ÖKK Magazine 4/2009

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N. 4 Dicembre 2009 Magazine TEMA: PUBERTÀ Capire i giovani _ Ritratto di un fuggitivo _ Intervista con Remo Largo ALTRI TEMI: Cos’è una famiglia arcobaleno? _ Gite consigliate per l’inverno

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ÖKK Magezine, editione 4/2009 TEMA: PUBERTÀ

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N. 4 Dicembre 2009

Magazine

TEMA: PUBERTÀCapire i giovani _ Ritratto di un fuggitivo _ Intervista con Remo Largo ALTRI TEMI: Cos’è una famiglia arcobaleno? _ Gite consigliate per l’inverno

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Tema ÖKK Magazine 07

La pubertà non si può scavalcare: ormoni sballati ed emozioni fuori controllo fanno parte del percorso necessario a diventare grandi. Eppure, chi ne conosce i meccanismi riesce ad interagire meglio con gli adolescenti.

TEsTo: Martin Beglinger* _ _ FoTo: Gian Marco Castelberg

Quello spauracchio chiamato pubertà

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Non passa giorno che gli adulti non sentano o leggano sui media di giovani anoressici, tossicomani, internet-dipendenti e violenti. Tutto questo è inquietante, soprat-tutto per coloro che in casa hanno un figlio tappato nella propria camera trasformata in bunker, completamente inaccessibile. In questi casi, la paura più grande dei ge-nitori è quella di perdere il controllo sui propri figli.

La pena dei genitori è così grande che praticamente ogni settimana i giornali propongono corsi titolati più o meno così: «Nessuna paura della pubertà». Durante tali corsi di orientamento, i genitori ascoltano talvolta citazioni come la seguente: «Oggigiorno, i nostri gio-vani amano il lusso, hanno un pessimo atteggiamento e disprezzano l’autorità: dimostrano poco rispetto per i loro superiori e preferiscono la conversazione insulsa all’impegno. I ragazzi sono ormai i despoti e non i servi della casa; non si alzano più quando qualcuno entra; non rispettano i genitori, conversano tra di loro quando sono in compagnia di adulti, divorano il cibo e tiranneggia-no i propri insegnanti!». Questa citazione non è delle più attuali, va attribuita al filosofo greco Socrate. Ci si lamenta degli adolescenti da (almeno) 2’400 anni. La questione è: può bastare solo questo a tranquillizzarci? È sufficiente per poter affermare che è sempre stato così e che prima o poi, tanto, anche la pubertà passerà?

La TRasfoRmazionE dEL coRPo __ Chi non vuole chiudere gli occhi davanti alla pubertà e sperare che que-sta passi così, in sordina, nel cercarne di comprendere i meccanismi constaterà con stupore quanto segue: inizio, durata e virulenza della pubertà sono differenti da sog-getto a soggetto. Per alcuni può iniziare già a otto anni, per altri solo a 14 anni. Non esiste quindi uno stereotipo del giovane poiché le differenze individuali sono enormi. Comune a tutti è l’inizio della produzione di ormoni sessuali, ovvero l’estrogeno per le ragazze e il testoste-rone per i ragazzi. Nel corso della pubertà i bambini si trasformano in giovani adulti sessualmente maturi.

nUovE PERsonE di RifERimEnTo __ La tempesta or-monale è una componente dell’intero processo. Un se-condo fattore di importanza centrale è il comportamento sociale. Nei primi tre anni di vita un bambino si lega incondizionatamente ai suoi genitori perché loro gli assi-curano la sopravvivenza. Con il tempo, il numero di per-sone di riferimento aumenta: vengono ad aggiungersi, ad esempio, l’educatrice dell’asilo o la maestra. Durante la pubertà, il ruolo dei genitori quali persone di riferimen-to diminuisce in modo notevole, circostanza tra l’altro benvenuta e necessaria, in quanto passo essenziale verso l’indipendenza del giovane adulto. Al posto dei genitori e di altri adulti, che fino a questo momento hanno dato

Tema ÖKK Magazine

ormoni: l’effetto domino sulla pubertà

il termine «ormone» deriva dal greco e significa letteral-mente «mettere in movimento». Una definizione più che azzeccata, in quanto gli ormoni sono i fattori scatenanti la pubertà. Nei ragazzi di circa 12 anni di età, il segnale di via alla pubertà è rappresentato dall’intensa produzio-ne di testosterone nei testicoli; per le ragazze invece, la pubertà può iniziare già circa due anni prima, con una consistente distribuzione di estrogeni nelle ovaie. l’inten-sa produzione di ormoni ha l’effetto seguente: trasforma le ragazze in donne e i ragazzi in uomini. Controversa fino a poco tempo fa, la questione legata all’individuazione del fattore scatenante la maggior produzione di ormoni sessuali. ricercatori britannici e turchi hanno ora sco-perto che un ormone speciale chiamato Neurochinina B invia al corpo il segnale di liberare gli ormoni interessati alla pubertà. Questa proteina viene prodotta nell’ipofisi, ovvero nella testa. la sessualità si delinea pertanto nella sua origine come un processo puramente cerebrale.

