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Comune di Visciano. Affidamento dell’incarico di redazione del PianoUrbanistico Comunale, del Regolamento Edilizio Urbanistico Comunale, della Valutazione Ambientale Strategica, dell’adeguamento e/o redazione dei piani settoriali OFFERTA TECNICA. Allegato B1 Relazione illustrativa delle modalità di svolgimento delle prestazioni e dei criteri urbanistici e culturali di riferimento proposti per l’espletamento del servizio. Soggetto proponente: costituenda A.T.I. Studio Architetti Benevolo – Goldstein Architettura - Napolitano Coordinatore scientifico: prof. arch. Leonardo Benevolo

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Comune di Visciano. Affidamento dell’incarico di redazione del PianoUrbanistico

Comunale, del Regolamento Edilizio Urbanistico Comunale, della Valutazione

Ambientale Strategica, dell’adeguamento e/o redazione dei piani settoriali

OOFFFFEERRTTAA TTEECCNNIICCAA.. Allegato B1 Relazione illustrativa delle modalità di svolgimento delle prestazioni e dei criteri urbanistici e culturali di riferimento proposti per l’espletamento del servizio.

Soggetto proponente: costituenda A.T.I. Studio Architetti Benevolo – Goldstein Architettura - Napolitano

Coordinatore scientifico: prof. arch. Leonardo Benevolo

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Sommario 1. VISCIANO ED IL NOLANO: CONTESTO ED OPPORTUNITA’ 2. CRITERI DEL PROGETTO URBANISTICO OFFERTO

2.1. Lo sfondo: quadro ricognitivo e programmatorio 2.2. Dall’interpretazione alla proposta 2.3. Il quadro conoscitivo e interpretativo 2.4. I temi del progetto

3. MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DELL’INCARICO 3.1. Piano urbanistico generale 3.2. Regolamento urbanistico edilizio comunale 3.3. Valutazione ambientale strategica 3.4. Verifica di compatibilità geologica e geomorfologica 3.5. Uso agricolo dei suoli 3.6. Aggiornamento piani di settore 3.7. Fattibilità legale-amministrativa 4. CARATTERI INNOVATIVI ED OFFERTA PROGETTUALE

MIGLIORATIVA

1. VISCIANO E IL NOLANO: CONTESTO ED OPPORTUNITA’

L’area nolana è definita orograficamente dalle tre dorsali montuose del pre-appennino Campano (il Partenio, il Monte Donico ed il Monte Sant’Angelo), che degradano verso la piana del Clanio, delle zone sub-vesuviane e dell’agro nocerino-sarnese. Queste terre costituiscono il margine ultimo, verso est, della piana Campana, fascia di transizione tra l’area metropolitana napoletana e le prime montagne dell’Irpinia. Il paesaggio è caratterizzato dall’alternanza tra i rilievi e le valli, con ambiti naturalistici di pregio (la foresta di Roccarainola, i boschi di Tribucchi, Montedonico, Orsara, ecc.) ed elementi architettonici di grande interesse, architettonico e paesaggistico (a Visciano: l’Eremo dei Camaldoli). Elemento fondamentale di questo paesaggio è la serie di incisioni idrografiche a carattere torrentizio che dai rilievi montuosi affluiscono nel sistema dei Regi Lagni: il Lagno di Sasso, il Lagno di Avella, il Lagno del Gaudo ed il Lagno di Quindici-Clanio.

Grande importanza assume, per l’intero ambito, il settore produttivo primario, di buona qualità. I suoli coltivati coprono gran parte della superficie dell’area, con un trend in aumento sia delle aree coltivate tout court, sia della superficie con coltivazioni di pregio: l’agricoltura è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo nella parte settentrionale, con discreta presenza di melo e kaki, e dell’albicocco nella parte meridionale. Mentre nelle aree a valle è da segnalarsi la presenza di attività manifatturiere (zona Asi di Nola, in particolare) e di importanti centri di natura terziaria e quaternaria (CIS, Interporto campano, Vulcano Buono, ecc.), l’agricoltura rappresenta, a Visciano, il settore produttivo locale di tipo quasi esclusivo.

La gran parte delle aree urbanizzate del nolano si trova a valle, in prossimità del “capoluogo” e lungo le storiche strade di penetrazione territoriale: si tratta di un’espansione edilizia rada che tende a saldarsi in una conurbazione indefinita e diffusa, banale per caratteri e tipi

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insediativi, simile a tante altre dell’area metropolitana. In questo quadro fa eccezione l’insediamento di Visciano: concentrato intorno il nucleo urbano di antica origine ed isolato sulla sella collinare compresa tra il Monte Spaghera e il Colle del Serrone. Questo vuol dire: bassa incidenza dell’insediamento diffuso e grande presenza di aree naturalistiche di pregio. Caratteri di alterità di questi luoghi che vanno interpretati non come elementi di “perifericità” da risolvere ma come grande risorsa per il territorio: a partire dal rapporto esistente con l’area metropolitana, attualmente di forte dipendenza, si può costruire una situazione di reciprocità se Visciano riuscirà a rafforzare le sue propensioni “antitetiche” a quelle della città.

La tesi, coerente con gli indirizzi di tipo sovraordinato (PTR, PTCP, ecc.) è quella di coniugare la valorizzazione dei luoghi con la salvaguardia dei caratteri distintivi, a Visciano, fortunatamente, ancora forti ed interessanti. Questo vorrà dire, in particolare, svolgere con attenzione il tema della integrazione urbanistica: i Comuni del Nolano, tra i quali Visciano, costituiscono uno dei luoghi, individuati dal PTCP, nei quali soddisfare fabbisogni residenziali eccedenti a quelli strettamente legati alla popolazione residente (area di “densificazione”). Il Piano regionale ed il Piano provinciale prospettano un incremento edilizio contestuale al potenziamento dell’offerta di servizi pubblici rari (formazione universitaria e ricerca, con i relativi servizi) e all’incremento dei servizi urbani di livello sovracomunale. Un incremento residenziale che dovrà andare di pari passo con la rigenerazione urbana dei tessuti esistenti, con l’innalzamento complessivo della qualità per gli abitanti, con la valorizzazione delle risorse, storico-culturali e paesaggistico-ambientali presenti, da integrare in una logica sistemica di mutuo innesco tra operazioni d’interesse pubblico ed iniziative private.

Figura 1. Le risorse locali ed il sistema Nola-Visciano

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2. CRITERI DEL PROGETTO URBANISTICO OFFERTO

2.1. Lo sfondo: quadro ricognitivo e programmatorio

Le motivazioni che stanno alla base della necessità di dotare il Comune di Visciano di un nuovo progetto urbanistico sono di due ordini. Il primo: gli strumenti urbanistici vigenti, datati, vanno adeguati alla legge regionale n.16, “Norme sul governo del territorio”, del 2004. Il secondo deriva dalla necessità dell'amministrazione e della comunità locale di una diversa attenzione ai caratteri dello sviluppo e ad alcuni suoi esiti. Il nuovo piano, intende contribuire alla riflessione sull’attuale momento di crescita, e soprattutto sulle forme con le quali esso si afferma sul territorio. Le due motivazioni che stanno alla base del nuovo strumento urbanistico sono fortemente intrecciate. L’attuazione delle richieste della legge urbanistica regionale così come l’adeguamento alla pianificazione di scala superiore tendono infatti a favorire a livello locale una nuova attenzione ai caratteri delle trasformazioni urbane e territoriali, alle forme dello sviluppo, alla loro compatibilità con il sistema ambientale, alla loro qualità in termini di riconoscibilità e specificità.

