Obiettivo Abruzzo verso “Europa 2020”...Il Progetto “Implementazione dell’Osservatorio...

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Quadro Socio-Economico 2008-2013 Obiettivo Abruzzo verso “Europa 2020” Quaderno n. 1

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Quadro Socio-Economico2008-2013

Obiettivo Abruzzoverso “Europa 2020”

Quaderno n. 1

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Quaderno n.1 Obiettivo Abruzzo verso “ Europa 2020” Quadro Socio-Economico 2008-2013Unioncamere Abruzzo per la realizzazione del presente lavoro, nell’ambito dell’obiettivo dello svolgimento del monitoraggio dei sistemi territoriali per lo sviluppo socio-economico della regione Abruzzo, ha attivato nel corso dell’anno 2013 un parte-nariato con il CRESA –Centro regionale di Studi e Ricerche Economico-sociali.Si autorizza la riproduzione, la diffusione e l’utilizzazione anche parziale del quaderno con l’obbligo della citazione della fonte.

Marzo 2014 - UNIONCAMERE ABRUZZO - Unione Regionale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura - Via Savini 50, 64100 Teramo

Tel. 0039 0861-335212-335277 - Fax 0039 0861 245648E-mail: [email protected] Sito web: http://www.unioncamereabruzzo.it

Sede di:1) Osservatorio regionale dell’Economia della Conoscenza e dello Sviluppo Imprenditoriale in Abruzzohttp://www.birtt.it e http://www.birtt.abruzzo.it

2) Osservatorio regionale dei Trasporti, delle Infrastrutture e della Logistica in Abruzzo http://www.trail.abruzzo.it

L’Unione regionale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura dell’Abruzzo (Unioncamere Abruz-zo) è l’organismo, costituto nel 1969 con sede a Teramo, che associa e rappresenta le Camere di Commercio di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo e quindi il sistema degli interessi generali delle imprese abruzzesi, svolgendo funzioni di supporto e di promozione dell’economia, coordinando i rapporti con la Regione Abruzzo e gli enti locali. La Giunta di Unioncamere Abruzzo è costituito dagli attuali Presidenti in carica delle Camere di Commercio di: Chieti (Dr. Silvio Di Lorenzo), L’Aquila (Dr. Lorenzo Santilli), Pescara (Dr. Daniele Becci) e Teramo (Dr. Giustino Di Carlantonio). L’assemblea consiliare è composta dai Presidenti e membri delle Giunte camerali di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo. Il Presidente pro-tempore di Unioncamere Abruzzo è il Dr. Giustino Di Carlantonio. Organo di Unioncamere è il Comitato dei Segretari Generali in carica delle Camere di Commercio di Chieti (Dr. ssa Paola Sabella),di L’Aquila (Dr.ssa Fausta Emilia Clementi), di Pescara (Dr. Roberto Pierantoni) e di Teramo (Dr. Giampiero Sardi). Il Dr. Giampiero Sardi è anche Segretario Generale di Unioncamere Abruzzo dal 1° dicembre 2005Il fondo di perequazione annualità 2011-2012 ha cofinanziato due progetti ad Unioncamere Abruzzo:- il Progetto Cod.262 “Implementazione dell’Osservatorio regionale dell’economia della conoscenza, monitoraggio dei

sistemi territoriali per lo sviluppo socio-economico della regione Abruzzo verso Europa 2020”- il Progetto Cod.263 “Sviluppo dei servizi intercamerali in Abruzzo per le imprese e i citadini con il coordinamento di

UNIONCAMERE Abruzzo”Direttore responsabile è il Dr. Giampiero Sardi.Referente Operativo/Coordinatore è il Dr. Giuseppe Di Donato.

Il presente Quaderno è pubblicato a colori sul portale www.birtt.it dell’Osservatorio Regionale dell’Economia della Conoscenza e dello Sviluppo Imprenditoriale.Potrà essere anche stampato previa citazione della fonte: UNIONCAMERE ABRUZZO/CRESA

Collana Quaderni di Unioncamere Abruzzo

I

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PREFAZIONE

Il Quaderno «Obiettivo Abruzzo verso “Europa 2020” – Quadro Socio-Economico 2008-2013» è il primo di una collana che Unioncamere Abruzzo intende sviluppare su argomenti e temi riguardanti il monitoraggio dei sistemi territoriali per lo sviluppo socio economico della regione Abruzzo anche nell’ambito degli Osservatori che sono stati attivati nel corso di questi ultimi anni e la cui scelta è stata rafforzata dal D.Lgs n. 23 del 15 febbraio 2010 che ha affidato alle Unioni regionali delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura presenti nelle regioni italiane , il compito istituzionale di attivare specifici osservatori dell’economia regionale. Tale attività rientra nel ruolo istituzionale che anche Unioncamere Abruzzo è chiamata a svolgere: rappresentare il sistema camerale regionale nei rapporti con la Regione Abruzzo e gli altri enti pubblici e privati di livello regionale, nazionale e internazionele, con il fine di salvaguardare gli interessi generali delle imprese abruzzesi.L’iniziativa di Unioncamere Abruzzo rientra nel quadro di una stretta volontà reciproca e sinergica con la Regione Abruzzo al fine di favorire ad ogni livello possibile lo sviluppo dell’economia regionale e del sistema imprenditoriale abruzzese, all’alba di una nuova programmazione per il periodo 2014-2020 di fondi strutturali comunitari. Infatti attraverso l’Autorità di gestione rappresentata dalla Regione Abruzzo è in fase di elaborazione la programmazione regionale per i fondi comunitari FESR, FSE, FEASR/PSR, FEAMP, inserita nella Politica di coesione e nella Strategia Europa 2020 dell’Unione Europea, finalizzata alla promozione della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nei territori dell’Unione Europea che, da Luglio 2013, è composta da 28 Paesi. Infatti Europa 2020 si prefigge alcuni obiettivi da raggiungere entro il 2020, quali :- l’occupazione con il 75% della popolazione di età compresa tra i 20 e 64 anni nella condizione di impiegati;- l’ Innovazione con l’obiettivo del raggiungimento di almeno il 3% del PIL dell’UE da investire in Ricerca & Sviluppo;- il cambiamento climatico per un clima “20/20/20”/energia con interventi mirati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica;- l’Istruzione con un tasso di abbandono scolastico che deve essere inferiore al 10% e con almeno il 40% di persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni ad aver completato una istruzione terziaria o equivalente;- la povertà con l’obiettivo di ridurla, puntando a sollevare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà o di esclusione.La Regione Abruzzo nel corso del 2013 ha attivato un percorso, con il coinvolgimento del partenariato economico-sociale finalizzato alla costruzione di una programmazione unitaria regionale 2014-2020 pur con specifici piani operativi (POR) nell’ambito dei fondi strutturali ed il fondo di coesione e sviluppo. Il presente lavoro vuole essere un contributo alla Regione Abruzzo, da parte del sistema camerale abruzzese, rappresentata da Unioncamere Abruzzo in collaborazione con il CRESA-Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali, istituito dalle Camere di commercio d’Abruzzo, delineando un quadro socio economico abruzzese per il periodo 2008-2013, al fine di facilitare la costruzione di una “seria” programmazione regionale come “Obiettivo Abruzzo verso Europa 2020” che, si auspica, possa permettere al sistema economico e produttivo regionale di superare la profonda crisi economica e globale di questi ultimi anni, risollevandosi verso la crescita e lo sviluppo.

Giustino Di Carlantonio (Presidente di UNIONCAMERE ABRUZZO)

III

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Prefazione

Presentazione 2

1. PROFILO SOCIO DEMOGRAFICO 3

1.1 Andamento demografico 3

1.2 Bilancio demografico 3

1.3 Popolazione per cittadinanza e classe di età 6

1.4 Conclusioni 10

2. ECONOMIA 11

2.1 Andamento generale 11

2.2 Andamento dei settori di attività economica 11

2.3 Andamento delle componenti del Pil 12

3. SISTEMA DELLE IMPRESE 15

3.1 Aspetti generali 15

3.2 Dinamiche settoriali 16Grafici dell’andamento delle imprese manifatturiere

abruzzesi del periodo 2009-2013 26

Imprese femminili, giovanili e straniere nel 2013 28

Servizi innovativi e tecnologici in Abruzzo 30

4. MERCATO DEL LAVORO 33

4.1 Situazione regionale 33

4.2 Situazione provinciale 35

5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI 39

5.1 Commercio internazionale 39

5.2 Investimenti diretti esteri 46L’internazionalizzazione delle imprese abruzzesi 50

INDICE DELLE TABELLE E DELLE FIGURE NEL TESTO 57

INDICE DELLE TABELLE E DELLE FIGURE FUORI TESTO 58

Progettazione e Impaginazione: Valerio TempestaAutori: Alberto Bazzucchi, Matilde Fiocco, Concettina Pascetta.Hanno contribuito: Antonio Mancini, Maurizio Tani

CRESA - Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico SocialiIstituito dalle Camere di Commercio d’AbruzzoTel. 0862 25335 - Fax 0862419951Sito web: www.cresa.it - e-mail: [email protected]

CRESAPresidente: Lorenzo Santilli

Consiglio di Amministrazione:Lorenzo Santilli Giustino Di Carlantonio Daniele Becci Silvio Di Lorenzo

Direttore Francesco Prosperococco

CONTENUTI

Quadro Socio-Economico

2008-2013

Obiettivo Abruzzo

verso “Europa 2020”

Quaderno n. 1

AbruzzoUn quadro

Socio-Economico2008-2013

1

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Il Progetto “Implementazione dell’Osservatorio Regionale dell’economia della conoscenza, monitoraggio dei sistemi territoriali per lo sviluppo socio economico della regione Abruzzo verso Europa 2020”, presentato e approvato a valere sul fondo di Perequazione 2011-2012 (cod. 262) è una delle testimonianze delle numerose iniziative attivate dal Sistema Camerale abruzzese nella sua interezza a favore del Sistema economico regionale, in particolare, nella sua componente imprenditoriale.Il partenariato attivato in tale occasione tra Unioncamere Abruzzo e il CRESA, oltre a rafforzare i legami e la co-makership tra i diversi istituti camerali regionali, ha consentito al progetto di arricchirsi di un’analisi del sistema socio economico regionale (profilo socio demografico, economia, sistema delle imprese, mercato del lavoro, commercio internazionale e investimenti diretti esteri) relativamente al periodo 2012-2013 e al confronto con l’anno pre-crisi finanziaria (2008).Il lavoro del CRESA “Abruzzo - Un quadro socio-economico 2008-2013” si offre come base di conoscenza utilizzabile dalla Regione Abruzzo per un’efficace programmazione degli interventi comunitari 2014-2020.

Francesco Prosperococco

PRESENTAZIONE

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1. DEMOGRAFIA1. PROFILO SOCIO DEMOGRAFICO1.1 Andamento demograficoI residenti in Abruzzo al 30 settembre 2013 sono 1.314.822 (dato Istat provvisorio). L’ultimo dato consolidato, relativo al 31 dicembre 2012, parla di 1.312.507 unità (di cui 675.118 donne, pari al 51,4%), con un incremento annuo pari allo 0,47%, di poco inferiore alla variazione media nazionale (0,49%) e nettamente superiore a quella meridionale (0,08%).Fig. 1.1 POPOLAZIONE RESIDENTE IN ABRUZZO. Anni 2001-2009 (val. assoluti)

A partire dall’inizio degli anni 2000 e fino al 2008 l’Abruzzo ha vissuto un periodo di intensa crescita demografica, superiore a quella media meridionale e nazionale, con impennate negli anni di entrata in vigore dei provvedimenti di regolarizzazione degli stranieri. Tra il 2009 e il 2010, per via degli effetti del sisma che ha colpito un’ampia porzione del territorio regionale, il numero dei residenti cresce con un ritmo meno brillante.

La contrazione demografica del 2011 è

riconducibile all’allineamento dei dati anagrafici di origine comunale a quelli censuari.Nel 2012 la provincia più popolosa è Chieti con 389.053 residenti (29,6% della popolazione regionale), seguita da Pescara con 315.725 (24,1%), Teramo con 306.955 (23,4%) e L’Aquila con 300.774 (22,9%). Tra il 2002 e il 2010 le province di Teramo e Pescara mostrano tassi di crescita superiori a quelli medi regionali, Chieti e L’Aquila decisamente inferiori. Nel 2011 le quattro province registrano un decremento e nel 2012 tornano a crescere: Teramo e Chieti dello 0,3%, Pescara dello 0,4% e L’Aquila, probabilmente per i flussi in ingresso connessi alla ricostruzione comportano post sisma, dello 0,9%.

1.2 Bilancio demograficoL’andamento demografico è determinato dall’interazione tra l’attitudine di una popolazione ad autorigenerarsi ed accrescersi (dinamica naturale) e la capacità del territorio di attrarre nuovi residenti (dinamica migratoria). In Abruzzo, come del resto in gran parte del territorio nazionale, la crescita demografica degli ultimi anni è determinata da flussi migratori positivi, riconducibili alle sempre maggiori esigenze di mobilità della popolazione connesse alla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro, i quali più che compensano gli andamenti negativi della

componente naturale, causati da un numero di decessi superiore a quello delle nascite.I valori positivi che il tasso di crescita totale ha assunto negli ultimi anni sono, quindi la risultante di tassi di crescita naturali negativi, che tra il 2002

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

1.255.000

1.267.500

1.280.000

1.292.500

1.305.000

1.317.500

1.330.000

1.342.500

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 nov. 2013*

-4

-3

-2

-1

0

1

2

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 nov. 2013*

L'Aquila Teramo Pescara Chieti

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Fig. 1.3 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE ABRUZZESE.Anni 2002-2012 (val. per 1.000 abitanti)

Fig. 1.2 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE ABRUZZESE.Anni 2002-2012 (val. per 1.000 abitanti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

-3

0

3

6

9

12

15

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Tass di crescita naturale Tasso migratorio totale Tasso di crescita totale

3

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e il 2012 hanno assunto in Abruzzo valori tra il -0,15% e il -0,25% (nel Mezzogiorno, ad eccezione del 2011, sono sempre positivi e in Italia meno negativi) e tassi migratori positivi, che in regione hanno oscillato tra il +1,25% e il +0,31%, valori migliori del Mezzogiorno e, tranne che nel 2010, anche della media nazionale.Nel periodo 2002-2012 L’Aquila presenta i peggiori tassi di crescita naturale, Teramo e, in alcuni anni anche Pescara, i valori meno negativi. Per quanto riguarda il tasso migratorio, è Chieti a presentare nel complesso valori positivi ma inferiori a quelli delle altre province.

La dinamica naturaleLa regione presenta tassi generici di natalità inferiori e di mortalità superiori a quelli

ripartizionali e nazionali, evidenziando, in tal modo, una particolare fragilità endogena.Esaminando le componenti del tasso di crescita naturale, si rileva che nel periodo 2002-2012 la regione ha mostrato valori del tasso di natalità crescenti che l’hanno avvicinata progressivamente a quelli medi nazionali; al contrario, il tasso di mortalità, influenzato dal verificarsi di eventi climatici ed epidemiologici, che impattano in particolar modo sulla popolazione anziana, ha seguito un trend fortemente variabile.

La dinamica migratoriaConsiderando l’altra componente della crescita demografica, quella relativa ai trasferimenti di residenza, si osserva che il tasso migratorio regionale segna nel 2012 un +0,72%. I dati relativi

Anni Tasso di crescita naturale Tasso migratorio

L’Aquila Teramo Pescara Chieti L'Aquila Teramo Pescara Chieti

2002 -3,8 -1,0 -1,2 -2,4 5,5 7,3 26,4 5,2

2003 -3,2 -1,3 -1,1 -2,7 17,2 16,3 10,1 6,1

2004 -2,7 -0,4 -0,7 -2,1 8,7 9,0 8,1 19,5

2005 -3,4 -0,6 -0,9 -2,0 6,8 9,8 7,3 2,8

2006 -3,0 -0,4 -0,6 -2,3 4,0 8,4 6,8 1,9

2007 -3,1 -0,8 -0,4 -2,5 10,4 16,9 12,9 10,5

2008 -3,1 -0,7 0,1 -2,1 7,9 13,0 10,5 7,3

2009 -4,5 -1,3 -1,4 -2,4 5,0 6,9 7,6 3,3

2010 -3,1 -1,4 -0,8 -2,2 4,9 3,4 6,9 2,9

2011 -3,1 -1,6 -1,3 -2,7 3,7 2,7 3,4 2,9

2012 -3,2 -1,9 -2,0 -3,0 12,1 4,4 6,3 6,3

DINAMICA DEMOGRAFICA PER PROVINCIA. Anni 2002-2012 (val. per 1.000 ab.)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Tassi di natalità

Abruzzo 8,3 8,6 8,6 8,6 8,5 8,7 8,8 8,5 8,8 8,6 8,5

Mezzogiorno 10,1 10,1 10,1 9,8 9,7 9,7 9,7 9,6 9,4 9,1 8,9

Italia 9,4 9,5 9,8 9,6 9,6 9,7 9,8 9,6 9,5 9,2 9,0

Tassi di mortalità

Abruzzo 10,5 10,7 10,1 10,4 10,1 10,4 10,3 10,9 10,6 10,7 11,1

Mezzogiorno 8,7 9,1 8,5 8,9 8,7 9,1 9,1 9,4 9,2 9,5 9,4

Italia 9,8 10,2 9,5 9,8 9,6 9,8 9,9 10 9,9 10 10,3

TASSI DI NATALITÀ, DI MORTALITÀ IN ABRUZZO, MEZZOGIORNO E ITALIA. Anni 2002-2012 (val. per 1.000 abitanti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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1. DEMOGRAFIA

alle iscrizioni e cancellazioni evidenziano che l’Abruzzo continua a far registrare saldi positivi sia della componente interna che di quella estera e che, nonostante siano i flussi di residenti nei comuni italiani ad interessare il maggior numero di registrazioni anagrafiche, è la mobilità con l’estero a riportare i saldi positivi più consistenti e, quindi, ad alimentare in misura maggiore la crescita demografica regionale.Trascurando il tasso migratorio per altri motivi, che riguarda iscrizioni e cancellazioni anagrafiche non corrispondenti ad effettivi trasferimenti

di residenza, bensì ad operazioni di rettifica anagrafica, si rileva che il tasso migratorio interno, pur mostrando una tendenza a decrescere negli ultimi anni, a differenza di quanto accade nelle regioni meridionali, ha valori positivi: il numero di persone provenienti da altre aree del Paese che stabiliscono la loro residenza in Abruzzo è maggiore di quello degli abruzzesi che si spostano in comuni al di fuori della regione.Sotto il profilo dei flussi esteri, l’Abruzzo mostra una attrattività superiore alle altre regioni del Mezzogiorno e inferiore alla media nazionale

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Iscrizioni

Da altri comuni 24056 25111 25461 26977 27791 28484 29202 28108 26585 27517 32610

Dall'estero 5066 10195 7793 6189 5856 14519 12182 9084 8520 7582 6577

Altre 7298 4792 7830 1319 1474 2254 1691 508 607 1263 6223

Cancellazioni

Per altri comuni 21483 22195 33811 23716 25599 26229 27349 26706 25739 26745 30925

Per l'estero 922 1362 1409 1321 1835 1374 1773 1786 1797 1685 2169

Altre 415 1228 1514 1120 1073 1192 1293 1790 2213 3773 2891

Saldi

Interni 2573 2916 -8350 3261 2192 2255 1853 1402 846 772 1685

Esteri 4144 8833 6384 4868 4021 13145 10409 7298 6723 5897 4408

Altri 6883 3564 6316 199 401 1062 398 -1282 -1606 -2510 3332

Totale 13600 15313 4350 8328 6614 16462 12660 7418 5963 4159 9425

MOVIMENTI MIGRATORI IN ABRUZZO. Anni 2002-2012 (val. assoluti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

-3,0

0,0

3,0

6,0

9,0

12,0

15,0

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Abruzzo Mezzogiorno Italia

Fig. 1.4 TASSO MIGRATORIO IN ABRUZZO, MEZZOGIORNO E ITALIA. Anni 2002-2012 (val. per 1.000 residenti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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solo negli anni 2003-2004 e 2012. Pur essendo i trasferimenti di residenza all’interno del Paese assai più numerosi di quelli da e verso l’estero, sono questi ultimi che hanno il maggior impatto sulla crescita demografica regionale. Nel periodo 2002-2012, quindi, il tasso migratorio totale fa registrare un trend positivo, decisamente superiore a quello del Mezzogiorno e, anche se in modo meno spiccato, dell’Italia.Volendo analizzare l’impatto dei fenomeni migratori a livello provinciale, nel periodo 2002-2012 si registra un andamento generalmente positivo, anche se di scarsa intensità, della componente interna. È la provincia di Teramo, seguita da quella di Pescara, che mostra negli anni in esame maggiore dinamicità della componente interna. Per quanto riguarda i flussi di residenti provenienti dall’estero sono L’Aquila e Teramo a registrare i tassi più elevati.

1.3 Popolazione per cittadinanza e classe di etàL’Abruzzo – come già visto – non vive un incremento demografico naturale, ma accresce la propria popolazione grazie all’ingresso di nuovi residenti che provengono dall’estero. Tale dinamica incide sulla trasformazione della struttura sociale, poiché i new enters sono portatori di comportamenti e caratteristiche, anche anagrafiche e demografiche, diversi da quelli della popolazione autoctona.

