Omaggio a Manitou

40
OMAGGIO A MANITOU libri sui Nativi americani nel catalogo della Biblioteca Cervetto

description

Numero monografico. Bibliografia dei libri presenti nel catalogo della Biblioteca Cervetto sul "Popolo degli Uomini", i nativi del Nord America. Illustrata con i quadri del grande artista ligure Luigi Grande.

Transcript of Omaggio a Manitou

Page 1: Omaggio a Manitou

OMAGGIO A MANITOU

libri sui Nativi americani nel catalogo della Biblioteca Cervetto

Page 2: Omaggio a Manitou

MUNICIPIO V°VALPOLCEVERA

Page 3: Omaggio a Manitou

Introduco questa piccola bibliografia, magnificamente illustrata dai dipinti diun celebre pittore, con questa lettera scritta nel 1855 dal grande capo indianoSeathl intendendo così rendere omaggio al grande popolo di Manitou e che,sono certa, farà riflettere meglio di ogni altra parola.

La Responsabile della Biblioteca CervettoDott.ssa Lancilla Farinelli

LETTERA DEL CAPO INDIANO SEATL AL PRESIDENTE DEGLI STATIUNITI D’AMERICA

(Dopo che il Governo degli Stati Uniti aveva espresso l’intenzione di acquisireil territorio della tribù Duwamish, nell’odierno stato di Washington, il capoindiano Seathl, scrisse una lettera al Presidente Nordamericano FranklinPierce nel 1855).

Il Grande capo di Washington, ci informa che desidera comprare la no­stra terra. Il Grande Capo ci ha anche assicurato circa la sua amica e benevo­lenza nei nostri confronti. Questo è gentile da parte sua , perché noi sappiamoche non necessita della nostra amicizia. Però rifletteremo sulla tua offerta,perché sappiamo che se non lo facciamo, l’uomo bianco verrà con le armi e siprenderà la nostra terra. Il Grande Capo in Washington, può confidare inquello che il Capo Seathl dice, con la stessa certezza con la quale i nostrifratelli bianchi, possono confidare nell’alternanza delle stagioni durante glianni. La mia parola è come le stelle, esse non impallidiscono.

Come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra?Quest’idea ci è estranea. Noi non siamo padroni della purezza dell’aria o dellosplendore dell’acqua. Come potete allora comprarli da noi? Decidiamo solosul nostro tempo. Questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni foglia rilucente,tutte le spiagge di fine sabbia, ogni velo di nebbia nelle foreste scure, ogni ba­gliore di luce e tutti gli insetti che vibrano sono sacri nelle tradizioni e nellacoscienza del mio popolo. Sappiamo che l’uomo bianco non comprende il no­stro modo di vita. Per lui, una zolla di terra è uguale all’altra. Perché egli è un

3

Page 4: Omaggio a Manitou

estraneo che viene di notte e ruba tutto quello di cui necessita. La terra non èsua sorella, e dopo averla esaurita, lui va via. Lascia dietro di sé la tomba disuo padre, senza rimorsi di coscienza. Ruba la terra dei suo figli. Non rispetta.Scorda la sepoltura dei suoi antenati e il diritto del propri figli. La sua sete dipossesso, impoverirà la terra e lascerà dietro di sé deserti. La vista delle tuacittà è un tormento per gli occhi del pellerossa, un selvaggio che non capisceniente. Non si può incontrare la pace nella città dell’uomo bianco. Né un luogodove si possa udire lo sboccare delle foglie in primavera o il tintinnare delle alidegli insetti. Forse per il fatto di essere un selvaggio che non capisce niente, ilfracasso delle città è per me un affronto alle orecchie.

E che specie di vita è quella in cui l’uomo non può udire la voce delcorvo notturno o il dialogare dei rospi nella lagna, di notte?Un indio preferisce il soave sussurro della brezza sullo specchio d’acqua ed ilproprio odore del vento, purificato dalla pioggia di mezzogiorno e dall’aromadei pini. L’aria è preziosa per il pellerossa. Perché tutti gli esseri viventi respi­rano la stessa aria: animali, alberi, uomini. Non pare che l’uomo bianchi siinteressi dell’aria che respira. Come un moribondo, egli è insensibile al cattivoodore. Se io mi decidessi ad accettare, imporrei una condizione: l’uomo biancodeve trattare gli animali come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio enon capisco che possa essere certo in un'altra forma. Ho visto migliaia di bi­sonti imputridendo nella prateria, abbandonati dall’uomo bianco che liabbatteva con tiri di fucile sparati dai treni in corsa. Sono un selvaggio e noncapisco come un fumoso cavallo di ferro possa avere più valore di un bisonteche noi, gli indiani, uccidiamo solo per sostenere la nostra propria vita.

Che cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali non esistesseropiù, gli uomini morirebbero di solitudine spirituale, perché tutto quello chesuccede agli animali, può attingere anche gli uomini. Tutto si relaziona. Tuttoquello che ferisce la terra, ferisce anche i figli della terra. I nostri figli vedrannoi loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri soccombono sotto il pesodella vergogna. E dopo la sconfitta passano il tempo in ozio, avvelenando illoro corpo, con alimenti, dolci e bevande ardenti. Non ha molta importanzadove passeremo i nostri ultimi giorni: non sono molti. Alcune ore in più, forsesolo qualche inverno, e nessuno dei figli delle grandi tribù che vissero in que­sta terra o che hanno vagato in piccole bande nei boschi, resterà per piangeresulle tombe, un popolo che un giorno fu tanto potente e pieno di fede in sé co­

4

Page 5: Omaggio a Manitou

me il nostro. Una cosa sappiamo che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà ilnostro Dio è lo stesso Dio. Egli pensa forse che lo può possedere alla stessamaniera di come desidera possedere la nostra terra. Ma non può. Egli è Diodell’umanità intera. E vuol bene ugualmente al pellerossa come all’uomobianco. La terra è amata da Lui. E causare danno alla terra significa dimostraredisprezzo al suo Creatore. Anche l’uomo bianco scomparirà, forse più in frettadelle altre razze. Continua inquinando il tuo proprio letto e morirai una notte,soffocato dai tuoi propri rifiuti. dopo aver abbattuto l’ultimo bisonte e domatotutti i cavalli selvaggi, quando i boschi misteriosi puzzeranno di gente e le ri­pide colline si riempiranno di vociferanti donne, cosa resterà delle savane?non esisteranno più. e le aquile? Saranno andate via. Rimarrà solo di direaddio alla rondine della torre e alla caccia della fine della vita e comincerà lalotta per sopravvivere. Forse capiremmo, se conoscessimo con che sogna l’uo­mo bianco, se sapessimo quali speranze trasmette ai suoi figli nelle lunghenotti invernali, quali prospettive di futuro offre alla sua mente perché possaformare i desideri per il giorno di domani. Ma noi siamo selvaggi. I sognidell’uomo bianco sono occulti per noi. E siccome sono occulti, dobbiamo sce­gliere il nostro camino.

