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Anno XXII – n. 66 AGOSTO 2010 Poste Italiane S.p.a. – spedizione in abb. postale D. L. 353/2003 (Conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2, D.C.B. (Bergamo) Quadrimestrale dell’Istituto S. Maria Assunta – Piccole Apostole della Scuola Cristiana – Redazione e Amministrazione: via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel. 035/249.273 Fax 035/237.065 C/C Postale n. 16503245 intestato a: Piccole Apostole Scuola Cristiana, via Albricci 4, 24128 Bergamo www.ismabg.org OASI 5 20 RICONOSCERE L’ALTRO “L a vera gioia è reale solo se viene condivisa”. Non è un tema casuale quello prescelto per l’in- contro Oasi di Aprile. Abbiamo voluto confrontarci sul tema dell’altro perché forte è l’urgenza di mettere in discussione la realtà sempre più individualistica, sempre più accanitamente ripiegata su se stessa in cui ci troviamo immersi. Oasi stessa vuole essere un momento di incontro, di comu- nione tra persone diverse che hanno desiderio di ritrovarsi per stare in una dimensione di socialità capace di offrire occasioni di dialogo. E tutto questo nel solco tracciato da Maria Elisabetta Mazza. La relazione proposta da padre Angelo Sorti è cominciata da lontano, dalle visioni dei filosofi greci che nell’amicizia e nella reci- procità vedevano uno dei fondamenti propri della vita buona, della vita felice. La vita comunitaria nelle sue molteplici forme è apertura alla felicità, sebbene sconti il rischio e la sofferenza che ogni in- contro porta con sé. Riconoscere l’altro e ospitarlo, lasciarlo abitare sono i fonda- menti degli incontri autentici, sempre più rari nell’epoca delle chat, delle autarchie, del rifiuto di tutto ciò che non passa sotto la parola “io”. Ed è proprio nell’ascolto che l’altro esiste, lo riconosco, gli dò quella pos- sibilità di appartenermi. Purtroppo la co- municazione si fa complice talvolta del fraintendimento, ma è la strada maestra della socialità, dello stare insieme. Nella re- lazione si dischiude la via del proprio limite che imparo a sopportare, ma anche a cor- reggere, perché è solo nell’incontro con l’altro che scopro il senso della carità, del- l’amore, dell’immensa forza del perdono. Mi piace pensare che questi piccoli esperi- menti di comunità siano stati un po’ il filo rosso che ci ha accompagnati nei cinque anni di Oasi, perché ogni persona che è en- trata è stata vissuta come un dono e un ar- ricchimento, perché chi è partito, anche senza più tor- nare, non è stato dimenticato. Così è accaduto spontanea- mente ogni volta che ci siamo trovati in casa Mazza, intorno a quel tavolo per dialogare in libertà di noi, delle nostre pic- cole realtà, dei nostri sogni. Sperimentare nel corso di que- sto lustro, talvolta con fatica, spesso con grande semplicità, questo senso di comunità è stato forse uno dei regali più preziosi che le Piccole Apostole con la proposta Oasi ci hanno regalato. Come dicevo, non credo sia frutto solo del caso che questo incontro si sia te- nuto nel mese di aprile, mese che tanti anni fa ha visto le Piccole Apostole partire per cercare l’altro nei fratelli suda- mericani. Perché molti di noi in Sud America ci sono stati e hanno visto, e hanno toccato con mano la gioia e la fatica di chi laggiù si spende ogni giorno. Perché se è vero che l’altro è far- dello e sofferenza è anche ciò che davvero dà senso alla nostra vita. E quando a que- sto altro diamo il volto di Dio e proviamo a rivolgerci a Lui allora si inizia ad assaporare il senso di una vita autentica, di una gioia che diventa davvero tua, giorno dopo giorno. UNA NUOVA VIA Pubblicazione quadrimestrale delle: PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA Direttore responsabile: ROBERTO ALBORGHETTI Redaz. e Amm.: via Albricci 4, 24128 Bergamo Tel. 035/249.273 – Fax 035/237.065 Autorizzazione: TRIBUNALE DI BERGAMO N. 36 del 4/11/1988 Stampa: Editrice Velar, Via T. Tasso, 10 – Gorle (BG) Lettere e materiale redazionale vanno inviati a: PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA, Via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel. 035/249.273 – 035/237.065 E–MAIL: [email protected]INTERNET: www.ismabg.org Foto di copertina dal volume “Maria Elisabetta Mazza” Ed. Velar - Elledici di Sara Pagliaroli Nell’incontro di aprile confronto aperto sul tema dell’altro perché forte è l’urgenza di mettere in discussione la realtà sempre più individualistica e ripiegata su se stessa. UNA VITA CHE FA SCUOLA Il 29 agosto di sessant’anni fa (1950) a Bergamo spirava Maria Elisabetta Mazza, una tra le protagoniste del movimento cattolico del secolo XX. Sempre più attuali il suo messaggio e la sua opera. UNA NUOVA VITA 66 SPECIALE 60°:Layout 1 5-07-2010 11:15 Pagina 2

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Anno XXII – n. 66 AGOSTO 2010Poste Italiane S.p.a. – spedizione in abb. postale D. L. 353/2003 (Conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2, D.C.B. (Bergamo)

Quadrimestrale dell’Istituto S. Maria Assunta – Piccole Apostole della Scuola Cristiana – Redazione e Amministrazione: via Albricci 4, 24128 Bergamo,Tel. 035/249.273 – Fax 035/237.065 – C/C Postale n. 16503245 intestato a: Piccole Apostole Scuola Cristiana, via Albricci 4, 24128 Bergamo

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OASI 520

RICONOSCERE L’ALTRO

“La vera gioia è reale solo se vienecondivisa”. Non è un temacasuale quello prescelto per l’in-

contro Oasi di Aprile. Abbiamo volutoconfrontarci sul tema dell’altro perché forteè l’urgenza di mettere in discussione larealtà sempre più individualistica, semprepiù accanitamente ripiegata su se stessa incui ci troviamo immersi. Oasi stessa vuoleessere un momento di incontro, di comu-nione tra persone diverse che hannodesiderio di ritrovarsi per stare in unadimensione di socialità capace di offrireoccasioni di dialogo. E tutto questo nelsolco tracciato da Maria Elisabetta Mazza.La relazione proposta da padre Angelo Sortiè cominciata da lontano, dalle visioni deifilosofi greci che nell’amicizia e nella reci-procità vedevano uno dei fondamenti propridella vita buona, della vita felice.La vita comunitaria nelle sue moltepliciforme è apertura alla felicità, sebbenesconti il rischio e la sofferenza che ogni in-contro porta con sé. Riconoscere l’altro eospitarlo, lasciarlo abitare sono i fonda-menti degli incontri autentici, sempre piùrari nell’epoca delle chat, delle autarchie,del rifiuto di tutto ciò che non passa sotto laparola “io”. Ed è proprio nell’ascolto chel’altro esiste, lo riconosco, gli dò quella pos-sibilità di appartenermi. Purtroppo la co-municazione si fa complice talvolta delfraintendimento, ma è la strada maestradella socialità, dello stare insieme. Nella re-lazione si dischiude la via del proprio limiteche imparo a sopportare, ma anche a cor-

reggere, perché è solo nell’incontro conl’altro che scopro il senso della carità, del-l’amore, dell’immensa forza del perdono.Mi piace pensare che questi piccoli esperi-menti di comunità siano stati un po’ il filorosso che ci ha accompagnati nei cinqueanni di Oasi, perché ogni persona che è en-trata è stata vissuta come un dono e un ar-ricchimento, perché chi èpartito, anche senza più tor-nare, non è stato dimenticato.Così è accaduto spontanea-mente ogni volta che ci siamotrovati in casa Mazza, intornoa quel tavolo per dialogare inlibertà di noi, delle nostre pic-cole realtà, dei nostri sogni.Sperimentare nel corso di que-sto lustro, talvolta con fatica,spesso con grande semplicità,questo senso di comunità èstato forse uno dei regali piùpreziosi che le Piccole Apostolecon la proposta Oasi ci hannoregalato. Come dicevo, noncredo sia frutto solo del casoche questo incontro si sia te-nuto nel mese di aprile, meseche tanti anni fa ha visto lePiccole Apostole partire percercare l’altro nei fratelli suda-mericani. Perché molti di noi inSud America ci sono stati ehanno visto, e hanno toccatocon mano la gioia e la fatica dichi laggiù si spende ogni

giorno. Perché se è vero che l’altro è far-dello e sofferenza è anche ciò che davverodà senso alla nostra vita. E quando a que-sto altro diamo il volto di Dio e proviamo arivolgerci a Lui allora si inizia ad assaporareil senso di una vita autentica, di una gioiache diventa davvero tua, giorno dopogiorno.

