Orecchie d'asino n°6 ottobre 1997

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Periodico di letteratura, animazione e attività creative intorno al pianeta infanzia… Numero Sei - Ottobre 1997 - L. 7.500 Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere… (Rabelais)

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Periodico di letteratura, animazione e attività creative intorno al pianeta infanzia...

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Periodico di letteratura, animazione e attivitàcreative intorno al pianeta infanzia…

Numero Sei - Ottobre 1997 - L. 7.500

Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere…

(Rabelais)

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Orecchie d’asinoDirettore responsabileAda Mollica

RedazioneMario BonicaBenedetto CaldarellaAlessandro CampanellaMario GiuffridaFilippo MannoNello NicolosiConcetta Rovere

Collaboratori al n°6Amilcare AcerbiMario BenozzoCinzia RuggeriLucia Scuderi

Progetto GraficoAldo Kappadona

Segretaria di RedazioneChiara Rovere

EdizioniManipolazioni

StampaTipografia Coniglionevia Luigi Galvani, 21 Catania

Redazione, PubblicitàAmministrazionevia Bologna , 695128 Cataniatel. 095/383483Periodico TrimestraleReg. Trib. di CataniaN°1195 del 20/4/95 Abbonamento annuale(3 numeri)ordinario: £ 20.000sostenitore £ 40.000versamento su c/c postalen°18295956 intestato a Gruppoteatro Manipolazioni CT.

Internet:htpp://www.elledi.it/ftv/oda/

e-mail: ore c c h i e d ’ a s i n o @ t a u . i t

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B I L A N C I D ’ A N N A TA : D O V E C A S C A L’ A S I N O ?

Con questo numero Orecchie d'asino chiude il suo secondo anno di vita. E’ tempo di bilanci! E onestamente ci sembra che il primo passo sia statocompiuto, ma il più è ancora davenire. Abbiamo realizzatocon le nostre esigue forzeuno “strumento culturale” checertamente mancava nelpanorama editorialenazionale: e questonon lo diciamo noi,ma ci viene riconosciu-to da più parti. Eppure questa originalità del periodico nonha ancora trovato la giusta affermazione e il dovuto riscontro intermini di vendite e abbonamenti. Per nostre carenze organizzativeindubbiamente, ma anche per scarsa sensibilità da parte di chi nel nostroperiodico dovrebbe riconoscersi in pieno. Mi riferisco a tutte quelle ammi-nistrazioni (compresa quella catanese) che pure mostrano reale interesseallo sviluppo di una cultura dell’infanzia; o a tutti quegli operatori di tea-tro-ragazzi che nel periodico dovrebbero trovare un luogo naturale di con-fronto diretto con la realtà infantile; per non parlare di insegnanti ed ani-matori, che in Orecchie d'asino avrebbero il loro inseparabile strumento dilavoro (e di battaglia culturale)… Dove sta dunque il “difetto” maggiore?Nella nostra rivista o nella strumentalità opportunistica di tanta “culturadell’infanzia” strombazzata a destra e a manca da un coro unanime divoci? Non c’è dubbio che c’è sempre più bisogno di una maggiore chiarez-za metodologica fra gli operatori e anche (sia detto senza mezzi termini)quel pizzico di onestà culturale in più di cui difettano in tanti in questonostro bel paese... Siamo nel bel mezzo di una battaglia culturale di portatastorica: qualcuno lo intuisce, la maggioranza segue la corrente (o la moda). Perciò noi, che siamo ancora una piccola minoranza con i nostri 300 abbo-nati (pochi davvero, ma distribuiti capillarmente in tutta Italia), chiediamoai nostri fedeli lettori un impegno diretto nella campagna abbonamentianno terzo, per aiutarci a rendere il periodico più presente in tutte le realtàdove si lavora (o ci si vanta di lavorare) intorno al pianeta infanzia.L’obiettivo di raddoppiare almeno gli abbonamenti entro la primavera del‘98 non può essere mancato: pena il fallimento del giornale stesso.Ricordiamo, per inciso, che il costo annuale di un abbonamento è di appe-na £ 20.000. Qualunque scuola dell’obbligo, qualunque operatore singolopuò certamente permettersi di spendere questa cifra irrisoria (che è poi unpiccolo indispensabile contributo a una iniziativa interamente autofinanzia-ta). E allora non resta che dare una decisa “tiratina d’orecchie d’asino” atutti: a noi redattori del giornale, ai teatranti, agli animatori, agli ammini-stratori, agli insegnanti e a tutti gli operatori scolastici nostri abbonati. Fateconoscere il periodico nella vostra cerchia di lavoro, diffondetelo comemeglio potete: abbonarsi e fare abbonare vuol dire dar forza al progettoculturale (e politico) di cui Orecchie d'asino non è che un umile (ma cre-diamo indispensabile) strumento.Arrivederci al prossimo numero dunque, possibilmente in compagnia dialtri mille compagni di strada alla conquista delle città dell’infanzia!

A.M.

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S o m m a r i on°6

Editoriale.................................................pag.2Le città dell’infanziaCultura dell'infanzia.................................pag.4- Modena: Oblò.........................................................pag.5- Milano: Museo del giocattolo e del bambino........pag.5- Roma:La città in tasca........................................pag.6- Bologna:Les petits… la nuit...................................pag.7Progetto Gioco.........................................pag.8La scuola in gioco- Incontri: che passione!..........................pag.10- La stampa in classe...............................pag.11- Alla scoperta della natura......................pag.11- La neve e le ombre................................pag.12- La rupe di Aci Castello.........................pag.13- Ecco la storia di Pomorino....................pag.14

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L'alfabetizzazione multimediale...........pag.15

Parola MascheraGesto(Laboratorio di attività espressive).

- Un veliero per le stelle.............................pag.16- Manuale sintetico di drammatizzazione...pag.17Il copione:- La scuola incantata...................................pag.20- Il mercato dei sogni..................................pag.22- Ritornerò a ballare....................................pag.25- Occhio ai libri...........................................pag.3

1° Circolo Didattico di Misterbianco (CT)Direttrice: dott. Pina Barresi

Circolo Didattico “E. De Amicis” di Catania

Direttore: dott. Sebastiano Valastro

Scuola Media “F. De Roberto”di Catania Preside: prof. Salvatore Palmigiano

In questo numero: 3 testi teatrali scritti da bambini e ragazzi da mettere in scena nelle scuole materne, elementari e medie (pagg.20 - 30)

1° Circolo Didattico di Gravina (CT)Direttore: dott. Francesco Reale

Scuola Media. “G. T. di Lampedusa” di Gravina (CT)

Preside: prof. Giuseppe Costantino

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Circolo Didattico “V. da Feltre” di Catania

Direttore: dott. Paolo Cormaci

Scuola Media. “G. T. di Lampedusa” di Trecastagni (CT)

Preside: prof. Tino Maglia

Scuola Media “L. Grassi” di Mascali (CT)Preside: prof. Giovanna Fisichella

Scuola Media “G. Verga” di Acicastello (CT)Preside: prof. Mario Castro

Linus School di CataniaDirettrice: dott. Elvi Fiore

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero

alunni e insegnanti delle scuole:

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siste davvero una cultura dell’infanzia,quale prodotto e risultato di anni di iniziative e progetti di operatori e amministratori in tutta Italia? Dubitarne, prima ancora che legittimo, è necessario, se si vuole davvero andare avanti inquesta nostra rivoluzione culturale di fine millennio. Così che una domanda tira l’altra.Esiste una letteratura dei bambini per gli adulti? un teatro dei bambini per gli adulti?Esiste davvero una produzione culturale dell’infanzia per i non-più-bambini di paridignità e valore alla sterminata produzionedegli adulti per i bambini? E ancora: quando viaccostate a un’opera dell’infanzia non lo fatepur sempre con una certa dose di superiorità

da adulto a bambino? O forse vi è mai capitatodi leggere un testo infantile con lo stesso interesse (paritario) con cui leggereste un racconto di un grande scrittore grande?Il bambino ai nostri occhi è ancora, a tuttoggi,un sottosviluppato (ovvero un’entità che deveancora svilupparsi)… Siamo forse diventatibravi a “parlare” ai bambini; ma un po’ menoad ascoltarli. Ecco perché vanno sempre piùpotenziate, a nostro parere, tutte quelle iniziative che tendono realmente a dar voceall’infanzia e a farla parlare in prima persona.Ed ecco perché nella nostra sezione de Le Cittàdell'infanzia diamo soprattutto notizia di questeiniziative, per “ascoltare” la grande cultura deipiccoli!

M. B.

EC U LTURA DELL’ I N FANZIA E INFANZIA PER LA CULT U R A

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bbiamo ricevuto con grande piacere ilnumero zero del giornalino Oblò diModena, il giornale dei grandi scritto dai

bambini, e ne diamo immediata notizia sul nostroperiodico. L’idea di fondo di Oblò si inserisce apieno titolo all’interno di quella battaglia culturale che noi conduciamo ormai da anni, avolte in compagnia di alcuni amministratori dibuone intenzioni, il più delle volte ostacolati (o semplicemente ignorati) da chi “usa” l’infanziacome comodo investimento d’immagine e opinione. Ci riteniamo ovviamente compagni distrada in questo lungo percorso per l’affermazione dell’utopia quotidiana delle cittàdell’infanzia e crediamo fermamente nell’importanza di una rete di collegamento tratutti gli operatori impegnati in questa battaglia.Oblò è certamente una delle iniziative all’internodi questa “rete”, così come nel nostro piccolo ilperiodico Orecchie d'asino e la nostra rassegnaannuale di attività espressive dell’infanziaIncontri, così come il nostro paziente lavoro quotidiano di ricerca teatrale e multimediale, checi consente oggi di approdare finalmente allacostituzione di un Centro Sperimentale Arti eCulture dell’Infanzia a Catania.

UN FOGLIO PER LA CITTÀ DEI GRANDII bambini, i preadolescenti non hanno voce… Sono più oggetto di studio che di ascolto. La loro vita è pensata, diretta, organizzata dagliadulti. E’ difficile conoscere i loro pensieri, le lorovalutazioni. La città, per loro, non riesce ad esserespazio percorribile, usabile: una possibilità diincontri, di conoscenze, di scoperte che aiuta ciascuno alla costruzione di un’identità sociale.Chi sono, cosa vogliono, cosa pensano?L’Amministrazione Comunale è impegnata a faredei bambini, dei preadolescenti, dei giovani unprezioso interlocutore: ed ecco “Oblò” il giornalepensato, elaborato, scritto da bambine e bambinidagli 8 ai 14 anni. Uno strumento messo a lorodisposizione per raccontarsi, per farsi conoscere,per chiedere. Un giornale non per bambini ma deibambini per la città dei grandi, per gli adulti, gliamministratori.Auguri di lunga vita al giornale e a noi amministratori l’augurio di saper ascoltare, dicapire, di fare dei bambini i consulenti di alcunenostre ‘azioni’, di saper dare risposte… Non sempre positive… Perché anche i no motivati

sono importanti…Perché i bambini vogliono essere presi sul serio,perché hanno bisogno di adulti che sappiano guardarli negli occhi - e bisogna abbassarsi, senzarinunciare ad essere adulti - perché noi adulti impariamo la disponibilità ad essere messi in crisio in dubbio nelle nostre certezze grazie al dialogocon loro.

Mario Benozzo Assessore alla Scuola,Formazione e rapporti con l’Università

Comune di Modena

M U S E O D E L G I O C A T T O L OE D E L B A M B I N O

Martinitt e Stelline, Milano.LA STORIA DELL’UOMO VISSUTA

ATTRAVERSO I SOGNI DEI BAMBINI

egli ampi ed accoglienti spazi della prestigiosa sede dei Martinitt si può oggivisitare uno tra i più grandi Musei del

Giocattolo in Europa. Oltre 2000 balocchi, selezionatissimi e rigorosamente originali, accompagnano i visitatori in un affascinante viaggio alla scoperta di avvenimenti sociali e culturali, innovazioni scientifiche e tecnologiche,mutamenti politici e militari, indirizzi letterari efilosofici. 60 vetrine ampie ed illuminate, espostead altezza adatta ai bambini e arricchite di notizie iconografiche relative all’Infanzia. Percorso storico generale articolato tra il 1700 e il 1960 conapprofondimento di numerose tematiche specifiche tra cui: “la Scienza divertente”, “i Giochi didattici”, “Circo e Teatro”, “le Bambole”, “il Gioco della guerra”,“Artigianato e Industria”…Supporti audiovisivi (visori a circuito chiuso) trasmettono filmati che consentono di osservare imovimenti e i meccanismi dei giocattoli presentati. Tra le numerose novità si segnala la ricostruzione di un’intera aula scolastica d’epocaumbertina completa di ogni arredo ed accessorio,la presenza alle pareti delle sale di numerose tempere e disegni di Antonio Rubino fondatoredel Corriere dei Piccoli, una sezione curata dallaPinacoteca internazionale dell’età evolutiva diRezzato.Su prenotazione si eseguono (per gruppi di almeno venti persone) visite guidate DIFFERENZIATE a seconda dell’età e degli interessi specifici (scuole di ogni ordine, agenzieturistiche, enti sociali)…

Fondazione Paolo Franzini TibaldeoVia Pitteri, 56 Milano

Tel. 02 - 26411585 - 8322103 — Fax 02 - 58101236

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ell’ambito della programmazione estiva delcomune di Roma LA CITTÀ’ IN TASCA,una iniziativa di particolare interesse è

stata certamente la redazione quotidiana di un giornalino istantaneo, realizzato giorno per giornoda bambini e bambine, presenti alla manifestazione. Ci piacerebbe pubblicarne ampi stralci; ma dobbiamo per ora accontentarci di alcuni “assaggi”:

N(...)

BAMBINI ABBANDONATI E BAMBINI INVASI

DAI GENITO R I .Abbiamo svolto in esclusiva un’intervista sull’argomento bambini. Io, cioè Francesca, edEleonora siamo andate in giro per la villa adomandare ai soggetti scelti cosa pensavano suibimbi abbandonati. La maggior parte dei bambini alla domanda “Ti senti trascurato daituoi?” ha risposto con un tuonante “NO!”, alcuni però abbassavano lo sguardo. C’è statasolo un’eccezione: Valerio Nardone, mio cugino. Alla stessa domanda posta agli altribambini ha risposto che si sentiva “invaso”…

(Francesca Cafaro)

(...)UN MAESTRO UN PO’ PA Z Z O .

Stavo a scuola, ma era molto strano, perché nonarrivava la maestra che doveva farci la verificadi storia. Dopo un po’ arrivò uno strano signoreche a prima vista sembrava un pazzo maniaco;si sedette sulla cattedra, prese un foglio e i colori e cominciò a fare scarabocchi, e poi, finito di disegnare il foglio, cominciò pure ascrivere sulla cattedra e sui muri e sulle sedie ei banchi. A un certo punto mi svegliai, per fortuna era solamente un sogno. Mi alzai e mivestii, corsi a scuola per controllare che andassetutto bene, infatti era tutto tranquillo e la classeera vuota.

