Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio...

27
1 ORDINE 4 2000 Ordine dei Giornalisti della Lombardia Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo Anno XXXI n. 4, aprile 2000 Direzione e redazione Via Appiani, 2-20121 Milano Telefono: 02 63 61 171 Telefax: 02 65 54 307 http://www.odg.mi.it e-mail:[email protected] Spedizione in a.p. (45%) Comma 20 (lettera b) dell’art. 2 della legge n. 662/96 Filiale di Milano “Abbiamo stima di noi stessi e del nostro ruolo nel Paese” Sono 29 i colleghi (10 professionisti e 19 pubblicisti) che quest’anno compiono i 50 anni di iscrizione agli elenchi dell’Albo. Hanno ricevuto la medaglia d’oro dell’Ordine della Lombardia in occasione dell’assemblea annuale degli iscritti che si è tenuta il 23 marzo al Circolo della Stampa. Ed ecco i loro nomi. PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO, Adolfo SCALPELLI, Egidio STERPA, Sandro ZAMBETTI. PUBBLICISTI - Aldo ANIASI, Bruno ARCANGIOLI, Gaetano ARENA, Guido BALLO, Egidio BONFANTE, Aldo DE LUCA, Carlo Demetrio FAROLDI, MariaTeresa GALLO VANGELI- STA, Giorgio GALLUZZO, Domenico LECCISI, Antonio Aldo LO RE, Guido LOPEZ NUNES, Edoardo MANGIAROTTI, Massimo MARTINI, Mario MIRABELLA ROBERTI, Angelo PENNELLA, Carlo PINA, Giancarlo POZZI, Sergio ROMANO. (Servizi alle pagine 10-12) “Oro” a 29 colleghi per 50 anni di Albo 0 0 0 0 0 0 2 2 Assemblea Le relazioni di Abruzzo, Ambrosi, Bettetini, D’Asnasch, Felappi, Gonzales e Moroni Milano, 23 marzo. La sfarzosa sala napoleonica del Circolo della Stampa di Milano ha accol- to l’assemblea annuale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Dopo il tradizionale saluto del presidente Franco Abruzzo, la parola è passata al consigliere tesoriere Sergio D’Asnasch e al presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Rino Felappi, che hanno presentato i bilan- ci consuntivo e preventivo dell’Ordine, approvati all’unanimità. Ma il momento più toccante dell’incontro è stata la premiazione di 29 giornalisti per i 50 anni di iscrizione all’Ordine della Lombardia. Accolti dagli applausi dei presenti, i 10 professionisti e i 19 pubblicisti hanno rice- vuto le medaglie d’oro.Fra i pubblicisti spiccavano i nomi di Sergio Romano, ex ambasciatore e firma prestigiosa del “Corriere della Sera”, e di Aldo Aniasi, ex sindaco di Milano. di Ketty Areddia e Laura Bosisio È seguita la consegna del tanto sognato tesserino azzurro di praticante giornalista ai quaranta allievi dell’Ifg “Carlo De Martino” e agli otto lombardi dei venti iscritti alla Scuola di Giornalismo della Università Cattolica di Milano. Un simbolico passaggio di testimone fra le più “antiche” firme del giornalismo lombardo e le matricole della professione. Durante l’assemblea sono stati assegnati anche sette premi alle migliori tesi di laurea sul giornalismo. “Interessanti analisi che potrebbero divenire libri”, ha affermato il presidente Franco Abruzzo. “Una buona occasione per far conoscere il seducente mondo giornalistico, che spesso, però, susci- ta diffidenza”. Alla consegna dei premi di laurea hanno fatto seguito gli interventi di Letizia Gonzales, consigliere responsabile dell’Ufficio Pubbliche relazioni dell’Ordine, Bruno Ambrosi, presidente dell’Afg “Walter Tobagi” e del professor Gianfranco Bettetini, direttore della Scuola di specializzazione in comunicazione dell’Università Cattolica. Leti- zia Gonzales ha tracciato un quadro dell’atti- vità svolta dall’Urp dell’OgL, al quale negli ultimi due anni si sono rivolti oltre un migliaio di giornalisti, in maggioranza pubblicisti free- lance. Alcuni dati (redatti a cura del consi- gliere segretario Gabriele Moroni): al 13 marzo 2000 risultano iscritti all’OgL 5.445 professionisti, ossia 109 in più rispetto allo scorso anno; mentre i pubblicisti sono 9.157. Insieme ai giornalisti dell’elenco speciale, in totale l’OgL raccoglie 18.594 iscritti. Cresce il popolo dei free lance, per i quali la collabo- razione con una o più testate è l’unica fonte di reddito, in un mercato “destabilizzato” e molto spesso privo di regole. Non ci sono sicurezze per queste centinaia di collabora- tori, quasi tutti alle prese con problemi di ordine economico e contrattuale: giovani pieni di iniziativa e di speranze, ha ricordato la Gonzales, ma quasi sempre sottopagati (senza contare che, in media, un pezzo vie- ne retribuito dopo tre-sei mesi dalla pubbli- cazione), impreparati su diritti e doveri pro- fessionali e sfruttati come “tappabuchi” in redazioni spesso inesistenti. Per loro è nato un servizio legale gratuito per la tutela dei crediti, che ad oggi è servito a recuperare circa 27 milioni. Ma spetta a tutti gli Enti che salvaguardano la nostra professione, ha ricordato Letizia Gonzales, progettare un futuro diverso da oggi per affermare la dignità del ruolo di giornalista. A Bruno Ambrosi il compito di descrivere le nuove attività che hanno preso il via all’Istitu- to Carlo De Martino: il corso annuale di Comunicazione pubblica e Uffici Urp, iniziato a fine ottobre e un nuovo corso multimediale per giornalisti disoccupati o inoccupati. Novità anche per il XII Biennio: tutta la rete informatica è stata rinnovata, e dallo scorso mese il quotidiano “Ifg online” è entrato a tutti gli effetti tra le testate laboratorio: la capacità di navigare in rete, ha sottolineato il presi- dente dell’Afg, è diventata l’abbecedario del giornalista che opera nell’epoca della comu- nicazione globale, “benefico cataclisma” scatenatosi quasi all’improvviso e che ha sconvolto l’economia, il costume, i sistemi di produzione e gli stili di vita. Infine, l’interven- to di Bettetini ha descritto la struttura della Scuola di specializzazione della Cattolica: un corso biennale, a numero chiuso e riservato a laureati. Una scuola “sorella” dell’Ifg, già orientato sul modello della specializzazione universitaria. “I nuovi giornalisti professionisti si formeran- no tutti nelle Università”, ha annunciato il presidente Abruzzo, facendo riferimento alla nuova normativa, il Dlgs n. 300 del 1999, per la quale l’Ordine della Lombardia si è molto battuto in questi anni. Presto anche Milano dovrebbe avere tre corsi universitari di giornalismo, alla Statale, alla Cattolica e allo Iulm. “Vi potranno acce- dere i laureati in Giurisprudenza, Lettere e Scienze politiche”, scrive Abruzzo nella sua relazione. “Al termine del corso i giovani otterranno il titolo di dottore in giornalismo e il diritto di sostenere l’esame per diventare professionisti”. Ottimismo e orgoglio, dunque, per il futuro e il ruolo della professione.

Transcript of Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio...

Page 1: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

1ORDINE 4 2000

OrdinedeiGiornalistidella Lombardia

Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al GiornalismoIstituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo

Anno XXXIn. 4, aprile 2000

Direzione e redazioneVia Appiani, 2-20121 MilanoTelefono: 02 63 61 171Telefax: 02 65 54 307

http://www.odg.mi.ite-mail:[email protected]

Spedizione in a.p. (45%)Comma 20 (lettera b)dell’art. 2 della legge n. 662/96Filiale di Milano

“Abbiamo stima di noi stessie del nostro ruolo nel Paese”

Sono 29 i colleghi (10 professionisti e 19 pubblicisti) che quest’anno compiono i 50 anni diiscrizione agli elenchi dell’Albo. Hanno ricevuto la medaglia d’oro dell’Ordine della Lombardiain occasione dell’assemblea annuale degli iscritti che si è tenuta il 23 marzo al Circolo dellaStampa. Ed ecco i loro nomi.

PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, GiuseppeDICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO, Adolfo SCALPELLI, EgidioSTERPA, Sandro ZAMBETTI.

PUBBLICISTI - Aldo ANIASI, Bruno ARCANGIOLI, Gaetano ARENA, Guido BALLO, EgidioBONFANTE, Aldo DE LUCA, Carlo Demetrio FAROLDI, Maria Teresa GALLO VANGELI-STA, Giorgio GALLUZZO, Domenico LECCISI, Antonio Aldo LO RE, Guido LOPEZ NUNES,Edoardo MANGIAROTTI, Massimo MARTINI, Mario MIRABELLA ROBERTI, AngeloPENNELLA, Carlo PINA, Giancarlo POZZI, Sergio ROMANO.

(Servizi alle pagine 10-12)

“Oro” a 29 colleghi per 50 anni di Albo

00000022Assemblea

Le relazioni di Abruzzo, Ambrosi,Bettetini, D’Asnasch,Felappi, Gonzales e Moroni

Milano, 23 marzo. La sfarzosa sala napoleonica del Circolo della Stampa di Milano ha accol-to l’assemblea annuale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Dopo il tradizionale salutodel presidente Franco Abruzzo, la parola è passata al consigliere tesoriere Sergio D’Asnasche al presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Rino Felappi, che hanno presentato i bilan-ci consuntivo e preventivo dell’Ordine, approvati all’unanimità. Ma il momento più toccantedell’incontro è stata la premiazione di 29 giornalisti per i 50 anni di iscrizione all’Ordine dellaLombardia. Accolti dagli applausi dei presenti, i 10 professionisti e i 19 pubblicisti hanno rice-vuto le medaglie d’oro. Fra i pubblicisti spiccavano i nomi di Sergio Romano, ex ambasciatoree firma prestigiosa del “Corriere della Sera”, e di Aldo Aniasi, ex sindaco di Milano.

di Ketty Areddia e Laura Bosisio

È seguita la consegna del tanto sognatotesserino azzurro di praticante giornalista aiquaranta allievi dell’Ifg “Carlo De Martino” eagli otto lombardi dei venti iscritti alla Scuoladi Giornalismo della Università Cattolica diMilano. Un simbolico passaggio di testimonefra le più “antiche” firme del giornalismolombardo e le matricole della professione.Durante l’assemblea sono stati assegnatianche sette premi alle migliori tesi di laureasul giornalismo. “Interessanti analisi chepotrebbero divenire libri”, ha affermato ilpresidente Franco Abruzzo. “Una buonaoccasione per far conoscere il seducentemondo giornalistico, che spesso, però, susci-ta diffidenza”. Alla consegna dei premi dilaurea hanno fatto seguito gli interventi di

Letizia Gonzales, consigliere responsabiledell’Ufficio Pubbliche relazioni dell’Ordine,Bruno Ambrosi, presidente dell’Afg “WalterTobagi” e del professor Gianfranco Bettetini,direttore della Scuola di specializzazione incomunicazione dell’Università Cattolica. Leti-zia Gonzales ha tracciato un quadro dell’atti-vità svolta dall’Urp dell’OgL, al quale negliultimi due anni si sono rivolti oltre un migliaiodi giornalisti, in maggioranza pubblicisti free-lance. Alcuni dati (redatti a cura del consi-gliere segretario Gabriele Moroni): al 13marzo 2000 risultano iscritti all’OgL 5.445professionisti, ossia 109 in più rispetto alloscorso anno; mentre i pubblicisti sono 9.157.Insieme ai giornalisti dell’elenco speciale, intotale l’OgL raccoglie 18.594 iscritti. Cresce

il popolo dei free lance, per i quali la collabo-razione con una o più testate è l’unica fontedi reddito, in un mercato “destabilizzato” emolto spesso privo di regole. Non ci sonosicurezze per queste centinaia di collabora-tori, quasi tutti alle prese con problemi diordine economico e contrattuale: giovanipieni di iniziativa e di speranze, ha ricordatola Gonzales, ma quasi sempre sottopagati(senza contare che, in media, un pezzo vie-ne retribuito dopo tre-sei mesi dalla pubbli-cazione), impreparati su diritti e doveri pro-fessionali e sfruttati come “tappabuchi” inredazioni spesso inesistenti. Per loro è natoun servizio legale gratuito per la tutela deicrediti, che ad oggi è servito a recuperarecirca 27 milioni. Ma spetta a tutti gli Enti chesalvaguardano la nostra professione, haricordato Letizia Gonzales, progettare unfuturo diverso da oggi per affermare ladignità del ruolo di giornalista.A Bruno Ambrosi il compito di descrivere lenuove attività che hanno preso il via all’Istitu-to Carlo De Martino: il corso annuale diComunicazione pubblica e Uffici Urp, iniziatoa fine ottobre e un nuovo corso multimedialeper giornalisti disoccupati o inoccupati.Novità anche per il XII Biennio: tutta la reteinformatica è stata rinnovata, e dallo scorsomese il quotidiano “Ifg online” è entrato a tutti

gli effetti tra le testate laboratorio: la capacitàdi navigare in rete, ha sottolineato il presi-dente dell’Afg, è diventata l’abbecedario delgiornalista che opera nell’epoca della comu-nicazione globale, “benefico cataclisma”scatenatosi quasi all’improvviso e che hasconvolto l’economia, il costume, i sistemi diproduzione e gli stili di vita. Infine, l’interven-to di Bettetini ha descritto la struttura dellaScuola di specializzazione della Cattolica: uncorso biennale, a numero chiuso e riservatoa laureati. Una scuola “sorella” dell’Ifg, giàorientato sul modello della specializzazioneuniversitaria.“I nuovi giornalisti professionisti si formeran-no tutti nelle Università”, ha annunciato ilpresidente Abruzzo, facendo riferimento allanuova normativa, il Dlgs n. 300 del 1999, perla quale l’Ordine della Lombardia si è moltobattuto in questi anni.Presto anche Milano dovrebbe avere trecorsi universitari di giornalismo, alla Statale,alla Cattolica e allo Iulm. “Vi potranno acce-dere i laureati in Giurisprudenza, Lettere eScienze politiche”, scrive Abruzzo nella suarelazione. “Al termine del corso i giovaniotterranno il titolo di dottore in giornalismo eil diritto di sostenere l’esame per diventareprofessionisti”. Ottimismo e orgoglio, dunque,per il futuro e il ruolo della professione.

Page 2: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

2 ORDINE 4 2000

“La professione gioe ancorata all’Univgaranzia del diritto

Vincenzo Zeno-Zencovich dipinge (“Il Sole 24 Ore” del 31dicembre 1999) un quadro pessimistico della professionegiornalistica, che rappresenta, però, una realtà oniricadell’antico difensore del “Comitato promotore del referendumsulla professione giornalistica”. In breve, dice Zeno-Zencovi-ch, l’espansione dei mezzi tradizionali di informazione (iquotidiani) e le nuove tecnologie (Internet) stanno progressi-vamente sgretolando “lo schema tradizionale di inquadra-mento professionale” e rendendo superflua la “sussistenza”dell’Ordine dei Giornalisti.I fatti smentiscono Zeno-Zencovich: i mezzi tradizionali diinformazione (i quotidiani) non sono affatto in espansione(avendo perso 900mila copie negli ultimi 10 anni), mentre igiornali telematici si stanno rivelando un serbatoio di oppor-tunità di lavoro per i giornalisti: si pensi alle redazioni costitui-te ad hoc per le versioni on-line dei grandi fogli nazionali. Leriviste specializzate (moda, tempo libero, sport, casa, anima-li, arte) sono create, organizzate e “governate” da redattoriregolarmente assunti.Sono in aumento, invece, i collaboratori liberi professionisti ofree lance. Oggi l’Inpgi (l’Istituto di previdenza della catego-ria) ha 11.500 iscritti (circa), cifra statica da un paio di anni,mentre l’Inpgi-2 (la cassa dei free lance), associando 8milagiornalisti, fa segnare un piccolo boom. Anche in Italia, quin-di, sta avvenendo quel che accade nel resto dell’Europa:stabilità del numero dei redattori utilizzati a tempo pieno,crescita impetuosa dei giornalisti liberi professionisti. Il sinda-cato unitario (Fnsi), impegnato in una trattativa difficile congli editori (Fieg), insegue la stesura di un protocollo per i libe-ri professionisti. Questi ultimi non possono aspirare a uncontratto, che farebbe a pugni con la loro veste di prestatoriautonomi d’opera intellettuale.La circostanza che, come annota Zeno-Zencovich, centinaiae centinaia di cittadini collaborino con quotidiani, periodici, tg

e radiogiornali dimostra che l’Ordine dei Giornalisti non è unacorporazione e che la legge professionale “non tocca il dirittoche a “tutti” l’articolo 21 della Costituzione riconosce: questosarebbe certo violato se solo gli iscritti all’Albo fossero legitti-mati a scrivere sui giornali, ma è da escludere che una siffat-ta conseguenza derivi dalla legge” (sentenza n. 11/1968 dellaCorte costituzionale).Il legislatore frattanto ha dato nuova legittimità agli Ordini e aiCollegi esistenti con il Dlgs n. 300/1999 sul riordino dei mini-steri. Le novità sono due: Ordini e Collegi rimarranno sotto lavigilanza del ministero di Giustizia (“il ministero delle rego-le”), mentre il ministero dell’Università (d’intesa con quellodella Giustizia) curerà l’accesso alle professioni e quindianche alla professione giornalistica. Gli Ordini e i Collegipossono sopravvivere, occupandosi esclusivamente di deon-tologia e formazione. L’esame di Stato rientrerà nella sferadelle Università.Quella del giornalista è una professione complessa, cherichiede una preparazione profonda e vasta. Il giornalistacrea il giornale come “opera collettiva dell’ingegno”, lo studiagraficamente, elabora intellettualmente i fatti trasformandolida materiale grezzo in notizie, sceglie le fotografie, titola,svolge il lavoro di “cucina” redazionale in un legame simbioti-co con la realtà della cronaca locale, nazionale e internazio-nale che muta di ora in ora. Il giornalista non ha l’aiuto delcompasso (ingegneri e architetti), dei codici (avvocati, giudicie commercialisti) e della tac (medici). È un uomo solo davan-ti ai fatti e agli accadimenti, che deve avere anche capacitàdi colloquiare con la gente e le fonti nonché di scrivere “sultamburo” 100 righe o realizzare un servizio televisivo di 3minuti. Chi lavora al desk deve possedere flessibilità di fronteal succedersi degli avvenimenti, reimpostando all’occorrenzail giornale o intere pagine in tempi ristretti. Gli editori sannobene che il giornalista non è un operatore generico e che c’è

bisogno di buoni giornalisti per dare credibilità e successoalle testate.Zeno-Zencovich, invece, sperando in incredibili rivincite anti-storiche, vuole togliere ai giornalisti lo strumento giuridico (lalegge professionale) che ne tutela l’autonomia e l’indipen-denza, dimenticando l’importanza strategica per una societàdemocratica del nuovo diritto fondamentale dei cittadiniall’informazione (“corretta e completa”), costruito dalla Cortecostituzionale. Questo nuovo diritto fondamentale presuppo-ne la presenza e l’attività di giornalisti vincolati a una deonto-logia specifica e a un giudice disciplinare nonché a un esamedi Stato, che ne accerti la preparazione come prevede l’arti-colo 33 della Costituzione.L’eventuale abrogazione della legge n. 69/1963 sull’ordina-mento della professione giornalistica comporterà questirischi:● quella dei giornalisti non sarà più una professione intel-

lettuale riconosciuta e tutelata dalla legge.● risulterà abolita l’etica professionale.● cadrà per giornalisti (ed editori) la norma che impone il

rispetto del “segreto professionale sulla fonte delle noti-zie”.

● l’imprenditore (o chi per lui) potrà scavalcare il direttore eimpartire direttamente disposizioni ai redattori sui conte-nuti del giornale. Direttori e redattori saranno degli impie-gati di redazione vincolati soltanto da due articoli (2104 e2105) del Codice civile che riguardano gli obblighi di dili-genza e fedeltà;

● oggi il giornalista, se crede e se vuole, può dire molti no;domani, privato dello scudo della legge professionale,dovrà dire molti sì a meno che non voglia correre il rischiodel licenziamento per non essere fedele e diligenteverso il suo editore. Eliminato l’Ordine, rimarranno soltan-to gli ordini degli editori.

Premessa. Il valore costituzionale della professione giornalistica

La “contropiattaforma” Fieg disconosce i giornalisti come professionisti

Giornalisti tutti precari nel lavoro e nelle qualifiche o presi inaffitto, via vincoli e regole, direttori trasformati in “mazzieri”delle imprese editoriali, Fnsi e Cdr ridimensionati drastica-mente, l’Ordine svuotato delle sue funzioni di giudice discipli-nare. Il 16 febbraio la Fieg ha messo le carte in tavola. E sonocarte (con condizioni draconiane), che sconvolgono normecostituzionali e dettati legislativi consolidati anche nella giuri-sprudenza. Gli editori colgono il vento favorevole dell’ideolo-gia del mercato – (un’ideologia che, nella visione di taluniteorici, configura il rapporto imprenditori-mercato come quel-lo delle... libere volpi in un libero pollaio) – affermatasi inquesti ultimi anni per avviare una scoperta e violenta mano-vra diretta a distruggere le garanzie contrattuali e quelle dellaprofessione giornalistica regolamentata per legge. La Fieg simuove come se non esistesse la Costituzione; come se loStatuto dei Lavoratori fosse carta straccia e come se nonfosse in vigore una legge (la n. 741/1959) che consente diapportare modifiche ai contratti, ma solo se migliorative. L’ini-ziativa economica privata è libera, ma la stessa “non puòsvolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recaredanno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. L’arti-colo 41 della Costituzione pone un limite chiaro e netto allalibertà delle imprese: la dignità dei cittadini lavoratori. Leimprese possono far tutto, ma non ferire la dignità dei cittadi-ni lavoratori. Questi principi sono ignorati dalla Fieg.Lo scontro sul contratto giornalistico diventa in tal modo unfatto centrale della vita politica e sociale della Nazione. I gior-nalisti vengono usati come cavie: se la Fieg (associata ebraccio lungo della Confindustria) dovesse vincere, la stradasarebbe spianata per imporre ad altri settori produttivi lestraordinarie “innovazioni” ottenute sulla pelle di una catego-ria, impegnata ogni giorno a rendere concreto il diritto costi-tuzionale dei cittadini all’informazione. La Fnsi non può esse-re lasciata sola dalle altre confederazioni, mentre i giornalistihanno il dovere di stringersi compatti attorno al loro sindaca-to per difendere valori conquistati in 90 anni di battaglie e dilotte. Non possiamo e non dobbiamo lasciarci intimidire dachi pensa di riportarci al 1910.Mario Ciancio Sanfilippo, presidente della Fieg, segue le“istruzioni” di Cesare Romiti, neo-editore della Rcs. CesareRomiti in più di un’occasione ha attaccato la “rigidità” delcontratto giornalistico, sollecitandone un rapido smantella-mento. Ciancio Sanfilippo ha respinto tutte le richieste della

Fnsi ed ha chiesto esplicitamente “il cambiamento radicaledel contratto”, sottolineando che le distanze (dalla Fnsi) sono“assai rilevanti non tanto per singoli aspetti quanto perché ilcontratto giornalistico è il più rigido nel sistema delle relazio-ni industriali dell’intero paese”. In sostanza l’imprenditore-barone catanese ha chiesto, senza mezzi termini, alla Fnsidi discutere solo le condizioni della sua contropiattaforma.Ciò significa che la Fieg – rinvigorita dalla presenza di Romi-ti e della sua “dottrina” – è animata da una volontà di annien-tamento della controparte. Se la linea padronale dovessepassare, il diritto al lavoro diventerebbe una chimera, trasfor-mando i giornalisti in precari. L’editore si ergerebbe, sosti-tuendo i Consigli dell’Ordine, a giudice dei comportamentidei redattori: questo è il significato recondito del preteso inse-rimento nel contratto del “regolamento per le sanzioni disci-plinari”. Verrebbe cancellato, una volta aboliti i permessisindacali, il diritto dei giornalisti, liberamente eletti, di dare ilproprio contributo alla vita dell’Ordine, della Fnsi, dell’Inpgi edella Casagit. L’Inpgi verrebbe governato pariteticamente dagiornalisti ed editori, realizzandosi così la paradossale situa-zione degli editori che danno... la caccia ai loro colleghievasori previdenziali e tenaci utilizzatori di giornalisti in nero.Gli editori pensano anche di “ridurre gli elementi della bustapaga sui quali sono calcolati i contributi previdenziali a caricodelle aziende”, preludio questo a pensioni di fame. Potrebbe-ro coesistere nella stessa redazione precari contrattualizzatie precari senza diritto al versamento dei contributi all’Inpgi,assunti per poche settimane oppure fino a 36 mesi.Bisogna scorrere le richieste della Fieg perché se ne capi-sca l’obiettivo strategico di chiudere la partita con i giornali-sti, seminando un clima di paura nelle redazioni. Se il lavorodiventa tutto (o quasi) a tempo determinato, se i giornalistipossono essere “presi in affitto”, se i responsabili delle reda-zioni possono essere assunti al massimo per cinque anni,ne consegue che il sindacato verrebbe espulso di fatto dalleredazioni. Chi si espone, assumendo incarichi di rappresen-tanza, si troverebbe presto a scontare la sua audacia con ladisoccupazione a vita. La Fieg intende cancellare il sindaca-to nazionale, “ridefinendo tutte le parti del contratto cheprevedono confronti e contrattazione”. In particolare, la Fiegvuole eliminare dal contratto “ogni forma di intervento dellaFnsi su tutti i problemi previsti dal contratto che devono esse-re risolti esclusivamente nella sede aziendale tra Cdr e

azienda”. Il ruolo del Cdr, comunque, verrebbe ridotto al mini-mo attraverso l’abrogazione dei pareri oggi obbligatori. Anchele ore retribuite destinate alle assemblee verrebbero “taglia-te” drasticamente. In sostanza l’attività sindacale si svolgerà,come si pretendeva negli anni Cinquanta,... in maniera taleda non arrecare alcun danno alla produzione e al lavororedazionale.Gli editori intendono cancellare figure professionali (gli invia-ti), impiegare i giornalisti in più testate (della stessa azienda)e togliere gli scatti di anzianità nonché ridurre ogni tutelaeconomica per chi si ammala. La Fieg pretende anche di“abolire le qualifiche dal capo servizio in su trasformandolein mansioni temporanee o a termine, revocabili dal direttore”.Gli editori fanno ricorso a una grossolana strategia terroristi-ca, dimenticando che l’ordinamento giuridico dello Stato nonconsente simili sconvolgimenti, che si configurano anchecome eversivi dell’ordine costituzionale.I giornalisti sono chiamati a dare risposte forti alla Fieg: losciopero del 18 febbraio è solo un primo segnale di lotta.Deve essere chiaro che i giornalisti intendono difendere inprimo luogo fondamentali principi costituzionali:● la salvaguardia (articolo 2) dei diritti inviolabili dell’uomo,

sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svol-ge la sua personalità. L’articolo 2 tutela la dignità e l’iden-tità dei cittadini come singoli e nelle formazioni sociali(sindacato e Ordine professionale, ndr) ove matura la loroidentità professionale;

● il diritto dei giornalisti a partecipare alla vita sociale edeconomica della Nazione (articolo 3, II comma) attraver-so lo sviluppo della dialettica sindacale e professionaleall’interno delle singole aziende;

● il diritto al lavoro professionale (articolo 4) e il diritto allagiusta retribuzione (articolo 36);

● il valore legale della professione come condizione inelu-dibile di garanzia per i cittadini-lettori, titolari del dirittocostituzionale (articolo 21) a una informazione corretta ecompleta assicurata da giornalisti vincolati a una precisadeontologia fissata per legge e a un giudice disciplinareeletto democraticamente dagli iscritti all’Albo.

I giornalisti devono difendere anche il valore morale del lorocontratto, il primo stipulato a livello nazionale.Era il 1911 e l’Italia festeggiava i primi 50 anni di vita unitariae di libertà.

1

2

0000000000002222Assemblea

relazione di Franco Abruzzo

Page 3: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

3ORDINE 4 2000

ornalistica legalmente riconosciutaversità come o dei cittadini all’informazione”

Un “grande vecchio”, nascosto nel Parlamento, studia, conmetodo scientifico, le norme che colpiscono direttori, articoli-sti ed editori. Non è un’affermazione esagerata. Questosospetto nasce dalla lettura delle “novità” introdotte, tranovembre e dicembre 1999, da deputati e senatori nell’ordi-namento giuridico. Nessuno nelle due Camere si sarebbereso conto dei riflessi nefasti delle innovazioni legislative infi-late nelle leggi sul giudice di pace (n. 468/1999) e sul giudicemonocratico (n. 479/1999). Anche la Cassazione dà unamano in quest’opera che punta a intimidire chi lavora nei gior-nali, nei periodici e nelle emittenti radiotelevisive.

3.1. Diffamazione a mezzo stampa, sentenze “inappella-bili”. La legge 24 novembre 1999 n. 468 modifica il terzocomma dell’articolo 593 del Codice di procedura penale,stabilendo che “sono inappellabili le sentenze di condannarelative a reati per i quali è stata applicata la sola pena pecu-niaria”. Le pene pecuniarie sono la multa (per i delitti) e l’am-menda (per le contravvenzioni). Questa legge dà un colpodurissimo alla libertà di stampa, alla tranquillità economica epsicologica dei giornalisti e ai bilanci delle aziende editoriali.Poniamo il caso che il giornalista-articolista venga condan-nato per diffamazione a mezzo stampa (articolo 595 Cp) soloalla pena della multa (fino a un milione), avendo il tribunale(in composizione monocratica) scartato la condanna allapena della reclusione da sei mesi a tre anni. L’articolo 595Cp, infatti, prevede multa e reclusione in via alternativa. Ilgiornalista, che ha scritto l’articolo “incriminato”, e il direttoreresponsabile (che ha omesso il controllo sull’articolo), unavolta emessa la sentenza di condanna alla sola multa, nonpossono impugnare il provvedimento avanti alla Corte d’Ap-pello, ma possono ricorrere per Cassazione unicamente permotivi di legittimità. In sostanza articolista e direttore paganosubito la multa e poi, con l’editore, sono nelle mani del giudi-ce civile per quanto riguarda la fissazione dell’entità del risar-cimento del danno (2043 Cc). La condanna penale è ilpresupposto della successiva condanna sul piano civilistico.L’incertezza è sul quantum. Ma i tempi sono perigliosi, perchési può ripetere quello che gli inglesi dicono del giudice dell’e-quity: la giustizia è grande quanto il piede del cancelliere,volendo dire che le sentenze cambiano ogni qual voltacambia il cancelliere. Come dire, con i romani, tot capita totsentenziae.Anche l’articolo 459 Cpp (Casi di procedimento per decre-to), riscritto dalla legge 16 dicembre 1999 n. 479 sul giudiceunico, riserva una sorpresa sgradita. Dice questo nuovo arti-colo: “Nei procedimenti per reati perseguibili di ufficio ed inquelli perseguibili a querela (come la diffamazione, ndr) sequesta è stata validamente presentata e se il querelante nonha nella stessa dichiarato di opporvisi, il pubblico ministero,quando ritiene che si debba applicare soltanto una penapecuniaria, anche se inflitta in sostituzione di una penadetentiva, può presentare al giudice per le indagini prelimi-nari, entro sei mesi dalla data in cui il nome della personaalla quale il reato è attribuito è iscritto nel registro delle noti-zie di reato e previa trasmissione del fascicolo, richiesta moti-vata di emissione del decreto penale di condanna, indicandola misura della pena”.Il decreto penale, con la condanna a una pena pecuniaria, èinappellabile. C’è da sperare che il Gip non accolga la richie-

sta del Pm. In precedenza non era previsto il decreto penaleper i reati perseguibili a querela.

3.2. Il divieto di pubblicazioni delle immagini. La legge 16dicembre 1999 n. 479 sul giudice unico cambia la rubricadell’articolo 114 Cpp allargando il “divieto di pubblicazioni”dagli atti alle immagini e in particolare, con il comma 6-bis,“vieta la pubblicazione dell’immagine di persona privata dellalibertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottopostaall’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizio-ne fisica, salvo che la persona vi consenta”. Questa normachiude il cerchio e completa la legge n. 492/1992 che vieta,salvo nei casi di pericolosità del soggetto o di pericolo di fugao di circostanze che rendano difficile la traduzione, l’uso dellemanette ai polsi. Il comma-6 nella versione originaria impedi-va addirittura la pubblicazione della fotografia di personearrestate con o senza manette. Il comma 6-bis è sostanzial-mente inutile perché l’articolo 8 del “Codice sulla privacy”, invigore dal 18 agosto 1998, proibisce a giornali (e giornalisti)la pubblicazione di persone in manette. Evidentemente ilParlamento non si fida del “Codice” (e del giudice disciplina-re-Ordine dei Giornalisti) e preferisce calcare la mano sulpiano penalistico, ricorrendo, con l’aiuto dell’articolo 115 Cpp,ai rigori dell’articolo 684 Cp (arresto fino a 30 giorni oppureammenda da 100 a 500mila lire). La violazione del divieto dipubblicazione di una foto di persona in manette diventa, quin-di, vieppiù risarcibile sul piano civilistico una volta sanzionatoil giornalista sul piano penale.

3.3. Il caso Travaglio. L’innovazione (sconcertante) dellalegge 468 va di pari passo con le polemiche seguite al casodi Marco Travaglio, il giornalista al quale il tribunale civile diRoma ha pignorato lo stipendio dopo la condanna, per diffa-mazione, a pagare 80 milioni all’ex ministro Cesare Previti.Questa vicenda, secondo la Fnsi, ripropone la drammaticasituazione di decine e decine di giornalisti denunciati in sedecivile per diffamazione.Secondo un dato raccolto dall’Ordine nazionale di categoria,sui giornalisti e sui giornali italiani pendono querele per circa3.500 miliardi di risarcimenti. La richiesta più alta è stataformulata da una banca americana nei confronti di due diret-tori di telegiornali nazionali e di un quotidiano regionale: 400milioni di dollari (pari a circa 700 miliardi di lire). Ma altre liqui-dazioni di danni per diverse decine di miliardi sono statesollecitate da imprenditori, avvocati, politici e anche giornali-sti.Tra le condanne massime finora comminate figurano i 450milioni contro Vittorio Sgarbi e Italia Uno; i 311 milioni ottenu-ti da un magistrato contro “Il Mattino”, che, secondo il moni-toraggio dell’Ordine, è tra i quotidiani più colpiti con “Il Gior-nale” e “l’Unità”.

3.4. Una nuova legge sulla rettifica. L’abnorme numero diquerele contro giornali e giornalisti rende necessaria, secon-do Fieg (Federazione editori) e Fnsi (sindacato dei giornali-sti), una nuova legge sulla rettifica in caso di diffamazione amezzo stampa. È dello stesso avviso il presidente dellaCamera, Luciano Violante, che ha esposto un suo progetto(condiviso dal ministro di Giustizia Oliviero Diliberto) nelconvegno del 23 giugno 1999 organizzato dall’Ordine nazio-nale dei Giornalisti: “Il problema più significativo – ha detto

Violante – è risarcire l’onore delle persone lese e stabilire chela rettifica fatta nei termini previsti dalla legge ha una funzionedi risarcimento e che la stessa evita il risarcimento civile. C’èbisogno di una legge di questo genere: i giornali potranno poiscegliere se rettificare o andare al processo civile”.La materia è complessa, perché si tratta di trovare un puntodi equilibrio tra l’esigenza giuridica di tutelare l’identità dellapersona offesa e il diritto di giornali e giornalisti di riferire quelche accade ai cittadini, titolari a loro volta del diritto costitu-zionale all’informazione (corretta e completa) elaborato dallaConsulta.

3.5. Il reato di diffamazione a mezzo stampa. È previsto epunito, come detto, dall’articolo 595 Cp (prevede la reclusio-ne da sei mesi a tre anni oppure la multa fino a un milione dilire). Ma l’articolo 13 della legge n. 47/1948 sulla stampaaggiunge una seconda fattispecie: “Nel caso di diffamazionecommessa col mezzo della stampa, consistente nell’attribu-zione di un fatto determinato, si applica la pena della reclu-sione da uno a sei anni e quella della multa non inferiore alire cinquecentomila”. In entrambi i casi si procede su quere-la di parte entro tre mesi dal giorno della notizia del fatto. Lapunizione del colpevole è lasciata alla volontà della personaoffesa. La proposta del presidente della Camera prevede diinserire – negli articoli 595 Cp 11 (responsabilità civile), 12(riparazione pecuniaria) e 13 (pene per la diffamazione) dellalegge sulla stampa – un inciso che preveda la punibilità(penale e civile) del direttore, dell’articolista e dell’editore “incaso di rifiuto di pubblicazione di rettifiche o smentitesecondo le modalità di cui all’articolo 8 della legge sullastampa, o qualora la parte offesa non intenda chiedererettifiche o smentite”. La libertà delle parti va salvaguarda-ta, perché altrimenti si rischierebbe di introdurre una corre-zione in violazione dei precetti costituzionali.

3.6. Il “progetto Passigli”. In queste ore sono tornate allaribalte alcune norme inserite nel “progetto Passigli” (poi abor-tito) relativo all’ordinamento della professione giornalistica.L’obiettivo perseguito è quello di garantire alle persone offe-se la rettifica sui giornali (a costo zero); rettifica previstadall’articolo 8 della legge sulla stampa. In caso di rifiuto dellapubblicazione della rettifica o della smentita, il cittadino lesonei suoi diritti potrebbe rivolgersi al “Presidente dei Consi-gli regionali o interregionali dell’Ordine dei Giornalisti, ilquale dispone in via d’urgenza, con decreto, che i diret-tori responsabili delle testate (scritte, televisive, radiofo-niche e telematiche) edite nell’area di propria competen-za territoriale pubblichino la rettifica, nei termini tempo-rali e secondo le modalità previsti dall’articolo 8. In casodi mancato intervento da parte del Presidente dei Consi-gli regionali o interregionali dell’Ordine dei Giornalisti equalora, trascorso il termine di cui al secondo e terzocomma, la rettifica o dichiarazione non sia stata pubbli-cata, l’autore della richiesta di rettifica (se non intendeprocedere a norma del decimo comma dell’art. 21) puòchiedere al pretore, ai sensi dell’art. 700 del codice diprocedura civile, che sia ordinata la pubblicazione”.Questa proposta conferisce al presidente dei Consiglidell’Ordine dei Giornalisti un potete tipico (paragiudiziario)delle autorità amministrative indipendenti.

Diffamazione a mezzo stampa: modifiche legislative ai Codici contro il diritto di cronaca3

Page 4: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

4 ORDINE 4 2000

3.7. La “trappola” dell’articolo 2947 del Cc. Con la senten-za n. 5259/1984, la Corte di Cassazione ha stabilito che ognicittadino può tutelare il proprio onore e la propria dignità insede civile senza avviare l’azione penale. Ogni cittadino puòagire in sede penale entro tre mesi dalla pubblicazione dellanotizia diffamatoria (art. 124 Cp). Il Parlamento non ha prov-veduto, dopo la sentenza, a coordinare il tempo per l’azionecivile con quello previsto per l’azione penale. Così è rimastoin vigore l’articolo 2947 del Cc, in base al quale “il diritto alrisarcimento del danno derivante da fatto illecito si prescrivein 5 anni dal giorno in cui il fatto si è verificato... In ogni caso,se il fatto è considerato dalla legge come reato e per il reatoè stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica ancheall’azione civile”. Questa norma espone giornalisti ed aziendeal rischio di vedersi citare in giudizio, anche a distanza di 7-10anni, per fatti remoti e sui quali il giornalista non ha conserva-to alcuna documentazione. Molto opportunamente il “progettoPassigli” riduceva l’azione di risarcimento a 180 giorni: “Inderoga a quanto previsto dall’articolo 2947 del Codice civile,

l’azione civile del risarcimento del danno conseguente adeventuale diffamazione perpetrata su mezzi di comunicazio-ne si prescrive nel termine di 180 giorni dalla diffusione dellanotizia ritenuta diffamatoria”.

3.8. Cassazione: “Il risarcimento del danno non attendela conclusione del rito penale”. Sprint dalla Cassazioneper i risarcimenti patrimoniali nelle cause intentate da perso-ne che sono state diffamate attraverso la stampa o la Tv. Iprocedimenti civili e penali viaggiano, per la Suprema Corte,su binari paralleli. Il giudice civile può, infatti, dare il via liberaai processi di risarcimento del danno indipendentementedall’esito o dalla pendenza del giudizio penale nei confrontidell’autore della diffamazione.In contrasto con il giudice istruttore di Roma, la Cassazione(massima n.13/2000) ha accolto la richiesta del procuratoredi Napoli, Agostino Cordova, nella causa che lo oppone algruppo Reti televisive Spa per un programma condotto daVittorio Sgarbi. Il nuovo Codice, secondo i giudici, ha abolito

la “pregiudiziale penale” in base alla quale con il vecchio ritola definizione delle cause risarcitorie non aveva luogo, anzi iprocessi venivano sospesi, fino a che non fosse provata laresponsabilità penale dell’imputato per diffamazione. Inoltre ilgiudice civile — spiega la suprema Corte — può accoglierela richiesta di risarcimento anche se avanzata nei confrontidel solo responsabile civile e non anche di quello penale.

3.9. La registrazione delle testate on-line o telematiche.L’articolo 5 della legge sulla stampa n. 47/1948 sulla registra-zione delle testate scritte, già esteso (con l’articolo 10 dellalegge n. 223/1990) ai telegiornali e ai radiogiornali, dovrebbericomprendere anche i giornali che utilizzano la rete per ladiffusione. Si calcola che i quotidiani on-line siano oggi 60 eche saranno 300 tra due anni. La registrazione obbligatoria(che oggi è accettata, sul piano della interpretazione estensi-va, da alcuni tribunali come Milano, Roma, Napoli e Voghe-ra) è la condizione giuridica per l’applicazione del contrattogiornalistico a quanti fanno informazione nelle testate web.

Bilancio dell’attività deontologica nel 1999Nel corso del 1999, il Consiglio ha definito con deliberazione63 procedimenti disciplinari, mentre al 31 dicembre ne eranoin istruttoria ben 84. I provvedimenti disciplinari definiti nel1998 sono stati 49 e 29 nel 1997. Il Consiglio ha trattato diver-si “affari” disciplinari delicati (commistione pubblicità-informa-zione; privacy e minori; libertà di cronaca e di critica; scuole digiornalismo “fasulle”; morosità reiterata di un iscritto).