Gli stranieri residentiAl 31 dicembre 2012 gli stranieri in Abruzzo sono

74.939, ultimo dato definitivo disponibile, pari al 5,7% della popolazione regionale, con un aumento rispetto al 2011 del 9% (Italia: +8,3%).La regione, che nel 1991 presentava una posizione assai vicina a quella del Meridione, ha

Anno L'Aquila Teramo Pescara Chieti

Interno Estero Totale Interno Estero Totale Interno Estero Totale Interno Estero Totale

2002 1,9 3,6 5,5 3,0 3,5 7,3 2,4 2,6 26,4 1,1 3,4 5,2

2003 2,4 10,6 17,2 3,4 7,4 16,3 3,0 5,4 10,1 0,8 4,8 6,1

2004 1,8 6,4 8,7 3,1 6,3 9,0 3,8 4,0 8,1 0,1 3,5 19,5

2005 2,9 3,9 6,8 2,9 5,7 9,8 4,6 3,2 7,3 0,3 2,6 2,8

2006 0,4 3,5 4,0 1,9 4,9 8,4 4,6 2,5 6,8 0,1 1,9 1,9

2007 -0,2 10,9 10,4 1,2 10,9 16,9 4,9 8,5 12,9 1,1 9,7 10,5

2008 0,6 7,8 7,9 1,3 9,9 13,0 3,3 7,2 10,5 0,6 6,8 7,3

2009 0,5 5,3 5,0 0,6 7,2 6,9 3,0 5,8 7,6 0,3 3,9 3,3

2010 -0,3 6,9 4,9 0,0 5,1 3,4 3,1 4,8 6,9 -0,1 3,7 2,9

2011 -0,9 6,3 3,7 0,4 4,6 2,7 2,1 4,0 3,4 0,7 3,2 2,9

2012 -0,7 4,9 12,1 0,4 3,7 4,4 2,9 3,0 6,3 2,2 2,2 6,3

TASSI MIGRATORI DELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2002-2012 (val. per 1.000 abitanti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

0,6

2,3

6,87,4

0,3

0,8

2,83,1

0,4

1,7

5,25,7

-0,5

0,5

1,5

2,5

3,5

4,5

5,5

6,5

7,5

1991 2001 2011 2012

Italia Meridione Abruzzo

Fig. 1.5 POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE. Abruzzo, Meridione e Italia. Anni 1991, 2001, 2011 (peso % su totale residenti)

28,3 28,1

20,0

23,7

7,0 6,84,8 4,6

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

L'Aquila Teramo Pescara Chieti

Peso % su tot. Residenti Peso % su stranieri

Fig. 1.6 STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER PROVINCIA(peso % su tot. stranieri e popolazione residente)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

6

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1. DEMOGRAFIAprogressivamente visto aumentare la quota di stranieri ad un ritmo particolarmente sostenuto, che l’ha portata ad avvicinarsi sempre più alla media nazionale. Scendendo più nel dettaglio, già a partire dagli inizi degli anni Novanta, l’Abruzzo, al pari di quanto si registra a livello nazionale e delle singole ripartizioni, mostra un andamento crescente della popolazione straniera, con incrementi annuali superiori a quelli medi nazionali e superiori a quelli del Sud. Picchi particolarmente elevati si osservano negli anni 2002-2004 e 2007-2008, in corrispondenza dell’entrata in vigore dei provvedimenti di regolarizzazione degli stranieri presenti sul territorio con conseguente loro iscrizione nei registri delle anagrafi comunali.Aumenta, pertanto, l’incidenza del peso percentuale degli stranieri sul totale dei residenti, che dall’inizio degli anni Duemila risulta pressoché triplicata.L’analisi a livello provinciale evidenzia che gli stranieri si sono concentrati soprattutto a L’Aquila (28,3%), richiamati negli ultimi anni dalle prospettive di lavoro connesse alla ricostruzione post sisma, e a Teramo (28,1%). Sotto il profilo dell’incidenza sul totale della popolazione provinciale, il 2012 ha visto un incremento annuo in tutto il territorio: L’Aquila presenta il valore più elevato (7%), seguita da Teramo (6,8%), mentre Pescara (4,8%) e Chieti (4,6%) presentano entrambe valori inferiori alla media regionale. La componente femminile, a differenza di quanto

è accaduto in altre aree più industrializzate del Paese, prevale su quella maschile in tutte le province (Abruzzo: 54,8%; L’Aquila: 52,5%; Teramo: 54,4%; Pescara: 57,7%; Chieti: 55,4%) a conferma che il fenomeno migratorio in Abruzzo è trascinato prevalentemente dalla richiesta di lavoro di tipo assistenziale, per il quale sono richieste competenze più prettamente femminili. Esso risponde, pertanto, alla necessità di soddisfare i bisogni delle famiglie più che quelli del sistema delle imprese.La comunità più numerosa è quella rumena, seguita dalla albanese e, a distanza, dalla marocchina, dalla macedone, dalla cinese e dalla ucraina. A conferma di quanto osservato in merito alla funzione degli stranieri, si osserva che le donne ucraine, principalmente occupate in attività di cura degli anziani e, più in generale, delle famiglie, sono più numerose delle marocchine e delle macedoni e delle cinesi.

La popolazione per classe di età e sessoPassando ad analizzare la struttura demografica regionale per classe di età, la piramide delle età consente la valutazione immediata e sincrona delle sue caratteristiche e fornisce, pertanto, un valido strumento per coglierne “a colpo d’occhio” le caratteristiche principali. La forma ad urna della

rappresentazione della popolazione abruzzese nel 2012, con base stretta, ampliamento della parte centrale e restringimento in quella superiore, è indicativa di una società con bassi tassi di natalità e mortalità, nella quale la vita media tende ad

Paese Totale di Maschi Femmine

cui

Romania 25,3 41,9 58,1

Albania 16,8 52,2 47,8

Marocco 6,9 55,9 44,1

Macedonia 6,3 57,7 42,3

Cina Rep. Popolare

4,4 51,0 49,0

Ucraina 4,3 21,2 78,8

Polonia 3,2 51,5 48,5

Kosovo 2,5 57,0 43,0

Bulgaria 1,6 28,7 71,3

Senegal 1,4 77,0 23,0

TOTALE 100,0 45,2 54,8

PRINCIPALI PAESI DI CITTADINANZA DEGLI STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER SESSO. Anno 2011 (peso % su tot. stranieri residenti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

-11 -10 -9 -8 -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 110 anni6 anni

12 anni18 anni24 anni30 anni36 anni42 anni48 anni54 anni60 anni66 anni72 anni78 anni84 anni90 anni96 anni

Maschi stranieri Maschi italiani Femmine straniere Femmine italiane

Fig. 1.7 RESIDENTI ITALIANI E STRANIERI PER SESSO ED ETÀ. Abruzzo. Anno 2012 (val. assoluti in migliaia)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

allungarsi e la popolazione ad invecchiare e diminuire. Le componenti maschile e femminile mostrano andamenti analoghi fino agli 80 anni, a partire dai quali il numero di donne tende a diminuire in modo assai meno consistente. Gli uomini sono più numerosi delle donne fino alla soglia dei 35 anni, dopo di che, pur mostrando variazioni analoghe, sono queste ultime a prevalere. Il picco massimo è per entrambi i sessi tra i 45 e i 50 anni: si tratta degli individui nati nel periodo del baby boom. Interessante è l’apporto degli stranieri alla popolazione regionale: sono principalmente individui giovani di età compresa tra gli 0 e i 40 anni, facenti parte, quindi, di quella parte di popolazione in grado sostenere la crescita demografica ed economica attuale e futura.Nel 2012 la popolazione regionale è composta per il 13,0% da giovani di età compresa tra 0 e 14 anni (Italia: 14%), per il 29,3% da individui tra i 15 e i 39 anni (Italia: 29%), per il 35,6% da adulti tra i 40 e i 64 anni (Italia: 35,8%) e per il 22,1% da anziani di età superiore a 64 anni (Italia: 21,2%).Ci sono quindi più di 3 anziani ogni due giovanissimi,

43 abruzzesi su cento hanno meno di 40 anni, più di uno su cinque ha oltre 64 anni. L’invecchiamento della popolazione è particolarmente veloce se si considera che in vent’anni il peso dei residenti con meno di 15 anni sul totale regionale è calato di 3,4 punti percentuali, quello della popolazione in età attiva è diminuito in misura meno consistente (-1,3%), ma si è sbilanciato verso la fascia più matura dagli over 39 (+5,2%), che ha in parte attenuato gli effetti della contrazione del numero di persone tra i 15 e i 39 anni (-6,6%), la quota di anziani è aumentata del 4,8%.Scendendo nel dettaglio provinciale, si osserva che la minore incidenza della popolazione 0-14 anni si osserva a l’Aquila (12,3%), il maggior peso di quella oltre 64 anni a Chieti (22,7%). L’Aquila, grazie al maggior peso della fascia 40-64 anni (36,0%), presenta la quota maggiore di popolazione in età attiva (65,6%). L’evoluzione della struttura demografica evidenzia come in tutto il territorio regionale diminuisca la popolazione non ancora quarantenne, principalmente degli under 14 a L’Aquila e delle persone tra i 15 e i 39 anni a Pescara, e, al contrario, cresca sia quella più adulta in età lavorativa, in particolar modo a L’Aquila, sia anziana, principalmente a Pescara.Pesante è l’incremento della popolazione regionale con 80 anni e più, la cui incidenza percentuale sul totale della popolazione passa dal 3,8% nel 1991 al 7,1% 2012 (Italia: 6,3%).Il processo di invecchiamento della popolazione è rallentato dalla sempre maggiore presenza degli stranieri che sono, infatti, principalmente giovani e con una maggiore propensione a procreare. L’incidenza degli stranieri residenti in regione è particolarmente elevata nelle fasce di età 0-14 e 15-39 anni, delle quali rappresentano, rispettivamente, il 7,9% e l’8,4%. Essi vanno, pertanto, ad ingrossare le fila di quanti sono appena entrati o entreranno nel mondo del lavoro e in questo rimarranno almeno per i prossimi 25 anni. Inoltre, essendo individui in età fertile o che vi entreranno nei prossimi anni, il loro apporto è e sarà fondamentale per la crescita demografica. Importante è la presenza degli stranieri anche nella classe di età 40-64 anni (4,1%), vale a dire quella dell’attuale forza lavoro matura, mentre residuale è l’incidenza sulla fascia anziana

13,0

29,3

35,6

22,1

14,0

29,0

35,8

21,2

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

0-14 anni 15-39 anni 40-64 anni >64 anni

Abruzzo Italia

Fig. 1.8 POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETÀ. Italia e Abruzzo. Anno 2012 (peso % su totale residenti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

L'Aquila Teramo Pescara Chieti

1991 2012 1991 2012 1991 2012 1991 2012

0-14 anni

16,2 12,3 16,9 13,2 16,0 13,6 16,4 12,8

15-39 anni

35,6 29,6 37,1 29,8 37,1 28,9 35,7 29,1

40-64 anni

29,6 36,0 30,1 35,6 31,0 35,6 30,5 35,4

> 64 anni

18,5 22,0 15,9 21,5 15,9 21,8 17,3 22,7

POPOLAZIONE PER CLASSI DI ETÀ. Province abruzzesi. Anni 1991 e 2012 (peso % su tot. residenti)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

8

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(65 anni e più: 0,8%).Sotto il profilo dell’analisi di genere si conferma una maggiore concentrazione delle straniere nelle classi di età a partire dai 15 anni, il che trova spiegazione in parte nei ricongiungimenti che spingono gli uomini immigrati, più delle donne, a farsi raggiungere dalle famiglie e in parte, specie per la fascia di età 15-64 anni, nella domanda di forza lavoro straniera per lo svolgimento di attività domestiche e di assistenza ai bambini e agli anziani.

L’Aquila a Teramo presentano la più alta incidenza sul totale della popolazione provinciale degli stranieri di entrambi i sessi e in tutte le classi di età. E’Pertanto, inferiore alla media regionale la percentuale di stranieri nelle altre due province, con pesi percentuali particolarmente bassi nella fasce dei giovani (0-39 anni).L’invecchiamento della popolazione porta importanti ripercussioni sul piano socio-economico. I valori regionali dell’indice di vecchiaia evidenziano che, per 100 individui con meno di 14 anni, ci sono

170 persone con 65 anni e più, valori sensibilmente peggiori di quelli della ripartizione di appartenenza (127,4) e della media nazionale (151,4). In tutto il territorio abruzzese si riscontra un’incidenza degli anziani sui giovanissimi superiore ai valori nazionali: la situazione peggiore si registra nella provincia dell’Aquila (179,2) e, anche se in misura meno consistente, in quella di Chieti (177,5); Teramo e Pescara presentano valori inferiori alla media regionale (rispettivamente 163,1 e 160). L’indice di dipendenza, che mette in relazione la popolazione in età non attiva con quella in età attiva, è in regione pari a 53,9 (per 100 persone in età attiva ve ne sono 54 in età non attiva), valore leggermente inferiore a quello medio nazionale (54,2) e assai superiore a quello del Sud (50,5). Le province che presentano la situazione migliore sono quelle di L’Aquila (52,3) e Teramo (53).Volendo approfondire il rapporto tra popolazione attiva e non, si osserva che l’indice di dipendenza giovanile (rapporto tra la popolazione con meno di 15 anni e quella di età compresa tra i 15 e i 64 anni) in tutto il territorio regionale è inferiore a quello del Meridione e al valore medio nazionale (20 contro, rispettivamente, 22,2 e 21,6); al contrario, l’indice regionale di dipendenza degli anziani è superiore rispetto alle due circoscrizioni di riferimento (33,9 contro, rispettivamente, 28,3 e 32,7). La lettura congiunta di questi due indici getta più di un’ombra sul futuro sviluppo socio-economico della regione: se la popolazione in età attiva mantiene un alto numero di anziani e un basso numero di giovani ci saranno problemi in futuro, quando una sempre più esigua schiera dei giovani entrerà in età attiva e dovrà mantenere un numero crescente di anziani.

0-14 anni

15-39 anni

40-64 anni

> 64 anni

Totale

Maschi

L'Aquila 10,5 11,2 5,0 0,8 6,8

Teramo 9,8 9,8 5,0 1,2 6,4

Pescara 5,6 6,7 3,4 0,7 4,2

Chieti 6,5 6,6 3,2 0,8 4,2

Abruzzo 7,9 8,4 4,1 0,8 5,3

Femmine

L'Aquila 10,6 11,8 6,8 1,0 7,2

Teramo 9,8 11,5 6,9 1,5 7,3

Pescara 5,8 8,3 5,7 0,9 5,3

Chieti 6,3 8,2 4,7 0,8 4,9

Abruzzo 8,0 9,8 5,9 1,0 6,1

Maschi + Femmine

L'Aquila 10,5 11,5 5,9 0,9 7,0

Teramo 9,8 10,6 5,9 1,3 6,8

Pescara 5,7 7,5 4,6 0,8 4,8

Chieti 6,4 7,4 4,0 0,8 4,6

Abruzzo 7,9 9,1 5,0 0,9 5,7

STRANIERI RESIDENTI IN ABRUZZO PER PROVINCIA, CLASSE DI ETÀ E SESSO. Anno 2012 (peso % su tot. popolazione stessa classe di età e sesso)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Indice di Indice di Indice di dip. Indice di dip.

vecchiaia dipendenza giovanile anziani

L'Aquila 179,2 52,3 18,7 33,6

Teramo 163,1 53,0 20,2 32,9

Pescara 160,0 55,0 21,1 33,8

Chieti 177,5 55,0 19,8 35,2

Abruzzo 170,0 53,9 20,0 33,9

Sud 127,4 50,5 22,2 28,3

Italia 151,4 54,2 21,6 32,7

INDICI DI STRUTTURA PROVINCIALI, REGIONALI, MERIDIONE E ITALIA. Anno 2012

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

1. DEMOGRAFIA

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1.4 ConclusioniL’Abruzzo è una regione la cui dinamica demografica risente di fragilità strutturali che ne compromettono l’andamento. Due per tutte: il dualismo tra un’estesa area interna, prevalentemente montana, nella quale si concentra un elevato numero di comuni scarsamente abitati, e la più ristretta zona litoranea, che presenta un’alta concentrazione di comuni più popolosi; il collocarsi sempre a metà tra il Meridione, circoscrizione territoriale cui appartiene, e l’Italia Centrale, posizione che, nel caso delle dinamiche demografiche, spinge la regione ad assumere alcune delle caratteristiche peggiori di entrambe le sponde di cui è ponte quali, ad esempio, bassa natalità come nel Centro Nord e difficoltà ad attrarre movimenti migratori come nel Sud. Rispetto al 2011 la popolazione abruzzese è cresciuta

meno della media nazionale e tende ad invecchiare assai velocemente perché aumenta la quota degli anziani e non abbastanza quella degli under 18. Gli stranieri, prevalentemente giovani, nonostante la contrazione della componente italiana, riescono ad incrementare la popolazione regionale ma non riescono a ingrossare le fila della popolazione giovane tanto da allinearla ai valori nazionali; l’81% del territorio, con poco meno dei due terzi dei comuni, ospita meno del 45% dei residenti, percentuale già in calo rispetto agli anni passati e destinata a contrarsi ulteriormente nel futuro. Le prospettive non sono dunque rosee e sono, per di più, aggravate dal perdurare della crisi economica che in Abruzzo ha avuto effetti particolarmente gravi e dalle conseguenze economiche e sociali del sisma che nell’aprile 2009 ha colpito un’ampia porzione del territorio regionale.

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2. ECONOMIA2 ECONOMIA2.1 Andamento generaleLe stime elaborate dall’istituto di analisi economi-ca Prometeia indicano per il 2013 un calo del Pil abruzzese del 2,6%. Si tratta di una valutazione provvisoria, soggetta a revisioni ed aggiustamenti, che conferma l’andamento negativo rilevato du-rante l’anno precedente. Infatti, in un contesto na-zionale già recessivo, le stime elaborate lo scorso maggio dallo stesso istituto indicano per l’Abruzzo una flessione del Pil del 3,0% in termini reali nel 2012 rispetto al 2011 (-2,4% l’Italia). Tale calo ha completamente dissolto quanto era stato recupe-rato nel biennio 2010-2011. La contrazione del Pil regionale è stata determinata dal contributo nega-tivo di quasi tutte le componenti della domanda interna. Dati particolarmente negativi sono quelli riferiti agli investimenti fissi lordi, che sono appar-si in forte calo, -10,4% rispetto al 2011, in misura superiore alla media del paese (-8%) condizionati dall’inasprimento delle condizioni del credito, dai ritardati pagamenti delle amministrazioni locali in parte determinate dal rispetto del Patto di stabilità e dal deterioramento delle previsioni di domanda. Fig. 2.1 CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL ABRUZZESE (valori %)

-10

-8

-6

-4

-2

0

2

4

6

2008 2009 2010 2011 2012

Variazione delle scorte Domanda estera netta Spesa delle AA.PP.Investimenti fissi lordi Spesa delle famiglie PIL

Fonte: elaborazione CRESA su dati Prometeia

La spesa delle famiglie (-4,2% in Abruzzo; -4,1% la media italiana) ha risentito della riduzione della capacità di spesa legata, in particolare, alle difficili condizioni del mercato del lavoro. La manovra di risanamento dei conti pubblici ha contribuito a li-mitare i consumi delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni sociali private (-3,1% in Abruzzo; -2,9% la media italiana). Alla forte crisi del merca-to interno che ha depresso la domanda nazionale

si è accompagnata una insufficiente reazione sui mercati esteri: il contributo positivo del saldo com-merciale dipende principalmente dall’andamento delle importazioni che si sono ridotte in maniera superiore a quella delle esportazioni.

2.2 Andamento dei settori di attività economicaPer quanto concerne la formazione del reddito, nel 2012 il valore aggiunto ai prezzi base dei vari rami di attività è stato stimato in calo, in termini reali, del 2,5% rispetto all’anno precedente, annullando la positiva evoluzione del 2010-2011 (+2,7% la cre-scita cumulata nel biennio). La battuta d’arresto, dopo quella ancor più consistente del 2009 (-6,7%) ha ulteriormente allontanato il riallineamento con la situazione ante crisi. Tra il 2007 ed il 2012 il valo-re aggiunto è arretrato, complessivamente, di oltre 1 miliardo e mezzo in termini assoluti. Tra i settori di attività, le situazioni di maggiore sofferenza hanno investito il comparto delle co-struzioni che ha fatto registrare una riduzione del 7,4% rispetto al 2011 (-6,3% la media italiana), che ha perfettamente bilanciato il recupero avvenuto nel biennio 2010-2011. Per il 2013 si stima un ul-teriore ridimensionamento seppure leggermente più contenuto (-5%). L’industria manifatturiera ha accusato una flessione del 4,6% che ha riportato il valore aggiunto al livello di minimo raggiunto nel 2009. Il comparto manifatturiero rispetto ai livel-li del 2007 mostra una perdita del 17% del valore aggiunto. I servizi hanno mostrato una flessione dell’1,2%. È da sottolineare che, contrariamente a quanto osservato per l’industria, il livello di valore aggiunto reale del 2012 è molto più vicino a quello del 2007 (-2,5%). Le attività del terziario sembrano mostrare una migliore capacità di resistenza alla bufera del 2009 e alla nuova crisi del 2012. In con-seguenza di ciò il loro peso, sempre in termini di valore aggiunto, è risultato in aumento nel quin-quennio 2007-2012 (dal 64,8% al 67,7% del totale) a scapito del settore industriale che, va ricordato, rappresenta in Abruzzo una quota di valore ag-giunto superiore di circa cinque punti percentuali a quella media dell’Italia.La ricchezza prodotta in Abruzzo nel 2012 si atte-sta intorno a 19 mila euro per abitante, facendo registrare un calo del 3,4% rispetto all’anno prece-dente, superiore a quello delle principali circoscri-zioni italiane (Fig. 2.1).

11

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Fig. 2.2 PIL PRO CAPITE (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

-4,0

-3,5

-3,0

-2,5

-2,0

-1,5

-1,0

-0,5

0,0Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

var.% 2011-2012 v.m.a.% 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia (Scenari per le economie locali - maggio 2013)

Con riferimento al quinquennio 2007-2012 il de-cremento è stato pari all’1,8% in media all’anno. Il rapporto tra Prodotto lordo e unità di lavoro (ULA), che esprime una misura della produttività del sistema economico, si è attestato ad un livello prossimo ai 52 mila euro per ULA con una perdita del 2,8% rispetto al 2011, più che doppia di quella mostrata dalle altre aree del paese.