E’ questo l’ esito che giudichiamo auspicabile dalle novità che saranno introdotte dal piano: il riconoscimento delle comunità locali e delle Amministrazioni comunali come attori nella gestione della risorsa territoriale e ambientale: il coinvolgimento degli utenti nello scenario delle trasformazioni. Ed è proprio attraverso la consapevolezza della gestione del territorio che l’esperienza di piano può assumere un ruolo edificante per la comunità, può divenire strumento di crescita civile e culturale, esperienza capace di indurre i cittadini a mantenere viva la propria cultura e a credere nella capacità di continuamente ricrearla nei paesaggi in cui essi sono radicati. Tra i temi del dibattito culturale e anche politico italiano, quello dell’assenza di uno scenario fisico di riferimento per la crescita della società, del disinteresse verso un consapevole disegno d’ insieme, sta assumendo uno specifico valore.

E’ a partire da queste consapevolezze e da questi requisiti che si articola la metodologia di costruzione di un piano che assume la concretezza fisica delle indicazioni come proprio esito, l’esplorazione progettuale come metodo, la comprensibilità come requisito. Essa passa attraverso una conoscenza approfondita del territorio e dei suoi problemi, una attenta definizione progettuale, la compenetrazione di uno sguardo capace di cogliere i problemi minuti e di grande dimensione, dal basso -attraverso rilievi sul campo e confronti con gli attori locali - e dall'alto, ovvero mediante analisi tecniche.

La conoscenza del territorio, inteso come unità di elementi fisici e socio-economici e dei problemi che lo connotano, è una precondizione indispensabile alla costruzione del piano. Gli oggetti di indagine sono piuttosto estesi sia in senso dimensionale, sia per la molteplicità di aspetti che esso implica. L’analisi del piano può essere vista come un articolato processo di descrizione e interpretazione: - dei caratteri geologici, naturali e d’uso dell’ambiente naturale e antropizzato dell’area vasta: cioè degli elementi determinati dalla morfologia naturale e dall’attività dell’uomo che condizionano le opere di trasformazione; della forma urbana e dei suoi caratteri morfologici e tipologici, del sistema degli spazi di relazione e della loro qualità, delle condizioni e potenzialità del verde urbano: cioè di tutti gli elementi che costituiscono lo stato di fatto del piano; della consistenza del patrimonio edilizio, dell’uso prevalente degli edifici e del suolo urbano: cioè della distribuzione delle funzioni che

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contribuiscono a definire il senso della città esistente; della struttura socio-economica locale, della popolazione, dei caratteri della struttura produttiva, delle risorse finanziarie: cioè degli elementi che costituiscono il retroterra delle domande sociali; del traffico e della sosta dei mezzi individuali di trasporto.

2.2. Dall’interpretazione alla proposta

Analisi e descrizione rischiano di diventare esercizi senza un fine, se non sono guidati da ipotesi interpretative, da intenzioni progettuali. Progettare significa dare forma a ipotesi possibili, ma è anche il modo per organizzare le conoscenze in vista di un fine.

La presa in considerazione della scala territoriale, della scala urbana, e di quella relativa a problemi e luoghi di particolare rilevanza da risolvere con progetti di architettura urbana, è condizione necessaria perché i riflessi di una scala sull’altra possano fruttare per le scelte di pianificazione.

La pianificazione di natura territoriale vigente ed in itinere traccia le linee guida per lo sviluppo del territorio applicando il concetto di rete in ogni scelta urbanistica e ambientale. Viene espressa la reale necessità di coniugare il particolare al generale e viceversa, in una relazione biunivoca che coinvolge i grandi agglomerati urbani così come i piccoli insediamenti rurali. Esso assume come obiettivo generale la sostenibilità ambientale dello sviluppo e la valorizzazione dei caratteri paesistici e delle identità locali. Il nuovo disegno urbanistico dovrà garantire la salvaguardia e la valorizzazione delle qualità ambientali, culturali e sociali del territorio; la prevenzione e la riduzione dei rischi connessi all'uso del territorio e delle sue risorse; la riqualificazione degli insediamenti storici aggregati e puntuali ed il recupero del patrimonio edilizio, culturale, infrastrutturale, insediativo, ambientale, nonché il miglioramento della qualità degli insediamenti esistenti e del territorio non urbanizzato; la riqualificazione degli insediamenti periferici e delle aree di particolare degrado al fine di eliminare le situazioni di svantaggio territoriale.

In quest’ottica il piano di Visciano dovrà proporre prima di tutto una politica di completamento attraverso l’introduzione di una normativa che lascia maggior spazio d’azione al recupero, alla ri-funzionalizzazione e quindi al riuso dei borghi storici, e del patrimonio cascinale/agricolo, alla definizione della crescita in ambiti di trasformazione. Il piano non può non rimarcare la necessità di affrontare il tema del rinnovo urbano che segna il passaggio delle priorità dell’espansione a quelle del recupero edilizio - urbanistico e riqualificazione degli insediamenti esistenti. Il piano dovrà inoltre ridefinire i perimetri degli aggregati urbani (per tipologie formali ed edilizie) e i vincoli con l’inserimento di standard ecologici; dovrà prevedere un contenimento del sistema produttivo in base alle effettive richieste di aree, incentivare la riqualificazione delle aree agricole e l’adozione di tecnologie e materiali che consentono la tutela e valorizzazione ambientale (anche attraverso misure economiche).

Altro elemento di sostenibilità, di cui il piano comunale terrà conto nelle proprie scelte, è quello riferito ai livelli di accessibilità agli insediamenti rispetto alla capacità delle reti infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico o di mobilità ecologiche (rafforzamento dei percorsi pedonali anche in relazione alla sentieristica montana, delle connessioni del trasporto pubblico, della rete ciclabile).

Il PUC indicherà inoltre, al fine di salvaguardare i corridoi ecologici e della continuità

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ambientale, valorizzare i paesaggi agricoli e urbani e ripristinare la rete boschiva provinciale, le modalità per razionalizzare, ove necessario, le forme del tessuto esistente attraverso l’uso del materiale verde.

2.3. Il quadro conoscitivo e interpretativo

Il lavoro di descrizione - analisi e interpretazione - e i modi della rappresentazione saranno rivolti in particolare ai caratteri fisici del sistema urbano e ambientale. I disegni e gli scritti di carattere esplicativo forniranno una interpretazione e insieme una rappresentazione del territorio urbano di Visciano. Essi deriveranno: dallo stato di fatto (verifica dello stato di attuazione del PRG vigente che consente di comprendere come ed in quale misura hanno saputo accompagnare le trasformazioni avvenute nel territorio comunale) dagli scenari storici di confronto (comparazioni soglie storiche) dall'insieme di elementi coglibili attraverso l’osservazione della forma fisica (rilievi cartografici; mappature); dagli elementi riconducibili alle pratiche e ai processi sociali (la raccolta di dati statistici si baserà sui censimenti dell’Istat - l’ultimo del 2001 - sulle pubblicazioni ufficiali della Provincia di Napoli e sui dati forniti dagli uffici comunali).

Tutto ciò non sarà tuttavia una restituzione neutrale dell’esistente, ma un modo per organizzare le conoscenze entro quadri interpretativi. Non sarà motivato da interessi astratti, ma dall’intenzione di ricavare dall’osservazione dei fatti un resoconto argomentato di problemi territoriali non risolti e di potenzialità ambientali e urbane in grado di offrire identità al sistema urbano nel suo complesso, a singoli luoghi significativi, ai fatti edilizi. Il primo passo della descrizione sarà volto alla selezione degli oggetti rilevanti e pertinenti entro un ventaglio eterogeneo di fatti fisici osservabili. Sarà orientato a dare importanza ad alcuni oggetti e meno ad altri. Attenzione preminente è posta in particolare: alla forma fisica del territorio, agli usi prevalenti a livello del suolo, alle infrastrutture, all’edificazione e ai suoi modi di aggregazione, al trattamento del suolo, alla distribuzione delle funzioni prevalenti, alla qualità dei luoghi e degli oggetti, alle scelte e ai risultati del piano vigente. Il secondo passo è costituito dalla disposizione di questi oggetti secondo accostamenti volti a evidenziarne la reciproca relazione. Ciò avviene raggruppando gli oggetti attorno ad alcuni temi significativi come: il costituirsi di sistemi di reti territoriali; l’evidenziarsi di elementi fisici dotati di ruolo strutturante i processi di espansione; l’apparire di regole insediative; il costituirsi di modi d’uso prevalenti del territorio.

