Obbiettivamente numero due

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E rano le ore 22.00 del 4 Settembre del 2009 e davanti le porte del Centro commerciale Caro- sello di Milano si comincia- vano ad intravedere i primi fans della Apple, celeberrima azienda informatica statuni- tense con sede a Cupertino, in California. Nei loro volti si celava eccitazione, aspet- tativa ed ansia per qualcosa di imminente: l’apertura del primo Apple Store in Italia. Da quel momento in poi sarebbero stati costruiti in Italia altri quattro centri del- la stessa catena, ognuno dei quali sarebbe diventato un luogo di incontro fra diver- si appassionati del settore. PALERMO 10 DICEMBRE 2010 NUMERO 2 IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO GIULIA CATALISANO IV B EDITORIALE L’OCCUPAZIONE È EFFICACE CATERINA CURATOLO IV H VITA SCOLASTICA N egli ultimi giorni penso che tutti ab- biamo sentito parlare o siamo stati coinvolti personalmente dalla prote- sta contro la riforma Gelmini. In quasi tutte le scuole di Palermo è stata proposta come for- ma di protesta l’occupazione nera o bianca in certi casi alternata a forme di protesta meno ‘violente’ quali l’autogestione e la cogestione. L’occupazione, che ha coinvolto un gran nu- mero di studenti, non è stata condivisa da tutti soprattutto a causa della sua illegalità e a fronte della negazione del diritto allo studio per il qua- le i manifestanti protestano. Da qui si apre un lunghissimo ed interminabile dibatto incentra- to sulle eventuali forme di protesta ‘alternative’. Esaminando tutte le proposte è facile, a mio parere, rendersi conto che l’occupa- zione di poco più di una settimana, si è ri- velata molto più efficace, per quanto ri- guarda l’interessamento dei mass-media. L’i-MANIA: TUTTI PAZZI PER L’APPLE! GIUSEPPE RUSSO_V C SCIENZA E TECNOLOGIA ASSASIN’S CREED ANTONIO TRANCHITA II E RECENSIONI BASTA CON LE OCCUPAZIONI ROBERTA SCIMECA V C VITA SCOLASTICA PAGINA 16 A ssassin’s creed è una serie di vide- ogiochi sviluppa- ti dall’Ubisoft-Montreal per Play Station 3, Play Sta- tion portable, Nintendo Ds, I-phone Os, Xbox 360 e anche per PC dove la gra- fica raggiunge i massi- mi livelli. Secondo me è riduttivo definir- la un’opera a fine ludico. PAGINA 22 P er le strade della nostra città rimbomba ancora l’eco delle proteste mentre le ra- dio diffondono i cori degli studenti in movimento e i telegiornali forniscono i dettagli di una mobilitazione dalle cifre impressionanti. Sullo sfondo della discussione in parlamento del disegno di legge 1905 sull’Università si in- fiamma il dissenso nei confronti della rifor- ma scolastica che sembra prevedere, oltre alla scomparsa di posti di lavoro, un abbassamen- to di qualità delle istituzioni della formazione. Perché se una riforma del sistema scola- stico è necessaria, la politica di risparmio del governo in materia di scuola e Univer- sità attacca in un momento di crisi un set- tore fondamentale per il futuro del paese. La sostanziale unanimità nel dissenso si disperde però tra le fila degli studenti che di fronte al pro- blema reagiscono in modo disomogeneo. Lo di- mostrano i contrasti sul tema dell’occupazione. PAGINA 3 PAGINA 2 Q uest’edizione del no- stro giornale scola- stico si apre con una riflessione sul tema dell’occu- pazione. Partendo da un con- fronto fra punti di vista diversi cercheremo di mostrare i pro e i contro dell’occupazione appena trascorsa. Negli ultimi giorni si parla di nuove forme di protesta e di un’altra even- tuale occupazione, ma un atto di forza del genere potrebbe recare veramente giovamento alla nostra protesta? Perso- nalmente sono perplessa al riguardo, ma attraverso questa edizione spero che ogni stu- dente del Cannizzaro risvegli la propria coscienza critica e prenda una posizione coerente con le proprie idee e le proprie azioni. Spero inoltre che le ini- ziative di protesta intraprese non vengano vanificate da un governo che si ostina a nega- re l’evidenza dei fatti, ma che i politici della “maggioranza” comprendano la causa di tutte le svariate proteste, ovvero la rivendicazione da parte di noi studenti di una scuola efficien- te ed aperta a tutti. Tornando alla nostra edizione di Dicem- bre potrete trovare all’interno una grafica qualitativamente superiore grazie all’incessante impegno del nostro impagina- tore e della redazione. Ricor- do che qualunque studente del Cannizzaro può collaborare attivamente con Obbiettiva- mente, basta rivolgersi alla sot- toscritta o scrivere una email a: [email protected]. E ORA CHE FARE?

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Transcript of Obbiettivamente numero due

Page 1: Obbiettivamente numero due

Erano le ore 22.00 del 4 Settembre del 2009 e davanti le porte del

Centro commerciale Caro-sello di Milano si comincia-vano ad intravedere i primi fans della Apple, celeberrima azienda informatica statuni-tense con sede a Cupertino, in California. Nei loro volti si celava eccitazione, aspet-tativa ed ansia per qualcosa di imminente: l’apertura del primo Apple Store in Italia.

Da quel momento in poi sarebbero stati costruiti in Italia altri quattro centri del-la stessa catena, ognuno dei quali sarebbe diventato un luogo di incontro fra diver-si appassionati del settore.

PALERMO 10 DICEMBRE 2010 NUMERO 2IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO

GIULIA CATALISANO IV B

EDITORIALE

L’OCCUPAZIONE È EFFICACE

CATERINA CURATOLO IV H

VITA SCOLASTICA

Negli ultimi giorni penso che tutti ab-biamo sentito parlare o siamo stati coinvolti personalmente dalla prote-

sta contro la riforma Gelmini. In quasi tutte le scuole di Palermo è stata proposta come for-ma di protesta l’occupazione nera o bianca in certi casi alternata a forme di protesta meno ‘violente’ quali l’autogestione e la cogestione. L’occupazione, che ha coinvolto un gran nu-mero di studenti, non è stata condivisa da tutti soprattutto a causa della sua illegalità e a fronte della negazione del diritto allo studio per il qua-le i manifestanti protestano. Da qui si apre un lunghissimo ed interminabile dibatto incentra-to sulle eventuali forme di protesta ‘alternative’.Esaminando tutte le proposte è facile, a mio parere, rendersi conto che l’occupa-zione di poco più di una settimana, si è ri-velata molto più efficace, per quanto ri-guarda l’interessamento dei mass-media.

L’i-MANIA: TUTTI PAZZI PER L’APPLE!

GIUSEPPE RUSSO_V C

SCIENZA E TECNOLOGIA

ASSASIN’S CREED

ANTONIO TRANCHITA II E

RECENSIONI

BASTA CON LE OCCUPAZIONI

ROBERTA SCIMECA V C

VITA SCOLASTICA

PAGINA 16

Assassin’s creed è una serie di vide-ogiochi sviluppa-

ti dall’Ubisoft-Montreal per Play Station 3, Play Sta-tion portable, Nintendo Ds, I-phone Os, Xbox 360 e anche per PC dove la gra-fica raggiunge i massi-mi livelli. Secondo me è riduttivo definir-la un’opera a fine ludico.

PAGINA 22

Per le strade della nostra città rimbomba ancora l’eco delle proteste mentre le ra-dio diffondono i cori degli studenti in

movimento e i telegiornali forniscono i dettagli di una mobilitazione dalle cifre impressionanti.Sullo sfondo della discussione in parlamento del disegno di legge 1905 sull’Università si in-fiamma il dissenso nei confronti della rifor-ma scolastica che sembra prevedere, oltre alla scomparsa di posti di lavoro, un abbassamen-to di qualità delle istituzioni della formazione. Perché se una riforma del sistema scola-stico è necessaria, la politica di risparmio del governo in materia di scuola e Univer-sità attacca in un momento di crisi un set-tore fondamentale per il futuro del paese. La sostanziale unanimità nel dissenso si disperde però tra le fila degli studenti che di fronte al pro-blema reagiscono in modo disomogeneo. Lo di-mostrano i contrasti sul tema dell’occupazione.

PAGINA 3PAGINA 2

Quest’edizione del no-stro giornale scola-stico si apre con una

riflessione sul tema dell’occu-pazione. Partendo da un con-fronto fra punti di vista diversi cercheremo di mostrare i pro e i contro dell’occupazione appena trascorsa. Negli ultimi giorni si parla di nuove forme di protesta e di un’altra even-tuale occupazione, ma un atto di forza del genere potrebbe recare veramente giovamento alla nostra protesta? Perso-nalmente sono perplessa al riguardo, ma attraverso questa edizione spero che ogni stu-dente del Cannizzaro risvegli la propria coscienza critica e prenda una posizione coerente con le proprie idee e le proprie azioni. Spero inoltre che le ini-ziative di protesta intraprese non vengano vanificate da un governo che si ostina a nega-re l’evidenza dei fatti, ma che i politici della “maggioranza” comprendano la causa di tutte le svariate proteste, ovvero la rivendicazione da parte di noi studenti di una scuola efficien-te ed aperta a tutti. Tornando alla nostra edizione di Dicem-bre potrete trovare all’interno una grafica qualitativamente superiore grazie all’incessante impegno del nostro impagina-tore e della redazione. Ricor-do che qualunque studente del Cannizzaro può collaborare attivamente con Obbiettiva-mente, basta rivolgersi alla sot-toscritta o scrivere una email a: [email protected].

E ORA CHE FARE?

Page 2: Obbiettivamente numero due

Negli ultimi giorni penso che tutti ab-biamo sentito parlare

o siamo stati coinvolti perso-nalmente dalla protesta contro la riforma Gelmini. In quasi tutte le scuole di Palermo è stata proposta come forma di protesta l’occupazione nera o bianca in certi casi alternata a forme di protesta meno ‘vio-lente’ quali l’autogestione e la cogestione. L’occupazione,

che ha coinvolto un gran nu-mero di studenti, non è stata condivisa da tutti soprattutto a causa della sua illegalità e a fronte della negazione del di-ritto allo studio per il quale i manifestanti protestano. Da qui si apre un lunghissimo ed interminabile dibatto in-centrato sulle eventuali for-me di protesta ‘alternative’.Esaminando tutte le proposte è facile, a mio parere, render-

si conto che l’occupazione di poco più di una settimana, si è rivelata molto più efficace, per quanto riguarda l’interes-samento dei mass-media. Da due anni a questa parte si pro-testa contro questo decreto con cortei, fiaccolate, blocchi, etc.. Ma abbiamo mai sentito una notizia sulla nostra pro-testa al telegiornale? E’ mai successo che quotidiani, anche nazionali, pubblicassero ogni giorno qualcosa sullo stato di agitazione degli studenti? No. Proprio qui sta l’effica-cia dell’occupazione. Ecco i risultati che dopo la fatidica settimana sono stati ottenuti all’interno del nostro istituto:• E’ raddoppiato il coin-volgimento delle masse studentesche durante ma-nifestazioni e quant’altro.• E’ migliorato all’interno della scuola il sistema di comunica-zione tra gli studenti. Questi infatti hanno avuto la possi-bilità di conoscere i program-mi stabiliti dai collettivi sugli orari e i luoghi della protesta.• Si è creata un’opinio-ne pubblica rispettabile.• La gente si è resa conto del fatto che le scuole erano oc-cupate non per la volontà degli studenti di saltare gior-ni di scuola, ma per la loro solidarietà con i manifestanti.• Si è instaurato un rapporto comunicativo e collaborativo tra tutti i componenti ammini-strativi e non della scuola, so-lidali con la protesta (studenti, docenti e personale ATA).• Molti giornalisti, interes-

sati dallo stato di agitazio-ne, sono andati in giro per le scuole per informarsi sull’or-ganizzazione dell’occupazio-ne e sulle opinioni dei sin-goli studenti riguardo una riforma che ‘nega il futuro’.• Sono stati organizzati all’inter-no della scuola del laboratori, molto utilizzati dagli studenti, di pittura, musica e fotografia.• E’ stato organizzato all’in-terno della scuola uno spazio dedicato allo studio degli stu-denti che pur volendo aiuta-re i compagni a mantenere in ordine la scuola, per loro interesse, si sono occupa-ti di continuare a studiare.• Si sono creati momenti di aggregazione e di discussio-ne, nei quali è stata data la possibilità a tutti di esprimere la propria opinione, di pro-porre nuove idee e di sen-tirsi in un certo modo ‘pro-tagonista’ del movimento.L’occupazione è una forma di protesta illegale, ma con quale altra forma di prote-sta avremmo potuto rag-giungere tutti questi risul-tati contemporaneamente?Non credo che finora ne sia stata trovata un’altra. Penso che siamo tutti consapevoli del fatto che nell’illegalità, almeno la nostra occupazione, non ha causato nessun tipo di scontri dell’ordine e di danni all’edifi-cio pubblico del quale tutti usu-fruiamo. E poi, come ha detto anche Margherita Haak: “la disobbedienza civile è necessa-ria quando le leggi sono con-tro la democrazia e la libertà”.

2 VITA SCOLASTICA

OCCUPAZIONE: UNA FORMA DI PROTESTA ILLEGALE MA

EFFICACE!CATERINA CURATOLO IV H

3 VITA SCOLASTICA

BASTA CON LE OCCUPAZIONI: ADESSO PROTESTE COERENTI

Per le strade della nostra città rimbomba anco-ra l’eco delle proteste

mentre le radio diffondono i cori degli studenti in movi-mento e i telegiornali fornisco-no i dettagli di una mobilitazio-ne dalle cifre impressionanti.Sullo sfondo della discussione in parlamento del disegno di legge 1905 sull’Università si infiamma il dissenso nei con-fronti della riforma scolastica che sembra prevedere, oltre alla scomparsa di posti di lavo-ro, un abbassamento di qualità delle istituzioni della formazio-ne. Perché se una riforma del sistema scolastico è necessa-ria, la politica di risparmio del governo in materia di scuola e Università attacca in un mo-mento di crisi un settore fonda-mentale per il futuro del paese. La sostanziale unanimità nel dissenso si disperde però tra le fila degli studenti che di fron-te al problema reagiscono in modo disomogeneo. Lo dimo-strano i contrasti degli ultimi giorni sul tema dell’occupa-zione delle scuole: promotori e detrattori hanno dato libero sfogo alle proprie opinioni in un dibattito che coinvolge i social network e i mass media.

