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OPERE EDILI
Finalità e Criteri per la redazione della Relazione generale del Progetto
La presente relazione generale del progetto esecutivo descrive in dettaglio, anche attraverso specifici riferimenti
agli elaborati grafici e alle prescrizioni del capitolato speciale d’appalto, i criteri utilizzati per le scelte progettuali
esecutive, per i particolari costruttivi e per il conseguimento e la verifica dei prescritti livelli di sicurezza e
qualitativi.
Il progetto prevedendo con la consegna di cabine elettriche di tipo monoblocco prefabbricate, la relazione precisa le
caratteristiche illustrate negli elaborati grafici e le prescrizioni del capitolato speciale d’appalto riguardanti le
modalità di presentazione e di approvazione dei componenti da utilizzare.
La presente relazione generale contiene l’illustrazione dei criteri seguiti e delle scelte effettuate per trasferire sul
piano contrattuale e sul piano costruttivo le soluzioni spaziali, tipologiche, funzionali, architettoniche e
tecnologiche.
La presente relazione contiene inoltre la descrizione delle indagini, rilievi e ricerche effettuati al fine di ridurre in
corso di esecuzione la possibilità di imprevisti.
Criteri utilizzati per le scelte progettuali esecutivi
Il progetto esecutivo del parco dell’area di ex Bussola domani prevede lavorazioni inerenti sia Opere a Verde che
opere di carattere edile.
Le Opere a verde, che saranno le prevalenti, sono ampiamente trattate nel capitolo …
Le opere edili riguardano manufatti accessori a far funzionare la nuova A rena degli eventi, e più specificatamente i
seguenti manufatti:
un edificio chiuso prospiciente il viale Kennedy che sarà ristrutturato ad uso “info point A-rena” del parco della A
rena degli eventi;
una grande tettoia aperta su i quattro lati, la “Tettoia dell’A-rena”, con pilastrature in mattoni e struttura di
copertura in legno, da restaurare/ricostruire;
due nuove cabine monoblocco in calcestruzzo per accogliere le apparecchiature per la trasformazione dell’energia
elettrica fornita da ENEL;
la ristrutturazione del recinto alla base dell’antenna per la telefonia;
la nuova passeggiata di accesso al parco lungo il viale Kennedy denominata “Onda Lunga”.
A – Rena 2
Descrizione dei particolari costruttivi
Info Point A – Rena – edificio 1Il piccolo edificio prospiciente il viale Kennedy è un manufatto a pianta
rettangolare con lati di circa 13 ml x 6 ml, elevato ad un solo piano fuori terra per complessivi 78 mq di superficie
lorda.
Si tratta di un edificio in muratura portante intonacato con copertura in con orditura lignea e tavelle in laterizio, il
manto è costituito da tegole marsigliesi.
Lo stato di conservazione è tale da dover prevedere il completo rifacimento di tutti gli elementi di rifinitura e di
tutti gli impianti, la ristrutturazione prevede altresì la costituzione di un nuovo solaio areato costituito da iglù e
successivo getto armato.
Tutti gli ambienti saranno controsoffittati con lastre di cartongesso, la copertura avrà inoltre una lastra di
coibentazione in EPS e una membrana impermiabilizzante di 4 mm. (vedi sezione edificio n°1 in scala 1:20)
Tettoia dell’A-rena – edificio 2
Di questo manufatto ne rimane in piedi circa un terzo dell’originale, il resto è crollato a terra da diversi anni. La
costruzione merita un suo restauro ricostruttivo, per la semplicità del codice linguistico che rispecchia quello delle
fabbriche della tenuta di Rolandi Ricci. La tettoia ha forti pilastrature in mattoni a faccia vista, aperte a libro sugli
angoli, con disegno a lesena sia su la parte basamentale che in corrispondenza delle appoggio delle capriate lignee
della copertura.
Anche per questa costruzione si prevede la costituzione di un solaio areato con iglù, la ricostruzione delle pedate di
alzata con gradini di mattoni, il tutto ricostruito attorno ad una nuova struttura in cls armato, le travi di CLS
dovranno essere rivestite in legno.
La copertura sarà ricostruita con struttura lignea con correnti 8x8 completi di mensole e sottomensole.
(vedi sezione edifcio n°2 in scala 1:20) (vedi dettaglio pilastro e pilastro d’angolo edifcio n°2 in scala 1:20)
Nuove cabine monoblocco Enel
Il parco sarà dotato di tre cabine di trasformazione dell’energia elettrica che consentiranno di poter avere per gli eventi fino a
700 kw.
Una delle tre cabine è già esistente e sarà solo potenziata per una maggior fornitura.
Una seconda cabina sarà collocata ex novo in fregio alla via Dante in prossimità della via Monte Pania, mascherata dal
cancello scorrevole e da una recinzione con siepe. La nuova cabina sarà del tipo monoblocco prefabbricato. Risulta prestare
molto attenzione al posizionare la cabina leggermente interrata rispetto alla quota del terreno in modo che la cabina rimanga
completamente schermata dal muro e dal cancello.
Una terza cabina sostituirà quella lungo il viale Kennedy e sarà collocata all’interno del parco, mascherata da una recinzione con
siepe. La cabina sarà del tipo monoblocco prefabbricato.
Sarà altresì realizzato un cavidotto che dalle tre cabine servirà una serie di pozzetti disposti lungo l’asse maggiore dell’arena. I
dettagli di questo cavidotto sono illustrati nelle tavole a cura dell’ing. G. Stagi.
Installazione e sgombero del cantiere
Prima di procedere ai lavori oggetto dell’appalto è necessario eseguire la pulizia e sgombro dell’area con
carico e trasporto alla discarica dei materiali di risulta. Successivamente sarà eseguita l’installazione del
cantiere comprensiva di tutti gli apprestamenti e gli impianti necessari, incluso gli allacciamenti alle reti
Enel, acquedotto e Telecom, il tutto dovrà essere eseguito in conformità a quanto previsto nel PSC (Piano
di Sicurezza e Coordinamento). Per l’impianto elettrico di cantiere e di messa a terra delle masse
metalliche deve essere rilasciato il certificato di conformità da un tecnico abilitato iscritto all’albo, e
consegnato all’ISPESL o allo Sportello Unico del Comune dove si svolgono i lavori. La recinzione ed il
ponteggio avranno le caratteristiche secondo quanto prescritto dal PSC, in conformità alle eventuali
disposizioni del regolamento edilizio e di igiene del Comune, secondo le indicazioni fornite dal CSE e
della DL.
Al termine dei lavori, l’intera area, compreso l’interno dei locali, sarà sgombrata e ripulita in modo da
renderla perfettamente fruibile; Vedi voce elenco prezzi.
Opere Provvisionali – Smontaggi - Demolizioni - Scavi e movimenti di terra - Consolidamenti
I lavori di demolizione devono rispettare quanto definito dal D.Lgs. 81/08, artt. 150-154, che impone, tra
l'altro, di redigere un "Programma delle demolizioni". Tale programma deve intendersi parte integrante
del Piano Operativo di Sicurezza (POS) ed è elaborato ai sensi dell'art. 151 del D.Lgs. 81/08 con lo scopo
di descrivere l'ordine e la metodologia delle operazioni di demolizione.
Sarà pertanto compito dell’Appaltatore eseguire una dettagliata analisi circa:
a) ambiente di lavoro
b) strutture da demolire
c) strutture limitrofe o collegate
d) successione delle operazioni di demolizioni
e) attrezzature utilizzate per la demolizione
f) opere provvisionali necessarie a garantire la sicurezza degli operatori e la stabilità dell'opera
g) modalità di allontanamento dei materiali demoliti
h) delle modalità di abbattimento polveri
i) gestione delle emergenze
Le demolizioni procederanno, quindi, secondo il “Programma delle Demolizioni” presentato dall’impresa
esecutrice e secondo le indicazioni del Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione.
Prima delle demolizioni dovranno essere smontate e accattaste in cantiere previa loro catalogazione tutte
le inferriate e altre parti in materiale lapideo o lesenature in cotto storiche che successivamente potranno
essere rimontate.
Durante la demolizione parziale del fabbricato tettoia, dovranno essere posti in opera idonei sistemi di
controvento e/o puntellamento vincolati alle strutture portanti con una cura particolare per tutelare la
stabilità dei pilastri in muratura e della parte rimanente della copertura.
Prima della realizzazione della platea di fondazione, dovranno essere poste in opera le canalizzazioni
degli impianti che alla fine dell’opera rimarranno tombati sotto la platea stessa.
Per la realizzazione delle tubazioni degli impianti e degli scarichi saranno eseguiti scavi a sezione
obbligata.
Le eventuali sottofondazioni di murature a tratti, comunque computati, del muro di recinzione del
fabbricato saranno effettuate con il metodo secondo la voce in elenco prezzi.
Anche il consolidamento della muratura in mattoni della recinzione storica in mattoni verrà eseguita
secondo la voce in elenco prezzi.
Calcestruzzo, ferro di armatura, ecc.
Le opere strutturali da realizzarsi possono essere sommariamente descritte come segue :
- Magrone per opere di fondazione, vedi voce elenco prezzi;
- Realizzazione di opere di fondazione in C.A. vedi voce elenco prezzi;
- Realizzazione di opere in elevazione in C.A. vedi voce elenco prezzi;
- Realizzazione di opere di orizzontamento in C.A. vedi voce elenco prezzi;
Nella presente specifica sono contenuti i requisiti tecnici e le caratteristiche prestazionali dei materiali
necessari per la costruzione delle opere di progetto da realizzare. Le opere (provvisionali o permanenti)
che si rendessero necessarie e funzionali alla costruzione non sono riportate in quanto di competenza
dell’Impresa assuntrice dei lavori che si impegnerà alla stretta osservanza di tutte le normative vigenti e
delle prescrizioni della Direzione Lavori.
NORME GENERALI
Tutti i materiali dovranno corrispondere alle prescrizioni delle specifiche tecniche, essere della migliore
qualità, ben lavorati e rispondenti perfettamente al servizio cui sono destinati e potranno essere messi in
opera solamente dopo l'accettazione della Direzione Lavori, previa campionatura. Per le opere di carattere
più comune vengono specificate negli articoli che seguono le principali prescrizioni e modalità di
esecuzione a cui bisogna attenersi, fermo restando in ogni caso l'obbligo dell'osservanza delle norme di
legge vigenti, nonché delle norme UNI, UNI ISO, UNI EN, UNI CEI, CNR UNI, CEI, CNR, ICITE,
DIN, ISO, ecc.
MATERIALI: TERRE
Le terre ed il pietrisco da utilizzare per riempimenti di scavi, per formazione di rinterri, ecc., sia
recuperati dagli scavi eseguiti nel cantiere, sia prelevati da cave, devono essere di qualità tale da
assicurare un costipamento omogeneo e duraturo e non devono contenere sostanze organiche putrescibili,
degradabili, gesso, ecc. Saranno riutilizzabili solo le terre classificabili secondo CNR-UNI 10006 secondo
le indicazioni della Direzione Lavori. Le terre vegetali devono essere di buona qualità, prive di argilla, di
radici, di ciottoli, di pezzame, di mattoni, ecc. e devono essere successivamente stese con le sagome
prescritte, e successivamente vangate fino ad ottenere un terreno idoneo per la posa a dimora di piante o
la semina di prati.
CEMENTO
Potranno essere impiegati unicamente i cementi elencati nella norma UNI ENV 197/1 che soddisfino i
requisiti di accettazione previsti nella Legge 26/5/1965 n°595, con esclusione del cemento alluminoso e
dei cementi per sbarramenti di ritenuta. I cementi utilizzati dovranno essere controllati e certificati come
previsto per legge (D.M. 09.03.1988 n. 126, D.M. 13.09.1993 G.U. 22.09.1993). Sarà cura ed onere
dell’Appaltatore controllare che i getti non interessino ambienti chimicamente aggressivi, nel qual caso si
dovrà far riferimento a quanto previsto nelle norme UNI 9156 e UNI 10517. Nella esecuzione delle opere,
sia in getto che prefabbricate in conformità alle norme UNI e alle leggi 26/5/1965 n° 595, D.M.
03.06.1968, D.M. 31.08.1972 e D.M. 13.09.1993, saranno impiegati i seguenti tipi di cemento: R325,
Portland325, Portland425, e Portland525.
Il cemento dovrà provenire dallo stesso stabilimento e sarà reso in cantiere in involucri sigillati od in
veicoli appositi per il trasporto del cemento sfuso. Qualora i conglomerati cementizi per i getti in opera
fossero confezionati in cantiere, i cementi dovranno essere approvvigionati nel cantiere stesso a
disposizione per il preventivo esame e dovranno essere conservati in magazzini coperti e perfettamente
asciutti. Si avrà cura della buona conservazione del cemento. Qualora il cemento dovesse essere
trasportato sfuso, dovranno essere impiegati appositi ed idonei mezzi di trasporto: in questo caso il
cantiere dovrà essere dotato di adeguata attrezzatura per lo scarico, di silos per la conservazione e di
bilancia per il controllo della formazione degli impasti. Per i cementi forniti sfusi dovranno essere apposti
cartellini piombati indicanti il tipo di cemento sia in corrispondenza dei coperchi che degli orifizi di
scarico. L'introduzione in cantiere di ogni partita di cemento sfuso dovrà risultare dal giornale dei lavori e
dal registro dei getti. I vari tipi di cemento, sia in sacchi che sfuso, dovranno essere tenuti separati l'uno
dall'altro durante tutto il periodo di giacenza in magazzino. Indipendentemente dalle indicazioni
contenute sui sacchi oppure sui cartellini sarà necessario eseguire sul cemento approvvigionato le prove
per accertare i requisiti di legge.
Per i getti di calcestruzzo a vista dovrà essere garantita l'uniformità di colore: il cemento dovrà quindi
essere particolarmente controllato, vedi voce elenco prezzi.
ACQUA DI IMPASTO
L’acqua d’impasto, di provenienza nota, dovrà avere caratteristiche costanti nel tempo, conformi alla
norma UNI EN 1008. L'acqua per i conglomerati cementizi dovrà essere dolce, limpida, non aggressiva
ed esente da materie terrose, solfati e cloruri, non inquinata da materie organiche e comunque non
dannosa per l'uso a cui è destinata. Non potranno essere impiegate acque:
- eccessivamente dure;
- di rifiuto, anche se limpide, provenienti da fabbriche chimiche od altre aziende industriali;
- contenenti argille, humus e limi;
- contenenti residui grassi, oleosi e zuccherini;
- piovane, prive di carbonati e di bicarbonati che potrebbero favorire la solubilità dei calcari e
quindi impoverire l'impasto;
- priva di sali e sostanze oleose od altre sostanze dannose in genere.
- Il pH deve essere compreso fra 6 ed 8.
AGGREGATI PER IL CONFEZIONAMENTO DEL CALCESTRUZZO
Essi potranno essere di origine naturale od essere ottenuti per frantumazione di rocce compatte e
dovranno essere costituiti da materiali silicei selezionati e lavati in modo da escludere la presenza di
sostanze organiche, limose, argillose, gessose od altre che possano comunque risultare nocive alla
resistenza del calcestruzzo e delle relative armature. L’Appaltatore deve garantire l’approvvigionamento
da un’unica cava e garantire la uniformità cromatica e delle caratteristiche del materiale, così da ottenere
dei calcestruzzi omogenei per colorazione ed aspetto per l’intero fabbricato sia per i getti in opera che per
gli elementi prefabbricati a vista. Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo
dovranno avere caratteristiche conformi a quelle previste nella parte 1° della norma UNI 8520. In caso di
fornitura di aggregati da parte di azienda dotata di Sistema Qualità certificato secondo norme UNI EN
ISO 9000, saranno ritenuti validi i risultati delle prove effettuate dall’Azienda. Non dovranno in ogni caso
essere porosi, scistosi o silico-magnesiaci. In particolare è escluso l'impiego d’inerti con silice cristallina
libera, utilizzati con cementi contenenti solfati in proporzione superiore allo 0,7%.
Le miscele degli inerti fini e grossi, mescolati in percentuale adeguata, dovranno dar luogo ad una
composizione granulometrica costante, che permetta di ottenere i requisiti voluti sia nell'impasto fresco
(consistenza, omogeneità, pompabilità, aria inglobata ecc.), che nell'impasto indurito (resistenza,
permeabilità, modulo elastico, ritiro, fluage ecc.). La curva granulometrica dovrà essere tale da ottenere la
massima compattezza del calcestruzzo con il minimo dosaggio di cemento, compatibilmente con gli altri
requisiti richiesti. Particolare attenzione sarà rivolta alla granulometria della sabbia, al fine di ridurre al
minimo il fenomeno del bleeding nel calcestruzzo. Gli inerti dovranno essere suddivisi per classi; la
classe più fine non dovrà contenere più del 5% di materiale trattenuto al vaglio a maglia quadra da 5 mm
di lato. Le singole classi non dovranno contenere sottoclassi (frazioni granulometriche che dovrebbero
appartenere alle classi inferiori) in misura superiore al 15%, e sopraclassi (frazioni che dovrebbero
appartenere alle classi superiori) in misura superiore al 10% della classe stessa. Classificazione degli
inerti:
Diametro
(mm)Naturali Artificiali
0.08 – 5 Sabbia alluvionale Sabbia di frantoio5 - 10 Ghiaino Graniglia10 – 25 Ghiaietto Pietrischetto25 – 76 Ghiaia Pietrisco> 76 Ghiaione Pietrame
La dimensione massima degli inerti dovrà essere tale da permettere che il conglomerato possa riempire
ogni parte del manufatto, tenendo conto della lavorabilità del conglomerato stesso, dell'armatura metallica
e relativo copriferro ed interferro, delle caratteristiche geometriche della carpenteria, delle modalità di
getto e dei mezzi d'opera.
Le curve granulometriche che si intendono adottare dovranno essere presentate per approvazione
alla Direzione Lavori almeno trenta giorni prima dal getto.
Sarà ammessa l'adozione di granulometrie discontinue con preventiva verifica che le resistenze risultino
non inferiori a quelle prescritte. Se imprevedibilmente nel corso dei lavori si rinvenissero inerti di
caratteristiche e quantità tali da giustificarne l'impiego, la loro utilizzazione potrà essere disposta dalla
Direzione Lavori. L'Appaltatore dovrà provvedere con adatti impianti alle operazioni di lavaggio e
selezione granulometrica secondo le prescrizioni relative alla normale fornitura. Per i getti di calcestruzzo
facciavista, in particolare, gli inerti dovranno essere privi di qualsiasi impurità, specie di pirite; dovranno
inoltre avere colore uniforme per tutta la durata dei getti e pertanto dovranno essere approvvigionati
sempre dalla stessa cava per tutta la durata del cantiere. Il colore degli inerti, influenzando la colorazione
del calcestruzzo facciavista, dovrà essere campionato e sottoposto all’approvazione da parte della
Direzione Lavori.
L’Appaltatore è tenuto a produrre e sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori dei provini
finalizzati alla valutazione del colore del cls (ottenuti sia variando la tipologia di inerti che
utilizzando miscelazioni di cementi grigi e bianchi) prima della posa in opera.
ADDITIVI DEL CALCESTRUZZO
Additivi plastificanti, fluidificanti, impermeabilizzanti, ecc. dovranno essere conformi a quanto prescritto
nella norma UNI EN 934/2.
ACCIAI
ARMATURE PER CALCESTRUZZO ARMATO
Nella esecuzione delle opere in conglomerato cementizio armato verranno impiegate barre di acciaio
rispondenti alla normativa vigente; è previsto l'impiego di:
- acciaio in barre ad aderenza migliorata FeB 44K saldabile, controllato in stabilimento.
- reti e tralicci di acciaio elettrosaldati.
Ogni lotto di spedizione dovrà essere corredato dalla documentazione prescritta dalla normativa. Le barre
ad aderenza migliorata dovranno possedere le proprietà indicate sul D.M. 14/2/1992 - prospetto 2 del
punto 2.2.3.1. L’intera fornitura dovrà essere del tipo CONTROLLATA IN STABILIMENTO ai sensi del
D.M. 14/2/1992 punto 2.2.8.2. e sarà accettata in cantiere senza ulteriori controlli se accompagnata da
certificato di Laboratorio Ufficiale e se munita di legatura con marchio del produttore o contraddistinta
con marchio di laminazione a caldo. Le reti di acciaio elettrosaldate dovranno possedere le caratteristiche
indicate sul D.M. 14/2/1992 - prospetto 4 del punto 2.2.5. Saranno formate con fili aventi diametro
compreso fra 4 e 12 mm. e maglia non superiore ai 35 cm. Tutte le armature devono inoltre essere
conformi alle norme europee : ENV 1992-1 Eurocode 2 : Design of Concrete Structures – Part. 1 General
Rules
ACCIAIO DA CARPENTERIA
Potranno essere utilizzati laminati mercantili, lamiere, nastri, travi saldate nonché profilati cavi, purché
qualificati ai sensi della vigente normativa (punto 2 Allegato 8 D.M. 16.01.1996), secondo le
caratteristiche tipologiche e di materiale individuate negli elaborati di progetto e comunque ove non
previsto di classe Fe 510C (UNI 7070-83). Tutto l’acciaio deve inoltre essere conformi alle norme
europee : ENV 1993-1 Eurocode 3 : Design of Steel Structures – Part. 1 General Rules.
ACCIAIO DA PRETENSIONE
Tutto l’acciaio deve inoltre essere conformi alle norme europee : prEN 10138 Design of Prestressing
Steel e prENV1992-1-5 Eurocode 2 : Design of Steel Structures – Part.1-5 The use of unbonded and
external prestressing tendons.
CALCESTRUZZO CEMENTIZIO ORDINARIO C20/25 C30/35
IMPASTI
La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la consistenza dell'impasto dovranno
essere adeguati alla particolare resistenza caratteristica del getto, ed al procedimento di posa in opera del
conglomerato. Il quantitativo di acqua dovrà essere il minimo necessario a consentire una buona
lavorabilità del conglomerato, tenendo conto anche dell'acqua contenuta negli inerti. Partendo dagli
elementi già fissati, il rapporto acqua-cemento e quindi il dosaggio del cemento dovrà essere scelto in
relazione alla resistenza richiesta per il conglomerato. L'impasto dovrà essere fatto con mezzi idonei ed il
dosaggio dei componenti eseguito con modalità atte a garantire la costanza del proporzionamento previsto
in sede di controllo preventivo. L’Appaltatore resta l’unico responsabile della resistenza del conglomerato
cementizio preparato. La suddetta resistenza verrà verificata in corso di esecuzione.