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sostegno e orientamento, cominciano ad apparire sem-pre più coetanei. Ora sono gli amici, la cricca (nel gergo degli specialisti: il gruppo di pari), a predominare. Loro decidono cosa è di tendenza, di che marca deve essere il cellulare e le scarpe da ginnastica o come bisogna pet-tinarsi i capelli. In breve: la cricca trasmette una sensa-zione di appartenenza e sicurezza, fornisce un’identità. I genitori sono spesso inermi davanti a questa trasfor-mazione. All’improvviso diventano inutili, anche i più presenti e attenti che si dedicano interamente ai figli. Anzi: per i loro figli e le loro figlie sono solo una fonte di… «imbarazzo». Questa ostentata linea di demarcazio-ne viene vissuta dai genitori come una doppia perdita: sia dell’autorità che dell’amore filiale. Ed è per questo doppiamente doloroso.

Una sEconda nasciTa __ Per gli adolescenti questo distacco ha qualcosa di liberatorio. Sentono questa fase della vita «come una seconda nascita», così l’ha definita la famosa pediatra francese Françoise Dolto. Gli adole-scenti devono, per formularla con le parole dello psico-logo dell’età evolutiva Allan Guggenbühl, «crearsi una propria cerchia di amici, imparare ad accettare il proprio corpo, reagire alle aspettative di ruolo della società, ini-ziare una relazione, scoprire la sessualità, pianificare una vita professionale e sviluppare una concezione propria di se stessi e del mondo».

Questa seconda nascita è tuttavia legata a molte sof-ferenze. Fino a che i giovani non riescono a trovare il proprio posto nella società vagano in una sorta di «valle di lacrime»: alcuni possono rimanervi intrappolati per sempre (nessun’altra quota di suicidi è tanto alta come quella relativa alla pubertà). E questo perché la sicurezza originaria trasmessa dai genitori è ormai sparita e quella appena acquisita è ancora traballante in quanto anche gli altri coetanei sono alla ricerca di se stessi e una nuova e affidabile rete è costituita la maggior parte delle volte solo da una relazione fissa. In questa fase intermedia a mancare è la sicurezza emozionale.

cosa RimanE ai gEniToRi? __ Cosa rimane ai genitori in questa situazione? Qualcosa di più che la semplice possibilità di restare fermi a guardare e ad aspettare, senza possibilità d’intervento, fino a quando l’ultimo e più aggressivo impeto legato allo sviluppo sparisca? Una cosa è certa: se nella pubertà tutto minaccia di essere sconvolto, i genitori non possono certamente recuperare in dieci giorni quello che hanno perso nei dieci anni precedenti, se non si sono presi del tempo per i loro figli e per costruire una relazione solida.

Ma una cosa possono farla: tenere in qualsiasi mo-mento la porta aperta. Sempre. Se ai loro pargoli va tutto bene, dovranno arrendersi: i f igli se ne andranno presto; se invece qualcosa va storto, presto o tardi se li ritroveranno davanti. Si tratta certamente di un compito ingrato: perché il rapporto in questa fase è paragonabile a «una strada a senso unico», come lo definisce il pediatra e specialista dello sviluppo Remo Largo. Tenere aperte le porte senza condizioni, è forse il compito più nobile dei genitori.

* Martin Beglinger è redattore di «Magazin» per il «Tages-Anzeiger», la «Berner Zeitung» e la «Basler Zeitung». Assieme al pediatra Remo Largo ha pubblicato il libro «Schülerjahre. Wie Kinder besser lernen», Piper Verlag 2009.

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Elia S. (16) di Basilea BS frequenta il decimo anno scolastico che prevede l ’integrazione nel mondo del lavoro.

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Tema ÖKK Magazine 11

La ribellione, come l’acne e i peli sotto le ascelle, fa parte dell’adolescenza. ma Elia* ha esagerato: ha marinato la scuola, è scappato di casa, ha commesso dei reati. Per questo è finito su una barca. Per intraprendere un viaggio che lo aiutasse a ritrovare se stesso.

TEsTo: Christoph Kohler _ _ FoTo: Gian Marco Castelberg

il viaggio di Elia per ritrovare se stesso

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Tema ÖKK Magazine

Ottobre, 2008. E se dovesse svignarsela ancora una volta? Il giorno prima del più grande viaggio della sua vita, Elia è incerto se partire accompagnato dagli assistenti sociali per le coste del Mare del Nord, dove lo attende una barca per giovani disadattati e ben 40 settimane in alto mare! Questo pensiero imperla di sudore la fronte del quindi-cenne. Pallido, sudato, pieno di brufoli, è raggomitolato sul suo letto. Muscoli zero, al contrario dei due idoli che coprono con la loro mole una buona porzione di parete: il rapper 50 Cent e Cristiano Ronaldo. Elia rosicchia la sua collanina senza tregua, distoglie lo sguardo. È l’ultima occasione: glielo hanno detto i genitori; glielo ha ripe-tuto l’assistente sociale; glielo hanno confermato tutti «i grandi». Ma Elia se ne infischia altamente.