Facebook è diventato uno strumento d’informazio-ne e discussione sulle forme della rivolta attiva e i gior-nali ricevono lettere da allie-vi contrari all’occupazione, mentre i telegiornali trasmet-tono le repliche dal governo. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi generalizza. esprimendosi in termini duri: “Gli studenti veri sono a casa a studiare, quelli in giro a pro-testare sono dei centri sociali e sono fuori corso”. Gianfranco Fini parla di “giovani in buo-na fede strumentalizzati”. E ancora Umberto Bossi:”gli studenti hanno anche qual-che ragione, ma l’importante è che non si facciano trasci-nare troppo da qualche parte politica [...] Abbiamo gente che non si prepara, mentre gli studenti dovrebbero innan-

zitutto studiare”. Questa è la voce dei politici che ci rappre-sentano e dalle cui dichiara-zioni si deduce la cattiva con-siderazione verso noi giovani, certamente non condivisibile.Il nostro istituto ha vissuto direttamente lo scontro di parti: se le ultime due setti-mane hanno visto tendere a favore dell’occupazione dei locali scolastici, l’approvazio-ne alla camera del ddl Gel-mini ha decretato la fine di questa esperienza di protesta. La componente studentesca che si oppone all’occupazio-ne fa leva sulla coerenza e la legalità: la lotta per la qualità e il diritto allo studio non si contraddice interrompendo la didattica? L’illegalità della protesta non ci isola dalla col-laborazione con le altre for-ze sociali in rivolta? Carenza di fondi, abolizione di corsi sperimentali e materie supple-mentari, diminuzione delle ore e riduzione dei piani di studio sono le realtà che vogliamo rivoluzionare per una scuola rivalutata. L’occupazione è una violenza sugli studenti che vo-gliono fare scuola e un atto di prevaricazione su una probabi-le maggioranza contraria: non può essere la nostra arma nella lotta. Effetti di uguale portata possono essere ottenuti grazie a manifestazioni, cortei e for-

me di protesta di pari impatto in orario extracurriculare, così da agire nella legalità senza chiudere irresponsabilmente il dialogo e la collaborazione con professori, ricercatori, perso-nale ATA, precari: uniti e com-patti per valorizzare la cultura e restituire dignità all’immagi-ne della scuola, a professori e studenti che affermano il loro diritto e dovere allo studio e al lavoro, contro la sfiducia e il pregiudizio ormai diffusi ver-so i ragazzi e, per esteso, ver-so lo scadimento della scuola.Non scordiamo anche che il sistema politico e la socie-tà di questi tempi è spesso immune a fanatismi e for-me estreme di protesta come l’occupazione, che, sappiamo tutti, sono destinate ad es-sere stroncate se protratte.In questo clima cala il sipario sull’occupazione degli ultimi giorni, ma l’invito è a non sco-raggiarsi né arrendersi: biso-gna puntare sull’informazione, il tempo e la sensibilizzazione. Mostriamoci consapevoli di ciò che contestiamo, respon-sabili nelle nostre azioni e concreti nelle nostre richieste. Aspettando il voto del Se-nato del 14 dicembre, ci prepariamo, più forti e nu-merosi, al prossimo atto.

ROBERTA SCIMECA V C

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Page 3: Obbiettivamente numero due

4 VITA SCOLASTICA

HAMBURGER, PASTA E TOUFUCULTURE A CONFRONTO

NEL NOSTRO LICEOGIULIA CATALISANO IV B

5 VITA SCOLASTICA

Il nostro liceo quest’an-no, come da molto tem-po ormai, ha il piacere di

ospitare nelle proprie classi due ragazzi stranieri approda-ti a palermo tramite un pro-getto di scambi interculturali.Kaley e Shao, rispettivamen-te provenienti da Winter Park (USA) e Harbin (Cina), grazie all’ “AFS Intercultural Pro-grams”, a cui l’associazione ONLUS Italiana Itercultura è affiliata, sono giunti, insieme a circa 1500 studenti provenienti da tutto il mondo, nel nostro paese per arricchirsi cultural-mente e trascorrere un periodo della loro vita nelle famiglie e nelle scuole italiane. La redazio-ne di ObbiettivaMente ha deci-so di intervistare brevemente i nuovi arrivati per sapere cosa pensano dell’Italia e in parti-colare di Palermo, quali sono le difficoltà e le maggiori diffe-renze che stanno riscontrando.Kaley Della Sala ha 15 anni e solitamente abita a Winter Park in Florida ma per quest’anno

scolastico abiterà a Palermo e frequenterà la classe II B. Du-rante la nostra intervista Kaley ha preferito cimentarsi nel ri-spondere alle domande utiliz-zando esclusivamente la nuova lingua che sta apprendendo con risultati a dir poco sbalorditivi.Intervistatrice: Kaley, come ti trovi in Italia?Kaley: Molto bene. Amo l’Ita-lia e sono molto felice qui.I: Cosa ti ha spinto a venire qui in Italia?K: Volevo imparare la lingua e saperne di più sulla cultura italiana, anche perché la mia famiglia è originaria di questo paese.I: Stai riscontrando difficol-tà nell’apprendimento della lingua italiana?K: All’inizio sì, ma ora capisco quasi tutto.I: Avevi mai studiato italiano prima di arrivare a Palermo?K: Prima di venire qui ho studiato italiano per circa nove mesi.I: Riscontri molte differenze

fra il metodo didattico italiano e quello americano?K: I metodi didattici italiani sono molto diversi dai metodi americani. In America non ci sono interrogazioni orali ma solo compiti scritti. Mi piace come spiegano i professori qui ma preferisco l’America probabilmente perché sono più abituata al quel sistema.I: Cosa pensi dell’occupazione dell’istituto avvenuta nei giorni scorsi? Hai mai visto nulla di simile?K: L’occupazione era un po’ strana per me parchè in America non esistono. Non

capisco perché gli studenti hanno dormito dentro la scuo-la. Comunque, mi è piaciuto molto perché non sono andata a scuola a studiare!I: Stai riscontrando molte differenze fra lo stile di vita italiano e quello americano?K: Ci sono molte differenze tra l’Italia e gli Stati Uniti. Per esempio, in America mangia-mo prima, non mangiamo la pasta ogni giorno, non andia-mo a scuola il sabato. Lo stile di vita della famiglia è diverso. Anche il modo di vestirsi è differente.

Shao Yongshuai ha 17 anni, proviene dallo Heilongjiang, una delle regioni più fredde e a clima rigido della Cina, e at-tualmente frequenta la III B del nostro istituto. Non aven-do mai studiato italiano prima di arrivare a Palermo, Shao ha preferito rispondere alle nostre domande in inglese.Intervistatrice: Shao, in che consiste una tua set-timana tipo a Palermo?Shao: Beh, come ogni studente italiano vado a scuola dal lunedì al sabato. Qui a Palermo studio inglese, matematica, arte e fisi-ca e inoltre assisto alle lezioni di italiano e latino. Di pomerig-gio solitamente vado a nuotare in piscina, oppure a cantare e in più devo seguire delle le-zioni di italiano pomeridiane. Mi piace la mia vita in Italia!I: Come mai hai deciso di in-traprendere questo program-ma di scambi interculturali?S: L’anno scorso ho ospita-to uno studente Thailandese tramite l’AFS, e così ho avu-to modo di conoscere il loro programma di scambi. Inoltre la mia scuola ospita regolar-mente studenti in gemellaggio da stati quali la Germania, l’I-talia, la Danimarca e l’America.I: Cosa ti ha spinto a sce-gliere l’Italia come meta per questa tua esperienza?

S: Prima di tutto volevo impa-rare l’italiano ed ero particolar-mente interessato alla storia e alla cultura del vostro paese, in secondo luogo mi piace moltis-simo la cucina italiana e infine in Cina ho conosciuto dei ra-gazzi italiani che frequentavano la mia scuola e li ho trovati mol-to simpatici e amichevoli, quin-di ho deciso di voler andare per dieci mesi a studiare in Italia.I: Stai avendo qualche difficoltà nell’apprendere la nostra lingua?S: Sì. Penso che l’italiano sia ab-bastanza difficile per me, anche perché è estremamente diverso dal cinese. Ad ogni modo farò del mio meglio per impararlo.I: Riscontri molte diffe-renze fra i metodi didat-tici italiani e quelli cinesi?S: Assolutamente sì. In Cina la nostra giornata scolastica dura 14 ore, infatti solitamen-te torniamo a casa alle dieci di sera. In ogni classe ci sono generalmente 60 studenti. È molto diverso da qui, nel mio paese i professori sono molto più severi, le regole più rigi-de e gli alunni più silenziosi.I: Cosa pensi dell’occupa-zione dell’istituto avvenu-ta nei giorni scorsi? Hai mai visto nulla di simile?S: Questa è la prima volta che assisto a qualcosa del genere, in Cina nessuna osa agire in que-

sto modo perchè, in caso lo fa-cesse, la sua carriera scolastica verrebbe distrutta per sempre. Penso che da un lato sia giusto esprimere le proprie idee, qui la gente è molto più libera di farlo e fa ciò che crede neces-sario affinché venga ascoltato, ma d’altro canto questo meto-do di protesta è controprodu-cente dal punto di vista didat-tico in quanto abbiamo perso quasi due settimane di lezione.I: Quali pensi siano le principa-li differenze fra i nostri paesi?S: Penso che le nostre culture e le nostre abitudini siano pro-fondamente diverse. Per esem-pio quando noi ci incontriamo

non ci baciamo per salutarci, invece qui tutti lo fanno. Noi solitamente pranziamo alle 11 o al massimo alle 12 del mat-tino, al contrario qui è possibi-le che si inizi anche dopo le 2, e la stessa cosa è valida per la sera, infatti noi ceniamo alle 6 del pomeriggio e non alle 8 o 9 come siete abituati a fare. Ci sono grosse differenze anche nelle nostre abitudini alimenta-ri: in Cina non mangiamo mai formaggio e spesso cibi più speziati dei vostri e altre cose del genere, ma io amo la mia vita in Italia, adoro Palermo, la mia famiglia e i miei amici!

Kaley Della Sala (Foto realizzata da Giovanni Mangano IV M)

PON DI FILOSOFIA: PERCHÈ?CRISTINA ERRERA V FQuante volte studiando il pensiero di un filosofo ci siamo incuriositi,appassionati e siamo stati presi dall’irrefrenabile impul-so di scoprirne il più possibile a riguardo ma siamo stati frenati dal linguaggio ostico delle opere o dalla considerevole mole di ar-gomenti, postille e collegamenti che uno studio di tale argomenti richiede? Anche quest’anno nel nostro istituto verranno avviati i soliti progetti PON, ma con una novità: accanto ai soliti poten-ziamenti di lingua straniera, matematica, fisica, chimica e biologia vedremo per la prima volta un PON interamente dedicato alla filosofia. Non solo formule, equazioni, dialoghi e via discorrendo, ma un progetto di 30 ore che permetterà di approfondire quegli argomenti che a causa delle poche ore a disposizione concesse

per la materia non abbiamo modo di sviluppare. Ma perché sce-gliere proprio la filosofia come studio extra, ovvero pomeridiano? Perché evidentemente una tale materia è un campo sconfinato, che non si ferma alla conoscenza a memoria delle categorie ari-stoteliche, al “cogito ergo sum” o a definire puntigliosamente la definizione di trascendentale. La filosofia, etimologicamente, è per l’appunto “amore per la sapienza”, quindi sarebbe alquanto lavativo fermarsi a studiare solo quello che troviamo nei nostri libri di testo senza cercare di scavare un po’ di più, anche attua-lizzando i vari argomenti affrontati. Insomma, uscire dal “sonno dogmatico” dello scarno programma ministeriale per ragionare in modo consapevole sulle varie teorie, correnti e scuole filosofiche.

Il progetto, che è ancora sotto la supervisione di alcuni docenti di filosofia del Cannizzaro sarà aperto agli alunni che frequenta-no le IV e le V classi, che potranno accedervi dopo un test che valuti le singole competenze. Uno degli obbiettivi sarà migliorare le capacità argomentative ed espositive, ergo non si prevedono estenuanti ore ad ascoltare i profondi dubbi esistenziali del fi-losofo di turno, ma delle attività di laboratorio che vedranno la partecipazione attiva da parte di studenti e docenti. Inoltre, la fre-quentazione verrà riconosciuta con il rilascio di una certificazione valida in tutti i paesi dell’Unione Europea. Ma non è finita qui! Infatti, un altro ambizioso punto che potrà essere preso in con-siderazione dagli aspiranti “speleologi della disciplina” è la parte-cipazione all’Olimpiade della Filosofia, un’opportunità per con-frontarsi con studenti che frequentano altri istituti, città e regioni. Questi i dettagli che al momento si conoscono del progetto, ma cosa ne pensano gli studenti a proposito di tale iniziativa? Molto entusiasmo da alcuni: “Voglio provare a fare il PON perché la filosofia mi appassiona e sono convinta che ciò possa ampliare

la mia cultura. Inoltre, non è da trascurare il fatto che tanta fati-ca ci verrà riconosciuta anche con una certificazione”, o ancora “Penso che tale corso sarò interessante anche per la singola rifles-sione personale”. Qualcun altro, invece, ribatte: “Non prendo in considerazione l’idea del PON perché sottrae troppo tempo allo studio pomeridiano. In più, a mio avviso, la filosofia è una materia abbastanza pesante e l’idea di approfondirla non suscita in me così tanto entusiasmo”, ma è solo il poco tempo a disposizione in cui concentrare lo studio ad intimidire i ragazzi che quest’anno affron-teranno gli Esami di Stato? Certamente no: ”Se fosse di storia lo fa-rei senza esitare, moderna e contemporanea ancora meglio, il pen-siero di un filosofo non si può capire realmente e a fondo se prima non si conosce il contesto storico in tutte le possibili sfumature”.”I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi di-versi; si tratta però di cambiarlo”, scrisse un noto filo-sofo, e se fosse proprio il PON a darci nuovi spunti?Per ottenere maggiori informazioni potete personalmente rivol-gervi alle professoresse Fastelli, Garofalo, Milazzo e Rizzuto.

Shao Yongshuai (Foto realizzata da Luigi Parello I B)

Page 4: Obbiettivamente numero due

Nel XXI secolo vivia-mo in mondo globa-lizzato, caratterizzato

da una diffusa (seppur mono-polizzata) interconnessione tra i paesi, che si basa in pri-mo luogo su: sapere, cultura e comunicazione. Quest’ultima non potrebbe esistere sen-za una lingua che permetta la condivisione di tradizioni, usi, costumi, conoscenze di un determinato popolo. L’ap-prendimento di più lingue oltre quella madre è dunque fondamentale al giorno d’oggi.Se devo provare ad immagi-nare un mondo del futuro, lo vedo all’insegna del multilin-guismo poiché come scrive l’atlante delle lingue: “le parole sono da sempre gli strumen-ti del pensiero e chi cresce in una società multilingue ha una mentalità capace di ricono-scere nella diversità una ric-chezza e non una minaccia”.Gli idiomi internazionali per eccellenza più usati sono: l’in-glese, studiato in tutto il globo, seguito dallo spagnolo, dal fran-cese (come lingue europee), dal cinese e dalle lingue arabe.Il liceo Scientifico Cannizzaro (come numerose altre scuole) da ben vent’anni dà la possi-bilità agli studenti di scegliere lo studio di una seconda lin-gua straniera oltre l’inglese: il francese. Gli alunni hanno così l’opportunità di vivere esperienze enormemente for-mative come il gemellaggio ma non solo, perché a molti la fre-

quentazione del corso sperimen-tale bilingue permette di re-carsi in Francia o Canada per studiare e con-tinuare il pro-prio percorso formativo o in vacanza per ri-vedere persone speciali cono-sciute oltralpe.Tutto ciò sino ad ora.Quest’anno, infatti, qualcosa nel nostro liceo (e negli altri licei italiani) è cambiato: gli ingenti tagli indiscriminati ef-fettuati dal Ministro della Pub-blica Amministrazione hanno comportato la riduzione del personale e la diminuzione del-le ore dedicate allo studio (ne è un esempio la cancellazione dei corsi come il bilinguismo). Così alla formazione delle classi nel nostro liceo si è qua-si sicuri dell’assenza delle se-zioni sperimentali D,F,I. Una settimana prima che cominci l’attività scolastica il Provve-ditorato reintegra le sezioni ‘francesi’. La scuola inizia: le professoresse di francese co-minciano ad insegnare la mate-ria, ma dopo un giorno il Pre-side è costretto, suo malgrado, a ‘stoppare’ i corsi bilingue per errori nella distribuzione dei fondi. I genitori e i ragazzi vedendosi negato lo studio del francese, si attivano: si orga-nizzano riunioni pro bilingui-

smo, si crea una rete di mail e si contatta persino un avvocato. Durante l’occupazione na-sce l’idea di dimostrare che bloccare la scuola può es-sere un mezzo non per an-ticipare le vacanze, ma per pretendere un’istruzione migliore; così le prime delle sezioni D, F e I si riunisco-no per studiare il francese.Ora che le ore curricolari sono riprese normalmente, per con-tinuare a dire che tagliando sul sapere (qualunque esso sia) siamo tutti più poveri, si è or-ganizzata giorno 21 dicembre una giornata francofona dove suoneranno gruppi in francese, interverranno ex studenti che hanno avuto la possibilità di studiare, lavorare all’estero e si sono formati personalmente e culturalmente anche grazie allo studio delle lingue straniere.La docente di francese Bello-mo, colei che si è prodigata a dare lezioni di francese anche durante l’occupazione ed ha organizzato la giornata fran-

cofona, afferma: “La vera ric-chezza sta nella conoscenza. Le lingue basilari in Europa sono tre e in Italia se ne studiano due a malapena, questa situazione è allarmante. Il francese non può essere che una spinta in più verso il mondo del lavoro.”Ricordiamoci che un Paese che baratta la cultura per il denaro non sarà mai un pae-se colto e proiettato al futuro.Noi, la generazione che for-se ha più incertezze nell’av-venire, dove si troverà un domani? Chi ha scelto il bi-linguismo per possedere una ‘chiave’ in più che apra il por-tone del futuro, si augura di non ritrovarsi in una stazione straniera nell’impossibilità di comunicare, se non a gesti.