UUNNAA NNUUOOVVAA VVIIAAPPuubbbblliiccaazziioonnee qquuaaddrriimmeessttrraallee ddeellllee::PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANADDiirreettttoorree rreessppoonnssaabbiillee:: ROBERTO ALBORGHETTIRReeddaazz.. ee AAmmmm..:: via Albricci 4, 24128 BergamoTel. 035/249.273 – Fax 035/237.065

AAuuttoorriizzzzaazziioonnee:: TRIBUNALE DI BERGAMO N. 36 del 4/11/1988SSttaammppaa:: Editrice Velar, Via T. Tasso, 10 – Gorle (BG)LLeetttteerree ee mmaatteerriiaallee rreeddaazziioonnaallee vvaannnnoo iinnvviiaattii aa::PICCOLE APOSTOLE DELLA SCUOLA CRISTIANA,Via Albricci 4, 24128 Bergamo, Tel . 035/249.273 – 035/237.065EE––MMAAIILL:: [email protected] – IINNTTEERRNNEETT:: www.ismabg.orgFFoottoo ddii ccooppeerrttiinnaa ddaall vvoolluummee ““MMaarriiaa EElliissaabbeettttaa MMaazzzzaa”” – EEdd.. VVeellaarr -- EElllleeddiiccii

di Sara Pagliaroli

Nell’incontro di aprile confronto aperto sul tema dell’altro perché forte è l’urgenza di mettere in discussione

la realtà sempre più individualistica e ripiegata su se stessa.

UNA VITA CHE FASCUOLA

Il 29 agosto di sessant’anni fa (1950) a Bergamo spirava Maria Elisabetta Mazza,

una tra le protagoniste del movimento cattolico del secolo XX. Sempre più attuali il suo messaggio e la sua opera.

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SPECIALE 60° 3SPECIALE 60°2

BETTINA, L’ULTIMO SORRISO Sessant’anni fa, il 29 agosto 1950, tra le mura di Villa SantaMaria Assunta, spirava Maria Elisabetta Mazza, testimonedi spicco del cattolicesimo sociale bergamasco, Fonda-trice delle Piccole Apostole della Scuola Cristiana.

El’alba del 29 agosto 1950. A Bergamo,tra le mura di una palazzina di via Al-bricci, al numero civico 4, c’è una vita

che si sta spegnendo. Ormai non c’è piùniente da fare per la “maestra Bettina”, comeviene chiamata da tanta gente, Fondatricedelle Piccole Apostole della Scuola Cristia-na, Congregazione religiosa costituita da in-segnanti impegnate nella “missione grandee sublime” della scuola. Sono momenti di tre-pidazione. La maestra Bettina riceve per l’ul-tima volta l’eucaristia. Quindici giorni primaaveva chiesto l’unzione degli infermi. Pur pro-strata dal male, concede i suoi ultimi sorri-si alle consorelle, ai benefattori ed agli ami-ci e conoscenti che con lei hanno condivi-so tante battaglie in nome dell’educazionee del bene comune.

Viene a portarle conforto anche monsignorAngelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Gio-vanni XXIII. Esala l’ultimo respiro alle 8,45.Sussurra le ultime parole alle sue figlie spi-rituali: “State unite… Vogliatevi bene!...” Neltestamento spirituale affiora un auspicio: “Be-nedica Gesù la scuola e la gioventù tutta ita-lica, la gioventù del mondo intero. Oh, cre-scesse secondo gli insegnamenti del Van-gelo! Sarebbe pace veramente, la pace pro-messa agli uomini di buona volontà!” Sonofrasi, queste, che già da sole illuminano lavita di una donna che, in nome del Vange-lo, aveva scelto di mettersi in gioco per l’edu-cazione.

di Roberto Alborghetti

Per Maria Elisabetta Mazza, Serva di Dio, èin corso la Causa per la Beatificazione. Nel-l’aprile 1987, l’allora Prefetto della Con-gregazione dei Santi, il cardinale Pietro Pa-lazzini, aveva affermato: “Mi pare che ci siastoffa in questa prediletta creatura per di-mostrare l’eroicità delle virtù”. E ne aveva sot-tolineato il carisma “pienamente attuale peril problema della libertà della scuola cri-stiana”. Il grande pedagogista Aldo Agazzi,che ebbe Bettina Mazza come collega, ne te-stimonierà la santità vissuta “secondo un iti-nerario mistico, perseguito con i caratteri diquella che è stata chiamata, anche in pe-dagogia, la lotta ascetica”. E Gaspare Bar-biellini Amidei, giornalista, scrittore e saggista,sarà impressionato da Maria Elisabetta e dalsuo “piccolo ordine di insegnanti che van-no a fare scuola, come le loro colleghe, maregalano una cosa in più; ossia: cinque mi-nuti dedicati a Dio… Un regalo stupendo”.Sono voci ed opinioni, queste, che alimen-tano la curiosità e l’interesse attorno all’operaed alla vita di Maria Elisabetta Mazza. Que-sta manciata di pagine vuole ripercorrere mo-menti della vicenda terrena di una tra le piùvivaci ed intuitive protagoniste di quel mo-vimento cattolico bergamasco che, nella pri-ma metà del secolo XX, levò alta la propria

voce per l’educazione e a difesa della libertàdi educazione. Maria Elisabetta Mazza na-sce a Martinengo, nella pianura bergama-sca, il 21 gennaio 1886. La casa natale èvisibile ancora oggi lungo la centralissima viaLocatelli, al numero civico 8, nel cuore delborgo medioevale un tempo feudo del con-dottiero Bartolomeo Colleoni. Una lapide, po-sta sul muro esterno dell’abitazione, ricor-da i natali della Fondatrice delle Piccole Apo-stole. La casa ha subìto passaggi di proprietà