Fig. 2.3 PIL PER UNITÁ DI LAVORO (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

-3,0

-2,5

-2,0

-1,5

-1,0

-0,5

0,0Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

var.% 2011-2012 v.m.a.% 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia(Scenari per le economie locali - maggio 2013)

2.3 Andamento delle componenti del PILPer comprendere meglio il trend appena osserva-to, si analizzano con maggiore dettaglio le com-ponenti del PIL che hanno determinato questo risultato. Iniziamo con l’aggregato riferito alla Spe-sa per consumi finali delle famiglie. La figura 2.4 mostra la variazione della spesa delle famiglie pro capite per Abruzzo, Mezzogiorno, Centro-Nord e Italia. Per tutte le aree territoriali considerate si re-

gistra un trend negativo: il decremento in Abruzzo è stato, nel 2012, del 4,2% sostanzialmente in linea con le principali aree territoriali considerate.

Fig. 2.4 SPESA DELLE FAMIGLIE PRO CAPITE (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

-5,0

-4,5

-4,0

-3,5

-3,0

-2,5

-2,0

-1,5

-1,0

-0,5

0,0Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

var.% 2011-2012 v.m.a.% 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia (Scenari per le economie locali - maggio 2013)

Fig. 2.5 SPESA PRO CAPITE PER CONSUMI FINALI DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE(tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

-4,0

-3,5

-3,0

-2,5

-2,0

-1,5

-1,0

-0,5

0,0Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

var.% 2011-2012 v.m.a.% 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia(Scenari per le economie locali - maggio 2013)

La seconda componente del Pil osservata è la spesa delle Amministrazioni pubbliche. Anche in questo caso l’intensità della flessione registrata in Abruzzo è paragonabile a quella del resto d’Italia (fig. 2.5). La dinamica degli investimenti fissi lordi, che in Abruz-zo rappresentano circa un quarto del prodotto lordo, è stata particolarmente negativa nel 2012 (-10,7% in termini pro capite; -8,4% la media italiana). A parzia-le compensazione di ciò si può evidenziare il fatto che nel quinquennio 2007-2012 il decremento me-dio annuo degli investimenti in Abruzzo è stato sen-sibilmente più contenuto del resto del paese anche se questo non sottrae gravità all’andamento di que-sta componente cruciale ai fini della crescita.

12

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Fig. 2.6 INVESTIMENTI FISSI LORDI PRO CAPITE (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

-12,0

-10,0

-8,0

-6,0

-4,0

-2,0

0,0Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

var.% 2011-2012 v.m.a.% 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia (Scenari per le economie locali - maggio 2013)

Per concludere l’analisi delle componenti del Pil, analizziamo il dato sulle esportazioni nette, ovvero la differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni. La fig. 2.7 mostra le esportazioni nette in percentuale del prodotto lordo: in Abruzzo

tale quota è, in media, molto più elevata che nel re-sto del paese e risulta in crescita nell’ultimo trien-nio a dimostrazione del contributo positivo offerto da questa componente alla crescita del Pil, dovuto al forte rallentamento delle importazioni.

Fig. 2.7 ESPORTAZIONI NETTE SUL PIL(quota % nel 2012 e quota % media 2007-2012)

-3

-1

1

3

5

7

9

11

13

Abruzzo Italia Centro-Nord Mezzogiorno

quota % 2012 quota media % 2007-2012

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia(Scenari per le economie locali - maggio 2013)

2. ECONOMIA

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Tab. 2.1 VALORE AGGIUNTO IN ABRUZZO PER SETTORE (milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2005)

Agricoltura Industria Costruzioni Servizi Totale

valori assoluti

2008 643,7 6.221,5 1.657,4 16.112,1 24.634,7

2009 609,7 5.293,4 1.538,5 15.548,8 22.990,3

2010 623,3 5.340,6 1.566,5 15.748,9 23.279,2

2011 613,8 5.585,5 1.650,7 15.766,7 23.616,8

2012 589,1 5.328,0 1.528,5 15.579,0 23.024,7

var. % su anno precedente

2009 -5,3 -14,9 -7,2 -3,5 -6,7

2010 2,2 0,9 1,8 1,3 1,3

2011 -1,5 4,6 5,4 0,1 1,4

2012 -4,0 -4,6 -7,4 -1,2 -2,5

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia (Scenari per le economie locali - maggio 2013)

Tab. 2.2 VALORE AGGIUNTO PER PROVINCIA E SETTORE (composizione % per settore)

Anno Agric. Industria Costruz. Servizi Totale Agric. Industria Costruz. Servizi Totale

L'Aquila Teramo

2008 2,9 20,6 6,1 70,5 100 2,8 29,2 7,8 60,1 100

2009 3,0 18,7 6,9 71,4 100 3,2 26,2 7,4 63,3 100

2010 3,0 18,5 6,3 72,2 100 2,9 26,8 7,9 62,4 100

2011 2,7 19,7 6,6 71,0 100 2,6 27,7 8,1 61,6 100

2012 2,6 19,5 6,3 71,6 100 2,6 27,2 7,6 62,5 100

Pescara Chieti

2008 2,0 18,3 7,2 72,6 100 2,8 31,2 6,0 60,0 100

2009 1,9 19,6 7,1 71,5 100 2,6 26,8 5,7 65,0 100

2010 2,2 17,0 6,9 73,8 100 2,7 28,2 6,0 63,2 100

2011 2,1 17,6 7,6 72,8 100 2,9 28,5 5,9 62,7 100

2012 2,0 17,2 7,4 73,4 100 3,0 27,6 5,5 63,9 100

Fonte: elaborazioni Cresa su dati Prometeia (Scenari per le economie locali - maggio 2013)

14

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3. SISTEMA DELLE IMPRESE3 SISTEMA DELLE IMPRESE3.1 Aspetti generaliSecondo i dati riportati nel Registro delle Impre-se delle Camere di Commercio, le imprese attive in Abruzzo alla fine del 2013 sono 129.488 unità, risultato derivante dalla differenza tra 9.599 nuove iscrizioni e 10.768 cancellazioni.Rispetto al 2009, quando erano pari a 132.460, si riscontra un calo del 2,2%, che non ha modificato il peso che esse rappresentano rispetto al totale nazionale, pari in entrambi i periodi al 2,5%, no-nostante il calo subito dal numero di imprese ita-liane sia più debole (-1,8% considerando che esse sono passate da 5.283.531 del 2009 a 5.186.124 del 2013).La flessione regionale è il risultato degli andamenti decrescenti che hanno coinvolto tutte le province, sebbene sia più lieve a Teramo (-0,4%) e Pescara (-0,9%) e più preoccupante a Chieti (-5,1%).Le specializzazioni produttive nelle singole provin-ce sono legate a caratteri strutturali e quindi sot-toposte a cambiamenti molto lievi nel corso degli anni. La provincia dell’Aquila mostra un indice di specializzazione (calcolato sulle imprese attive) superiore all’unità nelle attività di estrazione dei minerali (1,4), costruzioni (1,3), alloggio e ristora-zione (1,3), informazione e comunicazione (1,2), istruzione (1,2). La provincia di Teramo emerge per le attività manifatturiere (1,3), la fornitura di ener-gia elettrica, gas e vapore (1,6), la fornitura di ac-qua, gestione di reti fognarie e dei rifiuti (1,2), le attività immobiliari e quelle artistiche sportive e di intrattenimento (entrambe all’1,3). La provincia di Pescara spicca per il commercio (1,2), il trasporto e magazzinaggio (1,3), le attività finanziarie e assi-curative e quelle immobiliari (entrambe all’1,2), le attività professionali, scientifiche e tecniche (1,3), il noleggio, le agenzie di viaggio e i servizi alle im-prese (1,2) e l’istruzione (1,3). La provincia di Chie-ti si contraddistingue solo per le attività agricole (1,5), per il fatto che l’indice di specializzazione è stato calcolato sul numero di imprese e non sul nu-mero di addetti o sul valore aggiunto. Tra il 2009 e il 2013 l’andamento delle imprese atti-ve (a livello regionale -2,2%) è stato molto differen-ziato tra i diversi comparti produttivi. Tra i settori in calo emergono l’agricoltura (-11,9% a livello regio-nale e andamenti negativi in tutte le province tra

le quali emergono L’Aquila: -16,2% e Chieti:-13,7%) e l’estrazione di minerali (-12,4% in Abruzzo e fles-sioni in tutte le province, in particolare L’Aquila: -17,2% e Pescara: -17,9%).

Hanno subito cali sensibili anche le attività mani-fatturiere (-4,6% a livello regionale e diminuzioni in tutte le province, soprattutto a Chieti: -6,1%), le costruzioni (-1,9% in Abruzzo ma con calo par-ticolarmente pesante a Teramo: -7,6% e aumento a L’Aquila: +5,6%), il commercio (-1,0% a livello regionale, con calo particolarmente consistente a L’Aquila: -3,8% e aumento a Teramo: +1,8%), i trasporti (-6,6% in Abruzzo e diminuzioni in tutte le province tra cui spicca Teramo: -8,1% e Chieti: -7,1%). Risultano invece in aumento la raccolta e tratta-mento di acqua e rifiuti (+14,3% a livello regionale e +26,2% a Teramo), alloggio e ristorazione (+10,3% in Abruzzo e valori positivi in tutte le province tra le quali emerge Pescara +13,7%), le attività im-mobiliari (+19,6% a livello regionale e incrementi in tutte le province tra le quali spiccano L’Aquila: +24,0% e Pescara: +23,6%), le attività professionali scientifiche e tecniche (+12,2% in Abruzzo e valori superiori alla media a L’Aquila: +18,3% e Teramo: +16,8%), l’istruzione (+21,0% nella media regio-nale e valori ad essa superiori a L’Aquila: +27,1% e Chieti: +28,0%) e la sanità (+11,5% e aumenti superiori alla media a L’Aquila. +14,0% e Pescara: +14,4%). Incrementi più lievi sono stati registrati da informazione e comunicazione (+8,8%), attività artistiche sportive e intrattenimento (+8,8%) e al-tre attività di servizi (+2,0%). Tra i settori in aumen-to spicca la produzione di energia che fa rilevare

-11,9

-4,6

-1,9

-1,0

-6,6

10,3

8,8

-0,9

19,6

12,2

10,0

8,8

2,0

-15,0 -10,0 -5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

Agric., silvic., pesca

Manifatturiere

Costruzioni

Commercio

Trasporti

Alloggio e ristoraz.

Informaz. e comunicaz.

Att. �nanz e assicurative

Att. immobiliari

Att. profess. scient. tecniche

Nol., ag. viaggio, serv. a impr.

Att. artist., sportive intrattenim.

Altre attività di servizi

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

Fig. 3.1 IMPRESE ATTIVE NELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ ECONOMICHE IN ABRUZZO. Var.% 2013-09

15

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un incremento percentuale del 232,3% ma che deve essere interpretato alla luce della limitatissi-ma consistenza numerica delle imprese attive (93 nel 2009 e 309 nel 2013).Riguardo alle forme giuridiche, nel sistema im-prenditoriale regionale prevalgono le imprese in-dividuali (68,1% del totale) con intensità più eleva-te in agricoltura (95,2%), in commercio (71,9%) e attività finanziarie e assicurative (76,8%). Le società di capitali costituiscono una quota limitata (15,6%) e prevalgono solo nella fornitura di energia elet-trica (77,3%), nell’estrazione di minerali (65,9%), nella fornitura e gestione di acqua e rifiuti (54,6%) e nelle attività immobiliari (53,1%). Le società di persone costituiscono il 14,2% delle imprese totali e raggiungono il peso più elevato nelle attività di alloggio e ristorazione (35,3%) mentre le altre for-me giuridiche costituiscono il solo 2,1% del totale.

Fig. 3.2 IMPRESE ATTIVE PER FORMA GIURIDICA NELLE PRINCI-PALI ATTIVITÀ ECONOMICHE IN ABRUZZO. Anno 2013 (peso %)

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Agric., silvic. e pesca

Attiv. manifatturiere

Costruzioni

Commercio

Trasporto e magazz.

Alloggio e ristorazione

Informaz.e comunicaz.

Att. �nanz e assicurative

Att. immobiliari

Att. profess. scient. tecniche

Nol., ag. viaggio, serv. a impr.

Att. artist., sport. e intrattenim.

Altre attività di servizi

Totale

Società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre forme

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-MovimpreseSimilmente alla tendenza nazionale, anche in Abruzzo la struttura imprenditoriale ha proseguito nel processo di rafforzamento, così come eviden-ziato dall’aumento di imprese con forma giuridica più robusta (società di capitali: +22,0%; altre for-me: +11,6%) e il contemporaneo calo di quelle più elementari (società di persone: -4,9%; imprese in-dividuali: -6,3%).A livello provinciale si evidenziano incrementi particolarmente elevati delle società di capitale a L’Aquila (+34,0%) e delle altre forme a L’Aquila (+19,4%) e Teramo (+18,0%), mentre le diminuzio-ni sono risultate peggiori della media regionale a Chieti per società di persone e imprese individuali (rispettivamente -4,9% e -8,1%) e a Pescara solo per le società di persone (-7,5%).

Fig. 3.3 IMPRESE ATTIVE PER FORMA GIURIDICA IN ABRUZZO (var. % 2013-2009)

22,0

-4,9-6,3

11,6

-2,2

-10,0

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

Società di capitale

Società di persone

Imprese individuali

Altre forme

Totale

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

3.2 Dinamiche settorialiAttività manifatturiereLe attività manifatturiere, che costituiscono la sola “industria in senso stretto”, alla fine del 2013 era-no svolte in Abruzzo da 12.375 imprese attive, di-stribuite in gran parte nelle province di Teramo e Chieti, che assorbivano rispettivamente il 31,3% e il 29,1% del totale regionale. Secondo la classi-ficazione Ateco 2007, tra i comparti manifattu-rieri principali si evidenziano la fabbricazione di prodotti in metallo (17,3%), l’industria alimentare (15,6%), la confezione di articoli di abbigliamento (11,3%) e l’industria del legno (7,6%). A livello provinciale le specializzazioni, essendo le-gate a fattori strutturali, sono molto differenziate e non mostrano cambiamenti di rilievo rispetto agli anni precedenti. L’Aquila si distingue per l’industria del legno (1,7), la fabbricazione di prodotti chimici (1,6), la fabbricazione di articoli in gomma e plasti-ca, la stampa e riproduzione di supporti registrati (1,3). Teramo emerge per la fabbricazione di arti-coli in pelle (2,5), la confezione di articoli di abbi-gliamento (1,7), le industrie tessili (1,6), la fabbrica-zione della carta (1,5) e la fabbricazione dei mobili (1,4). Pescara si evidenzia per la fabbricazione di prodotti farmaceutici (1,9), la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (1,6), la fabbricazione di coke e prodotti della raffinazione del petrolio (1,5), la fab-bricazione di computer e prodotti ottici e elettroni-ci e la fabbricazione di apparecchiature elettriche (entrambe 1,4%). Nella provincia di Chieti risaltano l’industria delle bevande e la fabbricazione di coke e prodotti della raffinazione del petrolio (entram-be 1,9), la fabbricazione di autoveicoli e rimorchi

16

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(1,6), la metallurgia, la fabbricazione di prodotti in metallo, di macchinari e apparecchiature e di altri mezzi di trasporto (tutti 1,3).Tra il 2009 e il 2013 le imprese manifatturiere atti-ve abruzzesi hanno fatto rilevare un calo sensibile (-4,8%), peggiore di quello che ha interessato l’in-tera struttura imprenditoriale regionale (-2,2%).Il decremento delle industrie manifatturiere abruz-zesi è il frutto dell’andamento negativo riscontra-to in tutte le province, tra le quali L’Aquila e Chieti che hanno subito flessioni peggiori della media regionale (rispettivamente -5,4% e -5,8%), mentre quelle di Teramo e Pescara hanno registrato anda-menti negativi ma lievemente migliori della media (rispettivamente -3,5% e -4,7%).Scendendo al dettaglio dei singoli comparti si evidenzia che nel 2013, come accaduto anche negli anni precedenti, i comparti maggiormen-te diffusi a livello regionale mostrano andamenti generalmente in calo (prodotti in metallo: -7,1%, abbigliamento: -7,5%, legno: -12,1%, lavorazione minerali non metalliferi: -10,4%). Costituiscono evidenti eccezioni i comparti delle industrie ali-mentari (+0,2%), tessili (+1,0%) e della chimica (+5,7%).

Fig. 3.4 PRINCIPALI IMPRESE ATTIVE MANIFATTURIERE(Var.% 2013-09)

0,2-5,5

1,0-7,5

-1,1-12,1

-2,45,7

-1,2-10,4

-7,1-12,3

-7,8-7,4

-8,0-7,7

24,1

-15,0 -10,0 -5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0

AlimentariBevande

TessiliAbbigliamento

PelleLegnoSampa

ChimicaGomma e plastica

Lavoraz. miner. non metallif.Prodotti in metallo

Computer e elettronicaApparecch. elettr. e elettronic.Macchinari e apparecchiature

MobiliAltre manifatturiere

Riparazione e manutenzione

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

CostruzioniLa struttura imprenditoriale del settore edile abruzzese è costituita da 19.350 imprese attive che costituiscono il 2,4% del totale nazionale. Esse sono localizzate principalmente nelle pro-vince di Chieti (26,3%) e L’Aquila (26,1%) e in mi-sura minore in quella di Teramo (25,1%).Nel periodo 2009-2012 l’Abruzzo ha visto dimi-

nuire il numero di imprese edili attive dell’1,9%, risultato negativo ma meno pesante di quello na-zionale (-4,5%). La flessione abruzzese è connes-sa con il calo registrato in quasi tutte le province, tra le quali emerge in negativo Teramo (-7,6%), ad eccezione dell’Aquila dove invece sono aumenta-te del 5,6% presumibilmente a causa delle attività di ricostruzione rese necessarie dal terremoto del 2009.Considerando le diverse componenti dell’edilizia si osserva la prevalenza dei lavori di costruzione specializzati (52,6% delle imprese attive) segui-ti dalla costruzione di edifici (45,9%). Durante il periodo 2009-2012 è stato registrato il calo di quasi tutte le componenti ad eccezione delle im-prese di ingegneria civile (+9,3%). A livello pro-vinciale gli andamenti delle singole componenti sono differenziati: mentre le imprese attive nella costruzione di edifici e nei lavori di costruzione specializzati diminuiscono ovunque ad eccezio-ne dell’Aquila (rispettivamente +6,9% e +4,4%), quelle che svolgono lavori di ingegneria civile au-mentano in tutte le province, con un andamen-to particolarmente positivo in quella di Chieti (+17,6%).

Fig. 3.5 IMPRESE ATTIVE DELLE COSTRUZIONI NELLE PROVINCE ABRUZZESI (var. % 2013-09)

-12,0

-7,0

-2,0

3,0

8,0

13,0

18,0

L'Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo

Costruzione di edi�ci Ingegneria civile

Lavori di costruzione specializzati Totale costruzioni

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

CommercioLa struttura imprenditoriale del commercio abruzzese si basa su 32.867 imprese attive che rappresentano il 2,3% del totale nazionale e sono localizzate in particolare nelle province di Pescara (29,2%) e Chieti (27,5%). Nel periodo in-tercorso tra 2009 e 2013 si è verificato un certo calo delle imprese attive (-1,0%) rispetto al lie-

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

17

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vissimo incremento registrato in Italia (+0,1%). Il risultato regionale è il frutto di andamenti provin-ciali generalmente negativi, tra i quali si evidenzia quello particolarmente preoccupante dell’Aquila (-3,8%) e quello positivo di Teramo (+1,8%).Considerando le diverse componenti del com-mercio si osserva la prevalenza del commercio al dettaglio (60% delle imprese attive) mentre quello all’ingrosso rappresenta il 28,8% e il commercio e la riparazione di autoveicoli costituisce l’11,2%. Tra le province quella di Pescara emerge per un maggior peso della componente all’ingrosso (37,6%) men-tre L’Aquila spicca per il peso della componente al dettaglio (67,2%). Il commercio e la riparazione di autoveicoli mostrano una maggiore consistenza rispetto alla situazione regionale a Chieti (12,8%). Nel periodo considerato 2013-2009 è stato re-gistrato un certo calo in tutte le componenti del commercio: imprese all’ingrosso (-1,5%), commer-cio al dettaglio (-0,5%), commercio e riparazione di autoveicoli (-2,3%). Osservando gli andamenti provinciali si nota che il commercio all’ingrosso ri-sulta in aumento ovunque a eccezione di Pescara (-7,9), il commercio e la riparazione di autoveicoli è in calo ovunque e il commercio al dettaglio re-gistra un aumento a Teramo (+1,3%) e a Pescara (+4,6%).

Fig. 3.6 IMPRESE ATTIVE DEL COMMERCIO NELLE PROVIN-CE ABRUZZESI (var. % 2013-09)

-8,0

-6,0

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

L'Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo

Commercio all'ingrosso Commercio al dettaglio

Commercio e riparazione di autoveicoli Commercio totale

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

ArtigianatoL’artigianato abruzzese a fine 2013 conta 33.820 imprese attive che costituiscono più di un quar-

to dell’intero sistema imprenditoriale abruzzese (26,1%). I comparti produttivi nei quali tale com-ponente assume il maggior peso sono le attività manifatturiere (61,9%), le costruzioni (65.3%), il trasporto e magazzinaggio (63,7%). Il peso dell’artigianato nel sistema produttivo regionale è diversificato, raggiungendo il massi-mo nelle province dell’Aquila (29,5%) e Teramo (27,5%). Nel periodo 2009-2013 è stato registrato un calo del 6,4% delle imprese artigiane attive, andamen-to frutto dei risultati tutti negativi riscontrati nelle province abruzzesi, tra le quali emerge in negativo quella di Teramo (-9,3%).

Fig. 3.7 IMPRESE ARTIGIANE ATTIVE NELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ ECONOMICHE IN ABRUZZO. Var.% 2013-09

-11,4

-8,8

-8,0

-8,8

-12,9

7,1

2,5

-2,3

11,1-23,8

-0,8

-25,0 -20,0 -15,0 -10,0 -5,0 0,0 5,0 10,0 15,0

Agricolt., silvicolt., pesca

Manifatturiere

Costruzioni

Commercio

Trasporti

Alloggio e ristorazione

Informaz.e comunicaz.

