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OPERE EDILI

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Finalità e Criteri per la redazione della Relazione generale del Progetto

La presente relazione generale del progetto esecutivo descrive in dettaglio, anche attraverso specifici riferimenti

agli elaborati grafici e alle prescrizioni del capitolato speciale d’appalto, i criteri utilizzati per le scelte progettuali

esecutive, per i particolari costruttivi e per il conseguimento e la verifica dei prescritti livelli di sicurezza e

qualitativi.

Il progetto prevedendo con la consegna di cabine elettriche di tipo monoblocco prefabbricate, la relazione precisa le

caratteristiche illustrate negli elaborati grafici e le prescrizioni del capitolato speciale d’appalto riguardanti le

modalità di presentazione e di approvazione dei componenti da utilizzare.

La presente relazione generale contiene l’illustrazione dei criteri seguiti e delle scelte effettuate per trasferire sul

piano contrattuale e sul piano costruttivo le soluzioni spaziali, tipologiche, funzionali, architettoniche e

tecnologiche.

La presente relazione contiene inoltre la descrizione delle indagini, rilievi e ricerche effettuati al fine di ridurre in

corso di esecuzione la possibilità di imprevisti.

Criteri utilizzati per le scelte progettuali esecutivi

Il progetto esecutivo del parco dell’area di ex Bussola domani prevede lavorazioni inerenti sia Opere a Verde che

opere di carattere edile.

Le Opere a verde, che saranno le prevalenti, sono ampiamente trattate nel capitolo …

Le opere edili riguardano manufatti accessori a far funzionare la nuova A rena degli eventi, e più specificatamente i

seguenti manufatti:

un edificio chiuso prospiciente il viale Kennedy che sarà ristrutturato ad uso “info point A-rena” del parco della A

rena degli eventi;

una grande tettoia aperta su i quattro lati, la “Tettoia dell’A-rena”, con pilastrature in mattoni e struttura di

copertura in legno, da restaurare/ricostruire;

due nuove cabine monoblocco in calcestruzzo per accogliere le apparecchiature per la trasformazione dell’energia

elettrica fornita da ENEL;

la ristrutturazione del recinto alla base dell’antenna per la telefonia;

la nuova passeggiata di accesso al parco lungo il viale Kennedy denominata “Onda Lunga”.

A – Rena 2

Descrizione dei particolari costruttivi

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Info Point A – Rena – edificio 1Il piccolo edificio prospiciente il viale Kennedy è un manufatto a pianta

rettangolare con lati di circa 13 ml x 6 ml, elevato ad un solo piano fuori terra per complessivi 78 mq di superficie

lorda.

Si tratta di un edificio in muratura portante intonacato con copertura in con orditura lignea e tavelle in laterizio, il

manto è costituito da tegole marsigliesi.

Lo stato di conservazione è tale da dover prevedere il completo rifacimento di tutti gli elementi di rifinitura e di

tutti gli impianti, la ristrutturazione prevede altresì la costituzione di un nuovo solaio areato costituito da iglù e

successivo getto armato.

Tutti gli ambienti saranno controsoffittati con lastre di cartongesso, la copertura avrà inoltre una lastra di

coibentazione in EPS e una membrana impermiabilizzante di 4 mm. (vedi sezione edificio n°1 in scala 1:20)

Tettoia dell’A-rena – edificio 2

Di questo manufatto ne rimane in piedi circa un terzo dell’originale, il resto è crollato a terra da diversi anni. La

costruzione merita un suo restauro ricostruttivo, per la semplicità del codice linguistico che rispecchia quello delle

fabbriche della tenuta di Rolandi Ricci. La tettoia ha forti pilastrature in mattoni a faccia vista, aperte a libro sugli

angoli, con disegno a lesena sia su la parte basamentale che in corrispondenza delle appoggio delle capriate lignee

della copertura.

Anche per questa costruzione si prevede la costituzione di un solaio areato con iglù, la ricostruzione delle pedate di

alzata con gradini di mattoni, il tutto ricostruito attorno ad una nuova struttura in cls armato, le travi di CLS

dovranno essere rivestite in legno.

La copertura sarà ricostruita con struttura lignea con correnti 8x8 completi di mensole e sottomensole.

(vedi sezione edifcio n°2 in scala 1:20) (vedi dettaglio pilastro e pilastro d’angolo edifcio n°2 in scala 1:20)

Nuove cabine monoblocco Enel

Il parco sarà dotato di tre cabine di trasformazione dell’energia elettrica che consentiranno di poter avere per gli eventi fino a

700 kw.

Una delle tre cabine è già esistente e sarà solo potenziata per una maggior fornitura.

Una seconda cabina sarà collocata ex novo in fregio alla via Dante in prossimità della via Monte Pania, mascherata dal

cancello scorrevole e da una recinzione con siepe. La nuova cabina sarà del tipo monoblocco prefabbricato. Risulta prestare

molto attenzione al posizionare la cabina leggermente interrata rispetto alla quota del terreno in modo che la cabina rimanga

completamente schermata dal muro e dal cancello.

Una terza cabina sostituirà quella lungo il viale Kennedy e sarà collocata all’interno del parco, mascherata da una recinzione con

siepe. La cabina sarà del tipo monoblocco prefabbricato.

Sarà altresì realizzato un cavidotto che dalle tre cabine servirà una serie di pozzetti disposti lungo l’asse maggiore dell’arena. I

dettagli di questo cavidotto sono illustrati nelle tavole a cura dell’ing. G. Stagi.

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Installazione e sgombero del cantiere

Prima di procedere ai lavori oggetto dell’appalto è necessario eseguire la pulizia e sgombro dell’area con

carico e trasporto alla discarica dei materiali di risulta. Successivamente sarà eseguita l’installazione del

cantiere comprensiva di tutti gli apprestamenti e gli impianti necessari, incluso gli allacciamenti alle reti

Enel, acquedotto e Telecom, il tutto dovrà essere eseguito in conformità a quanto previsto nel PSC (Piano

di Sicurezza e Coordinamento). Per l’impianto elettrico di cantiere e di messa a terra delle masse

metalliche deve essere rilasciato il certificato di conformità da un tecnico abilitato iscritto all’albo, e

consegnato all’ISPESL o allo Sportello Unico del Comune dove si svolgono i lavori. La recinzione ed il

ponteggio avranno le caratteristiche secondo quanto prescritto dal PSC, in conformità alle eventuali

disposizioni del regolamento edilizio e di igiene del Comune, secondo le indicazioni fornite dal CSE e

della DL.

Al termine dei lavori, l’intera area, compreso l’interno dei locali, sarà sgombrata e ripulita in modo da

renderla perfettamente fruibile; Vedi voce elenco prezzi.

Opere Provvisionali – Smontaggi - Demolizioni - Scavi e movimenti di terra - Consolidamenti

I lavori di demolizione devono rispettare quanto definito dal D.Lgs. 81/08, artt. 150-154, che impone, tra

l'altro, di redigere un "Programma delle demolizioni". Tale programma deve intendersi parte integrante

del Piano Operativo di Sicurezza (POS) ed è elaborato ai sensi dell'art. 151 del D.Lgs. 81/08 con lo scopo

di descrivere l'ordine e la metodologia delle operazioni di demolizione.

Sarà pertanto compito dell’Appaltatore eseguire una dettagliata analisi circa:

a) ambiente di lavoro

b) strutture da demolire

c) strutture limitrofe o collegate

d) successione delle operazioni di demolizioni

e) attrezzature utilizzate per la demolizione

f) opere provvisionali necessarie a garantire la sicurezza degli operatori e la stabilità dell'opera

g) modalità di allontanamento dei materiali demoliti

h) delle modalità di abbattimento polveri

i) gestione delle emergenze

Le demolizioni procederanno, quindi, secondo il “Programma delle Demolizioni” presentato dall’impresa

esecutrice e secondo le indicazioni del Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione.

Prima delle demolizioni dovranno essere smontate e accattaste in cantiere previa loro catalogazione tutte

le inferriate e altre parti in materiale lapideo o lesenature in cotto storiche che successivamente potranno

essere rimontate.

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Durante la demolizione parziale del fabbricato tettoia, dovranno essere posti in opera idonei sistemi di

controvento e/o puntellamento vincolati alle strutture portanti con una cura particolare per tutelare la

stabilità dei pilastri in muratura e della parte rimanente della copertura.

Prima della realizzazione della platea di fondazione, dovranno essere poste in opera le canalizzazioni

degli impianti che alla fine dell’opera rimarranno tombati sotto la platea stessa.

Per la realizzazione delle tubazioni degli impianti e degli scarichi saranno eseguiti scavi a sezione

obbligata.

Le eventuali sottofondazioni di murature a tratti, comunque computati, del muro di recinzione del

fabbricato saranno effettuate con il metodo secondo la voce in elenco prezzi.

Anche il consolidamento della muratura in mattoni della recinzione storica in mattoni verrà eseguita

secondo la voce in elenco prezzi.

Calcestruzzo, ferro di armatura, ecc.

Le opere strutturali da realizzarsi possono essere sommariamente descritte come segue :

- Magrone per opere di fondazione, vedi voce elenco prezzi;

- Realizzazione di opere di fondazione in C.A. vedi voce elenco prezzi;

- Realizzazione di opere in elevazione in C.A. vedi voce elenco prezzi;

- Realizzazione di opere di orizzontamento in C.A. vedi voce elenco prezzi;

Nella presente specifica sono contenuti i requisiti tecnici e le caratteristiche prestazionali dei materiali

necessari per la costruzione delle opere di progetto da realizzare. Le opere (provvisionali o permanenti)

che si rendessero necessarie e funzionali alla costruzione non sono riportate in quanto di competenza

dell’Impresa assuntrice dei lavori che si impegnerà alla stretta osservanza di tutte le normative vigenti e

delle prescrizioni della Direzione Lavori.

NORME GENERALI

Tutti i materiali dovranno corrispondere alle prescrizioni delle specifiche tecniche, essere della migliore

qualità, ben lavorati e rispondenti perfettamente al servizio cui sono destinati e potranno essere messi in

opera solamente dopo l'accettazione della Direzione Lavori, previa campionatura. Per le opere di carattere

più comune vengono specificate negli articoli che seguono le principali prescrizioni e modalità di

esecuzione a cui bisogna attenersi, fermo restando in ogni caso l'obbligo dell'osservanza delle norme di

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legge vigenti, nonché delle norme UNI, UNI ISO, UNI EN, UNI CEI, CNR UNI, CEI, CNR, ICITE,

DIN, ISO, ecc.

MATERIALI: TERRE

Le terre ed il pietrisco da utilizzare per riempimenti di scavi, per formazione di rinterri, ecc., sia

recuperati dagli scavi eseguiti nel cantiere, sia prelevati da cave, devono essere di qualità tale da

assicurare un costipamento omogeneo e duraturo e non devono contenere sostanze organiche putrescibili,

degradabili, gesso, ecc. Saranno riutilizzabili solo le terre classificabili secondo CNR-UNI 10006 secondo

le indicazioni della Direzione Lavori. Le terre vegetali devono essere di buona qualità, prive di argilla, di

radici, di ciottoli, di pezzame, di mattoni, ecc. e devono essere successivamente stese con le sagome

prescritte, e successivamente vangate fino ad ottenere un terreno idoneo per la posa a dimora di piante o

la semina di prati.

CEMENTO

Potranno essere impiegati unicamente i cementi elencati nella norma UNI ENV 197/1 che soddisfino i

requisiti di accettazione previsti nella Legge 26/5/1965 n°595, con esclusione del cemento alluminoso e

dei cementi per sbarramenti di ritenuta. I cementi utilizzati dovranno essere controllati e certificati come

previsto per legge (D.M. 09.03.1988 n. 126, D.M. 13.09.1993 G.U. 22.09.1993). Sarà cura ed onere

dell’Appaltatore controllare che i getti non interessino ambienti chimicamente aggressivi, nel qual caso si

dovrà far riferimento a quanto previsto nelle norme UNI 9156 e UNI 10517. Nella esecuzione delle opere,

sia in getto che prefabbricate in conformità alle norme UNI e alle leggi 26/5/1965 n° 595, D.M.

03.06.1968, D.M. 31.08.1972 e D.M. 13.09.1993, saranno impiegati i seguenti tipi di cemento: R325,

Portland325, Portland425, e Portland525.

Il cemento dovrà provenire dallo stesso stabilimento e sarà reso in cantiere in involucri sigillati od in

veicoli appositi per il trasporto del cemento sfuso. Qualora i conglomerati cementizi per i getti in opera

fossero confezionati in cantiere, i cementi dovranno essere approvvigionati nel cantiere stesso a

disposizione per il preventivo esame e dovranno essere conservati in magazzini coperti e perfettamente

asciutti. Si avrà cura della buona conservazione del cemento. Qualora il cemento dovesse essere

trasportato sfuso, dovranno essere impiegati appositi ed idonei mezzi di trasporto: in questo caso il

cantiere dovrà essere dotato di adeguata attrezzatura per lo scarico, di silos per la conservazione e di

bilancia per il controllo della formazione degli impasti. Per i cementi forniti sfusi dovranno essere apposti

cartellini piombati indicanti il tipo di cemento sia in corrispondenza dei coperchi che degli orifizi di

scarico. L'introduzione in cantiere di ogni partita di cemento sfuso dovrà risultare dal giornale dei lavori e

dal registro dei getti. I vari tipi di cemento, sia in sacchi che sfuso, dovranno essere tenuti separati l'uno

dall'altro durante tutto il periodo di giacenza in magazzino. Indipendentemente dalle indicazioni

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contenute sui sacchi oppure sui cartellini sarà necessario eseguire sul cemento approvvigionato le prove

per accertare i requisiti di legge.

Per i getti di calcestruzzo a vista dovrà essere garantita l'uniformità di colore: il cemento dovrà quindi

essere particolarmente controllato, vedi voce elenco prezzi.

ACQUA DI IMPASTO

L’acqua d’impasto, di provenienza nota, dovrà avere caratteristiche costanti nel tempo, conformi alla

norma UNI EN 1008. L'acqua per i conglomerati cementizi dovrà essere dolce, limpida, non aggressiva

ed esente da materie terrose, solfati e cloruri, non inquinata da materie organiche e comunque non

dannosa per l'uso a cui è destinata. Non potranno essere impiegate acque:

- eccessivamente dure;

- di rifiuto, anche se limpide, provenienti da fabbriche chimiche od altre aziende industriali;

- contenenti argille, humus e limi;

- contenenti residui grassi, oleosi e zuccherini;

- piovane, prive di carbonati e di bicarbonati che potrebbero favorire la solubilità dei calcari e

quindi impoverire l'impasto;

- priva di sali e sostanze oleose od altre sostanze dannose in genere.

- Il pH deve essere compreso fra 6 ed 8.

AGGREGATI PER IL CONFEZIONAMENTO DEL CALCESTRUZZO

Essi potranno essere di origine naturale od essere ottenuti per frantumazione di rocce compatte e

dovranno essere costituiti da materiali silicei selezionati e lavati in modo da escludere la presenza di

sostanze organiche, limose, argillose, gessose od altre che possano comunque risultare nocive alla

resistenza del calcestruzzo e delle relative armature. L’Appaltatore deve garantire l’approvvigionamento

da un’unica cava e garantire la uniformità cromatica e delle caratteristiche del materiale, così da ottenere

dei calcestruzzi omogenei per colorazione ed aspetto per l’intero fabbricato sia per i getti in opera che per

gli elementi prefabbricati a vista. Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo

dovranno avere caratteristiche conformi a quelle previste nella parte 1° della norma UNI 8520. In caso di

fornitura di aggregati da parte di azienda dotata di Sistema Qualità certificato secondo norme UNI EN

ISO 9000, saranno ritenuti validi i risultati delle prove effettuate dall’Azienda. Non dovranno in ogni caso

essere porosi, scistosi o silico-magnesiaci. In particolare è escluso l'impiego d’inerti con silice cristallina

libera, utilizzati con cementi contenenti solfati in proporzione superiore allo 0,7%.

Le miscele degli inerti fini e grossi, mescolati in percentuale adeguata, dovranno dar luogo ad una

composizione granulometrica costante, che permetta di ottenere i requisiti voluti sia nell'impasto fresco

(consistenza, omogeneità, pompabilità, aria inglobata ecc.), che nell'impasto indurito (resistenza,

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permeabilità, modulo elastico, ritiro, fluage ecc.). La curva granulometrica dovrà essere tale da ottenere la

massima compattezza del calcestruzzo con il minimo dosaggio di cemento, compatibilmente con gli altri

requisiti richiesti. Particolare attenzione sarà rivolta alla granulometria della sabbia, al fine di ridurre al

minimo il fenomeno del bleeding nel calcestruzzo. Gli inerti dovranno essere suddivisi per classi; la

classe più fine non dovrà contenere più del 5% di materiale trattenuto al vaglio a maglia quadra da 5 mm

di lato. Le singole classi non dovranno contenere sottoclassi (frazioni granulometriche che dovrebbero

appartenere alle classi inferiori) in misura superiore al 15%, e sopraclassi (frazioni che dovrebbero

appartenere alle classi superiori) in misura superiore al 10% della classe stessa. Classificazione degli

inerti:

Diametro

(mm)Naturali Artificiali

0.08 – 5 Sabbia alluvionale Sabbia di frantoio5 - 10 Ghiaino Graniglia10 – 25 Ghiaietto Pietrischetto25 – 76 Ghiaia Pietrisco> 76 Ghiaione Pietrame

La dimensione massima degli inerti dovrà essere tale da permettere che il conglomerato possa riempire

ogni parte del manufatto, tenendo conto della lavorabilità del conglomerato stesso, dell'armatura metallica

e relativo copriferro ed interferro, delle caratteristiche geometriche della carpenteria, delle modalità di

getto e dei mezzi d'opera.

Le curve granulometriche che si intendono adottare dovranno essere presentate per approvazione

alla Direzione Lavori almeno trenta giorni prima dal getto.

Sarà ammessa l'adozione di granulometrie discontinue con preventiva verifica che le resistenze risultino

non inferiori a quelle prescritte. Se imprevedibilmente nel corso dei lavori si rinvenissero inerti di

caratteristiche e quantità tali da giustificarne l'impiego, la loro utilizzazione potrà essere disposta dalla

Direzione Lavori. L'Appaltatore dovrà provvedere con adatti impianti alle operazioni di lavaggio e

selezione granulometrica secondo le prescrizioni relative alla normale fornitura. Per i getti di calcestruzzo

facciavista, in particolare, gli inerti dovranno essere privi di qualsiasi impurità, specie di pirite; dovranno

inoltre avere colore uniforme per tutta la durata dei getti e pertanto dovranno essere approvvigionati

sempre dalla stessa cava per tutta la durata del cantiere. Il colore degli inerti, influenzando la colorazione

del calcestruzzo facciavista, dovrà essere campionato e sottoposto all’approvazione da parte della

Direzione Lavori.

L’Appaltatore è tenuto a produrre e sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori dei provini

finalizzati alla valutazione del colore del cls (ottenuti sia variando la tipologia di inerti che

utilizzando miscelazioni di cementi grigi e bianchi) prima della posa in opera.

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ADDITIVI DEL CALCESTRUZZO

Additivi plastificanti, fluidificanti, impermeabilizzanti, ecc. dovranno essere conformi a quanto prescritto

nella norma UNI EN 934/2.

ACCIAI

ARMATURE PER CALCESTRUZZO ARMATO

Nella esecuzione delle opere in conglomerato cementizio armato verranno impiegate barre di acciaio

rispondenti alla normativa vigente; è previsto l'impiego di:

- acciaio in barre ad aderenza migliorata FeB 44K saldabile, controllato in stabilimento.

- reti e tralicci di acciaio elettrosaldati.

Ogni lotto di spedizione dovrà essere corredato dalla documentazione prescritta dalla normativa. Le barre

ad aderenza migliorata dovranno possedere le proprietà indicate sul D.M. 14/2/1992 - prospetto 2 del

punto 2.2.3.1. L’intera fornitura dovrà essere del tipo CONTROLLATA IN STABILIMENTO ai sensi del

D.M. 14/2/1992 punto 2.2.8.2. e sarà accettata in cantiere senza ulteriori controlli se accompagnata da

certificato di Laboratorio Ufficiale e se munita di legatura con marchio del produttore o contraddistinta

con marchio di laminazione a caldo. Le reti di acciaio elettrosaldate dovranno possedere le caratteristiche

indicate sul D.M. 14/2/1992 - prospetto 4 del punto 2.2.5. Saranno formate con fili aventi diametro

compreso fra 4 e 12 mm. e maglia non superiore ai 35 cm. Tutte le armature devono inoltre essere

conformi alle norme europee : ENV 1992-1 Eurocode 2 : Design of Concrete Structures – Part. 1 General

Rules

ACCIAIO DA CARPENTERIA

Potranno essere utilizzati laminati mercantili, lamiere, nastri, travi saldate nonché profilati cavi, purché

qualificati ai sensi della vigente normativa (punto 2 Allegato 8 D.M. 16.01.1996), secondo le

caratteristiche tipologiche e di materiale individuate negli elaborati di progetto e comunque ove non

previsto di classe Fe 510C (UNI 7070-83). Tutto l’acciaio deve inoltre essere conformi alle norme

europee : ENV 1993-1 Eurocode 3 : Design of Steel Structures – Part. 1 General Rules.

ACCIAIO DA PRETENSIONE

Tutto l’acciaio deve inoltre essere conformi alle norme europee : prEN 10138 Design of Prestressing

Steel e prENV1992-1-5 Eurocode 2 : Design of Steel Structures – Part.1-5 The use of unbonded and

external prestressing tendons.

CALCESTRUZZO CEMENTIZIO ORDINARIO C20/25 C30/35

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IMPASTI

La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la consistenza dell'impasto dovranno

essere adeguati alla particolare resistenza caratteristica del getto, ed al procedimento di posa in opera del

conglomerato. Il quantitativo di acqua dovrà essere il minimo necessario a consentire una buona

lavorabilità del conglomerato, tenendo conto anche dell'acqua contenuta negli inerti. Partendo dagli

elementi già fissati, il rapporto acqua-cemento e quindi il dosaggio del cemento dovrà essere scelto in

relazione alla resistenza richiesta per il conglomerato. L'impasto dovrà essere fatto con mezzi idonei ed il

dosaggio dei componenti eseguito con modalità atte a garantire la costanza del proporzionamento previsto

in sede di controllo preventivo. L’Appaltatore resta l’unico responsabile della resistenza del conglomerato

cementizio preparato. La suddetta resistenza verrà verificata in corso di esecuzione.