(Giulia Cardoso)

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(...)VILLA BORGHESE PIENA DI…

CITTÀ’ IN TA S C AA me piace molto la Città in tasca e vorrei checi fosse tutto l’anno e per tutta Villa Borghese.Naturalmente ci saranno altri giochi: ci potrebbe essere un enorme letto per insegnare aigrandi a dormire di più; uno spazio dedicato adinsegnare a fare i giardinieri e a potare le villedella nostra città; lo stand dove i bambini possono insegnare ai grandi a giocare; unascuola di cinema e di teatro; una scuola di pettinature; una biblioteca più grande; unascuola di vera magia tenuta da uno stregone; uncomputer per vedere cosa accadrà in futuro ecosa è accaduto in passato… Così sì che sarebbe divertente!!!

(Sole Becagli)

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uattrocento bambini, cinquantacinque insegnanti, un illustratore,una scultrice, otto pedagogisti coinvolti nelprogetto: tutti insieme in un viaggio immaginario nella notte, fatto di ricordi, dipaure, di compagni di buio, della luminositàdelle stelle che rompe il blu nero, di sogni chehanno preso forma nei disegni e nei racconti. E’ stato questo il progetto Les petits, la nuit…che ha coinvolto, su una stessa tematica, lescuole dell’infanzia di sette quartieri cittadinioffrendo ai bambini un’occasione particolareper raccontare, con più linguaggi, il loro mododi vivere, sentire, immaginare la notte…

QL E S P E T I T S . . . L A N U I T

La luna e le stelle mi piacciono perché brillano alla notte...Io non ho paura del buio fuori e neanche diquello dentro...Mi piacciono le stelle perché ridono e perchépenso che c’è una persona dentro che ha fattoun buco per far ridere i bambini...Mi piace il buio… da me il buio è simpatico…Io a letto non porto niente se no dopo non cientro più…Di notte, sgranocchio, scarabocchio deimostri…

<Ti piace la notte, piccina?><No…><Ma perché?><Perché mi prende il sole!>

Bologna

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P R O G E T T O G I O C OPER AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI,

CONSORZI DI COMUNI, COMUNITÀ MONTANESignificato e obiettivi del Progetto GiocoEducatori, insegnanti,, animatori si misurano e premono verso una professione nuova cui attribuiscono significati nuovi e per la quale siavvalgono tanto della semplicità materica, quantodelle simbologie più sofisticate. Le scuole, dallamaterna alla media, nel pieno del loro processo ditrasformazione e di realizzazione di nuovi programmi e orientamenti, a confronto diretto con inuovi bambini ed i nuovi genitori, aprono al giocoed ai nuovi modelli educativi del territorio. Molte sichiedono se dotarsi, di una ludoteca.La ludoteca servizio ideato per rispondere a nuoveesigenze e nuove aspettative dell’infanzia (stareinsieme, sperimentare, fare, ecc.). Essa è da considerarsi l’evoluzione del vecchio cortile o dell’aia dove ci si ritrovava tutti a giocare, o dell’oratorio, istituito per togliere i bambini dallastrada.Oggi, che insegnanti e genitori stanno riconoscendosempre più al gioco un valore educativo, esperienzanecessaria per uno sviluppo armonico e completodella personalità, tempo e spazio per giocare devonoessere offerti ad ogni bambino e ragazzo, in modoadeguato.Ludoteca significa dunque, non un nuovo contenitore dove rinchiudere i bambini, ma vuol direpoter giocare, possibilmente tutti i giorni. Ne derivache una ludoteca andrebbe creata in ogni luogo dovei bambini si possono incontrare o debbano stare quotidianamente: dalla scuola, all’oratorio, al centrosociale, alla biblioteca, al cortile di caseggiato, allospazio pubblico all’aperto.Giocare è anche simulare situazioni e ruoli che sitroveranno e si assumeranno da adulti, significa provare e poter sbagliare, consentire di sperimentareil nuovo, le sconfitte, le difficoltà; imparare ad adeguare azioni e scelte alle proprie forze, provare ilrapporto con gli altri, più adulti o più piccoli, piùaggressivi o più disponibili.Giocare ha sempre significato per l’individuo giovane “scuola di vita”, approccio con il mondo deigrandi. Ed oggi che per molti versi l’infanzia non èpiù infanzia, quando decine sono gli oggetti \ giocattolo regalati, centinaia le ore di immaginiassorbite, tanti i modelli proposti, non sempre comprensibili, i bambini esigono tempo per capire,decifrare, provare, confrontarsi. Altrimenti rischianoil vacuo ed il confuso del troppo. Oggi i bambini edi ragazzi hanno bisogno di imparare e sperimentaremaggiore autonomia (considerata la presenza, moltospesso ansiosa ed eccessiva, dei genitori e degliinsegnanti); debbono scoprire le proprie abilitàmanuali e corporee (in una realtà sempre più

automatizzata); debbono riconoscere la propriadipendenza dai ritmi naturali (visto il distacco crescente da animali e vegetali, con una vita semprepiù urbanizzata); necessitano di compagni di gioco,per uno scambio ed un incontro libero (consideratoche i tempi scolastici sono prolungati, anticipati pertutti a tre anni, che i ritmi quotidiani sono frenetici,che fratelli, cugini, vicini sono rari).“Progetto Gioco” allora significa disporre di modellidi intervento molteplici, economicamente possibili,di una cultura ludica adeguata ai bisogni ed alleconoscenze più recenti in fatto di attrezzature, dinamiche di gruppo, tecniche di animazione, di unastrategia di intervento che contempli le varie istituzioni pubbliche e private che “occupano” iltempo quotidiano del bambino.Gioco quindi un termine complesso, che può significare educare alla convivenza, tra handicappatie non, tra etnie e culture diverse, contro la solitudine; educare alla creatività ed a destreggiarsitra la pressione del consumismo e la capacità dipadroneggiare simboli e immagini per rapportarlialla realtà; addestrare alla sicurezza, all’autonomia,contro i rischi ed i pericoli; sensibilizzare alla naturaed al suo uso senza distruggere e sciupare; educareal piacere della lettura. Sono tutti campi per i qualisi dispone oggi di giocattoli, di giochi, di tecniche dianimazione ludica appropriata.Ludoteca è un termine che indica uno strumento duttile. Ed oggi già si sono sperimentati in Europaed in Italia alcuni modelli di campi gioco ben attrezzati, accessibili, sicuri, centri gioco e ludotechedel tempo libero e di scuola, spazi gioco per portatori di handicap, ludobus e animazioni itineranti e di piazza, cascine per bambini, mediateche per bambini, campi d’avventura.Progetto gioco per un ente territoriale “Progetto Gioco” per un ente pubblico territoriale,che abbia competenze nel campo della cultura, dellaformazione, dell’assistenza, della qualità della vita,significa allora mettere a frutto conoscenze e modelli, per approntare una strategia operativa cheponga in condizione ciascuno di arricchire il propriooperare, sia esso istituzione educativa, associazione,gruppo spontaneo, oppure educatore, animatore,volontario.Obiettivo. “Progetto Gioco” è un intervento graduale e pluriennale, di indagine sulle disponibilità a sperimentare e conoscere, di insegnamento ed incoraggiamento, di sperimentazione e sostegno, affinché ogni centroabitato abbia il suo progetto gioco ed il suo gruppodi educatori- animatori-genitori impegnati ad elaborarlo e realizzarlo.Durata. L’intervento per un Progetto Gioco territoriale dovrebbe svilupparsi ed andare a finenell’arco di tre anni, dal momento di avvio.

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Struttura e fasiIl progetto suddiviso in diverse parti, • la sensibilizzazione e l’inchiesta, (primo anno); • la formazione generale e specialistica, (primo esecondo anno); • il sostegno alle singole realtà, attraverso la consulenza ai progetti e la creazione di una

biblioteca specializzata (secondo e terzo anno); • l’eventuale coordinamento territoriale, attraversoriunioni e mostre sulle prime esperienze, (terzoanno).

A cura di Amilcare Acerbi, Daniela MarteinStudio Associato di Consulenza

e progettazione Pedagogica P.zza Belli, 9 - 27100 Pavia Tel./Fax: 0382 - 304305

IL GIOCO E LA NECESSITÀ DI SPAZI ATTREZZATI

Amilcare Acerbi Massimo Giuliani e Daniela MarteinSPAZI LUDICIMaggioli Editore(L. 36.000)Il gioco è come un dialogo con l’ambiente che traeorigine dalle necessità adattive dell’individuo; ilcorpo attraverso il gioco genera integrazione traindividuo e ambiente. Il valore del gioco sta nellaricchezza di relazioni che determina: esplorazionedelle cose e degli altri, reazioni, scelte, strategie.La sperimentazione stimola la creatività; la curiositàla matrice del sapere. Il gioco con gli oggetti produce la conoscenza dell’ambiente; la conoscenzaporta alla comprensione. Le azioni con le mani e ilcorpo portano ad operazioni ripetibili; la manipolazione apre la strada all’impiego ripetuto el’impiego ripetuto genera abilità.In questa progressiva conquista l’individuo evolve esi forma. Il gioco è un preallenamento delle abilità edelle capacità indispensabili per le situazioni concrete della vita futura. Da qui nasce anche il piacere di superarsi e di possedere la novità. E’ come entrare nel mondo degli adulti, che appaiono, agli occhi del bambino e del ragazzo,potenti e appagati.Poter giocare dove si vive è utile alla convivenza. E’ necessario anche per avere domani adulti responsabili, capaci, autonomi. Giocare dunquesignifica per l’individuo giovane “scuola di vita”,approccio graduale al mondo dei grandi. Oggi ibambini ed i ragazzi hanno bisogno di imparare esperimentare maggiore autonomia, considerata lapresenza, molto spesso ansiosa ed eccessiva, deigenitori e degli insegnanti; essi debbono scoprire lapropria abilità manuale e corporea e metterla in relazione con una realtà sempre più automatizzata;debbono saper riconoscere la propria dipendenza dairitmi naturali, visto il distacco crescente da animalie vegetali per un vivere sempre più urbanizzato;necessitano di compagni di gioco, dello scambio edell’incontro libero, considerato che i tempi scolastici e di apprendimento si sono allungati e chei tempi quotidiani familiari sono frenetici e spessocarichi di solitudine. Se l’attenzione verso l’individuo ed il suo tempo per giocare è sufficientemente corretta, l’offerta non potrà limitarsi ad essere solo di tipo consumistico (metterea disposizione giocattoli in quantità), né di tipodirettivo (fornire tanta animazione), né di tipo consolatorio (moltiplicare le proposte di evasionenel fantastico), ma dovrà costituire una multiforme

offerta culturale dove autonomia, creatività, socialità, sensibilità ambientale ed etnica sianoobiettivi educativi, culturali, sociali da perseguire.Durante la sua storia l’uomo ha costantemente cercato di crearsi i migliori strumenti possibili per ilsuo bisogno e benessere. Il bambino, a sua volta,cercava in ogni oggetto il giocattolo, cui con la fantasia attribuiva molteplici funzioni. Diventandopiù adulto e abile seguiva i genitori e imitandolisvolgeva i suoi nuovi giochi principalmente inambiente di lavoro. Il giocattolo ed i luoghi del gioco erano la natura,l’albero, le pietre, il fiume, gli animali. Il bambino esercitava le sue abilità sensoriali e ognirilievo, impianto e macchinario diventava attrezzoda gioco e da palestra. La ricerca del bambino nelcorso della storia continua e le sue curiosità, le sueimitazioni, le sue sperimentazioni si svolgono e sviluppano negli ambienti dove gli adulti gli consentono di stare e andare.Nei tempi attuali, per i bambini gli spazi di lavoroesplorabili e quelli all’aperto si contraggono semprepiù; aumentano invece, nei luoghi chiusi, le seducenti finestre su mondi virtuali, tridimensionalie materiali, in scala ridotta quando assumono laforma di giocattolo, tridimensionali ma immateriali,se vengono proposte azioni e situazioni attraversoprogrammi informatici…Nelle città lo spazio “di tutti” è sempre meno; difficile usare un qualsiasi spazio in gruppo ed inuna qualsivoglia forma organizzata senza averneottenuto preventivamente una autorizzazione.Questioni di sicurezza e di organizzazione. In questecittà così piene, di fatto il bambino ha uno “status”marginale, il più delle volte gli spazi pubblici accessibili non tengono conto della sua presenza edella sua propensione all’esplorazione; gli ambienti,che pur ci sono più che in passato, costruiti e dedicati a bambini e ragazzi, hanno unicamente lafunzione di istruzione.I centri abitati possono diventare città educative, perla serenità e la richiesta degli stessi genitori, per l’esigenza di bambini, ragazzi, adolescenti. Bisognadunque contestualizzare l’atto del progetto, riconoscendo il filo dello sviluppo che c’è stato, leaspettative del singolo come individuo e le tendenzedei gruppi sociali. Gli ambienti destinati ai cittadinipiù giovani, nella scarsezza di aree fruibili liberamente, assumono valenza educativa: il ruolodel progettista e l’intervento dell’insegnante hannocosì un’importanza impensabile in passato.