Se acconsentissimo, sarebbe per garantire le riserve che ci prometteste.Là, forse, potremmo vivere i nostri ultimi giorni come noi desideriamo. Dopoche l’ultimo pellerossa sia partito ed il suo ricordo non sia più che l’ombra diuna nuvola che passa sulle praterie, l’anima del mio popolo continuerà a vive­re in queste foreste e spiagge perché noi le amiamo come un neonato ama ilbattito del cuore della sua mamma. Se ti venderemo la nostra terra, amala co­me noi la amavamo. Proteggila come noi la proteggiamo. Non ti scordare maicome era la terra quando ne prendesti possesso. E con tutta la tua fora ed iltuo potere, e tutto il tuo cuore, conservala per i tuoi figli. Una cosa sappiamo:il nostro Dio è lo stesso Dio: Questa terra è amata da Lui.Neanche l’uomo bianco può evitare il nostro comune destino.

5

Page 6: Omaggio a Manitou

Haley, James L.Gli Apache: storia e cultura di un grande popoloMilano, Mursia, 1986Collocazione 970.1 HALLa cultura Apache è una delle culture meno note fra quelle degli Indianid’America e ciò è dovuto in gran parte alla violenza che caratterizzò i lororapporti con gli americani.Popolo riservato specie nelle usanze e cerimonie religiose, quest’opera tenta dipresentarlo sotto una nuova prospettiva, orientando la storia e l’etnologia inun’unica visione che non racconta la storia di eroi, non di uomini bianchi eneri ma di uomini nella buona e nella cattiva sorte.

Apache, Olio su tela, cm. 90 x 70, 2009

6

Page 7: Omaggio a Manitou

7

Dyk, WalterNavaho: una vita selvaggiaMilano, Rusconi, 1978Coll. 970.1 DYKIrriducibili oppositori dell’insediamento dei Bianchi, “Il Popolo” così comeamavano definirsi era una tribù emigrata dal Canada verso il sud ovest degliStati Uniti. Attualmente vivono in una grande riserva tra l’Arizona e il NuovoMessico e qui l’antropologo Walter DyK ha vissuto e raccolto la testimo­nianza di Mancino, il figlio di Vecchio Cappello.Narrazione biblica e pedagogica di una vita “selvaggia” fatta di esperienzequotidiane a volte crude, ma mai banali, in cui la crescita dell’uomo è un fattosociale coltivato dagli anziani che tramandano la loro saggezza e la loro cultu­ra attraverso la disciplina, l’onestà e la previdenza.

Underhill, Ruth M.I Navajo: “Popolo della terra”Milano, Mursia, 1987Coll. 970.1 UNDConsanguinei degli Apache, i Navajo furono i dominatori di una vasta regionecorrispondente agli attuali Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico, fino al1864, quando Kit Carson, su pressione di angloamericani e messicani stanchidelle continue razzie, li sconfisse e li deportò nella riserva di Forte Sumner.Qui le dure condizioni di vita trasformarono i guerrieri in agricoltori, allevato­ri, tessitori e artigiani argentieri.Una delle maggiori studiose di nativi americani ricostruisce la storia di questopopolo: le origini leggendarie, la cultura, la vita e i costumi. Ma, soprattutto,illustra il loro adattamento alle dure leggi della segregazione.

Stands In Timber, John – Liberty, MargotMemorie dei CheyenneMilano, Rusconi, 1995Coll. 970.1 STAIl loro nome significa “gente che parla in modo diverso”, cacciavano il bisontenelle pianure alte e vivevano nei tipì.Profondamente religiosi, il loro universo era popolato da una complessa

Page 8: Omaggio a Manitou

simbologia, pregavano il Padre Cielo e la Madre Terra; insieme agli Arapahofurono i migliori nel praticare la Danza del Sole.Moralmente distrutti dall’eliminazione dei bisonti, furono un popolo fiero eper i Bianchi una vera spina nel fianco anche quando confinati nella piccola ri­serva dell’Oklahoma.

Wellman, Paul IselinTomahawk: trent’anni di guerre nelle pianureMilano, Rusconi, 1988Coll. 970.1 WELIl tomahawk è l’ascia di guerra che gli indiani dissotterrarono quando iBianchi si presume violarono i patti firmati nel Trattato del 1834.Il libro fornisce un panorama di quegli anni, dei massacri ma ciò che si venne­ro a scontrare furono due visioni opposte della vita. Per chi considerava laterra un dono del Grande Spirito e per chi terra voleva dire conquista e re­cinzione sigillata dalla parola “mio”, inconcepibile per gli Indiani. Per gliIndiani non è solo una guerra di conquista ma è l’affermazione del proprio va­lore, della propria cultura.L’autore si sofferma sui leggendari capi guerrieri; Cavallo Pazzo, Nuvola Ros­sa, Capo Giuseppe e Toro Seduto che difesero la loro dignità e libertà fino infondo.

Hyde, GeorgeI Pawnee, i pacifici indiani delle pianure dei bisontiMilano, Mursia, 1991Coll. 970.1 HYDLa storia di questi Indiani stanziati a ovest del Missouri è diversa dai loro vici­ni Sioux e Cheyenne. Divisi in quattro grosse tribù il loro temperamento e mo­do di vita si caratterizzano per la sedentarietà dedita all’agricoltura e perun’organizzazione politica e religiosa molto sviluppata.Non entrarono mai in aperto conflitto con gli americani; vittime passive diuna politica governativa assurda che li portò ad una rapida decadenza fisica,spirituale ed economica arrivando quasi dell’estinzione.

8

Page 9: Omaggio a Manitou

Navaho 1904 N.2, Olio su tela, cm. 100 x 60, 2014

9

Page 10: Omaggio a Manitou

Hyde, George – Bent, GeorgeLa mia gente Cheyenne: epopea dei Pellirosse delle Grandi PianureMilano, Mursia, 1987Coll. 970.1 HYDGeorge Bent, figlio di un bianco e di una donna Cheyenne, ha raccontato lasua storia all'autore, uno dei maggiori studiosi di etnologia indiana nel corsodi una lunga corrispondenza epistolare avvenuta dal 1905 al 1918.Le memorie di Bent costituiscono un'importantissima fonte storica per la co­noscenza della vita delle tribù pellirosse delle grandi pianure.

Woodward, Grace SteeleI Cherokee: storia diuna nobile NazioneindianaMilano, Mursia, 1989Coll. 970.1 WOOI Cherokee erano i signo­ri della guerra delle re­gioni montuose degliAppalachi Meridionali,proclamavano di “nonpoter vivere senza laguerra” come se questafosse l’occupazione pre­diletta; sono diventatianche la più progredita epiù grande delle CinqueNazioni Indiane civi­lizzate.I loro discendenti oggiconcentrati per lo più nelterritorio dello Statodell’Oklahoma hannoconservato l’umorismo ela tenacia degli antenati euno straordinaria capaci­

Navaho 1904, Olio su tela, cm. 100 x 60, 2014

10

Page 11: Omaggio a Manitou

tà di adattamento alle gravose prove impostegli dalla Storia.

Wallace, Ernest – Adamson, HoebelI Comanche: signori delle pianure MeridionaliMilano, Mursia, 1988Coll. 970.1 WALSplendidi e temuti cavalieri furono veramente i Signori delle pianure meridio­nali. Questo libro parla di un popolo fiero che resistette fino alla fine a sotto­mettersi al governo degli Stati Uniti e solo nel 1875 si arrese definitivamente. Illibro racconta le tradizioni e le istituzioni di un popolo fiero e libero.