aUTEnTico RiBELLE __ Elia non è mai stato un ragazzo facile da educare, confessa sua madre. Nel 2005, quando la famiglia decide di andar via da Zurigo, il ragazzo, in età di sviluppo, diventa ingestibile. Proprio all’inizio dello stadio adolescenziale, in una fase della vita così delicata, vennero tolti al ragazzo gli unici sostegni che riuscivano ad arginare le sue inquietudini: un pedago-go per cui nutriva rispetto e un paio di amici con cui giocava a calcio. Nella sua nuova città, Basilea, Elia si trasformò in un autentico ribelle: marinava la scuola, scappava dal centro giovanile. Cominciò a rubare soldi a casa e DVD al Mediamarkt. Lo scoprirono infine alla Coop e ne seguì una rissa. Fu obbligato a frequentare un corso educativo contro la violenza. Dopo la fuga dal centro giovanile basilese, i genitori trasferirono Elia in un centro della Svizzera occidentale per tenerlo lontano dal mondo della microcriminalità di Basilea. In due mesi scappò quattro volte. L’ultima volta che lo riacciuffaro-no, i poliziotti dovettero ammanettarlo a mani e piedi. E non servì a niente: il mattino dopo, alle 6 e mezza, il telefono a casa dei genitori a Basilea squillava: il f iglio era scappato di nuovo o, come dicono gli assistenti, «ha oltrepassato il limite».

RiBELLaRsi è noRmaLE __ Anche se Elia ha tirato trop-po la corda, il suo comportamento va interpretato consi-

derando l’età e l’adolescenza. Perché la ribellione fa parte della pubertà, è addirittura determinante nel processo di recisione del cordone ombelicale che lega genitori e figli. Con una tecnica di indagine sulla materia (risonanza magnetica nucleare), gli scienziati hanno constatato che, nel corso dell’adolescenza, la distribuzione di ormoni è accompagnata da cambiamenti nel cervello che inf luen-zano il comportamento. Si è potuto così dimostrare che durante la pubertà l’eccitabilità del centro psicoestetico nel cervello (sistema limbico) diminuisce e che l’ormone della felicità, la serotonina, viene liberato solo in misura esigua. Contemporaneamente, il sistema di compensa-zione presente nella corteccia si riduce. Considerando entrambi i due processi, questo significa: agli adolescen-ti, per essere felici, serve di più. La normalità non basta. Ecco perché tutto deve essere super, iperbolico, esage-rato ed estremo. Per questo motivo i giovani superano i limiti, indossano vestiti stravaganti, bevono molto alcol, parlano un linguaggio sciatto. Non basterebbe allora semplicemente evitare di fissa-re barriere, secondo i dettami dell’educazione antiautori-taria? «Assolutamente no!», afferma la psicologa bernese Françoise Alsaker in merito al tema della violenza gio-vanile: «I giovani che da bambini non hanno imparato a controllare la propria aggressività rischiano di non riu-scire più a farlo più in là con gli anni. Vanno frenati. Per i ragazzi violenti, la repressione rappresenta un’opportu-nità. Parlando con loro, ho infatti scoperto che sarebbero stati contenti se li si fosse bloccati prima».

«iL maRE EdUca» __ Anche per Elia è così. Oggi è con-tento di essere salito su quell’auto, un anno fa con gli assistenti sociali, e di aver trascorso 40 settimane su una barca a vela, fino a diventare capogruppo. A bordo ha imparato a riconoscere le gerarchie e le autorità. Elia stesso è diventato una piccola autorità e come capogrup-po ha capitanato un gruppo di vela. «Il mare educa», dice Urs Rüttimann, assistente sociale di giovani disadattati e capitano della «Salomon». Per lui, la barca è un mondo a sé: faticoso, duro e giusto, perché gli sforzi sono gli stessi per tutti. Dai giovani si esige disciplina, ma sulla barca

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Tema ÖKK Magazine 14

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Edizione novembre 2009

Vaccinazione prima del primo rapporto

Nei Paesi industrializzati, circa l’1 percento delle donne si ammala di cancro al collo dell’utero, un carcinoma che attacca la mucosa della zona fra l’utero e la vagina. Il 70 percento di questi casi è causato dal virus del papilloma umano (HPV), il quale innesca delle mutazioni cellu-lari della mucosa che, con l’andare del tempo, possono evolversi in un tumore maligno. Il rischio d’infezione da HPV sussiste appena le adolescenti iniziano la pro-pria attività sessuale. In Svizzera, ora le giovani donne hanno però la possibilità di farsi vaccinare gratuitamente contro le più pericolose tipologie di virus del papilloma umano.

vaccinazionE consigLiaTa fRa gLi 11 E i 14 anni __ L’HPV non è nulla di raro oggigiorno, infatti il 70-80 percento della popolazione contrae nel corso della pro-pria vita questo virus che solitamente non è pericoloso. Il rischio di contagio sussiste in caso di contatti sessuali. Per questo motivo Géza Kanabé, medico di fiducia di ÖKK e membro della Commissione federale delle pre-stazioni nel 2007 raccomanda: «La vaccinazione ha un senso solo se fatta prima del primo rapporto sessuale». Dato che, statistiche alla mano, in Svizzera più della metà delle donne ha il primo rapporto sessuale fra i 15 e i 16 anni, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) consiglia di vaccinarsi nella fascia d’età fra gli 11 e i 14 anni. Lo sviluppo del vaccino contro i virus HPV del tipo 16 e 18, considerati fattori di rischio per lo sviluppo del

carcinoma della cervice uterina, è durato ben otto anni. Fino a 19 anni, le spese della vaccinazione sono assunte dalle casse malattia nell’ambito dei programmi cantonali di vaccinazione. Questi ultimi saranno condotti fino al 31 dicembre 2012, dopodiché si faranno i primi bilanci sull’efficacia di questi provvedimenti.