L’accostamento di oggetti in funzione di alcuni temi avvia un primo livello di interpretazione della forma urbana e territoriale e della sua evoluzione nel tempo. Essa però non sarà sufficiente ad evidenziare i problemi territoriali specifici che il piano dovrà risolvere. Saranno necessari ulteriori passaggi di carattere valutativo e di carattere progettuale.

2.4. I temi del progetto

Il piano che si offre è fondato sulla esigenza di “dare forma” all’aspirazione di questo territorio allo sviluppo sostenibile: un’aspirazione che è viva nella società civile locale e condivisa da tutti gli atti programmatici, a partire dalla pianificazione regionale, fino agli indirizzi provinciali e alle recenti politiche comunali.

Il compito dell’urbanistica è, appunto, quello di “formalizzare” gli indirizzi che provengono dalla società, di tradurli in fatti urbani concreti, in immagini efficaci e strategie conseguenti.

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Non si tratta di scrivere un nuovo “racconto urbanistico”, in cui un presente infernale muta, con lo scorrere delle pagine, nell’utopica città del futuro, perfetta e felice. Quanto, piuttosto, di ricercare tracce e frammenti di senso nella realtà attuale, riconoscerli e valorizzarli, integrarli in una logica sistemica, insieme reticolare - fatta cioè di punti eccezionali e connessioni dirette – e diffusa - attenta alla qualità ambientale, allo spazio “vuoto” che in realtà costituisce lo scenario privilegiato della percezione quotidiana.

Occorre ascoltare ed osservare, al fine di fornire interpretazioni precise di un territorio i cui caratteri appaiono una rarità, un’eccezione nel continuum edificato dell’area metropolitana.

E’ appunto grazie a questa differenza che Visciano mantiene, come pochi altri comuni della Provincia di Napoli, a tutt’oggi un carattere autonomo rispetto la città diffusa che, oramai a livello nazionale ed europeo sembra caratterizzare la contemporaneità: quella città-non città che purtroppo ha banalizzato irrimediabilmente territori di grande bellezza e storia. Qui, invece, la campagna non è stata del tutto colonizzata ed è ancora – metaforicamente – “foresta”, punteggiata solo da “frammenti urbani” e vestigia del passato. Questo grande vuoto è, oramai una risorsa territoriale inestimabile: essa non deve essere erosa da nuove aree di espansione indiscriminata ma valorizzata nell’ottica di un nuovo e diverso sviluppo economico: va resa attrattiva ed integrata alla struttura urbana, per la quale, a sua volta vanno definiti interventi volti al recupero e a locali densificazioni ed integrazioni.

Rifunzionalizzare il sistema città vuol dire, oggi, soprattutto ricercare una logica di missaggio delle funzioni e delle parti urbane: nuove forme di integrazione tra città urbanizzata e campagna e tra centro storico ed aree periferiche. Concretamente questo significa creare nuove “affinità” – connessioni fisiche e funzionali - tra la città di pietra e l’agro, fino a rendere quest’ultimo non più terra di conquista (dell’edilizia residenziale e produttiva, delle infrastrutture di livello superiore), ma candidato al ruolo di grande parco territoriale: al contempo area produttiva (agricola ma non solo) ed attrezzatura a livello urbano e territoriale. Occorre in particolare lavorare su alcuni temi: - la tutela e la valorizzazione della qualità paesaggistica, la riconoscibilità dei valori

identitari e la integrità fisica del territorio; - il recupero e la valorizzazione del centro storico, studiando forme d’integrazione tra

interventi privati – da consentire con intervento diretto - e comparti d’iniziativa pubblica, anche per la tutela delle popolazione residenti, anche socialmente svantaggiate.

- la riqualificazione degli spazi pubblici cittadini e la loro connessione, anche a livello extraurbano, con le grandi emergenze storico-culturali e paesaggistiche presenti sul territorio;

- la creazione di una rete capillare di nuove attrezzature pubbliche (a servizio non solo della residenza ma anche delle attività produttive, in specie turistiche), in parte da localizzare nel tessuto urbanizzato (o in aderenza ad esso) ed in parte nel territorio rurale, da definire al di fuori della logica dello standard urbanistico, privilegiando la connessione tra gli elementi e il recupero, più che il nuovo insediamento. Sperimentando la valorizzazione di spazi inedificati – piazze, percorsi, playgraounds – e non solo l’edificazione dell’attrezzatura pubblica di servizio, intesa come ulteriore “scatola” separata dai contesti;

- la valorizzazione del territorio rurale quale paesaggio produttivo ed identitario della popolazione locale da conseguire attraverso il contenimento delle dinamiche di

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frammentazione, la salvaguardia strutturale, la riqualificazione e la gestione sostenibile; - la riqualificazione e riorganizzazione del sistema ambientale interpretato nel suo insieme

come rete ecologica locale: col fine di garantire le connessioni tra tutte le aree interessate in ambito urbano e rurale, attraverso la realizzazione di ponti e corridoi, col fine di massimizzare gli effetti ambientali ed ecologici. A tal proposito gli spazi rurali rivestono un ruolo di grande importanza in quanto si prestano, attraverso il potenziamento e riqualificazione degli apparati paesistici (filari, siepi, macchie seminaturali, canali irrigui) all’integrazione della rete ecologica locale;

- il completamento e la densificazione edilizia del tessuto edificato e semi-edificato esistente, da indirizzare, nel dettaglio, con la nuova regolamentazione, per una qualità ambientale diffusa;

- il recupero e l’eventuale densificazione edilizia delle storiche frazioni agricole da significare al fine di un rinnovato policentrismo territoriale;

- la ristrutturazione urbanistica degli insediamenti recenti (non solo abusivi) che mancano in alcuni casi anche delle elementari opere di urbanizzazione primaria.

Per le vaste aree libere non si propone – è bene precisarlo – una logica di assoluta, ferrea ed indiscriminata salvaguardia quanto, piuttosto una incisiva opera di restauro territoriale: capace di integrare, in una nuova composizione, ambientalmente sostenibile, i vecchi e nuovi elementi insediativi, per il riequilibrio complessivo della struttura territoriale ed il suo corretto inserimento nel contesto delle colline. Capace, dunque, di esaltare e “formalizzare” la singolarità dei luoghi cui si è accennato con la finalità di strutturare l’idea di Visciano come una “città-parco”, a partire dalla sua ricchezza territoriale. È l’idea che combina memoria e innovazione, tradizione, tutela e sviluppo delle risorse locali, una idea di città come sistema integrato di spazio edificato e aperto, città e campagna, attrezzature e parchi, produzioni compatibili ed ecologia: lo storico carattere di “arretratezza” di Visciano diventa oggi il dato da cui partire, la risorsa inestimabile utile a generare uno sviluppo socio-economico di tipo distrettuale, attento al genius loci.

3. MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DELL’INCARICO

3.1. Piano urbanistico comunale

3.1.1. Premessa

La dizione “Piano Urbanistico Comunale” è stata introdotta, per la Campania, dalla Legge regionale 16 del 2004. A differenza di quanto accade in altre ledislazioni regionali in Campania non è prevista la scorporazione del piano urbanistico comunale in un “livello strutturale” e in uno “operativo”. Ciò nonostante il «Piano urbanistico comunale», sebbene risponda appieno a quanto previsto dagli artt. 7-11 della LUN 1150/1942, presenta differenze sostanziali rispetto al classico «Piano Regolatore Generale»: il combinato disposto dei della L.R. 16/2004, dalla circolare 834 del 2007, e dal Piano Territoriale Regionale, rende infatti necessaria per la corretta redazione dei PUC, una serie consistente di elaborazioni proprie dei livelli di approfondimento o verifica ex post dei PRG: 1) la valutazione ambientale, integrata con la progettazione urbanistica e la pianificazione dell’uso delle risorse; 2) il coordinamento tra piano urbanistico

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generale e piani di settore comunali; 3) la tutela dei beni culturali di interesse testimoniale con livelli di dettaglio già in fase di pianificazione comunale, ad esempio mediante la tutela dei manufatti e delle sistemazioni paesaggistiche rintracciabili sulle cartografie IGM del 1955-56 (cfr.: pp.80-82 delle Linee guida del paesaggio - PTR Campania; sentenza Tribunale amministrativo di Napoli Reg. Sen. n°. 00386/2009). A ciò si aggiunga che l’introduzione di modalità d’attuazione basate sulla sinergia di interesse pubblico e risorse private (in particolare attraverso i principi della perequazione urbanistica di cui agli artt. 33 e 34 della L.16/04) – scelta non solo dovuta alle politiche regionali quanto alle recenti determinazioni della Corte costituzionale in tema di reiterazione dei vincoli preordinati all’esproprio – conduce alla opportunità di predisporre ambiti d’intervento sufficientemente definiti anche da un punto di vista morfologico, capaci di assicurare, soprattutto nelle aree di ristrutturazione urbanistica, la contestuale realizzazione di infrastrutture, servizi pubblici e realizzazioni d’interesse privato. Ciò di cui si tratta è il tentativo di innalzare ope legis la qualità del piano urbanistico generale – tentativo che, fondato nel dibattito disciplinare degli anni ’80-’90, mira ad “istituzionalizzare” i migliori esiti della ricerca urbanistica italiana: l’attenzione alla dimensione ecologica ed ambientale (piani di Reggio Emilia, Bologna ed altri), la “tecnologia tipo-morfologica” per il recupero dei tessuti storici (piani di Bologna, Brescia, Modena, Venezia ed altri), la tutela paesaggistica e dei beni culturali diffusi in un’ottica riformista (piani di Napoli, Bologna, ed altri), l’attenzione per la prefigurazione di dettaglio dei nodi strategici di trasformazione del territorio non rimandabili secondo il tradizionale meccanismo a cascata a successivi livelli di specifica esecutiva (piani di Bergamo, Torino, Prato, ed altri).

Tutto ciò rende necessario adottare, già in sede di pianificazione comunale, approcci progettuali interdisciplinari ed interscalari, capaci di delineare quadri strategici in rapporto a soluzioni ed analisi di dettaglio. Con il vantaggio - valido sia per le pubbliche amministrazioni che per i soggetti privati - di limitare al minimo il rimando a pianificazione attuativa e consentire, sulla base di determinate prefigurazioni tipo-morfologiche, la diretta attuazione del disegno di piano, sia nei tessuti di antico impianto che in consistenti parti della città moderna; con attenzione alla fattibilità economica e della sostenibilità ambientale delle scelte di piano e nell’ambito di un processo flessibile, partecipato, aperto alla interazione tra amministrazione, progettisti e realtà associative presenti sul territorio.

3.1.2. Metodi e tecniche di redazione

Il PUC suddividerà il territorio comunale in parti, ciascuna delle quali costituirà unità di base per la disciplina dettata dalle Norme Tecniche d’Attuazione. Per ciascuna parte del territorio il PUC provvederà a dettare le necessarie prescrizioni, a definire i vincoli e le cautele atte a garantire la tutela dell'ambiente e delle sue risorse naturali, il recupero ed il positivo riuso del patrimonio edilizio, l'adeguata attrezzatura del territorio comunale a mezzo di servizi, di spazi e di impianti pubblici e di uso pubblico. Schematicamente individuiamo in questa fase le seguenti tipologie territoriali:

a) Città d’antico impianto e manufatti storici isolati

Saranno indivIduate due tipi di zone storiche (zto “A” del D.I. 1444/1968): la prima includente i tessuti storici insediati, la seconda costituita dai manufatti isolati di antico

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impianto. Per tali zone il piano fornirà norme di livello particolareggiato, immediatamente eseguibili dopo l’approvazione del PUC: le norme di carattere “urbanistico” - modalità d’intervento e destinazioni d’uso – saranno contenute nelle Norme Tecniche d’Attuazione, mentre quelle aventi carattere “edilizio” – principi costruttivi, materiali, trattamento delle facciate e degli spazi comuni – saranno riportate nel “Manuale del Restauro” fornito all’interno del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale. La perimetrazione della città storica sarà effettutata in funzione delle mappe IGM del 1936 e sulla loro comparazione con il “catasto di primo impianto” (1890) e quello di “revisione” (1930-52). In questa zona il PUC mirerà a rafforzare la leggibilità dell’impianto urbano antico, salvaguardare le caratteristiche degli edifici storici, discernendoli da quelli di moderna origine, e migliorare la fruibilità degli spazi pubblici, con particolare riferimento all’uso pedonale delle piazze, delle strade e dei giardini. La disciplina normativa sarà organizzata in “unità edilizie a disciplina ordinaria”, costituenti la grande maggioranza del tessuto esistente e spazi demandati a progettazione d’insieme, denominati “ambiti speciali”, in corrispondenza di significativi spazi pubblici o sistemazioni di spazi privati aventi rilevanza generale. Ulteriore zona storica, punteggiante il territorio aperto o recentemente urbanizzato, sarà quella relativa ai manufatti isolati d’antico impianto con relative pertinenze. Questa zona – come previsto dal PTR - comprenderà il sistema delle antiche masserie, casine e ville, chiese, cappelle e conventi isolati, castelli, mulini, opifici pre-industriali e case cantonali. I manufatti saranno individuati in base alla lettura delle foto aeree IGM del 1954-55 e dei documenti catastali da reperire presso gli Archivi dell’Agenzia del Territorio. Ogni manufatto, analiticamente rilevato, sarà ricondotto ad una categoria tipologica cui sono associati, come per le unità edilizie del centro storico, le tipologie di intervento consentite e le loro modalità di realizzazione. Sarà resa possibile la riconversione delle antiche masserie ad attività produttive di servizio e turistico-ricettive, anche studiando il sistema di interconnessione attraverso sentieri naturalistici e gli itinerari verdi previsti dalla Comunità Montana. b) Zone urbane insediate di moderna origine

Sono le parti completamente o parzialmente insediate della città esistente (zone “B” del DIM 1444 del 1968). Saranno distinte, a seconda della funzione prevalente, in: Bs (per servizi pubblici e di uso pubblico), Br (residenziali) e Bp (produttive). Le “Bs” sono le aree destinate ad accogliere o che accolgono ad oggi i cosiddetti “standard urbanistici”: scuole, attrezzature, parchi e parcheggi pubblici (di quartiere). Gli standard urbanistici non costituiscono una zona omogenea ma una sottozona inclusa nella più generale zona B di cui sono al servizio; essi possono essere di proprietà pubblica o privati, convenzionati all’uso pubblico: i nuovi “standard” saranno preferibilmente reperiti attraverso procedure non basate sull’apposizione di vincoli preordinati all’esproprio. Le “Br”, insediate residenziali, sono le aree che presentano una notevole estensione e molteplici tipologie costitutive e di struttura, a loro volta associabili all’epoca di edificazione, alla costituzione tipo-morfologica e al contesto. Da questi dati si ricaverà un’articolazione in più sottozone, cui corrisponderanno principi normativi ed attuativi commisurati allo stato di fatto e alle propensioni di ogni zona alla riqualificazione o alla trasformazione. Il PUC mirerà a riqualificare le zone urbane insediate attraverso il reperimento di aree per attrezzature e servizi pubblici e la predisposizione di meccanismi d’innesco di operazioni di ristrutturazione urbanistica delle parti di minore qualità