(A. Acerbi)

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I N C O N T R I : C H E PA S S I O N E !Era una calda e soleggiata mattina di maggio, quando il pulmino ci accompagnò a Villa Fazio.Grandi erano le aspettative dei bambini; adeguatefurono le risposte. Ambiente sereno e tranquillo;partita di calcio immediatamente organizzata, dopoil casuale rinvenimento di una bottiglia di plastica,usata come pallone… Formati due gruppi, i bambiniincominciarono a lavorare.VANESSA: La nostra animatrice ci ha fatto eseguiredei giochi, che servivano ad acquistare energia e afarci scaricare la rabbia che avevamo dentro dinoi…ORIANA: Ci mettiamo in cerchio, tenendoci permano e, uno dopo l’altro, dobbiamo stringere lamano, provando un senso di scossa. Io, sinceramente, la scossa non l’ho provata…ELISA: Ciascuno di noi ha fatto un taglietto su uncartellone, quindi un buco. Avevo un dubbio: “A cheserve?” Abbiamo poi pitturato con tempera e pennelli, quindi, nel buco abbiamo infilato la testa.Ci siamo macchiati di pittura: capelli, magliette,tutto quello che avevamo addosso. Fortunatamentela tempera era lavabile!…VANESSA: L’animatrice passava una palla immaginaria ad ognuno di noi e, chi voleva, potevacreare qualcosa, impastando questa palla fra le mani,come se l’avesse davvero. Io ho creato delle scarpe.Mentre impastavo quella palla soffice, chiudevo gliocchi e poi li aprivo, e li richiudevo, e li riaprivo e,nel frattempo, ridevo…ORIANA: La palla era come l’argilla, che dovevamo modellare…MARIA: Mentre dipingevo mi sentivo serena, perché ero all’aria aperta; nello stesso tempo eroemozionata perché i fogli su cui dipingevamo volavano via e perché ancora non conoscevo gli animatori. Nonostante il caldo e la sete, continuavoa dipingere. Correvo di qua e di là per cercare i colori; prendevo i pennelli e, mentre dipingevo,qualche goccia di colore mi arrivava in faccia: erofelice!ANTONELLA: Mi sembrava di essere a “L’alberoazzurro”. E al momento del saluto, Enrica (l’animatrice) ci ha fatto giocare ad un gioco divertentissimo. Io ed Antonella non avevamo neanche il tempo di giocare perché ridevamo a crepapelle…VANESSA: Queste attività mi hanno fatto capireche le cose che sembrano stupide ai grandi, sonoimportantissime per noi bambini e che, anche quelle

cose che crediamo sciocchezze, possono far crescerela nostra fantasia.Il secondo incontro avvenne al Teatro Stabile diCatania, sul cui palcoscenico i bambini dovevanorappresentare Il cantastorie a modo nostro. Cheemozione! Un’esperienza unica! Ma… lasciamoparlare, al solito, i protagonisti:MARIA: Appena sono arrivata a teatro tremavotutta quanta, specialmente i denti…GIOVANNA: Maria era molto emozionata: non milasciava più, mi “stuzzicava”. Le proposi allora dicantare, ma lei mi tormentava sempre lo stesso…Non volevo salire sul palcoscenico, ma poi la miacompagna mi spinse e, quando cominciai a parlare,mi tranquillizzai…SILVIA: Entrando in teatro, le mani mi tremavano ela gambe erano paralizzate… Mentre recitavo, il mioviso non sapeva se piangere o ridere; le mie mani ele mie dita stavano ferme e le gambe si muovevano,come se io avessi la tremarella…GIUSEPPE: Noi eravamo emozionatissimi, perchéle parti che avevamo, per noi, erano importantissime…PAOLA: All’inizio mi vergognavo e credevo di nonfarcela, ma, dopo aver recitato il mio primo pezzetto, ho capito che non era così difficile…ANTONELLA: Arrivò il momento in cui io dovevopresentarmi al pubblico: mi feci coraggio; diventaitutta rossa; tremavo; il cuore mi batteva. Alcunispettatori accettarono la “simenza”, altri no. Io misentì offesa, perché uno di loro mi disse: - vattinni,ca maia’ sentiri u tiatru! - Io lo lasciai perdere e continuai ad offrire “simenza”...MARIA: Ci siamo serviti del linguaggio iconico,gestuale e, soprattutto, verbale…VANESSA: Abbiamo prodotto questo spettacolo perdivertirci, per far divertire tutti e per far capire agliadulti che la fantasia dei bambini non è una cosa stupida, ma è la qualità più bella che possa esistere;inoltre, tutti possediamo questa qualità, quindi ladobbiamo sfruttare!

Poi lo scambio di esperienze con gli altrispettacoli degli altri ragazzi:GIUSEPPE: Una scena molto commovente trattavadei bambini appena nati che alcune mamme avevanobuttato nella spazzatura, perché stavano loro sullescatole…PAOLA: Mi è piaciuto molto quando hanno fatto leombre, perché l’atmosfera era serena e tranquilla;c’era una mimica lenta, che mi ha fatto rievocarecome sono cresciuta e immaginare come crescerò…CRISTINA: Era rappresentata con le luci e le ombree con degli oggetti che scendevano dall’alto; le lucicambiavano da un momento all’altro, in base allamusica… Le luci diventavano più vivaci ed io mirallegravo… i ragazzi facevano finta di essere gabbiani, con delle carte che rappresentavanounghie molto lunghe…MARIA: Era uno spettacolo sereno: all’inizio mifaceva un po’ paura, sia per la musica, che per igesti: appunto, il linguaggio più usato è stato quellogestuale…

A questo punto ogni intervento dell’adultorisultava inutile e inopportuno. L’ultima parola aibambini:GIOVANNA: Abbiamo fatto tutto giocando…

(Gli alunni del modulo V° H-GInsegnanti: Orel, Spagnolo, Santonocito, Licciardello.

1° Circolo didattico di Misterbianco)10

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Nella scuola di oggi non si seguono a scaletta tutti iprogrammi didattici, ma questi ultimi vengonoapprofonditi con attività che aiutano a capire megliociò di cui si sta parlando, oppure aiutano a conosceremeglio il mondo che ci circonda.Per questo la professoressa Adele Russo ci ha proposto un’interessante attività legata al popolarequotidiano “La Stampa”.“La Stampa in classe” questo era il titolo dell’attività svolta in classe, che ci ha insegnato adutilizzare ed apprezzare il quotidiano in questione,un giornale che, in Italia, conta circa sei milioni dilettori. La proposta ci è arrivata dalla redazione torinese della Stampa che ci invitava a lavorare suquesto quotidiano dal tredici al diciotto Gennaio.Praticamente noi dovevamo completare un quadernodi lavoro formato da otto schede. Ogni scheda eralegata ad una pagina del giornale. Per esempio, nellaprima pagina, dovevamo ricercare con attenzione lenotizie o i titoli che la scheda richiedeva.Individuare parole particolari, impararne il significato, capire che il giornale è letto da personedi età e mentalità diversa e quindi prevedere ciò chepotrebbero pensare a proposito di determinate notizie. Questi erano gli obiettivi di buona partedelle schede. Poi dovevamo ricercare notizie provenienti da altre parti del mondo (non dobbiamo

interessarci soltanto del nostro paese) oppure cambiare titoli ad alcuni articoli e spiegare il perchédella nostra scelta. Per imparare a dare le nostre opinioni e a criticare un avvenimento o un argomento che avesse per noi particolare interesse,dovevamo scrivere una lettera al direttore.Nella mia classe il tema prevalente è stato quelloche parlava della riforma scolastica dei prossimianni che porterà l’obbligo scolastico fino ai sedicianni.Ma senza dubbio l’attività più interessante e divertente è stata quella che riguardava lo scrignodel tempo, cioè una grande pagina che ci permettevadi mettere in moto la nostra fantasia incollando notizie e foto in uno scrigno che sarebbe stato apertofra cent’anni.Notizie buffe, interessanti, simpatiche, importanti,che fra cent’anni farebbero riflettere gli uomini suglierrori e i progressi del secolo precedente. Tutto questo lavoro ci ha certamente aiutato a capire l’importanza di un quotidiano, una grande fonted’informazione che non potrà mai essere sostituitoda radio e televisione.

Emilia Contarinoclasse III B

S.M.S. L. Grassi - Mascali

A L L A S C O P E RTA D E L L A N AT U R A

Giorno 14 maggio 1997 siamo andati a fare unaescursione naturalistica in un luogo a noi vicino masconosciuto.Siamo partiti da scuola alle ore 10,15 con un pulmino mandatoci dal Comune per grazia ricevuta!Appena arrivati siamo stati accolti da un bellissimopanorama: un mucchio di rifiuti fra cui spiccava ilgiallo della ginestra.Poveri fiori, abbandonati fra le immondizie!Antonio, la guida, ci ha rincuorati, dicendoci che lanostra meta si trovava più avanti.Così noi ci siamo tranquillizzati.Andando più avanti ci si è presentato uno stupendopaesaggio naturale: la Gurna. Una volta questoambiente era una palude, alimentata dalle acque provenienti dal versante Nord-orientale dell’Etna.Questa zona venne bonificata agli inizi del 1900 emessa a coltura.In seguito la speculazione edilizia ha ulteriormenteridotto questo ambiente naturale. Lungo il percorsoabbiamo disturbato il volo di una Garzetta con lepiume bianche e il becco nero. Andando avanti ci

siamo fermati ad osservare la palude e in particolarele piante. Grandi quantità di coda di cavallo occupava tutti i bordi, canneti verdeggianti, tappetidi lenticchie d’acqua e giunchi.Antonio ci ha detto che in un terreno privato erapossibile osservare esemplari di papiro.Poi ci siamo spostati vicino a un corso d’acqua lasuperficie era tutta coperta di lenticchie, come untappeto verde!Abbiamo sentito un’orchestra di rane che suonava,saltando di quà e di là!Sopra l’acqua volteggiava una libellula, e un gerridele teneva compagnia.In un tratto tutto pieno di lenticchie ne abbiamo raccolte un pò in una bottiglietta di plastica e poi liabbiamo versate nello stagno a scuola. Il suono del claxson del pulman ci avvisava che era l’ora di ritornare a scuola.Peccato, la nostra prima escursione era finita! Alla prossima!

La IB S.M.S. L. Grassi - Mascali

L A S TA M PA I N C L A S S E

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Questo nostro secondo anno di Scuola Media èstato quanto mai ricco di esperienze ed attivitàassai interessanti. Tra le varie attività svolte,occupa un posto di particolare importanza unarappresentazione teatrale che la mia classe, laseconda D, insieme alla classe prima D, ha realizzato in questo ultimo periodo dell’annoscolastico. Si tratta di attività del tutto singolarie di estremo interesse. La singolarità della rappresentazione consiste appunto nella originalità della forma di comunicazione teatrale: non si tratta infatti di una comune“recita” di fine anno, ma di un’opera assai piùcomplessa: una comunicazione in cui il linguaggio mimico - gestuale prevale su quelloverbale che, quindi, fa da contorno a ciò che l’elemento corpo “dice”.Tutto ha avuto inizio in seguito alla produzionecollettiva di una poesia che abbiamo scritto apiù mani alcuni mesi fa, quando eravamo inpieno inverno e che trattava, appunto, il tema“La neve”. Successivamente, essendo venuti atrovarci alcuni componenti del “TeatroManipolazioni” di Catania, è sorto in noi il desiderio di sapere come fosse possibile realizzare uno spettacolo con le tecniche delleombre cinesi che ci affascinava molto. Ricevutele delucidazioni del caso, la nostra professoressa di lettere ha pensato di trasformare il nostro testo poetico intitolato “Laneve” in una rappresentazione teatrale da realiz-zarsi per l’appunto mediante la tecnica dellesuddette ombre cinesi. Ci ha esposto quindi la sua idea che tutti abbiamo accolto conpiacere. Siamo perciò passati a ideare il modoin cui poter mettere in pratica lo spettacolo:quale ritmo dare alla poesia, con quali gesti econ quale musica accompagnare le parole inmodo che i codici, verbale e non verbale, potessero integrarsi e dar luogo ad una armonica comunicazione.Abbiamo proceduto per prove ed errori cercando sempre il modo migliore per comunicare e suscitare emozioni. Ciascuno hamesso un po’del suo, facendo leva sulla propriacreatività: chi ha ideato i gesti, chi gli effettispeciali, chi ha pensato a coordinare parole,musiche, gesti… Adesso, dopo aver effettuatoprove su prove e aver messo a punto lo

spettacolo, guardando i risultati ottenuti, quasinon ci sembra possibile che tutto sia stato realizzato da noi: è uno “spettacolo!!” Ed ora ci tocca rappresentare la nostra opera alTeatro Verga di Catania giorno 26. L’esperienzaci ha molto interessato e ne abbiamo tratto laconclusione che molto possiamo fare lavorandoin gruppo, mettendo ciascuno le proprie capacità e le proprie abilità a disposizione deglialtri.Riguardo la mia opinione della scuola possodire che la mia scuola è una “scuola perfetta”: leore di studio sono pari alle “ore della creatività”. Ci sono, infatti, varie altre attivitàoltre alle già nominate ombre cinesi, come ilCineforum, il “Giornalino di classe”, le gite d’istruzione… sono tutte attività che rendono lascuola più bella e più piacevole.

S. M. Tomasi di LampedusaTrecastagni

L A N E V E E L E O M B R E …

Dinosauro di Luigi

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on una pubblicazione di sessantotto pagine ed un lavoro di ricerca nato sindal settembre del 1992, il prof. GiuseppePalumbo, docente di matematica e

scienze, insieme agli studenti di III A, ha divulgatoquest’anno una ricerca sull’origine e la conformazione geologica della costa ionica e la suaparticolare tipologia di natura vulcanica.La zona in cui sorgono Aci Castello ed Aci Trezzapresenta, infatti, delle caratteristiche uniche nel bacino del Mediterraneo per la presenza di importanti formazioni (basalti colonnari e pillows)che hanno riscontri in poche zone del mondo.I giovani studenti utilizzando documenti forniti dallabiblioteca Zelantea di Acireale e dall’Istituto diVulcanologia dell’Università di Catania, coordinatidall’insegnante, hanno affrontato questa ricerca

ambientale ripartiti per gruppi di indagine e ricercanel territorio, di raccolta di esemplari fossili, didocumentazione fotografica, di esecuzione di plastici, per affidare i risultati ad una relazione finale. Vediamo in sintesi cosa ci riferiscono glialunni:- Il nostro territorio è formato da alcune zone di terreni sedimentari di età pleistocenica: sabbie, conglomerati, argille azzurre…L’affioramento argilloso più esteso si trova ad AciCastello, Aci Trezza e Ficarazzi. Durante il pleistocene, circa 600.000 anni fa, mentre era incorso la deposizione delle argille, delle particolarieruzioni submarine hanno originato le formazioniche caratterizzano la nostra costa. Con continui bradisismi, le vulcaniti formatesi nel fondo marinovia via emersero. Si sono formate:1) Lave colonnari, costituite da colonne a sezione

esagonale o pentagonale visibili nella parte posteriore del Faraglione Grande di Aci Trezza aNord della stazione vecchia di Aci Castello.2) I Pillows (in lingua inglese “cuscino”) originatidall’eruzione submarina e dal conseguente raffreddamento del magma a contatto con l’acquadel mare. La struttura “globulare” di essi è tipicadelle colate basaltiche sgorgate e solidificate infondo al mare ed il singolare loro modellamento èdovuto alla contrazione del magma.3) Le Brecce ialoclastiche o materiale brecciato chespinto in alto dal magma si deposita attorno alla frattura eruttiva, formatasi nel fondo marino.Queste singolari formazioni dette, dunque, vulcanitie originate nei fondali del golfo pre - etneo 600.000anni fa, costituiscono la Rupe su cui si erge ilCastello di Aci. Essa si innalza verticalmente per

circa 20 metri su una piattaformacostiera larga una decina di metriLa sua struttura è tipica dellecolate sgorgate e solidificate nelfondo del mare, quando il grandevulcano Etna non era ancorasorto (devono passare ancora400.000 anni prima che si originiil Monte Calanna, progenitoredell’Etna). La Rupe e la piattaforma sono costituite dapillows e ialocastiti. Un unicoblocco che, secondo la studiosaprof.ssa Di Re, sarebbe statoribaltato dalla spinta della sottostante colata lavica e quindisollevato dalle profondità marine. Lo scenario morfologicodella costa ionica oltre alla Rupecomprende altre formazioni:

a) Aci Castello con la sua collina; b) il MonteVampolieri alle spalle di Aci Trezza; c) l’unità vulcanica comprendente l’isola Lachea e iFaraglioni o isole dei Ciclopi, con un sedimentominerale molto raro, e caro ai collezionisti, che èl’Analcime dagli splendidi cristalli aghiformi; d) laformazione di Ficarazzi con la sua collina.Queste quattro formazioni nate da eruzioni submarine nel golfo pre-etneo furono, secondo lepiù accreditate ipotesi scientifiche, il primo manifestarsi del grande vulcano Etna e ne sono oggiil segno tangibile. Questo studio è una seria e documentata ricerca. E il suo primo obbiettivo èstato quello di formare, nei giovani, cittadini attivi eprotagonisti per l’impulso dimostrato e dato perchéscuola e ambiente vivono insieme.

