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Occupazione, disoccupazione e ammortizzatori sociali in Emilia-Romagna I trimestre 2017

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Occupazione, disoccupazione e ammortizzatori sociali in Emilia-Romagna

I trimestre 2017

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Direzione: Paola Cicognani – Direttrice Agenzia Regionale Lavoro, Regione Emilia-Romagna Coordinamento: Patrizia Gigante – Osservatorio del mercato del lavoro, Agenzia Regionale Lavoro, Regione Emilia-Romagna Roberto Righetti – Direttore operativo, ERVET Spa Analisi dati, elaborazioni grafiche e redazione testi: Valentina Giacomini, Matteo Michetti, Claudio Mura – ERVET Spa con il contributo di Giuseppe Abella – Agenzia Regionale Lavoro, Regione Emilia-Romagna Le tabelle e i grafici, ove non diversamente specificato, risultano elaborazioni di ERVET Spa su dati di fonte

ISTAT – Rilevazione sulle forze di lavoro, INPS – Osservatori statistici ed EUROSTAT – Labour Force Survey.

Rispetto ai dati in serie storica si segnala che a partire dalle stime del 2010 sono compresi i comuni della

Valmarecchia, transitati dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna.

La redazione del report è stata ultimata il 27 giugno 2017

Si autorizza la riproduzione con citazione della fonte.

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Indice generale

In breve ....................................................................................................................................................... 6

1. Principali variabili ed indicatori di stock sul mercato del lavoro .......................................................... 8

1.1 Persone attive, occupate o in cerca di lavoro............................................................................... 8

2. Andamento degli indicatori del mercato del lavoro per livello territoriale e genere ..............................12

2.1 Tasso di attività 15-64 anni ...............................................................................................................12

2.2 Tasso di occupazione 15-64 anni ......................................................................................................13

2.3 Tasso di disoccupazione ...................................................................................................................15

2.4 Occupati per macro-settore di attività economica ...........................................................................17

3. Ammortizzatori sociali............................................................................................................................20

3.1 Cassa Integrazione Guadagni: Ordinaria – Straordinaria – trattamenti in Deroga ............................20

3.2 Liste di Mobilità ................................................................................................................................24

3.3 Nuove prestazioni di disoccupazione ...............................................................................................24

Allegato statistico ......................................................................................................................................26

Glossario ....................................................................................................................................................28

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Indice delle tabelle

Tabella 1 - Variabili sul mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord Est (valori in migliaia e

var.%) ........................................................................................................................................................................11

Tabella 2 – Tasso di attività 15-64 per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia .........................................12

Tabella 3 – Tasso di occupazione 15-64 per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia ..................................14

Tabella 4 – Tasso di disoccupazione per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia .......................................15

Tabella 5 – Indicatori del mercato del lavoro in Emilia-Romagna a confronto con le altre regioni del Nord e la Toscana

(valori%, I trimestre 2017 e Anno Mobile = valore medio degli indicatori tra Aprile 2016 e Marzo 2017) ......................16

Tabella 6 – Occupati per macro-settore di attività economica: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia (dati

trimestrali – valori in migliaia e var. %) .......................................................................................................................17

Tabella 7 - Ore autorizzate di CIG in Emilia-Romagna, valori assoluti e var. percentuale .............................................21

Tabella 8- Ore autorizzate di cassa integrazione in Emilia-Romagna per settore ..........................................................23

Tabella 9 – Stock di iscrizioni nelle liste di Mobilità (collettiva e individuale) per genere in Emilia-Romagna .................24

Tabella 10 - Distribuzione regionale delle domande di prestazione ASpI – NASpI – MINI ASpI presentate .....................25

Tabella 11 - Variabili sul mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord-Est (valori assoluti e

var.%) ........................................................................................................................................................................26

Tabella 12 - Indicatori mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord-Est (tassi % e variazioni in

punti percentuali) .......................................................................................................................................................26

Tabella 13 - Numero di occupati per settore in Emilia-Romagna (valori assoluti e var.%) .............................................26

Tabella 14 –Popolazione per condizione professionale ed indicatori ............................................................................27

Tabella 15 - Numero di occupati – lavoro dipendente/indipendente (valori assoluti e var.%) ........................................27

Tabella 16 – Serie storica - Popolazione per condizione professionale ed indicatori ......................................................27

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Indice delle figure

Figura 1 – La fotografia del mercato del lavoro in Emilia-Romagna nel I trimestre 2017 ............................................... 9

Figura 2 – La dinamica del mercato del lavoro in Emilia-Romagna I trimestre 2017/I trimestre 2016 ...........................10

Figura 3 – La dinamica del mercato del lavoro in Emilia-Romagna I trimestre 2017/I trimestre 2008 ...........................10

Figura 4 - Tasso di attività 15-64: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28 ...............................13

Figura 5 - Tasso di occupazione 15-64: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28 .......................14

Figura 6 - Tasso di disoccupazione: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28 ...........................16

Figura 7 – Occupati in Agricoltura: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia.......................................18

Figura 8 – Occupati nell’Industria in senso stretto: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia ...............18

Figura 9 – Occupati nelle Costruzioni: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia ..................................19

Figura 10 – Occupati nel terziario: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia .......................................19

Figura 11 – Occupati nel complesso del sistema economico: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)..........................................................20

Figura 12 – Ore autorizzate di CIG in Emilia-Romagna .................................................................................................22

Figura 13 – Ore autorizzate di CIG per macro-settore di attività economica in Emilia-Romagna ...................................22

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In breve

In Emilia-Romagna, nel primo trimestre 2017, si ha un ulteriore, rilevante incremento

dell’occupazione complessiva

I dati trimestrali rilasciati il 9 giugno da ISTAT evidenziano che nel primo trimestre 2017 l’occupazione

regionale è ulteriormente cresciuta del 2,4% rispetto ad un anno prima, con un aumento di 46.600

posti di lavoro.

Gli occupati sono pari a 1.972.760. Negli ultimi due anni sono costantemente cresciuti (+81.339

rispetto al primo trimestre 2015, pari al +4,3%).

Le dinamiche di genere evidenziano negli ultimi tre mesi un incremento dei posti di lavoro soprattutto

per le donne (+31,3mila, +3,6%), più che per gli uomini (+15,3mila, +1,4%).

Il tasso di occupazione è al 68,3%, il più alto sia rispetto alla media italiana (57,2%) che al Nord Est del

Paese (66,7%). Sullo stesso valore della nostra regione si colloca solo il Trentino-Alto Adige.

L’incremento tendenziale è pari a +1,6 punti percentuali ed è più consistente rispetto al dato medio

nazionale (+0,9 punti percentuali). La componente maschile ha un tasso pari al 73,8% (+1,2 punti

percentuali), mentre quella femminile ha raggiunto il 62,8% (+1,9 punti percentuali).

L’aumento dei posti è tutto concentrato nel lavoro dipendente (+53.400, +3,6%) ed interessa

soprattutto la componente femminile (+30.500, +22.900 gli uomini).

Continua a scendere la disoccupazione complessiva e nel contempo ad aumentare la

partecipazione delle donne al mercato del lavoro

Il tasso di disoccupazione nel primo trimestre 2017 è pari al 7,0%, in calo di 1,3 punti percentuali

rispetto allo stesso periodo del 2016. Tale risultato è dovuto ad un continuo decremento che si registra

dal 2014. A livello regionale un dato inferiore lo si rileva unicamente in Trentino-Alto Adige (5,4%) e in

Veneto (6,7%). La nostra regione si colloca in netto vantaggio rispetto alla media italiana (12,1%), che

invece resta stabile in linea tendenziale mentre registra un leggero miglioramento in termini

congiunturali (-0,2 punti percentuali). Nel trimestre, tra le regioni del Nord, la regione è quella con il

decremento più consistente (-1,3 punti percentuali).

Negli ultimi dodici mesi il tasso di disoccupazione si colloca in Emilia-Romagna sul valore medio del

6,6%, in contrazione rispetto al periodo aprile 2015-marzo 2016 (7,6%).

Le donne disoccupate nel primo trimestre 2017 sono pari all’8,2% della popolazione attiva mentre gli

uomini il 6,0%, entrambi valori in riduzione tendenziale.

Nel primo trimestre 2017 le persone in cerca di lavoro sono 148.088, con una contrazione rispetto ad

un anno prima di 26,7mila persone circa (-15,3%).

Si ha un segnale positivo sul fronte del lavoro femminile: aumenta sia il livello di partecipazione al

lavoro retribuito, sia l’occupazione, generando così un calo della disoccupazione (-8,700 unità, pari a -

9,8%). Il tasso di attività femminile nel primo trimestre 2017 è pari al 68,4%, +1,2 punti percentuali

rispetto ad un anno prima, il più alto dell’intero Paese dopo la Valle d’Aosta (68,6%). Per gli uomini il

tasso di attività si colloca stabilmente al 78,6%.