CLASSI CONGLOMERATI CEMENTIZI - NORME GENERALI E CARATTERISTICHE

Nella esecuzione delle opere strutturali è prescritto l'impiego di diverse categorie di conglomerato

cementizio le quali debbono rispondere alle seguenti principali caratteristiche. Nell'impasto devono essere

impiegati inerti di frantoio e cemento normale o ad alta resistenza di colore grigio la cui composizione

granulometrica e dosaggio sia tale da assicurare, al termine dei 28 giorni di stagionatura, le seguenti

resistenze meccaniche caratteristiche:

- Fondazioni: C20/25

- Solai - solette: C20/25

- Elevazioni: C30/35

Per le indicazioni circa le classi di esposizione, la dimensione massima degli inerti, il copriferro di

progetto valgono le indicazioni riportate sugli elaborati strutturali. Si prescrive nei getti esposti non

protetti un rapporto A/C 0,45 con l'eventuale impiego di additivi fluidificanti, il cui onere è da

intendersi già compreso nei prezzi unitari d'elenco.

MISCELAZIONE DEI COMPONENTI NEI CONGLOMERATI

La confezione dei conglomerati, sia semplici che armati, dovrà essere eseguita esclusivamente a mezzo di

impastatrici meccaniche o di impianti di betonaggio che assicurino intima mescolanza ed uniforme

distribuzione dei vari ingredienti nella massa. Gli impianti dovranno essere provvisti di dispositivi per

l'uniforme e rapido apporto di acqua, il cui quantitativo dovrà poter essere misurato e dosato con

tolleranza 3%. Di norma, per tutti i tipi di calcestruzzo, la quantità di acqua non deve superare in

volume la percentuale del 15%. Nel corso della confezione degli impasti si dovranno controllare

continuamente i proporzionali quantitativi del cemento, degli inerti e dell'acqua. Qualora si usino, per

effettuare gli impasti, centrali di betonaggio, sarà necessario controllare la sussistenza e validità del

certificato dell'Ufficio Metrico comprovante il regolare funzionamento e l'avvenuta taratura dell'apparato

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misuratore dei pesi dei materiali; in qualunque caso si provvederà a controllare sperimentalmente che il

peso delle dosature degli inerti, che si adotteranno per la formazione degli impasti, corrisponda al volume

prescritto. Verrà vietato l'uso di macchinario del quale venga, comunque, accertato l'imperfetto

funzionamento.

MALTE DI CEMENTO

Le malte saranno confezionate mediante apposite impastatrici suscettibili di esatta misurazione e

controllo che l’Impresa dovrà garantire e mantenere efficienti a sua cura e spese. Gli impasti verranno

preparati solamente nelle quantità necessarie per l’impiego immediato; gli impasti residui saranno portati

a rifiuto. Gli ingredienti componenti le malte cementizie saranno prima mescolati a secco, fino ad ottenere

un miscuglio di tinta uniforme, il quale verrà poi asperso ripetutamente con la minore quantità di acqua

possibile ma sufficiente, rimescolando continuamente.

MALTA ANTIRITIRO PER L'INIEZIONE DEI COMPLETAMENTI DI INTRADOSSO DELLE

TRAVI PRINCIPALI

La malta per la iniezione dei getti di completamento dell’intradosso delle travi principali dovrà avere

essere boiacca idraulica espansiva ad alta resistenza premiscelato. Il prodotto non dovrà contenere cloruri,

ne particelle ferrose, ne agenti aggressivi che possano provocare il degrado delle armature e delle

attrezzature metalliche. La malta dovrà essere in grado di raggiunge elevate resistenze meccaniche sia

alle brevi che alle lunghe stagionature; dovrà avere una notevole fluidità, penetrare facilmente in spazi

anche molto piccoli e presentare un elevato potere adesivo sia al calcestruzzo che al ferro. La malta

ottenuta miscelando con acqua ed inerte secondo giusta curva granulometrica, dovrà fornire un prodotto

indurito ad alta resistenza meccanica e chimica, autolivellanti, a ritiro compensato, pompabili, senza

fenomeni di segregazione o di bleeding. conformemente alla normativa UNI 8147. Bagnare a saturazione

la zona da trattare avendo cura di eliminare, al momento del getto, eventuali ristagni di acqua. L’impasto

dovrà essere prodotto seguendo fedelmente le indicazioni del produttore e così da ottenere un impasto

omogeneo e privo di grumi, colare o iniettare con normali attrezzature. In ogni caso non bisognerà

mescolare nell'impasto altri leganti (cemento, calce, gesso), non bisognerà rimescolare il prodotto

aggiungendo acqua una volta che ha iniziato la presa. Occorrerà, inoltre, prendere tutte le necessarie

precauzioni per una buona stagionatura del getto. Bagnare con acqua per le prime 48 ore, oppure coprire

con teli di plastica o sacchi di juta bagnati. Non eseguire getti con temperatura inferiore a 2°C. La scheda

tecnica del prodotto da impiegare, dovrà in ogni caso essere approvata dalla Direzione Lavori.

CASSEFORME E IMPALCATURE - GENERALITA'

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L’Appaltatore sottoporrà preventivamente all’approvazione della Direzione Lavori le tipologie di

casseforme ed impalcature, come pure le modalità esecutive, che intende adottare, fermo restando

l’esclusiva responsabilità dell’Appaltatore stesso per quanto riguarda la progettazione, l’esecuzione di tali

attrezzature provvisionali e la loro rispondenza a tutte le norme di legge e tecniche ed alle circolari

ministeriali e d’istruzioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni che in ogni modo

possono riguardarle. L’Appaltatore fornirà prima dell’aggiudicazione dell’appalto i nominativi delle

Società produttrici di casseforme ed impalcature di sostegno prescelte; le referenze di tali produttori

costituiranno elemento di giudizio favorevole per la valutazione dell’offerta.

I sistemi di casseforme ed impalcature dovranno essere atte a consentire la realizzazione delle opere in

conformità alle disposizioni contenute nel progetto esecutivo. Il progetto delle attrezzature provvisionali

deve tenere conto delle condizioni richieste per i paramenti delle pareti e per gli intradossi degli impalcati,

in modo particolare della tessitura , dei tipi di finitura superficiale del calcestruzzo, delle tolleranze e dei

difetti di finitura del calcestruzzo. Nella progettazione e nell’esecuzione delle attrezzature provvisionali

l’Appaltatore è tenuto a rispettare tutte le norme tecniche e tutte le prescrizioni relative alla sicurezza, che

in ogni modo possono riguardarle. Per quanto riguarda l’individuazione di norme di buona tecnica

applicabili alle attrezzature provvisionali si fa riferimento per quanto applicabili:

- D.P.R. 164/56

- CNR 10027/85

- CNR10011/85

- Cir. 7 Luglio 1986 n.80/86 M.L.P.S.

- UNI U50.00206.0 Gennaio 1999

- PR En12812 FALSEWORK

- UNI EN 1065 Puntelli telescopi 1999

Le specifiche concernenti le caratteristiche e i difetti di finitura dei paramenti delle pareti, si fa

riferimento al rapporto N 24 CIB W 29.

Le casseforme e i puntellamenti devono essere concepiti per:

- dare al calcestruzzo la forma richiesta;

- permettere di ottenere la finitura e l’aspetto superficiale richiesto;

- supportare la struttura fino a quando questa diventi autoportante.

Le casseforme e i puntellamenti devono essere progettati e realizzati in modo da:

- sopportare effettivamente le sollecitazioni applicate durante l’esecuzione delle opere;

- lasciare alle strutture la libertà di deformazione eventualmente necessaria in corso d’esecuzione;

- rispettare le tolleranze dimensionali prescritte per le strutture.

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REDAZIONE DEL PROGETTO DELLE CASSEFORME E DEI PUNTELLAMENTI E DELLE

OPERE PROVVISIONALI

La resistenza e la stabilità delle casseforme e del puntellamento sotto le azioni che queste possono

sopportare in esercizio devono essere verificate seguendo i criteri di calcolo da applicare alla tipologia di

materiali da cui sono costituiti. Si devono applicare metodi di calcolo comprovati, con coefficienti di

sicurezza adeguati all’effettiva conoscenza dei parametri in gioco come pure al loro grado

d’indeterminazione. L’appaltatore deve produrre preventivamente all’approvazione della Direzione

Lavori la seguente documentazione tecnica:

- programma dettagliato dei cicli di costruzione e delle fasi di getto;

- pianificazione operativa delle attrezzature provvisionali;

- progetto delle opere provvisionali necessarie al puntellamento delle strutture ad arco da

conservare delle ex ferriere e distendino e degli archi della copertura dell’oratorio nonché del

campanile, il tutto corredato dai calcoli e dalle verifiche;

- relazione tecnica corredata dal calcolo delle attrezzature provvisionali in funzione dei carichi;

- disegni d’assieme d’impiego delle casseforme e delle impalcature.

- istruzioni specifiche, opportunamente illustrate, per la corretta messa in opera, impiego e il

corretto smontaggio delle attrezzature provvisionali;

I disegni d’assieme d’impiego delle casseforme per getti verticali devono riportare:

- le condizioni d’appoggio della cassaforma che devono essere compatibili con la stabilità della

cassaforma stessa, con le necessarie caratteristiche di resistenza del calcestruzzo e con quella del

piano d’appoggio;

- le disposizioni che assicurano la stabilità della cassaforma nelle tre dimensioni dello spazio;

- le disposizioni da rispettare per il sollevamento, la movimentazione, la messa in opera e il disarmo

delle casseforme;

- le tolleranze d’esecuzione delle casseforme.

Le casseforme per getti verticali devono assicurare la corretta forma geometrica definitiva delle opere, in

relazione alla deformazione delle casseforme, alle deformazioni istantanee e ritardate, dovute a cause

differenti. I disegni d’assieme delle casseforme per getti orizzontali devono riportare:

- le condizioni d’appoggio dei montanti strutturali del puntellamento che devono essere compatibili

con la propria stabilità e con quella del piano d’appoggio;

- le disposizioni che assicurano la controventatura nelle tre dimensioni dello spazio;

- le disposizioni da rispettare per il sollevamento, la movimentazione, la messa in opera e il disarmo

delle casseforme ed impalcature;

- le controfrecce, le tolleranze d’esecuzione delle casseforme e delle impalcature di sostegno.

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Le deformazioni delle casseforme e dei puntellamenti delle casseforme per getto orizzontali devono

essere compatibili con le tolleranze ammesse per l’esecuzione dell’opera e devono essere tali da non

comprometterne il comportamento in esercizio. Le deformazioni ammissibili devono essere giustificate

tramite una relazione di calcolo da prodursi unitamente alla relazione tecnica. Le casseforme e i

puntellamenti per getti orizzontali devono rispettare le controfrecce, eventualmente necessarie, definite

dal progetto strutturale per assicurare la corretta forma geometrica definitiva delle opere, in relazione alla

deformazione delle casseforme, delle impalcature o puntellamenti ed alle deformazioni istantanee e

ritardate dell’elemento strutturale, dovute a cause differenti. Nella relazione tecnica devono essere messe

in evidenza le disposizioni per il controllo delle deformazioni e dei cedimenti in funzione delle procedure

d’applicazione dei carichi sulle attrezzature provvisionali. Le attrezzature provvisionali devono essere

compatibili con le modalità dei cicli di lavorazione, delle fasi di getto, della messa in opera delle stesse e

della costipazione, mediante vibrazione ad immersione, qualora prevista ,per il calcestruzzo normale. Le

casseforme dovranno essere realizzate affinché non agiscano in modo staticamente scorretto sulle

strutture alle quali sono ancorate o appoggiate e in modo da permettere il ritiro del calcestruzzo e un

facile disarmo. Le casseforme per getti verticali e orizzontali devono essere concepite in modo da

permettere un disarmo corretto senza danni per il calcestruzzo. L’impalcatura di sostegno dovrà essere

realizzata affinché non agisca in modo staticamente scorretto sulle strutture sottostanti.

Il progetto delle casseforme deve prevedere le indicazioni per garantire l’impermeabilità dei giunti che

devono essere a perfetta tenuta. I dispositivi d’ancoraggio della cassaforma, qualora attraversino o siano

inglobati nel calcestruzzo, non devono causare a quest’ultimo danno alcuno. La progettazione delle

casseforme deve tener conto della necessità di evitare durante la fase di getto perdite dannose di materiale

(acqua e cemento). L’impermeabilità dei giunti fra i moduli di cassaforma a grande superficie, deve essere

assicurato dal contatto corretto dei bordi del pannello di rivestimento. Salve diverse disposizioni impartite

dalla Direzione Lavori, fra i giunti dei moduli delle casseforme o fra i singoli pannelli di rivestimento

degli stessi, per assicurare impermeabilità all’acqua e cemento, si devono impiegare strisce di poliuretano

a cellule aperte compresse. In alternativa, per evitare perdite d’acqua o cemento, i giunti dei singoli

pannelli di rivestimento del modulo dovranno essere realizzati con spessori del pannello scanalati con

apposita linguetta. Non è consentito l’uso di nastro adesivo protettivo sul paramento della cassaforma a

contatto con il calcestruzzo. Il sistema di sollevamento delle attrezzature provvisionali dovrà permettere

di utilizzare le casseforme a grande superficie solidali ed in unione con i sistemi di ripresa, in modo da

poter essere movimentabili in senso verticale od orizzontale come un’unica unità di cassaforma con una

sola operazione di sollevamento. In tutte le fasi di lavoro, a qualsiasi altezza, il sistema di stabilizzazione

dovrà garantire alle casseforme a grande superficie massima stabilità e sicurezza. Non è ammesso

l’utilizzo d’attrezzature provvisionali di servizio (vedesi ponteggio) per realizzare superfici praticabili per

supportare la cassaforma. Le casseforme dovranno essere concepite in modo tale da minimizzare le

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deformazioni delle stesse. I pannelli di rivestimento della cassaforma dovranno avere una rigidità

sufficiente e uniforme per evitare forti vibrazioni durante il costipamento del calcestruzzo, evitando in

particolare la generazione di frecce sul rivestimento della cassaforma. La responsabilità statica della

corretta costruzione delle casseforme è totalmente a carico dell’Appaltatore. Le casseforme dovranno

essere equipaggiate con sistemi di sicurezza e di protezione integrati nella stessa.

Impermeabilizzazioni, coibentazioni, massetti e coperture

DISPOSIZIONI GENERALI

L'isolamento termico dovrà essere attuato intervenendo con l'applicazione di materiali coibenti il cui

spessore sarà calcolato in modo che la reale trasmittanza unitaria K delle strutture sia uguale od inferiore

a quella ipotizzata nei calcoli di verifica. La coibentazione acustica delle superfici orizzontali di ogni

piano abitabile, dovrà risultare completa e totale. La coibentazione termica dell’edificio è garantita dalla

massa muraria, ma il solaio della soffitta e quelli sopra il portico, dovranno essere perfettamente isolati

verso l’esterno in modo da garantire una perfetta tenuta sia alla dispersione termica verso l’esterno dei

locali abitati.

Le impermeabilizzazioni saranno cosi eseguite:

- Nelle zone in cui sono previste canalizzazioni per gli impianti, nella zona bagni e wc di tutti gli

alloggi, per evitare eventuali infiltrazioni di acqua, sarà messa in opera una guaina bituminosa

spessore mm. 4.

- Così come previsto da progetto sarà predisposto controsoffitto in cartongesso vedi voce elenco

prezzi.

- La gronda del tetto in aggetto sarà costituita da palombella e contropalombelli con tavolato di legno

di castagno vedi voce.

- Le canale di gronda, saranno in rame, vedi voce elenco prezzi, le canale dovranno avere le

opportune pendenze ed essere realizzate in modo da agevolare lo scorrimento dell’acqua piovana

verso i pluviali in rame disposti come da disegni esecutivi i quali saranno dotati dell’elemento

terminale in ghisa.

- Sulla copertura del fabbricato sarà realizzato un dispositivo anticaduta per la manutenzione del tetto

costituito da pali ancorati alla struttura, cavi, ganci sottotegola, accessori, e quant'altro necessario.

L’impresa, al completamento dell’opera, dovrà fornire certificato di collaudo della linea vita, redatto

in triplice copia, e debitamente firmato da tecnico abilitato,così come da disegni allegati al PSC.

Murature, tamponamenti, tramezzi

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Viste le caratteristiche costruttive e prestazionali degli edifici si sono dovute pensare e progettare

murature di vari tipi rispondenti ciascuna alle necessità realizzative e di contenimento dei consumi

energetici e di isolamento acustico. Per le particolari modalità costruttive si fa riferimento ai particolari

costruttivi.

Le murature sono:

PARETI DIVISORIE INTERNE

Per la formazione di stanze e di cavedi e fasciature, si realizzeranno con mattoni forati. Le pareti divisorie

interne agli alloggi avranno uno spessore al rustico di cm 8.

I cavedi saranno isolati con adeguato strato isolante acustico.

Saranno compresi tutti gli oneri quali formazione di aperture, passaggi, angoli, spigoli, spallette,

architravi, sguanci, ponteggi, sfridi, raccolta e trasporto a discarica degli scarti delle lavorazioni ed ogni

altro onere incluso per eseguire la muratura a regola d'arte. misura effettiva vuoto per pieno con

l'esclusione delle aperture eccedenti mq.2: spessore 8 cm (dim. 8x50x25 cm).

MURATURA A FACCIA VISTA IN MATTONI PIENI

Per la ricostruzione della tettoia saranno utilzzati, per fasciare la nuova struttura portante, mattoni pieni in

cotto delle solite misure di quelli esistenti.

Le murature saranno realizzate con impiego di malta cementizia o con malta pronta del tipo M3, il colore

dei blocchi e delle malte sarà del tipo a scelta della DL.

Il prezzo compensa e comprende tutti gli oneri quali formazione di aperture, passaggi, angoli, spigoli,

architravi realizzati con pezzi speciali, quota parte di cordoli e travi in c.a. completi di armatura metallica

lavorata, ponteggi, sfridi, raccolta e trasporto a discarica degli scarti delle lavorazioni, ogni altro onere

incluso per eseguire la muratura a regola d'arte.

Intonaci, pitturazioni

Tutte le murature esterne ed interne, ad esclusione di quelle lasciate a faccia vista, saranno intonacate,

vedi voci elenco prezzi.

Nelle zone dove vengono a contatto materiali differenti, l’intonaco dovrà essere rinforzato con una rete da

intonaco in fibra di vetro sufficientemente grande per garantire che non si formino micro-lesioni e/o

lesioni nell’intonaco stesso.

Tutte le parti realizzate in cemento facciavista o in cartongesso, saranno stuccate e rasate per dare le

superfici pronte per la tinteggiatura.

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Successivamente tutti gli intonaci saranno pitturati con tre passate, colori a scelta della DL.

Per le pareti interne sono previste due mani o strati, di latte di calce con fissativo e antimuffa, colorata con

terre o ossidi naturali, previa mano di preparazione con latte di calce, con colori a scelta della D.L., la

colorazione delle pareti interne o esterne potrà essere con un colore diverso da quello dei soffitti.

Compreso idonea preparazione delle superfici da verniciare e l'eventuale protezione di altre opere finite,

la rimozione e la pulitura di tutte le superfici eventualmente intaccate.

Per le pareti esterne è prevista una tinteggiatura realizzata con prodotti costituiti da minerali ai silicati di

potassio (tipo Caparol) o equivalenti e pigmenti naturali, con additivi che favoriscano la buona

penetrazione ed adesione agli intonaci. Dovranno avere elevate caratteristiche di traspiranza al vapore,

eseguiti con una passata bianca e due di colore a scelta della D.L., previo una mano Primer consolidante

ai silicati reattivi.

Tutte le parti lasciate in CA a vista saranno trattate con vernici protettive acriliche impermeabilizzanti .

Pavimenti, rivestimenti, zoccolino, rivestimenti in marmo

PAVIMENTI

Tutti i pavimenti dovranno correre senza soluzione di continuità.

Solo dove previsto, o in caso sia necessario, saranno messe in opera soglie in marmo o listello in ottone

(tra pavimento bagno e disimpegno). I pavimenti da eseguire sono i seguenti:

- in mattonelle di clinker a scelta della DL cm. 30x30 nel’infopoint;

- pavimento di tipo industriale in tutta la zona della tettoia, con ricorsi in cotto levigato assieme al

cemento il colore e la posizione dei giunti sarà a scelta della DL.

ZOCCOLINI

Gli zoccolini saranno dello stesso tipo del pavimento.

RIVESTIMENTI

Nei bagni e nelle cucine saranno eseguiti rivestimenti in mattonelle di ceramica cm 10x10 per una altezza

di 2,20 e comunque secondo le indicazioni della DL.

Le pedate e le alzate delle scale interne e le aree in prossimità degli ingressi saranno realizzati con marmo

bianco Carrara, spessore cm. 3, vedi voce (049) elenco prezzi.

Corrimani, ringhiere, opere in ferro

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Per quanto attiene ai grandi cancelli scorrevoli, agli impostoni dell’infopint, e al cancelli del nuov vano ai

piedi dell’antenna, saranno realizzati con telaio in acciaio zincato a caldo con rivestimento in lamiera

stirata secondo le indicazioni della DL compresa verniciatura con primer specifico e due mani di

verniciatura a smalto.

Arredamento bagni

Nei bagni, come indicato dai disegni, saranno posti in opera tutti gli arredi, completi di rubinetteria ed

accessori necessari, compreso gli allacci alla rete idro-sanitaria ed alle colonne di scarico, perfettamente

funzionanti.

In particolare saranno forniti e messi in opera i seguenti accessori :

- vaso wc n. 1 in ogni bagno;

- lavabo n. 1 in ogni bagno;

- pilozzo in PVC infopoint

Gli apparecchi sanitari saranno del tipo serie “Linda ideal standard” o comunque a scelta della DL.

Sono previsti per ogni bagno:

un attacco acqua fredda ed un attacco acqua calda per pilozzo

un attacco acqua fredda ed un attacco acqua calda per lavabo bagno

un attacco acqua fredda per il WC

Nei bagni per portatori di handicap, saranno messe in opera, oltre quello sopra descritto, anche vaso wc

adatto per portatori di handicap, lavabo adatto a portatori di handicap, accessori, maniglioni, sedili,

adeguamento della porta del bagno ecc. come previsto dalla normativa vigente.

- IMPIANTI TECNOLOGICI -

Impianto idrico-sanitario

Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi

calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima

di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad

ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.

L’info point sarà dotato di impianto adduzione acqua sanitaria.

L'impianto avrà origine dal contatore posto in apposito vano di alloggiamento. I tratti di tubazione

interrati saranno in polietilene di tipo idoneo per usi potabili, mentre i tratti all'interno del fabbricato

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saranno in multistrato correnti sotto traccia e in appositi cavedi. La tubazione di adduzione acqua fredda

farà capo ad un contatore dal quale verranno alimentati i vari locali.

La tubazione acqua calda in uscita dal scaldabagno elettrico alimenterà i diversi apparecchi. Tutte le

tubazioni acqua calda saranno adeguatamente coibentate.

Tutti i materiali dovranno essere marcati CE o seguire le norme specifiche di prodotto ed essere muniti di

certificazione da allegare alle dichiarazioni finali.