4.1. La libertà dei direttori e il diritto a pubblicare (cheancora non c’è). Un iscritto ha fatto presente di avere invia-to tre lettere al Corriere della Sera, a proposito delle tensionidegli abitanti di via Meda nei confronti degli extracomunitari(argomento al quale il Corriere della Sera, come tutti i gior-nali milanesi, ha dedicato vari servizi). Le lettere, in cui sisollecitava maggiore attenzione sul problema, però, nonsono state pubblicate. “Chiedo che l’Ordine – scrive il collega– dichiari che in casi come questo le lettere ai giornali debbo-no essere necessariamente pubblicate: per motivi che nonhanno a che vedere con quelli dell’articolo 8 della legge 8febbraio 1948 n.47, ma che attengono ai doveri del giorna-lista, in parte fissati dalla legge sull’ordinamento della profes-sione, in parte desumibili dalle norme che si sono andateaffermando attraverso la giurisprudenza e la dottrina, nonchéattraverso la stessa disciplina contrattuale della categoria.Doveri in base ai quali si dovrebbero fornire ai lettori (o agliutenti) la completezza dell’informazione”.Non si vede come l’Ordine possa obbligare un giornale apubblicare lettere su avvenimenti sui quali ritiene di averefornito una informazione completa attraverso i servizi dei suoiredattori.Il Consiglio dell’Ordine della Lombardia si è già occupatodella libertà dei direttori responsabili, stabilendo quantosegue:● Rientra nella libertà di ogni direttore pubblicare o non

pubblicare un comunicato e farlo controllare dai redattoriper accertarne il fondamento (Consiglio Lombardia,11.10.1993, estensore Franco Abruzzo).

● Non è sindacabile la libertà del direttore di un quotidianoo di un periodico di pubblicare o di non pubblicare inchie-ste relative a determinati fatti, argomenti o realtà di inte-resse generale e sociale (Consiglio Lombardia, 13 luglio1998, Ordine medici Milano contro Briglia, estensoreFranco Abruzzo).

Il Consiglio dell’Ordine non può (e non deve) comprometterela libertà degli iscritti all’Albo e soprattutto di un direttoreresponsabile. Il ruolo-guida dell’Ordine non trova sostegnonell’ordinamento giuridico. L’argomento è stato trattato dallaCorte costituzionale nella sentenza n. 11/1968: “La legge n.6)/1963... disciplina l’esercizio professionale giornalistico enon l’uso del giornale come mezzo della libera manifestazio-ne del pensiero... La Corte ritiene, del pari, che i poteri disci-plinari conferiti ai Consigli non siano tali da comprometterela libertà degli iscritti”. La Corte costituzionale, sul rovesciodell’articolo 21 Cost., ha costruito un diritto all’informazionedei cittadini, ma non un diritto dei cittadini a pubblicare lette-re e articoli trasmessi a un giornale. È auspicabile che questonuovo diritto – il diritto a pubblicare – diventi oggetto di unprovvedimento specifico del legislatore.

4.2. La libertà di critica. Il Consiglio ha difeso in diversi casila libertà di cronaca e di critica dei giornalisti “attaccati” conesposti da uomini politici. Il Consiglio dell’Ordine dei Giornali-sti della Lombardia è solito richiamare l’articolo 2 della leggeprofessionale secondo il quale “è diritto insopprimibile deigiornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’os-servanza delle norme di legge dettate a tutela della perso-nalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto dellaverità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri impostidalla lealtà e dalla buona fede”. Il diritto di critica risponde auna logica diversa rispetto all’esercizio del diritto di cronaca:

“In tema di diffamazione a mezzo stampa il diritto di critica sidifferenzia da quello di cronaca essenzialmente in quanto ilprimo non si concretizza, come l’altro, nella narrazione difatti, bensì nella espressione di un giudizio o, più generica-mente, di una opinione che, come tale, non può pretendersirigorosamente obiettiva, posto che la critica, per sua natura,non può che essere fondata su una interpretazione, neces-sariamente soggettiva, di fatti e comportamenti; ne conse-gue che l’esercizio di tale diritto non può trovare altro limiteche non sia quello dell’interesse pubblico e sociale della criti-ca stessa, in relazione all’idoneità delle persone e deicomportamenti criticati a richiamare su di sé una comprensi-bile e oggettivamente apprezzabile attenzione dell’opinionepubblica” (Cass. pen., sez. V, 16 aprile 1993; Riviste: Mass.Cass. Pen., 1993, fasc. 9, 100, solo massima). I modernimezzi di comunicazione di massa (telefono cellulare, inter-net, radio, tv, fax) consentono di seguire gli avvenimenti,anche a distanza, e di ricostruirli con sufficiente puntualità.“Le sanzioni disciplinari in genere, in quanto destinate adincidere su posizioni soggettive di preminente interesse, nonpossono sottrarsi al “principio di legalità”, inteso nel sensoche le stesse possono legittimamente applicarsi solo in rela-zione a comportamenti riconducibili ad espresse previsioni.La legge professionale dei giornalisti, all’articolo 2, contem-pla quale dovere generale, l’obbligo inderogabile del “rispettodella verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveriimposti dalla lealtà e dalla buona fede”, mentre per quantoattiene alle sanzioni disciplinari, le stesse sono previste, inlinea generale, per fatti non conformi al decoro e alla dignitàprofessionali, o che compromettano la propria reputazione ola dignità dell’Ordine (art. 48). In base a tale quadro normati-vo, risulta evidente che il dovere di imparzialità, non ècompreso tra quelli previsti quali sanzionabili dal Consigliodell’Ordine, né tale mancanza, può rientrare tra i fatti nonconformi al decoro ed alla dignità professionali o tra quelli

che compromettono la reputazione del giornalista o la dignitàdell’Ordine, né tantomeno tra gli “abusi” o le “mancanze digrave entità”, tanto più che è “diritto insopprimibile deigiornalisti la libertà di informazione e di critica”, secondoquanto previsto dalla stessa legge professionale” (Tribunalecivile di Roma, Sezione prima, sentenza n. 1 del 12 gennaio1999, Pres. Bucci, Rel. Ciancio).

4.3. Le cronache finanziarie. Il Governatore della Bancad’Italia, Antonio Fazio, e il Presidente della Consob, LuigiSpaventa, hanno risposto alla lettera con la quale il 21 giugnoscorso il presidente del’Ordine dei Giornalisti della Lombar-dia, a nome del Consiglio, ha chiesto “segnalazioni e notiziesull’informazione economico-finanziaria, nei casi in cui lastessa appaia scorretta, per agire sul piano disciplinare controgli iscritti all’Albo che abbiano violato i principi deontologicidella professione giornalistica”. Fazio e Spaventa scrivonoche le Autorità di vigilanza hanno l’obbligo di riferire alla magi-stratura eventuali casi di pubblicazione di notizie viziate dafalsità, tendenziosità, incompletezza dolosa o, comunque, talida aver influito illecitamente sull’andamento del mercato.Spaventa in particolare, mentre si riserva di informare ilProcuratore generale della Repubblica (titolare del potere diiniziativa disciplinare nei riguardi dei giornalisti iscritti all’Albo),auspica “iniziative di studio e di analisi sull’informazione finan-ziaria che coinvolgano le scuole di giornalismo e le facoltàuniversitarie di Scienza delle comunicazioni. Si può immagi-nare anche un confronto più diretto tra giornalisti e autorità divigilanza sulle problematiche dell’informazione finanziaria(per esempio, sotto forma di seminari periodici) nella comuneconsapevolezza degli effetti che le notizie possono avere sullescelte del mercato”. Deve essere precisato che sulle vicendelegate al titolo Hdp, questo Consiglio non ha ricevuto alcun-ché dalla Consob. Le cronache parlano di aggiotaggio e digiornalisti coinvolti nelle manovre speculative.

“Signor Presidente, ho letto con attenzione la Sua letteradel 21 giugno u.s., che consente interessanti spunti perl’analisi dei rapporti tra informazione e mondo finanziario.Colgo quindi I’occasione per esprimerle alcune considera-zioni sull’argomento.Come anche riconosciuto dalla letteratura in materia, lastampa, agendo in situazione di completa indipendenzadai soggetti osservati, svolge un ruolo importante nel verifi-care l’effettiva trasparenza del mercato e l’efficacia dellasupervisione delle Autorità: gli organi di informazione, nelvalutare se le notizie diffuse dalle imprese e dalle Autoritàrisultino comprensibili e se i loro comportamenti sianocoerenti con gli intendimenti espressi, concorrono a verifi-care la credibilità degli operatori economici.La correttezza dell’informazione, d’altronde, è assicuratadalla pluralità delle fonti e dalla concorrenza interna alsettore dei media: il successo editoriale premia, nel tempo,le pubblicazioni caratterizzate da maggiore professionalitàe indipendenza di giudizio.Sussiste tuttavia l’eventualità, come Ella fa notare, che lamissione informativa della stampa possa essere indebolitada comportamenti manchevoli. Essi possono consistere inazioni fraudolente ovvero derivare da un’inadeguata cono-scenza dei temi della finanza e quindi da un’impropria inter-pretazione dei fatti economici.Il problema della manipolazione dell’informazione finanzia-ria e espressamente riconosciuto dal “Testo Unico dellaFinanza” (d. lgs. 58 del 1998), che prevede una specifica

tutela penale contro la diffusione di notizie false idonee adeterminare gravi turbative di mercato (art. 181). Il medesi-mo provvedimento legislativo riconosce il ruolo di rilievoche le Autorità di controllo sulla borsa possono svolgerenell’azione di contrasto di tali condotte e attribuisce pertan-to alla Consob una specifica competenza ad accertareeventuali violazioni delle disposizioni in argomento (art.185). Il raccordo tra le indagini penali e le funzioni svoltedalle Autorità di vigilanza sui mercati è quindi affidato a taliprevisioni. Il disegno di tutela è infine rafforzato dall’obbligoper le Autorità di vigilanza, di carattere generale, di riferirealla Magistratura i fatti di possibile rilievo penale che creinoturbativa al mercato.Quanto alla corretta interpretazione dei fatti economici, lacreazione di canali informativi privilegiati non sembra esse-re idonea a migliorare la dialettica tra mercati, Autorità emedia. La trasparenza dell’azione delle Autorità richiede,piuttosto, che la Banca d’Italia illustri, come è solita fare, lesue politiche agli operatori e all’opinione pubblica in appo-site sedi ufficiali e diffonda con regolarità dati e informazio-ni economiche.L’ipotesi di attivare un canale informativo diretto tra l’Ordinedei giornalisti della Lombardia e questo Istituto è, inoltre,preclusa dall’esistenza di specifici vincoli di riservatezza e,in particolare, dall’obbligo del segreto d’ufficio impostodall’art. 7 del d. lgs 385 del 1993 (c.d. “Testo Unico Banca-rio”). Colgo l’occasione, signor Presidente, per inviarle imigliori saluti. Antonio Fazio”.

Questo il testo della lettera di Antonio Fazio

4

0000000000002222Assemblea

Page 5: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

5ORDINE 4 2000

Il Consiglio ha assolto il direttore e un cronista finanzia-rio del “Corriere della Sera”, accusati da XY di avere rispet-tivamente avallato e scritto un publiredazionale sull’emissio-ne Eni-4 del giugno 1998. Una lettura attenta dell’articoloporta, però, alla conclusione che il giornalista si è comporta-to in maniera corretta e leale verso i lettori e che, sul rove-scio, sono gravemente infondate e arbitrarie le accuse lancia-te, con eccessiva leggerezza, da XY. Scrive, infatti, il giornali-sta:● ”Sui rischi. Oltre al pezzo, ai lettori è stato fornito un

quadro che includeva la tabella da me curata sull’anda-mento delle tre tranche precedenti, dalle quali risultavachiaramente una performance meno brillante del titoloEni rispetto all’indice Mib30 (per Eni3 una performancedell’indice pari all’81% rispetto al 36% della società petro-lifera). Un elemento che, nella mia libertà di informazio-ne, ho considerato un fatto da riportare proprio per offrireun quadro completo sull’operazione che, come qualsiasiinvestimento finanziario, comporta dei rischi. Ed ilconfronto non è contenuto nel prospetto informativo”.

● ”Tra i rischi connessi all’investimento Eni c’è naturalmen-te l’andamento del prezzo del petrolio. Una variabiledella quale credo di aver correttamente informato i lettoriscrivendo: “Stime che salgono in caso di aumento delprezzo del greggio e che scendono se le quotazioni delpetrolio dovessero ridursi”. Chiarendo quanto indicatonel prospetto informativo, pagina 61: “I prezzi del petroliosono soggetti all’offerta e alla domanda internazionale ead altri fattori non controllabili dall’Eni””.

● E veniamo alla mancata indicazione dell’lmi come globalcoordinator dell’operazione. Tra le opinioni riportate c’è sìquella di un operatore dell’lntersim, società di interme-diazione mobiliare controllata dal San Paolo (che nelnovembre ‘98 ha incorporato l’lmi), ma va anche dettoche il consorzio di collocamento e garanzia vedevapresenti nel gruppo di direzione tutte le principali bancheitaliane (Comit, Credit, Istituto Bancario San Paolo,Banca di Roma, Bnl, Caboto-Banca Intesa, Monte deiPaschi di Siena). Nonostante la difficoltà nella ricerca disoggetti non aderenti al consorzio, nel pezzo comparel’opinione di Fumagalli, di Credit-Rolo gestioni e Zetafondi che non rientrano nell’elenco dei collocatori. Rien-tra nell’elenco, invece, la Rasfin. Elemento del quale nonpotevo essere a conoscenza perché l’elenco completo èstato pubblicato dal ministero del Tesoro soltanto il 18giugno 1998, tre giorni dopo l’uscita del mio pezzo. Vacomunque precisato che in tutto erano coinvolti 66 istitu-ti di credito e società di intermediazione mobiliare, cioèla stragrande maggioranza del risparmio gestito italiano.

Le osservazioni del redattore sono state pienamente condivi-se dal Consiglio. Il Consiglio ribadisce che il cronista ha l’ob-bligo nel suo lavoro professionale di rispettare la dignità dellepersone e la verità sostanziale dei fatti nonché di concepire ilgiornalismo come informazione critica, di comportarsi conlealtà e in buona fede, di promuovere il rapporto di fiducia trala stampa e i lettori (articolo 2 della legge n. 69/1969). Il diret-tore e il redattore del “Corriere della Sera” si sono comportati,nella vicenda contestata, secondo i canoni tradizionali delbuon giornalismo e secondo le regole fissate nella leggeprofessionale. Tutto ciò premesso, il Consiglio dell’Ordine deiGiornalisti della Lombardia ha deciso di archiviare l’esposto.

4.4. I doveri del cronista. Il Consiglio ha archiviato le lamen-tele di XY contro i giornali, “che nella loro totalità, non abbia-no menzionato una gravissima denuncia al Collegio sinda-cale della Banca di Roma da lui fatta pubblicamente nelcorso dell’assemblea ‘97 della stessa banca”. Non è detto inche veste XY abbia esposto la denuncia. Il fatto che nessungiornalista, presente all’assemblea, l’abbia citata fa ritenereche, dopo averla vagliata, sia stata ritenuta inconsistente. Vainoltre tenuto presente che i giornalisti devono stare moltoattenti a quanto avviene nel corso delle assemblee societa-rie, perché spesso vi compaiono personaggi che sono soliticollezionare un’azione di ogni società, in modo da poteravere il diritto di parola in assemblea. Diritto che usano perlanciare attacchi. È, però, certo che i giornalisti presentiall’assemblea abbiano esercitato il loro diritto-dovere dicontrollo sulle accuse lanciate da XY e che, quindi, abbianoritenuto unanimemente di non citarle. Si riportano due massi-me giurisprudenziali sui doveri del giornalista:● Oltre all’obbligo del rispetto della verità sostanziale dei

fatti con l’osservanza dei doveri di lealtà e di buona fede,il giornalista, nel suo comportamento oltre ad essere,deve anche apparire conforme a tale regola, perché sudi essa si fonda il rapporto di fiducia tra i lettori e la stam-pa (App. Milano, 18 luglio 1996; Riviste: Foro Padano,1996, 1, 330, n. Brovelli; Foro It., 1997, 1, 938).

● Premesso che il diritto di cronaca è esercitato legittima-mente quando risulta contenuto entro i rigorosi limiti dellaverità oggettiva, della pertinenza e della continenzaformale dei fatti narrati, e posto che non è dunque suffi-ciente fare riferimento soltanto all’attendibilità della fontequale espressione di una valutazione soggettiva e proba-bilistica, ne consegue che non esistono fonti informativeprivilegiate (e, tanto meno normativamente predetermina-te), tali cioè, da svincolare il cronista dall’onere: a) diesaminare, controllare e verificare i fatti, oggetto della suanarrazione, in funzione dell’assolvimento, da parte sua,dell’obbligo inderogabile di rispettare la verità sostanzialedegli stessi; b) di dare la prova della cura da lui posta negliaccertamenti esplicati per vincere ogni dubbio ed incer-tezza prospettabili in ordine a quella verità (Cass. pen., 30giugno 1984; Riviste: Foro It. , 1984, 11, 531, n. Fiandaca;Riv. Pen., 1984, 767; Giust. Civ. , 1984, 1, 2941).

In un’altra vicenda, il Consiglio ha archiviato un espostodi un Cdr contro il direttore di un quotidiano “avversario” . Ilgiornalista ha riportato, non una elaborazione interpretativaerrata della realtà, ma fatti veri ricavati dal ricorso del concor-rente (sui dati di vendita). Il Consiglio ha osservato che lalibertà di manifestazione del pensiero va di pari passo conaltri valori alti della Costituzione repubblicana (il dirittoall’informazione da parte dei cittadini e l’obbligo per il giorna-lista di informare in maniera corretta, rispettando il principiodella verità sostanziale dei fatti). Con la sentenza n.2113/1997 la Cassazione penale chiede (ai giornalisti) “lacorrispondenza rigorosa tra i fatti accaduti e i fatti narrati,

“Egregio Presidente, la Commissione che presiedo haesaminato con interesse la Sua lettera del 21 giugno eapprezza la sensibilità del Consiglio dell’Ordine dei Giorna-listi della Lombardia, e Sua personale, sul tema dell’infor-mazione finanziaria.Oltre a svolgere un ruolo prezioso nella divulgazione dellacultura dell’investimento, i mezzi d’informazione contribui-scono al regolare funzionamento del mercato e alla forma-zione dei prezzi attraverso la rappresentazione veritiera,precisa e completa dei fatti riguardanti il mercato stesso.Appare dunque importante che la condotta dei giornalistisia improntata a correttezza, indipendenza e professiona-lità. Ogni iniziativa su questo tema promossa dell’Ordine oda altre realtà associative dei giornalisti troverà nellaConsob, nell’ambito delle proprie competenze, una convin-ta collaborazione. In particolare, sarebbero auspicabiliiniziative di studio e di analisi sull’informazione finanziaria

che coinvolgano le scuole di giornalismo e le facoltà univer-sitarie di Scienza delle comunicazioni. Si può immaginareanche un confronto più diretto tra giornalisti e autorità divigilanza sulle problematiche dell’informazione finanziaria(per esempio, sotto forma di seminari periodici) nella comu-ne consapevolezza degli effetti che le notizie possonoavere sulle scelte del mercato.Per quanto riguarda la possibilità che, nell’attività istituzio-nale sull’informazione finanziaria riguardante emittentiquotati la Consob individui ipotesi di violazione delle normedi legge sulla stampa da parte di giornalisti, la Commissio-ne potrà segnalare la circostanza al Procuratore generalepresso la Corte d’Appello competente perché valuti serichiedere al Consiglio regionale dell’Ordine l’avvio delprocedimento disciplinare, come previsto all’art. 48 c.2 dallaLegge 3 febbraio 1963 n. 69. Con i migliori saluti, LuigiSpaventa”.

Il testo della lettera di Luigi Spaventa

“Illustri Signori, scrivo come presidente dell’Ordine dei Gior-nalisti della Lombardia che esercita il potere disciplinaresugli iscritti all’Albo in virtù anche dell’articolo 2229 del Cc.La Banca d’Italia e la Consob svolgono compiti rilevanti edesclusivi nel campo della vigilanza sul sistema monetario-bancario-societario-borsitico. Chiedo pertanto che sianosegnalati a questo Consiglio eventuali casi di pubblicazionedi notizie viziate da falsità, tendenziosità, incompletezzadolosa o, comunque, tali da aver influito illecitamentesull’andamento del mercato. I giornalisti sono tenuti arispettare la verità sostanziale dei fatti e quindi anche deifatti che attengono al mercato borsistico. Dall’ordinamentoemerge che il giornalista deve essere ed apparire correttocosì come il giudice deve essere e deve apparire indipen-dente.Secondo segnalazioni pervenute a questo Consiglio, appa-rirebbero lacunose in particolare modo alcune cronachededicate ad assemblee di società quotate in Borsa. Vengo-no riferite spesso notizie generiche o relative soltanto alleconsiderazioni degli amministratori a volte espresse ininterviste che precedono le assemblee medesime. In questicasi il lettore viene tratto in inganno perché crede che l’arti-colista, citando l’assemblea, sia al corrente di ciò che èsuccesso e, non scrivendone niente, ma riferendo appuntonotizie generiche sull’andamento della società in questio-ne, lo induce a credere che quelle notizie siano l’unica cosadi rilievo avvenuta in assemblea. Con la conseguenza chefatti importanti “nascosti” da taluni giornali, – come unadenuncia al collegio sindacale ovvero la votazione sull’a-zione di responsabilità proposta contro gli amministratori inoccasione dell’approvazione del bilancio –, possano,successivamente, svilupparsi in iniziative gravide di conse-guenze sulla società e sulla quotazione del titolo.Alcune cronache relative al collocamento di pacchetti azio-

nari di società pubbliche in via di privatizzazione, sempresecondo le segnalazioni pervenute, ignorerebbero addirit-tura i rischi connessi a dette operazioni, rischi peraltromessi in luce dal Ministero del Tesoro nel prospetto infor-mativo. Queste cronache spacciano in sostanza per infor-mazione quella che è, invece, solo pubblicità! Il giornalismoè, infatti, informazione critica.Ricordo che il Procuratore generale della Repubblica diMilano ha – come il Consiglio dell’Ordine – il potere diiniziativa disciplinare nei riguardi degli iscritti all’Albo dellaLombardia. Il potere del Pg è correlato all’interesse pubbli-co che esiste nell’ordinamento affinché la professione gior-nalistica si svolga secondo i canoni deontologici fissati dallalegge n. 69/1963 e rafforzati anche dalla Corte costituzio-nale in numerose sentenze a partire dalla n. 11 del 1968.La Corte, inoltre, ha riconosciuto l’esistenza di un vero eproprio “diritto dei cittadini all’informazione”, come risvoltopassivo della libertà di espressione.Tutto ciò premesso, rivolgo un rispettoso appello al SignorGovernatore della Banca d’Italia e al Signor Presidente dellaConsob affinché si sviluppi una collaborazione ampia nell’in-teresse sia dei cittadini-lettori, sia dei cittadini azionisti equindi del risparmio popolare di cui all’articolo 47 dellaCostituzione. La trasparenza è un valore che va difesoanche nel campo dell’informazione economico-finanziariada parte di tutti i soggetti – soggetti pubblici! – che hannoresponsabilità di vigilanza sul mercato e di responsabilitànel campo disciplinare dei giornalisti. La collaborazioneBanca d’Italia-Consob-Ordine dei Giornalisti potrebbe rive-larsi strategica nel garantire concretamente il “diritto deicittadini all’informazione caratterizzata... dall’obiettività edall’imparzialità dei dati forniti; dalla completezza e dallacorrettezza” (sentenza n. 112/1993 della Corte costituziona-le)”.

La lettera dell’Ordine lombardo a Fazio e Spaventa

Page 6: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

6 ORDINE 4 2000

secondo il principio della verità: quest’ultimo comporta l’ob-bligo del giornalista (come quello dello storico) dell’accerta-mento della verità della notizia e il controllo dell’attendibilitàdella fonte”. Il giornalista deve ubbidire a questa regola fissa-ta dalla sua legge professionale: “È diritto insopprimibile deigiornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’os-servanza delle norme di legge dettate a tutela della perso-nalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto dellaverità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri impostidalla lealtà e dalla buona fede”.In una terza vicenda, il Consiglio ha scritto che “apparelodevole” per un giornalista non affidarsi ai comunicati dell’uf-ficio stampa del Comune, ma fare articoli autonomi. La libertàdi informazione e di critica (valori che fanno definire il giorna-lismo informazione critica) è un “diritto insopprimibile” deigiornalisti. Ha scritto la Corte costituzionale (sentenza n.11/1968): “Se la libertà di informazione e di critica è insop-primibile, bisogna convenire che quel precetto, più che ilcontenuto di un semplice diritto, descrive la funzione stessadel libero giornalista: è il venire meno ad essa, giammail’esercitarla, che può compromettere quel decoro e quelladignità sui quali l’Ordine è chiamato a vigilare”.

4.5. Il Garante per la protezione dei dati personali nonpuò determinare i contenuti dell’informazione giornali-stica. Il titolo di questo paragrafo è la sintesi estrema di unasentenza del Tribunale civile di Milano. Le forzature dellalegge n. 675/1996, concepita per disciplinare il funzionamen-to delle banche dati, ma suscettibile di strumentalizzazioniper finalità di censura sull’informazione giornalistica, sonostate rilevate dal Tribunale in una delle prime decisioni emes-se in materia, a seguito di una singolare vicenda.Veniamo ai Fatti. Maria Teresa Valoti, vedova di Vittorio Olce-se, ha chiesto al Garante per la Protezione dei Dati Persona-li di ordinare alla società editrice e al direttore responsabiledel “Corriere della Sera” che negli articoli del quotidiano nonvenga attribuita ad altri che a sé la qualifica di “signora Olce-se” e di adottare tutte le misure necessarie alla tutela delproprio diritto all’identità personale. La Valoti ha fondato inparticolare la sua pretesa sul rilievo che, nonostante reiteratediffide, gli articoli di cronaca politica e mondana sul “Corrieredella Sera” persistono nel qualificare “signora Olcese” laprima moglie di Vittorio Olcese, Giuliana De Cesare, ancor-ché il matrimonio di costei con l’Olcese, contratto nel 1958,sia stato dichiarato nullo dal Tribunale della Sacra RomanaRota sin dal febbraio 1976; il conseguente collegamento allapropria persona delle opinioni, delle iniziative e delle amiciziedella De Cesare comportano, secondo la ricorrente, unagrave distorsione della sua identità.Con provvedimento emesso il 19 aprile, in base all’articolo29 della legge n. 675/96 (Tutela delle persone e di altrisoggetti rispetto al trattamento dei dati personali), il Garante,in accoglimento della richiesta della sig.ra Valoti, ha ordinatoall’editore e al direttore del “Corriere della Sera” di cessare il“comportamento illegittimo” rettificando la registrazione o,comunque, la trattazione dei dati personali della ricorrente inmodo tale da “individuare correttamente con l’espressionesig.ra Olcese soltanto la ricorrente Maria Teresa Valoti anzi-ché la sig.ra Giuliana De Cesare”, nonché di divulgare larettifica con pubblicazione di apposito comunicato sul“Corriere della Sera”.Il direttore e l’editore del quotidiano milanese hanno propo-sto opposizione contro tale decisione davanti al Tribunale diMilano, sostenendo, tra l’altro, che il provvedimento emessonei loro confronti non rientrava nei poteri del Garante e checomunque la signora Valoti non era legittimata a chiederlo.Essi hanno anche sollevato, in via subordinata, eccezione diillegittimità costituzionale degli artt. 29 L. n. 675/96 e 20D.P.R. n. 501/98.Il Tribunale di Milano ha accolto l’opposizione, annullando ilprovvedimento emesso dal Garante. Nella motivazione delladecisione, il cui testo integrale è stato pubblicato su Tabloid(n. 1/2000) ed è consultabile sul sito web dell’Ordine lombar-do (www.odg.mi.it), il Tribunale, ha osservato, tra l’altro, chela direttiva della Commissione Europea 95/46/CE, in base allaquale è stata approvata dal nostro Parlamento la legge675/1996, circoscrive in modo inequivocabile il proprio ambitodi applicazione al trattamento dei dati personali comunquedestinati all’archiviazione e pertanto non concerne le informa-zioni diffuse dai giornali: ciò deve indurre, secondo il Tribunalead interpretare in senso restrittivo la portata della legge n.675/96, anche per evitare che la sua applicazione si ponga incontrasto con l’articolo 21 della Costituzione, che tutela lalibertà di informazione. Il Tribunale ha peraltro ritenuto che,anche volendo interpretare estensivamente la legge n.675/96, nel senso cioè che essa si riferisca alle informazioninon strutturate in archivio, la domanda promossa dalla signo-ra Valoti vedova Olcese non possa essere accolta, in quantola tutela prevista dalla legge spetta esclusivamente alla perso-na oggetto dell’informazione, laddove le notizie pubblicate dal

“Corriere della Sera” concernevano la sig.ra De Cesare. Inol-tre il Tribunale ha ritenuto che la diffusione di tali notizie rientrinell’esercizio del diritto di cronaca e che il provvedimento delGarante si sia posto in contrasto con l’articolo 21 della Costi-tuzione, che pone alla pubblica autorità il divieto assoluto diadottare provvedimenti diretti ad esercitare controlli o assensipreventivi sul contenuto delle pubblicazioni.I riflessi di questa sentenza sono importanti per quantoriguarda la libertà di cronaca. Va osservato che il Garantefinora mai ha adottato provvedimenti specifici, che possanoessere considerati una compressione del diritto di cronaca.

4.6. Il diritto dei minori alla riservatezza. Censurato il diret-tore di una rivista, che si è occupata della storia controversadi un minore. Va detto subito che l’articolo va contro gli inte-ressi del minore. Il settimanale si è fatto semplicementeportavoce delle tesi della madre senza alcuna considerazio-ne critica. È impensabile che i giudici, che hanno preso ilprovvedimento, abbiano agito con leggerezza e contro gli“interessi” del minore. La pubblicazione del nome del bambi-no – identificabile attraverso le generalità della madre –nonché della fotografia (anche se schermata) è, infatti,espressamente proibita dalla “Carta dei doveri del giornali-sta” e dalla “Carta di Treviso”; e contrasta con il dovere delrispetto della persona imposto dall’articolo 2 della leggeprofessionale, mentre l’articolo 16 della Convenzione Onusui diritti del bambino (Convenzione recepita nella legge n.176/1991 e nel vigente Cnlg) vieta interferenze arbitrarie oillegali nella vita dei fanciulli. L’ordinamento giuridico italiano(anche attraverso il “Codice sulla privacy”) proibisce ai gior-nalisti di occuparsi di minori al centro di vicende che, se resepubbliche, possano compromettere lo sviluppo della loropersonalità.Tale norma non ammette deroghe. La tutela dellapersona, e soprattutto di un minorenne, coinvolge valorifondamentali della Carta costituzionale (identità personale,diritto alla riservatezza) che non possono essere “invasi” daldiritto di cronaca. Un articolo può avere conseguenze, anchegravi, sul processo formativo e sulla crescita psichica di unbambino, esponendolo a una “pressione” esterna continuanel tempo.In un altro caso, il Consiglio ha assolto il direttore di unperiodico di Pavia che ha pubblicato nome e cognome di unminore, figlio di un uomo politico locale, colto da un malore inchiesa. Va osservato che il minore non è stato danneggiatodal fatto che sia stato scritto che abbia prima accusato unmalore e che poi stava bene. L’articolo ha, invece, tranquilliz-zato coloro che in chiesa avevano assistito all’incidente. Inbase all’articolo 10 del Codice sulla privacy, “il giornalista,nel far riferimento allo stato di salute di una determinatapersona, identificata o identificabile, ne rispetta la dignità, ildiritto alla riservatezza e a personale”. In sostanza la pubbli-cazione di dati sanitari della persona è ammessa, nell’ambi-to del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione. Ilbambino è finito sui giornali perché è figlio di un personaggiopolitico conosciuto. Chi ha deciso di mettersi in politica ha,comunque, una sfera di salvaguardia molto più limitata rispet-to all’uomo della strada.L’articolo 25 della legge n. 675/1996 supera, comunque, l’ar-ticolo 22 affermando: “Le disposizioni relative al consensodell’interessato e all’autorizzazione del Garante, nonché illimite previsto dall’articolo 24, non si applicano quando il trat-tamento dei dati di cui agli articoli 22 e 24 è effettuato nell’e-sercizio della professione di giornalista e per l’esclusivoperseguimento delle relative finalità. Il giornalista rispetta ilimiti del diritto di cronaca, in particolare quello dell’essenzia-lità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico,ferma restando la possibilità di trattare i dati relativi a circo-stanze o fatti resi noti direttamente dall’interessato o attra-verso i suoi comportamenti in pubblico”. Il diritto di cronaca,in questo caso, quindi, prevale sul diritto alla privacy. Il malo-re del bambino in una chiesa è un fatto pubblico avvenuto inun luogo aperto al pubblico. L’ordinamento giuridico delloStato protegge la riservatezza dei bambini vittime di fattidisdicevoli. La vicenda narrata dal periodico non ha talicontorni.Lo stesso principio è stato applicato a favore del direttoredi “Oggi”, che aveva pubblicato la foto di una giornalista dellaRai che si era lasciata cogliere nel suo letto, in casa sua,sotto una trapunta blu. La giornalista si era lamentata delladiffusione di quella immagine, concessa… a un agenzia foto-grafica. Il Consiglio condivide una massima giurisprudenzia-le: “Chi ha scelto la notorietà come dimensione esistenzialedel proprio agire, si presume abbia rinunciato a quella partedel proprio diritto alla riservatezza direttamente correlata allasua dimensione pubblica” (Tribunale di Roma, 13 febbraio1992, in Dir. Famiglia, 1994, 1, 170, n. Dogliotti, Weiss). Lagiornalista non può invocare alcuna norma in sua difesa,perché, consenziente, si è lasciata fotografare nella suaabitazione, luogo privato per eccellenza, che i cronisti e i foto-cronisti non possono violare (articolo 3 del Codice di deonto-

logia sulla privacy). La buona fede del direttore è pertantofuori discussione. Avendo acquistato la foto da una agenzia,il direttore di “Oggi” non può essere censurato.

4.7. La commistione pubblicità-informazione. La pubbli-cità redazionale. Il Consiglio nazionale ha confermato il 3novembre 1999 la sanzione inflitta dall’Ordine della Lombar-dia al direttore e a una collaboratrice per quanto riguarda uncaso di pubblicità redazionale nel settimanale “Oggi”. È unavicenda che merita di essere raccontata.All’origine del provvedimento sta il fatto che il direttore “hadisposto la pubblicazione (sul numero 41 dell’11 ottobre1995), nell’ambito di quella parte del settimanale identificatadal titolo “Oggi in famiglia” (pagg.112-133) e in particolarenel contesto (pag. 116) della rubrica “Bellezza”, di due arti-coli (“E lavarsi i denti diventa un gioco”; “C’è anche il dentifri-cio alla propoli”) che costituiscono una fattispecie di c.d.pubblicità redazionale (a favore di prodotti della linea oraleMentadent di cui uno per bambini riprodotto in fotografia)censurata il 15 febbraio 1995 dall’Autorità garante dellaconcorrenza e del mercato come pubblicità ingannevole (inbase agli articoli 1, comma 2, e 2, lettera b, del Decreto legi-slativo n. 74/1992). Si tratta di una forma di pubblicità reda-zionale, secondo l’Antitrust, “sostanzialmente indirizzata,nonostante il proprio aspetto informativo, a promozionare ilprodotto in esso descritto”. Il Consiglio dell’Ordine dellaLombardia ha ravvisato in ciò una violazione dell’articolo 2della legge professionale nella parte in cui impegna i giorna-listi (e gli editori) “a promuovere la fiducia tra la stampa e ilettori”. Nelle valutazioni conclusive, il Consiglio dell’Ordinedella Lombardia sottolinea la responsabilità del direttoresull’intero contenuto della pubblicazione da lui diretta quale(legge n. 633/1941) “autore dell’opera collettiva dell’ingegno”.“L’obbligo della verità sostanziale dei fatti – spiega nella sualunga delibera il Consiglio dell’Ordine della Lombardia – conl’osservanza dei doveri di lealtà e di buona fede, si sostanziaanche in un comportamento del giornalista che, oltre ad esse-re, deve anche apparire conforme a tale regola, perché su diessa si fonda il rapporto di fiducia tra i lettori e la stampa.Come il magistrato deve essere e deve apparire indipenden-te, così il giornalista deve essere e deve apparire corretto”.“Se io penso – spiega a questo punto il Consiglio dell’Ordinedeliberante – che un giornalista sia serio, la notizia da luidata avrà per me una sua credibilità; se io penso che un gior-nalista sia un ‘pubblicitario mascherato’, la stessa notizia saràda me vissuta come ‘tutta pubblicità’”.“Anche l’apparire corretto – chiarisce ancora in una lungainterpretazione deontologica l’Ordine della Lombardia – haun suo significato per il professionista, che concepisce il gior-nalismo come informazione critica”.“Nel campo etico – prosegue – anche le apparenze possonoassumere un peso negativo”. Da qui deriva il provvedimentodisciplinare. Il direttore ha l’obbligo di controllare tutto ciò cheappare sul giornale, comprese le lettere dei lettori e le inser-zioni pubblicitarie.Il Consiglio nazionale ha condiviso quanto enunciato dalConsiglio regionale circa il ruolo e i compiti di un direttoreresponsabile. Il direttore ha la funzione di imprimere al gior-nale quella che di esso può definirsi l’impostazione comples-siva e di evitare sbandamenti al di fuori del campo non solodel diritto positivo, ma anche di quello ben più ampio delcorrente costume professionale. Il direttore è sempre il puntodi riferimento professionale e anche morale per i suoi redat-tori. E proprio per questo motivo, nonostante la sua sia un’at-tività caratterizzata dall’immediatezza, dalla corsa continuaalla notizia (è insomma una corsa col tempo), gli fanno capouna serie di doveri tra cui in primo luogo quello di esercitarele prerogative di tale figura e, in particolare, quella dellavigilanza, indispensabile per garantire quella libertà di infor-mazione e di critica che la legge vuole assicurare comenecessario fondamento di una libera stampa.L’Ordine dei Giornalisti da tempo condanna la commistionetra informazione e pubblicità ribadendo che la pubblicità deveessere chiara, palese, esplicita, riconoscibile e separatadall’informazione giornalistica. Questo perché la lealtà versoil lettore impone che il lavoro giornalistico e quello pubblicita-rio rimangano separati e inconfondibili. Tentativi di mescolan-za diventano un inganno per il lettore e vanno combattuti erespinti perché degenerativi della qualità dell’informazione.Ma soprattutto rilevante è quanto contenuto nella Carta deiDoveri del giornalista che nel capo relativo a “Informazione epubblicità” stabilisce che “I cittadini hanno il diritto di ricevereun’informazione corretta, sempre distinta dal messaggiopubblicitario e non lesiva degli interessi dei singoli. I messag-gi pubblicitari devono essere sempre e comunque distingui-bili dai testi giornalistici attraverso chiare indicazioni. Il gior-nalista è tenuto all’osservanza dei principi fissati dal Proto-collo d’intesa sulla trasparenza dell’informazione e dalContratto nazionale di lavoro giornalistico; deve semprerendere riconoscibile l’informazione pubblicitaria e deve

La relazione del consigliere segretario Gabriele Moroni

Moroni:“Avanzata continua delle donne giornaliste”

0000000000002222Assemblea

Page 7: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

7ORDINE 4 2000

comunque porre il pubblico in grado di riconoscere il lavorogiornalistico del messaggio promozionale.Nel caso in esame, invece, si è di fronte ad una ipotesi di“pubblicità non trasparente” che viola la credibilità del giorna-le e lo stesso rapporto di fiducia con il lettore che devepresiedere la pubblicazione di ogni rivista Nel caso in esamesi è, in sostanza, in presenza di una situazione che assumesicura rilevanza deontologica giacché si viene a ledere quelprincipio di lealtà nell’informazione cui, in base alla leggeprofessionale, devono essere improntati i comportamenti delgiornalista e ancor più del direttore”.

4.8. L’obbligo giuridico di adeguarsi ai giudicati dei tribu-nali e il problema di una concessionaria di pubblicità cheedita periodici. Con la decisione “Bella”, il Consiglio ha ribadi-to che nel nostro ordinamento giuridico è presente il principiodi ordine generale – desumibile dall’articolo 4 della legge 20marzo 1865 n. 2248 allegato E – secondo cui la pubblicaamministrazione (l’Ordine dei Giornalisti è pubblica ammini-strazione in base al Dlgs n. 29/1993, ndr) ha l’obbligo di confor-marsi al giudicato dei tribunali (Corte cost., 23 luglio 1997, n.264). Nel caso specifico il Consiglio dell’Ordine dei Giornalistinon poteva ignorare il decreto (“esecutivo”) del giudice dellavoro depositato dal difensore del direttore di “Bella” nel corsodell’audizione del 13 settembre 1999.In sostanza la legge sull’abolizione del contenzioso ammini-strativo, che è un cardine dello stato di diritto, stabilisce l’ob-bligo per l’autorità amministrativa (tale è l’Ordine professiona-le, ndr) di uniformarsi alle sentenze del giudice ordinario(Consiglio nazionale, decisione 13 dicembre 1978 in Annua-rio dei Giornalisti 1980-1981 edito dal Centro Documentazio-ne Giornalistica di Roma). Il decreto del giudice del lavoro(confermato successivamente dal tribunale) risponde a tutti ipunti centrali dell’esposto del Cdr di “Bella”, quando affermache “non sembrano esistere nel caso di specie elementi diantisindacalità nel comportamento dell’azienda per ciò checoncerne l’obbligo di fornire alle rappresentanze sindacaliaziendali, territoriali e nazionali le necessarie informative inordine alle iniziative editoriali di trasformazione della formuladi “Bella” ecc. Invero non risulta in atti che siano in corsotrasformazioni”. L’editore, peraltro, è responsabile, secondoil giudice, unicamente di aver fatto stampare e di aver manda-to in edicola il n. 17 di “Bella”, “nonostante i giornalisti chelavoravano al periodico fossero in sciopero”. “L’antisindacalità– si legge nel decreto – va pertanto identificata non nel fattoche vi sia stato un ricorso a terzi, ma in quello che questoricorso sia stato abbondantemente dilatato rispetto al norma-le, fino a fare dei terzi gli autori esclusivi della rivista, vanifi-cando in questo modo lo sciopero dei giornalisti”. L’episodio-clou della vicenda gira, quindi, attorno al n. 17 di “Bella”, la cuiuscita è l’unica violazione rilevante da addebitare all’editore(e non al direttore).L’istruttoria ha messo in luce che una concessionaria dipubblicità (Pim-Area Nord) è diventata proprietaria al 100%di Editoriale Italiana e al 51% di Editoriale Donna, societàche editano con “Bella” anche altre testate (“Pratica”, “Benis-simo”, “Quattro zampe”, “Buona Cucina” e “La mia Bouti-que”). Tale realtà merita una particolare attenzione da partedella Fnsi e delle Fieg, impegnate nel rinnovo del contratto,perché un editore, che nello stesso tempo è anche conces-sionario di pubblicità, è portato naturalmente a violare l’arti-colo 44 del Cnlg, quell’articolo che pone confini tra l’informa-zione e la pubblicità.In un’altra vicenda, il Consiglio ha preso atto che l’ex diret-tore dell’“Indipendente” era stato assolto in sede penale.Conseguentemente il giornalista era da prosciogliere anchein sede disciplinare. La controversia era legata alla pubblica-zione di una lettera, contestata dall’Ordine dei medici veteri-nari di Piacenza.

