Omelia apertura anno accademico 2012

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S. Salvatore. Apertura anno accademico 2012/13 Messa del giorno: Gb 38,1.12-21;40,3-5 ; Lc 10,13-16 Omelia (spunti) 1. Il cap. 38 di Giobbe introduce un’importante passaggio nel libro: la risposta di Dio. Dopo le diverse e laceranti discussioni tra Giobbe e i suoi amici, dopo le riflessioni amare di Giobbe sulla vita e su Dio, e le domande che a Lui vengono rivolte, alla fine Dio risponde. In realtà non è una vera e propria risposta. Dio non entra assolutamente nel merito delle discussioni precedenti e non interloquisce con Giobbe sulle importanti domande a Lui rivolte. Dio si rivolge a Giobbe con ironia, chiedendogli dov’era lui, quando l’universo veniva creato e cosa sa lui del corso degli eventi della creazione. 2. La prima risposta di Giobbe è di ammutolimento. Giobbe non parlerà più. In realtà parlerà ancora. Lo ascolteremo domani, con la risposta famosa, che è la chiave di comprensione dell’intero libro. 3. Carl Barth, in un suo famoso commentario sul libro di Giobbe dice che Dio non risponde alle questioni poste da Giobbe. La risposta è Dio stesso. Intende dire che questo capitolo porta Dio direttamente di fronte a Giobbe, senza mediazioni. 4. Ci viene detto, insomma, che alla fine ciò che conta è Dio e la relazione con Lui che non può essere funzionale a qualcosa. Non si ama Dio perché è giusto e rende giustizia al giusto e punisce il colpevole, come alludevano i tre amici. Dio non è ridotto ad una funzione per noi. Dio è Dio e basta. Giobbe alla fine comprenderà questo importante aspetto della vita di fede. 5. In questo anno della fede che sta per iniziare, dovremmo prendere questa figura e tante altre dell’AT e del NT come riferimento per la vita di fede. Anche noi corriamo il rischio di rendere Dio e la nostra fede in lui funzionale a qualcosa, e dobbiamo chiederci se i programmi e le iniziative che si avvieranno in questo anno saranno funzionali per qualcosa, o saranno il frutto di un’esperienza che nutre la nostra vita spirituale e che vogliamo fare conoscere e comunicare. 6. Lo studio della Parola e della Teologia che state per iniziare quest’anno vi porti a questa conoscenza piena e vera del Signore. 7. S. Francesco soleva distinguere tra scienza e sapienza. Scienza viene da scire, che significa dividere, mentre sapienza viene da sápere, che significa dare sapore. La scienza ha bisogno di dividere, spezzettare l’oggetto del suo studio, per conoscerlo meglio, appunto, nelle sue dinamiche interne. In questo modo però può cadere nel rischio di presumere di possederlo. Può anche cadere nel rischio di perdere di vista il tutto, l’insieme, il senso delle cose che studia. 1

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S. Salvatore. Apertura anno accademico 2012/13 Messa del giorno: Gb 38,1.12-21;40,3-5; Lc 10,13-16

Omelia (spunti) 1. Il cap. 38 di Giobbe introduce un’importante passaggio nel libro: la

risposta di Dio. Dopo le diverse e laceranti discussioni tra Giobbe e i suoi amici, dopo le riflessioni amare di Giobbe sulla vita e su Dio, e le domande che a Lui vengono rivolte, alla fine Dio risponde. In realtà non è una vera e propria risposta. Dio non entra assolutamente nel merito delle discussioni precedenti e non interloquisce con Giobbe sulle importanti domande a Lui rivolte. Dio si rivolge a Giobbe con ironia, chiedendogli dov’era lui, quando l’universo veniva creato e cosa sa lui del corso degli eventi della creazione.

2. La prima risposta di Giobbe è di ammutolimento. Giobbe non parlerà più. In realtà parlerà ancora. Lo ascolteremo domani, con la risposta famosa, che è la chiave di comprensione dell’intero libro.

3. Carl Barth, in un suo famoso commentario sul libro di Giobbe dice che Dio non risponde alle questioni poste da Giobbe. La risposta è Dio stesso. Intende dire che questo capitolo porta Dio direttamente di fronte a Giobbe, senza mediazioni.

4. Ci viene detto, insomma, che alla fine ciò che conta è Dio e la relazione con Lui che non può essere funzionale a qualcosa. Non si ama Dio perché è giusto e rende giustizia al giusto e punisce il colpevole, come alludevano i tre amici. Dio non è ridotto ad una funzione per noi. Dio è Dio e basta. Giobbe alla fine comprenderà questo importante aspetto della vita di fede.

5. In questo anno della fede che sta per iniziare, dovremmo prendere questa figura e tante altre dell’AT e del NT come riferimento per la vita di fede. Anche noi corriamo il rischio di rendere Dio e la nostra fede in lui funzionale a qualcosa, e dobbiamo chiederci se i programmi e le iniziative che si avvieranno in questo anno saranno funzionali per qualcosa, o saranno il frutto di un’esperienza che nutre la nostra vita spirituale e che vogliamo fare conoscere e comunicare.

6. Lo studio della Parola e della Teologia che state per iniziare quest’anno vi porti a questa conoscenza piena e vera del Signore.

7. S. Francesco soleva distinguere tra scienza e sapienza. Scienza viene da scire, che significa dividere, mentre sapienza viene da sápere, che significa dare sapore. La scienza ha bisogno di dividere, spezzettare l’oggetto del suo studio, per conoscerlo meglio, appunto, nelle sue dinamiche interne. In questo modo però può cadere nel rischio di presumere di possederlo. Può anche cadere nel rischio di perdere di vista il tutto, l’insieme, il senso delle cose che studia.

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La sapienza è la capacità di dare un sapore, un senso alle cose che si studiano, di dare loro un orientamento e una sintesi. “1 Dice l’Apostolo: «La lettera uccide, lo spirito invece dà vita». 2 Sono morti a causa della lettera coloro che unicamente bramano sapere le sole parole, per essere ritenuti i più sapienti in mezzo agli altri e potere acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici.

3 Cosi pure sono morti a causa della lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. 4 E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io, ma la restituiscono, con la parola e con l’esempio, all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.” (S. Francesco. Ammonizione VII).

8. Nello studio che affronterete quest’anno, analizzerete i vari processi di formazione della Parola, di riflessione teologica, delle conseguenze morali che la partecipazione alla vita di Cristo comporta, e così via.

9. La fatica più importante sarà quella di dare un senso al vostro studio e saperlo orientare, illuminare e nutrire. La preghiera è lo strumento necessario e imprescindibile. Solo la preghiera vi aiuterà a fare quella sintesi necessaria tra lo studio e la vita di fede, orientando tutto a Cristo, la primizia. Lo scienziato che con superficialità pensasse che studio e preghiera dovessero essere due ambiti separati, diventerà come colui che considera la conoscenza acquisita come suo possesso e sua verità. Uomo di scienza (divisione) e non di sapienza. “2 Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola” (S. Francesco, Lettera a S. Antonio)”.

10. Auguri per un anno ricco esperienza e di conoscenza.

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