ODIOSO CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ E IMMENSA STRAGE … · Uno Stato che viola il diritto alla vita...

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ABORTO PROCURATO: ODIOSO CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ E IMMENSA STRAGE DEGLI INNOCENTI Rivignano, 29 Settembre 2012 Avv. Luca Campanotto «Se gli uomini rimanessero incinti, l’aborto sarebbe un sacramento.» cit. Ogni buona confutazione deve necessariamente partire dalle fallaci parole dell’Avversario. Questa breve e significativa citazione delle parole uscite (o fatte uscire) dalla bocca di un’anima persa, della quale bisogna avere solamente molta compassione, ben testimonia quanto questa delicatissima problematica, relativa alla stessa natura e dignità dell’uomo (ovviamente nel senso di homo, quale persona umana, e non certo di vir, maschio, o mulier, donna), ultimamente sia stata del tutto impropriamente caricata ad arte, in maniera davvero luciferina (molto sottile; tendente alla contrapposizione; tendente all’autodistruzione), per effetto di pesantissime strumentalizzazioni anche mediatiche, spesso di carattere sessista o confessionale. La vita umana è il bene sommo, il diritto dei diritti, la fonte stessa di tutti gli altri diritti fondamentali. Senza vita, non c’è nemmeno esistenza, e tutti gli altri beni non vengono nemmeno in rilievo. Ogni vita è vita, sempre e comunque; non ha senso parlare di qualità; e comunque è sempre meglio una vita limitata piuttosto che la soppressione. Nel momento in cui la vita umana perde il suo ineludibile carattere di assoluta indisponibilità, si apre la possibilità della prevaricazione della maggioranza o del più forte sulla minoranza o sul più debole. Tutti gli abortisti sono diventati tali dopo essersi visti riconoscere dalla generazione precedente quello stesso diritto a nascere che ora vorrebbero negare alla generazione seguente. Uno Stato che viola il diritto alla vita non merita di esercitare la propria sovranità. Le leggi ingiuste sono radicalmente nulle e ogni coscienza è chiamata alla resistenza, o quantomeno all’obiezione. La stessa natura umana, la stessa dignità della donna, la stessa pace sociale sono letteralmente sconvolte dal forcipe della morte (o dai più recenti pesticidi umani) spintisi fino a violare deliberatamente il tabernacolo della vita. La vita non è né maschile né femminile. La vita è un prius, un antecedente, anche rispetto al sesso (inteso come genere e carattere). La vita è vita ed è sempre e comunque un valore in sé e per sé. La vita non è né cattolica né non-cattolica né anti-cattolica. La vita è un prius, un antecedente, anche rispetto alla fede, alla confessione, alla religione. L’incommensurabile valore della vita è ben comprensibile anche su un piano meramente razionale. Grazie a Dio, c’è chi si oppone visceralmente all’aborto procurato anche sulla base di argomenti meramente razionali, in una prospettiva aconfessionale e asessista: www.abortoeragione.it

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ABORTO PROCURATO:

ODIOSO CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ E IMMENSA STRAGE DEGLI INNOCENTI

Rivignano, 29 Settembre 2012

Avv. Luca Campanotto

«Se gli uomini rimanessero incinti, l’aborto sarebbe un sacramento.» cit.

Ogni buona confutazione deve necessariamente partire dalle fallaci parole dell’Avversario.

Questa breve e significativa citazione delle parole uscite (o fatte uscire) dalla bocca di un’anima

persa, della quale bisogna avere solamente molta compassione, ben testimonia quanto questa

delicatissima problematica, relativa alla stessa natura e dignità dell’uomo (ovviamente nel senso di

homo, quale persona umana, e non certo di vir, maschio, o mulier, donna), ultimamente sia stata

del tutto impropriamente caricata ad arte, in maniera davvero luciferina (molto sottile; tendente alla

contrapposizione; tendente all’autodistruzione), per effetto di pesantissime strumentalizzazioni

anche mediatiche, spesso di carattere sessista o confessionale.

La vita umana è il bene sommo, il diritto dei diritti, la fonte stessa di tutti gli altri diritti fondamentali.

Senza vita, non c’è nemmeno esistenza, e tutti gli altri beni non vengono nemmeno in rilievo.

Ogni vita è vita, sempre e comunque; non ha senso parlare di qualità; e comunque è sempre

meglio una vita limitata piuttosto che la soppressione.

Nel momento in cui la vita umana perde il suo ineludibile carattere di assoluta indisponibilità, si

apre la possibilità della prevaricazione della maggioranza o del più forte sulla minoranza o sul più

debole.

Tutti gli abortisti sono diventati tali dopo essersi visti riconoscere dalla generazione precedente

quello stesso diritto a nascere che ora vorrebbero negare alla generazione seguente.

Uno Stato che viola il diritto alla vita non merita di esercitare la propria sovranità.

Le leggi ingiuste sono radicalmente nulle e ogni coscienza è chiamata alla resistenza, o

quantomeno all’obiezione.

La stessa natura umana, la stessa dignità della donna, la stessa pace sociale sono letteralmente

sconvolte dal forcipe della morte (o dai più recenti pesticidi umani) spintisi fino a violare

deliberatamente il tabernacolo della vita.

La vita non è né maschile né femminile. La vita è un prius, un antecedente, anche rispetto al sesso

(inteso come genere e carattere). La vita è vita ed è sempre e comunque un valore in sé e per sé.

La vita non è né cattolica né non-cattolica né anti-cattolica. La vita è un prius, un antecedente,

anche rispetto alla fede, alla confessione, alla religione. L’incommensurabile valore della vita è ben

comprensibile anche su un piano meramente razionale.

Grazie a Dio, c’è chi si oppone visceralmente all’aborto procurato anche sulla base di argomenti

meramente razionali, in una prospettiva aconfessionale e asessista: www.abortoeragione.it

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Ritengo parimenti utile anche un iniziale approfondimento di carattere storico, poiché spesso non

viene posta in adeguata evidenza l’origine intrinsecamente totalitaria e autoritaria della

legalizzazione dell’aborto procurato, avvenuta per la prima volta in Russia ad opera del regime

marxista-leninista nel 1917 subito dopo la Rivoluzione d’Ottobre e introdotta anche nella Germania

del 1936 solamente pochi anni dopo la definitiva presa del potere da parte della dittatura nazista.

Solo successivamente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la pratica abortiva di Stato viene

introdotta per legge anche in altri Paesi. All’U.R.S.S. si adeguano Cina, Stati satelliti europei,

persino regimi sì di ispirazione comunista ma non allineati, come quello della Jugoslavia di Tito.

Nei Paesi occidentali cosiddetti “liberi”, l’aborto procurato viene legalizzato per una via a ben

guardare non molto dissimile, visto che in Occidente tutto è partito dall’Inghilterra, che fin dagli anni

trenta (quando qualche inglese destrorso aveva ancora degli spazi politici per coltivare simpatie

naziste) risultava tutta pervasa dal delirio edonistico ed eugenetico di Aldous Huxley, diffusissimo

assieme al suo romanzo sul cosiddetto “mondo nuovo”, di derivazione darwinista e materialista,

con sorprendenti affinità naziste, naturalmente innestato sul classico sostrato di secolarizzazione

protestante visceralmente anticattolico tipico dei Paesi anglosassoni, per i quali l’Abortion Act

inglese del 1967 costituirà un riferimento anche “giuridico” ben presto emulato in tutto l’Occidente

controllato dalle più varie massonerie, prima negli Stati Uniti (famosa sentenza Roe vs. Wade del

1973), poi in Francia (1974), infine, gradualmente, in tutti i Paesi dell’attuale Unione Europea, tra

cui l’Italia (e con la L. 194/78 non è stata affatto l’ultima). A mio avviso, non è un caso che invece

la Germania sia rientrata nel club degli Stati abortisti molti anni dopo rispetto all’Italia, solamente

nel 1992, con grande tormento interiore e continui tentativi di rimediare a certi gravissimi errori. Nel

Terzo Mondo la contraccezione e la conseguente banalizzazione dell’aborto procurato sono ancor

oggi sostenuti in tutti i modi, e non solamente dai grandi poteri occulti anche economici (che

magari li producono o li forniscono su scala industriale), ma anche dalle stesse agenzie dell’ONU

che dovrebbero occuparsi di infanzia. Chiunque propagandi la legislazione abortiva quasi fosse

una conquista di “civiltà” o di “libertà”, dovrebbe sempre considerare i ben poco edificanti contesti

di oppressione, di violenza, di negazione dei diritti fondamentali dell’uomo dai quali storicamente

certe “leggi” sono sempre scaturite. Chi crede che non ci siano più dittature nella nostra Unione

Europea è pregato di leggere fino in fondo questo mio contributo. Non aggiungo altro, rimandando

per il resto a questo sintetico e interessante link storico, che si interessa di ricostruire brevemente

anche quanto avvenuto, fino ai nostri giorni, nel contesto italiano, ovverosia in quello che qui di

seguito esamineremo più da vicino: http://www.associazione-vogliovivere.it/notizie/552-16032011-

la-procreazione-e-finita

Segnalo anche questo interessante approfondimento dialogico e divulgativo sull’aborto procurato

http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/50%20domande%20e%20risposte%20sull'aborto.htm ,

che però fa leva su argomenti di carattere confessionale, i quali tuttavia, a mio modo di vedere,

non per questo risultano meno ragionevoli, anche in considerazione del fatto che tutti, cattolici

compresi, e non solamente i radical-chic, hanno il fondamentale diritto di dire come la pensano

(quando poi si passa dalla semplice manifestazione del proprio pensiero alla spesso irreparabile

sua attuazione concreta … le cose si complicano … e soprattutto quando certe imposizioni, alla

prova degli obiettivi riscontri in fatto e in diritto, qui di seguito riassunti, finiscono poi per risultare

amaramente del tutto infondate … e pensare che inizialmente sono state pompate in ogni modo,

soprattutto dal punto di vista mediatico, quando si trattava di farle “digerire”, magari dall’alto, ad

una opinione pubblica spesso sfornita di tutti gli elementi di informazione e del tutto impreparata

per un giudizio sereno e maturo http://difendilavita.altervista.org/tappe_massoniche_politica.html ,

con influenze da parte di oscuri gruppi di potere sullo stesso sistema democratico e sulle sue

determinazioni http://difendilavita.altervista.org/pianificazione_mondiale_aborto.html , tutto fuorché

sostanzialmente libere) …

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Invito tutti, lettori e lettrici, a staccarsi, almeno per un momento, la spina di matrix, e a seguirmi, in

questo interessante viaggio, che spero aprirà loro gli occhi: sarà dura e farà male, ma non c’è

davvero altra via per smascherare il gigantesco inganno che, nel silenzio generale, sta

continuando a seminare morte in tutto il mondo, più di tutte le guerre finora combattute …

Vorrei soffermarmi con particolare attenzione sulle principali questioni GIURIDICHE

riguardanti l’aborto procurato nell’ordinamento giuridico italiano.

