Oltre mille fiaccole per Tatiana - … · pesanti sono state inflitte a un trio tut-to siciliano: i...

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SIDERNONella roccaforte della co- ca, c’era il preposto al recupero crediti e chi provvedeva alle precauzioni da adottare. C’era chi negoziava nuovi ca- richi e chi si adoperava per il trasporto. C’era davvero un gran trambusto a Pla- tì. Tra il 2002 e il 2004, i padrini del posto intavolarono una trattativa con un esponente della criminalità albane- se, Davide Mance. Dopo essere sfuggi- to alle patrie galere, l’uomo aveva trova- to un rifugio sicuro grazie a un capo- mafia molto influente. Si tratta di Do- menico Perre, alias “Micu”. «I due ne- goziarono 1000 chili di cocaina», dice un documento del tribunale di Locri, la motivazione della sentenza partorita nell’ambito del processo a quattro nar- cos tra i più carismatici. Per gli imputa- ti, il sostituto procuratore Luca Miceli aveva chiesto mezzo secolo di carcere. Lo scorso giugno, dopo cinque ore di camera di consiglio, i giudici hanno emesso un primo verdetto. Le pene più pesanti sono state inflitte a un trio tut- to siciliano: i detenuti Rosario Tripoto, Roberto Illuminato e Rosario Tudisco dovranno scontare 10 anni ciascuno. Per il calabrese Pasquale Barbaro, ma- fioso di Platì, 7 anni e 6 mesi. ’Ndrangheta e Cosa nostra insieme nel narcotraffico. Questo racconta l’in- dagine avviata dalla Mobile di Catania. L’inchiesta ruota attorno ai verbali del pentito Giuseppe Raciti. L’ex malavito- so ha deciso di chiudere con il passato. Tempo fa, ha chiesto un incontro ai ma- gistrati, a cui ha svelato ogni segreto. E’ stato più volte ospite del boss Domeni- co Perre: «Una volta – ha riferito al col- legio giudicante – mi chiesero di recu- perare un chilo di cocaina ceduto a un tizio di Acireale. Non era stata ancora pagata. Incontrai questo tipo e mi feci restituire la droga». I verbali d’accusa del superteste hanno inchiodato capi e sottocapi del crimine organizzato. L’ex rapinatore ha riferito che, «agli inizi del 2000», i mammasantissima di Platì e il boss Rosario Tripoto, il successore di Nitto Santapaola alla guida dei catane- si, avrebbero investito fior di quattrini nel business della droga. Fotogrammi e intercettazioni hanno incastrato un noto trafficante. E’ l’imputato Pasqua- le Barbaro. Due gregari della famiglia Santapaola, nel marzo 2009, si presen- tarono al suo cospetto per discutere di cose parecchio serie. Il collaboratore, nel corso del processo, ha accusato an- che un notabile. Si tratta del suo ex di- fensore di fiducia, l’avvocato Massimi- liano Spitaleri: «Mi diede i soldi per ac- quistare due chili di cocaina in Olanda, dove avevamo aperto un nuovo canale. Nel carcere di Nicosia, mi parlò di un’al- leanza siglata tra la famiglia Barbaro- Perre e i Santapaola». Il professionista non è mai finito in manette. Gli investi- gatori non hanno trovato i riscontri. I giudici del tribunale di Locri, nel corpo della motivazione, hanno menzionato spesso il collaboratore siciliano: «Le di- chiarazioni di Raciti – scrivono – sono risultate articolate, non fantasiose, plausibili, ricche di circostanze e riferi- menti, molti dei quali muniti di riscon- tri documentali». Gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito. Ilario Filippone 8 dal tirreno allo jonio domenica 29 settembre 2013 l’ora della calabria Oltre mille fiaccole per Tatiana Brancaleone si è fermata per ricordare la badante uccisa, con loro anche i rom BRANCALEONE (RC) Ha risposto con il cuore la Locride, ol- tre mille piccole fiammelle hanno illuminato il paese di Brancaleo- ne. In tanti hanno voluto parteci- pare alla fiaccolata in memoria di Tatiana Korupyatnyk, la donna uccisa il 15 settembre a Branca- leone. Cittadini italiani e ucraini, insieme, uniti nel dolore e dispia- cere: «Dobbiamo delle scuse alla comunità ucraina per quello che è successo. Questa fiaccolata è un atto voluto dalla popolazione per la signora Tatiana che era una per- sona