L’impresa sarà tenuta ad installare l’impianto secondo le norme di legge ed ogni variazione dovrà essere

concordata ed approvata dalla DL.

Tale installazione dovrà essere conforme alle indicazioni della norma UNI 9182 e s.m.i. ed a tutte le

norme in materia attualmente vigenti.

Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo degli impianti e

fornitura di verbali firmati da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio della

dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90 e s.m. e i., completa di tutti gli allegati obbligatori

e certificazioni dei materiali utilizzati.

Impianto Termico

Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi

calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima

di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad

ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.

L’impresa sarà tenuta ad installare l’impianto di condizionamento così come descritto negli eleborati ed

ogni variazione dovrà essere concordata ed approvata dalla DL.

Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo dell’impianto e

fornitura di verbale firmato da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio

della dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90, completa di tutti gli allegati obbligatori e

certificazioni dei materiali utilizzati.

Impianto elettrico, telefonico

Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi

calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima

di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad

ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.

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L’impianto elettrico sarà realizzato in conformità agli elaborati di progetto e alle prescrizioni contenute

nell’elenco prezzi e comprenderà un impianto per l’info point, compresa la predisposizione sul quadro per

l’illuminazione per la tettoia eil progetto della pubblica illuminazione.

Tutti gli impianti interni ed esterni, avranno origine dal vano contatori ENEL e dagli armadietti di

derivazione Telecom, dai quali partiranno le linee di alimentazione fino al quadretto e da qui raggiungerà

tutti i punti di utilizzo, come meglio descritto nelle tavole di progetto, nelle relazioni tecniche a corredo e

nei capitolati.

Qualità dei materiali

Tutto il materiale elettrico dovrà essere rispondente alle norme CEI e possedere il marchio IMQ, inoltre

dovrà essere approvato, prima dell'installazione dalla D.L. e quindi prima dell'inizio dei lavori dovranno

essere presentati in cantiere una serie di campioni per l'approvazione; qualora risultassero discordanze fra

questo Capitolato e i disegni di progetto, resta ad insindacabile giudizio della D.L. la scelta dell'una o

dell'altra soluzione.

Canalizzazioni

Le tubazioni degli impianti devono avere il marchio IMQ e dovranno essere:

- in P.V.C. rigido UNEL 37118 o P.V.C. flessibile pesante UNEL 37121 per le colonne montanti e per tutti

i percorsi sotto il pavimento;

- in P.V.C. flessibile pesante UNEL 37121 per i percorsi in parete sotto intonaco;

- in P.V.C. rigido tipo Sarel per le canalizzazioni a vista.

Tutta l’altra componentistica, sarà tipo Ticino serie Magic o Plana della Vimar, od equivalente.

I diametri delle tubazioni dovranno essere uguali ai diametri dei cerchi circoscritti dai fasci dei conduttori

aumentati del 50%. Dovrà essere garantita la perfetta sfilabilità dei conduttori.

Scatole di derivazione e morsetti

Dovranno essere tutte in P.V.C. quadrate o rettangolari del tipo da incasso con coperchio fissato a viti,

murate a filo intonaco, negli alloggi, nei garage e nei ripostigli.

La dimensione minima delle scatole sarà di 92x92 mm, e in generale vi sarà una scatola per ogni vano e

una scatola per ogni tipo di impianto. I morsetti saranno del tipo a mantello con cappuccio in plastica

della stessa colorazione dei conduttori.

Conduttori

Dovranno essere tutti isolati e precisamente:

- 450/750 V tipo N07 V-K per la luce, f.m. e segnalazioni e terra all'interno dell'edificio;

- 0,6/1 kV FG7R per linee esterne;

- Cavetto telefonico schermato TR H/R per citofoni;

- Cavo coassiale 75 ohm a 200 Mhz e 12 dB/100 mt. a 500 MHz per la T.V.

La colorazione dei conduttori dovrà essere:

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- giallo verde per il conduttore di protezione (PE);

- blu chiaro per il neutro (N);

- marrone fase luce interne appartamenti;

- nero fase linee FM interne appartamenti;

- grigio fase colonna montante;

La sezione minima dei conduttori dovrà essere:

6 mmq. per le colonne montanti

4 mmq. per la distribuzione della FM alle cassette dei singoli vani

2,5 mmq. per la distribuzione della corrente luce alle cassette dei singoli vani

2,5 mmq. per le prese FM

1,5 mmq. per i punti luce e prese luce

0,75 mmq. per le segnalazioni.

I conduttori di protezione dovranno avere una sezione minima non minore del corrispondente conduttore

di fase e comunque non inferiore a 2,5 mmq.

Quadretti elettrici

I quadretti dovranno essere realizzati come rappresentato nelle tavole grafiche di progetto, saranno in

PVC completi di sportello incassato a filo intonaco e comprenderanno gli interruttori automatici

magnetotermici e differenziali del tipo a composizione modulare ed avranno grado di protezione minimo

IP40.

Nel quadro contatori, a protezione delle colonne montanti, dovranno esserci interruttori magnetotermici

con o senza il blocco differenziale. Tutti gli interruttori devono avere un potere di interruzione minima di

4500 A.

Prese ed interruttori

Gli interruttori, deviatori ecc. saranno del tipo combinabile, modulare con comando a bilanciere di colore

bianco e dimensioni mm. 32x16 circa, inseriti in scatole rettangolari murate a filo intonaco a mezzo di

appositi supporti in P.V.C. e con una placca di copertura in alluminio a filo intonaco di forma rettangolare.

Le prese, sia luce che F.M., saranno del tipo combinabile e con morsetto di terra e dovranno avere i

seguenti requisiti:

a) non sia possibile, senza l'uso di mezzi speciali, venire in contatto con le parti in tensione della sede

(femmina) della presa;

b) sia evitato il contatto accidentale con la parte in tensione della spina (maschio) durante l’inserzione e

disinserzione.

Tutte le prese luce dovranno essere dotate di fusibile di protezione installato subito a monte a modulare

con la stessa presa.

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La disposizione degli interruttori e delle prese è schematizzata nelle tavole di progetto, ma la precisa

ubicazione deve essere concordata con la D.L.; ad ogni modo si precisa che l'altezza minima delle prese

deve essere a cm. 20 dal pavimento, mentre gli interruttori devono essere all'altezza delle maniglie delle

porte.

Sezione di impianto : Impianti luce e f.m.

Gli impianti avranno origine subito a valle dei contatori ENEL, ubicati come da disegno.

Tutte le linee in partenza saranno protette da interruttori magnetotermici e differenziali (vedi schemi

allegati) che saranno montati in apposita cassetta nel vano dei contatori.

I conduttori di cablaggio fra i contatori ed i quadretti di protezione dovranno essere protetti di tubo

corrugato UNEL 37121 o cabaletta in PVC; gli eventuali raccordi tra tubo corrugato e le curve a 90°

devono essere eseguiti a mezzo scatola di sfilaggio.

Le linee in uscita dal quadro contatori saranno tutte infilate in proprie tubazioni UNEL 37118 e avranno i

percorsi segnati sul disegno. Le tubazioni dovranno essere singole per ogni alloggio e per ogni impianto

condominiale.

All'ingresso di ogni colonna montante dovranno esserci scatole di sfilaggio.

I conduttori di ogni sezione di impianto, cioè luce, f.m., eventuale segnalazione T.V., citofoni, dovranno

essere infilati entro tubazioni separate e le giunzioni tra i conduttori devono essere eseguite solo nelle

scatole di derivazione a mezzo morsetti isolati.

Non sono ammesse scatole con setti separatori, ma si dovrà installare una scatola per ogni tubazione e per

ogni vano.

E' da evitare il collegamento da presa a presa ma tutte le prese di ogni locale dovranno in generale fare

capo alla rispettiva scatola di derivazione.

Per le canalizzazioni a pavimento i percorsi dovranno seguire le tramezzature, mentre per quelle in parete

il percorso dovrà essere esattamente verticale, vicino alla parete, e orizzontalmente vicino al soffitto o al

pavimento.

L'impianto di illuminazione, dell'area esterna sarà realizzato su circuito funzionante con interruttore

crepuscolare (fotocellula). Il circuito dovrà poter funzionare anche manualmente.

L’impianto telefonico

Sarà predisposto per più postazioni interne all’info point. Le prese per gli alloggi saranno ubicate una

nella zona giorno ed una nell’ingresso.

Collaudi degli impianti

L’impresa è tenuta a rilasciare il certificato di collaudo dell’impianto elettrico e citofonico.

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L'impresa è tenuta inoltre a rilasciare i certificati di conformità degli impianti, debitamente firmati da

tecnico abilitato, ed inoltre tutte le certificazioni previste dalla normativa sul risparmio dei consumi

energetici, nonché dalle norme sulla sicurezza degli impianti (L. 46/90).

Infissi interni ed esterni

- Tutti gli infissi esterni saranno realizzati in legno, aventi le caratteristiche costruttive e dimensionali

come da voce elenco prezzi e nel relativo abaco degli infissi, la tipologia delle rifiniture sarà scelta

dalla direzione dei lavori.

- Le porte interne saranno in legno spess. mm. 45 con struttura cellulare a nido d'ape a doppio strato di

compensato spessore minimo mm. 5, aventi le caratteristiche costruttive e dimensionali come da voce

elenco prezzi e nel relativo abaco degli infissi, la tipologia delle rifiniture sarà scelta dalla direzione

dei lavori.

-

- La pensilina sull’ingresso sarà costituita da profili di acciaio, come da disegni esecutivi, e da vetro

temperato e stratificato.

- Le porte d'ingresso dall’esterno ad una anta saranno realizzate in legno complete di controtelaio in

acciaio zincato colore a scelta della DL. I vetri saranno di tipo camera isolati antisfondamento,

spessore minimo 4/4-12-4, posti in opera nel rispetto della norma UNI 6534-74, con l'impiego di

materiali di adeguata durezza. Il vetro stratificato 4/4 deve essere completo di pellicola in PVB dello

spessore minimo di 0,76 mm. Le porte saranno dotate di sistema di tenuta a giunto aperto con doppia

linea di guarnizioni su tutto il perimetro del vetro e sui tre lati dell'anta vedi voce elenco prezzi.

Tutti gli infissi, sia interni che esterni, saranno completi di ogni accessorio, controtelaio, sciambrane,

maniglie, cardini, ecc.

Tubazioni canalizzazioni e scarichi

Le tubazioni di ventilazione per le colonne dei wc dovranno essere realizzate in polipropilene

fonoassorbente.

Tutte le tubazioni di scarico dovranno essere in polipropilene fonoassorbenti.

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Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo dell’impianto e

fornitura di verbale firmato da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio della

dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90, completa di tutti gli allegati obbligatori e

certificazioni dei materiali utilizzati.

Pozzetti, griglie, ecc.

Come indicato nelle tavole di progetto, saranno realizzati pozzetti di ispezione e di raccordo delle acque

nere e meteoriche, delle varie canalizzazioni ed impianti, completi di relativo chiusino o caditoia in ghisa

e di tipo carrabile. Saranno inoltre messe in opera griglie stradali ove indicato vedi tavole di progetto.

Canalizzazioni acque nere, bianche

Per l’allontanamento delle acque nere e meteoriche dal fabbricato, come indicato nelle tavole progettuali,

saranno realizzate tubazioni in PVC UNI EN 1401 SN4 pesante con pozzetto alla predisposizione per il

piede nelle colonne verticali, fino al conferimento delle acque al sistema di smaltimento delle acque

reflue.

Tutte le canalizzazioni dovranno essere protette prima del rinterro con camicia di almeno cm. 10 di

spessore in cls magro.

Pavimentazioni esterne e cordonati

Tutte le pavimentazioni esterne sono dettagliate nelle tavole di progetto, la loro posa sarà preceduta

dall’adeguata preparazione del terreno previo scavi, costipazione e preparazione dei sottofondi o

scarificazione di pavimentazioni esistenti.

La nuova passeggiata sul viale Kennedy, Ondalunga, sarà una Pavimentazione in cemento scopato,

Massetto in conglomerato cementizio Rck 25 N/mmq gettato sopra il vespaio in due riprese, compreso

l'armatura metallica con rete elettrosaldata di diametro mm 5 e maglia cm 20x20, la compattazione e la

fratazzatura della superficie di spessore cm 5, con spolvero superficiale di cemento a 400kg al mc .

Una parte degli asfalti esistenti saranno da ripristinare con conglomerato bituminoso e tappeto di usura

tradizionale (via Dante).

Opere di finitura

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Per gli edifici da risstrutturare sulle coperture sarà realizzato un dispositivo anticaduta per la

manutenzione dei tetti costituita da pali ancorati alla struttura, cavi, accessori, ecc., l’impresa al

completamento dell’opera deve fornire certificato di collaudo della linea vita, redatta in triplice copia, e

debitamente firmata da tecnico abilitato.

Tutte le inferriate recuperate saranno rimontate secondo le indicazione della DL.

All’esterno sarà costruito un manufatto per accogliere i contatori.

Restauro e consolidamenti

Questo capo contiene tutte le opere necessarie al restauro/ricostruzione della tettoia-padiglione e del muro

di recinzione.

Le porzioni di murature de pilastri in mattoni a faccia vista sulle quali appoggiano le capriate della

copertura archi dovranno essere placcate mediante il consolidamento delle stesse con intonaco armato.

Esternamente il muro di recinzione dovrà essere consolidato suturando le fessurazioni e ricostruendo le

parti mancanti dei mattoni e successivamente, previa stonacatura delle parti rimanenti, solo nella parte

inerna consolidato con intonaco armato colorato e trattato superficilemte con rigature a rastrello.

Dovrà essere restaurato il piccolo cancello pedonale in ferro voluto da Sergio bernardini lungo la via

Monte Pania.

Il tetto del padiglione, nella parte da ricostruire, sarà costituito da travi, correnti e tavolato di copertura in

tavelle di cotto e successivamente allestito con guaina impermeabile, successivamente vi sarà posato il

manto di copertura costituito da tegole marsigliesi.

Saranno altresì, nella ricostruzione dei pilastri min mattoni mancanti, ricostruite le cornici sagomate

sempre in mattoni come quelle presenti nelle parti rimaste in piedi.

Altre opere

Saranno anche realizzati i vani contatori per tutti i servizi erogati: acquedotto, Enel e Telecom.

I vani contatori Enel dovranno essere maggiorati per contenere anche gli interruttori differenziali di

protezione.

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±0,00±0,00

49

10

32

8

-0,55

-0,06

90

TOS15_PR.P70.001.002Finestra in legno

TOS15_01.E01.001.002Intonaco civile per interni

TOS15_01.E01.003.003Intonaco grezzo per interni

TOS15_01.F04.004.004Verniciatura internaidropittura traspirante

195002Controsoffitto in lastre di cartongesso

TOS15_01.F05.006.002Canale

B35016dSostituzione tavelle deteriorate

TOS15_D05.001.004Membrana impermeabilizzante mm 4

prev_1Dispositivo anticaduta

TOS15_01.D01.037.001Coibentazione EPS cm 5

TOS15_01.C03.021.003Manto copertura in tegole marsigliesi

A35019aMassetto di fondazione armatocon rete Ø 6 20x20

TOS15_01.E02.001.001Piastrelle monocottura smaltata liscia 20x20

TOS15_E05.013.001Sottofondo pavimentazione cm 5

TOS15_01A06.015.002Vespaio areato con soletta armata cm 27+5

TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno

TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esternaidropittura traspirante

TOS15_01.F05.005.002Pluviale

TOS15_02.D06.021.002Intonaco antiumido

P.A.ED.06Chiusure oscuranti esternein lamiera stirata

scala 1:20Dettagli infopoint 01

pista ciclabile

sezione edificio n°1 1:20

350

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15

23

10

32

12

27

5

+0,26

10 51

50

15

20

20

10

-0,65

±0,00

51

2

+0,26

10

±0,00

51

prev_1aDispositivo anticaduta

B35016dScempiato in tavelle 25x60

TOS15_01.C01.003.002Scalini in mattoni pieni disposti a coltello

TOS15_01.C01.003.002Scalini in mattoni pieni disposti a coltello

TOS15_02.B08.013.001Correnti 8x8 per orditura secondaria

TOS15_01.C03.021.003Manto copertura in tegole marsigliesi

TOS15_D05.001.004Membrana impermeabilizzante mm 4

MAT06 - giunto

TOS15_01.B04.002.002Fondazione

TOS15_01.C03.011.001Capriata in legno

MAT06 - giunto

TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri

TOS15_02.C03.015.001Correnti 8x8mensola e sottomensola

P.A.ED.01Pavimentazione per marciapiediin calcestruzzofinitura tipo "scopato"

TOS15_01.E05.012.001Sottofondo in calcestruzzocon rete Ø 6 10x10

A35019a - magrone di fondazione armatocon rete Ø 6 20x20

P.A.ED.01

Pavimentazione per marciapiediin calcestruzzofinitura tipo "scopato"

TOS15_01A06.015.002Vespaio areato con soletta armata cm 27+5

TOS15_01.A05.001.002

Stabilizzato rullato e compattato

TOS15_01.A05.001.002Stabilizzato rullato e compattato

scala 1:20

sezione su porzione ristrutturata

sezione su porzione ricostruita

Dettagli padiglione 01

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122566103

129

4652

6739

103

39

25

39

116

129

116

102

116

128

13

52

25

12

62

39

3963

TOS15_01C01.003.002Muratura a facciavista

TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri

TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esternaidropittura traspirante

TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri

TOS15_01C01.003.002Muratura a facciavista

TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esterna idropittura traspirante

TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno

TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno

TOS15_01.C01.016.001Muratura in laterizio

TOS15_04.B03.001.002Acciaio per cemento

TOS15_01.C01.016.001Muratura in laterizio

TOS15_04.B03.001.002Acciaio per cemento

scala 1:20Dettagli tettoia 02

edificio n°2 dettaglio pilastro 1:20

edificio n°2 dettaglio pilastro d'angolo 1:20

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70

70

210

80

210

80

90

210

90

pavimento finito

P1

P2

PF1

PF2

F1

F1

F1

F1

F1 F1

P3

P3

P2

P2

P1

F1

P1

F1

pavimento finito

pavimento finito

n° 21 sinistra1 destra

TOS15_PR.P71.001.001

1,89P3 21090 /porta interna

in legno,un'anta apribile

TOS15_PR.P71.001.001

n° 33 destra

TOS15_PR.P71.001.001

210 1,68P2 80 /porta interna

in legno,un'anta apribile

descrizionecodice

n° 31 sinistra2 destra

quantitàapertura

1,47

scala 1:50

P1

tipo

Abaco infissi 01

70 210 /porta interna

in legno,un'anta apribile

h = cm S = mqvetro

b = cm

dimensioni

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290

100

100

290

100240

50

240

50

P1

pavimento finito internoP

2

PF

1

PF

2F

1

F1

F1

F1

F1 F1

P3

P3

P2

P2

P1

F1

P1

F1

Abaco infissi 02

quantitàapertura

descrizionecodice

PF2 290

TOS15_PR.P70.008.001

TOS15_PR.P70.008.001

1

1290

h = cm S = mqvetro

b = cm

dimensionitipo

scala 1:50

100vetrocamera

con ariamm 20

200 2,00 8infisso in legno

a due anteF 1

TOS15_PR.P70.001.002

portoncinoingressoin legno

ad un'anta

100

vetrocameracon ariamm 20

2,00PF1

portoncinoingressoin legno

ad un'anta

100

vetrocameracon ariamm 20

2,00

90

200

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

1

1. PARTE PRIMA ............................................................................................................. 3

1.1. INTRODUZIONE .............................................................................................................................................. 3

1.2. INQUADRAMENTO ......................................................................................................................................... 7

1.2.1 Inquadramento geografico e territoriale ........................................................................................... 7

1.3. Storia del territorio .......................................................................................................................................... 10

1.3.1 Il territorio nel ‘700 ........................................................................................................................ 10

1.3.1.1. La pianura costiera ................................................................................................................ 10

1.3.1.2. L’entroterra collinare e montano ........................................................................................... 11

1.3.2 Il territorio nell’ 800 ....................................................................................................................... 13

1.3.2.1. Dal mare alla via Francigena: le aree umide ......................................................................... 13

1.3.2.2. Viabilità e sistema insediativo nella pianura ......................................................................... 15

1.3.2.3. La valle di Camaiore e il sistema montano ........................................................................... 16

1.3.2.4. La città “nuova” ..................................................................................................................... 18

1.3.2.5. I borghi .................................................................................................................................. 19

1.3.2.6. Il podere di pianura e di collina ............................................................................................. 20

1.3.2.7. Le acque e le strade ............................................................................................................... 21

1.3.3 La marina ....................................................................................................................................... 22

1.3.4 La nuova citta’ litoranea, studi urbanistici ..................................................................................... 23

1.4. Inquadramento geomorfologico ...................................................................................................................... 24

1.4.1 Idrografia di superficie ................................................................................................................... 25

1.4.2 Elementi geomorfologici ................................................................................................................ 25

1.4.2.1. Stratigrafia delle aree di pianura ............................................................................................ 26

1.4.2.2. Paleografia della pianura costiera .......................................................................................... 27

1.4.3 Caratteri climatici ........................................................................................................................... 28

1.5. EMERGENZE FITOPATOLOGICHE ......................................................................................................... 30

2. PARTE SECONDA ..................................................................................................... 33

2.1. STATO ATTUALE – INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE ............................................................. 33

2.2. PREESISTENZE VEGETALI: CONDIZIONI VEGETATIVE E VALORE ORNAMENTALE ........... 34

2.2.1 RISULTANZE DELLA VALUTAZIONE DEL PATRIMONIO VEGETALE DEL LOTTO DI

INTERVENTO ........................................................................................................................................... 38

2.2.2 FATTIBILITA' DEL TRAPIANTO DEI SOGGETTI NON INTEGRABILI .............................. 39

2.2.3 MISURE DI SALVAGUARDIA PER LA PROTEZIONE DALLE ATTIVITA' DI CANTIERE

40

2.3. Considerazioni sulla natura agronomica dei suoli ......................................................................................... 41

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

2

3. PARTE TERZA........................................................................................................... 43

3.1. LINEE GUIDA E STRATEGIE PROGETTUALI ....................................................................................... 43

3.1.1 INTRODUZIONE .......................................................................................................................... 43

3.1.2 LA RISORSA ACQUA ................................................................................................................. 43

3.2. Ambiti di progetto ............................................................................................................................................ 45

3.2.1 IL GIARDINO DELLE NOTE ...................................................................................................... 45

3.2.2 L’AREA EVENTI .......................................................................................................................... 45

3.3. LA VEGETAZIONE NEL PROGETTO ....................................................................................................... 49

3.3.1 CRITERI DI SELEZIONE DELLE SPECIE................................................................................. 49

3.3.2 LA COPERTURA ERBACEA ...................................................................................................... 51

3.3.3 GRUPPI ARBOREI ....................................................................................................................... 51

3.3.4 SIEPI ARBOREO-ARBUSTIVE .................................................................................................. 51

3.3.5 ELENCO DELLE FORNITURE ARBOREE ED ARBUSTIVE .................................................. 52

3.3.6 LA VEGETAZIONE DELLE DUNE ............................................................................................ 55

3.3.7 PERCORSI ..................................................................................................................................... 56

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

3

1. PARTE PRIMA

1.1. INTRODUZIONE

La presente sezione illustra gli aspetti e le scelte di natura tecnico-agronomica relative alla

realizzazione del Parco Urbano dell’Area Centrale della Versilia – Area ex

Bussoladomani – Camaiore - Lucca.

