Odb foshan

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O V E R L A P P I N G D I S C R E T E B O U N D A R I E S : F O S H A N – 2 3 ° 2 ′ N 1 1 3 ° 4 3 ′ E

I N U O V I T E R R I T O R I U M A N I D I F O S H A N , C I N A

di Alessandro Carboni - 02.03.2010

Dopo Shenzhen e Guangzhou, è la terza città più grande nel Pearl River Delta. Un tempo famosa per la produzione di porcellana, recentemente, grazie al boom economico della Cina, Foshan(1) ha subito una trasformazione urbana, sociale economica molto veloce a tratti disarticolata e schizofrenica. Sono arrivato nella città alcuni giorni fa, ospite dell’Art Center Ninliho Gallery per iniziare il progetto Overlapping Discrete Boundaries su 12 città in Asia. Alla fine di questa piccola residenza ho presentato un’installazione video e una performance. In questi giorni ho condiviso la mia ricerca con il musicista di Hong Kong Dickson Dee e l’artista e calligrafo Cinese Liang Guo Jian.

Foshan è una densa pasta di flussi in movimento. Villaggi e distretti produttivi, nel corso dei secoli si sono stratificati creando una griglia urbana molto complessa e ramificata. Già dalle prime ore in città, il flusso mi trasporta in una moltitudine di corpi, auto, autobus, scritte, muri sporchi e tantissimi scooter. Tutto è apparentemente caotico. Gli spazi, sono densi. I confini tra vecchio e nuovo sembrano sovrapporsi creando nuovi territori: abitanti ed edifici, in simbiosi, creano un equilibrio

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urbano perfettamente funzionante.Mi interessava visitare queste aree per capirne i confini territoriali, urbani, sociali, umani.

foshan - foto alessandro carboni

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Ho percorso la strada che collega il centro di Foshan al distretto di Shunde: il più grande centro di produzione e distribuzione di mobili e manufatti per l’arredamento della Cina e del mondo(2). Lungo la strada si incontra Longjiang, una area che si estende su una superficie di 78,3 km². Arrivato a Longjiang, incontro Chai Xin Min, abitante e funzionario del governo. Chai è un tipo alto magro, molto silenzioso. Ad ogni mia domanda, risponde pacamente, senza troppa fretta ed entusiasmo. Il suo racconto inizia con un elenco di personaggi famosi nati intorno al villaggio. Il primo della lista, il famoso Bruce Lee. Siamo seduti su una lastra di pietra vicino ad un albero secolare. Le radici dell’albero hanno spaccato con violenza la strada riportando in vista la terra coperta dal cemento. Capire le parole di Chai, è difficile non solo perchè non capisco il cinese, pur avendo un interprete, ma perchè intorno a noi si è creato una sorta di vortice di scooter, bici e un folto numero di curiosi accorsi dalle case vicine. Chai mi racconta che fino a non molto tempo fa, Longjiang era un piccolo villaggio rurale di agricoltori e pescatori. Grazie alle abilità di questi ultimi nella costruzione navale, alcune famiglie hanno incominciato a produrre dei mobili. Nel corso degli anni, grazie anche al boom economico cinese, (ormai circa 25 anni fa), l’area urbana di Longjiang si è estesa vertiginosamente sovrapponendosi e inglobando le altre aree limitrofe compresi i villaggi e campi vicini

foshan, shunde district - foto liang guojianOra ci sono 1.200 fabbriche estese in un area di circa 1.000.000 m2. Il villaggio in brevissimo tempo si è trasformato in una area da 180.000 abitanti. In realtà non sono sorpreso, il racconto di Chai è simile a tante altri casi di trasformazione urbana che nel corso degli anni ho incontrato nei miei viaggi in Cina(3).Dopo la chiacchierata con Chai, ho iniziato la mia esplorazione.