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Nel primo trimestre 2017 i Servizi e l’Agricoltura trainano l’aumento dei posti di lavoro. In

leggera ripresa il settore delle Costruzioni

L’incremento dell’occupazione nel corso del primo trimestre 2017 interessa principalmente il settore

del Terziario (+54.970 posti di lavoro, +4,4%) - con una maggiore dinamicità del Commercio e del

Turismo (+6,1%) - seguito dall’Agricoltura (+4,5 mila occupati, +6,3%).

Le Costruzioni, che hanno perso circa 1/3 dei posti di lavoro complessivi tra il 2008 e il 2016, in linea

con gli altri indicatori economici, segnalano una timida ripresa occupazionale (+1.200 posti di lavoro,

+1,2%).

Nell’Industria in senso stretto si registra invece una diminuzione dell’occupazione (-14.100 unità, -

2,8%).

Rispetto al primo trimestre 2016 si riducono le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni e

si contrae significativamente il tiraggio delle medesime (dato a livello nazionale)

Rispetto allo stesso periodo del 2016 si evidenzia un calo significativo di ore: oltre 3,6milioni di ore

autorizzate in meno (-27,6%). Si tratta di un dato importante considerato che l’ammontare di ore

autorizzate nel corso del 2016 era cresciuto rispetto al 2015, in tutti i trimestri ad eccezione del terzo.

La contrazione dipende soprattutto dalla cassa integrazione straordinaria (CIGS), -35,4%, pari ad oltre

3 milioni di ore in meno, anche se in termini percentuali il decremento più significativo spetta ai

trattamenti in deroga, -49,4%, pari ad oltre un milione di ore. In controtendenza la cassa integrazione

ordinaria (CIGO), +22,2%, pari a circa 510mila ore in più.

Per quanto riguarda il tasso di utilizzo delle ore autorizzate, l’INPS evidenzia una contrazione a livello

nazionale: il tiraggio totale nei primi due mesi del 2017 scende al 19,8% del monte ore autorizzate nello

stesso periodo, dal 28,0% del 2016 e 33,8% del 2015.

A livello settoriale, nel primo trimestre 2017 la Manifattura ha attivato il 55,1% delle ore autorizzate

complessivamente, il Commercio il 25,4% e l’Edilizia il 14,1%. Rispetto al primo trimestre 2016 si

segnala la contrazione delle ore della Manifattura, dopo 4 trimestri consecutivi di incremento

tendenziale (-46,7%, circa -4,6milioni di ore in meno) ed il significativo incremento delle ore del

Commercio +290,9% (circa 1,8milioni di ore aggiuntive).

Tra i nuovi strumenti a sostegno della disoccupazione introdotti con la recente riforma degli

ammortizzatori sociali, la Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI) ha visto la presentazione

di 26.446 domande di prestazione nel primo trimestre 2017 (il 7,2% del totale nazionale).

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1. Principali variabili ed indicatori di stock sul mercato del lavoro1

1.1 Persone attive, occupate o in cerca di lavoro

La Rilevazione sulle forze di lavoro, condotta trimestralmente da ISTAT, rappresenta la principale fonte di

informazione statistica sul mercato del lavoro italiano e regionale, con risultati comparabili a livello

europeo. Le informazioni rilevate presso la popolazione residente2 costituiscono la base sulla quale

vengono derivate le stime ufficiali degli occupati e dei disoccupati, e consentono più in generale di

caratterizzare l’intera popolazione sulla base del proprio stato, di attività o di inattività.

La popolazione attiva rappresenta la componente delle forze di lavoro, ossia delle persone di 15 anni ed

oltre che partecipano attivamente al mercato del lavoro, in qualità di persone occupate o di persone in

cerca di occupazione. Nel I trimestre 2017 le forze di lavoro residenti in Emilia-Romagna sono stimate in

2.120,8 mila, il 48,0% della popolazione complessiva. Le persone occupate sono 1.972,8 mila (pari al 44,6%

della popolazione totale), mentre le persone in cerca di occupazione sono 148,1 mila (3,4%).

Gli occupati comprendono sia i dipendenti, ossia persone occupate con un rapporto di lavoro dipendente,

che gli indipendenti, ossia coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di

subordinazione. Tra i primi – che nel I trimestre dell’anno sono 1.518,3 mila (34,3% della popolazione

totale) - rientrano: dirigenti, direttivi-quadri, impiegati o intermedi, operai, subalterni ed assimilati. Tra gli

indipendenti (454,5 mila, pari al 10,3% del totale), invece, sono compresi: imprenditori; liberi professionisti,

lavoratori autonomi, coadiuvanti nell’azienda di un familiare (se prestano lavoro nell’impresa senza il

corrispettivo di una retribuzione contrattuale come dipendenti), soci di cooperativa, collaboratori (con e

senza progetto) e prestatori d’opera occasionali.

Le persone in cerca di occupazione vengono invece classificate sulla base di precedenti esperienze

lavorative o meno. Nel primo caso si tratta di persone che in passato hanno avuto una occupazione e,

nell’arco della propria vita, sono quindi già transitati all’interno degli occupati (122,1 mila, pari al 2,8% della

popolazione). Nel secondo gruppo, invece, sono comprese persone - complessivamente 26 mila circa, pari

allo 0,6% del totale - che non hanno mai avuto una esperienza lavorativa (ad esempio uno studente alla

ricerca della prima occupazione).

La popolazione inattiva, sulla base delle categorie utilizzate da ISTAT, è composta da coloro che non fanno

parte delle forze di lavoro per ragioni anagrafiche, come i bambini ed i più anziani, e dagli inattivi in età

lavorativa (tra 15 e 64 anni). Gli inattivi in età non lavorativa sono 1.561 mila, il 35,3% della popolazione

complessiva (595,2 mila sono le persone con meno di 15 anni, mentre sono 965,7 mila gli over 65 anni).

Tra gli inattivi in età lavorativa (738,5 mila, pari al 16,7% della popolazione complessiva), ISTAT definisce

come forze di lavoro potenziali (72,2 mila, pari all’1,6% della popolazione) l’insieme di coloro che ‘cercano

lavoro attivamente ma non sono immediatamente disponibili a lavorare’ e coloro che ‘non cercano ma sono

immediatamente disponibili a lavorare’. I primi sono rappresentati da persone inattive che hanno cercato

un lavoro nelle ultime quattro settimane, ma non erano subito disponibili a lavorare nelle due settimane

successive. I secondi sono invece persone inattive che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro

settimane ma erano subito disponibili a lavorare nelle due settimane successive. In questa categoria

rientrano i cosiddetti scoraggiati, rappresentati da quelle persone che sono convinte di non potere trovare

1 Fonte: ISTAT, Rilevazione forse di lavoro 2 Il campione annuale utilizzato da ISTAT è composto da oltre 250 mila famiglie residenti in Italia (per un totale di circa 600 mila individui). L’universo di riferimento dell’indagine è costituito dai componenti delle famiglie residenti, con l’esclusione dei membri permanenti di convivenze (istituti religioni, caserme, ecc.)

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lavoro perché pensano di essere troppo giovani o troppo vecchi, di non avere professionalità richieste o più

semplicemente perché ritengono non esistano occasioni di impiego nel mercato del lavoro locale.

Gli altri inattivi, che rappresentano la quota più numerosa (666,3 mila, pari al 15,1%), sono invece costituiti

da coloro che non hanno cercato un lavoro attivamente nelle settimane precedenti all’intervista ma sono

disponibili a lavorare e dalle persone che non hanno cercato lavoro e non sono disponibili a lavorare.

I diagrammi che seguono rappresentano la composizione della popolazione residente dell’Emilia-Romagna

nel primo trimestre 2017 secondo le categorie descritte in precedenza e la variazione intercorsa per ciascun

gruppo nel breve periodo (rispetto al I trimestre 2016) e lungo periodo (rispetto al I trimestre 2008).

Figura 1 – La fotografia del mercato del lavoro in Emilia-Romagna nel I trimestre 2017 (valori assoluti e quote % sul totale della popolazione residente)

Rispetto al primo trimestre 2016, nei primi mesi del 2017 prosegue la crescita degli occupati (46,6 mila in

più) e la contrazione delle persone in cerca di occupazione (-26,7 mila), che segue la contrazione già

verificatasi nel 2015 dopo i valori di picco del biennio 2013-14. La crescita degli occupati è interamente

determinata dall’aumento dei dipendenti.