e trasformazioni che ne hanno

modificato l’originario assetto. Ancora in ot-timo stato conservativo, sempre sulla stes-sa via, l’antica farmacia, fondata nel 1639,un tempo di proprietà della famiglia Mazza. I registri della parrocchia di Sant’Agata do-cumentano che Maria Elisabetta - battezzatada don Deleidi il 22 gennaio 1886: le fa damadrina Caterina Trufelli - è figlia di CarloMazza ed Agostina Bordogna. Una famiglianumerosa, la loro: sono quattordici i figli cheAgostina e Carlo mettono al mondo. Non tut-ti riescono a resistere alle precarietà del-l’epoca. I bambini sono le prime indifese vit-time di una diffusa povertà, così come rac-contato anche da Ermanno Olmi nel film “L’al-bero degli zoccoli”, ambientato proprio inquella terra ed in quel contesto sociale di fineOttocento nel quale Bettina Mazza muove isuoi primi passi. Anche nella pianura ber-gamasca e nella “piccola città” - così Mar-tinengo è chiamata fin dal Medioevo - si ri-verberano le tensioni dell’aspro confronto cheoppone i cattolici ai liberali ed agli anticle-ricali. Pur tra gli ostacoli, il movimento cat-tolico è protagonista di iniziative sociali fi-nalizzate alla promozione di quel “popolo del-le campagne” dimenticato ed emarginato.Sotto gli occhi di Maria Elisabetta scorronole scene di chi fatica a sopravvivere: e lei as-sorbe, riceve e custodisce tutto nel cuore. Èlegatissima a mamma e papà, ai fratelli, allesorelle ed ai parenti. Ma già percepisce cheoltre le pareti di casa c’è un mondo in tumulto

ed in subbuglio…

Pubblichiamo in anteprima il capitolo iniziale di “Maria Elisabetta Mazza, Sal-vare la scuola per salvare la società”. È una biografia - scritta da Roberto Albor-ghetti ed edita da Elledici-Velar - in uscita per il 60° Anniversario della mortedella Serva di Dio. Il testo, che fa parte della popolarissima “Collana blu”, verràufficialmente presentato il 4 settembre prossimo nell’ambito della commemora-zione che avrà luogo in Casa Mazza. ’

Maria Elisabetta Mazza.

4 settembre incontro di commemorazioneNel pomeriggio di sabato 4 settembre, avrà luogo la Commemorazione del 60° anniversario della morte di Maria ElisabettaMazza. L’incontro si terrà in Casa Mazza, in via Nullo 48, a partire dalle ore 16. Sarà presente il Vescovo di Bergamo, mons.Francesco Beschi, che presiederà il rito eucaristico (ore 17). Sarà l’occasione per una conoscenza reciproca e per ringra-ziare il Signore del dono della Serva di Dio, all’Istituto, alla comunità diocesana, ai suoi Amici e all’intera Chiesa.

Martinengo: casa natale di Maria Elisabetta Mazza.

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MARIA ELISABETTA MAZZA E SANTA TERESA DI LISIEUXNel leggere gli scritti di Maria ElisabettaMazza si avvertono chiaramente molti echidel linguaggio e dello spirito di santa Teresadi Lisieux. Per dare un fondamento a que-sta impressione, vorremmo qui indagarebrevemente i rapporti tra queste due figure.La nostra riflessione parte da una preziosatestimonianza di Giuseppina Gambirasio,accolta a 12 anni nel pensionato delle Pic-cole Apostole della Scuola Cristiana ed en-trata poi nell’Istituto, di cui divenne ancheSuperiora Generale. Nei lunghi anni tra-scorsi accanto alla Fondatrice, ebbe mododi conoscere diversi aspetti della sua vitaspirituale. Nel 1991, invitata a deporre sullevirtù eroiche di Maria Elisabetta Mazza, laGambirasio mise in risalto la speciale devo-zione che la Serva di Dio nutriva verso santaTeresa di Lisieux. Tra l’altro, dichiarò: «Devozione particolare èstata quella a S. Teresa del Bambino Gesù.La Serva di Dio l’ha scelta come particolareprotettrice del Noviziato. In biblioteca ci sonosempre stati molti libri anche in edizionefrancese, riguardanti la biografia della Santae la sua Via d’infanzia spirituale. Fino allamorte della Fondatrice in Cappella la statuadi S. Teresina aveva un posto privilegiato[…]. La sua festa era preceduta da unaparticolare novena riportata dal Manuale diPietà e accompagnata dal canto di una can-zoncina appositamente musicata. NellaFondatrice tale devozione era anche ali-mentata da un’Associazione nata e vissutaper anni presso la chiesa di S. Leonardo inBergamo, dove era Rettore don Luigi Son-zogni, il quale aveva anche fondato la rivi-

sta “Pioggia di rose”, pubblicata dal 1929 al1935 e i cui articoli errano redatti […] dallaServa di Dio nella quasi totalità. Nelle primeCostituzioni del 1936, all’articolo 99, tro-viamo un’altra attenzione a S. Teresa delBambino Gesù: “Il giorno 25 di ogni mese èconsacrato in modo speciale a onorare S.Teresa di Bambino Gesù, alla scuola dellaquale le Piccole Apostole formano il propriospirito per seguire la Piccola Via da lei trac-ciata con l’esempio e con la parola alle “pic-cole anime” che aspirano alla perfezione permezzo dell’umile confidenza e del totale ab-bandono”» (Positio super vita, virtutibus etfama sanctitatis, p. 379s). La testimonianza appena riportata ci offremolti spunti ed evidenzia alcune linee di in-terpretazione, confermate da un’analisidegli scritti dalla Mazza. Con ogni probabi-

lità, ella matura la sua devozione versosanta Teresa di Lisieux anche grazie alla fre-quentazione di don Luigi Sonzogni, suopadre spirituale, con il quale collabora a farconoscere, mediante un’apposita rivista, laSanta di Lisieux. Lei stessa assimila in pro-fondità la spiritualità teresiana e, una voltaavviato il nuovo Istituto, la propone a chi siprepara a diventare Piccola Apostola.

IL SEGRETO DELL’�INFANZIA SPIRITUALE��Maria Elisabetta Mazza ha appena 11 anniquando muore la giovane carmelitana di Li-sieux, ma ben presto la fama di quella mo-naca si propaga, raccomandata dai Ponte-fici, che già prima della beatificazione la in-dicano come modello di vita spirituale per ilXX secolo. Nel dichiarare l’eroicità delle vir-

SPECIALE 60°

“PICCOLA VIA” E GRANDI TRAGUARDI

Il profondo legame spirituale di Maria Elisabetta Mazza con santa Teresa di Lisieux,

modello di vita e di santità per la Fondatrice delle Piccole Apostole

SPECIALE 60°di don Ezio Bolis

tù della piccola Teresa, il 14 agosto 1921papa Benedetto XV per la prima volta usal’espressione «infanzia spirituale». La spie-ga in questi termini: «L’infanzia spirituale èformata da confidenza in Dio e da cieco ab-bandono nelle mani di Lui [...]. Non è diffi-cile cogliere i pregi di questa infanzia spiri-tuale sia per ciò che esclude sia per ciò chesuppone. Esclude il superbo sentire di sé;esclude la presunzione di raggiungere conmezzi umani un fine spirituale; esclude l’il-lusione di bastare a se stessi nell’ora del pe-ricolo e della tentazione. D’altra parte, l’in-fanzia spirituale suppone fede viva nella esi-stenza di Dio; suppone pratico omaggio allapotenza e misericordia di Lui; suppone fi-ducioso ricorso alla provvidenza di Colui, dalquale possiamo ottenere la grazia di evita-re ogni male e di conseguire ogni bene. [...]Auguriamo che il segreto della santità di suorTeresa di Gesù Bambino non resti nascostoa nessuno». Auspicio pienamente accolto dal-la giovane Maria Elisabetta Mazza, che va de-lineando la propria fisionomia spirituale se-condo i tratti dell’«infanzia spirituale» propostadalla Santa carmelitana: totale confidenza inDio e completo abbandono in Lui, fede nel-la Provvidenza e lotta contro ogni forma dipresunzione.Anche papa Pio XI, che considera Teresa diLisieux come «la stella del suo pontificato»,in un discorso del febbraio 1923, sintetizzain maniera straordinaria il cuore della spiri-tualità teresiana: «L’umiltà, la dolce esincera umiltà del cuore, la fedeltà ai doveridel proprio stato, la disponibilità a tutti isacrifici, l’abbandono fiducioso nelle manie nel cuore di Dio e, soprattutto, la caritàsincera, il reale amore verso Dio, la veratenerezza verso Gesù Cristo, rispondentealla tenerezza che Egli ci ha testimoniato...è questa la via che, senza raggiungere lealtezze alle quali il Signore ha condottoTeresa, è non solamente possibile, ma facilea tutti noi». Anche questo intervento ponti-ficio contribuisce a suscitare e a diffonderela devozione verso Teresa di Lisieux neglianni in cui la maestra Mazza vive unperiodo di grande impegno sociale edecclesiale. Proprio nel 1925, l’anno della canonizza-zione di santa Teresa, Maria Elisabetta iniziaa realizzare la sua vocazione, cioè la con-sacrazione con altre compagne in unacomunità religiosa per l’apostolato nellascuola elementare statale.