Il progetto esecutivo è stato sviluppato a partire dal progetto definitivo a seguito di un

processo che ha portato ad una più precisa definizione delle scelte progettuali e ad alcuni

cambiamenti motivati da ragioni di convenienza ed economicità, ma che non ha stravolto i

principi ispiratori della soluzione identificata. I caratteri del progetto del Parco così come

illustrati nella proposta di Masterplan del 22 settembre 2015, e conseguentemente le

scelte relative, vengono dunque confermati.

Nella fase a cui fa riferimento il presente appalto verranno realizzati:

- 1 - La chiusura al transito ordinario di via Dante Alighieri;

- 2 - Gli ingressi al Parco da via Monte Pania, dal Viale Kennedy con la creazione

della nuova passeggiata dell’Onda Lunga;

- 3 - Il rifacimento delle recinzioni dell’intero perimetro del lotto;

- 4 - La messa in sicurezza delle alberature pericolanti o danneggiate dall’evento

meteorico del 5 marzo 2015 nell’intero perimetro del lotto;

- 5 - Il sistema di verde costituito da nuove piantagioni arboree, da siepi arboree

perimetrali e dalla realizzazione di modesti rilevati la cui funzione è quella di

organizzare spazi a diversa fruibilità nell’area dell’area eventi - La Rena;

- 6 - La dotazione impiantistica necessaria alla realizzazione di eventi

- 7 - Il restauro dei manufatti (edificio su viale Kennedy, tettoia, muro perimetrale su

via Monte Pania)

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

5

Lo stanziamento di risorse da parte dell’Amministrazione appaltante per questa fase di

intervento risulta dal seguente quadro economico:

Le lavorazioni da compiersi in questa fase e quelle da realizzarsi a seguito di un ulteriore

stanziamento da parte dell’Amministrazione Comunale sono precisamente identificate

nella planimetria PE 02 – Tavola di sintesi delle lavorazioni, allegata alla documentazione

di gara.

Le lavorazioni stralciate appartengono alle medesime categorie di opere di quelle che

vengono appaltate: si tratta quindi di una mera riduzione quantitativa di lavorazioni, che fa

riferimento alla porzione di area compresa fra via Abetone e via Dante Alighieri ( cioè al

Giardino delle Note).

La realizzazione in una fase differita delle lavorazioni previste nell’area del Giardino delle

Note è resa possibile dal fatto che l’area è segregabile e ampiamente accessibile sui

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PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE

AREA EX BUSSOLADOMANI

6

quattro lati; sarà così possibile realizzare le opere stralciate senza dover intervenire

all’interno dell’Area Eventi – la Rena.

Il progetto del Parco riconosce e integra le valenze arboree in esso insediate; le

lavorazioni di formazione del substrato colturale, il tracciamento dei percorsi e dei

sottoservizi è stato disegnato in modo da limitare le interferenze con gli apparati radicali e

quindi il rischio di danneggiamento degli stessi conseguente a manomissioni e lesioni delle

radici. Gli alberi adulti preesistenti dovranno essere in ogni caso attentamente monitorati

sia durante la fase esecutiva che negli anni a venire allo scopo di identificare

precocemente l’eventuale insorgenza di condizioni di instabilità.

Proprio allo scopo di non danneggiare le alberature esistenti, non è prevista la

realizzazione di un impianto di irrigazione generalizzato, che soddisfi le esigenze idriche

dei tappeti erbosi durante la stagione estiva; i prati che verranno realizzati avranno quindi

spiccate caratteristiche di rusticità, resilienza e capacità di sopportare un elevato carico

antropico.

Le scelte compositive relative alla componente verde sono indirizzate alla riduzione del

carico manutentivo e gestionale attraverso l’accorpamento delle superfici, che consente

l’adozione di attrezzature di maggiore capacità di lavoro, l’adozione di soluzioni

compositive e scelte specifiche in grado di autosostenersi, una volta avvenuto

l’affrancamento e trascorso il periodo di superamento della crisi di trapianto.

Il Parco è fruibile da tutte le fasce di età e di popolazione : i percorsi sono pianeggianti, le

pavimentazioni sono continue e lisce; muovendosi all’interno dell’area, è sempre possibile

identificare una via alternativa a quella che si sta percorrendo, evitando così di alimentare

percezioni di insicurezza.

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AREA EX BUSSOLADOMANI

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1.2. INQUADRAMENTO

L’area in esame si pone in area del Lido di Camaiore più prossima al confine con

Pietrasanta.

Su il lato est, il lotto fronteggia il complesso delle Residenze Benelli; verso mare, è

separata dalla passeggiata da una ampia zona alberata matura formata quasi

esclusivamente da leccio e pino marittimo. Questa massa di vegetazione funziona da filtro

visivo ed acustico in misura molto efficace.

I riferimenti visuali sono, nel piano più prossimo, le emergenze vegetazionali e la massa

della vegetazione dei giardini delle abitazioni private (per lo più villette monofamiliari)

verso sud est e nord ovest. La vista su il paesaggio lontano (ed in particolare sulle

Apuane) è particolarmente rilevante, grazie alla permeabilità delle residenze Benelli.

1.2.1 Inquadramento geografico e territoriale

Il Comune di Camaiore è parte integrante di un più ampio territorio omogeneo,

caratterizzato dall’articolazione di diversi sistemi e sub-sistemi ambientali contraddistinti da

numerosi e complessi ambiti naturalistico-biologici, geologico-idrografici e storico-antropici.

La Versilia propriamente detta, ovvero il comprensorio formato dai comuni di Massarosa,

Viareggio, Camaiore, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Stazzema, Seravezza, confina a Nord

con la Provincia di Massa e con la Garfagnana, ad Est con la Piana Lucchese e a Sud con

quella Pisana. Il confine si mantiene naturale a levante lungo il crinale delle Alpi Apuane,

mentre a sud coincide con l’area palustre del lago di Massaciuccoli e a nord si prolunga

fino alla foce del Magra. Questa area geografica è occupata da un sistema orografico

parallelo e degradante, verso il mare, che comprende i pendii più alti ed aspri delle alpi

Apuane, le colline pedemontane più basse e dolci ed infine la pianura costiera. E’ solcata

dai fiumi (Frigido, Serra, Fossa di Camaiore, ecc.) che scorrono a formare valli pressoché

perpendicolari alla costa. Questa natura del territorio, l’esposizione, il clima e i venti

dominanti, hanno caratterizzato anche il modo di insediarsi dell’uomo, condizionando le

pratiche agricole, la forma e la localizzazione degli insediamenti, la distribuzione delle

infrastrutture. I centri urbani (capoluoghi) risultano infatti localizzati nelle pianure costiere a

ridosso del sistema collinare o al centro delle valli, mentre i piccoli nuclei rurali sono

arroccati sulle colline più esposte al sole e diminuiscono in numero e consistenza dalla

collina verso la montagna. La pianura accoglie un’agricoltura più specializzata (seminativo,

serre, ecc) caratterizzata dalla presenza del podere; la collina presenta colture arboree di

olivo e vite, mentre la montagna accoglie pratiche tipiche come il pascolo e la selvicoltura.

Il territorio di Camaiore non si sottrae a questa interpretazione e si articola quindi dalla

montagna apuana fino al mare e presenta diversi ambienti fisici con proprie caratteristiche

e specificità. In particolare: la costa litoranea (cordone dunale) e la pianura umida

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AREA EX BUSSOLADOMANI

8

dell’entroterra costiero, gli ambienti pedecollinari e collinari parralleli alla costa, le pendici e

le dorsali apuane più meridionali ed infine gli ambienti formati dai depositi del Fiume di

Camaiore che individua un’ampia valle pianeggiante tra la montagna e la collina litoranea,

prima di disporsi perpendicolarmente al mare in coincidenza con la pianura costiera. A

questi ambienti corrispondono diversi e specifici insediamenti. Il capoluogo Camaiore e

Capezzano, sono localizzati in piano in corrispondenza rispettivamente della valle del

Fiume di Camaiore e in prossimità degli ambienti pedecollinari. La collina è caratterizzata

invece dalla sequenza di un numero considerevole di nuclei storici sistemati in generale su

il crinale e sui poggi più esposti al sole, mentre il sistema della montagna è contraddistinto

dalla presenza di edilizia sparsa in prossimità dei pascoli e dei boschi coltivati. La costa

litoranea accoglie i consistenti insediamenti recenti.

Il territorio di Camaiore è così caratterizzato oltre che dalla struttura morfologica (i monti e

le colline), dal suo fiume principale (che raccoglie il Lucese e il Lombricese) e da un

policentrismo insediativo, che si è determinato storicamente e si è riaffermato

recentemente. Gli insediamenti storici sono caratterizzati da una forma, da un disegno

organico e preordinato. Il simbolo principale di quest’aspetto è rappresentato dal

capoluogo, città medioevale fondata con schema urbanistico a maglie regolari al centro di

una valle in una posizione geografica particolare e di pregio. Una struttura urbana

importante, che ci accomuna con altre città toscane (Pietrasanta, San Giovanni Valdarno e

in genere le nuove terre fiorentine) ed europee (le bastides francesi per esempio). Ma

anche i numerosi borghi delle colline hanno un disegno che è reso singolare dalla

morfologia particolare dei luoghi. Un’articolazione d’insediamenti che ha prodotto un

sistema esteso e complesso che nel 1850 contava 15680 abitanti, qualificandosi come

un’area prospera della repubblica lucchese. Il sistema partiva dalle vie che dalle porte

della città, attraversando un territorio ricco di vigneti, conducono alle prime frazioni esterne

(Sterpi, Vado), talvolta antichi luoghi fortificati (Montebello) o pievi (la Pieve, la Badia), che

avevano avuto un ruolo di difesa, giuridico e patrimoniale sulle numerose case e comunità

sparse. Salendo sulle colline, spesso terrazzate, si incontrano i borghi del centro maggiore

(Pedona, Lombrici, Groppolungo, Nocchi) e quelli nella Valle Freddana verso Lucca,

aggregati nel XVII secolo alla Vicaria di Camaiore (Fibbiano, Fibbialla, Orbicciano,

Montemagno, Valpromaro). In posizione più elevata ed in ambienti più difficili si incontrano

le case raggruppate in frazioni rurali e piccoli borghi (Casoli, Metato, Gombitelli, Culla),

con tipologie edilizie ed insediamenti stagionali simili a quelli delle zone apuane del

versante lucchese. Borghi interessanti per la struttura medioevale sono anche localizzati

sulle fasce collinari rivolte verso il mare. Molte sono anche le ville, sia pure con

caratteristiche diverse dalla villa lucchese, localizzate verso la parte più interna (area di

Orbicciano per esempio), ma anche sulla fascia collinare rivolta verso il mare. Numerosi

sono infine i mulini e i frantoi, in prossimità di corsi d’acqua, che confermano come sulle

colline di Camaiore si producesse e si produca un olio molto stimato. Gli insediamenti

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recenti hanno perduto tale forma e questo forte disegno preordinato. Ne è una

testimonianza la crescita di Camaiore, che ha teso ad occupare gli spazi di campagna

compresi tra vie poderali, seguendo soprattutto la logica del maggiore sfruttamento

fondiario. Il risultato è che nel centro sono rimaste le funzioni, ma non la popolazione,

aspetto questo che contribuisce ad un degrado di questa parte fondamentale per tutta la

comunità. Ma si riscontra anche nella crescita di Lido di Camaiore e Capezzano. A Lido ad

esempio in una prima fase si è seguito il modello della scacchiera. In coincidenza con

l’allargamento dell’area urbana, la struttura urbana ad isolato si è prima sfumata e poi è

scomparsa oltre l’Aurelia a favore di una più diffusa urbanizzazione, con le tipologie

tradizionali sostituite da tipi edilizi più disparati. Da centro di villeggiatura tradizionale, con

famiglie e pensioni, Lido si sta infatti trasformando in un’area urbana specializzata per il

tempo libero, dove le case, soprattutto più vicine al mare, sono usate o sono di proprietari

che risiedono nel bacino retrostante e della Toscana centrale. Una città per il tempo libero

che funziona però poche volte l’anno e per la quale è necessario trovare una formula cha

attragga cittadini per più tempo.

Infine Capezzano che presenta caratteri particolari soprattutto per la diffusa presenza di

cascinali nella campagna circostante. Una città costosa per la difficoltà di servizi e

impianti, che rischia di impoverirsi per la mancanza di veri e propri spazi urbani, per il

peggioramento di quelli ambientali, per la mancanza di parti organiche di città, di scenari

urbani che sono poi anche i luoghi di rappresentanza della vita sociale e colturale, delle

istituzioni, della collettività. La prima e più importante operazione è stata quella di definire

questa città, trovare i loro confini e riqualificare la città stessa. Si è trattato di identificare e

ricostruire un limite dove non esisteva più. Sono stati perimetrati i borghi sparsi di pianura

e il sistema lineare della via Italica. In questo modo si sono distinte chiaramente le parti

urbane ed edificate dalle zone agricole chiarendo che non tutto il territorio è

potenzialmente disponibile all’edificazione. All’esterno della città, dei borghi di pianura, dei

borghi di collina c’è ora la campagna coltivata o valorizzata ambientalmente che può

costituire anche il supporto per orti, per giardini privati, per uno spazio libero e riservato

agli abitanti. All’interno vi sono gli insediamenti residenziali e produttivi. Inoltre vi sono gli

spazi urbani che devono essere organizzati e migliorati soprattutto in ciò che rappresenta

l’essenza della città: gli spazi pubblici (piazze, verde, parcheggi).

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1.3. Storia del territorio

1.3.1 Il territorio nel ‘700

1.3.1.1. La pianura costiera

La lettura delle carte setteccentesche e in particolare la carta dello “Stato della

Serenissima Repubblica di Lucca”, redatta da Giuseppe Serantoni nel 1744, mettono in

risalto alcuni aspetti predominanti dei sistemi ambientali, degli insediamenti e delle

infrastrutture antropiche del territorio di Camaiore nei primi anni del ‘700. Il territorio risulta

in pratica diviso in due grandi ambienti: la pianura costiera e l’entroterra collinare e

montano.

La pianura costiera è praticamente priva di insediamenti umani, vi si notano semplici

insediamenti abitativi, relativi ad alcune baracche situate lungo la via di battigia nelle

vicinanze della via del Secco e del confine con Viareggio; ciò è testimoniato proprio dai

toponimi rilevabili che denunciano la presenza di “baracche”.

Sono inoltre presenti due torri di difesa di impianto più antico (come si può vedere dalle

carte relative alle marine dei secoli XVI e XVII) situate in maniera più arretrata rispetto alle

baracche, e precisamente in località Motrone e l’altra in località Secco. Anche il sistema

viario risulta poco sviluppato, i collegamenti si limitano infatti alla via del Paduletto e alla

via dell’Argine vecchio in direzione est-ovest e alla via Romana in direzione nord-sud.

La pianura si caratterizza per emergenze naturali di particolare rilevanza, come la vasta

area boscata di lecci e ontani posta a ridosso del fronte di battigia in coincidenza del

cordone dunale e da una seconda area in cui si alternano zone umide e zone più asciutte.

Negli anni immediatamente successivi inizieranno i tagli del bosco mesofilo per favorire la

bonifica delle terre umide e un maggior sfruttamento dei suoli a fini agricoli. La parte

situata più a nord è inoltre contraddistinta dalla presenza di un vasto ambiente umido

caratterizzato dalla presenza di fossi, canali, peschiere ed ambienti palustri; questa zona

si muove dal mare fino ai “pascoli di Chiolaia” occupa quel territorio corrispondente

pressappoco all’ambiente dell’attuale “Giardo”. Anche lungo via del Paduletto più a ovest,

si ritrovano ambienti palustri oltre ad un’area coltivata in località Bucine. La mancanza di

insediamenti stabili e il ricorrere con frequenza dei toponimi relativi al “pascolo” lascia

pensare che i terreni “a secco” non siano ancora del tutto coltivati, come troveremo più

avanti nel secolo successivo, ma lasciati a prato a disposizione del pascolo.

Gli ambienti naturali, gli acquitrini e le acque sono quindi gli elementi dominanti la pianura

costiera, su queste ultime si vedono i primi significativi segni di antropizzazione del

territorio.

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Il sistema delle acque presenta da una parte fossi ordinati in cui sono già iniziate opere di

sistemazione (Fosso del Trebbiano, Fosso di Camaiore, Fosso del Secco, Fosso di

Confine); dall’altra si trova un intricato sistema di acque ristagnanti situate in direzione

nord in prossimità della zona del Giardo, dove la rappresentazione cartografica individua

la presenza di ambienti palustri come ad esempio “Giuncaie”.

1.3.1.2. L’entroterra collinare e montano

L’ambiente dell’entroterra collinare e montano, a differenza della pianura, si presenta

invece fortemente antropizzato, in cui i centri e i nuclei urbani sono l’elemento emergente

e caratterizzante il territorio. In particolare si può notare il risalto e l’attenzione che viene

data dal Serrantoni alla rappresentazione topografica dei diversi centri in cui si distinguono

chiaramente torri, abitazioni, rocche e mura. Anche la dimensione occupata sulla

cartografia e i caratteri usati per i toponimi denotano da parte del cartografo un’attenzione

particolare a questi centri urbani, tesa a porre in risalto la loro importanza strategica e

territoriale. La cartografia esalta infatti, con ricchezza di particolari, il disegno dei diversi

centri abitati, le abitazioni, i sistemi di fortificazione, gli edifici religiosi e i principali palazzi

civili. Per comprendere pienamente la morfologia dell’entroterra camaiorese è utile ed

interessante la lettura delle descrizioni di G.C.Martini risalenti ai primi del ‘700:…”Due

miglia dopo Valpromaro giungemmo ad una località di poche case chiamata Monte Magno

donde si scopre, dalla parte del mare, una valle delimitata da alti monti, contrafforti cioè

delle Alpi Apuane, coperti da fertili uliveti e castagneti. Non lontano si scorge l’antico

Monte Magno, uno dei sette castelli che sorgevano intorno a Camaiore, erano essi abitati

da piccoli feudatari ed al tempo dei Guelfi e Ghibellini vennero sostituiti dai lucchesi….;Dal

Monte Magno, guardando verso Nord si vede ancora un’altra torre, è ciò che rimane della

residenza dei marchesi di Peralla, e questa come del resto Monte Magno stesso,

appartenne poi ai nobili Cattani… …Ancora più a Nord, ma non lontano da Camaiore, ed

ugualmente ai piedi delle Alpi Apuane, si trovano tra i verdi uliveti considerevoli ruderi di

un castello montano ritenuto tra i più forti della Toscana, e chiamato Lombrici,… …Di

fronte ad esso, verso mezzogiorno e ✁✂ mare, sorge un altro monte su cui è costruito

Pedona e più oltre sono situati i rimanenti castelli di Gombitelli, Greppo lungo e Monte

Bello, dei quali si scorgono ancora i resti sotto la vetta del Monte Gabberi…

…La regione di Camaiore è piacevole e fertile. La pianura che dalla parte di Lucca è assai

stretta, si allarga gradualmente verso il mare. Gli oliveti sono grandi come boschi e si

collegano con le selve dei castagni che giungono fino alla cima dei monti. Nella pianura

abitano molti contadini benestanti”.

La descrizione restituisce un paesaggio caratterizzato dalla presenza di importanti

emergenze architettoniche come castelli e torri, ormai in abbandono, da insediamenti

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umani consolidati e dalla presenza di un paesaggio agrario in forte sviluppo dove la coltura

dell’olivo e del bosco di castagno risulta predominante.

La città di Camaiore risulta circoscritta ancora all’interno della cinta muraria medievale ed

è possibile leggere con chiarezza lo schema del tessuto urbano contraddistinta da un

grosso quadrilatero urbano tagliato da “rughe” e “contratoie“ tra loro perpendicolari, così

scandite e disegnate da una rigorosa e ferrea regola geometrica.

All’esterno della città, non si rilevano ancora grossi insediamenti urbani, il territorio è

invece caratterizzato dalla presenza di terreni coltivati a prato e a seminativo e dalla

presenza di colture arboree tra cui spicca l’ontaneto.

Le pratiche agricole risultano in questa piccola zona di pianura fortemente consolidate, lo

dimostra anche la “carta del territorio di Camaiore” databile a fine ‘700, in cui la

rappresentazione topografica mette proprio in risalto l’orditura e la sistemazione dei campi

coltivati a semina, dei fossi di scolo, oltre alla presenza di alberi e ontaneti. Da questa

carta si rilevano tra l’altro alcuni toponimi tipici ricorrenti tra cui “seminato”, “prato”,

“coltivato”, ecc.

Lungo i principali corsi idrografici, si rileva la presenza di altrettanti nuclei abitati, che

sfruttando la strategica posizione topografica e la presenza del corso d’acqua, si

specializzeranno con il tempo per la presenza di edifici come molini, fornaci, frantoi,

tintorie.

In particolare si possono rintracciare in corrispondenza del Rio Lombricese, del fiume

Lucese e del Fiume Freddana, di cui è interessante riportare la dettagliata descrizione

ancora del G.C Martini:…”Dopo un miglio cavalcai attraverso Valpromaro, un paese di

poche case. Qui vidi diversi mulini azionati ad acqua. Alla parte terminale del condotto

presentano un acuto angolo di inclinazione, perché l’acqua calda sulla ruota con velocità e

forza”…Già nel 1700 infatti l’infrastrutturazione viaria, lo sfruttamento e la regimazione

delle acque, il sistema degli edifici a carattere e con funzioni specialistiche ad esse

connesse, ma anche lo sviluppo agrario della pianura pedemontana, sono dunque molto

progrediti;si rilevano infatti collegamenti con tutti i centri collinari e diverse strade di

comunicazione interne alla pianura limitrofa al capoluogo; questo articolato sistema di

collegamenti risulta per lo più organizzato parallelamente ai principali corsi d’acqua, per

poi arrampicarsi, lungo ripidi tornanti che tagliano le linee di massima pendenza ,verso le

colline e la montagna. Il territorio interno appare come un’area caratterizzata da un livello

di antropizzazione decisamente elevato e con forme insediative complesse, connotato da

un intorno agrario più articolato rispetto alla limitrofa pianura costiera. Dalle informazioni

fornite dalla cartografia settecentesca, all’interno del territorio identificato con il bacino

idrografico del fiume di Camaiore, si individuano distinti ambiti territoriali: quello della

pianura costiera, quello della pianura della città storica di Camaiore e quello dei rilievi. I

caratteri e gli aspetti paesaggistici assumeranno nell’ottocento, soprattutto in pianura,

forme differenti da quelle descritte a seguito di rilevanti trasformazioni.