Più rileggo la Costituzione e più mi rendo conto di quanto sia pervasa da uno spirito anti-abortista.

Il diritto alla vita non è espressamente nominato, ma una interpretazione sistematica dei numerosi

riferimenti costituzionali espressi che risultano comunque anche solo analogicamente pertinenti

rispetto alle nostre tematiche dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio come i Costituenti

avessero sicuramente inteso tutelarlo al di sopra di ogni altro bene giuridico.

Si dice comunemente che la Costituzione italiana è personalista, proprio perché pone al centro la

persona umana.

Mi chiedo e vi chiedo: quali forzature del sistema costituzionale si sono ricercate e attuate, ad ogni

costo, per inventare una foglia di fico in grado di costruire artificiosamente l’alibi necessario per

rendere “compatibile” con la Costituzione della Repubblica Italiana la L. 194/78 ?

Vediamole assieme, qui di seguito, in una estrema sintesi.

Art. 2 Costituzione

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle

formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e chiede l’adempimento dei doveri inderogabili

di solidarietà politica, economica e sociale.

Ci sono intere biblioteche su questo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana.

Tale riconoscimento dovrebbe essere meramente rivelativo di posizioni giuridiche soggettive

connaturate all’uomo, e quindi pregiuridiche, ovverosia naturali, anche se ultimamente, in questo

periodo di crisi etica, l’imperante tendenza sempre più generalizzata nella prassi spinge per

l’interpretazione della Costituzione sulla base delle leggi ordinarie che vengono di volta in volta

approvate dalle mutevoli maggioranze, aprendo quindi pericolose falle all’incertezza del diritto e

all’abuso della maggioranza o del giudice, fino a far coincidere la stessa Costituzione con gli umori

espressi nella contingente legislazione positiva o in ardite costruzioni giurisprudenziali, finendo per

compromettere la stessa giuridicità dei precetti costituzionali, invece di rafforzarla, col rischio che

ciò si traduca in una vera e propria eterogenesi dei fini e in un irrimediabile sacrificio, in definitiva,

della libertà di tutti, perché la Costituzione italiana dovrebbe essere rigida, visto che le Costituzioni

elastiche si sono tutte storicamente rivelate terreno fertile per le dittature o comunque per lo

sviluppo di regimi tendenti sostanzialmente a svuotare completamente tutto il sistema,

“democratico” per mera facciata, della propria democraticità, la quale, lungi dal risultare effettiva, è

stata spesso ridotta, e non solamente in materia bioetica, a qualcosa di meramente formale,

ovverosia al fantasma di sé stessa.

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Il sistema democratico non è necessariamente contrario al rispetto della vita umana; dipende

semplicemente da quali scelte viene (a volte mediaticamente) orientato a compiere.

Dobbiamo ritornare urgentemente allo studio meramente rivelativo e dichiarativo del diritto

naturale, inteso in senso oggettivo e razionale, in quanto unico riferimento fedele e anzi aderente

alla stessa natura intrinseca della persona umana, per ciò che l’uomo è, e quindi, secondo la

scuola parmenidea e la filosofia classica anche pre-cristiana, per ciò che deve necessariamente

essere: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_La_194_e_il_diritto_naturale.php

Ultimamente, invece, si stanno aprendo spazi per subdole truffe delle etichette nella forma, spesso

pompate mediaticamente dall’alto, con devastanti conseguenze pratiche, soprattutto quando si

tratta di questioni bioetiche in generale, e di aborto in particolare.

Ricordiamoci sempre che abortire significa cancellare totalmente e definitivamente una persona

umana, che quindi non potrà mai più svolgere la sua personalità. Ogni aborto procurato cambia la

storia. Da quando è in vigore la L. 194/78, circa CINQUE MILIONI di bambini, solo in Italia, sono

stati “legalmente” cancellati e anzi maciullati: qui si tratta di un vero e proprio olocausto

dimenticato. La gravità e l’urgenza della questione risultano di tutta evidenza.

Quando si ha una persona umana? Quando l’art. 2 Cost. diviene applicabile?

Lo zigote umano diventa vera e propria persona subito dopo la fecondazione, con il concepimento

http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Lembrione_umano_oggetto_o_persona.php

La scienza http://difendilavita.altervista.org/testimonianze_mediche.html dice che lo zigote

unicellulare, ovunque si trovi, ha tutto in sé, subito dopo la fecondazione, che avviene

naturalmente nelle tube al momento dell’unione dei cromosomi maschili portati dallo spermatozoo

con quelli femminili all’interno dell’uovo, e che quindi l’uomo, la persona umana, con una sua

identità genetica e biologica completa, unica e irripetibile (e, per i credenti, anche con la propria

anima immortale), nasce come essere vivente, già in atto, in realtà, già con il suo concepimento.

Quelle successive sono semplici fasi di crescita e sviluppo dello stesso e unico individuo, secondo

quanto interamente fissato per sempre già al momento della fecondazione e del concepimento

http://difendilavita.altervista.org/sviluppo_prenatale.html Il DNA dello zigote unicellulare è uguale a

quello della morula, dell’embrione, del feto, del neonato, dell’infante, del bambino, del ragazzo o

della ragazza, del giovane o della giovane, dell’uomo o della donna maturi, degli anziani, dei

vecchi, dei non-autosufficienti, degli agonizzanti, dei morenti. Un milligrammo d’oro ha la stessa

qualità sostanziale di una tonnellata d’oro, ieri, oggi, domani, sempre. Se si inizia a mettere in

dubbio anche questo, non si sa dove gradualmente, step by step, si potrebbe andare a finire,

anche solamente in un prossimo futuro.

Nonostante tali assunti risultino ben difficilmente controvertibili anche dal punto di vista scientifico,

l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1985, ha iniziato a parlare, confondendo vita umana

attuale con vitalità futura, anche di annidamento dell’embrione nell’endometrio dell’utero, quale

ulteriore condizione per aversi persona umana: c’era forse qualcuno, ovviamente del tutto

disinteressato dal punto di vista economico, che aveva bisogno di far passare certe spirali o certi

effetti che almeno in alcuni casi hanno certe pillole “di emergenza” per contraccettivi, quando

almeno in una percentuale non trascurabile di casi piuttosto censurati al grande pubblico sono in

realtà abortivi http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Pillola_del_giorno_dopo.php e da ultimo si

veda anche http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2055&testo_ricerca=chimico (mi permetto di

paragonare certe percentuali alla segreta cartuccia a salve inserita a sorte nelle armi distribuite ai

soldati del plotone di esecuzione), oppure che aveva bisogno di embrioni non ancora impiantati o

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magari di feti “legalmente” abortiti, magari ancora vivi, per esperimenti o attività varie

http://www.piccolimartiri.blogspot.it/2011/03/il-prezzo-di-una-giovinezza-eterna.html … ivi

comprese le manipolazioni recentemente previste anche in Italia dalla L. 40/04, sulla cosiddetta

“procreazione medicalmente assistita” (una specie di altra faccia della stessa medaglia rispetto

all’aborto: da una parte si distrugge l’uomo negli ospedali; dall’altra lo si costruisce in laboratorio),

che reificano e sacrificano molti embrioni umani, soprattutto quando i congelatori si rompono,

com’è recentemente successo ad esempio a Roma: si tratta di una legge oltremodo discutibile, ma

certamente non nel senso proposto dai radicali; forse uno dei pochi elementi positivi che ha finito

per introdurre risulta costituito dalla disposizione incriminatrice contro il grave delitto di clonazione

umana; per il resto, oltre a rendere artificiale l’origine della persona umana, la L. 40/04 non risulta

minimamente in grado di garantirne una effettiva tutela quantomeno nelle fasi iniziali del suo

sviluppo, proprio in quanto auto-subordinatasi alle incredibili logiche, almeno in parte anche

eugenetiche, proprie della L. 194/78, cui viene fatto espresso rinvio, come ha ampiamente

dimostrato anche la recente sentenza della Corte CEDU di Strasburgo, evidenziando la

contraddittorietà dell’ordinamento giuridico italiano (per eliminare tale problema, basterebbe

eliminare, tra i due termini di confronto in contraddizione tra loro, proprio la L. 194/78 sull’aborto

procurato): http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2469

Nonostante l’incipit di tale recente L. 40/04, facendo espresso riferimento anche al concepito, usi le

stesse iniziali foglie di fico più che altro teoriche cui fece ricorso ad altri fini anche la L. 194/78, il

nostro diritto positivo segue ancor oggi la primitiva regola, definita in un contesto romanistico

classico che non si rendeva nemmeno conto di che cosa fosse il DNA e che quindi non godeva di

tutti gli strumenti necessari per dichiarazioni affidabili sul diritto naturale, secondo la quale alle

