Oncologia testa-collo e Chirurgia Ricostruttiva ORALI Oncologia testa-collo e Chirurgia...

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COMUNICAZIONI ORALI Oncologia testa-collo e Chirurgia Ricostruttiva Indice 1. NEOANGIOGENESI NEL CARCINOMA LARINGEO: L’ESPRESSIONE DI SURVIVINA É CORRELATA CON LA DENSITÀ MICROVASCOLARE VALUTATA MEDIANTE ENDOGLINA 2. L’ADENOCARCINOMA NASO-SINUSALE NELLA REGIONE MARCHE. 3. PROPOSTA DI CONSENSO INFORMATO MODULARE NELLE LARINGECTOMIE PARZIALI ORIZZONTALI 4. LARINGECTOMIA TOTALE CON FARINGOPLASTICA ESEGUITA CON SUTURATRICE MECCANICA LINEARE 5. TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA LARINGEO AVANZATO T3 - T4: METANALISI DEI RISULTATI ONCOLOGICI 6. RIABILITAZIONE VOCALE MEDIANTE PROTESI FONATORIA DOPO LARINGECTOMIA TOTALE: RIVALUTAZIONE A 10 ANNI DI SODDISFAZIONE E QUALITÀ DI VITA 7. CONDROSARCOMI LARINGEI A GRADO BASSO ED INTERMEDIO: QUALE TRATTAMENTO? 8. RUOLO DEI FILTRI HME SULLA FUNZIONE RESPIRATORIA E SULLA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A LARINGECTOMIA TOTALE 9. LA RADICALITÀ ONCOLOGICA DELLA LARINGECTOMIA ORIZZONTALE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DELLA LARINGE 10. CONFRONTO TRA TRE DIVERSE TECNICHE CHIRURGICHE NELLA RICOSTRUZIONE DELL'IPOFARINGE 11. LA RESPIRAZIONE DELLA NUOVA ERA NEI PAZIENTI LARINGECTOMIZZATI: GLI SCAMBIATORI DI CALORE E UMIDITÀ 12. RUOLO DELLA CHIRURGIA ROBOTICA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI DELLO SPAZIO PARAFARINGEO. 13. IL LEMBO SOVRACLAVEARE NELLA RICOSTRUZIONE TESTA-COLLO 14. ANALISI DEI COSTI DELLA CHIRURGIA DEI LEMBI LIBERI NELLE RICOSTRUZIONI DEL DISTRETTO TESTA- COLLO 15. LEMBI RICOSTRUTTIVI IN CHIRURGIA TRANSORALE ROBOTICA 16. LEMBO CHIMERICO DEL SISTEMA SOTTOSCAPOLARE NELLE RICOSTRUZIONI COMPLESSE DEL DISTRETTO CERVICO FACCIALE 17. LEMBO CHIMERICO DI ARTERIA CIRCONFLESSA ILIACA SUPERFICIALE NELLA RICOSTRUZIONE DEL CAVO ORALE 18. APPLICAZIONI DEL LEMBO MIO MUCOSO AD ISOLA DI BUCCINATORE NELLA RICOSTRUZIONE ENDORALE 19. CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DEL CAVO ORALE: RICOSTRUZIONE CON LEMBO LIBERO MICROVASCOLARE VS CHIUSURA PER PRIMA INTENZIONE. VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA, DELLA FONAZIONE E DELLA CAPACITÀ DEGLUTITORIA. 20. IL LEMBO MIOCUTANEO DI PLATISMA NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL DISTRETTO TESTA E COLLO 21. L'USO DEL LEMBO LIBERO DI LATISSIMUS DORSI NELLA RICOSTRUZIONE ESTESA DELLO SCALPO: REVIEW DELLA LETTERATURA E CASE REPORT 22. RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE IN ETA’ PEDIATRICA 23. LA RICOSTRUZIONE MASCELLARE E MANDIBOLARE CON LEMBO DI ANGOLO SCAPOLARE (STFF)

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COMUNICAZIONI ORALI Oncologia testa-collo e Chirurgia Ricostruttiva

Indice 1. NEOANGIOGENESI NEL CARCINOMA LARINGEO: L’ESPRESSIONE DI SURVIVINA É CORRELATA CON LA

DENSITÀ MICROVASCOLARE VALUTATA MEDIANTE ENDOGLINA

2. L’ADENOCARCINOMA NASO-SINUSALE NELLA REGIONE MARCHE.

3. PROPOSTA DI CONSENSO INFORMATO MODULARE NELLE LARINGECTOMIE PARZIALI ORIZZONTALI

4. LARINGECTOMIA TOTALE CON FARINGOPLASTICA ESEGUITA CON SUTURATRICE MECCANICA LINEARE

5. TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA LARINGEO AVANZATO T3 - T4: METANALISI DEI RISULTATI ONCOLOGICI

6. RIABILITAZIONE VOCALE MEDIANTE PROTESI FONATORIA DOPO LARINGECTOMIA TOTALE: RIVALUTAZIONE A 10 ANNI DI SODDISFAZIONE E QUALITÀ DI VITA

7. CONDROSARCOMI LARINGEI A GRADO BASSO ED INTERMEDIO: QUALE TRATTAMENTO?

8. RUOLO DEI FILTRI HME SULLA FUNZIONE RESPIRATORIA E SULLA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A LARINGECTOMIA TOTALE

9. LA RADICALITÀ ONCOLOGICA DELLA LARINGECTOMIA ORIZZONTALE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DELLA LARINGE

10. CONFRONTO TRA TRE DIVERSE TECNICHE CHIRURGICHE NELLA RICOSTRUZIONE DELL'IPOFARINGE

11. LA RESPIRAZIONE DELLA NUOVA ERA NEI PAZIENTI LARINGECTOMIZZATI: GLI SCAMBIATORI DI CALORE E UMIDITÀ

12. RUOLO DELLA CHIRURGIA ROBOTICA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI DELLO SPAZIO PARAFARINGEO.

13. IL LEMBO SOVRACLAVEARE NELLA RICOSTRUZIONE TESTA-COLLO

14. ANALISI DEI COSTI DELLA CHIRURGIA DEI LEMBI LIBERI NELLE RICOSTRUZIONI DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

15. LEMBI RICOSTRUTTIVI IN CHIRURGIA TRANSORALE ROBOTICA

16. LEMBO CHIMERICO DEL SISTEMA SOTTOSCAPOLARE NELLE RICOSTRUZIONI COMPLESSE DEL DISTRETTO CERVICO FACCIALE

17. LEMBO CHIMERICO DI ARTERIA CIRCONFLESSA ILIACA SUPERFICIALE NELLA RICOSTRUZIONE DEL CAVO ORALE

18. APPLICAZIONI DEL LEMBO MIO MUCOSO AD ISOLA DI BUCCINATORE NELLA RICOSTRUZIONE ENDORALE

19. CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DEL CAVO ORALE: RICOSTRUZIONE CON LEMBO LIBERO MICROVASCOLARE VS CHIUSURA PER PRIMA INTENZIONE. VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA, DELLA FONAZIONE E DELLA CAPACITÀ DEGLUTITORIA.

20. IL LEMBO MIOCUTANEO DI PLATISMA NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL DISTRETTO TESTA E COLLO

21. L'USO DEL LEMBO LIBERO DI LATISSIMUS DORSI NELLA RICOSTRUZIONE ESTESA DELLO SCALPO: REVIEW DELLA LETTERATURA E CASE REPORT

22. RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE IN ETA’ PEDIATRICA

23. LA RICOSTRUZIONE MASCELLARE E MANDIBOLARE CON LEMBO DI ANGOLO SCAPOLARE (STFF)

24. OTTIMIZZAZIONE DEL RISULTATO ESTETICO-FUNZIONALE NELLA RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE: PARTICOLARITÀ TECNICHE E INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

25. ANALISI MORFOLOGICA DEL DANNO DA ISCHEMIA-RIPERFUSIONE NEL LEMBO LIBERO DI ANSA DIGIUNALE RIVASCOLARIZZATA PER LA RICOSTRUZIONE IPOFARINGO-ESOFAGEA

26. APPROCCIO TRANSNASALE ENDOSCOPICO PER IL TRATTAMENTO CHIRURGICO DEI CORDOMI DEL CLIVUS: TECNICA CHIRURGICA, RISULTATI E FOLLOW UP.

27. DETECTION OF CIRCULATING TUMOR CELLS AFTER SURGERY FOR HEAD AND NECK SQUAMOUS CELLS CARCINOMA: RÉSULTS OF 40 PATIENTS

28. IL RUOLO DELL’ HDTV-NBI NELL’ IDENTIFICAZIONE DEL TUMORE PRIMITIVO IN CASO DI SCCUP.

29. ESPRESSIONE DI CORTACTINA E DELLA SUA FORMA FOSFORILATA TYR466 NEL CARCINOMA DELL’OSSO TEMPORALE

30. ESPRESSIONE DI RELAXINA-2 NEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL CAVO ORALE

31. LIVELLI TUMORALI E PLASMATICI DELLA TELOMERASI NEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

32. RUOLO DEI PATTERN GENETICI MOLECOLARI E NBI NELLA DEFINIZIONE DEI MARGINI DI RESEZIONE CHIRURGICA NEI CARCINOMI SQUAMOCELLULARI DELLE PRIME VIE AEREO-DIGESTIVE

33. ANALISI DI FATTORI CLINICO-PATOLOGICI E POTENZIALE IMPATTO PROGNOSTICO NEI TUMORI DELLA LINGUA MOBILE T1/T2

34. VALUTAZIONE DEI PARAMETRI CLINICO-DIAGNOSTICI E DELLA CONCORDANZA DEI RISULTATI CITO-ISTOLOGICI E DELLE INDICAZIONI TERAPEUTICHE ALLA GESTIONE DEL PAZIENTE CON NODULO TIROIDEO: DUE ISTITUTI A CONFRONTO

35. CARCINOMI DEL DISTRETTO TESTA E COLLO: VALUTAZIONE PLURIFATTORIALE – RECIDIVE E SECONDI TUMORI

36. LO STATO DEI MARGINI CHIRURGICI NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL CAVO ORALE: LA NOSTRA ESPERIENZA.

37. VALORE PROGNOSTICO DEL VOLUME CORPUSCOLARE MEDIO NEL CARCINOMA SQUAMOSO DELLE VIE AERO-DIGESTIVE SUPERIORI

38. IMPLICAZIONI DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE DI NUOVI MARCATORI MOLECOLARI NEI TUMORI SQUAMOSI DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

39. OLTRE IL LINFONODO SENTINELLA

40. ELETTROCHEMIOTERAPIA, UNA EFFICACE STRATEGIA NEL TRATTAMENTO INTEGRATO DEI TUMORI DELLA TESTA E DEL COLLO

41. COMPLEX AND INVETERATE C2 FRACTURES: A NOVEL COMBINED TREATMENT BY ANTERIOR TRANSCERVICAL AND ENDOSCOPIC ENDONASAL APPROACHES

42. APPROCCIO ENDOSCOPICO ESCLUSIVO NELL’APPRENDIMENTO DELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO

43. MONITORAGGIO INTRAOPERATORIO DEL NERVO MARGINALIS MANDIBULAE NELLO SVUOTAMENTO LATEROCERVICALE

44. I TUMORI MALIGNI DELLA PAROTIDE: CARATTERISTICHE ANATOMO-PATOLOGICHE E TASSI DI SOPRAVVIVENZA NELLA CASISTICA DI UN SINGOLO CENTRO

45. NBI NELLO SCREENING DELLA PATOLOGIA ONCOLOGICA LARINGEA: ANALSI PROSPETTICA

46. APPROCCIO COMBINATO “OPEN” ED ENDOSCOPICO ESTESO ENDONASALE TRANSCLIVALE ALLE LESIONI PETRO-CLIVALI, DEL TRONCO ENCEFALICO E DELLA REGIONE PREPONTINA

47. APPROCCIO ENDOSCOPICO TRANSCLIVALE-TRANSPTERIGOIDEO-INFRAPETROSO ALL’APICE PETROSO: DALL’ANATOMIA ALL’APPLICAZIONE CHIRURGICA

48. LA CHIRURGIA ENDOSCOPICA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI MALIGNI DEI SENI PARANASALI E DELLA BASE CRANICA.

49. FATTORI PROGNOSTICI DEI CARCINOMI PAROTIDEI: ANALISI DI 228 CASI

50. IL MODIFIED FRAILTY INDEX IN PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA DI TESTA E COLLO: UN NUOVO STRUMENTO PER STRATIFICARE IL RISCHIO DI COMPLICANZE

51. DIAGNOSTIC WORKUP OF RARE TUMORS OF THE RHINOPHARYNX

52. TREATMENT AND OUTCOME OF ADVANCED EXTERNAL AUDITORY CANAL AND MIDDLE EAR MALIGNANT TUMORS

53. EMICRANIE E CEFALEE MUSCOLO-TENSIVE OCCIPITALI: NUOVO APPROCCIO CHIRURGICO MINI-INVASIVO

54. IL LIPOFILLING IN ASSOCIAZIONE ALLE MATRICI DI RIGENERAZIONE DERMICA NELLA RICOSTRUZIONE DELLE PERDITE DI SOSTANZA CRANIOFACCIALI: VALUTAZIONE CLINICA E ANATOMOPATOLOGICA

55. I SARCOMI DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE. ESPERIENZA CLINICA.

56. CARCINOMA A CELLULE DI MERKEL DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE. NOSTRA ESPERIENZA.

57. IL CARCINOMA PARATIROIDEO: CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA

58. QUALITY OF LIFE IN ORAL CANCER PATIENTS: PRE- AND POST-OPERATIVE ASSESSMENT WITH SF-36 QUESTIONNAIRE

59. BLOCCO RESEZIONE PAROTIDO TEMPORALE PER I TUMORI PAROTIDEI AVANZATI

60. VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA IN PAZIENTI TRATTATI CON CHEMIO E RADIOTERAPIA PER CARCINOMA OROFARINGEO VERSUS PAZIENTI TRATTATI CON CHIRURGIA E TERAPIA ADIUVANTE

61. METASTASI LINFONODALI DA CARCINOMA SQUAMOSO CUTANEO DEL DISTETTO TESTA COLLO: LA NOSTRA ESPERIENZA.

62. SURGICAL APPROACHES TO THE PARAPHARYNGEAL SPACE: AN ANATOMICAL-QUANTIFICATION STUDY

63. TRATTAMENTO DEL COLLO NEI TUMORI MALIGNI DELLA GHIANDOLA PAROTIDE

64. LINFOMA PRIMARIO DELLA PAROTIDE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO

65. TRATTAMENTO DEL CARCINOMA DELLA TIROIDE

1. NEOANGIOGENESI NEL CARCINOMA LARINGEO: L’ESPRESSIONE DI SURVIVINA É CORRELATA CON LA DENSITÀ MICROVASCOLARE VALUTATA MEDIANTE ENDOGLINA

Tealdo Giulia Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell'Università di Padova Ottaviano Giancarlo - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Marchese-Ragona Rosario - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Fasanaro Elena - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Zanotti Claudia - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Randon Benedetto - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Blandamura Stella - Dipartimento di Medicina dell\'Università di Padova Martini Alessandro - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Marioni Gino - Dipartimento di Neuroscienze-Sezione di Otorinolaringoiatria dell\'Università di Padova Razionale: Survivina è un membro della famiglia delle proteine inibitrici dell’apoptosi e come tale controlla vari processi intracellulari tra cui la divisione cellulare, l’apoptosi e la capacità di metastatizzazione; recentemente è stato ipotizzato che essa sia inoltre implicata nella regolazione dell’angiogenesi, meccanismo di fondamentale importanza per lo sviluppo e la crescita di una neoplasia. Endoglina è una glicoproteina transmembrana fortemente espressa dagli endoteli dei vasi tumorali ma non da quelli dei tessuti sani, per questo motivo la sua espressione pare ideale per rilevare la densità microvascolare (DMV) di un tumore. Lo scopo principale del nostro studio è stato quello di indagare, per la prima volta nel carcinoma squamoso della laringe, il possibile ruolo di survivina nella neoangiogenesi, quest’ultima quantificata attraverso lo studio della DMV endoglina-associata. Materiali e metodi: Mediante analisi d’immagine sono state determinate l’espressione nucleare di survivina e l’espressione di endoglina in 75 casi consecutivi di carcinoma squamoso della laringe. Risultati: L’analisi statistica ha dimostrato una forte correlazione tra l’espressione nucleare di survivina e la DMV endoglina-associata (p=0.000). Inoltre, rispetto ai pazienti con espressione nucleare di survivina < 6%, i pazienti con espressione nucleare di survivina ≥ 6% avevano un tasso di recidiva di malattia significativamente maggiore (p=0.004) ed una sopravvivenza libera da malattia significativamente più breve (p=0.03), con un rischio relativo di sviluppare recidiva pari a 2.79. Allo stesso modo, rispetto al gruppo di pazienti con espressione di endoglina < 6.89%, il tasso di recidiva è risultato significativamente maggiore (p=0.000) e la sopravvivenza libera da malattia più breve (p=0.000) nei pazienti con DMV endoglina-associata ≥ 6.89%, con un rischio relativo di sviluppare recidiva pari a 12.31. Conclusioni: I risultati del presente studio suggeriscono una possibile correlazione tra survivina e neoangiogenesi nei carcinomi squamocellulari della laringe. Riteniamo che dovrebbe essere implementato lo studio di terapie mirate all’inibizione dell’attività di questa proteina, anche alla luce dei suoi possibili effetti pro-angiogenetici.

Tali strategie, in associazione alla chemioterapia tradizionale, potrebbero infatti risultare efficaci nel ridurre l’apporto ematico al tumore inducendone la necrosi.

2. L’ADENOCARCINOMA NASO-SINUSALE NELLA REGIONE MARCHE.

Carlucci Cesare UOC ORL Civitanova Marche Calisti Roberto - Medicina del Lavoro Civitanova Rizzo Davide - UOC ORL Civitanova Marche Tamburini Gabriel - UOC ORL Civitanova Marche Calamita Simonetta - UOC ORL Civitanova Marche Scipione Simona - UOC ORL Civitanova Marche Losito Raffaele - UOC ORL Civitanova Marche Fasanella Luigi - UOC ORL Civitanova Marche Razionale: I tumori naso-sinusali (TuNS) sono neoplasie rare hanno un'incidenza di circa un caso ogni 100.000 abitanti all'anno, colpiscono principalmente lavoratori “a rischio”. Con l'art. 244 del Dlgs 81/08 (il cosiddetto “Testo Unico” sulle materie di salute e sicurezza occupazionali) è stato istituito il Registro Nazionale dei Tumori Naso-Sinusali (ReNaTuNS), con una struttura in tutto analoga al Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM). ReNaTuNS si basa su una rete di Centri Operativi Regionali (COR) collegati a un centro nazionale attualmente collocato presso l'INAIL centrale. I Reparti di Otorinolaringoiatria, i Servizi di Anatomia Patologica, i Reparti di Chirurgia Oro-maxillo-facciale, i Servizi di Radioterapia, le strutture pubbliche che gestiscono gli archivi dei certificati di morte e gli istituti previdenziali ed assicurativi che identificano casi di tumori naso sinusali ne devono dare segnalazione ai centri operativi competenti per territorio. Materiali e metodi: Tra il 1989 e il 2012 (15) il Registro Nazionale dei Tumori Naso-Sinusali ha registrato 1352 casi di tumori nasosinusali (992 Maschi e 360 Femmine), quasi tutti con diagnosi certa (98,6%); nel periodo 2010-2012, il tasso standardizzato medio annuo di incidenza risulta pari a 0,86/100.000 nei maschi e a 0,32/100.000 nelle femmine. La sede di insorgenza della neoplasia più frequentemente riscontrata è la cavità nasale (42%) (Tabella 2), mentre il tipo istologico più diffuso è il carcinoma squamocellulare (34%) seguito dall'adenocarcinoma di tipo intestinale (21 %) Risultati: Nella Regione Marche dal 1989 al 2012 sono stati registrati 182 casi di tumori nasosinusali (143 Maschi e 39 Femmine), con un’incidenza annua (periodo 2010-2015) di 0,89/100.000 nei maschi e 0,24/100.000 nelle femmine. La sede di insorgenza più frequentemente registrata è l’etmoide (42%) (Tabella 5), mentre il tipo istologico più diffuso è l’adenocarcinoma di tipo intestinale (43%) (Tabella 6)(15). La distribuzione delle esposizioni per settore ricalca la configurazione del tessuto produttivo marchigiano nel quale sono riconoscibili un “polo calzaturiero” nelle provincie di Macerata e di Fermo e due “poli del legno” (cucine) nelle provincie di Pesaro e di Macerata. La produzione calzaturiera e la lavorazione del legno sono del resto presenti in forma diffusa nel territorio regionale anche al di fuori di queste aree e la maggiore incidenza di casi proviene proprio dagli addetti alla lavorazione del cuoio e dei pellami in particolare addetti all’incollaggio con il mastice(Tabella 8). In 11 casi si sono riscontrati comportamenti anomali della neoplasia, 5 casi di tumore sono insorti in età inferiore ai 45 anni ed in 6 casi l’occupazione lavorativa era l’insegnamento senza alcuna esposizione a cancerogeni. Per i casi “giovanili” può essere ipotizzato un ruolo favorente l’abuso di sostanze come la cocaina, i vasocostrittori etc.) con elevata azione irritativa locale.

Per gli insegnanti, può essere ipotizzata una correlazione con infezioni da HPV e EBV, con un'eventuale ruolo contributivo di agenti irritanti della mucosa respiratoria (la polvere di gesso per i maestri elementari che abbiano usato gessetti per la scrittura su lavagne in ardesia Conclusioni: Quindi è possibile attribuire un’esposizione a cancerogeni inalatori nella realtà produttiva marchigiana, principalmente nel “polo calzaturiero” delle Province di Macerata e Fermo e nel “polo del legno” delle Province di Pesaro e Macerata. Nelle marche il tipo istologico prevalente è l’adenocarcinoma, (mentre nel resto d’Italia è il carcinoma squamocellure), ed il lavoro che nel 58 % dei casi determina questo tipo di tumore è quello calzaturiero.

3. PROPOSTA DI CONSENSO INFORMATO MODULARE NELLE LARINGECTOMIE PARZIALI ORIZZONTALI

Giordano Leone Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Di Santo Davide - Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Crosetti Erika - IRCCS - Istituto di Candiolo - Università di Torino Bertolin Andy - Ospedale di Vittorio Veneto Rizzotto Giuseppe - Ospedale di Vittorio Veneto Succo Giovanni - Ospedale San Luigi Gonzaga - Università di Torino Bussi Mario - Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Razionale: Le laringectomie parziali orizzontali rappresentano una valida e consolidata alternativa per il trattamento dei tumori della laringe. Peculiarità di questa chirurgia è la possibilità di modulare, anche intraoperatoriamente, l’intervento sulla base dell’estensione di malattia. Infatti, qualora sulla base del riscontro intraoperatorio la malattia si presenti più avanzata dell’atteso, è possibile passare ad un altro tipo di intervento, sempre all’interno del sistema delle laringectomie parziali orizzontali. Tuttavia per il paziente si tratta di interventi difficili da comprendere, e ancor più ardua risulta la comprensione della possibilità di modulazione degli stessi. Materiali e metodi: Dopo una revisione della Letteratura riguardo il Consenso Informato, proponiamo una brochure informativa il più possibile completa e comprensibile da parte del paziente, da affiancare ad un modello di consenso “modulare”, che quindi rispecchia la peculiarità delle laringectomie parziali orizzontali. Risultati: La brochure informativa e il modello di consenso sono disponibili sia in lingua italiana che in lingua inglese. La brochure risulta di facile lettura per il paziente, e include capitoli che riguardano il sistema delle laringectomie parziali orizzontali con particolare riferimento alla possibilità di modulazione, l’anatomia e la fisiologia della laringe, lo scopo, le indicazioni e le alternative alla chirurgia, le possibili complicanze, la fisiologia della laringe operata. Il modello di consenso è scritto in forma “modulare”: in una serie di passaggi con opzioni a scelta multipla, il chirurgo è chiamato a definire l’estensione di malattia, ad indicare il tipo di procedura prescelto e a evidenziare le possibili estensioni chirurgiche dello specifico paziente. Conclusioni: La nostra è una proposta perfettibile, che non discute tanto le indicazioni, bensì mira al raggiungimento di una maggiore comprensione da parte del paziente della procedura, al fine di ottimizzare l’alleanza medico-paziente e massimizzare il livello di accordo e di collaborazione.