6 VITA SCOLASTICA

SE CULTURA È SINONIMO DI RICCHEZZA, COSÌ CONTINUANDO CI

RITROVEREMO POVERISSIMINADIA DI FRANCO V IDAVIDE GIOCONDO IV ILAURA URSO I IMARTINA SCORSONE I I

7 VITA SCOLASTICA

UNA MOSTRA “MULTIETNICA”

Tra i vari progetti alle-stiti durante l’occu-pazione, uno molto

interessante è stato quello della mostra fotografica. Essa si è svolta mercoledì 24 No-vembre nel corridoio del pia-no terra del nostro istituto. I temi tratta-ti sono stati molto vari.Tra i primi non poteva certo mancare quello della protesta studentesca contro il DDL Gelmini. Ad opera di Fabri-zio Lanza e di Fausto Corano possiamo trovare foto relative all’occupazione del Canniz-zaro ma anche del Garibaldi e delle manifestazioni di que-sti ultimi giorni che vedono uniti tutti gli studenti dei licei palermitani per riconquistare un unica cosa: il loro futuro!Ma quello dell’occupazione non è l’unico tema della mo-stra, infatti troviamo anche un “set” fotografico della nostra bella e cara Palermo. Caroli-na Costamante ci offre una serie di aspetti della nostra città. Dalla cattedrale al mer-cato della Vucciria invitando-ci a un viaggio alla scoperta delle meraviglie palermitane.Un accenno è stato dato poi ad uno sport molto interessante che negli ultimi tempi è stato rivalutato sempre più: l’equi-tazione. Caterina Costamante ci ha regalato un servizio fo-tografico di un cavallerizzo che insieme al proprio cavallo si dedica alla corsa ostacoli.Ma qual è il tema protagoni-sta della mostra?? La natura! Quella non poteva certo man-care! Federica Giammanchei si è sbizzarrita per esempio

in una serie di fotografie di alberi da ogni dove che susci-ta in chiunque le guardi una strana e stupenda sensazio-ne di tranquillità e serenità.In particolare però, i nostri fo-tografi “cannizzarini”, si sono davvero divertiti nell’immor-talare una miriade di paesaggi, uno più strabiliante dell’altro. Prevalgono i tramonti in riva al mare, che rammentano un’e-state ormai finita e che fanno tornare in mente quei mo-menti magici, ormai ricordi, che non dimenticheremo mai.Caterina Curatolo ha invece un po’ spaziato: tra Mondello, Pol-lina e il Politeama ci ha regala-to delle viste insolite mozzafia-to e paesaggi molto suggestivi.Molto singolari ed interessan-ti sono soprattutto i soggetti scelti da Jasmin Valjas. Ol-tre alla vista di stupendi laghi catturati anche alle prime luci dell’alba, è molto originale la scelta di luoghi e persone di altre culture che ritraggono soggetti stravaganti come due

persone tra-vestite da matriosca o un vecchio che suona il violino. Vi sono però scene co-muni come per esempio un bambino che gioca con un cagnolino. La straor-dinarietà delle foto è proprio l’accostamento di soggetti tan-to diversi immortalati in modo da rendere le foto tutte uniche, anche quella più banale, ma allo stesso tempo così simili. Infine Chiara Torregrossa ha trattato poi un tema fonda-mentale, al quale però spesso non diamo tanta importanza: il sorriso! Il suo cartellone in-fatti si intitola proprio “Pren-dila con un sorriso” e i suoi soggetti ritraggono momenti di divertimento che vanno da una partita di calcio ad un in-contro in spiaggia con amici ma anche una festa di comple-anno. Tutte queste situazioni infatti pur essendo differenti hanno in comune la felicità, il

sorriso e la gioia di vivere con-divisa con le persone a noi più care che, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, sono indispensabili per stare bene!Attraverso questo proget-to vorremmo trasmettervi la passione della fotografia che superficialmente può sembra-re un po’ banale ma in realtà nasconde più di quando sem-bra. Dentro una foto infatti è racchiuso un momento si-gnificativo che, immortalato dalla fotografia stessa, è reso unico e immutabile nel tem-po in modo da poterlo rive-dere così com’era una volta, due volte e mille volte ancora.Inoltre sfruttando gli effetti della luce si possono ottenere dei risultati e degli esiti dav-vero grandiosi. È il caso per esempio delle foto di Fausto Carano che sfruttando gli ef-fetti della luce ci ha regalato delle foto davvero strabilian-ti: tra primi piani di foglie e viste di paesaggi che a primo sguardo possono sembrare un po’ scontati ma che grazie agli effetti della luce risulta-no davvero impressionanti.Si spera dunque di aver-vi “convinto” a considera-re di più e magari condivi-dere questa passione tanto istruttiva quanto divertente!

ARIANNA AMATO I FGIORGIA LA ROSA I B

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

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È stato più volte pro-posto alle assemblee e ora durante l’occu-

pazione fra il 19 e il 30 no-vembre è finalmente iniziato. Il progetto del cineforum al Cannizzaro consisterebbe nel vedere dei film a tema scelti tramite il gruppo di volontari che se ne occupano o sugge-rendo a quest’ultimi un titolo. Per ora grazie a l’occupazio-ne si è potuto vedere un film a sera. Il primo a essere scel-to è stato “Addio alle armi ”, ma a causa di problemi tecnici non si è potuti assistere allo spettacolo. Giorno 24 No-vembre, si è scelto un altro film: “l’erba proibita”. Sebbe-ne non sia riuscito per motivi indipendenti dalla mia volontà a vedere il film me ne è stato raccontato da alcuni spettatori con tono compiaciuto. Il film racconta, anche comicamente, in poco tempo tutto quel che c’è da sapere sulla marijuana e di cui non vi era mai stato accennato. La domanda su cui si basa l’intero film è se è giu-sto “demonizzare” tale pianta o se è solo un eccessivo proi-bizionismo che ci impedisce di

trarne vantaggio, o perlomeno di scoprire un utilizzo magari anche combustibile o aneste-tico come gli oppiacei. Il film è un collage di video a foto-grammi che comprendono vari documentari sulla storia della cannabis e sulla sua na-tura e utilizzo commentati da specialisti, e anche video pub-blicitari proibizionisti america-ni. Ecco come si svolge il film.La pizza (intesa come bobina) inizia col soliloquio di un per-sonaggio che si pone domanda sulla canapa per poi ripartire con un documentario sulla pianta di una decina di minuti riguardante la coltivazione e i vari utilizzi, il tutto col sotto-fondo dei 99 posse. All’inizio quest’erba è usata anche come tessuto e poi come crema per la pelle. Infatti fino a 25 anni fa i contadini ignari della na-tura pericolosa della pianta la seminavano la innaffiavano e poi la mietevano. Un altro utilizzo della canapa messo in risalto dal film avviene all’ini-zio del secolo scorso quando il produttore automobilistico Ford costruì la prima mac-china a olio di Canapa, ma

le imprese petrolifere preferi-rono diminuire enormemente i prezzi per evitare la diffu-sione di un combustibile, che sebbene fosse ecologico e che avrebbe permesso l’utilizzo di terre inutilizzabili per altre piante, rischiava di farli uscire dal commercio. E ovviamente fra i loro soldi e l’ambiente la scelta fu la solita il che spiega come mai usiamo ancora pre-valentemente auto a benzina. Dopo questa excursus nel passato il film continua affron-tando un tema molto vicino ai giovani del liceo ovvero l’u-so di droghe fra i giovani. Le motivazioni di farsi una canna vertono tutte al piacere fisico e mentale che a volte sono motivate anche da insicurezza o stress dato che come è rico-nosciuto da tutti la cannabis calma e provoca prevalente-mente solo danni temporanei. Per una buona parte del film dei specialisti che discutono su i pro e i contro dell’uso della cannabis, e sebbene esprimo-no pareri contrastanti con-cordano sul fatto che l’Italia è eccessivamente proibizionista in questo campo che è anche il tema di buona parte del film nel quale si osserva prima da

parte della legge e poi da parte dei cittadini che a causa della coltivazione di erba per uso personale (che perlomeno eli-mina il problema della cattiva produzione che può portare alla morte e alimenta le mafie) rischiano di essere accusati di spaccio e perdere magari dei mesi della propria vita e a vol-te la propria attività e dignità. Oramai il problema della can-nabis deve essere accettato dato che ne esistono addirit-tura 100 razze di cui alcune anche OGM e 4 ragazzi su 20 la fumano, per cui è necessario essere informati e non crede-re alle credenze popolari ma informarsi per poi discernere se è un problema o una risorsa.Questa è stato il primo film vi-sualizzato a scuola e scelto dai ragazzi, infatti chiunque voglia può andare dai rappresentan-ti di istituto per suggerire un film, ovviamente è preferibili scegliere film che non siano unicamente di intrattenimento e che abbiano anche un tema utile o che siano grandi ope-re e saranno discussi al loro termine e si vedranno, presi-de permettendo, ogni mese a cui vi consiglio di partecipare.

8 VITA SCOLASTICA

CINEFORUM A SCUOLA

ALFREDO FIORENTINO I B

9 PENSIERI E PAROLEI BASTONI DI ORIONE

FRANCESCA PECORARO V F

Ora che il clanglore delle armiva spegnandosi alla luce degli astri

il guerriero stanco,ancor vivo, ferito,

si sottrae al campo di battaglia.Lo sguardo impaurito

scruta l’orizzontee accoglie, con gesti misurati,

precisi, definiti,quanto resta di una piccola,

ostinata follia...Condurre una battaglia,senza l’orrore del sangue

dove le spade diventano parole,e sguardi, e mani, e gesti

possenti come i bastioni d’Orione.

VANEGGIANDOADRIANO URSO V N

Non so perché ma spesso mi dico che l’oscurità illumina, e mi metto chino sul letto ascoltando quel si-lenzio troppo rumoroso per me , mi fischiano le orecchie ; i miei pensie-ri ormai divagano e la mia mente vola e quando ormai ho superato Marte .... eccomi ancora sul mio

letto e il cellulare che ferocemente squilla.

L’INGIUSTIZIA NELLA GIUSTIZIAGLORIA NEGLIA IV H

Gente…Che osserva…

Non si accontenta…Spera di ottenere qualche merito

per un mondo più per bene.

Marionetta non vuole essere nelle mani dell’invisibile Lei

che comanda…con un uomo in una stanza.

Falcone, Borsellino…Magistrati sono diventati Per la giustizia occupatiTroppi ne hanno scovati

Per questo sono stati ammazzati.

In questa città di spettriPochi uomini giusti

Tanti sbagliati con in mano gli scettriche fanno vedere

solo ciò che a loro conviene.

RICORDIGLORIA NEGLIA IV H

Confusi si creano nella nostra mente e affiorano sfuocati:

riportano in vita momenti scordati attimi belli, brutti e importanti

vissuti in circostanze determinanti Improvvisamente volano via

candide rose al vento.

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

La redazione tiene a sottolineare che le poesie “Teatro come vita” e “Noi come il tempo” pubblicate lo scorso numero sono sta-te composte da Sara Ministero IV H e non da Caternia Curatolo.

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“It’s wonderful, good luck my babe!”.

Si aprono così le puntate del nuovo programma di Rai tre “ Vie-ni via con me”, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano.Tra elenchi, discorsi, dibattiti ma anche dan-

ze e canzoni si discute sulla situazione politica ed eco-nomica italiana che andrebbe cambiata in molti aspetti.Roberto Saviano, nato a Napoli nel 1979, è un giornalista e scrittore italiano. Dal 2006 vive sotto scorta, ma a differenza di un qualsiasi politico o magistrato, non viene tutelato per il ruolo che ha nella vita politica e amministrativa del Paese ma semplicemente perché è l’autore di un libro, “Gomorra”, nel quale denuncia la realtà eco-nomica di territorio e di impresa della camorra napoletana e della criminalità organizzata in genere. Nel corsi delle puntante sono stati ospitati personaggi di rilevante importanza tra cui Roberto Beni-gni il quale nel corso della 1° puntata ha esordito con questa frase:“Quando un uomo con la pistola ne incontra uno con la biro allora quello con la pistola è un uomo morto” Da questa diventa scontato il pensiero dell’autore:a volte lo Scritto, (la Parola, Il Verbo) può essere più pericoloso di una pallottola, perché da sempre con le parole sono stati spes-so ottenuti più successi che con l’uso della semplice For-za. Così oggi Saviano rischia di diventare il classico ‘eroe’Una sua eliminazione porterebbe ad una ‘scofitta’ fisica di chi ha denunciato questo sistema ma non garantirà la ‘negazione’ della testimonianza costituita da ‘Gomorra’ che ci sarà sem-pre, come ci saranno sempre tutte le persone che hanno letto e leggeranno questo libro. A ciò aggiungerei il fatto che Solo con una generalizzata crescita culturale potremo avere la cer-tezza che la criminalità possa essere, un giorno, sconfitta.Ma i discorsi di Saviano non vertono solo sulla criminalità organiz-zata: i suoi monologhi spaziano tra i più svariati argomenti dai rifiu-ti , all’omosessualità ,alla conseguenza disastrosa di un terremoto .