4.9. L’Ordine non svolge funzioni sindacali. Il Consiglio haarchiviato un esposto nato all’interno del Cdr del “Corrieredella Sera”, alla luce di questa massima giurisprudenziale:“Gli Ordini professionali non hanno poteri o funzioni in mate-ria sindacale” (Cass. Pen., 7 febbraio 1980; Riv. Giu. Lav.,1982, IV, 529).

4.10. La cancellazione dall’Albo di un giornalista moro-so. Il Consiglio ha deliberato la cancellazione dall’Albo di ungiornalista professionista moroso per 5 anni. Il Consiglio haosservato che “il rifiuto persistente del pagamento dellequote dovute costituisce grave pericolo per la vita stessadell’Ordine che trae esclusivamente i mezzi per adempierealle sue funzioni dalle quote degli iscritti; che tale comporta-mento costituisce violazione dei doveri professionali e fattodi scorrettezza professionale; che il prolungato mancatopagamento e l’assenza di qualsiasi comunicazione a riguar-do devono essere interpretati come un’evidente manifesta-zione di cessazione dell’attività nonché di implicita rinunciaall’iscrizione”.

ConclusioniIl ’99, anno della svolta per le professioni intellettuali. L’Or-dine ente pubblico posto a tutela dei cittadini.Il 1999 è stato l’anno della svolta per le professioni intellettuali.Tra marzo e giugno, la partita appariva persa per gli Ordini e iCollegi, gli enti che organizzano le professioni stesse. Luglio,invece, si è rivelato il mese delle grandi decisioni parlamentari.Il Dlgs n. 300/1999 sulla riorganizzazione dei ministeri ha intro-dotto nell’ordinamento due principi fondamentali: gli Ordini e iCollegi rimarranno sotto la vigilanza del Dicastero di Giustizia,mentre il Dicastero dell’Università concorrerà a preparare inuovi professionisti. Nel futuro vicino, quindi, tutti i professioni-sti (giornalisti compresi) nasceranno negli Atenei. Il Dpef 2000-2003, invece, ha congelato gli Ordini e i Collegi esistenti, vinco-lando Parlamento e Governo a non crearne di nuovi. Ordini eCollegi, quindi, rimangono in piedi, ma la riforma è tutta dacostruire. La battaglia verte sulle società professionali, sulmodo di intendere la concorrenza, sulle tariffe, sulla pubblicitàe sull’accesso. Questioni non da poco. Il Governo D’Alema,partito di gran carriera nel marzo 1999, ha cambiato radical-mente linea: non parla più di scontro e ridimensionamento deiprofessionisti. Il presidente del Consiglio, con una giravolta di360 gradi, nel settembre 1999 ha parlato dei professionisticome “classe dirigente diffusa del Paese”, precisando che“essi storicamente hanno assolto al ruolo di organizzare ilsapere e le competenze”. Sono le parole, usate nel giugnoprecedente, da chi scrive in un pubblico convegno milanese.

5.1. Le Università in campo. Il 15 dicembre 1999 il ministrodell’Università Ortensio Zecchino, presenta le 41 classi in cuisaranno compresi i corsi di laurea triennali che, in base agliadempimenti della riforma, sono all’esame del Consiglio nazio-nale universitario (Cun) e andranno quindi alle commissioniparlamentari per entrare in vigore, si spera, nell’anno accade-mico 2001-2002. Nelle intenzioni del Murst le nuove classidovrebbero rispondere meglio delle facoltà alle esigenze diuna moderna società che si avvia al terzo Millennio. Lo studen-te che termina le medie superiori si iscrive a un corso universi-tario triennale al termine del quale consegue il titolo di “laurea-to”; dopo, lo studente potrà frequentare il biennio di specializ-zazione, fare le tesi e diventare “dottore”. Il ministero dell’U-niversità ha elaborato 103 indirizzi di lauree specializzatebiennali tra le quali c’è quella specifica in giornalismo. Lariforma universitaria diventa, quindi, per gli Ordini professionali(e soprattutto per l’Ordine dei Giornalisti) il terreno del cambia-mento. I rettori degli atenei il 4 febbraio hanno chiesto “che alpiù presto siano definite le regole per raccordare i nuovi titolicon le norme professionali”. La rivoluzione nelle professionisarà portata dalle Università, che oggi godono di piena auto-nomia nella impostazione dei cicli didattici.“Gli studenti che si iscriveranno, probabilmente dal 2001-2002, alle nuove lauree triennali e alle lauree specialistiche –ha dichiarato Luciano Modica, presidente della Conferenzadei rettori, a “Il Sole 24 Ore” ( edizione del 5 febbraio) - dovran-no sapere quale regolamentazione li attende qualora voles-sero svolgere professioni regolamentate al termine degli studi.Il sistema di accesso alle professioni regolamentate va riorga-nizzato in presenza di una normativa che attribuisce ampispazi di autonomia alle università nella definizione dei curri-cula. Con almeno il 34% dei crediti lasciati all’autonomia,saranno gli Ordini a verificare i curricula degli studenti oppuretoccherà agli atenei?. Tutta la normativa sugli Ordini – affer-ma Modica – andrebbe rivista perché adesso è un coacervoincredibile di norme in cui è difficilissimo orientarsi. Una rego-lamentazione così fitta delle professioni non ha riscontro neglialtri Paesi europei: ora gli Ordini assumono la garanzia dell’in-gresso alla professione in modo protezionistico e non solo nelsenso di una verifica, essenziale, della qualità della prepara-zione. Senza voler togliere importanza agli Ordini professio-nali, questa è anche l’occasione per ripensare l’accesso e ilsistema delle professioni”. È evidente che l’esame di Statodovrà svolgersi in futuro per tutte le professioni in Università,mentre oggi questo già avviene ma solo per le professionitecniche. In sostanza i Consigli degli Ordini dovranno occu-parsi unicamente di deontologia, funzionando come giudicidisciplinari, e di formazione continua (sempre in raccordo conle Università).

5.2. L’esperienza milanese. Il Consiglio dell’Ordine dellaLombardia nel 1974 ha approvato una delibera con la qualeintendeva dare vita a una “scuola di giornalismo” (oggi deno-minata “Istituto Carlo De Martino per la Formazione al giorna-lismo”) e nel contempo ha rivitalizzato un principio (già codifi-cato nel 1929 con il Regio decreto n. 2291) secondo il quale lafrequenza della Scuola per due anni costituiva titolo equivalen-te alla pratica tradizionale svolta (per 18 mesi) nelle redazioni.Il primo corso iniziò nel novembre 1977. Quella di Milano rima-ne la prima scuola di giornalismo abilitata (dall’Ordine) al prati-

cantato alternativo. Così gli editori hanno perso il privilegio,che risale al 1928, di “fare i giornalisti”. Fu un fatto fortementeinnovativo: si poteva diventare (e si diventa) giornalisti esclusi-vamente in base alle capacità individuali, superando unconcorso fortemente elitario (i posti sono appena 40). Nelsettembre 1999 hanno partecipato alla selezione 505 giovanisu 683 iscritti, facendo segnare un’affluenza record. È anchevero che la scuola di Milano esercita una grande attrazione,perché ha “costruito” in 20 anni 500 professionisti (tutti occu-pati). Nel luglio 1990, il Consiglio nazionale dell’Ordine ha rico-nosciuto altre cinque scuole (Milano Cattolica, Roma Luiss,Bologna, Urbino, Perugia). Recentemente il Consiglio nazio-nale ha dato disco verde ad altri due corsi in Roma (Universitàdi Tor Vergata e Lumsa). A Roma, in sostanza, è nato un siste-ma universitario imperniato su tre Atenei.

5.3. Le novità milanesi. Presto anche Milano potrebbe averetre corsi universitari di giornalismo: Cattolica (già esistente),Statale e Iulm. I primi contatti tra Ordine della Lombardia eAtenei sono stati avviati. L’Università statale pensa di firmareuna convenzione con la Regione Lombardia e con l’Ordinedei Giornalisti per assorbire l’Istituto “Carlo De Martino”,dando vita a un corso biennale specializzato in giornalismo alquale potranno accedere i laureati in Giurisprudenza, Letteree Scienze politiche. Al termine del corso, i giovani avrannodue titoli (quello di dottore in giornalismo e quello che dà dirit-to di sostenere l’esame di Stato per diventare giornalistiprofessionisti). C’è ottimismo nelle Università milanesi sul futu-ro delle professione giornalistica: tutti guardano alle opportu-nità crescenti offerte dalle testate telematiche e da Internet;dalla comunicazione pubblica, dall’attività degli uffici stampa,dalle televisioni e dalle radio. Il Consiglio dell’Ordine hadiscusso i problemi, legati alla svolta, nella seduta del 31gennaio. Appare evidente che la “scuola professionale”,concepita nel 1974, sia superata. Bisogna fare i conti con l’au-tonomia delle Università e le Università devono fare i conticon l’Ordine, che ha la chiave del riconoscimento dei corsi edelle iscrizioni nel Registro dei praticanti. Va individuata unasoluzione equilibrata che metta insieme saperi scientifici esaperi tecnici e che individui materie del tirocinio, professori“togati” e professori giornalisti. Un mix che ha una buona basenell’esperienza ventennale dell’Ifg. Bisogna fare anche in fret-ta. Nel febbraio 2001 sarà l’ora del bando per il XIII bienniodell’Ifg, il primo ufficialmente (si spera) a livello universitario.Un momento solenne per il mondo giornalistico italiano. Laprofessione cambia radicalmente. La professione sarà certifi-cata, come avviene per le altre professioni, da chi ne ha pienotitolo: l’Università italiana. Milano guiderà anche questa rivolu-zione, la rivoluzione della professione più complessa, più deli-cata e più strategica per un paese democratico, che figura trai primi sei Paesi industrializzati del mondo.Con l’ancoraggio della professione all’Università vanno definiti-vamente in archivio tutte quelle teorie che definivano i giornali-sti “professionisti senza saperi” e, quindi, non degni di avereun Ordine professionale.

5.4. È da ribadire la visione dell’Ordine visto come ente pubbli-co che ha la specifica competenza della tenuta dell’albo, deigiudizi disciplinari, della redazione e della proposta della tariffaprofessionale nonché della liquidazione dell’onorario a richie-sta del professionista o del suo cliente. Tali funzioni, comeabbiamo più volte affermato in passato, sono assegnate a tute-la non degli interessi della categoria professionale ma dellacollettività nei confronti dei professionisti. Questo principio, orafissato nella sentenza n. 254/1999 del Consiglio di giustiziaamministrativa per la Regione siciliana (magistratura equipa-rata al Consiglio di Stato), appare destinato a rilanciare il dibat-tito sul ruolo degli Ordini professionali. La finalità della tariffa èla tutela del cliente del professionista, in sostanza dei “consu-matori dei servizi professionali” come scrive l’Antitrust conlinguaggio comunitario.Molti sostengono, invece, che “gli Ordini hanno la finalità ditutelare (solo) gli interessi della categoria”. Ma non è così.Secondo il Consiglio della Giustizia amministrativa della regio-ne siciliana, invece, gli Ordini, devono tutelare gli interessi deiclienti dei professionisti. “Le specifiche competenze della tenu-ta dell’albo, dei giudizi disciplinari, della redazione e dellaproposta della tariffa professionale nonché della liquidazionedei compensi – scrive il Cgars – sono assegnate dalla leggeagli Ordini essenzialmente per la tutela della collettività neiconfronti degli esercenti la professione, la quale solo giustifical’obbligo dell’appartenenza all’Ordine, e non già per una tuteladegli interessi della categoria professionale che farebbe degliOrdini un’abnorme figura d’associazione obbligatoria, munitadi potestà pubblica, per la difesa di interessi privati settoriali”.Un concetto, questo, che prefigura un ruolo moderno degliOrdini non più intesi come corporazione ma come enti checoncorrono ad attuare valori e finalità propri della Costituzionerepubblicana.

Franco Abruzzo

Care colleghe e cari colle-ghi, ritualmente, una voltal’anno, il segretario dell’Ordi-ne dà i numeri. Al 13 marzo2000 risultano iscritti all’Ordi-ne dei Giornalisti dellaLombardia 5.445 professio-nisti contro 5.336 alla stessadata del 1999. Gli uominisono 3.316, le donne 2.129.Dei 5.445 professionisti, ipensionati sono 800 (quasi il15%). Le giornaliste profes-sioniste rappresentano il39,10 per cento degli iscrittirispetto al 38,5 per cento del1999. Un indice largamentesuperiore alla media nazio-

nale del 20 per cento. Ilnostro è anche il più alto indi-ce in Europa. I pubblicistisono 9.157 contro 8.750 del1999; di questi 6.085 sonouomini e 3.072 donne. Ledonne pubbliciste sono il33,5 per cento, con un incre-mento del 20 per cento negliultimi cinque anni. I praticantisono 445 (dei quali 188provengono dall’Albo deipubblicisti) contro 430 delloscorso anno. Gli uomini sono200, le donne sono 245, il 55per cento, con un aumentodel 10 per cento negli ultimitre anni. Gli iscritti all’elenco

speciale sono 3.495; erano3.518 un anno fa. Gli iscrittiall’elenco temporaneo sono14, quelli all’elenco stranieri38. In totale l’Ordine dei Gior-nalisti della Lombardia acco-glie 18.594 iscritti rispetto ai17.872 del 1999. Tutti gliiscritti che si rivolgono alnostro Ordine con giuste emotivate richieste di informa-zione e tutela, ricevonoadeguata assistenza legalee fiscale. Voglio allora ricor-dare brevemente le iniziativeche l’Ordine ha intrapreso inquesta direzione negli ultimianni. Dal 1996, attraverso

l’Ufficio relazioni con il pubbli-co, è stato avviato un servi-zio di assistenza fiscale.Prosegue (così come delibe-rato dal Consiglio dell’Ordinenella sua seduta del 18gennaio 1999) il servizio digratuito patrocinio legale peri giornalisti che, esercitandola libera professione, si ritro-vano ad essere creditori neiconfronti di quotidiani, perio-dici, emittenti radiotelevisive.Sono sempre più numerosi icolleghi che si rivolgonoall’Ufficio relazioni con ilpubblico di cui è responsabi-le la collega Letizia Gonza-

les. L’Ufficio mette un avvo-cato a disposizione dei colle-ghi, evitando loro di sobbar-carsi pesanti oneri legali.Uno sforzo quotidiano note-vole che non sarebbe possi-bile senza il contributo di altaprofessionalità del personaledel nostro Ordine al quale vail mio ringraziamento piùaffettuoso.Come ogni anno (ma sepossibile con accresciutaconvinzione) voglio ricordarecome il nostro Ordine conti-nui a perseguire con punti-glio tenace la strada delladifesa della professione e del

riconoscimento dei diritti chederivano da un lavoro effetti-vamente svolto. Il riconosci-mento d’ufficio del pratican-tato giornalistico, lungi daessere fabbrica di disoccu-pati e scontenti, è presa d’at-to di un diritto conquistato collavoro. Un diritto che l’Ordinericonosce solo dopo una atti-vità istruttoria lunga, accura-ta, meticolosa e un ampiodibattito in Consiglio. Ognianno questo Ordine scrive lasua storia. Lo fa soprattutto,colleghi e colleghe, grazie alvostro apporto. E di questo viringrazio.

5

Page 8: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

8 ORDINE 4 2000

Il Collegio dei Revisori dei Conti, in confor-mità al disposto di legge, presenta la propriarelazione sul conto consuntivo per l’esercizio1999 e sul bilancio preventivo 2000.I membri di questo Collegio hanno procedutoad una accurata analisi e verifica di tutte leposte in entrata e in uscita, controllando la

La relazione del Collegio dei Revisori dei Conti dell’OgL

Felappi: i bilanci 1996-2000saranno certificati uno a uno

Signor Presidente, Colleghe e Colleghi,sottopongo alla Vostra attenzione il rendicon-to 1999 e il bilancio preventivo per il 2000.

Per quanto riguarda il bilancio consuntivo quidi seguito darò un’ampia spiegazione dellevoci di bilancio.

La relazione del consigliere tesoriere dell’OgL

D’Asnasch: forte impegnoper le iniziative culturali

Bilancio consuntivo 1999 Dati in 000Le entrate totali ammontano a lire 3.610.983Le uscite totali ammontano a lire 3.502.587con un avanzo di esercizio pari a lire 108.396

raccomandata almeno quindici giorni prima atutti gli iscritti”.Le spese legali ammontano a lire 95.6 milionicirca. L’impegno su questo fronte è correlatoalle impugnazioni delle nostre decisionidavanti al Tribunale, e alla Corte d’Appello diMilano nonché di fronte alla Corte di Cassa-zione.Le spese bancarie sono pari a £ 28.2 milionicirca e comprendono le spese sostenute perl’accredito diretto sul conto dell’Ordine dellequote pagate dagli iscritti tramite esattorianonché i costi legati alle operazioni di sportel-lo. Questa voce è, comunque, coperta dall’ag-gio dell’11% che viene applicato alla parte(50%) della quota liquidata al Consiglio nazio-nale.Per quando riguarda il mensile “OrdineTabloid”, il costo della stampa è diminuito diquasi 20 milioni, cioè di quasi 2 milioni anumero, mentre sono cresciute le spese dellecollaborazioni. L’Ordine professionale è tenutomoralmente a rispettare il suo tariffario, quan-do chiede prestazioni professionali ai suoiiscritti.Notevole successo ha ottenuto il Premio “Tesidi laurea”, che ha consentito all’Ordine di Mila-no di spingere la ricerca universitaria sulnostro mondo. I sei premi costano 30 milioni(a ognuno dei 6 vincitori vanno 5 milioni). Ilresto delle uscite riguardano i consulenti delConsiglio, che leggono le singole tesi (123 nel1999 e 120 quest’anno) e che vanno retribuitiin base al tariffario dell’Ordine.Resta invariato l’impegno dell’Ordine per il“Premio Brianza” e per il “Premio Max David”.Quest’ultimo premio va a un inviato specialedi valore. Gli editori pensano di abolire la figu-ra dell’inviato: l’Ordine di Milano, invece, vuoleesaltare questa figura che contribuisce acaratterizzare l’identità di ogni testata.Il Consiglio ribadisce l’impegno di assegnare15 borse di studio di 2 milioni cadauna tra i 40allievi dell’Istituto “Carlo De Martino” per laFormazione al Giornalismo.Nello scorso il Consiglio ha finanziato lamostra sul grande giornalista grafico Giusep-pe Trevisani e il Convegno sui Balcani prepa-rato da ex-allievi dell’Ifg. Quest’anno il Consi-glio ricorderà Walter Tobagi (assassinato 20anni fa) ed Egisto Corradi (morto 10 anni fa),due grandi figure di giornalisti. Il Consigliovuole mantenerne vivo il ricordo e l’insegna-mento.

CONCLUSIONIHanno avuto indubbio successo, nel corso del1999, le iniziative dell’Ordine relative a serviziin favore dei colleghi. Dal 9 febbraio, data diinizio di questo tipo di assistenza, al 31 dicem-bre 1999, oltre 120 giornalisti (85% pubblici-sti) si sono rivolti al servizio legale di patroci-nio gratuito istituito per favorire il recuperaredei crediti di lavoro da parte dei free lance.Complessivamente sono stati recuperaticrediti maturati da giornalisti per 27 milioni.Si trovano ancora all’attenzione del Giudice17 casi, mentre altre 7 pratiche sono stateavviate recentemente con l’invio di diffida aidebitori.Per quanto riguarda, invece, l’assistenzafiscale nel 1999 vi sono state circa 600 consu-lenze. Sono allo studio altre iniziative, in parti-

ENTRATELe entrate sono pari a £ 3.610.983 e sono alli-neate con quelle del precedente esercizio.L’entrata più consistente è data dalle quote diiscrizione ammontante a £ 2.017.689.000(Prof . – Pubbl. – Prat.) e a £ 534.137.000(direttori elenco speciale).I diritti di segreteria hanno fatto registrareentrate per lire 366 milioni circa, in linea conquelli dell’esercizio precedente.Il totale delle tessere Alitalia ammonta a lire31.2 milioni, mentre quello delle tessere ferro-viarie a £ 23.9 milioni.Gli interessi attivi ammontano complessiva-mente a £ 51.1 milioni; purtroppo la gestione1999 non ha avuto risultati brillanti, tant’è chenel corso dei primi mesi dell’esercizio 2000 siè provveduto a cambiare il gestore (che ora èla Bipop-Carire).Si può affermare che il nostro Ordine profes-sionale gode di ottima salute, viste le entrateistituzionali ormai consolidate ed il buon anda-mento degli investimenti.

USCITELa voce più rilevante delle uscite riguarda laparte (50%) delle quote girate al Consiglionazionale ammontano a £ 1.214.565.000.Al Consiglio nazionale vanno £ 70.000 delle140.000 incassate per ogni quota di iscrizio-ne.Per quanto attiene il personale dipendenteringrazio tutti coloro che hanno contribuito,con il loro impegno e la loro professionalità, albuon andamento del nostro Ordine professio-nale.Le spese complessive sostenute per il perso-nale dipendente ammontano a lire 618 milionicirca.Ricordo, a questo proposito, che l’Ordine ètenuto ad applicare ai propri dipendenti ilContratto collettivo di lavoro per i dipendentidegli enti pubblici non economici. Il nuovocontratto è entrato in vigore il primo novembre1998.L’affitto degli uffici, comprensivo delle spesecondominiali, ammonta a lire 140.2 milionicirca.Per la convocazione dell’assemblea delmarzo 1999 sono state spese per l’invio delleraccomandate 76.8 milioni di lire, impostedalla legge 3 febbraio 1963 n. 69, che all’arti-colo 4 recita testualmente: “La convocazionesi effettua mediante avviso spedito per posta

colare la messa a disposizione di una casellapostale elettronica per ogni singolo iscritto.Il Consiglio è sempre impegnato nella ricercadi una nuova sede dell’Ordine, da acquistareinvestendovi gran parte degli accantonamentifinora fatti. Con la diminuzione dei tassi, gliinteressi sugli accantonamenti sono divenutiinfatti praticamente inesistenti e, comunque,non coprono (come nel passato) l’affitto chepaghiamo per l’attuale sede.In una sede nuova, di proprietà, noi potremocercare anche di tenervi le votazioni per ilrinnovo delle cariche, corsi per i praticanti edaltre iniziative che attualmente ci costringonoad affittare locali esterni. Una nuova sedepotrebbe essere anche dotata di biblioteca edaltri servizi. Le ricerche, già intraprese, non si

presentano facili, data anche la necessità diavere una sede non troppo lontana dal centrocittadino e facilmente raggiungibile.Fra le spese figura anche l’assicurazione delleattività istituzionali, resa indispensabile dallarecente sentenza n. 500/1999 della Cassazio-ne, che impone alle pubbliche amministrazio-ni il risarcimento degli eventuali danni derivan-ti da decisioni assunte.Rimane inoltre indispensabile dover continua-re ad affrontare spese legali per sostenere ledecisioni disciplinari del Consiglio, quandovengono impugnate davanti alla magistraturaordinaria. Per questo patrocinio abbiamo,comunque, validi legali, che ci assicuranoassistenza con parcelle assolutamente equili-brate.

veridicità delle pezze giustificative presentate.Sono state effettuate le verifiche trimestralicon estrema puntualità e sono stati ottempe-rati gli obblighi di legge relativamente all’at-tuazione di tali verifiche.Dalle verifiche di cui sopra è emerso quantosegue:

Dati in 000- sono state riscontrate entrate per lire 3.610.983- quota di iscrizione per lire *2.551.826- diritti di segreteria per lire 366.031- tessere viaggi Alitalia per lire 31.215- tessere viaggi ferrovie per lire 23.920- tasse di iscrizione albo per lire 135.680- tessere iscrizione Registro praticanti per lire 14.388- inserto Tabloid per lire 45.363

* (al lordo di quanto dicompetenza del Consiglionazionale)

La Cariplo ha gestito fiduciariamente nel1999 un miliardo e 600 milioni, mentre laBanca di Roma 532 milioni con risultantideludentissimi. Il gestore 2000 è la Bipop-Carire, scelta dopo una accurata selezionetra 5 primari istituti bancari.

Le uscite per £ 3.502.587.000 pareggianocon le entrate con un avanzo complessivo di£ 108.396.000.Il Collegio dei Revisori dei Conti sottolineacome nel bilancio siano stati accantonati iseguenti fondi istituzionali:

Fondo corso praticanti lit. 100.000.000Fondo adempimenti pluriennali lit. 204.940.804Fondo condono quote lit. 29.659.683Fondo aggiornamento professionale lit. 116.296.296Fondo attrezzatura ufficio / man. locali lit. 60.510.410Fondo pubbicità atti incontri-dibattiti lit. 20.000.000Fondo attività editoriali lit. 80.000.000Fondo arredamento uffici lit. 81.369.539Fondo acquisto sede Ordine lit. 1.509.769.457

Totale Fondi accantonamento lit. 2.202.546.189

Ai quali va aggiunto l’avanzo del 1999 pari a£108.396.000, che appare prudente accanto-nare per intero nel Fondo adempimenti plurien-nali, considerato che nel 2001 si terranno leelezioni per il rinnovo del Consiglio. Un appun-tamento, questo, estremamente costoso.

Chi si fida del giornalismo?Lettera in redazionePecco di presunzione pen-sando di veder pubblicatoanche quest’anno su “Tabloid”,queste mie “note” sull’Assem-blea odierna?“Una rondine non fa primave-ra... ma quando le ‘rondini’sono tante, non abbiamodubbi sull’imperituro rinno-varsi delle stagioni... Unacinquantina i festeggiati gio-vani diplomati dalle scuole digiornalismo della Cattolica eDe Martino che hanno rice-vuto la tessa di ‘praticante’ eche garantiranno la conti-

nuità della professione. Unmomento prima la consegnadella Medaglia d’Oro ad illu-stri ‘senatori’ del giornalismoche hanno compiuto cin-quant’anni di attività conlicenza di... scrivere.Su 119 provenienti da tutt’Ita-lia la Giuria dei Consiglieridell’Ordine ha premiato setteTesi di Laurea conseguitenelle più note Università ita-liane da altrettanti Neo-Dot-tori i cui studi hanno abbrac-ciato gli argomenti più varicon una preminenza su

approfondite indagini e con-siderazioni storiche di raf-fronto sul giornalismo in ge-nerale.Nella tradizione delle miglioriintenzioni dell’Ordine il Presi-dente Abruzzo affiancato dalveterano Ambrosi hannostretto la mano a tutti compli-mentandosi per l’ambito rico-noscimento.Con la consueta sperimenta-ta regia il Presidente Abruz-zo ha strategicamente edefficacemente condotto ilavori che, senza intoppi,

hanno visto l’approvazioneall’unanimità dei bilanci con-suntivo e preventivo da partedei tanti colleghi convenutinel salone d’onore “Bracco”del Circolo della Stampa.Per chiudere, dopo questeannotazioni positive, possia-mo infondere un po’ di ottimi-smo in quella autrice dellaTesi che si chiede: ‘Chi si fidadel giornalismo?’.E alla fine, foto ricordo,spumante e tartine per tutti”.Milano, 23 marzo 2000Giorgio Aleardo Zentilomo

Il Collegio dei Revisori ha, inoltre, controllatola rispondenza dei dati di bilancio con i saldieffettivi esistenti sia in cassa che presso lebanche, riconciliandoli trimestralmente e afine anno.Come noto nel 2001 si terranno le elezionidel nuovo Consiglio e come ormai prassi,prima delle elezioni stesse, l’Ordine provve-derà a far certificare i bilanci degli esercizi dal1996 al 2000. Questa operazione avrà inizionell’anno in corso per terminare nei primimesi del 2001. Il Consiglio ha avviato trattati-ve con una società di revisione abilitata. Ilcosto previsto è di £ 20 milioni. Il Consiglio incarica intende lasciare al Consiglio suben-trante una realtà contabile inattaccabile.Il Collegio dei Revisori dei Conti invita l’As-semblea ad esprimere voto favorevole alconto consuntivo 1999 ed al bilancio preven-tivo 2000.

Il Presidente del Collegio dei Revisori Rino Felappi

Il Revisore Aldo Borta SchianniniIl Revisore Davide Colombo

0000000000002222Assemblea

SergioD’Asnasch

RinoFelappi

Page 9: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

9ORDINE 4 2000

Una nuova testata incorporea, formata da“bit” e dalle alchimie tecnologiche di questanostra era, si è aggiunta alla palestra delleesercitazioni giornalistiche degli allievi del XIIcorso dell’Ifg, un organo “on line” che affian-ca il quotidiano cartaceo “Milano ore 13”,l’agenzia “IFG Notizie”, il radiofonico “Specia-le FM”, i servizi televisivi digitali autoprodotti,l’inserto “Tabloid” del giornale dell’Ordine,all’epoca della fondazione della Scuola, 23anni fa, unica possibilità per compiere il prati-cantato. La nascita della testata telematicaviene così a chiudere il cerchio di unacomplessa (e anche faticosa) opera di rinno-vamento didattico compiuta in questi ultimianni per adeguare la preparazione dei gior-nalisti di domani a quella che è già oggi lanuova frontiera della professione, concepitasempre di più in termini multimediali, dove ilmessaggio, pur senza abbandonare ilsupporto cartaceo, trova nuove strade edautostrade elettroniche per compiere il suoviaggio tra chi produce le notizie e chi ne frui-sce. I quaranta tra allieve ed allievi che oggiricevono il documento che segna il loroingresso ufficiale di praticanti nel mondo delgiornalismo, e che lo ricevono nel climaparticolare e suggestivo che li vede insiemecon Colleghi che per mezzo secolo hannooperato in un mondo fatto solo di carta e ditasti delle macchine per scrivere, sono lenuove leve dell’epoca della comunicazioneglobale, quel benefico cataclisma che si èscatenato quasi all’improvviso sul nostromondo, sconvolgendo al tempo stesso l’eco-nomia e il costume, i sistemi di produzione egli stili di vita, con una velocità sorprendentee sconvolgente che mette in affanno chiun-que cerchi di inseguirla. Noi, alla Scuola,stiamo cavalcando questa tigre perchésiamo convinti che solo con il pieno dominio,anche tecnologico, dei nuovi strumenti dicomunicazione potremo formare giornalistidi “pronto impiego”, come, peraltro, l’espe-rienza estremamente positiva della sistema-zione degli allievi del corso precedente hadimostrato.Per il XII corso, quello attualmente in svolgi-mento, contiamo di riuscire a fare megliograzie all’arricchimento delle dotazioni tecni-che, alla razionalizzazione del programmadidattico che viaggia sui binari delle esercita-zioni pratiche mattutine e delle lezioni teori-che pomeridiane: un laboratorio continuoche si fonde con l’accademia senza soluzio-ne di continuità, capace di infondere agliallievi i ritmi, a volte duri, della giornata lavo-rativa di un professionista dell’informazionetenuto a non trascurare un continuo aggior-namento culturale. Se dovessimo tracciareun bilancio sotto l’aspetto squisitamentemorale potremmo affermare, senza presun-zione, che le cose vanno bene, ma anche sequesta non è la sede per un bilancio fatto dinumeri dobbiamo rilevare che il continuoadeguamento degli strumenti indispensabiliper quella che ormai si può definire come la“nuova informazione” richiede esborsi nonpiù compatibili con il contributo elargito dallaRegione, che resta l’apporto fondamentaleper il funzionamento della Scuola. Un labo-ratorio, quello di via Fabio Filzi, che vedeinnestarsi sul tronco principale del corso deipraticanti, da quest’anno, un corso percomminatori pubblici e addetti all’UfficioRelazioni con il Pubblico finanziato delquadro del Fondo Sociale Europeo, mentrecontinuano i tradizionali corsi per Uffici Stam-pa, per la Comunicazione scientifica (attuatoin collaborazione con la Facoltà di Farmaciadell’Università) e stanno avviandosi quelli incomunicazione pubblica e in multimedialità,d’intesa con l’Associazione Lombarda deiGiornalisti, per riqualificare i colleghi disoc-cupati o qualificare “free lance” e pubblicistiin settori che presentano buone prospettivedi lavoro. È una mole ingente di lavoro chemette a dura prova, anche dal punto di vistalogistico, le strutture dell’Istituto Carlo DeMartino: riusciamo a controllare l’onda dipiena solo grazie all’impegno dei docenti, delpersonale della segreteria e al fatto che ildirettore Gigi Speroni profonde quotidiana-mente un impegno appassionato che meritail riconoscimento di noi tutti e che ci hapermesso di superare anche il difficilissimomomento della scomparsa di AlessandroCaporali, per oltre quindici anni indimentica-bile motore della Scuola.Ma l’attività non è solo quella della didattica,ispirata ai principi dell’apposita Commissio-ne presieduta da Piero Ostellino: ci propo-niamo anche in ambito sociale e culturalecon un corso, ormai affermato, di conoscen-za del giornalismo tenuto a San Vittore e

coordinato, con passione e competenza, daEmilio Pozzi, abbiamo dato vita alla Mostrasu Giuseppe Trevisani ed un’altra è in prepa-razione su Walter Tobagi per il ventennaledella sua uccisione (28 maggio 1980): untributo che tutta la categoria deve alla suamemoria e di cui l’Associazione che a lui siintitola cercherà di farsi interprete nel modomigliore. Ricorderemo adeguatamente an-che Egisto Corradi, un grande inviato scom-parso 10 anni fa.Questo lo stato delle cose, sia pur somma-riamente esposto, per aggiornare il mondogiornalistico di una realtà qual è quella dellaScuola, spesso misconosciuta quando nonaddirittura ignorata dalla categoria, mentre,per contrapposto, gode di un buon credito edi conoscenza nel mondo editoriale che hapotuto apprezzare i suoi “prodotti”, vale a direcentinaia di giornalisti preparati culturalmen-te, tecnicamente ed eticamente che non acaso hanno raggiunto posizioni chiave e ruolidirettoriali in molte testate della penisola.Stiamo vivendo una realtà che conoscetrasformazioni profonde, addirittura autenti-che rivoluzioni soprattutto nel settore dellacomunicazione: è nata e si sta affermandocon una velocità che ha dell’incredibile la“nuova informazione” che ormai si snoda sucircuiti sempre più eterei: l’abbecedario delgiornalista di oggi è la conoscenza della tele-matica, la capacità di navigare in rete, l’in-venzione di nuovi utilizzi dei mezzi straordi-nari che la tecnica ci fornisce, l’adeguamen-to ai nuovi linguaggi che ormai ripudiano lavecchia carta: è una sfida difficile da affron-tare, che si compie in tempi tanto acceleratida apparire convulsi: noi abbiamo cercato ecerchiamo quotidianamente di affrontarequesta sfida. In parallelo quest’epoca dicambiamenti vede anche la trasformazioneprofonda dell’Università, l’adozione di corsi,come quello in giornalismo, che deve porta-re inevitabilmente ad un’integrazione tra l’in-segnamento accademico e quello pratico daattuare proprio in Istituti come il nostro chevanta la propria primogenitura e che hasaputo costruirsi un discreto prestigio.Contatti sono già in corso con vari Atenei edin particolare con l’Università Statale. Comeannunciavamo già l’anno scorso il futurovedrà la nostra Scuola strettamente collega-ta al mondo universitario una volta raggiuntal’intesa attorno al tavolo che veda comeprotagonista anche la Regione Lombardia.Il compito che spetterà ai Colleghi che guide-ranno le sorti dell’Associazione e dell’Istitutopur in un quadro normativo diverso credia-mo siano gli stessi ai quali abbiamo dedicatoil nostro impegno: formare giornalisti benpreparati, che abbiano il culto della verità ela padronanza delle tecnologie, che sianoonesti e perciò credibili e che considerinol’etica non una noiosa materia di studio mala costante quotidiana del loro lavoro.

La relazione del presidente dell’Afg “Walter Tobagi”

Ambrosi: il prestigio dell’Ifgcostruito in 23 anni di lavoro

La Scuola in Analisi e Gestione dellaComunicazione dell’Università Cattolica del S.Cuore di Milano eredita la grande tradizionedella Scuola Superiore di ComunicazioniSociali, una delle prime realtà (la sua fonda-zione risale agli anni Sessanta, a opera diMario Apollonio) a occuparsi scientificamentedegli operatori della comunicazione.Nell’ambito di questa formazione, la Scuola -riservata a laureati - si articola in tre settori dispecializzazione, in stretta comunicazione traloro ma dotati di una vasta autonomia:Audiovisivi, Comunicazione pubblica e d’im-presa, Giornalismo. È naturalmente di que-st’ultima sezione che parlerò molto brevemen-te qui, per raccontarvi sinteticamente obiettivie procedure della nostra formazione.Il corso (a numero chiuso) è di durata bienna-le. Si accede tramite una selezione che vedeprotagonisti come esaminatori, oltre ai docen-ti della scuola, anche e soprattutto giornalistiprofessionisti indicati dall’Ordine. Il primo annoè occupato – per la parte didattica tradiziona-le – da corsi comuni. Il secondo offre invece lascelta fra ben quattro curricula: giornalismo astampa, giornalismo radiofonico e televisivo,editoria elettronica, ufficio stampa.Alla parte didattica tradizionale è affiancatauna serie di iniziative volte a mettere a contat-to gli studenti con il mondo della professione.Tra le principali attività ricordo qui:● il lavoro redazionale, collegato all’attività di

praticantato, che ha luogo nell’ambito diun giornale universitario, CSN, interamen-te costruito dai nostri studenti sotto lasupervisione di giornalisti professionisti;questa attività occupa tutte le mattine e gliorari pomeridiani lasciati liberi dalle lezioni;

● il laboratorio per la trattazione e l’elabora-zione delle notizie di agenzia;

● le esercitazioni di radio e televisione;● gli stage presso testate giornalistiche a

stampa o radiotelevisive;

● gli incontri organizzati dalla Scuola conpersonalità del mondo della comunicazio-ne (sia in campo giornalistico che extra-giornalistico).

La filosofia della sezione Giornalismo dellanostra Scuola consiste nello sposare il piùstrettamente possibile competenze teoricheavanzate con una pratica di eccellente livello.Per questo anche le materie più teoriche offro-no durante una parte delle lezioni esperienzeconcrete di analisi di prodotti, e viceversa,anche durante gli stage, è previsto un continuomonitoraggio e l’incentivo a una autoriflessionesulla attività svolta, in sinergia con i docenti. Leprospettive di trasformazione delle Università(3+2) offriranno nuove opportunità, a cui lanostra Scuola è già molto attenta: in particola-re, da un lato occorrerà integrare l’attività for-mativa tradizionale con il mutato assetto deicorsi di laurea, dall’altro potranno essere pen-sate attività formative di aggiornamento e dispecializzazione, soprattutto nei settori emer-genti legati alla innovazione tecnologica.

Il direttore della Scuola di giornalismo della Cattolica

Relazione del consigliere responsabile dell’Urp dell’Ogl

Bettetini: sposare competenze teoriche avanzate e pratica

Gonzales: un osservatorio degli affanni della categoriaIn questi due anni, come responsabile dell’uf-ficio relazioni con il pubblico, ho risposto a unmigliaio di telefonate circa e incontrato più omeno cinquecento persone, nei due giorni allasettimana che ricevo all’Ordine. Al di là di colo-ro, soprattutto all’inizio di questa attività, chesi rivolgevano a me con problemi personaliche poco avevano a che fare con la professio-ne, ma molto con la solitudine, ho potuto trac-ciare una specie di identikit del visitatore-tipodel mio ufficio.L’ottanta per cento e forse più dei giovani cheho ricevuto o che mi hanno telefonato, sonogiornalisti free lance pubblicisti, che vivono diquesto lavoro per i quali quindi la collabora-zione ad una o più testate è l’unica fonte direddito. Solo alcuni, per sopravvivere in unmercato completamente destabilizzato emolto spesso privo di regole, arrotondano lostipendio con consulenze in settori più remu-nerativi, quali marketing, pubblicità, pubblicherelazioni.Perché vengono da noi? I problemi, benchédiversi rivelano un unico filo conduttore e cioèil grande disagio di operare in una liberaprofessione, priva di regole, di rispetto, di tute-la. Come dicevo prima, sono giovani malpagati (non esiste rispetto del tariffario) edanche quando vengono retribuiti con valori dimercato sempre più bassi, il pagamentoavviene, salvo rarissimi casi ormai, doponovanta giorni dalla pubblicazione del pezzo,se va bene, ma anche dopo centoventi, cento-cinquanta, centottanta giorni e cioè cinque osei mesi dopo la consegna del lavoro in reda-zione. Alcune volte il pagamento non avvienedel tutto. Per questo motivo abbiamo istituito ilservizio legale di patrocinio gratuito per il recu-pero dei crediti da lavoro. A oggi complessiva-mente, sono stati recuperati circa 27 milioni.Ma al di là delle cifre ci auguriamo che questoservizio reso ai colleghi crei negli editori unmaggior rispetto verso i diritti economici deifree lance.Il giovane mal pagato costretto a scrivere inpochissimo tempo, dal pezzo alla didascalia,al box, che aspira ad un posto fisso in reda-zione, il “collaboratore disperato” come vienedefinito in un’acuta riflessione appena pubbli-cata, che descrive quello che succede oggi

nelle redazioni, è il free lance che si rivolge anoi e spera di poter risolvere almeno il suoproblema di sopravvivenza economica.Questo popolo di collaboratori vaganti, senzapunti di riferimento, spesso soli con il lorocomputer, scarsamente preparati su diritti edoveri del giornalista, con poca conoscenzadelle leggi che regolano la nostra professioneè sempre più numeroso. Gli ultimi dati cisegnalano che ormai più del cinquanta percento dei giornalisti sono oggi liberi professio-nisti. Per fortuna non tutti soffrono questadrammatica situazione perché chi si rivolge anoi è il più indifeso, nella categoria. Ma è fuoridubbio che compito degli organismi prepostialla tutela della nostra professione, dall’Ordi-ne al sindacato all’istituto di previdenza èprogettare un futuro diverso da oggi, per affer-mare la dignità del ruolo del giornalista nellasocietà civile, in un momento di grandetrasformazione della nostra professione.Altri quesiti che vengono posti spesso al mioufficio sono la par condicio e cioè le regole darispettare durante i periodi elettorali. Dirittid’autore: cessione di servizi già pubblicati omai pubblicati, pagati o non pagati, ecc. Ruolodel giornalista telematico, problemi di copyri-ght su Internet, nuovi aspetti del prodottoeditoriale on line, come registrare testate tele-matiche e via dicendo. Uffici stampa nellepubbliche amministrazioni: funzioni, ruoli,contratti. Pochissimi sono i professionisti concontratto giornalistico. È ancora in discussio-ne alla Camera un progetto di legge presen-tato dalla Federazione della Stampa per rego-lamentare questa professione nelle pubblicheamministrazioni. Questi sono i temi più ricor-renti da parte dei colleghi. Poi ci richiedonotutta una serie di informazioni sulla nostraprofessione, sulle pubblicazioni, sulla pubbli-cità, piccoli editori, consolati, enti scientifici,fondazioni non profit.Il lavoro dell’ufficio che coordino e rappresen-to è indubbiamente vario e interessante. È unosservatorio dinamico rivelatore di una profes-sione in continua evoluzione in un mercatodisordinato, frantumato e instabile ma a suomodo anche creativo nella ricerca di iniziative,soprattutto telematiche destinate ad aprirestrade nuove e diverse anche al giornalista.