4. LARINGECTOMIA TOTALE CON FARINGOPLASTICA ESEGUITA CON SUTURATRICE MECCANICA LINEARE

Saita Vincenzo UOC Otorinolaringoiatria- Ospedale Cannizzaro-Catania Marino Nicolò - UOC Otorinolaringoiatria-Ospedale Cannizzaro-Catania Azzolina Alfio - UOC Otorinolringoiatria-Ospedale Cannizzaro-Catania De Natale Massimo - UOC Otorinolaringoiatria- Ospedale Cannizzaro-Catania Manganaro Giovanni - UOC Otorinolaringoiatria-Ospedale Cannizzaro-Catania Allegra Eugenia - Otorhinolqryngology-Department of Health Sciences-University of Catanzaro Razionale: Nei tumori laringei avanzati e nei pazienti non eleggibili per una laringectomia parziale ricostruttiva, come molti anziani, la laringectomia totale rimane l’unico trattamento chirurgico. Gli autori riportano la loro esperienza sull’impiego di una suturatrice meccanica lineare per allestire la faringoplastica. Materiali e metodi: Lo studio clinico prospettico non randomizzato, è stato condotto su pazienti affetti da carcinoma a sede endolaringea, sottoposti a laringectomia totale dal gennaio 2014 al dicembre 2016 presso l’UO.C. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Cannizzaro di Catania. Sono stati esclusi pazienti affetti da carcinoma con estensione alla base della lingua e/o al faringe. Tutti i pazienti venivano informati sui trattamenti alternativi alla laringectomia totale e sulla tecnica utilizzata, i pazienti inclusi davano il consenso all’intervento e venivano tutti operati dallo stesso team. La laringe, completamente scheletrizzata, veniva sollevata verso l’alto dall’estremità inferiore e dopo aver praticato un incisione di 3-5 mmm, si identificava la porzione sopraioidea dell’epiglottide che veniva agganciata con una pinza per evitare il suo incarceramento nella sutura. Si effettuava quindi la faringoplastica mediante suturatrice lineare che realizzava 4 piani sovrapposti di sutura per una lunghezza di circa 6-8 cm. La suturatrice si posizionava al margine inferiore della laringe, trasversalmente all’asse faringo-esofageo e si procedeva con la faringoplastica. Sono stati presi in considerazione per lo studio: il sesso, l’età, TNM, il tempo di rimozione del sondino nasogastrico (SNG), i giorni di degenza e le complicanze post chirurgiche. Risultati: Sono stati reclutati 21 pazienti, 20 maschi e 1 femmina di età compresa tra i 49 e 84 anni (mediana 74± 10.6 anni). Il tempo medio di rimozione del SNG era di 7±2,4 giorni mentre il tempo medio di degenza era di 9±2,4 giorni. Tredici dei 21 (61,99%) pazienti erano di età >70 anni. Analizzando i risultati in relazione all’età (≤70 versus >70 anni) non abbiamo riscontrato differenze statisticamente significative in relazione al tempo di rimozione del SNG (6,8±0,6versus 8±0,22 giorni; p=0,22) e di ospedalizzazione (8,8±0,6 versus 10±3,0 giorni; p=0,22). In nessuno dei 21 pazienti abbiamo avuto la comparsa di fistola faringocutanea , mentre un paziente del gruppo > 70 anni (7,6%) veniva colpito da infarto intestinale durante il decorso post-chirurgico. Conclusioni: La chiusura della faringotomia con suturatrice lineare non rappresenta rischi di comparsa di fistola faringocutanea o di complicanze sistemiche. Riteniamo quindi che possa rappresentare un buon ausilio soprattutto nei soggetti anziani ove la durata dell’intervento e le comorbidità pone il paziente a maggiore rischio di complicanze locali e sistemiche.

5. TRATTAMENTO CONSERVATIVO DEL CARCINOMA LARINGEO AVANZATO T3 - T4: METANALISI DEI RISULTATI ONCOLOGICI

Luparello Paolo AOU Careggi Firenze Lazio Maria Silvia Mannelli Giuditta Razionale: Esistono controversie per quanto riguarda il trattamento dei carcinomi laringei avanzati. Lo scopo di questa revisione sistematica della letteratura è stato quello di valutare i risultati oncologici delle tecniche chirurgiche conservative, in particolare il laser transorale e le laringectomie parziali open nella gestione dei tumori a cellule squamose T3 e T4a della laringe, solitamente trattati con laringectomia totale. Materiali e metodi: Una revisione sistematica della letteratura è stata condotta tramite la ricerca di articoli che citavano i seguenti termini: advanced laryngeal cancer AND laser; AND open partial laryngectomy; AND transoral surgery; AND conservative surgery; AND tracheohyoidopexy or tracheohyoidoepiglottopexy; AND supracricoidopexy; AND cricohyoidopexy or cricohyoidoepiglottopexy. Poi un'analisi quantitativa è stata condotta sui documenti pubblicati dopo il 1980 e sono stati valutati Disease Free Survival (DFS) e Overall Survival (OS) per ciascun gruppo chirurgico e per la casistica globale. Risultati: La ricerca ha identificato 109 pubblicazioni, e in totale 22 articoli soddisfacevano i criteri di inclusione e sono stati selezionati per la sintesi quantitativa. 11 articoli su 22 avevano un buon quality score, 10 erano discreti e solo uno è stato valutato con un punteggio scarso. La percentuale di pazienti liberi da malattia (DFS) è risultata 79% (95% CI 74-85), e l’overall survival (OS) è risultato 71% (95% CI 64-78) a 5 anni per tutti i 1921 pazienti inclusi nello studio, con eterogeneità significativa (I2=89.7% e I2=90.4%) rispettivamente. Valore significativo di eterogeneità (p=0.118) è stato osservato comparando le due tecniche chirurgiche in termini di DFS. Conclusioni: La chirurgia laser transorale e le laringectomie parziali open sono entrambe valide opzioni chirurgiche conservative nel trattamento dei carcinomi laringei avanzati, ma la microchirurgia laser transorale dovrebbe essere utilizzata in pazienti ben selezionati per ottenere un migliore local-control rate.

6. RIABILITAZIONE VOCALE MEDIANTE PROTESI FONATORIA DOPO LARINGECTOMIA TOTALE: RIVALUTAZIONE A 10 ANNI DI SODDISFAZIONE E QUALITÀ DI VITA

Galli Andrea IRCCS San Raffaele, Milano Giordano Leone - IRCCS San Raffaele, Milano Biafora Matteo - IRCCS San Raffaele, Milano Toma Salvatore - IRCCS San Raffaele, Milano Ferrario Fabrizio Bussi Mario - IRCCS San Raffaele, Milano Razionale: La laringectomia totale (LT) è ad oggi ancora considerata standard of care per molti carcinomi ipofaringo-laringei localmente avanzati, sia come approccio primario che come procedura di salvataggio dopo fallimento dei protocolli di preservazione d’organo. Una rapida ed efficace riabilitazione vocale è in questi casi sempre essenziale e la voce tracheo-esofagea (VTE) è negli anni divenuta gold standard soppiantando in questo la voce esofagea (VE) e quella mediata dal laringofono. Abbiamo valutato in precedenza (2011) la qualità di vita (QoL) ed il grado di soddisfazione dei pazienti sottoposti a LT e conseguente riabilitazione mediante VTE, dimostrandone l’efficacia in soggetti motivati. Lo scopo della presente indagine è analizzare se detta soddisfazione sia mantenuta nel tempo all’interno della medesima coorte. Materiali e metodi: Dell’originale campione (24 soggetti), sono 15 i pazienti rimasti con un follow-up minimo di 10 anni (range: 10-13 anni) dopo l’impianto della protesi fonatoria (2 pazienti deceduti per malattia, 4 per altre cause, 3 persi al follow-up). La valutazione a distanza è stata condotta attraverso gli stessi strumenti della precedente, in modo da ottenere risultati comparabili: Short Form 36-Item Health Survey (SF-36) per la QoL ed un questionario specifico, strutturato prevalentemente a domande chiuse, per indagare il grado di soddisfazione relativo alla VTE. Risultati: Abbiamo rilevato un incremento significativo in termini di QoL in molte aree dell’SF36 rispetto alla precedente analisi. Anche la soddisfazione correlata alla VTE è migliorata considerando parametri quali la chiarezza vocale, l’intensità, il tono, la fluidità e la chiarezza della voce al telefono, e così la durata media delle PF (6.3 ± 3.1 mesi, contro i 3.5 mesi del 2011). Curiosamente un gruppo di pazienti (26.7%) ha riportato una difficoltà crescente nel regolare management della PF; alcuni soggetti (20%), inoltre, opterebbero per un diverso strumento di riabilitazione vocale (VE) se potessero tornare sui loro passi. Queste due criticità sono in genere riportate dai medesimi pazienti, quelli maggiormente distanti dal nostro Istituto (230-462 km, contro una distanza media del restante sottogruppo di 15.4 ± 13.8 km). Conclusioni: La presente indagine è servita a dimostrare come l’efficacia della riabilitazione vocale mediante VTE non solo si mantenga nel tempo, ma possa addirittura incrementare. Per consentire studi su più ampia scala ed ottimizzare il follow-up dei pazienti, sembra necessaria la creazione di un network integrato a livello nazionale per la gestione e la sostituzione delle protesi, come sottolineato dalle criticità emerse.

7. CONDROSARCOMI LARINGEI A GRADO BASSO ED INTERMEDIO: QUALE TRATTAMENTO?

Stellin Edoardo Clinica Otorinolaringoiatrica dell'Università del Piemonte Orientale di Novara Nestola Daniela Francesca - Clinica Otorinolaringoiatrica dell\'Università del Piemonte Orientale di Novara Policarpo Mario - Clinica Otorinolaringoiatrica dell\'Università del Piemonte Orientale di Novara Pia Francesco - Direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica dell\'Università del Piemonte Orientale di Novara Razionale: Fra le neoplasie laringee non epiteliali, i condrosarcomi sono l’istotipo più frequente rappresentando meno dell’1% di tutti i casi di tumori della laringe. La sede più colpita è la cricoide. Il trattamento di scelta è chirurgico. Secondo la Letteratura, gli approcci comprendono chirurgia endoscopica, open conservativa e laringectomia totale. Presentiamo una analisi dei risultati oncologici e funzionali nella nostra esperienza. Materiali e metodi: Analisi retrospettiva di 8 (M/F:6/2, età media: 63,7 anni) condrosarcomi laringei a basso e medio grado trattati presso la Clinica Otorinolaringoiatrica di Novara, dal 1997 al 2016. Sede di malattia: 6 cricoide, 1 aritenoide, 1 cartilagine tiroide. Follow-up medio: 72 mesi. Risultati: 2 pazienti sono stati trattati con chirurgia endoscopica laser, 3 con laringectomia parziale open (1 caso con laringectomia secondo Hautant; 1 caso con laringectomia secondo Serafini-Bartual; 1 caso con emicricoidectomia e posizionamento di T-Tube), 1 con approccio misto endoscopico ed open, 2 invece con laringectomia totale. Al follow-up tutti sono vivi e liberi da malattia. La deglutizione è stata ripristinata entro 15 giorni dall’intervento. La qualità della voce dopo trattamento parziale è stata giudicata soddisfacente dai pazienti. Dei 6 pazienti sottoposti a trattamento parziale, 5 sono stati decannulati. Conclusioni: I condrosarcomi laringei a grado basso ed intermedio presentano crescita lenta ed invasività locale, pertanto il trattamento dovrebbe essere conservativo e modulato in base ad estensione della malattia e condizioni cliniche del paziente. La stadiazione clinico-radiologica deve essere rigorosa mediante endoscopia a fibre ottiche, TC e RM per individuare lo sviluppo della neoplasia e pianificare l’intervento. I trattamenti endoscopici sono indicati nei casi limitati ad evoluzione endoluminale senza invasione dei tessuti circostanti. Permettono un recupero post-operatorio rapido. Sono inoltre possibili debulking endoscopici in pazienti con scadenti condizioni generali. Le laringectomie parziali open permettono di ottenere radicalità oncologica e risparmio della funzionalità laringea. Sono indicate in presenza di malattia della cartilagine tiroidea e cricoidea; in quest’ultimo caso, la scelta dell’approccio chirurgico deve preservare la funzione di sostegno di tale cartilagine. In selezionati pazienti, l’approccio open può essere abbinato con successo alla chirurgia endoscopica. La laringectomia totale va riservata ai casi di multiple recidive non più trattabili con chirurgia conservativa.

8. RUOLO DEI FILTRI HME SULLA FUNZIONE RESPIRATORIA E SULLA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI SOTTOPOSTI A LARINGECTOMIA TOTALE

Allegra Eugenia Otolaryngology - Department of Health Sciences, University Magna Graecia of Catanzaro, Viale Europa, Germaneto, 88100, Catanzaro, Italy Marino Nicolò Pricoco Salvatore Russo Rosario Rossi Giuseppe Trapasso Serena Saita Vincenzo Razionale: Razionale: La Laringectomia totale determina forti ripercussioni psico-fisiche e sociali sulla qualità di vita del paziente, ascrivibili ai cambiamenti delle funzioni fonatorie, respiratorie ed olfattive che l’atto chirurgico comporta. La respirazione è garantita da un tracheostoma a permanenza: pertanto verranno meno le funzioni nasali di filtraggio, riscaldamento e umidificazione dell’aria inspirata. Negli ultimi anni sono stati progettati specifici filtri HME (Provox® XtraFlow™ HME e Provox® XtraMoist™ HME), al fine di ripristinare la perdita delle funzioni del filtro nasale. Scopo del presente lavoro è quello di valutare il ruolo svolto dai filtri HME sulla funzione respiratoria e sulla qualità di vita dei pazienti laringectomizzati totali. Materiali e metodi: Materiali e metodi: Tra gennaio 2015 e dicembre 2016 sono stati reclutati 56 pazienti, laringectomizzati totali da almeno 6 mesi, utilizzatori della voce erigmofonica, precedentemente trattati presso le UO di Otorinolaringoiatria dell’AOE Cannizzaro di Catania e dell’Università della Magna Graecia di Catanzaro. Ai pazienti è stato somministrato un questionario di autovalutazione derivato dall’EORTC QLQ-H&N 35, modificato al fine di valutare il contesto relazionale del paziente. Sono stati valutati i punteggi di tale questionario prima che il paziente iniziasse ad usare i filtri HME, ad un mese e a sei mesi di distanza dall’inizio del loro uso quotidiano. È stato valutato il numero di episodi flogistici tracheo-bronchiali e il ricorso a cure antibiotiche, prima e dopo 6 mesi di utilizzo dei filtri HME. Risultati: Risultati: Il 39% (22/56) e il 71% (40/56) dei pazienti, rispettivamente dopo 1 mese e 6 mesi di utilizzo dei filtri HME, presentavano un netto miglioramento delle condizioni cliniche, ascrivibili ad una diminuzione delle secrezioni e della tosse, con diminuito ricorso alle terapie mediche. Nel 41% (23/56) e nel 73% (41/56) dei pazienti, ad 1 mese e a 6 mesi rispettivamente, era presente un miglioramento delle problematiche psico-sociali come rilevato dai questionari QLQ-H&N 35 somministrati. Conclusioni: Conclusioni: Il constante utilizzo dei filtri HMEs per almeno 6 mesi sembra garantire una migliore funzionalità polmonare, con riduzione degli accessi di tosse, diminuzione delle secrezioni polmonari, minor ricorso alle terapie mediche antibiotiche. Ad un migliore stato di salute fisica si affianca, parallelamente, anche un miglior stato di salute psicologica, con incremento dei punteggi relativi alla vita sociale e di coppia.

9. LA RADICALITÀ ONCOLOGICA DELLA LARINGECTOMIA ORIZZONTALE NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DELLA LARINGE

D'Avino Luigi P.O. San Giovanni Bosco, Napoli Fierro Paolo - P.O. San Giovanni Bosco, Napoli Barba Giuseppe - P.O. San Giovanni Bosco, Napoli Castagna Giovanni - P.O. San Giovanni Bosco, Napoli De Virgilio Armando - P.O. San Giovanni Bosco, Napoli Tortoriello Giuseppe - P.O. San Giovanni Bosco, Napoli Razionale: L’obiettivo di questo studio è valutare i risultati oncologici dei nostri pazienti affetti da carcinoma squamocellulare della laringe trattati con Laringectomia Orizzontale (HOLS). Materiali e metodi: Abbiamo analizzato retrospettivamente le cartelle cliniche, i referti operatori ed istologici di 176 pazienti sottoposti a HOLS (Laringectomia orizzontale sopraglottica, Laringectomia Subtotale con Cricoioidopessia, Cricoioidoepiglottopessia, Tracheoioidopessia) sottoposti ad intervento chirurgico tra il 2004 ed il 2016 Risultati: Non sono emerse differenze statisticamente significative in termini di sopravvivenza totale e sopravvivenza specifica per malattia stratificando i pazienti in base allo stadio T. Confrontando i pazienti N+ in termini di sopravvivenza totale a tre anni e sopravvivenza specifica per malattia è emersa una differenza statisticamente significativa (p<0,05) Conclusioni: La Chirurgia Orizzontale della Laringe (quando possibile tecnicamente) rappresenta una valida opzione chirurgica nel trattamento dei carcinomi laringei squamocellulari. Particolare attenzione deve essere posta nei pazienti N+.

10. CONFRONTO TRA TRE DIVERSE TECNICHE CHIRURGICHE NELLA RICOSTRUZIONE DELL'IPOFARINGE

Sovardi Fabio Università Degli Studi di Pavia, IRCCS Policlinico San Matteo Mauramati Simone Occhini Antonio Bertino Giulia Abdelmohsen Mohamed Benazzo Marco Razionale: L'evoluzione della chirurgia ricostruttiva ha fornito un’ampia possibilità di riparazione di difetti chirurgici ed ha permesso un miglior risultato funzionale oltre che oncologico. Lo scopo di questo studio consiste nella valutazione e comparazione degli esiti clinici e funzionali di differenti tecniche utilizzate nella ricostruzione dell'ipofaringe dopo resezione di neoplasie di questa sede. Materiali e metodi: Sono stati identificati retrospettivamente 200 pazienti sottoposti, presso la U.O.C. di Otorinolaringoiatria della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia tra il 1994 ed il 2016, ad asportazione demolitiva di neoplasie ipofaringee, mediante faringectomia parziale oppure faringolaringectomia circolare e successiva ricostruzione del difetto chirurgico con lembi liberi o peduncolati. I pazienti sono stati suddivisi in 3 gruppi: sottoposti a ricostruzione con lembo miocutaneo di gran pettorale (Gruppo 1: n=87); ricostruzione con lembo libero fasciocutaneo radiale (Gruppo 2: n=45); ricostruzione con lembo libero di ansa digiunale (Gruppo 3: n=68). Sono stati considerati i seguenti parametri: fattori di rischio, pregressi interventi, staging e grading neoplastico, percentuale di necrosi parcellari o totali del lembo, insorgenza di complicanze maggiori e minori, tempo di ospedalizzazione, tempo di permanenza della sonda nasogastrica, sopravvivenza, controllo locoregionale della malattia. Risultati: Tutti i pazienti sono sopravvissuti all’intervento. La necrosi del lembo è risultata statisticamente più frequente (p=0.003) nel gruppo 2 (26.7%) rispetto al gruppo 1 (3,4%) e al gruppo 3 (8.8%). Il tasso di complicanze postoperatorie maggiori, principalmente rappresentate da deiscenze della sutura ed emorragie, è risultato del 14.9% nel gruppo 1, 22.2 % nel gruppo 2 e 26.5% nel gruppo 3 (n.s.). Il tasso di complicanze minori è invece del 24.1% nel gruppo 1, 22.2% nel gruppo 2, 17.6% nel gruppo 3 (n.s.). Non si sono osservate differenze statisticamente significative per quanto riguarda Il tempo medio di ospedalizzazione e di rimozione della sonda nasogastrica. Conclusioni: La maggior incidenza di necrosi si è riscontrata nel lembo libero di ansa digiunale, in accordo con i dati della letteratura; tale opzione ricostruttiva, anche se caratterizzata da un miglior risultato anatomico e funzionale, risulta infatti particolarmente esposta a danno da ischemia-riperfusione. Tutte e tre le tecniche analizzate rappresentano valide alternative alla ricostruzione di difetti chirurgici. La scelta ricostruttiva deve essere guidata in primo luogo dalle condizioni generali del paziente, nonché dalla natura e sede del difetto e dalla necessità di trattamenti adiuvanti.

11. LA RESPIRAZIONE DELLA NUOVA ERA NEI PAZIENTI LARINGECTOMIZZATI: GLI SCAMBIATORI DI CALORE E UMIDITÀ

Salsi Daria AUSL Piacenza Sessa Michele D’Alogna Rossana Moretti Roberta Soprani Francesco Cuda Domenico Razionale: In seguito all’intervento di laringectomia totale la respirazione avviene attraverso il tracheostoma che annulla le funzioni delle alte vie respiratorie: non avvengono più il riscaldamento/raffreddamento, l’idratazione e il filtraggio dell’aria inspirata. Queste carenze comportano un danno alle basse vie aeree con maggiore espettorazione, tosse, respiro corto. Inoltre la stomia permanente, induce un continuo stress psicologico con ansia e depressione che si traducono in deterioramento della vita sociale. Nelle basse vie respiratorie dei pazienti laringectomizzati la temperatura corporea raggiunge i 20 gradi con 42% di umidità mentre il parametro fisiologico è di 36 gradi con 98% di umidità. L’utilizzo quotidiano di filtri scambiatori di umidità (HME) provocherebbe aumento della temperatura e dell’umidità nelle vie respiratorie compensando parte dei problemi su menzionati. Il presente studio è stato realizzato per verificare l’impatto degli HME sulla qualità di vita dei pazienti laringectomizzati. Materiali e metodi: A 21 pazienti laringectomizzati afferenti all’AUSL di Ravenna e Piacenza sono stati somministrati questionari di Ackerstaff e l’EQ-5D per valutare l’efficacia dei filtri HME. In particolare si valutano 3 aspetti: 1) la frequenza di infezioni delle vie respiratorie e la dispnea da sforzo 2) le alterazioni del sonno 3) gli stress psicologici e l’impatto sociale. I pazienti utilizzavano gli HME da 6 mesi a 3 anni. Risultati: I sintomi polmonari (infezioni, tosse secrezioni, dispnea da sforzo) sono diminuiti in modo significativo dall’utilizzo dell’HME. La qualità generale della vita ha mostrato un aumento significativo (ripresa della vita sociale e riduzione dell’ansia della depressione). Altri disturbi fisici generali sono significativamente diminuiti con l'uso dell’HME. La soddisfazione del paziente con l'HME è alto. Conclusioni: Gli HME sono validi presidi per tutti i pazienti laringectomizzati. L’utilizzo quotidiano riduce le infezioni respiratorie, migliora la respirazione e riduce la stanchezza. L’impatto sociale migliora e i fattori psicologici (sensazione di paura, ansia) diminuiscono significativamente durante l'uso di HME, con un incremento di qualità generale della vita.

12. RUOLO DELLA CHIRURGIA ROBOTICA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI DELLO SPAZIO PARAFARINGEO.

Pavone E. Maglione MG, Longo F, Aversa C, Villano S, Ionna F Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale” I.R.C.C.S. SC Chirurgia Maxillo-facciale e ORL, *SC Oncologia T&C Razionale: I tumori che derivano dallo spazio parafaringeo rappresentano meno dell'1% di tutti i tumori testa collo. Pongono spesso problemi terapeutici e diagnostici a causa di sintomi spesso tardivi e non sempre specifici . Il 50% delle lesioni sono localizzate nello spazio pre stiloideo e circa il 90 % è rappresentato da tumori salivari seguiti da tumori neurogeni, angiofibromi, lipomi. Diversi gli approcci chirurgici tradizionali per l’accesso a questa regione anatomica complessa, il più delle volte invasivi e con notevoli morbidità e disconfort funzionale-estetico. La chirurgia robotica da alcuni anni si candida come chirurgia “ mininvasiva” per tale sede. La pianificazione pre operatoria e la selezione dei pazienti è di fondamentale importanza. E’ mandatoria la diagnosi mediante fnab ed imaging (RM/ TC). Materiale e metodi: presentiamo 4 casi di pazienti con neoplasia a sede parafaringea giunti presso la Nostra Struttura e trattati con chirurgia robotica . Valutiamo l’efficacia di questa procedura “ mininvasiva” in tale sede anatomica. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a diagnosi citologica mediante FNAB e imaging (Tc- RM). Risultati: l’esame istologico ha confermato in 3 casi la diagnosi di adenoma pleomorfo ed in un caso di lipoma. In un solo caso è stato necessario convertire in procedura open per completare in sicurezza l’exeresi trans orale della formazione. Non è stato necessario in nessun caso ricorrere al sondino naso gastrico. Il dolore post operatorio e l’edema è stato controllato con paracetamolo e cortisone (betametasone 4 mg) nei primi 4 giorni e paracetamolo nei successivi 7. Conclusione: in una sede cosi complessa un approccio mininvasivo è sicuramente entusiasmante e “safe”. Risulta fondamentale la selezione accurata dei pazienti candidabili a tale procedura per ottimizzarne i risultati ( dimensioni del tumore, esposizione del campo operatorio).