A cura della III A - S.M.S. G. Verga di Aci Castello13

L A R U P E D I A C I C A S T E L L O E L E O R I G I N I D E L L’ E T N A .

C

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E’ stata trattata nel corso dell’anno scolasticol’unità didattica “la fiaba” unitamente al fumetto e al cartone animato. Gli obiettivi sonostati i seguenti:1) giocare con la fantasia per inventare diversesituazioni;2) esprimere la fiaba come storia fantasticasemplice e immediata, che disegna una situazione fissata in alcuni tratti;3) costruire la fiaba su testo a struttura facile ebreve, in grado di piacere e di istruire nello stesso tempo.La fiaba è stata composta in classe: gli alunnisono stati divisi in gruppi, con il compito dellastesura e della rielaborazione. Il racconto èincentrato su un personaggio di cui si raccontala storia, dalla situazione di partenza alle tappeintermedie che conducono alla situazione finale;esso è stato suddiviso in questa prima fase in 15sequenze che colgono le situazioni tipiche, lequali costituiscono i passaggi obbligati - magia,protagonista, antagonista, prove, lieta conclusione, ecc. Nella seconda fase si è passatialla illustrazione grafica in due cartelloni,secondo la tecnica del fumetto, in stretta relazione con il cartone animato, come disegnoche parla e si muove. La successione dellevignette è stata illustrata come unità narrativa,con inquadrature in 15 sequenze, con particolare riguardo alla scenografia e ai costumi. La terza fase è la drammatizzazione,con rilettura della fiaba e composizione dei dialoghi. La fiaba è stata esposta e studiata inclasse con il metodo della lettura “a ruoli”: unalunno fa la parte del narratore, altri

interpretano i diversi personaggi con le battutein discorso diretto, distinguendo le parti narrative da quelle dialogiche, adattando i tonidi voce e le pause a seconda del tipo di testo. La fiaba è stata dunque ampliata non soltantocon i dialoghi, ma anche con la creazione dialtri personaggi, i cui ruoli sono stati affidatiagli alunni tenendo conto delle loro caratteristiche fisiche e del loro carattere. Ad esempio, ad un bambino tendenzialmenteallegro è stata assegnata la parte del protagonista Pomorino, perché rispecchia unpersonaggio vivace; ad una bambina timida edelicata è stata assegnata la parte di Fior diPesco, che rappresenta la fragilità e l’eleganza,ecc. Sono state introdotte musiche tratte dafiabe per bambini o cartoni animati. Per realizzare i costumi sono stati disegnati ecolorati dei bozzetti, che sono poi stati consegnati alla sarta per l’esecuzione del lavoroin stoffa. La scenografia, a sfondo campestre, èstata disegnata dagli alunni su carta da imballaggio bianca, successivamente coloratacon gessetti a cera e tempera. I ragazzi si sonodedicati con interesse e passione a questo lavoro, che ha richiesto diverse ore di lezione,anche per le prove. La fiaba Ecco la storia di Pomorino è stata giàpubblicata sul n.5 di Orecchie d’asino.

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PRESENTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONEDELLA FIABA “

ECCO LA STORIA DI POMORINO”.

(Rina Pennisi, insegnante classe Ia A,Scuole Media “G. Tomasi di Lampedusa”

di Gravina di Catania)

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ALFABETIZZAZIONE MULTIMEDIALE

L’attività di sperimentazione sull’uso scolastico dei multimedia risale all’anno scolastico 1974/75.La sperimentazione, per due quinquenni, èstata autorizzata dal Ministero della P.I. inforza dell’art.3 del D.P.R 419/74.La Scuola ha strutturato un’org a n i z z a z i o n einterna a Classi e laboratori per la produzionedi materiali didattico-culturali fatti in proprio.I principali laboratori multimediali sono: ilcentro stampa, lo studio televisivo, la stazionei n f o r m a t i c a .La cultura della produzione e la produzione dicultura assicurano l’Alfabetizzazione multimediale degli insegnanti e degli alunni.Nel ventennio di sperimentazione il modellotradizionale di scuola alfabetica è stato lentamente convertito in un modello possibiledi scuola multimediale.

L’ A L FABETIZZAZIONE TELEVISIVAGli insegnanti della scuola impegnati nellasperimentazione multimediale, dispongono diuna telecamera personale (Video 8) per l’alfabetizzazione televisiva della classe e laproduzione grezza di video.La produzione grezza, visionata e opportunamente rielaborata dal comitato disperimentazione, viene montata nello studiotelevisivo della scuola con l’assistenza di unt e c n i c o .I video didattici prodotti sono di tre tipi:• fiction come i video di Giufà• servizi culturali per lo studio del territorio

come La cultura della pietra• documentazione didattico-pedagogica comeLa scatola magica;I video realizzati dalla scuola sono duplicatiper la fruizione in videocassette VHS e quellidi interesse generale sono diffusi da un’emittente televisiva locale.

LA SCATOLA MAGICAIl video fatto dagli alunni, con gli alunni e pergli alunni illustra dal punto di vista operativo,linguistico e culturale come si può fare televisione a scuola.In particolare evidenza l’opposizione tra televisione fruita passivamente a casa e televisione prodotta direttamente a scuola.La prima è accusata di essere cattiva maestra,serva infedele, ladra di tempo, la seconda sipropone come antidoto a questo tipo di televisione e come strumento di alfabetizzazione, di socializzazione e di democrazia superiore.La scuola ha prodotto numerosi video di documentazione didattico-pedagogico sullastoria della sperimentazione, sulle tecnichedidattiche di lettura e di scrittura multimediale,sui convegni pedagogici promossi dalla scuola,su diversi eventi scolastici.

L’ A L FABETIZZAZIONE INFORMAT I C AL’uso dei computer a scuola è relativamenterecente (1990).Sono state avviate le seguente attività d i d a t t i c h e :• la videoscrittura con programmi di controlloortografico e di autocorrezione;• composizioni tipografiche per la produzionedi menabò e di giornalini scolastici:• giochi grafici di composizione e di colorazione. I disegni acquisiti con lo scanner,vengono elaborati in forme e colori diversi eassemblati per gioco a testi musicali e verbali;• montaggio televisivo digitale per visualizzare, selezionare, ripulire ed assemblare, a stacco o in dissolvenza, sequenze video acquisite al computer;• collegamenti in rete per dare agli insegnanti eagli alunni il senso della navigazione in Rete edella ricerca delle informazioni utili;• produzione ipermediale.

(Scuola elementare Trentapiedi Erice Trapani)

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UN VELIERO PER LE STELLE.Viaggio attraverso la letteratura

slovacca per l’infanzia.

Si intitola Un veliero per le stelle ed è uno straordinario viaggio alla scoperta della letteraturaslovacca per l’infanzia, l’iniziativa di respiro internazionale che partirà da Trieste sabato 25 ottobre prossimo, per toccare successivamente altrecittà italiane. L’obbiettivo è quello di favorire laconoscenza di un patrimonio culturale ricco, maancora in gran parte inesplorato, se si considera chepochissimi risultano essere gli autori slovacchi perragazzi tradotti sino ad oggi in lingua italiana.Trova così attuazione il “Progetto Sole”, ideato nelluglio 1996 dalla traduttrice Dagmar Sabolova e dalprof. Sergio Bozzi nel corso di un incontro tenutosial Centro nazionale della letteratura slovacca diBratislava e a Trieste dalla prof.ssa Mira Vallova,traduttrice e già diplomatico slovacco in Italia, e daldott. Livio Sossi, responsabile del Centro studi diletteratura giovanile “A. Alberti”, individuato comereferente del progetto per la parte italiana.La manifestazione, attuata nell’ambito degli scambiculturali tra i due paesi, prevede la presentazionedella prima Antologia di autori in traduzione italiana e della Mostra del libro slovacco per l’infanzia con relativo Catalogo. Ne sono i promotori per la parte slovacca il ministero dellacultura, il Centro nazionale di letteratura diBratislava e la Biblioteca universitaria diBratislava, per la parte italiana il Ministero per ibeni culturali e ambientali, la Biblioteca statale diTrieste, l’Ambasciata italiana a Bratislava, il Centrostudi di letteratura giovanile “A. Alberti”, nonché laSezione italiana dell’I.B.B.Y. (Unione internazionale per la letteratura giovanile).

L’Antologia, curata dal prof. Ondrej Sliacky, tradotta da Dagmar Sabolova e da Sergio Bozzi epubblicata dall’editore Campanotto di Udine, comprende una trentina di racconti di altrettantiscrittori slovacchi, per la prima volta proposti inlingua italiana ed illustrati da alcuni fra i più notiartisti slovacchi.La Mostra, importante occasione per conoscere dalvivo la produzione editoriale slovacca, comprendeuna sezione storica con i primi testi di letteraturamoralistico-esemplare di fine Settecento ed iniziOttocento e una sezione contemporanea che documenta l’evoluzione del genere dagli anniTrenta del nostro secolo ad oggi.Il Catalogo, edito dal Ministero per i beni culturalie ambientali - Biblioteca statale di Trieste e dalMinistero della cultura - Centro nazionale di letteratura di Bratislava, accompagnerà la mostra.L’appuntamento con la letteratura slovacca per l’infanzia è fissato per sabato 25 ottobre prossimocon inizio alle ore 16,00 presso la sala di letturadella Biblioteca statale di Trieste via del Rosario, 2.Antologia e Catalogo bibliografico saranno presentati nel corso di una tavola rotonda. Al termine della tavola rotonda, prevista per le19,00, verrà inaugurata la Mostra bibliografica allestita nella sala espositiva della Biblioteca stataledi Trieste in via Teatro Romano, 7. La Mostrarimarrà aperta fino al 20 novembre con orario dalleore 09,30 alle 12,30 e dalle ore 15,30 alle 18,30.Nell’ambito dell’iniziativa gli autori slovacchiVincent Sikula e Jan e il traduttore Sergio Bozziterranno un breve ciclo di incontri con gli alunnidelle scuole dell’obbligo e delle scuole superiori.

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MANUALE SINTETICO DI DRAMMAT I Z Z A Z I O N E

Con il terzo numero dell’anno secondo diOrecchie d’asino vorremmo richiamare l’attenzione dei nostri lettori su quanto già pubblicato dal n.0 al n.5 del periodico, perricomporre unitariamente un minilaboratoriopratico per la realizzazione e la messa in scenadi testi teatrali originali. Tanto per cominciare,sarebbe il caso di soffermarsi a lungo sull’approfondimento metodologico di baseofferto dalle schede manualistiche del n.5 delperiodico, per risalire a ritroso alle sezioni laboratoriali di scrittura creativa, gestualità, scenografia, ecc. contenute nelle rubriche dimanuale teorico-pratico e nelle schede tecnicheallegate ai copioni da mettere in scena. E perrendere più proficuo questo lavoro di composizione di metodi e tecniche acquisite oda acquisire, vi proponiamo adesso (inizio d’anno scolastico e di stagione teatrale) trecopioni originali, scritti da bambini e ragazzi,da mettere in scena con i vostri allievi. I testiche vi proponiamo vanno considerati dei canovacci su cui far lavorare ulteriormente iragazzi con improvvisazioni e riscrittura delcopione (così come bisognerebbe fare d’altronde con qualsiasi testo teatrale). Ognitesto si riferisce a una precisa fascia d’età, indicata sulla testatina insieme al titolo, e consente di mettere a frutto l’utilizzo e l’apprendimento dei diversi codici linguisticidel mezzo teatrale. Ed ecco di seguito i titoliproposti:1) La scuola incantata, fiaba scenica elaboratadai bambini della scuola d’infanzia Baby Clubdi Catania. Fascia d’età consigliata 3-6 anni.2) Il mercato dei sogni, progetto scenico elaborato dai bambini delle scuole elementari diBronte. Fascia d’età consigliata 6-10 anni.3) Ritornerò a ballare, testo originale scritto dairagazzi della scuola media di Mascali. Fascia d’età consigliata 11-13 anni.Saltando la metodologia e le indicazioni discrittura creativa, proviamo ad esemplificare unpercorso di messa in scena dei tre testi, in unasorta di manuale sintetico applicato.

LA SCENAPremessa: se proprio se ne ha voglia, il teatro sipuò fare dovunque e comunque. Spazi diversi

per strategie diverse (e linguaggi differenti)! Ce lo insegna la stessa storia del teatro: lo spazio scenico varia da epoca a epoca e dapaese a paese. L’essenziale resta però l’atto dicircoscrivere uno “spazio magico” entro cuievocare il rito scenico. Dopodicché tutto è possibile. Già abbiamo illustrato (numerostraordinario, ottobre ‘96) il significato scenicodel cortile e le indicazioni metodologiche cheesso ci dà. Soffermiamoci adesso sulle ipotesisceniche “imposte” da un testo particolare comeIl mercato dei sogni. In questo caso, evidentemente, lo spazio scenico è “multiplo”:abbraccia tutta una fetta di territorio e in buonaparte annulla la distinzione tra pubblico e attori.Il copione, infatti, racchiude tre diverse “forme”di teatralità: il teatro di strada, il teatro-fiera e ilteatro da palcoscenico. Ciascuna di questeforme richiede uno “spazio scenico” differente.Il mercato dei sogni, inizia con una parata distrada, in cui la scenografia è data dalle strutturearchitettoniche e urbanistiche del territorio daanimare. Ma come “focalizzare” i luoghi e gliedifici da rendere scenografia naturale dell’azione scenica? La prima soluzione, la piùimmediata, sarebbe quella di creare una serie dielementi con cui “addobbare” i luoghi prescelti(una scenografia per l’appunto) trasformandoliin veri e propri “luoghi deputati” teatrali. La seconda ipotesi (che è quella anche menocostosa) si basa unicamente sulla capacità difocalizzare gli spazi attraverso l’azione scenicadegli attori. Nel caso specifico, basta che ilgruppo di ragazzi impegnati nella parata si soffermi e agisca nei luoghi prescelti, sviluppando un testo gestuale che “dialoghi”con gli edifici e le architetture. Ciò comporta unlaboratorio prolungato di animazione corporeae, possibilmente, il supporto di strutture verticalizzanti quali trampoli o pupazzi giganti… Come è facile intuire, il teatro di strada, ci chiarisce quasi didatticamente la regola dell’interdipendenza dei diversi codici inogni forma di teatralità. Così la scenografia nonè mai un “contenitore” dentro cui si svolge l’azione scenica, ma un linguaggio che interagisce con altri linguaggi.Ciò è ancora più chiaro, nella seconda parte deltesto scenico, laddove si sviluppa appunto l’azione del mercato. Qui bisogna far parlaretutto un cortile o una piazzetta, bisogna fargli“esprimere” l’idea di mercato congiuntamente

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all’azione che gli attori improvvisano. Ora èchiaro che in un mercato si vende sempre qualcosa, e si vende meglio se ci sono dellebancarelle su cui esporre la merce. Se lavoratein una scuola utilizzate direttamente tavoli ebanchi e trasformateli insieme ai ragazzi in bancarelle fantastiche. Quello di “rifunzionalizzare” degli oggetti preesistentidovrebbe essere una scelta didatticamente daprivilegiare nella realizzazione di scenografie ingenerale. Ricordiamo ancora una volta l’esempio di Luzzati che realizzò la scenografiadel Sogno di una notte di mezza estateassemblando banchi e sedie in movimentatearchitetture.Nel caso della scenografia “da palco”, abbiamogià imparato nei precedenti capitoli del nostromanuale come realizzare un fondale e dellequinte: elementi base utili in tutt’e tre i testi.C’è sicuramente bisogno di un fondale fantastico per il viaggio della Scuola incantata;un doppio fondale (il primo dei quali da aprirsia sipario) per lo spettacolo finale del Il mercatodei sogni; un fondale di tela (adatto alle ombrecinesi) e quinte laterali per la scenografia diRitornerò a ballare.