Sonnichsen, C.L.Mescalero: gli Apache delle montagneMilano, Rusconi, 1995Coll. 970.1 SONI Mescalero facevano parte della tribù degli Apache, vennero così chiamati da­gli spagnoli per l'utilizzo che essi facevano dell'Agava Utahensis, popo­larmente conosciuta come mescal. Acerrimi nemici degli spagnoli, nella lorodisperata lotta di resistenza i Mescalero si resero colpevoli di violenze e rapi­rono donne e bambini, per essere poi sconfitti nella tragica battaglia di Pena­sco. Costretti a vivere in una riserva, la abbandonarono in concomitanza dellaGuerra Civile e finirono per scontrarsi con le truppe del Texas, che li co­strinsero alla resa.

Mayhall, MildredI Kiowa: storia di un popolo diventato leggendaMilano, Rusconi, 1988Coll. 970.1 MAYSolo lo sterminio di bisonti operata dall’Uomo Bianco riuscì a confinarli in unariserva dell’Oklahoma.Lupo Solitario, uno dei loro grandi capi siglò imprese gloriose.“Il calendario di Sett’an registrava gli eventi che colpivano la tribù, dividendo l’annoin due cicli stagionali. L’inverno veniva indicato da una linea nera verticale sotto la fi­gura più importante; l’estate era spesso rappresentata dalla loggia della medicina che

11

Page 12: Omaggio a Manitou

indica l’annuale cerimonia religiosa della Danza del Sole”.Un libro che affascina e che inquadra nella giusta luce un popolo di eroitroppo spesso trasformati dall’iconografia cinematografica in mostri assetati disangue.

Cole Trenholm, Virginia – Carley, MaurineGli Shoshoni, i signori delle Montagne RoccioseMilano, Rusconi, 1994Coll. 970.1 COLQuesto popolo un tempo era stanziato nell’America settentrionale nel bacinodel medio e alto corso dello Snake River, il “fiume dei Serpenti”. Il loro nomesi riferisce alla linea ondulata del linguaggio dei gesti con il quale indicavanose stessi. Furono i primi ad allevare cavalli con i quali arrestarono per due se­coli la colonizzazione spagnola e britannica verso sud. Famosa una donna Sa­cajawea che prestò servizio come guida nella spedizione di William Clark eMettiwether Lewis salvando i suoi componenti dalla fame e dal massacro.

Catlin, GeorgeIl popolo dei Pellerossa: usi, costumi, vita nella prateria degli Indianid’AmericaMilano, Rusconi, 1987Coll. 970.1 CATIl libro è il frutto di viaggi e di lunghi soggiorni effettuati nel secolo scorso eraccolti in “Lettere” tra gli ultimi “selvaggi” ancora presenti nella Grande Pia­nura nordamericana. A loro l’autore dedicò la sua attenzione di pittore e discrittore. Le sue ricchissime informazioni su questi popoli sono consideratenon solo attendibili ma di grande interesse e precisione. Più di cinquanta sonole tribù su cui si sofferma che rivelano la sua spiccata attitudine storico­etnolo­gica di un mondo sull’orlo di un ineluttabile oblio.

Cole Trenholm, VirginiaGli Araphao, il popolo del sentiero dei bisontiMilano, Rusconi, 1989Coll. 970.1 COL

12

Page 13: Omaggio a Manitou

Volto, Olio su tela, cm. 60 x 80, 2000

“Posavano il piede dove era passato il bisonte, e per questo erano chiamati “ilpopolo del sentiero del bisonte”. Guerrieri dotati di un forte senso dell’umori­smo e famosi per i loro scherzi e i tiri birboni, perfino nei momenti di avversi­tà riuscivano a ridere. Le loro fiabe, i cui protagonisti sono gli eroi della lorocultura, hanno dato un contributo essenziale alla letteratura dell’Ovest.

Bernardinis, Fulvio – Re, GioiaNel paese delle ombre rosse: guida alle riserve indianeMilano, Mursia, 1993Coll. 970.1 BERStrumento utile per un viaggio nel paese delle riserve indiane, nei luoghi emonumenti; fornisce notizie di carattere culturale e di costume. La regione sucui viene focalizzata l’attenzione è quella del South West americano, una re­gione tra le più ricche di bellezze naturali. Vengono trattati anche i principaliParchi Nazionali che si trovano nei territori delle Riserve indiane.

13

Page 14: Omaggio a Manitou

Thevenin, René – Coze, PaulStoria e costumi dei pellerosse: con 16 tavole fuori testoMilano, Schwarz editore, 1957Coll. 970.1 THE“Mentre gli ultimi discendenti di quei meravigliosi guerrieri stanno perscomparire, mentre il romanzo e il cinema deformano deliberatamente questastoria, la rendono comunque attuale, ci è parso interessante di affrontarla inmodo onesto e imparziale, sulla base di ricordi precisi e documenti inconfuta­bili, che è il solo modo che merita di essere conosciuta.”

Braschi, EnzoIl popolo del grande spirito: le tradizioni, la cultura e i riti religiosidegli Indiani d’AmericaMilano, Mursia, 1987Coll. 970.1. BRALa storia di un popolo schiacciato ma non distrutto, di gente asservita ma nonserva, di un popolo che si è preteso di “civilizzare” ma che non ha dimenticatoe anzi è riuscito a mantenere viva l’essenza più nobile della sua civiltà, quei

valori universali a cui l’uomobianco sta facendo ritorno.

Ronda, James P.I figli del grande spirito:Lewis e Clark tra gli indiani1804–1806Milano, Mursia, 1992Coll. 970.1 RONQuesto libro descrive ciò cheaccade quando si incontrano etrattano persone di diversaformazione culturale. La spedi­zione di Lewis e Clark fu parteintegrale e simbolica di quelloche generalmente si definisce“l’incontro americano”. Quasi

Volto di nativo americano, Olio su tela, cm.35 x 30, 1975

14

Page 15: Omaggio a Manitou

due anni e mezzo dicontatto costante tragli esploratori e gliIndiani, illuminano lepiù ampie e lungheserie di rapporti ini­ziati secoli primaentro i confini delcontinente america­no.

Braschi, EnzoDio ama anche gliIndianiRecco, Emmee, 1983Coll. 970.1 BRAAttraverso il libro diBraschi comprendia­mo la cultura tradizionale degli Indiani delle Pianure e ci avviciniamo aconsocenze cosmologiche, all’origine leggendaria dei rituali. La tradizione deiPellerossa è vecchia di secoli, risale a molto prima dell’arrivo degli uominibianchi. “We were here first” (eravamo qui per primi), dicono i Nativi Ameri­cani e hanno ragione.