La crescita dell’occupazione è rilevante e riesce così ad assorbire non solo l’aumento degli attivi (+19,9mila,

pari a +0,9%), ma anche a ridurre il numero delle persone in cerca di occupazione. Si riducono gli inattivi, in

particolare la quota in età lavorativa (-17,9 mila persone), comprese le forze di lavoro potenziali.

Rispetto al 2008 (considerato come anno pre-crisi), alla crescita della popolazione residente è corrisposto

l’aumento sia delle forze di lavoro (+5,8%), che della quota di popolazione inattiva (+5,3%). Gli occupati, che

già nel 2016 avevano raggiunto e superato il livello di otto anni prima, consolidano il trend positivo (+37,6

mila rispetto al I trimestre 2008). Le persone in cerca di occupazione, sebbene in calo, restano ancora al di

sopra del livello pre-crisi (+78,6mila rispetto al I trimestre 2008). All’interno della parte inattiva della

popolazione, invece, è cresciuta maggiormente la componente in età non lavorativa. Tra gli inattivi di 15-64

anni, infine, si è assistito soprattutto ad una crescita del numero delle forze di lavoro potenziali e, tra

queste, dei cosiddetti scoraggiati.

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Figura 2 – La dinamica del mercato del lavoro in Emilia-Romagna I trimestre 2017/I trimestre 2016 (valori assoluti e variazioni %)

Figura 3 – La dinamica del mercato del lavoro in Emilia-Romagna I trimestre 2017/I trimestre 20083

(valori assoluti e variazioni %)

Allargando la visuale all’intero territorio nazionale, i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’ISTAT

indicano un miglioramento delle variabili del mercato del lavoro anche relativamente al Nord Est, seppur

ad un ritmo più lento rispetto all’Emilia-Romagna, mentre a livello nazionale il quadro complessivo risulta

più sfaccettato.

3 Si ricorda che a partire dalle stime del 2010 sono compresi i comuni della Valmarecchia, transitati dalla regione Marche alla regione Emilia-Romagna.

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Nel Nord Est l’occupazione cresce per il quinto trimestre su base tendenziale. Per la prima volta il numero

di occupati supera i livelli pre-crisi economica a parità di periodo dell’anno: 5.051 mila nel primo trimestre

2017 contro i 5.025mila del primo trimestre 2008 (+0,5%), grazie al significativo incremento rispetto al

primo trimestre 2016 (+2,3%). Contemporaneamente continua a calare il numero di persone in cerca di

occupazione (nono trimestre di fila): -7,7% rispetto al primo trimestre 2016. Il valore assoluto dei

disoccupati rimane tuttavia significativamente al di sopra del livello del 2008 (+83,4%). Come per l’Emilia-

Romagna il numero degli attivi (+1,5% rispetto al primo trimestre 2016), segna il valore più elevato di

sempre, a fronte di una popolazione che risulta sostanzialmente stabile su base tendenziale (+0,1%).

Su scala nazionale i dati indicano una divergenza tra l’andamento crescente degli occupati da un lato e dei

disoccupati dall’altro. L’occupazione cresce su base tendenziale dell’1,5%. Pur trattandosi del dodicesimo

incremento consecutivo su base tendenziale, il numero totale di occupati non ha ancora raggiunto i livelli

pre-crisi: -0,6% rispetto al primo trimestre 2008. Diversamente dagli altri livelli territoriali, aumenta il

numero di disoccupati (per il terzo trimestre consecutivo): +1,7% rispetto al primo trimestre 2016.

Nonostante questa dinamica, l’incremento relativo dei disoccupati rispetto al 2008 (+81,2%), per quanto

consistente, rimane inferiore sia al Nord Est che all’Emilia-Romagna che comunque sono tra le aree più

dinamiche dell’intero Paese e dove pertanto l’effetto scoraggiamento nella ricerca di lavoro da parte delle

persone che ne sono prive è molto più contenuto (i tassi di attività della popolazione sono qui in effetti

molto più elevati della media nazionale). Come per gli altri livelli territoriali le forze di lavoro risultano in

aumento (+1,5% rispetto allo stesso periodo del 2016), pur in presenza di una popolazione stabile nella

numerosità.

Tabella 1 - Variabili sul mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord Est

(valori in migliaia e var.%)

Livello territoriale Variabile I trim. 2008 I trim. 2016 I trim. 2017 Var. % I

trim.2017 - I trim.2016

Var. % I trim.2017 - I trim.2008

Emilia-Romagna

Occupati 1.935 1.926 1.973 2,4% 2,0%

Disoccupati 69 175 148 -15,3% 113,0%

Attivi 2.005 2.101 2.121 1,0% 5,8%

Pop. 15 anni e oltre 3.648 3.821 3.825 0,1% 4,9%

Nord Est

Occupati 5.025 4.939 5.051 2,3% 0,5%

Disoccupati 198 393 363 -7,7% 83,4%

Attivi 5.222 5.332 5.414 1,5% 3,7%

Pop. 15 anni e oltre 9.599 9.964 9.970 0,1% 3,9%

Italia

Occupati 22.866 22.401 22.726 1,5% -0,6%

Disoccupati 1.731 3.087 3.138 1,7% 81,2%

Attivi 24.598 25.488 25.864 1,5% 5,1%

Pop. 15 anni e oltre 50.262 52.059 52.066 0,0% 3,6%

In un’ottica di medio-lungo periodo l’Emilia-Romagna si conferma una regione attrattiva relativamente agli

altri livelli territoriali: nel primo trimestre 2017, a distanza di nove anni, la regione sperimenta un aumento

della popolazione (+4,9%) superiore sia al livello nazionale (+3,6%), che a quello della macro-area di

riferimento (+3,9%), grazie in particolare ad un saldo migratorio ampiamente positivo. La difficile

congiuntura economica di questi anni ha reso difficoltoso l’assorbimento nel mercato del lavoro regionale

della nuova forza lavoro disponibile. Se da un lato l’occupazione ha mostrato segni di resilienza (già nel

corso del 2016 l’Emilia-Romagna ha recuperato l’intero stock di occupati del 2008), il numero delle persone

in cerca di occupazione ha conosciuto un incremento esponenziale, raggiungendo livelli inediti rispetto agli

standard di tipo “fisiologico” tipici dell’Emilia-Romagna. Rispetto al primo trimestre del 2008, agli albori

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della crisi economica internazionale, l’Emilia-Romagna è passata da 69 mila a 148 mila disoccupati, facendo

segnare un incremento (+113,0%), superiore sia rispetto al Nord-Est (+83,4%) che all’Italia (+81,2%), pur se

in evidente calo, come sopra evidenziato, rispetto allo scorso anno.

2. Andamento degli indicatori del mercato del lavoro per livello territoriale e

genere

2.1 Tasso di attività 15-64 anni

Nel primo trimestre 2017 il tasso di attività in Emilia-Romagna si attesta al 73,5%, nettamente al di sopra

sia del valore nazionale (65,3%), che a quello del Nord-Est (71,6%). E’ un dato significativo, in quanto il più

elevato dal 2004 (anno di inizio della serie storica considerata), relativamente allo stesso trimestre

dell’anno. La variazione sul primo trimestre 2016 in Emilia-Romagna (+0,6 punti percentuale), è però

inferiore sia a quella del Nord-Est, che dell’ Italia (+1,1 per entrambe). In termini assoluti si registra un

incremento di 19,9mila persone attive, per una forza lavoro complessiva pari a 2.121mila persone (di

nuovo, valore record dal 2004, per quanto riguarda lo stesso trimestre).

La disamina per genere conferma un dato molto importante: l’incremento consistente della

partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che aumenta per il quinto trimestre consecutivo su base

tendenziale. L’incremento tendenziale del tasso di attività complessivo è infatti interamente imputabile alla

componente femminile (+1,2%), mentre quella maschile è leggermente in calo (-0,1%). L’effetto netto

consiste in una sensibile riduzione del gender gap (-1,3 punti percentuali). Il tasso di attività femminile

raggiunge il valore del 68,4%, il più elevato nell’arco degli ultimi 13 anni, nonché il più elevato tra tutte le

regioni italiane. Diversamente il tasso di attività maschile raggiunge nel primo trimestre 2017 il 78,6%, un

valore comunque inferiore a quello del primo trimestre 2008 (+80,4%).

L’aumento su base tendenziale della partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fattore rilevante

anche nel Nord Est ed a livello nazionale: rispetto al primo trimestre del 2016 il gender gap si riduce

rispettivamente di 2,3 e 0,6 punti percentuali.

In Italia si assiste per le donne ad una concomitante crescita dell’occupazione e della disoccupazione che si

spiega con un loro forte aumento nel mercato del lavoro retribuito, più intenso rispetto alla crescita dei

posti di lavoro che sono andate a ricoprire in questi anni. Nel primo trimestre 2008, in concomitanza con

l’avvio della crisi internazionale, le donne occupate in Italia erano 9,2milioni, mentre nel primo trimestre

2017, a distanza di otto anni, sono 9,5milioni, 358mila in più.