“PICCOLA VIA”� E AUDACE CONFIDENZA IN DIONegli scritti della Mazza troviamo molti temiteresiani: la chiamata a riparare le offese re-cate al Cuore di Gesù e a offrirsi all’Amoremisericordioso; la vocazione a salire il mon-te della perfezione e a condividere la crocedi Gesù; l’invito a essere nella Chiesa l’amo-re e a fare del Vangelo il libro della propriacrescita spirituale. Ma è soprattutto la «pic-cola via» dell’infanzia spirituale, che consi-ste in un fiducioso abbandono nella mater-na provvidenza di Dio, ciò che affascina e con-quista il cuore di Maria Elisabetta. Ella pre-senta la «Piccola via dell’infanzia spirituale»in 31 capitoletti per la rivista «La Santa del-la pioggia di rose», dal dicembre 1931 al giu-gno 1934, a commento di 31 quadri allegoricipubblicati dal Carmelo di Lisieux su un librettodal titolo «Ascensione mistica della monta-gna della perfezione per la via dell’Amore edell’Infanzia spirituale di S. Teresa del Bam-bino Gesù». Sono riflessioni molto ricche, che rivelano una

profonda conoscenza degli scritti e dello spi-rito teresiani. Per esempio, il commento se-guente mostra con acutezza il nocciolo del-la «piccola via»: «Santa Teresa del BambinoGesù, nostra maestra nella via dell’infanziaspirituale, ci dà un insegnamento di grandeimportanza. Il piccolo, il bambino, lui non fatanti ragionamenti! […] Con un’audaciaconcessa solo ai piccoli, e solo in loro per-donabile, si lancia nelle braccia di questo Pa-dre amoroso, si fa da lui portare attraversole dolorose prove della vita, e chiude gli oc-chi nascondendosi sul suo Cuore divino. Oh,bella immagine del più fiducioso abbando-no! Come potrà il buon Dio non commuoversia questa mossa infantile tanto graziosa, e cheesprime così al vivo la confidenza e l’amo-re?» (La Santa della pioggia di rose, com-mento al 15° quadro). In modo geniale quiviene colto il cuore della «piccola via»: per far-si santi non c’è bisogno di atti eroici, ma ba-sta affidarsi con fiducia alla misericordia diDio che ama abbassarsi e innalzare fino a séle creature umili.

Maria Elisabetta Mazza. Santa Teresa di Lisieux.

La testata della rivista dedicata a Santa Teresa. Bettina Mazza li scriveva con assiduità.

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“PICCOLA VIA”�E GRANDI DESIDERIPercorrere la «piccola via» non significa as-solutamente arrendersi a una logica mini-malista, accontentarsi di mete modeste,rinunciare ai grandi desideri di santità. Alcontrario, questo cammino esige un cuoregrande, desideri ardenti, volontà tenace, di-sponibilità ad affrontare qualsiasi prova purdi far contento Gesù. Questo è il fuoco chebrucia anche nel cuore di Maria Elisabetta,come traspare in queste righe al padre spi-rituale: «Un misto di riconoscenza al Si-gnore, di paura di non saper corrispondere,di gioia di veder l’Opera avanzare, di desi-derio di fare, di patire, di pregare per tutto,per tutti… Santa Teresa sentiva in sé desi-deri immensi; non posso tacerle che misembra di possederne altrettanti, mentrevorrei scomparire, tacere, annullarmi per-ché Gesù trionfasse nei cuori, nelle anime,nella Chiesa, nel mondo intero» (Lettera del09.04.1933).Ella comprende che entrare nella prospet-tiva della «piccola via» di Teresa di Lisieuxsignifica ottenere quella confidenza checonsente poi di affrontare anche le provepiù terribili, sapendo di poter contare sul-l’aiuto divino: «Viene il momento in cui il Si-gnore, oltre alle prove esterne di malattie,morti, disastri, separazioni e così via, per-mette prove interne che Lui solo conosce emisura e che gettano spesso l’anima in unmare di tenebre e di angosce […]. Santa

Teresa del Bambino Gesù, passata attra-verso questa intima prova per lungo tempodella sua breve vita, dimostrò in essa unavirtù e una pazienza eroica […]. Ed è pro-prio attraverso questa dolorosissima e sen-sibilissima prova che ella non pure seppecamminare ma invero volò sulla via dellaconfidenza e dell’abbandono» (La Santadella pioggia di rose, commento al 16° qua-dro). Come molti uomini e donne di oggi,anche Maria Elisabetta Mazza sente laSanta di Lisieux molto vicina, perché anchelei ha esperimentato i dubbi e le notti dellafede, condividendo così la fatica di chi noncrede.

“PICCOLA VIA”�E TOTALE OFFERTA DI SE STESSI Maria Elisabetta scrive al suo direttore spi-rituale: «Spero che S. Teresa avrà la vittoriae mi introdurrà nella sua “piccola via” pertrovare, con la confidenza e l’abbandono,anche l’amore al sacrificio e alla dimenti-canza di me stessa di cui ho tanto bisogno»(Lettera del 23.07.1929). Allo stesso donSonzogni, preparandosi a rinnovare la pro-pria offerta al Signore, rende questa bellis-sima confessione: «Quanto a me, glieloassicuro, come S. Teresa del B.G. non s’èmai pentita di essersi immolata all’Amore, ionon mi troverò mai pentita d’essermi ab-bandonata totalmente al beneplacito di Dio.Anzi sarà questa la mia preparazione allacompleta immolazione all’Amore misericor-

dioso che vorrò ripetere con S. Teresa aGesù la notte del prossimo Natale» (Letteradel 13.11.1932). La «piccola via» è qui giu-stamente intesa come espressione di unadonazione generosa, che non teme di do-narsi totalmente, senza riserve, all’Amoremisericordioso. L’offerta di sé è intesa comeredamatio, cioè come un modo di rendere«amore per amore», di ricambiare la «sete»d’amore del Crocifisso. Riempiti di un«dono» che Cristo ci ha fatto con la sua vita,se non vogliono mostrarsi ingrati, i cristianigli devono in cambio il dono di se stessi, chesi concretizza nella pratica del comanda-mento dell’amore.

