scuola di Applicazione.Nominato ufficiale di fanteria, è stato assegnato al41° btg fanteria mecc “Modena”, in Villa Vicentina(UD), ove ha svolto l’incarico di comandante di plo-tone meccanizzato dal 10 settembre 1976 al 24magggio 1979.Trasferito a Roma presso il 1° btg. granatieri“Assietta” , dal maggio del 1979 all’agosto del 1985svolge i seguenti incarichi: comandante di plotone,comandante di compagnia, Aiutante maggiore ecapo della sezione logistica.Nel 1985 è stato trasferito presso il 2° C.C.E.E(Centro Calcolo Elettronico dell’Esercito) ove vi è ri-masto fino al 1990, anno in cui ha assunto il co-mando del Centro Codificazione Materiali, ente incui è rimasto per tre anni. Dal 1993 al 2001 ha prestato servizio presso l’attuale Ra.Lo.Ce, (Raggruppamento Logistico Centrale) svolgendonumerosi incarichi impegnativi.Il 31 Ottobre 2001 ha assunto il comando dell’allora 1° C.C.E.E. l’attuale Centro Sistemi Informatici dell’Esercito(CSIE), incarico svolto fino al 21 Dicembre 2006, data nella quale ci ha lasciato.Durante la sua permanenza al comando della Caserma “Ciarpaglini”, sede del CSIE, grazie alla Sua grande espe-rienza, ha trasformato e rinnovato le strutture del Centro Sistemi Informatici rendendole sempre più aderenti allenuove esigenze della Forza Armata.Ha conseguito la Laurea in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino.Sposato con la Signora Giovagnoli Luisa, ha una figlia di nome Francesca di anni 28.Sempre gioviale e con il sorriso sulle labbra, godeva della stima e dell’affetto incondizionato dei suoi collabora-tori e dei superiori. E’ venuto a mancare improvvisamente all’affetto dei suoi cari e di chi lo conosceva e stimava, per un male oscuroe incurabile che lo affliggeva già da lungo tempo.

Il colonnello Nuzzaci in una recente fotografia mentre saluta un suocollaboratore, il maresciallo Giuseppe Tartaglia, che lascia il servizio perraggiunti limiti d’età.

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Bruno Amadio Giosuè Mario Martinelli Giovanni Gabbiadini

SFILERANNO SEMPRE CON LE NOSTRE COLONNELLE

tieri, nel 1° Reggimento nei primianni del dopoguerra. Ritornato allavita civile e rimasto fortemente attac-cato alla propria Specialità, fu fra isoci fondatori della Sezione che, almomento, vede sempre più assotti-gliarsi il numero degli iscritti. E’ ve-nuto a mancare all’affetto dei fami-liari e dei suoi commilitoni e amici il20 febbraio 2007. La sezione con luiperde un pezzo della propria storia. Icommilitoni, con la Colonnella,hanno partecipato al rito funebre disaluto. Il Presidente, Piero Zanardo,rinnova a nome dei soci le più sen-tite condoglianze alla famiglia.

GIOSUE’ MARIO MARTINELLISezione di Urgnano (BG) Era nato a Cologno al Serio (BG) il13 febbraio del 1927 ed è venuto amancare il 18 febbraio 2007. Nellesue ultime volontà, espresse al figlio,prima di essere colto dalla morte,aveva espresso il desiderio di indos-sare gli Alamari e la cravatta grana-

tiersca e di avere sul petto il bascocon il fregio del 1° reggimento Gra-natieri di Sardegna. Durante il ser-vizio militare, nel quale conseguì ilgrado di caporal maggiore, ebbe laventura di essere alle dipendenzedell’allora capitano Gianfranco Chiti.Consigliere della sezione fin dallasua costituzione avvenuta nel 1975,ne divenne Presidente nel 1993 emantenne tale carica fino al 2006,quando la malattia gli impedì di con-tinuare la sua preziosa e instancabileopera di coordinatore dei soci. Icommilitoni di Urgnano, Bergamo eCalcinate, con le rispettive Colon-nelle, hanno partecipato alle ono-ranze funebri. Durante il rito religioso, nella par-rocchiale gremita, il Presidente re-gionale Mario Bovati ha letto la “Pre-ghiera del Granatiere”. La salma èstata accompagnata al Camposantodi Cologno al Serio e tumulata afianco dell’amata consorte. Il Presi-dente provinciale Franco Brugali rin-nova, a nome dei Granatieri delle se-

zioni bergamasche, le più sentitecondoglianze ai figli.

GIOVANNI GABBIADINISezione di Calcinate (BG)

Nato a Calcinate il 20 agosto 1935, èvenuto a mancare all’affetto dei suoicari e dei commilitoni il 14 febbraio2007. Aveva militato nel 1° reggi-mento Granatieri negli anni ’50.Socio della Sezione di Bergamo conil compianto Presidente AngeloGoggia, ha sempre dimostrato nel-l’ambito associativo l’attaccamentoai bianchi alamari. Nel 1997 fu tra isoci fondatori della sezione diCalcinate della quale fu il primoPresidente. Alle esequie hanno par-tecipato le tre Colonnelle bergama-sche listate a lutto ed è stata letta la“Preghiera del Granatiere”. I grana-tieri bergamaschi, tramite il loroPresidente provinciale FrancoBrugali, rinnovano le più vive con-doglianze ai famigliari.

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MATERIALE PROMOZIONALE DISPONIBILE PRESSO LA PRESIDENZA

ALAMARO A SPILLO ARGENTATO Euro 5,00

AUDIOCASSETTA "MARCE DEI GRANATIERI” ” 2,50

BAVERO Dl PANNO ROSSO CON ALAMARI ” 6,00

BASCO Dl PANNO NERO ” 11,00

CREST ARALDICO DELL'A.N.G.S. ” 23,00

COPPIA Dl GRANATINE IN METALLO BIANCO PER BAVERO ” 4,00

GRANATINE A SPILLO/CLIPS IN SIMILORO/SILVER PER GIACCA ” 2,00

CARTOLINE EPOCHE VARIE ” 0,50

CRAVATTA REGGIMENTALE IN POLIESTERE ” 11,00

DISCO AUTOADESIVO PER MACCHINA ” 0,50

FREGIO METALLICO PER BASCO ” 3,50

GEMELLI ARGENTATI CON SCUDETTO QUATTRO MORI ” 16,00

LIBRO "IL IV BATTAGLIONE CONTROCARRO" ” 4,50

LIBRO "LE STAGIONI BALCANICHE" ” 5,00

LIBRO "I QUADRI DEL 3° RGT. GRANATIERI Dl SARDEGNA" ” 8,00

MEDAGLIE DEI VARI RADUNI NAZIONALI ” 5,00

PORTACHIAVI IN SILVER RETTANGOLARI A MOLLA ” 1,30

PORTATESSERA ASSOCIATIVO IN PELLE ROSSA ” 5,00

PORTATESSERA ASSOCIATIVO IN PLASTICA ROSSA ” 1,00

STATUETTA "GRANATIERE 1848" ” 21,00

STEMMA ARALDICO IN METALLO PER TASCHINO ” 14,00

STEMMINO METALLICO CON ALAMARI E GRANATINA ” 4,00

TARGA IN OTTONE "GIACCONE" CON ASTUCCIO ” 18,00

VIDEOCASSETTA "STORIA DEL 1° RGT. GRANATIERI” ” 8,00

Ai costi dei singoli articoli vanno aggiunte le spese dell’eventuale spedizione

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