13. IL LEMBO SOVRACLAVEARE NELLA RICOSTRUZIONE TESTA-COLLO

Di Santo Davide Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Giordano Leone - Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Occhini Antonio - IRCCS Policlinico San Matteo - Università di Pavia Bertino Giulia - IRCCS Policlinico San Matteo - Università di Pavia Benazzo Marco - IRCCS Policlinico San Matteo - Università di Pavia Bussi Mario - Ospedale San Raffaele - Università Vita-Salute San Raffaele Razionale: Il lembo sovraclaveare è un lembo peduncolato che negli ultimi anni sta guadagnando sempre maggiore popolarità per la ricostruzione del distretto testa-collo, soprattutto grazie alla sua notevole versatilità: può infatti essere utilizzato nella ricostruzione di cavo orale, orofaringe, ipofaringe, cute della testa e del collo. Inoltre, trattandosi di un lembo notevolmente affidabile e facile e veloce da scolpire, risulta molto utile per i pazienti più delicati, che beneficiano della riduzione dei tempi e della complessità delle procedure chirurgiche. Materiali e metodi: Dall’ottobre 2012 nelle Unità Operative ORL dell’Ospedale San Raffaele di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia abbiamo utilizzato questo lembo in 15 pazienti sottoposti ad asportazione di neoplasie localmente avanzate e successiva ricostruzione del distretto testa-collo. Il lembo sovraclaveare è peduncolato sull’arteria sovraclaveare, ramo dell’arteria trasversa del collo. Il peduncolo si trova in una regione triangolare delimitata dal margine posteriore del muscolo sternocleidomastoide medialmente, la vena giugulare esterna lateralmente e la clavicola inferiormente. Non è necessario scheletrizzare il peduncolo, al contrario un rivestimento fasciale viene generalmente lasciato a protezione. L’allestimento del lembo non ha mai superato i 50 minuti. Risultati: In 13 dei 15 pazienti il lembo si è integrato con successo nel sito ricevente, senza complicanze maggiori. In due pazienti abbiamo riscontrato una necrosi parziale del lembo, con necessità di una successiva revisione chirurgica. In due casi abbiamo osservato una desquamazione distale del lembo, che abbiamo gestito con terapia conservativa. Non abbiamo mai riscontrato complicanze a livello del sito donatore. Per le ricostruzioni cutanee della testa e del collo, il lembo può essere autonomizzato in un secondo tempo chirurgico. Conclusioni: Il lembo peduncolato sovraclaveare ha dimostrato eccellenti risultati per la ricostruzione di diversi siti del distretto testa-collo. Secondo la nostra opinione, nell’armamentario del chirurgo che si occupa di oncologia testa-collo, questo lembo rappresenta una valida alternativa ai lembi liberi, specialmente per quei pazienti più delicati.

14. ANALISI DEI COSTI DELLA CHIRURGIA DEI LEMBI LIBERI NELLE RICOSTRUZIONI DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

Tewfik Karim Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo Chiarelli Pasquale Pederneschi Nicola Razionale: I lembi liberi sono ormai riconosciuti come il gold standard della ricostruzione dei difetti complessi del distretto testa-collo. Tale metodica tuttavia non viene effettuata in tutti i centri per via del lungo training microchirurgico richiesto agli operatori e per i costi. Proprio i costi in sanità sono oggetto d’interesse sempre maggiore e ad oggi è complesso determinare il costo reale di un ricovero. Scopo del nostro studio è indagare i costi di questo tipo di chirurgia per singolo episodio di ricovero, utilizzando una metodica che prende il nome di HABC (Hospital Activity Based Costing) che permette di identificare i costi relativi alla sala operatoria, alla degenza in reparto e alla degenza in terapia intensiva. Materiali e metodi: Sono stati inclusi nello studio 29 pazienti trattati nel 2013 per resezioni oncologiche del distretto cervico-facciale e ricostruiti con un lembo libero. La corte è stata divisa in tre gruppi a seconda del tipo di ricostruzione subita: Gruppo A = 10 pazienti che hanno subito una ricostruzione con lembo libero di avambraccio, Gruppo B = 10 pazienti che hanno subito una ricostruzione con lembo libero Anterolaterale di coscia, Gruppo C = 9 pazienti che hanno subito una ricostruzione con lembo libero di perone. Per ogni paziente sono stati riportati i giorni di degenza nel reparto chirurgico, i giorni di degenza in terapia intensiva, i tempi chirurgici (suddivisi per tempo demolitivo e tempo ricostruttivo) e il numero dei chirurghi impegnati nelle due equipe. Mediante il metodo dell’HABC sono stati ricavati i costi relativi alla sala operatoria, alla degenza in reparto e alla degenza in terapia intensiva. Risultati: Complessivamente per i Gruppi A-B-C i costi medi relativi alla degenza corrispondono a € 9.784,90, suddivisi in costi di degenza del reparto chirurgico (€ 7.791,10) e della terapia intensiva (1.993,00 €). Il costo medio della sala operatoria relativo ai 3 gruppi è di € 13.076,20. Altri costi ammontano a € 4.898,60 per un totale di costo medio dell’intero episodio di ricovero pari a € 27.759,70. Conclusioni: Il metodo dell’HABC permette di determinare I costi di un singolo episodio di ricovero suddivisi per ciascun fattore produttivo (umano e non) e per singola attività clinica. Dallo studio emerge come i costi della sala operatoria siano considerevoli, ma che sia la degenza che gli altri costi incidano sensibilmente sul totale finale. Se paragoniamo i costi reali osservati con le tariffe regionali di rimborso secondo il DRG (codice 481= € 11.891) è evidente come non vengano adeguatamente rifondati dalla regione nemmeno i costi della sala operatoria.

15. LEMBI RICOSTRUTTIVI IN CHIRURGIA TRANSORALE ROBOTICA

Giuseppe Meccariello Ospedale Morgagni-Pierantoni Forlì Montevecchi Filippo - Ospedale Morgagni-Pierantoni Forlì Rashwan Mohamed S. - Ospedale Morgagni-Pierantoni, Forlì Giovanni D'agostino - Ospedale Morgagni-Pierantoni, Forlì Vicini Claudio - Ospedale Morgagni-Pierantoni, Forlì Razionale: nella comunicazione verrà illustrata la possibilità di eseguire ampie demolizioni del cavo orale e faringe con la chirurgia robotica transorale (TORS) e la successiva ricostruzione con lembi peduncolati o liberi Materiali e metodi: verrà illustrata la nostra esperienza su 6 pazienti affetti da carcinoma squamocellulare del cavo orale ed orofaringe trattati con chirurgia robotica e successiva ricostruzione del difetto con lembo temporale ed infraioideo per quel che concerne i lembi peduncolati e con lembo anterolaterale di coscia per i lembi liberi Risultati: tutti i lembi eseguiti sono rimasti vitali e la ricostruzione del difetto è stata possibile per via transorale Conclusioni: in casi selezionati è possibile eseguire una chirurgia maggiore per via transorale con l’ausilio della tecnica robotica senza un accesso trans-mandibolare. In caso di necessità di ricostruire le sedi trattate è possibile utilizzare lembi peduncolati o liberi ed eventualmente utilizzare il robot per suturare porzioni del lembo nelle sedi meno raggiungibili dalle mani del chirurgo.

16. LEMBO CHIMERICO DEL SISTEMA SOTTOSCAPOLARE NELLE RICOSTRUZIONI COMPLESSE DEL DISTRETTO CERVICO FACCIALE

Molteni Gabriele U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Fior Andrea - U.O.C. di Chirurgia Maxillo Facciale e Odontoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Procacci Pasquale - U.O.C. di Chirurgia Maxillo Facciale e Odontoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Bucci Tommaso - U.O.C. di Chirurgia Maxillo Facciale e Odontoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Marchioni Daniele - U.O.C. di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Nocini Pier Francesco - U.O.C. di Chirurgia Maxillo Facciale e Odontoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Razionale: L’exeresi di tumori avanzati del distretto cervico facciale, soprattutto nelle recidive dopo trattamenti radioterapici, esitano spesso in grossi difetti compositi di tessuti moli e osso. Le tecniche ricostruttive in questi casi sono molto complesse e richiedono tradizionalmente l’uso di più lembi microvascolari. I lembi liberi chimerici che possono essere prelevati a carico del sistema sottoscapolare permettono ricostruzioni complesse di tessuti molli e osso su un solo peduncolo vascolare. Lo scopo della comunicazione è presentare questo distretto anatomico e le sue possibilità ricostruttive e l’esperienza personale degli Autori. Materiali e metodi: Sarà presentata l’anatomia regionale del sistema sottoscapolare e i possibili lembi chimerici che possono essere prelevati, la tecnica chirurgica ricostruttiva e il posizionamento del paziente. Saranno inoltre esposti due casi clinici di ricostruzioni complesse cervico facciali dopo radioterapia contestualmente a tutta la documentazione fotografica, radiologica e clinica preoperatoria, intraoperatoria e a distanza. Risultati: Il sistema sottoscapolare offre un’enorme gamma di lembi chimerici prelevabili formati da tessuti diversi (cute, osso, muscolo) basati su un unico peduncolo vascolare. Il vantaggio è amplificato nelle ricostruzioni composite complesse di tumori avanzati del distretto cervico facciale, dove la necessità di ricostruire sia tessuti molli sia osso obbliga tradizionalmente all’uso di un doppio lembo. Lo svantaggio del posizionamento del paziente in posizione prona, costringendo lo spostamento del paziente e quindi complicando e allungando le procedure chirurgiche, è oggi superato dalla possibilità di eseguire il prelievo in posizione supina semi-ruotata. Conclusioni: Il sistema sottoscapolare offre una valida opzione per le ricostruzioni chirurgiche dopo asportazione di tumori avanzati del distretto cervico facciale, che esitano spesso in ampi difetti compositi.

17. LEMBO CHIMERICO DI ARTERIA CIRCONFLESSA ILIACA SUPERFICIALE NELLA RICOSTRUZIONE DEL CAVO ORALE

Golinelli Gloria ASST della valle Olona, Busto Arsizio (VA) Marchesi Alessandro - ASST dellaValle Olona, Busto Arsizio, VA Cherubino Mario - ASST Sette Laghi, Varese Razionale: Il lembo peduncolato cutaneo di arteria circonflessa iliaca superficiale (superficial circumflex iliac artery perforator -SCIP) è la più recente modificazione del lembo inguinale e utilizza i vasi perforanti dell’arteria circonflessa iliaca superficiale. Descritto per la prima volta nel 2004 è stato tradizionalmente utilizzato nella chirurgia ricostruttiva degli arti inferiori; solo negli ultimi anni sono stati descritti dei reports da Autori, prevalentemente di scuola orientale, che utilizzano questo lembo per ricostruzioni nel distretto testa-collo, soprattutto nel cavo orale. Materiali e metodi: Presentiamo il caso di una donna di 52 anni affetta da carcinoma spinocellulare G2 del bordo linguale destro esteso al alla porzione alveolare mandibolare senza infiltrazione ossea, con plurime adenopatie laterocervicali omolaterali. Sottoposta ad emiglossectomia destra per via trans-orale associata a resezione marginale di mandibola e contestuale ricostruzione mediante lembo chimerico fascio-cutaneo di SCIP e lembo inguinale. I due lembi, basati su peduncolo comune, sono stati apposti con due funzioni differenti. Una a ricostruire la porzione di lingua l’altro per il pavimento orale. La stadiazione patologica confermava carcinoma G2, pT3N2b. Risultati: Dopo un follow up di 6 mesi la paziente è viva e libera da malattia con un soddisfacente recupero funzionale della deglutizione e dell’articolazione del linguaggio. Conclusioni: Da quanto si evince dalla letteratura questo è il primo caso in Italia di tumore del cavo orale ricostruito mediante lembo cutaneo di SCIP. I principali vantaggi nell’utilizzo di questo lembo sono rappresentati dal suo ridotto spessore e la sua duttilità, essendo così modellabile può essere utilizzato per riempire difetti di sostanza di media e grande entità. E’ inoltre costituito da cute glabra ed ha un adeguato peduncolo arterioso. La tecnica di prelievo prevede tempi di esecuzione piuttosto rapidi ed è più agevole rispetto ai lembi basati sull’arteria circonflessa iliaca profonda. Infine la sede di prelievo viene suturata di prima intenzione con lembi di vicinanza e la cicatrice si nasconde completamente nella piega inguinale. La nostra esperienza conferma che il lembo di arteria circonflessa iliaca superficiale (SCIP) è una soluzione ricostruttiva affidabile, duttile, con ottimi risultati estetici e funzionali e può rappresentare una valida alternativa nella ricostruzione dopo demolizione oncologica del cavo orale.

18. APPLICAZIONI DEL LEMBO MIO MUCOSO AD ISOLA DI BUCCINATORE NELLA RICOSTRUZIONE ENDORALE

Rossi Veronica Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Bergonzani Michela Ferrari Silvano Bianchi Bernardo Ferri Andrea Sesenna Enrico Razionale: La letteratura recente ha reso noto l’utilizzo di lembi locali endorali di guancia. In particolare, il lembo mio mucoso ad isola di buccinatore (BUMIF) rappresenta una tecnica versatile per la ricostruzione dei difetti di piccole e moderate dimensioni della cavità orale associati alla resezione oncologica, offrendo numerosi vantaggi, quali: la quantità di tessuto disponibile, la ricca vascolarizzazione, la possibilità di utilizzare tessuti con le stesse caratteristiche del tessuto asportato, l'assenza di un'incisione esterna, l’esecuzione di un solo tempo chirurgico e risultati funzionali ed estetici ottimali. Materiali e metodi: Presentiamo l’utilizzo del lembo mio mucoso ad isola di buccinatore per la ricostruzione dei difetti endorali di piccole e moderate dimensioni, attraverso un’analisi retrospettiva dei casi clinici di maggiore interesse della nostra casistica. Risultati: In tutti i nostri pazienti l’allestimento e la successiva trasposizione del lembo sono avvenuti con successo, in assenza di complicanze. Su un follow-up medio di 18 mesi, non si sono osservate infezioni, deiscenze o retrazioni delle cicatrici né limitazioni funzionali, quali trisma o limitazioni dell’apertura buccale. In tutti i casi si è verificata una completa riepitelizzazione dei tessuti del lembo, con risultati estetici eccellenti, senza cicatrici visibili, in assenza di retrazione o depressione della cute della guancia. Conclusioni: Grazie alla sua capacità di dare risultati ottimali sia funzionale, sia estetico, riteniamo che il BUMIF rappresenti una buona opzione per il trattamento di pazienti con piccoli e moderati difetti della cavità orale. Un punto chiave in questa procedura è quello di selezionare il lembo sulla base non solo delle dimensioni e del sito del difetto, ma anche su quella delle caratteristiche del paziente e sul tipo di procedura chirurgica.

19. CARCINOMA SQUAMOCELLULARE DEL CAVO ORALE: RICOSTRUZIONE CON LEMBO LIBERO MICROVASCOLARE VS CHIUSURA PER PRIMA INTENZIONE. VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA, DELLA FONAZIONE E DELLA CAPACITÀ DEGLUTITORIA.

Ghirelli Michael Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Modena Molinari Giulia - Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Modena Molteni Gabriele - UOC di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Razionale: Al giorno d’oggi la letteratura scientifica internazionale presenta un crescente interesse riguardo la qualità della vita dei pazienti con tumori del distretto testa collo, così come sul reale beneficio della pianificazione chirurgica. I chirurghi che si occupano di oncologia del distretto cervico-facciale si confrontano con due principali outcome funzionali: la fonazione e la deglutizione. Lo scopo di questo studio è quello di valutare la qualità della vita e le capacità funzionali dei pazienti sottoposti a glossectomia parziale confrontandoli in due gruppi: quelli sottoposti a ricostruzione con lembo microvascolare vs quelli sottoposti a chiusura per prima intenzione. Materiali e metodi: Dopo l’approvazione del comitato etico locale, abbiamo selezionato 14 pazienti sottoposti ad emiglossectomia per carcinoma squamocellulare della lingua mobile. 7 ricostruiti con lembo libero rivascolarizzato e 7 non ricostruiti. I criteri di inclusione: età minima 18 anni, almeno 6 mesi di follow-up dopo la chirurgia o trattamenti adiuvanti. Abbiamo escluso i pazienti sottoposti a pregressa chirurgia oncologica del cavo orale, della faringe o del laringe o i pazienti con recidiva locoregionale di malattia. I due gruppi sono omogenei per età, stadio della malattia e tempo di follow-up. A tutti i pazienti sono stati sottoposti 4 questionari a valutazione della qualità di vita PSS , QLQ-C30, H & N35 and MDADI (e a due oggettive valutazioni delle capacità deglutitoria: FEES e alla Videofluoroscopia della deglutizione . I dati sono stati successivamente sottoposti ad analisi statistica. Risultati: I risultati funzionali e della qualità di vita sono stati attentamente valutati e comparati tra i due gruppi. Vi presentiamo i risultati di questo studio, che al meglio della nostra conoscenza, è l'unico in letteratura così strutturato, su questo argomento molto importante. Conclusioni: La chirurgia ricostruttiva del distretto cervico-facciale richiede un impegno chirurgico importante, che necessita spesso di una doppia equipe, tempi di sala operatoria allungati e un know-how specifico. A questo si aggiunga la spesa elevata che ciò comporta con i relativi costi a carico del SSN. Pertanto diventa fondamentale selezionare in maniera precisa i casi che necessitano di un tale trattamento chirurgico, ovvero quei pazienti che ne trarranno un importante beneficio in termini funzionali e di qualità della vita. Questo studio dimostra come la chirurgia ricostruttiva nei tumori della lingua mobile abbia un ruolo fondamentale nel garantire questi risultati.

20. IL LEMBO MIOCUTANEO DI PLATISMA NELLA CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA DEL DISTRETTO TESTA E COLLO

Ravera Mattia Clinica ORL Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Caracciolo Alessandra - Clinica ORL Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Provenzano Erica - Clinica ORL Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Riva Giuseppe - Clinica ORL Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Ramieri Guglielmo - Clinica Maxillo-Facciale Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Pecorari Giancarlo - Clinica ORL Università degli studi di Torino – Città della Salute e della Scienza Razionale: Il lembo miocutaneo di platisma non è da considerarsi unicamente come un’alternativa ai lembi microvascolari, ma rappresenta un’ottima scelta nella chirurgia ricostruttiva soprattutto nei casi in cui non sia possibile eseguire una trasposizione di tessuto libero. Lo scopo di questo studio retrospettivo è stato quello di valutare l’utilizzo del lembo miocutaneo di platisma nella chirurgia ricostruttiva del distretto testa e collo. Materiali e metodi: Lo studio include 106 pazienti (eta media 58.42 ± 23.79 anni; M/F 56/35) affetti da neoplasie T1-T2 N0 che sono stati sottoposti ad intervento chirurgico del distretto testa e collo con utilizzo del lembo miocutaneo di platisma per la ricostruzione. Sono stati valutati inoltre gli aspetti clinici e le complicanze post operatorie. Risultati: Complicanze relative al lembo sono state osservate in 26 casi (24%). La completa perdita del lembo si è verificata in 14 pazienti (13%), mentre sono avvenute perdite parziali di cute in 12 pazienti (11%). In 39 pazienti è stata sacrificata l’arteria facciale omolaterale al lembo, ma questo ha condotto alla perdita del lembo solo in 3 casi. 29 pazienti che sono stati sottoposti a una ricostruzione della pelvi orale (100%) e 31 pazienti sottoposti a una ricostruzione linguale (100%) hanno mostrato capacità di linguaggio e deglutizione adeguate senza la necessità di una successiva riabilitazione logopedica. Non sono avvenuti decessi perioperatori. Conclusioni: In accordo con la letteratura, i nostri dati mostrano come il lembo miocutaneo di platisma rappresenti un’ottima scelta nella ricostruzione di difetti di piccole e medie dimensioni, anche quando l’arteria facciale non viene preservata. Questo lembo fornisce risultati accettabili nei casi in cui lembi liberi non possono essere eseguiti.

21. L'USO DEL LEMBO LIBERO DI LATISSIMUS DORSI NELLA RICOSTRUZIONE ESTESA DELLO SCALPO: REVIEW DELLA LETTERATURA E CASE REPORT

Faita Antonio UOA Otorinolaringoiatria, ospedale di Cittadella (PD) Artico Riccardo - UOA Otorinolaringoiatria, ospedale di Cittadella (PD) Marchesi Elena - UOA Otorinolaringoiatria, ospedale di Cittadella (PD) Razionale: La ricostruzione di grossi difetti dello scalpo rappresenta una sfida nell’ambito della chirurgia ricostruttiva. I lembi maggiormente utilizzati sono quelli locali di avanzamento e i lembi liberi. Il secondo gruppo è certamente quello di maggiore utilizzo, data la possibilità di un unico tempo ricostruttivo, la disponibilità maggiore di tessuto potenziale e una migliore sopravvivenza a uno stress radioterapico. I lembi liberi di maggiore utilizzo sono il gran dorsale, l’antero-laterale della coscia, il radiale, il retto addominale, l’omentale, lo scapolare, il dentato, e il latissumus dorsi. Quest’ultimo si caratterizza per buona maneggiabilità circa la grandezza, lunghezza del peduncolo vascolare, facilità di attecchimento. Il presente lavoro rivede la letteratura su tale argomento e presenta il caso clinico che ha portato alla riflessione sulla scelta del “miglior lembo possibile” Materiali e metodi: review della letteratura tramite archivio indicizzato Pubmed©. Presentazione del caso: uomo di 65 anni, in abs, che presenta melanoma con satellitosi multiple del cuoio capelluto, sottoposto, previa valutazione multidisciplinare, a intervento di exeresi subtotale del cuoio capelluto, ricostruzione con lembo libero muscolare di latissimus dorsi, innesto con cute libera e campionamento di linfonodo sentinella. Risultati: il paziente ha avuto un decorso peri e post operatorio regolare e presenta ottimi esiti funzionali ed estetici. Continua follow up multidisciplinare e attualmente è in remissione di malattia (linfonodi escissi negativi per replicazione di malattia). Non necessita al momento di terapie suppletive. Conclusioni: La ricostruzione microchirurgica con un lembo libero di latissumus dorsi è un’ opzione caldamente proponibile per le ricostruzioni estese di scalpo, ha una relativamente consolidate tradizione chirurgica rilevabile in letteratura. Non rappresenta limitazioni nell’ampiezza demolitiva e presenta un’ottima gestione postoperatoria; inioltre dà accettabili risultati funzionali.

22. RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE IN ETA’ PEDIATRICA

Chirico Paolo Chirurgia Maxillo-Facciale Parma Razionale: La ricostruzione mandibolare in età pediatrica rappresenta una sfida per il chirurgo ricostruttore: è un evento fortunatamente raro perché rari i tumori di questa regione in età pediatrica, ma racchiude grandi problematiche di carattere funzionale, estetico-relazionale, oncologico e di sviluppo. Le tecniche ricostruttive a disposizione sono essenzialmente gli innesti ossei ed i lembi rivascolarizzati, la scelta tra le due tecniche è il primo punto della programmazione chirurgica. Gli innesti ossei sono indicati per le resezioni sottoperiostee, in tumori benigni, quando il letto ricevente non abbia subito un insulto vascolare e quando non sono coinvolti i tessuti molli; i lembi rivascolarizzati sono da preferire in caso di ampi difetti chirurgici, quando necessiti asportare tessuti molli o il paziente necessiti di effettuare radioterapia adiuvante. I lembi d’elezione sono rappresentati dalla fibula e da quello di ala iliaca. Materiali e metodi: Durante la presentazione saranno discusse le principali tecniche di ricostruzione mandibolare concentrandosi sulle indicazioni dei lembi rivascolarizzati e delle tecniche di innesto d’osso. Verranno presi in considerazioni casi paradigmatici analizzando le criticità di programmazione e di gestione. Risultati: Sono stati ottenuti ottimi risultati di tipo estetico funzionale. Inoltre, per quanto riguarda le ricostruzioni con lembi liberi, i dati suggeriscono che la ricostruzione mandibolare è soggetta a crescita, e che sebbene il processo non sia facilmente predicibile, esso possa essere sufficiente per permettere un appropriato sviluppo della faccia. Conclusioni: Con la scelta del giusto approccio chirurgico possono essere ottenuti ottimi risultati anche in pazienti con lo scheletro facciale in fase di crescita.

23. LA RICOSTRUZIONE MASCELLARE E MANDIBOLARE CON LEMBO DI ANGOLO SCAPOLARE (STFF)

Perlangeli Giuseppe Chirurgia Maxillo-Facciale Parma Razionale: La selezione di lembi contenenti osso per la ricostruzione dei difetti del testa-collo deve tenere conto non solo del difetto chirurgico ma anche del singolo paziente in termini di ripresa funzionale, morbidità del sito donatore, possibilità di implantologia. Il lembo libero di angolo scapolare risponde ai criteri sopracitati e viene oggigiorno utilizzato sia per la ricostruzione dei difetti mascellari che per i difetti mandibolari. Materiali e metodi: E' stato studiato l'outcome ricostruttivo dei pazienti sottoposti a ricostruzione con STFF nella nostra unità operativa con particolare attenzione a risultato funzionale, morbidità del sito donatore e outcome estetico. Risultati: Ottimi risultati funzionali sono stati ottenuti nella ricostruzione del mascellare grazie all'insetting orizzontale dell'angolo scapolare per la ricostruzione del complesso palato-alveolare o verticale per ristabilire la componente zigomatico-maxillare e naso-maxillare. Il lembo di angolo scapolare trova un razionale di utilizzo anche nella ricostruzione mandibolare, in particolare dell'angolo, con il lembo osseo che viene posizionato in fossa glenoidea. Conclusioni: Il lembo di angolo scapolare può essere utilizzato in numerose opzioni ricostruttive garantendo risultati funzionali eccellenti.