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architettonica ed urbanistica, anche prevedendo, in linea con il PTCP, premialità in termini volumetrici in caso di riconfigurazioni e/o miglioramenti della struttura urbana esistente e/o suo adeguamento. Nell’ambito del progetto di riqualificazione della periferia gli insediamenti abusivamente sorti, se sanati e compatibili con le condizioni di rischio idrogeologico e con le vie di fuga del PSO, saranno integrati con la struttura urbana contigua. Saranno anche specificate le modalità e gli incentivi quantitativi per la riconversione a fini non residenziali o la delocalizzazione di parti di città di bassa qualità. Le “Bp” sono le aree insediate con destinazione attuale di tipo prevalentemente produttivo. In primo luogo andrà verificata la possibilità di inserire armoniosamente queste aree nel contesto e di densificarne la consistenza fondiaria per attività compatibili, ad esempio legate alla valorizzazione turistico-ricettiva del territorio comunale e all’insediamento di attività legate alla filiera delle produzioni agricole di qualità. c) Integrazione insediativa residenziale

Si tratta delle zone “C” del DIM 1444/1968: parti, attualmente non edificate o con edificazione rada, nelle quali il piano dovrà prevedere l’espansione o la densificazione a fini residenziali. In base alla valutazione del fabbisogno residenziale da soddisfare e al grado di saturazione delle capacità edificatorie degli strumenti urbanistici vigenti sarà valutata la necessità e l’eventuale consistenza di ulteriori zone di espansione residenziale. Tali aree saranno individuate in funzione dell’obiettivo strategico del minimo consumo di suolo e della opportunità di costruire in prossimità delle edificazioni esistenti e comunque non in aree di pregio ambientale. Il piano utilizzerà le aree di ristrutturazione urbanistica e le eventuali aree di espansione per innalzare la qualità urbana e la dotazione di standard urbanistici: i nuovi insediamenti – attraverso la fornitura di schemi prestazionali ed eventuali disegni puntuali - e la contestuale realizzazione di infrastrutture ed attrezzature pubbliche - concorreranno a migliorare la qualità ambientale ed urbanistica dei settori di città in cui esse sono inserite. L’esecuzione degli interventi potrà avvenire – nel caso di aree non incluse in piani esecutivi in corso d’attuazione, per i quali vale lo strumento attuale - per mezzo di un doppio canale: permesso di costruire convenzionato o piano urbanistico attuativo, a seconda che si intendano rispettare o meno le indicazioni morfologiche particolareggiate fornite dal PUC. In entrambi i casi andranno rispettate alcune indicazioni “strutturali” – in ordine alla localizzazione delle aree fondiarie, alla rete viaria e alle aree per servizi – nonché alcuni parametri ecologici relativi alla Superficie permeabile minima, all’Indice di densità arborea e all’Indice di densità arbustiva. d) Aree per insediamenti produttivi di nuovo impianto

Si tratta delle zone “D” del DIM 1444/1968: parti nelle quali il piano prevederà l’eventuale insediamento di nuove attività produttive, di tipo manifatturiero, commerciale, terziario o quaternario. Prioritariamente, in coerenza con i piani territoriali, andrà verificata la disponibilità di aree produttive esistenti da densificare o di lotti disponibili in aree ASI poste in Comuni del comprensorio. Obiettivo del PUC sarà l’integrazione delle eventuali nuove zone per insediamenti produttivi con il contesto paesaggistico ambientale e con gli eventuali brani di città contigua. Attraverso la corretta disposizione delle infrastrutture ed attrezzature pubbliche si mirerà alla costituzione di spazi pubblici identitari, adeguati alla fruizione ciclo-

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pedonale, e capaci di integrarsi con la rete di percorsi urbani preesistenti. e) Zone agricole ed elementi naturali strutturanti

Si tratta delle zone “E” del DIM 1444/1968: sono le parti del territorio destinate prevalentemente alla produzione agricola. Il progetto urbanistico considererà – in attuazione degli indirizzi sovraordinati - le aree rurali come elemento identitario e caratterizzante il territorio, da riqualificare dal punto di vista paesaggistico-ambientale in sinergia con il rilancio della produzione agricola. A seconda della morfologia, delle coltivazioni in atto (di cui alla Carta degli usi del suolo agricolo messa a disposizione dall’amministrazione) e della posizione rispetto gli insediamenti, il PUC distinguerà diverse sottozone E (produttive, di pregio agronomico, periurbane, di rispetto infrastrutturale, ecc.). Saranno inoltre individuati gli eventuali “aggregati edilizi in territorio agricolo”: insediamenti di tipo spontaneo, prevalentemente monofunzionali ed in generale di recente formazione. Per tali insediamenti il PUC disporrà azioni mirate alla integrazione paesaggistica - con il territorio agricolo al contorno - e funzionale - con la rete degli spazi pubblici urbani, anche eventualmente incentivando le trasformazioni in chiave non residenziale delle volumetrie esistenti. Alla valorizzazione complessiva del territorio agricolo di pregio concorrerà anche il recupero dei manufatti storici isolati di cui al punto a). Sarà effettutata un’ analisi dell’evoluzione del territorio rurale comunale nel periodo 1897–oggi, mediante l’analisi della serie storica di cartografie e foto aeree (IGM di primo impianto e edizioni successive, foto aeree), finalizzato all’analisi delle dinamiche territoriali, delle pressioni trasformative e delle driving forces che hanno interessato il territorio comunale nell’ultimo secolo. Saranno individuate, in accordo con le Linee guida regionali per il paesaggio in Campania e con i piani di area vasta, “unità di paesaggio” dello spazio aperto associando ad ognuna di esse norme di tipo urbanistico e realizzativo (nel RUEC). f) Attrezzature pubbliche e di uso pubblico

Corrispondono alle zone “F” del DIM 1444/1968: attrezzature per l’istruzione superiore, attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere, aree archeologiche e/o naturali attrezzate, cimiteri, ecc. Sarà da valutare nello specifico il livello di attuazione ed il regime vincolistico presente sulle aree classificate come “F” dal PRG vigente; su eventuali zone con vincolo espropriativo scaduto saranno studiati meccanismi di tipo perequativo atti a recuperare aree pubbliche in cambio di iniziative private su quote parte dei fondi. g) Infrastrutture per la mobilità

Le infrastrutture, esistenti e di nuovo impianto, saranno collocate dal PUC all’interno di una integrata ipotesi di sistemazione del territorio: acquistano ruolo centrale i sistemi di trasporto pubblico – in specie i nodi d’interscambio modale – l’implementazione della rete ciclo-pedonale e l’inserimento paesaggistico delle opere, realizzate ed in programma. Il RUEC fornirà indicazioni di merito per quanto attiene la configurazione stradale e la morfologia degli spazi pubblici, regolati con schemi compositivi congruenti e materiali edilizi compatibili.

3.1.3. Struttura del piano ed elaborati

Il PUC sarà composto dai seguenti elaborati:

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1) relazione illustrativa, contenente: il dimensionamento del piano, l’analisi del patrimonio edilizio esistente (condizioni abitative, edifici dismessi, strutture ricettive, e quant’altro specificato dalla DGRC 834/2007), la descrizione delle finalità e modalità d’attuazione del progetto urbanistico, l’uso agricolo del suolo, la caratterizzazione sismica e le caratteristiche geologiche del territorio comunale;

2) atlante di piano: quadro conoscitivo e programmatorio, comprendente più tavole in formato Iso A1 e n.3 allegati in formato Iso A3: Allegato 1. Dossier di rilevazione e classificazione dei manufatti della città d’antico impianto; Allegato 2. Dossier di rilevazione e classificazione dei manufatti isolati d’antico impianto; Allegato 3. Analisi degli insediamenti di origine spontanea.