CLASSI CONGLOMERATI CEMENTIZI - NORME GENERALI E CARATTERISTICHE
Nella esecuzione delle opere strutturali è prescritto l'impiego di diverse categorie di conglomerato
cementizio le quali debbono rispondere alle seguenti principali caratteristiche. Nell'impasto devono essere
impiegati inerti di frantoio e cemento normale o ad alta resistenza di colore grigio la cui composizione
granulometrica e dosaggio sia tale da assicurare, al termine dei 28 giorni di stagionatura, le seguenti
resistenze meccaniche caratteristiche:
- Fondazioni: C20/25
- Solai - solette: C20/25
- Elevazioni: C30/35
Per le indicazioni circa le classi di esposizione, la dimensione massima degli inerti, il copriferro di
progetto valgono le indicazioni riportate sugli elaborati strutturali. Si prescrive nei getti esposti non
protetti un rapporto A/C 0,45 con l'eventuale impiego di additivi fluidificanti, il cui onere è da
intendersi già compreso nei prezzi unitari d'elenco.
MISCELAZIONE DEI COMPONENTI NEI CONGLOMERATI
La confezione dei conglomerati, sia semplici che armati, dovrà essere eseguita esclusivamente a mezzo di
impastatrici meccaniche o di impianti di betonaggio che assicurino intima mescolanza ed uniforme
distribuzione dei vari ingredienti nella massa. Gli impianti dovranno essere provvisti di dispositivi per
l'uniforme e rapido apporto di acqua, il cui quantitativo dovrà poter essere misurato e dosato con
tolleranza 3%. Di norma, per tutti i tipi di calcestruzzo, la quantità di acqua non deve superare in
volume la percentuale del 15%. Nel corso della confezione degli impasti si dovranno controllare
continuamente i proporzionali quantitativi del cemento, degli inerti e dell'acqua. Qualora si usino, per
effettuare gli impasti, centrali di betonaggio, sarà necessario controllare la sussistenza e validità del
certificato dell'Ufficio Metrico comprovante il regolare funzionamento e l'avvenuta taratura dell'apparato
misuratore dei pesi dei materiali; in qualunque caso si provvederà a controllare sperimentalmente che il
peso delle dosature degli inerti, che si adotteranno per la formazione degli impasti, corrisponda al volume
prescritto. Verrà vietato l'uso di macchinario del quale venga, comunque, accertato l'imperfetto
funzionamento.
MALTE DI CEMENTO
Le malte saranno confezionate mediante apposite impastatrici suscettibili di esatta misurazione e
controllo che l’Impresa dovrà garantire e mantenere efficienti a sua cura e spese. Gli impasti verranno
preparati solamente nelle quantità necessarie per l’impiego immediato; gli impasti residui saranno portati
a rifiuto. Gli ingredienti componenti le malte cementizie saranno prima mescolati a secco, fino ad ottenere
un miscuglio di tinta uniforme, il quale verrà poi asperso ripetutamente con la minore quantità di acqua
possibile ma sufficiente, rimescolando continuamente.
MALTA ANTIRITIRO PER L'INIEZIONE DEI COMPLETAMENTI DI INTRADOSSO DELLE
TRAVI PRINCIPALI
La malta per la iniezione dei getti di completamento dell’intradosso delle travi principali dovrà avere
essere boiacca idraulica espansiva ad alta resistenza premiscelato. Il prodotto non dovrà contenere cloruri,
ne particelle ferrose, ne agenti aggressivi che possano provocare il degrado delle armature e delle
attrezzature metalliche. La malta dovrà essere in grado di raggiunge elevate resistenze meccaniche sia
alle brevi che alle lunghe stagionature; dovrà avere una notevole fluidità, penetrare facilmente in spazi
anche molto piccoli e presentare un elevato potere adesivo sia al calcestruzzo che al ferro. La malta
ottenuta miscelando con acqua ed inerte secondo giusta curva granulometrica, dovrà fornire un prodotto
indurito ad alta resistenza meccanica e chimica, autolivellanti, a ritiro compensato, pompabili, senza
fenomeni di segregazione o di bleeding. conformemente alla normativa UNI 8147. Bagnare a saturazione
la zona da trattare avendo cura di eliminare, al momento del getto, eventuali ristagni di acqua. L’impasto
dovrà essere prodotto seguendo fedelmente le indicazioni del produttore e così da ottenere un impasto
omogeneo e privo di grumi, colare o iniettare con normali attrezzature. In ogni caso non bisognerà
mescolare nell'impasto altri leganti (cemento, calce, gesso), non bisognerà rimescolare il prodotto
aggiungendo acqua una volta che ha iniziato la presa. Occorrerà, inoltre, prendere tutte le necessarie
precauzioni per una buona stagionatura del getto. Bagnare con acqua per le prime 48 ore, oppure coprire
con teli di plastica o sacchi di juta bagnati. Non eseguire getti con temperatura inferiore a 2°C. La scheda
tecnica del prodotto da impiegare, dovrà in ogni caso essere approvata dalla Direzione Lavori.
CASSEFORME E IMPALCATURE - GENERALITA'
L’Appaltatore sottoporrà preventivamente all’approvazione della Direzione Lavori le tipologie di
casseforme ed impalcature, come pure le modalità esecutive, che intende adottare, fermo restando
l’esclusiva responsabilità dell’Appaltatore stesso per quanto riguarda la progettazione, l’esecuzione di tali
attrezzature provvisionali e la loro rispondenza a tutte le norme di legge e tecniche ed alle circolari
ministeriali e d’istruzioni per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni che in ogni modo
possono riguardarle. L’Appaltatore fornirà prima dell’aggiudicazione dell’appalto i nominativi delle
Società produttrici di casseforme ed impalcature di sostegno prescelte; le referenze di tali produttori
costituiranno elemento di giudizio favorevole per la valutazione dell’offerta.
I sistemi di casseforme ed impalcature dovranno essere atte a consentire la realizzazione delle opere in
conformità alle disposizioni contenute nel progetto esecutivo. Il progetto delle attrezzature provvisionali
deve tenere conto delle condizioni richieste per i paramenti delle pareti e per gli intradossi degli impalcati,
in modo particolare della tessitura , dei tipi di finitura superficiale del calcestruzzo, delle tolleranze e dei
difetti di finitura del calcestruzzo. Nella progettazione e nell’esecuzione delle attrezzature provvisionali
l’Appaltatore è tenuto a rispettare tutte le norme tecniche e tutte le prescrizioni relative alla sicurezza, che
in ogni modo possono riguardarle. Per quanto riguarda l’individuazione di norme di buona tecnica
applicabili alle attrezzature provvisionali si fa riferimento per quanto applicabili:
- D.P.R. 164/56
- CNR 10027/85
- CNR10011/85
- Cir. 7 Luglio 1986 n.80/86 M.L.P.S.
- UNI U50.00206.0 Gennaio 1999
- PR En12812 FALSEWORK
- UNI EN 1065 Puntelli telescopi 1999
Le specifiche concernenti le caratteristiche e i difetti di finitura dei paramenti delle pareti, si fa
riferimento al rapporto N 24 CIB W 29.
Le casseforme e i puntellamenti devono essere concepiti per:
- dare al calcestruzzo la forma richiesta;
- permettere di ottenere la finitura e l’aspetto superficiale richiesto;
- supportare la struttura fino a quando questa diventi autoportante.
Le casseforme e i puntellamenti devono essere progettati e realizzati in modo da:
- sopportare effettivamente le sollecitazioni applicate durante l’esecuzione delle opere;
- lasciare alle strutture la libertà di deformazione eventualmente necessaria in corso d’esecuzione;
- rispettare le tolleranze dimensionali prescritte per le strutture.
REDAZIONE DEL PROGETTO DELLE CASSEFORME E DEI PUNTELLAMENTI E DELLE
OPERE PROVVISIONALI
La resistenza e la stabilità delle casseforme e del puntellamento sotto le azioni che queste possono
sopportare in esercizio devono essere verificate seguendo i criteri di calcolo da applicare alla tipologia di
materiali da cui sono costituiti. Si devono applicare metodi di calcolo comprovati, con coefficienti di
sicurezza adeguati all’effettiva conoscenza dei parametri in gioco come pure al loro grado
d’indeterminazione. L’appaltatore deve produrre preventivamente all’approvazione della Direzione
Lavori la seguente documentazione tecnica:
- programma dettagliato dei cicli di costruzione e delle fasi di getto;
- pianificazione operativa delle attrezzature provvisionali;
- progetto delle opere provvisionali necessarie al puntellamento delle strutture ad arco da
conservare delle ex ferriere e distendino e degli archi della copertura dell’oratorio nonché del
campanile, il tutto corredato dai calcoli e dalle verifiche;
- relazione tecnica corredata dal calcolo delle attrezzature provvisionali in funzione dei carichi;
- disegni d’assieme d’impiego delle casseforme e delle impalcature.
- istruzioni specifiche, opportunamente illustrate, per la corretta messa in opera, impiego e il
corretto smontaggio delle attrezzature provvisionali;
I disegni d’assieme d’impiego delle casseforme per getti verticali devono riportare:
- le condizioni d’appoggio della cassaforma che devono essere compatibili con la stabilità della
cassaforma stessa, con le necessarie caratteristiche di resistenza del calcestruzzo e con quella del
piano d’appoggio;
- le disposizioni che assicurano la stabilità della cassaforma nelle tre dimensioni dello spazio;
- le disposizioni da rispettare per il sollevamento, la movimentazione, la messa in opera e il disarmo
delle casseforme;
- le tolleranze d’esecuzione delle casseforme.
Le casseforme per getti verticali devono assicurare la corretta forma geometrica definitiva delle opere, in
relazione alla deformazione delle casseforme, alle deformazioni istantanee e ritardate, dovute a cause
differenti. I disegni d’assieme delle casseforme per getti orizzontali devono riportare:
- le condizioni d’appoggio dei montanti strutturali del puntellamento che devono essere compatibili
con la propria stabilità e con quella del piano d’appoggio;
- le disposizioni che assicurano la controventatura nelle tre dimensioni dello spazio;
- le disposizioni da rispettare per il sollevamento, la movimentazione, la messa in opera e il disarmo
delle casseforme ed impalcature;
- le controfrecce, le tolleranze d’esecuzione delle casseforme e delle impalcature di sostegno.
Le deformazioni delle casseforme e dei puntellamenti delle casseforme per getto orizzontali devono
essere compatibili con le tolleranze ammesse per l’esecuzione dell’opera e devono essere tali da non
comprometterne il comportamento in esercizio. Le deformazioni ammissibili devono essere giustificate
tramite una relazione di calcolo da prodursi unitamente alla relazione tecnica. Le casseforme e i
puntellamenti per getti orizzontali devono rispettare le controfrecce, eventualmente necessarie, definite
dal progetto strutturale per assicurare la corretta forma geometrica definitiva delle opere, in relazione alla
deformazione delle casseforme, delle impalcature o puntellamenti ed alle deformazioni istantanee e
ritardate dell’elemento strutturale, dovute a cause differenti. Nella relazione tecnica devono essere messe
in evidenza le disposizioni per il controllo delle deformazioni e dei cedimenti in funzione delle procedure
d’applicazione dei carichi sulle attrezzature provvisionali. Le attrezzature provvisionali devono essere
compatibili con le modalità dei cicli di lavorazione, delle fasi di getto, della messa in opera delle stesse e
della costipazione, mediante vibrazione ad immersione, qualora prevista ,per il calcestruzzo normale. Le
casseforme dovranno essere realizzate affinché non agiscano in modo staticamente scorretto sulle
strutture alle quali sono ancorate o appoggiate e in modo da permettere il ritiro del calcestruzzo e un
facile disarmo. Le casseforme per getti verticali e orizzontali devono essere concepite in modo da
permettere un disarmo corretto senza danni per il calcestruzzo. L’impalcatura di sostegno dovrà essere
realizzata affinché non agisca in modo staticamente scorretto sulle strutture sottostanti.
Il progetto delle casseforme deve prevedere le indicazioni per garantire l’impermeabilità dei giunti che
devono essere a perfetta tenuta. I dispositivi d’ancoraggio della cassaforma, qualora attraversino o siano
inglobati nel calcestruzzo, non devono causare a quest’ultimo danno alcuno. La progettazione delle
casseforme deve tener conto della necessità di evitare durante la fase di getto perdite dannose di materiale
(acqua e cemento). L’impermeabilità dei giunti fra i moduli di cassaforma a grande superficie, deve essere
assicurato dal contatto corretto dei bordi del pannello di rivestimento. Salve diverse disposizioni impartite
dalla Direzione Lavori, fra i giunti dei moduli delle casseforme o fra i singoli pannelli di rivestimento
degli stessi, per assicurare impermeabilità all’acqua e cemento, si devono impiegare strisce di poliuretano
a cellule aperte compresse. In alternativa, per evitare perdite d’acqua o cemento, i giunti dei singoli
pannelli di rivestimento del modulo dovranno essere realizzati con spessori del pannello scanalati con
apposita linguetta. Non è consentito l’uso di nastro adesivo protettivo sul paramento della cassaforma a
contatto con il calcestruzzo. Il sistema di sollevamento delle attrezzature provvisionali dovrà permettere
di utilizzare le casseforme a grande superficie solidali ed in unione con i sistemi di ripresa, in modo da
poter essere movimentabili in senso verticale od orizzontale come un’unica unità di cassaforma con una
sola operazione di sollevamento. In tutte le fasi di lavoro, a qualsiasi altezza, il sistema di stabilizzazione
dovrà garantire alle casseforme a grande superficie massima stabilità e sicurezza. Non è ammesso
l’utilizzo d’attrezzature provvisionali di servizio (vedesi ponteggio) per realizzare superfici praticabili per
supportare la cassaforma. Le casseforme dovranno essere concepite in modo tale da minimizzare le
deformazioni delle stesse. I pannelli di rivestimento della cassaforma dovranno avere una rigidità
sufficiente e uniforme per evitare forti vibrazioni durante il costipamento del calcestruzzo, evitando in
particolare la generazione di frecce sul rivestimento della cassaforma. La responsabilità statica della
corretta costruzione delle casseforme è totalmente a carico dell’Appaltatore. Le casseforme dovranno
essere equipaggiate con sistemi di sicurezza e di protezione integrati nella stessa.
Impermeabilizzazioni, coibentazioni, massetti e coperture
DISPOSIZIONI GENERALI
L'isolamento termico dovrà essere attuato intervenendo con l'applicazione di materiali coibenti il cui
spessore sarà calcolato in modo che la reale trasmittanza unitaria K delle strutture sia uguale od inferiore
a quella ipotizzata nei calcoli di verifica. La coibentazione acustica delle superfici orizzontali di ogni
piano abitabile, dovrà risultare completa e totale. La coibentazione termica dell’edificio è garantita dalla
massa muraria, ma il solaio della soffitta e quelli sopra il portico, dovranno essere perfettamente isolati
verso l’esterno in modo da garantire una perfetta tenuta sia alla dispersione termica verso l’esterno dei
locali abitati.
Le impermeabilizzazioni saranno cosi eseguite:
- Nelle zone in cui sono previste canalizzazioni per gli impianti, nella zona bagni e wc di tutti gli
alloggi, per evitare eventuali infiltrazioni di acqua, sarà messa in opera una guaina bituminosa
spessore mm. 4.
- Così come previsto da progetto sarà predisposto controsoffitto in cartongesso vedi voce elenco
prezzi.
- La gronda del tetto in aggetto sarà costituita da palombella e contropalombelli con tavolato di legno
di castagno vedi voce.
- Le canale di gronda, saranno in rame, vedi voce elenco prezzi, le canale dovranno avere le
opportune pendenze ed essere realizzate in modo da agevolare lo scorrimento dell’acqua piovana
verso i pluviali in rame disposti come da disegni esecutivi i quali saranno dotati dell’elemento
terminale in ghisa.
- Sulla copertura del fabbricato sarà realizzato un dispositivo anticaduta per la manutenzione del tetto
costituito da pali ancorati alla struttura, cavi, ganci sottotegola, accessori, e quant'altro necessario.
L’impresa, al completamento dell’opera, dovrà fornire certificato di collaudo della linea vita, redatto
in triplice copia, e debitamente firmato da tecnico abilitato,così come da disegni allegati al PSC.
Murature, tamponamenti, tramezzi
Viste le caratteristiche costruttive e prestazionali degli edifici si sono dovute pensare e progettare
murature di vari tipi rispondenti ciascuna alle necessità realizzative e di contenimento dei consumi
energetici e di isolamento acustico. Per le particolari modalità costruttive si fa riferimento ai particolari
costruttivi.
Le murature sono:
PARETI DIVISORIE INTERNE
Per la formazione di stanze e di cavedi e fasciature, si realizzeranno con mattoni forati. Le pareti divisorie
interne agli alloggi avranno uno spessore al rustico di cm 8.
I cavedi saranno isolati con adeguato strato isolante acustico.
Saranno compresi tutti gli oneri quali formazione di aperture, passaggi, angoli, spigoli, spallette,
architravi, sguanci, ponteggi, sfridi, raccolta e trasporto a discarica degli scarti delle lavorazioni ed ogni
altro onere incluso per eseguire la muratura a regola d'arte. misura effettiva vuoto per pieno con
l'esclusione delle aperture eccedenti mq.2: spessore 8 cm (dim. 8x50x25 cm).
MURATURA A FACCIA VISTA IN MATTONI PIENI
Per la ricostruzione della tettoia saranno utilzzati, per fasciare la nuova struttura portante, mattoni pieni in
cotto delle solite misure di quelli esistenti.
Le murature saranno realizzate con impiego di malta cementizia o con malta pronta del tipo M3, il colore
dei blocchi e delle malte sarà del tipo a scelta della DL.
Il prezzo compensa e comprende tutti gli oneri quali formazione di aperture, passaggi, angoli, spigoli,
architravi realizzati con pezzi speciali, quota parte di cordoli e travi in c.a. completi di armatura metallica
lavorata, ponteggi, sfridi, raccolta e trasporto a discarica degli scarti delle lavorazioni, ogni altro onere
incluso per eseguire la muratura a regola d'arte.
Intonaci, pitturazioni
Tutte le murature esterne ed interne, ad esclusione di quelle lasciate a faccia vista, saranno intonacate,
vedi voci elenco prezzi.
Nelle zone dove vengono a contatto materiali differenti, l’intonaco dovrà essere rinforzato con una rete da
intonaco in fibra di vetro sufficientemente grande per garantire che non si formino micro-lesioni e/o
lesioni nell’intonaco stesso.
Tutte le parti realizzate in cemento facciavista o in cartongesso, saranno stuccate e rasate per dare le
superfici pronte per la tinteggiatura.
Successivamente tutti gli intonaci saranno pitturati con tre passate, colori a scelta della DL.
Per le pareti interne sono previste due mani o strati, di latte di calce con fissativo e antimuffa, colorata con
terre o ossidi naturali, previa mano di preparazione con latte di calce, con colori a scelta della D.L., la
colorazione delle pareti interne o esterne potrà essere con un colore diverso da quello dei soffitti.
Compreso idonea preparazione delle superfici da verniciare e l'eventuale protezione di altre opere finite,
la rimozione e la pulitura di tutte le superfici eventualmente intaccate.
Per le pareti esterne è prevista una tinteggiatura realizzata con prodotti costituiti da minerali ai silicati di
potassio (tipo Caparol) o equivalenti e pigmenti naturali, con additivi che favoriscano la buona
penetrazione ed adesione agli intonaci. Dovranno avere elevate caratteristiche di traspiranza al vapore,
eseguiti con una passata bianca e due di colore a scelta della D.L., previo una mano Primer consolidante
ai silicati reattivi.
Tutte le parti lasciate in CA a vista saranno trattate con vernici protettive acriliche impermeabilizzanti .
Pavimenti, rivestimenti, zoccolino, rivestimenti in marmo
PAVIMENTI
Tutti i pavimenti dovranno correre senza soluzione di continuità.
Solo dove previsto, o in caso sia necessario, saranno messe in opera soglie in marmo o listello in ottone
(tra pavimento bagno e disimpegno). I pavimenti da eseguire sono i seguenti:
- in mattonelle di clinker a scelta della DL cm. 30x30 nel’infopoint;
- pavimento di tipo industriale in tutta la zona della tettoia, con ricorsi in cotto levigato assieme al
cemento il colore e la posizione dei giunti sarà a scelta della DL.
ZOCCOLINI
Gli zoccolini saranno dello stesso tipo del pavimento.
RIVESTIMENTI
Nei bagni e nelle cucine saranno eseguiti rivestimenti in mattonelle di ceramica cm 10x10 per una altezza
di 2,20 e comunque secondo le indicazioni della DL.
Le pedate e le alzate delle scale interne e le aree in prossimità degli ingressi saranno realizzati con marmo
bianco Carrara, spessore cm. 3, vedi voce (049) elenco prezzi.
Corrimani, ringhiere, opere in ferro
Per quanto attiene ai grandi cancelli scorrevoli, agli impostoni dell’infopint, e al cancelli del nuov vano ai
piedi dell’antenna, saranno realizzati con telaio in acciaio zincato a caldo con rivestimento in lamiera
stirata secondo le indicazioni della DL compresa verniciatura con primer specifico e due mani di
verniciatura a smalto.
Arredamento bagni
Nei bagni, come indicato dai disegni, saranno posti in opera tutti gli arredi, completi di rubinetteria ed
accessori necessari, compreso gli allacci alla rete idro-sanitaria ed alle colonne di scarico, perfettamente
funzionanti.
In particolare saranno forniti e messi in opera i seguenti accessori :
- vaso wc n. 1 in ogni bagno;
- lavabo n. 1 in ogni bagno;
- pilozzo in PVC infopoint
Gli apparecchi sanitari saranno del tipo serie “Linda ideal standard” o comunque a scelta della DL.
Sono previsti per ogni bagno:
un attacco acqua fredda ed un attacco acqua calda per pilozzo
un attacco acqua fredda ed un attacco acqua calda per lavabo bagno
un attacco acqua fredda per il WC
Nei bagni per portatori di handicap, saranno messe in opera, oltre quello sopra descritto, anche vaso wc
adatto per portatori di handicap, lavabo adatto a portatori di handicap, accessori, maniglioni, sedili,
adeguamento della porta del bagno ecc. come previsto dalla normativa vigente.
- IMPIANTI TECNOLOGICI -
Impianto idrico-sanitario
Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi
calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima
di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad
ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.
L’info point sarà dotato di impianto adduzione acqua sanitaria.
L'impianto avrà origine dal contatore posto in apposito vano di alloggiamento. I tratti di tubazione
interrati saranno in polietilene di tipo idoneo per usi potabili, mentre i tratti all'interno del fabbricato
saranno in multistrato correnti sotto traccia e in appositi cavedi. La tubazione di adduzione acqua fredda
farà capo ad un contatore dal quale verranno alimentati i vari locali.
La tubazione acqua calda in uscita dal scaldabagno elettrico alimenterà i diversi apparecchi. Tutte le
tubazioni acqua calda saranno adeguatamente coibentate.
Tutti i materiali dovranno essere marcati CE o seguire le norme specifiche di prodotto ed essere muniti di
certificazione da allegare alle dichiarazioni finali.
L’impresa sarà tenuta ad installare l’impianto secondo le norme di legge ed ogni variazione dovrà essere
concordata ed approvata dalla DL.
Tale installazione dovrà essere conforme alle indicazioni della norma UNI 9182 e s.m.i. ed a tutte le
norme in materia attualmente vigenti.
Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo degli impianti e
fornitura di verbali firmati da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio della
dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90 e s.m. e i., completa di tutti gli allegati obbligatori
e certificazioni dei materiali utilizzati.
Impianto Termico
Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi
calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima
di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad
ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.
L’impresa sarà tenuta ad installare l’impianto di condizionamento così come descritto negli eleborati ed
ogni variazione dovrà essere concordata ed approvata dalla DL.
Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo dell’impianto e
fornitura di verbale firmato da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio
della dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90, completa di tutti gli allegati obbligatori e
certificazioni dei materiali utilizzati.
Impianto elettrico, telefonico
Le caratteristiche degli impianti descritti sono da rilevare dalle relative tavole grafiche e dai relativi
calcoli, descrizioni, relazioni tecniche e capitolati che pertanto si intendono qui di seguito riportate, prima
di procedere a qualsiasi lavorazione sugli impianti, la ditta esecutrice dei lavori deve provvedere ad
ottenere il preventivo nulla osta da parte della Direzione Lavori.
L’impianto elettrico sarà realizzato in conformità agli elaborati di progetto e alle prescrizioni contenute
nell’elenco prezzi e comprenderà un impianto per l’info point, compresa la predisposizione sul quadro per
l’illuminazione per la tettoia eil progetto della pubblica illuminazione.
Tutti gli impianti interni ed esterni, avranno origine dal vano contatori ENEL e dagli armadietti di
derivazione Telecom, dai quali partiranno le linee di alimentazione fino al quadretto e da qui raggiungerà
tutti i punti di utilizzo, come meglio descritto nelle tavole di progetto, nelle relazioni tecniche a corredo e
nei capitolati.
Qualità dei materiali
Tutto il materiale elettrico dovrà essere rispondente alle norme CEI e possedere il marchio IMQ, inoltre
dovrà essere approvato, prima dell'installazione dalla D.L. e quindi prima dell'inizio dei lavori dovranno
essere presentati in cantiere una serie di campioni per l'approvazione; qualora risultassero discordanze fra
questo Capitolato e i disegni di progetto, resta ad insindacabile giudizio della D.L. la scelta dell'una o
dell'altra soluzione.
Canalizzazioni
Le tubazioni degli impianti devono avere il marchio IMQ e dovranno essere:
- in P.V.C. rigido UNEL 37118 o P.V.C. flessibile pesante UNEL 37121 per le colonne montanti e per tutti
i percorsi sotto il pavimento;
- in P.V.C. flessibile pesante UNEL 37121 per i percorsi in parete sotto intonaco;
- in P.V.C. rigido tipo Sarel per le canalizzazioni a vista.
Tutta l’altra componentistica, sarà tipo Ticino serie Magic o Plana della Vimar, od equivalente.
I diametri delle tubazioni dovranno essere uguali ai diametri dei cerchi circoscritti dai fasci dei conduttori
aumentati del 50%. Dovrà essere garantita la perfetta sfilabilità dei conduttori.
Scatole di derivazione e morsetti
Dovranno essere tutte in P.V.C. quadrate o rettangolari del tipo da incasso con coperchio fissato a viti,
murate a filo intonaco, negli alloggi, nei garage e nei ripostigli.
La dimensione minima delle scatole sarà di 92x92 mm, e in generale vi sarà una scatola per ogni vano e
una scatola per ogni tipo di impianto. I morsetti saranno del tipo a mantello con cappuccio in plastica
della stessa colorazione dei conduttori.
Conduttori
Dovranno essere tutti isolati e precisamente:
- 450/750 V tipo N07 V-K per la luce, f.m. e segnalazioni e terra all'interno dell'edificio;
- 0,6/1 kV FG7R per linee esterne;
- Cavetto telefonico schermato TR H/R per citofoni;
- Cavo coassiale 75 ohm a 200 Mhz e 12 dB/100 mt. a 500 MHz per la T.V.
La colorazione dei conduttori dovrà essere:
- giallo verde per il conduttore di protezione (PE);
- blu chiaro per il neutro (N);
- marrone fase luce interne appartamenti;
- nero fase linee FM interne appartamenti;
- grigio fase colonna montante;
La sezione minima dei conduttori dovrà essere:
6 mmq. per le colonne montanti
4 mmq. per la distribuzione della FM alle cassette dei singoli vani
2,5 mmq. per la distribuzione della corrente luce alle cassette dei singoli vani
2,5 mmq. per le prese FM
1,5 mmq. per i punti luce e prese luce
0,75 mmq. per le segnalazioni.
I conduttori di protezione dovranno avere una sezione minima non minore del corrispondente conduttore
di fase e comunque non inferiore a 2,5 mmq.
Quadretti elettrici
I quadretti dovranno essere realizzati come rappresentato nelle tavole grafiche di progetto, saranno in
PVC completi di sportello incassato a filo intonaco e comprenderanno gli interruttori automatici
magnetotermici e differenziali del tipo a composizione modulare ed avranno grado di protezione minimo
IP40.
Nel quadro contatori, a protezione delle colonne montanti, dovranno esserci interruttori magnetotermici
con o senza il blocco differenziale. Tutti gli interruttori devono avere un potere di interruzione minima di
4500 A.
Prese ed interruttori
Gli interruttori, deviatori ecc. saranno del tipo combinabile, modulare con comando a bilanciere di colore
bianco e dimensioni mm. 32x16 circa, inseriti in scatole rettangolari murate a filo intonaco a mezzo di
appositi supporti in P.V.C. e con una placca di copertura in alluminio a filo intonaco di forma rettangolare.
Le prese, sia luce che F.M., saranno del tipo combinabile e con morsetto di terra e dovranno avere i
seguenti requisiti:
a) non sia possibile, senza l'uso di mezzi speciali, venire in contatto con le parti in tensione della sede
(femmina) della presa;
b) sia evitato il contatto accidentale con la parte in tensione della spina (maschio) durante l’inserzione e
disinserzione.
Tutte le prese luce dovranno essere dotate di fusibile di protezione installato subito a monte a modulare
con la stessa presa.
La disposizione degli interruttori e delle prese è schematizzata nelle tavole di progetto, ma la precisa
ubicazione deve essere concordata con la D.L.; ad ogni modo si precisa che l'altezza minima delle prese
deve essere a cm. 20 dal pavimento, mentre gli interruttori devono essere all'altezza delle maniglie delle
porte.
Sezione di impianto : Impianti luce e f.m.
Gli impianti avranno origine subito a valle dei contatori ENEL, ubicati come da disegno.
Tutte le linee in partenza saranno protette da interruttori magnetotermici e differenziali (vedi schemi
allegati) che saranno montati in apposita cassetta nel vano dei contatori.
I conduttori di cablaggio fra i contatori ed i quadretti di protezione dovranno essere protetti di tubo
corrugato UNEL 37121 o cabaletta in PVC; gli eventuali raccordi tra tubo corrugato e le curve a 90°
devono essere eseguiti a mezzo scatola di sfilaggio.
Le linee in uscita dal quadro contatori saranno tutte infilate in proprie tubazioni UNEL 37118 e avranno i
percorsi segnati sul disegno. Le tubazioni dovranno essere singole per ogni alloggio e per ogni impianto
condominiale.
All'ingresso di ogni colonna montante dovranno esserci scatole di sfilaggio.
I conduttori di ogni sezione di impianto, cioè luce, f.m., eventuale segnalazione T.V., citofoni, dovranno
essere infilati entro tubazioni separate e le giunzioni tra i conduttori devono essere eseguite solo nelle
scatole di derivazione a mezzo morsetti isolati.
Non sono ammesse scatole con setti separatori, ma si dovrà installare una scatola per ogni tubazione e per
ogni vano.
E' da evitare il collegamento da presa a presa ma tutte le prese di ogni locale dovranno in generale fare
capo alla rispettiva scatola di derivazione.
Per le canalizzazioni a pavimento i percorsi dovranno seguire le tramezzature, mentre per quelle in parete
il percorso dovrà essere esattamente verticale, vicino alla parete, e orizzontalmente vicino al soffitto o al
pavimento.
L'impianto di illuminazione, dell'area esterna sarà realizzato su circuito funzionante con interruttore
crepuscolare (fotocellula). Il circuito dovrà poter funzionare anche manualmente.
L’impianto telefonico
Sarà predisposto per più postazioni interne all’info point. Le prese per gli alloggi saranno ubicate una
nella zona giorno ed una nell’ingresso.
Collaudi degli impianti
L’impresa è tenuta a rilasciare il certificato di collaudo dell’impianto elettrico e citofonico.
L'impresa è tenuta inoltre a rilasciare i certificati di conformità degli impianti, debitamente firmati da
tecnico abilitato, ed inoltre tutte le certificazioni previste dalla normativa sul risparmio dei consumi
energetici, nonché dalle norme sulla sicurezza degli impianti (L. 46/90).
Infissi interni ed esterni
- Tutti gli infissi esterni saranno realizzati in legno, aventi le caratteristiche costruttive e dimensionali
come da voce elenco prezzi e nel relativo abaco degli infissi, la tipologia delle rifiniture sarà scelta
dalla direzione dei lavori.
- Le porte interne saranno in legno spess. mm. 45 con struttura cellulare a nido d'ape a doppio strato di
compensato spessore minimo mm. 5, aventi le caratteristiche costruttive e dimensionali come da voce
elenco prezzi e nel relativo abaco degli infissi, la tipologia delle rifiniture sarà scelta dalla direzione
dei lavori.
-
- La pensilina sull’ingresso sarà costituita da profili di acciaio, come da disegni esecutivi, e da vetro
temperato e stratificato.
- Le porte d'ingresso dall’esterno ad una anta saranno realizzate in legno complete di controtelaio in
acciaio zincato colore a scelta della DL. I vetri saranno di tipo camera isolati antisfondamento,
spessore minimo 4/4-12-4, posti in opera nel rispetto della norma UNI 6534-74, con l'impiego di
materiali di adeguata durezza. Il vetro stratificato 4/4 deve essere completo di pellicola in PVB dello
spessore minimo di 0,76 mm. Le porte saranno dotate di sistema di tenuta a giunto aperto con doppia
linea di guarnizioni su tutto il perimetro del vetro e sui tre lati dell'anta vedi voce elenco prezzi.
Tutti gli infissi, sia interni che esterni, saranno completi di ogni accessorio, controtelaio, sciambrane,
maniglie, cardini, ecc.
Tubazioni canalizzazioni e scarichi
Le tubazioni di ventilazione per le colonne dei wc dovranno essere realizzate in polipropilene
fonoassorbente.
Tutte le tubazioni di scarico dovranno essere in polipropilene fonoassorbenti.
Al termine dei lavori la ditta installatrice dovrà provvedere a proprie spese al collaudo dell’impianto e
fornitura di verbale firmato da tecnico abilitato, aggiornamento dei documenti, dei progetti e rilascio della
dichiarazione di conformità ai sensi della Legge 46/90, completa di tutti gli allegati obbligatori e
certificazioni dei materiali utilizzati.
Pozzetti, griglie, ecc.
Come indicato nelle tavole di progetto, saranno realizzati pozzetti di ispezione e di raccordo delle acque
nere e meteoriche, delle varie canalizzazioni ed impianti, completi di relativo chiusino o caditoia in ghisa
e di tipo carrabile. Saranno inoltre messe in opera griglie stradali ove indicato vedi tavole di progetto.
Canalizzazioni acque nere, bianche
Per l’allontanamento delle acque nere e meteoriche dal fabbricato, come indicato nelle tavole progettuali,
saranno realizzate tubazioni in PVC UNI EN 1401 SN4 pesante con pozzetto alla predisposizione per il
piede nelle colonne verticali, fino al conferimento delle acque al sistema di smaltimento delle acque
reflue.
Tutte le canalizzazioni dovranno essere protette prima del rinterro con camicia di almeno cm. 10 di
spessore in cls magro.
Pavimentazioni esterne e cordonati
Tutte le pavimentazioni esterne sono dettagliate nelle tavole di progetto, la loro posa sarà preceduta
dall’adeguata preparazione del terreno previo scavi, costipazione e preparazione dei sottofondi o
scarificazione di pavimentazioni esistenti.
La nuova passeggiata sul viale Kennedy, Ondalunga, sarà una Pavimentazione in cemento scopato,
Massetto in conglomerato cementizio Rck 25 N/mmq gettato sopra il vespaio in due riprese, compreso
l'armatura metallica con rete elettrosaldata di diametro mm 5 e maglia cm 20x20, la compattazione e la
fratazzatura della superficie di spessore cm 5, con spolvero superficiale di cemento a 400kg al mc .
Una parte degli asfalti esistenti saranno da ripristinare con conglomerato bituminoso e tappeto di usura
tradizionale (via Dante).
Opere di finitura
Per gli edifici da risstrutturare sulle coperture sarà realizzato un dispositivo anticaduta per la
manutenzione dei tetti costituita da pali ancorati alla struttura, cavi, accessori, ecc., l’impresa al
completamento dell’opera deve fornire certificato di collaudo della linea vita, redatta in triplice copia, e
debitamente firmata da tecnico abilitato.
Tutte le inferriate recuperate saranno rimontate secondo le indicazione della DL.
All’esterno sarà costruito un manufatto per accogliere i contatori.
Restauro e consolidamenti
Questo capo contiene tutte le opere necessarie al restauro/ricostruzione della tettoia-padiglione e del muro
di recinzione.
Le porzioni di murature de pilastri in mattoni a faccia vista sulle quali appoggiano le capriate della
copertura archi dovranno essere placcate mediante il consolidamento delle stesse con intonaco armato.
Esternamente il muro di recinzione dovrà essere consolidato suturando le fessurazioni e ricostruendo le
parti mancanti dei mattoni e successivamente, previa stonacatura delle parti rimanenti, solo nella parte
inerna consolidato con intonaco armato colorato e trattato superficilemte con rigature a rastrello.
Dovrà essere restaurato il piccolo cancello pedonale in ferro voluto da Sergio bernardini lungo la via
Monte Pania.
Il tetto del padiglione, nella parte da ricostruire, sarà costituito da travi, correnti e tavolato di copertura in
tavelle di cotto e successivamente allestito con guaina impermeabile, successivamente vi sarà posato il
manto di copertura costituito da tegole marsigliesi.
Saranno altresì, nella ricostruzione dei pilastri min mattoni mancanti, ricostruite le cornici sagomate
sempre in mattoni come quelle presenti nelle parti rimaste in piedi.
Altre opere
Saranno anche realizzati i vani contatori per tutti i servizi erogati: acquedotto, Enel e Telecom.
I vani contatori Enel dovranno essere maggiorati per contenere anche gli interruttori differenziali di
protezione.
±0,00±0,00
49
10
32
8
-0,55
-0,06
90
TOS15_PR.P70.001.002Finestra in legno
TOS15_01.E01.001.002Intonaco civile per interni
TOS15_01.E01.003.003Intonaco grezzo per interni
TOS15_01.F04.004.004Verniciatura internaidropittura traspirante
195002Controsoffitto in lastre di cartongesso
TOS15_01.F05.006.002Canale
B35016dSostituzione tavelle deteriorate
TOS15_D05.001.004Membrana impermeabilizzante mm 4
prev_1Dispositivo anticaduta
TOS15_01.D01.037.001Coibentazione EPS cm 5
TOS15_01.C03.021.003Manto copertura in tegole marsigliesi
A35019aMassetto di fondazione armatocon rete Ø 6 20x20
TOS15_01.E02.001.001Piastrelle monocottura smaltata liscia 20x20
TOS15_E05.013.001Sottofondo pavimentazione cm 5
TOS15_01A06.015.002Vespaio areato con soletta armata cm 27+5
TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno
TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esternaidropittura traspirante
TOS15_01.F05.005.002Pluviale
TOS15_02.D06.021.002Intonaco antiumido
P.A.ED.06Chiusure oscuranti esternein lamiera stirata
scala 1:20Dettagli infopoint 01
pista ciclabile
sezione edificio n°1 1:20
350
15
23
10
32
12
27
5
+0,26
10 51
50
15
20
20
10
-0,65
±0,00
51
2
+0,26
10
±0,00
51
prev_1aDispositivo anticaduta
B35016dScempiato in tavelle 25x60
TOS15_01.C01.003.002Scalini in mattoni pieni disposti a coltello
TOS15_01.C01.003.002Scalini in mattoni pieni disposti a coltello
TOS15_02.B08.013.001Correnti 8x8 per orditura secondaria
TOS15_01.C03.021.003Manto copertura in tegole marsigliesi
TOS15_D05.001.004Membrana impermeabilizzante mm 4
MAT06 - giunto
TOS15_01.B04.002.002Fondazione
TOS15_01.C03.011.001Capriata in legno
MAT06 - giunto
TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri
TOS15_02.C03.015.001Correnti 8x8mensola e sottomensola
P.A.ED.01Pavimentazione per marciapiediin calcestruzzofinitura tipo "scopato"
TOS15_01.E05.012.001Sottofondo in calcestruzzocon rete Ø 6 10x10
A35019a - magrone di fondazione armatocon rete Ø 6 20x20
P.A.ED.01
Pavimentazione per marciapiediin calcestruzzofinitura tipo "scopato"
TOS15_01A06.015.002Vespaio areato con soletta armata cm 27+5
TOS15_01.A05.001.002
Stabilizzato rullato e compattato
TOS15_01.A05.001.002Stabilizzato rullato e compattato
scala 1:20
sezione su porzione ristrutturata
sezione su porzione ricostruita
Dettagli padiglione 01
122566103
129
4652
6739
103
39
25
39
116
129
116
102
116
128
13
52
25
12
62
39
3963
TOS15_01C01.003.002Muratura a facciavista
TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri
TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esternaidropittura traspirante
TOS15_02.B04.003.002Cemento armato pilastri
TOS15_01C01.003.002Muratura a facciavista
TOS15_01.F04.005.001Verniciatura esterna idropittura traspirante
TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno
TOS15_01.E01.006.003Intonaco esterno
TOS15_01.C01.016.001Muratura in laterizio
TOS15_04.B03.001.002Acciaio per cemento
TOS15_01.C01.016.001Muratura in laterizio
TOS15_04.B03.001.002Acciaio per cemento
scala 1:20Dettagli tettoia 02
edificio n°2 dettaglio pilastro 1:20
edificio n°2 dettaglio pilastro d'angolo 1:20
70
70
210
80
210
80
90
210
90
pavimento finito
P1
P2
PF1
PF2
F1
F1
F1
F1
F1 F1
P3
P3
P2
P2
P1
F1
P1
F1
pavimento finito
pavimento finito
n° 21 sinistra1 destra
TOS15_PR.P71.001.001
1,89P3 21090 /porta interna
in legno,un'anta apribile
TOS15_PR.P71.001.001
n° 33 destra
TOS15_PR.P71.001.001
210 1,68P2 80 /porta interna
in legno,un'anta apribile
descrizionecodice
n° 31 sinistra2 destra
quantitàapertura
1,47
scala 1:50
P1
tipo
Abaco infissi 01
70 210 /porta interna
in legno,un'anta apribile
h = cm S = mqvetro
b = cm
dimensioni
290
100
100
290
100240
50
240
50
P1
pavimento finito internoP
2
PF
1
PF
2F
1
F1
F1
F1
F1 F1
P3
P3
P2
P2
P1
F1
P1
F1
Abaco infissi 02
quantitàapertura
descrizionecodice
PF2 290
TOS15_PR.P70.008.001
TOS15_PR.P70.008.001
1
1290
h = cm S = mqvetro
b = cm
dimensionitipo
scala 1:50
100vetrocamera
con ariamm 20
200 2,00 8infisso in legno
a due anteF 1
TOS15_PR.P70.001.002
portoncinoingressoin legno
ad un'anta
100
vetrocameracon ariamm 20
2,00PF1
portoncinoingressoin legno
ad un'anta
100
vetrocameracon ariamm 20
2,00
90
200
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
1
1. PARTE PRIMA ............................................................................................................. 3
1.1. INTRODUZIONE .............................................................................................................................................. 3
1.2. INQUADRAMENTO ......................................................................................................................................... 7
1.2.1 Inquadramento geografico e territoriale ........................................................................................... 7
1.3. Storia del territorio .......................................................................................................................................... 10
1.3.1 Il territorio nel ‘700 ........................................................................................................................ 10
1.3.1.1. La pianura costiera ................................................................................................................ 10
1.3.1.2. L’entroterra collinare e montano ........................................................................................... 11
1.3.2 Il territorio nell’ 800 ....................................................................................................................... 13
1.3.2.1. Dal mare alla via Francigena: le aree umide ......................................................................... 13
1.3.2.2. Viabilità e sistema insediativo nella pianura ......................................................................... 15
1.3.2.3. La valle di Camaiore e il sistema montano ........................................................................... 16
1.3.2.4. La città “nuova” ..................................................................................................................... 18
1.3.2.5. I borghi .................................................................................................................................. 19
1.3.2.6. Il podere di pianura e di collina ............................................................................................. 20
1.3.2.7. Le acque e le strade ............................................................................................................... 21
1.3.3 La marina ....................................................................................................................................... 22
1.3.4 La nuova citta’ litoranea, studi urbanistici ..................................................................................... 23
1.4. Inquadramento geomorfologico ...................................................................................................................... 24
1.4.1 Idrografia di superficie ................................................................................................................... 25
1.4.2 Elementi geomorfologici ................................................................................................................ 25
1.4.2.1. Stratigrafia delle aree di pianura ............................................................................................ 26
1.4.2.2. Paleografia della pianura costiera .......................................................................................... 27
1.4.3 Caratteri climatici ........................................................................................................................... 28
1.5. EMERGENZE FITOPATOLOGICHE ......................................................................................................... 30
2. PARTE SECONDA ..................................................................................................... 33
2.1. STATO ATTUALE – INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE ............................................................. 33
2.2. PREESISTENZE VEGETALI: CONDIZIONI VEGETATIVE E VALORE ORNAMENTALE ........... 34
2.2.1 RISULTANZE DELLA VALUTAZIONE DEL PATRIMONIO VEGETALE DEL LOTTO DI
INTERVENTO ........................................................................................................................................... 38
2.2.2 FATTIBILITA' DEL TRAPIANTO DEI SOGGETTI NON INTEGRABILI .............................. 39
2.2.3 MISURE DI SALVAGUARDIA PER LA PROTEZIONE DALLE ATTIVITA' DI CANTIERE
40
2.3. Considerazioni sulla natura agronomica dei suoli ......................................................................................... 41
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
2
3. PARTE TERZA........................................................................................................... 43
3.1. LINEE GUIDA E STRATEGIE PROGETTUALI ....................................................................................... 43
3.1.1 INTRODUZIONE .......................................................................................................................... 43
3.1.2 LA RISORSA ACQUA ................................................................................................................. 43
3.2. Ambiti di progetto ............................................................................................................................................ 45
3.2.1 IL GIARDINO DELLE NOTE ...................................................................................................... 45
3.2.2 L’AREA EVENTI .......................................................................................................................... 45
3.3. LA VEGETAZIONE NEL PROGETTO ....................................................................................................... 49
3.3.1 CRITERI DI SELEZIONE DELLE SPECIE................................................................................. 49
3.3.2 LA COPERTURA ERBACEA ...................................................................................................... 51
3.3.3 GRUPPI ARBOREI ....................................................................................................................... 51
3.3.4 SIEPI ARBOREO-ARBUSTIVE .................................................................................................. 51
3.3.5 ELENCO DELLE FORNITURE ARBOREE ED ARBUSTIVE .................................................. 52
3.3.6 LA VEGETAZIONE DELLE DUNE ............................................................................................ 55
3.3.7 PERCORSI ..................................................................................................................................... 56
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
3
1. PARTE PRIMA
1.1. INTRODUZIONE
La presente sezione illustra gli aspetti e le scelte di natura tecnico-agronomica relative alla
realizzazione del Parco Urbano dell’Area Centrale della Versilia – Area ex
Bussoladomani – Camaiore - Lucca.
