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“Leggendo Si Cresce” CONCORSO LETTERARIO CITTÀ DI BORGHETTO SANTO SPIRITO 10° EDIZIONE Borghetto Santo Spirito (Sv) • Giugno 2013 COMUNE DI BORGHETTO SANTO SPIRITO Assessorato alla Cultura BIBLIOTECA CIVICA TEMA: “PER LA LEGALITÀ”

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“Leggendo Si Cresce”CONCORSO LETTERARIO CITTÀ DI BORGHETTO SANTO SPIRITO

10° EDIZIONE

Borghetto Santo Spirito (Sv) • Giugno 2013

COMUNE DI BORGHETTO SANTO SPIRITOAssessorato alla Cultura

BIBLIOTECA CIVICA

TEMA: “PER LA LEGALITÀ”

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CONCORSO LETTERARIOCITTÀ DI BORGHETTO SANTO SPIRITO

“Leggendo Si Cresce”10° EDIZIONE

TEMA:

“PER LA LEGALITÀ”

Borghetto Santo Spirito - giugno 2013

Comune diBorghetto Santo Spirito

Assessorato alla CulturaBiblioteca Civica

Sistema BibliotecarioValle Varatella

Con il Patrocinio del

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Il concorso letterario “Leggendo si cresce” raggiunge in questa edizione un traguardo importante: Dieci Anni! Quest’anno, ancor più delle edizioni precedenti, è dunque doveroso ringraziare sentitamente tutti coloro che nel tempo hanno permesso che quest’iniziativa, partita

come realtà limitata ai Comuni facenti parte del Sistema Bibliotecario Val Varatella, assumesse una valenza nazionale.

Il tema di quest’anno “Per la legalità” è stato scelto affinché gli studenti potessero confrontarsi con una tematica molto attuale, che permettesse loro di esprimere il proprio punto di vista sui temi della mafia e della illegalità. Come spesso accade, anche in questa occasione, i più giovani hanno fornito a noi adulti ricchi stimoli e spunti di riflessione, che spero possano spingere ad un maggior impegno per la difesa dei diritti di tutti.

Buona lettura!

L’assessore alla culturaMaria Grazia Oliva

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SCUOLA PRIMARIASEZIONE POESIA

POESIA 1° CLASSIFICATA

Barberi Antony, Berhami Toni,Bertin Carola, Bisesi Giada, Bonifazio Chiara, Cani Aron, Carmignan Andrea, Cerasa Thomas, Cerro Nicole, Corvi Alessio, Eshiba Sara,

Giordano Ilaria, Giordano Marta, Masha Albi, Pitzanti Vanessa, Rakovich Alena Kristina, Roccaforte Vanessa, Sansone Rachele , Tuttolomondo Francesco.

CLASSE II B – SCUOLA PRIMARIA “A. GRAMSCI” I.C. “VAL VARATELLA” – BORGHETTO S. SPIRITO (SV)

IL RISPETTO DELLE REGOLE

POESIA 2° CLASSIFICATA

Benassi Micaela, Borchetto Elena, Intriago Aaron, Defendini Andrea, Di Crescenzo Alessandro, Ferrari Zoe, Fruzzetti Gianmarco, Garufo Camilla, Lamberti Alice, Ma-gnetti Aurora, Martelozzo Giulia, Maschietto Giulia, Migliore Diego, Perrone Edoardo,

Romano Benedetta, Roveda Manuele, Tafano Gabriele.CLASSE IV A – SCUOLA PRIMARIA “A. GRAMSCI” I.C. “VAL VARATELLA” – BORGHETTO S. SPIRITO (SV)

NON SI PUÒ, NON SI PUÒSe un giorno un uomosi sveglia e sente un baccano, non molto lontanova fuori a controllareed è il caos totale.Vede gente urlare,vede gente picchiare,vede gente rubare,vede persone inquinare.Non si può, non si puòcavalcare le onde di questa società

Tante son le regole da rispettareper poter ben iniziare.

Se la mamma non vuoi far arrabbiare,un po’ tranquillo devi stare;aiutare e ubbidireson le regole del bel dire.

Se i compagni ti prendono in giro,dillo alla maestra con un sospiro;studiare e imparareson le prime cose da fare.

Se nel bosco tu vuoi andare,devi solo ammirare;strappare e bruciareson le azioni da evitare.

Se il paese vuoi tener pulito,il tuo aiuto sarà gradito;riciclare e recuperareson due verbi da imparare.

Un mondo “Giusto” potrai avere,se tutto questo vorrai mantenere.

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che in fondo regole non ha.Questa non è legalità,ma illegalità.Non si può, non si puòMandare a fuoco questa piccola città,prima o poi l’ossigeno mancherà.Non si può, non si puòAndare avanti così,dobbiamo fare qualcosa, la nostra vita è qui.Non si può, non si puòla gente si lamenta,è sempre più scontenta.“Lo Stato si! -Intervengacon sempre più potenza”. “Abbiam perso la pazienza”Non si può, non si puòFar tanta fatica.Tutti insieme per la vita!Tutto dopo finirà,Tifiamo per la legalità.Perché ……………..è importante avere delle regole,è importante amar chi ci circonda,è importante seminar felicità, è importante la legalità.Io ci sono, tu ci seiMiglioriamo la realtà,Condanniamo con coraggio l’illegalità.È importante dir la verità,è importante amar ciò che si ha,è importante difender chi non può,è importante raccontar ciò che non va, è importante la legalità

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Gagliardi GiusyCLASSE V A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO DI SAN MARCELLINO” – CASERTA

TORNIAMO PADRONI DI NOI STESSI

Sara MarcheseCLASSE V A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO F. DE SANCTIS” – CERVINARA (AV)

LA LEGALITÀ

Regione Francesca Pia CLASSE 5^A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO F. DE SANCTIS” – CERVINARA (AV)

LEGALITÀ

De Lucia Olga CLASSE V A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO F. DE SANCTIS” – CERVINARA (AV)

UN MONDO DI LEGGI

In ogni regione si è persa la ragione.Si continua a rubare e agli altri far del male.Discariche abusive ovunque possiam trovare,

il rispetto per l’ambiente ogni uomo vuol dimenticare.E’ per questo che vi diciamo:“I nostri valori non dimentichiamo!”Abbandoniamo i vostri interessi E torniamo ad essere padroni di noi stessi.

Legalità è …una parola semplice che …indica il rispetto delle regole!!!

Rispettare le regole, è importante per vivere benecon gli altri, masoprattutto con se stessi!!!

In un mondo pieno di violenza,in un mondo pieno di contraddizionie di ingiustizie,

l’unico modoper vivere sereniè …dar voce alla legalità!

La legalitàè una verità!

Formata da leggiche non sono solo per le greggi.

Ci serve per stare in amiciziatutti legati da una liquirizia.Per stare insieme con amoreche riempie di tutte le persone il cuore.

Noi non siamo animaliperciò dobbiamo essere legali.

Le leggi formano il mondoche è tutto tutto rotondo.

È un pallonedove chi rispetta le leggiè un bravo omone.

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Ferro Paolo Vincenzo CLASSE V C – SCUOLA PRIMARIA “DE AMICIS” – SAVONA (SV)

LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI

Collarile Valentina Pia CLASSE V A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO F. DE SANCTIS” – CERVINARA (AV)

LA LEGALITÀ

Poziello Marica CLASSE V D – SCUOLA PRIMARIA “DIREZIONE DIDATTICA STATALE 5° CIRCOLO” – GIUGLIANO IN CAMPANIA (NA)

SI SPERA

Parascandalo Matteo CLASSE V G – SCUOLA PRIMARIA “DIREZIONE DIDATTICA STATALE 5° CIRCOLO” – GIUGLIANO IN CAMPANIA (NA)

IL MONDO MIGLIORE

Rispetta la legge,Mantieni la tua dignitàRispetta gli altriSe vuoi essere rispettato

Non avere pregiudizi Se non vuoi che gli altri ne abbiano su di te

Mantieni ciò che diciAnche gli altri lo faranno

Non cedere ai ricattiResisti e denuncialiSii onesto Per poter dire di esserlo

La legalitàci rende uguali.

Ci aiuta a vivere la vitache ci è stata donata,senza guerra e senza odio.

La legalitàsi legge sul volto delle persone sincere.

Essa fa cresceree dona frutti maturi,ricchi di sapore e amore,ma in cambionon chiede nulla.

C’è una musica che alternatra ambulanza e poliziala camorra non perdonamolte vite porta via.

Lascia vittime e feriti.Tra la gente si è nascosta, e si spera che la vita più a nessuno costa.

Le foreste stanno diminuendoe il cemento sta aumentando;l’uomo non si accorge ma di spazzatura un mondo sorge.

Potremmo invece alberi piantaree antiparassitari non usare;più verde sarà il pianetae non c’è bisogno che ve lo dica un poeta.

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Ceccarelli Antonio CLASSE V A – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSIVO F. DE SANCTIS” – CERVINARA (AV)

LEGALITÀ ÈLegalità è il rispetto delle regole.Legalità è la liberta di esprimersi.Legalità è assicurare un futuro migliore ai giovani.Legalità è vivere in pace con il prossimo.Legalità è farcela solo con le proprie forze.Legalità è essere civili.Legalità è non rubare.Legalità è un mondo senza mafia.Legalità è una vita feliceche tutti noi bambinidobbiamo sognare.

SCUOLA PRIMARIASEZIONE NARRATIVA

RACCONTO 1° CLASSIFICATO

Andreacchio Alessia, Barberi Sarah Maria, Canale Ginevra, Cavallone Asia, Dell’u-tri Chiara, Di Fiore Amelia, Ferracin Pietro, Garis Gioele, Malvicini Beatrice, Mazzot-

ta Samuele, Oueled Nmir Anas, Sansone ChiaraCLASSE III^ A – SCUOLA PRIMARIA “A. GRAMSCI” I.C. “VAL VARATELLA” – BORGHETTO S. SPIRITO (SV)

S.O.S. ALLARME BULLINel paese Lucemare, gli abitanti vivevano tranquilli, godendosi il mare, le verdi colline e il clima mite.Da qualche tempo, però, i negozianti si lamentavano per certi furtarelli nelle loro botteghe e le vecchiette non si sentivano sicure quando uscivano di casa, perché spesso la loro borsetta veniva strattonata via da qualche ragazzaccio in motorino o in bici.

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In realtà, si era formata una banda di bulli. Il capo era Ettore, un ragazzo di quattordici anni, che non andava più a scuola e neppure aveva voglia di lavorare come apprendista nell’officina meccanica del signor Motoretta.Il papà se n’era andato quando lui aveva nove anni e la mamma, che lavorava in un ristorante, aveva poco tempo per lui e il fratellino Mirco, che frequentava la terza elementare, nella scuola “ Don Chisciotte”.Un giorno Mirco fece un tema sulla sua famiglia e la maestra Clementina capì molte cose.Infatti quel giorno gli disse: “Mirco, ti andrebbe di venire al Centro Ragazzi del Comune alla festa di compleanno di mio figlio Giovanni? Fatti accompagnare da tuo fratello!”Il bambino accettò felice l’invito e si fece accompagnare alla festa da Ettore, che venne invitato a restare.L’atmosfera era festosa e serena e tutti si divertivano con i giochi organizzati dai più grandi.Sergio, un ragazzo sorridente e gentile, disse che lì si facevano molte attività per il tempo libero: partite di calcio, spaghettate, pentolacce, sfilate di Carnevale e altro.Ettore, per la prima volta, si sentì a suo agio e da allora iniziò a frequentare il Centro, seguito piano piano dai suoi compari.Col tempo, nel paese Lucemare i furtarelli diminuirono fino alla totale scomparsa, con grande gioia di tutti gli abitanti.

Le vecchiette potevano passeggiare tranquille e sicure; i negozianti, soddisfatti, capirono l’im-portanza di quelle iniziative per i giovani e fecero delle collette perché si potessero sempre realizzare.E vi diremo di più... a Ettore, che finalmente era diventato responsabile, tornò anche la voglia di riprendere la scuola!