Linderman, Frank B.Molti Trofei: una vita sul sentiero di guerra: autobiografia di un capoCrowMilano, Rusconi, 1976Coll. 970.1 MOLSul finire degli anni ’20 Molti Trofei racconta le sue memorie a Frank B.Linderman. Nel libro si evocano le vicende di una popolazione Pellerossa inlotta continua per la propria sopravvivenza. Inferiori di numero rispetto adaltri popoli indigeni, invidiati da tutti per l’abbondanza di bisonti, alci, pecoreselvatiche e altri animali da pelliccia, i Crow furono da sempre in guerra con iSioux, i Cheyenne, gli Arapaho, i Piedineri, i Picuni e i Testapiatte. Si allearono

Indian, Olio su tela, cm. 50x50, 2014

15

Page 16: Omaggio a Manitou

Profilo di indiano, Olio su tela, cm. 50 x 60, 1985

con lungimiranza con l’uomo Bianco illudendosi così di preservare lo spazioper esistere.

McWhorter, Lucullus VirgilLupo GialloMilano, Rusconi, 1995Coll. 970.1 MCWStoria dei Nasi Forati stanziati nell’odierno territorio del Montana. Famosi iloro capi Capo Giuseppe e suo nipote Lupo Giallo. Nel 1877 Capo Giuseppeguidò il suo popolo nello spettacolare esodo verso il Canada ostacolatodall’esercito americano.Anche Lupo Giallo, come guerriero ed esploratore ebbe un ruolo importante

16

Page 17: Omaggio a Manitou

durante la lunga marcia dei Nasi Forati.Lucullus Virgil McWhorther conobbe Lupo Giallo nel 1908. Il libro è anche latestimonianza di una lunga amicizia.

Hyde,George E. ­ Hassrick,Royal B.Nuvola Rossa e il suo popoloMilano, Rusconi libri, 1995Coll. 970.1 HYDIl libro concentra l’attenzione sugli indiscussi capi Sioux Nuvola Rossa e CodaChiazzata.Ritratto psicologico che mette a nudo errori umani e debolezze oltre che il co­raggio e la forza.Pagine storiche narrano dei trattati stipulati, di quelli mancati, la nascita degliavamposti militari come quello di Fort Laramie, le battaglie e non ultimol’ottusità del Partito della Pace che all’Est, arroccandosi su posizioni rigidequanto storiche, contribuì involontariamente alla distruzione di un popolo cheinvece voleva salvare.

Sandoz, MariCavallo Pazzo: lo strano uomo degli OglalaMilano, Club degli editori, 1991Coll. 970.1 SANLa vita di Cavallo Pazzo, il valoroso capo dei Sioux Oglala, che Mari Sandoznarra sulla scorta di documenti e testimonianze di prima mano, è in realtà lastoria di un intero popolo che nella seconda metà dell'Ottocento vienesconfitto e decimato barbaramente dagli invasori yankees.Cavallo Pazzo è una delle figure leggendarie della resistenza pellerossa.Uomo religioso e guerriero valoroso, sempre in prima fila in ogni battaglia, di­venta nel 1876 il capo supremo degli Oglala "ostili", quelli che vivono fuoridalle riserve e combattono gli invasori.Ma nel maggio 1877 Cavallo Pazzo si arrende a Forte Robinson. Accusatoingiustamente di tramare una rivolta, viene colpito da un soldato mentre cercadi fuggire “nell’ora in cui si muore, quando non è più notte e non è ancora mattina[...]”.

17

Page 18: Omaggio a Manitou

Mc Reynolds, Edwin C.I Seminole: il popolo che non si arrese mai all’Uomo BiancoMilano, Rusconi, 1990Coll. 970.1 MCRLa sola tribù indiana a non aver mai firmato un Trattato di Pace col governodell’Uomo bianco, non si arrese mai neanche dopo la sottrazione delle terre eil trasferimento della tribù dalla Florida alla valle del Canadian.Spietati con i nemici, tolleranti con gli sconfitti, capaci di integrarsi con matri­moni misti con i neri provenienti dalle piantagioni statunitensi fuggiti dallaFlorida spagnola, erano anche in grado di vivere in pace di caccia e pesca eraggiungere un buon grado di competenze agricole e di allevamento.Questo libro narra la loro storia fino all’epoca moderna, fino alla scoperta divivere in una terra ricca di petrolio.

Nolle, WilfriedGli Indiani del Nord AmericaFirenze, Sansoni, 1962Coll. 970.1 NOL“[…] Cosa è che conferiace ai popoli indiani a nord del Rio Grande, dopo unristagno di più di cento anni, la forza di sopravvivere, di progredire, di impa­rare; […] dovremmo dire che la causa è da ricercarsi nella natura stessa degliIndiani. Collier ha affermato che gli Indiani posseggono ciò che il mondo haperduto: l’ormai scomparso rispetto per la personalità umana, l’affettocomprensivo verso il prossimo, come l’antichissimo e tenace attaccamento allaterra e alla magnificenza della vita…”

Irving, Washington – Spinucci, PietroI grandi territori di cacciaMilano, Longanesi, 1975Coll. 970.1 IRVL’opera è in parte il diario scritto durante il viaggio nel West nei primi mesidel 1832. Della frontiera Irving ci dà un’immagine apparentemente idilliaca,con scene di uomini e animali in armonia con la natura circostante e in unquadro di grande e sobria bellezza. In realtà diventa un racconto tragico se ri­cordiamo che di quel mondo di animali, uomini e leggende, non è rimasto piùnulla. I Pawnee e gli Osage, i bisonti e gli alci ormai sono solo memoria scritta

18

Page 19: Omaggio a Manitou

Seminole, Olio su tela, cm. 60 x 50, 2011

o specie in estinzione nei parchi nazionali. Nella sua trascrizione di cronacaottocentesca, Irving ci racconta la testimonianza agghiacciante sui tragici ri­sultati della colonizzazione americana.

19

Page 20: Omaggio a Manitou

Neihardt, John G.Alce Nero parla: vita di unostregone dei Sioux OglalaMilano, Adelphi, 1968Coll. 970.1 NEICon la naturale autorità degliantichi cantori epici, Alce Nero,vecchio stregone Sioux ci condu­ce, attraverso il racconto la sua vi­ta, nelle vicende tragiche del suopopolo in cui i bianchi attirati dal“metallo giallo”, distrussero inun lungo e feroce conflitto, ognipossibilità dei sopravvivenza deipellerosse.Già a nove anni gli si rivela la sua“visione di potere”, un immensoteatro di immagini simboliche chegli indicava la sua missione guidaper la rinascita dei Sioux. Il suoracconto a John G. Neihart, risaleal 1931.

Jacquin, PhilippeStoria degli Indiani d’AmericaMilano, Mondadori, 1984Coll. 970.1 JACLa vita, la concezione spirituale e

la cultura delle popolazioni native americane prima dell'arrivo dell'uomobianco e la drammatica storia dei massacri e delle deportazioni che finironocon lo spezzarne la resistenza nella drammatica ricostruzione di un saggio sti­molante. Il volume è arricchito da disegni, cartine, l’elenco delle principali po­polazioni citate e da un'ampia cronologia degli avvenimenti storici."Ecco i bisonti, disse il Grande Spirito / essi saranno vostro cibo e vestiario. / Maquando li vedrete perire e sparire / dalla superficie della Terra, allora saprete / che la fi­ne dell’uomo rosso è vicina / e che il sole tramonterà per essi". (Canto sioux)

Il contrario, Olio su tela, cm. 100 x 50, 2013

20

Page 21: Omaggio a Manitou

Testa, Olio su tela, cm. 50 x 40, 1998

Simmons, Leo W. ­ Talayesva,C.Capo Sole: l’autobiografia di un indiano HopiMilano, Rusconi, 1996Coll. 970.1 SIME’ la cronaca di cinquant’anni di vita di un indiano Hopi, definiti i “pacifici”dell’Arizona.E’ anche la storia del profondo conflitto interiore di chi vive tra due mondi;cittadino americano e “sacerdote” da un lato e membro di società segretedall’altro. Libro ricco di avvenimenti, che per completezza e profondità d’ana­lisi costituisce un documento unico ed eccezionale ed offre spunti de riflessio­ne sui valori spirituali delle società primitive.