Tabella 2 – Tasso di attività 15-64 per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(dati trimestrali – tassi % e variazione in punti percentuali)

Maschi Femmine Totale Gender

gap

Emilia-Romagna

I trim. 2017 78,6 68,4 73,5 10,2

I trim. 2016 78,7 67,2 72,9 11,5

Var. in punti percentuali -0,1 1,2 0,6 -1,3

Nord Est

I trim. 2017 78,2 65,0 71,6 13,2

I trim. 2016 78,3 62,8 70,5 15,5

Var. in punti percentuali -0,1 2,2 1,1 -2,3

Italia

I trim. 2017 74,9 55,8 65,3 19,1

I trim. 2016 74,1 54,4 64,2 19,7

Var. in punti percentuali 0,8 1,4 1,1 -0,6

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L’andamento del tasso di attività nel medio-lungo periodo, fermi restando i differenti ordini di grandezza,

evidenzia un trend similare tra i diversi livelli territoriali. Fino alla fine del 2009, la fase più acuta della crisi

economica internazionale, i tassi di attività risultano in decremento soprattutto nel Nord-Est e in Emilia-

Romagna. Dopo una fase di assestamento, si assiste ad una risalita che, a partire dalla fine del 2012, in

particolare in Emilia-Romagna e nel Nord Est, ha lasciato spazio ad una fase più interlocutoria, senza un

trend evidente. Dai primi mesi del 2016 i valori del tasso sono tornati a crescere a tutti i livelli territoriali.

Il tasso di attività relativo ai Paesi della UE28 evidenzia una dinamica più lineare, mediamente inferiore a

quello regionale ma superiore al Nord Est, oscillando attorno alla soglia del 71% fino alla fine del 2011, per

poi aumentare gradualmente nel periodo più recente. Nel quarto trimestre del 2016 ha raggiunto un

valore del 73,1%, collocandosi in una posizione intermedia tra il Nord Est e l’Emilia-Romagna.

Figura 4 - Tasso di attività 15-64: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28

2.2 Tasso di occupazione 15-64 anni

Nel primo trimestre 2017 il tasso di occupazione regionale è al 68,3%, il valore più elevato dal primo

trimestre 2009 (68,9%) ed il più elevato tra tutte le regioni italiane a pari merito con il Trentino-Alto Adige.

Se il valore del tasso di occupazione pre-crisi non è ancora stato raggiunto (70,2% nel primo trimestre

2008), il numero complessivo degli occupati nel primo trimestre 2017, 1.973mila lavoratori, risulta il più

elevato in assoluto dal 2004 (anno di inizio della serie storica considerata), almeno relativamente allo

stesso periodo dell’anno. In altre parole lo stock di lavoratori pre-crisi è stato raggiunto e superato, non

altrettanto per il valore del tasso di occupazione, in conseguenza dell’aumento della popolazione

dell’Emilia-Romagna avvenuto in questi anni.

Rispetto al primo trimestre 2016 si registra un aumento di 1,6 punti percentuali, superiore sia al Nord Est

(+1,5%) che all’Italia (+0,9%). Quello del primo trimestre 2017 è il settimo incremento consecutivo su base

tendenziale del tasso di occupazione regionale.

Il recupero occupazionale risulta trainato da entrambi i generi, con una prevalenza dalla componente

femminile, la più dinamica dall’inizio del 2016. Il tasso di occupazione maschile evidenzia un tasso pari al

73,8% (+1,2 punti percentuali su base tendenziale), mentre quella femminile giunge al 62,8% (+1,9 punti

percentuali), determinando un decremento del gender gap (-0,7 punti percentuali). La dinamica di genere

risulta ancora più sbilanciata a favore della componente femminile nel Nord Est, con una conseguente più

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intensa contrazione del gender gap, -1,6 punti percentuali, mentre a livello nazionale l’aumento

occupazionale risulta equamente distribuito tra i sessi (+0,9 punti percentuali per entrambi).

Si segnala che in Italia il tasso di occupazione è in crescita su base tendenziale da dodici trimestri

consecutivi (dal I trimestre 2014), mentre nel Nord Est ed in Emilia-Romagna la tendenza è meno netta,

ricordando tuttavia che la performance della regione è strutturalmente migliore rispetto a tutti gli altri

livelli territoriali (UE28 compresa).

Tabella 3 – Tasso di occupazione 15-64 per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(dati trimestrali – tassi % e variazione in punti percentuali)

Maschi Femmine Totale Gender

gap

Emilia-Romagna

I trim. 2017 73,8 62,8 68,3 11,0

I trim. 2016 72,6 60,9 66,7 11,7

Var. in punti percentuali 1,2 1,9 1,6 -0,7

Nord Est

I trim. 2017 73,9 59,5 66,7 14,4

I trim. 2016 73,2 57,2 65,2 16,0

Var. in punti percentuali 0,7 2,3 1,5 -1,6

Italia

I trim. 2017 66,2 48,2 57,2 18,0

I trim. 2016 65,3 47,3 56,3 18,0

Var. in punti percentuali 0,9 0,9 0,9 0,0

La serie storica dei dati trimestrali dal primo trimestre 2008 evidenzia la naturale correlazione tra il livello

dell’occupazione e lo stato di salute dell’economia nel suo complesso. I tassi occupazionali subiscono un

brusco decremento a partire dalla metà del 2008 in corrispondenza con il deterioramento della congiuntura

internazionale. I valori continuano a scendere per tutto il 2009 per poi sperimentare un lieve recupero già

nel corso 2010, in particolare in Emilia-Romagna e nel Nord Est. Il tentativo di “rimbalzo” si esaurisce a

metà del 2011, quando si delinea un nuovo trend discendente.

Ad inizio 2014 il tasso di occupazione 15-64 anni è ai minimi dell’ultimo decennio per tutti e tre i livelli

territoriali, UE28 esclusa. Il tasso di occupazione della UE28, infatti, mostra un graduale incremento già a

partire dagli inizi del 2013. Nel corso dell’ultimo biennio si registra un significativo recupero nei valori

occupazionali a tutti i livelli territoriali.

Figura 5 - Tasso di occupazione 15-64: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28

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2.3 Tasso di disoccupazione

Nel primo trimestre 2017 il tasso di disoccupazione diminuisce rispetto allo stesso periodo del 2016, in

Emilia-Romagna e nel Nord-Est, mentre rimane costante a livello nazionale.

In Emilia-Romagna si contano 148,1mila persone in cerca di lavoro, con una contrazione di ben 26,7mila

persone rispetto al primo trimestre 2016 (-15,3%), la più consistente in termini assoluti degli ultimi dieci

anni. Il tasso di disoccupazione è sceso al 7,0%, in calo di 1,3 punti percentuali, il valore più basso dal

primo trimestre 2011. Si tratta del settimo calo consecutivo su base tendenziale. A livello regionale un dato

inferiore lo si rileva unicamente in Trentino-Alto Adige (5,4%, tabella 5).

La dinamica di genere registra andamenti concordi: il tasso di disoccupazione maschile scende al 6,0% (dal

7,5% nel primo trimestre 2016), mentre quello femminile all’ 8,2% (dal 9,3%). Il gender gap in conseguenza

aumenta di 0,4 punti percentuali.

Nel Nord-Est il tasso di disoccupazione è al 6,7%, rispetto al 7,4% del primo trimestre 2016 (settimo calo

consecutivo su base tendenziale). Il decremento è trainato sia dalla componente maschile: -0,9 punti

percentuali, che femminile: -0,5 punti percentuali. Il gender gap si allarga dunque di 0,4 punti percentuali.

A livello nazionale il tasso di disoccupazione risulta stabile al 12,1%, dopo due trimestri consecutivi in

aumento, sempre su base tendenziale. La dinamica di genere è tuttavia discorde. Il tasso di disoccupazione

femminile è infatti in aumento di 0,4 punti percentuali, mentre quello maschile in contrazione di 0,3. Ne

consegue un incremento del gender gap di 0,7 punti percentuali.

Tabella 4 – Tasso di disoccupazione per genere: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(dati trimestrali – tassi % e variazione in punti percentuali)

Maschi Femmine Totale Gender gap

Emilia-Romagna

I trim. 2017 6,0 8,2 7,0 2,2

I trim. 2016 7,5 9,3 8,3 1,8

Var. in punti percentuali -1,5 -1,1 -1,3 0,4

Nord Est

I trim. 2017 5,4 8,3 6,7 2,9

I trim. 2016 6,3 8,8 7,4 2,5

Var. in punti percentuali -0,9 -0,5 -0,7 0,4

Italia

I trim. 2017 11,2 13,3 12,1 2,1

I trim. 2016 11,5 12,9 12,1 1,4

Var. in punti percentuali -0,3 0,4 0,0 0,7

In un orizzonte di medio-lungo periodo, dopo una riduzione della disoccupazione ai vari livelli territoriali

sperimentata fino alla prima metà del 2008, si assiste, in corrispondenza con l’intensificarsi della crisi

economica internazionale, ad una rapida inversione di tendenza che, al netto di una lieve pausa tra la metà

del 2010 e del 2011, è arrivata fino alla prima parte del 2014.