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1.3.2 Il territorio nell’ 800

1.3.2.1. Dal mare alla via Francigena: le aree umide

La parte del territorio comunale meno popolata e per lo più caratterizzata da ambienti

naturali o seminaturali, corrisponde a quella che oggi è caratterizzata da un’alta densità

edilizia e costituisce la città balneare di Lido di Camaiore. Ciò nonostante oggi è possibile

leggere alcuni “segni territoriali” presenti anche nei secoli precedenti, come testimoniano

le mappe e i documenti dai secoli XV al XIX.

Dalla via Emilia muovendoci in direzione Est-Ovest verso il mare, erano presenti solo due

strade; localizzate vicino al confine con Viareggio, la “via del Fortino” e procedendo verso

Pietrasanta, all’altezza della “Dogana del Secco” la “via del Secco”, quest’ultima diventata

poi a monte della via Emilia “via del Paduletto”. Lungo la via del Fortino in direzione Est-

Ovest si trovano due fabbricati uno in località detta “alla chiusa della Fossa dell’Abate”,

l’altro detto “al Fortino Vecchio”.

La distribuzione planimetrica dei lotti e del fabbricato siti al “Fortino Vecchio” è

rappresentativa di una delle tipologie insediative che ritroveremo in tutta la pianura

bonificata, in particolare:dalla via principale si staccava, perpendicolarmente ad essa, un

sentiero, che serviva da collegamento tra il podere e la viabilità principale. Il fabbricato

colonico, posto alla sommità della stradina di collegamento, risulta costruito su uno dei lati

di un piccolo lotto di terreno quadrilatero, sugli altri lati od angoli trovavano posto gli

annessi agricoli del fabbricato principale (stalle, ricoveri, fienili, porcilaie,ecc).

Sempre procedendo verso il confine con Pietrasanta, in località “al Secco”, erano presenti

gli insediamenti originali, dai quali si svilupperanno poi la tenuta Rolandi-Ricci ed il podere

Puccinelli.

Questo vasto quadrilatero delimitato a Nord dal confine con Pietrasanta, a Sud dalla via

del Secco, a Ovest dal mare e ad est dal fosso “lama della Torre” era occupato per lo più

da un ambiente umido il cui elemento più caratterizzante era rappresentato dalle

“pescaie”; di queste ultime si trovano disegni e descrizioni in numerose carte storiche fin

dal XV secolo.

I terreni adiacenti alle pescaie e compresi tra il “fosso del Secco” e il fosso “Lama della

Torre” erano denominati “macchia di S.Lucia” e “macchia di Monteggiorini”. Il toponimo

denota la conformazione ambientale di questa porzione di territorio , che in origine

risultava occupata da una macchia prevalentemente mesofila di lecci, come è possibile

rilevare nelle precedenti mappe settecentesche.

Questi terreni, in via di trasformazione, risultano suddivisi in strisce rettangolari con il lato

corto parallelo alla linea di costa. Questa trama si ripeteva ininterrotta dal confine con

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Pietrasanta fino alla “via del Paduletto”, inoltre l’area era attraversata in direzione Nord-

Sud da due vie parallele.

Da Viareggio a Pietrasanta, lungo la “via della macchia” si rilevano una decina di fabbricati

a pianta rettangolare, insistenti su lotti di forma quadrilatera, attestati in adiacenza alla “via

della macchia” o nelle sue immediate vicinanze.

Muovendo dalla costa all’altezza della “via del Secco” e proseguendo verso l’interno è

possibile rendersi conto della complessità del sistema delle acque presenti.

Superata la prima fascia costiera, in cui il paesaggio predominante era caratterizzato dalla

presenza di dune e della macchia bassa mediterranea, si incontrava una parte di territorio

umido, compresa approssimativamente tra la “via Emilia" e il “fosso Lama della Torre" in

cui il terreno era prevalentemente occupato da pescaie ed aree paludose nel quale

venivano fatte confluire le acque dei canali e torrenti provenienti dall’entroterra.

Il “fosso Lama della Torre” e il “fosso del Secco” erano i principali collettori di queste acque

che si disperdevano all’interno delle peschiere e nelle paludi, per poi successivamente

immettersi in mare, dove era possibile superare l’alto cordone dunale; al di sopra di

quest’area, verso est, era presente un articolato sistema di canali.

Queste acque nel tratto tra via Francesca e il cordone dunale, non trovano una pendenza

sufficiente per defluire rapidamente. Le dune inoltre, avendo una quota altimetrica

superiore a quella della pianura retrostante, costituivano un’ulteriore barriera al deflusso

spontaneo delle acque verso il mare. Questo è il motivo per cui si tendeva a sistemare i

corsi d’acqua all’interno di argini artificiali (briglie), sollevando la quota dell’alveo al di

sopra delle quote altimetriche del cordone dunale (acque alte).

Tutto ciò comportava grossi problemi idraulici, connessi con lo straripamento delle acque

alte e il successivo ristagno di questo terreno.

Nei momenti di piena infatti i canali delle acque alte, straripavano dagli insicuri e deboli

argini in cui erano costretti, inondando i terreni circostanti.

Per questi motivi il territorio sopra descritto era ancora in prevalenza paludoso, nella zona

detta del “Giardo”, nelle peschiere tra il fosso del Secco e il fosso Lama della Torre e nella

zona di “Bucine”, su queste aree esistono numerose mappe storiche disegnate tra il XV e

il XVIII secolo che testimoniano l’importanza strategica che veniva data a questo sistema

ambientale dagli uomini del tempo.

Nel corso dei secoli la pianura costiera è stata oggetto di numerosi tentativi di bonifica,

testimoniati dai documenti storici della Repubblica di Lucca.

I tentativi di arginare e contenere le acque provenienti dall’entroterra camaiorese,

risultavano sicuramente un grosso problema per le popolazioni locali, testimoniato anche

dal fatto che la Repubblica di Lucca istituì un apposito “Offizio sopra le acque del fiume di

Camaiore”. Nel corso dei secoli si giunse poi alla situazione che vede il fiume imbrigliato in

un rettilineo letto artificiale, sollevato a quote piuttosto elevate rispetto alla pianura in modo

da confluire nella "“fossa dell’Abate” e quindi al mare.

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Le opere di bonifica riguardano il fiume di Camaiore, ma anche la realizzazione di

altrettanti canali artificiali che da esso si diramano, in diverse direzioni, secondo linee

parallele, che tagliano la pianura in settori dalle forme regolari (triangolari o quadrilateri), di

cui risalta la geometria regolare, come il “fosso Lama della Torre” o il “fosso del Secco”.

Il “fosso del Paduletto” e il “fosso Carraia” scorrono uniti fino alla località detta

“Cafaggiolo”, mentre il “fosso del Trebbiano” e il “fosso Lama della Torre” che appariva in

superficie all’altezza della località detta “all’Olivella” e costeggiando la “via di Bucine”

giungeva fino alla località “magazzeno” per proseguire con una deviazione lineare

parallelamente alla costa.

Trasversalmente a questi canali principali esistevano poi una grande quantità di fossi di

scolo minori, che a seconda delle diverse sistemazioni agrarie apparivano e scomparivano

dalla superficie territoriale, segnando e indirizzando l’andamento dei lotti coltivati.

L’area delle “Bocchette” e della “Calla Grande” si differenziava dal resto della pianura in

quanto risultava segnata soltanto da canali artificiali utilizzati per realizzare colmate di

terra tendenti a bonificare l’intera zona, mediante il progressivo innalzamento della quota

dei terreni.

1.3.2.2. Viabilità e sistema insediativo nella pianura

Le grandi vie di comunicazione segnavano anche i limiti dei sistemi ambientali in cui era

suddiviso il territorio comunale.

La viabilità Nord- Sud, tagliava trasversalmente il Comune in due precise zone, la “via

Emilia” segnava il passaggio tra la zona del cordone dunale costiero e la pianura

dell’entroterra, mentre la via Francesca segnava il limite tra la pianura in via di bonifica e il

sistema pedecollinare.

Le principali vie che conducevano al mare risultavano tangenti o parallele ai canali che

scorrevano quindi nella medesima direzione. Queste sono:la “via per Camaiore e il fiume

per Camaiore”, la “via di Fillungo e Bucine con il fosso che diventerà Lama della Torre”, la

“via del Trebbiano e il fosso del Paduletto”, la “via della Carraia e il fosso omonimo”, la via

dell’Arginvecchio e il fosso omonimo”. Esistevano poi ulteriori collegamenti trasversali

minori, che con andamento circa parallelo alla linea di costa dividevano lo spazio tra un

podere e l’altro formando un quadrilatero al cui interno si formava la trama degli

appezzamenti coltivati e dei fossi di scolo.

Nella suddivisione fondiaria del territorio costiero si può notare il ricorrere di alcune misure

che, senza supporre l’esistenza di un modulo base, si ripetono più volte con regolarità

soprattutto nell’area compresa tra la “via Emilia” e la “via Francesca”. La distanza

ricorrente tra due vie trasversali minori, parallele alla costa, varia tra i duecento e i trecento

metri e i lotti di terreno interni a questa area hanno il lato lungo variabile tra i cento e i

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centocinquanta metri. Tra le due strade, inoltre, la proprietà è suddivisa da linee parallele

costituite da fossi o sentieri, tra loro equidistanti, che spezzano i lotti in parti uniformi.

In generale nella Pianura Bonificata l’appezzamento coltivato “tipo” era di forma

rettangolare con il lato lungo circa in direzione Est-Ovest; facevano eccezione a questa

regola i terreni compresi tra l’Arginvecchio e il “fosso Chiolaia”, il triangolo compreso tra la

“ferrovia Litoranea”, il fosso di Camaiore e la via del Fiaschetto e infine l’area delle

Bocchette; in tutte queste zone la direzione prevalente del lato lungo dell’appezzamento di

terreno corre invece in direzione Nord-Sud.

Il sistema insediativo era parte integrante e sostanziale di questo ambiente caratterizzato

dalla presenza del “podere”, quest’ultimo formato da una o più abitazioni rurali e annessi

agricoli, (stalle per il bestiame, fienili, cascine, ecc), dagli appezzamenti coltivati, le acque,

le vie di comunicazione poderali. Il posizionamento del fabbricato principale di questi

agglomerati era legato e connesso alle vie di comunicazione in due modi diversi:nel primo

il fabbricato e la resede circostante sulla quale si disponevano tutti gli annessi, era

adiacente alla via di comunicazione, nel secondo dalla via principale si staccava,

perpendicolarmente alla stessa, un sentiero di lunghezza raramente superiore ai 100

metri, che conduceva al fabbricato e alla resede strutturata come sopra. Dal punto di vista

della distribuzione quantitativa i fabbricati erano presenti in numero maggiore sulle vie

trasversali minori parallele alla costa che non sulle vie di collegamento dall’entroterra

verso il mare, ad eccezione della “via dell’Arginvecchio” che presentava la densità

maggiore di tutta la piana.

Parlando della viabilità non si può trascurare la presenza della Ferrovia Litoranea, che

tagliava diagonalmente la pianura entrando nel territorio di Camaiore per poi proseguire

nel Comune di Pietrasanta in località Troscia.

La linea ferroviaria proveniente da Pisa, raggiunse Viareggio e Pietrasanta nel 1861, per

collegarsi con Genova nel 1864. Tale ferrovia si è sovrapposta al territorio preesistente

imponendosi come un forte segno antropico, che comunque non ha condizionato in

maniera decisiva l’andamento della tessitura dei lotti di terreno che è rimasta più o meno

invariata sino ai nostri giorni.

1.3.2.3. La valle di Camaiore e il sistema montano

Superata la via Francesca, avvicinandosi alle colline e alle montagne, il paesaggio cambia

completamente rispetto alla pianura. Il sistema orografico e idrografico influenzano le

geometrie, l’andamento planimetrico del sistema insediativo e delle infrastrutture

antropiche caratterizzando l’intero territorio.

Al centro di questo ambiente troviamo la valle di Camaiore con il capoluogo medievale,

attorno al quale si articola un vasto anfiteatro naturale costituito, da una parte dalle pendici

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della catena Apuana (monte Prana, monte Matanna, monte Gabberi) e dall’altra dalle

colline che degradano verso la pianura. Dal monte Prana hanno origine anche i due

principali torrenti del sistema idrografico camaiorese, il fiume Lombrice e il fiume Lucese

che confluiscono poco sotto il capoluogo nel fiume detto proprio di Camaiore.

L’altro bacino idrografico presente nel territorio comunale è quello del torrente Freddana,

che raccoglie le acque del Montemagno e delle Sei Miglia, per poi affluire nel bacino del

fiume Serchio.

Lo sviluppo del sistema insediativo è avvenuto proprio in relazione alla presenza di questi

due sistemi orografici e idrografici.

Una serie di nuclei urbani si affacciano sulla valle di Camaiore, disposti a corona ad una

quota variabile tra i 200 e i 400 metri, risultano per lo più articolati in tessuti urbani molto

compatti e densi che si sviluppano intorno ad elementi architettonici emergenti ( pievi,

rocche, ecc) o lungo vie di comunicazione territoriale. Questi nuclei sono ad esempio,

Monteggiori, S.Lucia, Greppolungo, Casoli, Metato, Torcigliano, Pontemazzori e Pedona.

La presenza di questi agglomerati urbani (alcuni di formazione medievale) risulta

connessa all’economia agraria sviluppatasi in queste terre e legata alla produzione e

coltivazione del bosco, delle colture arboree (vite e olivo), del pascolo e dei prati di

altitudine. Altri nuclei sempre appartenenti a questo sistema oroidrografico, si sono

sviluppati più in basso in prossimità del dorso dei torrenti, come Lombrici su il rio

Lombricese e Nocchi su il rio Lucese. Su questi nuclei si rileva un intricato sistema di

canalizzazioni parallele all’alveo dei torrenti, che risultavano necessari per il

funzionamento e l’alimentazione dei molini e degli opifici presenti e caratterizzanti i nuclei

stessi.

Spostandoci verso il bacino del torrente Freddana troviamo una serie di insediamenti

disposti sui poggi più esposti al sole, tra i quali Montemagno, Gombitelli, Migliano,

Fibbiano, Anticiano ed un insediamento Valpromaro, che si è sviluppato lungo il torrente

Freddana, anche in questo caso alla differente collocazione geografica corrisponde una

differente vocazione strategica ed economica dell’edificato.

Infine nella zona delle Sei Miglia troviamo isolato Fibbialla che si affaccia verso la piana di

Lucca.

Si può evidenziare una differenza immediata tra questo sistema e quello della pianura

bonificata, non è possibile infatti riscontrare quella simbiosi e quel rapporto di continuità

esistenti tra vie di comunicazione e vie d’acqua che troviamo nelle zone pianeggianti.

Questo è dovuto al fatto che, l’acqua scorre lungo la via di massima pendenza e minima

resistenza, dall’alto verso il basso, mentre per poter salire ai nuclei collinari, l’andamento

delle vie deve seguire le curve di livello, salendo con sinuosi tornanti e limitando al minimo

gli “strappi” verticali. Esiste invece una profonda connessione tra sistema edificato e

collegamenti viari, è possibile infatti rilevare una densissima rete di strade, sentieri,

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mulattiere, che percorre il territorio collinare e montano, collegando i diversi nuclei tra loro

e questi con le località più alte ed impervie della montagna.

La tessitura dei lotti attorno ai nuclei abitati risulta frammentaria e la forma è fortemente

irregolare, in quanto si deve adattare alle condizioni morfologiche del terreno e i lati

risultano spesso paralleli alle curve di livello mantenendosi quindi dove possibile in piano.

Dove le condizioni fisiche migliorano o risultano meno impervie, per la presenza di radure,

falsopiani, spazi poco inclinati, si nota l’immediato tentativo di sistemare i lotti in forme più

regolari secondo le geometrie tipiche della pianura. La cartografia ottocentesca mette in

evidenza un elemento caratterizzante tutto il territorio collinare e montano in cui la

frammentazione dei lotti aumenta nelle vicinanze dei nuclei e diminuisce a mano a mano

che ci si allontana da questi per incontrare località montane e ISMETRAF questa

articolazione planimetrica dei lotti, corrisponde un uso del suolo differenziato, nella

vicinanza dei nuclei lo spazio aperto è per lo più destinato agli orti periurbani e a colture

arboree (vite, olivo, frutti) a cui corrispondono lotti di piccole dimensioni e fortemente

frazionati; lontano dai nuclei invece troviamo ampi appezzamenti di terreno a cui

corrisponde la coltura del bosco e gli alti pascoli prativi della montagna.

1.3.2.4. La città “nuova”

La città di Camaiore è stata letta attraverso le conoscenze storiche acquisite mediante una

ricerca iconografica e bibliografica, acquisendo anche i contributi già emersi in fase di

elaborazione del progetto di sistemazione della pavimentazione del centro storico.

Le analisi sono state effettuate sulla città vista nel suo insieme come elemento

architettonico omogeneo e attraverso i suoi componenti principali, il disegno planimetrico,

le vie e le piazze, gli edifici pubblici rappresentativi e le tipologie urbane. La ricerca

bibliografica e cartografica ha fornito i dati storici, necessari per conoscere la successione

degli eventi principali che hanno portato la città ad avere il volto attuale.

Le prime citazioni di Camaiore risalgono ad un documento del 761 e successivamente ad

una pergamena del 984 dove viene indicata come villa e cioè come agglomerato abitativo.

Il progetto della città come “Terra nuova” risale alla metà del secolo XIII ad opera dei

lucchesi.

Il disegno planimetrico di questa nuova città è impostato su di una maglia ortogonale, nella

quale le vie principali che attraversano longitudinalmente la città erano dette “rughe”,

mentre le secondarie dette “contratoie” tagliano perpendicolarmente le rughe; agli incroci

delle vie si aprono le piazze e gli spazi aperti pubblici.

La città risultava inoltre divisa in “sesti” a cui corrispondeva anche una suddivisione

amministrativa: il sesto di S.Martino coincidente con l’attuale via XX settembre e rivolto

verso la chiesa di S.Martino di Gello, il Sesto di S.Pietro sempre sulla via XX settembre

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era rivolto verso la chiesa di S.Pietro.I sesti Lucchese e Genovese, rivolti verso Lucca e

Genova, corrispondono all’attuale via Vittorio Emanuele, i sesti S. Michele e S. Vincenzo,

corrispondono all’attuale via IV novembre coincidente con il nucleo originario del borgo

sviluppatosi su una porzione della via Francigena. La lettura cartografica mette in risalto

come la città abbia mantenuto sempre un perimetro delimitato: da una cinta muraria, dai

prospetti dei borghi esterni, dalle strade che correvano intorno alla città, dai sistemi

ambientali ed agrari. All’interno di questo confine, in ogni sesto o parte della città erano

presenti gli edifici pubblici rappresentativi, la chiesa del sesto, l’abitazione dei notabili del

tempo o del commissario reggente il potere.

Il resto dello spazio era occupato dalle abitazioni dei cittadini, costruzioni dalla tipologia

semplice ma di accurata fattura come si può leggere nel viaggio in Toscana (1725-1745)

di George Christoph Martini:” Camaiore (Campus Major) è una località a nord-ovest di

Lucca, e distante 4 miglia dal mare, presso l’omonimo fiume che nasce dalle Alpi (Apuane)

e lunga circa 400 braccia e larga 150 ed è circondata da mura e torri. Ha tre strade

principali selciate alla maniera nostra, che corrono diritte da un’estremità all’altra del paese

.Per un paese del genere , le case sono molto ben costruite ;molte appartengono alle

famiglie Arnolfini, gli Orsucci e i Fiorentini, che ne hanno delle belle. Camaiore è governata

da un Commissario, un nobile lucchese che sta in carica un solo anno. Con le comunità

che le appartengono , conta 12000 anime. C’è anche un consiglio che però non ha molta

voce in capitolo, essendo la località da alcuni secoli sottoposta a Lucca”.

L’elevata qualità della vita, l’effetto “città” che è possibile respirare oggi a Camaiore è

dovuto anche all’applicazione dei tre principi sopra descritti, il confine urbano, la presenza

di edifici rappresentativi ed emergenti da un tessuto tipologico semplice e omogeneo,

l’ordinata e geometrica organizzazione della struttura urbana di fondazione.

1.3.2.5. I borghi

La carta del “Catasto vecchio al 1870”, permette una visione d’insieme del territorio che

pone in primo piano, relativamente al sistema insediativo alcuni aspetti e principi

fondamentali: la centralità di Camaiore nel contesto territoriale, l’assenza di nuclei al di

sotto della via Francesca in direzione del mare, la distribuzione lungo il diffuso reticolo

delle vie di comunicazione di fattorie e cascinali fino a quote molto elevate per il pascolo

montano, la concentrazione in punti strategici del sistema orografico e idrografico, di nuclei

collinari e montani.

La posizione geografica sul territorio, è il primo elemento significativo che emerge dalla

lettura della cartografia e che influenza le caratteristiche proprie di ogni nucleo.

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I nuclei che si affacciano sulla valle di Camaiore sono disposti a corona ad una quota

variabile tra i 200 e i 400 metri, in particolare Monteggiori, S.Lucia, Greppolungo, Casoli,

Metato, Torcigliano, Pontemazzori e Pedona.

Altri nuclei sempre appartenenti a questo sistema oroidrografico, si sono sviluppati più in

basso in prossimità del corso dei torrenti e dei fiumi, come Lombrici sul rio Lombricese e

Nocchi su il rio Lucese.

Altri nuclei sono localizzati in direzione del bacino oroidrografico del torrente Freddana:

Montemagno, Gombitelli, Migliano, Fibbiano, Anticiano sui poggi e Valpromaro in valle che

si è sviluppato proprio lungo il torrente Freddana. In ultimo Fibbialla nella zona delle Sei

Miglia.

Gli studi permettono di riconoscere e valorizzare questo grande patrimonio insediativo di

valore storico e culturale. La perdita di identità e della memoria dei segni storici presenti

sul territorio, non hanno permesso fino ad oggi di valorizzare e sviluppare le potenzialità di

un ambiente, nel quale il connubio uomo-natura è stato nel corso dei secoli sempre in

equilibrio.

1.3.2.6. Il podere di pianura e di collina

Dai cabrei sei-settecenteschi e dai catasti ottocenteschi emerge l’importanza che ha avuto

per il disegno e la morfologia del territorio, la presenza del podere, sia esso situato in

pianura che in collina.

Esisteva una stretta relazione tra l’uso del suolo a fini agrari, il conseguente disegno dei

coltivi, la regimazione delle acque necessarie per l’irrigazione e gli edifici di pertinenza al

fondo, questi ultimi spesso risultano articolati in più manufatti (abitazione, stalla, fienile,

porcilaia ) necessari per rendere funzionale e produttiva questa porzione di territorio.