Grinnell, George BirdCheyenne in guerraMilano, Mursia, 1994Coll. 970.1 GRIIl volume ripercorre lastoria delle guerre dellapiù bellicosa delle tribùdegli indiani delle pianu­re: quegli eventi compresitra il 1838 e il 1879 che co­stituiscono uno dei piùgrandi capitoli della storiaamericana.Confinati dopo il 1880nelle riserve in Oklahomae in Montana, inutilmentei vecchi saggi tentarono dipreservare la pace.Quello che i Cheyennecombattevano realmente einutilmente era l’ottusitàe l’arroganza dell’UomoBianco, incapace di conce­pire un modo di vivere

21

Page 22: Omaggio a Manitou

diverso dal loro, incapace di credere che una convivenza pacifica era possibile.

Gambe di legno (Kum­Mok­Quiv­Vi­Ok­Ta)La lunga marcia verso l’esilio: memorie di un guerriero CheyenneMilano, Euroclub, 1988Coll. 970.1 KUMNel 1876 gli indiani delle Pianure ottengono sul fiume Little Big Horn una cla­morosa vittoria sugli Yankee, uccidendo il generale Custer, chiamato da loroCapelli Lunghi. Nel 1922 Thomas B. Marquis, un medico del Montana, volendoconoscere la verità sulla famosa battaglia, si trasferì nella riserva Cheyenne,riuscendo a farsi raccontare lo storico episodio nei minimi particolari. Ilnarratore preferito di Marquis diventa Gambe di Legno che ha dilatato ilracconto della battaglia fino a trasformarlo nella storia dell’odissea del suo po­polo.

(altra versione: Gamba di Legno (Kum­Mok­Quiv­Vi­Ok­Ta) ­ Memorie diun guerriero Cheyenne ­Milano, Rusconi, 1970 ­Coll. 970.1 KUM)

Mc Clintock, WalterL’antica Pista del Nord:vita. Leggende e reli­gione degli indiani Pie­di NeriRoma, Castelvecchi, 1994Coll. 970.1 MCCIl libro è il frutto di quattroanni di vita di WalterMcClintock, dal 1896 al1900, con la tribù dei PiediNeri tra grandi pianure esotto lo sguardo delleMontagne Rocciose.Adottato dal capo tribù

Volto di nativo americano, Olio su tela, cm. 35x30, 1975

22

Page 23: Omaggio a Manitou

Lupo Pazzo “comeun figlio bianco” egliprende parte ai riti eai misteri della tribù,partecipa alle riunio­ni e alle spedizioni dicaccia. Capendo lagrandezza e la pro­fondità della culturaindiana (la raffi­natezza e la cono­scenza dellamedicina naturale,dei cicli cosmologici,del patrimonio dellanarrazione orale e deimiti) cerca di docu­mentarla con i mezzidell’epoca. Il libroinfatti è arricchito dacirca duecentoimmagini fotografi­che scattate dall’au­tore.

Stefanon, GualtieroUomini bianchicontro uomini rossi: 1830­1890Milano, Mursia, 1985Coll. 970.1 STELa tragedia di un intero popolo, una tra le più efferate violenze esercitatedall’uomo contro i suoi simili, rivive in queste pagine nella narrazione degliscontri e delle guerre tra bianchi e Pellerossa che insanguinarono il grandeovest americano nell’Ottocento. Nel quadro dell’epopea indiana, ricostruitacon particolare dovizia, viene dedicato ampio spazio alla figura di G.A. Cu­ster, forse il più sopravvalutato personaggio nella storia degli Stati Uniti di cui

23

Nativa prigioniera, Olio su tela, cm. 120 x 1974

Page 24: Omaggio a Manitou

Guerriero con scudo, Olio su tela, cm. 80 x 60, 1992

24

Page 25: Omaggio a Manitou

viene dato il suo vero profilo psicologico ed umano (ricca documentazione fo­tografica).

Geronimo (Go­khla­yeh)Geronimo: l’autobiografia dell’ultimo e più grande guerriero ApacheMilano, Longanesi, 1971Coll. 970.1 GERGeronimo apparteneva agli Apache Chiricahua, tribù nota dai tempi della do­minazione spagnola come la più aggressiva.Altri scrittori di Indiani preferiscono concentrare la loro attenzione sulla storiae costumi di altri popoli, come i Cheyennes o i Navahos, tutti più pacifici; mase puntassimo il dito contro i bianchi soltanto per quanto essi fecero controqueste tribù, non riusciremmo ad illuminare con esattezza tutta la complessitàdello scontro e del dramma. Per questa ragione l’autobiografia di Geronimoappare così interessante.

(altra versione ricca di unnutrito apparato fotografico:Debo, Angie ­ Geronimo:storia e leggendadell’ultimo capo Apache ­Milano, Mursia, 1989 ­ Coll.970.1 GER DEB)

Weatherford, Jack McIverGli Indiani ci hanno dato:gli apporti del NuovoMondo alla civiltà euro­peaMilano, Mursia, 1993Coll. 970.1 WEALe Americhe ci hanno dato itre quinti degli alimenticonsumati oggi nel mondo.La patata ha rivoluzionatol’agricoltura europea e mo­

Volto indiano, olio su tela, cm 50x40, 1991

25

Page 26: Omaggio a Manitou

dificato i consumi delle popolazione. Come il pomodoro i peperoni, le me­lanzane. Da una pianta delle Americhe ha avuto origine il cioccolato. Mentreportavano agli indiani le malattie e il cristianesimo, gli europei ignoravanoquasi totalmente quanto prendevano da quel mondo. Dalla baia di Hudsonalle foreste pluviali amazzoniche, Jack Weatherford conduce il lettore in luo­ghi dove i bianchi scoprirono rimedi contro le malattie e sorprendenti successiindiani in agricoltura.