splendida. La cittadinanza di Brancaleone parla di lei con sen- timenti di gratitudine e amicizia. Esprimiamo così alla comunità ucraina solidarietà, vicinanza e amicizia. Loro sono una parte in- tegrante della nostra comunità», così il sindaco di Brancaleone, Francesco Moio, si è espresso pri- ma dell’avvio della fiaccolata. Luci spente e fiaccole accese, con la spilletta del fiocco bianco messa su magliette e camicie, sim- bolo della lotta contro il femmini- cidio c’erano tutte associazioni di Brancaleone e paesi limitrofi, for- ze dell’ordine, cittadini e molti dei sindaci della locride, nessun com- missario prefettizio ma due rap- presentanti della provincia reggi- na e della regione. Dopo la cele- brazione della santa messa in me- moria di Tatiana da piazza stazio- ne è partita la fiaccolata. I primi a sfilare sono gli striscioni “Stop al Femminicidio” portate dalle don- ne del calcio a 5 di Galati. Mime- tizzate nel corteo vestite di nero due donne. Camminano in silen- zio, loro più degli altri; hanno gli occhi gonfi dalle lacrime e il volto pieno di dolore. Sono l’amica ucraina di Tatiana quella che ha ricevuto l’ultima disperata telefo- nata della connazionale e la don- na di Brancaleone a cui la 41enne faceva da badante. «Voleva bene a Tatiana, per lei, si vedeva, era co- me una figlia» dice un uomo nel descrivere il forte legame tra la ve- dova e la badante. In un silenzio disarmante il corteo ha illumina- to il corso principale per giungere sul lungomare dove il silenzio è di- ventato assordante. «Qua - spiega a voce bassa Carmine Verduci presidente della Pro Loco - era il tratto di lungomare, dove Tatiana passeggiava». E là, cinque tra ra- gazzi e ragazze hanno atteso del passaggio del corteo. Erano sedu- ti in silenzio su una panchina; era gruppo rom che si sono alzati in piedi al passaggio del corteo. Qualcuno dal corteo li ha guarda- ti, gli ha sorriso, e loro hanno ab- bassato la testa in segno di dispia- cere, di vera partecipazione e ri- spettoso dolore. Un piccolo gesto dal grande significato per quei gio- vani che forse conoscevano Ales- sandro Bevilacqua, il rom 21 enne che ha violentato, ucciso e brucia- to il corpo di Tatiana. La fiaccola- ta è giunta cosi al termine del lun- gomare, là dove si vedeva seppur in lontananza il luogo del delitto. La commozione era tanta per una morte che ha sconvolto il territo- rio della Locride. Un minuto, an- cora un altro minuto di silenzio e poi, sul cielo del lungomare di Brancaleone hanno preso a vola- re palloncini bianchi e rose per sa- lutate ancora una volta Tatiana. Annalisa Costanzo Alcuni momenti della fiaccolata Foto Lacopo la trattativa con un albanese Platì, il boss Perre negoziò mille chili di cocaina «L’uomo non è il padrone della donna, sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fi- danzata. Non ho aggiunto la mamma, ma esistono anche casi di figli che alzano le mani contro i propri genitori. Le donne vanno amate e rispettate». E'’quanto scri- ve l’Arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in una nota pa- storale sulla violenza alle donne: «Conti- nuano ancora, anche nella nostra Diocesi, i casi di violenza sulle donne, che stanno suscitando una giusta reazione da parte di tanta gente dell’intero territorio nazionale, che protesta con cortei, veglie di preghiere, sostegno alle donne che cominciano ad avere il coraggio di denunciare. Esorto par- roci, catechisti ed insegnanti di religione, a non tacere e ad inserire il rispetto della donna tra i temi di educazione morale. Non possiamo negare che, purtroppo, par- te di tale violenza è il frutto della concezio- ne della donna-oggetto». «Donne, nessu- no può costringervi ad essere martiri nel sopportare in silenzio la violenza che subi- te. Abbiate il coraggio di denunciarla, per- ché lì dove non arriva la forza della con- vinzione e della ragione, deve essere mes- sa in atto la forza coercitiva della legge». «L’uomo non è il padrone della donna» morosini Accanto il boss Domenico Perre, alias “Micu”