cURaRE è BEnE, PREvEniRE è mEgLio __ I preservativi non garantiscono una protezione al 100 percento contro l’HPV, ed è anche per questo che nel nostro Paese 70 donne su 100 contraggono il virus del papilloma uma-no. Ciononostante, solo sei mutazioni cellulari su 100 si sviluppano e unicamente una donna su 100 contrae ef-fettivamente il carcinoma della cervice uterina. Di con-seguenza, il medico di fiducia di ÖKK Géza Kanabé non vuole né sottovalutare i rischi, né tantomeno scatenare il panico: «La malattia colpisce soprattutto le donne sopra i 50 anni, perché è proprio a questa età che molte donne omettono di sottoporsi a regolari controlli ginecologici». Dal momento che dalle lesioni precancerose all’effettiva malattia trascorrono molti anni e che, inoltre, non tutti i casi di cancro del collo dell’utero hanno origini virali, secondo Géza Kanabé la vaccinazione non può e non deve supplire al controllo annuo presso il ginecologo: infatti, grazie a questi controlli è possibile individua-re tempestivamente possibili stati precancerogeni della mucosa uterina.

> Per una consulenza personalizzata, le ragazze possono rivolgersi all’infoline dell’UFsP, allo 0844 448 448.

in svizzera, le adolescenti possono farsi vaccinare gratuitamente contro i virus trasmissi-bili sessualmente che possono provocare il cancro del collo dell’utero. La vaccinazione dovrebbe tuttavia avvenire prima del primo rap-porto sessuale.

TEsTo: Virginia Nolan

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Tema ÖKK Magazine 18

adolescenti crescono spesso senza grandi esperienze con i loro coetanei e quindi non sviluppano a sufficienza le proprie competenze sociali.

negli ultimi anni è aumentata la pressione da prestazione in ambito economico e scolastico. Quali sono gli effetti sulla pubertà?Questa pressione si è fatta pressoché insostenibile. D’al-tra parte è diminuita anche la disponibilità dell’econo-mia e della società in generale a integrare gli adolescenti. Ci sono ad esempio giovani che scrivono oltre 50 can-didature per un tirocinio raccogliendo sistematicamente solo delusioni. Molti giovani sono scoraggiati ritenendo-si emarginati dalla società e dal mondo economico.

i giovani in età adolescenziale hanno come modelli di riferimento soprattutto i loro coetanei. Ha quindi ancora un senso l’educazione?Quando l’adolescente entra in fase puberale, il ruolo di educatori svolto dai genitori è ormai ampiamente con-cluso. I genitori devono affrontare una dolorosa perdita d’amore e di controllo. Durante l’età che precede la pu-bertà i figli obbediscono soprattutto perché dipendenti a livello emotivo dai propri genitori. La pubertà sancisce la conclusione di questo rapporto di subordinazione. È il momento in cui l’educazione e gli insegnamenti imparti-ti dai genitori al proprio figlio durante i primi passi del suo cammino di vita danno i propri risultati.

come giudica il tentativo di alcuni genitori di influenzare le compagnie dei propri figli? È pura illusione. Non appena l’adolescente abbandona la casa dei genitori è pienamente responsabile di sé, e il ruolo dei genitori è anche quello di porre l’accento su questo punto. A partire da questo momento i genitori non possono più proteggerlo, e tantomeno decidere quale debba essere la sua cerchia di amici.

alcuni autori sostengono ci voglia più disciplina per riportare i giovani adolescenti «sulla retta via». cosa ne pensa?Naturalmente la società deve tutelarsi in modo efficace

dagli abusi a opera dei giovani. Il processo di socializza-zione degli adolescenti richiede tuttavia molto più della semplice disciplina. Necessita soprattutto di relazioni solide a tutti i livelli: con i genitori, tra gli adolescenti stessi, ma anche con gli insegnanti o i maestri. Un aspet-to è certamente insindacabile: la relazione viene prima dell’educazione.

molti insegnanti si sentono in balia degli studenti in pu-bertà. che consigli può dare loro?Nel corso della pubertà i giovani conquistano la loro indipendenza emotiva dagli insegnanti, proprio come avviene con i genitori. Non riconoscono quindi più l’au-torità legittimata semplicemente in quanto tale. Se però l’adulto riesce ad essere credibile ai loro occhi, la mag-gioranza di essi può in un certo senso essere orientata. E per essere credibile l’insegnante non deve ingraziarsi i favori degli adolescenti, ma far valere la sua maggior esperienza di vita. Inoltre, dovrebbe sostenere le pro-prie opinioni senza avere la pretesa che gli adolescenti le prendano per oro colato.

da cosa è caratterizzata una buona politica dei giovani?Una buona politica giovanile accoglie gli adolescenti nel-la società e nel mondo economico conferendo loro diritti, ma allo stesso tempo anche le relative responsabilità.

cosa significa nella pratica?Mettere loro a disposizione degli spazi adatti dove in-contrarsi e senza sfruttarli come consumatori come av-viene ad esempio nelle discoteche. Oltre a ciò, la politica non dovrebbe lesinare sugli sforzi per integrare i giovani nella società e nel mondo economico. A lungo termine è nell’interesse sia dell’individuo che della società.