Att. profess. scient. tecniche

Nol., ag. viaggio, serv. a impr.

Att. artist., sportive intrattenim.

Altre attività di servizi

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

A livello regionale tra i singoli comparti risaltano i risultati positivi rilevati dalle imprese artigiane at-tive nella fornitura di acqua e gestione dei rifiuti (+6,0%), alloggio e ristorazione (+7,1%), informa-zione e comunicazione (+2,5%) e noleggio, agen-zie di viaggio e servizi alle imprese (+11,1%). Gli altri comparti hanno mostrato andamenti negativi, ad esempio agricoltura (-11,4%), estrazione di mine-rali (-27,3%), trasporto e magazzinaggio (-12,9%), attività finanziarie e assicurative (-12,5%), attività artistiche sportive e intrattenimento (-23,8%).Nel sistema dell’artigianato regionale prevalgono le imprese individuali (79,3%), le società di per-sone si attestano sul 16,1% e quelle di capitali sul 4,2%. Le altre forme mostrano un peso trascurabi-le (0,2%).

18

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Tab.

3.1

IMPR

ESE

REG

ISTR

ATE

E AT

TIVE

PER

ATT

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À E

CON

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IN A

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ZZO

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13

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375

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177

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7.2

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326

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9.6

24

9.0

45

35.

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3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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Tab.

3.2

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Tab. 3.3 IMPRESE ATTIVE MANIFATTURIERE NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anno 2013

L'Aquila Teramo Pescara Chieti Abruzzo

Industrie alimentari 411 409 449 661 1.930

Industria delle bevande 17 25 21 75 138

Industria del tabacco - - - - -

Industrie tessili 33 202 86 92 413

Confez. articoli di abbigliamento e in pelle 107 729 296 267 1.399

Fabbricazione articoli in pelle 13 443 39 62 557

Industria del legno 286 209 166 275 936

Fabbricazione della carta 14 52 12 32 110

Stampa e riproduz. supporti registrati 101 104 116 130 451

Fabbricaz. coke e prod. da raffinaz. del petrolio - 1 3 5 9

Fabbricaz. prodotti chimici 37 23 38 31 129

Fabbricaz. prodotti farmaceutici 3 4 6 1 14

Fabbricaz. articoli in gomma e plastica 34 71 55 80 240

Fabbricaz. prod. lavoraz. minerali non metallif. 179 205 109 171 664

Metallurgia 10 21 13 26 70

Fabbricaz. prodotti in metallo 388 515 455 784 2.142

Fabbricaz. computer e prodotti ottici e elettronici 44 63 70 52 229

Fabbricaz. apparecch. elettriche 29 63 62 48 202

Fabbricaz. macchinari e apparecchiature 41 142 145 200 528

Fabbricaz. autoveicoli e rimorchi 11 24 23 50 108

Fabbricaz. altri mezzi di trasporto 6 14 24 26 70

Fabbricaz. mobili 58 186 108 83 435

Altre industrie manifatturiere 272 254 273 256 1.055

Riparaz. manutenz. macchine e apparecch. 88 112 155 191 546

Totale attività manifatturiere 2.182 3.871 2.724 3.598 12.375

Totale imprese 25.837 31.741 30.809 41.101 129.488

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

Tab. 3.4 IMPRESE ATTIVE DELLE COSTRUZIONI NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2012 e 2013

Costruzione di edifici

Ingegneria civile Lavori di costruzione specializzati

Totale costruzioni

Totale imprese

2009

L'Aquila 2.191 68 2.517 4.776 26.193

Teramo 2.308 62 2.880 5.250 31.874

Pescara 2.047 65 2.300 4.412 31.083

Chieti 2.692 74 2.524 5.290 43.310

Abruzzo 9.238 269 10.221 19.728 132.460

Italia 299.205 10.906 517.986 828.097 5.283.531

2013

L'Aquila 2.342 73 2.629 5.044 25.837

Teramo 2.129 64 2.657 4.850 31.741

Pescara 2.020 70 2.268 4.358 30.809

Chieti 2.386 87 2.625 5.098 41.101

Abruzzo 8.877 294 10.179 19.350 129.488

Italia 277.330 10.742 502.609 790.681 5.186.124

var.% 2013-2009

L'Aquila 6,9 7,4 4,4 5,6 -1,4

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Pescara -1,3 7,7 -1,4 -1,2 -0,9

Chieti -11,4 17,6 4,0 -3,6 -5,1

Abruzzo -3,9 9,3 -0,4 -1,9 -2,2

Italia -7,3 -1,5 -3,0 -4,5 -1,8

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

22

Page 29: Obiettivo Abruzzo verso “Europa 2020”...Il Progetto “Implementazione dell’Osservatorio Regionale dell’economia della conoscenza, monitoraggio dei sistemi territoriali per

Tab. 3.5 IMPRESE ATTIVE DEL COMMERCIO NELLE PROVINCE ABRUZZESI. Anni 2012 e 2013

Commercio all'ingrosso

Commercio al dettaglio

Commercio e riparazione di

autoveicoli

Commercio totale

Totale imprese

2009

L'Aquila 1.342 4.684 802 6.828 26.193

Teramo 2.024 4.612 879 7.515 31.874

Pescara 3.927 4.895 903 9.725 31.083

Chieti 2.334 5.617 1.173 9.124 43.310

Abruzzo 9.627 19.808 3.757 33.192 132.460

Italia 458.138 810.669 149.550 1.418.357 5.283.531

2013

L'Aquila 1.385 4.414 769 6.568 25.837

Teramo 2.109 4.670 873 7.652 31.741

Pescara 3.615 5.119 868 9.602 30.809

Chieti 2.369 5.514 1.162 9.045 41.101

Abruzzo 9.478 19.717 3.672 32.867 129.488

Italia 457.096 813.037 149.221 1.419.354 5.186.124

var.% 2013-2009

L'Aquila 3,2 -5,8 -4,1 -3,8 -1,4

Teramo 4,2 1,3 -0,7 1,8 -0,4

Pescara -7,9 4,6 -3,9 -1,3 -0,9

Chieti 1,5 -1,8 -0,9 -0,9 -5,1

Abruzzo -1,5 -0,5 -2,3 -1,0 -2,2

Italia -0,2 0,3 -0,2 0,1 -1,8

Fonte: elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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Page 30: Obiettivo Abruzzo verso “Europa 2020”...Il Progetto “Implementazione dell’Osservatorio Regionale dell’economia della conoscenza, monitoraggio dei sistemi territoriali per

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Tab.

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Tab.

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3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

PRODUZIONE E OCCUPAZIONE MANIFATTURIERA IN ABRUZZO 2009-2013 (var. %)

-15,0

-10,0

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

FATTURATO DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO 2009-2013 (var. %)

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2009 2010 2011 2012 2013

Fatturato Fatturato estero quota fatturato estero (%; scala di destra)

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

ORDINI INTERNI ED ESTERI DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO 2009-2013 (var. %)

-15,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Ordini interni Ordini esteri

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

PREVISIONI A SEI MESI SU PRODUZIONE ED OCCUPAZIONE 2009-2013 (saldi % delle risposte)

-30,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZOALIMENTARE, BEVANDE, TABACCO (var. %)

-6,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO TESSILE, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE (var. %)

-10,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

GRAFICI DELL’ANDAMENTO DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE ABRUZZESI DEL PERIODO 2009-2013

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CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO LEGNO E MOBILI (var. %)

-16,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO LAVORAZIONE MINERALI NON METALLIFERI (var. %)

-20,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZO METALMECCANICA (var. %)

-12,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZOELETTROMECCANICA ED ELETTRONICA (var. %)

-15,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZOMEZZI DI TRASPORTO (var. %)

-50,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN ABRUZZOCHIMICO FARMACEUTICA (var. %)

-6,0

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2009 2010 2011 2012 2013

Produzione Occupazione

Fonte: CRESA, Congiuntura Economica Abruzzese, n. 4 2013

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

IMPRESE FEMMINILI, GIOVANILI E STRANIERE IN ABRUZZO NEL 2013

Al 31 dicembre 2013 l’11,3% delle 129.488 imprese aventi sede in Abruzzo è giovanile1, il 28,4% femmi-nile2 e l’8,9% straniera3.Le imprese giovanili hanno peso particolarmente rilevante nel terziario (13,8% del totale delle imprese), principalmente nel settori finanza e assicurazione (17,1%), alloggio e ristorazione, (17%), informazione e comunicazione (14,4%), e nel secondario (11,5% del totale), con particolare riguardo al settore delle costruzioni (13,2%). Inferiore alla quota media regionale è l’incidenza di imprese giovani nel manifattu-riero e nelle utilities (rispettivamente 8,9% e 7,6%). Bassa la loro presenza nelle attività primarie (4,8%). Per quanto riguarda l’industria in senso stretto, le quote più elevate di imprese giovanili si osservano nel tessile, abbigliamento e pelli (11,4%) e nella metalmeccanica (9,9%).Per quanto riguarda le imprese femminili, elevato il tasso di femminilizzazione4 nei settori primario (36%), quasi esclusivamente in agricoltura, silvicoltura e pesca, e terziario (31,7%), con prevalenza nei servizi di assistenza, cura e sanitari (55,2%), turistici e ad essi connessi (35,5%). Buona anche l’inciden-za dell’imprenditorialità femminile nelle attività dell’istruzione e artistiche (30,6%) e nel commercio (29,4%). Decisamente meno rilevante la presenza di imprese “rosa” nel manifatturiero (24,1) e, ancora di più, nelle utilities (14,6%) e nelle costruzioni (8,9%). Nell’ambito del settore secondario, importante è la presenza di imprenditrici nel tessile, abbigliamento e pelli (42,5%), nella lavorazione della carta e stampa (38,2%) e nelle produzioni alimentari (34,4%). Inferiore alla media del complesso delle imprese è il peso dell’imprenditorialità negli altri comparti manifatturieri.Modestissima è la presenza di imprese straniere nel settore primario (2,4% sul totale regionale), più con-sistente nel secondario (12%), nell’ambito del quale esse rappresentano il 13,1% delle imprese di co-struzioni, il 12% delle manifatturiere e il 5,4% delle utilities, e nel terziario (10,1%). Nel settore industria-le in senso stretto spicca l’incidenza delle imprese straniere nel tessile, abbigliamento e pelli (29,8%) e, per ragioni diverse, nel farmaceutico (14,3%). Nel primo caso, si tratta quasi esclusivamente di piccole imprese tessili (21,1%), di confezioni (30,7%) e di lavorazione di articoli in pelle e simili (33,9%); nel se-condo di grandi imprese partecipate da investitori stranieri.

1 La definizione di impresa giovanile avviene in base alle seguenti condizioni: per quelle individuali, che il titolare abbia meno di 35 anni; nel caso di società di persone, che oltre il 50% dei soci abbia meno di 35 anni; nel caso di società di capitali, che la media delle età dei soci e degli amministratori sia inferiore al limite dei 35 anni.

2 Un’impresa si definisce femminile quando la partecipazione femminile è superiore al 50%.3 Rientrano in questa definizione le imprese individuali il cui titolare sia nato in un paese estero, ovvero le società di persone in

cui oltre il 50% dei soci sia costituito da persone nate in un paese estero oppure le società di capitali in cui oltre il 50% dei soci e degli amministratori sia nato in un paese estero.

4 Il tasso di femminilizzazione è il peso relativo delle imprese femminili sul totale delle imprese.

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IMPRESE GIOVANILI, FEMMINILI E STRANIERE ATTIVE IN ABRUZZO Anno 2013 (val. assoluti)

Settore Giovanili Femminili Straniere Totale

Agricoltura, silvicoltura pesca 1.368 10.232 683 28.349

Estrazione di minerali da cave e miniere 1 11 - 85

Attività manifatturiere 1.103 2.982 1.316 12.375

Alimentare bevande e tabacco 157 689 83 2.068

Tessile, abbigliamento e pelle 270 1.008 705 2.369

Legno, mobili 111 184 91 1.371

Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 8 42 10 110

Stampa e riproduzione di supporti registrati 40 114 22 451

Fabbric. coke e prod. derivanti dalla raffinazione petrolio - 2 - 9

Chimico 8 24 2 129

Farmaceutica - 0 2 14

Lavorazione di minerali non metalliferi 52 192 52 904

Metalmeccanica 220 264 162 2.212

Elettromeccanica ed elettronica 64 167 62 959

Mezzi di trasporto 10 28 5 178

Altre industrie manifatturiere 163 268 120 1.601

Utilities 45 86 32 589

Costruzioni 2.554 1.730 2.528 19.350

Commercio all’ingrosso e al dettaglio 4.390 9.661 4.357 32.867

Trasporto e magazzinaggio 222 350 179 2.849

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 1.614 3.461 814 9.505

Servizi di informazione e comunicazione 342 595 137 2.371

Attività finanziarie e assicurative 395 608 81 2.305

Attività immobiliari 174 673 112 2.665

Attività professionali, scientifiche e tecniche 409 754 194 3.388

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 540 1.138 326 3.433

Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale, ecc - - - 0

Istruzione 46 178 25 530

Sanità e assistenza sociale 95 342 32 696

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 248 532 93 1.794

Altre attività di servizi 1.006 3.482 581 6.228

Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro 1 1 - 1

Imprese non classificate 15 18 5 108

Totale 14.568 36.834 11.495 129.488

Fonte: Elaborazione CRESA su dati Infocamere-Movimprese

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI IN ABRUZZOGrande interesse riveste la funzione che i servizi innovativi esercitano nella attuale fase di trasformazione delle eco-nomie occidentali e dell’Unione Europea in economie basate sulla conoscenza.L’interesse scientifico si è principalmente concentrato sui cosiddetti “servizi ad alta intensità di conoscenza” le cui at-tività hanno una elevata componente di conoscenza (KIS - Knowledge-Intensive Services - l’acronimo utilizzato nelle statistiche ufficiali e nella letteratura internazionale) e, nel loro ambito, in particolare sui “servizi ad alta intensità di conoscenza” rivolti alle imprese (KIBS, Knowledge-Intensive Business Services), vale a dire imprese che forniscono beni e servizi ad alta intensità di conoscenza per altre imprese. A questi ultimi, inoltre, si affiancano una serie di servizi rivolti alla pubblica amministrazione. L’ultima edizione dell’European Innovation Scoreboard assegna all’Italia il 16° posto nella graduatoria dei paesi euro-pei - primo paese nella classe dei “moderatamente innovatori”. L’Abruzzo si colloca nel medesimo raggruppamento e non mostra variazioni negli ultimi cinque anni. Punto di partenza per l’individuazione delle imprese che operano nel campo dei Servizi Innovativi e Tecnologici è stata la classificazione delle attività economiche (Nace Rev. 2), nella quale il settore high-tech aggrega sia le attività manifatturiere per intensità tecnologica sia i settori dei servizi per intensità di conoscenza impiegata nei rispettivi processi produttivi. Tale classificazione, rivisitata in ottica funzionale allo scopo di includere le sole imprese di servizi, è stata ricomposta in 6 aree primarie.

Sezione ATECO

C o d i c e ATECO

Descrizione KIHTS* KIBS**

1. Servizi di informazione e comunicazione

J 58 Attività editoriali

J 59 Attività di produzione cinematografica, di video e programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore

J 60 Attività di programmazione e trasmissione

J 61 Telecomunicazioni

J 62 Produzione di software, consulenza informatica attività connesse

J 63 Attività dei servizi di informazione e altri servizi informatici

2. Attività legali, contabilità e consulenza gestionale

M 69 Attività legali, di controllo e revisione contabile

M 70 Attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale

3. Architettura, ingegneria e consulenza tecnica

M 71.1 Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici

M 71.2 Collaudi ed analisi tecniche

4. Ricerca e sviluppo

M 72.1 R&S sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria

M 72.2 R&S nel campo delle scienze sociali ed umanistiche

5. Marketing e ricerche di mercato

M 73 Pubblicità e ricerche di mercato

6. Altri servizi di supporto alle imprese

M 74.1 Attività di design specializzato

M 74.2 Attività fotografiche

M 74.3 Traduzione e interpretariato

N 78 Attività di ricerca, selezione e fornitura di personale

N 82.11 Servizi integrati di supporto per le funzioni d’ufficio

N 82.20 Attività dei call center

N 82.30 Organizzazione di convegni e fiere* Knowledge-Intensive High-tech Services** Knowledge-Intensive Business Services

30

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In Abruzzo risultano attive, alla fine del 2013, 3.272 imprese nel settore dei Servizi Innovativi e Tecnologici per un totale di circa 14.700 addetti. Circa la metà delle imprese presenti in regione sono ditte individuali, mentre le società di capitali rappresentano poco più del 32%. Al contrario, quasi l’80% degli occupati si concentrano nelle imprese maggiormente strutturate. Tale quota raggiunge la punta massima nelle imprese che svolgono attività di ricerca e sviluppo, dove il 96% dell’occupazione è assorbito da società di capitale).

NUMERO IMPRESE SIT E RELATIVI ADDETTI DELLE PER RAGGRUPPAMENTO DI ATTIVITÀ E FORMA GIURIDICA. Dati al 31dicembre 2013

ICTAttiv.legali, con-tabilità e cons.

gestionale

Arch., inge-gneria e cons.

tecnicaR&S

Marketing e ricerche di

mercato

Altri servizi di supporto alle imprese

Totale

Imprese

Ditte individuali 636 144 27 3 238 502 1.550

Soc. di capitali 451 251 148 23 85 105 1.063

Soc. di persone 285 127 43 4 70 117 646

Altro 1 10 - - 1 1 13

Totale 1.373 532 218 30 394 725 3.272

Addetti

Ditte individuali 765 164 36 3 279 610 1.857

Soc. di capitali 2.562 1.362 1.006 160 1.137 1.219 7.446

Soc. di persone 612 257 102 4 124 249 1.348

Altro 7 70 - - 6 6 89

Totale 3.946 1.853 1.144 167 1.546 2.084 10.740Fonte: elaborazione CRESA su dati Registro Imprese

È opportuno rammentare che il Registro delle Imprese (RI) delle Camere di Commercio, che costituisce la fonte delle informazioni, fornisce, oltre alla serie storica delle imprese attive e registrate e delle relative unità locali, anche, a partire dal 2010, informazioni sul rispettivo numero di occupati. Con riferimento a quest’ultimo punto, gli archivi camerali forniscono informazioni sugli addetti con riferimento alla sede d’impresa e non alla (o alle) unità locale di imprese con sede localizzata fuori dai confini regionali (tale sta-tistica è invece rappresentabile mediante i dati Asia). Inoltre, va ribadito che presso il RI figurano solo quel-le attività che sono svolte sotto forma di impresa (come previsto dal Codice civile attualmente in vigore).

3. SISTEMA DELLE IMPRESE

31

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4 MERCATO DEL LAVORO4.1 Situazione regionaleI dati dell’Istat consentono di effettuare una ri-costruzione storica dell’andamento del merca-to del lavoro negli ultimi decenni. Si nota che la partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, intesa come tasso di attività cioè il peso delle forze di lavoro (costituite dalle per-sone occupate e quelle in cerca di occupazione) rispetto al totale della popolazione in età lavo-rativa (15-64 anni), ha mostrato un andamento diversificato sia a livello temporale che territo-riale. Infatti, mentre durante gli anni novanta e soprattutto nei primi anni del nuovo secolo ha mostrato un andamento generalmente in lieve aumento, a partire dal 2003 si è verifica-ta un’inversione di tendenza con un calo nel Mezzogiorno dove il tasso di attività si è attesta-to nel 2012 a 53,0%, con 10 punti percentuali di distanza dalla media italiana e 16 dal Cen-tro-Nord. La flessione riscontrata nelle regioni meridionali ha assorbito l’incremento ancora presente in quelle settentrionali, producendo un rallentamento del valore nazionale. L’Abruzzo, fino alla fine degli anni novanta mo-strava andamento crescente e valori simili a quelli del Centro-Nord mentre successivamente ha fatto rilevare un sensibile calo per allinearsi approssimativamente a quelli italiani.

Fig. 4.1 TASSO DI ATTIVITÀ IN ITALIA, CENTRO-NORD, MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anni 1993-2012

40

45

50

55

60

65

70

75

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Ita lia Centro-Nord Mezzogiorno Abruzzo

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Negli ultimi anni nella regione le forze di lavo-ro sono risultate costanti tra il 2008 e il 2013 (554mila unità) ma questo risultato copre l’au-mento che era stato registrato fino al 2012

(quando erano pari a 570mila) fino ad allora legato all’innalzamento dei requisiti anagrafici previdenziali (età pensionistica) e all’incremen-to delle persone in cerca di occupazione per la spinta prodotta dal momento di crisi economi-ca attraversato da tutti i settori economici. In Abruzzo si osserva, nel 2013 un tasso di attività (inteso come rapporto tra forze di lavoro e po-polazione in età lavorativa) del 62,0%, in calo rispetto sia al 2012 (63,8%) sia al 2008 (63,1%) e minore di quello rilevato a livello nazionale (63,5%). Per quanto riguarda il livello di occupazione, nel lungo periodo, dopo un periodo iniziale caratte-rizzato da un andamento lievemente crescente, a partire dai primi anni duemila il tasso di occu-pazione, inteso come rapporto tra gli occupati e la popolazione in età lavorativa, ha sperimenta-to una certa riduzione nel Mezzogiorno dove si è inasprito il divario con la media italiana e so-prattutto con le regioni del Centro-Nord. Que-sta flessione, unita all’andamento lievemente decrescente registrato anche nelle regioni cen-trosettentrionali ha provocato la diminuzione del tasso di occupazione anche a livello nazio-nale, soprattutto nell’ultimo quinquennio. In Abruzzo, fino alla fine degli anni novanta il tasso di occupazione mostrava livelli e anda-mento simili a quelli delle regioni centrosetten-trionali con valori superiori alla media naziona-le e soprattutto a quella meridionale (più di 15 punti percentuali). A partire dagli anni duemila la dinamica è stata più contenuta e si è posta in linea con la media del paese.Nel 2013 gli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni in Abruzzo sono 490mila, in diminuzio-ne del 5,4% rispetto al 2008 e con un andamen-to particolarmente negativo tra il 2012 e il 2013 quando sono andati persi 18.000 posti di lavoro. Di conseguenza nel 2013 in Abruzzo si registra un tasso di occupazione (inteso come rappor-to tra occupati e popolazione in età lavorativa) del 54,8% in calo rispetto al 2012 (56,8%) e so-prattutto rispetto al 2008 (59,0%). Il valore del 2013 risulta inferiore a quello nazionale (55,6%) anch’esso in calo rispetto al 2008 (58,7%). La flessione degli ultimi anni è il sintomo della pe-sante crisi economica che ha spazzato via un

4. MERCATO DEL LAVORO

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

numero preoccupante di imprese spingendole a licenziare la manodopera in esse impiegata.