24. OTTIMIZZAZIONE DEL RISULTATO ESTETICO-FUNZIONALE NELLA RICOSTRUZIONE MANDIBOLARE: PARTICOLARITÀ TECNICHE E INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

Copelli Chiara IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo Manfuso Alfonso Cama Antonia Catanzaro Susanna Cassano Lazzaro Pederneschi Nicola Tewfik Karim Mastromatteo Annalisa Cocchi Roberto Razionale: I difetti mandibolari conseguenti a resezioni per patologie di natura oncologica benigna o maligna rispondono ad esigenze ricostruttive del tutto peculiari, vista l’importanza sia funzionale che estetica del distretto interessato. La scelta dell’opzione ricostruttiva più idonea deve tenere conto non solo della necessità di “riempire” un difetto ma anche di garantire il massimo risultato in termini di deglutizione, articolazione delle parole, masticazione, competenza bilabiale e simmetria del volto. Scopo del lavoro è quello di prendere in esame i pazienti sottoposti ad interventi di resezione mandibolare e di ricostruzione con lembi ossei rivascolarizzati, analizzando gli accorgimenti tecnici e le metodiche utilizzare per ottimizzare l’outcome estetico-funzionale nonché il decorso peri-operatorio. Materiali e metodi: Nel periodo compreso tra da gennaio 2012 e gennaio 2016, presso l’ UOC di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (FG), sono stati sottoposti a resezione mandibolare e a ricostruzione con lembi ossei rivascolarizzati 61 pazienti. Alcuni degli accorgimenti tecnici impiegati in casi selezionati per l’ottimizzazione del risultato sono stati: l’uso di accessi mini-invasivi (tipo lifting o esclusivamente endo-orali), il ripristino neurologico (sensibilità o funzionalità facciale) mediante innesti nervosi, pre-planning mediante modelli stereolitografici, placche custom made, chirurgia TC guidata, posizionamento intra-operatorio di impianti, procedure ancillari secondarie (es. lipofilling). Tutti i pazienti sono stati valutati mediante esame clinico e controlli radiologici post-operatori. Risultati: Il periodo medio di degenza post-operatoria è stato di 9 giorni; in un solo paziente si è avuta la necrosi totale del lembo ricostruttivo trattata mediante l’allestimento di un secondo lembo osseo rivascolarizzato. In quattro casi si è dovuto re-intervenire per la comparsa di fistole oro-cutanee non responsive al trattamento conservativo. Nei restanti casi non sono state osservate complicanze maggiori nel periodo post-operatorio. In tutti i pazienti è stato riscontrato un soddisfacente outcome estetico e funzionale. Il periodo di follow up è compreso tra 3 mesi e 5 anni. Conclusioni: L’utilizzo di tecniche di chirurgia ricostruttiva maggiore, come l’impiego di lembi liberi osteo-mio-cutanei, rappresenta un’opzione terapeutica soddisfacente ormai consolidata per ottenere una corretta riabilitazione estetico-funzionale del distretto mandibolare, conseguente al trattamento per patologie neoplastiche maligne o benigne. L’utilizzo di accorgimenti tecnici o di ausili tecnologici è però oggi di fondamentale importanza per poter garantire un ripristino estetico-funzionale pressochè completo.

25. ANALISI MORFOLOGICA DEL DANNO DA ISCHEMIA-RIPERFUSIONE NEL LEMBO LIBERO DI ANSA DIGIUNALE RIVASCOLARIZZATA PER LA RICOSTRUZIONE IPOFARINGO-ESOFAGEA

Mauramati Simone Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, Pavia Occhini Antonio - Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, Pavia Bertino Giulia - Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, Pavia Alessiani Mario - U.O.C. Chirurgia Generale, ASST di Pavia-Ospedale di Stradella Morbini Patrizia - Dipartimento di Medicina Molecolare, Unità di Patologia, Università di Pavia, Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, Pavia Razionale: Il trattamento delle neoplasie dell'ipofaringe prevede, spesso, un approccio chirurgico demolitivo. Ne deriva la necessità di un tempo ricostruttivo che ripristini al meglio il difetto anatomo-funzionale mediante confezionamento di un neoipofaringe a parete sottile e facilmente rilasciabile. La trasposizione di ansa digiunale rivascolarizzata ha indubbi vantaggi in particolare nei casi di resezioni circolari che non si estendono o lo fanno molto limitatamente all'esofago. Dopo il prelievo, l'ansa può essere danneggiata dal prolungato periodo di ischemia e una successiva riperfusione: tale danno a livello della mucosa intestinale si associa ad una cascata di eventi con compromissione dell'integrità della parete intestinale e sviluppo di un danno necrotico irreversibile. L’obiettivo dello studio è la valutazione delle alterazioni morfologiche indotte da ischemia-riperfusione in segmenti liberi digiunali autologhi impiantati, dopo conservazione ipotermica, in pazienti sottoposti a resezione chirurgica dell'ipofaringe. Materiali e metodi: 11 pazienti sono stati sottoposti a faringo-laringectomia circolare con ricostruzione mediante lembo libero di digiuno tra il 2002 e il 2005. Sono state eseguite delle biopsie durante l'intervento (T0: tessuto perfuso prima dell'isolamento, T1: fine dell'ischemia fredda, T2:fine dell'ischemia calda, T3:15' dopo la riperfusione, T4: 60'dopo la riperfusione). Nei prelievi, fissati in formalina e inclusi in paraffina, sono stati valutati l'espressione di marcatori di danno epiteliale e apoptosi (I-FABP, M30), di proliferazione (ki67) e l'infiltrato infiammatorio (CD20, CD3, CD68, MPO). Il danno istologico è stato determinato mediante la scala di Park/Chiu. Risultati: 2 lembi sono andati incontro a necrosi. In 9 pazienti il decorso post-operatorio è stato libero da complicanze. Nei lembi andati in necrosi, il danno istologico è severo a T3 e si riduce nei tempi successivi, mentre nei restanti il danno risulta costantemente di grado lieve. Positività per M30 è presente in rare cellule all'apice dei villi a T0; l'espressione di M30 è marcatamente aumentata dopo la riperfusione (T3) nei lembi andati in necrosi, mentre un modesto aumento si riscontra negli altri. Il maggior numero di cellule proliferanti Ki67+ si reperta alla fine della chirurgia (T4) in tutti i casi. L'espressione di FABP risulta ridotta nei casi andati in necrosi. Infine l'infiltrato infiammatorio è maggiormente rappresentato prima della riperfusione nei casi andati in necrosi rispetto agli altri. Conclusioni: La tecnica impiegata per l'impianto di lembo digiunale comporta un danno di mucosa di grado lieve e transitorio. Maggior attività apoptotica e infiltrato infiammatorio alla fine della riperfusione possono costituire un fattore predittivo di precoce fallimento del lembo.

26. APPROCCIO TRANSNASALE ENDOSCOPICO PER IL TRATTAMENTO CHIRURGICO DEI CORDOMI DEL CLIVUS: TECNICA CHIRURGICA, RISULTATI E FOLLOW UP.

Soloperto Davide UOC ORL AOUI Verona Gazzini Luca - UOC ORL AOUI Verona Gulino Antonio - UOC ORL AOUI Verona Marchioni Daniele - UOC ORL AOUI Verona Razionale: Il cordoma è un tumore invasivo che origina dai residui embrionali della notocorda e tra le numerose possibili sedi di insorgenza nella regione cranio-cervicale sono comprese il dorso della sella, il clivus e lo spazio retrofaringeo. Lo scopo dello studio è analizzare le caratteristiche cliniche, la tecnica chirurgica, i risultati ed il follow up dei pazienti affetti da cordoma del clivus sottoposti a trattamento chirurgico c/o la Clinica ORL di Verona. Materiali e metodi: E’ stata eseguita un’analisi retrospettiva di tutti i pazienti affetti da cordoma clivale sottoposti ad intervento chirurgico di exeresi per via transnasale endoscopica esclusiva c/o l’UOC ORL di Verona, Ospedale Civile Maggiore di Borgo Trento fra il Dicembre 2014 e Aprile 2016. La chirurgia è stata eseguita in multiequipe grazie all’apporto plurispecialistico dello “Skull Base Team” di Verona. Sono stati analizzati le caratteristiche cliniche del paziente, gli aspetti radiologici preoperatori, la tecnica chirurgica, il decorso postoperatorio, le complicanze a breve e lungo termine ed il follow up medio. Risultati: Su 47 pazienti trattati per via endoscopica transnasale per patologie coinvolgenti la base cranica anteriore, 6 pazienti sono stati trattati chirurgicamente per cordoma del clivus (F:M ratio 1:1, età media 57.3 anni). In tutti i pazienti l’approccio chirurgico ha consentito l’exeresi del tumore, che è risultata essere subtotale in 2/6 per infiltrazione delle strutture neurovascolari intracraniche. In 1/6 si è verificato un importante sanguinamento intraoperatorio, trattato con Flowseal, che ha consentito la prosecuzione dell’intervento. La ricostruzione è stata effettuata con tecnica “multilayer” in 4/6 e “gasket seal” in 2/6. In nessun caso si è osservata rinoliquorrea postoperatoria. In tutti i casi, al trattamento chirurgico è seguita radioterapia tipo “proton therapy” adiuvante. In un caso si è osservata una recidiva, che è stata sottoposta a nuova exeresi chirurgica. Il follow up medio è di 8 mesi. Conclusioni: I nostri risultati preliminari evidenziano che la tecnica endoscopica transnasale rappresenta una tecnica sicura ed efficace nel management di queste patologie e con una ridotta morbilità postoperatoria. La gestione in “multiequipe” risulta di fondamentale importanza per le patologie della base cranica come il cordoma.

27. DETECTION OF CIRCULATING TUMOR CELLS AFTER SURGERY FOR HEAD AND NECK SQUAMOUS CELLS CARCINOMA: RÉSULTS OF 40 PATIENTS

Mastronicola Romina Institut De Cancérologie De Lorraine Nancy France Razionale: Metastasis is defined as the development of secondary tumor sites related to the ability of tumor cells to detach from primary tumor, to implant in another organ and to proliferate. From the primary site, a micrometastatic dissemination can occur through the release in blood stream or lymph system of isolated tumor cells or of small cell clusters. These micrometastases can proliferate and grow into metastases. The detection of isolated or microclustered tumor cells, the evaluation of the prognosis value, and their metastatic potential encounter difficulties. In this study, we focused mainly on the metastatic process related to surgery in epidermoid cancers of the upper aerodigestive tract. Indeed, in this type of cancers, the best method to establish diagnosis is the biopsy assessed by the anatomo-pathological analysis of a sample. The main physical barrier preventing cells from migrating is the membrane of the malignant tissue. During surgery, these barriers are destroyed, facilitating the invasion of the vascular system. Therefore tumor cells can locate in vessels and proliferate at distance from the primitive site, thus forming secondary tumors. Generally, metastases are detected by imaging or serology at a very advanced stage of cancer disease. The aim of this study was to detect isolated cells (CTCs) of head and neck squamous cell carcinoma (HNSCC) in blood stream using detection of circulating tumor cells before during and after surgery for HNSCC. This protocol will allow to validate the detection of CTCs in clinic setting and to develop prospective studies for the diagnosis and prognosis of CTCs of HNSCC. Materiali e metodi: A total of forty patients were enrolled in this study. They underwent head and neck surgery at the Institut de Cancérologie del Lorraine Nancy between April 2014 and April 2015, all for HNSCC. The study was approved by Ethics Committee of patients protection (CPP) . All patients signed consent to be enrolled in the study. The median age was 66 (37 to 84). Concerning the cancer stage: two patients were II, 23 stage III and 15 IV. We taking of a blood sample before, during and after surgery for HNSCC. We have detect CTCs using two different methods: quantitative PCR in real time and Cellsearch system. For the quantitative RT- PCR we using this markers: Elf3, EphB4, CEA, Ep-CAM, CK 18, CK19,PVA, EGFR, SCCA and GAPDH. For CellSearch system we using epithelial Kit and EGFR Risultati: The RT-PCR show significant results with p < 0,05 for phB4,CEA,CK 18 and Ep-CAM ( Shapiro-Wilks test). The results with Cellsearch system show p < 0,01 for EGFR Conclusioni: Our studies about tumoral cell dissemination during surgery allowed us to state some objective facts - The surgical procedure for stage II and IV HNSCCis at the origin of DTCs in the blood and lymphatic vessels - There are several phenotypes of CTCs - The intra vascular dynamic of those different CTCs seem to be different according to their different phenotypes Pending questions until the end of the clinical study - Is there a correlation between the presence of long lasting circulating cells and the development of distant metastasis ? - Is there an interest for a medical treatment (targeted or not) during the surgical period in order to struggle against those disseminating cells. Potential clinical significance of tumor cells needs to be further investigated as their presence could affect pre-surgical and post-operative treatments.

28. IL RUOLO DELL’ HDTV-NBI NELL’ IDENTIFICAZIONE DEL TUMORE PRIMITIVO IN CASO DI SCCUP.

Garofolo Sabrina Università degli Studi di Genova, Clinica ORL Incandela Fabiola - Università degli Studi di Genova, Clinica ORL Perotti Pietro - Università degli Studi di Brescia, Clinica ORL Filauro Marta - Università degli Studi di Genova, Clinica ORL Peretti Giorgio - Università degli Studi di Genova, Clinica ORL Razionale: I carcinomi squamosi a sede primitiva ignota(SCCUP) rappresentano l’1-4% dei tumori del distretto testa collo e sono definiti come la presenza di malignità in uno o più linfonodi in assenza di un tumore primario identificabile: tuttavia si parla di veri SCCUP solo nell’ 1-2% poiché nella maggior parte dei casi è possibile scoprire la sede d’origine. L’ agoaspirato (FNA) linfonodale rappresenta il primo step nella diagnosi: le indagini radiologiche (TC/RM collo e PET) e la valutazione endoscopica delle prime vie aero-digestive ne completano il work-up diagnostico. L’obiettivo del nostro studio è quello di valutare l'accuratezza diagnostica della valutazione endoscopica con Narrow-Band Imaging (HDTV-NBI) nell'identificazione della sede primitiva in casi in cui non era stata rilevata né con la tecnologia standard (HDVT-WL) ne con la valutazione radiologica. Materiali e metodi: Da giugno 2013 a settembre 2016, 30 pazienti affetti da SCCUP sono stati sottoposti a valutazione endoscopica (HDTV-WL e HDTV-NBI) e radiologica (Tc/RMcollo e PET). Le aree identificate come sospette alla valutazione in HDTV-NBI sono state quindi biopsiate per una conferma diagnostica. In assenza di aree sospette i pazienti sono stati quindi sottoposti a panendoscopia (HDTV-NBI) in microlaringoscopia combinata con tonsillectomia bilaterale e mucosectomia della base lingua omolaterale alla linfoadenopatia. In ogni paziente è stata valutata la positività HPV. I pazienti in cui non era possibile identificare il tumore primitivo al termine dell’iter diagnostico sono stati definiti pT0. Risultati: Nella nostra serie ne l’HDTV-WL né le indagini radiologiche non sono state in grado di determinare la sede del tumore primitivo. La valutazione endoscopica con HDTV-NBI ha identificato 10 sedi primitive di carcinoma squamoso (33%). Diciotto pazienti (60%) sono stati definiti come pT0 perché l'era impossibile determinare la sede primaria al termine dell’iter diagnostico e dell’accertamento istologico. In un solo caso la valutazione istologica ha evidenziato la presenza di neoplasia nella mucosa della base linguale in assenza di sospetto alla valutazione con HDTV-NBI; in un solo paziente inoltre, la positività evidenziata con la valutazione in HDTV-NBI non ha trovato una conferma istologica. La sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e valore predittivo negativo del HDTV-NBI sono state 91%, 95%, 91% e 95%, rispettivamente Conclusioni: La valutazione in HDTV-NBI oggi giorno deve essere parte integrante del work-up diagnostico in caso di SCCUP: i nostri dati, inoltre, confermano l’accuratezza diagnostica di tale tecnologia sia nell’identificare la sede primitiva sia in caso di pT0.

29. ESPRESSIONE DI CORTACTINA E DELLA SUA FORMA FOSFORILATA TYR466 NEL CARCINOMA DELL’OSSO TEMPORALE

Girasoli Laura Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Zanoletti Elisabetta - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Mazzoni Antonio - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Valentini Elisa - Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova Gianatti Andrea - UOC di Anatomia Patologica, Az. Ospedaliera di Bergamo Guariento Martina - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Blandamura Stella - Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova Martini Alessandro - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Marioni Gino - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova Razionale: Alla luce della frequentemente infausta prognosi dei pazienti con carcinoma squamoso avanzato dell’osso temporale, vi è un’innegabile necessità di nuove e più efficaci strategie diagnostico-terapeutiche. La nostra ricerca di un marcatore molecolare prognosticamente adeguato si è soffermata su cortactina, proteina multi-dominio coinvolta in diversi meccanismi cellulari basati sull’assemblaggio di actina e riarrangiamento del citoscheletro, endocitosi, migrazione cellulare, morfogenesi neuronale ed invasione tumorale. Scopo dello studio è stato investigare l’espressione di cortactina e di cortactina fosforilata (residuo tyr466) in pazienti con carcinoma squamoso primitivo dell’osso temporale. Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto su specimen di carcinoma squamoso dell’osso temporale di 27 pazienti (15 F e 12 M, età media: 54.0 ± 12.7 anni) operati in un centro di riferimento terziario. Alla stadiazione patologica, 5 casi erano pT1, 5 pT2, 6 pT3 e 11 pT4; il grading patologico era G1 in 17 casi e G2 in 10. Lo status dei linfonodi regionali è stato classificato come N0 in 20 casi e come pN+ in 7. Le sezioni di tessuto sono state colorate con anticorpi anti-cortactina e anti-fosfoY466-cortactina. Risultati: Alcune variabili esaminate (cT, pT, status linfonodale, coinvolgimento della dura madre) correlavano significativamente con il tasso di recidiva e di sopravvivenza libera da malattia. Ventitré dei 27 carcinomi dell’osso temporale erano positivi alla cortactina, con espressione media 63.1% ± 30.0% (mediana 75.0%). Quindici dei 27 campioni non hanno mostrato alcuna immunoreattività alla cortactina fosforilata, mentre 3 non potevano essere valutati per artefatti di fissaggio. Per il resto, 4 campioni hanno mostrato solo espressione citoplasmatica (range 10%-35%), 4 solo espressione membranosa (range 3-30%) ed 1 l’espressione in entrambe le sedi cellulari. L’espressione di cortactina e di cortactina fostorilata non apparivano significativamente correlate alla prognosi. Conclusioni: Nella coorte di carcinomi squamosi dell’osso temporale positivi alla cortactina, l’immunoreattività alla cortactina era nettamente superiore nel citoplasma delle cellule carcinomatose rispetto al tessuto normale adiacente. L’up-regulation di cortactina descritta in letteratura nei tumori squamosi testa-collo in associazione ai presenti risultati supporta la convinzione che, inibendo le funzioni di cortactina, si possano ipotizzare degli effetti terapeutici anche sul carcinoma dell’osso temporale.

30. ESPRESSIONE DI RELAXINA-2 NEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL CAVO ORALE

Fasanaro Elena 1 Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia; 2 Unità di Radioterapia IOV-IRCSS, Padova, Italia Ottaviano Giancarlo - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Di Carlo Roberto - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Marchese Ragona Rosario - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Cappellesso Rocco - Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova, Padova, Italia Bedogni Alberto - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Unità di Chirurgia Maxillofacciale, Università di Padova, Padova, Italia Stritoni Paola - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Favaretto Niccolò - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Rossi Marco - Unità di Chirurgia Maxillofacciale, Ospedale di Treviso, Treviso, Italia Zanoletti Elisabetta - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Valentini Elisa - Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova, Padova, Italia Apolloni Federico - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Unità di Chirurgia Maxillofacciale, Università di Padova, Padova, Italia Blandamura Stella - Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova, Padova, Italia Martini Alessandro - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Marioni Gino - Dipartimento di Neuroscienze DNS, Sezione di Otorinolaringoiatria, Università di Padova, Padova, Italia Razionale: Il carcinoma squamoso del cavo orale in stadio avanzato può diffondere a strutture locali ossee con peggioramento della prognosi. Relaxina-2 umana è un ormone peptidico coinvolto in processi fisiologici e patologici quali il rimodellamento tessutale durante la gravidanza e meccanismi di regolazione cardiovascolare. Recentemente la sua presenza è stata associata a meccanismi di crescita tumorale, invasione locale e metastatizzazione in special modo ossea, ruolo che potrebbe essere supportato dalla capacità della molecola di differenziare ed attivare gli osteoclasti. Scopo del nostro studio è stato quello di indagare in modo preliminare il ruolo prognostico di relaxina-2 nel carcinoma squamoso del cavo orale con e senza coinvolgimento locale osseo. Materiali e metodi: Sono stati considerati 23 pazienti sottoposti a chirurgia primaria per carcinoma squamoso del cavo orale presso il nostro Dipartimento. L’espressione immunoistochimica di relaxina-2 e la sua intensità di reazione sono state determinate nel tessuto tumorale e nel tessuto osseo adiacente il tumore. Risultati: All’immunoistochimica tutti i preparati sono risultati positivi per relaxina-2 e la sua intensità di reazione nel carcinoma squamoso del cavo orale è risultata correlare in maniera significativa con il pattern del fronte di invasione, essendo maggiore per il pattern di tipo infiltrativo (p=0.02). L’espressione immunoistochimica media di relaxina-2 è risultata 81.3%±22.6% nei pazienti che hanno recidivato dopo trattamento e 59.5%±29.7% nei pazienti che non hanno recidivato. E’ emersa una correlazione significativa di tipo diretto tra l’espressione di relaxina-2 nel carcinoma squamoso del cavo orale ed il tasso di recidiva (p=0.049).

Conclusioni: Ulteriori studi su casistiche più ampie e di tipo prospettico si rendono necessari per confermare relaxina-2 come potenziale marcatore prognostico in grado di identificare i pazienti con carcinoma orale a maggior rischio di recidiva dopo trattamento, che potrebbero beneficiare di un follow up più stretto e terapie adiuvanti più aggressive. In altri ambiti oncologici, l’evidenza della produzione di relaxina da parte delle cellule tumorali sta conducendo al tentativo di sintetizzare antagonisti di relaxina-2 umana in grado di limitare la crescita tumorale.