IL COSTUMEPer capire meglio la “funzione” del costumeteatrale, è il caso di ascoltare ciò che il famosovecchio cortile ci “suggerisce”. Da piccoli, inquello spazio magico, giocavamo agli indiani“cucendoci” addosso dei magnifici travestimenti con ritagli di stoffa, abiti smessi,due o tre penne di gallina; ci tingevamo quindila faccia con un pezzo di carbone, qualche voltaanche con la punta di un fiammifero spento… eil più fantastico dei giochi aveva inizio. Moraledella favola? Per la vita vedete un po’ di dedurla voi. Per il gioco del teatro si può riassumere in poche parole: non bisognaconfondere il costume teatrale con i vestiti dapasseggio! Il costume teatrale non è “abbigliamento”, “addobbo”, non serve a vestire l’attore; serve piuttosto a definirgli unospazio interpretativo, quale espressione dellapersonalità, del carattere, della tipologia del personaggio da interpretare. La sua stessa efficacia e bellezza non dipendono tanto dallaqualità pregiata dei materiali adottati o dal lororealismo. A distinguere e caratterizzare sullascena due diversi personaggi spesso può bastare

solo il colore, o un qualsiasi altro elemento. Perrealizzare dei bellissimi costumi (da far fare airagazzi stessi, ovviamente) non cercate dunquesarte e appositi finanziamenti: di soldi ne bastano pochi, ma di creatività ne occorre invece tanta, e quella non la può elargire nessunMinistero. Riciclate: è più divertente.Ammonticchiate in una stanza vestiti smessi diogni genere, calze strappate, pezze di stoffa,gomitoli di lana, ciuffi di stoppa, cappelli vecchiecc. Più cianfrusaglie avete a disposizione emeglio sarà. Scegliete poi la base (il vestitosmesso) su cui creare il costume teatrale, e fatelavorare i ragazzi con forbici, colla, pinzettatrice e, quando necessario, anche conago e filo: da una semplice giacca o da unagonna si potranno tirar fuori i più fantasticicostumi del mondo! E se proprio vi manca labase giusta (per fare delle tuniche, ad esempio),niente paura: procuratevi la stoffa, mettetela indoppio, disegnate la tunica su un grande fogliodi carta cellulosa con le misure esatte, tagliatela,sovrapponetela alla stoffa e tagliate la tunica;basterà incollare o cucire i bordi e tutto è fatto! Sulla base di queste semplici indicazioni (ovvero di un metodo adeguato) e con la tecnicadel collage potrete realizzare tutti i costumi deitre testi proposti.

MASCHERE E PUPAZZIAbbiamo già imparato a costruire dei burattiniin cartapesta e dei mascheroni sul n.0 diOrecchie d’asino. Occupiamoci adesso dellarealizzazione di una marotte o di pupazzi giganti, così indispensabili nel teatro di strada ein molte forme di spettacolo. Nel caso particolare della parata di strada l’inserimentodi alcuni pupazzi giganti servirà a dare verticalità all’azione scenica e ad amplificare ilcorpo stesso deipiccoli attori impegnati nellaperformance.Procuriamoci perprima cosa deibastoni abbastanza leggeri di almenoun metro e trentadi altezza.

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Su una delle estremità del bastone costruiamouna croce, quindi realizziamo la testa del pupazzo con la stessa tecnica con cui abbiamorealizzato la testa dei burattini. Appollottoliamoe incolliamo con nastro adesivo vari fogli dicarta di giornale asciutta fino a creare una palladella dimensione che dovrà avere la testa delpupazzo. Su questa forma asciutta lavoriamocon la cartapesta e creamo le forme di occhi,naso, bocca, ecc. Ricordatevi che la tecnica dilavorazione più pratica della cartapesta non prevede la macerazione della carta: servonosolo colla da parati e fogli di carta di giornale daspalmare per bene; più strati di carta e collauguale più solidità e spessore, ma anche piùpeso! Quando poi la testa in cartapesta sarà perfettamente asciutta potremo passare allacoloritura con le tempere e lo strato finale divernice trasparente. Quindi bisognerà “vestire”il pupazzo. Applichiamo la stoffa o le stoffe adisposizione sull’asse orizzontale (le spalle delpupazzo), tagliamo un foro per guardare all’altezza degli occhi di chi animerà il “gigante”, poi realizziamo le eventuali bracciadirettamente con le stoffe. Nel caso che ilpupazzo debba muovere anche le braccia, occoreranno altri due bastoni e almeno un altroanimatore (a vista) che realizza il movimentodegli arti.

LA DRAMMATIZZAZIONEAbbiamo già dedicato ampio spazio nei precedenti numeri della rivista all’animazionecorporea e alla gestualità in particolare.Riprendiamo tuttavia il discorso per esemplificare e meglio approfondire alcuni elementi in relazione ai tre testi proposti.Cominciando dal teatro di strada e da alcune suepeculiarità. Ancor più che nel teatro su palco,qui è fondamentale una grande padronanza delledue coordinate spazio e tempo in relazione allearticolazioni corporee e alla prossemica.Tendere un braccio in una certa direzione e conun certo ritmo “disegnerà” una traiettoria emotiva nello spazio e darà un certo carattereall’edificio con cui entra in relazione.Viceversa, una data struttura spaziale suggeriràdeterminati ritmi corporei agli attori (es. unapiazza circolare potrà suggerire una improvvisacorsa attorno al momumento ecc.). E poi c’è lamusica, che trasforma il gesto in danza; ma

anche la voce dell’attore che, negli spazi esterni, dovrà soprattutto sviluppare dimensionisonore, volumi timbrici, ecc. E poi i pupazzi egli oggetti, che suggeriscono altre possibilitàgestuali in relazione allo spazio animato. Per laparata del Il mercato dei sogni, oggetti come lebandiere richiedono un lavoro particolare discioglimento delle articolazioni dei polsi, mentre un pupazzo gigante impegnerà di più learticolazioni delle gambe e dei fianchi per darequanto più movimento al pupazzo stesso. Nel caso della Scuola incantata, tutte le azioni sceniche dovranno nascere invece dal rapportodiretto tra musica di scena e corpo dei piccoliattori: ogni singola scena non è altro che unaimprovvisazione corporea da sviluppare su un’idea tematica e su un motivo musicale sceltocon coerenza espressiva. Un po’ come succedeanche nelle ombre cinesi del copione diRitornerò a ballare: anche qui la musica rivesteun’importanza centrale e deve essere, chiaramente, la musica amata dai ragazzi e scelta da loro stessi. E, sempre a proposito dimusica, un discorso a parte merita la realizzazione di strumenti originali, come quellirichiesti (preferibilmente) nella parata del Ilmercato dei sogni. A questo argomento dedicheremo un’ampiascheda pratica nel prossimo numero del periodico, insieme a uno spazio di laboratoriosulle ombre.Per tutto il resto rinviamo ancora una volta auna consultazione completa dei precedentinumeri di Orecchie d’asino. Ognuno scelgadunque il suo copione e lo faccia riscrivere emettere in scena ai propri allievi!

M. B.

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LA SCUOLA INCANTATAautor i : i bambin i del la scuola materna

"Baby Club" d i Catania•

Fin dall’ingresso della scuola il pubblico saràcostretto a seguire un percorso obbligato consegnaletiche fantastiche che indirizzano e svianoallo stesso tempo dal luogo dove stanno nascosti ibambini: il teatro!

•Inizia lo spettacolo!Musica molto movimentata. I bambini giocano conle costruzioni e a nascondino.Brontolio magico e musica misteriosa. I bambini siaggirano smarriti nello spazio.VOCE DI UN BAMBINO. Una sera, nella scuola(…), alcuni bambini rimasero per sbaglio chiusidentro la scuola. Forse i genitori avevano dimenticato di prenderli o forse i bambini si eranonascosti apposta… MIRKO. I nostri genitori si sono dimenticati di noie adesso ci tocca dormire qui tutti soli…GIOVANNA. Ma noi non abbiamo paura… Anzi, èun bel gioco!ALESSANDRO. Allora che dite? Immaginiamo difare un sogno.TUTTI. Sì, sì!VOCE DEL BAMBINO. E così tutti i bambini,dopo aver giocato tranquillamente con le costruzioni e altro, a tarda sera si addormentarono…

Musica del sogno. I bambini si addormentano, chiqua chi là. Musica della Strega dei Colori. Nuvole di fumo. La strega dei Colori corre incontro ai bambini.Musica della Maga Celeste. La Maga Celeste siavvicina lentamente ai bambini.Musica dell’Amica delle Balene. L’amica delleBalene entra ondeggiando in mezzo ai bambini.STREGA. Bambini, ancora a scuola? MAGA. Non avete paura di stare qui da soli?MIRKO. (da sonnambulo) Ssst! Non lo vedi chestiamo sognando?ANTONIO. Ehi, ma voi siete le maestre…ALTRO BAMBINO. Sì, la maestra Antonella, ePatrizia e Josephine…STREGA. Qui siamo dentro il vostro sogno. E iosono la Strega dei Colori.MAGA. E io la Maga Celeste…AMICA. E io l’Amica delle Balene...MIRKO. Ehi, che bella storia stiamo sognando!GIOVANNA. Ssst! Strega Antonella dei Colori,

chiudi la porta, perché i nostri segreti possono uscire…ALESSANDRO. I fantasmi si trovano nella notte esi nascondono dietro i cespugli, e sono neri e bianchi.AMICA. E allora, bambini. Cosa avete intenzione di fare, sentiamo… MIRKO. Vogliamo fare un viaggio magico, per trovare un paese fatto apposta per noi bambini.GIOVANNA. Maestra Maga Celeste, tu potrestiaiutarci?MAGA. Certo, se voi lo volete… ALESSANDRO. Allora possiamo partire?STREGA. Prima vi racconterò una storia. Cosìsapremo dove andare. (Musica evocativa)Una volta, tanto tempo fa, un bambino di nomeGianluca salì su un cavallo alato che si chiamavaNinna. AMICA. Un giorno il bambino che è salito sulcavallo alato si è trasformato anche lui, è diventatoun cavallo alato… MAGA. Un giorno l’altro cavallo alato si è trasformato in un bambino.STREGA. Il bambino, camminando camminando, èarrivato allo zoo e ha visto un pappagallo in gabbia,un uccello e un gabbiano in gabbia…AMICA. Ma il bambino ha la chiave della gabbiadel pappagallo, dell’uccello e del gabbiano…MAGA. E così un giorno tutti gli animali dello zooe i bambini vissero insieme felici e contenti.MIRKO. Allora andiamo tutti allo zoo a liberare glianimali tristi!STREGA. Saliamo in groppa ai cavalli alati e partiamo! VOCE DEL BAMBINO - I bimbi salirono sopra ipropri cavalli e il mio si chiamava Cirp. Cirp era uncavallo alato che era magico. Io sono salito sopra ilmio cavallo. E lui mi portò allo zoo dove ci sonogli animali tristi perché sono chiusi dentro le gabbie…

ALLO ZOOGli animali dentro le gabbie sono tristi e si lamentano…GLI ANIMALI. Uh, com’è brutto stare chiusi ingabbia! Chissà se da qualche parte esiste un postofelice per tutti i poveri animali del mondo!MIRCO. Noi bambini vogliamo liberare questi animali, aprendo le gabbie con una chiave magica.GIOVANNA. Gli animali sono buoni, dunque noinon dobbiamo difenderci da loro, perché sonobuoni.ALESSANDRO. Una volta liberati dalla gabbia, litiriamo fuori con una gru, perché sono pesanti.

C O P I O N E M A T E R N E

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Poi tutti insieme andiamo alla giostra…GIORGIO - Per primi liberiamo i 10 leoni, poi letigri, poi i leopardi, poi tutti in una volta… Gli animali ora sono felici e corrono veloci, mentrei guardiani li inseguono…(Pantomima degli animali liberati inseguiti.)STREGA. Ehi, bambini, che fate? Non volevateviaggiare in cerca di paesi nuovi?GLI ANIMALI. Sì, anche noi vogliamo partire perun paese felice…STREGA. E allora, coraggio! Ha inizio la magia!(Azione magica delle maestre e dei bambini e deglianimali… e il viaggio comincia!)

IL PAESE SULLE NUVOLEMIRKO. Per andare nel Paese sulle Nuvole, dobbiamo scalare un albero che arriva fino allenuvole…STREGA. Eccolo qui, il paese sulle nuvole…(Musica aerea.Gli abitanti del Paese sulle Nuvole somigliano adei fiocchi di nubi e ruzzolano di qua e di là contenti e sereni.)

IL PAESE DEI CINQUE SOLIGIOVANNA. E qui dove siamo?STREGA. Eccoci giunti nel Paese dei CinqueSoli…(Musica solare.Nel Paese dei Cinque Soli tutti danzano intorno a 5soli tutti gialli e arancioni e stendono felici ungrande arcobaleno nel cielo.)