Fig. 4.2 TASSO DI OCCUPAZIONE IN ITALIA, CENTRO-NORD, MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anni 1993-2012

40

45

50

55

60

65

70

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Ita lia Centro-Nord Mezzogiorno Abruzzo

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Il tasso di occupazione fa rilevare andamenti diver-sificati secondo il genere. I dati dell’Istat mostrano che tra il 2008 e il 2013, pur essendo diminuito sia per i maschi che per le femmine, il tasso suddetto è diminuito più per i primi, per i quali l’indicatore è peggiorato più di 5 punti percentuali sia in Italia che in Abruzzo. Il tasso di occupazione relativo alle femmine ha subito solo un lieve calo in Italia (-0,7%) e una di-minuzione più consistente ma minore di quello maschile in Abruzzo (meno di 3 punti percentuali), andamento legato all’innalzamento dell’età pen-sionistica femminile che ha obbligato molte lavo-ratrici a rimandare il momento del pensionamen-to, all’occupazione delle donne principalmente nel settore terziario, meno interessato dalla crisi eco-nomica, e soprattutto nel comparto dei servizi alle famiglie tra i quali la cura delle persone più deboli, come anziani e disabili, costituisce un bisogno in-sopprimibile a cui si rinuncia come ultima ratio. L’andamento delle forze di lavoro e degli occupati descritti precedentemente ha influito anche sulla disoccupazione. Dopo una prima fase di peggiora-mento negli anni novanta caratterizzata dall’incre-mento del tasso di disoccupazione, cioè il rapporto tra persone in cerca di occupazione e forze di lavo-ro, di entità lieve in Italia e più accentuata nel Mez-zogiorno, e una successiva fase di miglioramento nei primi anni duemila, caratterizzata da un calo notevole soprattutto nel Meridione, l’indicatore è tornato a crescere negli ultimi anni del decennio.Nel 2013 le persone in cerca di occupazione in

Abruzzo sono pari a 63mila, in aumento del 75,0% rispetto al 2008 quando erano 36mila, con una variazione migliore di quella registrata in Italia (+84,0%). Si registra quindi un tasso di disoccupa-zione dell’11,4%, di poco inferiore alla media na-zionale (12,2%) ma nettamente peggiore rispetto al 2008 quando era pari a 6,6%.

Fig. 4.3 TASSO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA, CENTRO-NORD, MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anni 1993-2012

0

5

10

15

20

25

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Italia Centro-Nord Mezzogiorno Abruzzo

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

L’andamento del tasso di disoccupazione è diversificato secondo il genere e le classi di età. La quota di donne in cerca di occupazione è generalmente superiore a quella rilevata tra gli uomini, ma lo scarto, mediamente ben oltre i tre punti percentuali nel 2008, è sensibilmente diminuito nel 2013, arrivando a meno di due punti percentuali in Italia e meno di uno in Abruzzo. Ol-tretutto, l’incremento del tasso di disoccupazio-ne nel periodo considerato è stato sensibilmente peggiore tra gli uomini rispetto a quanto riscontra-to per le donne sia in Italia che in Abruzzo. Questo andamento potrebbe essere connesso col fatto che a una situazione generalmente caratterizzata da una minore partecipazione delle donne al mer-cato del lavoro, essendo molto numerose quelle che non lavorano e non cercano lavoro, si sono in-nestate le conseguenze del momento di crisi eco-nomica attuale con un aumento di individui che hanno perso il lavoro, e che quindi lo cercano, più consistente tra gli uomini che tra le donne. Anche tra le diverse classi di età il comportamento del tasso di disoccupazione è molto diversificato. Gli ultimi dati disponibili forniti dall’Istat, mostrano che le classi di età più giovani, cioè i soggetti di età compresa tra 15 e 24 anni, registrano un tasso di disoccupazione generalmente più elevato della

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media sia in Italia che in Abruzzo. Questo divario esiste in entrambi i periodi considerati ed è pesan-temente aumentato negli ultimi anni consideran-do che nel 2012 era superiore a 20 punti percen-tuali sia in Italia che in Abruzzo mentre nel 2008 non arrivava a 15. L’allargamento della forbice è stato meno pesante nel Mezzogiorno dove però la situazione di par-tenza nel 2008 era molto grave rispetto alla media nazionale. In Abruzzo si è passati da uno scarto di 13 punti nel 2008 a uno di 22 nel 2012, mostran-do le sempre maggiori difficoltà di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Considerando che il tasso di disoccupazione giovanile regiona-le è inferiore a quello meridionale ed italiano si potrebbe ipotizzare una migliore partecipazione dei giovani abruzzesi al mercato del lavoro tenendo conto, però, anche della elevata non partecipazione alle forze lavoro per la loro elevata persistenza nella fase dell’istruzione soprattutto universitaria e dello scoraggiamento di una parte di essi che non studia né lavora né cerca lavoro.La composizione settoriale dell’occupazione mo-stra che nel periodo tra il 2008 e il 2013 il peso degli occupati in agricoltura è ovunque diminuito, raggiungendo in Italia il 3,6% e in Abruzzo il 4,1%. Tali valori sono il risultato di una flessione degli oc-cupati di 3000 unità (-13,0%) a livello regionale e di circa 81mila unità (-9,1%) a livello nazionale che si inserisce nell’ormai consolidato processo di rerura-lizzazione dell’economia. Anche l’industria in senso stretto, cioè le attività manifatturiere, sta attraversando un periodo di forte difficoltà considerando il calo considerevole di occupati verificatosi in Abruzzo (-10,1%) e in Ita-lia (-9,6%) che ha prodotto anche la diminuzione del peso che il settore rappresenta nell’occupazio-ne totale a livello sia regionale (da 21,7% a 20,6%) sia nazionale (da 21,4% a 20,2%). In questo caso il fenomeno è da collegare alla crisi economica mondiale e alle difficoltà delle imprese manifat-turiere italiane ed abruzzesi a inserirsi nel mercato competitivo globale, dove la speranza di successo risiede nella competitività basata non sui costi di produzione, che ci trova fortemente svantaggiati rispetto alle economie emergenti, ma sul maggior livello di innovazione che richiede una maggiore entità di finanziamenti ad essa destinati.

Anche le costruzioni hanno visto diminuire il nu-mero di occupati, ma l’Abruzzo ha mostrato un calo molto più leggero di quello italiano (rispetti-vamente -1,9% e -19,9%) forse a causa dell’attività di ricostruzione dopo le distruzioni del terremoto nell’area aquilana. Questa diminuzione, combina-ta con gli andamenti diversificati degli altri com-parti, ha comunque determinato un aumento del peso dell’occupazione edile regionale passata da 9,2% al 9,6%.L’andamento negativo ha coinvolto anche il setto-re dei servizi con un calo che ha sfiorato il 5% in Abruzzo mentre è rimasto su valori molto meno preoccupanti in Italia (-0,4%). Nonostante ciò, come accaduto per altri settori, il suo peso nell’oc-cupazione è aumentato, in misura lieve a livello re-gionale e in modo più consistente a livello italiano.

Fig. 4.4 OCCUPATI PER SETTORE DI ATTIVITÀ’ IN ITALIA, CEN-TRO-NORD, MEZZOGIORNO E ABRUZZO. Anno 2013 (val. %)

3,6 2,5 6,8 4,1

20,2 22,6 13,2 20,6

7,1 7,07,4

9,6

69,1 67,9 72,665,7

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Italia Centro-Nord Mezzogiorno Abruzzo

Agricoltura Industria in s.s. Costruzioni Servizi

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

4.2 Situazione provincialeI dati resi disponibili dall’Istat consentono un’anali-si con maggiore dettaglio territoriale. A livello pro-vinciale infatti si nota che le forze di lavoro, costitu-ite da persone occupate e in cerca di occupazione, non hanno subito variazioni di rilievo tra il 2008 e il 2013 sia a livello regionale che provinciale. Il tasso di attività, che ha mostrato un certo calo a livello regionale, ha registrato andamenti negativi in tut-te le province. Il calo ha riguardato sia la compo-nente maschile che quella femminile ma sono stati rilevati incrementi per i maschi a L’Aquila e per le femmine a Chieti. Il tasso di occupazione è risultato in calo a livello regionale e in tutte le province considerando sia la componente maschile e quella femminile. Il tas-

4. MERCATO DEL LAVORO

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so di disoccupazione, al contrario, ha registrato un forte aumento a livello regionale e in tutte le pro-vince sia per i maschi che per le femmine che per il totale. Se si considerano i diversi settori di attività econo-mica si nota che nel periodo considerato gli occu-pati in agricoltura sono diminuiti sensibilmente in tutte le province ad eccezione di quella di Chieti dove al contrario sono aumentati e dove costitu-iscono una quota molto elevata dell’occupazione provinciale (7,4% rispetto al 4,1% regionale). Le at-tività manifatturiere, cioè l’industria in senso stret-

to, hanno visto diminuire gli occupati a L’Aquila e a Chieti mentre a Teramo e Pescara sono aumentati incrementando anche il loro peso sull’occupazio-ne totale. Le imprese edili hanno visto crescere gli occupati solo nelle province dell’Aquila e Pescara dove è aumentata la quota che esse rappresenta-no sul totale. Le attività di servizio, corrispondenti al settore terziario globalmente inteso, hanno vi-sto diminuire gli occupati in tutte le province ma nonostante ciò il loro peso sull’occupazione totale è diminuito solo a Pescara e aumentato in tutte le altre province.

Tab. 4.1 FORZE DI LAVORO, OCCUPATI E DISOCCUPATI. Anni 2008-2013 (valori in migliaia)

Anno Occupati Persone in cerca di occupaz.

Forze di lavoro Occupati Persone in cerca di oc-

cupaz.

Forze di lavoro

Abruzzo Italia

2008 518 36 554 23.405 1.692 25.097

2013 490 63 554 22.420 3.113 25.533

var. % 2013-08

-5,4 75,0 0,0 -4,2 84,0 1,7

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.2 TASSI DI ATTIVITA’, OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE. Anni 2008-2013 (val.%)

Anno Tasso di Tasso di

Attività* Occupazione** Disoccupazi-one***

Attività* Occupazione** Disoccupazione***

Abruzzo Italia

2008 63,1 59,0 6,6 63,0 58,7 6,7

2013 62,0 54,8 11,4 63,5 55,6 12,2

* Rapporto % tra le forze di lavoro (occupati e in cerca di occupazione) e la popolazione in età lavorativa** Rapporto % tra gli occupati e la popolazione in età lavorativa*** Rapporto % tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoroFonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.3 TASSO DI OCCUPAZIONE PER GENERE. Anni 2008 e 2013 (val.%)

maschi femmine maschi femmine

Italia Abruzzo

2008 70,3 47,2 71,2 46,7

2013 64,8 46,5 65,5 44,2

var. % 2013-2008 -5,5 -0,7 -5,7 -2,5Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.4 TASSI DI DISOCCUPAZIONE PER GENERE. Anno 2008 e 2013 (val. %)

maschi femmine maschi femmine

Italia Abruzzo

2008 5,5 8,5 5,1 8,7

2013 11,5 13,1 11,2 11,8

var. 2013-08 6,0 4,6 6,1 3,1

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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Tab. 4.5 TASSI DI DISOCCUPAZIONE PER CLASSI DI ETÀ (val. %)

2008 2012 var. 2012-08 2008 2012 var. 2012-08

15-24 Totale

Italia 21,3 35,3 14,0 6,7 10,7 4,0

Centro - Nord 16,1 30,7 14,6 5,0 8,5 3,5

Mezzogiorno 33,6 46,9 13,3 12,0 17,2 5,1

Abruzzo 19,7 33,0 13,3 6,6 10,8 4,3

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.6 OCCUPATI PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA. Anni 2008 e 2013

Anno Agricolt. Industria in s. s.

Costruz. Servizi Totale Agricolt. Industria in s. s.

Costruz. Servizi Totale

Abruzzo Italia

valori in migliaia

2008 23 112 48 338 518 895 5.001 1.987 15.555 23.405

2013 20 101 47 322 490 814 4.519 1.591 15.496 22.420

var.% 2013-08

-13,0 -10,1 -1,9 -4,7 -5,4 -9,1 -9,6 -19,9 -0,4 -4,2

composizione %

2008 4,4 21,7 9,2 65,3 100 3,8 21,4 8,5 66,5 100,0

2013 4,1 20,6 9,6 65,7 100 3,6 20,2 7,1 69,1 100,0

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.7 OCCUPATI PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA E PROVINCIA. Anni 2008 e 2013 (composizione %)

Anno AGRIC. INDUSTRIA SERVIZI TOT.

Industria in s. s. Costruz. Totale

L'Aquila

2008 4,9 18,4 11,2 29,6 65,5 100,0

2013 3,3 16,5 13,2 29,7 67,0 100,0

Teramo

2008 4,4 23,3 11,2 34,5 61,1 100,0

2013 2,0 25,2 9,6 34,8 63,2 100,0

Pescara

2008 3,7 14,4 6,8 21,3 75,1 100,0

2013 2,6 16,6 8,7 25,3 72,2 100,0

Chieti

2008 3,6 29,0 8,1 37,1 59,3 100,0

2013 7,4 23,5 7,6 31,0 61,5 100,0

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

4. MERCATO DEL LAVORO

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Tab. 4.8 FORZE DI LAVORO, OCCUPATI E DISOCCUPATI PER PROVINCIA E SESSO. Anni 2008 e 2013 (val. in migliaia)

Provincia Occupati Persone in cercadi occupazione

Forze di lavoro Tasso di attività *

Tasso dioccupazione **

Tasso didisoccupazi-

one***

2008 2013 2008 2013 2008 2013 2008 2013 2008 2013 2008 2013

maschi

L'Aquila 71 68 5 10 76 78 73,6 74,5 68,8 65,1 6,5 12,4

Teramo 74 70 3 8 77 78 75,7 74,1 72,8 66,5 3,9 10,0

Pescara 74 69 4 8 78 78 75,6 72,9 71,6 65,1 5,3 10,5

Chieti 94 86 5 12 99 98 75,4 74,3 71,6 65,2 4,9 11,8

ABRUZZO 313 294 17 37 330 331 75,1 73,9 71,2 65,5 5,1 11,2

femmine

L'Aquila 47 44 6 6 53 50 52,6 49,6 46,5 43,2 11,6 12,8

Teramo 49 49 4 4 53 53 52,3 51,0 48,4 47,1 7,4 7,6

Pescara 52 49 4 8 56 56 53,2 52,0 49,0 44,8 8,0 13,7

Chieti 57 55 5 8 62 63 47,6 48,4 43,9 42,1 7,8 12,9

ABRUZZO 205 196 19 26 224 223 51,2 50,2 46,7 44,2 8,7 11,8

totale

L'Aquila 118 112 11 16 129 128 63,2 62,1 57,7 54,2 8,6 12,5

Teramo 123 119 7 12 130 131 64,0 62,5 60,6 56,8 5,3 9,0

Pescara 126 118 8 16 134 134 64,2 62,3 60,1 54,8 6,5 11,8

Chieti 151 141 10 20 161 161 61,5 61,3 57,7 53,6 6,0 12,2

ABRUZZO 518 490 36 63 554 554 63,1 62,0 59,0 54,8 6,6 11,4

* Rapporto % tra le forze di lavoro (occupati e in cerca di occupazione) e la popolazione in età lavorativa** Rapporto % tra gli occupati e la popolazione in età lavorativa*** Rapporto % tra le persone in cerca di occupazione e le forze di lavoroFonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Tab. 4.9 OCCUPATI PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA E PROVINCIA. Anni 2008 e 2013 (migliaia)

Anno AGRIC. INDUSTRIA SERVIZI TOT.

Industria in s. s. Costruz. Totale

L'Aquila

2008 5,8 21,7 13,3 35,0 77,5 118,3

2013 3,6 18,5 14,8 33,3 74,9 111,8

var.% 2013-08 -37,4 -14,9 10,9 -5,1 -3,3 -5,5

Teramo

2008 5,5 28,8 13,8 42,6 75,4 123,5

2013 2,4 30,0 11,4 41,4 75,2 119,1

var.% 2013-08 -56,7 4,4 -17,7 -2,7 -0,2 -3,6

Pescara

2008 4,6 18,1 8,5 26,6 94,0 125,2

2013 3,0 19,6 10,3 29,8 85,2 118,1

var.% 2013-08 -33,7 8,3 19,9 12,1 -9,4 -5,7

Chieti

2008 5,4 43,8 12,2 55,9 89,5 150,9

2013 10,5 33,2 10,7 43,9 87,0 141,5

var.% 2013-08 93,9 -24,0 -12,4 -21,5 -2,8 -6,3

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI5.1 COMMERCIO INTERNAZIONALEIl contesto internazionale Nel 2012 gli scambi mondiali di beni e servizi hanno fatto registrare un incremento del 2,7% rispetto all’anno precedente e per il 2013 il Fondo Monetario Internazionale prevede un aumento del 2,9% .

Le stime relative al 2013 confermano per il 2013 il miglior andamento del commercio estero dei Paesi emergenti e delle Economie in via di transizione relativamente ai quali si prevedono variazioni annue positive (import: 5,0%; export: 3,5%) più consistenti di quelle dei Paesi ad Economia avanzata (import: 1,5%; export: 2,7%).

Lo scenario italianoL’export italiano, dopo la pesante caduta del 2009

(-20,9%), registra nei tre anni successivi incrementi, sia pur di intensità via via più contenuta (+15,6% nel 2010, +11,4% nel 2011 e +3,8% nel 2012) che lo riportano a sfiorare i livelli pre-crisi, e si attesta a novembre 2013, ultimo periodo relativamente al

quale si dispone di dati, su 358.381 milioni di euro pari al 91,8% del totale dell’anno precedente.L’import nazionale, anch’esso in contrazione nel 2009 (-20,9%), torna a crescere nei due anni successivi (23,4% nel 2010 e 9,3% nel 2011), tanto da tornare al livello pre-crisi, per poi contrarsi di nuovo nel 2012 (-5,3%). I dati Istat relativi al periodo gennaio-novembre 2013 indicano che gli acquisti italiani dall’estero raggiungono i 331.592 milioni di euro, che corrispondono all’87,2% del valore relativo al 2012.

La situazione regionaleLe esportazioni regionali che, in controtendenza rispetto a quanto si osserva a livello nazionale, fanno registrare nel 2012 una flessione del 4,8%, scendendo da 7.246 milioni di euro del 2011 a 6.900 milioni di euro del 2012, si fermano nel novembre 2013 ad un valore di 5.041 milioni di euro, pari al 73,1 del totale dell’anno precedente.Gli acquisti abruzzesi dall’estero, 3.470 milioni di euro nel 2012 (-15,3% rispetto al 2011 assai peggiore del -5,3% medio nazionale), si mostrano ulteriormente in calo e si attestano alla fine di novembre 2013 a quota 2.505 milioni di euro, pari al 72% del totale dell’anno precedente. Va, tuttavia, precisato che l’Istat imputa le attività di import alle regioni nelle quali le merci arrivano e vengono sdoganate e non a quelle cui sono

-14,0

-9,0

-4,0

1,0

6,0

11,0

16,0

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013*

Economie Avanzate Economie emergenti e in via di sviluppo

Fig. 5.1 ESPORTAZIONI MONDIALI. Anni 2007-2013(var. % annue volumi)

Previsioni Fondo Monetario Internazionale, settembre 2013Fonte: elaborazione CRESA su dati Fondo Monetario Internazionale

-14,0

-9,0

-4,0

1,0

6,0

11,0

16,0

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013*

Economie Avanzate Economie emergenti e in via di sviluppo

Fig. 5.2 IMPORTAZIONI MONDIALI. Anni 2007-2013(var. % annue volumi)

Previsioni Fondo Monetario Internazionale, settembre 2013Fonte: elaborazione CRESA su dati Fondo Monetario Internazionale

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

450.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 nov-13

Export Import

Fig. 5.3 ESPORTAZIONI ED IMPORTAZIONI MONDIALI. Anni 2007-2013 (var. % annue volumi)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

39

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destinate. Ne consegue, pertanto, il rischio di sovrastimare il valore degli acquisti dall’estero delle aree dotate di grandi infrastrutture di trasporto e viarie, quali porti e aeroporti, e di sottovalutare quello delle regioni, quali l’Abruzzo, meno dotate.Grazie a decrementi dell’import assai più consistenti di quelli che hanno interessato l’export, la bilancia commerciale ha chiuso nel 2012 con un attivo di 3.430 milioni di euro e nei primi 11 mesi del 2013 ha segnato un saldo positivo pari a 2.536 milioni di euro.Nel confronto con le altre regioni italiane, l’Abruzzo, che nel biennio 2010-2011 aveva conosciuto

un andamento del commercio con l’estero e, considerate le modalità di contabilizzazione delle importazioni, in particolare dell’export, sensibilmente migliore della media nazionale, a partire dal 2012 assume performance che evidenziano una situazione di particolare criticità.Assai modesto l’apporto degli scambi commerciali abruzzesi sul totale nazionale. Nel 2012 il peso delle vendite estere regionali sull’export Italia, che negli anni Novanta aveva superato il 2%, scende all’1,9% nel 2011 e all’1,8% nel 2012, quello degli acquisti dall’estero dall’1,0%, allo 0,9%.Nel 2012 le esportazioni regionali verso il mercato UE subiscono un decremento del 7,1% rispetto all’anno precedente (Italia:-0,4%) e rappresentano il 70,9% del totale delle vendite estere regionali, peso superiore a quello medio nazionale (53,8%). La contrazione più forte (-8,2%) interessa l’area UEM a 17 (Italia: -1,2%), che rappresenta la destinazione del 52,0% del valore dell’export (Italia: 40,6%). In ambito UE particolarmente consistenti le flessioni delle vendite abruzzesi in Francia (-10,8%) e Spagna (-25,7%), che complessivamente rappresentano il 18,6% dell’export regionale, più modesto il calo in Germania (-3,6%) verso la quale è diretto il 21,7% dell’export abruzzese.Aumentano del 7,5% le esportazioni verso i Paesi europei non appartenenti all’UE (Italia: +8,4%), che nel 2012 assorbono il 9,9% delle vendite estere abruzzesi, peso inferiore a quello medio nazionale (12%).