Laubin, Reginald ­ Laubin, GladyIl tipì indiano: storia, costruzione, usoMilano, Mursia, 1993Coll. 970.1 LAUL'abitazione tipica degli indiani delle Pianure, una tenda conica chiamatausualmente tipì, una parola Sioux composta da ti “abitare" e pì, "usato per vi­verci dentro", particolarmente adatta alla vita nomade che essi conducevanoper cacciare il bisonte. Il tipi, se necessario, poteva essere tirato su da una solapersona, era fresco d’estate, perché si potevano alzare le falde levando le pie­tre o, dopo l’introduzione delleasce in acciaio, i picchetti che lotenevano fissato al terreno, edera caldo d'inverno grazie al ri­vestimento detto "stoffa dellarugiada", che creava un buonisolamento.Questo rivestimento internopoteva essere di pelle o di stoffa, era attaccato a una certaaltezza sui pali e fissato a terracon delle pietre; non solo servi­va da elemento decorativo, maassorbiva umidità e deflettevale correnti d’aria. L'interno dellatenda era piuttosto ben venti­lato grazie alle falde per il fumoche regolavano la circolazionedell'aria. Resisteva alle piogge

Volto frontale, olio su tela, cm 60x50, 1990

26

Page 27: Omaggio a Manitou

battenti e ai frequentiuragani delle GrandiPianure grazie alla suaforma di cono inverti­to. I coniugi Laubinhanno dedicato la lorovita allo studio e alladiffusione della cultu­ra dei popoli del NordAmerica.

Dickson, LovatGrey Owl: la storiadi Gufo GrigioCasale Monferrato(AL), Piemme, 1999Coll. 970.1. GREDICIl messaggio di GufoGrigio in difesa dellanatura e delle tradi­zioni del suo popoloaffascinò il mondo: “InAmerica, come in Eu­ropa, folle incantate loseguivano quandoparlava dell’anticaarmonia e della marea distruttrice della civiltà. Alla sua morte viene alla lucela sua vera identità, il suo vero nome è Archibald Belaney, cresciuto nella rigi­da società inglese di cui non accetta le regole e che fugge a 17 anni per corona­re il suo grande sogno: vivere tra gli indiani d’America.Diventa Gufo Grigio e trova la sua vera missione accanto alla giovane Anahe­ro: difendere la natura dall’aggressione dell’uomo bianco.L’autore scoprì per caso le memorie di Gufo Grigio e rimanendo affascinato nedivenne l’editore trasmettendo la sua passione a milioni di lettori.

Pellerossa nel canyon, Olio su tela, cm. 150 x 100, 2010

27

Page 28: Omaggio a Manitou

Alce Nero (Black Elk)La sacra pipaMilano, Rusconi, 1953Coll. 970.1 ALCLa storia della sacra Pipa venne tramandata da Testa d’Alce a tre uomini.Solo Alce Nero era ancora vivo all’epoca in cui venne trascritta. Per volere diWakan­Tanka, il grande Spirito, un animale si trasformò in una persona condue gambe per portare la sacra pipa alla sua gente.La Donna Bisonte Bianca, consegnandola ai progenitori, insegnò a usarla ri­tualmente. Tutti i popoli e tutte le cose dell’Universo si uniscono a voi che fu­mate la pipa, tutti mandano le loro voci a Wakan­Tanka, il Grande Spirito, eche sono il centro e il fondamento spirituale della sua gente.

Bosi, RobertoIndiani d’America: storia, miti e leggende dei “Pellerossa”

Firenze, Convivio Nardini,1992Coll. 970.1 BOSQuesto volume, risalendooltre l’abituale immaginefolkloristica dei Pellerossa,sulla base di lunghe ricerche,presenta la vera storia degliIndiani d’America i miti e leleggende della loro culturaprofondamente intessuta dielementi religiosi, spirituali emagici.

Hamilton, CharlesSul sentiero di guerraMilano, Feltrinelli, 1977Coll. 970.1 HAMScritti e testimonianze degli

Red Cloud siux, olio su tela, cm. 50x40, 1985

28

Page 29: Omaggio a Manitou

Indiani d’America. Inquesto testo non sonoritratti come unità tribalima come individui: nonrientrano in rigidi sche­mi etnologici ma sonouomini che vivono du­ramente, trovando co­munque il tempo dimeditare sulla bellezza esui misteri del mondo.

Jacquin, PhilippeI Pellerossa: popolodelle PraterieTorino, L'Unità, ElectaGallimard, 1993Coll. 970.1 JACNel 1824 un avveni­mento imprevisto mettesottosopra la tranquilla

città statunitense di Filadelfia: il passaggio di una delegazione di capi indiani.Questi affascinano profondamente gli abitanti di Filadelfia, in particolarmenteuno: George Catlin, un pittore. E’ così che questo artista diventa reporter, sto­rico, etnologo. L’opera che ci lascia è l’anima indiana tutta intera, resa nellasua eterna bellezza.

Luraghi, RaimondoSul sentiero della guerra (in copertina: storia delle guerre indiane delNord America)Milano, Rizzoli, 2000Coll. 970.1 LURVista a oltre un secolo di distanza, la grandiosa e tragica storia della conquistadell’ovest americano assume oggi le proporzioni gigantesche ed anche terribilidi un’epopea che sconvolse e affascinò, ispirò scrittori, studiosi e un vastissi­

29

Chief, Olio su tela, cm. 100 x 80, 2000

Page 30: Omaggio a Manitou

mo pubblico. Libro nato dalla penna di uno dei maggiori specialisti italiani distoria americana e di storia militare.

Corsini, CianfrancoStoria degli indiani del Nord­AmericaMessina­Firenze, D’Anna, 1974Coll. 970.1 CORDai primi abitanti preistorici dell’America ai ribelli di Wounded Knee, la sto­ria degli Indiani americani ricostruita attraverso le varie fasi della loro civiltà ele vicende della lunga guerra per difendere un intero continente dalla colo­nizzazione degli “uomini bianchi”. La conquista dell’America raccontata conle parole delle vittime.

Snow, DeanGli Indiani d’America: archeologia e civiltàRoma, Newton Compton, 1979Coll. 970.1 SNOIn questo libro ci vengono presentate le convincenti prove del grande contri­buto che gli Indiani d’America hanno portato alla storia della cultura mondia­le. Nulla si sa delle popolazioni indigene prima dell’arrivo in Americasettentrionale degli europei. La moderna archeologia ha scoperto ciò che erasfuggito agli storici e ai coloni ed è ciò che questo libro cerca di raccontare di­panando la matassa preistorica e storica, dei gruppi umani sparsi migliaia dianni prima dell’arrivo degli Europei fino agli ultimi sopravvissuti, sullo sce­nario immenso delle grandi regioni nordamericane.

McLuhan, Terri C.Indiani del Gran Cañon: quel favoloso treno per Santa Fe: 1890–1930Roma, Rusconi Immagini, 1985Coll. 970.1 MCLIl libro ricostruisce la storia della ferrovia, l’avvio dell’imponente operazionepubblicitaria e la vita americana dell’epoca (1890­1930), analizzando anche le

30

Page 31: Omaggio a Manitou

31

caratteristiche delladifficile fusione traindiani e americani.Oltre centotrenta ri­produzioni a colori deifotografi dell’epoca,scene di vita indiana,stupendi paesaggi, dalCañon de Chelly aldeserto, dallo Yosemi­te Park alle distese delNuovo Messico.

Taylor, Colin ­ Sturte­vant, Eilliam C.Indiani d’America:tribù, storia, cultura,vita quotidianaRimini, Idea Libri,1992Coll. 970.1 INDI modi di vivere, leabitudini, i mestieri, letecniche, i riti degliIndiani d’America inun’avvincente narra­zione che esamina edocumenta la storia ela vita di un popolo, la cui cultura è stata distrutta dall’impatto dei bianchi. Unracconto dettagliato e puntuale arricchito da 38 splendide pagine di manufattie da numerose illustrazioni e foto provenienti dalle principali collezioni ame­ricane.