LetiziaGonzales

BrunoAmbrosi

GianfrancoBettetini

Page 10: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

10 ORDINE 4 2000

0000000000002222Assemblea

SILVIO BERTOLDI

PROFESSIONISTI

“Arriva la storia” ha com-mentato il presidentedell’Ordine dei giornali-sti quando Silvio Bertol-di, scrittore di numerosilibri di storia ed editoria-lista del “Corriere dellaSera”, ha ritirato la suamedaglia d’oro.Alla domanda a qualelibro rimane più legato,Bertoldi risponde Salò,sia per il successo otte-nuto sia per la validitàdella chiave di scrittura,che risulta valida ancoraoggi. Attualmente lostorico e giornalista stalavorando ad un nuovolibro intitolato PiazzaleLoreto, dedicato intera-mente alla giornata del 25 aprile. “Dopo aver descritto –commenta Bertoldi – il 25 luglio in Apocalisse Italiana e l’8settembre in Salò, non poteva mancare, per chiudere la trilo-gia di queste date memorabili, un libro sul 25 aprile”.

GIANFRANCO COBOR

Con grande soddisfazio-ne, dopo la premiazione,Gianfranco Cobor ci dicedi essere nato proprionello stabile di Radiocor,l’agenzia di stampafondata dal padre, nellaquale ora lavora con ilfiglio Pietro. “I quotidiani,la carta stampata ingenerale ma anche laradio, la televisione eInternet”, aggiunge,“continuano a costruire iloro prodotti partendo daquanto gli inviati riporta-no dal campo”. La suaesperienza, in Italia eall’estero, lo porta adaffermare che il giornali-smo d’agenzia non haperso importanza nel tempo e che il suo ruolo rimarrà fonda-mentale anche in futuro, nonostante la sfida delle nuove tecno-logie: “La fonte non può essere trascurata, anche se cambia ilmetodo di trasmissione delle informazioni”.

GIUSEPPE DICORATO

“Queste cerimonie hannoun risvolto malinconico.Io so di avere cin-quant’anni, ma il fatto cheme lo ricordino mi fa uncerto effetto”.Così reagisce GiuseppeDicorato, giornalista conla passione per l’aviazio-ne, subito dopo aver rice-vuto il premio per i suoicinquant’anni di carriera.“Mi sento – continuaDicorato – come i vincito-ri del Giro d’Italia di unavolta, che, al terminedella competizione, dice-vano “Ciao mamma, so-no contento di esserearrivato primo”.A me, però, viene da diresolo sono contento di essere arrivato”. Sempre vivace e conla battuta pronta, Giuseppe Dicorato festeggia in questomodo la sua medaglia d’oro.

PIERANTONINO BERTÈ

Pierantonino Bertè, an-che dopo aver lasciatola carica di Presidentedella Triennale, va sem-pre di fretta. Riusciamoa bloccarlo subito dopola consegna dellamedaglia per i cin-quant’anni di apparte-nenza all’Ordine: “Sonograto per questo ricono-scimento. Anche chi haavuto sorte di svolgerealtri e numerosi impegnisempre è stato giornali-sta nello spirito e, se miè consentita un’espressione romantica, nel cuore”. Dadeputato nelle file della Dc a direttore generale della Rai,passando per la presidenza dell’Istituto Luce, Bertè hasempre svolto incarichi manageriali, ma non ha mai soffo-cato la sua passione per la scrittura.

FLAVIO DOLCETTI PAOLO PESCETTI FRANCO RHO

Passo rapido e scattan-te: così Flavio Dolcetti èandato a ricevere lamedaglia per i 50 annidi carriera.È stata decisamenteuna bella giornata, perl’ex redattore dell’“U-nità”, che ha anche unlungo passato di attivi-smo negli organi pro-fessionali: dal ’71 all’89membro del direttivoAlg, consigliere dellaFederazione della Stam-pa e dello stesso Ordinedei Giornalisti, sia nazio-nale che lombardo, oltreche consigliere generaleInpgi.Attualmente FlavioDolcetti è vicepresidente dell’Unione nazionale giornalistipensionati. “Ho ricevuto un premio prestigioso che mionora e mi commuove – commenta – però al contempo miricorda di aver superato i settant’anni”.

Ha voluto esserepresente alla premia-zione nonostante iproblemi di salute PaoloPescetti combattentenella Resistenza, in vald’Ossola, quando eragiovanissimo, e poigiornalista e inviato del-l’“Unità” a Praga.Commosso, ha salutatogli amici presenti in salae ha ricevuto la strettadi mano di chi ne ricor-da chiaramente la gran-de passione nel lavoroe nella vita politica, conil settimanale “Pattu-glia”, “Il settimanale del-la Resistenza”, e lapubblicazione antologi-ca La Resistenza racconta. “Ho cercato per tutta la vita diseguire i miei ideali e, anche se la storia sembra avercondannato le ideologie, i nostri sforzi e la nostra buonafede non potranno mai essere messi in discussione”.

Nel momento dellapremiazione, a FrancoRho viene spontaneo ilparagone fra il suo gior-nalismo e quello attuale,“e la distanza è netta. Lenuove generazioni sonosacrificate dagli editori,in qualche modo trasfor-mate in impiegati.Noi avevamo la libertà dimuoverci, uscire perstrada, conoscere dalvivo la realtà”. Inevitabi-le un simile pensiero inuno che è stato inviatodel “Corriere” accanto agente come Egisto Cor-radi. Ma non c’è malin-conia: “A me va benecosì perché posso dedi-carmi a quel che mi piace – spiega Rho – ma certo prefe-rivo quando erano i giornali di provincia la fucina dellenuove leve, la gavetta da cui emergevano i migliori.”

ADOLFO SCALPELLI EGIDIO STERPA SANDRO ZAMBETTI

“Meno male che nonsono l’ultimo”, ha com-mentato Adolfo Scalpel-li aspettando in piedi ilsuo turno per ritirare lamedaglia. Ricordiamoche Scalpelli è statocaposervizio dell’attua-lità e vicecaporedattoredell’“Unità”, direttoredell’Istituto per la storiadella Resistenza e delMovimento operaio.Scrittore di numerose o-pere di storia contem-poranea, fra cui citiamoScioperi e guerriglia inVal Padana (1943-45),libro adottato all’Univer-sità di Urbino, Vitevendute. L’emigrazioneverso il Terzo Reich dal feudo di Farinacei e Dalmine 1919.Storia e mito di uno sciopero rivoluzionario.Attualmente è direttore del mensile “Quale consumo”, gior-nale della Cooperazione lombarda che tratta di salute eambiente.

Controcorrente anchestavolta Egidio Sterpa:“La cerimonia per i 50anni? Mi fa arrabbiaretremendamente. Perchého 74 anni!”.L’ex ministro dei Rap-porti col Parlamento evicesegretario del Parti-to Liberale, attualmenteconsigliere comunale diForza Italia a Milano,scherza ma non troppo.Certo, però, sotto sottola medaglia lo inorgogli-sce, “perché, anche seho avuto una qualchecarriera politica, io sonoe resterò sempre ungiornalista”. D’altronde,quando si è stati capo-servizio e inviato del “Corriere della Sera”, direttore del“Corriere Lombardo”, fondatore assieme a Indro Montanel-li e Mario Cervi del “Giornale”, e adesso commentatoredello stesso quotidiano, come si potrebbe dire altrimenti?

Sandro Zambetti ha ritira-to per ultimo la sua meda-glia ma “solo perché il suocognome comincia con lazeta”, come ha scherzo-samente precisato il pre-sidente dell’Ordine, Fran-co Abruzzo al momento diconsegnargliela.Zambetti è stato capocro-nista e redattore capo a“L’Eco di Bergamo”, capo-servizio del “politico” a “LaGazzetta del Popolo” diTorino. Ormai da trent’an-ni è direttore della rivista“Cineforum” oltre che pre-sidente dell’Alasca, l’ar-chivio lombardo dell’au-diovisivo.Il suo film preferito?“Ombre rosse - risponde - nel ‘45 lo vidi ben sei volte”. Zambet-ti è anche membro del Direttivo nazionale del Sindacato deicritici cinematografici italiani.

Oro a diec

i professio

nisti

per 50 an

ni di albo

Page 11: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

11ORDINE 4 2000

ALDO ANIASI BRUNO ARCANGIOLI GAETANO ARENA

GUIDO BALLO EGIDIO BONFANTE ALDO DE LUCA

CARLO FAROLDI MARIA TERESA GALLO VANGELISTA GIORGIO GALLUZZO

“Questa medaglia è unriconoscimento all’an-zianità.Mi ha fatto piacere rice-verla e ne sono gratoall’Ordine”.Sono le parole pronun-ciate da Aldo Aniasisubito dopo la conse-gna della medagliad’oro per i 50 anni diprofessione.Aniasi è stato sindacodi Milano per 9 anni,deputato per 18, mini-stro della Sanità e delleRegioni, vicepresiden-te della Camera deideputati, scrittore,comandante partigia-no, socialista e, appun-to, giornalista politico per importanti quotidiani comel’“Avanti”! e “Il Giorno”.“La mia attività di pubblicista è sempre stata complemen-tare al mio impegno amministrativo, politico e parlamenta-re”, ha precisato.

“Provo emozione, per-ché ci hanno ricordato.Mi dispiace solo di nonaver coltivato di più laprofessione, si guada-gnava così poco”. CosìBruno Arcangioli com-menta dopo aver ricevu-to la medaglia d’oro peri suoi cinquant’anni diiscrizione all’Albo deipubblicisti.La passione per il teatrodomina la sua vita intel-lettuale. Pubblica sul-l’“Espresso” inediti attiunici di T. William e di ThWilder. Traduce l’Apol-lon de Bellac di Girou-doux, presenta in Italiasul primo ed uniconumero di “Sipario”, diretto da Giorgio Strehler, Clifford Odetscon Svegliati e canta, testo che allora non era ancora andatoin scena. Arcangioli si dedica alla traduzione e alla presenta-zione di due opere teatrali di William Saroyan Gente magni-fica e Il mio cuore è sugli altipiani.

“Devo dire che allaconsegna della meda-glia mi sono commosso.Innanzitutto perché horivisto vecchi amici, rivis-suto tanti ricordi. Noncredo sia un riconosci-mento al merito, il miounico merito per averlaavuta è di essere vivo”.Gaetano Arena in effetti,oggi si dedica quasi inte-ramente alla professionedi notaio ma della suaattività di pubblicista cheha svolto in passato sidice contento.Arena cominciò a Cata-nia a “La Sicilia” di AlfioRusso nel ‘46. Seguironocollaborazioni con la rivi-sta culturale di Longanesi, “Il Garofano Rosso” e con “IlCorriere Lombardo”. “La sensazione che ho avuto in occasio-ne della premiazione – ha concluso Arena – è che la catego-ria dei giornalisti sia sempre unita e prospera e mi ha fattopiacere”.

“Sono orgoglioso diappartenere all’Ordinedei Giornalisti dellaLombardia da cinquan-t’anni, ma vorrei ricorda-re che il mio esordiocome giornalista risaleal 1934, quando scrive-vo come critico teatralea “L’ora” di Palermo.Quindi sono pubblicistada ben sessantacinqueanni”. Dalla primigeniapassione per il teatroBallo, una volta arrivatoa Milano, si è rivolto piùall’arte. Professore al-l’Accademia di Brera ecollaboratore di diversetestate, prima tra tutte “IlCorriere della Sera”,Ballo ha anche trovato il tempo di allestire alcune prestigioseesposizioni, come quella di Boccioni a Palazzo Reale. Oggisi dedica a tempo pieno alle sue poesie, correggendo le dieciraccolte già pubblicate e creandone di nuove.

“Mi è sempre piaciutoscrivere d’arte e sonocontento di esser statotestimone e partecipedella vita culturale ita-liana negli ultimi cin-quant’anni” dice EgidioBonfante che nella sualunga carriera ha colla-borato con moltissimetestate culturali.Ringrazia per il ricono-scimento ricevuto salu-tando i colleghi ma,nell’esprimere un pare-re sul mondo dellastampa di oggi, lamen-ta la mancanza dispazio riservato agliargomenti da terzapagina. La vocazioneartistica di Bonfante è testimoniata dall’attività di pittoreche l’ha portato dal 1940 ad oggi a esporre in 81 mostrepersonali e in numerose manifestazioni collettive in Italia eall’estero.

Pur se appena uscitoda una lunga degenzain ospedale, Aldo DeLuca non ha volutomancare alla cerimonia.“Questa medaglia miinorgoglisce – dichiara– anche perché mi sonopotuto occupare didiversi argomenti, dallosport al finanziario, esono stato sempreapprezzato e ben consi-derato in tutti i giornali acui ho collaborato”. Chenon sono stati di pococonto: citiamo “laGazzetta dello Sport” e“Milaninter” nel settoresportivo, e “24 ore” perl’economia, in particola-re nel settore previdenziale (forte dell’esperienza accumu-lata in anni di lavoro all’Inps). Un buon bilancio in 50 annidi carriera, insomma, come riconosce egli stesso: “Delu-sioni ne ho avute ben poche, e sono davvero contento”.

Carlo Demetrio Faroldinon era presente allapremiazione perché inospedale.Al figlio Aleardo haperò affidato oltre ilcompito di ritirare ilriconoscimento, alcunerighe battute a macchi-na di augurio ai profes-sionisti di oggi: “Sap-piano i giornalisti - scri-ve Carlo Faroldi - esse-re consapevoli dellaloro libertà e della lorodignità e siano sempreapostoli della verità edella giustizia”. Faroldi,oggi 91enne, è stato ungiornalista cattolicofortemente impegnatonel sociale. Ha scritto per “Avvenire”, “L’Italia”, “L’Ordine”,“Il Ticino”, “Il Segno”, “La Voce degli uomini cattolici” el’“Osservatore Romano”.Ha fondato la prima scuola italiana per rieducare alla paro-la i laringectomizzati di cui ha diretto anche la rivista.

“Mi sembra bellissima lapresenza di giornalistianziani e giovani prati-canti. È simbolico, vuoldire che la tradizione c’èe continua” dice entusia-sta Maria Teresa GalloVangelista.E la tradizione continuaanche in famiglia, infattila Maria Teresa GalloVangelista era accompa-gnata dalla figlia an-ch’essa giornalista.La Vangelista dopo unacollaborazione con laRizzoli, fondò insiemecon il marito la Vangeli-sta Editori.Il grafico della casaeditrice, fino alla suascomparsa, fu Albe Steiner. Dell’attività editoriale sono dasegnalare le pubblicazioni degli undici libri di Vittorio Vidali, illeggendario Carlos Contreras della guerra civile spagnola,alcuni saggi di storia e filosofia, libri di narrativa, cataloghid’arte.

Hanno attraversato in-sieme mezzo secolo alleOfficine grafiche CinoDel Duca, lui come diret-tore responsabile di“Intimità della Famiglia”,lei come contabile inAmministrazione.Giorgio Galluzzo e suamoglie (che, nella foto,ritira la medaglia) hannovisto scorrere da unpunto d’osservazioneprivilegiato il ritratto diun’Italia che cambia, sievolve, dalle casalinghealle donne manager. L’in-carico di direttore non gliha lasciato tempo perscrivere, ma Galluzzo siè occupato di tantemansioni interne: controllo delle vendite, degli ispettori, delladistribuzione.Con in più un’attenzione continua e un monitoraggio costantedi tutti i cambiamenti sociali per mantenere il suo giornale unospecchio fedele di un’Italia in cambiamento.

PUBBLICISTI

Oro a dicia

nnove pubblici

sti

per 50 an

ni di albo

Il presidente Abruzzocon gli allievi dell’Ifge i vincitori delle tesi

Page 12: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

12 ORDINE 4 2000

GUIDO LOPEZ NUNES ANTONIO ALDO LO RE EDOARDO MANGIAROTTI

MASSIMO MARTINI MARIO MIRABELLA ROBERTI ANGELO PENNELLA

CARLO PINA GIANCARLO POZZI SERGIO ROMANO

“Condivido pienamente ilsignificato di questoincontro, con il riconosci-mento alla carriera ditanti colleghi e il passag-gio di consegne ai nuovipraticanti”.Guido Lopez Nunes,apprezza visibilmente ilpomeriggio trascorso alCircolo della Stampa.Dopo la cerimonia, nonperde l’occasione peresprimere alcuni gustosigiudizi su Milano, la cittàda lui raccontata e vissu-ta in tanti anni di attivitàgiornalistica.Parla così delle luciorrende di piazza Vetradi notte, dell’incuria e delbuon gusto che “è una caratteristica che va sempre piùscomparendo”.

“Sono contento. È un tra-guardo raggiunto. I cin-quant’anni di professionesono un certificato ana-grafico, quasi una cartadi identità ma è una bellasoddisfazione”.Lo Re si è accostato algiornalismo giovanissi-mo collaborando al gior-nale “Le Madonie” aPalermo, passando poidal “Corriere della Sera”,“La Stampa”, “Il Popolo”e “l’Avanti!”.Oggi ha trovato unasintonia perfetta tra lepassioni dei viaggi, lacucina e la scrittura.Lavora con “Non soloaffari”, “Luoghi di fuga”, “Iviaggi del Gourmet” e “Gente Viaggi”.Per “Meeting e Congressi” redige le destinazioni.

Dimostra ancor menoanni del solito, e giànormalmente EdoardoMangiarotti sembra benpiù giovane dei suoi 81anni.È proprio contento, l’excampione olimpico dispada e fioretto dopoaver ricevuto la medagliaper i 50 anni di carrieragiornalistica (in partico-lar modo alla “Gazzettadello Sport”, naturalmen-te come esperto discherma): “Sì, è unonore e un piacere esse-re accomunato a perso-nalità come SergioRomano o gli ex ministriAniasi e Sterpa. E mi faancor più piacere il fatto di essere ancora sulla breccia allamia età, di avere ancora la giornata piena”.

DOMENICO LECCISI

“Una manifestazione per-fettamente riuscita, resagioiosa dalla presenza dimolti giovani, che arric-chiranno di nuova linfa lacomunicazione”.Così commenta Domeni-co Leccisi la consegnadelle Medaglie d’oro.“La scuola è uno stru-mento importantissimoperché serve sia dalpunto di vista orientativosia pedagogico. L’inseri-mento nella realtà è duro,ma se la scuola supportalo studente con mezziadeguati, per esempio quelli informatici, non sarà certo trau-matico”. Infine riferendosi al premio ricevuto: “Un riconosci-mento graditissimo. Ottima l’idea di dare un riconoscimentoindifferenziato tra pubblicisti e professionisti”.

“L’atmosfera che si respi-rava nel Salone delCircolo della Stampa eraeccitante e familiare nellostesso tempo.Eccitante, perché riceve-re una medaglia per 50anni di attività giornalisti-ca è una cosa che può,capitare una sola voltanella vita.Analoga sensazionehanno avuto i 49 prati-canti che hanno ottenutoil riconoscimento del loroufficiale ingresso nellafamiglia dei giornalisti.Familiare, perché ci si èsubito sentiti immersi inun’atmosfera di reciprocasimpatia ed amiciziaspontaneamente sorta fra giovani ed “anziani”.Sono queste le dichiarazioni di Massimo Martini, tra i fondatorie gli organizzatori del Mostra internazionale, Macef.

È soddisfatto il professorMario Mirabella Roberti.Dopo una vita dedicataall’insegnamento univer-sitario non si aspettavaquesto riconoscimento:“È stata per me unasorpresa essere inclusonell’elenco dei premiandi.Naturalmente in questeoccasioni si ricordanocon commozione i primipassi nel mondo del gior-nalismo: io oggi penso al“Corriere Istriano” di Pola,dove nel 1935 feci il miodebutto sulla carta stam-pata. Ma forse l’esperien-za più bella fu la condire-zione della “Voce libera diTrieste”. Era il 1946, unperiodo caldo per il capoluogo giuliano”. Oggi dirige il centro diAntichità alto Adriatiche di Aquileia.

“Cosa penso della pre-miazione? È stato unevento cordiale e sim-patico. La mia medagliad’oro starà sul tavolodella mia scrivania. Poisi vedrà”.Angelo Pennella hainiziato la sua carrieradi giornalista nel 1948 a“L’Italia” come giornali-sta di nera.Ha collaborato con “IlBorghese” e con le rivi-ste “Epoca”, “Panora-ma” e “Grazia”.È passato da un incari-co nelle relazioni ester-ne della Arnoldo Mon-dadori Editore alla re-sponsabilità IniziativeSpeciali per lo sviluppo dei periodici femminili della Rizzoli.

Carlo Pina accoglie conevidente piacere lamedaglia per i cin-quant’anni d’iscrizioneall’Ordine. L’uomo cheha dedicato trent’annidella sua vita all’ UfficioStampa della Provinciadi Milano, racconta ilsuo esordio nella cartastampata: “Nel 1948 aMagenta, con alcuniamici, collaboravo a “Ilduca di bronzo”, unsettimanale politico-culturale venduto portaa porta”. Oggi Pina curala “Rivista lombarda deiMaestri del Lavoro” edè direttore responsabiledel periodico dellaCroce Bianca: “Sono in pensione, ma ci tengo a fare anco-ra cronaca. Quando c’è la passione...”.

Una giornata di soddisfa-zione, ma anche dirimpianto, quella di Gian-carlo Pozzi. “Il motivodella soddisfazione misembra evidente, ilrimpianto è invece per-ché avrei potuto fare dipiù”.Nel momento della cele-brazione Pozzi pensaanche alle persone cuideve qualcosa. “AnzituttoUmberto Ronchi, capore-dattore del “Quotidiano diBergamo”, ma anche ilmaestro Gianandrea Ga-vazzeni, che mi affidò l’in-dice dei nomi e dellecose notevoli del suo“Quaderno del musici-sta”. Infine, il grande critico letterario Gianfranco Contini, cono-sciuto ai tempi della Repubblica dell’Ossola.

“L’attività giornalistica èsempre stata una miagrande passione”,racconta Sergio Roma-no, mentre nella salacontinua la cerimonia dipremiazione delle altre“penne d’oro”. L’amba-sciatore, storico e gior-nalista - attualmenteeditorialista de il “Cor-riere della Sera” e di“Liberal” e collaborato-re, tra l’altro, di “Limes”,il “Corriere del Ticino”,“La Croix” di Parigi, fanotare poi, come fra lediverse attività, che egliha svolto, esista unagrande affinità: “In tutti icasi si è trattato di os-servare la società, di riflettere e poi di elaborare testi escritti che analizzassero in modo rigoroso i fatti e gli argo-menti in discussione”.

0000000000002222Assemblea

Page 13: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

13ORDINE 4 2000

LE 119 TESI DEL CONCORSO

Acquaviva Michela Università degli studi di Milano - Un’immagine dell’Italia negli Stati Uniti. The New York Times Book Review e la letteratura italiana tra informazione e critica (1947-1987) - relatore professo-ressa Rita Cambria - esaminatore dottor Fabrizio De Marinis

Angiolini Simone Università degli studi di Siena - Le relazioni italo-inglesi viste da Fleet Street: interpretazioni, giudizi, reazioni della stampa inglese (Ott 1922-Genn 1925 )- relatore professor GiovanniBuccianti - esaminatore dottoressa Sara Cristaldi

Anselmi Antonella Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Paolo Monelli: giornalista-scrittore - relatore professoressa Maria Rosaria Olivieri - esaminatore dottor Hermes GagliardiAntuofermo Angela Cecilia Università degli studi di Bari - Antropologia e cultura di mafia nei quotidiani Italiani (1982-1993). Tra cronaca e analisi - relatore professoressa Vera di Natale - es. professor Claudio StroppaArbasino Silvia Maria Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La pagina culturale nella stampa quotidiana: l’esempio de “La Repubblica” - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Dario FertilioArmanni Simone Università degli studi di Perugia - Scandali e media: Il sexgate tra tabloidizzazione e crisi di credibilità del giornalismo Usa - relatore professor Paolo Mancini - es. dottoressa Sara CristaldiAzzola Elena Università degli studi di Pavia - Chiesa e Religione ne “Il Giornale” di Montanelli (1974-1978) - relatore professor Annibale Zambarbieri - esaminatore dottor Mario PanceraBaldassari Giorgio Università degli studi di Urbino - Le attualità di Luca Comerio ed il giornalismo italiano nella Grande guerra - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Gigi SperoniBasso Francesca Università degli studi di Padova - Scrittori italiani (1920-1950) - relatore professor Armando Balduino - esaminatore dottoressa Laura CaramellaBergandi Roberto Università degli studi di Torino - Valori notizia. Inquadramento e analisi di differenti percorsi nel giornale quotidiano e nell’informazione televisiva - relatore professor Alberto Papuzzi - esami-

natore dottor Giacomo De AntonellisBertoncin Claudio Università degli studi di Parma - Profili costituzionali dell’ordine dei giornalisti - relatore professor Nicola Occhiocupo - esaminatore dottor Emilio PozziBisato Romina Università degli studi di Padova - The Lexicon and Syntax of Scientific American - relatore professor Giuseppe Brunetti - esaminatore dottor Fabrizio De Marinis

Bobbio Chiara Università degli studi di Torino - La cooperazione tra testo e lettore nella comunicazione giornalistica - relatore professor Guido Ferraro - esaminatore professor Claudio StroppaBoda Pierluigi Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Rai News 24 da canale telematico a snodo multimediale - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore dottor Emilio PozziBombonato Simona Università degli studi di Pavia - Giornalismo e informazione parlamentare-politica in Italia - relatore professor Giorgio Fedel - esaminatore dottor Ruben RazzanteBorracci Maria Silvia Università degli studi di Urbino - Salvatore Quasimodo. Critico teatrale - relatore professor Emilio Pozzi - esaminatore professor Vincenzo CeppelliniBrancato Carmelina Università degli studi della Basilicata - Il giornalismo letterario lucano fra diciannovesimo e ventesimo secolo e la cultura anglo-americana. L’analisi di tre periodici lucani - relatore professor

Nicola Longo - esaminatore professor Vincenzo CeppelliniButi Giovanna Università degli studi di Firenze - Chi si fida del giornalismo? Il punto di vista del pubblico sulla credibilità dell’informazione - relatore professor Giovanni Bechelloni - es. professor Claudio StroppaCacace Giuseppe Università degli studi di Siena - L’ordine dei giornalisti e la professione di giornalista - relatore professor Giovanni Sapia - esaminatore dottor Attilio De PascalisCaratti Marta Università Cattolica del Sacro Cuore - L’evoluzione del linguaggio verbale nel telegiornale. Tg1-Tg2-Tg3 - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore dottoressa Paola PastacaldiCaroppo Marzia Università degli studi di Lecce - Il percorso storico del giornalismo francese e la presenza femminile - relatore professoressa Barbara Wojciechowwska - es. dottoressa Laura CaramellaCassino Claudia Università degli studi di Torino - Giornalismo integrale. Stampa, intellettuali e pubblico nel pensiero di Antonio Gramsci - relatore professor Alberto Papuzzi - es. dottor Emilio PozziCastaldello Claudio Università degli studi di Urbino - Ottant’anni di storia del settimanale cattolico bergamasco. La nostra domenica. - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Mario FurlanCavallo Barbara Università degli studi di Messina - Diritto di cronaca giornalistica e tutela della privacy - relatore professor Placido Siracusano - esaminatore dottor Gino BanterlaCeci Maria Piera Università degli studi di Milano - I quotidiani italiani e la pena di morte negli Stati Uniti: trent’anni di reticenze e sensazionalismo fra il 1960 e il 1990 - relatore professoressa Rita Cambria -

esaminatore dottor Fabrizio De MarinisCellie-Pascale Marianna Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - “Punch”: specchio del vittorianesimo - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottoressa Sara CristaldiCelona Emanuela Università di Torino - Il coraggio di tacere. La tutela del minore nella stampa quotidiana - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Ruben RazzanteCerchiaro Paola Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm - Il giornalismo di moda in Italia nel secondo dopoguerra. Silvana Bernasconi - relatore professor Ugo Volli - es. dottoressa Rita BisestileChiorino Elisa Università degli studi di Padova - “Le tre Venezie” (1925-1947) rivista, casa editrice e galleria d’arte - relatore professor Franco Bernabei - esaminatore professor Vincenzo CeppelliniCordoni Chiara Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La stampa giovanile in Francia: analisi dei nuovi quotidiani per i ragazzi - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - es. dottor Mario FurlanCorte Maurizio Università degli studi di Verona - Stranieri e mass media: “Noi e gli altri”. Come la stampa italiana tratta il fenomeno immigrazione - relatore professor Agostino Portera - es. dottor Mario PanceraD’Amato Roberto Università degli studi di Trento - Diritto di cronaca e processo penale - relatore professoressa Francesca Ruggieri - esaminatore dottor Enzo Magrì

Concorso per le tesi di laurea ponte tra Atenei e giornalismo

Dal Premio una spinta alla ricerca

sul mondo dei media

Il numero delle tesi - 119 lavori - è quasiidentico a quello della prima edizione. Ilnumero dei consulenti della Giuria è un po’cresciuto. Anche quest’anno, in un sottofon-do di gioiosa partecipazione, l’impegno dei“giudici” era molto sentito. “Io non ho tesi dacandidare ai premi”, si rammaricava uno. “Ioidem”, faceva un altro. Meno loquaci i porta-tori di tesi di laurea meritevoli. Non intende-vano pregiudicare con segnalazioni fuoritempo le possibilità del loro o dei loro candi-dati.Come l’anno scorso, le tesi erano state attri-buite a caso ai giudicanti (e cioè consiglieridell’Ordine della Lombardia e i consulenti).così la scoperta del valore di una data tesiveniva fatta da ciascuno di essi a mano amano che si addentrava nella lettura. Com’èfacile immaginare, non di rado un lavoroappariva eccellente sotto alcuni profili: comel’ampiezza della ricerca, la capacità di valu-tare la materia sotto le più svariate angola-zioni, l’attualità di questo o di quel punto divista raccolto dall’autore del lavoro. Ciò chemancava spesso era l’attitudine del laurean-do a inquadrare il testo in un insieme piùdiscorsivo. E qui si tratta di una lacuna deicorsi di studi universitari: una lacuna cheaffonda le radici già nelle scuole medie(come la diminuita affluenza di studenti alprestigioso liceo Parini di Milano indiretta-mente conferma).Va notato che in diversi casi le tesi esamina-te risultavano poco interessanti già nel tematrattato: e il tema è da attribuire quasi sempreal docente che ne figura relatore più che allostudente laureando. Ma a questi docenti variconosciuto senza dubbio il merito di avere

sollecitato - o quanto meno accettato - unatesi che potesse concorrere al premio indet-to dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia,le cui finalità sono, com’è detto anche in altraparte di “Tabloid”, quelle di valorizzare ilcollegamento tra università e professionegiornalistica e di sollecitare lo sviluppo dellaricerca sul mondo dei media.I colleghi potranno chiedersi se e in chemisura possa avere influito sul verdetto ilfatto che un singolo “giudice” potesse esse-re più severo nel voto o, come si dice, dimanica larga. È una curiosità che merita diessere soddisfatta. In realtà la giuria hadovuto constatare questa diversità di giudizie, in qualche caso, ha modificato il voto (ingenere, va detto, lo ha modificato rialzando-lo). E ciò perché sulle tesi più interessanti siè svolto un dibattito in cui sono stati messi afuoco diversi aspetti che hanno consentitodi formulare un giudizio, diciamo, più univer-sale.Nella giuria i maschi erano largamenteprevalenti. E in proposito mi pare di avere

di Hermes Gagliardi

osservato che l’atteggiamento delle donne -nel proporre all’attenzione del corpo giudi-cante una tesi - sia diverso da quello degliuomini. Le donne hanno un approccio morbi-do al quale fanno seguire un secondomomento di accentuata insistenza nellaperorazione di una data causa. Gli uominipartono già con una impostazione dura.Desidero ricordare qui le tesi segnalate daPatrizia Lorenzini “I giornali di moda e lacomunicazione (1920-1970)” e da PaolaPastacaldi “L’evoluzione del linguaggioverbale nel telegiornale. Tg1, Tg3 e Tg5”.Anche in questa edizione del premio occorrericordare che figurano fra i relatori che hannodato un concorso più numeroso due docentidella Cattolica: Annalisa Carlotti (già segna-lata per questo motivo lo scorso anno) eGiorgio Simonelli.La cosa non avviene casualmente. Qualcu-no parlerebbe di feeling fra questi professorie il giornalismo, o, diciamo pure, l’Ordine deigiornalisti. Senza dubbio alla Cattolica,facoltà di lettere, l’Ordine ha raggiunto in

pieno i suoi obiettivi. Mi pare vada puresegnalato che l’argomento giornalismo ètrattato in prevalenza da laureandi in letterementre non sono molti i laureandi in giuri-sprudenza.Pure, è fuori discussione che, almeno perquanto riguarda la sezione terza del premio(Istituzioni della professione... Deontologia einquadramento contrattuale...) i laureati, olaureandi in legge dovrebbero avere più tito-lo per esporre i loro punti di vista. Nell’elencodei partecipanti ci sono candidati dello Iulmdi Milano (di cui è rettore Francesco Albero-ni), dell’Istituto universitario Suor OrsolaBenincasa di Napoli, della Libera universitàMaria SS. Assunta di Roma. L’anno scorsoc’era, con una tesi sui fumetti, un giovane delPolitecnico di Milano.I candidati hanno diritto di prendere visionedelle relazioni presentate, in relazione allaloro tesi, dai membri della giuria. Se il dibatti-to della giuria si svolgesse in un’aula ad anfi-teatro, forse, potrebbero chiedere di assiste-re alla riunione: beninteso con un assolutoimpegno al silenzio.Ma personalmente ritengo che la circostan-za non aggiungerebbe nulla alla trasparenzadel premio. Devo dare atto che c’è stata, sial’anno scorso che quest’anno, troppa serietà,se è possibile fare una valutazione del gene-re, da parte di tutti coloro che hanno avutovoce in capitolo. I ragazzi che andranno a riti-rare gli assegni (cinque milioni, fatta eccezio-ne per i due ex aequo della seconda sezio-ne) del premio il 23 marzo al Circolo dellastampa, vadano pure fieri della loro afferma-zione. Nessuno potrà mai dire che essa nonsia meritata.

Il delicato lavoro della Giuria nel racconto di uno che c’era

Milano, 23 marzo. Promossa dal Consiglio dell’Ordi-ne dei Giornalisti della Lombardia è giunta all’epilogola seconda edizione del “Concorso” destinato a valo-rizzare le tesi di laurea dedicate al giornalismo e alleistituzioni della professione. Giudice insindacabile delPremio è lo stesso Consiglio dell’Ordine.Hanno partecipato al concorso le tesi discusse nelleUniversità italiane (pubbliche e private) nel periodogennaio-dicembre 1999. Le sezioni del Premio sono seie a ogni vincitore di sezione sono destinati 5 milioni dilire. L’impegno finanziario dell’Ordine è, pertanto, di 30

milioni complessivi. Estratti (di 400 righe) delle tesipremiate (e segnalate) verranno pubblicati su “Tabloid”,organo mensile dell’Ordine dei Giornalisti della Lombar-dia. Per la valutazione delle tesi, il Consiglio si è avval-so, come lo scorso anno, dell’opera di 32 consulenti(giornalisti e professori universitari). L’iniziativa dell’Ordi-ne della Lombardia è vista in tutt’Italia come un pontetra Università e professione giornalistica. Chi scorrel’elenco dei partecipanti alla selezione si rende contoche il concorso ha attirato l’attenzione di neodottori edocenti delle principali Università della Penisola.

Queste le sezioni:1) Storia del giornalismo italiano (testate e personaggi);2) Storia del giornalismo europeo e nordamericano (testate, deonto-

logia e personaggi);3) Istituzioni della professione giornalistica in Italia, in Europa e nel

Nord America. La deontologia e l’inquadramento contrattuale deigiornalisti in Italia, Europa e Nord America;

4) Professione giornalistica e sue specializzazioni anche telemati-che e radiotelevisive;

5) Giornalismo economico e finanziario;6) Giornalismo culturale, sociale, scientifico e altre specializzazioni.

Seconda edizione organizzata dall’Ordine della Lombardia

Page 14: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

14 ORDINE 4 2000

D’Atri Angela Francesca Università degli studi di Roma Tre - La campagna razziale al Corriere della Sera (1937-1938) - relatore professor Renato Moro - esaminatore dottor Hermes GagliardiDe Sanctis Francesca Università degli studi di Bologna - Stampa periodica a Cassino tra fine ‘800 e prima guerra mondiale - relatore professor Angelo Varni - esaminatore dottor Pietro ScardilloDel Rosso Francesca Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Internet e giornalismo on line, la nuova figura del webreporter in Italia - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Antonio ScuderiDi Biccari Maria Agnese Università degli studi di Milano - La struttura enunciativa del telegiornale, un confrontro tra Italia e Stati Uniti - relatore professor Joseph Sassoon - es. dottoressa Sara CristaldiDi Clemente Michele Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Tg1 e Tg5, il falso duello. Analisi dell’offerta e del consumo dell’informazione giornalistica - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore

dottor Emilio PozziDi Domenicantonio Monica Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Reporters & detectives. Il giornalismo investigativo americano - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore dottor Enzo MagrìDi Giacomo Vittorio Università degli studi di Milano - L’esperienza politica e giornalistica a Milano del quotidiano “Il Buon Senso”, organo del fronte liberale dell’uomo qualunque (Maggio 1946-Ottobre 1947) -

relatore professor Roberto Chiarini - esaminatore dottor Franco FucciDi Loreto Arianna Università degli studi “La Sapienza” di Roma - I suggeritori invisibili dell’informazione - relatore professor Luciano Russi - esaminatore dottor Attilio De PascalisDolfini Pierachille Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Una voce fuori dal coro: “Avvenire”, il quotidiano dei cattolici italiani - relatore professor Giuseppe Farinelli - es. dottor Robertino GhiringhelliEllena Fabio Università degli studi di Torino - La Gazzetta dello Sport sotto la direzione di Gino Palumbo (1976-1983): modello di giornalismo popolare - relatore professor Mimmo Candito -

esaminatore dottor Mario FurlanEsposto Antonio Università degli studi di Torino - La stampa satirica nell’Italia postunitaria: il caso “Rigoletto” - relatore professor Fabio Levi - esaminatore dottor Robertino GhiringhelliFagnani Giovanna Maria Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La guerra per le isole Falklands nelle pagine di alcuni quotidiani inglesi coevi e del “Corriere della Sera” - relatore professoressa Anna Lisa

Carlotti - esaminatore dottor Gianni De FeliceFalcinelli Daniela Università degli studi di Perugia - La responsabilità penale del direttore nella stampa periodica - relatore professor Elio Moroselli - esaminatore dottor Enzo MagrìFinucci Frediano Università degli studi di Firenze - L’indipendenza di Slovenia e Croazia (1991-1992) : prove tecniche di guerra televisiva - relatore professor Antonio Varsori - es. dottor Marzio De MarchiForlani Tamara Università degli studi di Bologna - Attività giornalistica e tutela penale della riservatezza - relatore professor Luigi Stortoni - esaminatore dottor Ruben RazzanteFotina Carmine Università degli studi di Napoli “Federico II” - Il tema della concordia nella Rsi: “Italia e Civiltà” e Giovanni Gentile - relatore professor Aurelio Lepre - esaminatore dottor Gigi SperoniFranceschi Andrea Università degli studi di Firenze - Il caso Vermicino. Una cerimonia dei media nel vuoto della politica o effetti non voluti del giornalismo in diretta? - relatore professor Giovanni Bechelloni -

esaminatore dottor Giacomo De AntonellisFranchi Stefania Università degli studi di Firenze - Tango e il Pci. Il difficile rapporto tra comunisti e satira nell’Italia del dopoguerra - relatore professor Fulvio Conti - esaminatore dottor Gianni De FeliceFrediani Stefano Univeersità degli studi di Padova - Il linguaggio matematico nella comunicazione economica - relatore professor Bruno Viscolani - esaminatore dottor Alberto MazzucaFubiani Cristiano Università degli studi di Pisa - Alle origini del mercato editoriale Italiano: i copialettere di Giovan Pietro Vieusseux 1822-1830 - relatore professor Romano Paolo Coppini - esaminatore

dottor Vincenzo CeppelliniGalasco Antonella Università degli studi di Torino - Telegiornali e quotidiani a confronto - relatore professor Guido Ferraro - esaminatore dottor Enrico FedocciGalassi Silvia Università degli studi di Torino - L’influsso del linguaggio televisivo dei giornali nella cronaca politica - relatore professor Gaetano Berruto - esaminatore dottor Enrico FedocciGalietti Maria Rosaria Università degli studi di Napoli “Federico II” - Il “Poliorama Pittoresco” 1836-1860 - relatore professoressa Renata De Lorenzo - esaminatore dottoressa Patrizia LorenziniGalletti Barbara Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa - Napoli - Impegno ed evasione dei quotidiani inglesi - relatore professoressa Gabriella di Martino - esaminatore dottor Marzio De MarchiGalli Sara Università degli studi di Bologna - Nuovi e vecchi ruoli delle donne nella stampa femminile del biennio 1943-1945 - relatore professoressa Daniela Gagliani - es. dottoressa Rita BisestileGallo Barbara Università degli studi di Trento - Informazione on line: giornali, giornalisti e news via Internet. Confronto tra casi (Stati Uniti, Canada, Italia) - relatore professor Bruno Sanguanini - esamina-

tore dottor Antonio ScuderiGaribaldi Ida Università degli studi di Pavia - The Nation: un giornale irlandese ed il Risorgimento Italiano - relatore professor Angelo Ara - esaminatore dottoressa Patrizia LorenziniGarzulano Laura Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La crisi di Suez nella stampa britannica - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottor Franco FucciGhetti Alessandra Università degli studi di Bologna - L’evoluzione del titolo nel linguaggio dei giornali dagli anni Ottanta ad oggi - relatore professor Angelo Varni - esaminatore dottor Enzo MagrìGorini Francesca Università degli studi di Genova - Modelli di divulgazione scientifica tra televisione e nuovi media - relatore professoressa Marina Milan - esaminatore dottor Gregorio TerrenoGriglié Emanuela Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - L’eccidio di Aigues-Mortes sulla stampa francese ed italiana dell’epoca - relatore professoressa Lisa Carlotti - es. dottor Mario FucciGuido Mauro Università degli studi di Milano - Gabriele Rosa nel Risorgimento italiano: l’esperienza dell’“Unione” - relatore professor Carlo Lacaita - esaminatore dottor David MessinaLeonzi Luisa Università degli studi “La Sapienza” di Roma - I rapporti di collaborazione giornalistica - relatore professor Matteo Dell’olio - esaminatore dottor David MessinaLeuce Annalisa Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La professione giornalistica in Spagna oggi - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottoressa Paola PastacaldiLimardo Alberto Università degli studi di Siena - Da addetti-stampa a uomini-comunicazione. Ruolo e strategie degli operatori di un moderno ufficio stampa. - relatore professor Aligi Cioni

dottoressa Laura CaramellaLucchi Nicola Università degli studi di Ferrara - Internet e la Costituzione: applicabilità della legge sulla stampa - relatore professor Roberto Bin - esaminatore dottor Pietro ScardilloLucente Luigi Università degli studi di Salerno - La pagina culturale nei quotidiani. Due tradizioni a confronto: il Giornale e la Repubblica (1974-1984) - relatore professor Guido Panico - esaminatore dot-

toressa Paola Pastacaldi

0000000000002222Assemblea Sette vincitori su 119 concorrentialla II edizione del premio alle tesiConsiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia:Franco Abruzzo (presidente); Brunello Tanzi (vicepresiden-te); Gabriele Moroni (consigliere segretario); SergioD’Asnasch (consigliere tesoriere); Bruno Ambrosi,Annibale Carenzo, Letizia Gonzales, Cosma DamianoNigro e Domenico Tedeschi (consiglieri).