IL PAESE IN FONDO ALL’ACQUAGIORGIO. Ma stiamo scendendo sott’acqua…STREGA. Certo! Siamo giunti nel Paese in Fondoall’Acqua.(Musica acquatica.Nel Paese in fondo all’acqua tutti sono fatti d’acqua e ondeggiano di qua e di là senza stancarsi mai, mentre fiori bellissimi fiorisconosulle loro teste.)

IL PAESE FORESTOSOGIOVANNA. Ora sì che tutti gli animali amicinostri sembrano scoppiare di gioia!STREGA. Per forza. Siamo arrivati nel PaeseForestoso, il luogo degli animali fantastici e inventati. Guardate quanti ce ne sono!(Musica vegetale.Il Paese Forestoso è il paese degli animali inventati. Sono animali totalmente fantastici: simuovono e giocano tra di loro in modi strani…

C’è pure un capo tribù: Testone Capoccione, unaspecie di pallone gigante con una coda lungalunga, che abbraccia tutti quanti.)

IL PAESE DEI SUONI RUMOROSI.MIRKO. Ehi, mi è venuta voglia di ballare!STREGA. Per forza! Siamo entrati ormai nel Paesedei Suoni Rumorosi.(Musica festosa.Nel Paese dei Suoni Rumorosi si suona e si balladalla mattina alla sera e tutti i rumori diventanosuoni e musica. E’ proprio una bella festa!)

IL RISVEGLIOImprovvisamente risuona forte forte lo squillo di uncampanello elettrico. Tutti i bambini che galoppanoinsieme alle maestre-fate sui loro cavalli alativacillano come ubriachi e cascano giù per terra…GIOVANNA. Ma che sta succedendo?

MIRKO. Siamo cascati giù dalle nuvole…STREGA. Purtroppo hanno suonato alla porta e ilsogno è finito.AMICA. Forza, bambini! I vostri genitori sonovenuti a prendervi.STREGA. E’ ora di tornare a casa…MIRKO. Ma noi vogliamo che il sogno non finiscamai!GIOVANNA (al pubblico). Mamma, papà… veniteanche voi dentro il nostro sogno e sarà tutto piùbello!

(E così, alla fine di questa strana storia, i genitoridovranno entrare loro dentro lo spettacolo per“riprendersi” i loro bambini).

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IL MERCATO DEI SOGNITraccia per un evento scenico da realizzarsi nellescuole elementari con il coinvolgimento della città.

AZIONE 1L’ingresso esterno della scuola è stato trasformato in un portale dai cento colori: striscioni e addobbi festosi e, in cima a tutto, lascritta cubitale: MERCATO DEI SOGNI.All’ora stabilita,venendo fuori dalla scuola, unfolto gruppo di bambini attraversa la piazza contamburi e trombe… Sono sbandieratori, giocolierie saltimbanchi: portano per le strade le insegnevariopinte della CITTÀ’ INCANTATA, la città deibambini… Un banditore annuncia ad alta voce l’evento:BANDITORE - Abitanti tutti del nostro belpaese… Uomini e donne, vecchi e bambini, cani egatti, galli e pulcini della città di ***, accorrete tuttiin questa grande piazza per assistere alla più grandemagia di tutti i tempi… Oggi, ***, noi bambini eragazzi di *** prendiamo possesso di questa città,per trasformarla con la nostra fantasia in una meravigliosa città incantata… una città fantasticadove tutti i sogni belli della gente possono avverarsi… Accorrete subito in questa piazza perassistere tutti al grande evento!… Si dia inizio alla magia! Qui, dentro questa nostrascuola, trasformata per tutti gli abitanti di *** in unfantastico e fantasmagorico gran MERCATO DEISOGNI…(La gente accorre nella piazza. Guidati dai bambinientrano quindi dentro la scuola.)

AZIONE 2Nella hall della scuola la gente incontra il primomomento magico da attraversare. L’atrio e gli altrispazi sono stati trasformati in antri stregoneschi:delle streghe e altre creature fantastiche del sottosuolo cuociono e preparano delle pozionimagiche da offrire al pubblico… Le pozioni magiche sono di vario genere, ma tutte invitano adavere più serenità e più voglia di vivere bene… solocosì sarà possibile entrare davvero nel mercato deisogni.

AZIONE 3Entrando nel cortile della scuola, la gente scopre ilfantastico mercato. E’ un vociare continuo di venditori che invitano a provare i loro prodotti:tutti oggetti fantastici dalle virtù particolari.Bancarelle colorate circondano tutto il cortile.Mercanzie di tutti i tipi: dai giocattoli magici, aivestiti della moda bizzarra, dagli utensili riciclatiper nuovi usi giocosi agli amuleti esotici, ecc. Nel

mezzo del cortile dei musicanti suonano una danzae due “giganti” ballano tra la folla. A un datomomento il banditore invita il pubblico ad avvicinarsi al palco dove sta per evere inizio lospettacolo:

G I O VANNINO PERDIGIORNO NEL PAESE SENZA PUNTA

(da Gianni Rodari)

(Musica festosa. Giovannino Perdigiorno camminacammina per il mondo.)PROLOGO - Giovannino Perdigiorno era un grande viaggiatore. Viaggia e viaggia, una voltacapitò in un paese dove gli spigoli delle case eranorotondi e i tetti non finivano a punta, ma con unagobba dolcissima. Lungo la strada correva unasiepe di rose e a Giovannino venne l’idea dicoglierne una, facendo molta attenzione a non pungersi con le spine, e invece...GIOVANNINO - Oh, uh, eh… Ma queste rose sonotutte senza spine!(Da dietro la siepe si affaccia una Guardia.)GUARDIA - Ehi, ragazzotto! Non lo sapevi che èvietato cogliere le rose?GIOVANNINO - E’ vero! Mi dispiace, ma non ciho pensato.GUARDIA - Beh! in questo caso, ti facciamo pagare solo mezza multa… (Esce dalla tasca un taccuino e una grossa pennasenza punta)Dunque… nome e cognome…GIOVANNINO - Ehi! Ma quella penna è senzapunta… così come le case… e le rose senzaspine…. ma, scusi, che paese è questo?GUARDIA - Il Paese senza Punta!GIOVANNINO - Uh!GUARDIA - E adesso paga la multa… Dammi dueschiaffi, un calcio nel sedere e un cazzottone intesta…GIOVANNINO - Fossi scemo! Non voglio finire in prigione, io!GUARDIA - Ma quale prigione! Qui si usa così:per una multa intera, quattro schiaffi due calci e duecazzottoni, per mezza multa la metà!GIOVANNINO - Al vigile?GUARDIA - Al vigile!GIOVANNINO - Ma non è giusto!GUARDIA - Appunto. E’ una cosa così ingiustache la gente del nostro paese, pur di non picchiareingiustamente un poveretto come me, preferiscenon trasgredire le nostre leggi.GIOVANNINO - Però, che paese strano!GUARDIA - Che paese meraviglioso il Paese senza

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Punta!GIOVANNINO - Mi è venuta una gran voglia diconoscerlo bene questo vostro paese.GUARDIA - Benissimo! Cammina con me e ti faròconoscere le mille meraviglie del Paese senzaPunta! Andiamo subito, per prima cosa, nel nostrobel Museo delle Meraviglie…(Si incamminano).(L’interno del Museo delleMeraviglie.Da un lato la scritta PASSATO e dallato opposto la scritta PRESENTE. EntraGiovannino, accompagnato dalla Guardia e dallaGuida del Museo.)LA GUIDA - Da questa parte il visitatore puòammirare tutti gli oggetti del passato: tutta robabrutta, che nel nostro paese, fortunatamente, nonesiste più…GIOVANNINO - E questa cos’è? una griglia gigante per arrostire le balene?LA GUIDA - Ma no! questa è l’inferriata di una… prigione!GIOVANNINO - Vuol dire che qui da voi non cisono prigioni?LA GUIDA - Certo, perché non c’è nessuno intutto il paese da chiuderci dentro. Qua viviamo tuttiin pace e contenti…GIOVANNINO - Questa poi! Mettere in un museoun bottiglione di acqua sporca…LA GUIDA - Ma quale acqua sporca, ragazzo!Quelle, bada bene, sono le lacrime di tutte le persone infelici!GIOVANNINO - Uh! Le lacrime dentro un museodel passato?LA GUIDA. - Sì, un tempo anche da noi esisteva la parola piangere, e faceva proprio male.Qua dentro ci sono tante lacrime del passato: lelacrime di un povero negro o quelle di un bambinosenza casa… Tante, tante ingiustizie, che nel nostropaese non esistono più!LA GUARDIA - Sù, passiamo oltre… Facciamovedere a Giovannino le nostre grandi invenzioni…(Passano a visitare l’altro lato del Museo).GIOVANNINO - Cominciamo bene! E questasarebbe una grande invenzione? un temperino?LA GUIDA - E infatti questo non è un temperino; ma uno “stemperino”. Nel nostro paeseabbiamo imparato ad inventare tutte le cose mettendoci una “esse” davanti. Ed eccoti uno stemperino!GIOVANNINO - Sì, ma a che serve?LA GUIDA - Serve a far ricrescere le matite quando sono consumate.GIOVANNINO - Una vera bellezza!LA GUIDA - E ora ecco lo… scannone!GIOVANNINO - Mamma mia, che paura!LA GUIDA - Ma no! Lo scannone è il contrario delcannone, e serve a disfare la guerra.

GIOVANNINO - Ma come funziona?LA GUIDA - Semplicissimo! Se per disgraziascoppia la guerra, noi suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è disfatta!GIOVANNINO - Che bella invenzione!LA GUIDA - Risale all’ultima grande guerra. Orati racconterò come sono andate le cose. Devi sapere che un tempo…(Così dicendo la Guida apre un fondale e inizia lo spettacolo.)LA GUIDA - C’era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire tantagente da una parte e dall’altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là eci sparavamo addosso giorno e notte…(Azione: due soldati di un colore e, dalla parteopposta, altri due soldati di un altro colore.Pantomimano uno scontro interminabile in cui ci siscanna continuamente gli uni con gli altri.)LA GUIDA - Ma la guerra era tanto lunga che, aun certo punto, ci venne a mancare il bronzo per i cannoni… Fu così che il nostro comandante, loStragenerale Bombone Sparone Pestafracassoneebbe un’idea diabolica…(Appare lo Stragenerale che parla ai suoi soldati).STRAGENERALE - Popolo!… Soldati di terra, dicielo e di mare… La patria vi chiede l’ultimo sacrificio, e poi vinceremo! Io, StrageneraleBombone Sparone Pestafracassone, vi ordino ditirar giù tutte le campane dei campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma così grosso davincere tutta la guerra con un sol colpo!LA GUIDA - Nel frattempo, però, anche il comandante dei nostri nemici, il Mortesciallo VonBombonen Sparonen Pestafracassonen, avevaavuto la stessa idea, per non perdere la guerra…(Appare il Mortesciallo che parla ai suoi soldati).MORTESCIALLO - Soldaten, esserciten, combattenten… La vittoria ci attenden… Facciamouno grande cannonen, grandissimo, con campanendi nostro grande paesen…LA GUIDA - Così le due armi mortali furono fabbricate in meno di un giorno. Un colpo solo diquei cannoni avrebbe distrutto una intera città. I due eserciti tornano a schierarsi uno contro l’altro…(Azione di fronteggiamento tra i due eserciti…)LO STRAGENERALE - Ah, ah! Quando il mio cannone sparerà, i nemici scapperanno fin sullaluna… ah ah ah!IL MORTESCIALLO - Ih ih! Mio grosso cannonen distruggere tutti… Nemici tutti morten…ih ih ih!(I soldati tremano di paura. I due cannoni vengonocaricati pronti al fuoco).

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I DUE COMANDANTI - Fuocooo!(Invece di sparare i cannoni suonano a festa).STRAGENERALE - Ma che sta succedendo?MORTESCIALLO - Io non volere campanen, iovolere fuoco, fuoco…STRAGENERALE - Maledetto cannone, tu nondevi suonare, tu devi sparare, sparare…(I cannoni suonano a festa, i soldati si divertono, cacciano i comandanti e si stringono la mano.)LA GUIDA - E quella fu l’ultima guerra del paesesenza punta. Poi, per essere sicuri che non ci fossero più altre guerre, noi abbiamo inventato loscannone, che è il contrario del cannone.GIOVANNINO - Che bel paese il vostro! Non ci sono prigioni, non ci sono guerre…LA GUIDA - E non ci sono più né re né comandanti.GIOVANNINO - Davvero?LA GUIDA - Sì. L’ultimo re, lo abbiamo avutotanto tempo fa.GIOVANNINO - Mi piacerebbe tanto conoscerne la storia!LA GUIDA - Te la racconterò. Intanto eccoti l’antica sala del trono. E questi sono i ritratti ditutta la dinastia… Questo fu il primo re del nostropaese. Si chiamava Mangione il Digeritore, perché,dopo aver mangiato gli spaghetti, sgranocchiavaanche il piatto e lo digeriva a meraviglia.GIOVANNINO - Che stomaco!LA GUIDA - E questo è Mangione Secondo, dettoTre Cucchiai, perché mangiava la minestra con trecucchiai contemporaneamente.GIOVANNINO - Più mangione di così non potevaessere.LA GUIDA - A lui successero: Mangione Terzo,detto l’Antipasto; Mangione Quarto, dettoCotoletta alla Parmigiana; Mangione Quinto, ilFamelico; Mangione Sesto, lo Sbranatacchini;Mangione Settimo, detto “Ce n’è ancora?”, chedivorò persino la corona; Mangione Ottavo, dettoCrosta di Formaggio; Mangione Nono, dettoGanascia d’Acciaio, che si mangiò il trono con tuttii cuscini…GIOVANNINO - E poi?LA GUIDA - E poi basta. Perché con lui finì ladinastia. Ascolta in che modo!(Teatrino del Museo. Dall’alto del Palazzo appareil RE).IL RE - Oh, povero me! I medici hanno detto chesto per morire!… Che fanno i miei maghi? Perchénon mi salvano?… Presto chiamate i miei maghi!Non voglio morire…IL MAGO - Ascoltami, maestà! Tu puoi salvarti, ma ad un patto…IL RE - Dimmelo! Farò qualunque cosa per nonmorire!