Nativo in posa, Olio su tela, cm. 80 x 50, 2010

Page 32: Omaggio a Manitou

32

Grassia, LuigiUn italiano fra Napoleone e iSioux: Giacomo CostantinoBeltrami: il patriota, l’esploratore,il letteratoRoma, Il Minotauro, 2003Coll. 910.4 BEL GRAIl 31 agosto 1823 Giacomo CostantinoBeltrami, gentiluomo italiano giàsoldato di Napoleone, patriota, giudi­ce, scrittore e viaggiatore, a lui si de­ve la scoperta delle sorgentidell’estremo nord della valle del Mis­sissippi. Fra le tribù Sioux eChippewa è considerato un grandis­simo guerriero, un sapiente, forse unostregone mentre in patria è vessatodalla polizia del Papa in quanto liberopensatore, massone e simpatizzantecarbonaro. Personalità eclettica di­

venta presto scomodo anche per il governo degli Stati Uniti mentre per gli ita­liani rimane un nome conosciuto solo tra i cultori di storia locale.

Hetmann, FrederickFiabe e leggende da tutto il mondo: Sioux e CheyenneMilano, CDE, 1997Coll. 398.2 FIAWakan’tanka, il Grande Mistero. Lo sciamano deve a lui la sua saggezza, la fa­coltà di risanare e di esercitare la magia sacra. Tutto i misteri del mondo cono­sciuto e invisibile sono conosciuti attraverso di lui. Lo sciamano opera questamagia per aiutare il suo popolo e lo ringrazia , chiede la sua benedizioneaffinchè lo protegga perché grande è il rispetto e la devozione che ha per Lui,Il Grande Mistero, devozione e umiltà che permeano questa raccolta di anti­che fiabe e leggende che ci parlano di un mondo perduto.

Vecchio indiano, Olio su tela, cm. 70 x 50, 2001

Page 33: Omaggio a Manitou

33

Puech, Henri Charles (a cura di)Le religioni dei popoli senza scrittura (capitolo: Le religioni degliIndiani d’America)Milano, Mondadori, 1992Coll. 299 RELPanorama delle esperienze religiose nei popoli dell’Africa Nera, dell’Oceania,dell’America meridionale, delle aree antiche e siberiane, nonché degli Indianid’America e delle grandi civiltà precolombiane.Raccolta di testimonianze conservate nel suolo delle antiche abitate ma espli­citamente destinate ad uso magico o religioso. Sacro e profano, naturale e so­vrannaturale, percorsi separati ma più spesso intrecciati in cui la percezionedell’eccezionalità del sovrannaturale è spesso vista come concatenazione difatti spesso familiari.

Erdoes, Richard – Ortiz, Alfonso (a cura di)Miti e leggende degli indiani d’AmericaMilano, Oscar Mondadori, 1994Coll. 398.2 MITCentocinquanta miti e leggende di ottanta gruppi tribali del continenteNordamericano. Racconti sulla creazione e la fine del mondo, storie di guerra,di bricconi e di eroi, storie d’amore di grande sensibilità.“La padronanza del mestiere non basta a rappresentare l’anima di un popolo. Per po­ter far ciò occorre conoscerla dal di dentro; ed il miglior pregio di questo libro e questoè appunto quello di far penetrare il lettore occidentale nel cuore stesso dell’indianità[…]”.

Page 34: Omaggio a Manitou

Conosco Luigi Grande da molti anni.Nel 1994 è stato uno degli artisti che ho invitato nella mostra collettiva “Colorie immagini” nel comune di Serra Riccò. Altra presenza nella mostra che ho cu­rato insieme ad Andreina Delvecchio e Silvio Riolfo Marengo per il decennaledella biblioteca Cervetto a Castello Foltzer “Pagine dipinte: i pittori e la lettura”,collettiva a tema su personaggi, romanzi e scrittori nel 2011.

Da sempre con la sua pittura a bruciapelo, la pennellata carica e laspatola che aggiunge colore per creare i dipinti, i suoi dipinti “narrati nelvento”, ha spaziato e rappresentato tutto o quasi tutto ciò che circonda gli uo­mini. La natura, alberi e mare. Nudi, Pellerossa, motociclette e automobili, ri­tratti di grandi artisti e scrittori. Come tutti i grandi artisti dell’EspressionismoLuigi Grande trasforma ai nostri occhi la sua visione interiore di emozioni, ve­loce come un ballerino di flamenco e sensibile come un’ape impregnata dipolline.

Lo testimonia il quadro “Albero” donato alla Biblioteca nel 2013, in cuila potenza della natura soverchia l’uomo, una piccola ombra in basso. L’alberosi muove con il canto del vento mentre il giallo dell’oro e della luce ci accecanoe allo stesso tempo ci riconciliano con la natura intorno a noi.

Nella storia dell’arte numerosi artisti ci hanno regalato immagini diPellerossa; i più famosi sono sicuramente George Catlin (1792­1827), KarlBodmer (1809­1893), Fredric Remington (1861­1909) e Emily Carr (1871­1945)conosciuta dal grande pubblico perché protagonista del romanzo di SusanVreeland “L’amante del bosco” edito da Neri Pozza nel 2004. Sono immaginiche rappresentano un popolo allora quasi sconosciuto, altri invece descrivono,con rara maestria, il mondo del vecchio West. I Pellerossa di Luigi Grande,anzi gli Indiani come lui li chiama, son invece ombre, fiere e dignitose, figuresconfitte. Guerrieri vinti ma mai domati. Uomini liberi di volare comeun’aquila, danzare con il sole e correre con il vento.

I primi quadri che Luigi Grande dedica agli Indiani risalgono intorno alla metà degli anni Sessanta ed alcuni compaiono nelle mostre personali alla Galleria Fiasella di Genova e alla Rupinaro di Chiavari nel 1975. La mostra “Indiani d’America” a Lavagna e Riva Trigoso risale al 1984. “Fragmenta Artis. Indiani d’America” sala Disco­verde della Stazione Brignole di Genova è del

34

Page 35: Omaggio a Manitou

1992. “Desiderio di diventare un indiano” al Centro Civico Buranello di GenovaSampierdarena è del 2001. Nelle numerose mostre collettive non manca maiuna tela dedicata ai Pellerossa fino all’ultimo catalogo del 2014 “Luigi Grandeartista tra Novecento e contemporanea. Doni alla Galleria d’Arte Moderna di Genovae al Museo dell’Accademia Ligustica” a cura di Maria Flora Giubilei e GiulioSommariva dove domina il trittico “La danza del sole” del 1991.