Cresce del 5,9% il valore dei flussi verso l’Africa (Italia: +18,7%), che rappresenta la destinazione del 2,7% delle merci abruzzesi vendute all’estero (Italia: 4,9%).

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 nov. 2013

Import Export

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Fig. 5.4 ESPORTAZIONI DELLE REGIONI ITALIANE Anni 2011 e 2012 (quote % su totale nazionale e var % annue)

-7,1

7,5 5,9

0,8

-10,4

11,8

-35,0

-6,6

3,5

-4,8

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

UE a 27 Altri Paesi europei

Africa America sett.

America centro merid.

Medio Oriente

Asia centrale

Asia orientale

Oceania e altro

Mondo

Fig. 5.5 ESPORTAZIONI ABRUZZESI Anno 2012 (var % su anno precedente)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

ESPORTAZIONI DELLE REGIONI ITALIANE. Anni 2011 e 2012 (quote % su totale nazionale e var % annue)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

Peso % Peso % Var. % 2011 2012 2012/2011

Piemonte 10,3 10,2 3,4Valle d'Aosta 0,2 0,2 -6,4Lombardia 27,7 27,7 3,8Liguria 1,8 1,8 2,1Trentino-Alto Adige 1,8 1,8 1,7Friuli-Venezia Giulia 3,3 2,9 -8,8Veneto 13,4 13,1 1,7Emilia-Romagna 12,8 12,7 3,2Toscana 8,1 8,3 7,1Umbria 1,0 1,0 7,9Marche 2,6 2,7 6,3Lazio 4,5 4,6 5,0Abruzzo 1,9 1,8 -4,8Molise 0,1 0,1 -6,1Campania 2,5 2,4 -0,3Puglia 2,2 2,3 8,5Basilicata 0,4 0,3 -17,5Calabria 0,1 0,1 1,1Sicilia 2,9 3,4 21,5Sardegna 1,4 1,6 21,1

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERIIl continente americano, che fa segnare un decremento delle vendite abruzzesi del 2,1%, (Italia: +12,4%), continua ad assorbire poco più del 10% dell’export regionale, quota leggermente inferiore a quella media nazionale (11,4%); in particolare, le esportazioni verso la parte settentrionale, pari al 7,7% del totale, fanno registrare un +0,8% (Italia: +15,7%), quelle verso la parte centro meridionale una contrazione del 10,4% (Italia: +6,5%). Riportano un calo del 3,2% le vendite regionali in Asia (Italia: +3,5%), che rappresentano il 5,8% dell’export regionale (Italia: 14,1%). Scendendo ad un maggior dettaglio si osservano decrementi degli scambi commerciali in uscita verso la parte centrale (-35,0%) e orientale del continente asiatico (-6,6%) e un aumento delle vendite dirette in Medio Oriente (+11,8%). L’export diretto in Oceania, con un incremento del 3,5%, assorbe lo 0,4% del totale regionale (Italia:1,9%).Gli unici settori che nel 2012 mettono a segno incrementi dell’export rispetto all’anno precedente sono l’agricoltura, silvicoltura e pesca (+12,7%), che costituisce lo 0,8% dell’export regionale (Italia: 1,5%), gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+16,0%) che rappresentano il 5% del totale (Italia: 4,4%), gli apparecchi elettrici e non classificati diversamente (+3,4%) il cui peso percentuale sull’export abruzzese è del 12,9% (Italia: 23,2%). Particolarmente pesanti le contrazioni di valore del settore dei mezzi di trasporto (-8,0%), i quali hanno sul totale delle vendite estere regionali un peso decisamente superiore a quello medio nazionale (40,8% contro 9,3%), dei prodotti in gomma, plastica e minerali non metalliferi (-8,9%), del tessile ed abbigliamento (-9,2%), dei metalli di base e prodotti in metallo (-6,2%), dei computer e apparecchi elettronici ed ottici (-7,3%) e delle sostanze e prodotti chimici (-9,9%) e che rappresentano rispettivamente il 9,0%, il 6,8%, il 5,7%, il 4,0% e il 2,7% del totale regionale (Italia: 5,8%; 11%, 13%, 3,2% e 6,5%).L’andamento dell’export dell’ultimo ventennio evidenzia che la regione ha conosciuto una fase fortemente espansiva, superiore a quella media nazionale, che si è interrotta nel 2009 quando ha fatto registrare una flessione che può essere considerata particolarmente drammatica anche se letta nel contesto della consistente recessione che

proprio in quell’anno ha riverberato i suoi effetti sull’economia mondiale. Nel 2010 e 2011 il valore delle vendite estere abruzzesi riprende a crescere, sia pure in maniera inferiore alla media nazionale, per poi tornare a flettersi nell’anno in esame senza, pertanto, riuscire a recuperare i livelli raggiunti sul 2008.Negli anni 1991-2012, infatti, i flussi commerciali in uscita fanno registrare un tasso medio annuo di crescita dell’7,6% (Italia: 6,3%); un’analisi più dettagliata a livello temporale evidenzia che le performance regionali, inizialmente migliori di quelle medie nazionali, si sono indebolite sempre di più :il valore dell’export è aumentato ad un tasso medio annuo di crescita del 14,9% tra il 1991 e il 2000 (Italia: 10,2%) e del 5,1% tra il 2000 e il 2008 (Italia: 4,5%), per poi contrarsi del 2,5% nel lasso di tempo 2008-2012 (Italia: +1,4%). Relativamente agli ultimi anni si osserva una variazione fortemente

negativa, assai peggiore della media nazionale, nel 2009, seguita da due incrementi leggermente superiori rispetto ad essa, i quali hanno preceduto, differenza di quanto si osserva a livello nazionale, una contrazione nel 2012.L’export abruzzese ha mostrato a partire dall’inizio degli anni 2000, in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto a livello nazionale, un aumento della quota diretta verso il mercato comunitario. Tale incremento è l’effetto di un rafforzamento delle vendite verso i Paesi dell’Europa centro orientale e verso il Regno Unito, che ha più che compensato la flessione degli scambi commerciali con l’area UEM a 17, principalmente determinato

7,6

14,9

5,1

-2,5

-31,6

21,2

14,3

-4,8

6,310,2

4,51,4

-20,9

15,6

11,4

3,8

-32,0

-27,0

-22,0

-17,0

-12,0

-7,0

-2,0

3,0

8,0

13,0

18,0

23,0

1991-2012 1991-2000 2000-2008 2008-2012 2008-2009 2009-2010 2010-2011 2011-2012

Abruzzo Italia

Fig. 5.6 TASSO MEDIO ANNUO DI CRESCITA DELLE ESPORTAZIONI. Abruzzo e Italia. Anni 1991-2012

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

41

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dalle contrazione dell’export verso Germania e Spagna. A differenza di quanto è avvenuto nella media italiana, inoltre, la regione ha aumentato la quota di prodotti venduti in Francia. Al di fuori del mercato comunitario, spicca un incremento decisamente superiore a quello medio nazionale del peso dell’export destinato alla Federazione Russa. In calo nel periodo considerato anche il peso degli scambi commerciali in uscita verso l’America, sia la parte settentrionale che centro meridionale, e l’Asia, nell’ambito della quale decresce in modo consistente il peso del l’Estremo Orientale, il quale, invece, aumenta a livello nazionale.Per quanto riguarda i settori, tra il 2000 e il 2012 spicca l’incremento dei mezzi di trasporto che in regione incidono in misura decisamente superiore rispetto alla media nazionale e, contrariamente a quanto si osserva a livello Paese, aumentano, nonostante le forti difficoltà in cui versa il settore in Abruzzo, dal 27,7% al 40,8% (Italia: da 11,5% a 9,3%). Nonostante la contrazione su ambedue gli orizzonti spaziali, i prodotti in gomma e materie plastiche detengono una quota dell’export abruzzese (2000: 10,3%; 2008: 8,6%; 2012: 9%) superiore a quella media nazionale (2000: 7,2%; 2008: 6,1%; 2012: 5,8%). Pur restando al di sotto della media italiana, è aumentato il peso dei prodotti alimentari, bevande e tabacchi (Abruzzo: dal 4,5% al 6,2%; Italia: dal 5% al 6,7%),. mentre la quota degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici in regione ha sopravanzato quella media nazionale (Abruzzo: dal 2,8% al 5,0%; Italia: 2,9% al 4,4%). In forte contrazione il settore dei macchinari ed apparecchiature che segue un andamento continuo discendente e passa in regione dal 26,3% medio annuo del 2000 al 16,9% del 2012 mentre a livello nazionale scende dal 28,7% al 26,3%, dei prodotti tessili, abbigliamento ed accessori (Abruzzo: dal 10,7% al 6,8%; Italia: dal 15,1% all’11,0%) e del legno, carta e stampa (Abruzzo: dal 2,8% all’1,5%; Italia: dal 2,3% al 2,0%). L’export delle sostanze e prodotti chimici e quello dei metalli di base e prodotti in metallo, con un andamento lievemente crescente dal 2000 al 2008 e poi discendente nel periodo 2008-2012, mantengono un peso sostanzialmente stabile sul totale annuo regionale ( rispettivamente 2,7% e 5,7%) mentre aumentano le loro quote a livello

medio nazionale (rispettivamente dal 6,3% al 6,5% e dall’8,2% al 13%).Passando ad esaminare l’andamento dell’import regionale nel 2012 rispetto all’anno precedente, si osservano contrazioni diffuse degli acquisti da tutte le parti del Mondo, ad esclusione del Medio Oriente (+46,3%) e dell’Oceania (+6,7%), che sono le aree di provenienza dell’1,3% e dello 0,6% delle merci importante dalla regione. Fanno registrare flessioni più consistenti della media regionale, gli acquisti dall’America centro meridionale (-59,6%), dall’Asia orientale (-31,0%) e dai Paesi Europei non facenti parte dell’UE (-25,6%).La quota delle importazioni dall’Europa rappresenta il 73% del totale (Italia: 63,4%); cresce rispetto all’anno precedente il peso degli acquisti dai Paesi comunitari (UE: da 64,9% a 69%; UEM: da 53,1% a 56,3%), si contrae quello dagli altri Paesi europei (dal 4,5% al 4%). Assai inferiore è la quota media nazionale dell’import dai Paesi UE (53%), superiore quella degli acquisti dai Paesi europei

extracomunitari (10,4%). L’Africa si conferma quale destinazione del 2,7% dell’import regionale (Italia: 9,3%) e l’America scende al 7,1% (Italia: 6,4%) a seguito della grande flessione delle vendite dirette verso la parte centro meridionale del continente (dal 3,1% del totale annuo nel 2011 all’1,5% nel 2012), che non riesce a compensare l’incremento dei flussi provenienti dall’area settentrionale (dal 5% al 5,6%). Per effetto della forte contrazione dell’import dall’Estremo Oriente, si contrae l’import dai Paesi asiatici che scende dal 19,1% al 16,4% del totale regionale (Italia:19,6%). Per quanto riguarda l’andamento dei singoli

-10,0

-25,6-15,5

-4,7

-59,6

46,3

-11,0

-31,0

6,7

-80,0

-60,0

-40,0

-20,0

0,0

20,0

40,0

60,0

UE a 27 Altri Paesi europei

Africa America sett.

America centro merid.

Medio Oriente

Asia centrale

Asia orientale

Oceania e altro

Fig. 5.7 IMPORTAZIONI ABRUZZESI Anno 2012 (var % su anno precedente)

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERIsettori, si osservano pesanti decrementi rispetto al 2011 in quasi tutti i comparti manifatturieri. Gli apparecchi elettronici ed ottici fanno registrare una contrazione superiore al 50%, il coke e i prodotti petroliferi raffinati al 30%, i mezzi di trasporto al 20%; flessioni più contenute ma superiori alla media regionale riguardano l’alimentare, il tessile e abbigliamento. Gli unici settori a mostrare un incremento degli acquisti dall’estero sono i prodotti dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura (+4,2%) e i macchinari non elettrici, elettronici ed ottici (+2%).L’import abruzzese segue nel periodo 1991-2012 un andamento analogo a quello delle

esportazioni, ma caratterizzato, anche per le modalità di contabilizzazione dei dati, da picchi meno importanti. Il tasso medio annuo di crescita nel periodo 1991-2012 è del 5,4% (Italia: 5,8%); in particolare, gli acquisti abruzzesi dall’estero aumentano mediamente del 14,8% l’anno tra il 1991 e il 2000 (Italia: 9,3%) e dello 0,4% tra il 2000 e il 2008 (Italia: 5,0%), per poi contrarsi negli anni 2008-2012 del 4,1% (Italia: -0,2%). L’analisi dettagliata degli ultimi quattro anni evidenzia che l’import nel 2009 diminuisce in modo assai maggiore di quanto si rileva a livello nazionale (Abruzzo: -29,9%; Italia: -22,1%) e riprende a crescere nei due anni successivi per poi contrarsi in misura considerevole nel 2012.La dinamica dei mercati di approvvigionamento negli anni 2000, 2008 e 2012 mostra che l’Abruzzo al pari dell’Italia, ha nel complesso diminuito il peso dell’import dai Paesi dell’UE a 27 ma, al contrario di quanto si osserva a livello nazionale,

vede aumentare gli acquisti dai Paesi UEM a 17. In ambito comunitario, particolarmente pesanti sono state le contrazioni di peso della Germania e del Regno Unito e buoni gli incrementi di Spagna e Polonia. In lieve aumento la quota di import dai Paesi europei extracomunitari, la quale rimane comunque molto inferiore a quella media nazionale, dall’Africa e dall’Asia. Cala, invece, l’importanza dell’import dall’America quale risultato di una forte flessione degli acquisti dalla parte settentrionale solo in parte compensata dall’incremento di quelli dall’America centro meridionale.Osservando i pesi percentuali dei principali settori sull’import regionale negli anni 2000, 2008 e 2012 si rilevano incrementi diffusi; si contraggono solo gli acquisti dall’estero di computer e apparecchi elettronici ed ottici, di macchinari ed apparecchi n.c.a. e dei mezzi di trasporto. Nel confronto con le medie regionali di quegli stessi anni, si rileva che i pesi percentuali dell’import dei prodotti agricoli, del legno carta e stampa, delle sostanze e dei prodotti chimici, degli articoli in gomma e plastica, dei mezzi di trasporto e dei macchinari n.c.a. sono in regione decisamente maggiori che in Italia; al contrario meno rilevanti sono in regione le importazioni dei prodotti dell’estrazione di minerali da cave e torbiere, dei prodotti alimentari, del coke e prodotti petroliferi raffinati, dei farmaceutici e degli apparecchi elettronici ed ottici.

Gli andamenti provincialiL’export della provincia dell’Aquila, fa registrare un incremento dell’1,1%. Il suo peso sul totale del valore delle vendite estere regionali passa dal 9,2% del 2011 al 9,7%.Positivo è l’andamento dell’export degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, che arriva a rappresentare il 31% del totale provinciale annuo, e quello degli apparecchi e macchinari non elettronici ed ottici che costituisce l’8,3% delle vendite estere dell’Aquila nel 2012. Fanno osservare incrementi percentuali consistenti, anche se non molto rilevanti in termini di valore assoluto, i prodotti in gomma, plastica e le lavorazioni di minerali non metalliferi, il tessile e abbigliamento, i prodotti alimentari, bevande e tabacco e i mezzi di trasporto che rappresentano complessivamente

Fig. 5.8 TASSO MEDIO ANNUO DI CRESCITA DELLE IMPORTAZIONI. Abruzzo e Italia. Anni 1991-2012

5,4

14,8

0,4

-4,1

-29,9

33,2

7,4

-15,3

5,89,3

5,0

-0,2

-22,1

23,4

9,3

-5,3

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

1991-2012 1991-2000 2000-2008 2008-2012 2008-2009 2009-2010 2010-2011 2011-2012

Abruzzo Italia

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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il 12,2% dell’export aquilano nel 2012. In forte flessione sono le vendite estere dei computer ed apparecchi elettronici ed ottici che scendono al 33,6% del export provinciale, del legno e prodotti in legno, carta e stampa che rappresentano il 6,8% del totale, le sostanze e i prodotti chimici e i metalli di base e prodotti in metallo che nel complesso costituiscono il 6,6% del venduto all’estero.Nel 2012 aumenta il valore delle cessioni in ambito comunitario, verso i paesi europei non comunitari e verso l’Africa, destinazione rispettivamente del 53% (UEM a 17: 39,2%), deil 4,3% e dell’1,4% del totale annuo. La forte contrazione dell’export verso i Paesi asiatici, che assorbono nel 2012 il 4,3% del totale delle vendite estere provinciali, è generata da un decremento dei flussi verso l’Asia centrale e l’Estremo Oriente. Il più che raddoppiato valore delle merci cedute in America centro-meridionale non è sufficiente a controbilanciare la flessione dell’export verso la parte settentrionale e porta ad una contrazione complessiva del valore delle merci vendute in America che rappresenta il 37% del totale dell’export provinciale.In un’ottica di lungo periodo (2000-2012) si osserva che l’export delle imprese aquilane perde progressivamente peso rispetto al totale regionale, passando da poco più del 20% all’inizio degli anni 2000 al 9,7% del 2012.Tra il 2000 e il 2012 il valore delle vendite provinciali all’estero cala del 35,2%. Il decremento è stato determinato da contrazioni diffuse del valore delle esportazioni di quasi tutti i settori manifatturieri. La flessione ha interessato in modo particolarmente pesante le categorie di macchinari ed apparecchi, ad esclusione di quelli elettrici. Fanno osservare incrementi solo il settore farmaceutico, che più che raddoppia il suo peso sul totale, il tessile e gli apparecchi elettrici. Sotto il profilo dei mercati di vendita il raffronto tra i pesi medi sul totale dell’export provinciale nel 2000 e nel 2012 evidenzia che è aumentata la quota dell’export del mercato intracomunitario, negli altri Paesi europei e in America settentrionale. Pesante il crollo delle vendite verso l’Asia Orientale che, invece, fanno rilevare un aumento a livello medio regionale.Nel 2012 le imprese della provincia di Teramo fanno registrare una variazione positiva rispetto all’anno precedente dell’1,6%. Il peso percentuale

delle vendite estere sul totale regionale passa del 16% dell’anno precedente al 17,1%.Incrementi superiori alla media provinciale si osservano nei settori farmaceutico, computer ed apparecchi elettronici ed ottici, sostanze e prodotti chimici, prodotti agricoli e della caccia e pesca i cui pesi sul totale provinciale annuo oscillano dal 2% al 6%. Fanno osservare decrementi le vendite estere dei mezzi di trasporto, dei prodotti alimentari, bevande e tabacco e della gomma e materie plastiche i cui pesi percentuali sul totale delle vendite estere provinciali sono di poco superiori al 10% Mostrano contrazioni anche gli apparecchi elettrici e il legno, carta e stampa che costituiscono nel complesso poco meno del 9% dell’export teramano. Rispetto al 2011 il valore del venduto in ambito comunitario scende a rappresentare il 67% del totale provinciale principalmente a causa della contrazione dell’export verso i paesi UEM 17 che assorbono il 50,8% dell’export teramano. Il mercato europeo non comunitario rappresenta nel 2012 l’11,5% delle vendite estere annue. In crescita il peso dell’export in Africa (3,6%), in America settentrionale (6,9%) e in Asia (7,8%).Tra il 2000 e il 2012 il valore delle vendite estere delle imprese della provincia di Teramo è cresciuto del 26,2%, 8 punti percentuali in meno rispetto alla crescita media regionale, pertanto il suo peso sull’export abruzzese è passato dal 18,2% al 17,1%. Sotto il profilo dell’andamento dei diversi settori di attività si osserva che tra il 2000 e il 2012 il tessile, abbigliamento pelli e cuoio e gli apparecchi elettrici hanno dimezzato la propria quota percentuale sul totale dell’export provinciale; al contrario, i mezzi di trasporto la hanno quasi triplicata, il settore agricolo, inteso come attività primaria e secondaria, la ha raddoppiata. Ottimo l’incremento dell’importanza dell’export degli articoli farmaceutici e dei metalli di base e prodotti in metallo. Nello stesso periodo si rileva un lieve aumento del peso delle vendite nei Paesi UE, riconducibile principalmente ad un incremento dell’export nei Paesi che più recentemente hanno fatto ingresso nel Mercato Comunitario, il quale ha più che compensato la perdita di rilevanza delle vendite nei Paesi tradizionalmente partners commerciali.