L’atlante di piano sarà strutturato secondo il seguente sommario:

I parte. Inquadramento territoriale (scala di elaborazione: 1/50.000-1/25.000)

Tavola A1. Struttura storica: la piana campana ad inizio novecento Tavola A2. Stato dei luoghi: la piana campana oggi Tavola A3. Indirizzi: la piana campana nei Piani territoriali di coordinamento Tavola A4. Sistema insediativo, aree vincolate ed infrastrutture Tavola A5. Sistema insediativo ed uso agricolo del suolo Tavola A6. Struttura antica del territorio Tavola A7. Unità di paesaggio ed aree di dismissione agricola Tavola A8. Paesaggi urbani e rurali II parte. Pianificazione e vincoli sovraordinati (scala di elaborazione: 1/10.000 – 1/5000)

Tavola A9. Mosaico degli strumenti urbanistici comunali vigenti Tavola A10. Bilancio di attuazione del PRG vigente Tavola A11. Mappa degli insediamenti di origine spontanea Tavola A12. Vincoli e fasce di rispetto, perimetrazione del centro abitato e del centro edificato III parte. Inquadramento comunale (scala di elaborazione: 1/5.000 – 1/2000)

Capitolo primo: lo stato dei luoghi Tavola A13. Uso agricolo del suolo Tavola A14. Risorse naturali, paesaggistico-ambientali, agro-silvo pastorali e storico culturali Tavola A15. Configurazioni ecologiche e significati del paesaggio Tavola A16. Uso del suolo urbanizzato, condizioni abitative, servizi pubblici ed edifici dismessi Tavola A17. Struttura urbana: reti ed infrastrutture esistenti e programmate Tavola A18. Carta di sintesi idro-lito-geo-morfologica e caratterizzazione sismica del territorio

Capitolo secondo: crescita della città e mutazioni del paesaggio Tavola A19. Lo stato dei luoghi ad inizio ‘900 Tavola A20. Lo stato dei luoghi nel secondo dopoguerra Tavola A21. Fasi di sviluppo storico dell’urbanizzato: lettura comparata

Capitolo terzo: interpretazione della struttura urbana Tavola A22. Sintesi morfogenetica ed articolazione in parti urbane omogenee Tavola A23. Descrizione delle parti urbane omogenee IV parte. Tessuti di antico impianto (scala di elaborazione: 1/1.000 – 1/500)

Tavola A24. Lettura morfologica di sintesi Tavola A25. Il catasto di primo impianto Tavola A26. Il catasto di revisione Tavola A27. Confronto tra il castato d’impianto e quello di revisione Tavola A28. Confronto tra il castato di revisione e la situazione attuale Tavola A29. Netto storico Tavola A30. Delimitazione delle unità edilizie

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L’allegato n.1, “Dossier di rilevazione e classificazione dei manufatti della città d’antico impianto”, conterrà schede di rilievo puntuale per ogni unità edilizia di cui alla Tavola A.14; saranno specificate a seguito di rilievo diretto i seguenti temi: uso (a piano terra ed altri piani), stato di conservazione, presenza di elementi ambientali e/o architettonici di pregio, tipologia edilizia. L’allegato n.2, “Dossier di rilevazione e classificazione dei manufatti isolati d’antico impianto”, analogamente a quanto previsto per i tessuti urbani storici, conterrà schede di rilievo puntuale per i principali manufatti isolati rilevati sull’Igm del 1956 (rappresentati e numerati sulla Tavola A.14); saranno specificati, a seguito di rilievo diretto, i seguenti temi: uso, stato di conservazione, presenza di elementi ambientali e/o architettonici di pregio, tipologia delle pertinenze ed edilizia. L’allegato n.3, “Analisi degli insediamenti di origine spontanea”, conterrà, per ognuno degli insediamenti numerati sulla Tavola A.11 (insediamenti sorti esternamente alle previsioni del PRG), specifiche in ordine alla consistenza ed allo stato di diritto. I dati forniti dall’amministrazione comunale (edificio abusivo condonato/in attesa di condono/non condonato, ecc.) saranno associati alle specifiche planimetriche e dimensionali fornite dalla cartografia numerica. Tale elaborazione è corredo ineludibile dei PUC ai sensi del punto j) degli elaborati d’analisi dei PUC ai sensi della DGRC 834/2007.

3) tavole di piano: elaborati di natura prescrittiva (ad esclusione della tavole 3.7, che avrà valore indicativo), comprendenti:

Tavola 3.1. Inquadramento territoriale del progetto di PUC ed unità di paesaggio, scala 1/25000;

Tavola 3.2. Azzonamento: quadro d’insieme. Scala 1/5000

Tavola 3.3. Schema di viabilità. Scala 1/5000

Tavola 3.4. Azzonamento: specificazioni per il territorio urbanizzato. Scala 1/2000 (più fogli)

Tavola 3.5. Disciplina per i tessuti antichi: norme per unità edilizie ed ambiti speciali. Scala 1/1000;

Tavola 3.6. Indirizzi di dettaglio per gli ambiti speciali d’intervento. Scala 1/2000 (più fogli)

Tavola 3.7. Simulazione del piano eseguito. Scala 1/2000

Tavola 3.8. Fattibilità geologica delle ipotesi di piano. Scala 1/5000

4) norme tecniche di attuazione, articolate, indicativamente, secondo lo schema seguente:

PARTE I - DISPOSIZIONI GENERALI Contenuti: Obiettivi e limiti della disciplina del PUC, Elaborati costitutivi, Modalità di attuazione del, Definizioni di parametri e di indici urbanistici ed Edilizi, Destinazioni d'uso, Beni meritevoli di tutela

PARTE 2 – NORME SPECIALI Contenuti: articolazione regolativa secondo zone territoriali omogenee (nel seguito si riporta un possibile schema di articolazione))

Titolo I – Zona A, Il Territorio Antico Capo I – Norme Comuni Capo II - Norme per la Citta’ di Antico Impianto Capo III - Norme per i Manufatti Isolati d’antico Impianto Capo IV - Norme per i borghi Agricoli Capo V – Indirizzi per gli Ambiti Speciali Della Citta’ Antica

Titolo II – Zone B, Zone Urbane Insediate Capo I – Bs: Zone per Servizi Pubblici O Di Uso Pubblico Capo II – Br: Zone prevalentemente Residenziali Capo III – Bp: Zone prevalentemente Produttive

Titolo III – Zona C, Integrazione Insediativa Residenziale

Titolo IV – Zona D, Aree per insediamenti produttivi di nuovo impianto

Titolo V - Zone E, Aree Agricole

Titolo VI – Zone F, Servizi Sociali ed Attrezzature d’interesse Generale

Titolo VII – Zone G, Ulteriori Zone per Standard Urbanistici

Titolo VIII – Zone H, Ambiti Integrati Speciali

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Titolo IX – Zone I, Infrastrutture per la Mobilita’

Titolo X – As, Ambiti Speciali d’intervento

Le norme tecniche di attuazione saranno compendiate dalle disposizioni specifiche contenute nel Regolamento urbanistico edilizio comunale (per il quale si rimanda al relativo paragrafo illustrativo).

3.2. Regolamento urbanistico edilizio comunale

Il RUEC, in conformità con quanto disposto all’art. 28 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 “Norme sul governo del territorio”: 1) individua le modalità esecutive e le tipologie delle trasformazioni; 2) individua l’attività concreta di costruzione, modificazione e conservazione delle strutture edilizie; 3) disciplina gli aspetti igienici aventi rilevanza edilizia, gli elementi architettonici e di ornato, gli spazi verdi e gli arredi urbani; 4) definisce i criteri per la quantificazione dei parametri urbanistici ed edilizi; 5) disciplina gli oneri concessori; 6) specifica i criteri per il rispetto delle norme in materia energetico- ambientale.