Italia e UE28 mostrano valori del tasso di disoccupazione strutturalmente superiori agli altri due livelli

territoriali, avendo oltrepassato la soglia del 10% già a partire dai primi mesi del 2012. Se fino a quel

momento la UE28 aveva evidenziato livelli sempre superiori all’Italia, a partire dalla fine del 2012 la

situazione si inverte e il tasso di disoccupazione europeo evidenzia una traiettoria di graduale contrazione,

che lo riporta nel secondo trimestre del 2015 sotto la soglia del 10%.

Emilia-Romagna e Nord Est registrano tassi di disoccupazione molto simili, inferiori sia al valor medio

italiano che europeo (nonostante il recente recupero). Nel primo trimestre 2017 l’inversione di tendenza in

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atto dalla metà del 2014 sembra confermarsi e anzi rinforzarsi, anche se i valori rimangono sensibilmente

superiori rispetto a quelli antecedenti la crisi economica.

Figura 6 - Tasso di disoccupazione: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia, UE28

Assumendo come riferimento le altre regioni del Nord italia e la Toscana, l’Emilia-Romagna si colloca su

posizioni di vertice. E’ prima per tasso di partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, sia nel

primo trimestre 2017 (tasso di attività: +73,5%), che nell’anno intercorso tra Aprile 2016 e Marzo 2017

(+73,8%), sopravanzando anche regioni virtuose come Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. In termini di

tasso di disoccupazione è proprio il Trentino AA a primeggiare, unica regione con valori inferiori alla soglia

del 6%. L’Emilia-Romagna si colloca al secondo posto per quanto riguarda il valore riferito all’anno mobile

(6,6%), mentre con il 7,0% relativo al primo trimestre 2017, è preceduta dal Veneto (+6,7%) e dal Friuli

Venezia Giulia (+6,9%). Per quanto riguarda l’occupazione Emilia-Romagna e Trentino AA sono al primo

posto con un tasso per entrambe pari a +68,3% nel primo trimestre 2017, mentre nell’anno mobile il

Trentino è primo con il 69,3%.

Tabella 5 – Indicatori del mercato del lavoro in Emilia-Romagna a confronto con le altre regioni del Nord e la Toscana

(valori%, I trimestre 2017 e Anno Mobile = valore medio degli indicatori tra Aprile 2016 e Marzo 2017)

Tasso di attività

Tasso di occupazione

Tasso di disoccupazione

15-64 anni 15-64 anni 15 anni e oltre

I trimestre

2017 Anno

Mobile* I trimestre

2017 Anno

Mobile* I trimestre

2017 Anno

Mobile*

Piemonte 71,2 71,5 63,7 64,5 10,3 9,5 Valle d'Aosta 73,2 72,7 66,9 66,5 8,5 8,5 Liguria 68,7 69,1 61,2 62,3 10,7 9,7 Lombardia 72,6 71,9 67,5 66,6 7,0 7,2 Trentino AA 72,2 73,1 68,3 69,3 5,4 5,1 Veneto 70,2 70,0 65,3 65,2 6,7 6,7 FVG 69,9 70,2 64,9 64,8 6,9 7,5 Emilia-Romagna 73,5 73,8 68,3 68,8 7,0 6,6 Toscana 72,5 72,6 65,8 65,8 9,1 9,2

* valore medio degli indicatori tra Aprile 2016 e Marzo 2017

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2.4 Occupati per macro-settore di attività economica

Nel primo trimestre 2017 l’Emilia-Romagna sperimenta il sesto incremento occupazionale consecutivo su

base tendenziale, pari a 46,6mila occupati in più rispetto al primo trimestre 2016 (+2,4%). Il Nord Est fa

segnare un aumento del +2,3%, l’Italia dell’ 1,5%.

L’incremento dell’occupazione interessa principalmente il settore del Terziario (+4,4%, pari a 55mila posti

di lavoro, rispetto al primo trimestre del 2016), che mette a segno il sesto incremento consecutivo su base

tendenziale.

Per il secondo trimestre consecutivo cala l’occupazione nell’Industria in senso stretto, rispetto allo stesso

periodo dell’anno precedente. Si contano circa 14mila occupati in meno (-2,8%), un dato coerente del resto

con il ricorso ancora significativo alla cassa integrazione (si veda paragrafo 4) ed in generale con la presenza

di crisi aziendali tuttora in corso.

Si segnala una crescita significativa dell’Agricoltura (+6,9%), ancorché riferita ad un comparto di dimensioni

contenute, che pesa il 4,0% sull’occupazione totale. Si tratta del settimo incremento consecutivo su base

tendenziale.

Dopo tre trimestri consecutivi di decremento occupazionale su base tendenziale, il settore delle Costruzioni

mette a segno un incremento, ancorché di lieve entità (+1,2%, pari a circa 1,2mila occupati). Nei prossimi

mesi si capirà se si è trattato di un aumento saltuario o se invece è possibile considerare esaurita

l’emorragia occupazionale che ha contraddistinto questo settore negli ultimi anni.

Il Nord Est si caratterizza rispetto all’Emilia-Romagna, per un decremento più contenuto di occupazione

manifatturiera (-1,3%) e contestualmente per una perdita più significativa di occupazione nel settore

Costruzioni (-5,5%).

Il livello nazionale si caratterizza per una minore variabilità tra i diversi settori, tutti peraltro in crescita su

base tendenziale. Diversamente da Emilia-Romagna e Nord Est cresce anche l’Industria in senso stretto

(+0,5%).

Tabella 6 – Occupati per macro-settore di attività economica: confronto Emilia-Romagna, Nord Est, Italia (dati

trimestrali – valori in migliaia e var. %)

Agricoltura Industria in

senso stretto

Costruzioni Terziario Totale

Economia

Emilia-Romagna

I trim. 2017 77 484 107 1.305 1.973 I trim. 2016 72 498 106 1.250 1.926 Var.% I trim.2017 - I trim.2016

6,9% -2,8% 1,2% 4,4% 2,4%

Nord Est

I trim. 2017 190 1.285 274 3.301 5.050 I trim. 2016 182 1.302 290 3.165 4.939

Var.% I trim.2017 - I trim.2016

4,4% -1,3% -5,5% 4,3% 2,3%

Italia

I trim. 2017 828 4.482 1.411 16.005 22.727

I trim. 2016 817 4.462 1.402 15.720 22.401

Var.% I trim.2017 - I trim.2016

1,3% 0,5% 0,6% 1,8% 1,5%

Nel medio periodo il settore dell’Agricoltura sperimenta a tutti i livelli territoriali un calo visibile nel numero

di occupati che prescinde anche dalla crisi economica internazionale, trattandosi di un settore con

caratteristiche tendenzialmente anticicliche. A partire dalla seconda metà del 2014 la dinamica

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occupazionale appare tuttavia in recupero a tutti i livelli territoriali, definendo un trend al rialzo che va

consolidandosi trimestre dopo trimestre, con particolare vigore in Emilia-Romagna. Rispetto al primo

trimestre 2008 il settore ha perso in Emilia-Romagna il 4,6% degli occupati, mentre nel Nord Est ed in Italia

ha recuperato gli stessi livelli occupazionali.

Figura 7 – Occupati in Agricoltura: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)

Nel primo trimestre 2017, per il secondo trimestre consecutivo, l’occupazione manifatturiera si riduce su

base tendenziale, confermando l’andamento altalenante in atto nel corso del 2016. Nel medio-lungo

periodo l’Emilia-Romagna mostra il grado maggiore di reattività al ciclo economico con una riduzione più

accentuata di occupazione manifatturiera nella fase iniziale della crisi e un rimbalzo più evidente nel

biennio 2010-11. A partire dall’inizio del 2014 la regione evidenzia un andamento più positivo rispetto agli

altri livelli territoriali, fino alla situazione interlocutoria del 2016, che ancora va protraendosi. Nel primo

trimestre 2017 gli occupati totali sono circa 40mila in meno rispetto al primo trimestre 2008 (-7,7%, contro

-6,1% del Nord Est e -7,5% in Italia).