IL MAGO - Ebbene, dovrai cedere il tuo trono perun giorno all’uomo che ti somiglia più di tutti glialtri. Lui, poi, morirà al tuo posto.IL RE - Accetto. Farò come tu dici.(Il mago osserva con un cannocchiale tra il pubblico.)IL MAGO - Ecco laggiù l’uomo che ti somiglia piùdi tutti…IL RE - Sei pazzo? Colui somiglierebbe a me?…Un mendicante storpio, gobbo, mezzo cieco e sporco…IL MAGO. - Certo che ti somiglia! Un re che devemorire somiglia soltanto al più povero, al piùdisgraziato della città. Presto, cambia i tuoi vestiticon i suoi per un giorno, mettilo sul trono e saraisalvo!IL RE - Mai, non accetterò mai di cambiare i mieivestiti con quelli di un mendicante… (Il re muore.)LA GUIDA - Così finì la dinastia dei Mangioni, ecosì il Paese senza Punta imparò a non avere più nére né mendicanti…GIOVANNINO - Che meraviglia il Paese senzaPunta!LA GUIDA - Tutti dovrebbero viverci ma…(Tuoni e fulmini. Appare il grande MAGO DEIPISTACCHI.)GLI ATTORI - E tu chi sei?IL MAGO - Sono il Mago dei Pistacchi,quello chegioca a scacchi coi sogni più bislacchi più belli epiù verdacchi: fantastici pistacchi ch’io vi regalo asacchi!GLI ATTORI - Oh, che bello! Ma perché sei apparso in questa piazza con tanto fracasso?IL MAGO - Perché devo svelare a tutti gli abitantidi questo paese la “morale della favola”…GLI ATTORI - Bravo! Dilla bella forte, che tutti lapossano sentire!IL MAGO DEI PISTACCHINel paese dei sogni che c’è quatutti vorrebbero viverci, ma… Tutto quello che è sognonon è ancora realtà…E allora, coraggio, io vi dico:bambini, adulti ed anziani,mettiamoci al lavoroper costruire il domani…Nel mercato dei sognic’è tutto ciò che giovaper fare un mondo nuovoe metterlo alla prova.I bambini conoscono il segretoper rendere più bella la città:ascoltateli, dunque, e il grande sognodiventerà realtà.(E qui finisce la festa… che però, si spera, nonfinirà davvero, se i “grandi” lo vorranno).

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R I TORNERÒ A B A L L A R E …

AT TO I(Musica. In ombra: una ragazza che balla.)

VOCE NARRANTE - Ballare: il sogno di unaragazza adolescente… un mondo misterioso in cui“affogare” la propria mente per scoprire nuove sensazioni, per sentirsi liberi da tutto… La musicaper me è un mondo affascinante che cattura i mieisentimenti.

SCENA I(La storia inizia all’uscita dalla scuola.Un gruppo di ragazzi si riunisce a parlare…)

ALESSANDRO - Sai, la mia ragazza ieri mi hamollato…MARCO - Dài, non ti preoccupare… Le ragazze sono tante, ne troverai una migliore!LEO - Come se fosse così semplice…PAOLO - Leo ne sa qualcosa, non è vero?(Esce da scuola Enza. )MARCO (indicando Enza a Leo). - Ehi, Leo, guarda chi c’è!LEO - Smettetela di scherzare…MARCO - Ti piace così tanto Enza?LEO - Sì, molto.MARCO - Ma quanti fratelli ha Enza?LEO - Uno solo, Luca.MARCO - Te ne parla Enza del “problema” che hasuo fratello?LEO - Non ne voglio parlare.MARCO - Ma il tuo rapporto con Enza com’è?LEO - Mah, non mi considera molto.MARCO - Siete usciti insieme la scorsa settimana?LEO - No, ho studiato…FRANCESCA - Dài, non prenderlo in giro…MARCO - Beh, non pensavo di offenderti… Macerto che Enza è un bel tipo.LEO - Di luca non voglio parlare. Né di lui, né diEnza. E’ una mia amica e non mi va di parlarnepubblicamente.(Leo va via)SONIA - Ieri sono andata in discoteca e ho conosciuto dei ragazzi… MONICA -In quella specie di discoteca dove siballano solo lenti e dove va quella “molla” diEnza? SONIA - Ma no. Figùrati!… Cosa fate piuttosto questo pomeriggio?MONICA - Non so. Non ho un’idea precisa.GIULIA - Forse andrò a fare un po’ di shopping.

SONIA - Io vado dal parrucchiere… FRANCESCA - Io credo che rimarrò a casa adascoltare un po’ di musica o a guardare il mio telefilm preferito.MONICA - Visto che non avete un’idea precisa, vi propongo io una cosa! Andiamo a trovare Luca? E’ da più di una settimana che nonviene a scuola…GIULIA - Ma sei matta? Ci vai tu da Luca!SONIA - Noi abbiamo altro da fare, che andare atrovare un drogato.(Vanno via)

SCENA II(Escono da scuola Lucia e Martina)

MARTINA - E allora, Lucia! ti è arrivata la copiadel problema?LUCIA - Sì, per fortuna! E la prof non si è accortadi niente, e tutto è filato liscio come l’olio.MARTINA (vede arrivare Enza preoccupata e laferma). - Ehi, Enza! sei preoccupata per il compito?ENZA - Sono preoccupata per mio fratello.LUCIA - Cosa pensi di fare? Perché non lo convinci a entrare in comunità?ENZA - Ci ho provato… Ma lui non vuole saperne.MARTINA - Possibile che non si possa fare nulla?LUCIA - Già, ci dev’essere un modo per aiutarlo!MARTINA - Purtroppo da un anno in qua non èpiù lui. Anche il suo vecchio sogno gli è diventatoindifferente…LUCIA - Accidenti! Ma come è potutosuccedere tutto questo?

ENZA - Luca iniziò a drogarsi un anno fa. Avevacominciato con la canapa indiana. Poi ha iniziato a frequentare un gruppo di ragazzipoco raccomandabili… LUCIA - Ho capito di chi parli… Quei quattro tipiche bazzicano sempre davanti alla scuola… Ci hanno provato anche con me… ENZA - Luca era stato per me più che un fratello,un amico inseparabile… Si è allontanato da me improvvisamente.Diventavasempre più aggressivo. Il suo atteggiamento neimiei confronti era totalmente mutato… MARTINA - Secondo me, Luca non è riuscito asuperare il dolore della perdita dei genitori.Dev’essere stato terribile!… Anche tu, come haifatto a superare quel trauma?ENZA - E’ proprio così. Un anno e mezzo fa, inquell’incidente stradale non ho perso solo padre e

C O P I O N E M E D I E

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madre… Luca non ha retto a quella disgrazia…Nonostante tutto io lo capivo… Mi sentivo afflitta,sconvolta, dopo che papà e mamma erano morti…Vi rendete conto?… Sono morti, e con loro abbiamo perso la nostra vita… Lui, Luca… mi haabbandonata pure lui… Sì, Luca è morto insieme ainostri genitori… e, al posto suo, sono nati l’odio, laviolenza, la rabbia per un perché… perché propriolui?… perché...

(Enza scoppia a piangere: va via quasi di corsa…)

LUCIA - Enza!...MARTINA - Lasciala sfogare: ne ha bisogno,poverina!LUCIA- Lei almeno è riuscita a trovare il coraggiodi continuare, ma Luca...MARTINA (avviandosi verso casa) - Maledettiteppisti! Hanno rovinato la vita di un ragazzo! Glihanno fatto dimenticare persino il suo più grandesogno: diventare un musicista famoso…

SCENA III(Due ragazze, Vera e Luisa, escono da scuola

prendendo in giro un loro compagno di originenordafricana, Nadir.Carla interviene e rimprovera le compagne.)

CARLA - Lasciatelo in pace! E’ uno come noi…Perché provate tanto piacere a prenderlo in giro?VERA - Perché mi sta antipatico! E poi, a te cheimporta?LUISA - Già, perché non ti fai i fatti tuoi?CARLA - Siete due oche!VERA - Senti chi parla! L’handicappata della scuola!LUISA - Ti piace così tanto difendere quella speciedi topo?VERA - Mentre che ci sei perché non te lo sposi…LUISA - Già, fareste una bella coppia, voi due…

(Escono ridendo e prendendo in giro Carla).

CARLA - Cretine!… (Vede che Nadir sta perandar via: lo ferma…) Dài, rimani… Non farcicaso! Il mondo è pieno di gente stupida…NADIR - Non so che dire… Non riesco a credere… Eppure… Mi sento un verme!CARLA - Non ti scoraggiare… Io voglio essertiamica: mi sei simpatico… Facciamo la strada insieme…NADIR - Prenderanno in giro anche te…CARLA - Non importa. Parlami di te… Dove seinato?NADIR - In Egitto… I miei genitori sono emigrati quando avevo cinque anni, e sono venuti

qui per lavoro. Sono otto anni ormai che vivo inItalia, e ancora c’è chi mi piglia in giro, come quelle due… Io ho cercato sempre di inserirmi, masono sempre stato rifiutato dagli altri…CARLA - Purtroppo la gente non ama i diversi…Anch’io sono un po’ diversa dagli altri miei compagni… Mi piace sognare e mi piace scrivere…NADIR - Scrivere cosa?…CARLA - Scrivere… poesie… ma anche storie…Invento un sacco di storie… NADIR - Dev’essere bello… Perché non me neracconti qualcuna?CARLA- Proprio ieri ho scritto la storia di unragazzo “diverso”… diverso, perché malato diAIDS… e…NADIR - E’ una storia vera?…CARLA - Potrebbe essere, non so…NADIR - Racconta, dài…(Si siedono su una panchina. Carla racconta aNadir. In ombra cinese le immagini di un ragazzorifiutato.)CARLA - Giacomo è un ragazzo malato di AIDS. I suoi compagni di classe non lo sanno. Finché ungiorno la professoressa assegna un tema sull’argomento. Giacomo svela il suo segreto. Da quel giorno i suoi compagni non gli stringonopiù neanche la mano… Giacomo non va più ascuola. E una settimana dopo i suoi compagni vengono a sapere che ha tentato di suicidarsi…Allora si sentono in colpa. Erano stati degli ignoranti, come se non sapessero che la malattia sicontagia solo attraverso il sangue… Ora hannocapito: Giacomo è un compagno come gli altri,anzi è un ragazzo speciale… e bisogna stargli vicino, perché a volte l’amicizia è qualcosa dimeraviglioso.NADIR - E’ vero… Sei una ragazza veramentespeciale. E sono contento di averti incontrata…CARLA - Dài, facciamo la strada insieme. (Vanno via)

SCENA IV(Luca, venendo dalla strada, si avvicina furtivamente all’ingresso della scuola: cerca qualcuno, e non vuole esser visto. Emanuela, lasua ragazza, lo vede e gli va incontro: Luca cercadi evitarla.)

EMANUELA - Luca!… Ti cercavo… E’ da unasettimana che non vieni a scuola…LUCA - Sono stato male…EMANUELA - Luca… Ti va di passare il pomeriggio insieme?LUCA - Adesso devo andare: ho un impegno…

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EMANUELA - Che ti succede, Luca?… Non sonopiù la tua ragazza?LUCA - Guarda che se sei qui, per farmi la predica,è meglio che te ne vai.EMANUELA - Io cerco solo di starti vicina.LUCA - E io da un po’ di tempo ho bisogno distare da solo.EMANUELA - In questo caso, se proprio ti dofastidio, me ne vado.LUCA - Emanuela! Non te la devi prendere, sai?…Da un po’ di tempo sono intrattabile, lo so. Ma…passerà!EMANUELA - Comunque, se hai bisogno di parlare con qualcuno, telefona…

(Arrivano Mario e gli altri ragazzi. Luca mandavia Emanuela con una scusa)

LUCA - Allora, avete portato la roba?MARIO - Sì, ma prima ci devi pagare…ANTONIO - E’ la terza volta che ti facciamo credito…NANDO - Adesso basta! o paghi o ti finisce male!LUCA - Ma lo sapete che potete fidarvi di me…MARIO - Ehi, Luca… Qui l’amicizia non c’entra.O ti procuri i soldi, o niente roba… LUCA - Mi dispiace, ma per ora non ho soldi!MARIO - Ehi, amico! O sganci i soldi o ti finiscemale.LUCA - Per ora non posso, mi dispiace. ALFIO (a parte a Mario) - Diamogli un’ultimapossibilità…MARIO - Ormai non è più possibile, lo sai…NANDO (afferrando Luca per la gola) - Senti, tu!Guarda che io mi sono stufato! Voglio i soldi ebasta!MARIO - Lascialo stare… Ehi, Luca! Procurati isoldi e poi ti daremo la roba…LUCA - Va bene! A patto che mi diate ventiquattro ore di tempo per procurarmeli.ALFIO - Ricordati! Trecentomila: non una lira inmeno.LUCA - O.K.(I quattro del “gruppo” vanno via).

SCENA V(Luca passeggia nervoso. Arrivano Enza eMartina…)

LUCA - Enza!ENZA - Che cosa è successo?LUCA - Vieni qui.ENZA - Cosa è successo, dimmi! Ti servono ancora soldi?LUCA - Sì. Non posso farne a meno.ENZA - Lo vuoi capire che non puoi continuare

così? Ti stai uccidendo con le tue mani.LUCA - Non devi dirmelo tu quello che devo fare.ENZA - No. Non ti dò più soldi. Sono stanca…LUCA - Zitta! (Le dà uno schiaffo).ENZA - Lasciami… lasciami…

Luca continua a picchiare la sorella… Martinainterviene in suo aiuto. Luca scappa via di corsa,dopo avere “scippato” il portamonete dalla tascadi Enza…

ENZA (a terra, disperata). - Non ne posso più!MARTINA - Non ti preoccupare: ritroveremo tuofratello…

(Martina dolcemente consola Enza e l’aiuta a rialzarsi).

AT TO II(Davanti al bar, in uno spiazzo vicino al porto. C’èun muro su cui tutti i ragazzi ci scrivono e ci disegnano qualcosa.Musica.)

VOCE NARRANTE - In quel paese i ragazzi nonavevano altro da fare che riunirsi ogni pomeriggioin un bar accanto al porto…

SCENA IDopo la scuola, davanti al bar, vicino al mare.Un gruppo di ragazzi si incontra lì davanti.Scrivono sul muro.Luca siede in disparte, pensieroso, lontano da tutti.

MARIA - Ehi, Monica… Guarda quel ragazzo, haun’aria così strana!MONICA - Non sai chi è?MARIA - No. Perché, tu lo conosci?MONICA - Ma in che mondo vivi? In paese tuttine parlano… Sai com’è… le notizie in paese sidiffondono subito.MARIA - Di che genere di notizie parli?MONICA - Santo cielo! Sei davvero tra le nuvole!Non hai ancora capito che si tratta di un tossicodipendente?MARIA - Un drogato?!

(Arriva Giulia)

GIULIA - Salve ragazze! Di che cosa state parlando?MONICA E MARIA - Oh, ciao, Giulia! GIULIA - E allora, di che state parlando?MONICA - Non ci puoi credere… Maria non haancora capito che Luca è un

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tossicodipendente.GIULIA - Roba da non crederci! Ma se lo sannotutti…

(Arrivano Damiano, Andrea e Fabio)

DAMIANO - Salve, ragazze! Che fate di bello?ANDREA - Volete scendere giù sino al porto, perfare una passeggiata con noi?MONICA E GIULIA - Sì, sì, andiamo!MARIA - Ma, ragazze! noi abbiamo altri impegni…GIULIA - Che io sappia, no.MONICA - Io neppure.MARIA - Ma come… e quel ragazzo, così solo…FABIO - Oh, Carla! Ma che ti sei messa in testa, difare la crocerossina?MARIA - Ragazzi, non scherzate, io sto parlandoseriamente…MONICA - Beh, io mi sto annoiando. Andiamo,ragazzi…

(Escono. Anche Luca si alza e scende verso ilmare).