Collegio dei revisori dei conti: Rino Felappi (presidente);Aldo Borta Schiannini e Davide Colombo (revisori).

Consulenti: Camillo Albanese, Gino Banterla, Rita Bisestile,Laura Caramella, Vincenzo Ceppellini, Sara Cristaldi,Giacomo de Antonellis, Gianni de Felice, Marzio De Marchi,Fabrizio De Marinis, Attilio de Pascalis, Dario Fertilio, FrancoFucci, Enrico Fedocci, Mario Furlan, Hermes Gagliardi,Gregorio Terreno, Robertino Ghiringhelli, LorenzoLeonarduzzi, Patrizia Lorenzini, Enzo Magrì, AlbertoMazzuca, David Messina, Mario Pancera, Paola Pastacaldi,Emilio Pozzi, Ruben Razzante, Pietro Scardillo, AntonioScuderi, Gigi Speroni, Claudio Stroppa, Roberto Zoldan.

Storia del giornalismo (testate e personaggi)

Vincitori

Baldassari GiorgioUniversità degli studi di UrbinoLe attualità di Luca Comerio ed il giornalismo italiano nella grande guerraRelat. Prof. Vittorio Paolucci

Franchi StefaniaUniversità degli studi di FirenzeTango e il Pci. Il difficile rapporto tra comunisti e satira nell’Italia del dopoguerraRelat. Prof. Fulvio Conti

Segnalazione per

Scorcucchi FrancescaUniversità degli studi di GenovaLa difficile fascistizzazione de Il Secolo XIX di GenovaRelat. Prof.Ssa Marina Milan

Zuliani StefanoUniversità degli studi di VeronaIl caso Moro e la stampa di provincia.Arena di Verona e Gazzetta di Mantovanei 55 giorni del sequestro MoroRelat. Prof. Emilio Franzina

Storia del giornalismo europeo e nordamericano (testate, deontologia e personaggi)

Vincitori ex aequo

Angiolini SimoneUniversità degli studi di SienaLe relazioni italo-inglesi viste da Fleet Street: interpretazioni, giudizi,reazioni della stampa inglese (Ott 1922-Genn 1925)Relat. Prof. Giovanni Buccianti

Martinelli EnricoUniversità degli studi di MilanoEuropa e Stati Uniti nel secondo dopoguerra: il San Francisco Examiner di William Randolph HearstRelat. Prof.ssa Rita Cambria

Segnalazione per

Garibaldi IdaUniversità degli studi di PaviaThe Nation: un giornale irlandese ed il Risorgimento italianoRelat. Prof. Angelo Ara

Istituzioni della professionegiornalistica in Italia, in Europa e nel Nord America. La deontologia e l’inquadramentocontrattuale dei giornalisti in Italia, Europae Nord America

Vincitore

Buti GiovannaUniversità degli studi di FirenzeChi si fida del giornalismo? Il puntodi vista del pubblico sulla credibilità dell’informazioneRelat. Prof. Giovanni Bechelloni

Professione giornalistica e sue specializzazionianche telematiche e radiotelevisive

Vincitore

Di Loreto AriannaUniversità degli studi“La Sapienza”, di RomaI suggeritori invisibilidell’informazioneRelat. Prof. Luciano Russi

Giornalismo economico e finanziario

Nessun vincitore

Giornalismo culturale,sociale, scientifico e altre specializzazioni

Vincitore

Acquaviva MichelaUniversità degli studi di MilanoUn’immagine dell’italia negli Stati Uniti.The New York Times Book Review e laletteratura italiana tra informazione e critica (1947-1987)Relat. Prof.Ssa Rita Cambria

I II III IV

VIV

La giuria composta dai consiglieri dell’Ordine e da 32 consulenti

Page 15: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

15 (23)ORDINE 4 2000

Mammone Eleonora Università degli studi di Firenze - Daniel Defoe, la Review e lo Scandal Club - relatore professor Nicholas Brownlees - esaminatore dottor Marzio De MarchiMantovan Claudia Università degli studi di Padova - I giornali di strada: una controinformazione - relatore professor Giuseppe Mosconi - esaminatore dottor Enrico FedocciManzoni Remor Riccardo Università degli studi di Torino - Il dibattito su fascismo, totalitarismo e Resistenza nei quotidiani italiani degli anni Novanta - relatore professor Maurizio Vaudagna - esaminatore dottor

Robertino GhiringhelliMarcante Martina Università degli studi di Padova - Il giornalismo di Matilde Serao (1856.-1927) - relatore professor Andrea Molesini,dottor Robertino GhiringhelliMarelli Simona Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - I magazine dei quotidiani e la stampa settimanale: problematiche e prospettive - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Roberto ZoldanMartinelli Enrico Università degli studi di Milano - Europa e Stati Uniti nel secondo dopoguerra: il San Francisco Examiner di William Randolph Hearst - relatore professoressa Rita Cambria - esamina-

tore dottor Marzio De MarchiMastroiorio Piero Università degli studi di Urbino - Dalla stampa a Internet: una lunga favola - relatore professoressa Consuelo Picchio - esaminatore dottor Antonio ScuderiMichilli Livia Libera Università Maria Ss. Assunta di Roma - Il caso “La Repubblica”: un giornale indipendente ma non neutrale - relatore professor Francesco Malgeri - es. dottor Roberto ZoldanMigliore Sara Louise Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - L’ideale di obiettività nel giornalismo americano e italiano. Un’analisi storico-comparativa - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore

dottor Dario FertilioMitta Maria Teresa Università degli studi di Venezia Cà Foscari - La stampa palestinese dei territori occupati - relatore professoressa Emanuela Trevisan-Semi - esaminatore dottor Marzio De MarchiMontanari Elisabetta Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Un’analisi comparata del caso Leoncavallo attraverso i quotidiani milanesi - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore dottor

Lorenzo LeonarduzziMordenti Daniela Università degli studi di Firenze - Informazioni e terrorismo: il “Corriere della Sera” di Alberto Cavallari (19 Giugno 1981-19 Giugno 1984) - relatore professor Cosimo Ceccuti - esaminatore

dottor Robertino GhiringhelliMugnaini Massimiliano Università degli studi di Siena - “La Repubblica” nel pallone. Sport e calcio nel quotidiano di Eugenio Scalfari dalla fondazione al Mundial ‘82 - relatore professoressa Donatella Cherubini -

esaminatore dottor Gianni De FeliceNuzzo Paola Università degli studi di Roma “La Sapienza” - “Quadrante” - relatore professoressa Simonetta Lux - esaminatore dottoressa Paola PastacaldiPanzeri Claudia Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Il giornalismo nel sistema globale: il caso Mediaset - relatore professor Vincenzo Cesareo - esaminatore dottor Alberto MazzucaPareto Stefania Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Cultura e poesia nelle pagine della rivista “La Lettura” (1901-1915) - relatore professor Enrico Elli - es. professor Vincenzo CeppelliniPastorelli Laura Università degli studi di Milano - Una precoce decolonizzazione: stampa e ambienti coloniali italiani nel secondo dopoguerra (1945-1949) - relatore professoressa Rita Cambria -

esaminatore dottor Camillo AlbanesePerdichizzi Silvia Università Luiss di Roma - Il ruolo dell’informazione televisiva nelle strategie di guerra. Il caso del Golfo - relatore professor Massimo Baldini - esaminatore dottor Mario FucciPetrizzelli Davide Università degli studi di Torino - Il giornale locale. Realtà di Torino ovest - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Mario FurlanPiazza Cesare Università degli studi di Milano - “L’Italia libera”: un giornale alla macchia 1943-1945 - relatore professoressa Maria Luisa Cicalese - esaminatore dottor Enrico FedocciPola Michela Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Una rivista milanese in età napoleonica: il “Corriere delle Dame” (1804-1815) - relatore professor Enrico Elli - es. dottor Camillo AlbanesePorro Stefano Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La formazione del linguaggio e dell’immaginario sportivo in Italia attraverso “ La Gazzetta Dello Sport” - relatore professor Fausto Colombo -

esaminatore dottor Gianni De FeliceRamagli Alessandra Università degli studi di Genova - Informazione e controinformazione di una rivista missionaria nel villaggio globale. I dossier di Nigrizia (1987-1998) - relatore professoressa Marina Milan -

esaminatore dottor David MessinaRampini Gabriella Università degli studi di Milano - Destalinizzazione e repressione in Polonia (1953-1958) attraverso le pagine del Corriere della Sera e della Stampa. - relatore professoressa Bianca Valota

Cavallotti - esaminatore dottor Gino BanterlaReitano Leonida Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Il quotidiano elettronico: dal testo all’ipertesto come muta il linguaggio giornalistico - relatore professor Giovanni Ragone - es. dottor Gino BanterlaRicci Francesco Università studi di Genova - L’emigrazione transoceanica negli articoli del Corriere Mercantile (1870-1880) - relatore professor Francesco Surdich - esaminatore dottor Camillo AlbaneseRitondale Simona Università degli studi di Napoli “Federico II” - I problemi italiani del primo dopoguerra nella stampa di opposizione - relatore professoressa Maria Grazia Maiorini - es. dottor Ruben RazzanteRossi Silvia Università degli studi di Trento - La società dell’informazione nella stampa in Italia. La competizione Telecom-Olivetti (1995-1998) - relatore professor Bruno Sanguanini - es. dottor Alberto MazzucaRovati Raffaella Università cattolica del Sacro Cuore Milano - L’immagine di lady Diana sulla stampa quotidiana inglese - relatore professor Annalisa Carlotti - esaminatore dottoressa Rita BisestileSantagata Silvia Università degli studi di Torino - Luigi Einaudi: giornalista economico. Un esame comparato dalla collaborazione con il Corriere della Sera e l’Economist (1908-1925) - relatore professor

Roberto Marchionatti - esaminatore dottor Alberto MazzucaSasso Alessandro Università degli studi di Salerno - Gli Italiani e l’euro. Usi e simboli della politica e clima di opinione per l’introduzione della moneta unica europea - relatore professor Antonio Santucci - esa-

minatore dottor Alberto MazzucaScaia Fabrizio Università degli studi di Roma “La Sapienza” - “Il giornale milanese ‘La Notte’ nel dibattito politico italiano (1952-1963)” - relatore professor Pietro Scoppola - es. dottor Gino BanterlaScalvini Gioia Maria Università degli studi di Urbino - I giornali di moda e la comunicazione (1920-1970) - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottoressa Patrizia LorenziniScarabelli Matteo Università degli studi di Milano - L’evoluzione dei codici di autoregolamentazione nella professione giornalistica relativamente alla tutela dei minori - relatore professoressa Luisa Leonini -

esaminatore dottor Gregorio TerrenoScorcucchi Francesca Università degli studi di Genova - La difficile fascistizzazione de Il Secolo XIX di Genova - relatore professoressa Marina Milan - esaminatore dottor Mario PanceraSedda Veronica Libera Università Internazionale degli studi Sociali Luiss Roma - Agenzia di stampa su Internet: www.Adnkronos.Com. - relatore professor Cesare Protetti’ - es. dottor Antonio ScuderiSessa Franco Università degli studi di Salerno - Le catastrofi naturali nell’Italia della storia repubblicana - relatore professor Guido Panico - esaminatore dottor Gregorio TerrenoSinibaldi Paolo Università degli studi di Teramo - Democrazia, società di massa e informazione - relatore professor Concezio Sciarra - esaminatore dottor Roberto ZoldanSola Massimo Università degli studi di Torino - Storia del telegiornale. Come cambia il quinto potere in Italia - relatore professor Alberto Sinigaglia - esaminatore dottor Lorenzo LeonarduzziSorbi Maria Alessandra Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Il caso de “La Zanzara”: le reazioni della stampa italiana - relatore professoressa Annalisa Carlotti - esaminatore dottor Dario FertilioStefanini Martina Università degli studi di Bologna - L’evoluzione giornalistica nella rappresentazione del campionato mondiale di calcio - relatore professor Angelo Varni - es. dottor David MessinaTermotto Valeria Università degli studi di Urbino - La ricostruzione dell’immagine fascista nella Rsi - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Gigi SperoniTolini Mirka Università degli studi di Parma - “L’Avvenire d’Italia” 1961-1967 - relatore professor Antonio Parisella - es. dottor Giacomo De AntonellisTravaglini Donatella Camilla Università degli studi di Urbino - Democrazia Repubblicana e Partito Socialista nelle marche (1860-1922) - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore professor Claudio StroppaTurnaturi Anna Libera Università degli studi Sociali Luiss - Il Giornalista: Lineamenti giuridici di un rapporto speciale di lavoro - relatore professor G. Santoro Passarelli - es. dottor Pietro ScardilloUccello Alessandro Università degli studi di Genova - L’avventura dell’Uomo qualunque nell’Italia del dopoguerra: storia, politica e analisi del linguaggio - relatore professoressa Paola Cella - esaminatore dottor

Hermes GagliardiViali Annalisa Università degli studi “La Sapienza” di Roma - Innovazioni organizzative e professionali in una redazione telematica. Il caso di Repubblica.It - relatore professoressa A. Signorelli - esa-

minatore dottor Lorenzo LeonarduzziZuccalà Gianmario Libera Università Internazionale degli studi sociali Roma - Legge 675/96 e codice deontologico dei giornalisti - relatore professor Giuseppe Corasaniti - esaminatore dottor Mario FurlanZuliani Stefano Università degli studi di Verona - Il caso Moro e la stampa di provincia. Arena di Verona e Gazzetta di Mantova nei 55 giorni nel sequestro Moro - relatore professor Emilio Franzina - esami-

natore dottor Emilio PozziZunino Elisa Università degli studi di Torino - Il giornale locale. Realtà di Torino Est - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Attilio De Pascalis

Luca Comerio,reporter della Iguerra mondiale

Giorgio Baldassari, vincitore del premionella sezione storia del giornalismo (testatee personaggi), si è laureato in Scienze poli-tiche con il professor Vittorio Paolucci all’U-niversità degli studi di Urbino con una tesiintitolata: “Le attualità di Luca Comerioed il giornalismo italiano nella Grandeguerra”.“Tutto è partito dalla mia passione per laprima guerra mondiale, un periodo storicopiuttosto trascurato - spiega Giorgio – poi hofatto ricerca avvalendomi dei materiali dellaSocietà storica della Guerra Bianca, che hasede a Rozzano, e lì ho scoperto la figura diLuca Comerio, un personaggio sconosciutoai più, un grande del giornalismo”.Sì, perché Luca Comerio è stato un cinea-sta, un cineamatore vissuto tra la fine dell’Ot-tocento e la prima metà del Novecento, ilprimo in Italia a comprarsi una macchina dapresa e a girare pezzi da vero reporter. L’eru-zione dell’Etna nel 1907, il terremoto diMessina del 1908, ma soprattutto i suoifilmati che documentano i combattimenti traitaliani e austriaci sulle cime dell’Adamellonel 1916, sono solo alcuni lavori di questoprecursore del videogiornalismo. Per quei

tempi la sua opera era certamente all’avan-guardia. Comerio creò anche delle societàper esportare quei reportage in tutto ilmondo, ma dopo il 1915, suo periodo dimassimo splendore, andò in rovina. Morì inun sanatorio, divorziato e abbandonato datutti. La tesi di Giorgio riguarda anche letestate di carta stampata che nacquero per icombattenti durante la guerra. Avevano nomicome “La Tradotta”, “La Trincea”, “Il razzo”,“La Mitraglia” e servivano a mantenere icontatti tra i soldati al fronte e il resto dellapopolazione. Oggi Giorgio Baldassari conti-nua a studiare la prima guerra mondiale esogna di pubblicare alcuni diari di ex combat-tenti austriaci e italiani.

Massimiliano Marena

Quando la satiradiventò di sinistra...

Un “settimanale di satira, umorismo e travol-genti passioni”. Questo voleva essere“Tango”, l’inserto dell’”Unità” che dal marzo1986 all’ottobre 1988, tutti i lunedì, offrì ailettori del quotidiano comunista le vignettepungenti del direttore Sergio Staino e deisuoi collaboratori.E Stefania Franchi, laureatasi in Scienzepolitiche all’Università degli Studi di Firenzesotto la guida del prof. Fulvio Conti, ha scel-to proprio “Tango” come esempio emblema-tico di una satira che da arma culturale dipolemica contro la parte politica avversadiventa “autosatira”, ossia strumento diriflessione e autocritica all’interno della stes-sa sinistra.La tesi di Stefania, premiata nella sezione distoria del giornalismo, già dal titolo -“Tango” e il Pci. Il difficile rapporto tracomunisti e satira nell’Italia del dopo-guerra - esprime la volontà di analizzare lerelazioni, spesso problematiche, tra satira eapparato.Dopo aver delineato una breve storia delgenere, dalla fine dell’Ottocento agli anni ‘80del Novecento, Stefania concentra la suaattenzione sull’atteggiamento del Pci nei

confronti della satira nel periodo che va dallasegreteria di Togliatti a quella di Berlinguer.Un partito serio fino a risultare “serioso” nonpoteva che essere ostile a un genere mino-re, che voleva introdurre la risata nel lessicodella politica.Unica eccezione ammessa, la satira funzio-nale all’azione politica, che rivolge i suoistrali contro i “nemici”. La svolta si ha dopo ilSessantotto, con le vignette di Staino e lacomparsa del suo personaggio Bobo, arche-tipo dell’intellettuale di sinistra e coscienzacritica della sinistra. Dalle pagine di “Tango”,Bobo mostra ai “compagni” le loro debolez-ze e si interroga sulla crisi storica della sini-stra italiana.

Simona Spaventa

GIORGIO BALDASSARI STEFANIA FRANCHI

Page 16: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

16 (24) ORDINE 4 2000

Mussolini inInghilterra ebbebuona stampaSimone Angiolini lavora da dieci anni pres-so l’Azienda regionale per il diritto allo studiouniversitario di Siena, ma è ancora in cercadella sua strada.Nel frattempo ha frequentato la facoltà diScienze politiche all’Università di Siena e siè laureato in “Storia dei trattati e politica inter-nazionale”.Per la tesi, ha unito due suoi personali inte-ressi: il giornalismo anglosassone e il fasci-smo. Così, ha cominciato una ricerca sulmodo in cui i giornali inglesi trattarono l’Italianei primi anni della dittatura, per scoprire,con una certa sorpresa, che Mussolini, alme-no inizialmente, ebbe buona stampa.Nella sua tesi “Le relazioni italo-inglesiviste da Fleet Street: interpretazioni,giudizi, reazioni della stampa inglese(ott. 1922 – genn. 1925)”, ha infatti dimo-strato che l’interesse della Gran Bretagnaper il nostro Paese – alleato sì, ma “latino”,perciò culturalmente distante – non eramolto forte, e certo non costante: veri picchid’attenzione si verificarono soltanto tra l’ot-tobre e il novembre del ‘22, per la crisi di

Corfù, e in seguito al delitto Matteotti.Questa distanza ideologica comportò unascarsa comprensione del fascismo, che daprincipio fu ben visto perfino dalla stampalaburista. Il lavoro di raccolta del materialeè durato otto mesi, condotto tra le bibliote-che universitarie di mezza Italia, da Firenzea Gorizia, e con l’aiuto provvidenziale diqualche amico con fissa dimora in Inghilter-ra, che ha fornito alcuni testi, altrimentiintrovabili, recuperati alla CambridgeLibrary.Per l’assegnazione del premio per le tesi sulGiornalismo europeo e nordamericano,Simone ha commentato: “Che sia il segnoche devo darmi al giornalismo?”. Avrà scher-zato, ma intanto si è informato sulla scuoladi giornalismo di Milano.

Claudia Cristoferi

SIMONE ANGIOLINI

La vera storia di Citizen KaneA William Randolph Hearst si era ispiratoOrson Welles per il celeberrimo film “Quartopotere”, e allo stesso Hearst si è dedicatoanima e corpo Enrico Martinelli per la suatesi di laurea in Storia del giornalismo all’U-niversità degli studi di Milano, raccontando lavera storia di uno tra i più importanti espo-nenti del giornalismo americano. Per questo,è andato fino a San Francisco, dove ha risie-duto sei mesi, scartabellando fra le copie del“San Francisco Examiner” dal 1945 al ‘48,raccolte per lo più nella Fondazione Hearst.Il risultato del suo lavoro, intitolato “Europae Stati Uniti nel secondo dopoguerra: il“San Francisco Examiner” di WilliamRandolph Hearst”, gli ha fatto vincere exaequo il premio nella sezione Giornalismoeuropeo e nordamericano.L’“Examiner”, tuttora la testata più diffusa nellacittà californiana insieme al “Chronicle”, è statala prima tappa della folgorante carriera di W.R.Hearst. Acquistata dal padre, William Rudolphne divenne direttore e da lì partì per la conqui-sta di uno dei maggiori imperi dell’editoria,comprando un’intera catena di giornali.

ENRICO MARTINELLI

Quei “suggeritoriinvisibili”delle agenzieQuando chiedo ad Arianna Di Loreto chisono “I suggeritori invisibili dell’informa-zione”, lei si schermisce: “Ma no, qui ipersuasori occulti non c’entrano niente!”. Lasua tesi di laurea infatti, discussa alla facoltàdi Sociologia dell’Università “La Sapienza” diRoma sotto la guida del prof. Luciano Russi,nonostante il titolo un po’ misterioso, trattadelle agenzie di stampa. “I giornalisti delleagenzie sono sempre nell’ombra, ma inrealtà sono i “suggeritori” dell’informazione:sono determinanti nella scelta delle notizieche compaiono sui mass media”, spiegaArianna. “Invisibili” al pubblico, lavoranodietro le quinte dell’informazione, e anche lacritica e gli studiosi li trascurano: Arianna perla bibliografia della sua ricerca è riuscita atrovare solo due testi, per giunta risalenti aglianni ‘80. La tesi, premiata nella sezione sullaprofessione giornalistica, nella prima parteripercorre la storia delle agenzie di stampa edescrive le agenzie attive oggi nel mondo.Ma il nucleo centrale del lavoro è la partesperimentale: Arianna ha voluto verificarequanto e come il lavoro di agenzia vengautilizzato nei quotidiani. Per farlo ha presotutte le notizie Ansa di una giornata e le ha

confrontate con quelle apparse il giornosuccessivo su quattro quotidiani, uno nazio-nale (il “Corriere della sera”), uno pluriregio-nale (il “Messaggero”), uno regionale ( il“Giornale di Sicilia”) e, infine, uno provinciale(il “Giornale di Vicenza”). Il risultato haconfermato l’ipotesi di partenza: il trattamen-to delle notizie di agenzia è molto diverso aseconda del tipo di giornale. Mentre i nazio-nali ne fanno un uso minore e le rielaboranocompletamente, i quotidiani più piccoli leriprendono alla lettera, limitandosi a rigirarnele frasi.Un lavoro da certosino, quello di Arianna,apprezzato anche dalla stessa Ansa, che leha offerto uno stage di sei mesi perapprofondire la sua ricerca.

(S.Sp.)

ARIANNA DI LORETO

AAA cercasigiornalismo indipendente“Quasi nessuno”, è la risposta di GiovannaButi all’interrogativo da cui è nata la sua tesi:“Chi si fida del giornalismo? Il punto divista del pubblico sulla credibilitàdell’informazione”. Un lavoro paziente ecertosino che le è valso il premio per lasezione “Istituzioni della professione giornali-stica in Italia, in Europa e nel Nord America.La deontologia e l’inquadramento contrattua-le dei giornalisti in Italia, Europa e NordAmerica”.Laureatasi in Sociologia della comunicazio-ne presso la facoltà di Scienze politichedell’Università di Firenze, Giovanna Buti, conil suo elaborato (relatore prof. GiovanniBechelloni), lancia un segnale d’allarme: “ilgiornalismo italiano non piace agli italiani”. Èla constatazione di alcuni massmediologi,confermata dagli istituti demoscopici di ricer-ca più affidabili (SVG, Censis, Doxa, Euri-spes, Eurobarometro), da cui è partita la suaricerca. “C’è troppa dipendenza dalla politicae dagli editori; troppo sensazionalismo e laverifica delle fonti è quasi inesistente”.Un’insoddisfazione diffusa che è stata avva-lorata da un sondaggio compiuto dalla Buti

su scala territoriale (Firenze e dintorni). Hafatto 17 domande a 227 persone, tra studen-ti e individui comuni, per stabilire il tipo di frui-zione informativa, individuare il livello dicredibilità dell’informazione e accertarne “icondizionamenti dall’alto”. Il risultato è che ladipendenza dal potere politico ed economi-co resta il peggior difetto del giornalismoitaliano.La carta stampata continua a perdere terre-no. E questo perché il quotidiano non offrepiù il valore aggiunto dello spazio-approfon-dimento e tende a uniformarsi con il piccoloschermo. Unica nota positiva in questoquadro preoccupante: i giovani sono più otti-misti degli adulti sul futuro dell’informazione.Forse perché leggono meno?

Sandra Marzano

GIOVANNA BUTI

Quando gli americani leggevano Moravia e CalvinoUna tesi che parla degli scrittori italiani edella loro accoglienza sulla stampa america-na: è il lavoro di Michela Acquaviva, laurea-tasi in Lettere all’Università degli studi diMilano con la professoressa Rita Cambria.Si intitola “Un’immagine dell’Italia negliStati Uniti. The New York Times BookReview e la letteratura italiana tra infor-mazione e critica (1947-1987)” e le è valsoil premio per il giornalismo culturale, sociale,scientifico (e altre specializzazioni).Michela ha affrontato le recensioni deiromanzi italiani apparse tra il 1947 e il 1987sull’inserto domenicale del prestigioso “NewYork Times”, dedicato interamente ai libri. Neemerge un’immagine dell’Italia per nullastereotipata e del tutto lusinghiera. Gli ameri-cani apprezzavano decisamente i romanzi diAlberto Moravia, di tutti il più letto, ancora piùamato era Italo Calvino e poi Italo Svevo,Ignazio Silone, Leonardo Sciascia sino aUmberto Eco. “Questi erano gli autori piùtradotti e letti negli Stati Uniti – spiega Miche-la – e gli americani non mancavano di sotto-

lineare le enormi difficoltà del lavoro di tradu-zione, ad esempio per le opere di CarloEmilio Gadda”.La ricerca muove da una analisi dei pregiu-dizi culturali che caratterizzano i rapportiItalia-Usa, da brevi cenni di storia del “NewYork Times” (nato nel 1851) e della “N.Y.T.Book Review” sorta più tardi, nel 1896.Analizza il clima di vitalità letteraria del dopo-guerra, i cambiamenti dell’editoria negli anniSessanta e Settanta e si chiude con unadisamina di qualche autore postmodernocome Tabucchi e l’ultimo Calvino.Oggi Michela segue un master in “Metodolo-gie dell’informatica e della comunicazioneper le scienze umanistiche” che forma opera-tori informatici per la didattica multimediale.

M. M.

MICHELA ACQUAVIVA

Enrico Martinelli – per la cronaca ex-allievoIfg – ha esaminato in particolare la sua posi-zione rispetto alla politica americana in Euro-pa alla fine della seconda guerra mondiale,attraverso la lettura dei suoi editoriali. Ne èemerso il pensiero di un inflessibile isolazio-nista, contrario alle scelte dell’Amministra-zione Truman, al piano Marshall e a tutti gliinterventi di risanamento economico degliUsa in Europa.Oggi Enrico lavora a Milano, all’Ansa, e staper diventare “italian editor” della testata on-line di una società inglese. È soddisfatto, mala voglia di viaggiare non l’ha abbandonato espera in prossimi incarichi all’estero.

(C.C.)

0000000000002222Assemblea

Sette vincitori su 119concorrenti alla II edizionedel premio alle tesi

Page 17: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,
Page 18: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

18 (26) ORDINE 4 2000

Capo I - DISPOSIZIONI GENERALI

ART. 1 (Definizioni e disciplina del prodotto editoriale)1. Per prodotto editoriale, ai fini della presente legge, si inten-de il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso illibro, o su sopporto informatico, destinati alla pubblicazioneo, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubbli-co con ogni mezzo, anche elettronico o attraverso la radiodif-fusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti disco-grafici o cinematografici.2. Non costituiscono prodotto editoriale i supporti che ripro-ducono esclusivamente suoni e voci, le opere filmiche ed iprodotti destinati esclusivamente all’informazione aziendalesia ad uso interno sia presso il pubblico. Per opera filmica siintende lo spettacolo, con contenuto narrativo o documenta-ristico, realizzato su supporto di qualsiasi natura, purché noncostituente opera dell’ingegno ai sensi della disciplina suldiritto d’autore, destinato originariamente, dal titolare dei dirit-ti di utilizzazione economica, alla programmazione nelle salecinematografiche ovvero alla diffusione al pubblico attraversoi mezzi audiovisivi.3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cuiall’articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodottoeditoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare econtraddistinto da una testata, costituente elemento identifi-cativo del prodotto, e sottoposto, altresì, agli obblighi previstidall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.

ART. 2 (Disposizioni sulla proprietà delle imprese editricied in materia di trasparenza)1. All’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e succes-sive modificazioni, sono apportate le seguente modificazioni:

a) Il primo comma è sostituito dal seguente:“L’esercizio dell’impresa editrice di giornali quotidiani è riser-vato alle persone fisiche, nonché alle società costituite nellaforma della società in nome collettivo, in accomandita sempli-ce, e responsabilità limitata, per azioni, in accomandita perazioni e cooperativa, il cui oggetto comprende esclusivamen-te l’attività editoriale, esercitata attraverso qualunque mezzoe con qualunque supporto, anche elettronico, l’attività tipo-grafica, radiotelevisiva o comunque attinente all’informazio-ne, nonché le attività connesse funzionalmente e direttamen-te a queste ultime.b) il quarto comma è sostituito dal seguente:“Le azioni aventi diritto di voto o le quote sociali possonoessere intestate a società per azioni, in accomandita perazioni o a responsabilità limitata, purché la partecipazione dicontrollo di detta società sia intestata a persone fisiche o asocietà direttamente controllate da persone fisiche. Ai finidella presente disposizione il controllo è definito ai sensidell’articolo 2359 del codice civile, come sostituto dell’artico-lo 1 del decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127, nonchédall’ottavo comma del presente articolo. Il venire meno didette condizioni comporta la cancellazione d’ufficio dell’im-presa dal registro degli operatori di comunicazione di cuiall’articolo 1, comma 6, lettera a), n. 5, della legge 31 luglio1997, n. 249;c) al sesto comma, primo periodo, le parole: “o estere” sonosoppresse;d) dopo l’ultimo comma è aggiunto, in fine, il seguente:“I soggetti di cui al comma 1 sono ammessi ad esercitarel’attività d’impresa ivi descritta solo se in possesso della citta-dinanza di uno Stato membro della Unione europea o, incaso di società, se aventi sede in uno dei predetti Stati. Isoggetti non aventi il predetto requisito sono ammessi all’e-sercizio dell’impresa medesima solo a condizione che loStato di cui sono cittadini applichi un trattamento di effettivareciprocità.Sono fatte salve le disposizioni derivanti da accordi interna-zionali.”

ART. 3 (Modalità di erogazione delle provvidenze in favo-re dell’editoria)1. Ai fini dell’attribuzione delle provvidenze per l’editoria, edin particolare con riferimento alle provvidenze previste dallalegge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, ilcriterio della tiratura è sostituito da quello della diffusione.2. A decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla datadi entrata in vigore della presente legge l’importo di 2 miliardidi lire previsto per contributi di cui all’articolo 26, comma 1,della legge 5 agosto 1981, n. 416, è aumentato a 4 miliardidi lire.3. Alle imprese editrici di giornali quotidiani che abbiano atti-vato sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate editein Paesi diversi da quelli dell’Unione europea è concesso uncontributo pari al cinquanta per cento dei costi annui docu-mentati di acquisto carta, stampa e distribuzione relativi alladiffusione nei suddetti Paesi delle copie delle testate teletra-smesse. Sono esclusi dal calcolo del contributo i costi relativia tirature inferiori a 10.000 copie medie giornaliere o effet-tuate per meno di un anno, in un singolo paese di destina-zione. Sono altresì esclusi dal calcolo del contributo i costirelativi a testate il cui contenuto redazionale sia inferiore alcinquanta per cento di quello della edizione diffusa nella cittàitaliana presso il cui tribunale sono registrate. L’ammontarecomplessivo del contributo di cui al presente comma non puòsuperare lire 4 miliardi annui. Nel caso in cui il contributocomplessivo in base alle domande presentate superi taleammontare, lo stanziamento sarà ripartito tra gli aventi dirittoin proporzione al numero delle copie stampate e diffuse neisuddetti Paesi.

Capo II - INTERVENTI PER LO SVILUPPO DEL SETTOREEDITORIALE

ART. 4 (Tipologie di interventi nel settore editoriale)1. Alle imprese operanti nel settore editoriale sono concessele agevolazioni di credito di cui agli articoli 5, 6 e 7, nonché ilcredito di imposta di cui all’articolo 8.

ART. 5 (Fondo per le agevolazioni di credito alle impresedel settore editoriale)1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,fino all’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30luglio 1999, n. 300, e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.303, il Fondo per le agevolazioni di credito alle imprese delsettore editoriale, di seguito, denominato Fondo. Il Fondo èfinalizzato alla concessione di contributi in conto interessi suifinanziamenti della durata massima di 10 anni deliberati dasoggetti autorizzati all’attività bancaria.2. Al Fondo affluiscono: le risorse finanziarie stanziate a talfine nel bilancio dello Stato con il contributo dell’1 per centotrattenuto sull’ammontare di ciascun beneficio concesso, lesomme comunque sono corrisposte su concessioni, effet-tuate, le somme disponibili alla data di entrata in vigore dellapresente legge esistenti sul Fondo di cui all’articolo 29 dellalegge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modifiche.Quest’ultimo Fondo è mantenuto fino al completamento dellacorresponsione dei contributi in conto interessi per le conces-sioni già effettuate.3. I contributi sono concessi, nei limiti delle disponibilità finan-ziare, mediante procedura automatica, ai sensi dell’articolo l,o valutativa, ai sensi dell’articolo 7.4. Sono ammessi al finanziamento i progetti di ristrutturazio-ne tecnico-produttiva: di realizzazione, ampliamento e modi-fica degli impianti, con particolare riferimento all’installazionee potenziamento della rete informatica, anche in connessio-ne all’utilizzo dei circuiti telematici internazionali o dei satelli-ti; di miglioramento della distribuzione; di formazione profes-sionale. I progetti, sono presentati dalle imprese partecipantial ciclo di produzione, distribuzione e commercializzazionedel prodotto editoriale.

5. In caso di realizzazione dei progetti di cui al comma 4 conil ricorso alla locazione finanziaria, i contributi sono concessicon le medesime procedure di cui agli articoli 6 e 7 e nonpossono, comunque, superare l’importo dei contributi inconto interessi di cui godrebbero i progetti se effettuati aisensi e nei limiti previsti per i contributi in conto interessi.6. Una quota del cinque per cento del Fondo è riservata alleimprese che, nell’anno precedente a quello di presentazionedella domanda per l’accesso alle agevolazioni, presentanoun fatturato non superiore a 5 miliardi di lire ed una ulteriorequota del cinque per cento a quelle impegnate in progetti diparticola rilevanza per la diffusione della lettura in Italia o perla diffusione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero.Ove la quota non sia interamente utilizzata, la parte residuariaffluisce al Fondo per essere destinata ad interventi in favo-re della altre imprese.7. Una quota del dieci per cento del Fondo è destinata aiprogetti volti a sostenere spese di gestione o di esercizio perle imprese costituite in forma di cooperative di giornalisti o dipoligrafici.8. Ai fini della concessione del beneficio di cui al presentearticolo, la spesa per la realizzazione dei progetti è ammes-sa in misura non eccedente il novanta per cento di quellaprevista nel progetto, ivi comprese quelle indicate nel primocomma dell’articolo 16 del decreto del Presidente dellaRepubblica 9 novembre 1976, n. 902, nonché le spese previ-ste per il fabbisogno annuale delle scorte in misura non supe-riore al quaranta per cento degli investimenti fissi ammessi alfinanziamento. La predetta percentuale del novanta per centoè elevata al cento per cento per le cooperative di cui all’arti-colo 6 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modi-ficazioni.9. I contributi in conto interessi possono essere concessianche alle imprese editrici dei giornali italiani all’estero di cuiall’articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successi-ve modificazioni, per progetti realizzati con il finanziamentodi soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria aventisede in uno Stato appartenente all’Unione europea.10. L’ammontare del contributo è pari al cinquanta per centodegli interessi sull’importo ammesso al contributo medesi-mo, calcolati al tasso di riferimento fissato con decreto dalMinistro del tesoro, del bilancio e della programmazioneeconomica. Il tasso di interesse e le altre condizioni econo-miche alle quali è riferito il finanziamento sono liberamenteconcordati tra le parti.11. In aggiunta alle risorse di cui al comma 2, a decorreredall’anno 2001 e fino all’anno 2003, è autorizzata la spesa dilire 7,9 miliardi per il primo anno, di lire 24,3 miliardi per ilsecondo anno e di lire 18,7 miliardi per il terzo anno.12. Ai contributi di cui al presente articolo, erogati secondo leprocedure di cui agli articoli 6 e 7 si applicano le disposizionidi cui agli articoli 8 e 9, commi da 1 a 5, del decreto legislati-vo 31 marzo 1998,. n. 123.13. Con regolamento emanato a norma dell’articolo 17,comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettatedisposizioni integrative ed attuative della presente legge.Sono in particolare disciplinate le modalità ed i termini dipresentazione o di rigetto delle domande, le modalità di atte-stazione dei requisiti e delle condizioni di concessione deicontributi, la documentazione delle spese inerenti ai progetti,gli adempimenti ed i termini delle attività istruttorie, l’organiz-zazione ed il funzionamento del comitato di cui al comma 4dell’articolo 7, il procedimento di decadenza dai benefici, lemodalità di verifica finale della corrispondenza degli investi-menti effettuati al progetto, della loro congruità economica,nonché dell’inerenza degli investimenti stessi alle finalità delprogetto.14. All’istruttoria dei provvedimenti di concessione dei contri-buti di cui agli articoli 6 e 7 provvede, fino all’attuazione dellariforma di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, laPresidenza del Consiglio dei Ministri.

Il progetto del Governo all’esame delle Camere - Facilitazioni per favorire le uscite consensuali dei giornalisti in esubero

Parte la riforma della legge sull’editoria

Ristrutturazioni in 5 anni sostenute dal

Le novità● Le cinque “tessere” chiave. La riforma è articolata sucinque interventi: nuova definizione di “prodotto editoriale”;semplificazione delle procedure amministrative; riqualifica-zione del meccanismo di intervento pubblico nel settore;adeguamento della disciplina previdenziale e sociale; testounico sull’editoria.● Nuovo volto per il prodotto editoriale. La definizionedi “prodotto editoriale” comprenderà, oltre alla tradizionaleeditoria cartacea, anche i prodotti su supporto informaticoe i libri. Escluse l’opera discografica e quella filmica.● Cambia l’intervento pubblico. Si ridurranno le provvi-denze dirette a fondo perduto (con l’eccezione delle testa-te italiane all’estero, dell’editoria speciale periodica per nonvedenti e dell’editoria per le associazioni di consumatori) eallo stesso tempo verranno rafforzati gli strumenti indiretti.Il tutto facendo leva su una nuova disciplina del creditoagevolato.● Credito agevolato più incisivo. Sarà esteso a tutte leimprese partecipanti al ciclo di produzione, distribuzione ecommercializzazione del prodotto editoriale. Elevato da 15a 30 miliardi l’importo dei programmi finanziabili.● Fondo per la mobilità. Sarà costituito un fondo ad hoce scatteranno facilitazioni per le uscite consensuali dipersonale in esubero.