TERESA DI LISIEUX, MODELLO DI SANTITACome si vede, quando tratta di Teresa di Li-sieux, la Mazza non lo fa in modo distacca-to né soltanto da «studiosa»: il contatto congli scritti della Santa è l’occasione per in-terrogarsi sui grandi temi della spiritualità eper confrontarsi con il proprio progetto di san-tità. Lo si vede bene in questa lettera indi-rizzata sempre a don Sonzogni: «Quando stoper scrivere della nostra carissima S. Tere-sa del B.G. mi prende uno sgomento che nonha nome… Sento tutta la mia indegnità a par-lare di questo fiore di Paradiso. Vedendo tut-ta la sua perfezione in ogni minimo atto del-la sua vita, sento rossore e spavento della miapovera vita quotidiana, piena di miserie, difreddezze, di egoismi e di… terrenità» (Let-tera del 06.10.1929). Commentando uno dei quadri devozionali dicui si è detto, Maria Elisabetta coglie da san-ta Teresina lo spunto per proporre tutta unaserie di atteggiamenti spirituali, primi fra tut-ti l’umiltà e la fiducia, che anche lei ritienebasilari per la sua opera: «Avendole Iddio af-fidata una ben grande missione: quella di farconoscere al mondo intero una piccola, fa-cile via di santificazione e di salute, la via del-l’infanzia spirituale, della confidenza e del fi-ducioso amore […]. Potessimo anche noi[…] essere umili nel nostro interno e nel trat-to coi nostri prossimi, staccati dalle ricchezzedi questa vita breve, abbandonati fiduciosa-mente nelle braccia della divina provviden-za, come s’abbandona il fanciullo nellebraccia di sua madre, felice del momento pre-sente, senza preoccupazione né del passa-to, né per l’avvenire, i quali non sono in suopotere!» (La Santa della pioggia di Rose, com-mento al 26° quadro).

Il discorso sulle due «ali», l’umiltà e la fidu-cia, che permettono all’anima di volareverso la santità, torna ancora in un belpasso del Diario Spirituale: «Umiltà e confi-denza sono le due ali non solo della sal-vezza, ma della santità. Confidare in Diosolo!... Quando confidiamo nel Signore fac-ciamo onore a Dio e anche a noi… “Non siconfida mai troppo in Gesù che è tantobuono e misericordioso”, dice santa Teresadel Bambin Gesù. La nostra deve essereconfidenza illimitata, laboriosa, incrollabile»(24 agosto 1944). Il magistero di Teresa diLisieux su questo punto essenziale della vitaspirituale è richiamato spesso: «Tal è disanta Teresa del Bambino Gesù. Ella praticòla confidenza in ogni circostanza della vita,così da diventarne maestra, e da fare diquesta virtù quasi il caposaldo della via spi-rituale da lei indicata alle anime attraversola quale assicura il raggiungimento della fe-licità eterna» (La Santa della pioggia di rose,commento al 21° quadro).

TERESA DI LISIEUX, MAESTRA DI VITA SPIRITUALE E PROTETTRICEPer Maria Elisabetta Mazza l’insegnamentoofferto da Teresa di Gesù Bambino è es-senziale per crescere nella fede, nella spe-ranza e nella carità. Perciò la considera unavera maestra spirituale, la propone comemodello di vita e la sceglie come protettrice,soprattutto per le giovani novizie che si pre-parano a diventare Piccole Apostole dellaScuola Cristiana: «Vorrei proprio dirti di in-sistere per il giorno 3 ottobre festa di S. Te-resa, speciale protettrice del Noviziato inparticolare e dell’Istituto in generale. […]Qui si prega tanto tanto per te e abbiamofiducia che S. Teresa del B.G. ti ottenga lagrazia grande della generosità per spezzareogni vincolo per amor del Signore e in paritempo pieghi la volontà e il cuore dei tuoi»(Lettera del 28.09.1939 a una postulante).A lei ricorre spesso, soprattutto nei momentidi difficoltà, sapendo di trovare conforto e

suggerimenti: «Mentre siamo nella ansiosama confidente attesa della sua destina-zione, abbiamo fatto e continuiamo a faretridui e novene a Santa Teresa del BambinGesù perché abbia a strappare questa gra-zia grande dal Divin Cuore nel quale soloabbiamo posta ogni nostra fiducia» (Letteradel 23.09.1926 a don Sonzogni). Dalla Santa di Lisieux, Maria ElisabettaMazza ha imparato il «segreto» della san-tità, come confida ormai in età matura nelsuo Diario spirituale: «Della fede e dell’ab-bandono nella divina Provvidenza. La graziadel Signore mi ha su questo punto preve-nuta e, attraverso il voto di perfetta unifor-mità alla sua santa volontà, volle da meassai presto un completo, totale abbandononella sua divina Provvidenza. E fu la sorgente della serenità della mia vita,nonostante le grandi burrasche da Dio per-messe in me e intorno a me» (03.01.1943).Ed è questo il segreto che consegna anchea noi.

Maria Elisabetta Mazza con un gruppo di soci della “Tommaseo”.

Il sarcofago che accoglie le spoglie di Maria Elisabetta Mazza.

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SPECIALE 60°8

Pomeriggio di festa, sabato 12 giugno scorso, in Casa MariaElisabetta Mazza. Gli aderenti all’Associazione “Amici di MariaElisabetta Mazza” si sono ritrovati per il loro annuale incon-

tro. È sempre un momento gioioso ed insieme costruttivo. Infatti,dalle 16 alle 17 Gerardo Veneziani ed Elisabetta Passera hannodeclamato passi di scritti della Serva di Dio, iniziando dalle sueprime note, e spulciando poi da scritti successivi, da quelli spiri-tuali, a quelli didattici e pedagogici e perfino politici, ove si leggeval’alta sua spiritualità, ma anche il suo pragmatismo, sempre mossie illuminati dalla fede.Sono state lezioni per tutti noi, che vorremmo seguirne lo spirito el’impegno per l’educazione della gioventù e per la vita. Alle 17 èseguita la Santa Messa, celebrata dal Vicario Generale della Dio-cesi, Monsignor Davide Pelucchi. All’omelia, sulla linea del Vangelo,egli ha sottolineato il significato del profumo, nella Bibbia e nellavita, esortando ciascuno ad essere nel proprio ambiente, il “soaveodore di Cristo”, come annuncio silenzioso, ma efficace, sul-l’esempio anche di Maria Elisabetta Mazza. Ella infatti non ha maicercato il clamore e l’approvazione per le sue opere, ma ha con-sumato la sua vita per la gloria di Dio e l’avvento del Regno diCristo, pur facendo “poco notizia”, come disse di lei il giornalistaBarbiellini Amidei.Alle 18, momento di fraternità e di festa, con un ricco buffet pre-parato dalle nostre cuoche e dalle espertissime signore Ubalda eFranca, e numerosi premi, dalla pesca e dalla lotteria, allestite concura dai carissimi amici Giulio Maria Castelli e Arturo Minuscoli.

Traccia di Preghiera - I

1° PARTE1° condizione: l’amicizia con Gesù

LETTURAL’iniziativa libera e gratuita di Dio incontra e inter-pella la responsabilità umana di quanti accolgono ilsuo invito a diventare strumenti, con la propria testi-monianza, della chiamata divina. Questo accadeanche oggi nella Chiesa: Iddio si serve della testimo-nianza di sacerdoti fedeli alla loro missione, per su-scitare nuove vocazioni sacerdotali e religiose alservizio del Popolo di Dio. Per questa ragione desi-dero richiamare tre aspetti della vita del presbitero,che mi sembrano essenziali per una efficace testimo-nianza sacerdotale.Elemento fondamentale e riconoscibile di ogni voca-zione al sacerdozio e alla consacrazione è l’amiciziacon Cristo. Gesù viveva in costante unione con ilPadre, ed è questo che suscitava nei discepoli il desi-derio di vivere la stessa esperienza, imparando da Luila comunione e il dialogo incessante con Dio.Se il sacerdote è l’”uomo di Dio”, che appartiene aDio e che aiuta a conoscerlo e ad amarlo, non puònon coltivare una profonda intimità con Lui, rima-nere nel suo amore, dando spazio all’ascolto dellasua Parola.La preghiera è la prima testimonianza che suscita vo-cazioni. Come l’apostolo Andrea, che comunica al fra-tello di aver conosciuto il Maestro, ugualmente chi vuolessere discepolo e testimone di Cristo deve averlo “vi-sto” personalmente, deve averlo conosciuto, deve averimparato ad amarlo e a stare con Lui.