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RACCONTO 2° CLASSIFICATOCLASSE III^ A – SCUOLA PRIMARIA “MICHELE SCHERILLO” – NAPOLI

RICICLARE FA BENE E POI TI CONVIENE!Quella mattina a Napoli succedevano fatti inspiegabili: tutti quelli che stavano bevendo una lattina di coca se la sentivano sfuggire dalle mani, i bambini vedevano volare via dagli zaini libri e quaderni, dagli scaffali dei supermercati scomparivano barattoli di vetro di ceci e fagioli. “Dov’è la mia lattina?” “Miriana hai lasciato libri e quaderni a scuola!” “Ma che succede? Ci deve essere in giro un superladro di legumi!”Le persone erano esterrefatte e decisero di rivolgersi al comune per protestare.Il sindaco ascoltò i suoi cittadini e poi chiese la parola: “Io penso che stamattina abbiate tutti le allucinazioni! Le nostre strade sono piene di rifiuti di ogni tipo: sacchetti, bottiglie, cartoni, vetro... Magari potesse scomparire tutto come voi dite!”“Andate via non mi fate perdere tempo! Ma credete che un Sindaco non ha nulla da fare?!” Così dicendo afferrò una lattina di estate e, facendo un bel sorso... la lattina scompariva. Il Sindaco rimase a bocca aperta. Allora i suoi cittadini avevano ragione. Qualcosa di strano stava succedendo e lui, che era il Sindaco, doveva provvedere.Immediatamente convocò i vigili urbani, con l’unità speciale Virgola, un magnifico pastore tedesco esperto nella soluzione di enigmi polizieschi.Mentre gli uomini pensavano ad organizzare il proprio lavoro, virgola aveva già fiutato e portò i vigili in una zona di aperta campagna dove c’era una discarica: c’erano montagne di rifiuti alti come palazzi, un odore nauseante, topi, mosche in quantità mentre in cielo stormi di gabbiani stridevano.Virgola si avviò verso una pozzanghera di percolato e cominciò ad abbaiare: aveva trovato qualcosa!Improvvisamente la terra cominciò a tremare e da un immenso mucchio di spazzatura comparve un enorme mostro: aveva la testa di alluminio, le gambe di metallo, il corpo di legno, le braccia di plastica, le mani di carta e i piedi di vetro. Il cane Virgola abbaiava furiosamente, mentre i vigili arretravano spaventati...Il mostro emetteva strani suoni, sembrava quasi una voce, e proprio mentre il vigile stava impugnando la pistola il mostro parlò: ”Buongiorno, benvenuti nella mia casa! Io mi chiamo Gennarè e vivo qui con la famiglia: mia moglie Pilarima, i miei tre figli Plastik, Vetrik e Paper.Sono nati nella discarica dove voi buttate i rifiuti di ogni tipo, senza differenziare.

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Un giorno dal camion della nettezza urbana è stati scaricata una gigantesca calamita e tutti i rifiuti ri-ciclabili sono stati attratti. Una spaventosa energia si sprigionò da quei rifiuti e mi ritrovai dove siete voi adesso insieme ad una bellissima compagna con il corpo metallico lucido e colorato: aveva ma-gnifici capelli fatti di fili elettrici, mani e piedi fatti di pile e, soprattutto due bellissimi occhi a forma di + quando era felice e – quando era triste. Inutile dire che è stato amore a prima vista ed io e Pilarina abbiamo messo su famiglia.”Virgola ascoltava con la lingua penzoloni e i vigili capirono che quel mostro non era un pericolo per la città, ma poteva essere una magnifica risorsa.Salutarono Gennarè e promisero di tornare l’indo-mani. Immediatamente tornarono dal Sindaco a raccontargli la loro incredibile avventura.“Wow!Fantastico! Questa si che è una bella noti-zia:finalmente abbiamo trovato la soluzione per i rifiuti e saremo il n.1 in Europa! Tutti sentiranno parlare finalmente bene di Napoli!Riempiremo la città di contenitori per la raccolta differenziata e di manifesti per spiegare ai cittadini il nostro progetto. Domani torneremo da Gennarè e gli proporremo di passare ogni sera con la sua famiglia e di servirsi a volontà!”Così fu. Un mese dopo tutti i giornali parlavano di Napoli, di Gennarè e dei suoi abitanti che rici-clavano come cittadini modello. Anche la famiglia di Gennarè festeggiò l’evento con la nascita di due gemellini: Ricicloboy e Riciclogirl.

RACCONTO 3° CLASSIFICATO

Adinolfi Desiree, Amendola Tommaso, Arriaga Dominguez Hellkin Alexander,Avalo Cristopher, Conti Michele, Corral Intriago Allan Emanuel, Cullhaj Sara,

Forte Federico, Hazizi Argir, Mazzaferro Matteo, Panari Marisol, Panizza Arianna, Sanzotta Letizia, Sardanelli Gianluca,Spanjolli Alessia, Taku Junes,

Tavilla Benedetta, Vargas Moreira Helen GeoannyCLASSE II^A – SCUOLA PRIMARIA “A. GRAMSCI” I.C. “VAL VARATELLA” – BORGHETTO S. SPIRITO (SV)

NELLA CITTÀ DI LEGALICITYC’era una volta in una piccola città, un sindaco di nome Giustino che governava con regole e leggi molto giuste e corrette per tutti i cittadini. Ma, purtroppo, alcuni cittadini non seguivano le re-gole e non rispettavano l’ambiente, inquinavano le acque, scaricavano i rifiuti dappertutto, chiedevano il “pizzo” ai negozianti, sfruttavano i bambini nelle fabbriche, costruivano dove non si poteva... Ed era-no molto prepotenti e pensavano di essere più furbi degli altri!Dopo un po’ di tempo la città era allo sbando: era

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sporca, piena di delinquenti, povera, brutta e, addirittura, i cittadini giusti finivano in prigione e il sindaco si licenziò, non sapendo più cosa fare.Un giorno, però, i cittadini ingiusti si resero conto della situazione che avevano creato, così li-berarono chi avevano imprigionato e, con l’aiuto di Giustino cercarono insieme di risollevare la città, seguendo con giustizia e onestà le regole per il bene di tutti. La città, da allora si chiamò “LEGALCITY”.

Bragalini Alice, Dahmani Imad, Denni Nicole, Eshiba Jasmine, Evaris Celeste,Gjoka Pamela Grimaldi Ginevra, Mancuso Martina, Marzocca Giulia, Negri Alessia,

Nobile Christian, Pitzanti Aurora, Pitzanti Gabriele, Tirri FrancescaCLASSE III^ B – SCUOLA PRIMARIA “A. GRAMSCI” I.C. “VAL VARATELLA” – BORGHETTO S. SPIRITO (SV)

GIACOMO È IN PERICOLOC’era una volta un bambino di nome Giacomo, che andava a comprare i biscotti per la mamma.Andando verso il negozio, incontra un signore alto e ben vestito che gli sorride e gli chiede: <<Dove stai andando?>>.Giacomo glielo dice, allora il signore lo invita ad andare a casa sua perché ha dei biscotti buonissimi e glieli vuole fare assaggiare. Giacomo lo segue, ma, arrivati a casa, il signore lo chiude dentro lo sgabuzzino. Giacomo, impaurito, incomincia ad urlare. Di lì passa un bambino, sente le sue urla e corre a chiedere aiuto alla Polizia. I poliziotti arrivano, liberano Giacomo e arrestano il signore. Giacomo torna a casa, racconta tutta la storia alla mamma e promette di non fidarsi più degli sconosciuti. Insieme alla mamma va dal bambino che lo aveva aiutato, lo ringrazia e, dentro di sé, si propone di aiutare gli altri come è stato aiutato lui.

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Ravera SimoneCLASSE III – SCUOLA PRIMARIA “ISTITUTO COMPRENSORIO PALMIERI” – TORINO (TO)

SIAMO AMICI, SIAMO AMICI.Caspita! La mamma mi ha scoperto! Era praticamente un’impresa riuscire a passare inosservato dalla dispensa a camera mia portando cinque merendine e altrettanti succhi di frutta. Quello di albicocche non ci voleva proprio stare in mano e così con un grande tonfo si è sfracellato al suolo. C’erano schizzi un po’ dappertutto e non sapevo proprio che fare. Che scusa inventarmi? Ormai era tardi, mia madre era comparsa all’improvviso, la mia fantasia si era esaurita. Così preso dal panico mi misi a piangere. Lei cercò di tranquillizzarmi e non colpevolizzarmi di nulla allora io, tra le lacrime, gli raccontai tutto. Fu come una liberazione, mi tolsi un grosso macigno dal cuore.Questa storia era iniziata parecchie settimane prima e credevo che fosse tutta colpa mia. La maestra aveva fatto sedere, accanto a me, Amedeo, perchè secondo lei, lui era il più tranquillo, giudizioso, bravo e “onesto” della classe. Subito fece con me il simpaticone, continuava a ripetermi “siamo amici, siamo amici”, per questo mi ha donato la sua colla stick (stranamente senza tappo e del tutto finita). Dopo pochi giorni però, sempre con la solita frase “siamo amici”, ha incominciato a cambiare atteggiamento. Dicendomi che ora ero io a comportarmi da amico e “dovevo” regalargli i fogli per la lezione di italiano. Il giorno dopo gli servivano per quella di storia, poi per matematica. In seguito per geografia e al mio timido accenno di rifiuto lui si trincerava dietro alla mitica frase “ma come io sono il tuo migliore amico!” Così dopo pochi giorni ritornò alla carica alzando anche il tiro da due che gli servivano passò a tre, quattro, aumentando giorno dopo giorno.Nulla servì dirlo alla maestra. Lei non lo poteva credere, il bimbo più onesto che c’è, così per accogliere le mie insistenze chiese a lui se era vero. Bhe! Quando mai un colpevole confessa: <<Sono io!>> Solo nei film più assurdi o nei cartoni animati. Così visto le mie incessanti affermazioni della sua cattiva condotta lei si rivolse alla classe ma, tutti rimasero in silenzio. Del resto Amedeo è più alto di tutti e fa dispetti e minacce riuscendo sempre a non farsi scoprire o a incolpare qualcun altro che, per paura, (ha già dato cazzotti a chi era contro di lui), preferisce non sapere nulla. Così il “mio amico” risultando pulito e, in un certo modo la vittima, ha minacciato anche me e dai fogli è passato alle matite, penne e ora alle merende. Dovevo portargliene cinque e altrettanti succhi di frutta, ma uno mi sfuggì di mano e cadendo per terra ha fatto sì che la mamma scoprisse tutto. Ora lei è andata dalla maestra che ha capito e ha fatto una lezione particolare. Ha spiegato a tutta la classe delle ingiustizie, dei soprusi di come piccoli gesti tra noi giovani possono portare a proprie vere persecuzioni e violenze da grandi, come la Mafia. Ci ha spiegato, portando ad esempio il comportamento di Amedeo, che questa “onorata società” stava nascendo anche nella nostra classe, che tutti giravano la testa e facevano finta di nulla, ma avremmo dovuto unirci e reagire alle prepotenze come due grandi uomini, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno fatto in passato e l’hanno combattuta e vinta. I miei compagni hanno capito e non si sono più tirati indietro. Amedeo è stato sospeso per un po’ di giorni perchè capisse e riparasse alle sue ingiustizie. Ora è tornato ma siamo diventati una classe molto più unita, ci aiutiamo e nessuno, tanto meno Amedeo, è più prepotente con un altro compagno.

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SCUOLE MEDIESEZIONE POESIA

POESIA 1° CLASSIFICATAD’iorio Vincenzo Maria, Del Pennino Amadia, Di Fiore Vincenzo,

Lettieri Vittoria, Picariello Rosy, Russo Roberta, Suero AngelaCLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

VOLTA LA PAGINA, CAMBIA LA STORIA Benvenuto nella mia cittàQui ci trovi amore e felicitàGrazie ai tanti bambini che ci son quaOgni loro diritto deve essere perciò salvaguardatoE mai trascuratoI bambini devono ricevere un’istruzioneE poter calciare ogni tanto un palloneDevon esser curatiE per la loro bellezza unica apprezzatiQuesto succede nella mia città?C’è davvero difesa e libertà?Forse ancora non è perfetto tuttoMa la forza dei bambini darà di certo un nuovo fruttoChiedo intanto un luogo sicuro dove poter giocareChiedo un luogo dove poter cantareChiedo insomma il diritto di essere bambinoDi essere speranza di un mondo dal cielo azzurrinoIo ho però intanto una scuola dove posso imparareUn luogo di luce dove posso con la fantasia creareMa so di luoghi bui dove un bimbo come me deve lavorareLuoghi persi tra le vie dove non potrà giocareLavora tutti i giorni duramentePer guadagnare poco o nienteSta lì a cucire palloniPer arricchire chissà quali padroniDi sogni e giochi è affamatoE vive ogni giorno come un soldatoQuesta parte di mondo egoista e duroNon si preoccupa del suo futuroLontani sembriamoAnche se così vicini viviamoSiamo diversi per diritto e libertàDiversi per ciò che il destino ci prepareràSiamo però uguali nel modo di amareEntrambi siamo bambini che vogliono giocareVorrei che il tuo dolore di bambino scomparisse all’improvvisoE sul tuo viso tornasse il sorrisoPer questo la pagina alla fine si volteràE davvero tutta un’altra storia saràMi domando ancora se i tuoi occhi hanno smesso di piangereE se ancora intimorito all’uscita della scuola mi vieni a vedereSo che uno zaino sulle spalle vorresti portareE un grembiule bianco indossare

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Amico mio siederai con me accanto al mio bancoUn libro diverso insieme leggeremoUn libro che insegni la fratellanza come bene supremo.

POESIA 2° CLASSIFICATACastillo Danilo

CLASSE I B – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

I COLORI DEI BAMBINI Un giorno incontrai un bambinoe subito lo sentii vicino.Aveva la pelle di uno strano coloree mi batteva il cuore.Lui mi raccontò la sua storiae io gli raccontai la mia:Per noi il colore verde è l’erba frescaper loro è una bomba che s’innesca .Per noi il colore rosso è il colore dell’amoreper loro è il colore di un uomo che muore.Per noi il colore giallo è il colore della luce del soleper loro è un colore che nessuno vuole.Lampi rossi, gialli e doratihanno il colore di fucilate.Per noi il colore bianco è il colore della purezza e dell’innocenzaper loro è il colore della sofferenza.Io gli chiesi perché tutta questa differenzae lui mi disse: amico mio la colpa non è né tua né mia,ma dell’indifferenza.