(da “Il Sole 24 Ore” del 15 marzo 2000)

Il testo del Disegno di legge sull’editoria

Page 19: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

19 (27)ORDINE 4 2000

15. Le somme erogate ai sensi degli articoli 6 e 7, a qualun-que titolo restituite, sono versate all’entrata del bilancio dellostato per essere successivamente riassegnate al Fondo dicui al comma 1. Il Ministro del tesoro, del bilancio e dellaprogrammazione economica è autorizzato ad apportare, conpropri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

ART. 6 (Procedura automatica)1. Alla concessione dei contributi di cui all’articolo 5 si prov-vede mediante procedura automatica relativamente aiprogetti che presentano cumulativamente le seguenti carat-teristiche:a) finanziamento complessivo non superiore ad un miliardodi lire;b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissioneai benefici. Sono altresì ammesse le spese sostenute nell’an-no antecedente la data di presentazione della domanda.2. Con avviso pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana”, sono comunicati l’ammontare dellerisorse disponibili per la concessione dei contributi ed il termi-ne massimo di presentazione delle domande.3. Le domande di concessione del contributo sono accoltesulla base della sola verifica della completezza e regolaritàdelle domande medesime e della relativa documentazione,secondo l’ordine cronologico di presentazione. Le domandepresentate nello stesso giorno si intendono presentate conte-stualmente. La concessione del contributo è integrata fino aconcorrenza delle risorse finanziarie di cui al comma 2. Incaso di insufficienza delle risorse finanziare a soddisfare inte-gralmente le domande, la disponibilità residua è ripartitaproporzionalmente al costo dei progetti. Detta ripartizione haluogo tra le domande presentate contestualmente il giornosuccessivo a quello di presentazione delle ultime domandeche hanno ottenuto capienza intera.4. In caso di inosservanza del termine di cui al comma 1,lettera b), è dichiarata la decadenza del beneficio ed ilsoggetto beneficiario è tenuto alla restituzione delle sommeeventualmente già recepite maggiorate degli interessi, calco-lati ai sensi dell’articolo 9, comma 4, del decreto legislativo31 marzo 1998, n. 123.5. Il soggetto beneficiario, entro 60 giorni dalla realizzazionedel progetto, produce i documenti giustificativi delle spesesostenute, gli estremi identificativi degli impianti, macchinario attrezzature acquistati, nonché la perizia giurata di unesperto del settore, iscritto al relativo albo professionale, seesistente, che attesti la corrispondenza degli investimenti allafinalità del progetto, nonché la congruità dei costi sostenuti.6. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corri-spondenza delle scadenze delle rate di ammortamentopagate all’impresa beneficiaria all’Istituto di credito. Tenutoconto della tipologia dell’intervento su richiesta dell’impresa,può essere effettuata la corresponsione del contributo inun’unica soluzione, scontando al valore attuale, al momentodell’erogazione, il beneficio derivante dalla quota di interessi.

ART. 7 (Procedura valutativa)1. Alla concessione dei contributi di cui all’articolo 5 si prov-vede mediante procedura relativamente ai progetti oprogrammi organici e complessi, che presentano cumulati-vamente le seguenti caratteristiche:(a) finanziamento, eccedente l’importo di cui all’articolo 6,comma 1, lettera a); la domanda deve contenere la delibera-zione preventiva dell’istituto finanziatore, il finanziamento puòcomunque, essere ammesso a contributo in misura nonsuperiore a lire 30 miliardi;(b) realizzazione entro due anni dall’ammissione ai benefici.Sono altresì ammesse le spese sostenute nei due anni ante-cedenti la data di prestazione della domanda.2. Con avviso pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana”, sono comunicati il termine finale, noninferiore a novanta giorni, di presentazione delle domande,

l’ammontare delle risorse disponibili, i requisiti dell’impresaproponente e dell’iniziativa in base ai quali è effettuata lavalutazione ai fini della concessione del contributo.3. I requisiti dell’iniziativa, di cui al comma 1, attengono allatipologia del programma, al fine perseguito dallo stesso, allacoerenza degli strumenti con il perseguimento degli obiettiviprevisti. La validità tecnica, economica e finanziaria dell’atti-vità viene valutata con particolare riferimento alla congruitàdelle spese previste, alla redditività, alle prospettive di merca-to e agli obiettivi di sviluppo aziendale.4. L’ammissione al contributo di cui al presente articolo èdisposta sulla base della deliberazione di un comitato costi-tuito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri daemanarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore delregolamento di cui all’articolo 5, comma 13. La composizio-ne del Comitato è effettuata in modo di assicurare la presen-za delle amministrazioni statali interessate, degli editori, delleemittenti radiotelevisive, dei rivenditori e distributori, dei gior-nalisti e dei lavoratori tipografici. Dalla data di entrata in vigo-re del decreto di costituzione del Comitato di cui al presentecomma è soppresso il Comitato per la concessione del credi-to agevolato di cui all’articolo 32 della legge 5 agosto 1981,n. 416.5. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corri-spondenza delle scadenze delle rate di ammortamentopagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Dallaprima quota è trattenuto, a titolo di cauzione, un importo noninferiore al 10 per cento dell’agevolazione concessa, la cuierogazione è subordinata alla verifica della corrispondenzadella spesa al progetto ammesso al contributo sulla basedella documentazione finale della spesa stessa.6. Ferma la cauzione di cui al comma 5, tenuto conto dellatipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa, può esse-re effettuata la corresponsione del contributo in unica solu-zione, con sconto degli interessi di cui al comma 5 rispettoalla data delle predette scadenze. È, in ogni caso, consentital’erogazione, a titolo di anticipazione, del contributo conces-so fino ad un massimo del 50 per cento del contributo mede-simo, sulla base di fideiussione bancaria o polizza assicurati-va di importo non inferiore alla somma da erogare.

ART. 8 (Credito di imposta)1. Alle imprese produttrici di prodotti editoriali che effettuanoentro il 31 dicembre 2004, investimenti di cui al comma 2,relativi strutture situate nel territorio dello Stato, e riconosciu-to, a richiesta, secondo le modalità previste dal decreto delPresidente del Consiglio dei Ministri di cui al comma 5 uncredito di imposta di importo pari al tre per cento del costosostenuto, con riferimento al periodo di imposta in cui l’inve-stimento è effettuato ed in ciascuno dei quattro periodi diimposta successivi.2. Gli investimenti per i quali è previsto il credito di imposta dicui al comma 1 hanno ad oggetto:a) beni strumenti nuovi, ad esclusione degli immobili, desti-nati esclusivamente alla produzione dei seguenti prodottieditoriali in lingua italiana: giornali, riviste e periodici, libri esimili, nonché prodotti editoriali multimediali;b) programmi di ristrutturazione economico-produttiva riguar-danti, congiuntamente o disgiuntamente:1) l’acquisto, l’installazione, il potenziamento, l’ampliamentoe l’ammodernamento delle attrezzature tecniche, degliimpianti di composizione, stampa, confezione, magazzinag-gio, teletrasmissione e degli impianti di alta e bassa frequen-za delle imprese di radiodiffusione nonché il processo ditrasformazione delle strutture produttive verso tecnologie ditrasmissione e ricezione digitale;2) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi composti dauna o più unità di lavoro gestite da apparecchiature elettroni-che che governino, a mezzo di programmi, la progressionelogica della fasi del ciclo tecnologico, destinate a svolgereuna o più delle seguenti funzioni legate al ciclo produttivo:

lavorazione, montaggio, manipolazione, controllo, misura etrasporto;3) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi di integrazionedi una o più unità di lavoro composti da robot industriali, omezzi robotizzati, gestiti da apparecchiature elettroniche, chegovernino, a mezzo di programmi, la progressione logicadelle fasi del ciclo tecnologico;4) la realizzazione o l’acquisizione di unità o di sistemi elet-tronici per l’elaborazione dei dati destinati al disegno auto-matico, alla progettazione, alla produzione della documenta-zione tecnica, alla gestione delle operazioni legate al cicloproduttivo, al controllo e al collaudo dei prodotti lavorati,nonché al sistema gestionale, organizzativo e commerciale;5) la realizzazione o l’acquisizione di programmi per l’utiliz-zazione delle apparecchiature, dei sistemi di cui ai numeri2), 3) e 4);6) l’acquisizione di brevetti e licenze funzionali all’eserciziodelle attività produttive, dei sistemi e dei programmi di cui aicomma 2), 3), 4) ed 5).3. Il credito di imposta, che non concorre alla formazione delreddito imponibile, può essere fatto valere anche in compen-sazione ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.Il credito d’imposta non è rimborsabile ma non limita il dirittoal rimborso di imposte ad altro tipo spettante; l’eventualeeccedenza è riportabile fino al quarto periodo d’impostasuccessivo.4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministriemanato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro delle finanze,di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio edell’artigianato, sono determinate le modalità di attuazionedel credito di imposta, e sono stabilite le procedure di moni-toraggio e di controllo rivolte a verificare l’attendibilità e latrasparenza dei programmi di investimento di cui al comma2, nonché specifiche cause di revoca totale o parziale deibenefici e di applicazione delle sanzioni.

Capo III - ULTERIORI INTERVENTI A SOSTEGNO DELSETTORE EDITORIALE

ART. 9 - (Trattamento straordinario di integrazione sala-riale)1. All’articolo 35 della legge 5 agosto 1981, n. 416, sonoapportate le seguenti modificazioni:a) il primo comma è sostituito dal seguente: “Il trattamentostraordinario di integrazione salariale di cui all’articolo 2,quinto comma, della legge 12 agosto 1977, n. 675, e succes-sive modificazioni, è esteso, con le modalità previste per gliimpiegati, ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticantidipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani, di perio-dici e di agenzie di stampa a diffusione nazionale, sospesidal lavoro per le cause indicate nelle forme citate”.b) il quarto comma è sostituito dal seguente: “Il Ministro dellavoro e della previdenza sociale, esperite le procedure previ-ste dalle leggi vigenti, adotta i provvedimenti di concessionedel trattamento indicato nei precedenti commi, per periodisemestrali consecutivi e, comunque, non superiori comples-sivamente a ventiquattro mesi. Sono applicabili a tali periodile disposizioni di cui agli articoli 3 e 4 della legge 20 maggio1975, n. 164, e successive modificazioni.”.

ART. 10 (Risoluzione del rapporto di lavoro)1. L’articolo 36 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituitodal seguente:“Art. 36 (Risoluzione del rapporto di lavoro) – 1. I dipendentidelle aziende di cui all’articolo 35 per le quali sia stata dichia-rata dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale lasituazione di crisi occupazionale, in caso di risoluzione delrapporto di lavoro per dimissioni nel periodo di godimentodel trattamento di integrazioni salariale, ovvero per licenzia-mento al termine del periodo di integrazione salariale di cui

o

l credito agevolato e da sgravi fiscali

Roma, 14 marzo 2000. Il Consiglio dei ministri ha varato undisegno di legge che propone la riforma della legge sull’edi-toria, la 416 del 1981.Il Ddl “Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali” èstato proposto dal sottosegretario Marco Minniti e va oraall’esame del Parlamento. Prevede un sistema di agevolazio-ni creditizie e fiscali destinato in particolare alle nuove inizia-tive multimediali.Il provvedimento, spiega la presidenza del Consiglio in unanota, intende “accompagnare e sostenere la trasformazionedell’industria editoriale verso i nuovi scenari aperti al merca-to dalla rivoluzione tecnologica e dall’information society”.Per il sottosegretario Minniti si tratta di “un primo significativotraguardo”.Il Ddl, ha detto, mette a fuoco “il passaggio dell’editoria nell’e-ra della multimedialità”, riconvertendo risorse ingenti dalgenerico sostegno all’attività editoriale in credito agevolato esgravi fiscali per chi investe nel rinnovamento del prodotto.Una definizione che con questa legge si estende per la primavolta al libro e ai prodotti su supporto elettronico”.Il riassetto dell’intervento nell’editoria proposto dal Governoprevede un nuovo regime di finanziamento pubblico, che“abbandona ogni approccio assistenzialista”, anche permetter l’Italia in regola con le direttive europee. Sono previsti“strumenti straordinari (agevolazioni fiscali, facilitazioni perfavorire uscite consensuali di personale in esubero) calibratisu un orizzonte di cinque anni”, in modo da favorire la ristrut-turazione delle imprese del settore.Ecco in sintesi i punti qualificanti del Ddl.

Prodotto editoriale. C’è una nuova definizione: ilprodotto editoriale comprende anche i prodotti su supportoinformatico e il libro. Esclusi dischi e film.

Procedure amministrative. La parola d’ordine è sempli-ficazione. Viene abolito l’obbligo della doppia registrazionepresso i tribunali e nel registro degli operatori della comuni-cazione. Semplificati la concessione delle provvidenze e deicontributi e il credito agevolato.

Intervento pubblico. Sarà riqualificato. Due le strade:1) saranno ridotte progressivamente le provvidenze dirette ea fondo perduto, con alcune eccezioni (le testate italianeall’estero; l’editoria speciale periodica per non vedenti; l’edi-toria delle associazioni dei consumatori); 2) saranno enfatiz-zati gli strumenti indiretti. Sarà più incisiva la disciplina delcredito agevolato all’editoria, che viene esteso a tutte leimprese partecipanti al ciclo della produzione, distribuzionee commercializzazione del prodotto editoriale nella nuovadefinizione. Per evitare che il ribasso della struttura dei tassifaccia perdere di efficacia allo strumento, sarà elevato da 15a 30 miliardi l’importo dei programmi finanziabili. Previsteprocedure di accesso particolarmente agevolato per lecooperative di giornalisti e poligrafici. Le agevolazioni di credi-to consistono nella concessione di contributi in conto interes-si sui finanziamenti, della durata massima di dieci anni, deli-berati da soggetti autorizzati all’ attività bancaria, nella misu-ra del 50% degli interessi sull’importo ammesso a contributo,con procedura automatica o valutativa. Insieme al credito

agevolato è prevista poi un’agevolazione fiscale di durataquinquennale per quelle imprese editrici che attuinoprogrammi volti alla produzione di nuovi prodotti editoriali inlingua italiana e che attuino programmi volti alla ristruttura-zione economico-produttiva, in particolare quelli volti verso leiniziative digitali e multimediali. Il credito di imposta è previstonella misura del 3% in favore delle imprese produttrici cheeffettuino entro la fine dell’anno investimenti in beni strumen-tali nuovi destinati alla produzione. La nuova articolazionedegli strumenti “indiretti” va in parallelo alla riforma delleagevolazioni tariffarie e, in particolare, di quelle postali la cuinormativa è stata già definita con la finanziaria ‘99.

Disciplina previdenziale. In cantiere l’ampliamento deltrattamento di cassa integrazione anche ai giornalisti pubbli-cisti e praticanti, l’individuazione di uno sbarramento aiprepensionamenti per i poligrafici, la facoltà, per gli iscrittiall’Inpgi in cassa integrazione, di optare, in un numeroammesso dal ministero del Lavoro, per il trattamento antici-pato di pensione (poligrafici) e l’anticipata liquidazione dellapensione a 58 anni (giornalisti).

Testo unico sull’editoria. Concessione al Governodella delega a emanare un testo unico di razionalizzazionedi tutte le normative che comunque riguardano l’editoria. Ladelega prevede che il Governo, all’occorrenza, possa inte-grare, modificare o abrogare le normative che costituisconol’oggetto dello stesso testo unico.(da “Il Sole 24 Ore on-line”)

1

2

34

5

Page 20: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

20 (28) ORDINE 4 2000

al citato articolo 35, hanno diritto, in aggiunta alle normalicompetenze di fine rapporto, ad una indennità di mancatopreavviso e, per i giornalisti, ad una indennità pari a 4 mensi-lità di retribuzione.I dipendenti di cui sopra sono esonerati dall’obbligo delpreavviso in caso di dimissioni.”.

ART. 11 (Esodo e prepensionamento)1. L’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416 è sostituitodal seguente:“Art. 37 (Esodo e prepensionamento) - 1. Ai lavoratori di cuiai precedenti articoli è data facoltà di optare, entro 60 giornidall’ammissione al trattamento di cui all’articolo 35 ovvero,nel periodo di godimento del trattamento medesimo, entro60 giorni dal maturare delle condizioni di anzianità contributi-va richiesta, per i seguenti trattamenti:a) per i lavoratori poligrafici, limitatamente al numero di unitàammesso al Ministero del lavoro e della previdenza sociale:trattamento di pensione per coloro che possano far valerenella assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, lavecchiaia e i superstiti almeno 360 contributi mensili, ovvero1560 contributi settimanali di cui, rispettivamente, alle tabelleA e B allegate al decreto del Presidente della Repubblica 27aprile 1968, n. 488, sulla base dell’anzianità contributivaaumentata di un periodo pari a 5 anni, i periodi di sospensio-ne per i quali è ammesso il trattamento di cui al citato artico-lo 35 sono riconosciuti utili d’ufficio secondo quanto previstodalla presente lettera: l’anzianità contributiva non può comun-que risultare superiore a 40 anni;b) per i giornalisti professionisti iscritti all’INPGI, dipendentidalle imprese editrici di giornali quotidiani e di agenzie distampa a diffusione nazionale, limitatamente al numero diunità ammesso al Ministero del lavoro e della previdenzasociale e per i soli casi di ristrutturazione o riorganizzazionein presenza di cristi aziendale: anticipata liquidazione dipensione di vecchiaia al 58° anno di età, nei casi in cui sianostati maturati almeno 18 anni di anzianità contributiva, conintegrazione a carico dell’INPGI medesimo, del requisitocontributivo previsto dal secondo comma dell’articolo 4 delRegolamento approvato con decreto ministeriale in data 1°gennaio 1953, pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” 14gennaio 1953, n. 10, e successive modificazioni.2. L’integrazione contributiva a carico dell’INPGI di cui allalettera b) del comma 1 non può essere superiore a cinqueanni. Per i giornalisti che abbiamo compiuto i 60 anni di età,l’anzianità contributiva è maggiorata di un periodo non supe-riore alla differenza fra i 65 anni e l’età anagrafica raggiunta,fermo restando la non superabilità del tetto massimo di 360contributi mensili. Non sono ammessi a fruire dei benefici igiornalisti che risultino già titolari di pensione a carico dell’as-sicurazione generale obbligatoria o di forme sostitutive edesclusive della medesima. I contributi assicurativi riferiti aperiodi lavorativi successivi all’anticipata liquidazione dellapensione di vecchiaia sono riassorbiti dall’INPGI fino allaconcorrenza della maggiorazione contributiva riconosciuta algiornalista.3. La Cassa per l’integrazione dei guadagni degli operaidell’industria corrisponde alla gestione pensionistica unasomma pari all’importo risultante dall’applicazione dell’ali-quota contributiva in vigore per la gestione medesima sull’im-porto che si ottiene moltiplicando per i mesi di anticipazionedella pensione l’ultima retribuzione percepita da ogni lavora-tore interessato rapportati al mese. I contributi versati dallaCassa integrazione guadagni vengono iscritti per due terzinella contabilità separata relativa agli interventi straordinari eper il rimanente terzo a quella relativa agli interventi ordinari.4. Agli effetti del cumulo del trattamento di pensione di cui alpresente articolo con la retribuzione si applicano le normerelative alla pensione di anzianità.5. Il trattamento di pensione di cui al presente articolo non ècompatibile con le prestazioni a carico dell’assicurazionecontro la disoccupazione.2. La normativa prevista dai commi primo, lettera a), e secon-do dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, nel testoin vigore antecedentemente alle modifiche apportate dallapresente legge, continuano a trovare applicazione neiconfronti dei poligrafici dipendenti da aziende individuate dalmedesimo articolo 37, che abbiamo stipulato e trasmesso ai

competenti uffici del Ministero del lavoro e della previdenzasociale, antecedentemente alla data di entrata in vigore dellapresente legge, accordi sindacali relativi al riconoscimentodelle causali di intervento di cui all’articolo 35 della medesi-ma legge n. 416 del 1981.

ART. 12 - (INPGI)1. L’articolo 38 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituitodal seguente:“Art. 38 (INPGI) – 1. L’Istituto nazionale di previdenza deigiornalisti italiani “Giovanni Amendola” (INPGI) a norma delleleggi 20 dicembre 1951, n. 1564, 9 novembre 1955, n. 1122,e 25 febbraio 1987, n. 67, gestisce in regime di sostitutività leforme di previdenza obbligatoria nei confronti dei giornalistiprofessionisti e praticanti e provvede, altresì, ad analogagestione anche in favore dei giornalisti pubblicisti di cui all’ar-ticolo 1, commi secondo e terzo, della legge 3 febbraio 1963,n. 69, titolari di un rapporto di lavoro subordinato di naturagiornalistica. I giornalisti pubblicisti possono optare per ilmantenimento dell’iscrizione presso l’Istituto nazionale dellaprevidenza sociale. Resta confermata per il personale pubbli-cista l’applicazione delle vigenti disposizioni in materia difiscalizzazione degli oneri sociali e di sgravi contributivi.2. L’INPGI provvede a corrispondere ai propri iscritti:1. il trattamento straordinario di integrazione salariale previ-sto dall’articolo 35;2. la pensione anticipata di vecchiaia prevista dall’articolo 37.3. Gli oneri derivanti dalle suddette prestazioni sono a totalecarico dell’Istituto.4. Le forme previdenziali gestiste dall’INPGI devono esserecoordinate con le norme che regolano il regime delle presta-zioni e dei contributi delle forme di previdenza sociale obbli-gatoria, sia generali che sostitutive.”.2. L’opzione di cui all’articolo 38 della legge 5 agosto 1981,n. 416, come sostituito dal presente articolo, deve essereesercitata entro sei mesi dalla data di entrata in vigore dellapresente legge.3. L’onere per minori entrate all’INPS derivante dal presentearticolo è valutato in lire 5 miliardi annui.

ART. 13 (Fondo per la mobilità e la riqualificazioneprofessionale dei giornalisti)1. È istituito, per la durata di cinque anni a decorrere dalladata di entrata in vigore della presente legge, il “Fondo per lamobilità e la riqualificazione professionale dei giornalisti””Salva l’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30luglio 1999, n. 300 e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.303, il predetto fondo è istituito presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri.2. Il Fondo è destinato ad effettuare interventi di sostegno afavore dei giornalisti professionisti dipendenti da impreseeditrici di giornali quotidiani, da imprese editrici di periodici,nonché da agenzie di stampa a diffusione nazionale, i qualipresentino le dimissioni dal rapporto di lavoro a seguito dellostato di crisi delle imprese di appartenenza.3. I giornalisti beneficiari degli interventi di sostegno di cui alcomma 2 devono possedere, al momento delle dimissioni,una anzianità aziendale di servizio di almeno cinque anni.4. Gli interventi di sostegno di cui al presente articolo sonoconcessi, anche cumulativamente per:a) progetti individuali dei giornalisti che intendono riqualifica-re la propria preparazione professionale per indirizzarsi all’at-tività informativa nel settore dei nuovi mass media. Il finan-ziamento per ogni progetto è contenuto nei limiti di ventimilioni;b) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di cate-goria, diretti a favorire l’esodo volontario dei giornalisti dipen-denti collocati in Cassa integrazione guadagni straordinaria,ovvero in possesso dei requisiti per accedere al prepensio-namento ai sensi dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981,n. 416, così come sostituito dall’articolo 11 della presentelegge. Viene erogato a ciascun giornalista una indennità paria diciotto mensilità del trattamento tabellare minimo dellacategoria di appartenenza;c) progetti concordati dalle imprese con il sindacato di cate-goria, per il collocamento all’esterno, anche al di fuori delsettore dell’informazione, dei giornalisti dipendenti. L’inter-vento di sostegno è contenuto nei limiti del 50 per cento del

ORDINE - TABLOIDperiodico ufficiale del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Mensile / Spedizione in a. p. (45%)Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 - Filiale di Milano - Anno XXXI - Numero 4,aprile 2000

Direttore responsabile FRANCO ABRUZZOCondirettore BRUNO AMBROSI

Direzione, redazione, amministrazioneVia Appiani, 2 - 20121 MilanoTel. 02/ 63.61.171 - Telefax 02/ 65.54.307

Segretaria di redazioneTeresa Risé

Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Franco Abruzzo, presidente;Brunello Tanzi, vicepresidente;Gabriele Moroni, consigliere segretario,Sergio D’Asnasch, consigliere tesoriere.

Consiglieri:Bruno Ambrosi, Annibale Carenzo,Letizia Gonzales, Cosma DamianoNigro, Domenico Tedeschi.

Collegio dei revisori dei contiAldo Borta Schiannini Davide Colombo, Rino Felappi (presidente);

Coordinamento grafico di Ordine - Tabloid Franco Malaguti

Stampa Stem Editoriale S.p.A.Via Brescia, 2220063 Cernusco sul Naviglio (Mi)

Iscritto al n. 983/ 1983 del Registro nazio-nale della Stampa

Comunicazione e PubblicitàComunicazioni giornalistiche AdvercoopVia G.C.Venini, 46 - 20127 MilanoTel. 02/ 261.49.005 - Fax 02/ 289.34.08

La tiratura di questo numero è stata di20.100 copieChiuso in redazione il 28 marzo 2000

Ordine/Tabloid

costo certificato del progetto. Viene erogato altresì a ciascungiornalista, che accetti le nuove occasioni di lavoro propostenell’ambito del progetto, una indennità pari a dodici mensilitàdel trattamento tabellare minimo della categoria di apparte-nenza.5. Per le finalità di cui al presente articolo, a decorrere dall’an-no 2001 e fino all’anno 2005, è autorizzata la spesa di lire8,5 miliardi annui.

Capo IV - SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA E AMMINI-STRATIVA

Art. 14 - (Semplificazioni)1. I soggetti tenuti all’iscrizione al registro degli operatori dicomunicazione, ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera a),n. 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono esentati dall’os-servanza degli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8febbraio 1948, n. 47. L’iscrizione è condizione per l’inizio dellepubblicazioni.

ART. 15 - (Testo unico sull’editoria)1. Il Governo provvede, entro due anni dalla data in entratain vigore della presente legge al riordino delle disposizioni inmateria di editoria, provvidenze alla stampa ed alle emittentiradiofoniche e televisive locali e iscrizione ai registri stampapresso i Tribunali.2. Al riordino dei cui al comma 1 si procede mediante l’ema-nazione di un testo unico comprendente, in un unico conte-sto e con le opportune evidenziazioni, le disposizioni legisla-tive e regolamentari. A tale fine il testo unico comprende ledisposizioni contenute in un decreto legislativo ed in un rego-lamento che il Governo emana, rispettivamente, ai sensidell’articolo 14 e dell’articolo 17, comma 2, della legge 23agosto 1988, n. 400, attenendosi ai criteri e principi direttividi cui all’articolo 7, comma 2, della legge 8 marzo 1999, n,50.

Capo V - DISPOSIZIONI FINALI E TRANSITORIE

ART. 16 - (Copertura finanziaria)1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge,valutato in lire 27,4 miliardi per il primo anno, lire 54,8 miliariper il secondo anno ed in lire 82,2 miliari per il terzo anno, siprovvede mediante corrispondente riduzione, per i medesimianni, dell’autorizzazione di spesa iscritta in bilancio ai sensidel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303 – unità previsio-nale di base 3.13.2 – Presidenza del Consiglio dei Ministri –capitolo 2714, così come determinata dalla tabella C) dellalegge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria 2000). IlMinistro del tesoro, del bilancio e della programmazioneeconomica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, leoccorrenti variazioni del bilancio.

Art. 17 - (Disposizione transitoria ed abrogazioni)1. A decorrere dall’anno successivo a quello di entrata invigore della presente legge, la misura dei contributi previstidall’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250, e successi-ve modificazioni, nonché quelli previsti dall’articolo 4, dellamedesima legge n. 250 del 1990, è ridotta del venti percento.Tali contributi sono ridotti di un ulteriore venti per centoin ognuno degli anni successivi e cessano pertanto con ilquinto anno successivo a quello di entrata in vigore dellapresente legge.2. A decorrere dal quinto anno successivo a quello di entratain vigore della presente legge sono abrogati l’articolo 2,comma 29, primo periodo, e comma 31 della legge 28dicembre 1995, n. 549, l’articolo 2 della legge 15 novembre1993, n. 466, l’articolo 55, comma 27, della legge 27 dicem-bre 1997, n. 449, l’articolo 2, comma 1, della legge 14 agosto1991, n. 278, nonché l’articolo 4, comma 2, della legge 7agosto 1990, n. 2503. A decorrere dal quinto anno successivo a quello di entratain vigore della presente legge è altresì abrogato l’articolo 3,comma 15-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 250, così comeaggiunto dal comma 16 dell’articolo 53 della legge 27 dicem-bre 1997, n. 449, e modificato dall’articolo 41, comma 7,lettera a), della legge 23 dicembre 1998, n. 448.4. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presentelegge sono abrogati gli articoli 29, 30, 31, 32, comma 1, e 33della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazio-ni. A decorrere dalla data di istituzione del Comitato di cuiall’articolo 7, comma 4, è altresì abrogato l’articolo 32, commi2, 3 e 4, della medesima legge n. 416 del 1981.5. All’articolo 9, comma 1, secondo periodo, della legge 5agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, dopo leparole: “riceve dal servizio stesse comunicazioni” sonosoppresse le seguenti: “delle delibere concernenti l’accerta-mento delle tirature dei giornali quotidiani”.6. All’articolo 54, comma 1, ultimo periodo, della legge 5agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, dopo leparole: “Detta Commissione esprime pareri” sono soppressele seguenti: “sull’accertamento delle tirature dei giornali quoti-diani e”.7. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano alleautorizzazioni di spesa ed ai contributi previsti dagli articoli26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e 19 della legge 25febbraio 1987, n. 67, relativi ai contributi a favore della stam-pa italiana all’estero e a quelli previsti dall’articolo 6 dellalegge 30 luglio 1998, n. 281.

Parte la riforma della legge sull’editoria

Page 21: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

21 (29)ORDINE 4 2000

Milano, 6 marzo. Organizzato dal Comitato per le libertà e idiritti sociali e dal Coordinamento lombardo del Comitatonazionale per il NO, si è svolto al Circolo della Stampa unacceso dibattito sul ruolo dell’informazione nella campagnareferendaria.“Il Comitato per le libertà e i diritti sociali - ha spiegato lo stessopresidente Paolo Cagna Ninchi, introducendo la discussione -è nato alla fine di agosto 1999, quando gli spot dei radicali sulletelevisioni di Mediaset, propagandavano i ‘referendum days’.Su un sottofondo di slogan demagogici passavano le immaginidei politici del centro sinistra e quelli dei tre leader del sindaca-to confederale... le foto in bianco e nero di Cofferati, D’Antoni eLarizza sembravano quelle di un fotomarmista, così a Milanosi chiama il fotografo che riproduce le immagini dei defuntistampate su smalto... l’effetto era terrificante: non si diceva nulladei 20 quesiti referendari che dovevano promuovere, ma eranomolto più efficaci di mille spiegazioni tecniche, di mille parole.Con le parole i radicali non scherzano proprio - ha continuatoCagna - non solo quando insultano gli avversari del momento.Se vi ricordate nelle lettere che, sempre in quei giorni, hannomandato a ciascuno di noi si chiedeva di firmare i 20 referen-dum di giustizia, di libertà, di liberazione.Giustizia, libertà e liberazione sono le grandi parole che hannosegnato la storia di questi ultimi due secoli e caratterizzato lanascita delle moderne democrazie. Queste grandi parolehanno percorso il mondo, con movimenti che lo hanno solleva-to e sconvolto. Le lotte per il lavoro e i suoi diritti, i movimenti diliberazione dei popoli dallo schiavismo e dal colonialismo, lebattaglie per i diritti civili delle persone che hanno lasciato unsegno che si credeva indelebile nella concezione modernadello Stato, della convivenza e della coesione sociale.Ma evidentemente non è così. Queste grandi parole ora assu-mono un senso quasi macabro perché dietro di loro si celal’obiettivo di reintrodurre le umilianti condizioni di subalternità,di precarietà, di paura che derivano dal perdere il diritto allagiustizia e alla solidarietà, condizioni che credevamo un retag-gio, almeno sul piano della cultura politica e sociale, del passa-to e per superare le quali ci sono voluti tempi, lotte, sacrifici diintere generazioni.In questo - ha affermato Cagna - i referendum radicali cheriguardavano lavoro, stato sociale, libertà di associazione,avevano un senso complessivo, costituivano un vero, omoge-neo progetto di governo, proponevano un nuovo modello disocietà: cancellare settori determinanti della democrazia libera-le, distruggendo il sindacato, i partiti, lasciando il cittadino privodi garanzie e di protezioni, abolendo i corpi intermedi che arti-colano il sistema democratico”.Quest’obiettivo - secondo il comitato per il NO - è nascosto dauna propaganda che gioca su un violento travisamento deitermini e rende due volte odiosa e violenta una campagna poli-tica che vuole consegnare la società all’inciviltà della logica delpiù forte e lo fa usando proprio le parole della nostra culturacivile. Non è un caso che non ci sia nessuna informazionecorretta e precisa sui quesiti dei referendum e sui loro concretieffetti sul sistema legislativo del nostro Paese, sugli equilibri trale diverse rappresentanze sociali. Sui meccanismi di mediazio-ne degli interessi, sulle condizioni materiali delle persone.“Proprio con l’obiettivo di reagire ad una campagna defor-mante e disinformante - ha sottolineato Cagna - è nato inprima istanza il nostro comitato. Oggi cerchiamo di fare i conticon la responsabilità della comunicazione, mi riferisco allaresponsabilità di chi fa informazione in senso più stretto, quel-l’informazione che fa esplicitamente politica, cultura e cheforma il senso comune. Non voglio trasformare questo dibattitoin un processo ai giornalisti, voglio esprimere un rammarico,certo un desiderio, quello cioè di vedere in prima fila i giornali-sti nelle battaglie civili, nelle grandi campagne di opinione chefanno crescere la consapevolezza collettiva, in questo casonon tanto vederli schierarsi per il SI o per il NO, ma impegnati aspiegare, per far capire, per offrire chiavi di interpretazione perquello che, a nostro giudizio, è un vero scontro tra barbarie eciviltà”.I membri del Comitato per le libertà voteranno e chiederanno divotare NO ai due referendum sociali, sopravvissuti al giudiziodella Corte costituzionale, perché convinti che la posta in giocoin questo voto sia molto più alta di quanto l’attuale dibattitofaccia supporre. Nelle trasmissioni e negli articoli che si scrivo-no a proposito del referendum sull’articolo 18 dello Statuto deilavoratori, - affermano - si tende ad affrontare il tema dellalibertà di licenziamento sull’unico versante del mercato del lavo-ro e dell’andamento dei conti delle imprese. Il punto centraleriguarda invece la libertà e la dignità delle persone e il loro dirit-to alla giustizia. La legge 300 del 1970, lo Statuto dei lavoratori,non a caso reca come intestazione “Norme sulla tutela della

libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’at-tività sindacale nei luoghi di lavoro”. L’articolo 18 tutela lavoratri-ci e lavoratori riguardo a licenziamenti che vengono giudicatiillegittimi da un tribunale.Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”, hamesso in evidenza nel suo intervento la necessità di riformarel’istituto del referendum “che - ha detto - dovrebbe essere unostrumento di democrazia diretta. Perché i radicali pongonoquesti quesiti? - si è chiesto De Bortoli -. Dopo la presentazio-ne dei referendum i lavori delle Camere sugli ammortizzatorisociali, sono stati accelerati. Su queste questioni centrali né ipartiti di governo né quelli d’opposizione hanno preso posizio-ni. Hanno aspettato che la Corte costituzionale togliesse lepatate dal fuoco. In Italia la partecipazione al lavoro dei cittadiniè bassissima perché ostacolata da un certo tipo di politicaeconomica e gli imprenditori investono sui capitali sostitutivi dellavoro. Gli USA investono cinque volte più dell’Europa e settein più dell’Italia, nei settori ad alta tecnologia. Non si devonomettere in discussione i diritti - ha affermato De Bortoli - matutti noi difendiamo spesso in modo acritico chi lavora e difen-diamo molto meno chi un lavoro non l’ha. Senza certe regoleormai vecchie forse si potrebbero inserire nel mondo del lavoroi disoccupati, anche se all’inizio, in modo precario. Il sindacatonon dovrebbe perdere l’occasione di essere il rappresentantedi quelli che non lavorano e forse voteranno per chi proponequesti referendum. Perché il sindacato non si è fatto promotoredelle riforme? Cerchiamo di uscire da una battaglia di contrap-posizione.Tra i due fronti c’è molto spazio, molte vie di mezzo eil sindacato potrebbe avere un ruolo nel regolamentare il lavoroprecario e farlo diventare stabile anche a part-time. Dopo i refe-rendum - ha concluso il direttore del “Corriere” - bisogneràcercare nuove regole di mercato e spingere gli imprenditori adinvestire sul lavoro e non sul capitale sostitutivo”.Stefano Righi Riva, del T3, ha spiegato che la Rai, in quantoservizio pubblico, deve garantire condizioni di parità ai diversifronti referendari, a differenza delle altre testate che non hannoil vincolo pubblico. Ma i referendum sociali, ha detto Righi Riva,non possono essere gestiti solo in chiave politica. Se così fossesi rischierebbe di perdere il vero contenuto arrivando al risultatodi uno sterile scontro politico. Secondo Righi Riva non si develasciare l’informazione ai professionisti della politica.Il direttore di Radio Popolare, Piero Scaramucci, ha affermatoche la stampa non può surrogare i compiti della classe politica

come è successo durante la stagione di Mani Pulite, quando lapolitica delegò alla Magistratura il suo ruolo. La par condicio, hadetto Scaramucci, con la sistematizzazione di tutta l’informazio-ne politica è in realtà un bavaglio permanente. Non si può infat-ti definire Informazione un “siparietto” radiofonico di 30/90secondi che assomiglierà necessariamente più a uno spotpubblicitario. Il direttore di Radio Popolare rifiuta anche lavecchia regola delle due campane perché il giornalismo è fattodi scelte, di ricerche, di inchieste. L’informazione non può ripor-tare semplicemente le diverse posizioni: deve rappresentareinvece uno spazio di confronto articolato e aperto.Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Fran-co Abruzzo, ha ricordato il referendum presentato dai radicalinel 1997 come relativo all’Ordine mentre in realtà riguardava laprofessione giornalistica. “Io rappresento 5mila giornalistiprofessionisti dipendenti sugli 11mila e 500 di tutta Italia. È unpiccolo numero fatto, però, di persone che devono garantire aicittadini il diritto all’informazione. Gli editori hanno presentatouna contropiattaforma per il rinnovo del nostro contratto nazio-nale che viola tanti articoli della Costituzione.Vogliono che tutti,assunti e non assunti, diventino precari. Gli editori chiedono dismantellare un contratto che ha 90 anni di storia: è il primocontratto nazionale dell’Italia unita. Già allora aveva un conte-nuto etico e parlava di professionisti. Se il piano degli editori sirealizzasse, i giornalisti non avrebbero più il diritto di partecipa-re alla vita politica e sindacale del Paese e dovrebbero soltantomostrare ubbidienza al volere degli editori”.L’avvocato Mario Fezzi ha detto che bisogna sfatare il luogocomune, secondo il quale in Italia non si può licenziare nessu-no, presupposto - sbagliato - su cui si fonda il referendum: nonè vero, anzi è vero il contrario.Si pretende infatti di liberalizzare il mercato del lavoro abolen-do la reintegrazione nel caso di licenziamento riconosciutoillegittimo dal Giudice. Il referendum va contro tutto il nostrosistema giuridico. Nonostante i sondaggi e le indicazioni deipartiti facciano pensare che la maggioranza dei cittadini italia-ni non voglia l’abrogazione dell’articolo 18, - ha sottolineatoFezzi - le posizioni che si vanno delineando potrebbero porta-re a un segno inverso.Un grosso pronunciamento a favore del mantenimento di unanorma fondamentale come l’art.18 avrebbe invece effetti posi-tivi anche su una eventuale futura legge in materia di licenzia-menti.

Dibattito al Circolo della Stampa

di Ida Sconzo

Libri e manuali consigliati per gli esami di giornalista professionista1. Franco Abruzzo,“CODICE DELL’INFORMAZIONE” - II edizioneCentro di Documentazione Giornalistica - (00186 Roma - Piazza di Pietra 26tel. 06.67.914.96 - 06/ 67.981.48 - Fax 06/67.974.92), £ 130.000.(Il diritto pubblico - L’ordinamento della professione giornalistica - La deontologia - La legge e il Codice sulla privacy - Ilcontratto nazionale di lavoro e il sistema previdenziale - Le norme sul sistema radiotelevisivo pubblico e privato - Il dirittod’autore - Le norme amministrative e penali concernenti la stampa - La storia del giornalismo - Gli statuti, i trattati e leconvenzioni internazionali - L’Ue e l’euro (da Roma ad Amsterdam) - 700 domande e 700 risposte sui quesiti legati all’esa-me di Stato sull’abilitazione all’esercizio professionale).Il libro (1.280 pagine) è disponibile presso le librerie giuridiche di Milano oppure può essere chiesto direttamente all’editore.Il distributore è “Pecorini rappresentanze editoriali” (Foro Bonaparte n. 48, Milano, telefono 02.86460660).——————————————-2. Valerio Castronovo, La stampa italiana dall’Unità al fascismo - Laterza, £ 30.0003. Paolo Murialdi, La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo (1943- 1998), Laterza, £. 15.0004. G. Farinelli, E. Paccagnini, G. Santambrogio e A. I. Villa, Storia del giornalismo italiano (dalle origini ai giorni nostri),

Utet, Torino 1998, £ 46.0005. Sabino Cassese, Professioni e ordini professionali in Europa, Il Sole 24 Ore 1999, £ 40.0006. Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli Editore, Roma 1998, £.40.0007. Sergio Lepri, Professione giornalista, Etas-Rcs Libri 1999, £ 34.0008. Guida alla Costituzione, Edizione Simone 19989. Stefano Rodotà, Libertà e diritti in Italia dall’Unità ai giorni nostri, Donzelli 199710. Compendio di diritto processuale penale, Edizione Simone 199811. Rosanna Bianco, Il diritto del giornalismo, Cedam 1997, £ 19.00012. Giuseppe Corasaniti, Diritto dell’informazione, Cedam, Padova 199713. Bino Olini, L’Europa difficile (storia politica dell’integrazione europea 1948-1998), Il Mulino 1998, £ 50.00014. Antonio Verrilli, Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, Edizioni giuridiche Simone 1998, £ 35.00015. Paolo Murialdi, Il giornale, Il Mulino 1998, £ 12.00016. F. Ferrarotti, M.I. Macioti, R. Cipriani ed E. De Marco, Dizionario delle comunicazioni, Armando Editore 199517. Giorgio Calcagno, Ennio Festa, Carla Marello, Alberto Papuzzi e Franco Pastore, Stile Stampa, Editrice La Stampa

SpA 1998, £ 25.00018. Alfonso Scirocco, L’Italia del Risorgimento (1800-1871), Il Mulino 1999, £ 48.00019. Raffaele Romanelli, L’Italia liberale (1861-1900), Il Mulino 1999, £ 42.00020. Emilio Gentile, L’Italia giolittiana (1899-1914), Il Mulino 1999, £ 28.00021. Danilo Veneruso, L’Italia fascista (1922-1943), Il Mulino 1999, £ 48.00022. Giuseppe Mammarella, L’Italia contemporanea (1943-1998), Il Mulino 1999, £ 50.00023. Sergio Romano, Storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni, Longanesi & C. 199824. AA.VV., Il libro dei fatti 2000, Adnkronos Libri 1999.25. Luca Boneschi, “La deontologia del giornalista”, Egea, Milano 1997, £ 47.00026. Domenico Bellantoni, Lesioni dei diritti della persona, Cedam 2000, £. 60.000Nota: la segreteria dell’Ordine distribuisce gratuitamente una Dispensa che aggiorna il “Codice dell’informazione”.Nota: Su www.odg.mi.it la dispensa telematica per l’esame di giornalista.