* Remo Largo (1943) è emerito professore di pediatria e padre di tre f iglie adulte. Presso l ’Ospedale infantile dell ’Università di Zurigo ha diretto per quasi 30 anni il reparto «Crescita e sviluppo». È annoverato tra gli autori specializzati più apprezzati in merito a temi quali la pediatria e la gioventù («Babyjahre», «Kinderjahre»). La sua opera più recente «Schülerjahre. Wie Kinder besser lernen» (in collaborazione con Martin Beglinger) è stata pubblicata nel 2009 dalla casa editrice Piper.

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Sapere & salute ÖKK Magazine

Poche volte in passato l ’elezione di un Consigliere fede-rale era stata accompagnata da aspettative così elevate come per il neoeletto liberale radicale Didier Burkhal-ter. In seguito all ’immane incremento dei costi della salute negli scorsi anni, i rappresentanti di tutti i par-titi auspicano che Burkhalter sia in grado di mettere in atto una strategia di contenimento dei costi. Il neoeletto Consigliere federale non sembra soffrire particolarmen-te la pressione delle attese nei suoi confronti. «Sono ottimista e credo di poter risolvere questi problemi», afferma. In merito ai dettagli su come risolverli si è però espresso solo parzialmente. Ha comunque sottolineato che non intende mettere sul tavolo soluzioni innovative. Burkhalter è del parere che le soluzioni adeguate siano disponibili da anni. Il problema è soltanto che queste so-luzioni «non hanno ottenuto la maggioranza nelle varie commissioni del Parlamento». La sua priorità è quindi cercare di «sbloccare la situazione all ’interno del Par-lamento». Il quadro legislativo sembra essere propizio al momento. Infatti «molti attori del mercato sono del parere che la situazione non possa assolutamente conti-nuare in questi termini».

Ciononostante Burkhalter intende aprire una nuova breccia. Infatti, un motivo per il quale molte riforme

il 1° novembre didier Burkhalter ha assunto l’incarico di consigliere federale. in qua-lità di capo del dipartimento federale dell’interno (dfi) è anche ministro della sanità. Quale politica vorrà perseguire? abbiamo raccolto le sue dichiarazioni in ambito di politica sanitaria prima della sua entrata in carica.

TEsTo: Bernhard Widmer

Neoeletto

le nuove tessere di assicurato assegnate progressivamenteNe avrà già sentito parlare: prossimamente, sulle tessere di assicurato sarà applicato un chip elettronico sul quale sarà possibile (non è obbligatorio) salvare anche indica-zioni mediche. la nuova tessera sarà assegnata in modo progressivo. Per il momento, ovvero dal febbraio 2010, a ricevere la nuova tessera saranno i nuovi clienti, gli assicu-rati che presentano cambiamenti nei propri dati personali (per esempio il cambiamento del nome) e quelli che hanno perso la vecchia tessera. solo a partire dal gennaio 2013 la nuova tessera sarà assegnata a tutti i clienti. si è optato per tale procedura in primis per ottimizzare i costi. la sua attua-le tessera continua dunque ad essere valida. la sua attuale tessera continua dunque ad essere valida. Troverà ulteriori informazioni sul prossimo numero di ÖKK Magazine.

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non sarebbero ancora state messe in atto è che sono tutte collegate le une alle altre. «Pertanto sono state bloccate». Le richieste più importanti dovrebbero quindi essere estrapolate dal loro contesto e trattate singolarmente. Burkhalter è convinto che «politicamente sarebbe pos-sibile, e un simile processo darebbe un notevole scossone alla situazione». Burkhalter non ha tuttavia assolutamente esplicita-to su quale proposta di soluzione intenda puntare. Ha accennato soltanto a due temi: da una parte intende promuovere i modelli Managed-Care (reti di medici o centri sanitari che garantiscano al paziente sempre lo stesso interlocutore), mentre dall ’altra parte non esclude di limitare – se non addirittura eliminare del tutto – la libera scelta del medico nell ’assicurazione di base. In ogni caso Burkhalter ha inequivocabilmente chia-rito cosa non intende fare. Ad esempio, si oppone ad uno snellimento del catalogo delle prestazioni nell ’assicura-zione di base. Infatti secondo lui «il problema non è il catalogo delle prestazioni, bensì il volume delle stesse», e senza indugiare sostiene: «L’offerta è satura, troppi ospedali offrono un ventaglio di prestazioni eccessivo».

Inoltre, il nuovo Consigliere federale si oppone persi-no alle importazioni parallele, che garantirebbero una massiccia riduzione del prezzo dei farmaci. Nuocereb-bero, infatti, al mercato svizzero della ricerca. In conclusione, non dobbiamo attenderci soluzioni miracolose dal nuovo Ministro della sanità. Se tuttavia riuscirà a realizzare l ’uno o l ’altro progetto di riforma che i politici continuano a posticipare da anni, sarebbe già un grande risultato.

«A volte, per eliminare gli ostacoli, può essere utile considerare la questione da una prospettiva diversa»,

afferma il neoeletto Consigliere federale.