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foshan, tra longjiang e shunde district - foto li chin sungIn un primo momento, mi interessava analizzare le forma delle case, delle strade e i corpi come un flusso in movimento. Volevo capire da un lato struttura della griglia urbana, dall’altro mi interessava capire le relazioni tra i corpi e il loro movimento in connessione con la città. In un secondo momento ho capito, che per poter analizzare questi presupposti, era necessario amplificare la mia percezione dello spazio. Per poter avere una maggiore sensibilità spaziale ho utilizzato l’Urban Proximity Detector, un kit urbano che ho sviluppato e costruito insieme a Riccardo Mantelli, media artist. L’Urban Proximity Detector, è un giacca, simile al gilet che solitamente utilizzano fotografi nei loro reportages. Due sensori di prossimità sono cuciti all’altezza delle spalle, ed uno all’altezza dello sterno. I sensori sono collegati ad un piccolo scatolotto in plastica. Esso contiene le terminazioni dei fili che si collegano con un Arduino, un hardware che permette raccogliere i dati dei sensori e trasferirli ad un software. La visualizzazione dei dati viene fatta in tempo reale tramite Processing, un software installato su un piccolo computer che ho portato con me durante le esplorazioni. Inoltre, alla stessa altezza dello sterno, ho cucito una piccola web cam che si connette al computer. Questa mi ha permesso di filmare l’intera camminata.

Le mie esplorazioni erano semplici camminate. Di solito inizio da piccoli indizi, forme, dettagli urbani e passanti. In questo caso, ho incominciato proprio dove Chai mi aveva lasciato: dalle crepe sull’asfalto frantumato dalla violenza delle radici. L’asfalto aperto

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come una ferita, è simile alla carta di riso che si bagna di inchiostro quando si disegna un ideogramma.

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foshan, longjiang village - foto alessandro carboni

Il mio sguardo continuava ad osservare le radici, che finivano nella fessura di una casa penetrando all’interno. Durante la camminata, sono stato attento ad osservare ogni minimo dettaglio urbano in movimento. I sensori catturavano ogni minimo spostamento nel raggio di 6 metri. Non so come, ma ho avuto la sensazione che i sensori amplificassero anche la mia percezione sensoriale dello spazio. E’ come se si fosse creato un nuovo territorio tra me e lo spazio urbano. Una sorta schermo, simile alla sensazione quando si guarda un film in 3D. Parallelamente potevo visualizzare in tempo reale la mappa dello spazio intorno a me semplicemente guardando nel computer.

foshan esplorazione in longjiang village - foto di liang guojianIl centro di Longjiang è molto articolato ma si ha la sensazione di muoversi in una griglia solida, antica. Le case, in tipico stile Qing, sono fatte di piccoli mattoni rossi e di pietra. I tetti hanno una forma morbida e rotondeggiante che ricordano le chiese romane. Le strade sono strette e si viaggia a passo d’uomo: anche le bici trasformate in piccoli autocarri, non riescono a passare. Questo mi ha permesso di girare facilmente tutto il villaggio in un paio d’ore. Tra una strada e l’altra ci sono dei piccoli canali, ora diventati fogne a cielo aperto. Infatti non è difficile vedere alcuni abitanti scaricarvi ogni genere di spazzatura.Si ha la sensazione che questa zona della città sia completamente avulsa da tutto il resto. Forse qualcuno si è dimenticato, forse per ora questa zona non interessa a nessuno. Chiudendo gli occhi, non si sentono i rumori del progresso, del cambiamento e della trasformazione che fino ad ora avevo sentito continuamente nella periferia della città. Qui si sente il vuoto. Infatti, tra una casa ed un altra, qualcuno ha pensato bene di fare un piccolo orto. Un economia antica

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rimasta indelebile nel tessuto urbano. Dopo i primi 50metri, mi fermo. Decido di ripercorrere il mio tracciato all’indietro, cercando di ricordare passo dopo passo, centimetro dopo centimetro il flusso. Corpi, oggetti dettagli urbani riaffioravano come immagini, stratificate nella mia memoria. Cercavo di rilocalizzare ogni singolo elemento e sensazione in una nuova mappa che non visualizzavo più nello schermo del mio computer ma nella memoria della mia mente.