31. LIVELLI TUMORALI E PLASMATICI DELLA TELOMERASI NEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

Vialetto Paolo UOC Clinicizzata di ORL, Centro Regionale per l’Oncologia Cervico-Facciale, Università di Padova, Treviso Rampazzo Enrica - Sezione di Oncologia e Immunologia, DiSCOG, Università di Padova Giunco Silvia - IOV-IRCCS, Padova Menegaldo Anna - UOC Clinicizzata di ORL, Centro Regionale per l’Oncologia Cervico-Facciale, Università di Padova, Treviso Mantovani Monica - UOC Clinicizzata di ORL, Centro Regionale per l’Oncologia Cervico-Facciale, Università di Padova, Treviso Tirelli Giancarlo - Dipartimento di Otorinolaringologia e Chirurgia Testa-Collo, Università di Trieste, Trieste Da Mosto Maria Cristina - UOC Clinicizzata di ORL, Centro Regionale per l’Oncologia Cervico-Facciale, Università di Padova, Treviso De Rossi Anita - Sezione di Oncologia e Immunologia, DiSCOG, Università di Padova; IOV-IRCCS, Padova Boscolo-Rizzo Paolo - UOC Clinicizzata di ORL, Centro Regionale per l’Oncologia Cervico-Facciale, Università di Padova, Treviso Razionale: Il carcinoma squamoso del distretto testa collo (CS-TC) è una malattia caratterizzata sia da un eterogeneo comportamento clinico sia da una imprevedibile risposta al trattamento. Vi è pertanto l’urgenza di poter disporre di biomarcatori per meglio stratificare i pazienti e gli approcci terapeutici. Un numero sempre maggiore di studi concordano nel considerare l’espressione di TERT, la componente catalitica della telomerasi, un utile marcatore di progressione di malattia. Lo scopo di questo studio è stato quello di 1) stimare l’espressione di TERT nel tessuto neoplastico, nella mucosa adiacente e nel plasma di pazienti con CS-TC e 2) valutarne il potenziale ruolo prognostico. Materiali e metodi: Sono stati reclutati 90 pazienti con diagnosi istologica di CS-TC, effettuata tra il 2009 e il 2012. L’espressione di TERT è stata valutata, mediante metodica real time PCR in tutti e 90 pazienti sul tessuto tumorale e sulla mucosa adiacente e nel plasma di 40 pazienti. Nei tessuti i livelli di TERT sono stati normalizzati utilizzando HPRT1 come gene di riferimento, mentre nel plasma i valori sono stati espressi come copie per mL. Risultati: I livelli di TERT nel tessuto neoplastico (mediana 1288 copie/10*5 copie HPRT1) sono risultati significativamente più elevati rispetto a quelli presenti nella mucosa sana circostante (mediana 393 copie/10*5 copie di HPRT1) (P< 0.001). Livelli elevati di TERT nel tessuto neoplastico sono risultati correlati con la presenza di metastasi linfonodali (P<0.001), stadio III-IV (P<0.001) e minor grado di differenziazione (P=0.008). Bassi livelli di TERT nel tessuto neoplastico (<mediana) sono risultati correlati con un minor rischio di recidive regionali (HR: 0.036; P = 0.024), migliore overall survival (OS) (HR: 0.53; P=0.035) e migliore disease specific survival (DSS) (HR: 0.46; P=0.025). I livelli di TERT nel plasma non correlano con i livelli di TERT riscontrati a livello tumorale. Valori plasmatici elevati di TERT sono risultati significativamente predittivi di una migliore OS (HR:0.23; P=0.011) e di una migliore DSS (HR:0.26; P=0.043). Conclusioni: Elevati livelli di TERT nel CS-TC possono costituire un biomarcatore di aggressività tumorale, essendo correlati a parametri clinico-patologici e prognostici negativi. Di contro, elevati livelli plasmatici di TERT sono invece associati ad un comportamento clinico meno aggressivo e potrebbero riflettere un’attivazione del sistema immunitario. I risultati di questo studio, se confermati da altri studi con adeguata potenza statistica, potrebbero introdurre nuove prospettive nella stima del rischio, nel trattamento e nelle strategie di follow-up nei pazienti con CS-TC.

32. RUOLO DEI PATTERN GENETICI MOLECOLARI E NBI NELLA DEFINIZIONE DEI MARGINI DI RESEZIONE CHIRURGICA NEI CARCINOMI SQUAMOCELLULARI DELLE PRIME VIE AEREO-DIGESTIVE

Bolzoni Alessandro Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Università degli Studi di Milano Alessandro Baj Pasquale Capaccio Nicola Fusco Marco Maggioni Daniela Carioli Stefano Ferrero Lorenzo Pignataro Aldo Bruno Giannì Razionale: La luce NBI consente, mediante applicazione di un filtro ottico, la visualizzazione del pattern microvascolare mucoso e sottomucoso del tessuto in esame. Essa colpisce selettivamente il tessuto con le lunghezze d'onda della luce blu (415 nm) e verde (540 nm) che corrispondono allo spettro di assorbimento dell'emoglobina, contenuta nei vasi sanguigni; le aree della mucosa circostanti, invece, riflettono la luce verso l'endoscopio. Il contrasto tra i vasi sanguigni e la mucosa viene pertanto enfatizzato e, in ragione dell’anomala neoangiogenesi del tessuto tumorale, la luce NBI è in grado di implementare il riconoscimento di aree tumorali altrimenti non visibili dall’operatore. Sono stati descritti specifici pattern vascolari suggestivi per lesioni preneoplastiche e neoplastiche, che si manifestano come aree scure (marroni) nel contesto della mucosa normale (che appare blu/verde alla luce NBI). I pattern descritti appaiono come micro-spots, micro-loops capillari, che risultano dilatati e tortuosi nel caso di lesioni precancerose, allungati e contorti fino a strutture vascolari completamente destrutturate nelle forme invasive1-3 Inizialmente questo strumento diagnostico è stato mutuato dalla chirurgia endoscopica gastroenterologica per identificare aree sospette per recidiva nel follow-up di pazienti trattati per carcinoma squamocellulare4; successivamente il suo utilizzo è stato esteso per ottimizzare la diagnosi precoce di lesioni precancerose a basso grado o ad alto grado di malignità in pazienti in prima diagnosi5, e durante la chirurgia nel tentativo di ottimizzare la definizione dei margini chirurgici6-7. E’ stato ampiamente dimostrato che la luce NBI ha sensibilità e specificità nella diagnosi di lesioni precancerose e cancerose elevate in tutte le sedi di suo impiego: nella laringe si raggiunge una sensibilità del 91-98% e specificità del 92-90%5,8; nel cavo orale ed orofaringe la sensibilità si attesta all’89% e la specificità all’85%9. È stata inoltre constatata la riduzione dei esami diagnostici falsi negativi dal 49% all’11% nel distretto orofaringeo9. Materiali e metodi: Materiali e Metodi La tecnologia NBI, al momento largamente utilizzata nelle sale operatorie di tutto il mondo, ha determinato un sostanziale miglioramento della precisione dell’intervento chirurgico in ambito oncologico, con particolare riferimento al distretto testa-collo. Tuttavia l’esame istologico dei margini di resezione in alcuni sottogruppi di pazienti rivela la presenza di aree displastiche nei margini identificati mediante NBI, che, soprattutto nelle vie aero-digestive superiori, talvolta ricadono all’interno dei margini riconosciuti con procedure standard. Le ragioni di questa disparità al momento non sono state studiate. Attualmente la biologia individuale dei carcinomi del distretto testa-collo non è presa in considerazione per la definizione della radicalità dell’intervento chirurgico nella diagnostica

routinaria, né in trial clinici e registri pubblici. Questa carenza determina la realistica possibilità di sottostimare una quota importante di pazienti che potrebbero beneficiare di protocolli chirurgici e di follow-up tagliati su misura. L’ipotesi di lavoro di questo progetto di ricerca è che una caratterizzazione dettagliata del profilo genomico dei carcinomi del distretto testa-collo e dei tessuti macroscopicamente “normali” adiacenti ad essi (margini di resezione) potrebbe essere in grado di spostare gli attuali paradigmi da un management empirico-osservazionale a una basato su strumenti predittivi. Questo studio si pone l’obiettivo di caratterizzare l’eventuale presenza della “signature” molecolare dei carcinomi delle vie aero-digestive superiori sui corrispondenti margini di resezione identificati mediante procedure standard e luce NBI. I risultati di questo progetto potrebbero contribuire in maniera sostanziale alla realizzazione della medicina personalizzata per i pazienti affetti da neoplasie del distretto testa-collo. Risultati: Identificazione di caratteristiche molecolari correlate ad un aumentato rischio di recidiva locale nei carcinomi squamocellulari delle prime vie aereo-digestive. Valutazione del ruolo della tecnica NBI, attraverso il riconoscimento di pattern vascolari neoangiogenetici nella mucosa perilesionale nelle diverse sedi della mucosa delle prime vie aereo-digestive, nell’orientare e modificare il margine di resezione chirurgico tradizionalmente confezionato ad una distanza prestabilita dagli attuali protocolli chirurgici. Creazione di una nuova piattaforma integrata per la definizione di sottoclassi tumorali che possano beneficiare maggiormente della tecnologia NBI in termini di radicalità dell’intervento chirurgico. Conclusioni: Questo studio proseguirà con la creazione di un pannello di biomarkers che comprenda le proteine più frequentemente espresse dai carcinomi del distretto testa-collo e marcatori vascolari. Questo pannello verrà integrato con un saggio molecolare creato appositamente dal nostro gruppo, in grado di identificare alterazioni nelle regioni cromosomiche “hotspot” alterate in maniera ricorrente nei carcinomi squamocellulari del distretto testa-collo e presenti sul registro pubblico The Cancer Genome Atlas Network,1 assieme a geni legati alla riparazione del DNA e all’angiogenesi. Di ognuno dei casi inclusi nello studio verranno analizzati, con la nuova piattaforma integrata, il tumore, i margini identificati mediante luce normale e i margini identificati con l’ausilio della luce NBI. Questo ci permetterà definirne il panorama di alterazioni biologiche dei tumori, assieme alla presenza di eventuali alterazioni genetiche precoci sul tessuto macroscopicamente sano.

33. ANALISI DI FATTORI CLINICO-PATOLOGICI E POTENZIALE IMPATTO PROGNOSTICO NEI TUMORI DELLA LINGUA MOBILE T1/T2

Comini Lara Valentina Università degli Studi di Firenze Suardi Chiara Gallo Oreste Razionale: Il carcinoma squamocellulare del corpo mobile della lingua in stadio iniziale (T1-T2N0M0), nonostante la diagnosi precoce e il percorso diagnostico-terapeutico ben consolidato, presenta attualmente una prognosi peggiore rispetto ad altre localizzazioni del cavo orale, con una sopravvivenza globale e specifica a 5 anni tra il 60% e 80%. Obiettivo del nostro studio è identificare potenziali fattori prognostici in una serie di carcinomi della lingua trattati consecutivamente. Materiali e metodi: Studio retrospettivo riguardante 69 pazienti affetti da carcinoma iniziale del corpo mobile della lingua, sottoposti a trattamento chirurgico tra il 2005 e il 2012 (49 T1, 25 T2, il 71% dei quali N0). La quasi totalità dei pz è stata trattata con chirurgia transorale, in 46 casi associato a svuotamento laterocervicale, nell’89% dei casi monolaterale. Un totale di 39 pazienti sono stati sottoposti a terapie adiuvanti. I parametri clinici ed istopatologici analizzati e correlati con l'intervallo libero da malattia (DFI) e la sopravvivenza globale (OS) includono: età, sesso, fumo di sigaretta, stadio clinico del T e dell’N, spessore di infiltrazione tumorale, grading, numero di mitosi, presenza di invasione vascolare (VI) e perineurale, margini di resezione, infiltrato linfoide ed eosinofilo e WPOI (worst pattern of invasion = peggior pattern di invasione tumorale). Il follow-up ha un range di 6-156 mesi con una media di 56. L’analisi statistica è stata effettuata utilizzando le curve di Kaplan Meier e log rank test. Risultati: 36/69 pazienti sono andati incontro a recidiva locoregionale, solo in 2 casi associata a metastasi a distanza. Nel 75% dei casi recidivati lo spessore di infiltrazione tumorale è risultato maggiore di 5 mm e nel 67% si è riscontrato un WPOI di tipo 4 (fronte di invasione tumorale discoeso/infiltrante a piccole isole); in 3 pazienti è stata documentata un'invasione vascolare. L’analisi statistica dei risultati indica che spessore di infiltrazione e VI correlano al rischio di metastasi linfonodale (log rank p=0.03 e p=0.02) ma non hanno influenza sulla sopravvivenza (OS e DFI). Al contrario il WPOI di tipo 4 è statisticamente correlato con la sopravvivenza globale (log rank p=0.047). Conclusioni: L’analisi pre o postoperatoria di alcuni parametri istologici tra cui lo spessore di infiltrazione tumorale, l’invasione vascolare e il pattern di infiltrazione neoplastica, potrebbe consentire una migliore caratterizzazione del rischio prognostico nei pazienti con carcinoma squamocellulare del corpo mobile della lingua T1 e T2.

34. VALUTAZIONE DEI PARAMETRI CLINICO-DIAGNOSTICI E DELLA CONCORDANZA DEI RISULTATI CITO-ISTOLOGICI E DELLE INDICAZIONI TERAPEUTICHE ALLA GESTIONE DEL PAZIENTE CON NODULO TIROIDEO: DUE ISTITUTI A CONFRONTO

Martelli Federica Università degli Studi di Firenze Santoro Roberto George Mochloulis Clair Saxby Razionale: I noduli tiroidei rappresentano un problema comune, essendo rilevati ecograficamente nel 20-76% della popolazione. L’importanza di queste lesioni risiede nella possibilità che rappresentino carcinomi, la cui incidenza è tuttavia del 7-15%. I carcinomi tiroidei includono un’ampia varietà istologica con diversa prognosi, con oltre il 95% dei casi rappresentati dai carcinomi differenziati tiroidei (CDT), con sopravvivenza a 10 anni > 90%. In questo scenario, il principale obiettivo è quello di identificare le lesioni maligne, e ove possibile, individuare le maggiormente aggressive Materiali e metodi: Lo studio retrospettivo ha analizzato i dati di due centri, uno italiano e uno inglese. I criteri di inclusione sono stati la presenza di noduli tiroidei sottoposti a chirurgia e la presenza di un referto ecografico. 81 pazienti del gruppo inglese e 65 pazienti del gruppo italiano sono stati inclusi. I parametri ecografici analizzati sono stati dimensioni, ecogenicità, ecostruttura, margini, forma, halo, calcificazioni, vascolarizzazione. Le lesioni sottoposte a FNAC sono state classificate secondo i sistemi UK RCPath e SIAPEC-AIT. Sono stati analizzati il risultato istologico definitivo e il tipo di chirurgia scelto in base alla citologia. Risultati: All’istologia definitiva sono emerse 48 malignità, 23 nel gruppo inglese e 25 in quello italiano, in entrambi i casi 21 erano CDT. L’analisi univariata ha evidenziato come caratteristiche ecografiche correlate con significatività statistica (P<0.05) alla presenza di malignità: dimensioni, forma, margini, ecogenicità, ecostruttura e calcificazioni. L’analisi multivariata ha evidenziato come i noduli maligni si presentino frequentemente come ipoecogeni (OR= 5,42), solidi (OR= 2,70), con microcalcificazioni (OR=3,87), taller-than-wide (OR=3,48) e con margini irregolari. E’ emersa una differenza nella scelta del trattamento chirurgico fra i due gruppi: nel gruppo inglese si è optato per una emitiroidectomia nella totalità dei casi Thy3a, nel 62,5% dei Thy3f e nell’80% dei Thy4, mentre nel gruppo italiano la totalità dei casi Tir3b, Tir4 e Tir5 sono stati sottoposti a tiroidectomia totale e solo il 40% dei casi Tir3a a emitiroidectomia. Conclusioni: Lo studio ha evidenziato i parametri ecografici maggiormente associati alla presenza di noduli maligni. La FNAC, eseguita sulla base dei rilievi ultrasonografici, si è confermata il mezzo diagnostico con maggiore accuratezza. In ragione dei diversi trattamenti chirurgici adottati dai due Istituti per lo stesso tipo di lesione, e alla luce delle nuove linee guida della America Thyroid Association, appare necessaria una maggiore stratificazione in classi di rischio per individuare pazienti che potrebbero avvalersi di opzioni chirurgiche conservative.

35. CARCINOMI DEL DISTRETTO TESTA E COLLO: VALUTAZIONE PLURIFATTORIALE – RECIDIVE E SECONDI TUMORI

Cerutti Marta Università degli studi di Torino - Città della Salute e della Scienza Elia Giulia Salonia Laura Carlotto Elena Gervasio Carmine Fernando Albera Roberto Razionale: E' stata eseguita una revisione della casistica relativa al periodo tra il 2005 e il 2015, di pazienti trattati per tumori del distretto testa e collo, per una valutazione della comparsa di eventi avversi (recidive e secondi tumori) e per un’analisi dei fattori prognostici Materiali e metodi: Lo studio ha coinvolto 250 pazienti con prima diagnosi di carcinoma della laringe, ipofaringe, orofaringe, cavo orale e metastasi linfonodali da focus ignoto, o con riscontro di recidiva o secondo tumore in tali sedi; tutti i pazienti sono stati sottoposti ad intervento chirurgico con intento di exeresi radicale della neoplasia. Nell'analisi sono state considerate variabili relative al paziente (genere, età, fumo, alcool ed esposizione lavorativa), variabili relative al tumore e al trattamento (sede, tipo istologico, grading e tipo di trattamento) e il follow up. Queste variabili sono state successivamente confrontate in due sottogruppi: pazienti con eventi oncologici avversi e pazienti senza eventi oncologici avversi. Risultati: I pazienti che hanno sviluppato eventi oncologici avversi sono risultati il 18% del totale, con un rischio cumulativo a 5 anni del 31%; in particolare il rischio di persistenze è pari al 7,4 %, al 12% in caso di recidive, al 7,7% per secondi tumori e 3,8% per metastasi a distanza. Il tempo medio di comparsa della recidiva o della seconda neoplasia è stato di 4,76 anni; 20 pazienti hanno però presentato un terzo evento oncologico avverso dopo un tempo medio di 8,06 anni e in altri 10 casi sono stati riscontrati un quarto o un quinto evento oltre i 10 anni. La sopravvivenza cumulativa a 5 anni dei pazienti analizzati è del 79%, mentre la probabilità a 5 anni di libertà da eventi oncologici avversi è del 69%. Conclusioni: Lo studio ha confermato l’influenza delle variabili di stadio e sede del tumore primitivo, e di invasione vascolare e perineurale sulla sopravvivenza e libertà da eventi oncologici avversi. I dati raccolti supportano l’analisi di alcuni Autori e Linee Guida, suggerendo la prosecuzione di controlli specialistici oltre i 5 anni dal termine del trattamento del primo tumore (per almeno 10 anni).

36. LO STATO DEI MARGINI CHIRURGICI NEL TRATTAMENTO DEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL CAVO ORALE: LA NOSTRA ESPERIENZA.

Cama Antonia Policlinico Universitario Federico II NAPOLI Chiara Copelli - Casa Sollievo della Sofferenza SAN GIOVANNI ROTONDO Alfonso Manfuso - Policlinico Universitario Federico II NAPOLI Cassano Lazzaro - Casa Sollievo della Sofferenza SAN GIOVANNI ROTONDO Susanna Catanzaro - Casa Sollievo della Sofferenza SAN GIOVANNI ROTONDO Tewfik Karim Hanna - Casa Sollievo della Sofferenza SAN GIOVANNI ROTONDO Cocchi Roberto - Casa Sollievo della Sofferenza SAN GIOVANNI ROTONDO Razionale: Il trattamento primario del carcinoma squamoso del cavo orale(OCSCC) è la chirurgia. La completa escissione chirurgica con margini liberi da malattia di almeno 5-mm rappresenta la migliore prognosi per i pazienti affetti da OCSCC. Attualmente il valore prognostico e la corretta valutazione dei margini chirurgici del OCSCC è ancora ampiamente dibattuto. Lo scopo di questo studio è di valutare la relazione tra coinvolgimento dei margini e classificazione di T ed N, ed in che modo tali fattori incidano sulla prognosi. Materiali e metodi: Lo studio retrospettivo ha coinvolto 154 pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per carcinoma squamo-cellulare primitivo del cavo orale tra il 2011 e il 2015; 11 pazienti sono estati esclusi dallo studio in quanto non hanno eseguito un adeguato follow-up. In base alla classificazione di T sono stati esaminati due gruppi di pazienti: T1- T2 e T3-T4. Inoltra in base alla presenza o meno di metastasi linfonodali, sono stati valutati i pazienti N0 e N+. In tutti i casi è stato esaminato lo stato dei margini (margini infiltrati, ‘’closed’’ e indenni), che è stato posto in relazione con la eventuale presenza di recidive (locali, linfonodali, metastasi a distanza). Risultati: Il follow-up (6 mesi- 3,5 anni) ci ha permesso di valutare la percentuale di pazienti liberi da malattia (NED) in tutti i gruppi di pazienti esaminati: T1-T2 (84,2%), T3-T4 (61,1%), N0 (85,5%), N+ (54,8%). Abbiamo confrontato i nostri risultati con i dati presenti in letteratura. Nella nostra casistica il 22,2% dei pazienti con margini infiltrati post- chirurgia ha avuto una recidiva locale, tale dato, rapportato ai dati della letteratura scientifica si pone al di sotto della media. Dal 2011 al 2015 la % di margini infiltrati da malattia è diminuita notevolmente, con un aumento proporzionale di margini ‘’closed’’ e liberi da malattia. Conclusioni: Esiste una stretta correlazione tra coinvolgimento dei margini, classificazione di T/ classificazione di N e prognosi. La capacità di ottenere ampi margini liberi è dipendente da una varietà di parametri, tra cui sito del tumore, classificazione T e N, modello di invasione, eventuale trattamento precedente e tecnica chirurgica. Il nostro studio conferma l’indiscussa correlazione tra lo stato dei margini e la prognosi.

37. VALORE PROGNOSTICO DEL VOLUME CORPUSCOLARE MEDIO NEL CARCINOMA SQUAMOSO DELLE VIE AERO-DIGESTIVE SUPERIORI

Menegaldo Anna Ospedale di Treviso – UNIPD Boscolo Rizzo Paolo Stellin Marco Mantovani Monica Sari Marianna Vialetto Paolo Baggio Vittorio Da Mosto Maria Cristina Razionale: Un aumento del volume corpuscolare medio (VCM) è legato a condizioni quali l’alcolismo, l’esposizione alla acetaldeide, il tabagismo e carenze nutrizionali. Il VCM è stato associato ad un rischio più elevato di sviluppo di carcinomi dell’esofago ed è inoltre risultato un fattore prognostico infausto in tali neoplasie. Scopo di questo studio è stato quello di valutare se il VCM sia un indicatore prognostico nei pazienti con carcinoma squamoso delle vie aero-digestive superiori (CS-VADS) sottoposti a trattamento radiochemioterapico. Materiali e metodi: Sono stati valutati retrospettivamente 170 pazienti con diagnosi di CS-VADS in stadio III-IVB trattati con radio-chemioterapia a base di cisplatino a scopo curativo. Sono stati esclusi pazienti con precedenti neoplasie maligne, con metastasi a distanza al momento della diagnosi e trattati con up-front surgery. Il valore di cutoff pre-trattamento ottimale del VCM è stato determinato mediante analisi della curva ROC (Receiver Operating Characteristic). L’analisi della sopravvivenza globale è stata eseguita con il metodo di Kaplan-Meier e la regressione di Cox. Risultati: I livelli pre-trattamento di VCM sono risultati significativamente più elevati nel sesso maschile (P=0,002), nei soggetti con esposizione al fumo (P=0,010) e all’alcool (P<0,001). Il valore medio del VCM nei soggetti deceduti entro 36 mesi dalla diagnosi era di 96,6 micrometri3 (IC 95%: 94,8-98,4), significativamente più elevato del valore registrato nei soggetti sopravvissuti > 36 mesi (93,6 micrometri3; IC 95%: 92,0-95,2) (P=0,014). L’analisi della curva ROC ha restituito un valore di cutoff ottimale del VCM >91,3 micrometri3. Il tempo mediano di follow-up nei sopravvissuti al momento dell’analisi era di 92,5 mesi. La sopravvivenza globale mediana è risultata di 92,0 mesi (IC 95%: 53,5-130,5) nei pazienti con livelli di VCM ≤91,3 micrometri3 e di 33,0 mesi (IC 95%: 25,2-40,9) nei pazienti con livelli di VCM >91,3 micrometri3 (P=0,004). Infine, all’analisi multivariata mediante regressione di Cox, valori di VCM >91,3 micrometri3 sono risultati associati ad una peggior sopravvivenza globale (hazard ratio, 1,89; IC 95%: 1,17-3,05; P = 0,009; includendo come covariate le categorie T e N, l’esposizione al fumo e all’alcool). Conclusioni: La validazione di tali risultati in una casistica indipendente potrebbe rendere il VCM un semplice ed utile marcatore prognostico nel CS-VADS.

38. IMPLICAZIONI DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE DI NUOVI MARCATORI MOLECOLARI NEI TUMORI SQUAMOSI DEL DISTRETTO TESTA-COLLO

Manfuso Alfonso IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza (San Giovanni Rotondo) - Università Federico II di Napoli Copelli Chiara Catanzaro Susanna Graziano Paolo Muscarella Lucia Anna Trombetta Domenico Cama Antonia Cocchi Roberto Razionale: Il carcinoma squamocellulare della testa-collo rappresenta un gruppo eterogeneo di neoplasie il cui trattamento multimodale coinvolge la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia. La risposta al trattamento e la prognosi in termini di controllo della malattia e di sopravvivenza sono fortemente correlate a fattori quali la sede anatomica, lo stadio TNM e il grado istologico. Si è visto tuttavia che non sempre la stratificazione basata esclusivamente su tali indicatori è sufficiente a predire l’effettiva risposta al trattamento. Negli ultimi anni si è resa sempre più impellente la necessità di classificare i carcinomi squamocellulari del testa collo su base immunofenotipica e molecolare, al fine di individuare nuovi marcatori predittivi del decorso della patologia. L’attivazione delle vie di segnale modulate dai fattori di crescita cellulare ad attività tirosino-chinasica, e coinvolte nei circuiti intracellulari alla base della trasformazione neoplastica, è stata ampiamente riportata in correlazione all’insorgenza e progressione di diverse neoplasie solide. Evidenze sempre crescenti in vitro ed in vivo mostrano in particolare come l’inibizione della via del segnale EGFR ed FGFR-mediata risulti in un effetto antiproliferativo e/o proapoptotico, confermando la validità delle principali proteine coinvolte in tali cascate molecolari quali potenziali target terapeutici. Pochi ad oggi sono i dati disponibili riguardo al ruolo che tali proteine rivestono nella progressione dei tumori squamosi del distretto testa-collo. Materiali e metodi: Gli Autori presentano i risultati preliminari di uno studio svolto retrospettivamente e prospetticamente su pazienti trattati per carcinoma squamocellulare primitivo del cavo orale tra il 2011 e il 2016, presso l’UO di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’IRCCS "Casa Sollievo della Sofferenza" di San Giovanni Rotondo. In particolare, nei pazienti trattati nel biennio 2015-2016, oltre ai tessuti tumorali, sono stati collezionati ed analizzati prelievi ematici. Risultati: Sebbene i risultati possano definirsi ancora preliminari, si è osservata in diversi casi la comparsa di amplificazioni dei geni FGFR1 e MET, nonché mutazioni a carico dei geni FGFR1 e MET. Tali alterazioni in alcuni pazienti si sono viste essere correlate ad un diverso andamento prognostico e a una diversa risposta al trattamento. Conclusioni: Anche se i dati riscontrati sono frutto di analisi effettuate su un campione ristretto di pazienti e devono essere considerati del tutto preliminari, ci indirizzano verso la validità di marcatori correlati ai fattori di crescita ad attività tirosino-chinasica e allo stress ossidativo, come fattori prognostici in associazione ai più comuni parametri clinici e anatomo-patologici.