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Famiglia ÖKK Magazine

Il piccolo Iven di due anni non si arrende: vuole asso-lutamente ancora un po’ di torta alle fragole. E poiché mammina è tutta intenta ad allattare la sua sorellina Sina di cinque settimane, Iven si mette a supplicare «mami, mami…». E mami si lascia intenerire… Mammina e mami? Esatto! Iven e Sina hanno due mamme, Martina Scheibling (38) e Maria von Känel (38). Le due donne stanno assieme da dodici anni; vivono in un’unione domestica registrata da circa tre anni e da due sono genitori. «Come molte altre donne sentivamo il desiderio di crescere dei figli e dopo discussioni durate anni ci siamo cimentate in quest’impresa», racconta Ma-ria von Känel. Omogenitorialità: si chiama così oggi la famiglia con genitori omosessuali o bisessuali. O più semplicemente famiglia arcobaleno. Al di là dell’orientamento sessuale, questa coppia si distingue dalle altre famiglie anche per il massimo grado di eguaglianza sociale. Entrambe le part-ner, infatti, non solo provvedono assieme all’educazione dei figli e a svolgere attività lucrative, ma si sono divise anche le gravidanze: Maria è la madre naturale di Iven, Martina quella di Sina.

scELTE osTacoLaTE __ I bambini che oggi vivono con coppie formate da persone dello stesso sesso provengono per la maggior parte da precedenti relazioni eterosessuali. Eppure sempre più spesso coppie omosessuali scelgono in modo consapevole di creare una famiglia propria. E questa decisione incontra non pochi ostacoli: in Sviz-zera, solo persone sposate o singoli non coniugati pos-sono adottare dei figli, i partner omosessuali in unione

le famiglie arcobaleno

non tutte le famiglie sono composte da mamma, papà e figli. iven e sina di Uster hanno ad esempio due mamme.

TEsTo: Fadrina Arpagaus _ _ FoTo: ona Pinkus

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domestica registrata invece no. Diversamente dagli altri Paesi europei, la Svizzera vieta le donazioni di sperma medicalmente assistite. Per questo motivo, la maggior parte delle coppie lesbiche cerca un donatore di sperma in forma privata. Proprio perché le autorità non riconoscono le coppie formate da persone dello stesso sesso, il genitore non biologico viene fortemente svantaggiato. Maria von Känel spiega: «Se una di noi dovesse morire, alla part-ner superstite non spetta automaticamente il diritto di provvedere all’educazione dei figli, ma dovrebbe prima sottoporsi a giudizio presso le autorità competenti». E Martina Scheibling conclude: «La nostra famiglia non esiste agli occhi della legge».

sEgnaLi PosiTivi __ Non c’è solo lo Stato a rendere arduo il riconoscimento delle famiglie arcobaleno, anche i cir-coli più conservatori o molto religiosi fanno la loro parte.

sconti: anche per famiglie con due mamme o due papà

ÖKK agevola le famiglie con diversi sconti. Questi valgo-no anche per le famiglie arcobaleno: figli assicurati con le coperture complementari ÖKK FAMilY o ÖKK FAMilY FlEX, come i loro genitori, possono usufruire di uno sconto del 50% se minorenni e del 20% se hanno un’età compresa tra 19 e 25 anni. Dal 3° figlio, le assicurazio-ni complementari sono gratuite, se i due fratelli maggiori sono assicurati in maniera almeno equivalente. inoltre: ÖKK è la prima impresa privata che ha scelto di attivarsi per la realizzazione di una rete di asili nido in tutta la svizzera. Per questo gli assicurati ÖKK possono approfittare di un numero di posti a loro riservato e a prez-zi agevolati presso KiMi AG.

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«Il matrimonio tradizionale continua a essere idealmente considerato dai più quale unico scrigno dell’amore vero e dei valori famigliari; una forma di legame differente viene subito giudicata in base a principi morali, non si va oltre e non si cerca di immedesimarsi con il proprio cuore nelle altre persone», afferma Axel Schubert, porta-voce dell’habs, gruppo di lavoro omosessuale di Basilea. «Tale discriminazione può ripercuotersi tra l’altro nega-tivamente sulla salute degli omosessuali che desiderano avere figli e complicare il coming out dei giovani.» Dulcis in fundo: le coppie di omosessuali sono ra-ramente cattivi genitori. Proprio al giorno d’oggi, con le innumerevoli forme di famiglie patchwork risultato di separazioni o divorzi, la famiglia si definisce sempre più raramente in base a parentele biologiche, bensì come luogo in cui c’è amore reciproco, calore e responsabilità nei confronti dell’altro. Che i figli di coppie omosessuali non accusino alcuna ripercussione emozionale o cogniti-va nello sviluppo, lo confermano molti nuovi studi: anzi, risultano essere più sensibili alla varietà delle relazioni possibili. La coppia Scheibling-von Känel fortunatamente non è costretta a combattere ovunque e per ogni cosa per essere riconosciuta come coppia di fatto: il datore di la-voro di Martina Scheibling, ad esempio, le ha concesso spontaneamente il «congedo paternità» quando è nato Iven. E nel gruppo giochi, Iven e Sina possono usufruire dello sconto previsto per fratelli o sorelle, sebbene da un punto di vista giuridico non lo siano. «La maggior parte delle persone reagisce positivamente quando spieghiamo com’è composta la nostra famiglia. Alcuni inizialmente deglutiscono a vuoto; poi, in un secondo momento torna-no a rivolgerci delle domande», dice Martina Scheibling. E Maria von Känel conclude ridendo: «Noi siamo parti-colarmente avvantaggiate: quale altra coppia può sceglie-re chi dei due partner deve avere un bambino?».