Ma a ben vedere il filo conduttore dei suoi discorsi è sempre lo stesso : quando è l’ interesse economico di pochi e non il bene co-mune a guidare le azioni,il risultato non può che essere negativo.Per esempio se le case fossero state costruite seguendo le nor-mative esistenti probabilmente non ci sarebbero state le de-cine di ragazzi morti sotto le macerie della casa dello studente.Se la ’ndrangheta continua a spadroneggia-re è forse perche non si fa abbastanza per combatterlaE Saviano si spinge di conseguenza ad attacca-re il potere politico che “asseconda” tali comportamenti.Saviano come suo solito dimostra di non avere paura di dire i fatti come stanno infatti dichiara:“La ’ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega” ha detto Saviano di fronte a oltre 9 milioni di telespettatori. “La Lega da sempre ha detto che non vuole qui le manette o la repressione - ha aggiunto - ma non basta, perché sono i soldi legali che irrorano questo territorio, è lì che il fenomeno deve es-sere contrastato”, ha detto lo scrittore, che poi ha citato un brano di un’intervista all’ispiratore della Lega Gianfranco Miglio in cui quest’ultimo diceva di essere a favore del “mantenimento anche della mafia e della ’ndrangheta” e che “bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate”. “Miglio vuole costituzionalizzare le mafie!!”Una particolarità che ha fatto il successo di questo program-ma sono gli elenchi. Liste di qualunque genere e riguardan-ti i più svariati argomenti , a volte provocatorie come : “Mol-te denominazioni che si usano per indicare un omosessuale” (letto da Nichi Vendola) , “I comportamenti che dalle mie parti fanno dire che sei omosessuale” (letto da Roberto Sa-viano) o ancora “Elenco dei valori della Sinistra” (letto da Bersani) e “Elenco dei valori della Destra” (letto da Fini).Nel corso delle ultime settimane abbiamo sentito innumerevoli critiche riguardo al programma e al suo conduttore. I suoi discorsi infatti non sono piaciuti a tutti e le sue idee non sono condivise da molta gente. Forse perché dice la verità? Si trovano raccolte di firme sui giornali contro il conduttore. Pronta è arrivata la difesa di Fazio: “Nessun giornale faccia più una raccolta di firme contro Saviano ,perché non è un partito politico,ma è molto di più, una persona!”Vorrei adesso porre la vostra attenzione sul-le opinioni della gente riguardo il programma:“Ci voleva Saviano dire come stanno le cose in Italia?”“ L’idea degli elenchi , che forse è stata presa da un famo-so libro , ha creato una nuova forma di comunicazione.”“ Quello che ha detto Saviano è risaputo agli occhi di tutti ma nessuno ha mai avuto il coraggio di parlare di tutto ciò di fronte a tanta gente”“Saviano a mio parere ha un modo di raccontare le vicende che coinvolge tutti , preferisco ascoltarlo piuttosto che leggerlo ”Vieni via con me si dimostra un programma intelligente e graffiante che fa tanto bene alla nostra televisione italiana fatta di soubrette e veline.

ATTUALITA’ E CULTURA

VENGO... VIA CON TE!

GIULIA PASSARO I G

10 ATTUALITA’ E CULTURA

ANNO NUOVO, VITA NUOVA!LO SLOGAN DI OGNI CAPODANNO

ROSALINA COSTANZA V G

11

10…9…8…7…6…5…4…3…2…1…0! Evviva!!

E così, quell’istante è passato e noi siamo ancora li, ad abbracciarci, a gioire, proprio come l’istante pri-ma. Quell’istante ormai, è l’anno vecchio, e non esi-

ste già più, trascinato via dal soffio di un respiro, da un sor-riso o da un tappo di spumante che vola in aria. E noi già siamo, viviamo, nell’anno nuovo, appena cominciato ma già in corso. Forse non è altro che il progredire dello stesso im-memore tempo, senza strani e totalizzanti cambiamenti…“L’anno vecchio è finito signori e signore! Allegria! Perché l’an-no nuovo sarà ricco di novità, sarà pieno di felicità, gioia e tutto sarà diverso!!”. Parole ripetute ogni fine d’anno, quasi fosse un rituale da rispettare religiosamente. È lapalissiano che sarà diver-so! Mai nulla è uguale! Simile probabilmente, abitudinario, ma mai uguale. Eppure, prevale la monotonia, il ripetersi del tutto.Dov’è allora questa vita nuova? Forse aveva ragione il felicissimo di Recanati, Giacomo Leopardi. Mi sovviene infatti, come egli im-maginava un discorso tra un venditore d’almanacchi e un passeg-gere, un passante come lo chiameremmo oggi, che altri non è che il poeta stesso: <Quanti anni nuovi sono passati che voi vendete almanacchi?> - <Saranno vent’anni, illustrissimo>. Vent’anni… Anni nuovi che si sono succeduti, che poi sono passati, anni ai qua-li sarebbe seguito un altro anno nuovo che sarebbe passato ancora e sarebbe diventato vecchio. Allora perché continua ad esistere la speranza del “cambiamento”, se la vita quotidiana ormai è soltan-to un’abitudine? Cosa si deve inventare per continuare a sperare..?La vita bella è sempre quella che non si conosce, quella che deve ancora venire, quella che si aspetta ardentemente immaginandosi

chissà cosa e che poi, spesso, delu-de. Tutto può essere visto come una magica illusione, l’attesa stessa è un’incantevole visione di ciò che accadrà nel tempo che ci è prossimo. La vera festa diventa la vigilia di essa, perché, quando si consuma la stessa, si è già proiettati verso la sua fine. Attenti a bramare il futu-ro, non viviamo più il presente, l’unico tempo che davvero ci è concesso, <Carpe diem> disse Orazio, “cogli l’attimo”! Vivi-lo, respiralo e gioiscine, perché il passato e passato, fa parte

di ognuno di noi, ma nello stesso tempo non ci appartiene più.Anche il buon vecchio e saggio Seneca ha parlato del tem-po: l’importante è esserci, vivere intensamente il presente, il sentirsi vivo. <Sono contento d’essere qui in questo mo-mento […], diventa importante che in questo istante ci sia anch’io> canterà secoli dopo Lucio Dalla ne “L’anno che verrà”, riprendendo forse, gli insegnamenti del sapiente.Ma cosa è il presente? Anzi, cosa è il tempo? <Io so cosa è il tempo, ma se qualcuno me lo chiede non lo so più> disse l’ex scapestrato sant’ Agostino. Perché il tempo, in realtà, è ciò che non è: il passato non è più, il futuro non è ancora, e il presen-te? Vien da dire “ciò che è!”, ma già pronunciandolo, il mo-mento presente finisce, non è più. Farà parte del passato e ciò che era il futuro diventerà presente e di nuovo subito passa-to… riflessione esasperante davvero, ma maledettamente vera.Tuttavia, chi di noi non ha mai detto “quest’anno sarà di-verso davvero!!”, e poi, nulla effettivamente è cambiato?<Dimmi, cosa cambia tra il passato ed il presente, dentro o fuori la coscienza della gente? Cambiano le mode, i discorsi e gli orizzonti […], storie nella storia, vecchie storie, nuove nella stessa storia.Cose già pensate, cose morte e poi rina-te in altre cose> (Celentano – Le stesse cose).Un’ultima citazione tratta ancora una volta dalla can-zone di Lucio Dalla: <L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità>.Concludo ponendo una doman-da… esiste perciò questo anno nuovo??

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Fin dal 1992 l’associa-zione Onde è attiva in Italia cercando di com-

battere la violenza contro le donne. Questa associazione entrò a fare parte dell’ONLUS (Organizzazione Non Lucrati-va di Utilità Sociale) nel 1997. Nonostante il grande numero di donne che si sono sempre rivolte a questa associazione (circa 400 ogni anno), quelle che si rivolgono ad altre asso-ciazioni contro la violenza sulle donne (più di 1000 per anno) e quelle morte per questa stes-sa ragione (circa 100 l’anno); lo Stato italiano ha deciso di fare dei sondaggi, sotto richie-sta del parlamento Europeo, su quanto sia diffuso questo problema, soltanto nel 2007.Dai dati raccolti è risultato che in Italia una donna su tre ha subito violenze almeno una volta nella vita, mentre a livello mondiale una donna su cinque.È però necessario spiega-re cosa si intende per vio-lenza contro le donne.Per prima cosa bisogna esse-re consapevoli del fatto che ci sono diversi tipi di violenze: psicologica, fisica e sessuale.Al primo caso appartengo-no gli insulti o quello che co-munemente viene chiamato stalking. Nell’ambito della violenza fisica si può partire da un “semplice” schiaffo fino ad arrivare a causare ematomi e fratture. È invece considera-ta violenza sessuale ogni tipo

di atto fisico non desiderato dalla donna, a partire dalla “mano morta” sull’autobus, alla molestia vera e propria. Ognuna di queste violenze segna la donna in modo più o meno grave, quasi sem-pre, per il resto della sua vita.Cosa fa il centro per aiutare tutte quelle donne che si ri-volgono a loro ogni anno?Per prima cosa il centro da’ un supporto telefonico af-fiancando a ogni donna una psicologa e/o assistente so-ciale, successivamente la don-na può decidere di prenotare un colloquio e se il problema , così come spesso succede, è all’interno della famiglia, viene allontanata da casa e portata in uno dei centri, con collocazio-ne segreta, dell’associazione. Ovviamente ogni caso è dif-ferente, bisogna infatti tenere in considerazione che in alcuni

casi la presenza di figli mino-renni ha effetti sul percorso da intraprendere, infatti ci sono dei protocolli differenti per riuscire a stabilire un contatto sicuro tra padre e figli. Se in-vece anche il figlio è vittima di violenza l’associazione as-sicura protezione anche a lui affiancando alla famiglia un’as-sistente sociale. In altri casi un divorzio o la decisione della donna di non agire in questi termini può cambiare il pro-cedimento dell’associazione.Questa associazione è com-posta solo da donne, è risul-tato infatti da alcuni studi che le donne vittime di violenze riescono ad aprirsi comple-tamente soltanto con profes-sionisti del loro stesso sesso, dallo psicologo all’avvocato.Durante la visita di alcuni stu-denti del Cannizzaro, alla sede di Palermo dell’associazione Onde, sono stati abbattuti molti luoghi comuni, come quello che molte delle donne violentate hanno subito la mo-lestia perché camminavano per strada in abiti succinti oppure quello che molti molestatori sono extracomunitari. Su cir-ca 400 donne soltanto 7 han-no subito molestie da persone che non facevano parte della famiglia o non erano amici intimi, inoltre, così come le donne italiane denunciano molestie subite da stranieri, anche le donne straniere de-nunciano molestie subite da italiani. L’associazione ha inol-tre riscontrato che le donne che denunciano una violenza,

sono donne di qualsiasi appar-tenenza sociale, con qualsiasi titolo di studio e di qualsiasi origine e lo stesso vale per gli uomini che ne hanno abusato.Dopo avere illustrato il proble-ma ai ragazzi le donne dell’as-sociazione hanno mostrato dei video e hanno dimostrato an-che che spesso di questi tempi la donna è vista più come un oggetto che come un essere umano. Ne sono esempio tut-te le pubblicità che sfruttano il corpo femminile per vendere prodotti di ogni tipo. Bisogna sempre tenere a mente quanto in passato le donne abbiano lottato per ottenere la parità dei sessi, il diritto al voto, il diritto all’aborto e molto altro. E allo-ra perché sprecare tutto così? È importante non solo che la donna conosca i propri diritti e i mezzi che possono aiutar-la a farli rispettare, ma anche che non permetta a nessuno di usare il suo corpo. In fondo siamo nel 2010, non dovrebbe più esistere un sesso debole.

ATTUALITA’ E CULTURA

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

MARZIA CAMPIONE IV F

12 ATTUALITA’ E CULTURA

SARAH SCAZZIIL BUSINESS DEL LUTTO

Sarah Scazzi: non vi siete stancati di sentire pro-nunciare questo nome?

Scommetto che tutti in que-sta scuola sanno chi è,com’è fatta,com’è stata uccisa.E’ inutile continuare a di-scutere a proposito dell’o-micidio e delle ipotesi sullo zio,sulla cugina,sulla madre,sul pozzo e annessi e connessi.Proviamo a parlare del feno-meno sociale che ne è derivato.Si parla di mercificazione del-la persona,ma soprattutto di esasperazione da parte della massa popolare che cerca di di-strarsi con problemi altrui in-vece di concentrarsi sui propri o sulle questioni politiche che riguardano la nostra società.D’altronde il delitto Scazzi in questi mesi ha occupato più spazio nei telegiornali,giornali,approfondimenti telesivi,radio ed altro rispetto a qualsiasi altro fatto di attualità o di cultura….Fra le ultime novità del mondo dell’editoria spicca quella di un libro della Bompiani incentra-to sulla storia della Scazzi…per non parlare del CD del cantau-tore Franz Mele,interamente dedicato allo stesso argomento.Nella cittadina pugliese di Avetrana non si poteva pen-sare di far passare il perio-do-Sarah senza neanche un ricordo: l’amministrazione comunale vuole assoluta-mente una statua di bronzo in memoria della ragazza, ed è già nata l’associazione “Sa-rah per sempre”,il cui scopo

principale è quello di produr-re un calendario con foto ar-tistiche di cani abbandonati.Ovviamente,i soldi ricavati dalle vendite di questi prodotti non andranno sprecati: stanno pensando di costruire un cani-le per randagi ad Avetrana…Sarah amava così tanto i cani!Viene spontaneo chiedersi,in questo contesto,come la fami-glia della defunta possa per-mettere una così palese mer-cificazione del lutto. Facendo un po’ più attenzione,però,si può facilmente scoprire che è proprio la famiglia, in parti-colare il fratello Claudio, che si sta impegnando per tenere alta la memoria di sua sorella.Come si possono giustifica-re queste palesi speculazioni mediatiche? Si può ritenere lecito questo comportamento se la famiglia è consenzien-te? Nel ventunesimo seco-lo si ricorda così la morte di una ragazzina,con la mer-cificando il suo omicidio?E quel famoso “riposi in pace”?Per arrivare il più velo-cemente possibile alla verità,sicuramente sarebbe meglio eliminare la parte me-diatica del lutto,anche perché non è mai successo che un talk-show potesse essere d’aiu-to alle indagini degli inquirenti. Questo i giornalisti lo sanno. Tuttavia,nel momento in cui questo processo è stato atti-vato, si è innescato un circolo vizioso.I media si sono resi conto che il caso Scazzi era ter-

reno assolutamente fertile: la gente si identificava con il do-lore devastante di una madre che si trova privata dell’unica figlia femmina,dell’unico com-ponente della famiglia che vive con lei tutto l’anno…inoltre,gli italiani hanno preso al volo la possibilità di schieramen-to: è stato lo zio o la cugina?Su Facebook vengono condi-visi quotidianamente centinaia di link su Sarah,alcuni si limi-tano a dare un po’ di conforto alla famiglia o semplicemente rivolgere un pensiero alla pic-cola Sarah,altri propongono la pena di morte per l’assassino.E non finisce qui: vengono organizzati viaggi turistici per visitare la “villetta de-gli orrori” e la povera ma-dre desiderosa di un po’ di crudo amore popolare…Probabilmente partecipare a queste tragedie, però da ester-ni, ci permette di esibire quel finto buonismo tipico degli italiani, e al contempo cullarci nella certezza che queste fac-cende accadono esclusivamen-te in realtà opposte o distanti dalla nostra, e che cose del ge-nere a noi non capiteranno mai.Ancora una volta, dopo il caso Scazzi, abbiamo avuto la con-ferma dell’infantilità dell’Italia nel rapportarsi con queste re-altà: quelle della morte,della tragedia familiare,della bugia.Non è un segreto che l’Italia sia in una grave emergenza so-ciale: è in corso lo svalutamen-to di tutti i componenti fonda-

mentali della morale comune. Come la famiglia e il valore della donna,che ormai è vista come una velina senza dirit-to di parola e in tv,nelle pub-blicità, è sempre assistente di qualcuno o casalinga. Anche i politici vedono la figura fem-minile semplicemente come un divertimento post-riunione. E se la famosa “Giornata della Famiglia” è gestita e organizza-ta solo da divorziati i problemi non si possono più negare…Per non parlare del privato,che ormai non esiste più: la formu-la del “pur di apparire,tutto” ha primeggiato sulla cultura della privacy. Basta girare sui canali nazionali : ogni gior-no c’è almeno un programma televisivo che ha come argo-mento principale il passato di una persona, i suoi problemi personali, i suoi amori finiti…E allora che dire del rispetto della legge? Guardiamo Coro-na: imputato principale nell’in-chiesta di Vallettopoli, ormai celebrità nazionale, ospite d’o-nore di serate speciali nelle più importanti discoteche italiane. Perché? Perché se si è furbi, in Italia, si vince sempre. In prati-ca, nel suo caso, è bastato auto-proclamarsi il realista, quello intelligente che ha capito che il sistema è corrotto e ha pensa-to che in questi casi è meglio fare i corrotti come tutti e, al-meno, guadagnarci qualcosa.Insomma, quello che ri-spetta la legge è l’ingenuo.