A differenza del vecchio Regolamento edilizio, dunque, il RUEC, prevederà specifiche di tipo ambientale/urbanistico in ordine al recupero edilizio, alle sistemazioni stradali e degli spazi pubblici, alle compatibilità morfologiche e materiche delle soluzioni edilizie che attueranno il PUC. Lo schema di sommario del RUEC che si offre è il seguente:

Fondamenti: disposizioni generali; adempimenti amministrativi e tecnici; parametri ed indici edilizi ed urbanistici (definizioni);

Disciplina edilizia generale: tipi d’intervento; inserimento ambientale e requisiti delle costruzioni; prescrizioni costruttive e funzionali (soppalchi, portici, sottotetti, sporti, ecc.); esecuzione delle opere (disciplina del cantiere e cautele); norme energetico-ambientali (requisiti obbligatori ed incentivati);

Disciplina edilizia particolare: manuale del restauro: norme comuni (frazionamenti, accorpamenti, superfetazioni, trattamento delle facciate, salvaguardia degli elementi decorativi, trattamento delle pertinenze, ecc.); norme riferite alle tipologie edilizie del nucleo antico e dei borghi agricoli storici; norme riferite alle tipologie edilizie dei manufatti storici isolati;

Disciplina urbanistico-paesaggistica: unità di paesaggio (da individuare ai sensi della DGRC 834/2007); componenti territoriali strutturanti (norme per le sistemazioni idrauliche storiche, le strade extra-urbane di antico impianto, i sistemi centuriati, ecc.); spazi pubblici e di servizio (decoro degli spazi pubblici, sezioni stradali tipiche, arredo urbano, percorsi pedonali e ciclo-pedonali, chioschi, mezzi pubblicitari e distributori di carburante);

Disciplina degli oneri di urbanizzazione, da coordinare con la riforma in corso della legislazione regionale, prevedendo incentivi per le costruzioni energeticamente ed ambientalmente conformi).

3.3. Valutazione ambientale strategica ed urbanistica partecipata

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS), così come prevista dall’art. 47 della LR 16/2004, misurerà gli effetti che il piano potrà avere sull’ambiente naturale ed antropizzato. In

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particolare, conformemente alla direttiva 42/2001/CE, la VAS svolgerà ruolo di integrazione delle considerazioni di carattere ambientale nell’elaborazione del PUC.

Entrata in vigore il 21 luglio 2001, la direttiva è stata recepita a livello nazionale con il D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152 “Norme in materia ambientale”, successivamente modificato ed integrato (in particolare on il D.Lgs 16 gennaio 2008, n.4). In Campania la L.R. 16, facendo propri tali principi, all’art.47 prevede espressamente l’istituto della VAS, richiede che questa faccia specifico riferimento ad una lista di indicatori, riportati nella Tab. B in allegato alla D.G.R.834/07, ai fini del monitoraggio dell’efficacia del piano. Il piano che si propone farà proprio quanto previsto dal comma 3 dell’articolo 4, titolo I, della parte II del D.lgs 152 del 2006 (come modificato dal D.Lgs 4/2008). In esso sono espressi con chiarezza gli obiettivi e gli scopi della valutazione ambientale dei piani, intesa come quel processo finalizzato ad “assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile e, quindi, nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e programmazione”. In questo senso, il medesimo D.Lgs 152 chiarisce che “la valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull’ambiente, ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione, dell’adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile”.

All’interno di questo processo, specifica attenzione sarà riservata alla partecipazione della cittadinanza ai processi decisionali, come espressamente previsto anche dal legislatore europeo (in particolare con la direttiva 2003/35/CE, elaborata sulla scorta di quanto previsto dalla Convenzione di Arhus del 1998) motivata dalla convinzione che il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini nei confronti delle tematiche ambientali possono condurre di per sé ad un aumento della tutela dell’ambiente. Da quanto esposto si evince l’importanza che la partecipazione di tutti gli attori – istituzionali e non – del territorio di Visciano sia perseguita fin dall’inizio del lavoro di formazione del piano.

A tale proposito si fornirà una sintesi non tecnica del rapporto ambientale col fine di renderne accessibili e facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni, sia al “pubblico”, sia ai vari stakeholders, sia ai responsabili delle decisioni. A tal fine saranno inoltre organizzati, in aggiunta alle fasi partecipative previste dalla L.R. 16/2004, focus group pubblici, di approfondimento con i cittadini e le associazioni presenti sul territorio, inerenti i principali temi che emergeranno nella redazione del PUC in relazione soprattutto ai punti di eventuale conflitto tra interessi divergenti e/o soluzioni alternative di tipo progettuale-regolamentare.

Da un punto di vista operativo, il gruppo di progettazione prevede di articolare il processo della VAS in 6 fasi principali:

1) Valutazione propedeutica della situazione ambientale ed elaborazione dei dati di riferimento, in cui si individueranno e presenteranno informazioni sullo stato dell’ambiente e

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delle risorse naturali, e sulle interazioni positive e negative tra tali contesti e i principali settori di sviluppo; per tale fase saranno utilizzati materiali di letteratura e dati estrapolati dal Rapporto ambientale della VAS del PSO.

2) Obiettivi e priorità, in cui si individueranno le finalità in materia di ambiente e sviluppo sostenibile per il territorio di Visciano;

3) Individuazione delle alternative capaci di conseguire gli obiettivi di sviluppo del territorio, per garantire che gli obiettivi e le priorità ambientali siano integrati a pieno titolo nel progetto di piano o programma;

4) Valutazione ambientale preliminare, in cui saranno valutate le implicazioni, dal punto di vista ambientale, delle priorità di sviluppo previste dal piano (preliminare di piano), e il grado di integrazione delle problematiche ambientali nei rispettivi obiettivi, priorità, finalità e indicatori.

5) Rapporto ambientale definitivo. Studio degli indicatori in campo ambientale, secondo il modello Dpsir (Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responses), saranno individuati indicatori ambientali (aria, suolo, sottosuolo, rifiuti, flussi migratori uccelli selvatici, acqua, fauna, flora, ecc.) e di sviluppo sostenibile intesi a quantificare e semplificare le informazioni in modo da agevolare, sia da parte dei responsabili delle decisioni che da parte del pubblico, la comprensione delle interazioni tra l’ambiente e i problemi chiave del settore. Tali indicatori dovranno essere quantificati per contribuire a individuare e a spiegare i mutamenti nel tempo e saranno rappresentati su mappe tematiche.

6) Valutazione ambientale definitiva: Integrazione dei risultati della valutazione nella decisione definitiva in merito ai piani e ai programmi, così da contribuire alla versione definitiva del piano.

3.4. Verifica di compatibilità geologica e geomorfologica

Le valutazioni di carattere geologico rappresenteranno uno dei primi elementi di valutazione del gruppo di progettazione al fine di elaborare le ipotesi di piano. Tali ipotesi saranno infine incrociate con l’apposita carta di sintesi prevista dalla DGRC 834/2007, al fine di verificare la perfetta compatibilità delle ipotesi avanzate dal piano con la situazione geologica e geomorfologica.

Nel caso in specie tale verifica è particolarmente complessa sia per le condizioni strutturali dei luoghi che per la diffusa antropizzazione della rete idrografica superficiale, avvenuta sia con manomissione dei canali che espansione edilizia diffusa in fasce prossime agli alvei. La verifica sarà schematicamente articolata, nel rispetto di quanto previsto dalla L.R n.9/83 e s.m.i., come segue: 1) raccolta informazioni relative alla geologia, litostratigrafia, geomorfologia, idrologia, sismicità, stabilità dell’area, attingendo sia dai materiali in possesso dell’Ammnistrazione comunale, sia da indagini specifiche in loco, sia dalla vasta letteratura tecnico-scientifica disponibile. Saranno individuati ed evidenziati i molteplici fattori di rischio di cui tener conto nelle elaborazioni progettuali di tipo urbanistico; 2) Individuazione delle aree di maggiore fragilità e criticità ed elaborazione di soluzioni regolamentari e progettuali atte a migliorare lo stato delle cose;

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3) Verifica puntuale delle ipotesi di piano con le condizioni geologiche e geomorfologiche presenti sul territorio, nonché con i vincoli e le prescrizioni del piano stralcio dell’Autorità di Bacino.