PAUSA DI RIFLESSIONE

PREGHIERARecitiamo una decina del Rosario alla Madonna An-nunciata, perché ottenga ai consacrati un ardenteamore per Gesù, così che sappiano contagiarne i gio-vani che accostano, ed essi rispondano il proprio sì,ad imitazione di Maria.

CANTO:“Tu sei la mia vita”. n. 473 di Canta e Cammina.

2° PARTE2° Condizione: il dono totale di sè a Dio

LETTURAAltro aspetto della consacrazione sacerdotale e dellavita religiosa è il dono totale di sé a Dio. Scrive l’apo-stolo Giovanni: “In questo abbiamo conosciutol’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi,quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”(Gv 3,16). Con queste parole, egli invita i discepoli adentrare nella stessa logica di Gesù che, in tutta la suaesistenza, ha compiuto la volontà del Padre fino aldono supremo di sé sulla croce. Si manifesta qui la misericordia di Dio in tutta la suapienezza; amore misericordioso che ha sconfitto letenebre del male, del peccato e della morte. L’im-magine di Gesù che nell’ultima Cena si alza da tavola,depone le vesti, prende un asciugamano, se lo cingeai fianchi e si china a lavare i piedi agli Apostoli,esprime il senso del servizio e del dono manifestati

LA TESTIMONIANZA SUSCITA VOCAZIONIÈ vero che il Signore del Regno è Gesù, che Lui ne restail primo responsabile, che sa supplire a quanto noi nonsappiamo fare, che le porte dell’inferno non prevar-ranno contro la sua Chiesa, ma Egli ha voluto aver bi-sogno degli uomini, benché fragili e fallibili. Li usacome strumenti per far passare la Sua misericordia e laSua grazia. E allora, visti anche i bisogni urgenti dellanostra società attuale, vorremmo che i suoi ministri e iloro cooperatori si moltiplicassero. Perciò, raccogliendoe facendo nostro l’appello del Papa, indirizziamo la no-stra preghiera, perché il Signore susciti tante nuove vo-cazioni sacerdotali e religiose. Ci lasceremo guidareappunto da alcune parti del Messaggio del Papa perla quarantasettesima giornata Mondiale di Preghieraper le Vocazioni, che sottolineano le condizioni chenormalmente accompagnano una vocazione.

GLI “AMICI” FANNO MEMORIA

L’annuale incontro dell’Associazione nel clima del 60° Anniversario della morte della Fondatrice delle Piccole Apostole.

La riflessione di mons. Davide Pelucchi

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nell’intera sua esistenza, in obbedienza alla volontàdel Padre (cfr Gv 13,3-15).Alla sequela di Gesù, ogni chiamato alla vita di spe-ciale consacrazione deve sforzarsi di testimoniare ildono totale di sé a Dio. Da qui scaturisce la capacità di darsi poi a coloro chela Provvidenza gli affida nel ministero pastorale, condedizione piena, continua e fedele, e con la gioia difarsi compagno di viaggio di tanti fratelli, affinché siaprano all’incontro con Gesù e la sua Parola divengaluce per il loro cammino.La storia di ogni vocazione si intreccia quasi semprecon la testimonianza di un sacerdote che vive congioia il dono di se stesso ai fratelli per il Regno deiCieli. Questo perché la vicinanza e la parola di un pretesono capaci di far sorgere interrogativi e di condurrea decisioni anche definitive.

PAUSA DI RIFLESSIONE

PREGHIERA Pensando a Maria, che si pone a servizio di Elisa-betta, nel mistero della Visitazione, recitiamo unadecina di Ave Maria, pregando perché i chiamati allavita sacerdotale e religiosa siano generosi nel fardono della propria vita a Dio e ai fratelli, che incon-treranno sul loro cammino.

CANTO: “Maria, tu che hai atteso nel silenzio…” n. 340 diCanta e Cammina.

3° PARTE3° Condizione: vivere la comunione.

LETTURAInfine, un terzo aspetto che non può non caratteriz-zare il sacerdote e la persona consacrata è il vivere lacomunione. Gesù ha indicato come segno distintivo dichi vuol essere suo discepolo la profonda comunionenell’amore: “Da questo tutti sapranno che siete mieidiscepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv13,35).In modo particolare, il sacerdote dev’essere uomo dicomunione, aperto a tutti, capace di far camminareunito l’intero gregge che la bontà del Signore gli haaffidato, aiutando a superare divisioni, a ricucirestrappi, ad appianare contrasti e incomprensioni, aperdonare le offese.Nel luglio 2005, incontrando il Clero di Aosta, ebbi adire che se i giovani vedono sacerdoti isolati e tristi,non si sentono certo incoraggiati a seguirne l’esem-pio. Essi restano dubbiosi se sono condotti a conside-rare che questo è il futuro di un prete. È importanteinvece realizzare la comunione di vita, che mostri loro

la bellezza dell’essere sacerdote. Allora, il giovanedirà: “questo può essere un futuro anche per me, cosìsi può vivere.Il Concilio Vaticano II , riferendosi alla testimonianzache suscita vocazioni, sottolinea l’esempio di carità e difraterna collaborazione che devono offrire i sacerdoti(cfr Decreto Optatam totius, 2).Questo vale anche per la vita consacrata. L’esistenzastessa dei religiosi e delle religiose parla dell’amore diCristo, quando essi lo seguono in piena fedeltà al Van-gelo e con la gioia ne assumono i criteri di giudizio edi comportamento. Diventano “segno di contraddizione” per il mondo, lacui logica spesso è ispirata dal materialismo, dall’egoi-smo e dall’individualismo. La loro fedeltà e la forza della loro testimonianza ,poiché si lasciano conquistare da Dio rinunciando a sestessi, continuano a suscitare nell’animo di molti gio-vani il desiderio di seguire, a loro volta, Cristo per sem-pre, in modo generoso e totale. Imitare Cristo casto,povero e obbediente, e identificarsi con Lui: eccol’ideale della vita consacrata, testimonianza del pri-mato assoluto di Dio nella vita e nella storia degli uo-mini.

PAUSA DI RIFLESSIONE

PREGHIERARecitiamo una decina del Rosario perché i sacerdoti ei consacrati sappiano vivere tra loro e con i loro col-laboratori, quella comunione che regnava tra i mem-bri della Sacra Famiglia, e diano con ciò, validatestimonianza al popolo di Dio.

CANTO:“Santa Maria del cammino” n. 427 di Canta e Cam-mina.

4° PARTE4° Condizione: la testimonianza della vita.