ALICE CALANDRA I H

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La Sicilia racchiude in se tutte le contraddizioni, le meravi-glie e le atrocità di cui la civiltà umana è protagonista. La bellezza del territorio, dal vulcano innevato alle spiagge

cristalline è la scenografia perfetta di una tragedia dal valore uni-versale, violenta e per nulla catartica. E la natura è l’ultima vittima della nostra storia, e insieme la prima realtà a imporci speranza. Le deturpazioni del paesaggio sono forse ciò che subito salta all’oc-chio e che grida vendetta, ma basta poco per accorgersi dell’ab-bandono di tanto patrimonio artistico e soprattutto di quella vasta parte della popolazione che vive in condizioni di miseria. Tutto questo non è l’effetto di semplice inettitudine, ma del terribile cancro che si è impadronito dell’isola da quando lo Stato per la prima volta decise di abbandonarla. Per provare a costruire un futuro diverso è necessario quindi partire dalla presa di coscienza della forza straordinaria acquisita dal fenomeno mafioso, della sua

espansione e radicalizzazione nel territorio e in ogni livello e am-bito dell’amministrazione pubblica. Troppo spesso sentiamo dire che la mafia è debole o addirittura sconfitta. Soltanto dopo si po-trà davvero parlare di lotta alla mafia e quindi di quello sviluppo che potremmo ottenere dalla ricchezza del territorio. Il turismo da solo, se si investisse bene in esso, potrebbe risolvere quasi tutti i problemi economici dell’isola. Infatti il clima mediterraneo, così come le straordinarie testimonianze storico-culturali, la raffinata e gustosa cucina, ed i paesaggi unici al mondo che essa può offrire, attirerebbero milioni di turisti ogni anno. La nostra regione è stata da sempre l’immagine esemplare di come più culture si possano so-vrapporre nel corso degli anni; grazie alle varie conquiste storiche, la Sicilia può vantare un “Melting pot” culturale assai vasto, che va dalla dominazione greca fino all’ unificazione italiana, passando per le dominazioni araba, normanna e spagnola. E ogni popolo ha lasciato una sua eredità artistica e archeologica che dovremmo valorizzare appieno, insieme a quelle forme culturali più invisibili come la musica e la letteratura, per rendere grande la nostra isola.

ATTUALITA’ E CULTURA

LA SICILIA CHE VORREMMOGLI ALUNNI DELLA V H

14 SCIENZA E TECNOLOGIA

MAMMA, HO VISTO UN CARCIOTOPO!

MIRACOLI E INCOGNITE DELLA BIOINGEGNERIA

Sempre più spesso si aprono davanti agli oc-chi del cittadino comu-

ne scenari ricchi di fascino e prospettive inquietanti, con-seguenza di quelle freneti-che sperimentazioni che gli scienziati vanno compiendo nei laboratori nel campo della biotecnologia e, più in par-ticolare, della bioingegneria.Per quanto molto simili, per-chè accomunate dal prefisso “bio” che significa “vita”, le due discipline si occupano di attività pratiche differenti: la prima costituisce un campo di studi e sperimentazioni mi-rate a modificare il modo e il momento della nascita di un essere animale o vegetale; l’al-tra è tesa maggiormente ad influenzare artificialmente le caratteristiche, forzando così la natura a “eseguire” la vo-lontà dell’uomo. In termini più semplici, la bioingegneria con-sente la realizzazione di ani-mali e vegetali “transgenici”, cioè appositamente modificati con l’inserzione nel loro orga-nismo di geni appartenenti ad altre specie, modificandone così la struttura fisica solta-no per alcune caratteristiche.Questo non vuol dire, ovvia-mente, che presto ci tocche-rà mangiare la carne di polli con la testa di serpente, ma è possibile, per esempio, che le mucche produrranno otto litri

di latte in più rispetto alle loro colleghe non modificate. Si parla molto, in questo periodo, dei maiali transgenici, ossia ap-positamente trattati in labora-tori, dai quali si spera di poter ricavare organi che, grazie alla loro somiglianza per dimensio-ni e caratteristiche fisiologiche, possano essere trapiantati nel corpo umano. I miracoli della bioingegneria non si fermano alle sole specie animali, ma han-no dato vita a una vera e pro-pria rivoluzione verde, grazie a interventi genetici sul mon-do vegetale che hanno pro-dotto le piante transgeniche. La parola “carciotopo” citata nel titolo viene usata la prima volta da Pier Giorgio Viberti in un suo breve racconto dove viene affrontato il problema della modificazioni genetiche in modo umoristico e sdram-matizzandolo. Il termine, da lui usato per indicare un parti-colare tipo di carciofo nel qua-le è stato inserito un gene di topo che lo rende inattacabile dai virus e batteri, non esiste nel vocabolario, ma fra non molto tempo potremo trovarlo con molta probabilità. Analo-gamente, in un futuro immi-nente, al bancone del frutti-vendolo troveremo fragole grandi come pugni o, volen-do pensare in grande, banane che vaccinano contro l’epatite B e carote capaci di ritarda-

re l’invecchiamento cellulare.E’ ovvio dunque che si-mili prospettive abbia-no attirato l’interesse delle grandi imprese, pronte ad in-vestire immensi capitali pur di appropriarsi di brevetti che potrebbero portare guadagni mai visti in precedenza grazie a quello che viene considera-to l’affare del nuovo secolo. Tutto bene, dunque? Non proprio.Ad una prima riflessione sem-brerebbe che tutto ciò sia as-solutamente meraviglioso, ma la rivolta in atto è tale da allarmare molti studiosi, che temono uno sconvolgimento del mondo con conseguenze, sebbene non prevedibili, sicu-ramente gravissime. Infatti, se gli investimenti dei multimi-liardari favoriranno la coltiva-zione di poche specie oppor-tunatamente trattate, verranno abbandonate molte altre varie-tà vegetali, distruggendo così quella biodiversità che da sem-

pre è il motore della vita e cre-ando un universo di replicanti dove tutto è previsto e standar-dizzato che farà perdere ai suoi abitanti l’abitudine di com-battere per la sopravvivenza.Il timore degli scienziati e della gente comune è che l’uomo si stia pian piano appropriando di un sapere con il quale potrà cambiare a suo arbitrio la strut-tura della vita, della quale fino ad ora era stata unica responsa-bile la natura che per consoli-dare certi equilibri ha impiega-to milioni di anni e che l’uomo, a causa delle sue frenetiche azioni, rischia di distruggere.E forse, ai rapidissimi sviluppi della scienza non corrisponde un altrettanto veloce sviluppo della coscienza, soprattutto alla luce del fatto che, come si è visto, queste ricerche potreb-bero essere motivate più dal desiderio di guadagno o ambi-zione personale che non vera-mente dalla volontà di realiz-zare il benessere dell’umanità.

CHIARA ROTOLO V C

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Ricordare quant’è soleggiata la nostra terra è il modo con cui tentiamo più frequentemente di distrarci dagli innu-merevoli mali che affliggono la Sicilia. Eppure, quella che

sembra una misera consolazione, potrebbe un giorno rivelarsi la nostra più grande arma di riscatto. Non è infatti un’ipotesi fan-tascientifica raggiungere l’autosufficienza energetica utilizzando esclusivamente l’energia solare. Facendo un po’di semplici calcoli è possibile valutare la fattibilità del progetto. Il primo dato che prendiamo in considerazione ci viene fornito dall’assessorato all’industria, il quale valuta il fabbisogno energetico della Sicilia in meno di 20.000 Gw/h. A questo punto, spulciando le carat-teristiche delle più grandi centrali fotovoltaiche del mondo, pos-

siamo farci un’idea sull’eventuale impatto ambientale e sui costi di questa tecnologia. Per ogni 1000 Gw/h di produttività risul-tano allora mediamente necessari 20 km² di spazio e circa 800 milioni di euro di investimento. Ipotizzando così di concentra-re tutta la produzione in un unico sito e tutta la spesa in una volta, basterebbe un’area di 400 km² (inferiore allo stabilimento FIAT di Termini Imerese) e un budget di 16 miliardi di euro. Considerando l’obiettivo non si tratta di cifre astronomiche. In-fine per risolvere il problema dell’incostanza di produzione, so-prattutto giorno-notte, basterebbe sfruttare i numerosi bacini artificiali inutilizzati come accumulatori di energia idroelettrica.

UN FUTURO SOLAREPER LA SICILIA

BARTOLO ALBANESE V H

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Erano le ore 22.00 del 4 Settembre del 2009 e davanti le porte del Centro commerciale Carosello di Milano si co-minciavano ad intravedere i primi fans della Apple, cele-

berrima azienda informatica statunitense con sede a Cupertino, in California. Nei loro volti si celava eccitazione, aspettativa ed ansia per qualcosa di imminente: l’apertura del primo Apple Store in Italia. Da quel momento in poi sarebbero stati costruiti in Italia altri quattro centri della stessa catena, ognuno dei quali sarebbe diventato un luogo di incontro fra diversi appassionati del settore.Nata nel 1976, il marchio della “mela morsicchiata” è oggi co-nosciuto per una vasta gamma di dispositivi informatici e mul-timediali che l’azienda stessa disegna, architetta e produce. Sin dal momento in cui, quasi in sordina, la Apple presenta al mercato mondiale dei personal computer i Macintosh, ciò che colpisce il consumatore non è una più efficace prestazione da parte del computer rispetto ai concorrenti, o un minore dispen-dio economico: colpisce un nuovo modo di intendere il compu-ter, con un design diverso, insolito, che cattura e strega l’iper-tecnologico informatico così come il semplice utente medio.Nell’ottobre del 2001 viene lanciato nel mercato mondiale un prodotto che avrebbe rivoluzionato il quotidiano dell’uomo contemporaneo: l’iPod. Con tutti i suoi diversi modelli e i diver-si costi, adatti alle esigenze e, soprattutto, alle voglie di qualsiasi tipo di utente; nel 2010 è quasi impossibile trovare qualcuno, fra bambini, adolescenti ed anche adulti, che non sappia cosa sia un iPod, un iPhone, un iPad o un iMac, rispettivamente fra i più venduti lettori musicali, telefonini, tablet e computer nel mondo.Opponendosi violentemente a miti dell’informatica e della tele-fonia quali la Microsoft e la Nokia, grazie alle innovazioni tec-nologiche non presenti nei dispositivi concorrenti, e – soprattut-to – grazie all’utilizzo di uno schermo tattile (meglio noto come

“touch screen”) che ti porta ad avere tutto a portata di dito, la Apple ha fatto in modo che i propri dispositivi vengano oggi-giorno considerati un “must” per chi di tecnologia se ne intende, o – molto più semplicemente – per chi è una persona alla moda.Si è passati, infatti, con il tempo a considerare necessario il pos-sesso di uno fra questi dispositivi (o di tutti questi dispositivi) benché, spesso e volentieri, non si abbia neanche idea delle po-tenzialità dell’oggetto che si tiene in mano e lo si utilizza per fun-zioni che un dispositivo della “concorrenza”, molto più econo-mico, effettuerebbe probabilmente anche con maggior efficacia. Dall’altro lato, però, è presente chi – invece – dal suo disposi-tivo vuole sempre di più ed è aiutato, in questa missione, dalle milioni di applicazioni e dai miliardi di aggiornamenti che può trovare, in maniera più o meno legale, su iTunes, riproduttore multimediale contenente anche una sezione per l’acquisto di mu-sica e tutto ciò che riguarda il mondo Apple, o su altri siti web.Perfettamente addensato nell’era del consumismo, il “fenomeno Apple”, come viene definito da diversi sociologi, ha contribuito notevolmente allo squilibrio fra ciò che si vuole avere e ciò che si ha. Il mancato possedimento di un iQualcosa causa infelicità e senso di vuoto, vuoto che può essere colmato soltanto attraverso l’acquisto maniacale. Dal canto loro, spesso e volentieri, chiunque possegga un apparecchio della Apple svaluta i dispositivi altrui e, contemporaneamente, i proprietari di tali apparecchi, innal-zandosi a superiori e contribuendo al senso di inferiorità che già l’imperterrita pubblicità e lo spregiudicato utilizzo dei media crea con molto vigore. Celebre, in questo contesto, il riferimento alla differenza di qualità fra lo schermo tattile della Apple e quello degli altri “touch” screen, che vengono malignamente definiti nel web “press screen”, per la loro effettiva minore sensibilità al tocco del dito. Fra queste diatribe è possibile trovare, inoltre, scontri fra gli stessi sostenitori del marchio che hanno una ver-sione più aggiornata di un software o l’ultimo modello di iPhone.Viene spontaneo domandarsi, allora, se è questo il sen-so dello slogan della mela morsicchiata, “Think diffe-rent”: pensare in maniera diversa è inteso come pensa-re in maniera diversa da quella propria, autonoma, per adattarsi a una linea di pensiero univoca, quella della Apple?E ci si chiede, inoltre, se è moralmente lecito che l’incon-tro fra appassionati e non, o fra appassionati stessi si tra-sformi in uno stadio virtuale fatto di cori, insulti e violenze.Bisogna, allora, rivedere le proprie priorità e considera-re che, anche se – come la simpatica voce della TV ci ri-corda – “c’è un’app praticamente per tutto”, l’utilizzo di questi dispositivi elettronici deve essere effettuato con modera-zione, per poter limitare tutte le conseguenze che ne derivano.

SCIENZA E TECNOLOGIA

L’i-MANIATUTTI PAZZI PER L’APPLE

GIUSEPPE RUSSO V C

16 SCIENZA E TECNOLOGIA

NUOVA SCOPERTA DALL’UNIVERSO: VERSO UN PROGRESSO SENZA FINE O

UN MURO INVALICABILE?

Da sempre l’uomo si interroga su cosa vi sia oltre la Terra. Un

po’ tutti però, nella vita quoti-diana, non ci accorgiamo che singolarmente rappresentia-mo una millesima parte di un Universo talmente immenso da non poterlo nemmeno im-maginare. Sempre circondati da mille problemi, mille vi-cende terrene, ma ci si è resi mai conto di quanto la nostra presenza sia di importanza ve-ramente infinitesimale rispetto ad un concetto di infinito che tutt’oggi rimane un mistero? Beh, pensandoci un attimo, da questa visuale si giunge alla conclusione che l’uomo risulta essere davvero molto piccolo. Ma fortunatamente c’è chi ogni giorno, per mestiere, si preoccupa di studiare ciò di cui ancora l’uomo conosce veramente poco: lo Spazio.