Il progetto esecutivo è stato sviluppato a partire dal progetto definitivo a seguito di un
processo che ha portato ad una più precisa definizione delle scelte progettuali e ad alcuni
cambiamenti motivati da ragioni di convenienza ed economicità, ma che non ha stravolto i
principi ispiratori della soluzione identificata. I caratteri del progetto del Parco così come
illustrati nella proposta di Masterplan del 22 settembre 2015, e conseguentemente le
scelte relative, vengono dunque confermati.
Nella fase a cui fa riferimento il presente appalto verranno realizzati:
- 1 - La chiusura al transito ordinario di via Dante Alighieri;
- 2 - Gli ingressi al Parco da via Monte Pania, dal Viale Kennedy con la creazione
della nuova passeggiata dell’Onda Lunga;
- 3 - Il rifacimento delle recinzioni dell’intero perimetro del lotto;
- 4 - La messa in sicurezza delle alberature pericolanti o danneggiate dall’evento
meteorico del 5 marzo 2015 nell’intero perimetro del lotto;
- 5 - Il sistema di verde costituito da nuove piantagioni arboree, da siepi arboree
perimetrali e dalla realizzazione di modesti rilevati la cui funzione è quella di
organizzare spazi a diversa fruibilità nell’area dell’area eventi - La Rena;
- 6 - La dotazione impiantistica necessaria alla realizzazione di eventi
- 7 - Il restauro dei manufatti (edificio su viale Kennedy, tettoia, muro perimetrale su
via Monte Pania)
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
4
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
5
Lo stanziamento di risorse da parte dell’Amministrazione appaltante per questa fase di
intervento risulta dal seguente quadro economico:
Le lavorazioni da compiersi in questa fase e quelle da realizzarsi a seguito di un ulteriore
stanziamento da parte dell’Amministrazione Comunale sono precisamente identificate
nella planimetria PE 02 – Tavola di sintesi delle lavorazioni, allegata alla documentazione
di gara.
Le lavorazioni stralciate appartengono alle medesime categorie di opere di quelle che
vengono appaltate: si tratta quindi di una mera riduzione quantitativa di lavorazioni, che fa
riferimento alla porzione di area compresa fra via Abetone e via Dante Alighieri ( cioè al
Giardino delle Note).
La realizzazione in una fase differita delle lavorazioni previste nell’area del Giardino delle
Note è resa possibile dal fatto che l’area è segregabile e ampiamente accessibile sui
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
6
quattro lati; sarà così possibile realizzare le opere stralciate senza dover intervenire
all’interno dell’Area Eventi – la Rena.
Il progetto del Parco riconosce e integra le valenze arboree in esso insediate; le
lavorazioni di formazione del substrato colturale, il tracciamento dei percorsi e dei
sottoservizi è stato disegnato in modo da limitare le interferenze con gli apparati radicali e
quindi il rischio di danneggiamento degli stessi conseguente a manomissioni e lesioni delle
radici. Gli alberi adulti preesistenti dovranno essere in ogni caso attentamente monitorati
sia durante la fase esecutiva che negli anni a venire allo scopo di identificare
precocemente l’eventuale insorgenza di condizioni di instabilità.
Proprio allo scopo di non danneggiare le alberature esistenti, non è prevista la
realizzazione di un impianto di irrigazione generalizzato, che soddisfi le esigenze idriche
dei tappeti erbosi durante la stagione estiva; i prati che verranno realizzati avranno quindi
spiccate caratteristiche di rusticità, resilienza e capacità di sopportare un elevato carico
antropico.
Le scelte compositive relative alla componente verde sono indirizzate alla riduzione del
carico manutentivo e gestionale attraverso l’accorpamento delle superfici, che consente
l’adozione di attrezzature di maggiore capacità di lavoro, l’adozione di soluzioni
compositive e scelte specifiche in grado di autosostenersi, una volta avvenuto
l’affrancamento e trascorso il periodo di superamento della crisi di trapianto.
Il Parco è fruibile da tutte le fasce di età e di popolazione : i percorsi sono pianeggianti, le
pavimentazioni sono continue e lisce; muovendosi all’interno dell’area, è sempre possibile
identificare una via alternativa a quella che si sta percorrendo, evitando così di alimentare
percezioni di insicurezza.
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
7
1.2. INQUADRAMENTO
L’area in esame si pone in area del Lido di Camaiore più prossima al confine con
Pietrasanta.
Su il lato est, il lotto fronteggia il complesso delle Residenze Benelli; verso mare, è
separata dalla passeggiata da una ampia zona alberata matura formata quasi
esclusivamente da leccio e pino marittimo. Questa massa di vegetazione funziona da filtro
visivo ed acustico in misura molto efficace.
I riferimenti visuali sono, nel piano più prossimo, le emergenze vegetazionali e la massa
della vegetazione dei giardini delle abitazioni private (per lo più villette monofamiliari)
verso sud est e nord ovest. La vista su il paesaggio lontano (ed in particolare sulle
Apuane) è particolarmente rilevante, grazie alla permeabilità delle residenze Benelli.
1.2.1 Inquadramento geografico e territoriale
Il Comune di Camaiore è parte integrante di un più ampio territorio omogeneo,
caratterizzato dall’articolazione di diversi sistemi e sub-sistemi ambientali contraddistinti da
numerosi e complessi ambiti naturalistico-biologici, geologico-idrografici e storico-antropici.
La Versilia propriamente detta, ovvero il comprensorio formato dai comuni di Massarosa,
Viareggio, Camaiore, Pietrasanta, Forte dei Marmi, Stazzema, Seravezza, confina a Nord
con la Provincia di Massa e con la Garfagnana, ad Est con la Piana Lucchese e a Sud con
quella Pisana. Il confine si mantiene naturale a levante lungo il crinale delle Alpi Apuane,
mentre a sud coincide con l’area palustre del lago di Massaciuccoli e a nord si prolunga
fino alla foce del Magra. Questa area geografica è occupata da un sistema orografico
parallelo e degradante, verso il mare, che comprende i pendii più alti ed aspri delle alpi
Apuane, le colline pedemontane più basse e dolci ed infine la pianura costiera. E’ solcata
dai fiumi (Frigido, Serra, Fossa di Camaiore, ecc.) che scorrono a formare valli pressoché
perpendicolari alla costa. Questa natura del territorio, l’esposizione, il clima e i venti
dominanti, hanno caratterizzato anche il modo di insediarsi dell’uomo, condizionando le
pratiche agricole, la forma e la localizzazione degli insediamenti, la distribuzione delle
infrastrutture. I centri urbani (capoluoghi) risultano infatti localizzati nelle pianure costiere a
ridosso del sistema collinare o al centro delle valli, mentre i piccoli nuclei rurali sono
arroccati sulle colline più esposte al sole e diminuiscono in numero e consistenza dalla
collina verso la montagna. La pianura accoglie un’agricoltura più specializzata (seminativo,
serre, ecc) caratterizzata dalla presenza del podere; la collina presenta colture arboree di
olivo e vite, mentre la montagna accoglie pratiche tipiche come il pascolo e la selvicoltura.
Il territorio di Camaiore non si sottrae a questa interpretazione e si articola quindi dalla
montagna apuana fino al mare e presenta diversi ambienti fisici con proprie caratteristiche
e specificità. In particolare: la costa litoranea (cordone dunale) e la pianura umida
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
8
dell’entroterra costiero, gli ambienti pedecollinari e collinari parralleli alla costa, le pendici e
le dorsali apuane più meridionali ed infine gli ambienti formati dai depositi del Fiume di
Camaiore che individua un’ampia valle pianeggiante tra la montagna e la collina litoranea,
prima di disporsi perpendicolarmente al mare in coincidenza con la pianura costiera. A
questi ambienti corrispondono diversi e specifici insediamenti. Il capoluogo Camaiore e
Capezzano, sono localizzati in piano in corrispondenza rispettivamente della valle del
Fiume di Camaiore e in prossimità degli ambienti pedecollinari. La collina è caratterizzata
invece dalla sequenza di un numero considerevole di nuclei storici sistemati in generale su
il crinale e sui poggi più esposti al sole, mentre il sistema della montagna è contraddistinto
dalla presenza di edilizia sparsa in prossimità dei pascoli e dei boschi coltivati. La costa
litoranea accoglie i consistenti insediamenti recenti.
Il territorio di Camaiore è così caratterizzato oltre che dalla struttura morfologica (i monti e
le colline), dal suo fiume principale (che raccoglie il Lucese e il Lombricese) e da un
policentrismo insediativo, che si è determinato storicamente e si è riaffermato
recentemente. Gli insediamenti storici sono caratterizzati da una forma, da un disegno
organico e preordinato. Il simbolo principale di quest’aspetto è rappresentato dal
capoluogo, città medioevale fondata con schema urbanistico a maglie regolari al centro di
una valle in una posizione geografica particolare e di pregio. Una struttura urbana
importante, che ci accomuna con altre città toscane (Pietrasanta, San Giovanni Valdarno e
in genere le nuove terre fiorentine) ed europee (le bastides francesi per esempio). Ma
anche i numerosi borghi delle colline hanno un disegno che è reso singolare dalla
morfologia particolare dei luoghi. Un’articolazione d’insediamenti che ha prodotto un
sistema esteso e complesso che nel 1850 contava 15680 abitanti, qualificandosi come
un’area prospera della repubblica lucchese. Il sistema partiva dalle vie che dalle porte
della città, attraversando un territorio ricco di vigneti, conducono alle prime frazioni esterne
(Sterpi, Vado), talvolta antichi luoghi fortificati (Montebello) o pievi (la Pieve, la Badia), che
avevano avuto un ruolo di difesa, giuridico e patrimoniale sulle numerose case e comunità
sparse. Salendo sulle colline, spesso terrazzate, si incontrano i borghi del centro maggiore
(Pedona, Lombrici, Groppolungo, Nocchi) e quelli nella Valle Freddana verso Lucca,
aggregati nel XVII secolo alla Vicaria di Camaiore (Fibbiano, Fibbialla, Orbicciano,
Montemagno, Valpromaro). In posizione più elevata ed in ambienti più difficili si incontrano
le case raggruppate in frazioni rurali e piccoli borghi (Casoli, Metato, Gombitelli, Culla),
con tipologie edilizie ed insediamenti stagionali simili a quelli delle zone apuane del
versante lucchese. Borghi interessanti per la struttura medioevale sono anche localizzati
sulle fasce collinari rivolte verso il mare. Molte sono anche le ville, sia pure con
caratteristiche diverse dalla villa lucchese, localizzate verso la parte più interna (area di
Orbicciano per esempio), ma anche sulla fascia collinare rivolta verso il mare. Numerosi
sono infine i mulini e i frantoi, in prossimità di corsi d’acqua, che confermano come sulle
colline di Camaiore si producesse e si produca un olio molto stimato. Gli insediamenti
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
9
recenti hanno perduto tale forma e questo forte disegno preordinato. Ne è una
testimonianza la crescita di Camaiore, che ha teso ad occupare gli spazi di campagna
compresi tra vie poderali, seguendo soprattutto la logica del maggiore sfruttamento
fondiario. Il risultato è che nel centro sono rimaste le funzioni, ma non la popolazione,
aspetto questo che contribuisce ad un degrado di questa parte fondamentale per tutta la
comunità. Ma si riscontra anche nella crescita di Lido di Camaiore e Capezzano. A Lido ad
esempio in una prima fase si è seguito il modello della scacchiera. In coincidenza con
l’allargamento dell’area urbana, la struttura urbana ad isolato si è prima sfumata e poi è
scomparsa oltre l’Aurelia a favore di una più diffusa urbanizzazione, con le tipologie
tradizionali sostituite da tipi edilizi più disparati. Da centro di villeggiatura tradizionale, con
famiglie e pensioni, Lido si sta infatti trasformando in un’area urbana specializzata per il
tempo libero, dove le case, soprattutto più vicine al mare, sono usate o sono di proprietari
che risiedono nel bacino retrostante e della Toscana centrale. Una città per il tempo libero
che funziona però poche volte l’anno e per la quale è necessario trovare una formula cha
attragga cittadini per più tempo.
Infine Capezzano che presenta caratteri particolari soprattutto per la diffusa presenza di
cascinali nella campagna circostante. Una città costosa per la difficoltà di servizi e
impianti, che rischia di impoverirsi per la mancanza di veri e propri spazi urbani, per il
peggioramento di quelli ambientali, per la mancanza di parti organiche di città, di scenari
urbani che sono poi anche i luoghi di rappresentanza della vita sociale e colturale, delle
istituzioni, della collettività. La prima e più importante operazione è stata quella di definire
questa città, trovare i loro confini e riqualificare la città stessa. Si è trattato di identificare e
ricostruire un limite dove non esisteva più. Sono stati perimetrati i borghi sparsi di pianura
e il sistema lineare della via Italica. In questo modo si sono distinte chiaramente le parti
urbane ed edificate dalle zone agricole chiarendo che non tutto il territorio è
potenzialmente disponibile all’edificazione. All’esterno della città, dei borghi di pianura, dei
borghi di collina c’è ora la campagna coltivata o valorizzata ambientalmente che può
costituire anche il supporto per orti, per giardini privati, per uno spazio libero e riservato
agli abitanti. All’interno vi sono gli insediamenti residenziali e produttivi. Inoltre vi sono gli
spazi urbani che devono essere organizzati e migliorati soprattutto in ciò che rappresenta
l’essenza della città: gli spazi pubblici (piazze, verde, parcheggi).
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
10
1.3. Storia del territorio
1.3.1 Il territorio nel ‘700
1.3.1.1. La pianura costiera
La lettura delle carte setteccentesche e in particolare la carta dello “Stato della
Serenissima Repubblica di Lucca”, redatta da Giuseppe Serantoni nel 1744, mettono in
risalto alcuni aspetti predominanti dei sistemi ambientali, degli insediamenti e delle
infrastrutture antropiche del territorio di Camaiore nei primi anni del ‘700. Il territorio risulta
in pratica diviso in due grandi ambienti: la pianura costiera e l’entroterra collinare e
montano.
La pianura costiera è praticamente priva di insediamenti umani, vi si notano semplici
insediamenti abitativi, relativi ad alcune baracche situate lungo la via di battigia nelle
vicinanze della via del Secco e del confine con Viareggio; ciò è testimoniato proprio dai
toponimi rilevabili che denunciano la presenza di “baracche”.
Sono inoltre presenti due torri di difesa di impianto più antico (come si può vedere dalle
carte relative alle marine dei secoli XVI e XVII) situate in maniera più arretrata rispetto alle
baracche, e precisamente in località Motrone e l’altra in località Secco. Anche il sistema
viario risulta poco sviluppato, i collegamenti si limitano infatti alla via del Paduletto e alla
via dell’Argine vecchio in direzione est-ovest e alla via Romana in direzione nord-sud.
La pianura si caratterizza per emergenze naturali di particolare rilevanza, come la vasta
area boscata di lecci e ontani posta a ridosso del fronte di battigia in coincidenza del
cordone dunale e da una seconda area in cui si alternano zone umide e zone più asciutte.
Negli anni immediatamente successivi inizieranno i tagli del bosco mesofilo per favorire la
bonifica delle terre umide e un maggior sfruttamento dei suoli a fini agricoli. La parte
situata più a nord è inoltre contraddistinta dalla presenza di un vasto ambiente umido
caratterizzato dalla presenza di fossi, canali, peschiere ed ambienti palustri; questa zona
si muove dal mare fino ai “pascoli di Chiolaia” occupa quel territorio corrispondente
pressappoco all’ambiente dell’attuale “Giardo”. Anche lungo via del Paduletto più a ovest,
si ritrovano ambienti palustri oltre ad un’area coltivata in località Bucine. La mancanza di
insediamenti stabili e il ricorrere con frequenza dei toponimi relativi al “pascolo” lascia
pensare che i terreni “a secco” non siano ancora del tutto coltivati, come troveremo più
avanti nel secolo successivo, ma lasciati a prato a disposizione del pascolo.
Gli ambienti naturali, gli acquitrini e le acque sono quindi gli elementi dominanti la pianura
costiera, su queste ultime si vedono i primi significativi segni di antropizzazione del
territorio.
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
11
Il sistema delle acque presenta da una parte fossi ordinati in cui sono già iniziate opere di
sistemazione (Fosso del Trebbiano, Fosso di Camaiore, Fosso del Secco, Fosso di
Confine); dall’altra si trova un intricato sistema di acque ristagnanti situate in direzione
nord in prossimità della zona del Giardo, dove la rappresentazione cartografica individua
la presenza di ambienti palustri come ad esempio “Giuncaie”.
1.3.1.2. L’entroterra collinare e montano
L’ambiente dell’entroterra collinare e montano, a differenza della pianura, si presenta
invece fortemente antropizzato, in cui i centri e i nuclei urbani sono l’elemento emergente
e caratterizzante il territorio. In particolare si può notare il risalto e l’attenzione che viene
data dal Serrantoni alla rappresentazione topografica dei diversi centri in cui si distinguono
chiaramente torri, abitazioni, rocche e mura. Anche la dimensione occupata sulla
cartografia e i caratteri usati per i toponimi denotano da parte del cartografo un’attenzione
particolare a questi centri urbani, tesa a porre in risalto la loro importanza strategica e
territoriale. La cartografia esalta infatti, con ricchezza di particolari, il disegno dei diversi
centri abitati, le abitazioni, i sistemi di fortificazione, gli edifici religiosi e i principali palazzi
civili. Per comprendere pienamente la morfologia dell’entroterra camaiorese è utile ed
interessante la lettura delle descrizioni di G.C.Martini risalenti ai primi del ‘700:…”Due
miglia dopo Valpromaro giungemmo ad una località di poche case chiamata Monte Magno
donde si scopre, dalla parte del mare, una valle delimitata da alti monti, contrafforti cioè
delle Alpi Apuane, coperti da fertili uliveti e castagneti. Non lontano si scorge l’antico
Monte Magno, uno dei sette castelli che sorgevano intorno a Camaiore, erano essi abitati
da piccoli feudatari ed al tempo dei Guelfi e Ghibellini vennero sostituiti dai lucchesi….;Dal
Monte Magno, guardando verso Nord si vede ancora un’altra torre, è ciò che rimane della
residenza dei marchesi di Peralla, e questa come del resto Monte Magno stesso,
appartenne poi ai nobili Cattani… …Ancora più a Nord, ma non lontano da Camaiore, ed
ugualmente ai piedi delle Alpi Apuane, si trovano tra i verdi uliveti considerevoli ruderi di
un castello montano ritenuto tra i più forti della Toscana, e chiamato Lombrici,… …Di
fronte ad esso, verso mezzogiorno e ✁✂ mare, sorge un altro monte su cui è costruito
Pedona e più oltre sono situati i rimanenti castelli di Gombitelli, Greppo lungo e Monte
Bello, dei quali si scorgono ancora i resti sotto la vetta del Monte Gabberi…
…La regione di Camaiore è piacevole e fertile. La pianura che dalla parte di Lucca è assai
stretta, si allarga gradualmente verso il mare. Gli oliveti sono grandi come boschi e si
collegano con le selve dei castagni che giungono fino alla cima dei monti. Nella pianura
abitano molti contadini benestanti”.
La descrizione restituisce un paesaggio caratterizzato dalla presenza di importanti
emergenze architettoniche come castelli e torri, ormai in abbandono, da insediamenti
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
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umani consolidati e dalla presenza di un paesaggio agrario in forte sviluppo dove la coltura
dell’olivo e del bosco di castagno risulta predominante.
La città di Camaiore risulta circoscritta ancora all’interno della cinta muraria medievale ed
è possibile leggere con chiarezza lo schema del tessuto urbano contraddistinta da un
grosso quadrilatero urbano tagliato da “rughe” e “contratoie“ tra loro perpendicolari, così
scandite e disegnate da una rigorosa e ferrea regola geometrica.
All’esterno della città, non si rilevano ancora grossi insediamenti urbani, il territorio è
invece caratterizzato dalla presenza di terreni coltivati a prato e a seminativo e dalla
presenza di colture arboree tra cui spicca l’ontaneto.
Le pratiche agricole risultano in questa piccola zona di pianura fortemente consolidate, lo
dimostra anche la “carta del territorio di Camaiore” databile a fine ‘700, in cui la
rappresentazione topografica mette proprio in risalto l’orditura e la sistemazione dei campi
coltivati a semina, dei fossi di scolo, oltre alla presenza di alberi e ontaneti. Da questa
carta si rilevano tra l’altro alcuni toponimi tipici ricorrenti tra cui “seminato”, “prato”,
“coltivato”, ecc.
Lungo i principali corsi idrografici, si rileva la presenza di altrettanti nuclei abitati, che
sfruttando la strategica posizione topografica e la presenza del corso d’acqua, si
specializzeranno con il tempo per la presenza di edifici come molini, fornaci, frantoi,
tintorie.
In particolare si possono rintracciare in corrispondenza del Rio Lombricese, del fiume
Lucese e del Fiume Freddana, di cui è interessante riportare la dettagliata descrizione
ancora del G.C Martini:…”Dopo un miglio cavalcai attraverso Valpromaro, un paese di
poche case. Qui vidi diversi mulini azionati ad acqua. Alla parte terminale del condotto
presentano un acuto angolo di inclinazione, perché l’acqua calda sulla ruota con velocità e
forza”…Già nel 1700 infatti l’infrastrutturazione viaria, lo sfruttamento e la regimazione
delle acque, il sistema degli edifici a carattere e con funzioni specialistiche ad esse
connesse, ma anche lo sviluppo agrario della pianura pedemontana, sono dunque molto
progrediti;si rilevano infatti collegamenti con tutti i centri collinari e diverse strade di
comunicazione interne alla pianura limitrofa al capoluogo; questo articolato sistema di
collegamenti risulta per lo più organizzato parallelamente ai principali corsi d’acqua, per
poi arrampicarsi, lungo ripidi tornanti che tagliano le linee di massima pendenza ,verso le
colline e la montagna. Il territorio interno appare come un’area caratterizzata da un livello
di antropizzazione decisamente elevato e con forme insediative complesse, connotato da
un intorno agrario più articolato rispetto alla limitrofa pianura costiera. Dalle informazioni
fornite dalla cartografia settecentesca, all’interno del territorio identificato con il bacino
idrografico del fiume di Camaiore, si individuano distinti ambiti territoriali: quello della
pianura costiera, quello della pianura della città storica di Camaiore e quello dei rilievi. I
caratteri e gli aspetti paesaggistici assumeranno nell’ottocento, soprattutto in pianura,
forme differenti da quelle descritte a seguito di rilevanti trasformazioni.