3.5. Uso agricolo dei suoli

La caratterizzazione del territorio rurale del comune si articolerà nelle seguenti fasi operative: - Realizzazione di una carta aggiornata di uso agricolo dei suoli in scala 1:2.000, come documento di analisi facente parte degli studi per il nuovo PUC; - Analisi dell’evoluzione del territorio rurale comunale nel periodo 1897 – 2000, mediante l’analisi in ambiente GIS della serie storica di cartografie e foto aeree (IGM di primo impianto e edizioni successive, foto aere volo GAI), finalizzato all’analisi delle dinamiche territoriali, delle pressioni trasformative e delle driving forces che hanno interessato il territorio comunale nell’ultimo secolo; - Definizione delle linee guida di salvaguardia, gestione sostenibile, pianificazione, valorizzazione e recupero del territorio rurale di in accordo con le Linee guida regionali per il paesaggio in Campania e con i piani di area vasta (Ptcp di Napoli, PTR, Piano della comunità montana, ecc.). L’esecuzione del programma di lavoro richiederà lo svolgimento di attività di foto-interpretazione, digitalizzazione, analisi GIS, indagini storiche e rilievi di campagna.

3.6. Aggiornamento/redazione piani di settore

Saranno redatti o aggiornati i piani di settore necessari all’approvazione della nuova strumentazione urbanistico-edilizia comunale ai sensi della DGRC 834/2007 e s.m.i. rendendo congruenti le indicazioni in essi contenute contenute con i nuovi scenari territoriali previsti dal PUC e dal RUEC: in particolare sembra necessario ricercare un nuovo disegno di assetto del territorio che nasca da una diversa e più coesa relazione tra gli interventi di potenziamento del sistema infrastrutturale e le necessarie riqualificazioni e completamenti del sistema insediativo,

3.7. Fattibilità legale-amministrativa

La fattibilità giuridico-amministrativa delle soluzioni progettuali proposte dal PUC e dal RUEC sarà assicurata dalla costante verifica che sarà effettuata di concerto con il consulente legale appositamente nominato all’interno del gruppo di lavoro.

La tesi è che tali verifiche non vadano considerate come momento ex post alla fase euristico-progettuale, quanto piuttosto, come momento integrato di valutazione, che consenta, alle azioni di piano di nascere da un processo tecnicamente fondato e legalmente fattibile.

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4. CARATTERI INNOVATIVI ED OFFERTA PROGETTUALE MIGLIORATIVA

4.1. Premessa

La condizione necessaria per elaborare un piano urbanistico di livello generale capace di rispondere alle esigenze è la nascita di un reale rapporto di fiducia fra amministrazione comunale e progettista esterno; l’estensore del piano individua l’obiettivo ed aiuta l’amministrazione comunale ad appropriarsi dell’atto amministrativo che sintetizza la sua politica pianificatoria. In questo quadro il rapporto con la struttura tecnica comunale, depositaria dell’esperienza gestionale passata e chiamata a gestire in prima persona la disciplina futura, non può esaurirsi nel passaggio delle carte: è necessario sperimentare forme di integrazione e collaborazione al processo di formazione dei nuovi strumenti pianificatori.

4.2. Integrazione

Il termine “integrazione” descrive la filosofia del piano proposto sia sotto l’aspetto metodologico che di contenuto.

Dal punto di vista del metodo l’integrazione delle diverse competenze che formano il gruppo di lavoro sarà perseguita sin dalla fase euristica del progetto. Così, ad esempio, la valutazione ambientale non è intesa come misurazione “ex post” delle soluzioni progettuali ma come riferimento di un progetto la cui complessità richiede consapevoli scelte tra scenari differenti, delle ricadute ambientali delle determinazioni urbanistiche e territoriali intraprese. Il quadro sarà arricchito dai contributi che verranno dalla messa in atto del progetto di urbanistica partecipata che accompagnerà la redazione della nuova strumentazione urbanistico-edilizia: ascoltare è la prima mossa, in linea con la Convezione europea del paesaggio, per ricostruire – anche nel breve lasso di tempo della redazione del progetto - un quadro di conoscenze sufficientemente articolato, arricchito dei tanti “segreti” che solo i cittadini conoscono, per esperienza diretta o racconto. Conoscere il territorio vuol dire, del resto, addentrarsi anche nella mappatura dei conflitti, preesistenti o latenti, che tendono a manifestarsi con evidenza al momento della redazione di un nuovo strumento urbanistico comunale. Non ci si illude di poter dirimere i conflitti strutturati quanto piuttosto aver chiaro il quadro degli interessi in gioco e dei punti critici e di possibile conflitto: per operare scelte consapevoli e produrre scenari condivisibili dalla collettività.

Dal punto di vista dei contenuti il termine “integrazione” può significativamente descrivere il tentativo che sarà perseguito dal piano di mettere in relazione edificato e natura, insediamenti ed elementi paesaggistici, edilizia esistente e di progetto – al di fuori di una qualsivoglia logica di zoning funzionale e normativo. Troppo spesso l’urbanistica moderna ha misconosciuto la valenza fondamentale della conformazione del suolo della città: interessandosi alla funzionalità del sistema e classificando gli edifici e lasciando indeterminato il progetto degli spazi aperti, in gran parte pubblici, che invece costituiscono il terreno quotidiano di interazione tra chi vive quel luogo. La nostra strategia di piano ribalta questa concezione e affronta sin dalle fasi della programmazione urbanistica, il progetto del paesaggio rurale e degli spazi aperti della città:

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con un approccio integrato e multiscalare che definisce il carattere di queste aree attraverso l’elaborazione di tipologie di spazi (piazze lastricate, piazze erborate, playgrounds, ecc.), schemi compositivi planimetrici (al variare dell’estensione), tipologia e modalità di piantumazione delle essenze arboree ed arbustive (cittadine, riparali, interpoderali, ecc.), materiali utilizzabili e criteri di permeabilità delle pavimentazioni, tipologie degli argini, sezioni guida per percorsi carrabili, pedonali e per le piste ciclabili. Continui saranno i salti tra la dimensione strutturale/generale e le schede di approfondimento progettuale che saranno sviluppate non solo per il centro storico (nel quale si arriverà ad una normativa tipologica alla scala del singolo edificio) ma anche, almeno a livello d’indirizzo, per le aree strategiche di trasformazione, all’interno della città e lungo i margini tra edificato e campagna (nel RUEC saranno inoltre forniti: il “manuale del restauro” per le costruzioni storiche, ed un prontuario per il contenimento dei consumi energetici con indicazione di principi di bioarchitettura). Tutti contenuti che eviteranno, per molte parti della città, il ricorso obbligatorio a pianificazione urbanistica attuativa arrivando a fornire soluzioni particolareggiate (per i centri storici e le aree di trasformazione) già all’interno del progetto di PUC.

Cellatica/Napoli, 22/1/2010

In fede

Leonardo Benevolo (progettista capogruppo)

Alessandro Benevolo (progettista)

Luigi Benevolo (progettista)

Luisa Fatigati (progettista)

Enrico Formato (progettista)

Salvatore Napolitano (progettista)

Manlio Romano (consulente giuridico)

Biagio Palma (consulente geologo)

Francesco Cristiano (consulente agronomo)

Nicola Cristofaro (giovane architetto)

Pellegrino Catalano (consulente acustico ed illuminotecnico)