> www.familienchancen.ch

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è da un po’ che abbiamo il sospetto che nostro figlio (13) ci rubi denaro perché nei nostri portamonete mancano sempre soldi. come dobbiamo comportarci? Quali provvedimenti è opportuno adottare? cosa possiamo fare per evitare che continui a rubare? signora P. di T.

Pianeta genitori ÖKK Magazine

KAThriN BUholzEr: Prima di tutto è importante non lasciare in giro soldi. Li custodisca in un luogo sicuro, perché così, la tentazione di rubare non sarà più così grande. Poi ne parli con suo figlio, chiedendogli i motivi dei suoi piccoli furti. La paghetta non gli basta, è minac-ciato da altri ragazzi? E qualora l ’adolescente dovesse ammettere di aver bisogno di più soldi, perché ha ad esempio un hobby molto costoso come lo skateboard, al-lora rifletta se non ci sono forse delle possibilità affinché suo figlio possa guadagnarsi qualche franco. Se si accorge che mancano ancora soldi, ne parli im-mediatamente con suo figlio. Non aspetti di «coglierlo con le mani nel sacco», potrà ad esempio dire sempli-cemente: «Nel mio portamonete c’erano 10 franchi, ma ora sono spariti: siamo gli unici a casa e io non li ho presi!». Lo solleciti a restituirle il denaro sottratto e analizzi assieme a lui il problema: «Sai benissimo che non puoi prendere soldi senza chiedere, questo è rubare. Per questo motivo, oggi non potrai…». Faccia attenzio-ne a trarne le dovute conseguenze, anche se il ragazzo protesta oppure promette di non farlo più.

Ecco alcuni consigli per prevenire che suo figlio con-tinui a frugare nel suo portamonete: gli spieghi in un momento di calma – quindi non necessariamente dopo averlo scoperto – che rubare è sbagliato e illegale, an-che se succede all ’interno della famiglia. Il bambino deve capire esattamente cosa significa rubare, ovvero sottrarre qualcosa a un’altra persona. Non esiti inoltre a manifestargli il suo stato d’animo, la sua rabbia e la sua delusione. Gli dica ad esempio: «Non mi fido più di te, ho l’impressione che ti debba continuamente con-trollare, e questo non mi va assolutamente!». E dopo le parole, i fatti! Se possibile, si faccia restituire il denaro rubato. Oppure glielo sottragga semplicemente dalla sua paghetta. Un’altra possibilità: anziché farsi resti-tuire i soldi, può obbligarlo a fare qualche lavoretto in casa. Il divieto di guardare la televisione, di giocare ai videogiochi oppure l ’obbligo di andare a letto prima del solito sono solo alcuni esempi di possibili punizioni. Alla fine, però, dovrebbe dare a suo figlio anche la possibilità di mettere alla prova la sua (riconquistata) onestà e di dimostrarle che si merita nuovamente la sua fiducia. Lo mandi a fare la spesa per la famiglia, dando-gli sempre un po’ più di quello di cui ha effettivamente bisogno. Con il tempo potrà nuovamente lasciare aperto il suo portamonete, tanto per vedere se resiste alla tenta-zione. Elogi la sua onestà e il suo essere leale: «Bravo, mi hai riportato subito il resto!». Eviti per contro di espri-mersi in termini negativi: un «Che bello, oggi non hai fregato nulla!» è infatti tutt’altro che incoraggiante!

Trova il link della piattaforma internet Pianeta genitori di Kathrin Buholzer con altre risposte su questioni educati- ve e libri consigliati su www.oekk.ch/magazine.

i soldi spariscono,la fiducia anche

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Oggi il bon ton non prevede soltanto una regolare vi-sitina dal parrucchiere, ma anche una bella manicure. Infatti, secondo i moderni standard di bellezza, una pre-senza curata non può prescindere da unghie impeccabi-li. C’è un problema che però neanche la migliore delle manicure è in grado di risolvere: quelle terribili macchie bianche sulle unghie che per alcuni di noi rappresentano un appuntamento fisso. Basta uno smalto molto denso? Oppure, come spesso viene consigliato in questi casi, è necessario ricorrere ad un’alimentazione più ricca di latticini visto che le macchie derivano da una carenza di determinate sostanze alimentari?. Sbagliato! L’opinione – errata - secondo cui le macchie bianche sulle unghie siano conseguenza di un’alimen-tazione carente di calcio, magnesio o proteine resiste imperterrita. La verità è molto più semplice: le macchie derivano da piccole ferite nella zona del letto ungueale o da colpi subiti dalle unghie. In rari casi queste zone maculate possono essere l’effetto dell’assunzione di un determinato farmaco. Pertanto, quando sulle unghie ap-paiono macchie bianche non bisogna ricorrere immedia-tamente agli integratori alimentari, ma semplicemente

aspettare che spariscano automaticamente dopo tre o quattro mesi. Sempre più spesso, la carenza alimentare è la diagno-si più comune anche per altri sintomi corporali come ad esempio le labbra blu. Tuttavia, le labbra blu non sono sintomo di una cronica carenza di ferro nell’orga-nismo, ma indicano che l’approvvigionamento di ossi-geno nel sangue è insufficiente. Pertanto l’emoglobina, che dipende in gran parte dal contenuto d’ossigeno nel sangue, assume un colore tendente al blu. Ciò accade spesso quando le temperature sono più basse, e in alcuni casi anche in ragione di un vizio cardiaco. Una piccola consolazione per coloro che in inverno si raffreddano facilmente: in passato le labbra blu erano un segno di-stintivo molto signorile, infatti solo nelle vene dei nobili scorreva sangue blu. Tuttavia, anche la leggenda che i nobili avessero il sangue blu era … un errore.