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SIDERNONella roccaforte della co-ca, c’era il preposto al recupero creditie chi provvedeva alle precauzioni daadottare. C’era chi negoziava nuovi ca-richi e chi si adoperava per il trasporto.C’era davvero un gran trambusto a Pla-tì. Tra il 2002 e il 2004, i padrini delposto intavolarono una trattativa conun esponente della criminalità albane-se, Davide Mance. Dopo essere sfuggi-to alle patrie galere, l’uomo aveva trova-to un rifugio sicuro grazie a un capo-mafia molto influente. Si tratta di Do-menico Perre, alias “Micu”. «I due ne-goziarono 1000 chili di cocaina», diceun documento del tribunale di Locri, lamotivazione della sentenza partoritanell’ambito del processo a quattro nar-cos tra i più carismatici. Per gli imputa-ti, il sostituto procuratore Luca Miceli

aveva chiesto mezzo secolo di carcere.Lo scorso giugno, dopo cinque ore dicamera di consiglio, i giudici hannoemesso un primo verdetto. Le pene piùpesanti sono state inflitte a un trio tut-to siciliano: i detenuti Rosario Tripoto,Roberto Illuminato e Rosario Tudiscodovranno scontare 10 anni ciascuno.Per il calabrese Pasquale Barbaro, ma-fioso di Platì, 7 anni e 6 mesi.

’Ndrangheta e Cosa nostra insiemenel narcotraffico. Questo racconta l’in-dagine avviata dalla Mobile di Catania.L’inchiesta ruota attorno ai verbali delpentito Giuseppe Raciti. L’ex malavito-so ha deciso di chiudere con il passato.Tempo fa, ha chiesto un incontro ai ma-gistrati, a cui ha svelato ogni segreto. E’stato più volte ospite del boss Domeni-co Perre: «Una volta – ha riferito al col-

legio giudicante – mi chiesero di recu-perare un chilo di cocaina ceduto a untizio di Acireale. Non era stata ancorapagata. Incontrai questo tipo e mi fecirestituire la droga». I verbali d’accusadel superteste hanno inchiodato capi esottocapi del crimine organizzato. L’exrapinatore ha riferito che, «agli inizi del2000», i mammasantissima di Platì eil boss Rosario Tripoto, il successore diNitto Santapaola alla guida dei catane-si, avrebbero investito fior di quattrininel business della droga. Fotogrammie intercettazioni hanno incastrato unnoto trafficante. E’ l’imputato Pasqua-le Barbaro. Due gregari della famigliaSantapaola, nel marzo 2009, si presen-tarono al suo cospetto per discutere dicose parecchio serie. Il collaboratore,nel corso del processo, ha accusato an-che un notabile. Si tratta del suo ex di-fensore di fiducia, l’avvocato Massimi-liano Spitaleri: «Mi diede i soldi per ac-quistare due chili di cocaina in Olanda,dove avevamo aperto un nuovo canale.Nel carcere di Nicosia, mi parlò di un’al-

leanza siglata tra la famiglia Barbaro-Perre e i Santapaola». Il professionistanon è mai finito in manette. Gli investi-gatori non hanno trovato i riscontri. Igiudici del tribunale di Locri, nel corpodella motivazione, hanno menzionatospesso il collaboratore siciliano: «Le di-chiarazioni di Raciti – scrivono – sono

risultate articolate, non fantasiose,plausibili, ricche di circostanze e riferi-menti, molti dei quali muniti di riscon-tri documentali». Gli imputati hannosempre respinto ogni addebito.

Ilario Filippone

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d a l t i r r e n o a l l o j o n i o

domenica 29 settembre 2013 l’ora della calabria

Oltre mille fiaccole per TatianaBrancaleone si è fermata per ricordare la badante uccisa, con loro anche i rom BRANCALEONE (RC) Ha

risposto con il cuore la Locride, ol-tre mille piccole fiammelle hannoilluminato il paese di Brancaleo-ne. In tanti hanno voluto parteci-pare alla fiaccolata in memoria diTatiana Korupyatnyk, la donnauccisa il 15 settembre a Branca-leone. Cittadini italiani e ucraini,insieme, uniti nel dolore e dispia-cere: «Dobbiamo delle scuse allacomunità ucraina per quello che èsuccesso. Questa fiaccolata è unatto voluto dalla popolazione perla signora Tatiana che era una per-sona splendida. La cittadinanza diBrancaleone parla di lei con sen-timenti di gratitudine e amicizia.Esprimiamo così alla comunitàucraina solidarietà, vicinanza eamicizia. Loro sono una parte in-tegrante della nostra comunità»,così il sindaco di Brancaleone,Francesco Moio, si è espresso pri-ma dell’avvio della fiaccolata.