39. OLTRE IL LINFONODO SENTINELLA

Ionna Franco Aversa C., Pavone E., Maglione M.G., Villano S., Guida A., Longo F. Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale” I.R.C.C.S. SC Chirurgia Maxillo-facciale e ORL, *SC Oncologia T&C Razionale Il carcinoma del cavo orale è tra i 10 più comuni tumori nel mondo. Nel corretto approccio ai tumori del distretto cervico facciale , uno dei fattori decisionali è determinare l’assenza o presenza di metastasi linfonodali al fine di una corretta stadiazione, terapia e prognosi, considerato il dato ormai noto che la positività linfonodale rappresenta il fattore prognostico più importante in tali neoplasie. Se non ci sono dubbi sulla necessità di un intervento chirurgico di svuotamento laterocervicale nel caso di adenopatia positiva, il dilemma rimane nei casi del collo N0. La ricerca del linfonodo sentinella (procedura standard per il melanoma e per i tumori della mammella)risulta nel nostro distretto , metodica interessante e significativa nell’identificare metastasi subcliniche non altrimenti identificabili con metodiche di imaging standard (Tc, ecografia);rappresenta inoltre un approccio chirurgico conservativo-mininvasivo rispetto alla chirurgia del collo tradizionale ,gravata da non poche morbidità. In caso di positività del linfonodo sentinella si può procedere al vuotamento linfonodale in tempi precoci, con conseguente miglioramento della prognosi. Materiale e metodi Presso la Struttura complessa Chirurgia Maxillo-facciale e ORL dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli dal 2001 sono stati eseguiti 204 interventi con tale tecnica In tutti casi si è accertato lo stato N 0 del collo mediante ecografia e Tc con mdc pre operatoria . L’iniezione del tracciante radioattivo e la successiva linfoscintigrafia vengono effettuate prima della procedura chirurgica per evidenziare mediante linfoscintigrafia il drenaggio linfatico della neoplasia primitiva. L’infiltrazione viene effettuata perimetralmente alla lesione in stretta prossimità dei margini, con un ago sottile (25-gauge)..In sede intra operatoria viene identificato il linfonodo sentinella con l’ausilio della gamma-probe. Risultati: dei 204 casi trattati136 erano T1 e 68 T2.Il linfonodo sentinella nell’85 % dei casi è risultato negativo nel 15% positivo, sedi più frequenti II e III livello( rispettivamente 42.1 e 51% ).Si è proceduto al vuotamento laterocervicale nei casi risultati positivi (15%)e solo nel 10% dei casi erano presenti altri linfonodi positivi oltre il sentinella. Conclusione Il linfonodo sentinella è un mezzo affidabile per una più esatta stadiazione dei pazienti T1-2,N0 SCC e per la precoce identificazione delle micrometastasi. Poiché nel 90% dei casi il linfonodo positivo era l’unico di tutto lo svuotmento; si è elaborato un modello di svuotamento del collo che potrebbe rappresentare un nuovo standard di trattamento dei colli cN0 > pN+.

40. ELETTROCHEMIOTERAPIA, UNA EFFICACE STRATEGIA NEL TRATTAMENTO INTEGRATO DEI TUMORI DELLA TESTA E DEL COLLO

Longo F. Aversa C, Pavone E, Maglione MG,Montano M*, Caponigro F*, Daponte A*, Ionna F Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale” I.R.C.C.S. SC Chirurgia Maxillo-facciale e ORL, *SC Oncologia T&C Razionale Terapie tradizionali, quali la chirurgia, la radioterapia o la chemioterapia a volte non riescono a controllare in modo efficace lesioni primitive, recidive e metastasi dei tumori della testa e del collo specie se numerose o di grandi dimensioni o in sedi peculiari come l’orbita. L’elettrochemioterapia è un trattamento locale derivante dalla combinazione della somministrazione di dosi ridotte di farmaco e dell’elettroporazione delle membrane cellulari. Questa metodica agisce mediante l’applicazione di brevi e intensi impulsi elettrici alla lesione causando una permeabilizzazione della membrana cellulare e determinando un aumento del trasporto trans-membrana di farmaci antineoplastici non permeabili, quali ad esempio la Bleomicina, che possiedono elevata citotossicità intrinseca, in modo da potenziarne l'azione antitumorale. Possono essere trattate lesioni cutanee o mucose primitive e metastasi cutanee e sottocutanee ulcerate, sanguinanti, dolorose, da tumori di qualunque istotipo, in cui l'intervento chirurgico, la chemioterapia e la radioterapia non sono possibili, a scopo palliativo o citoriduttivo. Materiali e metodi Presso la Struttura complessa Chirurgia Maxillo-facciale e ORL dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale” in collaborazione con la Struttura Complessa di Oncologia Testa Collo, da maggio 2011 a dicembre 2016 sono stati trattati 162 pazienti giudicati non operabili e/o già sottoposti a chemioterapia e radioterapia. I pazienti sono stati trattati tutti in anestesia generale mediante infusione di Bleomicina (15mg/mq), 8 minuti prima dell’applicazione degli impulsi elettrici (nei successivi venti minuti). Risultati Tutti i pazienti sono stati dimessi entro 24 – 72 ore. I risultati sono stati particolarmente rilevanti nel trattamento di lesioni sanguinanti (100%), nel trattamento di lesioni dolorose (95%) e per la citoriduzione di lesioni voluminose (83%). In nessun caso si sono avute reazioni avverse da tossicità al farmaco. Il dolore neoplastico risultava controllato senza applicazione di farmaci tra 6 e 72 ore dall’esecuzione della procedura. Eventuali sanguinamenti risultavano dominati tra 6 e 12 ore. Conclusione L’elettrochemioterapia rappresenta una metodica di facile esecuzione e virtualmente priva di controindicazioni, sebbene, allo stato, nella nostra esperienza, con indicazioni limitate alla palliazione ed al miglioramento della qualità di vita. I principali vantaggi del trattamento sono l’efficacia indipendente dall'istologia del tumore, l’effettuazione in una singola seduta eventualmente ripetibile, il rispetto dei tessuti sani e della funzionalità d'organo, la presenza di minimi effetti collaterali, una efficace palliazione di lesioni dolorose, ulcerate e sanguinanti, anche in aree precedentemente irradiate e/o in concomitanza con altre terapie.

41. COMPLEX AND INVETERATE C2 FRACTURES: A NOVEL COMBINED TREATMENT BY ANTERIOR TRANSCERVICAL AND ENDOSCOPIC ENDONASAL APPROACHES

Iacoangeli Maurizio Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Pennacchi Andrea - U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona di Somma Lucia - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Gladi Maurizio - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Benigni Roberta - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Della Costanza Martina - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Mancini Fabrizio - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Di Rienzo Alessandro - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Potena Massimiliano - U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Scerrati Massimo - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Razionale: Recently endoscopic endonasal approaches (EEA) has been proposed as an alternative route of several anterior cranio-vertebral junction (CVJ) disorders. The increasing confidence with the approach can expand its indications. In case of non healed C2 Anderson-D’Alonso type II fractures, the anterior transcervical odontoid screw fixation may fail because of pseudoartrosis. The EEA may be used to prepare the fracture margins for anterior transcervical screwing, increasing the chances to reach a fusion. Moreover, the endonscopic endonasal odontoidectomy may also represent a valuable alternative to transoral approach in cases of irreducible ventral bulbo-medullary compression by the odontoid process. For both cases, the most important issue related to this approach is its peculiar working angle. Indeed, this straightforward approach may allow the preservation of the anterior C1 arch that plays an important role for the biomechanical stability and for the anterior column reconstruction to increase the chances of arthrodesis Materiali e metodi: From January 2010 to September 2015, 15 patients were submitted to a combined anterior transcervical - endoscopic endonasal screw fixation approach or pure EEA for non healed odontoid fractures. The EEA allowed fracture margins regularization and the positioning of bone chips between those. During the same period, the EEA was used on 14 patients with irreducible compression of the brainstem by the odontoid process. The endoscopic endonasal odontoidectomy was carried out with preservation of the anterior C1 arch and, in 5 patients, with subsequent arch C1-C2 residual body screwing. At this stage, the anterior column reconstruction was completed by filling the gap between the C1 arch and the residual C2 body by autologous bone. Risultati: The radiological follow-up revealed a regular ossification in cases of C2 fractures, and no evidence of spinal instability or hardware failure/breakage in all the patients. An adequate bulbar-medullary decompression was achieved in all patients submitted to anterior C1 arch preservation, without post-operative instability. None of the patients required a subsequent posterior fixation Conclusioni: In this preliminary experience, in case of non healed odontoid fractures, this combined approach could represent the optimal solution for a complex problem, when the anterior screw

fixation approach could not be safely used. Moreover the endoscopic endonasal approach seems to represent an efficient and safe alternative to the transoral route for the resection of odontoid process. It provides an adequate and minimally invasive natural surgical corridor to the anterior CVJ allowing a better working angle, while minimizing potential comorbidities and respecting the cervical spine biomechanics.

42. APPROCCIO ENDOSCOPICO ESCLUSIVO NELL’APPRENDIMENTO DELLA CHIRURGIA DELL’ORECCHIO MEDIO

Calgaro Nicola Ospedale di Feltre Pagano Giuseppe - Ospedale di Feltre Razionale: le visioni microscopica ed endoscopica sono a disposizione dell’otochirurgo per permettere la gestione di situazioni differenti. In certi casi entrambe le tecniche possono considerarsi valide, e la scelta di quale utilizzare è lasciata alla preferenza del singolo chirurgo. Visti i vantaggi legati alla migliore visualizzazione della tecnica endoscopica, come per esempio il fatto di poter dominare l’intero quadro timpanico senza bisogno di canalplastica, gli autori hanno utilizzato questa tecnica per i primi passi del loro apprendimento. Materiali e metodi: 30 casi consecutivi di chirurgia endoscopica esclusiva dell’orecchio medio (miringoplastica e timpanoplastica) eseguiti in un reparto otorinolaringoiatrico senza una specifica competenza otochirurgica pre-esistente (nessun intervento di chirurgia dell’orecchio medio negli ultimi 10 anni) da due discenti della materia, che si sono avvalsi della supervisione di un otochirurgo esperto per l’esecuzione dei soli primi 4 casi. Risultati: l’outcome anatomico e funzionale dell’intervento di miringoplastica è risultato in linea con quanto riportato in letteratura; nell’arco di 2 anni gli autori pensano inoltre di aver acquisito la capacità di gestire casi più complessi, come interruzioni della catena ossiculare e otiti medie croniche colesteatomatose. Conclusioni: a parere degli autori la visione endoscopica facilita la comprensione e l’esecuzione delle principali tecniche di ricostruzione della membrana timpanica e ossiculoplastica e può quindi essere proposta come strumento per I primi approcci otochirurgici.

43. MONITORAGGIO INTRAOPERATORIO DEL NERVO MARGINALIS MANDIBULAE NELLO SVUOTAMENTO LATEROCERVICALE

Marcuzzo Alberto Vito Clinica Otorinolaringoiatrica di Trieste Scardoni Alessandro Bergamini Pier Riccardo Tirelli Giancarlo - Clinica Otorinolaringoiatrica di Trieste Razionale: Studio atto a verificare l’efficacia del monitoraggio intraoperatorio nervoso (NIM) nel prevenire il danno al nervo marginale della mandibola (MMN) durante lo svuotamento laterocervicale. (ND) Materiali e metodi: Studio prospettico che confronta una popolazione di 36 pazienti (43 ND) sottoposti a ND con monitoraggio NIM da Giugno 2014 a Marzo 2015, con una coorte storica di 35 pazienti (49 ND) sottoposti a ND senza l’utilizzo della tecnica. Le paralisi del MMN sono state classificate usando la scala di House Brackmann, il periodo di follow up è stato di un anno. Abbiamo inoltre verificato se l’insorgenza di paralisi del MMN potesse essere condizionata da altri fattori quali l’evidenza clinica di metastasi linfonodali, il tipo di ND, la sede primaria della neoplasia e misure antropometriche quali il BMI e il diametro del collo. Risultati: L’incidenza di paralisi post operatoria è stata significativamente minore nel gruppo sottoposto a ND con monitoraggio NIM (p=0.021). Nella nostra casistica gli altri fattori analizzati non sembrano influire sull’insorgenza di paralisi del MMN. Non abbiamo osservato differenze significative nella durata dell’intervento e l’uso del NIM comporta un costo aggiuntivo ragionevole. Conclusioni: Nella nostra esperienza il NIM rappresenta un valido supporto per diminuire l’incidenza di paralisi del MMN dopo ND.

44. I TUMORI MALIGNI DELLA PAROTIDE: CARATTERISTICHE ANATOMO-PATOLOGICHE E TASSI DI SOPRAVVIVENZA NELLA CASISTICA DI UN SINGOLO CENTRO

Molinari Giulia Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Modena Michael Ghirelli - Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena, Modena

Razionale: La maggior parte dei tumori delle ghiandole salivari (TGS) insorge nella parotide e il 20-

25% di questi sono maligni. La chirurgia rimane il trattamento cardine per i pazienti con TGS, ma la

radioterapia adiuvante ha un ruolo crescente, in particolare nei pazienti ad alto rischio di recidiva.

Essendo tumori rari ed eterogenei, il management è complesso. I fattori prognostici che

influenzano l’overall survival (OS), la disease free survival (DFS) e la disease-specific survival (DDS),

il controllo locoregionale di malattia (LRC) e il rischio di metastasi a distanza, sono di difficile

individuazione. Questo studio riporta l’esperienza di un singolo centro di chirurgia cervico-facciale,

rilevante per l’attuale pratica clinica.

Materiali e metodi: Lo scopo dello studio è analizzare la clinica, le caratteristiche anatomo-

patologiche e il trattamento dei pazienti con tumore maligno della parotide (TMP), operati tra il

2003 e il 2013. 74 pazienti (33 uomini e 41 donne) sono stati inclusi. Sono stati esclusi i pazienti

con linfomi delle ghiandole salivari, tumori metastatici e trattati con intento palliativo. Il follow-up

è terminato ad aprile 2015.

Risultati: Il follow-up mediano è stato di 3,6 anni. L'età media alla diagnosi è risultata 58 anni

(range: 9-89). Il carcinoma a cellule aciniche è stato l’istotipo più comune(22%), poi il

mucoepidermoide (15%) e l’adenoido-cistico(12%). Alla diagnosi, il 54% dei pazienti era in stadio

I/II. 35 pazienti hanno ricevuto un trattamento adiuvante. La recidiva è stata del 30%, con una

maggioranza di recidive loco-regionali. L’OS è identica alla DSS, rispettivamente dell’86% e

dell’80% a 3 e 5 anni. La DFS a 3 e 5 anni è rispettivamente di 73,5% e 68,5 %. Nell’analisi

univariata, il coinvolgimento del lobo profondo, lo svuotamento latero-cervicale, il pT stage, il pN

stage, l’extracapsular spread, il grading, lo stadio e il trattamento radio-chemioterapico adiuvante

sono risultati fattori prognostici significativi (p value<0.05) per l’OS. Tramite log-rank test, la

dimensione del tumore, l’istotipo, il grading e il trattamento adiuvante hanno correlato

significativamente con una peggiore sopravvivenza globale. All’analisi multivariata, nessuno dei

fattori considerati ha mantenuto la significatività statistica per l’OS, eccetto la dimensione del

tumore, il pN stage e il grading. Gran parte dei fattori considerati sono risultati significativi per DFS

e alcuni sono stati correlati significativamente con il LRC.

Conclusioni: I risultati dello studio sono paragonabili ad altre casistiche riportate in letteratura.

Sono stati identificati diversi fattori prognostici che correlano significativamente con l’OS, la DFS e

il LRC. Conoscere i fattori prognostici clinici ed istopatologici è fondamentale per quanto riguarda

le opzioni terapeutiche e il follow-up dei TMP.

45. NBI NELLO SCREENING DELLA PATOLOGIA ONCOLOGICA LARINGEA: ANALSI PROSPETTICA

De Vito Andrea Dipartimento Testa-Collo, Uoc Otorinonalringoiatria, Osp. Morgagni-Pierantoni, Ausl Romagna, Forli' D'agostino Giovanni - Dipartimento Testa-Collo, Uoc Otorinonalringoiatria, Osp. Morgagni-Pierantoni, Ausl Romagna, Forli\' Frassineti Sabrina - Dipartimento Testa-Collo, Uoc Otorinonalringoiatria, Osp. Morgagni-Pierantoni, Ausl Romagna, Forli\' Razionale: analizzare la specificità e la sensibilità del sistema endoscopico a banda stretta (NBI), come sistema di screening nella diagnosi precoce del cancro del laringe (primo endpoint) e come sistema di upstaging durante le procedure di panendoscopia diagnostica (secondo endpoint). Materiali e metodi: studio prospettico, unicentrico. Criteri di selezione: pazienti tra i 18-80 anni, che appartenevano a categorie a rischio per patologia oncologica delle VADS (fumo, alcool, esposizione professionale a sostanze chimiche cancerogene per le VADS). Criteri di esclusione: anamnesi per pregressa patologia oncologica, terapia chirurgica oncologica o chemio/radioterapia del distretto testa-collo. I pazienti venivano selezionati tra gli affluenti a un ambulatorio dedicato allo screening del cancro del laringe, appositamente organizzato, nel periodo intercorso tra l’Ottobre 2010 e l’Ottobre 2014 Risultati: 158 pazienti hanno completato tutti il protocollo diagnostico previsto. La endoscopia con sistema di illuminazione NBI ha dimostrato nella diagnosi una elevata sensibilità del 97% (CI, 84,2% -99,9%), una specificità del 92,5% (CI, 79,6% - 98,4%), PPV del 91,4% (CI, 76,9% -98,2%), VAN di 97,4% (CI, 86,2% -99,9%) e l'accuratezza del 94,5%. L’applicazione intraoperatoria dell’NBI ha dimostrato una sensibilità del 97% (CI, 84,2% -99,9%), una specificità del 95% (CI, 83,1% - 99,4%), PPV del 94,1% (CI, 80,3% -993%), VAN di 97,4% (CI, 86,5% -99,9). Conclusioni: I nostri risultati confermano gli alti valori di sensibilità e la specificità del sistema NBI nella diagnosi delle lesioni preneoplastiche o early cancer in una popolazione dei pazienti selezionati solo per la esposizione a fattori di rischio e ha confermato il ruolo potenziale della valutazione NBI come strumento di screening diagnostico.

46. APPROCCIO COMBINATO “OPEN” ED ENDOSCOPICO ESTESO ENDONASALE TRANSCLIVALE ALLE LESIONI PETRO-CLIVALI, DEL TRONCO ENCEFALICO E DELLA REGIONE PREPONTINA

Bajraktari Arisa U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Iacoangeli Maurizio - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Scerrati Massimo - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Salvinelli Fabrizio - Clinica di ORL, Universita’ Campus Biomedico, Roma Dobran Mauro - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Liverotti Valentina - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Marini Alessandra - Clinica di Neurochirurgia, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Gioacchini Federico Maria - U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Fiscina Fabio - U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona Re Massimo - U.O. di ORL, Università Politecnica delle Marche, Ospedali Riuniti, Ancona errore errore Razionale: Gli approcci retrosigmoideo e successivamente il transpetroso posteriore sono stati a lungo usati per la rimozione delle lesioni petroclivali, in seguito è stata proposta la petrosectomia anteriore per evitare il “crossing” delle strutture nervose. Nell’ultimo decennio, l’approccio endoscopico endonasale (EEA) è stato “esteso” alla regione petroclivale (EETCA), come una via alternativa mini-invasiva per una categoria di lesioni ben selezionate. Riportiamo la nostra esperienza preliminare sull’uso dell’approccio endoscopico endonasale per il trattamento delle lesioni della regione petroclivale e prepontina. Materiali e metodi: Descriviamo sette casi di lesioni petroclivali complesse, del tronco e della regione prepontina trattate mediante approccio EETCA puro o combinato. Due pazienti presentavano una cisti epidermoide della regione prepontina con estensione all’angolo ponto-cerebellare, determinante compressione sul tronco encefalico, e sono stati sottoposti ad EETCA puro. Quattro pazienti erano affetti da meningioma, sottoposti ad intervento combinato con approccio fronto-orbito-zigomatico o transpetroso anteriore associato a EETCA. Un ultimo paziente, affetto da cavernoma del tronco, è stato trattato mediante approccio EETCA puro. Risultati: La rimozione totale è stata ottenuta in quattro pazienti ed una subtotale in tre pazienti, affetti da meningioma. In tutti i casi, è stato riscontrato un miglioramento della sintomatologia clinica. Un paziente ha sviluppato una fistola liquorale in seguito all’intervento chirurgico, tale complicanza è stata gestita e risolta ambulatorialmente mediante medicazioni endoscopiche seriate con l’utilizzo anche della tecnica di riparazione tipo “blood patch”. Nella serie, non si sono verificate altre complicanze post operatorie maggiori e la degenza media di ricovero è risultata essere inferiore ai 7 giorni per l’EEA. Conclusioni: Nella nostra esperienza preliminare, l’EETCA conferma essere, in casi ben selezionati, un approccio “mini-invasivo” per lesioni con estensione prevalentemente antero-mediana e di consistenza friabile. Puo’ inoltre essere considerato come approccio combinato in associazione ai piu’ classici approcci al basicranio al fine di ridurne l’invasivita’ e la durata, aumentando al contempo le possibilita’ di asportazione completa della lesione attraverso un altro angolo di lavoro.

47. APPROCCIO ENDOSCOPICO TRANSCLIVALE-TRANSPTERIGOIDEO-INFRAPETROSO ALL’APICE PETROSO: DALL’ANATOMIA ALL’APPLICAZIONE CHIRURGICA

Giourgos Georgios ORL e microchirurgia della base cranica, Ospedale Papa Giovanni XXIIII, Bergamo Manni Vito Danesi Giovanni Razionale: L’area dell’apice petroso è una delle zone chirurgiche dell’intero basicranio più difficili da raggiungere, e per tale motivo il trattamento di lesioni in quell'area rappresenta una sfida per il team chirurgico. Le lesioni più frequentemente riscontrate sono il granuloma colesterinico, il colesteatoma, ed il mucocele seguite poi da lesioni maligne come il condrosarcoma ed altri. Negli anni, il trattamento chirurgico dell’apice petroso è stato eseguito tramite approcci esterni. La morbidità di tali interventi ha spinto però i chirurghi a ricercare tecniche mininvasive per la chirurgia dell’apice, obiettivo raggiunto negli ultimi anni dall’avvento delle tecniche endoscopiche avanzate. Tali tecniche prevedono degli approcci transfenoidali – transclivali sulla base dell’estensione della patologia rispetto all’arteria carotide interna (ACI). In caso di estensione della patologia lungo l’apice petroso laterale, o inferiormente al segmento orizzontale dell’ACI, all'approccio endoscopico precedente si aggiunge la via transpterigoidea-infrapetrosa onde dominare l’intero apice petroso. Materiali e metodi: Presentiamo l’anatomia chirurgica della zona chirurgica e casi clinici di approcci transpterigoidei-transclivali-infrapetrosi. Risultati: L’approccio ha permesso la rimozione, completa/ quasi completa, della patologia benigna-maligna in casi ben selezionati. Conclusioni: L’approccio transpterigoideo-transclivale-infrapetroso Può permettere la rimozione totale-near total della patologia previo isolamento dell’ACI nel segmento orizzontale-lacero-paraclivale in casi selezionati, ed in mani esperte.

48. LA CHIRURGIA ENDOSCOPICA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI MALIGNI DEI SENI PARANASALI E DELLA BASE CRANICA.