SCENA II(Da dentro il bar si sente un gran frastuono: genteche litiga!Il Padrone del bar butta fuori dal locale Nadir.)

SIGNOR FILIPPO - Ragazzi, mi dispiace dirvelo,ma, se volete tornare qui, fatelo senza quel vostroamico “nero”.MARTINA - Non è il nostro amico “nero”, ma ilnostro amico Nadir!SIGNOR FILIPPO - Mi manda via i clienti, e ionel mio bar non ce lo voglio!NADIR - Io posso entrare perché non ho niente inmeno degli altri.MARIO - Tu non fai parte della nostra comunità enon hai diritto di entrare nel bar che è un punto diritrovo per i ragazzi di questo paese, e non per gliafricani come te.ALESSANDRO - Se non entra Nadir, non entriamo neanche noi!SIGNOR FILIPPO - (spinge a terra Nadir). Nonfarti più vedere qui, o ti ammazzo!

(Martina separa in qualche modo i ragazzi e ilsignor Filippo che stanno per venire alle mani).

MARTINA - Signor Filippo, io vorrei parlare conlei di Nadir.SIGNOR FILIPPO - Quel “negro” non lo vogliofra i piedi…PAOLO - Non dica così di Nadir. E’ uno come

noi… Ma lei lo respinge. Perché?MARCO - Non credevo che sotto un uomo forte esimpatico come lei, ci fosse un altro signor Filippocon il cuore così duro.MARTINA - Sì, duro e pieno di razzismo!… Noivorremmo sapere il perché di quest’odio verso ilnostro amico Nadir.SIGNOR FILIPPO - Portatelo via, e non fatevi piùvedere nel mio locale!

(Martina e gli altri ragazzi si allontanano insiemea Nadir. Il signor Filippo, con Mario e altri ragazziche la pensano come lui, rientra nel bar.)

SCENA III(Dalla discesa del porto arrivano Emanuela eLuca.)

EMANUELA - Luca!… E’ da un po’ di tempo chemi eviti…LUCA - Frequento altri amici, lo sai.EMANUELA - Di quali amici parli? Li conosco?LUCA - Non ha importanza…

(Luca sta per andar via. Emanuela lo ferma).

EMANUELA - Luca, posso raccontarti una storia?LUCA - Ho fretta…EMANUELA - Solo un istante!… Un giorno hovisto un ragazzo che era seduto su un muretto… Sene stava lì a pensare tante cose… Era pentito didrogarsi… Io gli ho detto di rifarsi la sua vita senzala droga e di torgliere via i ricordi brutti…LUCA - E quel ragazzo sarei io, vero?… Avevoanche un sogno; ma quel sogno ormai è svanito…EMANUELA - No, quel ragazzo sei sempre tu, equel sogno è dentro di te!… Luca, ti ricordi quantipomeriggi abbiamo passato insieme a suonare lachitarra?

(Musica di chitarra. In ombra un ragazzo chesuona e una ragazza che balla).

LUCA - E’ tardi… Devo andare…EMANUELA - Luca… Ho degli amici che stannomettendo sù un complesso musicale: gli ho già parlato di te e…LUCA - E’ inutile che continui a farmi la predica.Lo vuoi capire, sì o no?… Anzi, preferirei che nonti facessi più vedere… Ciao!

(Luca va via. Emanuela, scoraggiata, si allontanadalla parte opposta).

SCENA IV(Dalla parte da cui è uscito Luca, arrivano Vera e

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Luisa)

VERA - Hai visto quel ragazzo?LUISA - Sì che l’ho visto… è molto carino!VERA - Ti piace?LUISA - Sì che mi piace…VERA - Ma lo sai che quello lì si droga?LUISA - No, non lo sapevo… Ma è da moltotempo che si droga?VERA - Io so che è da più di un anno… Cerca distartene alla larga da lui…LUISA - Peccato, perché mi piaceva tanto…VERA - Io dico che sarà sicuramente malato diAIDS…

(Arrivano Mario, Nando, Alfio e Antonio.)

MARIO - Oh guarda! Due belle pollastre da spennare…NANDO - Sembrano abbastanza sole…ANTONIO - Oh, ce le facciamo?MARIO - Ora ci penso io.ALFIO - Dài, forza, divertiamoci!

(Mario si avvicina alle ragazze facendo il“gallo”.)

MARIO (poggiando una mano sulla spalla diVera). - Ehi, ragazze! Vi va di farvi una canna?VERA (respingendo la mano di Mario). - Nonrompere!MARIO - Che cosa, le scatolette simmental?LUISA - Spiritoso!MARIO - Ehi, vuoi provarci tu con me?LUISA - Lasciateci in pace… andate a quel paese!

(Vera e Luisa vorrebbero andar via. I tre ragazzi non le lasciano passare. Si divertono unpo’, finché Mario non fa segno di lasciarle andarvia. Ma quasi le segue…In quell’istante però arriva Luca.)

LUCA - Ehi, ragazzi vi ho portato i soldi… E laroba?MARIO - Ehi, Nando, pensaci tu… io ho da fare!

(Così dicendo, Mario va ad inseguire le ragazze diprima).

NANDO - Ehi, Luca! Dovresti pagare il doppio!Questa è roba speciale…LUCA - Mi avete rovinato!NANDO - Ma se sei stato tu a venirci a cercare…ANTONIO - Cosa vorresti fare? la parte del pentito?ALFIO - Lasciatelo in pace, ragazzi!

LUCA - Andate tutti a quel paese!

(Luca va via con la roba. Gli altri corrono a raggiungere le “pollastrelle”.)

SCENA V(Entrano in scena Lucia e Carla)

CARLA - E allora… hai notizie di Enza?LUCIA - E’ da ieri che non la vedo. Stamattina nonè venuta a scuola.CARLA - Come mai?LUCIA - Era preoccupata per suo fratello.CARLA - Chi, Luca?… L’ho visto poco fa che parlava con alcuni ragazzi…LUCIA - Che tipi erano?CARLA - Erano in quattro. Uno di loro era moltoalto e…LUCIA - Oh no!… Hai visto da che parte sonoandati?CARLA - Sono scesi da lì verso il mare…LUCIA - Presto, vieni con me… Luca ha bisognodi aiuto…

(Si avviano verso la discesa; ma ecco sopraggiungere Nadir, affannato, sconvolto…)

NADIR - Ehi, ragazze… c’è Luca che sta male!LUCIA - Lo sentivo… Presto, portaci da lui!NADIR - Bisogna chiamare con urgenza un’autoambulanza…CARLA - Ma allora è grave…NADIR - Era riverso a terra, privo di sensi… c’erauna siringa accanto a lui…LUCIA - Non perdiamo tempo! Andiamo a chiedere aiuto…

(Escono di corsa. In controluce, l’ombra di unragazzo che suona la chitarra. E la voce di Nadir che racconta).

NADIR - Abbiamo chiamato l’autoambulanza… poi siamo scesi al mare… Maper Luca non c’era più niente da fare… morto peroverdose!

AT TO III(Davanti al muro).

VOCE NARRANTE - Dopo la morte di Luca, misono chiusa in me stessa. Così per mesi e mesi…Finché un pomeriggio, guardando il mare dallafinestra, sento la musica della mia canzone preferita.Allora ho ripensato al passato, ai vecchi tempi… aun sogno che viveva ancora…

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SCENA I(Un gruppo di ragazzi si riunisce davanti al muretto.)

MARTINA - E allora, ragazzi! gli strumenti ve lisiete procurati?FABIO - Io me la cavo con la tastiera.ANDREA - Io so suonare la chitarra elettrica.DAMIANO - Io suono la batteria.MARTINA - Possiamo metter sù questo complesso,finalmente.EMANUELA - E’ il sogno di Luca che si realizza.LUCIA - Organizzeremo una serata eccezionale. E ci sarà una grande festa.EMANUELA - E il complesso lo chiameremo colnome di Luca.MARTINA - Siamo tutti d’accordo, ragazzi?TUTTI - Uno per tutti, tutti per uno!

(Escono. Una musica da discoteca…)

SCENA II(Carla e Nadir passeggiano vicino al muro. Poi sisiedono su una panchina)

CARLA - Vuoi sentire la storia che ho scritto ieri?NADIR - Sì, racconta…

(Carla racconta. In ombra cinese appare la storiada lei narrata).

CARLA - C’erano una volta, in una piazza accantoal mare, dei ragazzi che trascorrevano le ore delpomeriggio a giocare e chiacchierare, appoggiati aun muro… Carla, una di loro, un sabato era arrivataprima degli altri e aveva notato, incastrato tra duepietre del muro, un anello molto luminoso… Si era

avvicinata incuriosita e lo aveva toccato… In quelpreciso istante si era aperta una crepa nel muro…Carla fu trascinata in un vortice di luce. Si era ritrovata sopra un cavallo bianco che l’aveva trascinata in un posto fantastico. Aveva visto la Vitain un susseguirsi di immagini… una vita sconvoltadalle guerre e dal dolore... Ma alla fine sul muroc’era un messaggio per lei: “Tu puoi cambiare.Tutti possiamo cambiare il destino del mondo attraverso l’oggetto magico che si trova nel nostrocuore: l’amore”.

(Sull’immagine del racconto che sfuma Carla eNadir si allontanano).

SCENA III(Leo e un amico si avvicinano al muro).

LEO -Un giorno, quando ero piccolo, la maestra miraccontò la storia di un muro magico che esaudiva idesideri…Un muro come questo…(Leo esce dalla tasca un pennarello e scrive).Caro muro, vorrei chiederti un grandissimo favore:io amo una ragazza di nome Enza, che nemmenomi guarda. Mi puoi aiutare?…

(In ombra appare Enza che balla. Leo entra dentrol’immagine: i due ragazzi si incontrano e si stringono la mano…)

ENZA - Una musica così martellante che soffoca imiei pensieri… Un giorno, un giorno ritornerò aballare…

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Mario Lodi e Aldo PallottiIL BAMBOLOIllustrazioni di Daniela De LucaEd. Giunti - Collana Gru under 7(L. 8.000)

“Marco, dove sei? (…) Cosa fai? (…) Non sudare!(…) Non ti sporcare (…) Non andare (…) Staifermo!! (…) Marco è un bambino normale perseguitato dalle apprensioni e dai divieti dei suoi

Marcello ArgilliALLA SIGNORINA ELLE CON TANTOAFFETTOIllustrazioni di Alessandra CimatoribusEd. Fatatrac - Collana I nuovi ottagoni(L. 16.000)

Otto racconti che hanno come protagonisti le lettere,le manie linguistiche, gli errori di grammatica o leparolacce. Immaginiamoci cosa succederebbe se unriccone riuscisse a convincere il signor Alfabeto avendergli l’esclusiva per la lettera emme.

genitori, che gli vogliono molto bene ma che non glilasciano fare nulla, perché ogni gioco, ogni idea diMarco risulta rischiosa, sconveniente e soprattuttoscomoda per il papà e la mamma. A furia di nonfare, il piccolo Marco diventa un bambino finto, un“bambolo” appunto, immobile, sorridente e muto. La mamma e il papà sono felici: “Che bello il mioMarcolino, semba un angioletto, ora è un tesoro dibambino che non ti fa più arrabbiare “(…) E contento era anche Marco a vedere i suoi genitorifelici di avere un bambino così buono. Per fortunaarriva in soccorso la cugina Luisa, che si accorgeche c’è qualcosa che non va, e insieme al nonno trovano il modo di liberare Marco dall’incantesimodel “bambolo”.

G u i d a a l l a l e t t u r a d iLucia Scuderi e Cinzia Ruggeri

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Raymond BriggsL’ORSOEd. E Elle(L. 25.000)

Un grande orso polare una notte entra silenziosamente nella stanza da letto di Nina. Non ècattivo. Nina lo capisce subito, ma è enorme, e questo crea qualche problema alla protagonistasoprattutto per farlo entrare nel suo letto, per fargliil bagno, o per fargli fare colazione, e enormi sono i“bisognini” dell’orso bianco che Nina deve farscomparire. Nonostante sia enorme, l’orso vienevisto solo da Nina che si preoccupa anche di educare l’animale alle regole di città. Alla fine diquesta magica giornata Nina si addormenta accucciata tra le zampe dell’orso. Ma durante la

Oppure se ci fosse un paese dove per essere promossi bisogna conoscere almeno 100 parolacceche cominciano con la B; e se un ragazzino vienebocciato, lo sapete dove lo mandano a fare lezioni direcupero? Ma in Italia naturalmente… Anselmo è ilbambino protagonista di un altro racconto che ha ache fare con il significato delle parole che per“difetto” appunto Anselmo capiva al contrario: sediceva sì voleva dire no e così via. E “la signorinache diceva sempre Okey” dovette fare i conti con lalettera S e la lettera I arrabbiatissime per non esserepiù di moda, ma delle quali ha avuto bisogno percoronare il sogno della sua vita!

notte l’orso misteriosamente scompare. Per fortunac’è il papà che consola Nina: “Non piangere… gliorsi non possono vivere nelle case insieme alle persone… queste cose succedono solo nellefiabe…” Le avventure dell’orso e di Nina sono narrate da scene a colori con poco testo.

Collana di Perle Il Regno incantato, Guido Visconti, Maria Battaglia Il colore del camaleonte, Alberto Benevelli, L. Serofilli La mia famiglia, Pierre Coran, Marie-José Sacré Oro per Re Otakar, Piotr Wlkon, Józef WilkonStorie per teManolo e la sfera magica, Arcadio Lobato C’è cavallo e cavallo, Józef WilkonQuattro StagioniLa cicogna, Sofia Gallo, Alessandra D’Este Il tucano, Gaia Volpicelli, Patrizia La Porta L’elefante, Nadia Gherardi, Cecilia Macagno Il coccodrillo, Gaia Volpicelli, Franca Trabacchil’Orsa MinoreNon è vero ma ci credo, Anna Lavatelli, M. Leporesi

l’Orsa MaggioreBimbo d’ombra, Beatrice Masini, AlessandraScandellaLemniscaatTanti auguri a me, Anke de Vries, Jung-Hee SpetterPiedipiatti, Ingrid Schubert, Dieter Schubert Boris il barbaro, Ingrid Schubert, Dieter Schubert L’elefante di Tommasino, Dean Harvey, S. KlaassenSette altri album illustrati sono in preparazione per laprimavera 1998, tra cui desideriamo citare fin da ora:Un bambino di nome Giotto, un libro molto particolare che intende avvicinare il bambino alla storia dell’arte con una fiaba tra storia e leggenda,illustrato con maestria da Bimba Landmann.

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