persone fisiche (ovverosia agli esseri umani) viene attribuita la personalità giuridica (ovverosia

l’idoneità personale a divenire veri e propri soggetti dell’ordinamento giuridico e quindi titolari di

diritti ed obblighi) solamente se si tratti di soggetto umano che sia già nato vivo nel senso

tradizionale del termine (per la precisione, il Codice Penale Rocco parifica il feto alla persona

umana a partire dall’inizio del parto e quindi dalla rottura delle acque, e la L. 194/78 obbliga i

medici e il personale sanitario ad assicurare le cure ai feti comunque nati vivi, anche se a seguito

di aborto e indipendentemente dalla loro vitalità futura – ben diversa dalla loro semplice attualità in

vita, unico presupposto legislativamente previsto per la determinazione dell’immediata insorgenza

degli obblighi di assistenza, penalmente sanzionati –, per quanto tale preciso ed espresso obbligo

legale risulti molte volte disatteso in maniera più o meno plateale e non si sappia nemmeno se le

varie Procure, sempre vincolate ad esercitare obbligatoriamente l’azione penale ex art. 112 Cost.,

abbiano sempre e in ogni caso aperto quantomeno qualche indagine penale su questi recenti e

inqualificabili episodi di cronaca, come quello recentemente avvenuto in quel di Firenze

http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=4150 o quello che sempre di recente ha avuto

luogo a Roma http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=4157 o quello davvero incredibile

che ha recentissimamente sconvolto l’ospedale di Rossano Calabro (Cosenza)

http://www.donboscoland.it/articoli/articolo.php?id=126228 , veri e propri reati che, se non altro,

sono riusciti a rompere per qualche attimo, anche sui media tradizionali, la pesantissima cappa di

generalizzato se non omertoso silenzio che di solito circonda le attività abortive in Italia

http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Denunciare_gli_abusi_e_imparare_dagli_errori.php).

L’art. 1 del Codice Civile, che ha recepito tale primitiva regola sulla nascita per parto, oramai

destituita di qualsiasi base scientifica, ha ugualmente svolto la funzione di parametro interpretativo,

con nefasti effetti generali, nell’ambito del giudizio di legittimità costituzionale che ebbe ad oggetto

la normativa penale che, prima dell’approvazione dell’attuale L. 194/78, vietava l’aborto procurato

anche col consenso della gestante.

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Quand’anche non fosse assolutamente certa la sua natura umana, l’embrione umano dovrebbe

risultare comunque intangibile, sulla base di un principio di precauzione: così come lo Stato si

astiene dal condannare un imputato se non vi è positivo riscontro, al di là di ogni ragionevole

dubbio, della sua colpevolezza, secondo il famoso brocardo in dubio pro reo, allo stesso modo lo

Stato dovrebbe astenersi, contestualmente ordinando imperativamente a tutti i consociati di

regolarsi allo stesso modo, dal maciullare un essere innocente potenzialmente umano, secondo un

nuovo brocardo in dubio pro homo.

Sono sempre più convinto che il grado di civiltà giuridica degli Stati, nel XXI Secolo, verrà giudicato

sulla base del loro atteggiamento nei confronti degli embrioni umani: l’antischiavismo del nostro

tempo consiste nel battersi per il pieno riconoscimento dei diritti del concepito, che non può venir

reificato al livello di oggetto, quasi fosse un’appendice del corpo della madre (in realtà è della

madre solamente per metà) o materiale biologico sul quale lasciar sbizzarrire le più perverse

curiosità sperimentali, ma andrà viceversa riconosciuto per quello che scientificamente è, già in

atto, ovverosia un appartenente al genere umano, e quindi una vera e propria persona umana, e

quindi un vero e proprio soggetto, che l’ordinamento giuridico non può non riconoscere e garantire.

Art. 3 Costituzione

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di

sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di

fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e

l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del

Paese.

La condizione personale di iniziale sviluppo dell’embrione umano non dovrebbe risultare

minimamente rilevante dal punto di vista giuridico, né potrebbe fondare alcuna discriminazione

nemmeno la diversa condizione personale costituita da eventuali difetti o malformazioni del

nascituro, o quella costituita dalle particolari circostanze nelle quali è avvenuto il concepimento.

Le malformazioni o i difetti, magari facilmente operabili, non si possono combattere cancellando

tutta la persona che ne è portatrice; una legge che lo consentisse sarebbe eugenetica; non siamo

molto diversi dai nazisti: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Laborto_eugenetico.php

Le discriminazioni tra gli embrioni sulla base del loro sesso sono particolarmente odiose.

Si parla di zigote, di embrione, di feto usando il genere maschile solamente perché la lingua

italiana ha perso il genere neutro … come la mettiamo quando i bambini sono femmine?

Le condizioni personali di particolare debolezza possono giustificare solo maggiore protezione.

L’aborto procurato, a mio modo di vedere, è la prima delle cause che impediscono lo sviluppo della

persona umana, oltre a colpire totalmente e irrimediabilmente il reale soggetto più debole, oltre che

sempre e per definizione innocente.

In relazione all’aborto, invece, si registrano comunemente almeno tre diverse interpretazioni, su di

una delle disposizioni più importanti di tutta la Carta. Vediamole brevemente.

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Secondo l’interpretazione degli abortisti convinti, l’aborto sarebbe quasi una misura positiva, quasi

una azione positiva, che vedrebbe come soggetto debole esclusivamente la donna, la quale

dovrebbe emergere a tutti i costi, anche a costo di farla camminare sui cadaveri dei suoi figli

maciullati, solamente perché non ancora nati. L’aborto procurato, in realtà, è invece misura

negativa, poiché distrugge completamente e irrimediabilmente il soggetto umano più debole

coinvolto. Siamo alla legge del più forte. O all’aborto usato come contraccettivo (le stesse

statistiche ufficiali del Ministero della Salute testimoniano come la foglia di fico consacrata

nell’ambito del primo articolo della L. 194/78 viene clamorosamente contraddetta nei fatti, da quella

che in realtà risulta la prima causa di aborto procurato in Italia, costituita dalle semplici gravidanze

indesiderate e dall’uso del tutto improprio delle pratiche abortive quali metodi di controllo delle

nascite, visto che le donne che maggiormente praticano la cosiddetta I.V.G. sono coniugate, né

separate né divorziate, nell’età più favorevole, con non più di due figli, evidentemente limitati a ogni

costo, anche ricorrendo all’aborto procurato, magari ripetutamente, visto che i tassi di recidività di

questa categoria di donne sono drammaticamente alti), e tutto ciò, peraltro, in uno dei Paesi, qual

è soprattutto ultimamente l’Italia, che risultano anagraficamente più vecchi di tutta l’Europa

http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/mantovanoa256_257.htm )

Secondo l’interpretazione chiaramente compromissoria della Corte Costituzionale (discutibile

Sentenza 27/75: in poche righe sta un pesante avallo alla condanna a morte per milioni di bambini

non ancora nati, di lì a poco sancita dalla tuttora vigente legislazione speciale), si tratterebbe

(molto teoricamente) di una soluzione meramente tollerata dall’ordinamento, nel conflitto tra

contrapposti diritti costituzionali confliggenti (in considerazione comunque di tutti i rischi che la

donna finisce per correre facendo ricorso all’aborto, sia a livello fisico – es. maggiore rischio di

insorgenza di cancro a un seno che si stava naturalmente accingendo ad allattare un figlio

artificialmente tolto di mezzo http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1898 – sia a livello psichico

o psicologico – es. si parla ormai comunemente, anche in psicologia, di sindrome post-aborto

http://www.postaborto.it/ e http://www.progettorachele.org/ –, sembra comunque arduo risulti

davvero pertinente tale riferimento fatto al diritto alla salute, ma la Corte Costituzionale doveva pur

cercare, in qualche modo, una qualche foglia di fico presentabile, che andasse oltre il semplice

capriccio della donna, per porla sull’altro piatto della sua bilancia, rispetto alla vita stessa del

nascituro):

per la rarissima percentuale di aborti giustificabili, in reale stato di necessità (ciò secondo una

morale laica, o comunque secondo il Codice Penale Rocco; Santa Gianna Beretta Molla, medico e

madre di famiglia, non la pensava affatto così, tant’è che ha coscientemente ritenuto l’aborto

sempre e comunque ingiustificabile, offrendo consapevolmente la propria vita al posto di quella

della propria figlia http://www.santiebeati.it/Detailed/51200.html ; dal punto di vista giuridico, lo

definirei un esempio evidente di quanto l’ordinamento giuridico italiano, diversamente rispetto alla

morale cattolica, rimane neutrale qualora si verifichino i presupposti della scriminante cosiddetta

amorale dello stato di necessità), per salvare la vita della madre o comunque evitarle un altro

grave pregiudizio alla persona altrimenti inevitabile, sarebbe bastata la scriminante già prevista

dall’art. 54 c.p. in via generale; la Corte Costituzionale non ha tuttavia ritenuto sufficiente, nella

specifica situazione della gravidanza, tale scriminante generale, poiché non ha posto sullo stesso

piano una vita umana rispetto ad un’altra vita umana (come la stessa Costituzione sembrava

espressamente suggerire), ovverosia non ha posto sullo stesso piano la vita della madre e la vita

del concepito, secondo una scelta alquanto criticabile, influenzata anche dalla discutibile tradizione

giuridica romanistica prima richiamata, ovverosia dalla regola secondo la quale l’embrione o il feto

(la Consulta parla di «prodotto del concepimento» e forse si sarebbero potute anche trovare parole

meno reificanti, per un soggetto umano che la stessa Corte ha contestualmente ritenuto

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sussumibile nell’ambito del citato art. 2 Cost.) sarebbero persone umane solamente “in potenza”