Luci spente e fiaccole accese,con la spilletta del fiocco biancomessa su magliette e camicie, sim-bolo della lotta contro il femmini-cidio c’erano tutte associazioni diBrancaleone e paesi limitrofi, for-ze dell’ordine, cittadini e molti deisindaci della locride, nessun com-missario prefettizio ma due rap-presentanti della provincia reggi-na e della regione. Dopo la cele-brazione della santa messa in me-

moria di Tatiana da piazza stazio-ne è partita la fiaccolata. I primi asfilare sono gli striscioni “Stop alFemminicidio” portate dalle don-ne del calcio a 5 di Galati. Mime-tizzate nel corteo vestite di nerodue donne. Camminano in silen-zio, loro più degli altri; hanno gliocchi gonfi dalle lacrime e il voltopieno di dolore. Sono l’amicaucraina di Tatiana quella che haricevuto l’ultima disperata telefo-nata della connazionale e la don-na di Brancaleone a cui la 41ennefaceva da badante. «Voleva bene aTatiana, per lei, si vedeva, era co-me una figlia» dice un uomo neldescrivere il forte legame tra la ve-

dova e la badante. In un silenziodisarmante il corteo ha illumina-to il corso principale per giungeresul lungomare dove il silenzio è di-ventato assordante. «Qua - spiegaa voce bassa Carmine Verducipresidente della Pro Loco - era iltratto di lungomare, dove Tatianapasseggiava». E là, cinque tra ra-gazzi e ragazze hanno atteso delpassaggio del corteo. Erano sedu-ti in silenzio su una panchina; eragruppo rom che si sono alzati inpiedi al passaggio del corteo.Qualcuno dal corteo li ha guarda-ti, gli ha sorriso, e loro hanno ab-bassato la testa in segno di dispia-cere, di vera partecipazione e ri-

spettoso dolore. Un piccolo gestodal grande significato per quei gio-vani che forse conoscevano Ales-sandro Bevilacqua, il rom 21 enneche ha violentato, ucciso e brucia-to il corpo di Tatiana. La fiaccola-ta è giunta cosi al termine del lun-gomare, là dove si vedeva seppurin lontananza il luogo del delitto.La commozione era tanta per unamorte che ha sconvolto il territo-rio della Locride. Un minuto, an-cora un altro minuto di silenzio epoi, sul cielo del lungomare diBrancaleone hanno preso a vola-re palloncini bianchi e rose per sa-lutate ancora una volta Tatiana.

Annalisa Costanzo

Alcuni momenti della fiaccolataFoto Lacopo

la trattativa con un albanese

Platì, il boss Perre negoziòmille chili di cocaina

«L’uomo non è il padrone della donna,sia essa la moglie, la figlia, la sorella o la fi-danzata. Non ho aggiunto la mamma, maesistono anche casi di figli che alzano lemani contro i propri genitori. Le donnevanno amate e rispettate». E'’quanto scri-ve l’Arcivescovo di Reggio Calabria, mons.Giuseppe Fiorini Morosini, in una nota pa-storale sulla violenza alle donne: «Conti-nuano ancora, anche nella nostra Diocesi,i casi di violenza sulle donne, che stannosuscitando una giusta reazione da parte ditanta gente dell’intero territorio nazionale,che protesta con cortei, veglie di preghiere,sostegno alle donne che cominciano adavere il coraggio di denunciare. Esorto par-roci, catechisti ed insegnanti di religione, anon tacere e ad inserire il rispetto delladonna tra i temi di educazione morale.Non possiamo negare che, purtroppo, par-te di tale violenza è il frutto della concezio-ne della donna-oggetto». «Donne, nessu-no può costringervi ad essere martiri nelsopportare in silenzio la violenza che subi-te. Abbiate il coraggio di denunciarla, per-ché lì dove non arriva la forza della con-vinzione e della ragione, deve essere mes-sa in atto la forza coercitiva della legge».

«L’uomo non è il padrone della donna»

morosini

Accanto

il bossDomenicoPerre, alias“Micu”