LETTURAOgni presbitero, ogni consacrato e ogni consacrata, fe-deli alla loro vocazione, trasmettono la gioia di servireCristo. E invitano tutti i cristiani a rispondere all’uni-versale chiamata alla santità. Pertanto, per promuo-vere le vocazioni specifiche al ministero sacerdotale edalla vita consacrata, per rendere più forte e incisivol’annuncio vocazionale, è indispensabile l’esempio diquanti hanno già detto il proprio “sì” a Dio e al pro-getto di vita che Egli ha su ciascuno. La testimonianza personale, fatta di scelte esistenzialie concrete, incoraggerà i giovani a prendere decisioniimpegnative, a loro volta, che investono il proprio fu-turo. Per aiutarli è necessaria quell’arte dell’incontro edel dialogo capace di illuminarli e accompagnarli, at-traverso soprattutto quell’esemplarità dell’esistenzavissuta come vocazione. Così ha fatto il Santo Curatod’Ars, il quale, sempre a contatto con i suoi parroc-chiani, “insegnava soprattutto con la testimonianza divita. Dal suo esempio, i fedeli imparavano a pregare”(lettera per l’indizione dell’Anno Sacerdotale, 16 giu-gno 2009). La Vergine Maria, Madre della Chiesa, custodisca ognipiù piccolo germe di vocazione nel cuore di coloro cheil Signore chiama a seguirlo più da vicino; faccia sì chediventi albero rigoglioso, carico di frutti per il benedella Chiesa e dell’intera umanità. Per questo prego,mentre imparto a tutti la Benedizione Apostolica.Benedictus PP XVIDal Vaticano, 13 novembre 2009

PAUSA DI RIFLESSIONE

PREGHIERARecitiamo, a conclusione, la preghiera proposta dall’Ufficio Vocazionaledella Cei, che invoca secondo le intenzioniespresse dal Papa:Spirito Santo, fuoco ardente di luce e calore,donaci la passione per una profonda intimità conil Signore,per rimanere nel suo amore.Come i discepoli di Gesù si sono scambiatil’annuncio gioioso e stupito dell’incontro con Lui, dona a ciascuno di noi la trasparenza del cuoreper raccontare con gratitudine e meraviglia,quello che di Lui abbiamo conosciuto, vissuto eamato.Rendi la nostra umile testimonianza,segnata dalla scelta della crocee accolta nella speranza della gioia pasquale,segno di fecondità e occasione preziosaperché i giovani possano riflettere sulla propriavocazionecon semplicità, fiducia e piena disponibilità.

Vergine Maria, Madre della Chiesa,custodisci con tenerezza ogni piccolo germogliodi vocazione;possa divenire albero rigoglioso, carico di fruttiper il bene della Chiesa e dell’intera umanità.Amen

CANTO FINALE:Salve Regina.

Traccia di Preghiera - IIIII - Traccia di Preghiera

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SPECIALE 60° 13natura sensibile, desiderosa di conformar-si nel modo più perfetto possibile al progettodi Dio per lei.Leggendo i suoi scritti di carattere spiritua-le, si rileva che fin da adolescente aveva com-preso che il sacerdote “tiene il luogo di Dio”,“è un altro Gesù”, il tramite tra gli uomini eDio, da qui derivava l’altissima considera-zione, la grande venerazione che provava peri sacerdoti, il desiderio di non andare con-tro la loro volontà che, particolarmente nel-le azioni propriamente religiose, riflettevaquella divina, e la determinazione ad ap-poggiare con tutte le sue forze l’operato deisacerdoti.In seguito, le esperienze della vita, le in-comprensioni e ostilità espresse da parte delclero locale nei suoi confronti dopo la sua de-cisione di fondare una comunità religiosa, lamaggiore sicurezza acquisita grazie alla rag-giunta maturazione spirituale, la reseroconsapevole dei limiti di alcuni ministri di Dioriguardo a questioni non specificatamente re-ligiose, della loro fragilità umana; questo laspinse a prodigarsi per la loro santità, per-ché alla grandezza sacramentale corri-spondesse un’adeguata condotta terrena.Così, quando fondò la sua originale comu-nità religiosa di maestre che avrebbe dovu-to adoperarsi per la difesa del cattolicesimonella scuola pubblica, non dimenticò il temaa lei caro della promozione sacerdotale e vol-le che nelle Costituzioni fossero inseriti duearticoli espressamente a favore del clero.“Se il campo a noi affidato dal Signore è lascuola, ogni attimo della vita nostra però, tut-ta consumata in Dio, può e deve essere of-ferto per la santificazione del sacerdozio cat-tolico. [art. 9] […] collaborare in vari modicon la preghiera insistente e anche con al-tri mezzi a sua disposizione a far sì che laChiesa disponga sempre dei sacerdoti di cuiha bisogno per compiere la propria missio-ne divina”. [art. 10]

LA GUIDA DI DON GAVAZZENIAbbiamo detto di come Maria Elisabetta Maz-za fin da fanciulla sentisse il bisogno di es-sere guidata nel suo cammino spirituale dafigure sacerdotali forti, che sapessero qua-le fosse la volontà del Signore su di lei e l’aiu-tassero a comprenderla. Il primo di tali gui-de fu don Bernardino Gavazzeni, prevosto diMornico, uno dei sacerdoti più intelligenti esensibili della bergamasca, che divenne il suodirettore spirituale dal 1904, risultando de-

terminante nel processo di maturazionedella giovane Bettina; infatti, l’avvicinò ad unaconcezione più moderna di cristianesimo, aiu-tandola a risolvere i suoi dubbi su quale fos-se l’effettiva volontà di Dio nei suoi confronti.Il sacerdote aveva immediatamente intuitola profonda natura religiosa e le potenziali-tà che si celavano in quella sua giovane par-rocchiana; la sincera passione da lei mani-festata nei confronti della gioventù durantele attività ricreative svolte nell’oratorio del-la parrocchia, lo spinsero ad indirizzarla ver-so la scuola, ambiente nel quale poteva di-spiegare il suo naturale fervore educativo, at-tuando la volontà divina. In quei primi decennidel Ventesimo secolo la società era campodi aspre battaglie tra laici e cattolici e Ma-ria Elisabetta Mazza, attraverso la scuola,avrebbe potuto inserirsi attivamente nellestrutture della società civile per difendere ediffondere il messaggio cristiano a vasti stra-ti della popolazione.L’idea che l’ambiente in cui esercitare ilproprio carisma non fosse il convento ma ilmondo si farà largo lentamente in Bettina,le ci vorranno anni prima di convincersi

della bontà della scelta attuata e frequentisaranno i momenti d’incertezza; ma gliinsegnamenti di don Bernardino, il suo pro-digarsi per instillare nella futura Serva diDio un’idea di religiosità esente da pigrizie,non limitata al solo ambito delle tradizionaliconfraternite e dei Terz’ordini, ma vivificatada un serio sforzo personale di crescita edi impegno nella società civile, la condus-sero inevitabilmente ad avvicinarsi agliideali di azione cattolica, sui quali poi fon-derà la sua esistenza.E fu proprio nel perseguire tali ideali, impe-gnandosi nel mondo dell’associativismomagistrale, che Maria Elisabetta Mazzavenne a contatto con diversi ministri di Diofacenti parte dei Preti del S. Cuore, che eb-bero una grande influenza su di lei. I Pretidel S. Cuore erano un sodalizio di sacerdo-ti secolari fondati dal vescovo Radini Tede-schi nel 1909, rifacendosi al modello del Col-legio Apostolico, particolarmente disponibi-li agli ordini del vescovo e preparati per gui-dare le associazioni laicali.Don Luigi Facchinetti, incaricato nel 1916 dalvescovo Marelli di riorganizzare il movimento

12 SPECIALE 60°

Lo spazio di un articolo non può basta-re a descrivere compiutamente la pro-fonda venerazione che Maria Elisabet-

ta Mazza provava verso i sacerdoti fin dal-la più tenera età, l’importante ruolo che di-versi di loro svolsero nella sua vita, il costanteimpegno che la fondatrice delle Piccole apo-stole della scuola cristiana profuse a favo-re della promozione vocazionale e sacerdo-tale. Ci limiteremo, perciò, ad accennare aimotivi fondamentali del suo rapporto con iministri di Dio e a delineare le figure sacer-dotali che più incisero nella formazioneumana e spirituale della Serva di Dio, spe-rando si possa riprendere presto tale argo-mento, così da approfondire ulteriormentela complessa personalità di Maria Elisabet-ta Mazza.