(si è finiti per sostenere una tesi giuridica tralatizia, in realtà priva di reale fondamento scientifico);

da ciò è derivato un primo spiraglio per uno speciale allargamento della citata scriminante,

mediante una declaratoria di parziale accoglimento della questione di legittimità costituzionale

prospettata e quindi di parziale annullamento della disposizione incriminatrice precedentemente in

vigore, nel caso di pericolo anche solamente potenziale e non necessariamente attuale, e non

solamente per la vita ma anche per la più semplice salute della madre, che viene ritenuta unico

soggetto in atto e quindi preferita rispetto al soggetto “in potenza”, e persino rispetto al primo dei

diritti di quest’ultimo, qual è quello alla vita (non siamo lontani dal delirio di onnipotenza insito nel

decidere chi vive, o vive meglio, e chi muore); alla fine della sua stringatissima motivazione, la

Corte si lava pilatescamente le mani lanciando un monito al legislatore affinché provveda a

garantire per legge (viene così aperta la fessura che solo qualche anno dopo si allargherà

ulteriormente nella falla costituita dalla L. 194/78, oltre all’inondazione provocata da successive

prassi applicative di fatto sempre più lassiste – i sostenitori della cultura della morte, non certo a

caso, stanno seguendo la stessa tecnica anche in materia di fine-vita: si trova un caso limite che

possa far da causa pilota; ci si costruisce sopra un processo, o anche più processi, fino ad arrivare

ad un pronunciamento giurisdizionale allineato coi propri obiettivi, per quanto discutibile e forzato:

da quando idratazione e alimentazione sarebbero cure, e quindi rinunciabili? ammesso e non

concesso poi che certi atti siano leciti, dovrebbero essere personalissimi, e quindi non delegabili o

esprimibili per interposta persona, qual è ad esempio un tutore, come pure è del tutto

incredibilmente avvenuto nel famoso caso Englaro http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2460;

visto che l’incredibile sentenza della Corte di Cassazione sul noto caso Englaro, contrariamente a

quella della Corte Costituzionale sull’aborto, non produce alcun effetto di annullamento legislativo

erga omnes, limitandosi a regolare un singolo caso concreto, attualmente, in area radical-chic, si

sta già passando, step by step, all’ulteriore step, costituito dai progetti di legge sul cosiddetto

“testamento biologico”, la cui unica utilità non è quella di colmare inesistenti lacune legislative,

nella immutata vigenza generale della norma incriminatrice sull’omicidio del consenziente, quanto

piuttosto quella di avvicinare l’Italia agli Stati che di fatto praticano oramai in maniera sistematica

l’eliminazione legale dei soggetti umani non più autosufficienti, costituente molto semplicemente un

moderno riciclo, molto “democratico” e “civile”, di pratiche naziste) un serio (come attuare

concretamente un monito del genere? di fatto, nell’attuale prassi, viene disapplicato, almeno entro i

primi tre mesi di gestazione) accertamento medico sull’effettiva sussistenza dei presupposti

giustificativi della nuova e più ampia scriminante speciale contestualmente coniata dal suo

dispositivo di parziale annullamento (questa sentenza risulta stranissima anche perché,

contestualmente, si è deciso per l’annullamento e, allo stesso tempo, lanciato un monito, e ciò

nell’ambito dello stesso provvedimento); ad ogni buon conto, il progresso delle scienze mediche,

ad esempio nell’assistenza ai bambini prematuri ( http://www.prematuri.it ), sta aumentando

sempre di più la possibilità che il feto possa curarsi in utero o svilupparsi fuori dall’utero e sta

rendendo sempre più bassa la probabilità che attualmente si verifichi davvero un vero e proprio

conflitto insanabile e altrimenti inevitabile tra la salute della madre e la vita del concepito; il

giuramento ippocratico (ma il giuramento di Ippocrate, oggi, è sempre più spesso quello degli

ipocriti) vorrebbe per l’appunto che il medico guardasse sempre alla donna in gravidanza come a

un insieme temporaneo di almeno due pazienti, che meritano la stessa attenzione, avendo

entrambi piena dignità ( http://www.provincia.bz.it/sanita/download/Messner-ita.pdf ), ma non

crediate che quella del famoso dott. Mengele sia una sottospecie che si è davvero estinta col

nazismo ( http://www.ilfoglio.it/soloqui/66 );

nel disperato tentativo di assicurare copertura costituzionale alla stragrande maggioranza degli

aborti procurati attualmente praticati “legalmente” in Italia (circa 120.000-130.000 all’anno, in

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totale, solo in Italia, tenendo bassa la cifra), derivati da quelle che nella sostanza sono

semplicemente delle gravidanze indesiderate, la L. 194/78 ha successivamente fatto ricorso alla

discutibile e comunque evanescente categoria della salute psichica della donna (di fatto

insindacabile, almeno nei primi novanta giorni dal concepimento; basta che la donna la dichiari, a

un medico, anche generico, che spesso si limita a prenderne atto: risulta interessante il fatto che

non venga tenuta una statistica al fine di registrare quelle che probabilmente sono le quasi nulle

discrasie tra le preliminari richieste di contatto da parte delle gestanti, i certificati rilasciati in esito a

tali colloqui prodromici all’intervento e le cosiddette I.V.G. effettivamente eseguite ordinariamente

di lì a pochi giorni, ma forse si vuole proprio evitare di rendere palese l’inesistente efficacia

dissuasiva di quanto attualmente e ipocritamente previsto da questa legge sostanzialmente

assassina, anche perché la donna che in Italia si orienta anche solo inizialmente per l’aborto

procurato prima di decidere si ritroverà a colloquiare, per legge, solo ed esclusivamente con

personale medico abortista); è così che la prassi ha di fatto allargato ancor di più le maglie del

diritto: di fatto, in Italia, vige attualmente un “diritto” (anche se la Corte Costituzionale si è degnata

di non qualificarlo così, al pari della Corte di Cassazione, che ha ripetutamente puntualizzato

anche di recente che, se esiste un vero e proprio diritto, si tratta di quello a nascere, rigettando

quindi, per carenza di antigiuridicità, la bizzarra domanda di un soggetto in assurda contraddizione

vivente che, proprio in quanto fatto nascere, ha potuto chiedere un risarcimento per non esser

stato abortito anche se malformato, tanto per mettere in evidenza quanto alcuni di noi uomini siano

oggigiorno completamente pervasi da una cultura della morte sempre più diffusa) di vita e di morte

della sola madre sul figlio concepito, da esercitarsi secondo una velocissima procedura, di fatto

meramente formale, entro i primi novanta giorni di gestazione (che differenza c’è il novantunesimo

giorno? come si dimostra qual è stato il primo giorno? questo è uno dei pochi casi nei quali

l’ordinamento giuridico fa dipendere una vita dalla parola di un soggetto controinteressato;

auguriamoci di non vederne coniati presto degli altri, di questi casi, ad esempio quanto a fine-vita e

a cosiddetto “testamento biologico”);

ecco come si è di fatto arrivati ad una applicazione dell’aborto procurato pro-choice, per la scelta,

al punto che vi è già qualcuno che parla di “diritto” all’aborto, che invece, se eseguito o comunque

provocato al di fuori della procedura ex L. 194/78 (trattasi peraltro di procedura che di fatto risulta

meramente formale, quantomeno nei primi tre mesi di gravidanza), risulta ancora punito quale vero

e proprio delitto (e addirittura nella forma anche solamente preterintenzionale o colposa);

la terza interpretazione di questi principi fondamentali, pro-life, per la vita, fa invece riferimento

all’uguaglianza tra tutti i soggetti umani viventi coinvolti; prima di tutto viene la vita, e ogni vita è

uguale alle altre; visto che chi nega la vita nega tutto, la donna in gravidanza sarebbe

necessariamente chiamata, dalla sua stessa natura, a sacrificare temporaneamente un po’ della

sua libertà per non sacrificare completamente un innocente; se le loro madri non le avessero

partorite, certe madri non avrebbero oggi potuto disporre della vita dei loro bambini abortiti; in

sintesi, risulta davvero urgente riportare effettivamente l’ordinamento penale a quella assoluta

indisponibilità del bene giuridico costituito dalla vita umana, che ci veniva giustamente trasmessa

per prima tra i fondamentali principi generali del diritto sin dai primi anni dell’università, ma che

ultimamente risulta condizionata da incredibili eccezioni, da riassorbire al più presto, prima che sia

troppo tardi: il vero problema dell’aborto procurato non è chi può deciderlo, né a quali condizioni

può deciderlo, quanto piuttosto il fatto che qualcuno possa lecitamente deciderlo.

L’uomo si realizza come padre; la donna si realizza come madre; non si può forzare la natura.

L’uomo di oggi, nel suo smisurato egoismo, si illude di poter decidere e disporre della propria vita e

di quella degli altri.

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Art. 24 Costituzione

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.

La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.

Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni

giurisdizione.

Le procedure abortive si svolgono non solamente in segreto e senza possibilità di reclamo, ma

soprattutto senza alcuna difesa tecnica per il concepito, che rischia di venir e anzi viene

regolarmente cancellato e anzi maciullato totalmente e radicalmente. Una situazione del genere si

commenta da sola. Come cittadino e come avvocato la trovo semplicemente INQUALIFICABILE e

INTOLLERABILE.

Un grande uomo e un grande avvocato, che non era cristiano ma guardava al cristianesimo, una

volta ha detto: mi sembra chiaro come il sole che l’aborto è un omicidio. Si chiamava Gandhi.

Art. 27 co. 1 Costituzione

La responsabilità penale è personale.

Il problema della possibilità di aborto in caso di stupro è univocamente risolto: non è possibile

attuare una rappresaglia “purificatrice” (che non cancella nulla, e anzi aggiunge male a male),

punendo un terzo soggetto che non ha alcuna colpa della condotta del padre e che risulta

comunque figlio anche della stessa madre, vittima di una violenza dalla quale potrebbe comunque

trarsi un bene maggiore, se vi fosse una mentalità maggiormente aperta alla vita, che riuscisse a

dare tempo al tempo: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Aborto_per_violenza_subita.php

Se la responsabilità oggettiva (e in questo caso sarebbe addirittura per un fatto altrui) viene

pacificamente esclusa in materia criminale, a maggior ragione andrà necessariamente esclusa per

gli innocenti: http://www.portaledibioetica.it/documenti/000218/000218.htm

Non si può infliggere un male a un soggetto che non ha commesso alcun male.