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
AREA EX BUSSOLADOMANI
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1.3.2 Il territorio nell’ 800
1.3.2.1. Dal mare alla via Francigena: le aree umide
La parte del territorio comunale meno popolata e per lo più caratterizzata da ambienti
naturali o seminaturali, corrisponde a quella che oggi è caratterizzata da un’alta densità
edilizia e costituisce la città balneare di Lido di Camaiore. Ciò nonostante oggi è possibile
leggere alcuni “segni territoriali” presenti anche nei secoli precedenti, come testimoniano
le mappe e i documenti dai secoli XV al XIX.
Dalla via Emilia muovendoci in direzione Est-Ovest verso il mare, erano presenti solo due
strade; localizzate vicino al confine con Viareggio, la “via del Fortino” e procedendo verso
Pietrasanta, all’altezza della “Dogana del Secco” la “via del Secco”, quest’ultima diventata
poi a monte della via Emilia “via del Paduletto”. Lungo la via del Fortino in direzione Est-
Ovest si trovano due fabbricati uno in località detta “alla chiusa della Fossa dell’Abate”,
l’altro detto “al Fortino Vecchio”.
La distribuzione planimetrica dei lotti e del fabbricato siti al “Fortino Vecchio” è
rappresentativa di una delle tipologie insediative che ritroveremo in tutta la pianura
bonificata, in particolare:dalla via principale si staccava, perpendicolarmente ad essa, un
sentiero, che serviva da collegamento tra il podere e la viabilità principale. Il fabbricato
colonico, posto alla sommità della stradina di collegamento, risulta costruito su uno dei lati
di un piccolo lotto di terreno quadrilatero, sugli altri lati od angoli trovavano posto gli
annessi agricoli del fabbricato principale (stalle, ricoveri, fienili, porcilaie,ecc).
Sempre procedendo verso il confine con Pietrasanta, in località “al Secco”, erano presenti
gli insediamenti originali, dai quali si svilupperanno poi la tenuta Rolandi-Ricci ed il podere
Puccinelli.
Questo vasto quadrilatero delimitato a Nord dal confine con Pietrasanta, a Sud dalla via
del Secco, a Ovest dal mare e ad est dal fosso “lama della Torre” era occupato per lo più
da un ambiente umido il cui elemento più caratterizzante era rappresentato dalle
“pescaie”; di queste ultime si trovano disegni e descrizioni in numerose carte storiche fin
dal XV secolo.
I terreni adiacenti alle pescaie e compresi tra il “fosso del Secco” e il fosso “Lama della
Torre” erano denominati “macchia di S.Lucia” e “macchia di Monteggiorini”. Il toponimo
denota la conformazione ambientale di questa porzione di territorio , che in origine
risultava occupata da una macchia prevalentemente mesofila di lecci, come è possibile
rilevare nelle precedenti mappe settecentesche.
Questi terreni, in via di trasformazione, risultano suddivisi in strisce rettangolari con il lato
corto parallelo alla linea di costa. Questa trama si ripeteva ininterrotta dal confine con
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Pietrasanta fino alla “via del Paduletto”, inoltre l’area era attraversata in direzione Nord-
Sud da due vie parallele.
Da Viareggio a Pietrasanta, lungo la “via della macchia” si rilevano una decina di fabbricati
a pianta rettangolare, insistenti su lotti di forma quadrilatera, attestati in adiacenza alla “via
della macchia” o nelle sue immediate vicinanze.
Muovendo dalla costa all’altezza della “via del Secco” e proseguendo verso l’interno è
possibile rendersi conto della complessità del sistema delle acque presenti.
Superata la prima fascia costiera, in cui il paesaggio predominante era caratterizzato dalla
presenza di dune e della macchia bassa mediterranea, si incontrava una parte di territorio
umido, compresa approssimativamente tra la “via Emilia" e il “fosso Lama della Torre" in
cui il terreno era prevalentemente occupato da pescaie ed aree paludose nel quale
venivano fatte confluire le acque dei canali e torrenti provenienti dall’entroterra.
Il “fosso Lama della Torre” e il “fosso del Secco” erano i principali collettori di queste acque
che si disperdevano all’interno delle peschiere e nelle paludi, per poi successivamente
immettersi in mare, dove era possibile superare l’alto cordone dunale; al di sopra di
quest’area, verso est, era presente un articolato sistema di canali.
Queste acque nel tratto tra via Francesca e il cordone dunale, non trovano una pendenza
sufficiente per defluire rapidamente. Le dune inoltre, avendo una quota altimetrica
superiore a quella della pianura retrostante, costituivano un’ulteriore barriera al deflusso
spontaneo delle acque verso il mare. Questo è il motivo per cui si tendeva a sistemare i
corsi d’acqua all’interno di argini artificiali (briglie), sollevando la quota dell’alveo al di
sopra delle quote altimetriche del cordone dunale (acque alte).
Tutto ciò comportava grossi problemi idraulici, connessi con lo straripamento delle acque
alte e il successivo ristagno di questo terreno.
Nei momenti di piena infatti i canali delle acque alte, straripavano dagli insicuri e deboli
argini in cui erano costretti, inondando i terreni circostanti.
Per questi motivi il territorio sopra descritto era ancora in prevalenza paludoso, nella zona
detta del “Giardo”, nelle peschiere tra il fosso del Secco e il fosso Lama della Torre e nella
zona di “Bucine”, su queste aree esistono numerose mappe storiche disegnate tra il XV e
il XVIII secolo che testimoniano l’importanza strategica che veniva data a questo sistema
ambientale dagli uomini del tempo.
Nel corso dei secoli la pianura costiera è stata oggetto di numerosi tentativi di bonifica,
testimoniati dai documenti storici della Repubblica di Lucca.
I tentativi di arginare e contenere le acque provenienti dall’entroterra camaiorese,
risultavano sicuramente un grosso problema per le popolazioni locali, testimoniato anche
dal fatto che la Repubblica di Lucca istituì un apposito “Offizio sopra le acque del fiume di
Camaiore”. Nel corso dei secoli si giunse poi alla situazione che vede il fiume imbrigliato in
un rettilineo letto artificiale, sollevato a quote piuttosto elevate rispetto alla pianura in modo
da confluire nella "“fossa dell’Abate” e quindi al mare.
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Le opere di bonifica riguardano il fiume di Camaiore, ma anche la realizzazione di
altrettanti canali artificiali che da esso si diramano, in diverse direzioni, secondo linee
parallele, che tagliano la pianura in settori dalle forme regolari (triangolari o quadrilateri), di
cui risalta la geometria regolare, come il “fosso Lama della Torre” o il “fosso del Secco”.
Il “fosso del Paduletto” e il “fosso Carraia” scorrono uniti fino alla località detta
“Cafaggiolo”, mentre il “fosso del Trebbiano” e il “fosso Lama della Torre” che appariva in
superficie all’altezza della località detta “all’Olivella” e costeggiando la “via di Bucine”
giungeva fino alla località “magazzeno” per proseguire con una deviazione lineare
parallelamente alla costa.
Trasversalmente a questi canali principali esistevano poi una grande quantità di fossi di
scolo minori, che a seconda delle diverse sistemazioni agrarie apparivano e scomparivano
dalla superficie territoriale, segnando e indirizzando l’andamento dei lotti coltivati.
L’area delle “Bocchette” e della “Calla Grande” si differenziava dal resto della pianura in
quanto risultava segnata soltanto da canali artificiali utilizzati per realizzare colmate di
terra tendenti a bonificare l’intera zona, mediante il progressivo innalzamento della quota
dei terreni.
1.3.2.2. Viabilità e sistema insediativo nella pianura
Le grandi vie di comunicazione segnavano anche i limiti dei sistemi ambientali in cui era
suddiviso il territorio comunale.
La viabilità Nord- Sud, tagliava trasversalmente il Comune in due precise zone, la “via
Emilia” segnava il passaggio tra la zona del cordone dunale costiero e la pianura
dell’entroterra, mentre la via Francesca segnava il limite tra la pianura in via di bonifica e il
sistema pedecollinare.
Le principali vie che conducevano al mare risultavano tangenti o parallele ai canali che
scorrevano quindi nella medesima direzione. Queste sono:la “via per Camaiore e il fiume
per Camaiore”, la “via di Fillungo e Bucine con il fosso che diventerà Lama della Torre”, la
“via del Trebbiano e il fosso del Paduletto”, la “via della Carraia e il fosso omonimo”, la via
dell’Arginvecchio e il fosso omonimo”. Esistevano poi ulteriori collegamenti trasversali
minori, che con andamento circa parallelo alla linea di costa dividevano lo spazio tra un
podere e l’altro formando un quadrilatero al cui interno si formava la trama degli
appezzamenti coltivati e dei fossi di scolo.
Nella suddivisione fondiaria del territorio costiero si può notare il ricorrere di alcune misure
che, senza supporre l’esistenza di un modulo base, si ripetono più volte con regolarità
soprattutto nell’area compresa tra la “via Emilia” e la “via Francesca”. La distanza
ricorrente tra due vie trasversali minori, parallele alla costa, varia tra i duecento e i trecento
metri e i lotti di terreno interni a questa area hanno il lato lungo variabile tra i cento e i
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centocinquanta metri. Tra le due strade, inoltre, la proprietà è suddivisa da linee parallele
costituite da fossi o sentieri, tra loro equidistanti, che spezzano i lotti in parti uniformi.
In generale nella Pianura Bonificata l’appezzamento coltivato “tipo” era di forma
rettangolare con il lato lungo circa in direzione Est-Ovest; facevano eccezione a questa
regola i terreni compresi tra l’Arginvecchio e il “fosso Chiolaia”, il triangolo compreso tra la
“ferrovia Litoranea”, il fosso di Camaiore e la via del Fiaschetto e infine l’area delle
Bocchette; in tutte queste zone la direzione prevalente del lato lungo dell’appezzamento di
terreno corre invece in direzione Nord-Sud.
Il sistema insediativo era parte integrante e sostanziale di questo ambiente caratterizzato
dalla presenza del “podere”, quest’ultimo formato da una o più abitazioni rurali e annessi
agricoli, (stalle per il bestiame, fienili, cascine, ecc), dagli appezzamenti coltivati, le acque,
le vie di comunicazione poderali. Il posizionamento del fabbricato principale di questi
agglomerati era legato e connesso alle vie di comunicazione in due modi diversi:nel primo
il fabbricato e la resede circostante sulla quale si disponevano tutti gli annessi, era
adiacente alla via di comunicazione, nel secondo dalla via principale si staccava,
perpendicolarmente alla stessa, un sentiero di lunghezza raramente superiore ai 100
metri, che conduceva al fabbricato e alla resede strutturata come sopra. Dal punto di vista
della distribuzione quantitativa i fabbricati erano presenti in numero maggiore sulle vie
trasversali minori parallele alla costa che non sulle vie di collegamento dall’entroterra
verso il mare, ad eccezione della “via dell’Arginvecchio” che presentava la densità
maggiore di tutta la piana.
Parlando della viabilità non si può trascurare la presenza della Ferrovia Litoranea, che
tagliava diagonalmente la pianura entrando nel territorio di Camaiore per poi proseguire
nel Comune di Pietrasanta in località Troscia.
La linea ferroviaria proveniente da Pisa, raggiunse Viareggio e Pietrasanta nel 1861, per
collegarsi con Genova nel 1864. Tale ferrovia si è sovrapposta al territorio preesistente
imponendosi come un forte segno antropico, che comunque non ha condizionato in
maniera decisiva l’andamento della tessitura dei lotti di terreno che è rimasta più o meno
invariata sino ai nostri giorni.
1.3.2.3. La valle di Camaiore e il sistema montano
Superata la via Francesca, avvicinandosi alle colline e alle montagne, il paesaggio cambia
completamente rispetto alla pianura. Il sistema orografico e idrografico influenzano le
geometrie, l’andamento planimetrico del sistema insediativo e delle infrastrutture
antropiche caratterizzando l’intero territorio.
Al centro di questo ambiente troviamo la valle di Camaiore con il capoluogo medievale,
attorno al quale si articola un vasto anfiteatro naturale costituito, da una parte dalle pendici
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della catena Apuana (monte Prana, monte Matanna, monte Gabberi) e dall’altra dalle
colline che degradano verso la pianura. Dal monte Prana hanno origine anche i due
principali torrenti del sistema idrografico camaiorese, il fiume Lombrice e il fiume Lucese
che confluiscono poco sotto il capoluogo nel fiume detto proprio di Camaiore.
L’altro bacino idrografico presente nel territorio comunale è quello del torrente Freddana,
che raccoglie le acque del Montemagno e delle Sei Miglia, per poi affluire nel bacino del
fiume Serchio.
Lo sviluppo del sistema insediativo è avvenuto proprio in relazione alla presenza di questi
due sistemi orografici e idrografici.
Una serie di nuclei urbani si affacciano sulla valle di Camaiore, disposti a corona ad una
quota variabile tra i 200 e i 400 metri, risultano per lo più articolati in tessuti urbani molto
compatti e densi che si sviluppano intorno ad elementi architettonici emergenti ( pievi,
rocche, ecc) o lungo vie di comunicazione territoriale. Questi nuclei sono ad esempio,
Monteggiori, S.Lucia, Greppolungo, Casoli, Metato, Torcigliano, Pontemazzori e Pedona.
La presenza di questi agglomerati urbani (alcuni di formazione medievale) risulta
connessa all’economia agraria sviluppatasi in queste terre e legata alla produzione e
coltivazione del bosco, delle colture arboree (vite e olivo), del pascolo e dei prati di
altitudine. Altri nuclei sempre appartenenti a questo sistema oroidrografico, si sono
sviluppati più in basso in prossimità del dorso dei torrenti, come Lombrici su il rio
Lombricese e Nocchi su il rio Lucese. Su questi nuclei si rileva un intricato sistema di
canalizzazioni parallele all’alveo dei torrenti, che risultavano necessari per il
funzionamento e l’alimentazione dei molini e degli opifici presenti e caratterizzanti i nuclei
stessi.
Spostandoci verso il bacino del torrente Freddana troviamo una serie di insediamenti
disposti sui poggi più esposti al sole, tra i quali Montemagno, Gombitelli, Migliano,
Fibbiano, Anticiano ed un insediamento Valpromaro, che si è sviluppato lungo il torrente
Freddana, anche in questo caso alla differente collocazione geografica corrisponde una
differente vocazione strategica ed economica dell’edificato.
Infine nella zona delle Sei Miglia troviamo isolato Fibbialla che si affaccia verso la piana di
Lucca.
Si può evidenziare una differenza immediata tra questo sistema e quello della pianura
bonificata, non è possibile infatti riscontrare quella simbiosi e quel rapporto di continuità
esistenti tra vie di comunicazione e vie d’acqua che troviamo nelle zone pianeggianti.
Questo è dovuto al fatto che, l’acqua scorre lungo la via di massima pendenza e minima
resistenza, dall’alto verso il basso, mentre per poter salire ai nuclei collinari, l’andamento
delle vie deve seguire le curve di livello, salendo con sinuosi tornanti e limitando al minimo
gli “strappi” verticali. Esiste invece una profonda connessione tra sistema edificato e
collegamenti viari, è possibile infatti rilevare una densissima rete di strade, sentieri,
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mulattiere, che percorre il territorio collinare e montano, collegando i diversi nuclei tra loro
e questi con le località più alte ed impervie della montagna.
La tessitura dei lotti attorno ai nuclei abitati risulta frammentaria e la forma è fortemente
irregolare, in quanto si deve adattare alle condizioni morfologiche del terreno e i lati
risultano spesso paralleli alle curve di livello mantenendosi quindi dove possibile in piano.
Dove le condizioni fisiche migliorano o risultano meno impervie, per la presenza di radure,
falsopiani, spazi poco inclinati, si nota l’immediato tentativo di sistemare i lotti in forme più
regolari secondo le geometrie tipiche della pianura. La cartografia ottocentesca mette in
evidenza un elemento caratterizzante tutto il territorio collinare e montano in cui la
frammentazione dei lotti aumenta nelle vicinanze dei nuclei e diminuisce a mano a mano
che ci si allontana da questi per incontrare località montane e ISMETRAF questa
articolazione planimetrica dei lotti, corrisponde un uso del suolo differenziato, nella
vicinanza dei nuclei lo spazio aperto è per lo più destinato agli orti periurbani e a colture
arboree (vite, olivo, frutti) a cui corrispondono lotti di piccole dimensioni e fortemente
frazionati; lontano dai nuclei invece troviamo ampi appezzamenti di terreno a cui
corrisponde la coltura del bosco e gli alti pascoli prativi della montagna.
1.3.2.4. La città “nuova”
La città di Camaiore è stata letta attraverso le conoscenze storiche acquisite mediante una
ricerca iconografica e bibliografica, acquisendo anche i contributi già emersi in fase di
elaborazione del progetto di sistemazione della pavimentazione del centro storico.
Le analisi sono state effettuate sulla città vista nel suo insieme come elemento
architettonico omogeneo e attraverso i suoi componenti principali, il disegno planimetrico,
le vie e le piazze, gli edifici pubblici rappresentativi e le tipologie urbane. La ricerca
bibliografica e cartografica ha fornito i dati storici, necessari per conoscere la successione
degli eventi principali che hanno portato la città ad avere il volto attuale.
Le prime citazioni di Camaiore risalgono ad un documento del 761 e successivamente ad
una pergamena del 984 dove viene indicata come villa e cioè come agglomerato abitativo.
Il progetto della città come “Terra nuova” risale alla metà del secolo XIII ad opera dei
lucchesi.
Il disegno planimetrico di questa nuova città è impostato su di una maglia ortogonale, nella
quale le vie principali che attraversano longitudinalmente la città erano dette “rughe”,
mentre le secondarie dette “contratoie” tagliano perpendicolarmente le rughe; agli incroci
delle vie si aprono le piazze e gli spazi aperti pubblici.
La città risultava inoltre divisa in “sesti” a cui corrispondeva anche una suddivisione
amministrativa: il sesto di S.Martino coincidente con l’attuale via XX settembre e rivolto
verso la chiesa di S.Martino di Gello, il Sesto di S.Pietro sempre sulla via XX settembre
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era rivolto verso la chiesa di S.Pietro.I sesti Lucchese e Genovese, rivolti verso Lucca e
Genova, corrispondono all’attuale via Vittorio Emanuele, i sesti S. Michele e S. Vincenzo,
corrispondono all’attuale via IV novembre coincidente con il nucleo originario del borgo
sviluppatosi su una porzione della via Francigena. La lettura cartografica mette in risalto
come la città abbia mantenuto sempre un perimetro delimitato: da una cinta muraria, dai
prospetti dei borghi esterni, dalle strade che correvano intorno alla città, dai sistemi
ambientali ed agrari. All’interno di questo confine, in ogni sesto o parte della città erano
presenti gli edifici pubblici rappresentativi, la chiesa del sesto, l’abitazione dei notabili del
tempo o del commissario reggente il potere.
Il resto dello spazio era occupato dalle abitazioni dei cittadini, costruzioni dalla tipologia
semplice ma di accurata fattura come si può leggere nel viaggio in Toscana (1725-1745)
di George Christoph Martini:” Camaiore (Campus Major) è una località a nord-ovest di
Lucca, e distante 4 miglia dal mare, presso l’omonimo fiume che nasce dalle Alpi (Apuane)
e lunga circa 400 braccia e larga 150 ed è circondata da mura e torri. Ha tre strade
principali selciate alla maniera nostra, che corrono diritte da un’estremità all’altra del paese
.Per un paese del genere , le case sono molto ben costruite ;molte appartengono alle
famiglie Arnolfini, gli Orsucci e i Fiorentini, che ne hanno delle belle. Camaiore è governata
da un Commissario, un nobile lucchese che sta in carica un solo anno. Con le comunità
che le appartengono , conta 12000 anime. C’è anche un consiglio che però non ha molta
voce in capitolo, essendo la località da alcuni secoli sottoposta a Lucca”.
L’elevata qualità della vita, l’effetto “città” che è possibile respirare oggi a Camaiore è
dovuto anche all’applicazione dei tre principi sopra descritti, il confine urbano, la presenza
di edifici rappresentativi ed emergenti da un tessuto tipologico semplice e omogeneo,
l’ordinata e geometrica organizzazione della struttura urbana di fondazione.
1.3.2.5. I borghi
La carta del “Catasto vecchio al 1870”, permette una visione d’insieme del territorio che
pone in primo piano, relativamente al sistema insediativo alcuni aspetti e principi
fondamentali: la centralità di Camaiore nel contesto territoriale, l’assenza di nuclei al di
sotto della via Francesca in direzione del mare, la distribuzione lungo il diffuso reticolo
delle vie di comunicazione di fattorie e cascinali fino a quote molto elevate per il pascolo
montano, la concentrazione in punti strategici del sistema orografico e idrografico, di nuclei
collinari e montani.
La posizione geografica sul territorio, è il primo elemento significativo che emerge dalla
lettura della cartografia e che influenza le caratteristiche proprie di ogni nucleo.
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
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I nuclei che si affacciano sulla valle di Camaiore sono disposti a corona ad una quota
variabile tra i 200 e i 400 metri, in particolare Monteggiori, S.Lucia, Greppolungo, Casoli,
Metato, Torcigliano, Pontemazzori e Pedona.
Altri nuclei sempre appartenenti a questo sistema oroidrografico, si sono sviluppati più in
basso in prossimità del corso dei torrenti e dei fiumi, come Lombrici sul rio Lombricese e
Nocchi su il rio Lucese.
Altri nuclei sono localizzati in direzione del bacino oroidrografico del torrente Freddana:
Montemagno, Gombitelli, Migliano, Fibbiano, Anticiano sui poggi e Valpromaro in valle che
si è sviluppato proprio lungo il torrente Freddana. In ultimo Fibbialla nella zona delle Sei
Miglia.
Gli studi permettono di riconoscere e valorizzare questo grande patrimonio insediativo di
valore storico e culturale. La perdita di identità e della memoria dei segni storici presenti
sul territorio, non hanno permesso fino ad oggi di valorizzare e sviluppare le potenzialità di
un ambiente, nel quale il connubio uomo-natura è stato nel corso dei secoli sempre in
equilibrio.
1.3.2.6. Il podere di pianura e di collina
Dai cabrei sei-settecenteschi e dai catasti ottocenteschi emerge l’importanza che ha avuto
per il disegno e la morfologia del territorio, la presenza del podere, sia esso situato in
pianura che in collina.