Figura 8 – Occupati nell’Industria in senso stretto: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia

(numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)

Il settore delle Costruzioni ha risentito più di tutti gli altri dell’inversione del ciclo economico internazionale

a partire dal 2008, avendo vissuto fino a quel momento una fase di vero e proprio boom produttivo. In

questo settore l’Emilia-Romagna mette in luce una dinamica con una più elevata variabilità rispetto agli altri

due livelli territoriali. Ad una maggior espansione pre-crisi (30% di occupati in più a fine 2008 rispetto

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all’inizio del 2004), è corrisposto un decremento del numero degli occupati più intenso negli anni successivi,

almeno fino alla fine del 2011 (-34%, oltre 50 mila occupati in meno, nei tre anni tra la fine del 2008 e del

2011). Da quel momento si è verificato un recupero sugli altri livelli territoriali che si è interrotto

bruscamente a partire dalla fine del 2014. Nel biennio 2015-16 il settore ha continuato a perdere

occupazione, toccando i valori assoluti più bassi nell’ambito dell’ultimo decennio. Rispetto al primo

trimestre 2008 il settore ha perso in Emilia-Romagna il 21,0% degli occupati, nel Nord Est il 31,1%, in Italia il

26,3%.

Figura 9 – Occupati nelle Costruzioni: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia (numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)

Il Terziario rappresenta il settore nel quale tutti e tre i livelli territoriali registrano l’incremento di

occupazione più consistente, in termini assoluti, nell’ambito degli ultimi dieci anni. Il processo di

“terziarizzazione” dell’economia rappresenta del resto il fenomeno di riallocazione della manodopera più

appariscente all’interno dei sistemi economici avanzati negli ultimi decenni. L’incremento occupazionale

sembra peraltro aver accelerato a partire dalla seconda metà del 2015, relativamente a tutti i livelli

territoriali, in primis in Emilia-Romagna. Nel primo trimestre del 2017 in Emilia-Romagna si contano circa

110mila occupati in più rispetto allo stesso periodo del 2008 (+9,2% in regione, +7,6% nel Nord Est, +4,8%

in Italia).

Figura 10 – Occupati nel terziario: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia (numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)

Nel medio-lungo periodo l’andamento dell’occupazione del sistema economico nella sua interezza lascia

intravedere il tipico profilo a “W” del tipo double dip recession. I segnali positivi giunti nei recenti trimestri,

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in particolare in Emilia-Romagna, lasciano sperare di potersi lasciare definitivamente alle spalle gli ultimi

lunghi anni di difficile congiuntura economica. Mentre Emilia-Romagna e Nord Est hanno recuperato i livelli

occupazionali del primo trimestre 2008 (rispettivamente +1,9% e +0,5%), l’occupazione complessiva a

livello nazionale risulta ancora (di poco) al di sotto (- 0,6%).

Figura 11 – Occupati nel complesso del sistema economico: dinamica trimestrale in Emilia-Romagna, Nord Est, Italia (numero indice con base 100 al I trim. 2005, media mobile su valori trimestrali)

3. Ammortizzatori sociali

3.1 Cassa Integrazione Guadagni: Ordinaria – Straordinaria – trattamenti in Deroga

Nel primo trimestre 2017 si contano complessivamente 9.536.171 ore autorizzate, equivalenti a 5.298

unità di lavoro4, di cui il 29,4% competono alla CIGO, il 59,0% alla CIGS ed il restante 11,5% ai trattamenti in

deroga.

Rispetto allo stesso periodo del 2016 si evidenzia un calo significativo di ore: oltre 3,6milioni di ore

autorizzate in meno (-27,6%). Si tratta di un dato importante considerato che l’ammontare di ore

autorizzate nel corso del 2016 era cresciuto rispetto al 2015, in tutti i trimestri ad eccezione del terzo.

La contrazione dipende soprattutto dalla CIGS (-35,4%, pari ad oltre 3 milioni di ore in meno), anche se in

termini percentuali il decremento più significativo spetta ai trattamenti in deroga (-49,4%, pari ad oltre un

milione di ore). In controtendenza la CIGO (+22,2% pari a circa 510mila ore in più).

Per quanto riguarda il tasso di utilizzo delle ore autorizzate, l’INPS evidenzia una contrazione a livello

nazionale: il tiraggio totale nei primi due mesi del 2017 scende al 19,8% del monte ore autorizzate nello

stesso periodo, dal 28,0% del 2016 e 33,8% del 2015.

Si segnala tuttavia che l’analisi dei dati in serie storica può offrire solo indicazioni di massima e va dunque

approcciata con cautela. I dati relativi alla fruizione delle integrazioni salariali degli ultimi anni non sono

4 La stima delle unità standard di lavoro è ottenuta dividendo il totale delle ore per 1.800, pari al numero di ore medie lavorate a tempo pieno in un anno.

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infatti agevolmente confrontabili in quanto risentono delle modifiche sostanziali e procedurali introdotte

dalla riforma globale di tale istituto5 (INPS, Report mensile aprile 2017).

Tabella 7 - Ore autorizzate di CIG in Emilia-Romagna, valori assoluti e var. percentuale

(periodo I trim. 2015 – I trim. 2017)

CIG I trim. 2015 I trim. 2016 I trim. 2017 Var.% I trim. 2017 -

I trim. 2016 Var.% I trim. 2017 - I

trim. 2015

Ordinaria 2.426.203 2.296.848 2.806.989 22,2% 15,7%

Straordinaria 8.158.400 8.707.953 5.629.621 -35,4% -31,0%

Deroga 661.246 2.172.614 1.099.561 -49,4% 66,3%

Totale 11.245.849 13.177.415 9.536.171 -27,6% -15,2%

L’analisi di medio-lungo periodo dei dati trimestrali evidenzia nelle fasi iniziali della crisi economica una

crescita esponenziale delle ore autorizzate. Circostanze tanto emergenziali hanno evidentemente indotto il

sistema produttivo ad attivare tutte le forme di ammortizzatori sociali disponibili, compresa quella “in

deroga” pensata appositamente dal legislatore per offrire una protezione a quell’ampia gamma di imprese

e di lavoratori che non avevano i requisiti (tipicamente dimensionali e contrattuali) per poter accedere a

CIGO e CIGS.

A partire dal terzo trimestre del 2009 il monte ore legato alla CIGO mostra una brusca inversione di

tendenza: lo strumento, pensato per momenti temporanei di difficoltà, non risultava evidentemente

adeguato al livello di criticità prodotto dalla crisi economica. Contestualmente, infatti, aumenta il ricorso

alla CIGS e ai trattamenti in deroga che, dopo un relativo rallentamento nel corso del 2011, registrano un

nuovo aumento nel biennio 2012-2013. Il 2014 evidenzia un calo negli ordini di grandezza segnando una

nuova inversione di tendenza che va rafforzandosi nel corso del 2015.

Nel corso del 2016 si è registrato un nuovo incremento tendenziale delle ore autorizzate complessive, che

però si è esaurito nel primo trimestre 2017, quando il monte ore è risultato in contrazione rispetto allo

stesso periodo del 2016.

I prossimi mesi diranno se la tendenza alla riduzione delle ore tornerà a consolidarsi.

5 Il d. lgs. 148/2015 ha introdotto importanti novità in materia di integrazioni salariali sia per le aziende che per i lavoratori. Per quanto riguarda le aziende: -Introduzione di un nuovo concetto di unità produttiva; -Modifica circa la durata delle prestazioni: la durata massima complessiva dei trattamenti Ordinari e Straordinari non può superare i 24 mesi nel quinquennio mobile. Nel caso del settore edile la durata massima è di 30 mesi. Le ore di CIGO autorizzate non possono eccedere il limite di un terzo delle ore ordinarie lavorabili nel biennio mobile, con riferimento a tutti i lavoratori dell'unità produttiva mediamente occupati nel semestre precedente la domanda. Per quanto riguarda i lavoratori: -Nella platea dei beneficiari vengono inclusi anche gli apprendisti assunti con contratto di apprendistato professionalizzante; -Introduzione del requisito soggettivo dell'anzianità di effettivo lavoro, cioè, alla data di presentazione della domanda, il lavoratore deve aver maturato un'anzianità di almeno 90 giorni presso l'unità produttiva per la quale è richiesto il trattamento. Inoltre a partire dal 1° gennaio 2016 vengono abolite le commissioni provinciali per l’autorizzazione delle ore di CIGO; l’autorizzazione dei trattamenti ordinari viene disposta direttamente dalla Sede INPS territorialmente competente. Per quanto riguarda la CIGS a partire dal 1°gennaio 2016 viene esclusa come causale di autorizzazione la cessazione dell'attività produttiva dell'azienda o di un ramo di essa (INPS, Report mensile aprile 2017).