Giornali, radio, tv:l’informazionealla prova dei referendum sociali

Page 22: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

22 (30) ORDINE 4 2000

In tema di reato di diffamazione a mezzo stampa, l’attribuzio-ne a taluno, in termini di certezza di un fatto che è invece rima-sto non accertato, non perde il connotato della illiceità solperché sia inserita all’interno di una determinata analisi socio-politica: ed invero, costituisce causa di giustificazionesoltanto la critica che rispetti la verità dei fatti e non anchequella che si sviluppi attraverso l’arbitrario inserimento di circo-stanze non vere, dato che, in questo caso, la critica diviene unmero pretesto per offendere l’altrui reputazione. (Nella fattispe-cie, l’imputato, in un articolo giornalistico - in cui aveva intesotracciare un’analisi socio-politica del fenomeno eversivo -aveva rappresentato il contributo offerto da una persona agravissimi fatti oggetto di un procedimento penale, indicandoanche gli atti attraverso i quali si sarebbe concretizzato il dettocontributo, ed omettendo di riferire che tali circostanze nonerano state ritenute certe all’esito del procedimento conclusosicon sentenza passata in giudicato. La S.C. ha ritenuto la sussi-stenza del reato di diffamazione a mezzo stampa ed ha enun-ciato il principio di cui in massima.Cass. pen., sez. I, 12 gennaio 1996, n. 2210, Bocca

In tema di diffamazione a mezzo stampa, le sentenze posso-no essere oggetto di critica, anche aspra, per gli argomentiche ne sostengono le interpretazioni dei fatti e delle norme,che sono spesso opinabili. Non è, invece, consentito presen-tarle come risultato di complotti o strategie politiche, poiché intal caso non si manifesta un dissenso (fondato e motivato omeno) dalle opinioni espresse dai giudici, ma si afferma unfatto lesivo che dev’essere rigorosamente provato.Cass. pen., sez. V, 4 gennaio 1995, Liguori

Quando il giornalista riporti affermazioni altrui lesive dellareputazione di terze persone, la sua condotta non può rite-nersi scriminata in base alla mera constatazione del fatto chequelle affermazioni sono state effettivamente compiute e cheil giornalista le ha diligentemente riprodotte; l’attività del gior-nalista potrà considerarsi scriminata solamente quando risul-ti altresì provato che sussista un interesse pubblico attualealla conoscenza di tali dichiarazioni e le opinioni e i giudizisiano corrispondenti al requisito della continenza (nellaspecie, il tribunale di Venezia ha ritenuto giustificati sulla basedella scriminante del legittimo esercizio del diritto di criti-ca i giudizi polemici espressi da un rappresentantesindacale della Cgil-scuola e da alcuni studenti medi in ordi-ne ad una iniziativa giudiziaria assunta dal procuratore dellarepubblica presso la pretura circondariale di Trento, interpre-tata come un tentativo per ottenere autoritativamente lacessazione del movimento di protesta studentesca noto conl’appellativo di Jurassic School; ha parimenti ritenuto nonpunibili sulla base della diversa esimente del diritto di crona-ca le condotte dei cronisti locali che, attraverso interviste eresoconti giornalistici, avevano informato l’opinione pubblicasulla vicenda in questione).Trib. Venezia, 16 ottobre 1996, Schmid e altro

Non costituisce valido esercizio del diritto di critica, ma inte-gra il delitto di diffamazione a mezzo stampa, la diffusione dellanotizia del coinvolgimento di un soggetto nel compimento diun reato, qualora, riferendo dell’assoluzione dello stesso, sisegnalino altresì avvenimenti successivi confermativi delleipotesi investigative che avevano condotto all’incriminazionesuddetta.Cass. pen., sez. V, 2 giugno 1998, n. 8021, Venditti e altro

Il diritto di critica giornalistica, che rientra tra i diritti pubblicisoggettivi inerenti alla libertà di pensiero e di stampa, deveconsistere in un dissenso motivato, espresso in terminicorretti e misurati e non deve assumere toni gravementelesivi dell’altrui dignità morale e professionale. Il limite all’e-sercizio di tale diritto deve intendersi superato quando l’agentetrascenda in attacchi personali diretti a colpire, su un pianoindividuale, senza alcuna finalità di pubblico interesse, la figu-ra morale del soggetto criticato, giacché, in tal caso, l’eserciziodel diritto, lungi dal rimanere nell’ambito di una critica misurataed obiettiva, trascende nel campo dell’aggressione alla sferamorale altrui, penalmente protetta.Cass. pen., sez. V, 11 marzo 1998, n. 5772, Iannuzzi

Per il diritto di critica a mezzo stampa, esercitato da parla-mentare, devono essere osservati i limiti della verità dei fatti,dell’interesse sociale della notizia e della continenza, ed ilgiudice del risarcimento non può trovare ostacolo all’eserciziodei suoi poteri nella mancanza di giudizio di censurabili delleopinioni espresse da parte della Camera di appartenenza (etanto, ai fini di eventuale sospensione del processo di risarci-mento); (nella specie, è stata ritenuta la responsabilità solidaledell’emittente televisiva ed è stata applicata all’autore lasanzione pecuniaria ex art. 12 legge sulla stampa).Trib. Napoli, 10 novembre 1997, Costagliola c. Sgarbi e altro

Il diritto di critica, che nel corso delle competizioni elettoraliconsente anche toni aspri e di disapprovazione, non devetrasmodare nell’attacco personale e nella pura contume-lia. La polemica politica in nessun caso può perciò giustificarel’uso di espressioni quali: “pidocchio, mascalzone, burattino”all’indirizzo di un antagonista.Cass. pen., sez. V, 5 novembre 1997, n. 11905, Farassino

Il diritto di critica che costituisce uno degli aspetti principali su cuisi fonda la libera (e lecita) manifestazione del pensiero, non siesprime nella narrazione ma nel giudizio e nella valutazione difatti; la critica è pertanto soggettiva e cioè corrispondente, indefinitiva, al punto di vista di chi la manifesta.L’efficacia scriminan-te della critica è più accentuata in ambito politico, nel quale essapuò essere esercitata con le modalità più nette e vibranti,senza rituali ed ipocriti omaggi a stili e forme espressive.Trib. Roma, 26 marzo 1997, Selva c. De Mita e altro

Il diritto di critica, che costituisce esercizio del principio dilibertà di manifestazione del pensiero, trova un limite invalica-bile nel rispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanci-ti dalla Costituzione, e cioè quelli della pari dignità sociale ditutti i cittadini e della salvaguardia dei diritti inviolabili dellapersona, fra i quali il diritto all’onore, al decoro, alla reputazio-ne e al rispetto. Di conseguenza, il corretto bilanciamento deidiritti garantiti dalla Carta costituzionale deve costituire il crite-rio- guida per il giudice nell’interpretazione della norma, inquantostrumento idoneo a salvaguardare il pluralismo cultura-le, ideologico e religioso, sul quale nella moderna democraziasi fonda il concetto di libertà.App. Venezia, 17 settembre 1997, Faraon e altro

La valutazione critica di un locale, espressa in una guidagastronomica, non può prescindere dalla verità dei fatti che necostituiscono il logico presupposto e pertanto la formulazionedi un giudizio apodittico non corrispondente alla esperienzaconcreta del critico costituisce fatto illecito avverso il quale

appare concedibile il rimedio cautelare dell’inserzione di unfoglio di rettifica nella guida stessa e la pubblicazione delmedesimo testo su più quotidiani.Trib. Roma, 3 febbraio 1998, Soc. Babington sala da the c.Soc. Gambero Rosso ed.

La “continenza” sostanziale dell’esercizio del diritto di cronacapresuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,intesa quale riflesso soggettivo della circostanza che non cisia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formalepresuppone, invece, che la narrazione dei fatti debba avveniremisuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi stretta-mente necessari all’esposizione. Nell’ipotesi che la narrazionedi fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni di chi lecompie, in modo da costituire al tempo stesso esercizio dicritica e di cronaca, la valutazione della continenzasostanziale e formale non può essere condotta attraversoi soli criteri summenzionati, ma si attenua per lasciarespazio all’interpretazione soggettiva dei fatti narrati e persvolgere le censure che si vogliono esprimere.App. Milano, 13 dicembre 1996

Ritenuto che nel nostro ordinamento il diritto di critica, qualeesercizio del democratico principio di libertà e manifestazionedel proprio pensiero, trova un limite invalicabile costituito dalrispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanciti dalla Costi-tuzione, in quanto attinenti alla pari dignità sociale di tutti i citta-dini, quale che possa essere il loro credo religioso, nonchédalla salvaguardia dei diritti inviolabili della persona, sia comesingolo, sia come membro delle più diverse formazioni socialinelle quali si forma e si sviluppa la personalità di ognuno, dirit-ti inviolabili tra i quali vanno, senza dubbio alcuno, annoverati ildiritto all’onore, alla reputazione ed al decoro; e ritenuto, anco-ra, che il corretto e fecondo bilanciamento di tali valori, tutti dirango costituzionale, deve costituire il criterio-guida, per il giudi-ce, nell’interpretazione della norma, in quanto strumentoidoneo a salvaguardare il pluralismo culturale, ideologico e reli-gioso sul quale nella moderna democrazia di fonda il concettodi libertà, lede l’onore, il decoro e la reputazione della Con-gregazione dei testimoni di Geova e dei suoi membri la mani-festazione per iscritto od in via orale (pubblicazione a stampae pubblica intervista), nei confronti dell’una e degli altri, diespressioni, giudizi e concetti gravemente offensivi e chiara-mente diffamatori, anche perché diretti inequivocamente adadditare la congregazione ed i suoi membri al pubblicodisprezzo, senza che possa essere invocata l’esimente dellegittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica.App. Venezia, 19 settembre 1997, Faraon e altro

In base all’orientamento assunto dalla S.C., dal principio secon-do cui il diritto di critica non può essere esercitato se nonentro i limiti oggettivi fissati dalla logica concettuale e dell’or-dinamento positivo, non può desumersi che la critica siasempre vietata quando può offendere la reputazione individua-le, dovendosi invece ricercare un bilanciamento dell’interesseindividuale alla reputazione con l’interesse che non siano intro-dotte limitazioni alla formazione del pensiero costituzionalmen-te garantita; bilanciamento da individuarsi nel fatto che la criti-ca, diversamente dalla cronaca, soggiace al limite dell’interes-se pubblico o sociale ad essa attribuibile, quando si rivolge asoggetti che tengono comportamenti o svolgono attività cherichiamano su di essi l’attenzione dell’opinione pubblica.App. Milano, 13 dicembre 1996

L’esercizio del diritto di critica giornalistica

LEGGE & CRONISTIdi Sabrina Peron,

avvocato in Milano

La critica si può definirecome una interpretazionesoggettiva dei fatti riportatidalla cronaca che si concretain un giudizio di valore o inuna manifestazione di dis-senso risultante da una atti-vità eminentemente valutati-va. Fin da questa semplicedefinizione vediamo come lacritica consista in una estrin-secazione della libertà dimanifestazione di pensierotutelata dall’art. 21 dellaCostituzione. È stato proprioil rango costituzionale di que-sto diritto che ha reso difficol-tosa l’individuazione dellecondizioni in grado di garan-tirne la convivenza con il dirit-to all’onore ed alla reputazio-ne che spetta ad ogni singo-lo individuo. Le decisioniespresse dalla giurispruden-za in questo campo rappre-sentano il tentativo di rag-giungere un bilanciamentotra la tutela dei beni della per-sonalità e la libertà di infor-mazione nella sua accezionedi interpretazione critica deifatti e degli avvenimenti diparticolare interesse sociale.Anche in questo campo,comunque, la demarcazionetra il legittimo esercizio deldiritto di critica e l’illecitalesione dell’onore altrui èstata individuata applicando iltriplice criterio a) della veritàoggettiva, o anche solo puta-tiva, dei fatti, criticati; b) del-l’interesse che la critica puòrivestire per la collettività; c)della continenza, intesacome civile esposizione evalutazione dei fatti oggetto

della critica. La critica siestrinseca in vari generi qualila critica politica, la critica sin-dacale, la critica giudiziaria,quella storica, scientifica,artistica e così via: esaminia-mole separatamente.

Critica politica e critica sinda-caleLa critica politica può esseredefinita come la libertà diesprimere il proprio giudizio“offrendo particolari chiavi dilettura su fatti e comporta-menti altrui, anche con toniobiettivamente aspri, o inastratto offensivi, allo scopodi sollecitare dibattiti, con-fronti di idee, o esigenze difar chiarezza su aspetti diqualche rilevanza sulla vitaassociata” (Trib. Perugia, 26marzo 1990). In una societàdemocratica la critica politicasvolge un ruolo di primariaimportanza assicurando latrasparenza della gestionedella cosa pubblica in modoche il lettore correttamenteinformato possegga gli stru-menti per esprimere un pro-prio giudizio su pubblici avve-nimenti esercitando di conse-guenza quei diritti costituzio-nalmente garantiti per la suademocratica partecipazionealla vita politica, economica esociale del Paese (v. Cass.,3.6.1983).Per quanto concerne inveceil rispetto della critica al limitedella verità della notizia siregistrano tre diversi orienta-menti. Un primo orientamen-to particolarmente rigorosoritiene che il diritto di criticapolitica sia “condizionato dal-l’obbligo di rispettare la veritàobiettiva delle affermazioniche si immedesimano in fatti

Il diritto di critica nella giurisprudenza

Page 23: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

23 (31)ORDINE 4 2000

Non è configurabile l’esimente del diritto di critica, allorchè lacritica non è lealmente riportata come tale, ma si fondasulla sotterranea esposizione di una tesi non corrispondenteal vero e comunque in nessun modo accreditabile sulla basedei dati di fatto acquisiti.Trib. Perugia, 30 settembre 1996, Scottoni e altro

In tema di diffamazione a mezzo stampa, la valutazione circail rispetto del limite di continenza nell’esercizio del diritto di criti-ca non può prescindere dalla verifica di correlazione con ititoli, la grafica e, particolarmente, il contenuto espositivo,giacché la mera collocazione del riferimento può implicare unulteriore significato, dotato del disvalore. (Fattispecie relativaad annullamento per vizio di motivazione da parte della supre-ma Corte di sentenza nella quale il giudice di merito aveva rite-nuto giustificata l’espressione “un vero boss” riferita all’asses-sore ai ll.pp. del Comune di Ardea sulla scorta del solo signifi-cato letterale del termine).Cass. pen., sez. V, 24 ottobre 1995, Fedele

In materia di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di criticava riconosciuto nei confronti di personaggi la cui voce edimmagine abbia vasta risonanza presso la collettivitàgrazie ai mezzi di comunicazione, anche quando si manife-sti in forma penetrante e talvolta impietosa. (Fattispecie relati-va alla critica delle modalità di conduzione di un programmatelevisivo di sport, (“Novantesimo minuto”), con la quale ilpresentatore era stato indicato, tra l’altro, come “ottusamenteaggrappato al gobbo, macchinetta che serve ad imbrogliare itelespettatori facendo loro credere che il conduttore non stialeggendo...”). In tema di diffamazione a mezzo stampa, affin-ché sia riconosciuta la scriminante di cui all’art. 51 c.p., nonoccorre che la critica sia formulata con riferimento a precisidati fattuali, purchè il nucleo ed il profilo essenziale di essaemergano chiaramente dalla modalità della sua estrinsecazio-ne. (Fattispecie riguardante la trasmissione televisiva “Novan-tesimo minuto”, nella quale il giudizio critico era espresso conuna serie di aggettivi - quali lento, confuso, approssimato,zeppo di errori - tutti riferiti al programma).Cass. pen., sez. V, 9 ottobre 1995, Montanelli

Lede la memoria di defunti (senza poter essere consideratolegittimo esercizio del diritto di critica storica o di espressioneartistica) la pubblicazione di un romanzo (dal titolo “Il bastardo diMautana”) in cui, con modalità conclamatamente diffamatorie esenza alcuna fedeltà a fonti storiche, sono attribuite connotazio-ni molto negative a personaggi facilmente identificabili in perso-ne realmente vissute, nonostante l’uso di nomi di fantasia (nellaspecie, la scrittrice è stata condannata alla pena di un milione dilire di multa, al risarcimento dei danni morali nella misura di lire20.000.000, nonché al pagamento di lire 10.000.000 a titolo diriparazione pecuniaria, ex art.121.8 febbraio 1948 n.47, in favo-re di ciascuna delle due costituite parti civili).Trib. Piacenza, 16 maggio 1997, Grasso

In materia di diffamazione a mezzo stampa, per stabilire sel’autore dello scritto abbia legittimamente o meno esercitato ildiritto di critica di cui all’art. 21 cost., il giudice del merito devecompiere una valutazione basata congiuntamente: a) sull’inte-rezza dello scritto (e non su singole parti di esso); b) sulla fina-lità della pubblicazione; c) sull’interesse pubblico alla notizia; d)sulle modalità espressive e sul tenore sintattico.Cass. civ., sez. III, 7 ottobre 1997, n. 9743, Casadei c. Boschini

La continenza sostanziale dell’esercizio del diritto di cronacapresuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,

intesa come riflesso soggettivo della circostanza che non cisia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formalepresuppone, invece, che la narrazione di fatti debba avveniremisuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi stretta-mente necessari all’esposizione; nell’ipotesi, poi, che la narra-zione di fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni dichi la compie, in modo da costituire al tempo stesso eserciziodi cronaca e di critica, la valutazione della continenza sostan-ziale e formale non può essere condotta attraverso i soli criterisummenzionati, ma si attenua, per lasciare spazio all’interpre-tazione soggettiva dei fatti narrati e per svolgere le censureche si vogliono esprimere.Dal principio secondo il quale il diritto di critica non puòessere esercitato se non entro i limiti fissati dalla logicaconcettuale e dall’ordinamento positivo, non può desumer-si che la critica sia sempre vietata quando può offendere lareputazione individuale, dovendosi, invece, ricercare un bilan-ciamento dell’interesse individuale alla reputazione con l’inte-resse che non siano introdotte limitazioni alla formazione delpensiero costituzionalmente garantita; bilanciamento da indivi-duarsi nel fatto che la critica, diversamente dalla cronaca,soggiace al limite dell’interesse pubblico o sociale ad essaattribuibile, quando si rivolge a soggetti che tengono compor-tamenti o svolgono attività che richiamano su di essi l’attenzio-ne dell’opinione pubblica.La continenza sostanziale dell’esercizio del diritto di cronacapresuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,intesa come riflesso soggettivo della circostanza che non cisia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formalepresuppone, invece, che la narrazione dei fatti debba avveniremisuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi stretta-mente necessari all’esposizione. Nell’ipotesi, poi, che la narra-zione di fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni dichi la compie, in modo da costituire al tempo stesso eserciziodi cronaca e di critica, la valutazione della continenza sostan-ziale e formale non può essere condotta attraverso i soli criterisummenzionati, ma si attenua, per lasciare spazio all’interpre-tazione soggettiva dei fatti narrati e per svolgere le censureche si vogliono esprimere.Cass. civ., sez. III, 22 gennaio 1996, n. 465, Ortolani c. Soc.Sperling e Kupfer ed. e altro

La rievocazione televisiva dopo oltre vent’anni di un fatto dicronaca giudiziaria per sottoporlo alla riflessione critica delpubblico costituisce esercizio legittimo della libertà di manife-stazione del pensiero, del diritto di critica e dello “jus narrandi”.Trib. Roma, 20 novembre 1996, Vulcano e altro c. Rai-Tv e altro

In tema di diffamazione a mezzo stampa, quando il comporta-mento di una persona, essendo contrassegnato da ambiguità,sia suscettibile di più interpretazioni, tutte connotate in negativosotto il profilo etico-sociale e giuridico, è scriminato dall’eserci-zio del diritto di cronaca e di critica il giornalista che, operandola ricostruzione di una determinata vicenda sulla scorta dei datiin suo possesso e di quelli contenuti in un provvedimento giudi-ziario, riconduce il comportamento ad una causale consideratadalla interessata più infamante di quella, ugualmente riprovevo-le e penalmente illecita, prospettata nello stesso provvedimen-to giudiziario. (Fattispecie relativa ad un articolo di stampa, incui un brigadiere dei carabinieri era stato definito “in mano allapiovra campana”, per aver discreditato dei testi che collabora-vano con l’autorità giudiziaria inquirente in un omicidio dicamorra e per avere consegnato un memoriale contenenterivelazioni non solo al giudice istruttore, ma anche ai difensoridegli imputati. La suprema Corte ha ritenuto che correttamentela corte d’appello aveva affermato l’esistenza della scriminante,

benché nell’ordinanza di rinvio a giudizio la condotta del quere-lante fosse attribuita non a collusione o a collateralità con lecosche camorristiche, come implicitamente significato dal gior-nalista, ma all’intento di screditare per ritorsione i propri supe-riori, che lo avevano denunciato per concussione).Cass. pen., sez. V, 16 febbraio 1995, n. 4000, Melati

Costituisce esercizio del diritto di cronaca e di critica la pubbli-cazione di un libro contenente notizie e informazioni, diffusenegli ambienti interessati, su un imprenditore avente una posi-zione pubblica di grandissimo rilievo in campo economico esociale, acquisite con una seria ricerca (su articoli di giornali,relazioni e atti di una commissione parlamentare di inchiesta,rapporti di polizia giudiziaria, atti societari depositati pressouffici pubblici, sentenze e altri atti pubblici), esposte in terminiformalmente e sostanzialmente corretti (nella specie, è statonegato carattere diffamatorio a gran parte delle notizie, infor-mazioni e valutazioni contenute nel libro “Berlusconi - Inchie-sta sul signor Tv” di Giovanni Ruggeri e Mario Domenico Saul-le detto Mario Guarino).Trib. Roma, 2 maggio 1995, Berlusconi c. Ruggeri e altro

Va assolto dal delitto di diffamazione con la formula perché ilfatto non costituisce reato, l’autore di una lettera, pubblicata inun quotidiano, nel corpo della quale si stigmatizzava il compor-tamento tenuto dagli amministratori di una società cooperativadi costruzioni nei confronti di un malcapitato gruppo di aspi-ranti acquirenti, essendo l’operato dell’estensore dello scrittoriconducibile al legittimo esercizio del diritto di critica e, quindi,scriminato in quanto legittima manifestazione di pensiero eser-citata nel rispetto di ben noti canoni della verità, dell’interessesociale e della continenza.Trib.Venezia, 2 novembre 1994, Latini e altro, Foro It., 1996, II, 81

La valenza diffamatoria di una espressione ha carattere relati-vo, essendo l’onore e la reputazione stessi valori relativi,influenzabili dall’appartenenza del soggetto passivo ad undeterminato gruppo sociale, culturale o professionale. Unattentato alla sfera della reputazione soggettiva, effettuato conuno scritto giornalistico, per essere scriminato dalla ricorrenzadel diritto di cronaca o critica deve presentare i caratteri dell’in-teresse sociale alla conoscenza della notizia, della verità deifatti e della continenza formale in sede espositiva, intesa allastregua di correttezza del linguaggio. Travalica i limiti dellacontinenza formale, con la conseguente inapplicabilità dellascriminante in oggetto, l’attribuzione, in un articolo giornalisti-co, della patente di pavidità alla persona di un magistrato impe-gnato in processi di lotta alla mafia, tramite l’accostamento allafigura manzoniana di Don Abbondio, avendo un significatooffensivo, lesivo della considerazione che un giudice deveavere nell’ambiente professionale e nel corpo sociale, che vaoltre il diritto di critica, particolarmente esercitabile nell’ambitogiudiziario con la manifestazione di fisiologico dissenso rispet-to a determinazioni discrezionali dei magistrati, senza degene-rare nel mero insulto di cui possa cogliersi solo l’aspettodispregiativo. È peraltro configurabile l’applicabilità delle atte-nuanti dei motivi di particolare valore sociale o morale nel casoin cui l’espressione anzidetta sia stata dettata da ribellionemorale di fronte alle disfunzioni giudiziarie ed alla volontà difornire un contributo alla lotta alla criminalità organizzata attra-verso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli stessiorgani giudiziari competenti.Trib. Milano, 17 dicembre 1995, Cavallaro

Non è lesivo della reputazione del responsabile della gestionedi un’associazione non riconosciuta il contenuto di un articolo

determinati, perché se si tra-scende da questo limite , nonsi rispetta la verità obiettiva ela competizione politicadiventa un’occasione peraggredire la reputazionealtrui” (Cass. 12.2.1987). Unsecondo orientamento, menorigoroso, è dell’idea che “intema di diritto di critica appa-re incongruo richiamare ilrequisito della verità dei fattinarrati atteso che l’interpreta-zione soggettiva di unavicenda non può mai esserevalutata secondo giudizi diesistenza ma, semmai esse-re ritenuta condivisibile omeno” (Cass., 27.6.1984).Un terzo orientamento, infine,reputa soddisfatto il requisitodella verità della critica se ilgiornalista motiva la propriadisapprovazione con argo-mentazioni logiche ed esem-pi concreti, ritenendo che “inmateria di esercizio del dirittodi critica, l’obbligo di rispetta-re la verità dei fatti si traducein un richiamo all’osservanzadelle regole di correttezzametodologica: in primo luogo,dovere di motivare nellamaniera più scrupolosa i giu-dizi emessi enunciando spe-cificatamente gli elementi difatto che a parere del giorna-lista li confermano; in secon-do luogo, l’obbligo di control-lare attentamente che gli ele-menti di fatto richiamati sianoconformi a quanto il giornali-sta conosce della realtà oche, comunque, per quantogli consta, non possanoessere confutati dall’espe-rienza” (Trib. Torino6.6.1991).Inoltre è possibile divulgarenotizie appartenenti alla sferaprivata di un uomo pubblico

“qualora tali comportamentisiano idonei a valere comeindice di valutazione rispettoall’esercizio della funzioneesplicata dal soggetto mede-simo”, considerato che appa-re incontestabile che “la zonailluminabile attraverso la criti-ca deve essere tanto piùlarga quanto è più alta laposizione pubblica della per-sona” (Cass. pen.23.1.1984).Parimenti la dimensione poli-tica giustifica un minor rigoreanche nella valutazione delleespressioni usate considera-to che “la lotta politica rendeadusi ad un linguaggio la cuiscorrettezza incorrerebbe neldelitto di ingiuria o di diffama-zione se una riconosciutadesensibilizzazione della suapotenzialità offensiva entratanel costume non lo accredi-tasse come legittimo” (Cass.pen., 24.1.1992). Pur conquesti limiti decisamente piùampi la critica non deve maitrasmodare in un attacco per-sonale né deve avere intentodenigratorio. Il che significache l’asprezza, la vivacitàdella polemica e la veemen-za delle espressioni possonogiustificarsi tutte le volte in cuiappaiano funzionali alloscopo della critica, intesacome strumento in grado diveicolare un’idea o accende-re un dibattito politico.Tale difficoltà di bilanciamen-to e di individuazione del limi-te della continenza ha porta-to a sentenze contrastanti.Difatti, mentre è stata ritenutaun’aggressione ingiustificataalla reputazione di un perso-naggio politico il quale erastato definito “penoso infortu-nio del socialismo italiano”,

personaggio noto “per la suanullità politica” (Cass. pen.16.5.1975), in un altro casosono state ritenute legittimeespressioni quali: “un DC dirazza nuova, spietato chenon c’entra niente con la poli-tica, un Khomeinista nellalotta per il potere”, che avreb-be “collaudato un modo diamministrare a metà stradatra il decisionismo e l’illega-lità, come non si era mai vistofinora nelle città peggioamministrate d’Italia” (Cass.pen. 2.10.1992).

Critica giudiziariaIl diritto costituzionalmentegarantito di libertà di criticaovviamente comprende an-che il diritto di critica giudizia-ria, ossia l’espressione di opi-nioni di dissenso e di con-danna nei confronti dell’ope-rato dei magistrati.(v. Trib. Roma, 22.11.1985)Tuttavia pur essendo inconte-stato che anche gli apparte-nenti al sistema giudiziariopossano essere censuratiper la loro condotta, sull’ar-gomento la giurisprudenzaha adottato un atteggiamentomolto meno liberale rispettoa quello assunto nel campodella critica politica. Si è difat-ti affermato che “valutandosiun provvedimento giudiziariopuò dimostrarsi, e non sol-tanto affermarsi, che il magi-strato abbia ignorato fonti diprova, norme giuridiche,regole ermeneutiche (...) nonsi cade nell’illecito se il giudi-zio si presenta come neces-saria conclusione di una rigo-rosa analisi dei fatti veri”.(Cass. pen., 24.11.1994) Un trattamento meno rigoro-so viene riservato in ordine

alla valutazione della sussi-stenza di un effettivo interes-se sociale ritenendosi chenulla di ciò che un “magistra-to fa o dice anche in sede pri-vata può dirsi indifferente allapubblica opinione, quando lecose dette o fatte siano ido-nee a valere come indice divalutazione rispetto all’eser-cizio delle sue funzioni”(Cass. pen., 23.4.1986).Quanto infine alla continenzadel linguaggio sono stateconsiderate scorrette espres-sioni atte ad attribuire ad unmagistrato qualità narcisisti-che ed esibizionistiche: adesempio, è stato ritenuto dif-famatorio un articolo dedica-to al giudice Casson nelquale lo stesso veniva defini-to come un procuratore che“si dedica anima e corpoall’archeologia politico-giudi-ziaria riuscendo a vivere inpace con un arretrato di pro-cessi che schiaccia l’utente”.(Trib. Monza 25.3.1994)

Critica scientifica ed artisticaIl settore della critica scientifi-ca ed artistica è quello in cuiè apparso più difficile adatta-re i limiti elaborati per il dirittodi cronaca specie con riguar-do al requisito della verità delgiudizio critico, il quale -basandosi da un confrontotra due teorie scientifiche aloro volta espressioni di valu-tazioni prettamente tecnicheo, con riguardo alla criticaartistica, risolvendosi in unavalutazione operata sullabase di parametri storico cul-turali del soggetto - ben diffi-cilmente può essere definitovero o falso.E, difatti, la Cassazione haritenuto incompatibile il crite-

rio della verità con la criticascientifica evidenziandocome “il giudice non possafarsi carico di accertare lavalidità scientifica o meno diuna certa terapia chirurgica,trattandosi di valutazioni tec-niche sottratte per loro naturaad un giudizio di verità ogget-tiva” (Cass. 26.9.1976). Tantopremesso vediamo che con-dizione essenziale per laliceità della critica artistica escientifica è che essa riman-ga nei limiti del valore tecnicoe non degradi in un attaccopersonale. In altre parole ilcritico d’arte deve limitarsi avalutare negativamente un’o-pera ed il suo autore, aste-nendosi però da ogni valuta-zione negativa sull’autorestesso in quanto uomo.(Gip Trib. Roma 23.9.1991)

Critica storicaLa critica storica consiste inun’indagine penetrante sugliavvenimenti e sui fatti, ciòcomporta che “in tema diricerca storica o storiograficala prova della verità, comecausa di giustificazione, deveessere ancora più rigorosa epiù rigoroso deve essere ilcontrollo delle fonti di prova,non potendosi fare storia condubbi ed insinuazioni”.(Cass. pen., 27.1.1989) In questo ambito è dunquenecessario provare la veritàdi tutte quelle circostanzeche l’autore accredita qualifatti oggettivi e che vengonopoi posti a fondamento dellevalutazioni soggettive elabo-rate dall’autore. Tuttavia, datal’impossibilità di ricostruireuna verità storica nella suaassoluta obiettività, ad avvisodella giurisprudenza, l’indagi-

ne storica per essere taledeve garantire la scientificitàdel metodo d’indagine e,quindi, della serietà dellaricerca svolta che si realizzanella completezza del mate-riale raccolto, nel pluralismodelle fonti esaminate, nellacautela che impone allo stori-co di avvisare il lettore delgrado di credibilità ed autore-volezza delle fonti esaminatee di sottolineare, se necessa-rio, la non definitività dei risul-tati ai quali è la ricerca è per-venuta.(Trib. Torino 8.1.1980)Per quanto riguarda l’interes-se pubblico che i fatti esami-nati dallo storico devono rive-stire, alla ricerca storica èriconosciuto un campo diindagine più ampio rispettoalla cronaca. Viene difattipacificamente ammesso cheper la formazione del giudiziodello storico è necessarioanche la conoscenza di queifatti che possono apparireinsignificanti per l’opinionepubblica ma che, invece,possono rivestire un signifi-cato di pubblico interesse nelmomento in cui vengono rivi-sti dal ricercatore storico.Viene inoltre ammesso chela ricostruzione storica possaspaziare sino a ricomprende-re anche fatti privati dei per-sonaggi di rilievo storico ovicende private di persone inqualche modo coinvolte inepisodi storici (Pret. Roma25.5.1995). Infine, la criticastorica pur non potendo esor-bitare il limite della doverosacontinenza può comunqueessere pesantemente negati-va e/o concretarsi in unaespressione di dissenso viva-ce e tagliente.

Page 24: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

24 (32) ORDINE 4 2000

di stampa nel quale si dia l’informazione (sostanzialmenteesatta e pertinente ad un confronto elettorale) che l’associa-zione aveva speso - nella gestione appena conclusa - dellecifre delle quali non era stata data una spiegazione soddisfa-cente senza peraltro alludere direttamente o indirettamente aspese illecite. Non è lesivo della reputazione del responsabiledella gestione di un’associazione non riconosciuta accusare discarsa “pulizia” una gestione contabile di scarsa trasparenza(ancorché tale scarsa trasparenza possa poi lasciare oggetti-vamente spazio alla supposizione di una gestione irregolaredel denaro comune), in quanto nel linguaggio corrente puliziae trasparenza denotano valori imparentati e la critica, perquanto aspra, non può nella specie ritenersi pretestuosa etravalicante i limiti dei confronti delle posizioni, anche tenutoconto della circostanza che il controllo dell’utilizzazione deldenaro comune è strettamente pertinente ad una campagnaelettorale (che era nei fatti in corso). Anche nelle associazioninon riconosciute il bilancio deve essere “trasparente”; e traspa-rente non è una voce del conto economico (nella specie “mate-riale di pulizia e varie”) nella quale siano comprese speseestremamente eterogenee, indipendentemente dal fatto che isindaci non abbiano mosso rilievi al riguardo, dal fatto che lepezze giustificative siano accessibili agli interessati ed infinedal fatto che in assemblea gli associati (cui erano state datespiegazioni insufficienti ed imbarazzate) non abbiano insistitonella richiesta di chiarimenti.App. Milano, 30 dicembre 1994, Santerini c. D’Adda e altro

Lede la reputazione di un magistrato (senza poter essereconsiderato legittimo esercizio del diritto di cronaca e critica, inquanto eccede il limite della continenza) l’articolo, pubblicatosu un quotidiano nazionale, con cui se ne accosti la figura alpersonaggio manzoniano di Don Abbondio, così tacciandolodi pavidità (nella specie, il giornalista autore dell’articolo è statocondannato alla pena di lire 750.000 di multa, al risarcimentodei danni morali nella misura di lire 100.000.000, nonché alpagamento di lire 10.000.000 a titolo di riparazione pecuniariaex art. 12 l. 8 febbraio 1948 n. 47).Trib. Milano, 24 novembre 1995, Cavallaro

In tema di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca edi critica, come anche maggiormente, quello di ricerca storica osociale riceve tutela penale anche sotto il profilo putativo, qualo-ra l’agente abbia ritenuto per errore involontario che i fatti narra-ti siano veri e abbia dato la prova delle circostanze e dei fattiche giustificano il proprio errore. (Nella fattispecie è stato ritenu-to insussistente l’elemento psicologico del reato di diffamazioniper la configurabilità dell’esimente putativa ex art. 51 in relazio-ne al libro-inchiesta sulla mafia, gli uomini del disonore).Trib. Trento, 15 ottobre 1993, Arlacchi

Il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca in quantonon si concreta nella narrazione di fatti, ma nell’espressione diun giudizio o di un’opinione che, come tale, non può essererigorosamente obiettiva. Ove il giudice pervenga, attraversol’esame globale del contesto espositivo, a qualificare quest’ul-timo come prevalentemente valutativo, anziché informativo, ilimiti dell’esimente sono quelli costituiti dalla rilevanza socialedell’argomento e dalla correttezza di espressione. (Fattispecienella quale la S.C. ha ritenuto la sussistenza della esimente afavore del comandante dei vigili urbani di un comune che inuna lettera pubblicata su un quotidiano, intervenendo nellacontroversia politico-sindacale tra la giunta e la polizia munici-pale, aveva manifestato l’opinione che la paventata, più strettadipendenza dei vigili dall’amministrazione, si risolvesse in unapoliticizzazione del corpo, determinata dall’esigenza di frenarelo zelo da loro dimostrato nel reprimere “illeciti più o menogravi”).Cass. pen., sez. V, 24 novembre 1993, Paesini

I requisiti essenziali affinché l’attività giornalistica, quandodiffonda notizie lesive dell’altrui onore e reputazione, possaricondursi all’esercizio del diritto di cronaca e di critica previstoe tutelato dall’art. 21 cost. che, a norma dell’art. 51 c.p. esclu-de l’antigiuridicità del fatto, consistono nella verità oggettiva oanche soltanto putativa dei fatti riferiti, nella loro rilevanzasociale e nell’obbiettività, serenità e correttezza dell’informa-zione. Pertanto, quando una notizia viene caricata di un effetti-vo valore negativo, perché connotata dagli articolisti da agget-tivazioni spregiative e drammatizzanti, che indipendentementeda ogni valutazione sulla loro corrispondenza alla realtà,depongono per un deteriore spessore morale dei magistrati,l’efficacia dell’aggressione portata alla reputazione di un magi-strato su un giornale di larga diffusione è fuori discussione.Trib. Napoli, 8 aprile 1995, Cariello c. Soc. Edime e altro

Ciò che rileva è accertare se la critica sia o meno trasmodatain un attacco personale volto a colpire la sfera privata dell’offe-so senza alcuna finalità di pubblico interesse, ovvero se leespressioni usate abbiano una tale carica lesiva dell’altruidignità da non poter essere scriminate.“Lottizzato” e “portaborse” sono termini cui da anni si ricorreormai comunemente nel linguaggio critico giornalistico perdesignare due momenti dello stesso fenomeno di schieramen-to, di inserimento in una struttura in ragione di un’appartenen-za ad un’area politica, di adesione talora incondizionata agliorientamenti di un partito o di un leader. È da escludere chetali espressioni trasmodino nella contumelia, ovvero che sianocomunque pregne di una carica lesiva non attenuata dalladiffusa desensibilizzazione in ordine alla portata offensiva dideterminate parole quando siano usate nell’ambito della criti-ca politica.Trib. Roma, 24 marzo 1995, Scalfari e altro

È configurabile il reato di diffamazione a mezzo stampa, allor-chè si ponga in essere un comportamento che trascenda i limi-

ti della scriminante dell’esercizio del diritto di critica politica,consistendo questo, piuttosto, in un gratuito attacco personale,espressione di semplice malanimo e disprezzo per la personaoggetto della critica. Un siffatto comportamento non trova tute-la alcuna nell’ordinamento, essendo privo di ogni possibilegiustificazione.Trib. Perugia, 28 marzo 1995, Modena c. Granocchia

L’attribuzione a taluno di un fatto costituente reato, ove non trovisupporto in elementi certi di riscontro dedotti dall’imputato, onon sia comunque fondata su notizie apprese da fonte infor-mativa qualificata e sottoposte col massimo scrupolo a tutti gliaccertamenti possibili, non configura esercizio del diritto di criti-ca o di cronaca, nemmeno sotto il profilo della putatività.Trib. Roma, 11 dicembre 1993, Scalfari e altro

In tema di diffamazione a mezzo stampa i limiti scriminanti deldiritto di critica e del diritto di cronaca non sono coincidenti,ma diversi, essendo i primi più ampi dei secondi, per cui,quando uno scritto contiene notizie e opinioni, fatti e critiche, sìda costituire esercizio, ad un tempo, di entrambi i diritti, i corri-spondenti (e diversi) limiti scriminanti dell’uno e dell’altro vannoindividuati in relazione a ciascun contenuto espressivo, salvoche non si ritenga, in fatto, che lo scritto, valutato nel suocomplesso, sia prevalentemente e significativamente esercizioo del diritto di critica o di quello di cronaca, nel qual caso è daaccordare esclusivo rilievo all’una o all’altra causa di giustifica-zione.Cass. pen., sez. V, 16 aprile 1993, Barile

Il diritto di cronaca sancito dall’art. 21 Cost. consente, nel corsodelle competizioni politiche o sindacali, toni aspri e di disap-provazione, a condizione che la critica non trasmodi in attaccopersonale portato direttamente alla sfera privata dell’offeso enon sconfini nella contumelia e nella lesione della reputazionedell’avversario. (Nella specie la suprema Corte ha ritenuto scri-minante le aspre critiche dirette contro un candidato avversa-rio durante la campagna elettorale per il rinnovo del consigliocomunale, definito “di razza nuova, spietato con la politica, unkhomeinista nella lotta per il potere” uno che “avrebbe collau-dato un modo di amministrare a metà strada tra il decisioni-smo e l’illegalità, come non si era mai visto finora nelle cittàpeggio amministrate d’Italia” e che “avrebbe fatto da cernieratra l’amministrazione e i vari gruppi immobiliari finanziari, chenel frattempo sarebbero diventati i veri padroni di Roma”).Cass. pen., sez. V, 2 ottobre 1992, Valentini