foshan, longjiang - foto di liang guojianLa seconda tappa intorno al villaggio di Longjiang inizia a Zuotan, villaggio dei pescatori. Per poter arrivare al villaggio chiediamo aiuto a Chian. Il suo aiuto è fondamentale. Zuotan si trova sulle rive del fiume Jiang. Il villaggio è abitato da poche famiglie. Sono gli ultimi pescatori che da molte generazioni abitano le meravigliose case costruite da chissà quanto tempo sulla sponda nord del fiume. Ci sono barche in legno, altre in materiali plastici e metallo. Zuotan è un villaggio molto piccolo. I pescatori mi raccontano le loro difficoltà. “Non ci sono piu pesci” – mi dicono più volte. “Muoiono dalla paura” – continuano. Mi chiedo come facciano i pesci a morire di paura. Chiedo per curiosità, ma non mi rispondono. Il capo villaggio, mi mostra alcuni linee orizzontali che percorrono il muro esterno della sua casa. “Durante stagione delle pioggie, il fiume in piena arriva fino a qui”- mi racconta. Nel mentre chiedo più dettagli sulla storia del villaggio e sulle modaltà di costruzione delle barche. Salutiamo i pescatori e ci dirigiamo verso il distretto produttivo dei mobili. Il paesaggio cambia velocemente. Attraversiamo una larga piana, il terreno è spoglio, arido. All’orizzonte i pilastri in cemento armato per la costruzione del terzo anello, la nuova autostrada che passerà qui vicino tra non molto. L’anello sembra segnare il nuovo confine del nuovo territorio in cui si trova il distretto produttivo. Arriviamo dopo circa 15min di auto. Ecco il famoso boom!!! Tutto quello che avevo immaginato è ora visibile, davanti ai

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miei occhi. Una vera e proprio agglomerato di case, hotel, ristoranti, agenzie di viaggi, di trasporti e soprattutto 20.000 tipi diversi di mobili, paccottiglie e tanti altri oggetti in vendita.

foshan, zuotan village - foto di alessandro carboni

La griglia urbana è regolare, semplice: una grande arteria principale e tante strade perpendicolari che penetrano verso altre viali che si perdono a vista d’occhio; una grande massa urbana che muta a seconda dei profitti e degli andamenti di borsa su scala mondiale. Mi butto nel flusso. Non esisto pareti nude. Sono coperte da grandi immagini plastificate che, in lungo, ricoprono ogni centimetro. Lo spazio è carico di informazioni, densissimo. Per analizzare i dati, anche stavolta utilizzo l’Urban Proximity Detector. Senza farmi notare, inizio la mia esplorazione seguendo il primo passante che viene immediatamente mappato. Cammino velocemente, sono sulla scia del suo flusso. Dopo qualche metro entra in una grande porta di vetro con un scritta quasi trasparente in italiano che dice “CASA” accompagnata da una serie di ideogrammi cinesi. Incontro corpi antichi, piegati, che si muovono lentamente tra le grandi immagini. I corpi spingono grossi pesi. Sono i corpi che abitano i villaggi vicini e che ogni giorno si muovono nella griglia. Ad un tratto, arrivo in uno slargo imponente, un grande piazzale da cui emergono grosse strutture a padiglione ricoperte da specchi. I corpi si disperdo, sono invisibili. Il flusso diventa sempre più rarefatto fino a diventare inesistente. Cammino silenziosamente, sull’enorme piana di

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cemento grigio. Cammino come se fossi nel deserto. Sono le 13.50, il sole è forte, fa molto caldo. Continuo a camminare, sono l’unica presenza, sono solo nel flusso.

foshan, shunde district - foto di li chin sung

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foshan, object media base performance - foto di li chin sung

foshan, object media base performance - foto di li chin sung

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foshan, object media base performance - foto di li chin sung

Note:1) Popolazione: 3,389,000 abitanti. Densità 888.7/km2 (2,301.6/m2)2) Il mercato si estende su una superficie totale di circa 3 milioni di metri quadrati e comprende più di 200 edifici di vendita mobili moderni, come ad esempio SunLink Group, Lecong International Furniture Exhibition Center, Shunde Empire Group, Tuanyi Internazionale del Mobile City, e altri. Il mercato si estende oltre 5 km ed è organizzato da 12 righe e 20 strade. Ci sono oltre 3.300 rivenditori mobili nazionali e stranieri e oltre 1.500 produttori di mobili. Congiuntamente si possono visualizzare più di 20.000 tipi di mobili e prodotti che vanno dai mobili da soggiorno, sala da pranzo mobili per sala, mobili camera da letto, mobili per cucina, mobili per alberghi, hotel, materassi, arredamenti per ristorante, sedie, sgabelli, mobili da bagno, sanitari e tutto quello che potete immaginare per arredare qualsiasi edificio.3) Da circa quattro anni collaboro con il gruppo di ricerca Kaitak River nell’area urbana intorno NGA Tsin Wai Village in Hong Kong.

www.alessandrocarboni.org