POESIA 3° CLASSIFICATAGatto Donato

CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

LA LEGALITÀ PER UN PER UN MONDO MIGLIORELa legalità porta al rispetto e con essa mi sento protetto.In un mondo migliore regna sicuramente l’amore. Niente mafia, niente bullismoE vivremmo senza egoismo!Se pace non ci saràNon avremmo né gioia né serenità.Unire le forze è importante Perché da un piccolo semePuò nascere un amore grande.C’e la mafia, la camorra,un mondo illegale Che non penso sia normaleC’è un mondo da salvare,contro la criminalità devi lottare.Se ce qualcuno che fa del maleC’è sempre qualcuno altro che può amare.

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Napolitano Chiara CLASSE I B – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

UN ANGELO

Falcione Federico CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

VIVI SENZA PAURA Se non lavori non devi rubare e per strada la droga non spacciare.Se uno spinello vuoi fumare Il tuo cervello puoi danneggiare.E se vuoi cambiareNoi tutti ti aiuteremo a lottareContro la bestia che fa male.E la violenza non devi usare Perché a ragazzi e a bambini puoi far del male.E se scegli la camorraAttento che puoi finire in “Gomorra”E se vuoi cambiareMi devi ascoltareCosi’ la tua vita puoi salvare.

Manes Matteo CLASSE I B – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

IL DIRITTO ALL’INFANZIA

Se noi amiamo i bambininon li dobbiamo uccidere,sono come fiorellini.Non so come un bimbo di sette mesi sia morto ucciso dalla madreper la sua rabbia .Come si può arrivare a tanto?Se li si guarda in quegli occhietti che nella gioia e nel dolore chiedono protezione.Come si faa non avere tenerezza?

E invece quella mano ferocelo ha ucciso,la stessa mano che dovrebbe dargli sicurezza e amore . Oh! povero papà che ha perso suo figlio per quella pazza della compagna.Come si faa uccidere un bimbo piccolo e indifeso,sangue del suo sangue ?Ora è un angelo che ci guarda da lassù

Se noi amiamo i bambininon li dobbiamo uccidere,sono come fiorellini.Non so come un bimbo di sette mesi sia morto ucciso dalla madreper la sua rabbia .Come si può arrivare a tanto?Se li si guarda in quegli occhietti che nella gioia e nel dolore chiedono protezione.Come si faa non avere tenerezza?

E invece quella mano ferocelo ha ucciso,la stessa mano che dovrebbe dargli sicurezza e amore . Oh! povero papà che ha perso suo figlio per quella pazza della compagna.Come si faa uccidere un bimbo piccolo e indifeso,sangue del suo sangue ?Ora è un angelo che ci guarda da lassù

Io sono un bambino,sono preda di voi predatori,e a nome di tutti i bambini vi voglio dire:voglio correreper giocare,non per scappare;voglio nascondermi,per scherzare,non per sfuggire;voglio avere lividi e graffi,per una caduta,

non per le botte;voglio ricevere uno schiaffo,per un motivo valido,non senza motivo;voglio svestirmi,per fare la doccia,non perché sono costretto…Voglio gridare con tutte le mie forze:lasciatemi vivere e sorridere,lasciatemi vivere la mia infanzia!

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Lettieri VittoriaCLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

OGGI

Genovese MarcoCLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

LA LEGALITÀ

Brosca Margherita CLASSE II G – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

I SOGNI DEI BAMBINI

Anche oggi nel cielo turchinoc’è del nero,non è un uccello,è denso e scuroe giace lì tranquillopadroneggiando sulle nostre teste.Anche oggi in quel prato laggiùnon ho visto fiorima una bottiglia.Anche oggi guardando il mare bluvi ho scorto una macchia neraPerché i pesci ne stanno alla larga?

Ho provato un tacito imbarazzodi fronte a quel paesaggio,avrei dovuto chiedere scusa,avrei dovuto chiederlo al cielo,al cielo che avevo come uomo oscurato,al prato che incurante avevo calpestato,tutto oramai sarebbe stato vano.Lasciamo ancora che nei cielivolino le rondini,nei nostri giardini si posino lucciole,che nei nostri mari nuotino sirene.

I cittadini hanno diritti e doveri,di cui vanno fieri.Le regole vanno rispettate,non vanno oltraggiate.Occorre rispettare la legalità di ogni comunità,bianchi,rossi,marroni

non facciamo distinzioni.Le leggi vanno prese per mano,e tenute sempre bene in mente;la criminalità va combattuta e non temuta.Par un mondo di libertà,non deve esistere l’illegalità

Bambini sparsi per il mondo extracomunitari, di colore,privati della famiglia,svolgono lavori duriprivati di ogni dignità.Bambini costretti a lavorareinvece di giocare...grandi o piccolisenza alcuna differenza.Maltrattati, a voltedalla stessa famigliapiangono, di nascosto

per paura, per il dolore,per la vergogna. Vorrebbero gridare tutta la rabbia che hanno dentro,ma non possono!Sognano di nottedi dipingere il mondocon colori diversi, allegri e felicidi poter dire anche loro:“Domani è un giorno migliore! “

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Lettieri Vittoria, Acerrano Helena, Russo Roberta.CLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

I SOGNI IN UN CASSONETTO Ho visto un uomo cercare tra i rifiuti cercava qualcosa di abbandonatoqualcosa che il resto del mondo aveva consumato Ho visto un uomo e ho abbassato gli occhi in un cassonetto cercava i sogni ormai perduti Di un mondo che tante porte in faccia gli aveva sbattuto,che tante volte lo aveva ignorato che tanti “no” gli aveva gridato .E ora era lì che cercava un posto ,un posto che il mondo gli aveva negato ,ma che quel cassonetto gli avrebbe donato.Mi ha guardato fisso negli occhi e mi ha sorrisono, non era invidiosomi ha sorriso perché era felice ,perché lui si accontenta delle piccole cose,ancora piene di vita che io avevo rifiutato,abbassai ancora lo sguardo e andai via

Demartino Emma CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

AFFRONTIAMO CON ORGOGLIO LA CRIMINALITÀCon la criminalità si gioca sporco,è come una rissa,contro un orco.Io la criminalitànon la voglio eLa affronto con orgoglioMolti sono i mortiMa nessuno cambia ideaCari ragazzi,facciamo attenzione: alle false persone.Rispettiamo le regoleper una società migliore.

De Luca Lisa CLASSE II G – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

LE DONNE Vita e libertà nessuno ce le può togliere,perché nessuno è migliore di noi,perché chi non ha il coraggio di parlare epensa ad agire furiosamente,è solo un povero fallito. Perché l’amore non è un livido sul volto da cui tu ti nascondi.Le donne sono indispensabili,

sono come fiori, i più belli, e bisogna averne cura perché sono forti comemacchine da guerra,ma fragili da cadere al primo soffio.Non si possono calpestare,il colpevole è indifferente, chi subisce lo diventa, per sempre.

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Demartino Emma CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

UNA VITA SERENA Se vuoi vivere serenamente Non devi danneggiare la tua mente:fumo,alcol e droga devi evitare assolutamente.Se non mi stai a sentirePresto potresti morireoppure se non mi vuoi ascoltare ,in galera potresti andare.Devi amare la gente,per vivere armoniosamente.

Guadagno Salvatore CLASSE II D – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

IO RESTO Cos’è questa musica che sento?Una musica che ha tratti di lamento,un lamento da parte dei bambiniche una legge per loro aspettano vicini.Il suono di un pallone lanciatoè oramai un rumore dimenticato.Una filastrocca cantataè oramai sostituita dalla tecnologia avanzata.Di un bambino il cuore felicesembra intrappolato in un quadro dalla strana cornice.I suoni del passatooramai profanato e per sempre dimenticatoscompaiono di giorno in giorno,eliminando sogni ed immaginazione tutt’intorno.Ai bambini servono queste cose, che un adulto un giorno nascoseper eliminare quella felicitàche dovrebbe fiorire in ogni città.La tecnologia ha vintosui giochi antichi creati dal nostro istinto,dalla nostra intelligenza e dalla nostra fantasia,quei giochi nati prima della geografia.Se proprio devo raccontare tutto questo,sentirò di dire “RESTO”perché io un mondo così non lo abbandonocon gli altri bambini ci faremo dire “perdono”da coloro che ci hanno tolto l’infanzia e la gioventùper avere soldi e servitù,e dopo tutto questo, i giochi da noi amatisaranno finalmente liberatida quel momento di oscuritàal quale seguiranno anni di felicità.Questo è un appello per aiutare tutti i bambiniPerché gli adulti non si comportino più da ragazzini.Nella mia città infine ogni bambino avrà i suoi dirittinero su bianco per sempre scritti.

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Guadagno Salvatore CLASSE II D – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

UN POSTO DOVE Una frase nella testa mi risuonadice: casa dolce casa.Allora perché oggi la gente va via dalla propria terrae poi, arrivati alla meta, sono da delusione colpiti.Spesso anche i nostri amici sono costretti a partiree noi in quel momento li dobbiamo compatire.In fondo una bella amicizia non viene mai distruttada un problema piccolo o da una storia brutta.Eppure una soluzione si deve trovareper evitare ai grandi amici di farsi separare.Però noi dobbiamo prendere questi avvenimenti come abbandonida parte dei nostri amiconiin fondo loro non ci dimenticherannoma dal nostro stato si allontaneranno.Forse un giorno ci rincontreremoe la nostra vita ci racconteremoperché un amico è sempre un amicoe questo è tra i sentimenti il più anticoil mondo in fondo è piccolodue amici si possono incontrare in un unico vologuardando dall’alto il nostro pianetadove la presenza di nuove persone è lietain un posto dove le persone non si separeranno,in un posto dove gli amici ogni cosa abbelliranno,in un posto ancora ai più sconosciutodove ogni persona ha diritto di chiedere aiuto.In un posto dove non bisogna sognare una propria abitazionein un posto dove la regola più importante è l’educazione,in un posto dove sono presenti amici sinceriche non ti sfruttano chiedendo piaceri.In un posto dove nessuno partirebbe piùper andare al nord o scendere giù.

Malangone Sabato CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

UNA BRUTTA REALTÀLa criminalità è una realtàche si deve affrontare e cercare di fermare.La sacra corona unita Lascia una grande ferita.La camorra spara con i mitra,la mafia colpisce impunita.E poi il bullismo,le rapine, lo spaccio di droghe…Un mondo di illegalitàpiaghe dell’umanità

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Naddeo Simone CLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

UNA VITA MIGLIORE

D’aloia Antonella CLASSE II C – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

COME UN BURATTINO Gioia, nei tuoi occhi vedo la paura, il terrore,di quell’uomo che ti ha fatto del male...Ti ha tolto tutto, i tuoi sogni, la tua carriera...come una bambola di pezza che è stata maltrattata,e subito dopo gettata via...E ora stai li, seduta su di un letto,al buio,con la paura di rivederlo,e che ti faccia ancora del male...Hai paura di essere ancora picchiata,o maltrattata,dal burattinaio che si è impossessato di te,e non ti lascia più andare via...Gioia, io parlo non solo a te,ma anche a quelle donne come te,che non riescono più ad andare avanti...ti dico-ribellati-non farti più aggredire da lui !

Ferro GiusyCLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

LA CAMORRALa camorra è la voce della gente infelice,del disoccupato e di quello che la notte non riesce a dormire.Per fare soldi,sa approfittare della gente che ha la fame,dei disperati che non hanno niente.La camorra non finisce con un “click” Ci dobbiamo impegnare a cambiare la mentalità Della nostra società,per avere una possibilità nella vita.

Questi ragazzi Sono pazziA pensareDi guadagnareSoldi faciliCon la droga,con la prostituzione

e con l’immigrazionedei clandestini.Possono avere Una vita migliore!Una vita miglioreL’avranno sicuramenteLavorando onestamente

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Castaldo Carmen CLASSE I B – SCUOLA MEDIA “GIOVANNI PASCOLI” – CICCIANO (NA)

I BIMBI I bimbi adoratisono come fiori nei pratie non vanno maltrattati.Essi con uno sguardo profondo,esprimono tutta la bellezza del mondo.I loro diritti non dovrebbero essere violati,ma non sempre vengono rispettati.Tutti i bambini di ogni continentehanno diritto al nutrimento del corpo e della mente.Ciascun bambino piccolo e innocentedeve rimanere tra la sua gente.Poveri fanciulli piccoli e indifesi,quanto dolore… nel loro piccolo cuore!Spero che un giorno non molto lontano,ogni fanciullo non viva invanoma abbia una vita serena e vivace,come quella che a ciascuno di noi piace.

Pagano SabrinaCLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

CRIMINALITÀ PER LE STRADEVorrei un mondo sanoIn cui ogni uomo è pronto a tendere la mano .Mi piacerebbe un mondo di gente miglioreIn cui non esiste bullismo in tutte le ore.C’è gente che vive nel malee di nessuno ha paura,della vita sua ha premura.Non c’è rispetto nè per un vecchio, nè per un bimbo , né per chi ti viene vicinoBisognerebbe cambiare questo mondoE sognarlo con un diverso sfondo.

CLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” – ACERRA (NA)

A SPASSO PER LA MIA CITTÀ Se vai in giro per la tua cittàdimmi cosa ci vedi?Tu che sei bambino, in cosa credi?Cerchi amore e verità?Sogni cuore e libertà?Vedo solo un fumo neroche non illumina sentieroe dei bambini come me oscura ogni lieto pensieroVedo la mia fantasia cercare una viae trovare solo del futuro una bugiaed uno spazio troppo stretto ai miei giochi di bambino

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Vedo però ancora nei visi vera onestàche darà nuova vita alla mia cittàma anche ad altri paesi, regioni, stati e nazioniCerco fedeltà, amore e simpatiae per i diritti una chiara armoniaperché per essi vedo solo indifferenza ed apatiaCerco pace, uguaglianza e libertàcuori aperti ad accogliere tuttiperché noi siamo di questo mondo i fruttiSe vai in giro per la tua cittàdimmi ancora, cosa ci vedi?Vedo un bimbo ad un semaforo che aspettacerca di parlare con qualcuno, ma nessuno gli dà rettaritto rimane con uno straccio in manoe sogni che volano lontanoVedo un ragazzo venditore ambulanteche mostra da sempre una statuetta d’elefanteCerco perciò per loro caldi sorrisiperché i loro sogni non vengano uccisiCerco un campo assolatoun luogo felice, nella pace addormentatolontano dal rumore della genteche trascura un bambino come nienteCerco ancora per lui un magico destinoun maestro che ne illumini il camminoPerché nella mia città c’è una splendida veritàun libro, una scuola, una penna, una matitaper lenire ogni mia feritae vincere ogni mia partita.

Gaudino AlfonsoCLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

BASTA POCO!

Battipaglia GaiaCLASSE I H – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

LA CRIMINALITA’ DI OGNI GIORNO

Ogni cittadino ha diritti e doveri Di cui tutti vanno fieri,ma bisogna rispettarli e cercare di non evitarli.La mafia uccide le persone senza ragioneDalla nostra famiglia deve cominciare

l’educazione per non sbagliarePerché uccidere?Parchè chiedere il pizzo o spacciare droga?Basta! È così semplice:serve l’amore e il rispettoper una società perfetta.

Stando per stradaGiorno dopo giorno Si impara solo A picchiare E a comandare.La vita di tutti i criminali Scorre tra risse e rapine.

Dimostriamo che i deboliNon sono perdenti!E combattiamo par un mondo più sicuro,lottiamo contro il bullismola prepotenza e ogni forma d’illegalità

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Contieri Enrica, Maddalo CristinaCLASSE I B – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

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SCUOLE MEDIESEZIONE NARRATIVA

RACCONTO 1° CLASSIFICATO

Allocca Gabriele, Baglietto Pamela, Bosca Pietro, Brigida Sonia, Caviglia Lisa, Cira’ Matteo, Cravero Alessia, Daneri Arianna, Delfino Carolina, Fazio Gabriele,

Gaggero Sara, Gaggero Simone, Giargia Elisa, Jakob Marvin Pino, Kola Bruno, Krull Julian, Lanteri Maddalena, Lovo Federico, Moffa Filippo, Nervo Virginia, Ravizza

Pietro, Repetto Gioele, Sorbo Sabrina, Testa Alessia, Tuzza Vanessa, Vernazza MatteoCLASSE IIIB – SCUOLA MEDIA VARAZZE (SV)

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SIAMO PROPRIO NEI GUAI... !

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RACCONTO 2° CLASSIFICATOCLASSE IIIB – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO” - ACERRA (NA)

IL BIMBO SENZA NOMEBreve storia di un diritto negato

C’era una volta, in un tempo senza tempo, un bambino, un bimbo senza nome, o forse l’aveva, ma aveva sofferto tanto da non ricordarlo.Non sapeva cosa fosse il gioco, la scuola, la famiglia,si,la famiglia, non conosceva il padre e la madre, sapeva solo lavorare e soffrire in silenzio, raccolto nella sua solitudine prematura eppure inesorabile.A vederlo sembrava un bimbo senza anima, dagli occhi vuoti, dal sorriso spento e dalla risata muta, era scostato da tutti, tutto sembrava aver paura di lui, era come se nessuno lo riconosces-se come figlio dell’uomo.Un giorno, mentre si trovava per strada, una ragazzina lo avvicinò, il bimbo era quasi sorpreso di poter parlare con una coetanea, che stranamente non era turbata nel vederlo.Parlarono a lungo, ma quando la giovane chiese al piccolo il suo nome, il bambino scappò, deluso e amareggiato.Alcuni giorni dopo i due si rincontrarono nel cortile della scuola e lì decisero di parlarsi ogni giorno, insieme avrebbero cercato di trovare un nome adatto al giovane.I due trascorsero tutta la loro vita insieme alla ricerca di quel nome che avrebbe reso il bimbo finalmente come gli altri, furono aiutati spesso da amici, concittadini, ma soprattutto dalla co-noscenza di se stessi, degli altri, della vita che a volte dona, ma che spesso nega sena possibilità d’appello.Molti anni dopo il loro primo incontro, l’ormai anziano ragazzo senza nome si ammalò e durante i suoi ultimi giorni di vita trovò finalmente il suo nome : Libero, come libera era stata la vita che aveva trascorso, come si era sempre considerato e come il diritto che gli era stato negato in gioventù.La libertà, parola bella, antica e perduta stella che solo dalla conoscenza di sé e del mondo nascerà.

RACCONTO 3° CLASSIFICATO

Aschero Elisa, Brunzu Daniele, Catania Gabriele, Cennamo Anita, Chiesa Elena, D’amato Lisa, Ferraris Andrea, Galvan Martina, Gasco Filippo, Guarino Mattia, Hamiti Keisi, Ladelfa Lorenzo, Lange’ Lorenzo, Leonelli Silvia, Macri’ Christian,

Maesano Luca, Miotti Martina,Nardulli Mattia, Odasso Chiara, Odasso Tommaso, Panizza Gabriele, Perlungher Edoardo, Petto Manuele, Riccio Raffaele,

Robaj Larisa, Scrivano Irene, Vertunni Ilenia PiaCLASSE IIIA – SCUOLA MEDIA “TOIRANO (SV)

DUE VITE E UN CUORE SOLOCAPITOLO UNO Un uomo con la sua camminata sicura si sta dirigendo verso la caserma di polizia di Milano, perché ha molte cose da raccontare sul suo passato. Sono le sette del mattino e c’è una leggera brezza che gli scombina i capelli. L’apparente sicurezza di quest’uomo viene smentita, perché continua a contrarre il muscolo

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della mascella e a girarsi indietro per vedere se qualcuno lo sta osservando. Dopo venti minuti, Antonio, questo è il suo nome, arriva all’ingresso della caserma; ma quando sta per entrare si blocca e pensa alle conseguenze che avrà dopo essersi costituito. Però ripensando a suo figlio e a tutto quello che ha fatto, si fa coraggio e suona. Dopo poco gli vengono ad aprire e appena entra si rende conto dell’ambiente che lo circonda. Davanti a lui si trova un immenso corridoio che permette il passaggio di molte persone. Ma una cosa lo colpisce particolarmente: in una stanza alla sua destra, siede una donna che piange disperata e, vedendo quest’immagine, Antonio pensa alla reazione della moglie dopo che avrà saputo cosa è veramente successo a suo figlio. Allora Antonio non ha più dubbi su quello che deve fare: costituirsi. Dopodiché continua a camminare a passo lento, vede alcune persone con le manette e pensa che anche a lui toccherà quella stessa sorte. Ma nonostante osservi tutte quelle realtà, Antonio non cambia idea, non rimpiange la sua scelta. A questo punto si dirige verso la stanza del commissario e questo uomo tozzo, con i capelli brizzolati, lo fa passare subito. Dopo aver ringraziato, si dirige verso la stanza cupa, con i vetri oscurati. Appoggia la mano sopra la maniglia, tira un grande sospiro ed entra.

CAPITOLO DUE Vent’anni prima Antonio, impiegato, che era appena tornato dal lavoro, si dirigeva alla festa del diciottesimo compleanno della sorella Anna. A questa festa erano presenti molte persone, tra cui Charlotte, la migliore amica di Anna. Il party si svolgeva nella casa di Antonio, che non era grandissima, ma aveva un giardino molto spazioso. Anna decise di far conoscere meglio i due ragazzi; in mezzo alla confusione, Antonio e Charlotte iniziarono a chiacchierare. Le parole di Antonio erano insicure, dai suoi occhi traspariva una certa ammirazione per la ragazza. La sorella comprese di essere di troppo e li lasciò soli con la scusa di dover andare a prendere da bere. Dopo quella serata, i due giovani iniziarono a frequentarsi. Mesi più tardi, Antonio e Charlotte erano fidanzati, passavano intere giornate a passeggiare per i parchi. In una mattina di Settembre, Antonio chiese a Charlotte di sposarlo. La ragazza, felicissima gli gettò le braccia al collo e accettò. Tempo dopo i due vivevano sereni in una villetta nei pressi di Perugia. La loro vita si rallegrò ulteriormente, quando Charlotte scoprì di essere in dolce attesa. Passano nove mesi... era nato Matteo. Tutto sembrava andare per il verso giusto, fino a quando i litigi cominciarono: Antonio non era mai presente a casa con sua moglie e suo figlio. Arrivavano strane telefonate e Antonio viaggiava sempre con un freezer portatile in macchina. Così Charlotte iniziò a porsi delle domande su quale fosse il vero lavoro di suo marito. Dopo poco tempo, le litigate continuavano e lei decise di separarsi da Antonio, dicendogli che questa era la miglior cosa da fare anche per il bene di Matteo. Subito dopo, l’uomo, ormai solo, decise di vivere provvisoriamente tra San Paolo, in Brasile e Milano.

CAPITOLO TRE Durante la sua permanenza a San Paolo, Antonio, guidando, si voltò a guardare la borsa del ghiaccio contenente un cuore. Si rese conto di come lì dentro fosse presente una vita passata e una futura. I sospetti di Charlotte riguardanti il lavoro del marito erano giusti: Antonio era un mercante di organi. In quell’istante, Antonio pensò che in quel momento stava trasportando qualcosa che poteva dare la vita a qualcuno, nonostante quello che stava facendo fosse illegale. Una decappottabile gialla lo sorpassò dalla corsia sbagliata, ma Antonio non ebbe neppure la forza di suonare il clacson. Aveva la bocca asciutta e cercava invano la bottiglia d’acqua nel bagagliaio; quando finalmente la trovò si accorse che era vuota. Fermò l’auto ed entrò in un negozio trasandato. A passo veloce si avvicinò al frigo sporco per prendere una bottiglia d’acqua. Dirigendosi alla cassa incrociò lo sguardo dì un ragazzo. Quest’ultimo, in pochi secondi, estrasse un Coltello che puntò al cassiere. Il ragazzo fece il grande errore di non notare la presenza di Antonio nel negozio, il quale appoggiò la pistola sulla testa del rapinatore. Finì tutto in pochi secondi: il ragazzo scappò in fretta e furia e non successe nulla. Dopo due ore, Antonio prese il volo e portò il cuore al suo compagno. Arrivato in albergo, si senti finalmente rilassato e tranquillo per i soldi ricevuti in cambio. L’indomani sarebbe ritornato a Milano.