Per citarne uno, giorni fa, al-cuni astronomi europei han-no scoperto il primo pianeta extrasolare originario di una galassia diversa dalla nostra, in orbita attorno ad una lontana stella in fin di vita. L’ osserva-zione è stata fatta con uno dei telescopi presso l’European Southern Observatory (ES0)

situato a La Silla in Cile, a circa 2400 metri di altitudine. Questo pianeta extra-galattico battezzato “HIP 13044 b” ha una massa di una volta e mez-zo maggiore rispetto a quella di Giove (il pianeta più gran-de del nostro sistema solare). Esso gira attorno alla stella HIP 13044 che si trova a 2.200 anni luce (un anno luce equiva-le a 9.460 miliardi di km) dalla Terra, nella costellazione astra-le della Fornace. Questa stella faceva inizialmente parte di un gruppo stellare che appartene-va ad una galassia nana che, in un atto di cannibalismo galatti-co (così è definito dagli scien-ziati), venne “divorata” dalla Via Lattea circa sei miliardi di anni fa. Il pianeta è vicino alla sua stella ed infatti risulta esse-re molto caldo. Esso completa la sua orbita in soli 16,2 giorni, passando (nel punto più vici-no della sua orbita ellittica alla stella) a un dodicesimo della distanza che separa la Terra dal Sole. “Questa scoperta ri-sulta essere molto importante poichè per la prima volta gli astronomi sono stati in grado di individuare un sistema pla-netario in un flusso di origine extragalattica” – come ha det-to durante la teleconferenza Rainer Clemente, un astrofisi-

co presso il Max Planck (Istitu-to di Astronomia - Germania) e co-autore della scoperta. “Le grandi distanze che ci se-parano dalle altre galassie, e in particolar modo quella del pianeta “HIP 13044 b”, fanno in modo che non abbiamo an-cora studi sicuri e osservazioni confermate del pianeta extra-solare, ma la fusione cosmica tra la Via Lattea e quest’altra galassia nana ha permesso di avere il pianeta alla portata dei nostri strumenti, poten-dolo dunque studiare più ac-curatamente”, ha ancora spie-gato lo scienziato Clemente.

Insomma, questa è una delle

numerose scoperte che, grazie al progresso scientifico e tec-nologico dell’ultimo secolo e al consequenziale approfondi-mento degli studi astronomici, permette sempre più di am-pliare le conoscenze dell’uomo che ancora oggi, nel 21esimo secolo, risultano essere vera-mente minime rispetto ai que-siti intorno ai quali si interroga.

Il cammino verso risposte e verità continua ed è giusto che sia così, ma siamo sicuri che queste non sono ricer-che che ad un certo punto andranno aldilà delle capa-cità dell’uomo? Speriamo davvero, per il bene dell’U-manità, che non sia così….

SALVATORE CHILLEMI IV I

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MUSICA E CINEMA

EUGENIO CANNATA III CCLARA LA LICATA III E

18 MUSICA E CINEMA19

MUSICAGli MGMT (anche chiamati The Management) sono un gruppo Indie-rock statunitense formatosi nel 2007 dai due giovani newyorchesi Ben Goldwasser e Andrew VanWyn-garden. Il loro disco di esordio, Oracular Spectacular, è stato molto apprezzato dai gio-vani al suo debutto in Inghilterra. Il disco presenta delle sfumature elettro-pop molto particolari ed è animato da uno spirito fortemente psichedelico e neo-freak. La prima metà dell’album è quella in cui tendono a prevalere i pezzi più ritmati e dalla maggiore propensione dancereccia. A spiccare sulle altre sono soprattutto l’ormai famosa “Time To Pretend”, con un giro di synth davvero irresistibile (e papabile per qualche remix di grido) e “Kids”, ancora più contagiosa, anche se il pezzo più estremo è “Electric Feel”, in cui si assiste a un vero e proprio cortocircuito temporale. A voler allargare lo sguardo (e lo spettro) critico sulle nuove tendenze della musica attuale, si inizia forse a capire che la cifra caratterizzante di tanta musica “giovane” di oggi è la trasversalità, il totale menefreghismo per divisioni di genere, di scuola, di tradizione, tutto ha lo stesso valore, tutto si colloca su un piano di completa simultaneità, niente è davvero passato, niente è del tutto presente. Finché i risultati sono questi, non ci si può di certo lamentare.

CINEMA

Trama: Frank Pierce (Nicolas Cage) è un paramedico dell’EMS (Emergency Medi-cal Service) di New York, schiacciato dal peso di tanti anni passati a salvare vite umane, Frank è sull’orlo del collasso psichico, tanto che vede i fantasmi delle persone che ha tentato di salvare. Nicolas Cage sembra perfettamen-te immergersi nel ruolo di un apparentemente calmo, raziocinante parame-dico, che si rivela ben presto per quello che è il suo vero carattere: a tratti violento, a tratti sbandato, psichedelico, insomma sulla via dell’autodistruzio-ne. Durante il viaggio in ambulanza, ottima metafora del suo viaggio intro-spettivo alla ricerca del perchè della sua vita, scopre il senso del suo fare.

Titolo originale:Nazione:Anno:Genere:Durata:Regia: Cast:

Bringing out the DeadUSA1999Drammatico111’Martin ScorseseNicolas Cage, Patricia Arquette, John Goodman, Ving Rhames,Tom Sizemore, Queen Latifah.

TOP TEN

1. Oracular Specta-cular – MGMT (2007)2. I will be – Dum Dum Girls (2010)3. LCD Soundsy-stem – LCD Soundsystem (2005)4. If you’re feeling sinister – Belle and Seba-stian (2000)5. Wave of Mutila-tion – Pixies (2004¬¬¬)6. Brown Album – Primus (2000)7. Lust Lust Lust – The Raveonettes (2007)8. Fleurs 2 – Franco Battiato (2008)9. Da solo – Vinicio Capossela (2008)10. Il sogno del gorilla bianco - Tre Allegri Ra-gazzi Morti

TOP TEN

1. Al di là della vita – Martin Scorsese (2000)2. La Stanza del Figlio – Nanni Moretti (2001)3. Bastardi Senza Gloria – Quentin Taran-tino (2009) 4. Noi Credevamo – Mario Martone (2010)5. Eyes Wide Shut – Stanley Kubrick (2000)6. The Wrestler – Darren Aronofsky (2008)7. Basta che Fun-zioni – Woody Allen (2009)8. Non è un paese per vecchi – Joel e Ethan Coen (2007)9. The Million Dol-lar Hotel – Wim Wen-ders (2000)10. Prova a prender-mi – Steven Spielberg (2002)

TRACKLIST1. Time to Pretend 6. 4th Dimensional Transition2. Weekend Wars 7. Pieces of What3. The Youth 8. Of Moon, Birds & Monsters4. Electric Feel 9. The Handshake5. Kids 10. Future Reflections

Questo mese la nostra rubrica tratterà dei dischi e dei film usciti negli ultimi anni, dal 2000 ad oggi.

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RECENSIONI20 RECENSIONI21

DARIO BONINCONTRO II E

Per quanto esistano ancora all’interno del mondo di gioco diverse tipologie di armi, alcune dotate anche di nomi e caratteristiche distintive, la nuova natura evolutiva dei “ferri” del mestiere farà sì che possiate mantenere lo stesso dall’inizio alla fine dell’avventura, vedendolo crescere insieme al vostro eroe. Ad ogni aumento della vostra efficacia nel combattimento corpo a corpo le armi in vostro possesso, comprese quelle nell’Armeria, evolveranno anche nell’a-spetto, diventando sempre più grosse ed eleganti. Invariato rispetto al predecessore è il basso livello di sfida offerto dai combattimen-ti: per quanto i nemici si facciano via via più ostici da affrontare, il nostro Eroe rimarrà sempre imbattibile. Anche nel caso in cui do-veste perire sotto i colpi nemici, vi troverete in piedi in un istante, ancora una volta, Fable si concentra sull’immersività nel mondo di gioco e sull’interazione con esso, facendo dei combattimenti una questione più grafica e spettacolare che un momento di sfida.IL MONDO DI GIOCOLa quest principale di Fable III vi porterà ad esplorare in lungo ed in largo i lidi di Albion, che trova finalmente in questo terzo capitolo una forma compiuta, comprensibile e navigabile con piacere. Gran parte di questo merito va alla mappa tridimensionale accessibile dal Santuario, la quale permetterà di zoomare su ogni agglomerato urbano, analizzare e gestire ogni possedimento e soprattutto viag-giare rapidamente in qualunque punto la mappa, quindi, si rivela una delle aggiunte più funzionali e gradite a questo terzo capitolo, in grado di dare finalmente ad Albion un’identità comprensibile.SOLDI! SOLDI! SOLDI!Non è stata naturalmente dimenticata la sfera economica, ancora una volta caratterizzata dalla possibilità di acquistare negozi ed ap-partamenti e gestirne prezzi al pubblico ed affitti, percependo così un reddito regolare. Un altro modo per accumulare denaro veloce-mente sarà darsi alle varie professioni disponibili nelle città, che in questo terzo capitolo si limitano a fabbro, pasticciere o suonatore di liuto, presentando nuovi Quick Time Event per essere completati.ECCOLO... ILTRONO!A poco più di metà dell’avventura proposta da Fable III vi troverete ad occupare il trono, con tutte le pesanti conseguen-ze che questo porterà, per evitare eventuali spoiler mi limiterò a dire che oltre a dover accontentare una popolazione logorata da anni di oppressione ed a dover mantenere le promesse fat-te durante la rivoluzione, vi troverete a fronteggiare una preoc-cupazione ben più grande. Un oscuro potere minaccia Albion, ed avrete solo un anno per preparare fortificazioni ed eserciti: il vostro assistente reale preparerà per voi delle agende che in-dicheranno diversi punti da discutere durante la giornata, i quali riguarderanno solitamente la ricostruzione ed il risanamento con-tro l’oppressione e lo sfruttamento. I primi renderanno la popo-lazione felice, i secondi vi permetteranno invece di accumulare l’enorme quantità di denaro di cui avrete bisogno per fronteg-giare la minaccia che incombe. Per quanto le decisioni siano sin-ceramente difficili da prendere e ricoprire il ruolo del sovrano abbia un indubbio fascino, questa seconda metà dell’avventura risulta inevitabilmente più statica della precedente, rallentando molto il ritmo. L’introduzione di una meccanica decisionale di questa portata non ha precedenti nel genere, ma nonostante il coraggio, i ragazzi di Lionhead non sono riusciti ad integrare del tutto questa soluzione di gameplay, appesantendo eccessivamente il giocato. Lo spazio per imbracciare ancora le armi occasional-mente ci sarà, ma la maggior parte del tempo la spenderete tra il trono e la sala del tesoro, osservando con preoccupazione le finanze dello stato e attendendo la prossima difficile decisione.

Quello proposto nella seconda metà di Fable III è dunque un inte-ressante esperimento sia dal punto di vista narrativo che del gameplay, che tuttavia risulta poco diluito nelle tradizionali meccaniche da action GDR: le quest secondarie e la libera esplorazione della mappa potranno naturalmente aiu-tare in questo senso, ma questo non toglie che la quest principale non sia in grado di mantenere un’offerta di gameplay costante dal-la conquista del trono in avanti, rovinando in parte l’effetto novità costituito dalle interessanti meccaniche decisionali. In questo, no-nostante i toni più drammatici, Fable III non riesce ad eguagliare il predecessore quanto a coinvolgimento emotivo del giocatore (chi si ricorda della Malatorre, capirà perfettamente di cosa parlo o anche all’ardua decisione finale che causerà o la morte dei fami-liari e dei vari amici sparsi per Albion o la morte del fedele cane).COMPARTO TECNICO (XBOX 360)Due anni di lavori sul motore grafico che già muoveva Fable II hanno dato risultati molto positivi: questo terzo capitolo si pre-senta graziato da una mole poligonale decisamente aumentata per personaggi e strutture, texture di qualità e soprattutto una profondità di campo notevole, in grado di restituire visuali di Al-bion ancor più ispirate che in passato. I caricamenti notevolmente velocizzati ed il frame rate migliorato confermano quest’impres-sione, laddove l’unico difetto degno di nota rimane un vistoso caricamento delle texture all’apertura di ogni nuova ambienta-zione, A reggere con la consueta grazia il tutto c’è come sem-pre l’eccezionale design ad opera degli artisti di Lionhead: temi come l’industrializzazione e l’oppressione sono stati tradotti in immagini con maestria, ed i personaggi sono tutti caratterizzati a dovere. Il comparto musiche non tradisce, grazie ad un nuo-vo ottimo lavoro ad opera di Russel Shaw. Per quanto di fron-te al notevole cast hollywoodiano messo insieme per la versione anglosassone del prodotto la localizzazione italiana rischiasse di impallidire, il lavoro svolto è di tutto rispetto: nonostante qual-che piccola incertezza la recitazione è perlopiù convincente.COMMENTOLa storia è ben ideata ed appassionante e l’idea di diventare Re sarà in grado di affascinare chiunque. Purtroppo, in quest’ultimo elemento è anche racchiuso il più grosso limite della produzione, che tende a trasformare la seconda parte di gioco in una sequela di decisioni, quasi dimenticando la natura del brand (e quella di Eroe del protagonista). Per quanto l’idea sia valida e ben eseguita, è la diluizione in un contesto più uniforme a mancare. Ottimo è anche il comparto tecnico che offre un’esperienza di gioco davvero ap-pagante e immersiva (anche grazie al lavoro del ragazzi di LionHe-ad con la Microsft genitrice appunto del marchio XBOX 360)consiglio l’acquisto a tutti i fan del predecessore, (possendenti certo un’XBOX 360) che troveranno in questo seguito il man-tenimento di molte delle promesse fatte in fase di sviluppo. A tutti coloro che non abbiano familiarità con il brand, consiglie-rei invece di recuperare prima Fable II, a mio parere ancora su-periore come arco narrativo e continuità nel gameplay offerto.

Sono trascorsi esattamente due anni da quando abbiamo esplorato la seconda incarnazione dell’immaginario di Pe-ter Molyneux e del team Lionhead, ma nella nostra vecchia

Albion, di anni, ne sono passati ben cinquanta. Nei panni del figlio dell’Eroe della precedente avventura ci troveremo questa volta a guidare nientemeno che una rivoluzione: come da tradi-zione, Fable III si fa portatore di meccaniche di gameplay origi-nali, inserite in un contesto che eredita dal predecessore le basi portanti, cercando di limare i difetti, espandere i confini e rein-terpretare a suo modo le tematiche alla base del gioco di ruolo.L’intenzione di dare a questo terzo capitolo un tono più maturo è evidente sin dal video introduttivo, un piccolo gioiello che risalta la capacità di Lionhead di tradurre in fiabesche metafore temi politici e sociali di grande spessore in modo da renderli più chiari, per i gioca-tori più giovani e al contempo divertitenti per i giocatori più maturi.