Castiglione Melina Nicoletta U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, ASST - Ospedale Metropolitano di Niguarda- Milano Mevio Niccolò - U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, ASST - Ospedale Metropolitano di Niguarda Ca’ Granda - Milano Tarchini Paolo - U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, ASST - Ospedale Metropolitano di Niguarda Ca’ Granda - Milano Placentino Angelo - U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, ASST - Ospedale Metropolitano di Niguarda Ca’ Granda - Milano Gera Roberto - U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, Ospedale San Giuseppe - Milano Dragonetti Alberto Giulio - U.O. Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico – Facciale, ASST - Ospedale Metropolitano di Niguarda Ca’ Granda - Milano Razionale: La gestione dei pazienti con tumori maligni deli seni paranasali e della base cranica è ancora oggi oggetto di dibattito e controversie sulle scelte terapeutiche adottate. L’utilizzo della chirurgia endoscopica endonasale anche nel trattamento di tali neoplasie ha permesso di mettere a confronto i risultati ottenuti da tale procedura, in termini di sicurezza oncologica, rispetto alla classica e consolidata resezione craniofacciale. Materiali e metodi: Vengono di seguito riportati i dati relativi ai tumori maligni dei seni paranasali e della base cranica sottoposti a resezione endoscopica presso l’Ospedale San Giuseppe e l’Ospedale Niguarda di Milano nel periodo compreso tra il 2000 e il 2016. Vengono altresì analizzate le complicanze immediate e tardive, i fattori prognostici e la sopravvivenza a lungo termine. Risultati: 56 pazienti di età compresa tra 26 e 86 anni (media 65 anni) sono stati sottoposti a chirurgia endoscopica endonasale per il trattamento dei seguenti tumori maligni dei seni paranasali e della base cranica: IT adenocarcinoma (24); non IT adenocarcinoma (4); carcinoma a cellule squamose (5); carcinoma a cellule transizionali (2); Estesioneuroblastoma (7); Rabdomiosarcoma (1); carcinoma adenoidocistico (4); Melanoma (6); linfoma (1); cordoma (2). 38 pazienti hanno ricevuto trattamento radioterapico post-operatorio e 7 pazienti con ITAC anche chemioterapia pre-operatoria. Un solo paziente con diagnosi di melanoma è stato sottoposto a trattamento combinato chemio e radioterapico post-operatorio. 23 pazienti sono stati sottoposti a plastica del basicranio per riparazione di fistola liquorale iatrogena e tra questi, 1 caso di pneumoencefalo. Un caso di igroma subdurale bilaterale evoluto in ematoma sottodurale cronico è stato sottoposto a intervento neurochirurgico di drenaggio bilaterale della raccolta; 1 caso di necrosi post-attinica a distanza di 5 anni ha richiesto un intervento di toilette mediante approccio esterno (craniotomia). Nelle lesioni più frequenti (ITAC) è stata registrata una sopravvivenza a 36 mesi di circa l’87%. Conclusioni: La chirurgia endoscopica si sta indubbiamente facendo spazio anche nel trattamento dei tumori maligni dei seni paranasali e della base cranica con risultati oncologici sovrapponibili rispetto alla demolitiva tecnica open. I concetti di “minimally invasive” surgery e di “maximal safe” resection, associati, quando possibile, a trattamento adiuvante chemio e radioterapico costituiscono, in un numero sempre più crescente di casi, una valida e solida alternativa per il trattamento di tali neoplasie.

49. FATTORI PROGNOSTICI DEI CARCINOMI PAROTIDEI: ANALISI DI 228 CASI

Lazio Maria Silvia Università degli Studi di Firenze Mannelli Giuditta - Università degli Studi di Firenze Gallo Oreste - Università degli Studi di Firenze Razionale: Questo studio è stato condotto al fine di identificare dei fattori predittivi prognostici nei pazienti affetti da carcinoma della ghiandola parotide trattati nel nostro Istituto. Materiali e metodi: Sono stati valutati i risultati clinici di 228 pazienti in un periodo di oltre 25 anni. I modelli di rischio dell’analisi multivariata sono stati costituiti al fine di predire la probabilità di libertà da recidiva (RFP), sopravvivenza globale (OS) e sopravvivenza libera da malattia (DFS). Sono stati considerati tutti i fattori di interesse ed è stato creato un nomogramma al fine di predire la sopravvivenza e la recidiva. Risultati: Le istologie tumorali analizzate sono state: carcinoma adenoideo-cistico (ACC) (n= 44); adenocarcinoma (ADC) (n= 26); carcinoma a cellule acinose (n= 34); adenocarcinoma a cellule basali (n = 6); carcinoma ex-adenoma pleomorfo (n = 28); carcinoma mucoepidermoide (n= 53); carcinoma dei dotti salivari (n= 14), carcinoma mioepiteliale (n= 10); ADC NOS (n= 3); carcinoma a cellule chiare (n= 1) e 9 carcinomi a cellule squamose. La sopravvivenza globale e libera da malattia a 5 e 10 anni erano rispettivamente 65%, 53% e 80%, 78,5%. L’analisi multivariata ha mostrato che età, infiltrazione nervosa perineurale (PNI), coinvolgimento linfonodale all’esame finale istopatologico, istologia positiva per ACC, margini di resezione positivi e metastasi a distanza, sono fattori prognostici negativi per sopravvivenza globale e libera da malattia. L’analisi univariata ha mostrato che il coinvolgimento linfonodale periparotideo è associato ad un decremento della sopravvivenza globale (p<0.0001) e libera da malattia (p<0.0001). In merito al carcinoma adenoideo-cistico la sopravvivenza globale a 5 e 10 anni è rispettivamente uguale al 74% e 50%. La RFP locale è del 71% a 5 anni e del 64% a 10 anni, mentre la RFP regionale è di circa 93%. Conclusioni: L’età, la classificazione patologica di N, il grado istologico, PNI e l’interessamento linfovascolare sembrano essere degli importanti fattori prognostici nelle malignità della ghiandola parotide. In aggiunta, le recidive sono maggiormente influenzate dal PNI e dalla paralisi del VII nervo cranico, mentre il genere femminile e l’età di insorgenza inferiore ai 50 anni sono dei fattori predittivi positivi. Inoltre, l’aggiunta di dati epidemiologici e di interessamento linfonodale in un modello predittivo, potrebbe fornire preziose indicazioni al fine di guidare i medici nel trattamento dei pazienti con carcinoma parotideo, così da poter identificare i pazienti ad alto rischio, i quali potrebbero beneficiare di trials clinici su nuove terapie target.

50. IL MODIFIED FRAILTY INDEX IN PAZIENTI AFFETTI DA NEOPLASIA DI TESTA E COLLO: UN NUOVO STRUMENTO PER STRATIFICARE IL RISCHIO DI COMPLICANZE

Magnano Mauro Ospedale E. Agnelli, Pinerolo TO Bertone Fabio - Ospedale E. Agnelli, Pinerolo TO Machetta Giacomo - Ospedale E. Agnelli, Pinerolo TO Mistretta Rosario - Ospedale E. Agnelli, Pinerolo TO Mola Patrizia - Ospedale E. Agnelli, Pinerolo TO Razionale: In ambito di oncologia di testa e collo sempre più si sta percependo l'esigenza di inquadrare e prevedere il rischio di morbilità a cui sono soggetti i pazienti sottoposti a trattamento, sia questo chirurgico o radioterapico. Il concetto di fragilità si sta dimostrando fondamentale nella gestione del paziente oncologico, e non può essere semplicisticamente limitato alla scala ASA attribuita in regime di prericovero. Il modified Frailty Index (mFI), indice predittivo per valutare il rischio di complicanze e di mortalità peri e postoperatorie in pazienti anziani, recentemente ha preso sempre più piede in molte branche chirurgiche (Jung et al., 2015), per l’identificazione dei pazienti ad incrementato rischio di morbilità e mortalità, indipendentemente dalla semplice età anagrafica. La diffusione di questo indice in campo otorinolaringoiatrico è al momento ancora molto limitata, ma uno studio retrospettivo (Adams et al, 2013) effettuato negli Stati Uniti su un campione molto significativo di pazienti ha dimostrato che i tassi di mortalità e di complicanze aumentano progressivamente con il numero di items da cui il paziente è affetto. Materiali e metodi: Abbiamo effettuato un iniziale studio retrospettivo sui pazienti affetti da neoplasia di testa e collo sottoposti a trattamento (CH/RT/CT) presso la nostra S.C. ORL nel 2015 e nel 2016, valutando se ci fosse una correlazione tra il loro score mFI e l'incidenza di complicanze precoci e tardive. Su 77 pazienti affetti da carcinomi di cavo orale, orofaringe, ipofaringe e laringe (65 maschi, 12 femmine, età media 68,12), 65 sono stati sottoposti ad intervento chirurgico +/- radioterapia e 12 a trattamento chemioterapico e/o radioterapico Risultati: Di questi 77 pazienti, 10 di questi hanno sviluppato complicanze precoci e 8 complicanze tardive. Pur in assenza di significatività statistica in considerazione del numero di pazienti ancora ridotto, sembra evidenziarsi anche nel nostro campione un maggior rischio di complicanze in pazienti con mFI > 2. Conclusioni: Il Modified Frailty Index può essere molto utile anche in otorinolaringoiatria per la stratificazione del rischio operatorio, per una più completa valutazione multidisciplinare volta alla migliore scelta per la cura del paziente, soprattutto in campo oncologico, per un corretto consenso informato e per l’ottimizzazione delle scelte operatorie e preoperatorie. E’ nostro obiettivo lo strutturare un impiego prospettico di questo indice per la stratificazione dei pazienti maggiormente a rischio, valutandone l'affidabilità e l'utilità in campo oncologico ORL.

51. DIAGNOSTIC WORKUP OF RARE TUMORS OF THE RHINOPHARYNX

Cantone Elena Università degli studi di Napoli "Federico II" Petti Alessandra Nappo Serena Di Lullo Antonella M Iengo Maurizio Razionale: Carcinomas and lymphomas, and their related histological variants, are the most frequent tumors of the rhinopharynx (85% and 10%, respectively), however, to better target the diagnostic-therapeutic workup of rhinopharyngeal neoplasms, it is of utmost importance considering the less frequent tumor histologies. The aim of our study was to review the literature with regard to the very rare tumors of the rhinopharynx. Materiali e metodi: The literature review of rare tumors of the rhinopharynx has been performed by analyzing the most recent and relevant studies in Pub Med database, activating as a filter “published in the last 10 years” and using as key words “sarcoma/chordoma/plasmacytoma/craniopharyngioma of nasopharynx/rhinopharynx”; we considered only the primary rare tumors originating from this region (rhabdomyosarcoma, chondrosarcoma, granulocytic sarcoma, extranodal follicular dendritic cell sarcoma, Langerhans cell sarcoma, carcinosarcoma, synovial sarcoma, liposarcoma, leiomyosarcoma, chordoma, extra medullary plasmacytoma (EMP), extracranial craniopharyngioma). Risultati: We found a total of 35 studies, mainly case-reports: 17 on sarcomas (3 rhabdomyosarcomas, 1 chondrosarcoma, 3 granulocytic sarcomas (myeloid sarcoma, chloroma), 4 extranodal dendritic cell sarcomas, 1 carcinosarcoma, 1 Langerhans cell sarcomas, 1 synovial sarcomas, 2 liposarcomas, 1 leiomyosarcoma; 8 inherent in plasmacytoma); 9 chordomas; 1 extracranial craniopharyngioma. For each type of tumor we considered gender and age of presentation, geographical location and the main risk factors, if any, as well as, clinical presentation, major diagnostic criteria, differential diagnosis and therapeutic options. Conclusioni: The diagnostic workup, both for common and rare tumors, includes nasal endoscopy (and thus the macroscopic evaluation of the lesion), CT (and eventually PET-CT), MRI, and biopsy, that in most cases allows to make a diagnosis; however, it would be interesting to recognize specific serological and immunohistochemical markers which could allow to make differential and early diagnosis, tailored therapies and a thorough follow up.

52. TREATMENT AND OUTCOME OF ADVANCED EXTERNAL AUDITORY CANAL AND MIDDLE EAR MALIGNANT TUMORS

Cristalli Giovanni National Cancer Institute Regina Elana Rome Italy Mercante Giuseppe - National Cancer Institute Regina Elena Roma Manciocco Valentina - National Cancer Institute Regina Elena of Rome Pellini Raul - National Cancer Institute Regina Elena of Rome Spriano Giuseppe - National Cancer Institute Regina Elena of Rome Razionale: Background: The recommended therapeutic strategy in advanced ear cancer consists of surgical excision and postoperative radiotherapy. The purpose of this study was to evaluate the complications and oncologic outcomes of patients treated by surgery, intraoperative radiotherapy (IORT) and combined image modulated radiotherapy (IMRT) in locally advanced ear cancer. Materiali e metodi: Methods: 68 consecutive patients with locally advanced ear cancer treated between January 2002 and February 2016 were retrospectively evaluated. 45 (65%) patients had a primary tumor, while 23 (35%) patients had a recurrence. 12 (19%) patients were stage II , 32 (46%) patients were stage III and 24 (36%) patients were stage IV, according to the University of Pittsburgh staging system. No preoperative facial paralysis was present. 61 (89%) patients underwent lateral temporal bone resection, 7 (11%) patients were treated by “sleeve resection”. Neck dissection and parotidectomy were also performed in 58 (85%) of 68 cases. Pedicle flap was used for reconstruction in 52(77%) cases. No patients had gross tumour residual. 23 (34%) patients received IORT followed by IMRT, 22 (33%) cases had IMRT alone, while 23 (32.5%) cases did not received any adjuvant treatment. Risultati: Results: Median follow-up was 40 months. The 5-year disease free survival was 79.1% for stage II-III and 49.3% for stage IV. The 5-year overall survival was 80.4% for stage II-III and for stage IV 49.4%. The facial nerve was sacrificed in 13 cases. Sural nerve grafting was performed in 7 of 13 cases after facial nerve resection, recovery to stage IV according to the House-Brackmann classification was achieved in 3 cases, to stage V in 2 cases and no recovery 1 case. Peripheral flap necrosis was observed in 4 cases and condritis of the remnant external ear in 3 cases. Conclusioni: Conclusion: Advanced external auditory canal and middle ear malignancies are rare. Treatment options include surgery and radiotherapy. Radical resection of the primary followed by radiotherapy may allow good prognosis in early stages. IORT seems to maximize the results of radiation therapy reducing side effects. Further studies are required to confirm the advantages of IORT in terms of survival.

53. EMICRANIE E CEFALEE MUSCOLO-TENSIVE OCCIPITALI: NUOVO APPROCCIO CHIRURGICO MINI-INVASIVO

Bellini Elisa Clinica di Chirurgia Plastica e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Università degli Studi di Parma, s.s.d. "Chirurgia della Cute ed Annessi, Mininvasiva, Rige Raposio Edoardo - Clinica di Chirurgia Plastica e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Università degli Studi di Parma, s.s.d. \"Chirurgia della Cute ed Annessi, Mininvasiva, Rig Bertozzi Nicolò - Clinica di Chirurgia Plastica e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Università degli Studi di Parma, s.s.d. \"Chirurgia della Cute ed Annessi, Mininvasiva, Rig Simonacci Francesco - Clinica di Chirurgia Plastica e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Università degli Studi di Parma, s.s.d. \"Chirurgia della Cute ed Annessi, Mininvasiva, Rig Razionale: L’emicrania è una patologia ad elevata prevalenza con un forte impatto sulla qualità di vita delle persone affette. La terapia farmacologica riesce ad alleviare i sintomi nei casi più lievi, ma non è in grado di risolvere il problema organico che è alla base della patologia. La compressione da parte di strutture anatomiche circostanti causa l’irritazione e l’ipereccitabilità delle strutture nervose e l’insorgenza della sintomatologia algica. La terapia chirurgica di decompressione è la soluzione ideale per intervenire, in molti casi in modo definitivo, sull’etiopatogenesi della malattia. L’obiettivo dello studio è stato quello di riportare l’esperienza quinquennale degli autori nel trattamento dell’emicrania occipitale con una nuova tecnica chirurgica mininvasiva. Materiali e metodi: Tra il 2011 e il 2016 abbiamo trattato 47 pazienti affetti da emicrania occipitale resistente alle terapie farmacologiche. La tecnica chirurgica, eseguita in anestesia locale, prevede un’incisione di circa 3 cm a livello della linea nucale superiore bilateralmente o monolateralmente a seconda della sintomatologia riferita dal paziente. Si prosegue praticando miotomie selettive dei muscoli occipitale, trapezio, splenio e semispinale con decompressione dei nervi grande e piccolo occipitale. Nel 90% dei pazienti è stato possibile osservare la presenza di una o più arterie occipitali ectasiche e tortuose ed è stata eseguita la legatura del vaso aberrante (unica procedura in n.10 pazienti). Risultati: Dopo un follow-up medio di 19 mesi (range 3-60 mesi) abbiamo osservato una completa risoluzione della sintomatologia nell’85,5 % dei pazienti; l’8,0% ha invece riferito una significativa riduzione del numero, dell’intensità e della durata degli attacchi. Il 6,5% dei pazienti non ha riportato alcun effetto benefico. Tra i pazienti sottoposti solamente alla legatura dei vasi, l'80% riferisce di essere libero da malattia e il 20% afferma di aver ricevuto un notevole miglioramento nella vita sociale e lavorativa. Non è stata osservata nessuna complicanza rilevante né a breve né a lungo termine. Conclusioni: La percentuale di successi ottenuta, associata all'assenza di complicanze rilevanti, rende questa tecnica mininvasiva una valida opzione terapeutica per tutti i casi di emicrania occipitale. La legatura delle arterie occipitali ectasiche/aneurismatiche ha consentito di ottenere la completa risoluzione della patologia nella quasi totalità dei casi. Questi risultati ci incoraggiano a focalizzare l'attenzione sull'importanza che ha la compressione vascolare sulla genesi dell'emicrania e delle cefalee muscolo-tensive e sull'efficacia che ha la decompressione nella sua risoluzione.

54. IL LIPOFILLING IN ASSOCIAZIONE ALLE MATRICI DI RIGENERAZIONE DERMICA NELLA RICOSTRUZIONE DELLE PERDITE DI SOSTANZA CRANIOFACCIALI: VALUTAZIONE CLINICA E ANATOMOPATOLOGICA

Trecca Eleonora Maria Consiglia U.O.C. di Otorinolaringoiatria-Azienda Ospedaliera Universitaria "Ospedali Riuniti" di Foggia Portincasa Aurelio - U.O.C. di Chirurgia plastica e ricostruttiva-Azienda Ospedaliera Universitaria \"Ospedali Riuniti\" di Foggia Parisi Domenico - U.O.C. di Chirurgia plastica e ricostruttiva-Azienda Ospedaliera Universitaria \"Ospedali Riuniti\" di Foggia Annacontini Luigi - U.O.C. di Chirurgia plastica e ricostruttiva-Azienda Ospedaliera Universitaria \"Ospedali Riuniti\" di Foggia Cassano Pasquale - U.O.C. di Otorinolaringoiatria-Azienda Ospedaliera Universitaria \"Ospedali Riuniti\" di Foggia Razionale: La ricostruzione cutanea e dei tessuti molli è uno degli argomenti più dibattuti in chirurgia ricostruttiva del distretto testa-collo. L’avvento della medicina rigenerativa ha aperto nuove possibilità con l’uso delle Adipose Derived-Stem Cells (ASCs) e delle matrici di rigenerazione dermica. Numerosi studi hanno, inoltre, mostrato che il lipoaspirato è una fonte di cellule staminali e fattori di crescita. Benché l’argomento sia molto dibattuto, non è ancora stato raggiunto un consenso sulle modificazioni istologiche indotte dal lipofilling, la tecnica che ci consente di trasferire grasso autologo. Materiali e metodi: L’obiettivo è stato studiare le modifiche cliniche e istologiche avvenute in 9 pazienti con perdite di sostanza craniofacciali ricostruite con Integra® e innesto dermoepidermico, sottoposte al lipofilling a distanza di almeno un anno. Analisi istologiche e immunoistochimiche sono state eseguite per confrontare la cute prima e dopo l’intervento insieme a questionari (POSAS, VAS scale) e accurata documentazione fotografica. Risultati: In tutti i casi oggetto di studio è stato rilevato un globale miglioramento dal punto di vista clinico e istologico. I dati ottenuti dal questionario POSAS e dalla VAS scale mostrano un miglioramento statisticamente significativo e una diminuzione del dolore (p<0,05) in tutte le variabili indagate rispetto al pre-intervento. Nelle biopsie colorate con ematossilina-eosina e colorazione tricromica di Masson si nota un miglioramento qualitativo. All’immunoistochimica con anticorpo CD31 è emerso un miglioramento anche quantitativo, con un aumentato numero di vasi sanguigni. La documentazione fotografica consente di comparare la situazione clinica prima e dopo il lipofilling con migliori risultati estetici. Conclusioni: I risultati istologici sono in accordo col dato clinico. L’aumento della vascolarizzazione e gli effetti rigenerativi corrispondono ai miglioramenti estetici e funzionali ottenuti. Dalla nostra esperienza, il lipofilling rappresenta, pertanto, una tecnica capace di ottimizzare le ricostruzioni delle perdite di sostanza craniofacciali ottenute con matrici di rigenerazione dermica.

55. I SARCOMI DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE. ESPERIENZA CLINICA.

Ciammetti Giorgia Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL Pugliese Mara - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Rinaldi Massimiliano - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Festa Kotelnikova Elena - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. d'Agostino Luca - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Razionale: I sarcomi sono un gruppo eterogeno di tumori maligni che originano dal tessuto mesenchimale e rappresentano circa l’1% di tutte le neoplasie maligne. Il 4-10% di tutti i sarcomi è localizzato nel distretto testa-collo e richiede spesso un approccio di tipo chirurgico. La scelta del trattamento terapeutico dipende dall’istopatologia, dal grado di differenziazione, dallo stadio e dalla sede di insorgenza del tumore. Materiali e metodi: Presentiamo 11 casi di pazienti afferiti presso la nostra Clinica Otorinolaringoiatrica, nel periodo che va dal 1991 al 2016 con diagnosi di sarcoma testa-collo, 6 maschi e 5 femmine, con età compresa tra 6 e 80 anni ed età media di 62 anni. In tutti i casi i pazienti si sono presentati con sintomi di malattia occupante spazio a diversi livelli, con aspetti tumefattivi di massa indolente, rivestita da cute o mucosa di aspetto normale, assenza di adenopatie metastatiche loco-regionali. Tre neoplasie erano di origine laringea (due condrosarcomi ed un leiomiosarcoma), due di origine parotidea (un sarcoma epitelioide ed un mixofibrosarcoma), le altre singolarmente orofaringea (leiomiosarcoma della base lingua), della cute fronto-parietale destra (MPNST), della fossa nasale destra (condrosarcoma), della regione parafaringea destra (sarcoma di Kaposi), della ghiandola tiroide (leiomiosarcoma) e del rinofaringe (rabdomiosarcoma embrionale). Risultati: Le varianti istopatologiche riscontrate sono state 7 con 2 istotipi più rappresentati: 3 leiomiosarcomi e 3 condrosarcomi. Nove pazienti sono stati sottoposti a chirurgia: laringea in 4 casi (3 laringectomie totali, di cui una dopo recidiva su neolaringe in paziente precedentemente sottoposto a cricoioidoepiglottopessia ed una laringectomia parziale glottico-sottoglottica), parotidea in 2, tiroidea, con approccio tipo “mid facial degloving” e ad ampia exeresi di cute della regione fronto-parietale destra. Due pazienti affetti ab initio da lesioni avanzate sono stati sottoposti a chemioterapia esclusiva. Conclusioni: : La terapia chirurgica, quando possibile, ha determinato buoni risultati; i pazienti sottoposti a chemioterapia esclusiva, perché non operabili, sono invece deceduti (uno per infarto miocardico sopraggiunto durante il trattamento e l’altro dopo circa 4 anni). Dopo chirurgia laringea tutti i pazienti sono NED a 12 mesi, 4, 5 e 12 anni. Dopo chirurgia parotidea un paziente è NED a 6 anni, mentre l’altro è deceduto per malattia a 7 mesi dal trattamento. La paziente operata di mid facial degloving è NED a 11 anni; sono altresì deceduti sia la paziente sottoposta a tiroidectomia totale (immediato periodo post-operatorio), sia il paziente operato per MPNST cutaneo (deceduto a 4 anni di distanza dal trattamento).