Esisteva una stretta relazione tra l’uso del suolo a fini agrari, il conseguente disegno dei
coltivi, la regimazione delle acque necessarie per l’irrigazione e gli edifici di pertinenza al
fondo, questi ultimi spesso risultano articolati in più manufatti (abitazione, stalla, fienile,
porcilaia ) necessari per rendere funzionale e produttiva questa porzione di territorio.
Le carte in nostro possesso ci restituiscono fedelmente il tentativo della ricerca costante di
un equilibrio tra le necessità umane e il sistema ambientale nel quale erano calate.
Il paesaggio che oggi siamo abituati a vedere, e spesso a ricercare perché coperto da
segni contemporanei che hanno cancellato i preesistenti, è il frutto della sovrapposizione
nel corso dei secoli di segni antropici realizzati seguendo le linee naturali che il territorio
stesso suggeriva.
Dove questi elementi si sono conservati, emergono con la forza della semplicità e
dell’intimo legame che li lega al luogo in cui sono collocati, distinguendosi nettamente dai
nuovi elementi antropici che non hanno seguito i suggerimenti visibili su il territorio, ma
che sono stati calati dall’alto in virtù di ragionamenti astratti ed anche da meri interessi
speculativi. Il lavoro di ricerca svolto sui catasti e le mappe storiche, ha tentato di ritrovare
questa trama di segni territoriali, di risorse ambientali ed antropiche che sottendeva
all’utilizzazione equilibrata e compatibile del territorio.
PARCO URBANO DELL’AREA CENTRALE DELLA VERSILIA RELAZIONE GENERALE
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1.3.2.7. Le acque e le strade
Le acque e le strade sono state analizzate e descritte come due temi connessi perché da
sempre risultano in stretta relazione tra loro. La distribuzione della viabilità era organizzata
in funzione della struttura oroidrografica del territorio comunale, costituita dall’ambiente
della marina e della pianura bonificata, dal territorio pedecollinare, dalla valle di Camaiore
e dal sistema montano. Dove il territorio lo permetteva (pendenze minime), le strade erano
realizzate parallele alle principali vie d’acqua lungo il letto lasciato libero dai fiumi e dai
torrenti; dove invece la morfologia del terreno impediva questa corrispondenza le strade si
articolavano assecondando l’andamento delle curve di livello allontanandosi quindi dalle
vie d’acqua. Le vie di comunicazione assolvevano alle seguenti necessità: il collegamento
di Camaiore con i capoluoghi del territorio circostante e la viabilità extra-comunale, i
collegamenti tra i nuclei e gli insediamenti sparsi sul territorio, i collegamenti con le marine
e il resto del territorio.
Il sistema idrografico principale costituito dal torrente Lombricese e dal torrente Lucese,
che confluiscono poco dopo il capoluogo nel fiume di Camaiore, rappresenta anche la
spina dorsale dell’andamento orografico del territorio e di conseguenza gli elementi
ordinatori della viabilità.
Lungo il corso del Lucese correva la via di comunicazione con Lucca, identificata da
sempre con la via Francigena, il cui percorso pur cambiato nei secoli, è sempre stato il
punto di riferimento per il collegamento di Camaiore con la grande viabilità extracomunale.
La via Lombricese parallela al torrente omonimo, permetteva di collegare il capoluogo con
tutti i nuclei attestati sul versante Nord-Ovest di Camaiore. Il fiume di Camaiore e la via
parallela ad esso assicuravano il collegamento con la pianura bonificata e con le marine.
Il margine tra il sistema pedecollinare e quello della pianura era ed è segnato dalla via
Francesca, oggi provinciale Sarzanese che permetteva l’attraversamento in direzione
Nord-Sud del comune. Nella stessa direzione il collegamento era anche assicurato nella
zona delle marine dalla via Emilia, oggi via Aurelia. Al sistema della viabilità principale si
sommava la rete delle vie vicinali, che diffusa in modo capillare su tutto il territorio, ma
particolarmente nella fascia pedecollinare e collinare, permetteva il collegamento tra tutti i
nuclei e i numerosi complessi isolati diffusi su tutto il territorio. Altrettanto diffusa e
fondamentale per le attività agricole, attività economica principale del comune, era la rete
dei canali e dei fossi minori alimentati dai torrenti e dagli affluenti del fiume di Camaiore e
degli altri rii di collina. Questo sistema idraulico permetteva l’irrigazione dei campi da
coltivare in pianura e necessitava spesso di opere di ingegneria idraulica, quali argini,
chiuse, cateratte ecc. Queste opere di fondamentale importanza territoriale e ambientale,
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necessarie a rendere asciutte e irrigate le zone soggette a coltivazione hanno costituito
per secoli motivo per la sperimentazione e organizzazione delle strutture territoriali.
1.3.3 La marina
Il territorio della Repubblica di Lucca che si affaccia su il mare va sotto il nome di “Marine
Lucchesi” ed in età medievale comprendeva una striscia poco più larga di un chilometro,
coperta da sabbia e da una folta macchia di querce, ontani, frassini e lecci.
Parallela a questa fascia ne correva un’altra, paludosa, caratterizzata da una fitta trama di
canali e lame acquitrinose.
Più all’interno una terza fascia comprendeva i terreni adiacenti alla via Francesca, che “per
posizione e capacità di scolo” rimanevano asciutti tutto l’anno. Il territorio di Camaiore non
si sottrae a questa semlice descrizione, ciò è infatti rilevabile in diverse produzioni
cartografiche, databili tra il secolo XV e il secolo XVIII (archivio storico comunale), in cui
sono rappresentate con dovizia di particolari queste parti del territorio camaiorese.
La presenza di diverse carte è certamente un dato che mette in evidenza l’interesse della
Repubblica e degli abitanti di Camaiore a queste parti di territorio. Interesse dovuto alla
necessità di porre in bonifica e all’asciutto queste aree acquitrinose e malsane e dalla
necessità di organizzare successivamente l’area con un ambiente adatto per le coltivazioni
e l’insediamento umano.
Tutte le carte topografiche, riportano rappresentazioni delle zone in cui sono situate le
lame e le peschiere, queste ultime alimentate soprattutto dal fosso del secco.
Particolarmente interessante risulta la carta del 1743 in cui il cartografo, rappresenta il
territorio con la massiccia presenza del bosco di querce e di lecci oltre all’intricato sistema
umido di canali e lame. Su questi ultimi la carta della marina (sec. XIX) riporta le
suddivisioni dei terreni in lotti quadrati e rettangolari, proprio in corrispondenza delle
peschiere.
La carta riporta inoltre i relativi ambienti in via di bonifica e la descrizione della
destinazione d’uso di ogni singolo lotto.
Sulla mappa del sec. XVI viene rappresentato anche il confine tra la Repubblica di Lucca e
il Granducato di Toscana a nord di Camaiore. Queste carte sono un documento di
estremo interesse che ha permesso di valutare e localizzare i segni e gli elementi
ambientali che attualmente possono essere rintracciati nel territorio del Lido di Camaiore,
in particolare al fine di localizzare gli elementi ambientali di interesse storico-colturale
tutt’oggi presenti, quali i fossi e i boschi di lecci, oltre chiaramente alle aree umide. In
questo senso è in corso di ultimazione anche un’attenta indagine geologica e
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23
idrogeologica da mettere a confronto con la carta dell’uso del suolo, con l’obiettivo di
valutare gli elementi di fragilità presenti sul territorio.
1.3.4 La nuova citta’ litoranea, studi urbanistici
Dopo il Piano Regolatore di Lorenzo Nottolini per Viareggio lo sviluppo della “città
litoranea” venne costantemente condizionato dalla nascita e dal successivo incremento
dell’attività turistica balneare. Dall’800 in poi si vide una espansione edilizia spostata dal
vecchio nucleo storico della città di Viareggio prima verso il mare e poi verso il Lido di
Camaiore. Ancora nel 1878 il territorio delle marine di Camaiore risulta comunque non
urbanizzato, sono infatti presenti solo alcune cascine rurali legate ai grandi poderi agricoli
presenti su questo territorio ( podere Puccinelli, case Paci, case Mapelli, Magazzeno e
Dogana del secco).
Gli anni che seguirono videro un ulteriore incremento dell’attività turistica e balneare che
divenne il fulcro dell’economia litoranea, conseguentemente si ebbe una massiccia
espansione edilizia lungo tutta la costa. Con i primi anni del novecento anche a Camaiore
furono realizzati i primi piani urbanistici, tesi a dare risposta ai forti incrementi dell’attività
turistica e quindi delle attrezzature ad essa collegate. Il processo di terziarizzazione della
città e della sua specializzazione turistico-balneare, contribuì ad aumentare l’interesse per
l’investimento immobiliare e la speculazione fondiaria che, nella tipologia edilizia
aggregata prima e del villino isolato dopo, trovava la ragione di uno sfruttamento intensivo
e funzionale ai nuovi valori della rendita. Negli anni trenta Lido di Camaiore viene
interessato dalla programmazione territoriale che investe l’intera fascia della Versilia e di
cui Viareggio rappresenta il nodo strategico.
La direttrice programmata di sviluppo partendo da Viareggio coinvolgerà tutti i nuclei di
Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta e Forte dei Marmi. Proprio in questo periodo è
presente una forte attenzione da parte dell’amministrazione comunale di Camaiore alla
pianificazione urbanistica della città litoranea, testimoniata da una grande produzione
cartacea di piani regolatori, concorsi pubblici, progetti specifici, ma anche piani e
lottizzazioni di iniziativa privata.
Nel 1928 viene redatto un piano di ampliamento per il Lido di Camaiore nella zona che
dalla fossa dell’abate si estende fino a via del Secco. Vengono individuate secondo un
tracciato ortogonale, alcune strade principali che collegano gli insediamenti in direzione
mare-monti e strade longitudinali che collegano via del Fortino con via del Secco. Queste
arterie principali sono poi messe in comunicazione da una serie di traverse secondarie.
L’estendersi del fenomeno balneare aveva dato luogo ad un tipo di urbanizzazione
puntiforme disciplinata da generici regolamenti edilizi che avevano sancito un tipo di
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espansione insediativa basata sulla formula della città giardino come antidoto al modello
della città del lavoro dell’entroterra.
Dal momento che a questa tendenza insediativa, i comuni avevano risposto in modo
autonomo e disomogeneo, il Ministero per l’Educazione Nazionale fu indotto a postulare la
tutela del paesaggio mediante il coordinamento dei diversi strumenti urbanistici. A questa
richiesta di pianificazione coordinata e della tutela ambientale si rispose con i piani
regolatori redatti dall’arch. Brizzi alla fine degli anni trenta.
Il Brizzi elabora una serie di progetti di diversa scala sia a Viareggio che a Lido di
Camaiore, in quest’ultimo caso è evidente il tentativo di collegare in maniera organica i
due territori comunali attraverso la prosecuzione del viale Buonarrotti. Alla testa di questo
viale alberato troviamo la chiesa e i principali servizi pubblici. Il resto dell’abitato è
distribuito secondo tipologie abitative differenziate: prevalentemente ville immerse nel
verde, alcune ville a schiera, edifici collettivi d’alta densità circondati da ampi viali e spazi
verdi. La progettazione si basa su criteri di ricerca funzionale e razionalizzazione degli
schemi viari interni ed esterni alle zone residenziali, concentrando servizi e funzioni
urbane, distinguendo aree caratterizzate per settori ed integrate mediante un complesso
sistema di collegamenti
1.4. Inquadramento geomorfologico
La parte nord-occidentale della Toscana offre degli affascinanti scorci paesaggistici
caratterizzati da contrasti decisi e racchiusi in pochi chilometri di territorio, tra aspre forme
montane, blande colline e pianure costiere. In questo contesto ambientale è possibile
ammirare massicci rocciosi che si elevano oltre 1000-1500 metri, caratterizzati dal colore
chiaro delle pareti calcaree, ai piedi delle quali si snodano rilievi collinari che degradano
verso la pianura costiera. Il territorio di Camaiore, pur affacciandosi per un breve tratto su
il mare Ligure-Tirreno, racchiude questi aspetti di particolare fascino paesaggistico. Un
territorio come questo, in cui in poco più di 10km si passa dalla costa sabbiosa ai 1200
metri del monte Prana, dove sono comprese svariate forme morfologiche e sono presenti
elementi ambientali di notevole pregio deve essere assoggettato alla più efficace tutela e
al massimo rispetto. Questo a maggior ragione se si considera che il territorio è
caratterizzato da una intrinseca fragilità legata a fattori litologici, morfologici e
morfogenetici, spesso aggravati dalla mancanza di rispetto e sensibilità ambientale
dell’utente comune o da poco oculate scelte urbanistiche e infrastrutturali, assai diffuse in
passato. Nel territorio comunale di Camaiore sono riconoscibili due tipologie morfologiche
distinte:
-aree pianeggianti
-aree collinari montuose
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25
Le aree pianeggianti di maggior rilievo si trovano nel settore centrale e occidentale
dell’area comunale; esse sono rappresentate dalla conca di Camaiore e dalla piana
costiera. Alcune tra le principali vallate secondarie sono caratterizzate dal fatto di essere
state colmate, per alluvionamenti successivi, da depositi di conoidi di deiezione che
attualmente, allo sbocco nelle valli principali, si presentano terrazzati.
1.4.1 Idrografia di superficie
L’idrografia di superficie assume due caratteri distinti a seconda che si sviluppi nella zona
collinare-montana o in quella di pianura. Nel primo caso prevalgono corsi d’acqua
caratterizzati da discrete pendenze del fondo, mentre nel secondo caso i corsi d’acqua,
arginati e non, hanno uno sviluppo regolare, facendo parte, nella maggior parte dei casi, di
fossi o canali del Comprensorio di Bonifica. Il sistema idrografico che si sviluppa nella
porzione collinare e montana fa capo a tre impluvi principali, due dei quali scorrono nella
porzione centro-settentrionale del territorio comunale; essi sono costituiti dal Rio Lucese e
dal Rio Lombricese, dalla cui confluenza prende origine il torrente Camaiore. Il terzo
impluvio, che si sviluppa nella parte sud-orientale del Comune è rappresentato dalla parte
alta della Val Freddana, il cui corso d’acqua è affluente di destra del fiume Serchio. Nel
settore Nord-Ovest del territorio comunale, al confine con il Comune di Pietrasanta, si
verifica di frequente l’ingresso di acque salmastre in concomitanza delle alte maree e di
forti mareggiate. Inoltre piuttosto comune è il fenomeno dei ristagni e, in riferimento a tale
fenomeno, si deve osservare che il notevole sviluppo di aree pavimentate ha determinato,
in generale su tutta la piana versiliese, il ridotto funzionamento della rete colatoria; questo
processo fa sì che sia sempre più frequente il caso in cui eventi meteorici di una certa
consistenza determinino immediatamente fasi di piena eccezionali dei collettori principali,
con alluvionamento delle aree più depresse. Tali alluvionamenti avvengono in genere più
per mancato drenaggio che per tracimazione degli argini.
1.4.2 Elementi geomorfologici
A seguito dell’intenso evento meteorico del settembre ’98 si sono verificate, sul territorio
collinare che contorna la conca di Camaiore, più di 200 frane, quasi tutte caratterizzate da
una modesta estensione e da una scarsa profondità della superficie di scivolamento.
Questi dissesti sono il risultato degli effetti di un forte ruscellamento superficiale e mettono
ben in evidenza la fragilità del territorio camaiorese imputabile alla presenza di litologie
scadenti, ma anche ad una diffusa e generalizzata scarsa attenzione per l’ambiente inteso
soprattutto come territorio. Le aree con elevata instabilità potenziale risultano tutte quelle
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26
zone che, pur non essendo in frana, presentano costituzione litologica, morfologia e
condizioni idrogeologiche carateristiche di zone in frana, e per le quali è ragionevole
supporre una predisposizione al dissesto.
1.4.2.1. Stratigrafia delle aree di pianura
Con riferimento ad una ipotetica sezione geologica con direzione mare-monti, si può
osservare una successione verticale di terreni che, dal basso verso l’alto, possono essere
così elencati:
-strati continentali: ghiaie e argille precedenti all’ultima glaciazione, che si estendono in
profondità al di sotto di 150-130 metri dal piano campagna.
-argille continentali inferiori con ghiaie aventi uno spessore medio di circa 80 metri,
caratterizzate dalla presenza prevalente di sedimenti argillosi con intercalazione di depositi
di conoide che si fanno più consistenti in prossimità dello sbocco del torrente Camaiore
nella pianura costiera
-sabbie marine inferiori(depositi della prima oscillazione temperata tra i due periodi freddi
dell’ultima glaciazione). Questo livello presenta uno spessore massimo di 40 metri in
prossimità dell’attuale linea di costa e si assottiglia verso est, fino ad annullarsi all’incirca
in corrispondenza dell’attuale ferrovia Pisa-Genova.
-argille torbose lagunari e lacustri inferiori e depositi di conoide: questo orizzonte di strati
continentali corrisponde al secondo periodo freddo dell’ultima glaciazione ed ha uno
spessore medio di una trentina di metri.
-sabbie eoliche e marine superiori: sono i depositi della seconda oscillazione temperata ed
hanno uno spessore massimo di 25 metri in prossimità della costa, mentre si riducono
verso est, fino ad azzerarsi in corrispondenza della linea pedecollinare S.S. Sarzanese-
Valdera
-argille e torbe palustri superiori: si tratta di depositi corrispondenti al terzo periodo freddo
dell’ultima glaciazione ed al successivo periodo post glaciale che si protrae fino ai nostri
giorni
-alluvioni recenti di copertura: sono i depositi terminali e più superficiali, limosi-sabbiosi, a
volte ghiaiosi, connessi con gli ultimi apporti dei corsi d’acqua collinari
La disposizione dei depositi in affioramento può essere così schematizzata:
-la fascia di litorale compresa tra la linea di costa e la strada litoranea Viareggio-Forte dei
Marmi, è costituita da sabbie marine di recente deposito, a granulometria medio-fine, poco
addensate
-nella fascia compresa tra la strada litoranea e l’Autostrada Livorno-Genova affiorano
terreni prevalentemente sabbiosi di origine marina, con a tetto sabbie eoliche che
rappresentano i resti dell’antica duna costiera. Questi depositi di sabbie marine
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presentano un grado di addensamento variabile e si trovano in genere alternati a depositi
continentali argilloso-limosi con livelli di conglomerati argillosi, in seguito all’alternanza
delle fasi di ingressione e regressione marina.
-nella fascia compresa tra l’Autostrada e la zona pedecollinare affiorano terreni limosi-
sabbiosi o argillosi, talora con torbe e argille, che rappresentano la fase di colmata
dell’antica zona palustre
-nella fascia pedecollinare, estesa per circa 800-1000 m ad ovest del limite morfologico dei
rilievi, affiorano depositi alluvionali di origine continentale. Tali depositi sono in genere
eterogenei nella granulometria sia in senso verticale che orizzontale e risultano costituiti
dall’alternanza di argille, limi, limi sabbiosi, sabbie e ghiaie, con locali intercalazioni di
argille organiche
-Nelle valli più interne, compresa quella del torrente Camaiore, i depositi alluvionali sono
notevolmente eterogenei e presentano alternanze di livelli molli, prevalentemente argillosi-
limosi, e di livelli assai consistenti, ghiaiosi-sabbiosi che spesso si rilevano a profondità
modesta.
1.4.2.2. Paleografia della pianura costiera
Nella zona definita come pianura costiera, è noto che l’evoluzione del territorio è legata da
un lato all’abbassamento del graben costiero lungo le faglie attive fino al Quaternario e
dall’altro all’innalzamento del livello del mare che negli ultimi 18000 anni è stato di oltre
100 metri in conseguenza allo scioglimento dei ghiacciai terrestri dopo l’ultima grande
espansione (Wurm).In pratica, a partire dalla fine del Pleistocene medio assumono
importanza sempre maggiore le variazioni morfologiche dovute alla dinamica esogena
(clima) rispetto a quelle dipendenti dalla dinamica interna (tettonica).
A fronte del ribassamento costiero si verifica un innalzamento del livello marino
(trasgressione nota in letteratura geologica con il nome di “Versiliano”); questo fatto ebbe
come conseguenza il rapido colmamento delle depressioni con depositi marini litoranei
(rappresentati in prevalenza da sabbie), alternati a depositi continentali (costituiti da limi
argillosi) e palustri
(prevalentemente argilloso-torbosi); a tali depositi si sovrappongono sabbie eoliche che si
sviluppano nella parte litoranea della pianura. Questo passaggio da sabbie marine a
sabbie eoliche segna l’ultimo ritiro che, nel Quaternario recente, la linea della riva del mare
ha compiuto, dopo ripetute oscillazioni, dal piede dei rilievi a posizioni più arretrate verso
Ovest. Il processo di colmamento della depressione costiera è dunque il risultato di un
avvicendamento di depositi marini, corrispondenti ai periodi caldi intercalati ai periodi
freddi dell’ultima glaciazione, cui invece corrispondono depositi di origine continentale.
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28
Nel suo complesso, la struttura superficiale della pianura costiera, prima che la sua lettura
fosse resa difficile dall’intervento dell’uomo negli ultimi due millenni, era la seguente:
-un cono di deiezione abbastanza piatto del torrente Camaiore, che con sue alluvioni ha
anche provveduto al colmamento della conca valliva Camaiorese
-una serie di cordoni dunali paralleli al mare e intercalati da lame acquitrinose
-una fascia intermedia, tra conoide e dune, di terreni morfologicamente più bassi, sede di
stagni e paludi come prosecuzione delle situazioni tipo lago di Massaciuccoli a Sud e lago
di Porta a Nord.
In epoca romana la linea di costa era posta a circa 1,5 Km all’interno rispetto a quella
attuale; nel medio evo la situazione non era molto cambiata visto che il Forte di Motrone,
risalente agli inizi del XII secolo, era posto in prossimità della riva in una località che dista
1200 metri dalla riva attuale. Allo stesso medio evo risalgono le prime informazioni
sull’apertura di fosse di scolo e di arginature per regolamentare le acque al piede delle
dune che separavano gli stagni interni (lame) dal mare. Queste opere però non ebbero
successo fino agli inizi del secolo scorso quando fu iniziata la vera e propria opera di
bonifica degli acquitrini prima con l’adozione delle porte “vinciane” nei canali emissari e poi
con l’introduzione definitiva delle idrovore e la sistemazione idraulica di tutta la pianura
versiliese.
1.4.3 Caratteri climatici
Nel sistema di classificazione dei climi di Köppen (1936), adattato all’Italia da Pinna
(1970), aree planiziali, di bassa collina e le isole dell’Arcipelago sono comprese nel tipo
Csa (clima mesotermico, con accentuata siccità estiva e temperatura media del mese più
caldo maggiore di 22,0 °C);
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29
Le condizioni climatiche hanno stretta
influenza sullo sviluppo delle coperture
vegetali, fino a determinarne il grave stato
di sofferenza quando vengano sottoposte a
condizioni termiche o di siccità limite. Negli
studi di botanica forestale si ammette che la
temperatura media mensile dell’aria
costituisca fattore limitante per il pieno
sviluppo del bosco per valori inferiori a 7 °C
mentre è ben noto l’effetto dell’aridità
meteorologica sullo stato di salute delle
piante, qui definita secondo il criterio di
Gaussen (1952), che considera aridi i mesi
nei quali le precipitazioni (in millimetri)
siano inferiori o al massimo uguali al doppio
della temperatura dell’aria (in °C).