Le carte in nostro possesso ci restituiscono fedelmente il tentativo della ricerca costante di

un equilibrio tra le necessità umane e il sistema ambientale nel quale erano calate.

Il paesaggio che oggi siamo abituati a vedere, e spesso a ricercare perché coperto da

segni contemporanei che hanno cancellato i preesistenti, è il frutto della sovrapposizione

nel corso dei secoli di segni antropici realizzati seguendo le linee naturali che il territorio

stesso suggeriva.

Dove questi elementi si sono conservati, emergono con la forza della semplicità e

dell’intimo legame che li lega al luogo in cui sono collocati, distinguendosi nettamente dai

nuovi elementi antropici che non hanno seguito i suggerimenti visibili su il territorio, ma

che sono stati calati dall’alto in virtù di ragionamenti astratti ed anche da meri interessi

speculativi. Il lavoro di ricerca svolto sui catasti e le mappe storiche, ha tentato di ritrovare

questa trama di segni territoriali, di risorse ambientali ed antropiche che sottendeva

all’utilizzazione equilibrata e compatibile del territorio.

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1.3.2.7. Le acque e le strade

Le acque e le strade sono state analizzate e descritte come due temi connessi perché da

sempre risultano in stretta relazione tra loro. La distribuzione della viabilità era organizzata

in funzione della struttura oroidrografica del territorio comunale, costituita dall’ambiente

della marina e della pianura bonificata, dal territorio pedecollinare, dalla valle di Camaiore

e dal sistema montano. Dove il territorio lo permetteva (pendenze minime), le strade erano

realizzate parallele alle principali vie d’acqua lungo il letto lasciato libero dai fiumi e dai

torrenti; dove invece la morfologia del terreno impediva questa corrispondenza le strade si

articolavano assecondando l’andamento delle curve di livello allontanandosi quindi dalle

vie d’acqua. Le vie di comunicazione assolvevano alle seguenti necessità: il collegamento

di Camaiore con i capoluoghi del territorio circostante e la viabilità extra-comunale, i

collegamenti tra i nuclei e gli insediamenti sparsi sul territorio, i collegamenti con le marine

e il resto del territorio.

Il sistema idrografico principale costituito dal torrente Lombricese e dal torrente Lucese,

che confluiscono poco dopo il capoluogo nel fiume di Camaiore, rappresenta anche la

spina dorsale dell’andamento orografico del territorio e di conseguenza gli elementi

ordinatori della viabilità.

Lungo il corso del Lucese correva la via di comunicazione con Lucca, identificata da

sempre con la via Francigena, il cui percorso pur cambiato nei secoli, è sempre stato il

punto di riferimento per il collegamento di Camaiore con la grande viabilità extracomunale.

La via Lombricese parallela al torrente omonimo, permetteva di collegare il capoluogo con

tutti i nuclei attestati sul versante Nord-Ovest di Camaiore. Il fiume di Camaiore e la via

parallela ad esso assicuravano il collegamento con la pianura bonificata e con le marine.

Il margine tra il sistema pedecollinare e quello della pianura era ed è segnato dalla via

Francesca, oggi provinciale Sarzanese che permetteva l’attraversamento in direzione

Nord-Sud del comune. Nella stessa direzione il collegamento era anche assicurato nella

zona delle marine dalla via Emilia, oggi via Aurelia. Al sistema della viabilità principale si

sommava la rete delle vie vicinali, che diffusa in modo capillare su tutto il territorio, ma

particolarmente nella fascia pedecollinare e collinare, permetteva il collegamento tra tutti i

nuclei e i numerosi complessi isolati diffusi su tutto il territorio. Altrettanto diffusa e

fondamentale per le attività agricole, attività economica principale del comune, era la rete

dei canali e dei fossi minori alimentati dai torrenti e dagli affluenti del fiume di Camaiore e

degli altri rii di collina. Questo sistema idraulico permetteva l’irrigazione dei campi da

coltivare in pianura e necessitava spesso di opere di ingegneria idraulica, quali argini,

chiuse, cateratte ecc. Queste opere di fondamentale importanza territoriale e ambientale,

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necessarie a rendere asciutte e irrigate le zone soggette a coltivazione hanno costituito

per secoli motivo per la sperimentazione e organizzazione delle strutture territoriali.

1.3.3 La marina

Il territorio della Repubblica di Lucca che si affaccia su il mare va sotto il nome di “Marine

Lucchesi” ed in età medievale comprendeva una striscia poco più larga di un chilometro,

coperta da sabbia e da una folta macchia di querce, ontani, frassini e lecci.

Parallela a questa fascia ne correva un’altra, paludosa, caratterizzata da una fitta trama di

canali e lame acquitrinose.

Più all’interno una terza fascia comprendeva i terreni adiacenti alla via Francesca, che “per

posizione e capacità di scolo” rimanevano asciutti tutto l’anno. Il territorio di Camaiore non

si sottrae a questa semlice descrizione, ciò è infatti rilevabile in diverse produzioni

cartografiche, databili tra il secolo XV e il secolo XVIII (archivio storico comunale), in cui

sono rappresentate con dovizia di particolari queste parti del territorio camaiorese.

La presenza di diverse carte è certamente un dato che mette in evidenza l’interesse della

Repubblica e degli abitanti di Camaiore a queste parti di territorio. Interesse dovuto alla

necessità di porre in bonifica e all’asciutto queste aree acquitrinose e malsane e dalla

necessità di organizzare successivamente l’area con un ambiente adatto per le coltivazioni

e l’insediamento umano.

Tutte le carte topografiche, riportano rappresentazioni delle zone in cui sono situate le

lame e le peschiere, queste ultime alimentate soprattutto dal fosso del secco.

Particolarmente interessante risulta la carta del 1743 in cui il cartografo, rappresenta il

territorio con la massiccia presenza del bosco di querce e di lecci oltre all’intricato sistema

umido di canali e lame. Su questi ultimi la carta della marina (sec. XIX) riporta le

suddivisioni dei terreni in lotti quadrati e rettangolari, proprio in corrispondenza delle

peschiere.

La carta riporta inoltre i relativi ambienti in via di bonifica e la descrizione della

destinazione d’uso di ogni singolo lotto.

Sulla mappa del sec. XVI viene rappresentato anche il confine tra la Repubblica di Lucca e

il Granducato di Toscana a nord di Camaiore. Queste carte sono un documento di

estremo interesse che ha permesso di valutare e localizzare i segni e gli elementi

ambientali che attualmente possono essere rintracciati nel territorio del Lido di Camaiore,

in particolare al fine di localizzare gli elementi ambientali di interesse storico-colturale

tutt’oggi presenti, quali i fossi e i boschi di lecci, oltre chiaramente alle aree umide. In

questo senso è in corso di ultimazione anche un’attenta indagine geologica e

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idrogeologica da mettere a confronto con la carta dell’uso del suolo, con l’obiettivo di

valutare gli elementi di fragilità presenti sul territorio.

1.3.4 La nuova citta’ litoranea, studi urbanistici

Dopo il Piano Regolatore di Lorenzo Nottolini per Viareggio lo sviluppo della “città

litoranea” venne costantemente condizionato dalla nascita e dal successivo incremento

dell’attività turistica balneare. Dall’800 in poi si vide una espansione edilizia spostata dal

vecchio nucleo storico della città di Viareggio prima verso il mare e poi verso il Lido di

Camaiore. Ancora nel 1878 il territorio delle marine di Camaiore risulta comunque non

urbanizzato, sono infatti presenti solo alcune cascine rurali legate ai grandi poderi agricoli

presenti su questo territorio ( podere Puccinelli, case Paci, case Mapelli, Magazzeno e

Dogana del secco).

Gli anni che seguirono videro un ulteriore incremento dell’attività turistica e balneare che

divenne il fulcro dell’economia litoranea, conseguentemente si ebbe una massiccia

espansione edilizia lungo tutta la costa. Con i primi anni del novecento anche a Camaiore

furono realizzati i primi piani urbanistici, tesi a dare risposta ai forti incrementi dell’attività

turistica e quindi delle attrezzature ad essa collegate. Il processo di terziarizzazione della

città e della sua specializzazione turistico-balneare, contribuì ad aumentare l’interesse per

l’investimento immobiliare e la speculazione fondiaria che, nella tipologia edilizia

aggregata prima e del villino isolato dopo, trovava la ragione di uno sfruttamento intensivo

e funzionale ai nuovi valori della rendita. Negli anni trenta Lido di Camaiore viene

interessato dalla programmazione territoriale che investe l’intera fascia della Versilia e di

cui Viareggio rappresenta il nodo strategico.

La direttrice programmata di sviluppo partendo da Viareggio coinvolgerà tutti i nuclei di

Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi. Proprio in questo periodo è

presente una forte attenzione da parte dell’amministrazione comunale di Camaiore alla

pianificazione urbanistica della città litoranea, testimoniata da una grande produzione

cartacea di piani regolatori, concorsi pubblici, progetti specifici, ma anche piani e

lottizzazioni di iniziativa privata.

Nel 1928 viene redatto un piano di ampliamento per il Lido di Camaiore nella zona che

dalla fossa dell’abate si estende fino a via del Secco. Vengono individuate secondo un

tracciato ortogonale, alcune strade principali che collegano gli insediamenti in direzione

mare-monti e strade longitudinali che collegano via del Fortino con via del Secco. Queste

arterie principali sono poi messe in comunicazione da una serie di traverse secondarie.

L’estendersi del fenomeno balneare aveva dato luogo ad un tipo di urbanizzazione

puntiforme disciplinata da generici regolamenti edilizi che avevano sancito un tipo di

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espansione insediativa basata sulla formula della città giardino come antidoto al modello

della città del lavoro dell’entroterra.

Dal momento che a questa tendenza insediativa, i comuni avevano risposto in modo

autonomo e disomogeneo, il Ministero per l’Educazione Nazionale fu indotto a postulare la

tutela del paesaggio mediante il coordinamento dei diversi strumenti urbanistici. A questa

richiesta di pianificazione coordinata e della tutela ambientale si rispose con i piani

regolatori redatti dall’arch. Brizzi alla fine degli anni trenta.

Il Brizzi elabora una serie di progetti di diversa scala sia a Viareggio che a Lido di

Camaiore, in quest’ultimo caso è evidente il tentativo di collegare in maniera organica i

due territori comunali attraverso la prosecuzione del viale Buonarrotti. Alla testa di questo

viale alberato troviamo la chiesa e i principali servizi pubblici. Il resto dell’abitato è

distribuito secondo tipologie abitative differenziate: prevalentemente ville immerse nel

verde, alcune ville a schiera, edifici collettivi d’alta densità circondati da ampi viali e spazi

verdi. La progettazione si basa su criteri di ricerca funzionale e razionalizzazione degli

schemi viari interni ed esterni alle zone residenziali, concentrando servizi e funzioni

urbane, distinguendo aree caratterizzate per settori ed integrate mediante un complesso

sistema di collegamenti

1.4. Inquadramento geomorfologico

La parte nord-occidentale della Toscana offre degli affascinanti scorci paesaggistici

caratterizzati da contrasti decisi e racchiusi in pochi chilometri di territorio, tra aspre forme

montane, blande colline e pianure costiere. In questo contesto ambientale è possibile

ammirare massicci rocciosi che si elevano oltre 1000-1500 metri, caratterizzati dal colore

chiaro delle pareti calcaree, ai piedi delle quali si snodano rilievi collinari che degradano

verso la pianura costiera. Il territorio di Camaiore, pur affacciandosi per un breve tratto su

il mare Ligure-Tirreno, racchiude questi aspetti di particolare fascino paesaggistico. Un

territorio come questo, in cui in poco più di 10km si passa dalla costa sabbiosa ai 1200

metri del monte Prana, dove sono comprese svariate forme morfologiche e sono presenti

elementi ambientali di notevole pregio deve essere assoggettato alla più efficace tutela e

al massimo rispetto. Questo a maggior ragione se si considera che il territorio è

caratterizzato da una intrinseca fragilità legata a fattori litologici, morfologici e

morfogenetici, spesso aggravati dalla mancanza di rispetto e sensibilità ambientale

dell’utente comune o da poco oculate scelte urbanistiche e infrastrutturali, assai diffuse in

passato. Nel territorio comunale di Camaiore sono riconoscibili due tipologie morfologiche

distinte:

-aree pianeggianti

-aree collinari montuose

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Le aree pianeggianti di maggior rilievo si trovano nel settore centrale e occidentale

dell’area comunale; esse sono rappresentate dalla conca di Camaiore e dalla piana

costiera. Alcune tra le principali vallate secondarie sono caratterizzate dal fatto di essere

state colmate, per alluvionamenti successivi, da depositi di conoidi di deiezione che

attualmente, allo sbocco nelle valli principali, si presentano terrazzati.

1.4.1 Idrografia di superficie

L’idrografia di superficie assume due caratteri distinti a seconda che si sviluppi nella zona

collinare-montana o in quella di pianura. Nel primo caso prevalgono corsi d’acqua

caratterizzati da discrete pendenze del fondo, mentre nel secondo caso i corsi d’acqua,

arginati e non, hanno uno sviluppo regolare, facendo parte, nella maggior parte dei casi, di

fossi o canali del Comprensorio di Bonifica. Il sistema idrografico che si sviluppa nella

porzione collinare e montana fa capo a tre impluvi principali, due dei quali scorrono nella

porzione centro-settentrionale del territorio comunale; essi sono costituiti dal Rio Lucese e

dal Rio Lombricese, dalla cui confluenza prende origine il torrente Camaiore. Il terzo

impluvio, che si sviluppa nella parte sud-orientale del Comune è rappresentato dalla parte

alta della Val Freddana, il cui corso d’acqua è affluente di destra del fiume Serchio. Nel

settore Nord-Ovest del territorio comunale, al confine con il Comune di Pietrasanta, si

verifica di frequente l’ingresso di acque salmastre in concomitanza delle alte maree e di

forti mareggiate. Inoltre piuttosto comune è il fenomeno dei ristagni e, in riferimento a tale

fenomeno, si deve osservare che il notevole sviluppo di aree pavimentate ha determinato,

in generale su tutta la piana versiliese, il ridotto funzionamento della rete colatoria; questo

processo fa sì che sia sempre più frequente il caso in cui eventi meteorici di una certa

consistenza determinino immediatamente fasi di piena eccezionali dei collettori principali,

con alluvionamento delle aree più depresse. Tali alluvionamenti avvengono in genere più

per mancato drenaggio che per tracimazione degli argini.

1.4.2 Elementi geomorfologici

A seguito dell’intenso evento meteorico del settembre ’98 si sono verificate, sul territorio

collinare che contorna la conca di Camaiore, più di 200 frane, quasi tutte caratterizzate da

una modesta estensione e da una scarsa profondità della superficie di scivolamento.

Questi dissesti sono il risultato degli effetti di un forte ruscellamento superficiale e mettono

ben in evidenza la fragilità del territorio camaiorese imputabile alla presenza di litologie

scadenti, ma anche ad una diffusa e generalizzata scarsa attenzione per l’ambiente inteso

soprattutto come territorio. Le aree con elevata instabilità potenziale risultano tutte quelle

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zone che, pur non essendo in frana, presentano costituzione litologica, morfologia e

condizioni idrogeologiche carateristiche di zone in frana, e per le quali è ragionevole

supporre una predisposizione al dissesto.

1.4.2.1. Stratigrafia delle aree di pianura

Con riferimento ad una ipotetica sezione geologica con direzione mare-monti, si può

osservare una successione verticale di terreni che, dal basso verso l’alto, possono essere

così elencati:

-strati continentali: ghiaie e argille precedenti all’ultima glaciazione, che si estendono in

profondità al di sotto di 150-130 metri dal piano campagna.

-argille continentali inferiori con ghiaie aventi uno spessore medio di circa 80 metri,

caratterizzate dalla presenza prevalente di sedimenti argillosi con intercalazione di depositi

di conoide che si fanno più consistenti in prossimità dello sbocco del torrente Camaiore

nella pianura costiera

-sabbie marine inferiori(depositi della prima oscillazione temperata tra i due periodi freddi

dell’ultima glaciazione). Questo livello presenta uno spessore massimo di 40 metri in

prossimità dell’attuale linea di costa e si assottiglia verso est, fino ad annullarsi all’incirca

in corrispondenza dell’attuale ferrovia Pisa-Genova.

-argille torbose lagunari e lacustri inferiori e depositi di conoide: questo orizzonte di strati

continentali corrisponde al secondo periodo freddo dell’ultima glaciazione ed ha uno

spessore medio di una trentina di metri.

-sabbie eoliche e marine superiori: sono i depositi della seconda oscillazione temperata ed

hanno uno spessore massimo di 25 metri in prossimità della costa, mentre si riducono

verso est, fino ad azzerarsi in corrispondenza della linea pedecollinare S.S. Sarzanese-

Valdera

-argille e torbe palustri superiori: si tratta di depositi corrispondenti al terzo periodo freddo

dell’ultima glaciazione ed al successivo periodo post glaciale che si protrae fino ai nostri

giorni

-alluvioni recenti di copertura: sono i depositi terminali e più superficiali, limosi-sabbiosi, a

volte ghiaiosi, connessi con gli ultimi apporti dei corsi d’acqua collinari

La disposizione dei depositi in affioramento può essere così schematizzata:

-la fascia di litorale compresa tra la linea di costa e la strada litoranea Viareggio-Forte dei

Marmi, è costituita da sabbie marine di recente deposito, a granulometria medio-fine, poco

addensate

-nella fascia compresa tra la strada litoranea e l’Autostrada Livorno-Genova affiorano

terreni prevalentemente sabbiosi di origine marina, con a tetto sabbie eoliche che

rappresentano i resti dell’antica duna costiera. Questi depositi di sabbie marine

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presentano un grado di addensamento variabile e si trovano in genere alternati a depositi

continentali argilloso-limosi con livelli di conglomerati argillosi, in seguito all’alternanza

delle fasi di ingressione e regressione marina.

-nella fascia compresa tra l’Autostrada e la zona pedecollinare affiorano terreni limosi-

sabbiosi o argillosi, talora con torbe e argille, che rappresentano la fase di colmata

dell’antica zona palustre

-nella fascia pedecollinare, estesa per circa 800-1000 m ad ovest del limite morfologico dei

rilievi, affiorano depositi alluvionali di origine continentale. Tali depositi sono in genere

eterogenei nella granulometria sia in senso verticale che orizzontale e risultano costituiti

dall’alternanza di argille, limi, limi sabbiosi, sabbie e ghiaie, con locali intercalazioni di

argille organiche

-Nelle valli più interne, compresa quella del torrente Camaiore, i depositi alluvionali sono

notevolmente eterogenei e presentano alternanze di livelli molli, prevalentemente argillosi-

limosi, e di livelli assai consistenti, ghiaiosi-sabbiosi che spesso si rilevano a profondità

modesta.

1.4.2.2. Paleografia della pianura costiera

Nella zona definita come pianura costiera, è noto che l’evoluzione del territorio è legata da

un lato all’abbassamento del graben costiero lungo le faglie attive fino al Quaternario e

dall’altro all’innalzamento del livello del mare che negli ultimi 18000 anni è stato di oltre

100 metri in conseguenza allo scioglimento dei ghiacciai terrestri dopo l’ultima grande

espansione (Wurm).In pratica, a partire dalla fine del Pleistocene medio assumono

importanza sempre maggiore le variazioni morfologiche dovute alla dinamica esogena

(clima) rispetto a quelle dipendenti dalla dinamica interna (tettonica).

A fronte del ribassamento costiero si verifica un innalzamento del livello marino

(trasgressione nota in letteratura geologica con il nome di “Versiliano”); questo fatto ebbe

come conseguenza il rapido colmamento delle depressioni con depositi marini litoranei

(rappresentati in prevalenza da sabbie), alternati a depositi continentali (costituiti da limi

argillosi) e palustri

(prevalentemente argilloso-torbosi); a tali depositi si sovrappongono sabbie eoliche che si

sviluppano nella parte litoranea della pianura. Questo passaggio da sabbie marine a

sabbie eoliche segna l’ultimo ritiro che, nel Quaternario recente, la linea della riva del mare

ha compiuto, dopo ripetute oscillazioni, dal piede dei rilievi a posizioni più arretrate verso

Ovest. Il processo di colmamento della depressione costiera è dunque il risultato di un

avvicendamento di depositi marini, corrispondenti ai periodi caldi intercalati ai periodi

freddi dell’ultima glaciazione, cui invece corrispondono depositi di origine continentale.

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Nel suo complesso, la struttura superficiale della pianura costiera, prima che la sua lettura

fosse resa difficile dall’intervento dell’uomo negli ultimi due millenni, era la seguente:

-un cono di deiezione abbastanza piatto del torrente Camaiore, che con sue alluvioni ha

anche provveduto al colmamento della conca valliva Camaiorese

-una serie di cordoni dunali paralleli al mare e intercalati da lame acquitrinose

-una fascia intermedia, tra conoide e dune, di terreni morfologicamente più bassi, sede di

stagni e paludi come prosecuzione delle situazioni tipo lago di Massaciuccoli a Sud e lago

di Porta a Nord.

In epoca romana la linea di costa era posta a circa 1,5 Km all’interno rispetto a quella

attuale; nel medio evo la situazione non era molto cambiata visto che il Forte di Motrone,

risalente agli inizi del XII secolo, era posto in prossimità della riva in una località che dista

1200 metri dalla riva attuale. Allo stesso medio evo risalgono le prime informazioni

sull’apertura di fosse di scolo e di arginature per regolamentare le acque al piede delle

dune che separavano gli stagni interni (lame) dal mare. Queste opere però non ebbero

successo fino agli inizi del secolo scorso quando fu iniziata la vera e propria opera di

bonifica degli acquitrini prima con l’adozione delle porte “vinciane” nei canali emissari e poi

con l’introduzione definitiva delle idrovore e la sistemazione idraulica di tutta la pianura

versiliese.

1.4.3 Caratteri climatici

Nel sistema di classificazione dei climi di Köppen (1936), adattato all’Italia da Pinna

(1970), aree planiziali, di bassa collina e le isole dell’Arcipelago sono comprese nel tipo

Csa (clima mesotermico, con accentuata siccità estiva e temperatura media del mese più

caldo maggiore di 22,0 °C);

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Le condizioni climatiche hanno stretta

influenza sullo sviluppo delle coperture

vegetali, fino a determinarne il grave stato

di sofferenza quando vengano sottoposte a

condizioni termiche o di siccità limite. Negli

studi di botanica forestale si ammette che la

temperatura media mensile dell’aria

costituisca fattore limitante per il pieno

sviluppo del bosco per valori inferiori a 7 °C

mentre è ben noto l’effetto dell’aridità

meteorologica sullo stato di salute delle

piante, qui definita secondo il criterio di

Gaussen (1952), che considera aridi i mesi

nei quali le precipitazioni (in millimetri)

siano inferiori o al massimo uguali al doppio

della temperatura dell’aria (in °C).