In tema di diffamazione a mezzo stampa, la legittimità del dirit-to di cronaca e critica politica va desunto da quello di informa-zione pluralistica e di libera espressione della propria opinio-ne. Il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca, perchéa differenza di quest’ultimo non si concreta nella narrazione difatti, bensì si esprime in un giudizio o più genericamente nellamanifestazione di un’opinione che sarebbe contraddittoriopretendere rigorosamente obiettiva: quanto più è elevata laposizione o l’attività pubblica di un soggetto, tanto più deveessere ampia la latitudine della critica.La menomazione della “identità politica” di un soggetto è daescludere quando la critica sia rispettosa dei limiti dell’interes-se sociale della notizia, della verità dei fatti e della continenza.Cass. pen., sez. V, 16 aprile 1993, Barile

È consentito, nell’ambito delle contese di natura politica osindacale, esprimersi con toni o modi di disapprovazione eriprovazione, anche molto aspri, purchè la critica non si risolvain un attacco personale, vale a dire portato direttamente allasfera privata dell’offeso, o in una contumelia lesiva dell’onora-bilità dell’avversario come singola persona.Trib. Massa, 30 giugno 1994, Bertozzi e altro

Ai fini della configurabilità dell’esimente di cui all’art. 51 c.p. peril reato di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca (edi critica), come ogni diritto, si definisce per mezzo dei suoistessi limiti, che consentono di precisarne il contenuto e dideterminarne l’ambito di esercizio.Tali limiti, secondo il costan-te insegnamento di questa Corte, sono costituiti: 1) dalla veritàdel fatto narrato; 2) dalla loro pertinenza, ossia dall’oggettivointeresse che essi fatti rivestono per l’opinione pubblica; 3)dalla correttezza con cui gli stessi vengono riferiti (cosiddettacontinenza); essendo estranei all’interesse sociale che giustifi-ca la discriminazione in parola ogni inutile eccesso e ogniaggressione dell’interesse morale della persona. In ordine alprimo requisito va osservato che, prescindendo da ognicontroversa opinione filosofica sull’argomento, per “verità”, aifini che qui interessano, deve intendersi la sostanziale corri-spondenza (adaequatio) tra fatti come sono accaduti (resgestae) e i fatti come sono narrati (historia rerum gestarum).Solo la verità come correlazione rigorosa tra il fatto e la notiziasoddisfa alle esigenze della informazione e riporta l’azione nelcampo dell’operatività dell’art. 51 c.p., rendendo non punibile(nel concorso dei requisiti della pertinenza e della continenza)eventuale lesione della reputazione altrui. Il principio dellaverità, quale presupposto dell’esistenza stessa del diritto dicronaca, oltrechè del suo legittimo esercizio, comporta, comesuo inevitabile corollario, l’obbligo del giornalista, non solo dicontrollare l’attendibilità della fonte, ma altresì di accertare leverità della notizia, talché solo se tale obbligo sia stato scrupo-losamente adempiuto, l’esimente dell’art. 51 c.p. potrà essereutilmente invocata.L’esercizio del diritto di critica giustifica l’espressione di opinio-ni che, in quanto tali, non è richiesto che siano rigorosamenteobiettive, sempre che non si risolvano in un’aggressione all’in-teresse morale della persona. In tale situazione, infatti, nonsarebbe configurabile l’interesse sociale alla notizia, costituen-te uno degli elementi integranti l’esimente.Cass. pen., sez. V, 7 aprile 1992, Melchiorre

Nel caso in cui passi di un volume dedicato al tema della mafia(contenente, tra l’altro, la completa testimonianza di un exaderente a “cosa nostra”) ledano profondamente l’onore e lareputazione di una persona, nella valutazione dell’eserciziodel diritto di cronaca e di critica e nel conseguente bilancia-mento tra i due beni costituzionalmente protetti del diritto allalibertà di manifestazione del pensiero e quello alla dignitàpersonale, nell’attuale momento storico in cui la lotta a quelcancro sociale che è la mafia è basilare per la stessa difesadelle strutture democratiche, deve prevalere la libertà di paro-la; a tal fine è sufficiente che l’agente ritenga per errore invo-lontario che i fatti narrati siano veri per configurarsi a suo favo-re una causa di esclusione della punibilità venendo a mancaredel tutto l’elemento psicologico necessario per concretare l’esi-stenza del reato di diffamazione.Trib. Trento, 26 ottobre 1993, Arlacchi

Il diritto alla “identità personale”, cioè il diritto di ciascuno di“essere se stesso” e di essere quindi tutelato dall’attribuzionedi connotazioni estranee alla propria personalità, suscettibili dideterminare la trasfigurazione o il travisamento di quest’ultima,non può implicare la pretesa di una costante corrispondenzatra la narrazione di fatti riferiti ad una determinata persona el’idea che la medesima ha del proprio io, giacché, altrimenti,verrebbe automaticamente preclusa ogni possibilità di eserci-zio del legittimo diritto di critica.Cass. pen., sez. V, 16 aprile 1993, Barile, Mass. Pen. Cass.,1993, fasc. 9, 101

Non trova applicazione la scriminante dell’esercizio del dirittodi critica nel caso in cui oggetto della pubblicazione siano fattinon veritieri; inoltre, l’attribuzione di qualità narcisistiche edesibizionistiche ad un magistrato, lungi dal rappresentare legit-timo esercizio del diritto di critica, costituisce violazione dellepiù elementari regole di correttezza professionale posto che,inserita nell’economia complessiva dell’articolo, diventa lo stru-mento utilizzato per una lettura in chiave negativa anche dalpunto di vista morale e non solo professionale della persona-lità del magistrato descritto (nella specie, il tribunale ha ritenu-to che l’inserimento del solo nome di Felice Casson all’internodi un articolo impostato fin dalla sua apertura con un tagliogravemente denigratorio nei confronti dell’attività della magi-stratura in genere, induce maliziosamente ad un immediatocollegamento tra la persona del giudice Casson e le notizienegative riportate nel testo, e che le espressioni utilizzatedall’articolista non potessero essere valutate come eserciziodi una critica corretta e civile).Trib. Monza, 25 marzo 1994, Montanelli e altro

L’uso di un linguaggio astrattamente insultante non lede il dirit-to alla reputazione se funzionalmente connesso con il giudiziocritico manifestato, riconducibile al legittimo esercizio del dirittodi critica politica.Trib. Roma, 10 febbraio 1993, De Marzio c. Fini e altro

Nella ricostruzione cinematografica di un fatto di cronacarecente (nella specie: il film “Giovanni Falcone”), il pur legittimoesercizio del diritto di critica non consente all’autore dell’operadi rappresentare come realmente avvenuti episodi della vitaquotidiana dei soggetti rappresentati che si rivelino lesivi deidiritti della personalità di questi ultimi, stante l’impossibilità diprovarne l’effettiva verificazione storica; di conseguenza, varigettato il reclamo proposto avverso un provvedimento caute-lare volto ad eliminare le scene di un’opera cinematograficaaventi carattere denigratorio per il richiedente.Trib. Roma, 2 febbraio 1994, Ferrara e altro c. Geraci,

Eccede i limiti del diritto di critica e di satira ed integra un illecitolesivo dell’altrui reputazione dileggiare le persone facendo riferi-mento alle loro non fortunate condizioni fisiche o ad eventualicarenze culturali (nel caso di specie l’offeso era stato qualificato“nano” e “uno che non ha proprio il senso di quello che dice,dell’italiano, della grammatica, di niente, è uno che apre boccaed escono fiumi di cose che Kafka si suiciderebbe sentendole”).Trib. Roma, 5 aprile 1994, D’Ecclesia c. Magalli e altro

Nell’esercizio della funzione informativa, che può essere criti-ca oltre che notiziale, è necessario manifestare il propriopensiero in termini sostanzialmente e formalmente corretti eadeguati al compito professionale.È lesivo della dignità professionale, alla cui tutela è chiamatol’ordine, e costituisce un abuso del magistero professionale,l’uso da parte del giornalista di espressioni inutili ed ininfluentiai fini della manifestazione sia sostanziale che critica delproprio pensiero, espressioni che, rimarcando alcuni particola-ri tratti fisionomici degli appartenenti ad una determinata razza,fuoriescono dalla correttezza del linguaggio giornalistico e sipresentano come disdicevoli, tanto da suscitare il risentimentodella comunità di appartenenza delle persone oggettodell’informazione.Cons. Naz. Giornalisti, 6 dicembre 1990, Panerai

In tema di diffamazione a mezzo stampa il diritto di critica sidifferenzia da quello di cronaca essenzialmente in quanto ilprimo non si concretizza, come l’altro, nella narrazione di fatti,bensì nella espressione di un giudizio o, più genericamente, diun’opinione che, come tale, non può pretendersi rigorosamen-te obiettiva, posto che la critica, per sua natura, non può cheessere fondata su una interpretazione, necessariamentesoggettiva, di fatti e comportamenti; ne consegue che l’eserci-zio di un tale diritto non può trovare altro limite che non siaquello dell’interesse pubblico e sociale della critica stessa, inrelazione all’idoneità delle persone e dei comportamenti criti-cati a richiamare su di sé una comprensibile e oggettivamenteapprezzabile attenzione dell’opinione pubblica.Cass. pen., sez. V, 16 aprile 1993, Barile

Per saperne di più

BRESCIANI E., Opinioniespresse in ambito politico,lesione della reputazione ediritto di critica (nota a sent.Trib. Roma 26 marzo 1997,

L’esercizio del dirittodi critica giornalistica

LEGGE & CRONISTISelva c. De Mita e altro),Nuova Giur. Civ., 1998, I, 268CALIGIURI S., Verità dei fattie le lotte politiche: la libertà dicritica riconosciuta ai parla-mentari è più ampia di quellache spetta agli altri cittadini?

Page 25: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

25 (33)ORDINE 4 2000

Il diritto costituzionalmente garantito di critica politica prevalesul diritto del querelante alla reputazione, quando quest’ultimosia un uomo politico pubblico e le espressioni usate non scon-finino nella contumelia; il criterio di valutazione, in simili circo-stanze, deve essere diverso; l’attacco all’uomo politico, infatti,da parte di un giornale politicamente impegnato, può essereportato con argomenti e con termini che potrebbero essereritenuti lesivi della reputazione di un comune cittadino, tantopiù che nella lotta politica, specie in concomitanza dellecompetizioni elettorali, si è determinata una certa desensibiliz-zazione del significato offensivo di talune parole.Cass. pen., sez. V, 2 ottobre 1992, Valentini

Integra gli estremi dell’esercizio legittimo del diritto di criticapolitica, tutelato ex art. 21 cost., il riportare, in un discorso “abraccio”, fatti corrispondenti al vero, in relazione ai quali sussi-sta un interesse pubblico alla conoscenza, nella sede oppor-tuna e con toni anche aspri o in astratto offensivi, poiché il prin-cipio della continenza è stato dettato in materia di diffamazio-ne a mezzo stampa, e non per i discorsi improvvisati (nellaspecie, un consigliere comunale aveva, in una seduta consilia-re, espresso la sua critica nei confronti della condotta profes-sionale di un legale di fiducia del comune).Pret. Crotone, 9 febbraio 1993, Mancuso

Il diritto di critica può essere esercitato nelle forme espressivepiù nette e vibranti, nel rispetto tuttavia del limite che nessunaesigenza di libero ed incondizionato confronto di idee puògiustificare la maliziosa e subdola insinuazione, la indirettademolizione della figura dell’“accusato”, la spregiudicatasoppressione di elementi di fatto, l’accorto ed insinuante acco-stamento di dati inconferenti e quant’altro con il quale, a volte,si sostituisce il libero ed appassionato confronto delle idee.Trib.Roma, 31 ottobre 1991, Carnevale c.Soc.ed.La Repubblica

Deve ritenersi estraneo all’attività di critica ogni apprezzamen-to negativo immotivato, ancorché la motivazione possa essereopinabile per la impossibilità di accertare la verità oggettiva ditesi scientifiche e di valutazioni tecniche non da tutti condivise;i giudizi di disapprovazione e di discredito delle idee o deicomportamenti altrui possono assumere il tono anche di gravee vivace dissenso ma debbono essere motivati ed espressi intermini corretti, misurati ed obiettivi.Cass. civ., sez. I, 6 aprile 1993, n. 4109, Soc. it. Neurologia c.Bonaccorsi

Il mezzo televisivo per la sua forza di suggestione, per ilmaggior impatto col pubblico, per la impossibilità di una rifles-sione immediata e di critica è sicuramente più incisivo, effica-ce e dannoso del mezzo della carta stampata; e pertanto ilmezzo utilizzato, in caso di verità putativa richiede al giornali-sta un maggior grado di prudenza nell’accertare la verità deifatti che possono incidere negativamente sui diritti personali epatrimoniali dei soggetti; attraverso controlli, cautele, riscontried accertamenti e soprattutto verifica dei risultati, precisandoal pubblico l’esatta portata ed i limiti della notizia.La libertà di stampa, garantita dall’art. 21 cost., quando incidesulla sfera dei diritti soggettivi dei soggetti ai quali la notizia ola critica si riferisce, violando i diritti dei medesimi soggetti,trova alcuni limiti necessari: oltre ad avere una obiettiva utilitàsociale, la notizia, per essere legittimamente diffusa deveessere obiettivamente vera oppure deve essere ritenuta vera,in perfetta buona fede, essendo il risultato di un serio e diligen-te lavoro di ricerca e di controllo della fonte.Cass. civ., sez. III, 11 giugno 1992, n. 7154, Rai-Tv c. Soc. Sagit

In tema di ricerca storica o storiografica, la prova dellaverità, come causa di giustificazione, deve essere ancora piùrigorosa, e più rigoroso il controllo delle fonti di prova, non poten-dosi fare la storia con dubbi o insinuazioni; infatti, anche nellavera e propria ricerca storica, il diritto di critica o di manifestazio-ne del pensiero non può sconfinare nella altrui denigrazione(applicazione in tema di diffamazione col mezzo della stampa inrelazione ad un volume dal titolo “In nome della loggia”).Cass. pen., sez. V, 27 gennaio 1989, Siniscalchi

In tema di diffamazione a mezzo stampa, nel caso in cui i giudi-ci di merito abbiano riconosciuto l’operatività dell’esimente deldiritto di critica, di più ampia portata rispetto a quella dell’ex-ceptio veritatis invocata dall’imputato, sia pure senza poi rico-noscerne in concreto la sussistenza degli estremi, vi è caren-za di interesse a dedurre la mancata applicazione dell’excep-tio veritatis; infatti, l’esimente del diritto di critica comprendeanche le diffamazioni dal carattere generico e non soltantoquelle consistenti nell’attribuzione di un fatto determinato eprescinde dalla qualità di pubblico ufficiale della persona offe-sa, nonché dalla presenza degli altri presupposti indicati dal 3°comma, art. 596 c. p.Cass. pen., sez. V, 23 ottobre 1991

Fra gli altri estremi, il diritto di critica e di cronaca, per costitui-re causa di non punibilità in tema di diffamazione a mezzostampa, deve essere esercitato nei limiti della continenza; eciò, ovviamente, anche quando si adoperino le vignette e lecaricature e si voglia fare della satira e dell’ironia (nella specie,la corte di cassazione ha ritenuto che nessuna giustificazionepuò riconoscersi di fronte ad una situazione che certamenteed inequivocabilmente eccede dalla semplice satira, dall’indi-rizzo ironico, dall’umorismo, per trasmodare in vera contume-lia e in concreta denigrazione).Cass. pen., sez. V, 20 gennaio 1992, Carrubba

In tema di diffamazione è da ritenersi illecita solo quella criticagiudiziaria (cioè quella manifestatasi nei confronti dell’operato deimagistrati e degli atti da questi compiuti nell’esercizio delle funzio-ni loro demandate) che sia carica di significato offensivo e si risol-

va in un attacco alla reputazione ed in una lesione alla stima dicui gode il soggetto criticato nel suo ambiente professionale.Trib. Perugia, 28 febbraio 1992, Pensa

Nell’esercizio del diritto di critica, l’obbligo di rispettare la veritàsi traduce in un richiamo all’osservanza di regole di correttez-za; è cioè un obbligo di diligenza e di acribia; l’impossibilità,che dipende dalla natura non scientifica del discorso, di prova-re in modo pubblicamente controllabile la corrispondenza allarealtà dei giudizi espressi deve dunque essere compensatadalla cura posta nell’osservare un metodo di convalida il piùpossibile serio ed il più possibile aperto all’autocorrezione; laproposizione che la mafia trae la sua forza da un certo mododi parlare proprio delle persone per bene ed innocenti che coni loro comportamenti oggettivi le garantiscono condizioni diforza o di impunità, non è suscettibile di verifica empirica; puòessere condivisa o non condivisa, ma non può essere confu-tata sulla base di argomenti di fatto con essa inconciliabili; nonpuò essere dunque qualificata come non veritiera, ma integragli estremi delle regole della correttezza nei termini sopraformulati ai fini della sussistenza del diritto di critica.Uff. indagini preliminari Torino T., 6 giugno 1991, Dalla Chiesa

Non costituisce diffamazione a mezzo stampa ex art. 595, 3°comma, c. p. il fatto di esprimere, sia in un’intervista rilasciataad un quotidiano sia in un articolo apparso in altra pubblicazio-ne, giudizi offensivi sulla “congregazione cristiana dei testimo-ni di Geova” e sugli stessi appartenenti ad essa, configurando-si nella specie una ipotesi di legittimo esercizio del diritto dilibertà religiosa e di relativa critica.Trib. Venezia, 10 marzo 1992, Faraon

In una società democratica, improntata alla libertà di manife-stazione del pensiero e di stampa, va riconosciuto il diritto dilibera formazione ed espressione delle opinioni, conseguente-mente possono i critici valutare negativamente nelle recensio-ni le opere altrui; è configurabile, pertanto, il legittimo eserciziodel diritto di critica nella valutazione negativa di un’operateatrale, e con essa, inevitabilmente, del suo autore, purchégiudicato in quanto tale e non in quanto uomo.Uff. indagini preliminari Roma T., 23 settembre 1991, Antonucci

L’esercizio del diritto di critica non può estrinsecarsi in mereespressioni negative ed offensive, avulse da un motivato giudi-zio critico che dia conto delle ragioni del dissenso e spieghi laposizione dell’autore.La pubblicazione a mezzo stampa di una lettera sull’operatoaltrui, contenente mere espressioni negative ed offensive,avulse da qualsiasi motivazione del dissenso espresso, noncostituisce esercizio del diritto, vero o putativo, di critica maconfigura il reato di diffamazione aggravata, il cui accertamen-to nel giudizio civile è sufficiente al fine della condanna al risar-cimento dei danni morali subiti dalla persona offesa.Trib. Verona, 21 febbraio 1991, Righi c. Perotti

In tema di diffamazione aggravata col mezzo della stampa, ciòche conta, ai fini del corretto esercizio del diritto di cronaca edi critica, è che il fatto sia vero e non possano sussistere limitial diritto di fornire la prova della verità del fatto medesimo;sicché tale prova può essere fornita od integrata anche permezzo di documenti successivi alla pubblicazione della notiziaed il cui esatto contenuto fosse eventualmente ignoto all’auto-re dell’articolo giornalistico (nella specie la suprema corte haritenuto che, in via processuale, si potesse utilizzare il conte-nuto del decreto di citazione a giudizio, di data successivaall’articolo incriminato, come integrazione della prova dellaverità del fatto riferito).Cass. pen., 28 novembre 1990, Rocchetti

La critica, pur severa e pungente, in tanto può essere ammes-sa in quanto abbia pur sempre un fondamento di verità che negiustifichi e ne renda accettabili interpretazioni anche esaspe-rate e malevole.Trib. Teramo, 23 novembre 1988, Crescenti,

La legittimità dell’esercizio del diritto di critica politica, garantitodalla costituzione, trova un primo limite nella necessità che lacritica non trasmodi in un attacco alla sfera privata della perso-na, dovendo sussistere un interesse pubblico alla conoscenzadei fatti.L’obbligo di rispettare la verità obiettiva dei fatti nell’eserciziodel diritto di critica politica è meno rigoroso che nell’eserciziodel diritto di cronaca (Trib. Pescara, 15 febbraio 1991, Ciarma)

(nota a sent. Trib. Roma 19aprile 1997, Selva c. De Mitae altro). Giur. di Merito, 1998,24TESAURO A., Diffamazionea mezzo di intervista giornali-stica e diritto di critica (nota a

sent.Trib.Venezia 27 gennaio1997, Battistella e altro; Trib.Venezia 16 ottobre 1996,Schmid e altro), Foro It.,1998, II, 51GENNARI S., Responsabilitàcivile ed esercizio del diritto di

critica giornalistica, Resp. Civ.e Prev., 1997, 1001CONTI M., La diffamazione inun’opera letteraria, tra dirittodi critica e di cronaca (nota asent. Cass., Sez. III, 22 gen-naio 1996 n. 465, Ortolani c.

Soc. Sperling e Kupfer ed.).Nuova Giur. Civ., 1997, I, 315ZAGNONI BONILINI P., Unsaggio sulla “Fibula Prene-stina”: libertà di critica e dirittoalla reputazione (nota a sent.Cass., Sez. V, 24 febbraio

1994, Guarducci)., Resp. Civ.e Prev., 1996, 156IZZO U., La critica per imma-gini: un diritto virtuale? (nota asent. Trib. Roma 2 febbraio1994, Ferrara c. Soc. Clemi),Dir. Informazione e Informa-

tica, 1994, 343MORRETTA G., Critica sci-entifica e diffamazione (nota asent. Cass., Sez. I, 6 aprile1993 n. 4109, Soc. it. neurolo-gia c. Bonaccorsi), NuovaGiur. Civ., 1994, I, 584

Page 26: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

26 (34) ORDINE 4 2000

lo sguardo sulla vita

Milano rende omaggio con una mostra al grande maestro della fotografia

Epoca, le 130 copertinedell’“italiano pazzo”Alla fine del 1952 il grande salto. De Biasi presenta i suoilavori a Sergio Polillo, Renzo Segala ed Enzo Biagi, cheguidano la nuova rivista di Arnoldo Mondadori, “Epoca”.Pochi giorni dopo viene assunto come fotografo di redazio-ne. Da quel momento, e per trent’anni, la storia di De Biasi edel settimanale sono un tutt’uno. Realizzerà 130 copertine.Un record. “Epoca”, il cui primo numero era uscito il 14 otto-bre 1950, direttore Alberto Mondadori, sull’onda del succes-so dell’americana “Life”, è diretta a partire dal 1953 dal tren-tatreenne Enzo Biagi. Dopo faticosi tentativi il giornale decol-la. Grazie alla piena valorizzazione della fotografia, diventa lospecchio dell’Italia che cambia dopo gli orrori della guerra ein breve tempo si mette alla pari con le grandi riviste illustra-te del mondo: “Paris Match”, “Stern”, “Geographic Magazi-ne”, oltre naturalmente a “Life”.Nascono i primi grandi reportage di De Biasi dall’estero: l’al-luvione del 1953 in Olanda, nel 1954 gli scoop su Nasserprivato in Egitto e su Onassis a New York, le strazianti testi-monianze sulla rivolta ungherese nel 1956. Superata consangue freddo una serie infinita di pericoli torna dall’infernodi Budapest con un reportage che nessun altro è riuscito arealizzare. “L’italiano pazzo”, lo chiamano i suoi colleghi stra-nieri per la freddezza con la quale affronta i pericoli delmestiere in situazioni così difficili. “Epoca” dedica alla trage-dia ungherese uno speciale di 30 pagine. Il servizio vienevenduto da Mondadori Press in tutto il mondo.Fornito di sempre più sofisticate macchine, affermatosi conun suo personalissimo stile che unisce obiettività e sensibi-lità, rigore formale e spessore documentario, De Biasi correnegli epicentri degli avvenimenti: la rivoluzione in Venezuela,l’intervento americano in Libano, l’intervento inglese in Gior-dania, il terrorismo alto-atesino. Nel 1958 escono due grandiinchieste su Argentina e Brasile, che anticipano la tradizionedegli inserti speciali degli anni Sessanta.Scorrono i ricordi di quel periodo. “Nel dicembre 1959 venniincaricato di seguire il matrimonio dello scià di Persia”,racconta. “La Mondadori Press aveva venduto il servizio asette-otto paesi ancor prima che io lo realizzassi. Arrivai aTeheran, ed ecco la sorpresa: ai fotografi accreditati era

permesso riprendere una sola immagine ufficiale al palazzoreale dopo il matrimonio. Avvisai la redazione: era impossibi-le realizzare il servizio. Per risposta Biagi mi telegrafò: “Per teniente è impossibile. Buon lavoro”. Riuscii a superare lo sbar-ramento di poliziotti e a intrufolarmi nel corteo. Potei scattaretutte le foto che volevo”.De Biasi ha sempre pubblicato le sue fotografie così come leha fissate sulla pellicola, con la stessa inquadratura. Unicaeccezione, il famoso ritratto di Marlene Dietrich, forse inassoluto il più bello. Spiega: “Quella è l’unica fotografia taglia-ta. L’ho scattata nel 1956 con la Rolleiflex a Montecarlo. Allo-ra non avevo il teleobiettivo, lei era su uno yacht e non pote-vo avvicinarmi. Dopo vent’anni ho ripreso in mano il negativoe ho tirato fuori il volto. È l’unica fotografia reinquadrata aposteriori”.

La magnifica squadradi Sampietro il terribileCon la direzione di Nando Sampietro, dal 1960 al 1969,“Epoca” si afferma come enciclopedia contemporanea dell’I-talia e del mondo. Il mitico direttore potenzia la squadra foto-grafica, composta, oltre che da De Biasi che la guiderà, daSergio Del Grande, Giorgio Lotti, Walter Mori,Walter Bonatti, Vittoriano Rastelli, Mauro Galli-gani, Nino Leo. E le tirature del settimanale, chedà voce alla borghesia più colta, ai professioni-sti, ai docenti, al mondo politico e imprenditoria-le, aumentano fino a raggiungere punte di 600mila copie.È il periodo più felice per De Biasi e per il giorna-le. Il fotografo percorre le strade del mondo: dallebrughiere della Scozia agli alveari umani di HongKong, dalla guerriglia in Guatemala ai giacimentidi diamanti in Sudafrica, dalla guerra-lampo diIsraele ai trionfi degli astronauti americani di ritor-no dalla Luna, dal gelo della Siberia al caldoinfuocato delle piste sahariane. Sempre incompagnia di uno o più giornalisti. “Con loroavevo rapporti buoni”, dice. “Anche se a voltepensavano soprattutto al loro pezzo e ignorava-

di Gino Banterla

Mario De Biasi“Milano 1954. Gli italiani sivoltano”, la foto-simbolo deglianni Cinquanta. La mostra“Mario De Biasi. Fotografia epassione” (Palazzo dell’Aren-gario, piazza Duomo, Milano) èaperta fino al 30 aprile. Orario;9,30-18,30. Lunedì feriale chiu-so. Catalogo Motta Editore acura di Attilio Colombo.

no le necessità del fotografo. Ho realizzato alcuni servizi conLivio Caputo, giornalista straordinario. In Iran, per esempio,mi è capitato di fare alcune fotografie di un pastore circondatodalle sue pecore. Poi vedevo un altro pastore con altre peco-re e mi fermavo a fotografarlo. Livio mi diceva: “ma questeimmagini le hai già”. Io gli rispondevo: “no, perché se io oggivedo un pastore con venti pecore, lo fotografo; se domani nevedo un altro con quaranta pecore, fotografo anche lui; sedopodomani trovo altri pastori, non rinuncio a fotografareanche loro. Nessuna immagine è uguale a un’altra”.Era accaduto altre volte che De Biasi riprendesse in modoapparentemente ossessivo uno stesso soggetto. Per esempioquando, nei pressi dell’abbazia di Chiaravalle, aveva scorto inun campo alcuni inconsueti spaventapasseri che stimolaronola sua fantasia. Si trattava di vecchie bambole rotte issate supali. Tornò in quel campo più volte per ritrarle con la pioggia,col sole, con la neve. Un’altra volta, sulla collinetta di San Siroricavata dalle macerie dei bombardamenti, si imbatté in unastatua femminile forse proveniente da una Triennale milane-se. Per quindici anni tornò a fotografare quella figura, perseguirne i segni del decadimento. Nulla è ripetizione. Ementre nei ritagli di tempo libero De Biasi si dedicava a questemilanesissime escursioni segrete, alla ricerca di significatiarcani, “Epoca” pubblicava i suoi speciali a colori (L’Italiameravigliosa, L’Europa meravigliosa, I grandi musicisti, Le

città più belle del mondo e tanti altri), che veni-vano raccolti e accuratamente conservati damigliaia di famiglie italiane. Venne venduto intutto il mondo lo splendido servizio cheraccontava per immagini le prime ore di vitadi un bambino. “Il direttore mi disse: le do tuttoil tempo che vuole”, ricorda De Biasi. “Andaialla clinica Mangiagalli di Milano, mi diederoun camice e cominciai ad assistere ai primiparti. Ma uscivano soltanto mostriciattoli. Nonera facile realizzare questo servizio. Alcinquantaseiesimo parto finalmente trovai leimmagini giuste. Il servizio uscì su 20 pagine,accompagnato da un testo di Vittorio G.Rossi, sul numero di Natale 1966”. Un altroepisodio, un’altra copertina famosa di “Epoca”del maggio 1964 dedicata a una spettacolareeruzione dell’Etna. “Era andato sul posto un

Ha fotografato con la stessapassione le scene di guerra euna goccia di rugiada appe-sa a un filo d’erba, la dispera-zione dei terremotati del Beli-ce e i riflessi di una pozzan-ghera dopo la pioggia, letrasformazioni metropolitanee i malinconici paesaggiagresti, i potenti della terra e ivolti anonimi che incontriamonella vita quotidiana. Il suosegreto: un’eccezionaleprofessionalità costruita gior-no dopo giorno e un’inesauri-bile curiosità. Lui minimizza:“Mi piace girare, scoprirequalche cosa che la gentenormalmente non vede eraccontarla con le immagini”.Mario De Biasi, classe 1923,è uno dei grandi maestri dellafotografia mondiale del nostrosecolo. Le sue fotografiesono impresse nella memo-ria di milioni di persone, nonsoltanto in Italia. E oggi,nell’era televisiva e di Inter-net, rimangono a testimo-nianza di un giornalismo chesapeva conquistare i lettorinon a colpi di gadget ma conla qualità dei suoi servizi. DeBiasi ora non viaggia piùcome una volta. Ma non siconcede riposo. Anzi, la suaattività è febbrile, gli impegnisi susseguono intensi: work-shop, incontri con i giovani,impaginazione di nuovi libri,che vanno ad aggiungersi aicinquanta sinora pubblicati.Naturalmente, a scandire itempi delle sue giornate,sono i “clic” della macchina

fotografica. Ora usa il piccoloformato, più versatile: “L’ulti-ma volta che ho fotografatocon una 6x6 è stata all’Expodi Osaka nel 1970”, spiega.Nella tranquillità della suacasa di Milano De Biasiriesce anche a trovare iltempo per coltivare un’altraantica passione, quella grafi-ca e pittorica. Continua infattia produrre acquerelli, tempe-re, chine, acrilici. O disegnimulticolori tracciati piùsemplicemente con la biro eil pennarello. Un’immensaproduzione sconosciuta algrande pubblico. I suoi temipreferiti: alberi, foglie, volti,uccelli, farfalle, animali fanta-stici.Ogni anno sceglie un temanuovo, ma ce n’è uno che loha accompagnato per tutta lavita: il sole. Ne ha disegnatipiù di tremila. Sono queste le“pause di De Biasi”, secondola definizione che diedeBruno Munari presentandouna sua mostra. Lui dice:“Disegnare mi tiene sveglia lafantasia”. Milano, la “sua”Milano raccontata in numero-si libri, gli rende ora omaggiocon una mostra all’Arengarioaperta fino al 30 aprile.Duecento fotografie, sceltetra le centinaia di migliaiascattate a partire dagli anniQuaranta, diventano altret-tante tessere dell’immensomosaico cosmopolita compo-sto in oltre mezzo secolo dimilitanza dietro la macchinafotografica.Bellunese d’origine, monta-naro nel fisico e soprattuttonello spirito, Mario De Biasi

vive nel capoluogo lombardoda oltre sessant’anni. Vi eraapprodato nel 1938. La suavita ha momenti leggendari,come sempre accade per gliuomini di successo che sisono fatti da soli. Dopo esser-si diplomato a un corso sera-le dell’Istituto Radiotecnicotrova lavoro alla MagnetiMarelli di Sesto San Giovan-ni. Una sera del 1944, di ritor-no dalla fabbrica, viene bloc-

cato in piazzale Loreto dallesquadre dell’organizzazionetedesca Todt e deportato aNorimberga, dove è costrettoai lavori forzati per un anno.Nel 1945, tra le macerie diNorimberga bombardata,trova un manuale di fotogra-fia. Nasce lì la sua passione.Armato di una Welta 6x6 asoffietto e senza telemetroinizia in Germania le primeriprese: le distruzioni della

guerra e soprattutto la genteche incontra per le strade.Milano 1946: ritorno allanormalità e al lavoro allaMagneti Marelli.Ma l’interesse di De Biasi ètutto rivolto alla fotografia, allaquale dedica ogni momentodel suo tempo libero e ognienergia.La Brianza, la Valsassina enaturalmente Milano: in bici-cletta percorre in lungo e in

largo campagne, paesi ecittà, alla ricerca di volti, dipaesaggi, di architetture. Nel1948 espone le prime imma-gini al Circolo fotograficomilanese; nel 1952 il quintoSalone internazionale dellafotografia alla Triennale diMilano gli dedica una mostrapersonale. Sono gli anni incui la poetica neorealistaesaltata dal cinema pervadeanche la fotografia.

Mario De Biasi

Page 27: Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti · PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO,

27 (35)ORDINE 4 2000

nostro fotografo, ma tornò senza un’immagine”, ricorda DeBiasi. “Sampietro allora mandò me. Salii sul vulcano di sera,da solo. Le guide non volevano accompagnarmi perché dice-vano che era troppo pericoloso. Riuscii a riprendere una seriedi eccezionali fotografie. Ma per realizzare quel servizio horischiato di essere inghiottito dal fiume di lava. In copertinauscì il titolo: “Il nostro fotografo ha rischiato la vita per scattarele immagini più drammatiche dell’anno”. È uscito un inserto di20 pagine a colori che poi è circolato anche nelle scuole”.Sampietro aveva idee geniali, che riuscivano a instaurare trarivista e lettori un legame strettissimo. Ricorda De Biasi:“Durante la preparazione di uno speciale sull’Africa fu ripro-dotta su una cartolina la mia fotografia di un gattopardo. Poifirmammo sul retro tutti noi, fotografi e giornalisti inviati inAfrica. La cartolina venne stampata a regola d’arte in migliaiadi copie dalle Officine Grafiche Mondadori di Verona con lenostre firme in fac-simile. Sembravano proprio originali.Durante il reportage spedimmo quelle cartoline agli “Amici diEpoca”. Quando vado in giro a fare fotografie qualcuno midice: “conservo ancora la cartolina che lei mi ha speditodall’Africa””. Al timone della Mondadori c’era il vecchio Arnol-do. “Quando vedeva un mio servizio importante su “Epoca”,si complimentava personalmente”, ricorda De Biasi. “E seero all’estero mi mandava un telegramma. Allora non soltan-to gli editori, ma anche i giornali erano diversi. I servizi usci-vano puliti, non disturbati dalla pubblicità come accade oggi”.Erano tempi d’oro. Sampietro ripeteva ai suoi collaboratori:“Ricordate che un giornalista di “Epoca” alloggia in alberghidi prima categoria”. Il giornale non badava a spese quandosguinzagliava in giro per l’Italia e per il mondo i suoi inviati e isuoi fotografi. Sampietro era in pari misura amato e temutodalla redazione. Severo con se stesso e con gli altri.

Tramballi, Lami, Stampa:“Con lui in giro per il mondo”Racconta Gualtiero Tramballi, diciotto anni di “Epoca” a partiredal 1968: “Aveva la fama di far riscrivere un pezzo anche sei-sette volte. E quando partivamo per un reportage, ci conse-gnava un fogliettino giallo con sopra scritto di suo pugno il tito-lo del servizio che dovevamo preparare. Guai a sgarrare daquella direttiva”.Nei viaggi era inevitabilmente De Biasi a dettare le condizionial collega giornalista che l’accompagnava. Le sue esigenzefotografiche venivano prima di tutto. “Era capace di farmi aspet-tare due ore per cogliere i venti secondi in cui il sole al tramon-to dava una certa luce”, ricorda Tramballi. “Nascevano così lesue straordinarie immagini. Io ammiravo quella tenacia, ma avolte non ne potevo più”.Lavorare con lui era comunque un’esperienza indimenticabile.“Il suo coraggio arrivava al limite della follia”, aggiunge Tram-balli rievocando un episodio lontano. “Il direttore aveva manda-to noi due a Montreal per un servizio sui preparativi per leOlimpiadi. Dovevamo documentare a che punto fossero i lavo-ri di realizzazione degli impianti sportivi. Rimanemmo in Cana-da due settimane. Un giorno, per riprendere alcune immaginisignificative dello stadio olimpico, Mario si arrampicò sulla grudi un palazzo in costruzione e percorse tutto il braccio lungo.Appollaiato lassù, finalmente soddisfatto, incominciò le ripre-se”. Il diretto interessato aggiunge un particolare di quell’episo-dio: “Eravamo regolarmente accreditati, ma alcuni cantierierano inaccessibili. Avevo chiesto di salire sulla gru, ma mirisposero che era troppo pericoloso. Tuttavia non volevo rinun-ciare alla possibilità di scattare quella foto. Così, elusa la sorve-glianza dei custodi, sono salito ugualmente. Quando sonosceso, c’erano le guardie ad aspettarmi. Ho risposto loro cheero stato autorizzato da un un tale col casco. Mi hanno credu-to e tutto è filato liscio. Nel mio mestiere, per superare certiostacoli, bisogna essere convincenti”.“Mario aveva un coraggio fuori dal comune”, conferma un altrogiornalista della storica redazione di “Epoca”, Lucio Lami, auto-re del polemico pamphlet “Giornalismo all’Italiana” (EdizioniAres, Milano 1997) nel quale ricostruisce, tra l’altro, gli splen-dori e l’ingloriosa fine del settimanale. Ecco affiorare altri ricor-di. “Mario durante i viaggi aveva l’abitudine di disegnare con ipennarelli su piccoli cartoncini dei bellissimi soli. Era quasiun’ossessione e io lo prendevo in giro. Ogni volta che partivametteva nella borsa centinaia di cartoncini”.E ancora: “Una volta siamo stati mandati insieme a Windsorper un servizio sull’antica fiera dei cavalli che vede ogni anno ilraduno di centinaia di carrozze storiche: diligenze, corrieripostali, carri delle birrerie eccetera. C’erano decine di fotografi,ma a nessuno venne in mente di fare una rassegna generaledei vari tipi di carrozze presenti. Per tre giorni e tre notti”, conti-nua Lami, “Mario non fece altro che fotografare. “Epoca”pubblicò un servizio speciale di dodici pagine che suscitò l’in-vidia degli inglesi”.Il nucleo di punta della squadra fotografica era formato dal trioDe Biasi, Del Grande e Lotti. “Del Grande si occupava soprat-tutto di cronaca”, ricorda ancora Lami, “mentre Lotti facevaservizi di carattere per così dire sociologico. Ma quando c’erada esprimere qualche cosa che dovesse dare un significatogenerale, andava Mario”.“Viaggiare con lui era un’esperienza estremamente interes-sante”, osserva un’altra firma storica di “Epoca”, Carla Stam-pa, quasi trent’anni trascorsi al settimanale mondadoriano.“Seguivo sempre con attenzione il suo occhio costantementeattento a dettagli che io non notavo. A volte faceva fermarel’automobile, osservava a lungo un albero, lo fotografava. Quel-l’albero era una cosa viva, era persona, racconto. Nel rivedereo nel vedere per la prima volta le foto esposte a Milano ho

scoperto una sensibilità ancora maggiore, che non conosce-vo”. “Quando fece il famoso servizio sull’Ungheria”, aggiungeCarla Stampa, “gli scrissi un biglietto per complimentarmi conlui. Noi non ci somigliamo né per idee politiche né per caratte-re, però ci stimiamo molto. A proposito del carattere: Mario èipersensibile, il suo ego è straripante. Lui è contento di esserecosì. Le emozioni che prova nell’interessarsi della vita che locirconda le trasmette tutte nelle sue fotografie”.Quanto appare lontana oggi la grande stagione di “Epoca”.Quell’esperienza fa parte ormai della storia del giornalismo o,per chi l’ha vissuta in prima persona, dei ricordi. Finita nel 1969la direzione Sampietro, negli anni Settanta la storica testatainiziò un lungo periodo di lento ma costante declino. De Biasivi lavorò fino al 1983 e la rivista morì, dopo un’agonia consu-mata tra le polemiche, nel gennaio 1997.La crisi senza precedenti che sta attraversando il mondodell’informazione oggi sembra non lasciare più spazio al gior-nalismo d’inchiesta e tantomeno al fotogiornalismo. “La televi-sione ha avuto un impatto fortissimo su esperienze come quel-la di “Epoca””, tenta di spiegare Carla Stampa. “Di fronte all’im-mediatezza delle immagini in diretta le fotografie, sia purebellissime, hanno perso importanza. Ma ci sono altri motivi,primo fra tutti quello economico, la necessità di risparmiare. Igiornalisti non si muovono più, fanno le interviste al telefono, sisono impigriti mentalmente. Nelle redazioni trionfa la medio-crità. Poi c’è la grande follia di Internet...”.Lucio Lami non ha dubbi. “Macché colpa della televisione!Oggi non c’è più il vero giornalismo perché è stato ucciso daglieditori. In realtà non ci sono più editori, ma prestanome delloStato, siano essi pubblici o privati. Di conseguenza l’editoria diregime non produce più giornali, ma insaccato, senza il mini-mo rispetto per il lettore”.Mario De Biasi, intanto, continua fedele a se stesso il suo lavo-ro di testimone del tempo e di poeta dell’immagine. E trasmet-te il suo insegnamento ai giovani. “Ciò che conta nella fotogra-fia è saper vedere”, dice. “Occorre cogliere i particolari. Il consi-glio che do ai giovani è questo: imparare bene la tecnica;studiare quello che hanno fatto i grandi maestri; scegliere,senza copiare, un tema; documentarsi sempre e fotografare,fotografare, fotografare”.

Testimone da oltre mezzo secolo

dei fatti che hanno sconvolto

il mondo e delle trasformazioni della società italiana.

La straordinaria avventura di “Epoca”

e quella di uno spericolato fotoreporter

”Scuola di Rocca Imperiale,Calabria, 1954.

L’incappucciato, Legnano,1950.

Viadotto di Maddaloni, Campania, 1955.

Sagrato di piazza Duomo con la neve, Milano, 1951.

Spazzacamini, Milano, 1949.