Art. 27 co. 4 Costituzione

Non è ammessa la pena di morte. (regola ulteriormente rafforzata dalla riforma ex L. Cost. 1/07)

Questo principio costituzionale si commenta da solo.

Ciò che questa Repubblica, in considerazione del rispetto comunque dovuto alla vita umana, non

può MAI infliggere nemmeno ai peggiori criminali … a maggior ragione non potrebbe MAI venir

comminato, PER NESSUN MOTIVO, a un soggetto per definizione innocente.

Anche la tortura è vietata, da numerose convenzioni internazionali, persino per i criminali, eppure,

in Italia, i feti (con la nona settimana di gestazione hanno già sviluppato un proprio apparato

nervoso-sensoriale, e quindi possono sentir dolore) che non finiscono prima maciullati vivi dalle

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cannule taglienti dei potenti aspiratori di carne umana dei nostri pubblici ospedali che ne fanno

poltiglia sanguinolenta (isterosuzione http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2260) di solito

vengono successivamente smembrati vivi, pezzo dopo pezzo, in utero, iniziando dalla graduale

disarticolazione degli arti, con successivo spappolamento della testa e fuoriuscita del materiale

cerebrale, prima di venir gradualmente asportati, per esser quindi ricomposti, e poi smaltiti sempre

tra i rifiuti sanitari, e tutto ciò senza nemmeno anestesia, forse al fine di negare ostinatamente

persino la loro stessa natura umana. A QUESTO RIGUARDO VA DIFFUSO UNO

SCONVOLGENTE VIDEO, SU UNA PROCEDURA CHIRURGICA ABORTIVA ABBASTANZA

DIFFUSA ANCHE IN ITALIA, PER GLI ABORTI NEL SECONDO TRIMESTRE DI GRAVIDANZA

(CONSENTITI E FREQUENTI IN CASO DI DIFETTI O MALFORMAZIONI DEL FETO,

PERALTRO A VOLTE RIVELATISI POI INESISTENTI); LO RITENGO UN VIDEO UTILE A

SVEGLIARE LE COSCIENZE, CHE TUTTI GLI ELETTORI DOVREBBERO NECESSARIAMENTE

SFORZARSI DI GUARDARE, PER RENDERSI BEN CONTO, AL DI LÀ DI TANTE PAROLE, DI

CHE COS’È DAVVERO UN ABORTO; SE QUESTO SUO SACRIFICIO CI FARÀ FINALMENTE

COMPRENDERE CHE L’ABORTO È UN VERO E PROPRIO OMICIDIO, QUESTO BAMBINO

NON SARÀ MORTO INVANO: http://www.youtube.com/watch?v=U9_mo0CCVgk

DOPO AVER VISTO QUESTO VIDEO HO CAPITO IL MOTIVO PER IL QUALE EISENHOWER

DIEDE DISPOSIZIONE CHE I CIVILI TEDESCHI VENISSERO COSTRETTI A VISITARE I CAMPI

DI STERMINIO NAZISTI SUBITO DOPO LA LIBERAZIONE DELLA GERMANIA

L’aborto chimico con la Ru486, pesticida umano, fa praticamente morire lentamente di fame il

nascituro (si tratta quasi del bunker della fame di Auschwitz) e può comportare il fatto che la madre

conviva col figlio abortito ancora in grembo anche per giorni, prima dell’effettiva espulsione, che

può avvenire anche nel water domestico, se la donna firma la liberatoria alla struttura sanitaria,

che sarebbe invece chiamata ad assisterla fino all’espulsione del feto in ospedale, anche perché

sembra che certe nuove pillole vadano usate sempre e solo avendo una unità coronarica completa

ed efficiente a portata di mano pronta all’impiego qualora dovesse rendersi necessaria la

rianimazione della gestante; nonostante tutte queste controindicazioni, sembra che i medici

abortisti (o le lobby farmaceutiche che certe pillole producono e vendono) quasi preferiscano

l’aborto chimico a quello chirurgico … sembra quasi che l’aborto chimico sia o meglio venga fatto

passare quale “l’ultimo ritrovato”, quasi in grado di alleggerire quello che anche i siti femministi

definiscono “uno dei momenti più difficili della vita di una donna” … in caso di aborto chimico le

esperienze delle dirette interessate, che durante gli aborti chirurgici vengono almeno anestetizzate

(assieme alle nostre coscienze, ma non al nascituro da sopprimere, cui non danno nemmeno una

morte indolore), sono ancor più cariche di tragicità, assicurata anche dalla ben diversa possibilità,

scaricata sulla donna, di percepire direttamente quanto sta avvenendo, proprio mentre avviene

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=216&testo_ricerca=ru486

Non vorrei comunque soffermarmi troppo sulle varie tecniche abortive, visto che la pena di morte è

sempre e comunque vietata, a prescindere dalle modalità di esecuzione cui si potrebbe far ricorso

per infliggerla. Mi limito qui di seguito a fornire un link che reca qualche elemento sintetico:

http://difendilavita.altervista.org/tecniche_abortive.html

Art. 30 co. 1 Costituzione

È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del

matrimonio.

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Primo dovere dei genitori è quello di lasciare che i figli vengano naturalmente alla luce anche se

concepiti in un contesto difficile. La continenza è l’unico metodo contraccettivo (oltre che

profilattico) infallibile (oltre a rivelarsi addirittura umanamente formativa, prima del matrimonio,

almeno secondo l’esperienza di vita di alcuni http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2456 ). Se

gli altri metodi contraccettivi (per i cattolici coniugati solamente quelli naturali) non funzionano …

amen … non si può più tornare indietro: la gravidanza, parto compreso, non è una malattia, ma

una condizione assolutamente naturale e fisiologica … tale condizione, e anzi tale missione, va

semplicemente accettata, se non altro per rispetto nei confronti del nuovo soggetto che oramai sta

arrivando e chiede semplicemente di venir naturalmente accolto nella nostra società … non può

reggersi uno Stato, se ai suoi cittadini viene concessa una qualche scappatoia per non prendersi

tutte le responsabilità potenzialmente derivanti dai propri atti, e per giunta a spese di altri cittadini,

embrionali ma viventi …

Sottolineo che tali principi costituzionali valgono in particolar modo per i padri, che spesso non

fanno abbastanza per scongiurare gli aborti inflitti ai loro figli, come documenta anche questa

dolorosa ma necessaria testimonianza personale di una donna sul proprio aborto procurato:

http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/Vivere%20o%20uccidere%20una%20vita%20-

%20Testimonianza%20dettagliata%20di%20un%20aborto.pdf

A volte sono invece i nonni, spesso i genitori della donna, a interferire sulle scelte dei genitori del

piccolo che finisce abortito http://difendilavita.altervista.org/lettera_giuliano.htm

Art. 30 co. 3 Costituzione

La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i

diritti dei membri della famiglia legittima.

La prima tutela assicurata dallo Stato anche ai suoi figli “difficili” non ancora nati dovrebbe essere

quella di sanzionare con l’ergastolo (per lo stretto rapporto degli agenti col nascituro soppresso,

nonché la condizione di debolezza, innocenza, minorata difesa di quest’ultimo) tutti i complici

dell’aborto procurato, dai medici in primis fino ai meri istigatori soprattutto se padre o parenti del

nascituro, con l’eccezione della sola madre, che forse, almeno in determinati casi, dovrebbe

vedersi comminare una diversa pena, necessariamente più lieve, a mio parere comunque non

inferiore a quella attualmente inflittagli in caso di infanticidio in condizioni di abbandono materiale e

morale.

I sussidi pubblici possono rivelarsi utili, ma non è possibile appiattire una gravidanza ai suoi

problemi di natura economica, se a monte manca prima di tutto una tutela penale effettiva e

dissuasiva per la stessa vita umana del nascituro.

Ci sono più che valide ragioni per una nuova legislazione penale assolutamente restrittiva e

repressiva, che sia davvero contro l’aborto sempre e comunque, per la stessa dignità dell’umanità:

http://difendilavita.altervista.org/questioni_riguardo_chi_contesta.html

Art. 31 co. 2 Costituzione

Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

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Mi sembra palese che tale disposizione tuteli tutto lo sviluppo della vita umana.

Eppure questa stessa disposizione è stata citata pro-aborto da parte del giudice che ha rimesso

alla Corte Costituzionale la questione di legittimità precedentemente analizzata.

Quando si pretende che una vita o una maternità sia di “qualità” superiore alle altre o un’altra viene

considerata inferiore o comunque indegna di venir proseguita sol perché problematica, si finisce

per cadere nell’eterogenesi dei fini e inevitabilmente si aprono le porte a un totalitario regime

tecnocratico, progressivamente sempre più ampio, che rischia il delirio di onnipotenza sull’uomo.

Non siamo lontani dall’eugenetica nazista. Anche quest’ultima propagandava ragioni di “pubblica

necessità”, ancorate alla “salute del popolo”, per giustificare l’eliminazione prima selettiva e poi

sempre più ampia di soggetti deboli, handicappati, malati, non-autosufficienti, bambini non ancora

nati, anche solamente sospettati di poter recare qualche difetto, secondo una delirante logica che

alla fine ha finito per sconfinare nell’eliminazione fisica di possibili oppositori politici e che forse

ancor oggi non è affatto morta: http://www.atuttascuola.it/tecno/lanticina/eugenetica_nazista.htm

La nostra Costituzione è stata invece pensata proprio per scongiurare il ritorno delle dittature.