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERIStabile resta il peso dell’Europa non UE e dell’Africa, in calo quello del continente americano, nell’ambito del quale si osserva un decremento che ha interessato sia la parte settentrionale che quella centro-meridionale. Cresce la quota di vendite in Asia. Nel 2012 l’export della provincia di Pescara, dopo l’ottima performance del 2011 (+23,7%), fa registrare una contrazione rispetto all’anno precedente del 2,6% meno intensa di quella regionale. Il suo peso sul totale abruzzese passa, pertanto, dal 7,3% al 7,5%.Flessioni più intense della media provinciale fanno registrare i prodotti agricoli, della caccia e della silvicoltura, l’alimentare, bevande e tabacco, le sostanze e prodotti chimici e i mezzi di trasporto, i cui pesi sul totale provinciale sono nel 2012 rispettivamente del 1,4%, dell’10,3%, del 2,9% e del 6,9%. Buoni gli incrementi messi a segno rispetto all’anno precedente dal tessile, abbigliamento, pelli e accessori che costituisce più di un quarto delle vendite estere pescaresi, dal legno, carta e stampa, dai prodotti in gomma e plastica e dagli apparecchi elettrici che complessivamente rappresentano poco più del 6% dell’export provinciale.Sotto il profilo dei mercati di destinazione, rispetto al 2011 si osservano decrementi delle vendite nei Paesi comunitari, che rappresentano la destinazione del 34,6% dell’export provinciale e degli scambi commerciali diretti verso i Paesi europei non UE, che assorbono il 18,7% delle vendite. Vedono incrementi di valore le esportazioni in Africa e in America, particolarmente nella parte settentrionale, e nella parte centro occidentale dell’Asia, destinazione rispettivamente del 9,5%, e del 18,8% e deil 9,4% del venduto all’estero. Buono l’aumento dell’export verso l’Oceania e gli altri territori, che assorbono meno dell’1% del’export provinciale.Tra il 2000 e il 2012 il valore dell’export è cresciuto del 41%, con conseguente incremento del suo peso sul totale regionale. L’andamento dei diversi settori periodo tra il 2000 e il 2012, evidenzia una diminuzione dell’incidenza percentuale dei metalli di base e prodotti in metallo, dei macchinari non elettronici, ottici o elettrici, dei computer apparecchi elettronici ed ottici, delle sostanze e prodotti chimici, del legno,

carta e stampa, e dei prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e un incremento dei prodotti tessili, abbigliamento e accessori, dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, degli articoli in gomma e materie plastiche, degli apparecchi elettrici e dei mezzi di trasporto.Nello stesso periodo si osserva un decremento del peso delle vendite nei Paesi UE, principalmente causato da una contrazione degli scambi con l’Area Euro, e un calo anche della quota di export verso l’America, determinato dalla flessione degli scambi in uscita nell’area centro-meridionale. Si registrano aumenti delle quote del venduto nei Paesi europei non UE in Africa e, soprattutto grazie al buon andamento dell’export in Medio Oriente, in Asia.L’export della provincia di Chieti fa registrare nel 2012 la peggiore performance, con un decremento rispetto all’anno precedente del 7,3% e conseguente perdita di peso sul totale regionale (dal 67,5% del 2011 al 65,7% del 2012). Nonostante ciò, è Chieti a generare la quota più consistente del valore dell’export regionale, grazie ad una forte presenza nella provincia di imprese multinazionali nel settore automotive, le quali, nonostante la forte crisi che attraversa il settore con pesanti ripercussioni anche sull’andamento delle vendite estere, nel corso del 2012 hanno generato il 57,9% del fatturato estero provinciale e il 38,1% di quello regionale (superiore al 40,8% è il peso del settore dei mezzi di trasporto di tutte e quattro le province sul totale dell’export regionale). A determinare l’intensità del calo delle vendite estere di Chieti è stata quindi principalmente la contrazione del settore dei mezzi di trasporto (-7,3%). Il decremento ha, inoltre, interessato la maggior parte dei settori ad esclusione dei prodotti dell’agricoltura, caccia e pesca, degli apparecchi elettrici, gli altri macchinari ed apparecchi non elettronici ed ottici e i prodotti alimentari, bevande e tabacco, che rappresentano rispettivamente lo 0,2%, l’1,4%, il 12,3% e il 5,1% dell’export provinciale. Hanno riportato, inoltre, flessioni superiori alla media provinciale i computer e apparecchi elettronici ed ottici e i prodotti in gomma e plastica, il cui peso sul totale è nel 2012 dello 0,3% e del 10%. In contrazione anche i settori

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dei metalli di base e prodotti in metallo, del tessile abbigliamento, pelli e accessori, delle sostanze e prodotti chimici ciascuno dei quali costituisce una quota delle vendite annue provinciali che oscilla tra il 2% e il 4%. Si contrae, inoltre, il valore dell’export degli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici e dei prodotti in legno, carta e stampa che rappresentano complessivamente lo 0,5% delle esportazioni chietine.Per quanto riguarda le destinazioni, nel 2012 l’88,2% dell’export si è diretto verso Paesi europei. Peso preponderante, nonostante la variazione negativa rispetto al 2011, hanno le vendite in ambito comunitario, che rappresentano il 78,7% del totale (Area euro: 57,1%). Buono è anche l’andamento delle esportazioni verso i Paesi europei non UE. Contrazioni superiori alla media provinciale fa registrare l’export in Africa e in America, il cui peso sul totale provinciale è dell’1,9% e de 5,4%. Si riduce al 3,8 % il peso delle vendite in Asia, soprattutto nella parte centrale del continente.Nonostante le flessioni registrare nel 2001-2002, 2009 e 2012, l’andamento delle vendite estere negli ultimi 13 anni, è stato decisamente crescente e tale da determinare un aumento di valore del 62,8% e un incremento di incidenza sul totale regionale di poco più di 11 punti percentuali. Tra il 2000 e 2012 l’aumento di valore delle esportazioni dei mezzi di trasporto è stato del 94,5%. Al contrario, negli anni in esame si è ridotto il peso sull’export provinciale annuo dei macchinari ed apparecchi non elettronici, ottici o elettrici, delle lavorazioni di gomma, plastica e minerali non metalliferi e dei prodotti tessili, abbigliamento e calzature . Gli altri settori mostrano variazioni di peso inferiori o intorno all’1%. Tra il 2000 e il 2012 è diminuita la quota delle vendite in area UE, che rimane comunque per le industrie di questa provincia assai più che per quelle del resto d’Abruzzo lo sbocco principale, e dell’America, a seguito di una contrazione delle vendite nella parte settentrionale, ed è aumentato generalizzato dell’export nelle altre aree.

5.2 Investimenti diretti esteriLo scenarioL’andamento mondiale dell’ultimo ventennio è

caratterizzato da variazioni annue generalmente di segno positivo. Negli ultimi anni i flussi, dopo il picco di circa 2.000 miliardi di dollari toccato nel 2007, sono scesi a quota 1.200 miliardi nel 2009 e hanno poi ripreso a crescere nei due anni successivi raggiungendo 1.500 miliardi nel 2011. Nonostante tale ripresa, solo nel manifatturiero il numero di investimenti e l’occupazione sono tornati nel 2011 ai livelli pre crisi, mentre a livello complessivo si è ancora al di sotto del 2008 di circa il 30%. A soffrire maggiormente sono stati gli investimenti verso i Paesi industrializzati (-22,2% nel 2008 e - 40,5% nel 2009), mentre quelli verso i Paesi emergenti e le Economie in via di transizione hanno continuato a crescere nel 2008 (+15,9%) per poi contrarsi nel solo 2009 (-23,3%). Nel 2011 i flussi di IDE verso i Paesi industrializzati ammontano a 750 miliardi di dollari, quelli diretti verso le altre aree a 777 miliardi di dollari. L’analisi a livello nazionale e regionale ha come principale fonte la banca dati Reprint, Politecnico di Milano-ICE che considera il solo settore industriale e i servizi a suo supporto e non include, pertanto, alcuni comparti, quali il finanziario (banche, assicurazioni, servizi finanziari, holding), l’agricoltura, i servizi immobiliari, la distribuzione al dettaglio, il turismo, i servizi sociali e alle persone.

L’evoluzione degli IDEA fine 2011 le imprese estere partecipate da investitori italiani al 31 dicembre 2011 sono 27.191. Gli investitori nazionali (gruppi industriali e imprese autonome) sono 8.547, i dipendenti occupati 1.557.038 e il fatturato prodotto pari a 584 miliardi di euro. Le partecipazioni di controllo riguardano il 77,7% delle imprese, l’88,7% degli investitori, il 77,2% dei dipendenti e il 73,0% del fatturato.L’analisi a livello regionale evidenzia che le imprese estere partecipate dagli 87 investitori abruzzesi sono 195 pari allo 0,72% del totale nazionale. Gli addetti raggiungono le 8.861 unità, vale a dire lo 0,57% del totale dei lavoratori impiegati negli investimenti diretti italiani all’estero. Le partecipazioni abruzzesi di controllo rappresentano il 76,9% del totale delle imprese e il 70,4 % degli occupati. Gli IDE regionali in uscita,

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

fanno osservare rispetto al 2010 un decremento del numero di imprese assai superiore a quello nazionale (da 160 a 150, pari al -6,3% contro -0,1% medio italiano), accompagnato da un incremento degli addetti del 4,9%, più elevato di quello che si rileva in Italia (+2,9%).La regione, tra il 2005 e il 2011, ha visto crescere i propri investimenti diretti all’estero meno della media nazionale quanto a numero di imprese (+19,6% contro +25,1%), leggermente di più quanto a numero di addetti (+18,1% contro

+17,7%). Le imprese nazionali partecipate da investitori esteri alla fine del 2011 sono 8.492. Esse vedono la presenza di 4.509 imprese investitrici, danno occupazione a 886.245 lavoratori, e producono un fatturato di 498 miliardi di euro e un valore aggiunto pari a 105 miliardi di euro. Le partecipazioni di controllo riguardano il 91,5% delle imprese partecipate, l’84,1% degli occupati e l’83,7% del fatturato. Le imprese regionali partecipate da investitori

-6,0

-3,0

0,0

3,0

6,0

9,0

12,0

2006 2007 2008 2009 2010 2011

Abruzzo

N. imprese N. addetti

-6,0

-3,0

0,0

3,0

6,0

9,0

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2006 2007 2008 2009 2010 2011

Italia

N. imprese N. addetti

Fig. 5.9 INVESTIMENTI DIRETTI ABRUZZESI ALL’ESTERO. Periodo 2006-2011 (var. % annue)

Fonte: elaborazione CRESA su dati su banca dati Reprint, Politecnico di Milano - ICE

-8,0

-5,0

-2,0

1,0

4,0

7,0

10,0

2006 2007 2008 2009 2010 2011

Italia

Imprese Addetti

-8,0

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1,0

4,0

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2006 2007 2008 2009 2010 2011

Abruzzo

Imprese Addetti

Fig. 5.10 INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN ABRUZZO. Periodo 2006-2011 (var. % annue)

Fonte: elaborazione CRESA su dati su banca dati Reprint, Politecnico di Milano - ICE

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esteri sono 66 e occupano 19.125 addetti. Rispetto alla consistenza complessiva degli investimenti esteri in entrata in Italia esse rappresentano lo 0,78% quanto a numero di imprese e il 2,16% quanto a numero di dipendenti. Le partecipazioni estere di controllo hanno la prevalenza su quelle paritarie e minoritarie e riguardano l’83,3% delle imprese partecipate, che scende al 61,1% se misurate in termini di addetti.Nel periodo 2005-2011 gli IDE in ingresso in Abruzzo, al contrario di quanto si rileva a livello nazionale, hanno mostrato un andamento regionale negativo: -9,6% del numero di imprese (Italia: + 6,7%) e -3,4% degli occupati (Italia: + 3,6%).

I settoriAl pari di quanto si osserva a livello nazionale, nel 2011 le aziende estere partecipate da investitori abruzzesi sono particolarmente concentrate nei settori del commercio, cui seguono le manifatturiere e, a distanza, quelle operanti nei settori delle costruzioni e dei servizi. Sotto il profilo dimensionale, misurato in termini di numero di occupati, maggiore è il peso del settore manifatturiero. L’Abruzzo, più di quanto avviene in Italia, investe delocalizzando all’estero, in particolare nei Paesi a più bassi costi di produzione, prevalentemente lavorazioni labour intensive. Minore che a livello nazionale è l’incidenza degli investimenti diretti all’estero nel comparto dei servizi, sia in termini di aziende che di occupati, maggiore è il peso delle aziende di costruzioni, le cui dimensione media è inferiore a quella

nazionale. L’esigua presenza di aziende abruzzesi operanti all’estero nel settore delle utilities trova spiegazione nella considerazione che si tratta di un settore nel quale si concentrano grandi gruppi industriali aventi sede nelle regioni più industrializzate.Tra le partecipate da investitori esteri prevale in Abruzzo il numero di aziende manifatturiere, cui seguono a distanza i servizi e il commercio. Assai diversa è la situazione a livello medio nazionale, nell’ambito del quale gli investimenti dall’estero sono distribuiti tra manifatturiero, servizi e commercio, con la prevalenza di quest’ultimo. Sotto il profilo dell’occupazione, il settore manifatturiero in regione assorbe il 97% dei lavoratori, in Italia

“solo” il 54% e circa un terzo degli occupati totali opera nei servizi.

La distribuzione territorialePer quanto riguarda la distribuzione territoriale degli investimenti diretti abruzzesi all’estero nel 2011, si rileva che il 65,1% delle imprese partecipate (Italia: 66,8%), con il 47,1% degli addetti (Italia: 56,8%), ha sede nel continente europeo: il 58,4%, (Italia: 57,3%) cui corrisponde il 38,6% degli addetti (Italia: 47,8%), opera in Paesi UE (UE a 15: 41,5% imprese e 16,4% addetti). L’11,7% degli IDE abruzzesi in uscita (Italia: 11,1%) in termini di numero di imprese, con il 22,7% degli addetti (Italia: 11,5%), ha sede in Asia (Asia Orientale: 9,2% delle aziende e 21,9% dei lavoratori), il 16,4% delle imprese (Italia: 17,6%) e il 5,9% dei lavoratori (Italia: 26,2%) in America, il 5,1% delle aziende

Abruzzo Italia

IDE in uscita IDE in entrata IDE in uscita IDE in entrata

Imprese Occupati Imprese Occupati Imprese Occupati Imprese Occupati

Industria estrattiva 0,0 0,0 3,0 1,8 1,1 1,9 0,4 0,2

Industria manifatturiera 36,9 79,7 68,2 96,9 28,6 62,2 29,3 53,5

Energia elettrica, acqua e gas 0,5 0,1 3,0 0,1 3,6 5,2 7,1 1,4

Costruzioni 6,2 2,7 3,0 0,0 4,5 3,3 2,8 1,4

Commercio all'ingrosso 52,3 15,9 10,6 0,1 48,3 14,0 34,7 12,7

Serv. logistica, trasporto, informatica, telecomunic., altri

4,1 1,6 12,1 1,0 13,9 13,4 25,8 30,7

Fig. 5.10 INVESTIMENTI IMPRESE PARTECIPATE E DIPENDENTI. Abruzzo e Italia. Anno 2011 (peso % su totale annuo)

Fonte: elaborazione CRESA su dati su banca dati Reprint, Politecnico di Milano - ICE

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5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI(Italia: 3,5%) con il 24,1% degli addetti (Italia: 5,1%) in Africa.Il 65,3% delle imprese manifatturiere, con il 38,6% degli addetti, ha sede in Europa. Le imprese chimiche, le metallurgiche e le elettroniche sono concentrate nei Paesi dell’Europa a 15. Le imprese estere partecipate nel tessile, abbigliamento e pelli sono localizzate principalmente nei Paesi dell’Europa centro-orientale. In Asia è operante il 16,7% delle imprese industriali in senso stretto, che danno occupazione al 27,3% degli addetti, in America il 11,1% delle imprese con il 4,2% degli addetti, in Africa il 6,9% delle imprese con il 29,9% degli addetti. Prevalenti, sotto il profilo della dimensione d’imprese misurata in termini di occupazione, sono i settori del legno e prodotti in legno in Africa centro-meridionale, della produzione di mobili in America Latina e della produzione di macchinari ed apparecchiature, in particolar modo elettroniche, in Estremo Oriente.Per quanto attiene alla distribuzione degli IDE regionali all’estero nel settore commerciale, si osserva che il 63,7% delle imprese, con il 79,6% degli addetti, ha sede in Europa, principalmente nei Paesi dell’UE a 15; il 23,5%, con il 15,8% degli occupati, in America; il 6,9%, con il 2,6% dell’occupazione, in Asia, il 2,9% con l’1% del lavoratori sia in Africa che in Oceania. Si tratta prevalentemente di filiali commerciali di imprese manifatturiere che rispondono alla necessità di razionalizzare e rendere più efficiente le attività di vendita e assistenza post-vendita.Il 75% delle imprese di costruzioni partecipate, con l’84,5% dei lavoratori del settore, ha sede in Europa, principalmente nei Paesi appartenenti all’Unione europea (41,7% delle imprese e 59,2% dei lavoratori). La restante parte si localizza in Medio Oriente.I tre quarti delle imprese di servizi, con quasi il 90% degli addetti, hanno sede in ambito comunitario. La restante parte si distribuisce equamente, sia quanto a numero di imprese che di lavoratori, tra l’Africa settentrionale e l’Asia Centrale.Passando a considerare gli investimenti diretti esteri in Abruzzo, si rileva che investitori europei partecipano al 60,6% delle imprese ed occupano il 44,3% degli addetti (Italia: 68,5% e 65,1%). Essi provengono principalmente da Paesi appartenenti all’UE a 15 (Abruzzo: 53% delle partecipate e 42,7%

degli addetti; Italia: rispettivamente 59,4% e 56,3%) e, in modo marginale, dall’Europa non comunitaria (Abruzzo: 7,6% delle imprese e 1,6% degli addetti; Italia: 8,5% e 8,7%). Si tratta di imprese che operano in Abruzzo prevalentemente nel manifatturiero con investimenti dimensionali in termine di occupazione superiori ai 100 addetti nel settore dei mezzi di trasporto, del tessile e abbigliamento e della chimica. Considerevole anche la presenza in Abruzzo di partecipate nel settore metallurgico. Investitori provenienti dall’Europa a 15 partecipano anche a imprese commerciali e di servizi con 149 addetti.Investitori americani partecipano al 31,8% degli IDE in ingresso in Abruzzo e danno occupazione al 34,8% dei lavoratori (Italia: 22,4% e 27,9%). Provengono principalmente dalla parte settentrionale (30,3% delle imprese e 34,3% degli occupati) e operano in diversi settori tra i quali particolare consistenza hanno gli investimenti nel tessile, nella carta e legno, nei prodotti in gomma, plastica, nella produzione di macchinari e apparecchiature e dei mezzi di trasporto. L’unico investitore latino americano partecipa ad un’attività di produzione alimentare che dà occupazione a 101 lavoratori. Nel settore dei servizi spicca la presenza di un’azienda da società nord-americane.L’Abruzzo vede anche una consistente presenza nel solo settore manifatturiero di investitori provenienti dall’Estremo Oriente (7,6% delle imprese partecipate e 21% dei lavoratori) che operano principalmente in nel settore dei mezzi di trasporto e della lavorazione di minerali non metalliferi che conta 2.231 lavoratori. Poco incoraggiante sembra, in conclusione , la capacità del sistema regionale di competere sui mercati internazionali. Negli ultimi anni l’Abruzzo vede aumentare più della media nazionale i propri investimenti diretti all’estero soprattutto nei settori labour intensive del manifatturiero e nelle costruzioni e indebolire la propria presenza nel commercio. Sul fronte degli investimenti esteri in regione, diminuisce più che nella media italiana la presenza straniera nel settore industriale e nel commercio, le costruzioni e le utilities, che vivono consistenti incrementi a livello nazionale, non aumentano in termini di numero e calano sotto il profilo dimensionale. L’andamento sia in ingresso che in uscita dei servizi è caratterizzato da ottimi incrementi in termini percentuali, che nascondono in realtà valori assoluti assai esigui.

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L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ABRUZZESIPremessaIl CRESA nei primi due mesi del 2014 ha effettuato un’indagine su campione di 164 aziende manifatturiere con sede nella regione Abruzzo aventi più di 20 addetti con il fine di raccogliere informazioni quali-quantitative sulle forme di internazionalizzazione adottate (dagli accordi tecnico-commerciali con imprese estere alla partecipazione e/o controllo di imprese estere). Il questionario utilizzato per la rilevazione è stato elaborato in collaborazione con il Nucleo di ricerca economica della filiale dell’Aquila della Banca d’Italia e la rilevazione è stata condotta dalla società Questlab di Mestre. Le imprese del campione che hanno dichiarato di avere rapporti con l’estero nel periodo 2007-2011 sono state 19, per un totale di circa 3.700 addetti presso le sedi estere ed un fatturato superiore agli 800 milioni di euro.

I risultati dell’indagine del CRESAIl 12,6% delle imprese industriali con almeno 20 addetti ha dichiarato di esser stato presente all’estero nel periodo indicato (Italia: 13,2%; Mezzogiorno: 4,7%) attraverso il possesso o il controllo di società estere o di proprietà di unità locali. La presenza all’estero delle imprese regionali tessili è superiore alla media italiana (17,5% contro 12%). A differenza di quanto si osserva a livello nazionale, in regione non sono le imprese di maggiori di dimensioni (500 addetti e oltre) ma quelle tra i 200 e i 499 addetti a mostrare la maggiore propensione verso l’adozione di questa forma di internazionalizzazione. Rispetto alla media del Paese minore è il peso delle unità estere di imprese abruzzesi che svolgono attività commerciali e di assistenza tecnica, superiore quello di sedi estere con finalità produttive e pari ad essa è la percentuale di aziende con attività internazionali connesse a progettazione, ricerca e sviluppo. Una parte relativamente modesta (44%) di investimenti diretti esteri in uscita si localizza nei Paesi dell’area euro, a dimostrazione che la prossimità favorisce le esportazioni rispetto agli IDE. Al di fuori di tale area particolarmente frequenti sono gli investimenti negli USA, in Romania e, a seguire, in Brasile e Cina. Tra le motivazioni che inducono a delocalizzare c’è prima di tutto la vicinanza ai mercati di sbocco (46% dei casi, 67% delle grandi imprese), seguita dai minor costi del lavoro (25% del campione, 100% delle piccole imprese). Tra i maggiori deterrenti all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese figurano gli eccessivi costi di coordinamento, la ridotta dimensione d’impresa e l’insufficiente struttura organizzativa. Pesa sulle scelte delle grandi imprese, invece, il timore di perdere il controllo delle risorse d’impresa.Tra il 2007 e il 2011 il 7% delle industrie ha stipulato accordi di tipo tecnico-produttivo con imprese estere (4% imprese da 20 a 49 addetti; 12% imprese da 50 a 199 addetti; 0% imprese di maggiori dimensioni). Nel 40% dei casi si tratta di accordi con organizzazioni operanti nell’area euro, nel 44% in altri Paesi europei, nell’8% con imprese cinesi ed in una quota analoga con quelle statunitensi.Il 17% delle imprese intervistate ha dichiarato di aver avuto tra il 2007 e il 2009 accordi di natura commerciale con soggetti esteri. Tale tipo di relazione, che ha riguardato per lo più l’area dell’euro, è particolarmente diffuso tra le aziende medio-grandi e in quelle operanti nei settori del legno, della chimica, dell’alimentare.Il 3% degli imprenditori intervistati ha dichiarato di aver acquisito il possesso/controllo di società estere successivamente al 2011. Si tratta principalmente di imprese operanti nei settori della chimica e del tessile abbigliamento. Relativamente al tale periodo è rimasta sostanzialmente invariata la quota di imprese che ha stretto accordi tecnico-produttivi con società estere, anche se è aumentata la ricorrenza di collaborazioni con i Paesi dell’area euro e con la Cina e diminuita quella con gli Stati Uniti e gli altri Paesi europei.