CAPITOLO QUATTRO Quella sera, Antonio era accomodato sulla poltrona del suo appartamento di Milano. L’uomo

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schiacciò il pulsante del telecomando e accese la televisione. Mentre sceglieva il programma, lo colpì un forte dolore di stomaco. Inizialmente decise di non farci caso, forse quel dolce appena mangiato, era stato troppo pesante e non era riuscito a digerirlo... ma dopo qualche minuto il dolore si fece pian piano più atroce e Antonio si preoccupò decidendo di preparare una borsa dell’acqua calda. Sperando che il dolore sparisse, si acquattò sulla poltrona e cominciò a sonnecchiare. La TV risuonava nel silenzio della notte...Quella mattina Antonio si risvegliò sulla sua poltrona rossa e nera, il cuscino era sempre lo stesso, scomodo e rovinato. L’ambiente circostante, però non era uguale... L’uomo si svegliò in una casa spaziosa con grandi finestre che si affacciavano sul mare. Antonio si avviò verso la cucina e il suo sguardo si incrociò con quello della moglie che era ai fornelli. Finita la colazione, decisero di fare una gita al mare. Dopo essere saliti sulla barca, passarono la mattinata al largo della cesta a pescare. Il divertimento era tale da permettere a padre e figlio di trascorrere anche tutto il pomeriggio nella tranquillità del mare limpido. Tornati a casa, mangiarono per cena il pesce pescato, cucinato da Charlotte ai ferri. Antonio era sereno; aveva trascorso una bella giornata con suo figlio, cosa che non accadeva da molto tempo. Ripensando ai bei momenti trascorsi si addormentò sulla sua poltrona. Al risveglio Antonio si ritrovò nel suo appartamento di Milano con i soliti mobili e i vasi di fiori ormai secchi. La finestra non si affacciava più su una bella spiaggia ma sui palazzi grigi di smog. Fra solo un sogno. Suo figlio e sua moglie vivevano da tempo a Torino, lontani dalla sua vita. Il dolore di stomaco gli era tornato, doveva agire al più presto,

CAPITOLO CINQUE Matteo aveva ormai diciott’anni e siccome era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva visto il padre, non aveva precisi ricordi su di lui e non sapeva dove vivesse ora, cosa facesse e che volto avesse. Nonostante ciò, non osò chiedere spiegazioni a sua madre, anche perché pensarci che la stessa donna non avesse notizie sul conto del padre. Per anni, si era immaginato storie sulla vita del genitore, arrivando a pensare che lui fosse il motivo per cui Antonio se ne era andato. Secondo Matteo, il padre aveva fatto tutto ciò perché non gli voleva più bene e lo considerava un peso. Adesso, finalmente maggiorenne, era convinto di avere il diritto di venire a conoscenza della realtà e di come erano andati veramente i fatti; desiderava apprendere il motivo di tale separazione. Così, una sera dopo cena, si avvicinò alla madre che si trovava in cucina per lavare i piatti. Matteo era un po’ titubante e non sapeva come iniziare la conversazione che aspettava da anni. Non sapendo come porle la fatidica domanda, tacque e rimase in silenzio, facendo finta di niente.Ad un certo punto, Charlotte si voltò e lo notò, quindi gli domandò se avesse bisogno di qualcosa. Lui annuì dopodiché iniziò: “Poco fa, ero in camera a guardare le foto di quando ero bambino. Mi ha colpito molto una fotografia, in cui ci siamo io, te e papà, felici.” La madre, sentendolo parlare di Antonio, si sentì agitata e capi le intenzioni del figlio, ma lo lasciò continuare. “Ciò che mi dispiace, è non avere più notizie di lui, anzi, se non fosse per alcune foto, non saprei neanche che faccia ha. Ci ho riflettuto e penso di essere pronto, di avere il diritto di sapere cosa è successo realmente. Potresti raccontarmi qualcosa di lui, di cosa fa adesso?”. A quel punto, Charlotte si distrasse da ciò che stava facendo e stupita dalla domanda, fece cadere a terra il piatto che teneva in mano. La donna acconsentì e mentre si asciugava le mani, indicò il divano su cui Matteo andò a sedersi. Subito dopo lei lo raggiunse e iniziò a raccontare: “Allora, devi sapere che, da quando ci siamo separati tuo padre non si è più fatto sentire: l’unica cosa che so è che vive tra San Paolo e Milano. Non ho idea di cosa faccia adesso, ma quando era qui con noi era coinvolto in brutti giri; criminalità, è anche per questo che l’ho lasciato.” Il ragazzo fece un’espressione che comunicava tutto il suo stupore, ma non disse nulla e si chiuse in camera. Qui riflesse sulle parole della madre e decise di andare a cercare il padre. Su internet comprò due biglietti per San Paolo, anche se sapeva che le possibilità di trovare suo padre in una città simile erano piuttosto remote. Arrivato a casa li mise in una busta e li lasciò sul tavolo, dove lei li notò.Un po’ di giorni dopo, la madre, dopo essere riuscita a prendere le ferie, era con il figlio in aeroporto con le valigie pronte. Salirono sull’aereo, uno pensando a come fare per ritrovare il padre una volta in Brasile, l’altra riflettendo sulla vacanza che, a quanto aveva detto il figlio, sarebbe stata molto rilassante.

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CAPITOLO SEI Antonio continuava imperterrito a lavorare nonostante sentisse ancora dolori intercostali. Un giorno, mentre si dirigeva al lavoro, sentì un fortissimo dolore; preso dalla paura si fermò di colpo e si mise a lato della strada. Si sedette a terra e si schiacciò forte il petto cercando di alleviare il dolore. Il male dopo poco passò, allora Antonio si alzò tranquillamente e riprese la strada. Prese una borsa-frigo nella quale era conservato un organo da consegnare a un uomo che si trovava a pochi isolati da lì. Antonio, risalendo in macchina, posò al suo interno la borsa-frigo, mise in moto e si avviò. Una volta giunto alla casa dell’uomo, che si trovava in fondo ad un vicolo stretto e buio: suonò il campanello. Dalla porta uscì un uomo che lo invitava ad entrare. Oltrepassato l’uscio. Antonio si trovò in una stanza spaziosa. Si poteva osservare al centro un lettino operatorio con lenzuola candide. Terminata la consegna, l’uomo ricevette il compenso. Durante la strada di ritorno incontrò un suo caro amico, anche lui mercante di organi, lo fece salire in auto e partirono. Arrivati a destinazione i due si salutarono amichevolmente con una stretta di mano e una pacca sulla spalla. Dopo essere risalito in auto, Antonio avvertì nuovamente un forte dolore allo stomaco; si accasciò sul clacson e catturò l’attenzione dell’amico che corse in suo aiuto. Quest’ultimo prese la guida dell’auto e si diresse rapidamente verso l’ospedale più vicino dove i medici lo rianimarono e gli diagnosticarono un principio di infarto. Al risveglio Antonio venne a conoscenza del male da cui era affetto. I dottori gli consigliarono un trapianto di cuore, ma la lista era lunghissima e Antonio poteva essere operato solo dopo parecchio tempo. Tornato a casa l’uomo riflesse su ciò che gli era accaduto e decise di percorrere la strada più breve: l’illegale traffico di organi.

CAPITOLO SETTE Mentre si dirigeva al negozio indicatogli dalla madre. Matteo, penne rapito da tre persone nel momento in cui stava per attraversare la strada. In pochi attimi il ragazzo si trovò in spalla ad un uomo robusto e forzuto che lo stava trasportando velocemente per non attirare l’attenzione di altra gente. Il ragazzo era talmente impaurito che non ebbe nemmeno le forze per gridare aiuto. La sua mente era un groviglio di pensieri e domande, non riusciva a rimanere lucido e a ragionare su cosa stesse veramente accadendo anche a causa del nastro che gli ricopriva la bocca impedendogli di respirare. Matteo svenne dopo pochi secondi. Durante il rapimento dimenandosi per liberarsi, perse la catenina che aveva al collo. Attirato dal luccicare dell’oggetto, uno degli uomini decise di raccoglierlo e frettolosamente se lo nascose in tasca. Il furgoncino sfrecciava per le strade di San Paolo. Un forte bruciore alla faccia, provocato dallo strappo del nastro, svegliò il ragazzo. Gli occhi di Matteo erano sbarrati. Il suo corpo rabbrividiva al percepire il freddo del tavolo operatorio sul quale era sdraiato e all’osservare le pareti sporche, piene di ragnatele e di tracce di sangue ormai secco; sparsi per la stanza notò anche strumenti da medico poco rassicuranti. Ad un tratto la maniglia della porta si mosse, la sudorazione di Matteo aumentò, braccia e gambe gli tremavano; non sapeva che cosa fare. Era terrorizzato. Qualcosa si stava avvicinando a lui e Matteo ne era consapevole, la paura gli fece chiudere gli occhi e non glieli fece più aprire. Il corpo del povero ragazzo non aveva più un’identità. Veniva gettato malamente in una fossa e le tracce di quel sangue innocente diventarono indifferenti a tutte le persone che erano presenti in quella stanza. L’unica cosa che fu conservata di Matteo fu il suo sano cuore che venne chiuso in una busta e riposto in una borsa-frigo. La catenina continuò a rimanere in tasca al suo nuovo padrone.

CAPITOLO OTTO All’operazione di Antonio assistevano diversi trafficanti suoi colleghi, tra cui Marco. L’uomo apri gli occhi. La prima cosa che fece, fu mettersi la mano al petto e risentire il battito regolare del cuore. La stanza era illuminata da una luce fioca; Antonio sentì correre lungo la sua schiena un brivido freddo e decise di chiamare con un gesto il suo amico Marco.L’amico si diresse vicino al tavolo e i due si scambiarono alcuni sguardi dai quali si intuiva che era andato tutto per il meglio. Antonio avrebbe potuto ricominciare la sua vita, la sua nuova vita. Dopo pochi giorni l’uomo venne portato da Marco su una sedia a rotelle nel suo appartamento a San Paolo. Marco durante l’operazione di Antonio ebbe tempo per indagare sulla catenina che aveva

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raccolto. Il ciondolo era d’oro di forma sferica che si poteva aprire e al suo interno notò due fotografie dove apparivano un bambino in braccio ad un uomo molto somigliante ad Antonio e dalla loro faccia trasparivano serenità e allegria. A quel punto a Marco sorsero alcuni dubbi su chi fosse veramente quel ragazzo che avevano ucciso per salvare Antonio. Pensò di chiarire le sue incertezze, chiedendo spiegazioni. Allora decise che appena possibile, gli avrebbe parlato. Un giorno mentre i due erano seduti al tavolo nella casa di Antonio consumando una vodka liscia, Marco cercò di spiegare all’amico cosa voleva chiedergli, l’uomo si sedette accanto ad Antonio con la faccia scura e con tono pacato incominciò: Ti dovrei parlare un attimo...” e Antonio rispose: “Lo farai in terrazza? Oggi mi sento così attivo e allegro che ho voglia di stare all’aria aperta”. L’uomo annui, accompagnò Antonio e lasciando la catenina appoggiata sul tavolo. Quel giorno Marco vedendo il suo amico finalmente felice non ebbe il coraggio di domandargli ciò che lo intimoriva. Passarono alcuni giorni e Antonio si era già rimesso in sesto. Mentre camminava rimase stupito nel vedere Charlotte, la sua ex moglie. Come mai era venuta a cercarlo? La donna aveva una faccia triste, doveva comunicargli qualcosa di importante. Charlotte si avvicinò ad Antonio e dopo un saluto timido e freddo, gli disse: “Matteo mi ha convinta a venire in Brasile con lui per una vacanza e si è presentato davanti a me con due biglietti aerei. Ma quando siamo arrivati ho capito subito che nostro figlio era venuto qui per cercarti e per avere tue notizie; mi ha chiesto molto di te, del tuo lavoro e data tua vita attuale.È successa una grave tragedia; Matteo era andato a comprare alcune cose e si era diretto verso il supermercato ma non ha percorso la stessa strada due volte: è scomparso. Ho già contattato le forze dell’ordine per denunciare la scomparsa dì nostro figlio, ma ad oggi non mi hanno ancora dato una risposta.” Charlotte era disperata, le lacrime le solcavano il viso roseo e spaventato. Antonio alla notizia rimase impietrito, le parole non riuscivano ad uscire dalla sua bocca, con gli occhi ancora lucidi cercò soltanto di non farsi cadere di mano la borsa del lavoro.

CAPITOLO NOVE Quel giorno Antonio non ebbe neppure le forze per andare al lavoro, quindi sconvolto ritornò a casa. Con le mani fra i capelli si sedette al tavolo per pensare a cosa fare. Per un momento, la sua attenzione venne catturata dal luccicare di un oggetto, incuriosito lo prese e realizzò che non apparteneva a lui. Lo ispezionò un attimo per capire di cosa si trattasse, forse era di Marco, che venendo molto spesso a trovarlo probabilmente se lo era scordato. Decise di chiamarlo, mentre il telefono inviava la chiamata, Antonio, incuriosito notò che il ciondolo conteneva due fotografie. Nel mentre Marco rispose al telefono ma non senti nessuno parlare. Il telefono di Antonio scivolò a terra perché l’occhio dell’uomo era caduto sulle fotografie contenute nel ciondolo. La voce di Marco proveniente dal telefono risuonava nel silenzio della stanza. L’uomo era impietrito davanti a quella catenella e le mani gli tremavano, un turbinio di pensieri gli affollava la mente... come aveva fatto quella catenella a finire tra le sue mani? Marco era ancora in linea Antonio prese di scatto il telefono e chiese freneticamente all’amico di raggiungerlo al più presto. Dopo poco Marco e Antonio si ritrovavano seduti al tavolo della cucina come poco tempo prima, ora però per discutere di cose più gravi. “Cosa ci faceva questa catenina in casa mia?” disse Antonio mostrandola all’amico. “Te lo volevo dire...” rispose Marco. “Quando abbiamo rapito la persona che ti ha ridato una nuova vita, mentre stava cercando di liberarsi gli è caduta questa catenella...” aggiunse Marco con voce tremante. “Ho trovato io quella catenella e ho iniziato ad avere dei sospetti, non riuscivo a capire di chi fossero i volti nelle foto. Quello che mi colpì di più fu il volto dell’uomo che teneva in braccio il bambino, era molto somigliante a te. Anche se non ti chiesi spiegazioni ebbi le risposte che cercavo perché un giorno poco distante dalla tua operazione, mentre mi avviavo verso il bagno, notai la stessa fotografia incorniciata in camera tua.” Antonio capì tutto. Troppe coincidenze erano avvenute in quei giorni... Charlotte a San Paolo, la catenella di suo figlio con le loro foto, suo figlio scomparso.