Carta delle zone climatico-forestali secondo la

classificazione di Pavari (1916)

Grafico di sintesi delle condizioni di temperatura e piovosità

L’effetto del mare nella regolazione termica della fascia costiera si manifesta con il

livellamento delle temperature minime e massime diurne e, perciò, con la riduzione delle

escursioni. La temperatura della superficie del mare che bagna le coste toscane si

mantiene pressoché costante da gennaio ad aprile; nei mesi successivi sale

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repentinamente fino a raggiungere il valore massimo in luglio; il ramo discendente della

curva, per il rilascio graduale dell’energia termica accumulata dal sistema marino nel

semestre caldo, presenta un decremento meno marcato. A questo andamento non deve

essere estranea l’influenza di una corrente meridionale che lambisce la Toscana nel tardo

autunno e in inverno.

Il litorale toscano è sovente battuto da tempeste di mare alimentate da venti del terzo

quadrante, con raffiche che possono superare la velocità di 30 m/s e direzione dominante

da sud-ovest (Libeccio). La durata delle «libecciate» è molto variabile, poiché si hanno

episodi di poche ore fino ad eventi della persistenza di cinque giorni.

La variabilità delle condizioni climatiche e di insediamento (relativa alla diversa natura dei

suoli urbani rispetto a quelli dei sistemi forestali evoluti) che si registrano in ambiente

urbano, fanno in ogni caso concludere che la vegetazione climacica di riferimento debba

essere presa in considerazione come valore tendenziale, ma non assoluto e replicabile in

ogni contesto e a tutte le scale dimensionali di intervento. In ambito urbano anche specie

appartenenti a stazioni ecologiche diverse sono in grado di sopravvivere e, in alcuni casi,

si comportano meglio delle specie tipiche.

1.5. EMERGENZE FITOPATOLOGICHE

In Toscana da qualche tempo è stata rilevata la presenza

di pericolosissimi insetti xilofagi di origine asiatica,

innocui per l'uomo ma dannosi per il patrimonio arboreo;

attaccano piante di molte specie diverse e si diffondono

rapidamente. Xylosandrus compactus (Eichhoff), è un

coleottero scolitide di origine asiatica che vive a spese di

molte piante legnose di interesse agrario e forestale.

La femmina è lunga 1,3-1,8 mm, presenta corpo cilindrico di colore bruno nerastro, il

maschio è lungo circa 0,8-1,1 più arrotondato e di colore bruno-rossiccio.

La specie, segnalata per la prima volta in Italia dal Servizio fitosanitario della Campania

nel 2011 su Quercus ilex, Laurus nobilis e Viburnum sp., è attualmente in fase di

espansione in Toscana dove è stata rinvenuta nel 2012 su siepi di alloro in varie località

nel comune di Pietrasanta (LU) e di Forte dei Marmi (LU). Data la polifagia della specie gli

attacchi possono verificarsi anche piante di lauroceraso e varie altre ornamentali (fra le

quali magnolia, olmo betulla, catalpa, salice, tiglio etc.) e coltivate (fra le quali rientra

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anche l’olivo), interessando con i suoi attacchi piante in giardini pubblici e privati sulle quali

causa diffusi disseccamenti dei rametti apicali.

I danni alla pianta ospite sono causati dall’attività di scavo della femmina nei rametti

della pianta ospite per la formazione di una breve galleria che si allarga in una camera

di allevamento irregolare che può raggiungere i 3 cm di lunghezza dove

avviene l’ovideposizione. Tale camera viene successivamente ampliata per facilitare lo

sviluppo delle larve. L’attività di scavo è generalmente visibile all’esterno grazie alla rosura

espulsa dalla femmina attraverso il foro di penetrazione che si presenta rotondo e con un

diametro di circa 0,8 mm. Le larve si nutrono essenzialmente a spese di funghi

dell’ambrosia presenti all’interno delle gallerie materne. I propaguli di detti funghi vengono

trasportati dalle femmine, stoccati all’interno di strutture particolari del corpo dette micangi

e disseminati nella galleria di prolificazione per assicurare l’alimentazione e lo sviluppo

della prole.

La sex-ratio della specie è fortemente spostata a favore delle femmine. I maschi nascono

per partenogenesi arrenotoca, sono aploidi e atteri, si accoppiano con le sorelle all’interno

delle gallerie di allevamento e hanno vita molto breve; le femmine volano alla ricerca di

nuovi siti di ovideposizione (Wood, 1982). X. compactus sverna come adulto nei rametti

attaccati (Ngoan et al. 1976; Wood, 1982); il ciclo di sviluppo in condizioni favorevoli può

completarsi anche in soli 28 giorni.

Nei nostri climi compie almeno due generazione all’anno. X. compactus è un fitofago

primario che può trovare nei nostri ambienti condizioni favorevoli alla sua diffusione e

prolificazione. Al danno diretto dello xilofago dovuto all’attività di scavo delle femmine si

aggiunge il trasporto sulla pianta ospite di funghi in grado di causare disseccamenti

periferici sui rametti colonizzati.

Da dicembre a febbraio è opportuno eseguire la potatura dei rametti che

presentano disseccamenti e fori d’entrata dello scolitide. Il taglio deve essere effettuato

sulla porzione verde del rametto a 10 cm sotto la parte disseccata. La risulta della potatura

deve essere immediatamente bruciata in loco o trasportata in sicurezza (insacchettata al

fine di evitare dispersione di adulti svernanti all’interno dei rametti secchi) in appositi luoghi

dove verrà immediatamente bruciata.

Da evitare la triturazione del materiale perché gli adulti (lunghi meno di 2 mm) possono

sfuggire a questo trattamento. Dalla primavera all’autunno si devono effettuare controlli

sulla vegetazione delle piante potenzialmente ospiti al fine di individuare i primi sintomi di

avvizzimento e disseccamento ed intervenire come sopra riportato.

Qualsiasi tipo di trattamento chimico o endoterapico curativo non assicura il controllo

della specie perché i principi attivi non vengono efficacemente traslocati nei tessuti

deperienti o disseccati per l’attacco dell’insetto. A questo va aggiunto che, data la polifagia

della specie, non è pensabile di effettuare trattamenti preventivi indiscriminati sul verde

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urbano sia pubblico sia privato per l’alto rischio che ciò comporta per la salute umana, per

la sopravvivenza degli insetti utili e l’inquinamento ambientale.

Per quanto riguarda l’altra emergenza

fitopatologia, il cancro colorato del

platano, secondo il Servizio Fitosanitario

Regionale risultano focolai di infezione

nell’area di intervento.

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2. PARTE SECONDA

2.1. STATO ATTUALE – INQUADRAMENTO

VEGETAZIONALE

Di dimensioni relativamente ampie, l’area costituisce un lembo residuo di vegetazione

semi-naturale circondato da terreni in cui predominano coltivazioni asciutte o ambiti

urbanizzati.

Nell’area oggetto di studio si riscontra una discreta quantità di ambienti caratterizzati da

tipiche formazioni vegetazionali. La varietà è determinata da diversi fattori, tra cui il diverso

grado di salinità delle acque, la profondità della falda, la permanenza o meno dell’acqua

nella stagione secca ed il tipo di substrato. Questi fattori sono in continua evoluzione,

pertanto le diverse formazioni vegetazionali sono in continuo dinamismo.

La componente arborea ed arbustiva ha una presenza per nulla marginale; si rileva la

presenza di consistenti masse di vegetazione igrofila costituita da Salice, Ontano, Pioppo,

che rappresentano una testimonianza della vasta foresta umida che un tempo ricopriva

gran parte della Toscana occidentale.

Per ciò che concerne la vegetazione si hanno quindi alcuni elementi dell’alleanza del

Salicion albae (Salix alba, Populus nigra) e consorzi di specie erbacee nitrofile .

Vi è da rilevare anche la presenza di ambienti seminaturali, elementi di origine antropica

(diretta o indiretta) tendenti, in prospettiva, alla rinaturalizzazione. Ci si riferisce alla

presenza di corposi boschi di invasione, con prevalenza di cedui di robinia, e di aree

incolte a vegetazione irregolare con prevalente copertura arbustiva.

La vegetazione in esame riveste un notevole valore naturalistico in quanto è un esempio

relittuale dei boschi periodicamente allagati che costituivano una vasta parte del

comprensorio prima della bonifica. Inoltre l’area è molto degradata, come dimostra la

mancanza di specie erbacee associate al pioppeto-saliceto e l’invasione del sottobosco da

parte dei rovi; tuttavia, la vegetazione palustre è costituita da specie a rapido

accrescimento e potrebbe ritornare a condizioni di buona naturalità nel caso cessassero i

fattori di degradazione.

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2.2. PREESISTENZE VEGETALI: CONDIZIONI

VEGETATIVE E VALORE ORNAMENTALE

Le operazioni di rilevamento costituiscono il punto di partenza per l’analisi dell’impianto

arboreo oggetto dello studio, e come tale ne rappresentano una fase fondamentale. Lo

scopo del rilevamento era conseguire un duplice obiettivo: ottenere il rilievo ed il

censimento del patrimonio arboreo presente, raccogliendo i dati sulle condizioni

fitosanitarie e sulle caratteristiche strutturali degli alberi presenti, e esprimere un giudizio

sulla opportunità di conservazione in sito dei soggetti meritevoli (per orientare, laddove

possibile, la progettazione della viabilità in modo da tutelare elementi di pregio). Alla fine,

una volta identificati i soggetti interferenti, risultava necessario valutare la fattibilità tecnica

del trapianto.

La procedura di rilevamento, oltre a determinare la specie di appartenenza ed i relativi dati

dendrometrici, ha portato all’attribuzione di giudizi di sintesi, attribuiti mediante punteggi,

relativi a diversi aspetti: fitosanitari, strutturali, estetici, funzionali, ecologici.

Alle valutazioni riguardanti le condizioni vegetative e fitosanitarie dell’albero (fondamentali

per ragioni di sicurezza della fruizione) hanno fatto seguito altre considerazioni di merito.

Un giudizio sintetico sulle prospettive di sviluppo della pianta è dato dal punteggio

attribuito per le condizioni strutturali; piante prive di difetti avranno maggiori probabilità di

diventare piante adulte e veterane.

Rientrano nel giudizio finale anche il potenziale ornamentale, massimo per piante isolate e

di grandi dimensioni; il contributo funzionale, attraverso il quale si valuta l’effettivo apporto

del singolo soggetto alla composizione ed alla caratterizzazione dello spazio nel suo

complesso; il valore ecologico, ossia un complesso di fattori fra cui la rispondenza alle

condizioni stazionali, la possibilità di fornire cibo e rifugio per la fauna, l’appartenenza a

specie autoctone, eccetera. Se una pianta appartiene a specie invasiva, viene

automaticamente inclusa nella categoria più elevata. I punteggi attribuiti a ciascuna

singola pianta sono stati in tal modo distribuiti:

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In accordo con le procedure consolidate e codificate all’interno del protocollo SIA / ISA –

Società Italiana di Arboricoltura, il peso maggiore è stato dato alle condizioni fitosanitarie.

Il rilevamento è stato svolto con un metodo d’indagine visiva (VTA, Visual Tree

Assessment). L’accurata osservazione delle diverse parti della pianta ha consentito il

rilievo di molteplici sintomi e difetti strutturali.

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Il VTA (Visual Tree Assessment) consiste in una metodologia d’indagine basata sui

principi della biomeccanica dell’albero (Mattheck e Broeler, 1994). Attualmente

riconosciuta in molti Paesi, trova oggi largo impiego in questo settore possedendo i

requisiti necessari di precisione, rapidità ed economicità. Il concetto su cui si fonda è

l’assioma della tensione costante, secondo il quale un albero tende a crescere e

svilupparsi in modo da garantire una regolare ed omogenea distribuzione dei carichi su

tutta la sua struttura. Se per cause esterne, traumi o malattie l’equilibrio risulta alterato,

l’albero è indotto a produrre legno di reazione nelle zone in cui rileva delle differenze nella

distribuzione dei flussi di forza per determinarne il rinforzo. Questa formazione di materiale

nei punti di sovraccarico può pertanto considerarsi come il sintomo esterno della presenza

di difetti strutturali all’interno dell’albero, e si manifesta sotto forma di rigonfiamenti,

depressioni, costolature, ecc. Il riconoscimento e la codificazione di questi sintomi

costituiscono pertanto la fase più importante dell’analisi. Il metodo VTA può essere seguito

da analisi strumentali nel caso in cui siano riscontrati dei sintomi; il corrispondente difetto

deve essere confermato e misurato attraverso un’indagine più approfondita mediante

l’impiego di strumenti specifici. Il fine di questo tipo di analisi è stabilire se la porzione di

legno sano residuo, nel punto indagato, è in grado di sostenere le sollecitazioni

meccaniche cui è sottoposta, e di conseguenza intervenire se necessario per mettere in

sicurezza l’albero o, quando non possibile, procedere all’abbattimento.

Un ulteriore approfondimento merita la valutazione attribuibile al contributo ecologico. Il

valore di sintesi, attribuito alla specie ed alla varietà di appartenenza e non al singolo

individuo, è la sintesi di diversi aspetti quali:

• fogliame sempreverde o spogliante (piante sempreverdi catturano polveri lungo

tutto l’arco dell’anno)

• fogliame precoce o tardivo (piante con fogliame precoce esplicano maggiori benefici

ambientali)

• la appartenenza al contingente delle autoctone, e la relativa rarità della specie nel

contesto considerato

• la rapidità di crescita

• la maggiore / minore efficienza nel sequestro di PM10, l’assorbimento di ossidi di

azoto ed ozono, l’emissione di VOCs

• la lunghezza del periodo in cui la specie considerata raggiunge la maturità vegetale

• la percentuale di ombreggiamento offerta dalla chioma

• la possibilità di offrire cibo/rifugio alle specie animali

• l’efficienza nella gestione della risorsa acqua

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Attraverso l’analisi dello stato di fatto si è arrivati a compiere una indagine floristico-

vegetazionale della zona interessata al progetto, potendo così stabilire le metodologie per

la sua gestione.

Ciò ha consentito di:

1) definire in modo preciso e aggiornato il quadro vegetazionale delle aree interessate,

caratterizzando le principali fitocenosi (complesso di piante che crescono in un ambiente

fisico e chimico ben determinato ed in cui i singoli elementi si influenzano reciprocamente)

e individuando le reciproche relazioni tra di esse, anche in senso evolutivo

2) individuare gli interventi di gestione più urgenti allo scopo di mantenere le associazioni

vegetali più significative e specifiche;

3) individuare le zone più idonee alla realizzazione di interventi basandosi sui seguenti

parametri:

-presenza di un assetto vegetazionale rappresentativo e significativo

-mancanza di elementi floristici di particolare pregio o situazioni di particolare sensibilità

ambientale; in tali condizioni è molto improbabile che interventi, anche a carattere

sperimentale, possano provocare alterazioni irreversibili

-adeguamento della portata di intervento e della superficie coinvolta al tipo di fitocenosi

presente e al suo grado di sensibilità ecologica

Sub ambito 1.1 - Ex Bussola Domani:

L’area è suddivisa trasversalmente in due aree ben distinte, anche dal punto di vista delle

tipologie vegetazionali riscontrabili, dalla via Alighieri. L’area verso il mare è caratterizzata

da 4 formazioni arboree di grande valenza:

la siepe di Pinus pinaster e Quercus ilex presente lungo il muro di confine verso viale

Bernardini, in cui sono presenti molti pini e lecci danneggiati e mal conformati. Il limite di

questa macchia è caratterizzato dalla presenza di Robinia pseudoacacia proveniente da

disseminazione e da un sottobosco in cui le infestanti (Smilax aspera, Urtica spp., Hedera

elix, Convolvolus spp. e Ailanthus altissima) la fanno da padrona. Lo strato arbustivo è

caratterizzato dalla presenza di Pittosporum tobira, Laurus nobilis e Eleagnus x ebbingei

spontanei. E’ presente anche una macchia caratterizzata dalla presenza di specie che

solitamente sono coltivate a scopo ornamentale: si possono riconoscere Pseudosasa

japonica, Phyllostachis aurea, Cortaderia selloana, Tamarix gallica, Prunus cerasifera

‘Pissardii’ e Punica granatum. Si segnala la presenza di un importante esemplare di

Platanus x acerifolia di 305 cm di circonferenza.

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la fascia di lecci: probabile residuo dell’impianto dell’azienda sperimentale costituita da

Rolandi-Ricci, è stata accorciata, ma è ancora ben visibile e riconoscibile. Caratterizzata

da un impianto molto fitto, solo nella parte verso via Monte Paina si ravvisa la presenza di

vegetazione infestante rappresentata da esemplari di Robinia pseudoacacia anche di

discrete dimensioni.

la radura arborata, caratterizzata dalla presenza molti esemplari di Pinus pinea e Pinus

pinaster di notevoli dimensioni, associati ad esemplari di Platanus x acerifolia, Populus x

canescense e Quercus ilex. La presenza di alberi in quest’area è andata notevolmente a

diminuire dal 1996 ad oggi, con il risultato che le specie infestanti Robinia pseudoacacia e

Rubus spp. hanno avuto gioco facile nell’insediarsi.

la fascia di lecci che si affaccia su via Alighieri presenta alcune fallanze e risulta, così,

frammentata. Sono presenti diversi esemplari di grande valenza, intervallati da individui di

Robinia pseudoacacia.

L’area verso l’entroterra di via Alighieri è caratterizzata dalla presenza di una radura

arborata con diversi esemplari di Pinus pinea di notevoli dimensioni, di Platanus x

acerifolia (di cui uno certamente affetto da cancro colorato del platano) e da boschetti di

nuovo impianto di Quercus ilex.

2.2.1 RISULTANZE DELLA VALUTAZIONE DEL PATRIMONIO VEGETALE DEL

LOTTO DI INTERVENTO

Il risultato della valutazione precedentemente sviluppata è il raggiungimento di una

attribuzione di merito per ogni pianta arborea presente all’interno del comparto, al fine di

poter fornire elementi di giudizio oggettivi per identificare le alberature realmente meritevoli

di salvaguardia, e individuare per le altre le possibili alternative alla rimozione, qualora

interessate.

La valutazione finale, effettuata attraverso l’attribuzione di un sistema di punteggi

diversificato a seconda della gravità e della irreversibilità dei difetti, si proponeva di

attribuire ad ogni pianta arborea un giudizio sull’opportunità della sua conservazione in sito

il più omogeneo possibile, pur nella diversità riscontrabile nelle singole specie, al fine di

fornire un valido supporto tecnico e scientifico svincolato da considerazioni di natura

puramente estetica.

Quando però un albero viene coinvolto da un progetto e non è possibile integrarlo, si tratta

di esprimere un giudizio sulla sua opportunità di recupero, che avviene tramite trapianto; in

questo caso, occorre tenere in considerazione anche le valutazioni di natura economica e

la prognosi sul lungo periodo, evitando di investire ingenti risorse della collettività per il

recupero di specie non in perfette condizioni di conservazione e strutturali. L’indice

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sintetico finale è quindi stato utilizzato anche per determinare per quali piante sia

giustificabile l’esecuzione di un trapianto.

Obiettivo prioritario è, in linea generale, la conservazione del maggior numero di alberi

possibile. Il principio di salvaguardia, d’altra parte, deve essere applicato interamente,

prendendo in considerazione la somma degli effetti legati alla attività di cantiere: gli alberi

che si intendono mantenere in sito non dovranno venire danneggiati né da drastiche

potature, né da scavi condotti a distanze inferiori alle distanze di rispetto.

In fase esecutiva si dovranno comunque prendere in considerazione tutte le precauzioni

atte a minimizzare i danni da attività di cantiere: l’apparato radicale delle piante che si

intendono conservare nella collocazione attuale non dovrà subire danneggiamenti per

effetto dei lavori in progetto. In fase di esecuzione si procederà con particolare cautela in

modo da minimizzare le perturbazioni dell’apparato radicale, identificando possibili

soluzioni alternative in caso in cui si incontrino radici di medie e grosse dimensioni dalle

quali, viste le particolari condizioni di insediamento, può dipendere la stabilità del soggetto.

Sono in ogni caso attuabili e prevedibili, per soggetti di particolare pregio, tecniche di

scavo meno impattanti quali quelle con escavatore a risucchio. In ogni caso dovranno

essere previste misure di salvaguardia rivolte alla riduzione di possibili danni provocati

dalla esistenza di un cantiere: quelli diretti provocati dalla movimentazione dei mezzi

operativi e quelli indiretti dovuti alla compattazione del suolo provocata dal transito dei

veicoli, o al deposito di materiali da costruzione o di terra di scavo nelle vicinanze della

pianta. E’ opportuno che le operazioni di messa in sicurezza delle chiome vengano

effettuate prima dell’installazione del cantiere.

2.2.2 FATTIBILITA' DEL TRAPIANTO DEI SOGGETTI NON INTEGRABILI

Come risultato delle analisi sullo stato di conservazione delle alberature, e sulla base delle

considerazioni effettuate nelle precedenti note tecniche, è stato possibile formulare una

proposta di intervento che prende in considerazione la possibilità di recupero dei soggetti

non integrabili nel progetto tramite trapianto in altra collocazione all’interno dell'area di

intervento o in altre aree a verde pubblico. La valutazione della fattibilità del trapianto è

stata effettuata sulla base delle condizioni di conservazione dell’individuo non solo dal

punto di vista fitostatico ma, come detto, anche strutturale. In fase di realizzazione questa

valutazione, vista la complessità del progetto, andrà integrata con saggi in area radicale,

per valutare l’effettivo sviluppo delle radici, la loro conformazione, la reale distanza dai

sottoservizi, così come andranno valutate le problematiche operative quali l’esecuzione

dei lavori in epoche non adatte.

La buona riuscita di un trapianto di soggetti arborei di medie e grandi dimensioni dipende

dalla contemporanea realizzazione di svariate condizioni e dall’attuazione di poche ma

fondamentali norme tecniche:

• Attitudine della specie e dell’individuo al trapianto.

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• Dimensioni all’epoca del trapianto, con particolare riferimento al diametro del

tronco.

• Assenza di vincoli come muretti di contenimento, recinzioni o altri manufatti

fortemente limitanti la formazione della zolla

• Collocazione in piano della pianta sia nel sito originario che in quello di trapianto.

• Esecuzione in epoca adatta, che può essere diversa a seconda della specie

considerata, e con l’adozione di ogni accorgimento tecnico (preventiva potatura di

alleggerimento, legatura della zolla e/o trapianto con speciali attrezzature,

controventatura, ecc.).

• Estirpazione con un “pane di terra” (zolla) di dimensioni tali da contenere la maggior

quantità possibile di radici, e comunque, per gli esemplari in oggetto, di diametro

pari (indicativamente) alla misura ottenuta moltiplicando per 8 il diametro dell’albero

misurato ad un metro dal suolo.