Art. 32 co. 1 Costituzione

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività,

e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Commentando gli artt. 2 e 3 della Costituzione abbiamo già visto come in Italia l’aborto sia stato

legalizzato sulla base di questa disposizione costituzionale e sulla base dell’assunto,

scientificamente infondato, che l’embrione o il feto non sarebbero un individuo umano in atto. La

Consulta, di fatto, è ancora ferma all’ostetricia dell’età romana classica.

L’aborto procurato non può in nessun caso venir considerato una cura (curare uccidendo è un non-

senso anti-ippocratico, perché cancella completamente la vita e deforma la stessa professione

medica), anche se gli inglesi già lo stanno iniziando a chiamare medical care. Credo che anche noi

italiani, molto presto, ne vedremo delle belle … già la denominazione tecnicistica di I.V.G.,

interruzione volontaria della gravidanza, spesso utilizzata solo in forma di acronimo per

nasconderne meglio la reale natura di aborto procurato, implica solamente una rassicurante ma

orwelliana truffa delle etichette, utilizzata anche mediaticamente quale fittizia base linguistica di

progressiva edulcorazione per questa abominevole pratica oramai legalizzata …

Comunque lo si interpreti, l’aborto procurato, da problema intrinsecamente pubblico e anzi sociale,

non può venir ridotto a semplice questione privata della donna, anche perché la vita umana e la

stessa salute umana hanno sempre un rilievo pubblico, essendo interesse di tutta la collettività.

Art. 32 co. 2 Costituzione

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di

legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Nel caso si consideri l’aborto un trattamento sanitario e l’embrione qual è, ovverosia un soggetto

umano in atto, l’interruzione della gravidanza non sarebbe mai praticabile, perché cancella

totalmente e radicalmente una persona umana, e quindi viola radicalmente qualsiasi ragionevole

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limite costituzionale. Ripeto: curare uccidendo è semplicemente un non-senso. Anche l’aborto

cosiddetto “terapeutico” risulta a ben guardare contraddittorio e ossimorico.

In relazione a questi principi, anche qualora si inquadrasse l’aborto quale pratica sanitaria che

interessa solamente la madre, si dovrebbe ragionevolmente iniziare quantomeno a dubitare della

compatibilità costituzionale delle disposizioni della L. 194/78 sull’interruzione delle gravidanze delle

donne minorenni o interdette, specie se di fatto applicate dai giudici tutelari in spregio

dell’autodeterminazione di molte minori, le quali, più spesso di quanto si creda, coscientemente

resistono con le unghie e con i denti per poter ottenere la licenza di far nascere i propri bambini,

come molti recenti ed eclatanti casi di cronaca documentano. Un giudice umano non può avere

poteri divini. E infatti la Corte Costituzionale ha recentemente affermato che il giudice tutelare non

può partecipare alla volontà abortiva, ma deve limitarsi a valutare il grado di maturità nel

discernimento proprio della minore interessata. Anche su questa questione vi è comunque molta

ipocrisia, poiché sovente capita che i giudici tutelari ritengano mature le minori che vogliono

abortire e immature le minori che vogliono tenere il loro bambino. «Cercate di capirmi: non posso

buttare via questo bambino.» avrebbe detto ai familiari, agli assistenti sociali e ai giudici una

tredicenne, che a me sembrerebbe molto matura, e che comunque avrebbe sempre potuto dare in

forma anonima il proprio figlio in adozione subito dopo il parto, ma il giudice ha fatto ugualmente

pendere la sua bilancia dalla parte dell’aborto procurato, con atto non soggetto a reclamo … e

questa è solamente la punta dell’iceberg: http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-a-

trentocome-ai-tempi-di-erode-3872.htm Gli stessi esercenti la potestà genitoriale sono in qualche

modo spinti a far abortire le minorenni loro affidate, poiché, a ben vedere, in mancanza di loro

concorde assenso all’I.V.G., la L. 194/78 (che qui mostra in maniera molto evidente la sua

malcelata preferenza per la morte e il suo discutibile spregio per l’autodeterminazione della

persona umana quando si orienta in favore della vita) fa subentrare l’intervento del solito giudice

tutelare, il quale spesso, imbeccato dai Servizi Sociali, finisce per amministrare di fatto, magari su

moduli prestampati, l’aborto procurato quasi fosse un bene … L’aborto non è mai un bene, ma

sempre un male … Quella che costituzionalmente dovrebbe essere mera eccezione, nella prassi

sta di fatto diventando regola … step by step … sembra che la L. 194/78 consideri l’aborto

procurato quasi un bene per la minore, poiché sancisce che il genitore o addirittura i genitori che

non vuole o non vogliono l’aborto procurato per la figlia minore meriti o meritino di venir esautorato

o esautorati … sembra quasi che in Italia sia di fatto in vigore un divieto di gravidanza per le

minorenni …

Grazie a Dio ci sono Magistrati molto più sensibili al valore della vita umana nascente, com’è

recentissimamente successo in quel di Spoleto, da cui è partita un’interessantissima questione

incidentale di legittimità costituzionale contro la L. 194/78 (ecco il testo dell’ordinanza di

rimessione, che è finalmente giunta, sia pur per vie parzialmente diverse, alla nostra stessa

conclusione, ovverosia quella di dubitare apertamente e seriamente della compatibilità di una

legge sostanzialmente assassina col nostro sistema costituzionale amante della vita umana

http://www.cortecostituzionale.it/schedaOrdinanze.do?anno=2012&numero=60&numero_parte=1 ),

questione subito rigettata in limine litis da parte della Corte Costituzionale, che questa volta

abbiamo conosciuto ancora nella sua veste di garante dell’attuale status quo (sia pur per effetto di

una pronuncia meramente processuale, che non è entrata nel merito della qualificazione giuridica

dell’embrione http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2012/07/corte-costituzionale.pdf )

Anche l’obiezione di coscienza del personale sanitario è più che giustificata, e ha anzi un chiaro

radicamento costituzionale, poiché nessun operatore sanitario potrà mai (anche se invece un

comma della L. 194/78 sancisce comunque la necessaria prevalenza del servizio-aborto) venir

vincolato ad eseguire attività abortive che si pongono in insanabile contrasto con le sue più

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profonde convinzioni etiche e professionali. Mentre l’autodeterminazione (che in realtà,

sull’embrione, è etero-determinazione) della donna, secondo determinate visioni ultimamente

molto in voga, sarebbe sempre coscienziosa e quindi insindacabile, l’autodeterminazione dei

sanitari risulta ultimamente sempre più esposta a furibondi attacchi, che non entrano solamente

nel merito delle scelte individuali e delle loro motivazioni, ma si spingono anche a metterne in

discussione addirittura la compatibilità con un sistema costituzionale che invece tutela chiaramente

tutti i soggetti coinvolti nell’espletamento della pubblica funzione sanitaria. Interessante questo

sfogo da parte di un medico: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2404

La L. 194/78 è quindi una legge chiaramente ingiusta, già nella sua ordinaria impostazione

generale, ma soprattutto, in particolare, su molte e più specifiche questioni, dall’aborto

tardivo sostanzialmente eugenetico simil-nazista (anche qui la salute psichica della madre è

mera foglia di fico e grimaldello di morte) all’incredibile regolamentazione simil-cinese della

pratica abortiva sulle minorenni anche contro gli orientamenti della minore e della sua

famiglia: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Situazione_e_Prospettive.php

L’UNICA VERA ALTERNATIVA ALL’ABORTO PROCURATO (A PARTE LA CONTINENZA

PRE-MATRIMONIALE E LA CASTITÀ POST-MATRIMONIALE; VISTO CHE NEI PAESI COME

LA FRANCIA, DOVE VIENE MAGGIORMENTE PROPAGANDATA LA CONTRACCEZIONE,

GLI ABORTI PROCURATI NON ACCENNANO A DIMINUIRE, E ANZI AUMENTANO):

VORREI SINTETIZZARE QUI DI SEGUITO, A BENEFICIO DI MOLTE DONNE MAGARI

INDECISE, LA LEGISLAZIONE ITALIANA SUL PARTO SEGRETO E SULLA CONSEGUENTE

ADOZIONE DEL FIGLIO NON RICONOSCIUTO DALLA MADRE PARTORIENTE:

LA SPIEGANO ALLE DONNE CHE CHIEDONO DI ABORTIRE? CAPITA ANCHE DI NO,

SECONDO QUESTA TESTIMONIANZA, DI UNA GIOVANE DONNA CHE HA “SCELTO” DI

ABORTIRE E CHE CI RACCONTA LA SUA DOLOROSISSIMA ESPERIENZA PERSONALE:

http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/Vivere%20o%20uccidere%20una%20vita%20-

%20Testimonianza%20dettagliata%20di%20un%20aborto.pdf

Costituzione Artt. 2-3-31 co. 2

La tutela della vita e della maternità impongono al legislatore anche la tutela della riservatezza

della donna che intende partorire nel segreto senza riconoscere il proprio figlio.

Codice Civile, art. 250

La donna incinta ha il diritto ad essere aiutata e informata sul fatto che può partorire senza

riconoscere il figlio e senza che il suo nome compaia sull'atto di nascita. Il bambino quindi non avrà

il suo cognome.

R.D.L. 798/27 art.9 - artt. 326 e 622 Codice Penale

La donna ha il diritto ad una rigorosa protezione del segreto del suo nome, qualora non voglia

riconoscere il figlio partorito in segreto. Risulta rigorosamente vietato rivelare il nome della madre

che non intende riconoscere il figlio. Coloro che per motivi d'ufficio sono venuti a conoscenza del

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nome della madre, hanno il rigido divieto di rivelare tale conoscenza e commettono reato se lo

rivelano.

L. Bassanini II 127/97 art. 2 co. 1

La dichiarazione di nascita è resa indistintamente da chi ha assistito al parto, rispettando

l'eventuale volontà della madre di non essere nominata: la volontà della donna di non riconoscere

il bambino, una volta dichiarata, deve essere rispettata.