INTRODUZIONE ALLA STORIA E GAMEPLAYQuella che era cominciata come un’innocua giornata a pa-lazzo si trasforma improvvisamente in un incubo, metten-do bruscamente fine agli spensierati giorni da principe (o da principessa) e facendo del nostro “alter ego” un aspirante lea-der della rivoluzione. Il tema delle scelte morali, già caro ai precedenti episodi, dimostra sin da questo incipit un’impor-tanza ancor più determinante, ponendo il giocatore di fronte a decisioni difficilissime già a pochi minuti dall’introduzione.“LA STRADA” VERSO IL TRONOTerminato l’incipit si passa alla lunga strada che porterà il nostro “alter ego” a spodestare il fratello Logan. Riscoperto il tempio degli Eroi grazie all’intervento della veggente Theresa (vecchio personaggio appartenente al secondo capitolo), il protagonista si troverà nella difficile condizione di dover radunare un esercito. Se da una parte trovare popolazioni oppresse, scontente e pronte a ribellarsi non si rivelerà un compito difficile, dall’altra, il sangue reale che scorre nelle nostre vene renderà necessario convincere i vari leader della buonafede che spinge la rivoluzione: questo darà naturalmente origine a diverse serie di quest che, sviluppandosi in maniera lineare, andranno a controbilanciare l’esperienza più libe-ra offerta dalle missioni secondare, disponibili in buona quantità sulla mappa. Anche una volta convinti i leader delle popolazioni oppresse delle nostre buone intenzioni, ci troveremo spesso nella posizione di dover fare vere e proprie promesse per ottenere il loro appoggio. Confermando che la metafora è una figura retorica molto cara ai Lionhead, scopriamo che la strada verso il trono è

visualizzabile in qualunque momento in forma fisica: un lungo sentiero che si snoda nella nebbia, costellato di cancelli chiusi che portano al castello avvolto in lontananza dalla foschia. Al fine di sbloccare una alla volta tutte le porte che separano l’Eroe dal suo obbiettivo sarà necessario accumulare seguaci, i quali vanno a sostituire i punti esperienza tipici della grammatica del gioco di ruolo classico. Qualunque azione, dal completare una quest, all’eliminare un nemico in combattimento, restituirà un certo numero di Sigilli della Gilda degli Eroi, che, oltre a testimoniare il numero seguaci riuniti, potranno essere spesi per sbloccare i bauli posti nei pressi di ogni cancello della strada verso il trono. Ognuna di queste casse conterrà un potenziamento per il nostro personaggio, che sia questo di tipo magico o fisico. Una volta aperto un sufficiente numero di bauli il relativo cancello si apri-rà, permettendoci di avanzare al passo successivo. La medesima rivisitazione grafica e metaforica va ad interessare anche i menu di gioco, interamente rimpiazzati dal Santuario: sotto forma di un rifugio sempre accessibile durante il gameplay, esso permetterà al giocatore di gestire ogni aspetto del gioco. Tra le sue stanze, abitate e rallegrate dal maggiordomo Jarvis, troveremo la Mappa di gioco, il Guardaroba, una Sala dei Trofei dove ammirare gli achievement e gli sbloccabili conquistati, l’Armeria e l’accesso ra-pido alla strada verso il trono. Questa rivisitazione visiva dei clas-sici menu testuali risulta molto affascinante e funzionale, grazie al caricamento quasi istantaneo delle varie stanze ed alla possibilità di passare dall’una all’altra con le direzioni della croce direziona-le. Interagire direttamente con gli oggetti, come l’abbigliamento e le armi, suscita un’immersività notevole ed un senso di pos-sesso molto importanti per la natura ruolistica dell’esperienza.UNITI PER ALBION!Come nei due precedenti capitoli, il combattimento rappresenta una componente fondamentale nella particolare formula di ga-meplay proposta: la maggior parte delle quest, principali e secon-darie, si risolveranno in lunghe sequenze di scontri di difficoltà sempre crescente. Velocizzato rispetto al passato e graziato da un comparto animazioni davvero spettacolare, il combattimen-to si rivela ancora una volta divertente e visivamente appagante.Grazie all’eliminazione dell’esperienza divisa per i diversi attac-chi, sarà possibile mescolare a piacere le diverse arti offensive.Molte attenzioni sono state dedicate all’utilizzo della magia: Da un certo punto in avanti infatti si guadagnerà l’abilità di mescolare due incantesimi, ottenendo effetti davvero devastanti sui nemici.

GRAFICA:SONORO:GIOCABILITA’:LONGEVITA’:VOTO COMPLESSIVO:

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Assassin’s creed è una se-rie di videogiochi svilup-pati dall’Ubisoft-Montreal

per Play Station 3, Play Station portable, Nintendo Ds, I-phone Os, Xbox 360 e anche per PC dove la grafica raggiun-ge i massimi livelli. Secondo me è riduttivo definirla un’opera a fine lu-dico: durante il caricamento una citazione degli autori informa: “Quest’opera di finzione è stata ideata, sviluppata e realizzata da un team mul-ticulturale e religioso”; ebbene si: ci troviamo davanti a un’opera di finzione che credo sia ben adatta alle persone di una certa cultura. Ma di che cosa parla esattamente questa serie di videogiochi? In italiano, Il Credo dell’assassino, espone la storia di una guerra tra due fazioni differenti, i Tem-plari e gli Assassini. Sia i primi che i secondi desiderano ottenere la pace nel mondo ma in modi non affini: i Templari vogliono sostanzialmente con-quistare tutto il mondo, controllarlo, dominarlo al fine di instaurare la pace. Nonostante sia un nobile fine, i mezzi che utilizzano per ottenere tale sco-po non sono del tutto buoni: schiavitù, controllo mentale, instaurazioni di guer-re. Ma tutto ciò è giustificato poiché è fatto a fin di bene; una frase che me-glio esprime tale condizione è “Un male minore per un bene superiore” (Abul n’qud, uomo più ricco di Damasco (personaggio del primo videogioco)). Per evitare quindi che i Templari dominino il mondo e soprattutto utilizzino sif-fatti mezzi si è costituito un nuovo ordine per preservare l’umanità da que-sta minaccia, anche se va sottolineato che il fine di quest’ultimo è sempre lo stesso, cioè l’instaurazione della pace. L’ordine in questione è quel-lo degli assassini, i quali non esitano a fermare i templari per il bene dell’uma-nità. Ora, questi videogiochi sono molto realistici, si potrebbero definire dei gio-chi storici (come romanzi storici) in quanto gli eventi trattatisi sono realmen-te accaduti; insomma hanno fatto un ottimo lavoro i ragazzi della Ubisoft-Montreal; ma prima di narrare le qualità in questione è bene citare le varie ope-

re. Abbiamo in ordine cronologico Assassin’s Creed, il primo capito-lo della serie uscito nel 2007 per Play Station 3,Xbox 360 e PC; Assassin’s creed: Altair’s Chronicles, gioco per Nintendo Ds e I-phone Os, prequel del primo capitolo (2008); Assassin’s Creed: Bloodlines, esclusivo per psp e vero se-quel del primo capitolo (2009); Assassin’s creed 2, uscito in contemporanea con Bloodlines ma per Ps3 ,Xbox 360 e PC; Assassin’s Creed 2: Discovery, per Nin-tendo Ds e I-phone Os (2009); Assassin’s Creed: Brotherhood, uscito il 18/11/2010 per Ps3, Xbox 360 e PC .È previsto Assassin’s Creed 3 per il 2011, e sarà forse l’ultimo capitolo della saga. Tutti questi giochi sono ambientati nel-lo stesso anno, il 2012 e si distanziano solo di qualche giorno. La storia ini-zia con la cattura del protagonista, Desmond Miles, da parte dell’Abster-go Industries, una casa farmaceutica (in realtà trattasi dei templari che hanno fon-data questa “casa farmaceutica” negli anni trenta per conquistare il mon-do (hanno già il controllo degli Stati Uniti)). Viene presentato come un bari-sta qualunque, molto timido e introverso, catturato apparentemente senza alcuno scopo. Tuttavia i rapitori, ne vengono presentati due (Lucy Stillman, che poi si rivela anch’ella un’assassina e Warren Vidic) gli fanno ben presente che conoscono la sua situazione, e cioè che egli altri non è che un assassi-no fuggito dal suo covo. Gli spiegano inoltre che lui ha alcune informazioni di vitale importanza per l’Abstergo. In realtà Desmond non conosce nulla di interessante, non è un vero e proprio assassino (infatti non ha mai compiu-to un assassinio e non predispone di un fisico altrettanto possente). Ciò che i Templari vogliono sapere si trova nei suoi ricordi genetici. Dunque, lentamen-te viene spiegato a Desmond che ogni essere vivente ha un DNA, e dentro questo DNA non vi è presente solo il patrimonio genetico dell’individuo, ma anche i ricordi, i ricordi dei propri antenati. Qui viene riportato un esem-pio, cioè la spiegazione di come fanno gli animali a sapere quando e come andare,

comportamento quindi non istintivo. Per poter leggere e decodificare que-sti ricordi genetici c’è bisogno di una macchina (in dotazione all’Abster-go), ovvero L’animus, che consente di proiettare i ricordi in tre dimensioni (vengono chiamati non a caso file del DNA). Così fanno rivivere a Desmond la vita di un suo antenato, Altair Ibn La-a d . Ma perché ai templari importa sape-re le gesta di un assassino vissuto nella terra santa durante il brutale periodo della terza crociata? Qui, esattamente qui si nota la genialità del videogio-co: gli scienziati templari vogliono riprodurre solo un ricordo specifico, ma questo non è possibile in quanto il subconscio di Desmond deve adat-tarsi all’antenato per avere una totale sincronizzazione; ma chiaramente che gioco sarebbe stato se avessero fatto rivivere solo il ricordo voluto e non tut-to il resto? Così, attraverso Desmond, viene visualizzato Altair, il grande as-sassino. Si rivela essere il migliore della confraternita degli assassini; ha il grado massimo, priore; è il più abile nei duelli e nell’agilità; ha un ca-rattere molto duro, determinato e deciso, ed è molto giovane (25enne) . Quindi non può che essere arrogante e presuntuoso, tanto da disobbedire al cre-do, ed è qui che viene rappresentato la prima volta: siamo nel tempio di Salomo-ne a Gerusalemme, gli è stato ordinato da Al-Mualim, maestro degli assassini, di recuperare il tesoro all’interno dell’arca dell’alleanza, che sarebbe un frutto dell’eden. Il piano fallisce, anzitutto perché uccide un vecchio, e viola il primo principio del credo (degli assassini), poi perché si espone al pe-ricolo direttamente, cioè affrontando apertamente i templari quando dovreb-be essere discreto (secondo principio), e poi perché ha compromesso in questo modo la confraternita (terzo principio): scappando dal tempio verso la sua dimora, verrà seguito dal suo compagno Malik...

La recensione di questo videogioco con-tinuerà nel prossimo numero! Conser-va questa copia e aspettaci a Gennaio!

RECENSIONI

ASSASSIN’S CREEDANTONIO TRANCHITA II E

22 RECENSIONI

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE (PRIMA PARTE)

Harry Potter e i Doni della Morte parte 1, diretto da David Ya-

tes, è tratto dall’ultimo episodio del romanzo di J. K. Rowling.Il film è uscito il 19 no-vembre 2010 in Italia, Sta-ti Uniti e Regno Unito.Esso rappresenta circa la metà del settimo libro.Questo film è stato pro-dotto per la prima volta dalla Rowling in persona, e per questo crediamo sia uno dei più fedeli al libro.In questo episodio il protago-nista, Harry Potter, affronta l’a-vanzata di Lord Voldemort e i suoi seguaci insieme all’Ordine della Fenice (organizzazione

creata da Albus Silente, preside ormai defunto di Hogwarts).Nelle prime scene Har-ry viene trasferito alla Tana dall’Ordine, ma il gruppo vie-ne attaccato dai Mangiamor-te e perdono Malocchio ed Edvige (la civetta di Harry).Rufus Scrimgeour, nuovo Mi-nistro della Magia, consegna parte dell’eredità di Silente a Ron, Hermione ed Harry.Essa consiste nello spegnino(un’invenzione del preside che toglie o da la luce ad un oggetto) per Ron, il li-bro delle fiabe di Beda il Bar-do per Hermione e infine il primo boccino d’oro catturato da Harry e la spada di Godric

Grifondoro che però non vie-ne consegnata in quanto re-perto storico.Al matrimo-nio del fratello maggiore di Ron il Ministe-ro cade, casa Weasley viene attaccata ed Harry, diven-tato maggio-renne, insieme ai due amici si materializza in un quartie-re di Londra e da li comin-cia la caccia agli Horcrux.I tre si rifugia-

no all’ex quartiere generale dell’Ordine, risolvono il mi-stero del falso Horcrux, sco-prono che si trova nelle mani del Ministero e attraverso un piano riescono ad infiltrarsi nel Ministero e a recuperarlo.I Mangiamorte scoprono che si rifugiavano a Grimmuld Pla-ce e per questo sono costretti a viaggiare da una zona all’al-tra per non essere individuati.Nel corso del loro viaggio non riescono a distrugge-re il medaglione con gli in-cantesimi ma con la spada di Grifondoro impregnata del sangue del basilisco(HP2).Continuano le ricerche, dal momento che, distrutti l’a-nello di Orvoloson, il dia-rio di Riddle e il medaglio-ne, ne mancano ancora 4.Hermione nota nel libro la-sciatole da Silente un simbolo, lo stesso simbolo che Harry aveva visto al collo del Signor Lovegood al matrimonio.Così decidono di andarlo a trovare per saperne di più.Il simbolo rappresenta i Doni della Morte:la bac-chetta di sambuco, la pie-tra della resurrezione ed il Mantello dell’invisibilità.Ben presto arrivano i Man-giamorte, e sono costret-ti a scappare anche da li.Ritornano all’accam-pamento ma trovano ad aspettarli una brutta sorpresa:Greyback(un lupo mannaro)e i suoi scagnozzi.

Riconoscono Harry, li portano a Malfoy Manor e li rendono prigionieri sino all’arrivo del Signore Oscuro, ma grazie a Dobby(un elfo domestico libero!)riescono ad evade-re, ma senza prima fare un duello con la combriccola dei fanatici del sangue puro.Quando si materializzano a Villa Conchiglia(casa del fratello maggiore di Ron e della sua consorte)Harry si trova tra le braccia Dobby con uno stiletto conficca-to nel cuore agonizzante.Intanto Voldemort è alla ricerca della bacchetta di sambuco e la trova profa-nando la tomba di Silente.La prima parte di “Harry Potter e i Doni della Mor-te” finisce qui, ed ora aspet-tiamo la seconda parte che uscirà il 15 luglio 2011.