Carta delle zone climatico-forestali secondo la
classificazione di Pavari (1916)
Grafico di sintesi delle condizioni di temperatura e piovosità
L’effetto del mare nella regolazione termica della fascia costiera si manifesta con il
livellamento delle temperature minime e massime diurne e, perciò, con la riduzione delle
escursioni. La temperatura della superficie del mare che bagna le coste toscane si
mantiene pressoché costante da gennaio ad aprile; nei mesi successivi sale
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30
repentinamente fino a raggiungere il valore massimo in luglio; il ramo discendente della
curva, per il rilascio graduale dell’energia termica accumulata dal sistema marino nel
semestre caldo, presenta un decremento meno marcato. A questo andamento non deve
essere estranea l’influenza di una corrente meridionale che lambisce la Toscana nel tardo
autunno e in inverno.
Il litorale toscano è sovente battuto da tempeste di mare alimentate da venti del terzo
quadrante, con raffiche che possono superare la velocità di 30 m/s e direzione dominante
da sud-ovest (Libeccio). La durata delle «libecciate» è molto variabile, poiché si hanno
episodi di poche ore fino ad eventi della persistenza di cinque giorni.
La variabilità delle condizioni climatiche e di insediamento (relativa alla diversa natura dei
suoli urbani rispetto a quelli dei sistemi forestali evoluti) che si registrano in ambiente
urbano, fanno in ogni caso concludere che la vegetazione climacica di riferimento debba
essere presa in considerazione come valore tendenziale, ma non assoluto e replicabile in
ogni contesto e a tutte le scale dimensionali di intervento. In ambito urbano anche specie
appartenenti a stazioni ecologiche diverse sono in grado di sopravvivere e, in alcuni casi,
si comportano meglio delle specie tipiche.
1.5. EMERGENZE FITOPATOLOGICHE
In Toscana da qualche tempo è stata rilevata la presenza
di pericolosissimi insetti xilofagi di origine asiatica,
innocui per l'uomo ma dannosi per il patrimonio arboreo;
attaccano piante di molte specie diverse e si diffondono
rapidamente. Xylosandrus compactus (Eichhoff), è un
coleottero scolitide di origine asiatica che vive a spese di
molte piante legnose di interesse agrario e forestale.
La femmina è lunga 1,3-1,8 mm, presenta corpo cilindrico di colore bruno nerastro, il
maschio è lungo circa 0,8-1,1 più arrotondato e di colore bruno-rossiccio.
La specie, segnalata per la prima volta in Italia dal Servizio fitosanitario della Campania
nel 2011 su Quercus ilex, Laurus nobilis e Viburnum sp., è attualmente in fase di
espansione in Toscana dove è stata rinvenuta nel 2012 su siepi di alloro in varie località
nel comune di Pietrasanta (LU) e di Forte dei Marmi (LU). Data la polifagia della specie gli
attacchi possono verificarsi anche piante di lauroceraso e varie altre ornamentali (fra le
quali magnolia, olmo betulla, catalpa, salice, tiglio etc.) e coltivate (fra le quali rientra
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anche l’olivo), interessando con i suoi attacchi piante in giardini pubblici e privati sulle quali
causa diffusi disseccamenti dei rametti apicali.
I danni alla pianta ospite sono causati dall’attività di scavo della femmina nei rametti
della pianta ospite per la formazione di una breve galleria che si allarga in una camera
di allevamento irregolare che può raggiungere i 3 cm di lunghezza dove
avviene l’ovideposizione. Tale camera viene successivamente ampliata per facilitare lo
sviluppo delle larve. L’attività di scavo è generalmente visibile all’esterno grazie alla rosura
espulsa dalla femmina attraverso il foro di penetrazione che si presenta rotondo e con un
diametro di circa 0,8 mm. Le larve si nutrono essenzialmente a spese di funghi
dell’ambrosia presenti all’interno delle gallerie materne. I propaguli di detti funghi vengono
trasportati dalle femmine, stoccati all’interno di strutture particolari del corpo dette micangi
e disseminati nella galleria di prolificazione per assicurare l’alimentazione e lo sviluppo
della prole.
La sex-ratio della specie è fortemente spostata a favore delle femmine. I maschi nascono
per partenogenesi arrenotoca, sono aploidi e atteri, si accoppiano con le sorelle all’interno
delle gallerie di allevamento e hanno vita molto breve; le femmine volano alla ricerca di
nuovi siti di ovideposizione (Wood, 1982). X. compactus sverna come adulto nei rametti
attaccati (Ngoan et al. 1976; Wood, 1982); il ciclo di sviluppo in condizioni favorevoli può
completarsi anche in soli 28 giorni.
Nei nostri climi compie almeno due generazione all’anno. X. compactus è un fitofago
primario che può trovare nei nostri ambienti condizioni favorevoli alla sua diffusione e
prolificazione. Al danno diretto dello xilofago dovuto all’attività di scavo delle femmine si
aggiunge il trasporto sulla pianta ospite di funghi in grado di causare disseccamenti
periferici sui rametti colonizzati.
Da dicembre a febbraio è opportuno eseguire la potatura dei rametti che
presentano disseccamenti e fori d’entrata dello scolitide. Il taglio deve essere effettuato
sulla porzione verde del rametto a 10 cm sotto la parte disseccata. La risulta della potatura
deve essere immediatamente bruciata in loco o trasportata in sicurezza (insacchettata al
fine di evitare dispersione di adulti svernanti all’interno dei rametti secchi) in appositi luoghi
dove verrà immediatamente bruciata.
Da evitare la triturazione del materiale perché gli adulti (lunghi meno di 2 mm) possono
sfuggire a questo trattamento. Dalla primavera all’autunno si devono effettuare controlli
sulla vegetazione delle piante potenzialmente ospiti al fine di individuare i primi sintomi di
avvizzimento e disseccamento ed intervenire come sopra riportato.
Qualsiasi tipo di trattamento chimico o endoterapico curativo non assicura il controllo
della specie perché i principi attivi non vengono efficacemente traslocati nei tessuti
deperienti o disseccati per l’attacco dell’insetto. A questo va aggiunto che, data la polifagia
della specie, non è pensabile di effettuare trattamenti preventivi indiscriminati sul verde
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urbano sia pubblico sia privato per l’alto rischio che ciò comporta per la salute umana, per
la sopravvivenza degli insetti utili e l’inquinamento ambientale.
Per quanto riguarda l’altra emergenza
fitopatologia, il cancro colorato del
platano, secondo il Servizio Fitosanitario
Regionale risultano focolai di infezione
nell’area di intervento.
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33
2. PARTE SECONDA
2.1. STATO ATTUALE – INQUADRAMENTO
VEGETAZIONALE
Di dimensioni relativamente ampie, l’area costituisce un lembo residuo di vegetazione
semi-naturale circondato da terreni in cui predominano coltivazioni asciutte o ambiti
urbanizzati.
Nell’area oggetto di studio si riscontra una discreta quantità di ambienti caratterizzati da
tipiche formazioni vegetazionali. La varietà è determinata da diversi fattori, tra cui il diverso
grado di salinità delle acque, la profondità della falda, la permanenza o meno dell’acqua
nella stagione secca ed il tipo di substrato. Questi fattori sono in continua evoluzione,
pertanto le diverse formazioni vegetazionali sono in continuo dinamismo.
La componente arborea ed arbustiva ha una presenza per nulla marginale; si rileva la
presenza di consistenti masse di vegetazione igrofila costituita da Salice, Ontano, Pioppo,
che rappresentano una testimonianza della vasta foresta umida che un tempo ricopriva
gran parte della Toscana occidentale.
Per ciò che concerne la vegetazione si hanno quindi alcuni elementi dell’alleanza del
Salicion albae (Salix alba, Populus nigra) e consorzi di specie erbacee nitrofile .
Vi è da rilevare anche la presenza di ambienti seminaturali, elementi di origine antropica
(diretta o indiretta) tendenti, in prospettiva, alla rinaturalizzazione. Ci si riferisce alla
presenza di corposi boschi di invasione, con prevalenza di cedui di robinia, e di aree
incolte a vegetazione irregolare con prevalente copertura arbustiva.
La vegetazione in esame riveste un notevole valore naturalistico in quanto è un esempio
relittuale dei boschi periodicamente allagati che costituivano una vasta parte del
comprensorio prima della bonifica. Inoltre l’area è molto degradata, come dimostra la
mancanza di specie erbacee associate al pioppeto-saliceto e l’invasione del sottobosco da
parte dei rovi; tuttavia, la vegetazione palustre è costituita da specie a rapido
accrescimento e potrebbe ritornare a condizioni di buona naturalità nel caso cessassero i
fattori di degradazione.
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34
2.2. PREESISTENZE VEGETALI: CONDIZIONI
VEGETATIVE E VALORE ORNAMENTALE
Le operazioni di rilevamento costituiscono il punto di partenza per l’analisi dell’impianto
arboreo oggetto dello studio, e come tale ne rappresentano una fase fondamentale. Lo
scopo del rilevamento era conseguire un duplice obiettivo: ottenere il rilievo ed il
censimento del patrimonio arboreo presente, raccogliendo i dati sulle condizioni
fitosanitarie e sulle caratteristiche strutturali degli alberi presenti, e esprimere un giudizio
sulla opportunità di conservazione in sito dei soggetti meritevoli (per orientare, laddove
possibile, la progettazione della viabilità in modo da tutelare elementi di pregio). Alla fine,
una volta identificati i soggetti interferenti, risultava necessario valutare la fattibilità tecnica
del trapianto.
La procedura di rilevamento, oltre a determinare la specie di appartenenza ed i relativi dati
dendrometrici, ha portato all’attribuzione di giudizi di sintesi, attribuiti mediante punteggi,
relativi a diversi aspetti: fitosanitari, strutturali, estetici, funzionali, ecologici.
Alle valutazioni riguardanti le condizioni vegetative e fitosanitarie dell’albero (fondamentali
per ragioni di sicurezza della fruizione) hanno fatto seguito altre considerazioni di merito.
Un giudizio sintetico sulle prospettive di sviluppo della pianta è dato dal punteggio
attribuito per le condizioni strutturali; piante prive di difetti avranno maggiori probabilità di
diventare piante adulte e veterane.
Rientrano nel giudizio finale anche il potenziale ornamentale, massimo per piante isolate e
di grandi dimensioni; il contributo funzionale, attraverso il quale si valuta l’effettivo apporto
del singolo soggetto alla composizione ed alla caratterizzazione dello spazio nel suo
complesso; il valore ecologico, ossia un complesso di fattori fra cui la rispondenza alle
condizioni stazionali, la possibilità di fornire cibo e rifugio per la fauna, l’appartenenza a
specie autoctone, eccetera. Se una pianta appartiene a specie invasiva, viene
automaticamente inclusa nella categoria più elevata. I punteggi attribuiti a ciascuna
singola pianta sono stati in tal modo distribuiti:
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In accordo con le procedure consolidate e codificate all’interno del protocollo SIA / ISA –
Società Italiana di Arboricoltura, il peso maggiore è stato dato alle condizioni fitosanitarie.
Il rilevamento è stato svolto con un metodo d’indagine visiva (VTA, Visual Tree
Assessment). L’accurata osservazione delle diverse parti della pianta ha consentito il
rilievo di molteplici sintomi e difetti strutturali.
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Il VTA (Visual Tree Assessment) consiste in una metodologia d’indagine basata sui
principi della biomeccanica dell’albero (Mattheck e Broeler, 1994). Attualmente
riconosciuta in molti Paesi, trova oggi largo impiego in questo settore possedendo i
requisiti necessari di precisione, rapidità ed economicità. Il concetto su cui si fonda è
l’assioma della tensione costante, secondo il quale un albero tende a crescere e
svilupparsi in modo da garantire una regolare ed omogenea distribuzione dei carichi su
tutta la sua struttura. Se per cause esterne, traumi o malattie l’equilibrio risulta alterato,
l’albero è indotto a produrre legno di reazione nelle zone in cui rileva delle differenze nella
distribuzione dei flussi di forza per determinarne il rinforzo. Questa formazione di materiale
nei punti di sovraccarico può pertanto considerarsi come il sintomo esterno della presenza
di difetti strutturali all’interno dell’albero, e si manifesta sotto forma di rigonfiamenti,
depressioni, costolature, ecc. Il riconoscimento e la codificazione di questi sintomi
costituiscono pertanto la fase più importante dell’analisi. Il metodo VTA può essere seguito
da analisi strumentali nel caso in cui siano riscontrati dei sintomi; il corrispondente difetto
deve essere confermato e misurato attraverso un’indagine più approfondita mediante
l’impiego di strumenti specifici. Il fine di questo tipo di analisi è stabilire se la porzione di
legno sano residuo, nel punto indagato, è in grado di sostenere le sollecitazioni
meccaniche cui è sottoposta, e di conseguenza intervenire se necessario per mettere in
sicurezza l’albero o, quando non possibile, procedere all’abbattimento.
Un ulteriore approfondimento merita la valutazione attribuibile al contributo ecologico. Il
valore di sintesi, attribuito alla specie ed alla varietà di appartenenza e non al singolo
individuo, è la sintesi di diversi aspetti quali:
• fogliame sempreverde o spogliante (piante sempreverdi catturano polveri lungo
tutto l’arco dell’anno)
• fogliame precoce o tardivo (piante con fogliame precoce esplicano maggiori benefici
ambientali)
• la appartenenza al contingente delle autoctone, e la relativa rarità della specie nel
contesto considerato
• la rapidità di crescita
• la maggiore / minore efficienza nel sequestro di PM10, l’assorbimento di ossidi di
azoto ed ozono, l’emissione di VOCs
• la lunghezza del periodo in cui la specie considerata raggiunge la maturità vegetale
• la percentuale di ombreggiamento offerta dalla chioma
• la possibilità di offrire cibo/rifugio alle specie animali
• l’efficienza nella gestione della risorsa acqua
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Attraverso l’analisi dello stato di fatto si è arrivati a compiere una indagine floristico-
vegetazionale della zona interessata al progetto, potendo così stabilire le metodologie per
la sua gestione.
Ciò ha consentito di:
1) definire in modo preciso e aggiornato il quadro vegetazionale delle aree interessate,
caratterizzando le principali fitocenosi (complesso di piante che crescono in un ambiente
fisico e chimico ben determinato ed in cui i singoli elementi si influenzano reciprocamente)
e individuando le reciproche relazioni tra di esse, anche in senso evolutivo
2) individuare gli interventi di gestione più urgenti allo scopo di mantenere le associazioni
vegetali più significative e specifiche;
3) individuare le zone più idonee alla realizzazione di interventi basandosi sui seguenti
parametri:
-presenza di un assetto vegetazionale rappresentativo e significativo
-mancanza di elementi floristici di particolare pregio o situazioni di particolare sensibilità
ambientale; in tali condizioni è molto improbabile che interventi, anche a carattere
sperimentale, possano provocare alterazioni irreversibili
-adeguamento della portata di intervento e della superficie coinvolta al tipo di fitocenosi
presente e al suo grado di sensibilità ecologica
Sub ambito 1.1 - Ex Bussola Domani:
L’area è suddivisa trasversalmente in due aree ben distinte, anche dal punto di vista delle
tipologie vegetazionali riscontrabili, dalla via Alighieri. L’area verso il mare è caratterizzata
da 4 formazioni arboree di grande valenza:
la siepe di Pinus pinaster e Quercus ilex presente lungo il muro di confine verso viale
Bernardini, in cui sono presenti molti pini e lecci danneggiati e mal conformati. Il limite di
questa macchia è caratterizzato dalla presenza di Robinia pseudoacacia proveniente da
disseminazione e da un sottobosco in cui le infestanti (Smilax aspera, Urtica spp., Hedera
elix, Convolvolus spp. e Ailanthus altissima) la fanno da padrona. Lo strato arbustivo è
caratterizzato dalla presenza di Pittosporum tobira, Laurus nobilis e Eleagnus x ebbingei
spontanei. E’ presente anche una macchia caratterizzata dalla presenza di specie che
solitamente sono coltivate a scopo ornamentale: si possono riconoscere Pseudosasa
japonica, Phyllostachis aurea, Cortaderia selloana, Tamarix gallica, Prunus cerasifera
‘Pissardii’ e Punica granatum. Si segnala la presenza di un importante esemplare di
Platanus x acerifolia di 305 cm di circonferenza.
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la fascia di lecci: probabile residuo dell’impianto dell’azienda sperimentale costituita da
Rolandi-Ricci, è stata accorciata, ma è ancora ben visibile e riconoscibile. Caratterizzata
da un impianto molto fitto, solo nella parte verso via Monte Paina si ravvisa la presenza di
vegetazione infestante rappresentata da esemplari di Robinia pseudoacacia anche di
discrete dimensioni.
la radura arborata, caratterizzata dalla presenza molti esemplari di Pinus pinea e Pinus
pinaster di notevoli dimensioni, associati ad esemplari di Platanus x acerifolia, Populus x
canescense e Quercus ilex. La presenza di alberi in quest’area è andata notevolmente a
diminuire dal 1996 ad oggi, con il risultato che le specie infestanti Robinia pseudoacacia e
Rubus spp. hanno avuto gioco facile nell’insediarsi.
la fascia di lecci che si affaccia su via Alighieri presenta alcune fallanze e risulta, così,
frammentata. Sono presenti diversi esemplari di grande valenza, intervallati da individui di
Robinia pseudoacacia.
L’area verso l’entroterra di via Alighieri è caratterizzata dalla presenza di una radura
arborata con diversi esemplari di Pinus pinea di notevoli dimensioni, di Platanus x
acerifolia (di cui uno certamente affetto da cancro colorato del platano) e da boschetti di
nuovo impianto di Quercus ilex.
2.2.1 RISULTANZE DELLA VALUTAZIONE DEL PATRIMONIO VEGETALE DEL
LOTTO DI INTERVENTO
Il risultato della valutazione precedentemente sviluppata è il raggiungimento di una
attribuzione di merito per ogni pianta arborea presente all’interno del comparto, al fine di
poter fornire elementi di giudizio oggettivi per identificare le alberature realmente meritevoli
di salvaguardia, e individuare per le altre le possibili alternative alla rimozione, qualora
interessate.
La valutazione finale, effettuata attraverso l’attribuzione di un sistema di punteggi
diversificato a seconda della gravità e della irreversibilità dei difetti, si proponeva di
attribuire ad ogni pianta arborea un giudizio sull’opportunità della sua conservazione in sito
il più omogeneo possibile, pur nella diversità riscontrabile nelle singole specie, al fine di
fornire un valido supporto tecnico e scientifico svincolato da considerazioni di natura
puramente estetica.
Quando però un albero viene coinvolto da un progetto e non è possibile integrarlo, si tratta
di esprimere un giudizio sulla sua opportunità di recupero, che avviene tramite trapianto; in
questo caso, occorre tenere in considerazione anche le valutazioni di natura economica e
la prognosi sul lungo periodo, evitando di investire ingenti risorse della collettività per il
recupero di specie non in perfette condizioni di conservazione e strutturali. L’indice
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sintetico finale è quindi stato utilizzato anche per determinare per quali piante sia
giustificabile l’esecuzione di un trapianto.
Obiettivo prioritario è, in linea generale, la conservazione del maggior numero di alberi
possibile. Il principio di salvaguardia, d’altra parte, deve essere applicato interamente,
prendendo in considerazione la somma degli effetti legati alla attività di cantiere: gli alberi
che si intendono mantenere in sito non dovranno venire danneggiati né da drastiche
potature, né da scavi condotti a distanze inferiori alle distanze di rispetto.
In fase esecutiva si dovranno comunque prendere in considerazione tutte le precauzioni
atte a minimizzare i danni da attività di cantiere: l’apparato radicale delle piante che si
intendono conservare nella collocazione attuale non dovrà subire danneggiamenti per
effetto dei lavori in progetto. In fase di esecuzione si procederà con particolare cautela in
modo da minimizzare le perturbazioni dell’apparato radicale, identificando possibili
soluzioni alternative in caso in cui si incontrino radici di medie e grosse dimensioni dalle
quali, viste le particolari condizioni di insediamento, può dipendere la stabilità del soggetto.
Sono in ogni caso attuabili e prevedibili, per soggetti di particolare pregio, tecniche di
scavo meno impattanti quali quelle con escavatore a risucchio. In ogni caso dovranno
essere previste misure di salvaguardia rivolte alla riduzione di possibili danni provocati
dalla esistenza di un cantiere: quelli diretti provocati dalla movimentazione dei mezzi
operativi e quelli indiretti dovuti alla compattazione del suolo provocata dal transito dei
veicoli, o al deposito di materiali da costruzione o di terra di scavo nelle vicinanze della
pianta. E’ opportuno che le operazioni di messa in sicurezza delle chiome vengano
effettuate prima dell’installazione del cantiere.
2.2.2 FATTIBILITA' DEL TRAPIANTO DEI SOGGETTI NON INTEGRABILI
Come risultato delle analisi sullo stato di conservazione delle alberature, e sulla base delle
considerazioni effettuate nelle precedenti note tecniche, è stato possibile formulare una
proposta di intervento che prende in considerazione la possibilità di recupero dei soggetti
non integrabili nel progetto tramite trapianto in altra collocazione all’interno dell'area di
intervento o in altre aree a verde pubblico. La valutazione della fattibilità del trapianto è
stata effettuata sulla base delle condizioni di conservazione dell’individuo non solo dal
punto di vista fitostatico ma, come detto, anche strutturale. In fase di realizzazione questa
valutazione, vista la complessità del progetto, andrà integrata con saggi in area radicale,
per valutare l’effettivo sviluppo delle radici, la loro conformazione, la reale distanza dai
sottoservizi, così come andranno valutate le problematiche operative quali l’esecuzione
dei lavori in epoche non adatte.
La buona riuscita di un trapianto di soggetti arborei di medie e grandi dimensioni dipende
dalla contemporanea realizzazione di svariate condizioni e dall’attuazione di poche ma
fondamentali norme tecniche:
• Attitudine della specie e dell’individuo al trapianto.
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40
• Dimensioni all’epoca del trapianto, con particolare riferimento al diametro del
tronco.
• Assenza di vincoli come muretti di contenimento, recinzioni o altri manufatti
fortemente limitanti la formazione della zolla
• Collocazione in piano della pianta sia nel sito originario che in quello di trapianto.
• Esecuzione in epoca adatta, che può essere diversa a seconda della specie
considerata, e con l’adozione di ogni accorgimento tecnico (preventiva potatura di
alleggerimento, legatura della zolla e/o trapianto con speciali attrezzature,
controventatura, ecc.).