Legge Adozioni 184/83 artt. 11 e 22

Nel caso in cui non risulti l'esistenza di genitori naturali che abbiano riconosciuto il minore, il

Tribunale per i Minorenni, senza eseguire ulteriori accertamenti, provvede immediatamente alla

dichiarazione dello stato di adottabilità.

L’Autorità Giudiziaria, qualora il minore non sia riconosciuto dalla madre, non può fare ricerche

sulla paternità del bambino.

Il Tribunale per i Minorenni vigila sul buon andamento dell'affidamento preadottivo.

Artt. 28-30 e ss. D.P.R. 396/00 Ordinamento stato civile

Le dichiarazioni di nascita possono venir rese all’Ufficiale di stato civile anche da parte dei sanitari.

Quando non sono noti i genitori del neonato, sia il nome sia il cognome viene imposto dall’Ufficiale

dello stato civile. L’eventuale volontà della madre partoriente in segreto di non venir nominata

dev’essere rispettata sia nelle dichiarazioni di nascita sia negli atti dello stato civile.

Sentenza Corte Costituzionale n. 171/94

Qualunque donna partoriente, ancorché da elementi informali risulti trattarsi di coniugata, può

dichiarare di non voler essere nominata nell'atto di nascita.

In conclusione, l’attuale mentalità abortista (o eutanasista) risulta letteralmente allarmante e

finirà inevitabilmente per comportare gravi conseguenze di decadenza sociale!

Si sta oramai diffondendo, anche grazie a certe inaudite pressioni mediatiche (o cinematografiche)

quella che ha oramai assunto quasi i connotati di una “moda” della morte. La morte per i soggetti

più deboli o per i soggetti più scomodi è oramai una cultura capillarmente diffusa. Chi si permette

di contestarla viene isolato e avversato spesso in maniera ideologica. Spesso i primi intolleranti

sono coloro che si riempiono la bocca di tolleranza. Com’è possibile tollerare questo autentico

genocidio silenzioso?

Abbiamo dimostrato come queste enormi pressioni massmediatiche pro aborto e, di conseguenza,

col tempo, step by step, anche pro eutanasia, e più in generale pro morte del soggetto debole in

condizioni di minorata difesa, non solamente risultino, a ben vedere, in insanabile contrapposizione

rispetto ai supremi principi costituzionali e in sostanziale violazione di una Legge Fondamentale

molto attenta all’effettivo riconoscimento dei fondamentali diritti della persona umana, primo fra tutti

quello alla vita, ma anche il fatto che tali forzature del sistema non portino alcun vantaggio sociale;

finiscono anzi per giustificare anche legalmente e quindi per instillare gradualmente in tutto il corpo

sociale, sempre di più, quella stessa svalutazione e quella stessa svalorizzazione, se non proprio

un vero senso di disprezzo diffuso e radicato, nei confronti del diverso e del debole, secondo

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tendenze che, dopo l'esperienza nazista (ma almeno in parte anche fascista), ci illudevamo

fossimo oramai riusciti a superare definitivamente.

Tutte queste norme di cosiddetta “civiltà” e “libertà” risultano di fatto finalizzate alla libertà assoluta

e anzi all’egoista capriccio di un singolo sempre più povero di valori, a scapito del prossimo, con

conseguente deresponsabilizzazione sociale dei singoli e incontrollabili rischi per la stessa

sicurezza in vita di tutti coloro che con loro hanno rapporti. Oramai, il posto più pericoloso del

mondo, per i bambini, è divenuto l’utero materno. Se non c'è più responsabilità sociale, non c'è più

base non solamente per lo Stato sociale, ma alla lunga per lo Stato stesso, che diventa un mero

insieme di singoli, scollegati tra loro, incapaci di rapportarsi, e quindi (tra l’altro) incapaci (per

esempio) di confrontarsi e ragionare (in campo politico) sulle disposizioni che scendono dall'alto

(ad esempio per la critica, che forse qualche oscuro potentato vorrebbe debellare dal suo prototipo

di società “nuova”, sicuramente molto “democratica”).

La responsabilità dei genitori verso i figli, in particolare, è la più elementare delle responsabilità

sociali. Questa libertà assoluta di uccidere, che di fatto è deresponsabilizzazione totale, va davvero

a vantaggio della base popolare … oppure nasconde, in realtà, la sua natura di veleno dolce (o

meglio addolcito mediaticamente), per tutta la nostra società?

Il bersaglio finale di tutti questi attacchi è la famiglia, quale fondamentale società naturale fondata

sul matrimonio (si tratta di oscure manovre anti-costituzionali, le quali, come già in precedenza

aveva iniziato la legislazione divorzista, puntano dritte a far saltare, a mettere in discussione o

quantomeno a svuotare completamente l’art. 29 della Costituzione, che non è confessionale e

venne approvato persino da Togliatti, poiché risultava, risulta e sempre risulterà, per diritto

naturale, semplicemente aderente all’insuperabile natura della persona umana): pare proprio che a

certi piani alti qualcuno sia giunto alla conclusione che, in una società confusa, dove tutto sarà in

discussione e non ci saranno più legami saldi e duraturi, il vertice, magari occulto, risulterà molto

più agevolato nel suo imporsi massmediaticamente, poiché avrà reso di fatto impossibile una

riflessione che parta dal basso e dalla base, su ciò che scende dall'alto per venirci imposto.

Il fatto che ormai si faccia passare apertamente per accettabile e anzi auspicabile il superamento

della tutela rafforzata anche giuridica addirittura della vita del più debole, e della vita nascente in

particolare, quasi tale colpo al cuore anche dell’ordinamento giuridico fosse frutto di progresso

sociale invece che indice di imbarbarimento collettivo sulla pelle di innocenti che non possono

difendersi, impone doverosa preoccupazione e divulgazione militante, a chiunque di noi voglia dirsi

sinceramente libero dai condizionamenti che il nuovo regime della morte istituzionalizzata vorrebbe

imporre perfino alle nostre coscienze.

Mi sia consentito aggiungere, con particolare riferimento alla nostra situazione regionale, la mia

personale impressione secondo la quale non si può non far notare come, pur in un Friuli che si è

sempre radicato sulle realtà locali dei suoi paeselli e sulla famiglia, si stia ultimamente coagulando

localmente, sempre di più, un tanto inspiegabile quanto verticistico appoggio bipartisan, persino in

caldo e delicato periodo pre-elettorale, rispetto alle più varie iniziative o questioni pro morte, che

peraltro credo o almeno spero non sia particolarmente sentito dalla nostra base popolare anche

locale, che in questo periodo di crisi economica nera ha ben altri problemi. Personalmente ritengo

tutto ciò semplicemente un altro esempio e un'ulteriore conferma di quanto la politica partitica

italiana finisca per ritrovarsi non solamente aliena rispetto ai reali problemi della comune vita

sociale ma anche sempre d'accordo, addirittura bipartisan, quando si tratta di attaccare un Friuli

che non ha mai tollerato né mai tollererà, semplicemente perché fondato sulle relazioni personali,

sulla famiglia, sui paeselli, sulle cose piccole, semplici, chiare, coerenti, forti, stabili, durature. Chi

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odia queste cose, chi sogna grandi masse alienate (ad es. dalla loro identità), inconsapevoli (ad

es. delle loro potenzialità), inermi (ad es. nell’elaborare soluzioni alternative a quelle imposte

dall’alto), succubi (ad es. delle loro pulsioni), chi rappresenta grandi poteri economici (i quali, nel

mondo, hanno sempre sostenuto e ancor oggi sostengono dall’alto la pianificazione abortiva

generalizzata e legalizzata), chi sostiene grandi enti accentratori e distanti dall’identità più profonda

della nostra base popolare (es. le cosiddette “macroregioni”), a maggior ragione attacca la famiglia

e la sua insostituibile funzione sociale, fondata proprio sulla trasmissione della vita e dei nostri

valori, anche per distruggere così l’anima più autentica dell'odiato (e da noi amato) Friuli, che

invece noi difenderemo, come sempre, anche su questo fronte bioetico.

Il popolo friulano va salvato prima di tutto a livello fisico, prima ancora che a livello identitario,

linguistico o culturale (campi, questi ultimi, nei quali noi, ad ogni buon conto, non ci tiriamo certo

indietro www.furlan.eu). Anche se il Friuli, quanto ad aborto procurato, segue la media nazionale

sulla popolazione ivi residente, dovremmo considerare prima di tutto che stanno comunque

maciullando tantissimi nostri bambini, privandoci così, oramai da trent’anni a questa parte, di chi

avrebbe potuto essere il nostro futuro !!!

Abbiamo colto quest’occasione per dare una mano anche agli italiani, nonostante siano davvero

molti coloro che, in tutta Italia, si impegnano nell’impari lotta, del tutto priva di qualsiasi appoggio

mediatico, contro la “cultura” della morte, mentalità sempre più diffusa nella nostra società, con

nefasti effetti, sempre più capillari, non solamente filosofici, etici o morali, ma anche propriamente

sociali: http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_Dopo_trentanni_di_194_La_Cultura.php

CONCLUSIONE OPERATIVA E SPERO INCISIVA:

NON POSSIAMO RIMANERE INDIFFERENTI; LA STORIA CI GIUDICHERÀ SEVERAMENTE

Tutte queste questioni di legittimità costituzionale della L. 194/78 non sono mai state

organicamente e sistematicamente sollevate per il semplice motivo che la stessa legge

sostanzialmente assassina di cui ci stiamo occupando ha introdotto delle procedure che non

prevedono mai la nomina di un difensore d’ufficio all’innocente concepito. Noi non abbiamo proprio

potuto far finta di nulla e non rimediare a questa incredibile ingiustizia. Siamo in buona compagnia:

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2412

Le prospettive di riforma dell’attuale legislazione italiana in tema di aborto procurato risultano

alquanto variegate: http://difendilavita.altervista.org/aborto_ordinamento_giuridico.html

Qualsiasi proposta di riforma legislativa della L. 194/78 non incontra mai i favori della stampa

http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/mantovanoa177.htm ; sembra quasi che la legge

sull’aborto attualmente vigente in Italia stia diventando una specie di dogma laico, o laicista.