FRANCESCA DENISE MARTORANA I EGASPARE IPPOLITO I B

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Faccio tiro con l’arco da sei anni. Ho scelto di parlare del mio sport

perché credo che sia troppo poco conosciuto e troppo sminuito da chi lo conosce ma non l’ha mai praticato. Ciò che mi affascina del tiro con l’arco è la sua particolarità e la possi-bilità per ogni arciere di viverlo in maniera diversa. Credo che più di uno sport come tutti gli altri, si tratti di una disciplina che oltre ad educare il corpo educa la mente e ti offre un certo modo di affrontare le problematiche quotidiane in modo diverso da tutti gli altri. Anche l’ambiente fisico in cui viene praticato contribuisce ad una crescita mentale e alla so-cializzazione di chi lo pratica; in palestra, infatti, ci si allena e si sta tutti insieme senza di-stinzioni di sesso, età, handi-cap, etc.. Questo è per me un aspetto fondamentale perché ho imparato a confrontarmi con il prossimo, a considerarlo realmente uguale a me e a non essere travolta dall’ondata di pregiudizi che arieggiano nel-la società odierna. Infatti, per quello che mi riguarda, l’am-biente che si viene a creare du-rante un comunissimo allena-mento o anche, per esempio, in gara, è un ambiente che non riesco a trovare de nessun altra parte. Si forma un meccani-smo simile a quello familiare, dove tutti siamo uniti e riuscia-mo sempre ad aiutarci e a sta-re insieme tralasciando quelli che potrebbero essere i nostri limiti, ad esempio quelli impo-sti dall’età. Nel tiro con l’arco non esistono età: si sta insie-me tutti indifferentemente

senza formalità. Senza dubbio questo sport si può considera-re meno impegnativo rispetto all’atletica leggera,al nuoto o al basket perché comunque si tratta di uno sport anaerobico (Basti pensare che dopo tanto allenamento verrà spontaneo all’arciere stare in apnea duran-te il tiro..). Sicuramente però da un punto di vista mentale lo sforzo sarà maggiore perché basato sulla concentrazione e sulla capacità di mantenere la calma tanto da riuscire a ripe-tere sempre lo stesso movi-mento. Come tanti altri sport, praticati ad una certo livello, il tiro con l’arco può richiedere all’atleta di focalizzare la pro-pria attenzione su un unico particolare che può essere sia fisico (un gesto, un movimen-to..) sia mentale (un pensiero..). Il compito dell’arciere sta proprio in questo, riuscire a coordinare l’aspetto mentale con quello fisico migliorando contemporaneamente sia la tecnica che l’approccio psi-cologico con questo sport,

che richiede molta calma. Non è da tutti riuscire a con-ciliare tutto questo ma, ciò non toglie, che chiunque pos-sa acquisire queste capacità.Resta il problema della com-petizione. Come ogni sport anche nel tiro con l’arco ogni domenica, si svolgono le com-petizioni sia nella stagione in-vernale che in quella estiva. Nel periodo invernale le gare si disputano all’interno delle palestre (indoor) alla distanza di 18m; in quello estivo, inve-ce, si tira all’aperto (outdoor) a distanze variabili a seconda della categoria dell’arciere. Per esempio un arciere apparte-nente alla categoria ‘allievi’ (15-18anni) tirerà alla distanza massima di 60m mentre un al-tro appartenente alla categoria ‘seniores’ (18-49anni) arri-verà fino a 90m. La stagione estiva presenta la possibilità di fare competizioni diverse tra di loro, risulta perciò più divertente rispetto a quel-la invernale. A mio parere la competizione più divertente è quella Hunter & Field. In

questa tipologia di gara l’ar-ciere ha la possibilità di stare a contatto con la natura se-guendo un percorso guidato in cui sono distribuiti i bersagli. Il bello sta proprio nel fatto che è possibile tirare a varie distanze e anche l’ambiente circostante al percorso varia a seconda dell’altitudine evitan-do la monotonia di una pale-stra o di un campo di calcio.Ovviamente le gare possono essere: interregionali e nazio-nali. Per partecipare alle gare nazionali bisogna approfittare di tutte le gare svolte durante l’anno e quindi della posizione in ranking list. Questa è deter-minata dalla somma dei due punteggi migliori dell’atleta nel corso di tutta la stagione.Spero di essere riuscita a spiegarvi come funziona ge-neralmente il mio sport e ad avervi fatto capire che non è un gioco come molti pensano ma richiede tempo, sacrifici e interesse. Come penso di aver-vi fatto capire non richiede de-terminate caratteristiche fisi-che o mentali: è aperto a tutti.

24 SPORT

UNO SPORT COME POCHI

CATERINA CURATOLO IV H

SPORT

LE ULTIME NOTIZIE DAL MONDO DELLA PALLAVOLO E

DEL BASKET

Dopo tre giornate di campionato il gi-rone A di prima

divisione maschile ci presen-ta un devastante Carini che abbatte tutto e non ha anco-ra perso un set, dietro inse-guono capacense e prizzi , in coda un deludente Club Le-oni che colleziona sconfitte .Il girone B dello stesso cam-pionato ha tre capoliste : Nova Volley , Rosario Porpora e Don Orione . La squadra di Bagheria con un mix di gio-vani e giocatori d’esperienza è a punteggio pieno visto che in questa giornata ha riposato, ne ha approfittato un Rosario Porpora che, dopo una prima di campionato persa in casa contro la giovane squadra del Don Orione ,ha travolto Vil-labate e Piana.Infine il Don Orione che,dopo un inizio spumeggiante paga forse l’i-nesperienza dei suoi atleti e va per due volte al tie-break : nella prima occasione contro l’Erredì riesce a strappare la vittoria agli avversari, nell’ul-tima giornata invece contro la Pomaralva, squadra dell’ex al-lenatore orionino Mario Piras, perde rovinosamente il quinto set.In fondo alla classifica il Villabate ancora a zero punti.Nel campionato di serie D nel girone riguardante la provin-cia di Palermo (A) troviamo in testa il Club Leoni che in questa giornata ha battuto i

diretti avversari delle Frecce Azzurre, seguono ad un pun-to di distanza proprio Frecce Azzurre,Ericina e Capacense. Deludente l’inizio di stagio-ne del Don Orione,solo due punti conquistati nell’unica vittoria contro la Capacense; è seguito solo dal Gibellina che nell’ultima giornata ha co-stretto il Partinico al 3-2 e che quindi adesso ha un punto.Per tutti i risultati dei cam-pionati provinciali e re-gionali consultate i siti :w w w. f i p a v p a l e r m o . i tw w w . f i p a v s i c i l i a . i tPer ciò che riguarda il basket palermitano si tratta di una settimana in chiaroscuro con alcune importanti vittorie e delle clamorose sconfitte.Partiamo dalla femminile dove ha trionfato in trasferta il Ver-ga Palermo, arrivato a ben due vittorie consecutive contro un coriaceo Benevento. Par-tita sofferta ma condotta per tutti i 40 minuti grazie alla prestazione della top scorer Grignano (16 punti). Ora il

campionato di B vede le ra-gazze di coach Riva al 3° po-sto con 4 punti di ritardo dalla capolista Battipaglia. L’altra squadra palermitana, l’Otium, rimane fermo al 6° posto di B regionale dopo il turno di riposo previsto dal calendario.In serie C maschile l’atteso derby tra le due compagini palermitane Asdo ed Aquila ha visto la vittoria di quest’ul-tima per 75 a 62 con una grande prova del duo aquilot-to Trevisano-Tagliareni auto-ri di 32 punti contro i 16 di uno strepitoso Bottiglia che non basta ai padroni di casa. Il Bagheria sabato in casa si è sbarazzato con un perentorio +18 di Ragusa. La classifica dopo 9 giornate vede l’Aquila proiettata al 2° posto segui-ta a distanza da Bagheria e Adso rispettivamente 7° e 11°.In serie D l’Npp di coach Dri-go ha perso di un punto in maniera rocambolesca contro l’Orizzonte, grande prova di Vigilante che ha messo sul par-quet la solita grinta e 12 punti (2 bombe dalla lunga distanza) ma non ha capitalizzato il tiro allo scadere che avrebbe ripor-tato sopra i ragazzi palermitani,

da segnalare la crescita del lun-go Campanella (2.02 m) da cui però ci si aspetta ancora un sal-to di qualità. Nella graduatoria pesa la terza sconfitta al foto-finish che è segnale di inespe-rienza, la truppa bianco-rossa ora attende la trasferta ad Eri-ce per ridurre il -10 dalla vetta.Scendiamo sino ai campionati giovanili dove gli stessi atleti che stanno faticando in serie D proseguono il cammino senza sconfitte nell’under 19, la vittima stavolta è l’Asdo che subisce un impietoso -75. Per i vincitori dell’Npp da segna-lare i 26 del solito Vigilante ben coadiuvato da Quattroc-chi e Musmeci, una menzione va fatta pure per Attanasio che subentra dalla panca sen-za far rimpiangere i tiotolari.L’ultimo campionato che an-diamo ad esaminare è l’un-der 17 Eccelenza. Storica la partecipazione di ben 2 team palermitane: l’Npp e la Ma-ster. L’Npp non trova la pri-ma vittoria stagionale contro Capo d’Orlando nonostante l’attenta regia di Catanzaro e le buone giocate di Pantaleo e Crocilla; è ancora da trovare nei prossimi match l’amalgama di un gruppo che ha grandi potenzialità. Davanti la Ma-ster non riesce a fare di meglio e capitola di un solo punto contro Siracusa in una gara al cardiopalma decisa dall’errore finale di Bonanno. La dolorosa sconfitta casalinga della Master Palermo vale ancora l’ultimo posto valevole per i playoff (obbiettivo di inizio stagione).

DANILO GAMBINO III IDAVIDE GIOCONDO IV I

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2

È arrivato l’inverno e ormai i luoghi aperti sono poco con-sigliabili, qualche volta sarebbe anche gradito qualcosa calda da bere come la cioccolata o un caffé. Oppure di

sera un posto caldo e accogliente con buona musica di sotto-fondo, con una buona birra in mano e una buona compagnia.Un luogo così a Palermo è Enturage – Book & Drinks precisa-mente in Via Gioacchino Di Marzo, 9/g (a pochi passi dal nostro liceo). Con un freddo pomeriggio d’inverno diventa uno splendi-do luogo dove potersi fermare con amici o anche da soli a leggere

un libro porta-to da casa o che potete trovare anche là in una fornita libreria.Con una nu-merosa lista di birre diventa s i c u r a m e n t e una delle mi-gliori alterna-tive per il sa-bato sera dove

ormai ObbiettivaMente la confusione regna sovrana tra disco-teche troppo rumorose e spazi pubblici troppo affollati. Novi-tà interessante a Palermo è quella di avere un’ottima linea Wi-Fi all’interno del locale con la quale potere navigare su internet con il proprio cellulare o con il portatile, andare su Facebook, oppure fare ricerche sorseggiando una buona cioccolata calda.Inoltre nelle giornate in cui siete liberi dallo stress quotidia-no è anche possibile assistere, all’ Enturage – Book & Drin-ks, a presentazioni di novità letterarie interessanti ed esclusive.Altre attività inte-ressanti all’interno del locale sono mo-stre di pittura, fo-tografiche e piccoli spettacoli dal vivo di complessi ormai affermati di Paler-mo, come Jack’s Angel e Caotika, che completano il quadro della serata.Se non siete aman-ti degli alcolici allora potete anche bere varie bibite analcoliche e come già detto cioccolata o tè, viceversa potete optare per svariate birre, super alcolici e una ben fornita cantina di vini. In generale penso che sia un ottimo caffè bar, e un di-screto american bar notturno, lo spazio ridotto del loca-le viene compensato dalle interessantissime attività già ci-tate, dal tempestivo servizio e dalle ottime bevande .

SABATO SERA

ADRIANO URSO V N

26 GIOCHICRUCIVERBA

ORIZZONTALI: 1. Serie di esami clinici - 6. Donna colpevole - 7. Tabelle o didascalie - 10. Nel foro - 11. Treno ad alta velocità - 12. Un impianto casalingo - 19. Particella nobiliare - 22. Possono essere camusi - 24. Privi di legami con la realtà - 26. Morale - 28. Le cavalca il surfista - 29. Corsaro - 30. Ciascuna del-le cinghie usate per sorreggere i bambini ai primi passi - 32. Automobile Club d’Italia - 33. Il nome di Hemingway - 34. Animale fantastico - 35. Nel legno e nel ferro

Nei riquadri azzurri troverai l’augurio della redazione di ObbiettivaMente per questo Natale.

1. Lo è un linguaggio… espressivo - 2. Deserto sabbioso con dune - 3. Comunità Economica Europea - 4. Im-manuel filosofo - 5. Previsto - 8. Antico nome del Po - 9. Ha sei facce - 12. Ninfa mitologica greca - 13. Umora-li, incostanti - 14. Iniz. di Greggio - 15. Veste dell’epoca romana - 16. Fra - 17. Tuba - 18. Guglielmo esponente dell’irredentismo italiano - 22. Ha per capitale Kathmandu - 23. Conosciuta anche come Stella del Cane - 25. Animali che… se la ridono - 27. Privo di fede - 31. Dipartimento Scuola ed Educazione - 33. Targa di Enna

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La rubrica decreta che per questo mese il sabato è mor-to... Così vi proponiamo di ravvivare il vostro venerdì sera con… I “Sunglasses After Dark”: serate vintage che da

due anni si svolgono ogni mese ai Candelai e a cui hanno finora preso parte le migliori garage band emergenti, e non, di tutta Eu-ropa. L’atmosfera è sempre calda e scoppiettante, i giovani, anche

loro rigorosamente vintage, entrano con occhiali da sole, gonne e pan-taloni a vita alta, giubbotti di pelle e scarpette da ballo per scatenarsi sul-la pista a ritmo di rock and roll e non

solo. Infatti da questa stagione, dopo i “Fuzztones” (per la prima volta in Sicilia dopo vent’anni) con il loro garage e “One Man Band” con la sua musica sperimentale direi quasi psichedelica, assisteremo all’evento tanto atteso da tutti i giovani amanti della buona musica: i “Sunglasses After Dark Electric Romance” che porteranno in Sicilia un’ondata di musica elettronica da far rizzare i capelli a tutti! Dopo l’apertura della sessione elettronica con i pungenti “Schwefelgebel”, gruppo tedesco che ha suonato qui il 10 Dicembre, il Sunglasses After Dark non si ferma e ci propone un mese di serate non-stop: 17 Dicembre il principe del porn groove “Immanuel Casto”, 25 Dicembre il gruppo folk psycho-billy palerminato “Il Pan Del Diavolo”, 27 Dicembre la ballerina del burlesque “Trixie Malicious”. Quindi cannizzarini! preparatevi a un natale molto caldo e non fatevi sfuggire le serate della club night più cool di Palermo. (Per maggiori informazioni sulle serate date un’occhiata al gruppo su Facebook “Sunglasses After Dark”).

SUNGLASSES AFTER DARK ELECTRIC ROMANCE

CLARA LA LICATA III E

BOOK & DRINKS

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

Foto realizzata da Fabrizio Lanza IV L

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REDAZIONE:

Caporedattore:Giulia Catalisano IV B

Viceredattore:Eugenio Cannata III C

Impaginazione e Grafica:Giuseppe Russo V C

Docente Referente:Prof.ssa Elena Santomarco

Hanno Collaborato:Caterina Curatolo IV HRoberta Scimeca V CCristina Errera V FLaura Urso I IMartina Scorsone I INadia Di Franco V IDavide Giocondo IV IGiorgia La Rosa I BArianna Amato I FAlfredo Fiorentino I BFrancesca Pecoraro V FAdriano Urso V NGloria Neglia IV HGiulia Passaro I GRosalina Costanza V GMarzia Campione IV F

Alice Calandra I HChiara Rotolo V CSalvatore Chillemi IV IBartalo Albanese V HClara La Licata III EDario Bonincontro II EFrancesca Denise Martorana I EGaspare Ippolito I BDanilo Gambino III ILuigi Parello I BFabrizio Lanza IV LGiovanni Mangano IV MGabriele Columba I G Daniele Piscitello IV BSara Ministero IV HGiorgia Puleo I LGli alunni della V H

Foto realizzate da Gabriele Columba I G