CAPITOLO DIECI La stanza era silenziosa, l’aria era piena di tensione. Marco per il bene di Antonio decise di andarsene, ma prima di varcare l’uscio della porta, pronunciò con un filo di voce: “scusa...” e se ne andò. Antonio sfogò la sua rabbia gettando a terra un bicchiere che si ruppe. Charlotte dopo qualche settimana, senza più speranze, decise di ritornare in Italia.

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Antonio non sapeva più spiegarsi il senso della sita, mangiava meno, non usciva di casa, aveva abbandonato periodicamente il lavoro Non riusciva più a sorridere. Di sera quando riusciva ad addormentarsi, faceva degli incubi dove immaginava la morte di suo figlio. La sua vita ultimamente era piena di ansie e di paure. Il suo cuore batteva ancora, ma era come se si fosse già fermato. Non ci sono parole per descrivere i sensi di colpa e i dispiaceri che dominavano la sua anima. Passavano giorni, settimane ma nulla cambiava, in tutto questo tempo, Antonio ebbe il tempo per pensare a come avrebbe dovuto reagire a tutta questa situazione. Pensò che sarebbe stato meglio agire per il bene degli altri che farsi del male da solo senza cambiare le circostanze. Dopo avere riflettuto a lungo sul da farsi, decise di non proferire parola a Charlotte senza prima essersi costituito. La mente di Antonio tornò al presente per fare i nomi di tutte le persone coinvolte in quest’illegale e tragica storia. Antonio uscendo dalla stanza dove si è confessato, andrà direttamente in carcere ma con un lieve sorriso sulle labbra perché finalmente farà giustizia a suo figlio e a tutte le persone che hanno sofferto a causa del traffico illegale di organi.

Bianco Gabriella, Ciavattone Laura LuciaCLASSE II C – SCUOLA MEDIA “CARLO GALLOZZI” S. MARIA DI CAPUA VENERE (CE)

UNA TRISTE VERITA’Per cominciare...Questo è un semplice racconto di due “ragazzine” calate nella realtà di una città del sud conosciuta per l’illegalità. La consapevolezza di questa “reputazione” le conduce ad avere un atteggiamento malinconico e pessimistico.Entrambe vorrebbero scoprire le bellezze del luogo dove sono nate, ma il condizionamento sociale glielo impedisce. Prevale l’atmosfera di disperazione e di morte che sta diventando il motivo conduttore dei giovani meridionali.La vita delle due protagoniste, Ginny e Hermione, è ricca di quei valori tipici delle dodicenni; sono migliori amiche e frequentano la stessa scuola, anche se non sono nate tutte e due nella stessa città. Ginny è nata e cresciuta a Napoli, Hermione è nata in una cittadina di provincia tranquilla e ignara di certe “verità”. Hermione:Ci siamo conosciute perché Ginny si è trasferita qui e subito siamo andate d’accordo. Siccome sono sempre stata curiosa di visitare Napoli un giorno entrai in classe e le domandai: “ Ginny, perché Domenica non mi porti a visitare Napoli?” chiesi con un fare naturale, anche se ero emozionatissima.Ginny: “Perché vuoi visitare Napoli?” chiese con atteggiamento sospettoHermione: “ Mi hanno detto che è una città stupenda! ...E dai, ci tengo tantissimo... !” Ginny:Arrivò la domenica e mi preparai per portare Hermione a vedere Napoli. Prendemmo un autobus alle nove e mezza, arrivammo a destinazione, dove prendemmo le bici in affitto e partimmo per apprezzare le cose che ci interessavano. Le feci vedere la redazione del giornale “Il Mattino”, il teatro San Carlo, la portai a mangiare un gelato a Mergellina e infine andammo a Piazza Carlo III, cioè dove prima abitavo io, ma cercavo di tenerla lontana dal “marcio”. Facemmo una gara con le bici, ma ad un certo punto notai che Hermione girava in una strada che conoscevo troppo bene, era quello il motivo per cui non la volevo portare a Napoli. I muri, le strade, le macchine, gli sguardi trasudavano disagio, disperazione, “omertà”, “camorra”. Ci trovavamo a Forcella il tempio dell’illegalità.Ginny: “Hermione!” urlai spaventata. Hermione: “Che vuoi?!” rispose frenando bruscamente.Ginny: “Niente, lascia stare” dissi per non spaventarla, poi aggiunsi: “Solo... stammi vicina!”.Hermione: “Ok! Ma stai tranquilla...”.Ginny: “Come se fosse facile!” pensai tra me e me.Hermione:Che bella Napoli, è proprio vero che è stupenda, ma forse, era troppo presto per dirlo...

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Hermione: “Forza andiamo” sollecitando Ginny.Ginny: “Certo, ma ricorda quello che ho detto!”.Hermione: “Uffa! Sembri mia madre!” sbottai scocciata e subito partii seguita a ruota da Ginny.Che strano, quella strada era vuota e buia... che stava succedendo?!Hermione: “Dove siamo?” chiesi un po’ preoccupata e un po’ sospettosa.Ginny: “Perché?”Hermione: “Come mai è così strano qui?”Ginny: “In che senso “ strano”?”Hermione: “Ecco mi sembra un po’...”Ginny: “Tu guardi troppi film dell’orrore! E poi non eri tu che volevi venire qui?” domandò ghignando .Hermione: “Si...” ma mentre stavo per risponderle mi balzò un ragazzo avanti, per non investirlo sterzai bruscamente e finii a terra.Hermione: “Ehi!” protestai indignata “Ma che ti passa per la testa? Vuoi per caso morire?”Ciro: “Scusa” disse imbarazzato “ Piacere, io sono Ciro”Ginny: “Un momento... io so chi sei! Andiamocene Hermione”Ad un tratto vidi venire verso di noi un altro ragazzoHermione: “Carino” pensai.Gennaro: “Ciro, cos’è successo?” chiese il ragazzo misterioso.Ciro: “Sono rotolato giù per la discesa e sono quasi stato investito” commentò Ciro ridendo e poi aggiunse “ Loro sono Hermione e Ginny” disse dando una gomitata d’intesa all’altro ragazzoGennaro: “Piacere io sono...”, ma prima che potesse presentarsi Ginny disse: “So benissimo chi sei e ti chiedo di andartene e lasciarci in pace! Non vogliamo avere guai!”Hermione: “Cosa significa?” chiesi a Ginny, ma lei aveva già preso i ragazzi da parte e stavano parlando fitto.Ginny: “State lontani da noi!” dissi infuriata.Ciro: “Calmati! Guarda che siamo cambiati”.Ginny: “ Ahahahahah! Tu vorresti dirmi che voi... i più famosi scagnozzi di Michele Antonio Barano, boss della camorra napoletana, siete cambiati!? Ma non farmi ridere!!”Ciro: “Senti non l’abbiamo voluto noi!”Ginny: “E invece si! Voi avete fatto una scelta e avete preso questa strada! Ma non vi vergognate di stare tutte le sere qui a controllare che non arrivi la polizia?! La vostra vita è fatta solo di fughe, uccisioni e spaccio! Voi non conoscete né il sacrificio di quando si deve ottenere qualcosa nè la forte emozione di quando i tuoi genitori ti portano al parco giochi e tu attendi il tuo turno sull’altalena con ansia. Voi sapete emozionarvi solo per i beni materiali”. Gennaro: “Ti dimostreremo che siamo cambiati”Ginny: “Non aspetto altro.”Hermione:Questa cosa mi sembrava molto sospetta e quando vidi Ginny venire verso di me decisi di chiederle spiegazioni:Hermione: “Cos’è successo?” domandai preoccupata e allo stesso tempo curiosa.Ginny: “Perché me lo chiedi?” risposeHermione: “Parecchie cose qui non quadrano...”Ginny: “In che senso?”Hermione: “Nel senso che scopriremo cosa succede, come fai ad essere così serena?”Ginny: “Sono nata e cresciuta qui!”Hermione: “Giusto”Ginny: “Comunque quando vorresti scoprirlo?”Hermione: “Stasera” dissi come se fosse ovvioGinny: “No no! Stasera noi torniamo a casa”Hermione: “Tu torni a casa, io rimango qui!” mi imposi. Ginny: “Non ti consiglio di immischiarti in queste cose...”Hermione: “Perché no? Tu sai qualcosa che non vuoi dirmi.”Ginny: “Può darsi...” disse e accelerò a pedalare.La sera, dopo cena, tornammo in quella strada e con mio grande stupore vidi che era pieno di ragazzi di tutte le età, all’inizio sembrava tutto normale, però notai che nelle mani non stringevano borse, cellulari o portafogli, ma erano pacchetti di sigarette e avevano dei sacchetti con della roba dentro che sembrava erba dei giardini, addirittura alcuni avevano nelle tasche

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pistole e coltelli.Spaventata chiesi a Ginny: “Chi sono? E cosa portano in quei sacchetti trasparenti?”Lei mi guardò tristemente e rispose sussurrando: “Questi sono spacciatori che lavorano per la camorra e quella nei sacchetti è droga!”Mi guardai intorno spaventata e fu in quel momento che vidi Ciro e Gennaro che ci guardavano con fare spaventato e adirato. Non avrei mai immaginato di vedere quei ragazzi così socievoli spacciare cose del genere. Delusa corsi via e vidi che Ginny mi seguiva, appena fui sicura di essere lontana da quel luogo mi fermai e cominciai ad urlare: “Perché mi hai fatta andare? Perché me li hai fatti conoscere?”Ginny: “Eri così curiosa e sicura, non avrei mai voluto che tu lo scoprissi così...” rispose con le lacrime agli occhi .Hermione: “Chi sono?” chiesi cercando di calmarmi.Ginny: “Si chiamano Ciro e Gennaro e sono i più famosi scagnozzi di Michele Antonio Barano, da piccoli erano miei amici, ma un giorno furono arrestati davanti ai miei occhi per tentata rapina con arma da fuoco... da quel giorno non li ho più visti!” Hermione: “Chi è Michele Antonio Barano?”Ginny: “E’ il più importante boss della camorra napoletana.”Hermione: “Ho bisogno di restare sola” dissi confusa e me ne andai.Ginny:Sapevo che era meglio lasciare Hermione da sola, ma decisi comunque di seguirla senza farmi vedere da lei. La vidi camminare per le strade e poi entrare nella stazione di polizia, sapevo quello che voleva fare e così la raggiunsi.Hermione: “Lasciami in pace!” dissi nervosa.Ginny: “Che vuoi fare!”Hermione: “Li denuncio e tu non mi fermerai!” minacciò.Ginny: “Non sono qui per fermarti”Hermione: “E allora perché sei venuta?”Ginny: “Per appoggiarti” dissi sorridendo ed entrammo insieme.Parlammo con la polizia che decise, insieme alle nostre famiglie, di farci entrare nella protezione testimoni. Prima di partire io e Hermione ci incontrammo per dirci addio.Ginny: “Sai la cosa più strana di questa storia?!” dissi ad Hermione.Hermione: “No, cosa?”Ginny: “Che alla fine di questa avventura noi vivremo proprio come loro! Non potremo stare sole, avremo paura di uscire per non essere catturate, non andremo più ai luna park e nelle piscine. Insomma alla fine è come se anche noi fossimo camorriste e la nostra vita sarà banale!”Hermione: “Non potremo più vivere libere ed essere normali” commentò con le lacrime agli occhi.Alla fine ci salutammo tristi e partimmo per la nostra nuova e banale vita piena di ansie e paure.

P.S.Noi avremmo preferito non scrivere questo testo, ma raccontare storie di elfi, di fate, di maghi con un lieto fine, ma purtroppo... questa è la nostra realtà. Secondo noi questa realtà si può combattere rispettando gli altri, le leggi e solo così si potrà avere finalmente un finale da favola.

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Moretti Roberta, Palo Gaia CLASSE I B – SCUOLA MEDIA “PICENTIA” – PONTECAGNANO FAIANO (SA)

LA LEGALITÀIl principio di legalità afferma che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge esercitando il potere con discrezione e non in maniera arbitraria. Il principio della legalità si afferma dopo la Rivoluzione Francese del 1789 sorgendo come risposta al potere e all’oppressione dell’Ancien Regime. Già a quel tempo il magistrato aveva il compito di fare da tramite della legge che veniva emanata dal Re, questa concezione del giudice come tramite delle regole è sopravvissuta fino ai giorni nostri. La legalità, tuttavia, non deve essere considerata come un semplice insieme di regole da rispettare, essa infatti è un valore che unisce la responsabilità individuale alla giustizia sociale. Ogni singola persona deve rispettare le regole per il bene personale e comune e per fare ciò è necessario che ci sia uguaglianza di diritti e doveri dei cittadini di fronte alla legge. L’uguaglianza è infatti un principio che si trova alla base della legalità perché permette di creare delle basi solide per il corretto funzionamento della giurisdizione, la mancanza di questo principio ha infatti, nei nostri giorni, causato una mancanza di fiducia e di sicurezza nella legge anche per colpa di leggi “ad personam”. A pagare le spese di una legalità che non è più uno strumento di giustizia è purtroppo la fascia “debole” della popolazione che non vede più riconosciuti i propri diritti e non si sente più tutelata. Per far fronte al problema e cercare di restituire al popolo questa fiducia ormai persa, bisognerebbe educare ogni singola persona alla legalità mirando a costruire una società formata da persone che sappiano vedere nell’altro un amico e non un nemico dal quale difendersi, costruendo una società che sia consolidata da diritti e doveri condivisi. Educare alla legalità significa elaborare e diffondere la cultura dei valori civili. Educando l’uomo alla legalità si sviluppa in esso la consapevolezza che condizioni come la dignità, la libertà, la solidarietà e la sicurezza vanno conquistate, volute e protette sempre. Per raggiungere e mantenere questi valori non è necessaria un’azione violenta ma un pacifico impegno comune per ottenere quello che è il fine della legalità cioè vivere in maniera pacifica seguendo diritti e doveri.