• Ove possibile, effettuazione del trapianto contestuale, in un unico tempo: soprattutto

per le piante che superano i 40 cm di diametro è assolutamente necessario evitare

il doppio trapianto condotto allo scopo di ricollocare i soggetti nella medesima

posizione occupata in precedenza. Il secondo spostamento, in genere da effettuarsi

entro due o tre anni dal primo, sottopone i soggetti ad un duplice stress da

trapianto, dal quale potrebbero non riprendersi.

• Rigorosa attuazione di un programma di manutenzione post-trapianto, di durata

almeno triennale, con particolare riguardo nei confronti delle irrigazioni di soccorso.

Queste condizioni possono essere applicate alle piante presenti e interferenti con il

progetto.

La buona riuscita dei trapianti è legata alla corretta esecuzione di tutte le cure colturali

necessarie e, per i primi tre anni, alle periodiche e abbondanti irrigazioni. Pertanto per gli

alberi recuperati (e alla conclusione di ogni trapianto), dovrà avere inizio una particolare

manutenzione pluriennale con le specifiche previste dalla tecnologia di trapianto di alberi

non preventivamente preparati.

2.2.3 MISURE DI SALVAGUARDIA PER LA PROTEZIONE DALLE ATTIVITA' DI

CANTIERE

Allo scopo di tutelare le alberature integrabili all’interno dell’area di trasformazione

dovranno essere previste misure di salvaguardia rivolte alla riduzione di possibili danni

provocati dalla esistenza di un cantiere: quelli diretti provocati dalla movimentazione dei

mezzi operativi e quelli indiretti dovuti alla compattazione del suolo provocata dal transito

dei veicoli, o al deposito di materiali da costruzione o di terra di scavo nelle vicinanze della

pianta.

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Sarà pertanto opportuno limitare stabilmente, per tutta la durata dei lavori, l’accesso

all’area di insediamento della pianta, anche mediante l’installazione di una recinzione

solida e non valicabile costruita con assi di legno, così da creare una area di rispetto che

includa la totalità della zona di salvaguardia.

In breve, le misure di prevenzione da attuarsi durante la cantierizzazione potranno essere

le seguenti:

• installazione di una recinzione stabilmente infissa prima dell’inizio delle opere di

demolizione o di scavo per identificare chiaramente la zona di protezione;

• ridurre al minimo la compattazione del suolo tramite la limitazione del transito

veicolare e la protezione della superficie del suolo con uno strato di pacciamatura

piuttosto spesso steso su un geotessile

• riduzione dell’entità degli scavi, attraverso il mantenimento del livello preesistente di

suolo, l’uso di fondazioni discontinue in prossimità degli alberi, l’adozione di

tecniche alternative di scavo per la posa delle tubazioni

• riduzione dell’entità dei percorsi da realizzarsi a seguito della definizione dei nuovi

accessi

• predisposizione di un impianto di irrigazione di soccorso distribuito sulla superficie

del suolo, sottostante allo strato di pacciamatura, per minimizzare i cambiamenti

nella disponibilità di acqua;

• realizzare drenaggi mirati nel caso si tema un eccesso idrico o si verifichi che

esistono zone di accumulo dell’acqua;

• laddove è necessario potare, l’operazione va condotta con il maggior anticipo

possibile per permettere agli alberi di recuperare il danno subito prima dell’inizio

delle operazioni di costruzione.

Il piano di tutela e salvaguardia delle alberature esistenti dovrà essere formalizzato

all'inizio dei lavori da parte dell'Impresa realizzatrice.

2.3. Considerazioni sulla natura agronomica dei

suoli

Dalle analisi di laboratorio condotte su quattro campioni di terreno, prelevati in data 8

ottobre 2015, si riscontra una natura dei suoli fondamentalmente sabbiosa.

La tessitura è sabbiosa, con una percentuale di sabbia che si attesta sul 97%, mentre limo

e argilla si attestano entrambi fra l’1 e il 2%. La presenza di scheletro è trascurabile. Il pH

è sub-basico, con valori che si attestano fra 8.4 e 8.6: da ciò deriva una CSC molto bassa

(da 4.30 a 5.22 meq), con un ridotto contenuto di nutrienti e una percentuale di sostanza

organica trascurabile (0.2%). La presenza di calcare totale è lieve e si attesta sull’8.6%.

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L’analisi sulla conducibilità elettrica definisce che non sono presenti nell’area cunei salini,

poiché il valore delle analisi si attesta tra 0.082 e 0.121 mS/cm.

Ne consegue che dal punto di vista ambientale sarà opportuno evitare, sia durante la fase

di cantiere che durante le successive operazioni di manutenzione e gestione dell’area

verde, l’aggiunta o la somministrazione di concimi chimici facilmente lisciviabili. Le

formulazioni impiegate per garantire alla vegetazione la minima dotazione nutrizionale

necessaria al superamento della crisi di trapianto saranno quindi prevalentemente a base

organica.

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3. PARTE TERZA

3.1. LINEE GUIDA E STRATEGIE PROGETTUALI

3.1.1 INTRODUZIONE

Gli interventi proposti per la riqualificazione degli spazi aperti collegati all’area di intervento

agiscono sui diversi usi, sulle funzioni e sulle qualità degli spazi aperti in modo coordinato

per giungere ad un unico risultato complessivo.

Le strategie progettuali identificate allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissato sono

essenzialmente le seguenti:

1) Rimodellazione, rinaturalizzazione e ricomposizione paesaggistica dei margini del

lotto, al fine di connettere percettivamente i siti con le adiacenti zone verdi a sud e a nord;

tale rimodellazione deve anche perseguire l’obiettivo di massimizzare le possibilità di

intensificazione delle piantagioni arboree ed altoarbustive, e di semplificare la

manutenzione successiva, presupposto fondamentale per la buona riuscita dell’impianto e

l’affermazione della vegetazione in tempi rapidi;

2) Realizzazione di un sistema di aree a verde efficiente, aventi capacità di accumulo

di apporti inquinanti, compatibilmente e coerentemente con i caratteri ambientali e

paesaggistici dell’area.

La definizione del percorso progettuale dell’area di trasformazione può riproporre una

ricostruzione della connettività ecosistemica del territorio (o una sua progressiva

deframmentazione) attraverso la definizione di una serie di interventi che vanno nella

direzione di ricostruire, ogni qualvolta sia possibile, elementi costitutivi di una rete

ecologica locale.

3.1.2 LA RISORSA ACQUA

L’acqua è fondamentale e necessaria per il mantenimento in efficienza del sistema del

verde nel suo complesso.

Le indicazioni normative in campo nazionale e comunitario, con particolare riferimento al

D. Lgs. 152/99 ed alla Direttiva Europea Quadro sulle Acque (2000/60), orientano verso

l’utilizzo di risorse più appropriate per i diversi usi, in particolare limitano l’uso dell’acqua

potabile solo a scopo umano, tranne in casi di ampia disponibilità della risorsa ed

accertata carenza di risorse idriche alternative. Per raggiungere entro il 2015 gli obiettivi

di “buono stato ecologico” fissati dalla Direttiva 200/60 l’uso della risorsa idrica deve

fondarsi su criteri di sostenibilità ecologica, economica e sociale.

Le problematiche legate alle fonti di approvvigionamento idrico sono state attentamente

ponderate allo scopo di realizzare un sistema al contempo facilmente gestibile ed

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ecologicamente sostenibile. La disponibilità di acqua è una condizione essenziale affinché

un sistema di verde possa esplicare in massima efficienza le sue funzioni; prati asfittici,

vegetazione sofferente per la siccità e piante che impiegano anni a superare la crisi di

trapianto ed iniziare a crescere non sono in grado di svolgere che una minima parte delle

funzioni ambientali (oltre che estetiche). Va ribadito che nei nostri climi l’irrigazione delle

aree verdi è imprescindibile per il loro sviluppo e per il loro mantenimento in efficienza, e

quindi va considerata come un intervento necessario per proteggere l’investimento della

collettività.

In questa sede viene richiamato il fatto che per l’irrigazione delle aree verdi verranno

impiegate acque di prima falda, secondo le indicazioni già consolidate ed in uso in altre

aree verdi comunali di recenti realizzazione.

Il prelievo dalla prima falda ha più di un vantaggio:

- com’è ovvio, non intacca le riserve di acqua potabile;

- contrasta l’innalzamento della falda stessa, e quindi contribuisce alla riduzione delle

problematiche connesse;

- rimette l’acqua in circolazione e la fa transitare attraverso il suolo, laddove l’insieme

della vegetazione in esso insediata e della microflora provvede alla biodegradazione,

all’adsorbimento e compartimentazione dei composti in essa contenuti.

Ulteriori risparmi nel consumo della risorsa acqua si sono ottenuti attraverso una adeguata

progettazione degli spazi a verde (razionalizzazione delle superfici), ottenuta attraverso

una valutazione delle esigenze idriche delle diverse componenti vegetali, il più possibile

omogenee all'interno della medesima area.

A complemento dell’impianto irriguo automatico sono previsti punti di presa di acqua

(idranti) in grado di assolvere alle piccole richieste connesse con le operazioni colturali

dell’area a verde. Gli idranti sono in derivazione della tubazione principale e, in linea

generale, sono posizionati in adiacenza dei vialetti pedonali e comunque in posizione

facilmente accessibile agli operatori.

Ulteriori risparmi nel consumo della risorsa acqua si sono ottenuti attraverso una adeguata

progettazione degli spazi a verde (razionalizzazione delle superfici), ottenuta attraverso

una valutazione delle esigenze idriche delle diverse componenti vegetali, il più possibile

omogenee all'interno della medesima area.

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3.2. Ambiti di progetto

3.2.1 IL GIARDINO DELLE NOTE

L’area subrettangolare posta a nord della via Dante Alighieri deve recuperare un carattere

– attualmente è poco più di un prato arborato con fondo sconnesso e piante in precarie

condizioni di vegetazione – ed una funzione all’interno del sistema dei Parchi del Lido. La

sua vocazione più naturale è quella di cerniera fra il sistema trasversale, e di

accompagnamento verso l’area eventi, rappresentando una sua naturale espansione ma

essendo anche in grado di vivere di vita propria in tutti i periodi dell’anno come funzionale

giardino di quartiere.

Grazie al recupero ed alla riqualificazione dei percorsi fra gli edifici che si affacciano su via

Abetone, rappresenta la naturale penetrazione da monte del sistema dell’area degli

eventi.

Il suo disegno prende spunto strumento utile a scrivere la musica stessa, ovvero il

pentagramma. Il nome delle note (do-re-mi-fa-sol-la-si) e la scrittura della musica sono

nate in Toscana, alla fine del primo millennio d.C.. Dedicare un’area alle note come mezzo

di trasmissione, nel tempo e nello spazio, della musica sembra quindi essere un atto di

particolare importanza per riaffermare l’importanza di questo strumento che ha finora

consentito la possibilità di tramandare, generazione dopo generazione, i capolavori del

passato, ed a chiunque di riprodurli, ripeterli, riarrangiarli.

Questo disegno inserisce nuovi percorsi segnati dagli assi direzionali già esistenti tra le

case più prossime al giardino. Le note stesse, disposte come sul pentagramma, diventano

delle aree di sosta o segni fra i percorsi.

Oltre all’implementazione del sistema del verde attraverso la piantagione di nuovi gruppi

arborei e siepi perimetrali, il progetto prevede il mantenimento degli alberi sani già

esistenti e l’inserimento di giochi sonori che possano animare il giardino.

3.2.2 L’AREA EVENTI

L’area Parco ospita eventi musicali di grande importanza e con un afflusso di pubblico

massiccio. Questo prevede l’inserimento di uno spazio adatto per ospitare questa tipologia

di eventi. Il sistema dei percorsi, degli accessi e la destinazione delle diverse funzioni è

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stata definita on site sulla base di attente valutazioni dello stato di conservazione e delle

valenze delle alberature esistenti: ne risulta un intervento dall’impatto modestissimo. Le

scelte materiche e la distribuzione dei percorsi sono pensate per ridurre al minimo

l’impatto sulle alberature esistenti anche per quanto riguarda le infrastrutturazioni e gli

impianti.

Nella configurazione attuale si rilevano alcune specifiche situazioni in cui è possibile

intervenire per meglio configurare lo spazio dal punto di vista percettivo: alcune cortine

arboree risultano eccessivamente sviluppate, oppure mancano totalmente come nel caso

della porzione totalmente disboscata che per anni ha ospitato eventi e strutture ludiche.

Una ridistribuzione di alcuni gruppi di specie arboree esistenti e la ricostruzione di cortine

arboree perimetrali consente di creare nuove visuali su elementi di pregio come alberi di

forme e dimensioni notevoli, inquadrare elementi del paesaggio lontano (le Apuane) ed in

definitiva offrire una molteplice variabilità di esperienze da parte di chi frequenterà il Parco.

A tal fine si prevede di trapiantare un gruppo di Quercus ilex (numeri 101, 102, 108-116,

118) che oggi sono radicati in posizione centrale, in una posizione più vicina a via Monte

Pania permettendo così di aprire un collegamento visuale e percettivo fra le diverse aree

del Parco. Per conseguire lo stesso fine alcuni elementi vegetali quali un Populus spp. e

alcuni Quercus ilex in precarie condizioni di vegetazione verranno rimossi.

L’intervento di costruzione del Parco rappresenta anche un’occasione per restituire

all’area la configurazione vegetazionale più consona allo scopo, attraverso la eliminazione

delle piante ammalorate, danneggiate dall’evento meteorico del 5 marzo 2015, e delle

specie invasive quali Robinia pseudoacacia.

Il numero di piante arboree previste in rimozione in totale è pari a 184; di queste, il 43 %

appartiene a specie invasive mentre il 33 % sono da rimuovere perché ammalorate.

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➁➂➃➄➅➆➇➈ ➉➄➅➅➄ ➂➄➊➈➅➄ ➋➌➍ ➎➏➂➐➃➊➐➏➂➇ ➑➒➅➅➄ ➊➐➓➐➂➄➔➇➈➏➐ ➐➑➇➑➂➐➏➂➐

Il numero di piante da rimuovere perché interferenti con accessi e percorsi è pari a 9 su

695 piante arboree rilevate e censite. Sul lato del parco lungo via Kennedy si inserisce un

filare plurispecifico non lineare, costituito da Platanus spp., Pinus pinaster e Populus alba

‘Pyramidalis’, e vegetazione arbustiva a costituire una fascia pluristratificata che funga

anche da schermo nei confronti del rumore. In corrispondenza dell’ingresso di via Monte

Pania si inserisce un gruppo monospecifico di Populus alba di altezze variabili a formare

una quinta di protezione nei confronti dei venti di settentrione.

I percorsi interni si attestano trasversalmente a partire dall’asse di viale Kennedy fino

all’asse longitudinale che viene collocato parallelamente al muro su via Monte Pania. La

scelta di collocare uno dei percorsi principali del Parco in questa posizione non è casuale:

si tratta di un’area tranquilla e ben alberata, ma proprio per questo a rischio di divenire

un’area marginale e quindi sottoposta ad usi non idonei. Trasferendovi uno degli assi

principali, quindi, si mira ad aumentare il transito, e la frequentazione, sottraendola ad

occupazioni che possono creare problematiche fra i diversi frequentatori del Parco.

Il sistema delle dune accoglie e distribuisce la fruizione lenta. Le dune sono posizionate ad

indirizzare i flussi, separare le diverse funzioni senza creare barriere visive: la loro altezza

non supera i 160 cm e la vegetazione arbustiva ed erbacea in sommità è rada e

discontinua, a simulare la vegetazione in movimento dei sistemi dunali naturali. I fruitori

più piccoli potranno muoversi fra le dune e averne l’impressione di esplorare un mondo a

sé stante, mentre gli adulti, traguardando al di sopra di esse, non percepiranno sensazioni

di insicurezza o pericolo.

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Il sedime stradale di via Dante Alighieri viene localmente interrotto rimuovendo l’asfalto e

inserendo della vegetazione arborea che rappresenti la continuità del sistema di verde fra

il giardino delle note e l’area eventi. Parte della pavimentazione attuale in asfalto verrà

conservata allo scopo di realizzare aree di sosta, di gioco o consentire, durante gli eventi,

l’ingresso dei mezzi di servizio.

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3.3. LA VEGETAZIONE NEL PROGETTO

3.3.1 CRITERI DI SELEZIONE DELLE SPECIE

I criteri generali di scelta hanno tenuto conto delle esigenze della riqualificazione delle

configurazioni paesaggistiche e dell’aumento delle potenzialità dell’area a fini funzionali.

Gli obiettivi sono quelli di fornire un segno riconoscibile a livello territoriale, sia a carattere

naturale che antropico, garantendone la facilità di manutenzione.

Confermati i principi ispiratori del parco definiti all’interno del masterplan dell’Area centrale

della Versilia, verificati i vincoli legati allo sviluppo e l'estensione dei sottoservizi esistenti

e di progetto, le scelte si sono affinate in relazione alle risorse economiche disponibili, alla

effettiva disponibilità vivaistica per quanto riguarda scelte e varietà (anche se tale

disponibilità potrà essere implementata attraverso contratti di coltivazione ad hoc) ed alle

tecniche agronomiche che consentono di ottimizzare il rapporto pianta-ambiente.

Un insieme di vincoli, più o meno rigido, deriva normalmente dalla localizzazione del

parco nel suo contesto normativo, cioè tutto il complesso di disposizioni generali e

specifiche a cui ci si deve attenere nella progettazione e nella gestione, nonché territoriale

in senso lato, intendendo in particolare tutte le risonanze delle attività che insistono

sull’area una volta trasformata.

Anche i vincoli con le occupazioni in sottosuolo sono stati mitigati, attraverso il

coordinamento della progettazione delle reti e dei servizi, razionalizzando la loro

distribuzione in modo da limitare le interferenze con la vegetazione del parco. La

razionalizzazione della distribuzione della rete dei sottoservizi, in aggiunta, consentirà

l’esecuzione degli interventi di manutenzione ed ammodernamento degli stessi senza

dover intervenire con scavi in prossimità degli apparati radicali: in tal modo sono stati

sostanzialmente ridotti i danni conseguenti, che sono riconosciuti come una delle principali

cause di ammaloramento delle piante in ambiente urbanizzato.

Il clima è uno dei parametri ambientali da valutare con maggiore attenzione in quanto ben

poche sono le tecniche agronomiche capaci di modificare in misura sostanziale il livello dei

parametri climatici, salvo casi particolari e circoscritti. A parte le connotazioni climatiche

generali, spesso rappresentate in maniera essenziale con un termoudogramma, il

parametro pregiudiziale da prendere in considerazione è la temperatura e, senza alcun

dubbio, i suoi limiti estremi. La soglia da prendere come riferimento può essere più o meno

rigida ma è un dato di fatto che negli ultimi anni si sono osservate variazioni climatiche, sia

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verso l’alto che verso il basso, difficilmente inquadrabili nelle medie trentennali

normalmente prese in considerazione. Le scelte vegetazionali si sono orientate quindi

verso specie in grado di sopportare le difficili condizioni climatiche peculiari di ambienti

densamente urbanizzati.

La sostenibilità ecologica del Parco si basa sulla creazione di diversi sistemi di

vegetazione complessi e stabili, adattati alle difficili condizioni dell’ambiente urbano,

selezionati su basi ecofisiologiche comuni. Piante con esigenze simili, aggregate in

associazioni vegetali bistratificate, con piano arbustivo adeguatamente dosato e

distribuito, hanno migliori performance e ridotte esigenze manutentive rispetto alle

tradizionali soluzioni albero+prato+macchia.

Le risorse e le energie sono anche riferibili al sistema sociale. Il Parco rappresenta un

oggettivo elemento di valorizzazione del sistema del verde precostituito all’esterno

dell’area di trasformazione. Così, gli accessi principali sono in relazione con i capisaldi

dell’intorno urbano, andando effettivamente a costituire un sistema integrato e collegato

con il verde circostante. Le sinergie che scaturiranno da tale integrazione sono generatrici

di buone politiche urbane.

Gli interventi sono inoltre progettati con lo scopo di favorire la biodiversità floristica e

faunistica in una zona fortemente antropizzata, grazie ad una configurazione orientata a

definire diversi tipi di habitat articolati fra di loro: praterie, filari, siepi.

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3.3.2 LA COPERTURA ERBACEA

3.3.3 GRUPPI ARBOREI

3.3.4 SIEPI ARBOREO-ARBUSTIVE

L’introduzione di siepi arboree-arbustive ed arbustive miste, formate da specie autoctone,

rientra fra le strategie progettuali che sono state introdotte allo scopo di aumentare la

variabilità ecosistemica dell’ambito di intervento, che come descritto è rappresentato da

ambienti alterati e con una connotazione strutturale estremamente poco diversificata.

La soluzione viene identificata allo scopo di realizzare un efficace integrazione della sede

stradale nel contesto alterato circostante, ed al contempo realizzare il mascheramento

delle aree retrostanti, dato che le operazioni di bonifica avranno una tempistica

indipendente dalla costruzione della sede stradale.

Le siepi, la cui larghezza all’impianto è pari a 5 metri (arboreo-arbustiva) sono posizionate

a protezione degli ambiti in cui potenzialmente potranno crearsi le condizioni favorevoli per

l’insediamento di fauna (in particolare entomofauna) utile. La frammentazione di habitat

produce un mosaico di tessere, isole fra le quali il movimento delle specie è limitato, o

persino reso pericoloso o impossibile dalla natura inospitale dell’ambiente che si frappone

fra le tessere. In alcune situazioni, le siepi possono fungere da corridoi ecologici di ambito,

o strisce di habitat simile, che connettono tessere ambientali separate, consentendo in

questo modo un maggior numero di spostamenti fra di esse.

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Le specie selezionate per la realizzazione delle siepi arboree ed arbustive sono

prevalentemente fiorifere ed attirano l'entomofauna utile (in particolare le farfalle, sia allo

stadio larvale che adulto); alla fioritura segue la produzione di frutti e bacche decorative.

3.3.5 ELENCO DELLE FORNITURE ARBOREE ED ARBUSTIVE

Gli individui arborei in progetto sono 184, suddivisi in 10 differenti specie ( di cui 9

autoctone o naturalizzate ).

Nel dettaglio, le specie in progetto sono le seguenti:

I numeri di individui da porre a dimora sono riportanti nella documentazione di progetto.

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Le dimensioni alla fornitura variano dai 19 ai 25 cm di circonferenza del tronco per le

piante allevate ad alberello a misure che vanno dai 250 ai 300 cm di altezza per le piante

allevate a cespuglio.

Gli individui selezionati dovranno corrispondere agli standard di qualità dell'ENA

(European Nurserystock Association).

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3.3.6 LA VEGETAZIONE DELLE DUNE

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3.3.7 PERCORSI

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