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Tab. 5.1 SCAMBI DI MERCI PER SETTORE – ABRUZZO (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull'anno precedente)

Settori ATECO Esportazioni Importazioni Saldi

2011 2012 var. % 2011 2012 var. % 2011 2012 var. ass.

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 48,5 54,7 12,7 145,2 151,3 4,2 -96,7 -96,6 0,1

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere 54,0 36,3 -32,8 17,3 15,3 -11,5 36,7 21,0 -15,7

Prodotti trasformati e manufatti 7.132,9 6.797,6 -4,7 3.290,4 3.920,0 19,1 3.842,5 2.877,6 -964,9

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 431,8 430,5 -0,3 250,9 206,1 -17,9 180,9 224,4 43,5

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 516,2 468,5 -9,2 319,5 261,4 -18,2 196,7 207,1 10,4

Legno e prodotti in legno carta e stampa 126,5 104,0 -17,8 240,1 205,4 -14,4 -113,6 -101,4 12,1

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 11,0 ----- 9,3 6,5 -30,0 -9,3 4,4 13,7

Sostanze e prodotti chimici 208,6 187,9 -9,9 603,4 530,9 -12,0 -394,8 -343,0 51,7

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 300,4 348,3 16,0 179,9 152,7 -15,1 120,5 195,6 75,1

Prod. gomma e mat. plastiche, delle lavoraz. di min. non met. 678,5 617,8 -8,9 332,5 299,4 -10,0 345,9 318,3 -27,6

Metalli di base e prod. in metallo esclusi macchine e impianti 416,6 390,7 -6,2 364,0 313,6 -13,8 52,7 77,1 24,4

Computer, apparecchi elettronici ed ottici 296,4 274,6 -7,3 271,2 132,1 -51,3 25,1 142,5 117,4

Apparecchi elettrici 167,4 177,6 6,1 124,3 123,8 -0,4 43,1 53,8 10,7

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 690,7 714,0 3,4 405,2 413,5 2,0 285,5 300,5 15,0

Mezzi di trasporto 3.060,5 2.815,3 -8,0 747,6 574,3 -23,2 2.313,0 2.241,0 -72,0

Prodotti delle altre attività manifatturiere 239,3 257,6 7,6 72,1 70,6 -2,1 167,2 186,9 19,7

Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Prodotti del trattamento dei rifiuti e risanamento 5,9 7,6 27,3 11,2 10,4 -7,4 -5,3 -2,8 2,4

Prodotti editoria, audiovisivi e attività radiotelevisive 0,9 0,7 -22,9 2,4 2,7 13,6 -1,5 -2,0 -0,5

Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0,0 0,0 -13,5 0,0 0,0 -61,8 0,0 0,0 0,0

Prodotti di attività artistiche, di intrattenimento e divert. 0,7 0,7 -3,6 0,5 0,1 -86,0 0,2 0,6 0,4

Merci varie 3,1 2,9 -5,5 0,8 0,7 -8,9 2,4 2,3 -0,1

Totale 7.246,2 6.900,5 -4,8 4.097,4 3.470,8 -15,3 3.148,8 3.429,7 280,9

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

Tab. 5.2 SCAMBI DI MERCI PER SETTORE – L'AQUILA (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull'anno precedente)

Settori ATECO Esportazioni Importazioni Saldi

2011 2012 var. % 2011 2012 var. % 2011 2012 var. ass.

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 3,8 4,0 4,3 13,8 10,2 -26,3 -10,0 -6,2 3,8

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere 0,0 0,0 80,3 1,6 1,0 -36,7 -1,6 -1,0 0,6

Prodotti trasformati e manufatti 659,1 666,3 1,1 664,9 584,1 -12,2 -5,9 82,3 88,1

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 10,4 14,2 36,0 12,0 13,8 14,4 -1,6 0,4 2,0

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 17,4 24,0 37,8 9,7 8,3 -14,1 7,7 15,7 7,9

Legno e prodotti in legno carta e stampa 58,6 45,9 -21,7 48,9 42,0 -14,2 9,6 3,9 -5,7

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 0,0 236,4 7,6 4,4 -41,7 -7,6 -4,4 3,2

Sostanze e prodotti chimici 32,9 26,5 -19,4 145,1 144,4 -0,5 -112,3 -118,0 -5,7

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 184,1 207,9 12,9 165,7 137,8 -16,9 18,4 70,1 51,7

Prod. gomma e mat. plastiche, delle lavoraz. di min. non met. 20,1 33,4 65,8 26,7 34,1 27,6 -6,6 -0,7 5,9

Metalli di base e prod. in metallo esclusi macchine e impianti 29,3 17,4 -40,4 47,2 51,8 9,6 -18,0 -34,3 -16,4

Computer, apparecchi elettronici ed ottici 250,4 225,2 -10,0 51,7 29,7 -42,5 198,7 195,6 -3,2

Apparecchi elettrici 32,9 40,3 22,5 20,0 13,2 -34,0 13,0 27,1 14,2

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 12,5 15,1 21,1 66,1 51,3 -22,4 -53,7 -36,2 17,5

Mezzi di trasporto 5,7 10,3 80,6 58,7 49,0 -16,5 -53,0 -38,7 14,3

Prodotti delle altre attività manifatturiere 4,8 6,1 26,7 5,4 4,2 -22,2 -0,6 1,9 2,5

Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Prodotti del trattamento dei rifiuti e risanamento 0,3 0,2 -8,9 4,9 3,1 -36,5 -4,6 -2,9 1,8

Prodotti editoria, audiovisivi e attività radiotelevisive 0,1 0,1 -5,3 0,5 0,8 72,5 -0,4 -0,7 -0,4

Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0,0 0,0 -13,5 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0

Prodotti di attività artistiche, di intrattenimento e divert. 0,1 0,0 -75,2 0,0 0,0 -92,5 0,0 0,0 0,0

Merci varie 0,0 0,0 -56,7 0,0 0,0 462,5 0,0 0,0 -0,1

Totale 663,4 670,7 1,1 685,7 599,2 -12,6 -22,3 71,5 93,8

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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Tab. 5.3 SCAMBI DI MERCI PER SETTORE – TERAMO (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull'anno precedente)

Settori ATECO Esportazioni Importazioni Saldi

2011 2012 var. % 2011 2012 var. % 2011 2012 var. ass.

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 27,1 33,9 25,2 32,4 31,2 -3,6 -5,3 2,7 8,0

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere 0,0 0,0 722,6 1,7 2,0 22,1 -1,6 -2,0 -0,3

Prodotti trasformati e manufatti 1.128,5 1.138,1 0,8 702,2 560,9 -20,1 426,3 577,2 150,9

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 137,8 129,7 -5,8 113,3 97,0 -14,3 24,5 32,7 8,2

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 176,3 178,9 1,4 127,1 105,2 -17,2 49,2 73,7 24,5

Legno e prodotti in legno carta e stampa 47,4 41,2 -13,0 35,3 31,6 -10,7 12,0 9,6 -2,4

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 0,0 487,7 0,8 0,8 -2,5 -0,8 -0,8 0,0

Sostanze e prodotti chimici 47,0 50,4 7,4 98,8 101,5 2,8 -51,8 -51,2 0,6

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 39,4 66,4 68,6 6,1 6,1 -1,1 33,2 60,3 27,1

Prod. gomma e mat. plastiche, delle lavoraz. di min. non met. 136,1 118,7 -12,7 58,2 50,7 -12,9 77,9 68,1 -9,8

Metalli di base e prod. in metallo esclusi macchine e impianti 139,7 144,1 3,1 105,3 73,2 -30,5 34,4 71,5 37,1

Computer, apparecchi elettronici ed ottici 22,4 27,2 21,0 76,2 26,0 -65,9 -53,8 0,7 54,4

Apparecchi elettrici 64,0 61,2 -4,4 22,8 19,3 -15,4 41,2 42,0 0,8

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 50,8 56,0 10,2 22,8 19,7 -13,7 28,0 36,3 8,3

Mezzi di trasporto 151,7 142,4 -6,1 10,4 6,3 -39,6 141,3 136,1 -5,1

Prodotti delle altre attività manifatturiere 116,0 121,9 5,1 25,1 23,6 -6,1 90,9 98,1 7,2

Prodotti del trattamento dei rifiuti e risanamento 3,2 4,0 23,8 2,9 5,1 74,8 0,3 -2,1 -2,4

Prodotti editoria, audiovisivi e attività radiotelevisive 0,4 0,4 2,0 1,2 1,0 -15,3 -0,8 -0,6 0,2

Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 ----- 0,0 0,0 0,0

Prodotti di attività artistiche, di intrattenimento e divert. 0,0 0,1 ----- 0,0 0,0 -96,8 0,0 ----- -----

Merci varie 0,0 0,7 6887,5 0,2 0,3 45,4 -0,2 0,4 0,6

Totale 1.159,2 1.177,2 1,6 740,6 600,4 -18,9 418,6 575,7 157,1

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

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A B R U Z Z O . Q U A D R O S O C I O - E C O N O M I C O 2 0 0 8 - 2 0 1 3

Tab. 5.4 SCAMBI DI MERCI PER SETTORE – PESCARA(classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull'anno precedente)

Settori ATECO Esportazioni Importazioni Saldi

2011 2012 var. % 2011 2012 var. % 2011 2012 var. ass.

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 9,4 7,5 -20,0 34,7 36,7 5,6 -25,3 -29,2 -3,8

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere 0,1 0,4 236,1 2,6 4,0 54,3 -2,5 -3,6 -1,1

Prodotti trasformati e manufatti 519,5 506,4 -2,5 527,3 408,9 -22,5 -7,8 97,5 104,6

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 55,1 53,2 -3,4 58,6 31,6 -46,0 -3,5 21,6 24,8

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 122,4 135,9 11,0 54,1 57,3 5,8 68,3 78,6 10,6

Legno e prodotti in legno carta e stampa 5,9 7,8 32,1 101,4 79,5 -21,6 -95,5 -71,8 23,8

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 0,1 255,9 0,8 0,3 -56,3 -0,7 -0,3 0,5

Sostanze e prodotti chimici 17,7 15,0 -15,5 74,5 60,7 -18,5 -56,8 -45,8 11,0

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 58,6 58,6 0,0 5,2 5,7 10,7 53,4 52,9 -0,6

Prod. gomma e mat. plastiche, delle lavoraz. di min. non met. 11,7 12,8 9,7 59,6 38,0 -36,4 -48,0 -25,1 22,8

Metalli di base e prod. in metallo esclusi macchine e impianti 52,4 52,9 0,8 35,4 29,1 -17,7 17,1 23,8 6,5

Computer, apparecchi elettronici ed ottici 8,7 8,5 -2,3 35,7 21,1 -40,9 -27,0 -12,6 14,4

Apparecchi elettrici 8,1 11,1 36,8 12,6 9,1 -28,0 -4,5 2,0 5,7

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 83,7 83,4 -0,4 48,6 45,0 -7,4 35,0 38,3 3,6

Mezzi di trasporto 69,5 35,9 -48,3 23,8 14,3 -39,9 45,7 21,6 -24,1

Prodotti delle altre attività manifatturiere 25,7 31,4 21,9 17,0 17,1 0,6 8,7 14,2 5,6

Prodotti del trattamento dei rifiuti e risanamento 0,5 1,5 234,8 1,6 1,1 -28,9 -1,1 0,4 2,0

Prodotti editoria, audiovisivi e attività radiotelevisive 0,2 0,0 -75,7 0,3 0,2 -27,3 -0,1 -0,2 -0,1

Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -100,0 0,0 0,0 ---

Prodotti di attività artistiche, di intrattenimento e divert. 0,6 0,5 -11,7 0,4 0,0 -91,2 0,3 0,5 0,3

Merci varie 0,6 0,5 -15,8 0,4 0,2 -54,3 0,2 0,3 0,1

Totale 530,9 517,0 -2,6 567,2 451,1 -20,5 -36,4 65,8 102,0

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

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Tab. 5.5 SCAMBI DI MERCI PER SETTORE – CHIETI (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull'anno precedente)

Settori ATECO Esportazioni Importazioni Saldi

2011 2012 var. % 2011 2012 var. % 2011 2012 var. ass.

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 8,3 9,3 13,1 64,3 73,2 13,8 -56,1 -63,9 -7,8

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere 53,9 35,8 -33,5 11,4 8,2 -27,9 42,5 27,6 -14,9

Prodotti trasformati e manufatti 4.825,8 4.486,7 -7,0 2.025,5 1.736,6 -14,3 2.800,3 2.750,1 -50,1

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 228,5 233,4 2,1 67,1 63,7 -5,0 161,4 169,7 8,2

Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori 200,0 129,7 -35,1 128,6 90,6 -29,5 71,4 39,1 -32,3

Legno e prodotti in legno carta e stampa 14,7 9,1 -37,9 54,4 52,3 -3,8 -39,7 -43,2 -3,5

Coke e prodotti petroliferi raffinati 0,0 10,9 ----- 0,1 1,0 627,0 -0,1 9,9 10,1

Sostanze e prodotti chimici 111,1 96,0 -13,6 285,0 224,1 -21,3 -173,9 -128,2 45,7

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici 18,3 15,4 -15,5 2,9 3,2 9,6 15,4 12,3 -3,1

Prod. gomma e mat. plastiche, delle lavoraz. di min. non met. 510,6 452,9 -11,3 188,0 176,7 -6,0 322,6 276,1 -46,4

Metalli di base e prod. in metallo esclusi macchine e impianti 195,2 176,3 -9,7 176,0 159,6 -9,4 19,2 16,7 -2,5

Computer, apparecchi elettronici ed ottici 14,9 13,7 -7,7 107,7 55,4 -48,6 -92,8 -41,6 51,2

Apparecchi elettrici 62,4 65,0 4,2 68,9 82,2 19,3 -6,6 -17,3 -10,7

Macchinari ed apparecchi n.c.a. 543,8 559,5 2,9 267,7 297,5 11,1 276,2 262,1 -14,1

Mezzi di trasporto 2.833,6 2.626,7 -7,3 654,6 504,7 -22,9 2.179,0 2.122,0 -57,1

Prodotti delle altre attività manifatturiere 92,7 98,2 5,9 24,6 25,7 4,6 68,1 72,5 4,3

Prodotti del trattamento dei rifiuti e risanamento 2,0 1,8 -9,7 1,9 1,2 -40,2 0,1 0,7 0,6

Prodotti editoria, audiovisivi e attività radiotelevisive 0,2 0,1 -28,2 0,4 0,6 61,9 -0,2 -0,5 -0,3

Prodotti delle attività professionali, scientifiche e tecniche 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -60,1 0,0 0,0 0,0

Prodotti di attività artistiche, di intrattenimento e divert. 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -2,2 0,0 0,0 0,0

Merci varie 2,5 1,7 -31,0 0,2 0,2 4,0 2,3 1,6 -0,8

Totale 4.892,7 4.535,6 -7,3 2.103,8 1.820,1 -13,5 2.788,9 2.715,5 -73,3

Fonte: elaborazione CRESA su dati Istat

5. COMMERCIO INTERNAZIONALE E INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI

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FIGURE

Fig. 2.1 Contributi alla crescita del Pil abruzzese (valori %)

Fig. 2.2 Pil pro capite (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

Fig. 2.3 Pil per unità di lavoro (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

Fig. 2.4 Spesa delle famiglie pro capite (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

Fig. 2.5 Spesa pro capite per consumi finali delle amministrazioni pubbliche (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

Fig. 2.6 Investimenti fissi lordi pro capite (tasso di crescita 2011-2012 e tasso di variazione medio annuo 2007-2012; var. %)

Fig. 2.7 Esportazioni nette sul Pil (quota % nel 2012 e quota % media 2007-2012)

Fig. 3.1 Imprese attive nelle principali attività economiche in Abruzzo. Var.% 2013-09

Fig. 3.2 Imprese attive per forma giuridica nelle principali attività economiche in Abruzzo. Anno 2013 (peso %)

Fig. 3.3 Imprese attive per forma giuridica in Abruzzo (var. % 2013-2009)

Fig. 3.4 Principali imprese attive manifatturiere (var.% 2013-09)

Fig. 3.5 Imprese attive delle costruzioni nelle province abruzzesi (var. % 2013-09)

Fig. 3.6 Imprese attive del commercio nelle province abruzzesi (var. % 2013-09)

Fig. 3.7 Imprese artigiane attive nelle principali attività economiche in Abruzzo. var.% 2013-09

Fig. 4.1 Tasso di attività in Italia, Centro-Nord, Mezzogiorno e Abruzzo. Anni 1993-2012

Fig. 4.2 Tasso di occupazione in Italia, Centro-Nord, Mezzogiorno e Abruzzo. Anni 1993-2012

Fig. 4.3 Tasso di disoccupazione in Italia, Centro-Nord, Mezzogiorno e Abruzzo. Anni 1993-2012

Fig. 4.4 Occupati per settore di attività’ in Italia, Centro-Nord, Mezzogiorno e Abruzzo. Anno 2013 (val. %)

Fig. 5.1 Esportazioni mondiali. Anni 2007-2013 (var. % annue volumi)

Fig. 5.2 Importazioni mondiali. Anni 2007-2013 (var. % annue volumi)

Fig. 5.3 Esportazioni ed importazioni italiane. Anni 2007-2013 (valori in milioni di euro)

Fig. 5.4 Esportazioni ed importazioni abruzzesi. Anni 2007-2013 (valori in milioni di euro)

Fig. 5.5 Esportazioni abruzzesi. Anno 2012 (var.% su anno precedente)

Fig. 5.6 Tasso medio annuo di crescita delle esportazioni. Abruzzo e Italia. Anni 1991-2012

Fig. 5.7 Importazioni abruzzesi. Anno 2012 (var. % su anno precedente)

Fig. 5.8 Tasso medio annuo di crescita delle importazioni. Abruzzo e Italia. Anni 1991-2012

Fig. 5.9 Investimenti diretti abruzzesi all’estero. Periodo 2006-2011 (var. % annue)

Fig. 5.10 Investimenti diretti esteri in Abruzzo. Periodo 2006-2011 (var. % annue)

INDICE FIGURE

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INDICE TABELLE FUORI TESTOTABELLE

Tab. 2.1 Valore aggiunto in Abruzzo per settore (milioni di euro, valori concatenati, anno di riferimento 2005)

Tab. 2.2 Valore aggiunto per provincia e settore (composizione % per settore)

Tab. 3.1 Imprese registrate e attive per attività economica in Abruzzo. Anno 2013

Tab. 3.2 Imprese iscritte e cessate per attività economica in Abruzzo. Anno 2013

Tab. 3.3 Imprese attive manifatturiere nelle province abruzzesi. Anno 2013

Tab. 3.4 Imprese attive delle costruzioni nelle province abruzzesi. Anni 2013 e 2009

Tab. 3.5 Imprese attive del commercio nelle province abruzzesi. Anni 2013 e 2009

Tab. 3.6 Imprese artigiane registrate e attive per attività economica in Abruzzo. Anno 2013

Tab. 3.7 Imprese artigiane iscritte e cessate per attività economica in Abruzzo. Anno 2013

Tab. 4.1 Forze di lavoro, occupati e disoccupati. Anni 2008-2013 (valori in migliaia)

Tab. 4.2 Tassi di attività, occupazione e disoccupazione. Anni 2008-2013 (val.%)

Tab. 4.3 Tasso di occupazione per genere. Anni 2008 e 2013 (val.%)

Tab. 4.4 Tassi di disoccupazione per genere. Anno 2008 e 2013 (val. %)

Tab. 4.5 Tassi di disoccupazione per classi di età (val. %)

Tab. 4.6 Occupati per settore di attività economica. Anni 2008 e 2013

Tab. 4.7 Forze di lavoro, occupati e disoccupati per provincia e sesso. Anni 2008 e 2013 (val. in

Tab. 4.8 Occupati per settore di attività economica e provincia. Anni 2008 e 2013 (migliaia)

Tab. 4.9 Occupati per settore di attività economica e provincia. Anni 2008 e 2013 (composizione %)

Tab. 5.1 Scambi di merci per settore – Abruzzo (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull’anno precedente)

Tab. 5.1 Scambi di merci per settore – L’Aquila (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull’anno precedente)

Tab. 5.3 Scambi di merci per settore – Teramo (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull’anno precedente)

Tab. 5.4 Scambi di merci per settore – Pescara (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni percentuali e assolute sull’anno precedente)

Tab. 5.5 Scambi di merci per settore – Chieti (classificazione ATECO 2007; val. in milioni di euro, variazioni per-centuali e assolute sull’anno precedente)

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Stampa Grafiche Martintypenel Marzo 2014

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Obiettivo Abruzzoverso “Europa 2020”

ISBN 978-88-6497-039-4