scopra come il redattore Christoph Kohler ha curato le sue unghie maltrattate in un centro di bellezza di zurigo al termine di una logorante stagione calcistica www.oekk.ch/magazine.

La cifra ÖKK Magazine

Errori della medicina popolare

311piccoli Tim sono venuti al mondo lo scorso anno in svizzera. Tim è quindi stato il nome per bambini più gettonato, seguito a ruota da 307 Luca e 291 Leon nati nel 2008. se per i maschietti vanno molto di moda i nomi biblici (davide, noè, simone e Luca), per le femminucce i genitori sembrano preferire i nomi corti. nel 2008, sui fiocchi rosa sono andati per la maggiore i nomi bisillabi e con una a: in virtù delle 269 registrazioni all’anagrafe, il nome Lara si è così imposto su Lena, sara, (Leonie), Laura, nina e anna.

> Fonte: Ufficio federale di statistica (www.bfs.admin.ch)

le macchie bianche sulle unghie sono sintomo di carenza di calcio

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Movimento & relax 37

Noia? No grazie!

Non importa se appassionati di curling, disco su ghiac-cio, sci o nordic walking: nello Sporthotel Valsana di Arosa gli ospiti non si annoieranno mai. L’ampia offerta di attività destinate al tempo libero è stato un motivo per cui, già alcuni anni fa, l ’associazione «hotelleriesuisse» ha premiato questo albergo a quattro stelle con l’assegna-zione della denominazione «Superior».

gioco di dEsign __ Lo Sporthotel Valsana si è così avvicinato al firmamento dei suoi «fratelli maggiori»: infatti il Valsana fa parte – assieme allo Tschuggen di Arosa, all’Eden Roc di Ascona e al Carlton di St. Moritz (tutti cinque stelle) – del gruppo alberghiero Tschuggen. Con una parentela talmente illustre, ambizione e perfe-zione non potevano naturalmente mancare nel bagaglio genetico del nuovo albergo. Come succede con gli esseri umani, anche in una catena alberghiera il più piccolo hotel eredita qualcosa dal più grande, anche se solamente per ultimo. Ed è così che il noto designer asconese Carlo Rampazzi, dopo aver «messo mano» dal 2000 in poi allo Tschuggen, all’Eden Roc e al Carlton, è stato chiamato per «rifare il look» al Valsana: in 16 delle complessive 73 fra camere d’albergo e suite il designer ha dato libero sfogo alla propria policroma fantasia, combinando rive-stimenti dalle tonalità calde con quadri in bianco e nero e unendo fra loro forme varie con pezzi di mobilia tipi-camente elvetici. Sebbene questi accostamenti possano sembrare forzati, una sorta di esperimenti che rasentano l’imbarazzante, si vede che all’opera c’è stato un vero e proprio maestro, uno da sempre considerato «il Salvador Dalí dell’arredo d’interni» (Schweizer Illustrierte).

vaLsana: mEns sana in coRPoRE sano __ Sebbene le stanze siano un vero piacere per l’occhio, è impossibile preferirle allo spettacolo della natura che si staglia là fuori: ai più pigri si consiglia di affacciarsi al balcone, dal quale potranno ammirare l’Obersee nel bel mezzo delle

montagne grigionesi. Chi invece non disdegna di fare qualche passo in più potrà rilassarsi presso l’impianto spa dell’albergo oppure concedersi una visita ai pluripre-miati impianti benessere dello Tschuggen Grand Hotel (al prezzo speciale di 35 franchi). Chi invece preferisce godersi unicamente le rigide temperature invernali e la fresca aria di montagna, allo Sporthotel Valsana troverà proprio quello che sta cercando! L’unica cosa che dovrà fare è… muoversi!

> Partecipando al concorso a pagina 23, gli assicurati ÖKK avranno la possibilità di vincere per sé e per la propria famiglia (due adulti e due bambini) un soggiorno allo sporthotel Valsana: in palio vi sono o una notte durante la stagione invernale in corso (fino al 18.4.2010), oppure due notti durante la stagione estiva 2010, entrambi inclusive di prima colazione e ingresso gratuito nella zona fitness e benessere dell’albergo. il buono è valido unicamente pre-via richiesta della disponibilità presso lo stesso sporthotel Valsana. Ulteriori informazioni e le offerte dello sporthotel Valsana sono consultabili al sito www.valsana.ch.

Lo sporthotel valsana di arosa è famoso per la sua offerta di attività sportive e quelle dedi-cate al tempo libero. L’eccentrico designer carlo Rampazzi ha rifatto il look a 16 camere, con coraggio e un tocco di classe.

TEsTo: Christoph Kohler

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