Pietro Guella

Albero, Olio su tela, cm. 70 x 60, 2012

35

Page 36: Omaggio a Manitou

LUIGI GRANDE

Nato a Palermo il 2 luglio 1939, da Gaetano, siciliano, e Anna Cervigni,ligure, dopo vari trasferimenti legati alle vicende belliche, ancor bambino,Luigi Grande si stabilisce con la famiglia a Lavagna dove inizia il suo percorsoscolastico con un’attenzione particolare alla fotografia, al mondo dell’illustra­zione e al disegno, sfociata, poi, nella frequenza del Liceo Artistico Nicolò Ba­rabino a Genova. Qui è allievo dei pittori Alberto Nobile e Rocco Borella, delloscultore Edoardo Alfieri e conosce Maria Guglielmina Mimì Risso, sua futuracompagna di esperienze artistiche e di vita. Per il giovane è un momento diintense letture dedicate a Wilhelm Reich, Nâzým Hikmet­Ran, AugustStrindberg ed Henrik Ibsen sul fronte della psicanalisi, della drammaturgia edella poesiaq, mentre studia l’espressionismo tedesco e, in particolare, l’operadi Otto Dix e di George Grosz, inquietante filigrana artistica sottesa alla pro­duzione artistica di quei pittori italiani che rifuggono astrazione e pop artnella seconda metà del Novecento.

Seguiranno le attenzioni per i testi del commediografo AntonineArtaud, per lo scrittore della Beat Generation, William S. Borroughs, e per ilpittore russo­parigino Chaïm Soutine, ai quali dedica, negli anni Ottanta, alcu­ni ritratti in grado di restituire simbolicamente la complessità talvolta tragicadell’esistenza e dell’esperienza di quegli intellettuali. Amico del pittore chia­varese Silvio Cassinelli e del poeta e scrittore di teatro Vico Faggi – con il qua­le il giovane palermitano dà vita a significative esperienze culturali ­,segnalato da Mario De Micheli alle gallerie milanesi “Il Giorno” e “L’Agrifo­glio” e sostenuto dal critico Giorgio Seveso, dalle attenzioni del giornalista escrittore Luciano Bianciardi, a partire dagli anni Settanta, Grande inizia il suopercorso espositivo fuori dalla Liguria, studiando comunque la pop art, fre­quentando a Roma amicizie legate al mondo del giornalismo e dei media, rifu­giandosi a lavorare nella casa di famiglia a Ustica e spingendosi a Parigi,ospite di Dominique Lemor, vedova del poeta Paul Eluard.

Vinta a Genova nel 1973, una borsa di studio Duchessa di Galliera,compie un viaggio formativo in Germania, dove fa ritorno ancora nel 1988 e1989, a Hilden e a Alzey, per tener edue mostre personali; nel 1975, sollecitatocon ogni probabilità anche dalle drammatiche vicende della tribù indiana de­

36

Page 37: Omaggio a Manitou

gli Oglala Lakota d’America che il governo statunitense cercava dal 1973 dicacciare dai territori per appropriarsi dei giacimenti di uranio che vi si trova­vano, Grande inizia il ciclo dei dipinti dedicati a quel popolo.

Parallelamente, si cimenta anche nella scultura, realizzando in rame,nel 1975, il Monumento al Partigiano di Lavagna, vibrante figura antiretoricadi ricordo martiniano; a essa seguirono – per segnalare i lavori più significati­va – nel 1976, Ragazza sdraiata in tecnica mista, sensibile interpretazione delMonumento all’Emigrante a Favale di Malvaro nell’entroterra genovese; il bu­sto del Partigiano Casini a Villa Rocca in Chiavari realizzato nel 1996.

Dallo scorcio degli anni Novanta espone spesso col sodalizio artistico“Campo Aperto” e, nel 2010 e 2012, col “Gruppo Prisma 177”, dividendo lasua attività tra Sestri Levante e la casa di campagna in Val Fontanabuona allaricerca di una costante evoluzione espressiva che, pur esercitando una forteazione disgregante sulle immagini che ne scaturiscono, mantiene nel pae­saggio e nella figura i suoi irrinunciabili cardini.

foto Massimo Rivara

37

Page 38: Omaggio a Manitou

BIBLIOGRAFIA

Per una bibliografia completa fino al 2007, con l’elenco delle mostre cui haesposto Luigi Grande fino a quell’anno, si rimanda a G. Bruno, Luigi Grande,Genova 1996 e a G. Bruno, Luigi Grande. Opere dal 1996 al 2006, Genova 2007.

Dal 2008, si segnalano le seguenti voci bibliografiche:F. Ragazzi, Luigi Grande, cieli rossi, “Satura Arte letteratura spettacolo”, n. 4,2008, pp. 73­80.Volti, corpi e forme dei cantieri liguri, “Gruppo prisma 177”, catalogo dellamostra, Genova, Galata Museo del mare, 3 giugno – 29 agosto 2010, Genova2010.Luigi Grande. Dieci dipinti narrati nel vento, Lavagna 2011.Pagine dipinte: i pittori e la lettura, catalogo della mostra, Genova,Biblioteca Cervetto in Castello Foltzer, 28 aprile – 27 maggio 2011. Manesseno di Sant’Olcese (Ge) 2011.L’altro volto del vento, “Gruppo prisma 177”, catalogo della mostra, Genova, Galata Museo del mare, 10 novembre 2012 – 30 gennaio 2013, Genova 2012. La pittura di Luigi Grande, catalogo della mostra a cura di M. Dentone, Lavagna, Sala Consiliare di Palazzo Franzoni, 13­24 gennaio 2013, Lavagna2012.G. Getto Viarengo, I colori che servono Luigi grande, “Satura Arte letteraturaspettacolo”, n. 25, 2014, pp. 65­75.Arte Genova 2014, Fiera di Genova, Genova 2014.

Hanno scritto di lui:E. Alfieri, E.Andriuoli, G. Arato, F. Ballero, E. Balossi, G. Beringhelli, L. Bianciardi, M. Bocci, C. Boldi, G. Bruno, M. Campomenosi, P. Cavallo, M. Caveri, G. Chioma­Sgorbini, V. Conti, M. Cristaldi, M. De Micheli, M. Dentone, V. Faggi, D. Ferin, G. Ferrera, C. Ghihlione, P. Guella, N. Krings, G. Latina, F. Lecca, A. Lercari, T. Marcheselli, F. Mazzi, G. Metz, M. Milani, G. Mondello, F. Musso, N. Mura, A. Natali, A. Nobile, M. T. Orengo, S. Paglieri, D. Pasquali, F. Passoni, P. Pastorelli, L. Perissinotti, F. Ragazzi, S. Ricaldone, M. Rivara, S. Riolfo Marengo, F. Sborgi, G. Scorza, p. Serbandini, G. Seveso, F. Sirianni, S. Solimano, R. Tomasina, D. Villani, M. Vescovo, G. Getto Viarengo, R. Vitone.

38

Page 39: Omaggio a Manitou

foto Massimo Rivara

www.luigigrande.com

39

Page 40: Omaggio a Manitou

BIBLIOTECA CERVETTO IN CASTELLO FOLTZERvia G. Jori, 60 ­ Genova Rivarolo

tel: 010 4695050mail: [email protected]

ORARIO INVERNALE(da settembre a giugno) lunedì ­ venerdì

9.00 ­ 13.00 | 14.00 ­ 19.00

ORARIO ESTIVO(luglio e agosto) lunedì, mercoledì, venerdì

9.00 ­ 14.00martedì e giovedì9.00 ­ 13.00 | 14.00 ­ 19.00