Clarizia Emilio CLASSE III B – SCUOLA MEDIA “PICENTIA”– PONTECAGNANO FAIANO (SA)

Educare alla legalità economica significa insegnare al rispetto delle regole anche in campo economico, condizioni, queste, convenienti e necessarie per benessere e la crescita del Paese. La sicurezza economica e finanziaria è il presupposto fondamentale per lo sviluppo e la Guardia di Finanza ha il gravoso compito di tutelarla. Questo corpo militare si impegna ogni giorno a contrastare reati, quali l’evasione fiscale, le falsificazioni, le contraffazioni e l’uso e lo spaccio di droga. Il fenomeno della contraffazione sta assumendo proporzioni sempre più imponenti e danneggia la competitività delle imprese, la salute dei cittadini e l’economia di uno Stato. Tra le merci contraffatte non solo abbigliamento e moda ma anche articoli per la casa, cosmetici, farmaci e persino giocattoli. I giocattoli contraffatti sono molto pericolosi e possono mettere in serio pericolo la salute dei bambini. La Finanza esegue continuamente blitz per combattere l’evasione fiscale. Pochi sono ancora i commercianti che rilasciano gli scontrini, molti sono i lavoratori in nero, e varie le irregolarità tra i vari esercizi commerciali. Inoltre la crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando è un momento fertile per il propagarsi del fenomeno della falsificazione di denaro e anche dell’usura. Per questo motivo la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli, spesso scopre laboratori clandestini che sono in gradi di fabbricare qualsiasi moneta. Il traffico della droga è un tema molto complesso perché coincide con la criminalità organizzata. La droga purtroppo esiste e si sa che molti ragazzi fanno uso di stupefacenti. La Guardia di Finanza oltre a impegnarsi ogni giorno a combattere contro Il traffico di stupefacenti e a reprimerne la

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produzione e il commercio, ha considerato alcuni momenti di dialogo vero con i giovani. Scuola e Forze dell’ordine insieme forniscono importanti momenti di ascolto, di dialogo, di condivisione dei sentimenti con i giovani svolgendo un ruolo davvero prezioso nella lotta alla droga. Il giorno 22 Febbraio gli uomini della Guardia di Finanza hanno organizzato nella mia scuola, una lezione antidroga e, anche “pro-legalità”, che si è conclusa con una dimostrazione pratica di come lavorano i cani anti-droga della Polizia economica. Durante una simulazione di ricerca di droga mi ha sorpreso motto vedere che il cane con il suo olfatto è riuscito a ritrovare con rapidità dosi di stupefacente ben nascoste in un palloncino consegnate a un professore. I cani anti-droga hanno un fiuto eccezionale e riescono a sentire l’odore della droga anche se è mischiato con altri odori come quelli della benzina, del pepe o del caffè. Questi cani vengono addestrati a trovare la droga come se fosse un gioco. Infatti dopo aver effettuato il ritrovamento della droga, la ricompensa per il cane è il gioco del manicotto, un pezzo di asciugamano arrotolato che il cane ama mordere o strappare. L’esibizione del cane mi ha affascinato molto perché innanzitutto mi piacciono molto gli animali, ma anche perché ho potuto constatare che tra il cane e il suo addestratore si instaura un forte legame affettivo. Questa forza dell’amicizia tra un uomo e il suo cane riesce ad avere successo in ogni operazione svolta per difendere la giustizia e la legalità.

Suero AngelaCLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

LA MISSIONE DI AMID Il 22 Marzo del 2011,in una scuola media arrivò un nuovo professore, emigrato in Italia da poco dal Pakistan, insegnava musica, conosceva parecchi strumenti,ma purtroppo nessuno lo apprezzava, neanche i propri alunni, nessuno seguiva la sua lezione e nessun collega era in confidenza con lui, si chiamava Amid, era impossibile descrivere il suo carattere perché nessuno gli parlava, ma dall’aspetto sembrava un cinquantenne serio e misterioso, che avrebbe voluto ottenere un buon risultato in tutto ciò che faceva. Passarono giorni e giorni, Amid continuava a lavorare in quella scuola, e proprio una mattina come tante entrando in classe i suoi alunni gli fecero l’ennesimo scherzo abbastanza meschino: misero della colla sulla sua sedia, così da rimanerci quasi appiccicato sopra; ormai il vecchio professore di musica ne aveva fin sopra i capelli, ma quando proprio non sapeva cosa fare, decise che era ora di reagire, voleva radunare tutti i ragazzi stranieri di strada, emigrati in Italia come lui, che non avevano mai frequentato l’ambiente scolastico, allora iniziò a girare per la città, di ragazzi stranieri ce n’erano in quantità, bisognava solo convincerli ad andare a scuola. In piazzetta c’era un ragazzino che lavorava con suo padre in un’antica salumeria, Amid si avvicinò al proprietario, lo guardò negli occhi e disse: “Ma non si vergogna,far lavorare un minorenne! Suo figlio a quest’ora dovrebbe essere a scuola e non ad affettare salumi!” Gli rispose il salumiere:”Scuola? Cosa essere scuola? Io non avere soldi per mandare lui a scuola e poi lui deve aiutare me qui!”“Ma è importante! Ci pensi...ho intenzione di insegnare ai ragazzi extracomunitari, non si preoccupi per i soldi non ce n’è bisogno, se cambia idea domani l’aspetto in classe con suo figlio” Rispose Amid, congedandosi.La missione del professore non terminava lì, continuò a girare per la città e trovò un groppo di circa dieci ragazzi che giocava a calcio e gridò:”Ragazzi!” Uno di loro si avvicinò e disse:ال انأ فسآ .”Mi dispiace non parliamo italiano ةيلاطيإلا ملكتأ“So che non è vero, ma comunque perché non siete a scuola? E’ proprio qui di fronte, si imparano tantissime cose, si canta e si gioca, vi aspetto mi raccomando!”Il giorno dopo a scuola non si presentò nessuno, allora il professore Amid uscì fuori scuola, si recò dai ragazzi con cui aveva parlato il giorno prima e li trascinò subito a scuola. Arrivati

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lì entrarono in classe ed iniziarono a seguire la lezione come gli altri, qualcuno però passava davanti a quella classe e urlava:” Brutti cretini tornatevene al vostro paese! Qui non vi vogliamo!”La classe del professore anche se a fatica continuava a lavorare e più in là decisero di organizzare un concerto in quella scuola per dimostrare ciò che c’era dietro al loro accento straniero. I ragazzi andavano sempre a scuola ed seguivano la lezione come tutti gli altri alunni e dopo qualche settimana arrivò l’ora del concerto, l’atrio della scuola era pieno di persone, nessuno si immaginava tutta quella gente a quel concerto. Gli alunni di quella classe, creata così all’improvviso, cantarono tantissime canzoni italiane ma anche quelle straniere. Il concerto fu un successo straordinario tutti coloro che provavano diffidenza per gli emigrati in Italia capirono di aver sbagliato ed iniziarono a fare tutti amicizia. Amid ormai era il professore più amato dell’istituto ed era il professore di tutti. I genitori di quei ragazzi stranieri ringraziarono il professore perché aveva reso i loro ragazzi parte di una comunità, quella della condivisione e della speranza che attraverso la cultura si possa finalmente eliminare ogni confine e pregiudizio.

Di Fiore VincenzoCLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

IL DOTTOR RIFIUTO La situazione attuale del mondo? Beh cosa dire , pessima , guerre civili da un lato, problemi economici dall’ altro , ma quello che più affligge il mondo è il problema dei rifiuti. Paesi invasi da cumuli di immondizia , cassonetti che vengono incendiati e il nostro mondo va a rotoli, si, dico il nostro mondo perché a volte ci comportiamo come se non ci abitassimo anche noi è ora ve ne do un esempio . Napoli 15 Dicembre 2024 ore 8:30 allarme incendio per i vigili del fuoco: un ‘ intera discarica è data a fuoco da un gruppo di ribelli , si diffonde per l’ aria un odore sgradevole che impedisce alla gente di uscire , ma nella coltre di fumo si vedono degli occhi, si, occhi avete capito bene, quelli sono gli occhi del Dottor Rifiuto un essere ripugnante che si diverte a distruggere il mondo, e quel gruppo di rivoltosi di sicuro dovevano essere dei soldati dell’ esercito del male . I cittadini di Napoli chiamano il Dottor Rifiuto e il suo esercito con i nomi più disparati, ebbene si, questo è il virus che attacca il nostro paese. Si gettano rifiuti in mare , nelle cave in montagna insomma un po’ dappertutto , ormai sono quasi due anni che nel golfo di Napoli vive il mostro della spazzatura un pesce che dopo aver mangiato scorie radioattive è diventato una specie di dinosauro un po’ cresciuto. Però fortunatamente il sindaco di Napoli ha messo in atto un sistema di sorveglianza e d vigilanza i Celerini Spaziali che sono gli addetti alla tutela del paese. I Celerini hanno preso servizio il 18 Dicembre 2024 ed esattamente un mese dopo l’esercito del male ha gettato scorie nocive nel bosco di Capodimonte e gli alberi sono diventati piante carnivore che mangiano uomini ed animali ed espellono smog e cemento armato che viene usato per edificare costruzioni abusive .Però i sindaco ha incaricato l’ armeria Pulito Facile di costruire nuove armi per i Celerini e la cosa sembra stia funzionando , mezzo esercito della spazzatura è stato abbattuto e il palazzo di Cernobyl dove vive il dottor rifiuto raso al suolo.Ora il Dottor Rifiuto è latitante e potrebbe nascondersi anche nel cassonetto fuori casa vostra . Ormai è passato un anno dal 18 gennai 2025 siamo nel 2026 e finalmente tutti gli uomini del Dottor Rifiuto e i malavitosi di Napoli sono stati polverizzati, finalmente si respira aria pulita.

Pennino AmadiaCLASSE III B – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

MISSIONE 1: RIPULIRE LURIDUXIn un pianeta non molto distante dal nostro, di nome Luridux vivevano i Luridiani, degli esseri minuti, poco propensi all’igiene.Luridux era un pianeta fantastico, ricoperto da una natura rigogliosa e con una ricca presenza di varie specie di animali e vegetali.Unica pecca del pianeta era proprio la presenza dei Luridiani.

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Essi infatti vivevano nella totale sporcizia.Per anni non si erano mai interessati di questo problema ma poi furono costretti, dalle circostanze, a cercare una soluzione. Si riunì perciò il consiglio degli anziani e furono ascoltate le varie proposte. Qualcuno propose di fare continui falò ma qualcun altro ebbe da ridire sul cattivo odore che si sarebbe sprigionato. Qualcun altro propose di seppellire tutta la spazzatura.Al che i contadini si opposero perché arando la terra tutto quell’orrore poteva risalire su e danneggiare i raccolti.Alla fine, si fece avanti il più furbo dei Luridiani che avanzò l’idea di raccogliere tutta la sporcizia e gettarla nel Grande Cono , l’antico vulcano che i Luridiani odiavano.Tutti approvarono quell’idea e per anni tutto filò liscio.Ma arrivò il giorno in cui la Natura , ormai stanca, decise di ribellarsi.La Terra cominciò a tremare, un forte vento soffiava tra gli alberi, ma la cosa più strana che i Luridiani avevano osservato, era che tutti gli animali scappavano nella direzione opposta a quella del Grande Cono.Non fecero in tempo a girarsi che sentirono un grande boato, alzando gli occhi al cielo videro strani oggetti piombare su di loro.Era la loro immondizia; in me che non si dica si ritrovarono ricoperti dai loro stessi rifiuti .Fu proprio in quel momento che arrivò dal vicino pianeta Brillantex, a bordo della sua navicella spaziale, Pulilux.Mandato lì per indagini sull’ambiente, Pulilux poté constatare la grave situazione, decise però, malgrado tutto, di aiutarli. Insegnò loro a sprecare di meno e soprattutto a praticare la raccolta differenziata, cioè a dividere gli oggetti in base ad un loro possibile riutilizzo ma soprattutto ad avere maggior cura e rispetto per la Natura che li circondava.Da allora i Luridiani impararono la lezione.E Luridix divenne un pianeta spendente. Il più splendente dell’intera galassia.