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Figura 12 – Ore autorizzate di CIG in Emilia-Romagna (media mobile su valori assoluti trimestrali, periodo I trim. 2008 – I trim. 2017)

La figura seguente mette in evidenza la distribuzione percentuale delle ore totali per macro-settore di

attività economica (in presenza di consistenze assolute che variano da trimestre a trimestre).

Nel primo trimestre 2017 la Manifattura ha attivato 5,3milioni di ore autorizzate (il 55,1% del totale),

l’Edilizia 1,4 milioni (il 14,1%), il Commercio 2,4milioni (il 25,4% del totale). Gli Altri settori hanno

movimentato 509mila ore (5,3% del totale).

Figura 13 – Ore autorizzate di CIG per macro-settore di attività economica in Emilia-Romagna (quote percentuali)

Rispetto al primo trimestre 2016, l’unico settore che registra un incremento di ore autorizzate, ancorché

molto significativo, è il Commercio: +290,9%, ovvero circa 1,8milioni di ore aggiuntive.

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Dopo 4 trimestri consecutivi di incremento su base tendenziale, cala il monte ore relativamente alla

Manifattura (-46,7%, circa -4,6milioni di ore in meno). In contrazione anche l’Edilizia (-23,1%, circa 405mila

ore in meno) e gli Altri settori (-45,9%, pari a -432mila ore).

Tabella 8- Ore autorizzate di cassa integrazione in Emilia-Romagna per settore (valori assoluti e variazione %)

Settore I trim. 2008 I trim. 2016 I trim. 2017 Var.% I trim. 2017 -

I trim. 2016 Var.% I trim. 2017 - I

trim. 2008

Manifattura 1.279.086 9.864.823 5.255.861 -46,7% 310,9%

Edilizia 575.993 1.751.427 1.346.050 -23,1% 133,7%

Commercio 21.399 620.468 2.425.373 290,9% 11234,0%

Altri settori 74.986 940.697 508.887 -45,9% 578,6%

Totale 1.951.464 13.177.415 9.536.171 -27,6% 388,7%

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3.2 Liste di Mobilità

Con la circolare n. 217 del 2016 l'Inps ha confermato che dal 1° gennaio 2017 l'istituto della mobilità

ordinaria cessa di esistere, così come stabilito dall'articolo 2, comma 71, della legge 92/2012 (meglio

conosciuta come legge “Fornero”), la quale ha introdotto, in tema di ammortizzatori sociali, una tutela

universale contro gli eventi che provocano la disoccupazione involontaria, la NASpI6, abolendo

contestualmente liste di mobilità, indennità di mobilità e il cosiddetto collocamento in mobilità.

Alla luce di questi cambiamenti di tipo normativo, nel primo trimestre 2017 non si registrano flussi di nuovi

inserimenti nelle liste di Mobilità.

A marzo 2017 si contano in tutto 16.133 iscrizioni, in evidente contrazione rispetto allo stesso periodo

dell’anno precedente (23.467 iscrizioni). Si tratta per il 61,4% di lavoratori e per il restante 38,6% di

lavoratrici.

Tabella 9 – Stock di iscrizioni nelle liste di Mobilità (collettiva e individuale) per genere in Emilia-Romagna (valori assoluti trimestrali, periodo I trim. 2016 – I trim.2017)

Stock (licenziamenti collettivi + individuale)

Maschi Femmine Totale

I-2016 14.352 9.115 23.467

II 13.707 8.566 22.273

III 12.885 8.014 20.899

IV 11.573 7.172 18.745

I-2017 9.898 6.235 16.133

3.3 Nuove prestazioni di disoccupazione 7

La recente riforma sul mercato del lavoro ha modificato il sistema degli ammortizzatori sociali,

introducendo nuovi strumenti (NASpI, ASdI, DIS-COLL). Tra questi, la Nuova Assicurazione Sociale per

l'Impiego (NASpI), istituita dall'art. 1 del decreto legislativo n.22/2015, sostituisce le precedenti prestazioni

di disoccupazione ASpI e MiniASpI in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono

verificati a decorrere dal 1° maggio 2015. È una prestazione erogata a favore dei lavoratori dipendenti che

abbiano perduto involontariamente l'occupazione8.

In regione nel primo trimestre 2017 le domande di prestazione NASpI sono state 26.446, il 7,2% del totale

nazionale (contro il 7,9% relativo all’intero 2016).

6 La Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI), che ha preso il posto di ASpI e mini-ASpI dal 1 maggio 2015, è rivolta a tutti i lavoratori dipendenti, compresi apprendisti, artisti e soci lavoratori di cooperativa con rapporto di lavoro subordinato, con esclusione dei dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni e degli operai agricoli (che mantengono la vecchia indennità). Cfr. Dlgs 148/2015, entrato in vigore il 24 settembre 2015. 7 Dati di fonte INPS, per approfondire http://www.inps.it/banchedatistatistiche/menu/cig/focus%20febbraio%202017.pdf 8 Sono coperti da tutela tutti i lavoratori dipendenti ad eccezione degli operai agricoli (coperti da specifica tutela) e i

lavoratori a tempo indeterminato della pubblica amministrazione. Il lavoratore che perde involontariamente il lavoro può beneficiare della prestazione se, in stato di disoccupazione, può far valere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione e almeno trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. La prestazione prevede una durata pari alla metà delle settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, non considerando i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a prestazioni di disoccupazione precedenti. La durata massima è di 24 mesi.

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Tabella 10 - Distribuzione regionale delle domande di prestazione ASpI – NASpI – MINI ASpI presentate

(dati provvisori INPS)

ASpI Mini ASpI NASpI* Totale

2015 34.598 11.838 108.722 155.158

2016 35 16 140.691 140.742

2017 – primo trimestre 2 2 26.446 26.450

*Da maggio 2015 è entrata in vigore la "Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego" (NASpI), che sostituisce le indennità di disoccupazione ASpI e mini ASpI. Pertanto le domande di prestazione di disoccupazione involontaria che si riferiscono a rapporti di lavoro con data di cessazione entro il 30 aprile 2015 continuano ad essere classificate come ASpI o mini ASpI, mentre le domande che si riferiscono a rapporti di lavoro cessati a partire dal 1⁰ maggio 2015 sono classificate come NASpI.

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Allegato statistico

Tabella 11 - Variabili sul mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord-Est

(valori assoluti e var.%)

Emilia-Romagna Var. 2017 su 2016 Var. % 2017 su 2016

I trim. 2015 I trim. 2016 I trim. 2017 Var. Var. % Italia Nord-Est

Forza lavoro 2.076.190 2.100.936 2.120.848 +19.912 +0,9% +1,5% +1,5%

Occupati 1.891.421 1.926.122 1.972.760 +46.638 +2,4% +1,5% +2,3%

Persone in cerca di occupazione 184.769 174.814 148.088 -26.726 -15,3% +1,7% -7,7%

Non forze di lavoro 2.347.258 2.318.944 2.299.422 -19.522 -0,8% -1,4% -1,5%

Inattivi in età lavorativa 780.395 755.601 738.503 -17.098 -2,3% -3,4% -3,9%

Inattivi in età non lavorativa (<15 e >64)

1.566.864 1.563.344 1.560.919 -2.425 -0,2% +0,0% -0,1%

Tabella 12 - Indicatori mercato del lavoro in Emilia-Romagna e confronto con Italia e Nord-Est

(tassi % e variazioni in punti percentuali)

Emilia-Romagna Italia Nord Est

I trim. 2015

I trim. 2016

I trim. 2017

Var. in punti perc.

I trim. 2017

Var. in punti perc.

I trim. 2017

Var. in punti perc.