• Estirpazione con un “pane di terra” (zolla) di dimensioni tali da contenere la maggior
quantità possibile di radici, e comunque, per gli esemplari in oggetto, di diametro
pari (indicativamente) alla misura ottenuta moltiplicando per 8 il diametro dell’albero
misurato ad un metro dal suolo.
• Ove possibile, effettuazione del trapianto contestuale, in un unico tempo: soprattutto
per le piante che superano i 40 cm di diametro è assolutamente necessario evitare
il doppio trapianto condotto allo scopo di ricollocare i soggetti nella medesima
posizione occupata in precedenza. Il secondo spostamento, in genere da effettuarsi
entro due o tre anni dal primo, sottopone i soggetti ad un duplice stress da
trapianto, dal quale potrebbero non riprendersi.
• Rigorosa attuazione di un programma di manutenzione post-trapianto, di durata
almeno triennale, con particolare riguardo nei confronti delle irrigazioni di soccorso.
Queste condizioni possono essere applicate alle piante presenti e interferenti con il
progetto.
La buona riuscita dei trapianti è legata alla corretta esecuzione di tutte le cure colturali
necessarie e, per i primi tre anni, alle periodiche e abbondanti irrigazioni. Pertanto per gli
alberi recuperati (e alla conclusione di ogni trapianto), dovrà avere inizio una particolare
manutenzione pluriennale con le specifiche previste dalla tecnologia di trapianto di alberi
non preventivamente preparati.
2.2.3 MISURE DI SALVAGUARDIA PER LA PROTEZIONE DALLE ATTIVITA' DI
CANTIERE
Allo scopo di tutelare le alberature integrabili all’interno dell’area di trasformazione
dovranno essere previste misure di salvaguardia rivolte alla riduzione di possibili danni
provocati dalla esistenza di un cantiere: quelli diretti provocati dalla movimentazione dei
mezzi operativi e quelli indiretti dovuti alla compattazione del suolo provocata dal transito
dei veicoli, o al deposito di materiali da costruzione o di terra di scavo nelle vicinanze della
pianta.
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41
Sarà pertanto opportuno limitare stabilmente, per tutta la durata dei lavori, l’accesso
all’area di insediamento della pianta, anche mediante l’installazione di una recinzione
solida e non valicabile costruita con assi di legno, così da creare una area di rispetto che
includa la totalità della zona di salvaguardia.
In breve, le misure di prevenzione da attuarsi durante la cantierizzazione potranno essere
le seguenti:
• installazione di una recinzione stabilmente infissa prima dell’inizio delle opere di
demolizione o di scavo per identificare chiaramente la zona di protezione;
• ridurre al minimo la compattazione del suolo tramite la limitazione del transito
veicolare e la protezione della superficie del suolo con uno strato di pacciamatura
piuttosto spesso steso su un geotessile
• riduzione dell’entità degli scavi, attraverso il mantenimento del livello preesistente di
suolo, l’uso di fondazioni discontinue in prossimità degli alberi, l’adozione di
tecniche alternative di scavo per la posa delle tubazioni
• riduzione dell’entità dei percorsi da realizzarsi a seguito della definizione dei nuovi
accessi
• predisposizione di un impianto di irrigazione di soccorso distribuito sulla superficie
del suolo, sottostante allo strato di pacciamatura, per minimizzare i cambiamenti
nella disponibilità di acqua;
• realizzare drenaggi mirati nel caso si tema un eccesso idrico o si verifichi che
esistono zone di accumulo dell’acqua;
• laddove è necessario potare, l’operazione va condotta con il maggior anticipo
possibile per permettere agli alberi di recuperare il danno subito prima dell’inizio
delle operazioni di costruzione.
Il piano di tutela e salvaguardia delle alberature esistenti dovrà essere formalizzato
all'inizio dei lavori da parte dell'Impresa realizzatrice.
2.3. Considerazioni sulla natura agronomica dei
suoli
Dalle analisi di laboratorio condotte su quattro campioni di terreno, prelevati in data 8
ottobre 2015, si riscontra una natura dei suoli fondamentalmente sabbiosa.
La tessitura è sabbiosa, con una percentuale di sabbia che si attesta sul 97%, mentre limo
e argilla si attestano entrambi fra l’1 e il 2%. La presenza di scheletro è trascurabile. Il pH
è sub-basico, con valori che si attestano fra 8.4 e 8.6: da ciò deriva una CSC molto bassa
(da 4.30 a 5.22 meq), con un ridotto contenuto di nutrienti e una percentuale di sostanza
organica trascurabile (0.2%). La presenza di calcare totale è lieve e si attesta sull’8.6%.
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L’analisi sulla conducibilità elettrica definisce che non sono presenti nell’area cunei salini,
poiché il valore delle analisi si attesta tra 0.082 e 0.121 mS/cm.
Ne consegue che dal punto di vista ambientale sarà opportuno evitare, sia durante la fase
di cantiere che durante le successive operazioni di manutenzione e gestione dell’area
verde, l’aggiunta o la somministrazione di concimi chimici facilmente lisciviabili. Le
formulazioni impiegate per garantire alla vegetazione la minima dotazione nutrizionale
necessaria al superamento della crisi di trapianto saranno quindi prevalentemente a base
organica.
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3. PARTE TERZA
3.1. LINEE GUIDA E STRATEGIE PROGETTUALI
3.1.1 INTRODUZIONE
Gli interventi proposti per la riqualificazione degli spazi aperti collegati all’area di intervento
agiscono sui diversi usi, sulle funzioni e sulle qualità degli spazi aperti in modo coordinato
per giungere ad un unico risultato complessivo.
Le strategie progettuali identificate allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissato sono
essenzialmente le seguenti:
1) Rimodellazione, rinaturalizzazione e ricomposizione paesaggistica dei margini del
lotto, al fine di connettere percettivamente i siti con le adiacenti zone verdi a sud e a nord;
tale rimodellazione deve anche perseguire l’obiettivo di massimizzare le possibilità di
intensificazione delle piantagioni arboree ed altoarbustive, e di semplificare la
manutenzione successiva, presupposto fondamentale per la buona riuscita dell’impianto e
l’affermazione della vegetazione in tempi rapidi;
2) Realizzazione di un sistema di aree a verde efficiente, aventi capacità di accumulo
di apporti inquinanti, compatibilmente e coerentemente con i caratteri ambientali e
paesaggistici dell’area.
La definizione del percorso progettuale dell’area di trasformazione può riproporre una
ricostruzione della connettività ecosistemica del territorio (o una sua progressiva
deframmentazione) attraverso la definizione di una serie di interventi che vanno nella
direzione di ricostruire, ogni qualvolta sia possibile, elementi costitutivi di una rete
ecologica locale.
3.1.2 LA RISORSA ACQUA
L’acqua è fondamentale e necessaria per il mantenimento in efficienza del sistema del
verde nel suo complesso.
Le indicazioni normative in campo nazionale e comunitario, con particolare riferimento al
D. Lgs. 152/99 ed alla Direttiva Europea Quadro sulle Acque (2000/60), orientano verso
l’utilizzo di risorse più appropriate per i diversi usi, in particolare limitano l’uso dell’acqua
potabile solo a scopo umano, tranne in casi di ampia disponibilità della risorsa ed
accertata carenza di risorse idriche alternative. Per raggiungere entro il 2015 gli obiettivi
di “buono stato ecologico” fissati dalla Direttiva 200/60 l’uso della risorsa idrica deve
fondarsi su criteri di sostenibilità ecologica, economica e sociale.
Le problematiche legate alle fonti di approvvigionamento idrico sono state attentamente
ponderate allo scopo di realizzare un sistema al contempo facilmente gestibile ed
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ecologicamente sostenibile. La disponibilità di acqua è una condizione essenziale affinché
un sistema di verde possa esplicare in massima efficienza le sue funzioni; prati asfittici,
vegetazione sofferente per la siccità e piante che impiegano anni a superare la crisi di
trapianto ed iniziare a crescere non sono in grado di svolgere che una minima parte delle
funzioni ambientali (oltre che estetiche). Va ribadito che nei nostri climi l’irrigazione delle
aree verdi è imprescindibile per il loro sviluppo e per il loro mantenimento in efficienza, e
quindi va considerata come un intervento necessario per proteggere l’investimento della
collettività.
In questa sede viene richiamato il fatto che per l’irrigazione delle aree verdi verranno
impiegate acque di prima falda, secondo le indicazioni già consolidate ed in uso in altre
aree verdi comunali di recenti realizzazione.
Il prelievo dalla prima falda ha più di un vantaggio:
- com’è ovvio, non intacca le riserve di acqua potabile;
- contrasta l’innalzamento della falda stessa, e quindi contribuisce alla riduzione delle
problematiche connesse;
- rimette l’acqua in circolazione e la fa transitare attraverso il suolo, laddove l’insieme
della vegetazione in esso insediata e della microflora provvede alla biodegradazione,
all’adsorbimento e compartimentazione dei composti in essa contenuti.
Ulteriori risparmi nel consumo della risorsa acqua si sono ottenuti attraverso una adeguata
progettazione degli spazi a verde (razionalizzazione delle superfici), ottenuta attraverso
una valutazione delle esigenze idriche delle diverse componenti vegetali, il più possibile
omogenee all'interno della medesima area.
A complemento dell’impianto irriguo automatico sono previsti punti di presa di acqua
(idranti) in grado di assolvere alle piccole richieste connesse con le operazioni colturali
dell’area a verde. Gli idranti sono in derivazione della tubazione principale e, in linea
generale, sono posizionati in adiacenza dei vialetti pedonali e comunque in posizione
facilmente accessibile agli operatori.
Ulteriori risparmi nel consumo della risorsa acqua si sono ottenuti attraverso una adeguata
progettazione degli spazi a verde (razionalizzazione delle superfici), ottenuta attraverso
una valutazione delle esigenze idriche delle diverse componenti vegetali, il più possibile
omogenee all'interno della medesima area.
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3.2. Ambiti di progetto
3.2.1 IL GIARDINO DELLE NOTE
L’area subrettangolare posta a nord della via Dante Alighieri deve recuperare un carattere
– attualmente è poco più di un prato arborato con fondo sconnesso e piante in precarie
condizioni di vegetazione – ed una funzione all’interno del sistema dei Parchi del Lido. La
sua vocazione più naturale è quella di cerniera fra il sistema trasversale, e di
accompagnamento verso l’area eventi, rappresentando una sua naturale espansione ma
essendo anche in grado di vivere di vita propria in tutti i periodi dell’anno come funzionale
giardino di quartiere.
Grazie al recupero ed alla riqualificazione dei percorsi fra gli edifici che si affacciano su via
Abetone, rappresenta la naturale penetrazione da monte del sistema dell’area degli
eventi.
Il suo disegno prende spunto strumento utile a scrivere la musica stessa, ovvero il
pentagramma. Il nome delle note (do-re-mi-fa-sol-la-si) e la scrittura della musica sono
nate in Toscana, alla fine del primo millennio d.C.. Dedicare un’area alle note come mezzo
di trasmissione, nel tempo e nello spazio, della musica sembra quindi essere un atto di
particolare importanza per riaffermare l’importanza di questo strumento che ha finora
consentito la possibilità di tramandare, generazione dopo generazione, i capolavori del
passato, ed a chiunque di riprodurli, ripeterli, riarrangiarli.
Questo disegno inserisce nuovi percorsi segnati dagli assi direzionali già esistenti tra le
case più prossime al giardino. Le note stesse, disposte come sul pentagramma, diventano
delle aree di sosta o segni fra i percorsi.
Oltre all’implementazione del sistema del verde attraverso la piantagione di nuovi gruppi
arborei e siepi perimetrali, il progetto prevede il mantenimento degli alberi sani già
esistenti e l’inserimento di giochi sonori che possano animare il giardino.
3.2.2 L’AREA EVENTI
L’area Parco ospita eventi musicali di grande importanza e con un afflusso di pubblico
massiccio. Questo prevede l’inserimento di uno spazio adatto per ospitare questa tipologia
di eventi. Il sistema dei percorsi, degli accessi e la destinazione delle diverse funzioni è
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stata definita on site sulla base di attente valutazioni dello stato di conservazione e delle
valenze delle alberature esistenti: ne risulta un intervento dall’impatto modestissimo. Le
scelte materiche e la distribuzione dei percorsi sono pensate per ridurre al minimo
l’impatto sulle alberature esistenti anche per quanto riguarda le infrastrutturazioni e gli
impianti.
Nella configurazione attuale si rilevano alcune specifiche situazioni in cui è possibile
intervenire per meglio configurare lo spazio dal punto di vista percettivo: alcune cortine
arboree risultano eccessivamente sviluppate, oppure mancano totalmente come nel caso
della porzione totalmente disboscata che per anni ha ospitato eventi e strutture ludiche.
Una ridistribuzione di alcuni gruppi di specie arboree esistenti e la ricostruzione di cortine
arboree perimetrali consente di creare nuove visuali su elementi di pregio come alberi di
forme e dimensioni notevoli, inquadrare elementi del paesaggio lontano (le Apuane) ed in
definitiva offrire una molteplice variabilità di esperienze da parte di chi frequenterà il Parco.
A tal fine si prevede di trapiantare un gruppo di Quercus ilex (numeri 101, 102, 108-116,
118) che oggi sono radicati in posizione centrale, in una posizione più vicina a via Monte
Pania permettendo così di aprire un collegamento visuale e percettivo fra le diverse aree
del Parco. Per conseguire lo stesso fine alcuni elementi vegetali quali un Populus spp. e
alcuni Quercus ilex in precarie condizioni di vegetazione verranno rimossi.
L’intervento di costruzione del Parco rappresenta anche un’occasione per restituire
all’area la configurazione vegetazionale più consona allo scopo, attraverso la eliminazione
delle piante ammalorate, danneggiate dall’evento meteorico del 5 marzo 2015, e delle
specie invasive quali Robinia pseudoacacia.
Il numero di piante arboree previste in rimozione in totale è pari a 184; di queste, il 43 %
appartiene a specie invasive mentre il 33 % sono da rimuovere perché ammalorate.
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➁➂➃➄➅➆➇➈ ➉➄➅➅➄ ➂➄➊➈➅➄ ➋➌➍ ➎➏➂➐➃➊➐➏➂➇ ➑➒➅➅➄ ➊➐➓➐➂➄➔➇➈➏➐ ➐➑➇➑➂➐➏➂➐
Il numero di piante da rimuovere perché interferenti con accessi e percorsi è pari a 9 su
695 piante arboree rilevate e censite. Sul lato del parco lungo via Kennedy si inserisce un
filare plurispecifico non lineare, costituito da Platanus spp., Pinus pinaster e Populus alba
‘Pyramidalis’, e vegetazione arbustiva a costituire una fascia pluristratificata che funga
anche da schermo nei confronti del rumore. In corrispondenza dell’ingresso di via Monte
Pania si inserisce un gruppo monospecifico di Populus alba di altezze variabili a formare
una quinta di protezione nei confronti dei venti di settentrione.
I percorsi interni si attestano trasversalmente a partire dall’asse di viale Kennedy fino
all’asse longitudinale che viene collocato parallelamente al muro su via Monte Pania. La
scelta di collocare uno dei percorsi principali del Parco in questa posizione non è casuale:
si tratta di un’area tranquilla e ben alberata, ma proprio per questo a rischio di divenire
un’area marginale e quindi sottoposta ad usi non idonei. Trasferendovi uno degli assi
principali, quindi, si mira ad aumentare il transito, e la frequentazione, sottraendola ad
occupazioni che possono creare problematiche fra i diversi frequentatori del Parco.
Il sistema delle dune accoglie e distribuisce la fruizione lenta. Le dune sono posizionate ad
indirizzare i flussi, separare le diverse funzioni senza creare barriere visive: la loro altezza
non supera i 160 cm e la vegetazione arbustiva ed erbacea in sommità è rada e
discontinua, a simulare la vegetazione in movimento dei sistemi dunali naturali. I fruitori
più piccoli potranno muoversi fra le dune e averne l’impressione di esplorare un mondo a
sé stante, mentre gli adulti, traguardando al di sopra di esse, non percepiranno sensazioni
di insicurezza o pericolo.
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Il sedime stradale di via Dante Alighieri viene localmente interrotto rimuovendo l’asfalto e
inserendo della vegetazione arborea che rappresenti la continuità del sistema di verde fra
il giardino delle note e l’area eventi. Parte della pavimentazione attuale in asfalto verrà
conservata allo scopo di realizzare aree di sosta, di gioco o consentire, durante gli eventi,
l’ingresso dei mezzi di servizio.
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3.3. LA VEGETAZIONE NEL PROGETTO
3.3.1 CRITERI DI SELEZIONE DELLE SPECIE
I criteri generali di scelta hanno tenuto conto delle esigenze della riqualificazione delle
configurazioni paesaggistiche e dell’aumento delle potenzialità dell’area a fini funzionali.
Gli obiettivi sono quelli di fornire un segno riconoscibile a livello territoriale, sia a carattere
naturale che antropico, garantendone la facilità di manutenzione.
Confermati i principi ispiratori del parco definiti all’interno del masterplan dell’Area centrale
della Versilia, verificati i vincoli legati allo sviluppo e l'estensione dei sottoservizi esistenti
e di progetto, le scelte si sono affinate in relazione alle risorse economiche disponibili, alla
effettiva disponibilità vivaistica per quanto riguarda scelte e varietà (anche se tale
disponibilità potrà essere implementata attraverso contratti di coltivazione ad hoc) ed alle
tecniche agronomiche che consentono di ottimizzare il rapporto pianta-ambiente.
Un insieme di vincoli, più o meno rigido, deriva normalmente dalla localizzazione del
parco nel suo contesto normativo, cioè tutto il complesso di disposizioni generali e
specifiche a cui ci si deve attenere nella progettazione e nella gestione, nonché territoriale
in senso lato, intendendo in particolare tutte le risonanze delle attività che insistono
sull’area una volta trasformata.
Anche i vincoli con le occupazioni in sottosuolo sono stati mitigati, attraverso il
coordinamento della progettazione delle reti e dei servizi, razionalizzando la loro
distribuzione in modo da limitare le interferenze con la vegetazione del parco. La
razionalizzazione della distribuzione della rete dei sottoservizi, in aggiunta, consentirà
l’esecuzione degli interventi di manutenzione ed ammodernamento degli stessi senza
dover intervenire con scavi in prossimità degli apparati radicali: in tal modo sono stati
sostanzialmente ridotti i danni conseguenti, che sono riconosciuti come una delle principali
cause di ammaloramento delle piante in ambiente urbanizzato.
Il clima è uno dei parametri ambientali da valutare con maggiore attenzione in quanto ben
poche sono le tecniche agronomiche capaci di modificare in misura sostanziale il livello dei
parametri climatici, salvo casi particolari e circoscritti. A parte le connotazioni climatiche
generali, spesso rappresentate in maniera essenziale con un termoudogramma, il
parametro pregiudiziale da prendere in considerazione è la temperatura e, senza alcun
dubbio, i suoi limiti estremi. La soglia da prendere come riferimento può essere più o meno
rigida ma è un dato di fatto che negli ultimi anni si sono osservate variazioni climatiche, sia
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verso l’alto che verso il basso, difficilmente inquadrabili nelle medie trentennali
normalmente prese in considerazione. Le scelte vegetazionali si sono orientate quindi
verso specie in grado di sopportare le difficili condizioni climatiche peculiari di ambienti
densamente urbanizzati.
La sostenibilità ecologica del Parco si basa sulla creazione di diversi sistemi di
vegetazione complessi e stabili, adattati alle difficili condizioni dell’ambiente urbano,
selezionati su basi ecofisiologiche comuni. Piante con esigenze simili, aggregate in
associazioni vegetali bistratificate, con piano arbustivo adeguatamente dosato e
distribuito, hanno migliori performance e ridotte esigenze manutentive rispetto alle
tradizionali soluzioni albero+prato+macchia.
Le risorse e le energie sono anche riferibili al sistema sociale. Il Parco rappresenta un
oggettivo elemento di valorizzazione del sistema del verde precostituito all’esterno
dell’area di trasformazione. Così, gli accessi principali sono in relazione con i capisaldi
dell’intorno urbano, andando effettivamente a costituire un sistema integrato e collegato
con il verde circostante. Le sinergie che scaturiranno da tale integrazione sono generatrici
di buone politiche urbane.
Gli interventi sono inoltre progettati con lo scopo di favorire la biodiversità floristica e
faunistica in una zona fortemente antropizzata, grazie ad una configurazione orientata a
definire diversi tipi di habitat articolati fra di loro: praterie, filari, siepi.
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3.3.2 LA COPERTURA ERBACEA
3.3.3 GRUPPI ARBOREI
3.3.4 SIEPI ARBOREO-ARBUSTIVE
L’introduzione di siepi arboree-arbustive ed arbustive miste, formate da specie autoctone,
rientra fra le strategie progettuali che sono state introdotte allo scopo di aumentare la
variabilità ecosistemica dell’ambito di intervento, che come descritto è rappresentato da
ambienti alterati e con una connotazione strutturale estremamente poco diversificata.
La soluzione viene identificata allo scopo di realizzare un efficace integrazione della sede
stradale nel contesto alterato circostante, ed al contempo realizzare il mascheramento
delle aree retrostanti, dato che le operazioni di bonifica avranno una tempistica
indipendente dalla costruzione della sede stradale.
Le siepi, la cui larghezza all’impianto è pari a 5 metri (arboreo-arbustiva) sono posizionate
a protezione degli ambiti in cui potenzialmente potranno crearsi le condizioni favorevoli per
l’insediamento di fauna (in particolare entomofauna) utile. La frammentazione di habitat
produce un mosaico di tessere, isole fra le quali il movimento delle specie è limitato, o
persino reso pericoloso o impossibile dalla natura inospitale dell’ambiente che si frappone
fra le tessere. In alcune situazioni, le siepi possono fungere da corridoi ecologici di ambito,
o strisce di habitat simile, che connettono tessere ambientali separate, consentendo in
questo modo un maggior numero di spostamenti fra di esse.
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Le specie selezionate per la realizzazione delle siepi arboree ed arbustive sono
prevalentemente fiorifere ed attirano l'entomofauna utile (in particolare le farfalle, sia allo
stadio larvale che adulto); alla fioritura segue la produzione di frutti e bacche decorative.
3.3.5 ELENCO DELLE FORNITURE ARBOREE ED ARBUSTIVE
Gli individui arborei in progetto sono 184, suddivisi in 10 differenti specie ( di cui 9
autoctone o naturalizzate ).
Nel dettaglio, le specie in progetto sono le seguenti:
I numeri di individui da porre a dimora sono riportanti nella documentazione di progetto.
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Le dimensioni alla fornitura variano dai 19 ai 25 cm di circonferenza del tronco per le
piante allevate ad alberello a misure che vanno dai 250 ai 300 cm di altezza per le piante
allevate a cespuglio.
Gli individui selezionati dovranno corrispondere agli standard di qualità dell'ENA
(European Nurserystock Association).
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3.3.6 LA VEGETAZIONE DELLE DUNE
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3.3.7 PERCORSI