Renella LuciaCLASSE II D – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

IL PAESE TURCHINOIn un piccolo paese vicino al mare, tutti i cittadini si stavano preparando all’arrivo della stagione estiva e ad accogliere i villeggianti. In questo paese esisteva già da tempo un’isola ecologica, ma mai nessuno, un po’ per pigrizia, un po’ per stupidità, c’era mai andato. Si preferiva buttare i rifiuti dove capitava: per strada, in spiaggia, nessuno separava la carta dalla plastica, il vetro dall’alluminio, tutto veniva gettato lì, come capitava.Con il passare del tempo, l’accumularsi della spazzatura rendeva questo popolo sempre più povero perché nessuno voleva andare più a visitarlo. Anche il mare sembrava arrabbiato: la sua acqua non era più blu, ma nera come la pece.I cittadini erano così stupidi che non si rendevano conto del guaio che avevano combinato, fino a quando il sindaco del paese, con una riunione speciale, fece capire loro il perché aveva fatto costruire un’isola ecologica: era lì che si doveva gettare tutta la spazzatura, era lì che si dovevano portare tutti quegli oggetti ingombranti che si trovarono ora abbandonati nelle strade. Fece loro capire quanto fosse importante il riciclaggio, il far nascere dai rifiuti oggetti utili per tutti i giorni.<< Perché non riuscite a capire l’importanza di questo?>> chiese loro.Allora a quelle parole,i cittadini si resero conto del guaio che avevano combinato e decisero di formare piccoli gruppi per ripulire tutto.Da lì a poco, tutto tornò allo splendore di una volta; le persone impararono a separare la carta dalla plastica, l’umido dall’ indifferenziato.All’inizio, per alcuni, specialmente per i più anziani, fu difficile ma poi, pian piano si abituarono. Riuscirono a capire, e soprattutto a vedere, la differenza.Il sindaco cambiò anche il cartello di benvenuto della città. Sul nuovo cartello c’era scritto:Benvenuti nel nostro paesino,luogo dal mare turchino;da noi è tutto pulitoperché tutti dopo un po’ hanno capito.

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Passaro Maria ImmacolataCLASSE II D – SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

UN INCONTRO INTERESSANTE In una bella e assolata giornata primaverile il piccolo Giovannino stava facendo una passeggia-ta nel parco. Mentre passeggiava spensierato si scontrò con un piccolo extraterrestre. Giovan-nino all’inizio si spaventò un pochino vedendo quello strano essere, ma poi la paura passò e fece subito amicizia con lui. Spinto dalla curiosità iniziò a fargli tante domande. Gli chiese da dove venisse, come era arrivato sulla Terra ma soprattutto gli chiese come fosse il posto da dove arrivava. Il piccolo Ufo gli rispose di essere atterrato sulla Terra perché, ormai da tempo, con la sua navicella girava tutto l’Universo perché sul suo pianeta non c’era più vita, tutti gli abitanti avevano distrutto ogni forma di vita sommersa da quantità enormi di rifiuti.Allora Giovannino gli disse che un tempo anche sulla Terra veniva fatta la stessa cosa ma poi, un giorno, qualcuno affermò: << La spazzatura non è fonte si sventura perché se riciclata può essere riutilizzata! >>. Così quello divenne il motto di tutti e si iniziò a riutilizzare ogni tipo di rifiuto dando vita ad altri oggetti senza sporcare l’ambiente, salvaguardando tutte le risorse del pianeta. Così spiegò al piccolo extraterrestre che bottiglie di plastica, lattine, carta straccia ecc … possono diventare maglie in pile, panchine, nuovi fogli su cui scrivere e tante altre cose e che tutto questo meccanismo prendeva il nome di ” Raccolta Differenziata”. Giovannino era felice di raccontare al suo amico che i mari, l’aria e tutta la natura adesso erano pieni di vita. Il piccolo Ufo, era dispiaciuto che questo non fosse accaduto al suo pianeta, ma comunque era felice per il suo amico Giovannino,lo salutò e gli promise di ritornare presto in quel mondo meraviglioso.Sarebbe bello se tutti potessimo essere come Giovannino essere cioè davvero d’esempio agli altri proprio nel modo di salvare il nostro ambiente, partendo magari da chi c’è più vicino, dai nostri compagni, dalle nostre famiglie,dalla nostra città.

D’iorio VincenzomariaCLASSE III B– SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

ALICE NEL PAESE DI RACCOLZIAAlice era una ragazza di quattordici anni che frequentava la terza media a Napoli, era molto intelligente, simpatica ed era un’acuta osservatrice.A scuola invece di parlare delle vittorie della squadra locale di calcio, cercava di far ragionare i propri compagni di classe sui problemi che affliggevano Napoli, in particolar modo sul problema dei rifiuti.Un giorno mentre passeggiava per i quartieri della città partenopea, continuava ad “ammirare” i grandissimi cumuli di rifiuti e pensava a come fosse possibile migliorare la città, rendendola più vivibile, magari riuscendo a risolvere soprattutto il problema dei rifiuti.Ad un tratto sentì qualcuno chiamarla, la voce proveniva proprio dai rifiuti, era un magico elfo, che aveva scelto Alice per intraprendere con lei un viaggio nella città della raccolta differenziata.L’elfo si chiamava Differenzio, indossava un completo blu, era molto elegante e portava nel taschino un fiore bianco colto proprio a Napoli, Differenzio era molto simpatico nonostante l’aspetto da nonnino burbero, aveva una barba folta e bianca e le guance rossicce e gli occhialini tondi.I due si intesero subito, erano entrambi consapevoli che il loro era un incontro straordinario, salirono così una scala fatta di arcobaleni e in poco tempo arrivarono a Raccolzia, la città degli elfi che faceva del progetto di differenziazione dei rifiuti la sua stessa ragione di vita, il suo principio ispiratore, la sua prima legge.Alice era spaventata, ma dopo essersi presentato, Differenzio iniziò a raccontare alla giovane la storia di Raccolzia, la città diversi anni prima era invasa, proprio come Napoli, dai rifiuti, i cittadini stufi del vivere nella sporcizia e di soffocare tra quelle esalazioni maleodoranti, iniziarono a sperimentare diversi metodi per risolvere il fastidioso problema, un cittadino

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propose la “raccolta differenziata”, ispirato dal proprio nome e da quello della città, quell’uomo era Differenzio. La raccolta differenziata consisteva nel dividere magicamente i rifiuti, cioè la plastica, la carta, il vetro, ecc, quasi catalogandoli, e dopo nel riciclarli ridando loro nuova vita, realizzando opere d’arte, opere pubbliche, bottiglie, libri,lattine e nuovi generi di consumo.Dopo essere venuta a conoscenza di quei fatti, Alice era ancora più confusa, infatti si chiedeva il perché di quello strano viaggio, ma soprattutto perché lo strano elfo avesse scelto proprio lei ?L’elfo subito diede una risposta ai quesiti della ragazza, era stata scelta perché ricordava tanto all’elfo la sua determinazione giovanile e la sua volontà di migliorare il paese, inoltre lei si trovava in quel luogo magnifico perché l’elfo le voleva affidare una missione: portare il metodo della raccolta differenziata anche a Napoli, che era risaputo fosse da molto sommersa dai rifiuti e in emergenza.Tornata a casa Alice era straordinariamente molto sicura delle sue capacità ed era convinta di poter portare a compimento la non facilissima missione affidatale da Differenzio.All’inizio, non fu certo facile, erano poche le persone che differenziavano i rifiuti, non riuscivano infatti a capirne la necessità, ma grazie all’aiuto del Sindaco, ad ogni manifestazione veniva ricordato ai cittadini di differenziare i rifiuti, ma anche con questi promemoria, non tutta la città si impegnava nell’impresa, la missione di Alice fu infatti veramente compiuta quando durante un’importante partita del Napoli, durante l’intervallo tra il primo e il secondo tempo, i calciatori differenziarono alcuni rifiuti dando l’esempio a tutto lo stadio, perché ormai anche lo stadio era diventato una discarica a cielo aperto, la gente spinta dall’esempio dei propri idoli, finalmente vide di buon occhio il tentativo di Alice di migliorare la città e fu anche la più bella partita del San Paolo. Fortunatamente i cittadini napoletani hanno continuato a differenziare i rifiuti e oggi la città partenopea è divenuta una delle più pulite al mondo, oltre che una delle più belle e per tutto ciò deva ringraziare Alice, una ragazza come noi, che anche nei momenti in cui nessuno le dava ascolto non si è persa d’animo e con l’aiuto di un piccolo grande ideale riuscì a compiere la sua missione.Alice avrebbe voluto ritornare a Raccolzia, almeno per ringraziare Differenzio per aver scelto lei e la sua amata Napoli, ma con il tempo si rese conto che Raccolzia non era un luogo reale, ma soprattutto un luogo della mente, un atteggiamento, una scelta di vita di chiunque voglia costruire un futuro migliore per il mondo.Questa è solo una bella storia, frutto della nostra fantasia di ragazzi, o è forse l’unica via?

Colombrino Ciro SimoneCLASSE III B– SCUOLA MEDIA “MICHELE FERRAJOLO”– ACERRA (NA)

ANTICHE TRACCE D’UMANITÀCominciò a correre a perdifiato, oltrepassando cumuli di rovine infestate dalle radici. Tutto attorno gli parlava di un mondo finito da migliaia di anni, di uomini morti da qualche tempo, le cui ossa erano polvere sotto i suoi piedi. Ma il pericolo che lo inseguiva, era reale e mortale. Ma come era giunto lì in quello spazio,in quel tempo,era giunto forse in un’altra dimensione. L’archeologo cominciò ad avere tanta paura, motivata dalla visione di un uomo con la testa da gorilla e una grande ascia in mano,ma che, fortunatamente per lui, non sembrava vederlo. Durante il suo cammino, incontrò un anziano signore che gli diede importanti informazioni sia sugli aspetti geologici del territorio, sia sullo strano essere che aveva visto in precedenza, inoltre, rivelò un particolare scioccante: era l’unico sopravvissuto della sua specie. Il giovane archeologo, seppur angosciato dalla scoperta che aveva fatto, non rinunciò ad indagare sulla morte degli abitanti del pianeta. Ad un certo punto della sua indagine, trovò su alcune pietre antiche delle macchie di sangue fresco, e così pensò che il vecchietto incontrato prima non fosse l’unico sopravvissuto,decise perciò di procedere con la ricerca. Le macchie di sangue sembravano tracciare il tragitto da percorrere, finché non trovò l’uomo che stava cercando. Lo aiutò a curarsi le ferite, ed in cambio lui si offrì di aiutarlo. Quell’incontro, per l’archeologo, fu un vero e proprio colpo di “fortuna”, perché Jude (il nome di quell’uomo che aveva aiutato), gli diede importanti informazioni sulla morte degli abitanti di quel mondo, scoprì, infatti, che si erano estinti tutti, all’improvviso ma senza spargimenti di sangue o particolari guerre,

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semplicemente polverizzati. Jude aveva con sé un’ascia e guardandolo bene, aveva anche la testa di un gorilla, l’archeologo, allora, si ricordò di averlo visto appena aveva preso coscienza di trovarsi in un sistema diverso. L’uomo si soffermò a riflettere sugli avvenimenti che avevano colpito quel pianeta, e mentre camminava trovò uno strano ammasso di terra, tentò di scavare nella speranza di trovare finalmente dell’acqua,scavando riemergevano solo rifiuti,plastica, barili di liquami impossibili da identificare, Jude si rese conto che sotto la superficie c’erano solo rifiuti,che ne era pieno tutto il pianeta e che quelle rotondità erano rigurgiti sotterranei, giunse così alla conclusione di trovarsi ancora sulla terra,ma una terra in cui non aveva coscienza di abitare, in un mondo ormai di cenere,di scheletro frutto di tutto il male dell’uomo che non aveva saputo salvaguardare le ricchezze del territorio ed aveva finito addirittura per uccidersi con le sue stesse mani, una terra ormai arsa dalla siccità, in cui difficile sarebbe stato ritrovare traccia della vecchia umanità sepolta nel terzo millennio. Eppure quella era la sua terra, quello ciò che di essa rimaneva, il suo destino era morire con essa con ancora nel cuore il ricordo lontano di un filo d’erba in primavera riscaldato da un raggio di sole.

Aldi Egidio, Aldi Gianluca, Ardoino Alessia , Avventurato Sofia, Caporaso Antonio, Cesare Mirko Conti Giuseppina, Crocetta Cristina, D’abbiero Federica, D’abbiero Michele,

D’abbiero Vincenzo, D’angelo Manuela, D’avico Anita, Fiorillo Giuseppe, Formati Armando,Iannotti Francesca, Insogna Manuele,, Insogna Pasquale, Lancione Felice, Mancino Luciano, Mancino Marika, Mancino Marzio, Mancino Paolo Mas-saro Vittoria, Meola Crescenzo, Orefice Olimpia, Paciello Giovanni, Renzi Anna, Renzi

Giovanni, Roseto Gennaro, Roseto Mariano, Saccente Carolina, Saccente Noemi, Villano Francesco, Zarrelli Angelina,

SCUOLA MEDIA “SALVO D’ACQUISTO”– MELIZZANO (BN)

LA VITA SECONDO FARAH

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Si ringraziano, per i premi messi a disposizione:

Comune di BoissanoComune di Balestrino Comune di Toirano

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