In considerazione dell’atteggiamento prima innovativo (in tema di aborto procurato) e poi

conservativo (quando si tratta di tutela della vita del concepito) più volte manifestato anche da

parte della stessa Corte Costituzionale, ad esempio con la recente Ordinanza 196/12, riteniamo

che l’unica via per quantomeno tentare di impedire che la Repubblica Italiana eguagli, se non altro

quantitativamente, i SEI MILIONI della Germania nazista, in questo nuovo olocausto dei bambini

non nati, sia quella referendaria (attualmente riproponibile, ex L. 352/70). Vi è già un comitato

impegnato su questo fronte, e riteniamo vada sostenuto in tutti i modi: http://no194.org/

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La soluzione referendaria non è l’unica iniziativa normativa necessaria, poiché può innovare

l’ordinamento attualmente vigente solo in negativo, mediante abrogazione; è urgente che la L.

194/78 venga non solo radicalmente abrogata (con la sola eccezione, necessariamente provvisoria

vista l’irrisorietà delle pene comminate, delle disposizioni finali che prevedono ancor oggi i delitti

d’aborto), ma anche sostituita al più presto da nuove leggi penali draconiane, almeno per il futuro

(le nuove disposizioni di legge penale, se incriminatrici o aggravatrici, sono necessariamente

irretroattive: art. 25 Cost.), che siano davvero contro l’aborto sempre e comunque, poiché

solamente pene severissime potranno garantire effettiva giuridicità al riconoscimento dell’embrione

qual è per natura, ovverosia vera e propria persona umana in atto, tale e quale rispetto a noi, che

non abbiamo alcun diritto su di lui o su di lei, sol perché si trova nella fase iniziale della sua

esistenza. Non escludo infine l’utilità di ulteriore legislazione, a completamento di questo nuovo

quadro normativo interdisciplinare, volta per esempio alla riforma dell’art. 1 del Codice Civile, che

riconosca espressamente e indiscutibilmente quantomeno il diritto di ogni concepito a nascere.

Lo Stato deve anzitutto revocare l’attuale licenza di uccidere i bambini concepiti o anche

solamente alcuni bambini concepiti, perché TUTTI hanno il diritto fondamentale, indisponibile,

inalienabile, imprescrittibile anzitutto alla vita.

E poi lo Stato dovrebbe anche investire quello che spende in centinaia di cacciabombardieri

supersonici per il razionale ed effettivo sostegno all’infanzia e alle famiglie numerose, secondo

principi di uguaglianza sostanziale.

I Parlamentari di buona volontà, anche se laici, non possono lasciare ai soli cattolici l’onere e

l’onore di difendere la vita umana, che è di tutti, mentre i Parlamentari che si dicono cattolici

dovrebbero vigilare maggiormente affinché il loro agire (o non agire) non ceda mai a tanto facili

quanto ingiusti compromessi con la mentalità di questo mondo, che spesso nasconde molto

semplicemente il sottile sibilare della lingua biforcuta del diavolo, feroce e crudele drago

apocalittico che cerca sempre di divorare i bambini non ancora nati (per chi ancora crede in quella

che dovrebbe essere indiscutibile verità cattolica, rilevante dal punto di vista sia dogmatico sia

morale). La tormentata storia della fin troppo facile approvazione della L. 194/78 dovrebbe

insegnare molto ai nostri politici, spesso imbelli e attaccati alla propria poltrona, per esempio a non

ripetere più certi gravissimi errori, che hanno segnato la morte di milioni di deboli esseri innocenti,

che avrebbero ben meritato diversa e maggiore protezione da parte di uno Stato che davvero, al di

là degli slogan, voglia dirsi effettivamente moderno, civile, solidale, umano, rispettoso della

persona umana e dei suoi diritti: http://difendilavita.altervista.org/aborto_25_anni_vergogna.html

(oltremodo significativa storia dei cedimenti che hanno permesso l’approvazione e l’entrata in

vigore della L. 194/78) e http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/storiadell'aborto.htm (storia

dell’aborto anche in altri Paesi) e http://difendilavita.altervista.org/aborto_legale_fallimento.html

(terribile bilancio applicativo L. 194/78) e http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_I_numeri.php

(interessante valutazione non solo statistica sui numeri dell’aborto procurato in Italia).

Perfino di fronte a questo quadro, alcuni movimenti per la vita di ispirazione “cattolica” stanno

iniziando a fare qualche sconto in tema di aborto: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2420

Bisogna assolutamente infrangere questo vero e proprio tabù laico e anzi laicista della L. 194/78:

http://www.federvitapiemonte.it/html/nav_La__194_e_i_pro_life.php

Fate presto: ogni giorno che passa vengono maciullati circa trecento e più futuri cittadini italiani !!!

Solo l’ignoranza e la deformazione mediatica hanno potuto produrre una simile mostruosità !!!

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Il sonno della ragione genera mostri !!! www.abortoeragione.it

Ci sono più che valide ragioni per una legislazione penale assolutamente restrittiva e repressiva,

che sia davvero contro l’aborto sempre e comunque, per la stessa dignità dell’umanità:

http://difendilavita.altervista.org/questioni_riguardo_chi_contesta.html

La propaganda di Goebbles è ancora viva; tu ragiona con la tua testa, caro lettore o cara lettrice:

tu che hai letto questo mio scritto, tu che hai a disposizione tutto questo materiale di

documentazione e di approfondimento, non potrai mai più dire che non sapevi, e anzi ti invito a

guardare qui sotto le foto e i video dei nostri bambini maciullati, perché non ancora nati, nei

pubblici ospedali che avrebbero dovuto curarli, e ciò a spese del contribuente anche se contrario

all’aborto.

Caro lettore o cara lettrice, d’ora in poi potrai solamente o aggravare la tua responsabilità oppure

unirti a noi in questa sacrosanta lotta morale della retta coscienza (e anche spirituale, per chi

cammina nella luce della fede), per la vita, per la dignità, per l’uguaglianza di TUTTI.

ETSI OMNES, EGO NON (era il motto della resistenza tedesca al nazismo): anche se tutti (si

uniformassero alla mentalità della dittatura della morte), io non (lo farò mai, ad ogni costo) !!!

E adesso sparatemi pure !!! Qui, al petto !!! Beate le anime che si offrono in olocausto !!!

Chiedo a tutti di far girare quanto più possibile questo contributo, per superare ogni censura.

Affido questo lavoro alla protezione dei Santi Arcangeli che oggi festeggiamo nella gloria di Dio.

CONSIGLIO ALCUNI LINK INTERNET SULL’ABORTO PROCURATO

OLTRE A QUELLI GIÀ INDICATI SOPRA

La verità rende liberi

LINK LAICI

http://comitatoveritaevita.docvita.com/ sito a difesa della vita

http://www.mimep.it/template.php?pag=50202 video sulla natura umana dell’embrione

http://www.youtube.com/watch?v=s258429uhYE famoso video sull’urlo silenzioso

http://www.youtube.com/watch?v=7z_B8un0hSk&feature=related ecografia di un aborto

http://www.youtube.com/watch?v=U9_mo0CCVgk video sconvolgente su un aborto

http://digilander.libero.it/avemaria78/aborto__il_grido_silenzioso.htm foto sconvolgenti sull’aborto

http://www.youtube.com/watch?v=rJupoL-QH2I video molto popolare sull’aborto

http://www.youtube.com/watch?v=v-B-qB2_U9w video su “contraccettivi” di emergenza (I parte)

http://www.youtube.com/watch?v=s5uQVr-ZDV8&feature=relmfu (II parte)

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LINK CATTOLICI

http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-

vi_enc_25071968_humanae-vitae_it.html Humanae Vitae di Paolo VI

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-

ii_enc_25031995_evangelium-vitae_it.html Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19741118_

declaration-abortion_it.html Dichiarazione Vaticana sull’aborto procurato

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20090711_

aborto-procurato_it.html caso bambina brasiliana

http://it.cathopedia.org/wiki/Aborto_procurato voce sull’aborto di una enciclopedia cattolica

http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a6_it.htm dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

Sesto Comandamento unica vera prevenzione dell’aborto procurato: l’eros neopagano porta

inevitabilmente a thanatos, poiché chiede nuovamente sacrifici umani di piccoli innocenti ai nuovi

idoli di oggi; solo l’amore cristiano vissuto nella continenza pre-matrimoniale e nella castità post-

matrimoniale ci potrà salvare

http://www.adorto.com/ movimento nazionale per la famiglia e la vita

www.bastabugie.it bel sito di apologetica cattolica con una ricca rubrica sull’aborto

http://piccolimartiri.blogspot.it/ blog femminile cattolico anti-aborto

http://difendilavita.altervista.org/ blog cattolico a difesa della vita con molto materiale interessante

http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/a_aborto_ivg.htm approfondimento sintetico

LINK A CONTENUTO MISTO

http://www.sandrodiremigio.com/blog/aborto_embrione_ivg_omicidio.htm interessante miscellanea

sull’aborto procurato

http://www.sandrodiremigio.com/blog/aborto_foto.htm interessante raccolta multimediale

sull’aborto procurato

http://www.youtube.com/watch?v=AKztjBZ6bm0 interessantissimo video-testimonianza di una

bambina che sopravvive all’aborto procurato, nasce, cresce e ci racconta la sua storia

http://www.federvitapiemonte.it/html/home.php Federvita Piemonte

http://www.associazione-vogliovivere.it/ Associazione VOGLIO VIVERE