56. CARCINOMA A CELLULE DI MERKEL DEL DISTRETTO CERVICO-FACCIALE. NOSTRA ESPERIENZA.

Festa Kotelnikova Elena Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL Di Tano Andrea - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Fabrizio Valeria - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Buonamico Antonio - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Croce Adelchi - Università \"G. d\'Annunzio\" di Chieti-Pescara. Dipartimento di Scienze mediche, orali e biotecnologiche. Clinica ORL. Razionale: Il carcinoma a cellule di Merkel (MCC) è un tumore neuroendocrino della cute raro e molto aggressivo. Metastatizza con più frequenza ai linfonodi locoregionali e nel 50% dei casi diffonde per via ematica ad altri organi. La diagnosi istologica differenziale con altri tumori può essere difficile e metastasi del MCC possono mimare metastasi di altri tumori a piccole cellule. I margini di escissione devono essere ampi (1-3 cm). Data la rapida crescita dell’MCC la PET-TC è efficace nella stadiazione e nel follow-up. La metodica del linfonodo sentinella, in grado di individuare metastasi e micrometastasi nel territorio linfatico drenante, sembra essere affidabile nella stadiazione, di rilevanza da definire dal punto di vista prognostico. Materiali e metodi: Tra il 2013 e il 2015 abbiamo trattato 4 pazienti, 3 maschi e una femmina, di età media 76 anni, con diagnosi istologica di MCC. Le lesioni erano localizzate nel distretto cervico-facciale: 2 nella palpebra inferiore sinistra, 1 all’arcata sopraccigliare sinistra, 1 al padiglione auricolare destro. Tutti i pazienti sono giunti con malattia diagnosticata tramite biopsia escissionale. Sono stati sottoposti ad ampliamento dell’exeresi locale ed a linfoadenectomia con metodica del linfonodo sentinella previa linfoscintigrafia preoperatoria. In uno dei pazienti, data la localizzazione della radiocaptazione, si è ritenuto opportuno procedere a parotidectomia preneurale. La valutazione istologica del MCC è stata confermata con l’immunoistochimica. Il follow-up è stato condotto tramite PET-TC. Risultati: In un paziente l’esame istologico (E.I.) definitivo ha documentato la presenza di metastasi da MCC in 2 linfonodi. Non sono stati effettuati ulteriori trattamenti in quanto era il paziente già sottoposto a parotidectomia preneurale con linfoadenopatie positive localizzate a livello del polo superiore del lobo superficiale della parotide con tessuto parotideo perinodale libero da neoplasia. In 3 pazienti l’E.I. definitivo è risultato negativo per malattia. In un secondo tempo 1 di questi 3 pazienti ha riportato una ipercaptazione latero-cervicale alla PET-TC di follow-up, pertanto è stato sottoposto a parotidectomia totale + svuotamento latero-cervicale radicale modificato (I-V). All’E.I. è risultato positivo per MCC in 2 su 21 linfonodi esaminati e per tale motivo è stato sottoposto a Radioterapia complementare. Attualmente i 4 pazienti sono viventi e liberi da malattia. Conclusioni: Al giorno d’oggi, non c’è un algoritmo definito per la diagnosi ed il follow-up di MCC. L’escissione radicale della lesione associata alla metodica del linfonodo sentinella raccoglie sempre più consensi nel tempo. Nella nostra esperienza l’associazione delle metodiche linfonodo sentinella e PET-TC è risultata efficace.

57. IL CARCINOMA PARATIROIDEO: CASE REPORT E REVISIONE DELLA LETTERATURA

Alberici Maria Paola Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena Bruzzi Caterina - Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Ospedale Ramazzini di Carpi (MO) Barrotta Enrico - Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Ospedale Ramazzini di Carpi (MO) Papi Giampaolo - Struttura complessa di Medicina, Ospedale Ramazzini di Carpi (MO) Ghidini Angelo - Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Ospedale Ramazzini di Carpi (MO)/ Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena Presutti Livio - Struttura complessa di Otorinolaringoiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena Razionale: Il carcinoma paratiroideo rappresenta una rara neoplasia endocrinologica (<1%) e un altrettanto rara causa di iperparatiroidismo. Il riconoscimento, la gestione della diagnosi preoperatoria, nonché le strategie chirurgiche risultano essere particolarmente difficoltose visto l'esiguo numero di casi descritti in letteratura. Per una corretta gestione, di fondamentale importanza risulta essere la collaborazione tra il chirurgo, lo specialista endocrinologo, il radiologo e l'oncologo per il follow up successivo. Materiali e metodi: Verrà presentato, durante la comunicazione, il case-report di una signora di 47 anni a cui è stato riscontrato, durante gli accertamenti per una sospetta tiroidite, una neoformazione della paratiroide inferiore destra di 80 mm con estensione in mediastino superiore. In anamnesi vi erano solo episodi di nefrolitiasi e rush cutanei a livello cervicale anteriore. Durante gli accertamenti sono stati riscontrati un iperparatiroidismo e ipercalcemia (11,2 mg/dl). In accordo con il team multidisciplinare si è deciso di sottoporre la paziente ad un intervento di paratiroidectomia inferiore destra associata ad emitiroidectomia destra e svuotamento del comparto centrale. Risultati: La strategia chirurgica è stata radicale e il carcinoma è risultato essere limitato alla sola paratiroide, nonostante le dimensioni significative. La scelta di eseguire l'emitiroidectomia e lo svuotamento del comparto centrale è stata presa in accordo con i dati della letteratura per assicurare una maggior radicalità oncologica. In accordo con il centro nazionale di riferimento per il carcinoma paratiroideo non è stato proposto nessun trattamento adiuvante. La paziente a 12 mesi dall'intervento risulta NED. Conclusioni: La gestione del carcinoma paratiroideo risulta complessa non solo nell'atto diagnostico, ma anche nell'atto chirurgico, non essendovi infatti linee guida comuni data l'esigua casistica. Un attento follow up ecografico e laboratoristico permetterà di individuare precocemente eventuali recidive loco-regionali.

58. QUALITY OF LIFE IN ORAL CANCER PATIENTS: PRE- AND POST-OPERATIVE ASSESSMENT WITH SF-36 QUESTIONNAIRE

Baj Alessandro Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Università degli Studi di Milano Bolzoni Alessandro - Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Università degli Studi di Milano Sesenna E., Ferri A., Ramieri G., Gessaroli M., Campobassi M., Valentini V., Cassoni A., Califano L., Dell’Aversana Orabona G., Masserelli O., De Riu G., Cocchi R., Copelli C., Tewfik K., Tartaro G., Ronchi P., Segna E., Varazzani A., Zavattero E., Della Monaca M., Tarabbia F., Giannì Aldo Bruno. Razionale: The standard treatment for oral cancer is surgery: tumor resection on free margin could lead to good oncological results but the resection could ends in several detrimental of the global health. Right now, free flap microvascular reconstruction permits to obtain the best possible morphofunctional results. However, even the best surgery leaves some tracks on the patients: the worsening of speech and swallowing, some facial deformity and, not less important, the emotional aspects related to the cancer itself and to the its treatment. So, it’s important to evaluate the outcome of the surgery considering not only the clinical aspects but also the global quality of life (QoL) perceived by the patients. Materiali e metodi: Starting from October 2014, we submitted the Italian version of SF-36 to every oncological patients that have undergone to major oncological demolition followed by microvascular reconstruction: our population is formed by 84 patients that fill the questionnaires before the surgery and 12 months later. 50 patients were under 70 years, 34 over. Elaborating the SF-36 results, we obtained the short index of the SF-12 that resume all the data in two values: Physical health Composite Score (PCS) and Mental health Composite Score (MCS). The population has been divided in different subgroups according to the age. We also compared our patients score with the database of the general population. Risultati: According to the increasing incidence of oral cancer in the elderly, and the consequent problems of the surgical treatment of these patients, the analysis has been particularly focused on the difference between young and elderly patients, choosing as cut off the age of 70. The results are summarized in the table beside [Tab. 1]: the columns show the different values obtained from the “young” patients (U70) and from the “elderly” ones (O70). Right now, we can affirm that the difference in pre and post-operative PCS core is similar in the both groups (-4,45 in U70 group, -3,77 in O70), more remarkable is the variation of MCS score: -2,33 in the U70 group, but +0,85 in the O70 group. Conclusioni: According to the longer expectancy of life, the yearly incidence of cancer of the upper respiratory and digestive tract increases gradually with age, reaching the peak around 70-74 y in males and 85 y in females. Tumour resection and neck dissection is actually the standard treatment protocol. This approach lead to a lengthening in life free of disease but the oncological cervicofacial surgery could ends in several detrimental outcome for the global health of the patient. Free flap reconstruction has reached exceptional outcomes preserving oral cavity functions and avoiding facial residual deformity, however the indications for it have been traditionally limited and the elderly patients have been often excluded from this opportunity. In order to offer the best possible therapy also for these patients, whose number is constantly increasing, recently, many studies have assessed the technical feasibility of microvascular reconstruction in this population: our study, not already concluded, aims to collect the perceived

index of QoL, analysing if this parameter supports or not the use of microvascular reconstruction in oncological elderly patients. Right now, we can affirm that the elderly bear the surgery as the “young patients”, and, even more, they can beneficiate from an improvement in the emotional area.

59. BLOCCO RESEZIONE PAROTIDO TEMPORALE PER I TUMORI PAROTIDEI AVANZATI

Borsetto Daniele U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Zanoletti Elisabetta - U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Franchella Sebastiano - U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Pavone Chiara - U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Munari Sara - U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Martini Alessandro - U.O.C. Otorinolaringoiatria, Università degli studi di Padova Razionale: La blocco resezione temporale laterale estesa alla parotide, è una tecnica chirurgica già descritta nel trattamento dei SCC primitivi dell’osso temporale a partenza del CUE. La blocco resezione parotido-temporale (BRPT) si base sui medesimi principi oncologici di exeresi in blocco del T parotideo dove l’invasione dell’orecchio sia la conseguenza dello stadio della malattia. Lo scopo dello studio è una proposta per il trattamento dei T4 parotidei con invasione dell’orecchio analizzando le problematiche connesse alla resezione a margini sani e gli outcomes, avvalendosi anche dei dati in letteratura. Materiali e metodi: La BRPT è una tecnica chirurgica che associa la resezione parotidea totale con la petrosectomia laterale permettendo una exeresi in blocco, a margini sani, di una regione anatomica delimitata superiormente dal tegmen tympani fino al tetto della glenoide, anteriormente dal margine posteriore della glenoide a seconda che la resezione comprenda il condilo o meno, posteriormente dall’osso mastoideo e timpanico in blocco con i tessuti molli adiacenti. Inferiormnete il limite è lo svuotamento laterocervicale (SLC) mentre medialmente è l’asse carotideo fino al suo ingresso nell’osso petroso. Il nervo facciale (FN) risulta essere incluso nella resezione. Presentiamo uno dei casi da noi gestiti con BRPT: P.I. 83aa, affetto da adenocarcinoma scarsamente differenziato della parotide pT4 N0 che invadeva cranialmente il CUE, medialmente lo spazio retrofaringeo e infratemporale, anteriormente il versante posteriore dell’ATM, posteriormente apice mastoideo e 1/3 prossimale dello SCM. Risultati: I T4 della parotide, pur avendo una scarsa prognosi, risultano avere un’aspettativa di vita migliore rispetto ai carcinomi primitivi del temporale. L’intervento chirurgico di BRPT può avere fini di radicalità oncologica con intento curativo o di controllo loco-regionale della malattia anche nei casi avanzati. La pianificazione di un innesto sul FN varia anche in base alla prognosi del paziente e al suo stadio di malattia. Nel nostro paziente è stata eseguita una BRPT con associato SLC omolaterale dei livelli II-V senza concomitante ricostruzione del FN: il decorso post operatorio è stato regolare ed il paziente sottoposto a RT adiuvante. Conclusioni: La BRPT associata allo SLC permette di ottenere una exeresi a margini sani. La differenza di prospettiva, maturata dalle BRPT per T primitivi dell’orecchio, è che non è il T a guidare la resezione ma i piani sani liberi da malattia individuati preoperatoriamente all’imaging, al fine di fornire un esame istologico che inglobi il tumore (osso compreso). Il sacrificio del FN appare indispensabile nei T a questo stadio al fine di rispettare i canoni di radicalità oncologica. Una sua ricostruzione se indicato deve essere eseguita contestualmente alla fase di demolizione.

60. VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA IN PAZIENTI TRATTATI CON CHEMIO E RADIOTERAPIA PER CARCINOMA OROFARINGEO VERSUS PAZIENTI TRATTATI CON CHIRURGIA E TERAPIA ADIUVANTE

Biafora Matteo Ospedale San Raffaele Bondi Stefano Ramella Barbara Dell'Oca Italo Gemma Marco Bussi Mario Razionale: valutazione della deglutizione e della qualità di vita in pazienti trattati per carcinoma orofaringeo. Nello specifico si sono valutati due gruppi omogenei per età, follow-up e stadio di malattia per indagare eventuali differenze a carico della deglutizione a distanza dai trattamenti. Materiali e metodi: 22 pazienti trattati con protocollo di preservazione d’organo (gruppo A) and 12 trattati con chirurgia e terapia adiuvante (gruppo B). I pazienti sono stati valutati con questionari auto-somministrati (H & N 35 and H & N C30). Il grado di disfagia è stato valutato con scala DOSS durante prove di deglutizione effettuate sotto controllo videolaringoscopico. Risultati: 81.8% dei pazienti del gruppo A sono HPV+ mentre nel gruppo B la percentuale era del 83.3%. Il 54.5% dei pazienti del gruppo A sono fumatori mentre nel gruppo B la percentuale sale al 66.7%. LA scale DOSS è significativamente (p = 0.0065) più alta nei pazienti del gruppo A (valore medio 6.7 versus 6 nel gruppo B). Gli items valutati con il questionario HN C30 non sono risultati significativamente differenti nei due gruppi mentre sono risultati significativamente più alti alcuni items del questionario H%N35 (gli items D49, 52, 53, 54, 57, 59, 62) nel gruppo B. Conclusioni: il trattamento con radiochemioterapia è meno invasivo del trattamento chirurgico e garantisce una migliore qualità della vita e una più efficace conservazione della deglutizione (valutata con la scala DOSS) con eguali risultati oncologici.

61. METASTASI LINFONODALI DA CARCINOMA SQUAMOSO CUTANEO DEL DISTETTO TESTA COLLO: LA NOSTRA ESPERIENZA.

Lupato Valentina SOC di Otorinolaringoiatria.Azienda Ospedaliera “S. Maria degli Angeli”, Pordenone Barzan Luigi - Dipartimento di Chirurgia. Centro di Riferimento Oncologico (CRO) Istituto Nazionale Tumori, Aviano (PN). Esposito Adelaide Giacomarra Vittorio - SOC di Otorinolaringoiatria.Azienda Ospedaliera “S. Maria degli Angeli”, Pordenone. Razionale: E' stata eseguita una valutazione retrospettiva sulla metastatizzazione ai linfonodi regionali da carcinoma squamoso cutaneo (CSC) per studiarne il pattern di diffusione. Se è noto che la probabilità di metastatizzazione ai linfonodi regionali è decisamente inferiore rispetto ai carcinomi mucosi e che questo peggiora significativamente la prognosi, è oggetto di dibattito la corretta estensione del trattamento delle aree linfatiche. Materiali e metodi: Dal 1998 al 2016 52 pazienti con CSC sono stati sottoposti a svuotamento latero-cervicale +/- parotidectomia. In 14 pazienti, con T ad elevato richio di metastatizzazione, la chirurgia sui linfonodi è stata elettiva, in 38 pazienti terapeutico. E’ stato distinto lo stato dei linfonodi intraparotidei (P) dallo stato dei linfonodi latero-cervicali (N). Risultati: Due pazienti (14,2%) dei 14 sottoposti a svuotamento elettivo si sono rivelati pN+, mentre 2 pazienti (5,2%) dei 38 cN+, dopo la chirurgia si sono dimostrati pN0. Tutti i pazienti (25/25) sottoposti a parotidectomia terapeutica si sono rivelati pP+ e tutti quelli sottoposti a parotidectomia elettiva (7/7) si sono dimostrati pP-. Su 25 pazienti cP+ 18 erano cN0, di questi uno solo si è rivelato pN+ (5%), mentre tutti i cP+N+ si sono rivelati tali (pP+N+). Su 20 pazienti sottoposti a solo svuotamento del collo, senza parotidectomia, 11 erano cN+ e 9 cN0. I primi si sono dimostrati effettivamente pN+ in 10 casi su 11 (90,9%); i secondi, sottoposti a svuotamento elettivo, hanno mostrato in un solo caso coinvolgimento linfonodale al collo (11%). Il follow up mediano è stato di 24 mesi (range 1-197 mesi). Ventisei pazienti hanno sviluppato metastasi linfonfodali successivamente al trattamento sul T, mediana mesi 9,5 (range 1-41). A 3 anni il controllo loco-regionale è stato dell’87,7%, la sopravvivenza libera da eventi dell’85%, e la sopravvivenza specifica per malattia del 94,9%. Una paziente ha presentato una progressione su N durante la RT adiuvante, un paziente ha sviluppato metastasi a distanza, due pazienti sono deceduti per progressione su T. Conclusioni: Il trattamento elettivo del collo e della parotide nei CSC del distretto testa collo non sembra indicato visto il basso rischio di metastatizzazione. Lo svuotamento latero-cervicale elettivo nei pazienti con metastasi intraparotidee, così come la parotidectomia elettiva nei pazienti N+ solo su collo, sono oggetto di dibattito, anche in considerazione della possbilità di una RT adiuvante. Alla luce della nostra casistica, il trattamento del collo nei pazienti cP+N0 potrebbe essere evitato per la bassa probabilità di coinvolgimento linfonodale. Inoltre il fatto che tutti i pazienti cP0 sottoposti a parotidectomia elettiva si siano effettivamente rivelati pP0, ci suggerirebbe di evitare la chirurgia sulla parotide limitandoci allo svuotamento del collo nei casi cN+.

62. SURGICAL APPROACHES TO THE PARAPHARYNGEAL SPACE: AN ANATOMICAL-QUANTIFICATION STUDY

Rampinelli Vittorio Unit of Otorhinolaryngology, University of Brescia, Brescia, Italy Ferrari Marco Mercandelli Elena Lancini Davide Rondi Paolo Schreiber Alberto Lombardi Davide Doglietto Francesco Nicolai Piero Razionale: The parapharyngeal space (PPS) is a deep space of the neck lateral to the pharynx and extending from the skull base to the hyoid bone. The PPS houses a number of noble neurovascular structures and can harbor several types of benign or malignant tumors. In the literature, studies reporting objective data and quantifications to compare surgical approaches to the PPS are lacking. Materiali e metodi: Six cadaver heads (12 sides) were employed for the study. PPS was divided in 5 subsites (upper prestyloid, upper retrostyloid, middle prestyloid, middle retrostyloid, and lower). The following lateral surgical approaches were performed bilaterally: transcervical (TC), transparotid (TP), transcervical-transparotid (TCP), modified transcervical-transparotid (MTCP), transcervical-transmandibular (TCMan), transmastoid (TMas), and type C infratemporal (IT-C). The following anterior surgical approaches were performed bilaterally: transnasal medial (TNM), transnasal lateral (TNL), sublabial-transantral (TA), transoral-pharyngeal (TOP), transoral-transvestibular (TOV), transfacial-transmandibular (TFMan). Surgical approaches were compared both qualitatively (trajectory and exposure of neurovascular structures) and quantitatively (exposure of PPS subsites). Moreover, surgical approaches were quantified with neuronavigation using dedicated software (ApproachViewer, GTxEyesII, Toronto, Canada). Risultati: TCP and MTCP showed the greatest exposure, allowing to reach all the subsites of the PPS. Middle and lower PPS were adequately exposed with TC, TCMan, and TFMan. TMas, IT-C, TNM, TNL, and TA were appropriate only for the upper PPS. TOP surgical exposure was limited to the middle PPS. Retrostyloid subsites were always more difficult to expose compared with respective prestyloid counterparts. Noble neurovascular structures were at major risk of injury with TP, TCP, TMas, IT-C, TNL, and TFMan. Conclusioni: The present preclinical anatomical study quantitatively delineated the limitations and advantages of surgical corridors to the PPS. The surgical approach should be properly chosen according to the size and topographic extension of the lesion, also considering neurovascular structures at risk of injury during surgery. Moreover, histology (i.e. malignant vs. benign, salivary vs. neurogenic) and vascularization of the lesion should be always taken into account when choosing the adequate approach. In selected cases, multiportal approaches might be considered to minimize surgical morbidity.

63. TRATTAMENTO DEL COLLO NEI TUMORI MALIGNI DELLA GHIANDOLA PAROTIDE

Piccioni Lucia Oriella Ospedale San Raffaele Milano Battista Rosa Alessia - Ospedale San Raffaele Milano Ferraro Milena - Ospedale San Raffaele Milano Toma Salvatore - Ospedale San Raffaele Milano Bussi Mario - Ospedale San Raffaele Milano Razionale: Le neoplasie maligne delle ghiandole salivari sono relativamente rare, risultando circa il 3-10% di tutti i tumori maligni del distretto Testa-collo. I tumori delle ghiandole salivari sono un gruppo eterogeneo di neoplasie e rappresentano una sfida diagnostica e terapeutica per il patologo e il chirurgo. A causa della eterogeneità istomorfologica e della variabilità del decorso clinico dei carcinomi delle ghiandole salivari, il trattamento del collo rimane fortemente dibatutto quando la clinica e l’imaging pre-operatorio risultino non dirimenti circa la presenza di coinvolgimento linfonodale (cNO). Infatti, le metastasi cervicali linfonodali sono il maggior fattore prognostico e terapeutico nel tumore della parotide. In letteratura il rischio di metastasi linfonodali occulte è molto variabile (12-45%) Materiali e metodi: Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di esaminare l’indicazione per il trattamento chirurgico elettivo del collo in pazienti cNO. Risultati: Presentiamo la nostra esperienza presso l’ospedale San Raffaele, divisione Testa e Collo, su un periodo di 7 anni. Abbiamo esaminato 21 pazienti affetti da tumore maligno della parotide trattati con dissezione elettiva del collo (livelli Ib-IV). Conclusioni: Una migliore conoscenza della stadiazione tumorale e del grado istologico è necessaria per una corretta predizione prognostica, un più accurato counselling del paziente e una chiara pianificazione terapeutica.

64. LINFOMA PRIMARIO DELLA PAROTIDE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO

Ferraro Milena Ospedale San Raffaele Milano Piccioni Lucia Oriella - Ospedale San Raffaele Milano Battista Rosa Alessia - Ospedale San Raffaele Milano Toma Salvatore - Ospedale San Raffaele Milano Bussi Mario - Ospedale San Raffaele Milano Razionale: I linfomi delle ghiandole salivari maggiori rappresentano circa il 5% dei linfomi extranodali e il 2% dei tumori primitivi salivari. Fra questi, il linfoma primario della ghiandola parotide è una patologia infrequente. All’esame obiettivo risulta indistinguibile dalle altre masse parotidee; tuttavia è importante considerarlo nella diagnosi differenziale durante l’esame clinico delle neoformazioni della ghiandola parotide. I linfomi parotidei sono più frequentemente linfomi non-Hodgkin a cellule B. Si può trattare di insorgenza de novo, non correlata ad altre patologie, o di un processo secondario a scialoadeniti linfoepiteliali. Peraltro, il linfoma Hodgkin che si verifica nel contesto della ghiandola parotide rappresenta, probabilmente, il coinvolgimento patologico dei linfonodi intraparotidei. Materiali e metodi: Viene qui presentata la nostra esperienza presso l’Ospedale San Raffaele, divisione Testa-Colo. Nell’arco di 6 anni, un totale di 274 pazienti è stato sottoposto a trattamento chirurgico per neoformazione parotidea. Risultati: Il 5% (14 pazienti) sono stati diagnosticati come linfomi della parotide; in 9 pazienti si trattava di linfomi primari mentre 5 pazienti presentavano un linfoma dei linfonodi periparotidei. L’esame citologico (FNAC) non è risultato diagnostico. La diagnosi definitiva si è ottenuta solo su un adeguato campione chirurgico di tessuto parotideo asportato. Conclusioni: La chirurgia della ghiandola parotide è fortemente raccomandata sia per il trattamento del tumore, sia per assicurare una corretta diagnosi istologica. La radioterapia e la chemioterapia dovrebbero poi essere considerate dopo la chirurgia nei casi di malattia disseminata.

65. TRATTAMENTO DEL CARCINOMA DELLA TIROIDE

Tagliabue Alberto Ospedale Perrino Brindisi Razionale: L'intervento di tiroidectomia totale può rappresentare il gold standard nel trattamento del carcinoma tiroideo. In particolare vengono valutate le incidenze dei deficit ricorrenziali definitivi degli ipoparatiroidismi in relazione al numero di paratiroidi conservate,le giornate di degenza e la durata media degli interventi. Vengono inoltre considerate le incidenze delle metastasi regionali del comparto centrale e delle logge laterocervicali. Materiali e metodi: nel decennio 2000-2010 sono stati eseguiti 839 interventi di tiroidectomia totale con rilievo di 90 carcinomi. Tutti i carcinomi sono stati trattati con tiroidectomia totale con dissezione del comparto centrale e, al bisogno, dei livelli laterocervicali. Risultati: vengono valutate le corresponsioni cito-istologiche alla luce delle categorie TIR 3- 4- 5 e l’incidenza delle complicanze. Conclusioni: la chirurgia della tiroide può essere di competenza otorinolaringoiatrica nella gestione di T e di N e nella soluzione delle complicanze.