Tasso di attività (15-64 anni)

72,1 72,9 73,5 +0,6 65,3 +1,1 71,6 +1,1

Tasso di occupazione (15-64 anni)

65,5 66,7 68,3 +1,6 57,2 +0,9 66,7 +1,5

Tasso di disoccupazione (15 anni e oltre)

8,9 8,3 7,0 -1,3 12,1 +0,0 6,7 -0,7

Tabella 13 - Numero di occupati per settore in Emilia-Romagna

(valori assoluti e var.%)

Emilia-Romagna Var. 2017 su 2016

I trim.2015 I trim. 2016 I trim. 2017 Var. Var. %

Agricoltura 63.568 72.099 76.639 +4.540 +6,3%

Industria in senso stretto 512.962 497.949 483.832 -14.117 -2,8%

Costruzioni 99.438 105.766 107.011 +1.245 +1,2%

Terziario 1.215.452 1.250.308 1.305.278 +54.970 +4,4%

di cui Commercio, alberghi e ristoranti

385.947 360.047 382.170 +22.123 +6,1%

di cui Altre attività di servizi

829.505 890.262 923.108 +32.846 +3,7%

Totale economia 1.891.421 1.926.123 1.972.760 +46.637 +2,4%

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Tabella 14 –Popolazione per condizione professionale ed indicatori del mercato del lavoro in Emilia-Romagna – media ultimi 12 mesi

(valori assoluti, tassi percentuali e variazioni % tendenziali)

Occupati Persone

in cerca di lavoro

Forze di lavoro

Popolazione 15 anni e

oltre

Tasso di attività

15-64 anni

Tasso di occupazione 15-64 anni

Tasso di

disoccupazione

Media ultimi 12 mesi*

1.978.800 140.088 2.118.888 3.823.885 73,8 68,8 6,6

Var. tendenziale +51.807 -18.292 +33.515 +3.401 +1,1 +1,8 -1,0

Var. tendenziale % +2,7% -11,5% +1,6% +0,1%

* valore medio degli indicatori tra Aprile 2016 e Marzo 2017

Tabella 15 - Numero di occupati – lavoro dipendente/indipendente

(valori assoluti e var.%)

Emilia-Romagna Var. 2017 su 2016

I trim. 2015 I trim. 2016 I trim. 2017 Var. Var. %

Dipendenti 1.440.069 1.464.855 1.518.260 +53.405 +3,6%

Indipendenti 451.352 461.268 454.499 -6.769 -1,5%

Totale 1.891.421 1.926.123 1.972.760 +46.637 +2,4%

Tabella 16 – Serie storica - Popolazione per condizione professionale ed indicatori del mercato del lavoro in Emilia-Romagna

(valori assoluti e tassi percentuali)

Occupati

Persone in cerca di lavoro

Forze di lavoro

Popolazione 15 anni e oltre

Tasso di attività

15-64 anni

Tasso di occupazione 15-64 anni

Tasso di

disoccupazione

2014

I° trim. 1.870.946 198.869 2.069.816 3.811.456 71,9 64,8 9,6

II° trim. 1.928.754 157.871 2.086.625 3.815.811 72,6 66,9 7,6

III° trim. 1.929.040 151.550 2.080.589 3.817.502 72,3 66,9 7,3

IV° trim. 1.917.113 184.816 2.101.929 3.818.834 72,9 66,3 8,8

2015

I° trim. 1.891.421 184.769 2.076.190 3.819.215 72,1 65,5 8,9

II° trim. 1.921.574 159.926 2.081.500 3.820.491 72,6 66,9 7,7

III° trim. 1.926.679 139.168 2.065.847 3.820.475 72,1 67,1 6,7

IV° trim. 1.933.599 159.610 2.093.209 3.819.979 73,0 67,3 7,6

2016

I° trim. 1.926.122 174.814 2.100.936 3.820.993 72,9 66,7 8,3

II° trim. 1.979.171 143.725 2.122.896 3.823.116 73,9 68,8 6,8

III° trim. 1.973.959 127.800 2.101.759 3.823.568 73,4 68,9 6,1

IV° trim. 1.989.310 140.737 2.130.047 3.823.806 74,2 69,2 6,6

I° trim. 2017 1.972.760 148.088 2.120.848 3.825.050 73,5 68,3 7,0

Media 2014 1.911.463 173.277 2.084.740 3.815.901 72,4 66,3 8,3

Media 2015 1.918.318 160.868 2.079.187 3.820.040 72,4 66,7 7,7

Media 2016 1.967.141 146.769 2.113.910 3.822.871 73,6 68,4 6,9

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Glossario

Ammortizzatori sociali: misure di sostegno al reddito di particolari categorie di lavoratori, finalizzate ad

attenuare l'impatto sociale di licenziamenti collettivi, disoccupazione, ristrutturazioni e riorganizzazioni,

crisi aziendali, sospensioni dal lavoro. Vedi anche le voci: CIG - Cassa integrazione guadagni; Mobilità;

NASpI.

CIG - Cassa integrazione guadagni: cassa gestita dall'INPS che interviene a sostegno del reddito dei

lavoratori nei casi di riduzione parziale o totale dell'orario di lavoro da parte di un'impresa nelle circostanze

previste dalla legge.

Si distinguono tre forme di Cig:

ordinaria (CIGO). Si applica al settore industriale in caso di sospensione o contrazione dell’attività

produttiva per situazioni aziendali dovute a eventi temporanei e non imputabili all’imprenditore o ai

lavoratori o a situazioni temporanee di mercato;

straordinaria (CIGS). Si applica alle imprese in difficoltà in caso di ristrutturazione, riorganizzazione,

riconversione aziendale, crisi aziendale e nei casi di procedure concorsuali;

in deroga (CIGD). È un sostegno economico per operai, impiegati e quadri sospesi dal lavoro che non

hanno (o non hanno più) accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria. Sostiene

economicamente anche apprendisti, lavoratori interinali e a domicilio di aziende in CIGO e CIGS.

Recentemente, il Dlgs 148/2015 (uno dei decreti attuativi del Jobs Act) ha introdotto una semplificazione

delle procedure di autorizzazione per la Cassa integrazione ordinaria (CIGO) e la Cassa integrazione

straordinaria (CIGS), con l’introduzione del divieto di utilizzo in caso di cessazione definitiva dell’azienda e

l’estensione della sua applicazione agli apprendisti (apprendistato professionalizzante).

Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate.

Forze di lavoro potenziali: inattivi che non hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane, ma

sono subito disponibili a lavorare (entro due settimane); oppure cercano lavoro, ma non sono subito

disponibili a lavorare.

Inattivi: comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate

come occupate o in cerca di occupazione.

Mobilità: nel settore privato, si riferisce al licenziamento del lavoratore, con indennità economica

temporanea, ed inserimento dei lavoratori in liste speciali a cui i datori di lavoro possono ricorrere per

assunzioni a condizioni agevolate; nel settore pubblico, invece, si fa riferimento al trasferimento tra

amministrazioni ed enti pubblici (eccedenze, soppressione enti).

NASpI: La Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI) è una indennità mensile di disoccupazione,

istituita dall'art. 1 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, che sostituisce le precedenti prestazioni di

disoccupazione ASpI e MiniASpI in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati

a decorrere dal 1° maggio 2015. Si rivolge ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno

perduto involontariamente l'occupazione.

NEET: Acronimo di Neither in Employment, nor in Education or Training, sono le persone di età compresa

tra i 15 e i 34anni che non lavorano (sono, quindi, disoccupati o inattivi) e che non frequentano corsi

regolari d'istruzione o di formazione professionale (formal learning) nelle quattro settimane che precedono

l'intervista. Si fa riferimento esclusivamente all'istruzione scolastica/universitaria e ai corsi di formazione

professionale regionali di durata uguale o maggiore a sei mesi che consentono di ottenere una qualifica e ai

quali si accede solo se in possesso di un determinato titolo di studio.

Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:

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hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o

in natura;

hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano

abitualmente;

sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono

considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a

percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei

coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività.

I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.

Occupati dipendenti: occupati con un rapporto di lavoro dipendente. Sono compresi: dirigenti, direttivi -

quadri, impiegati o intermedi, operai, subalterni ed assimilati.

Occupati dipendenti a termine: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da

contratto, per il quale è espressamente indicato un termine di scadenza.

Occupati indipendenti: Coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di

subordinazione. Sono compresi: imprenditori; liberi professionisti, lavoratori autonomi, coadiuvanti

nell’azienda di un familiare (se prestano lavoro nell’impresa senza il corrispettivo di una retribuzione

contrattuale come dipendenti), soci di cooperativa, collaboratori (con e senza progetto) e prestatori

d’opera occasionali.

Occupati dipendenti permanenti: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da

contratto, per il quale non è definito alcun termine.

Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che:

hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la

settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due

settimane successive;

oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a

lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile

anticipare l’inizio del lavoro.

Scoraggiati: persone che ‘sono convinte di non potere trovare lavoro perché pensano di essere troppo

giovani o troppo vecchi, di non avere professionalità richieste o più semplicemente perché ritengono non

esistano occasioni di impiego nel mercato del lavoro locale’. Per l’individuazione degli scoraggiati, ISTAT

prende in considerazione le persone intervistate che alla domanda ‘Qual è il motivo principale per cui non

ha cercato un lavoro nelle 4 settimane dal…al…?’ rispondono ‘Ritiene di non riuscire a trovare lavoro’. A

livello regionale, gli scoraggiati sono approssimabili alla categoria di persone che ‘non cercano ma sono

immediatamente disponibili a lavorare’.

Tasso di attività: rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e la popolazione di 15 anni e più.

Tasso di inattività: rapporto tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente

popolazione di riferimento. La somma del tasso di inattività e del tasso di attività è pari al 100%.

Tasso di occupazione: rapporto tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

Tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di occupazione e le corrispondenti forze di lavoro.

Variazione tendenziale: variazione rispetto allo stesso mese (trimestre) dell’anno precedente.