“TUTTI LI VORREMMO AIUTARE”“Il sacerdozio! Quanta stima è nel nostro cuo-re per i sacerdoti! Quanta venerazione perognuno di loro; quanta santa invidia per il loroangelico ministero presso le anime! Con-sacrare, assolvere, predicare, dirigere le ani-me per innalzarle sempre più verso il cielo,staccandole da questa bassa terra, unirlesempre più a Dio perché lo possano glori-ficare e magnificare e lodare e benedire…che missione, che ministero grande nellacasa del Padre! Oh, poterli aiutare i sacer-doti, pregare, sacrificarsi per loro è una gra-zia ben grande, è una vocazione sublime. […]Tutti li vorremmo aiutare dal più piccolo se-minarista al più alto prelato – clero nostroe clero indigeno – sacerdoti ferventi e… pur-troppo anche i deviati. Potessimo offrire lavita nei tormenti perché tutti siano fedeli al

loro mandato, tutti santi, seminatori di san-tità.” (3 gennaio 1943, Diario spirituale, pp.386-387).In queste riflessioni sul sacerdozio, scritte altermine di un ritiro spirituale protrattosi perdiversi giorni, la fondatrice delle Piccole apo-stole espone efficacemente la sua concezioneriguardo ai ministri di Dio, cui era giunta dopo

anni di continue frequentazioni con il clero,di collaborazione, di ricerca spirituale. Tut-ta la sua esistenza si era svolta sotto la gui-da di sacerdoti, bisognosa, soprattutto nel-la prima parte della sua vita quando anco-ra non aveva capito in quale modo operareper la gloria di Dio, di guida e di conforto persuperare i momenti bui provocati dalla sua

QUELLA “VOCAZIONE SUBLIME”

Così Maria Elisabetta Mazza definisce il compito carismatico dell’ Istituto delle Piccole Apostole:

pregare e sostenere i sacerdoti “perché tutti siano fedeli al loro mandato, tutti santi, seminatori di santità.”

di Barbara Curtarelli

Maria Elisabetta Mazza in pellegrinaggio a Lourdes.

La cappella originale in villa S. Maria Assunta.

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SPECIALE 60°14 SPECIALE 60° 15sensibilissima, inquieta, ansiosa di ade-guarsi perfettamente al progetto che Dioaveva per lei, ma non sempre certa di averlofatto in modo appropriato fondando la nuovacomunità religiosa di maestre; però la totalesottomissione alla volontà del direttore spi-rituale l’aiutò a superare i frequenti momentidi sconforto e incertezza dei primi anni divita della comunità, a placare i suoi dubbi.Quando, alla metà degli anni Trenta, laServa di Dio aveva oramai preso coscienzadella peculiarità del proprio carisma, avevadovuto fare i conti con una alterazione dicomportamento del Superiore sempre piùpalese, che si rifletteva nella diversa visionedella natura dell’opera da lui maturata: nonpiù una comunità di religiose sostanzial-mente nuove, non caratterizzate da unospecifico abito religioso, sciolte dalla vita co-mune, che non impartivano il modello edu-cativo cristiano in proprie scuole maandavano nelle scuole pubbliche senzal’abito religioso, libere così di agire senzacondizionamenti per avvicinare la massaeterogenea della gioventù; ma un ordine ri-gidamente conventuale e tradizionale. Perdi più, i timori, probabilmente ingigantiti dalsuo sistema nervoso debilitato, di difficoltàfinanziarie fecero considerare a don Sonzo-gni la possibilità di far assorbire in ordini si-milari la loro originale istituzione religiosa.Maria Elisabetta Mazza in seguito a tale com-portamento del direttore spirituale fu a lun-go lacerata dai dubbi su quale fosse effet-tivamente la volontà di Dio riguardo alla suaopera; vista la sopravvenuta difformità di giu-dizio con don Luigi, d’accordo con lui deci-se, verso la fine del 1936, di consultare unministro di Dio noto per la profondità spiri-tuale: don Giovanni Calabria, al quale chie-dere lumi sul futuro della comunità. Questila rassicurò e la invitò a salvaguardare l’im-postazione particolare data originariamenteall’opera, opponendosi fermamente ad ogniprogetto di assorbimento in altre congrega-zioni. Il carteggio con il beato Calabria, pertramite del segretario don Luigi Pedrollo siprolungò poi per circa undici anni, ricorren-do spesso la fondatrice a lui quando avevabisogno di consigli e di aiuto spirituale.Le parole del beato veronese resero deter-minata Maria Elisabetta Mazza a difenderestrenuamente la sua opera, decisa ad opporsi,per la prima volta, alla volontà di don Son-zogni se questi avesse insistito per snaturarla.Il dissidio a livello istituzionale si risolse ade-

guandosi il Superiore a cercare di sviluppa-re il carisma particolare delle Piccole apostole,ma, essendo venuto meno il rapporto di to-tale fiducia in don Luigi, la Serva di Dio ver-so la fine degli anni Trenta cercò di ricrearequel legame con altri sacerdoti. Don Calabriaera troppo lontano per instaurare un regolarerapporto di direzione spirituale, ma, verso lafine del 1937 le sembrò di trovare la perso-na adatta nel vescovo Bernareggi.Maria Elisabetta Mazza aveva avuto la fortunadi godere della familiarità dei tre presuli cheavevano guidato la diocesi bergamasca dal-l’inizio del Novecento: Radini Tedeschi, Ma-relli, Bernareggi. E se monsignor Marelli, pursostenendo privatamente il cammino da leiintrapreso con le sue compagne, non avevamai pubblicamente approvato il loro opera-to, il vescovo Bernareggi aveva da subito mo-strato di apprezzare la fondatrice, la quale inlui rivedeva la paterna figura di monsignor Ra-dini Tedeschi: come lui, monsignor Bernareggiera prodigo di consigli e sempre disposto adascoltarla.

LA COLLABORAZIONE CON I VESCOVIIl rapporto fatto di simpatia, stima e cordia-lità che si instaurò immediatamente tra diloro, che nasceva da una profonda affinitàspirituale e dalla analoga visione del com-pito che spettava alle persone di Chiesa nelloro agire nel mondo, le fece sembrare na-turale di rivolgerglisi nei momenti d’incer-tezza, di confidargli dubbi e timori, riceven-done sempre rassicurazioni e suggerimen-ti. Ma quando nel 1938 gli chiese esplici-

tamente di assumere la sua direzione spi-rituale, monsignor Bernareggi rifiutò a cau-sa dei molti impegni legati alla sua carica,pur rassicurandola che non le avrebbe maifatto mancare i suoi consigli.Maria Elisabetta Mazza dovette rassegnarsiall’idea di non riuscire a trovare una figurasacerdotale autorevole, capace di infonder-le quella sicurezza che don Sonzogni le ave-va assicurato in precedenza. Negli annisuccessivi si avvalse dei confessori dell’isti-tuto, don Carlo Spada, vicario del santuariodi nostra Signora del S. Cuore in Città Alta,e poi don Riccardo Belotti, rettore dellachiesa di S. Marco nella parrocchia di S. Ales-sandro della Croce in Pignolo, oltre che deiconsigli di don Calabria e del vescovo, ma ilsuo animo sempre teso ad ulteriori perfezionie, perciò, spesso angustiato da grandi tor-menti, continuò per lungo tempo a vagheg-giare una direzione spirituale forte, chel’aiutasse a placare i suoi tormenti.Solo la maturità spirituale raggiunta negli ul-timi anni le fece intuire che l’impossibilità ditrovare una guida spirituale che la confacesseforse era un segno dello Spirito per farle in-tendere che non c’era nessuno che potes-se comprendere meglio di lei la volontà di-vina nei suoi confronti, abbandonandosi allesollecitazioni di Dio, unico suo interlocutore,da cui era stata chiamata a realizzare la suaoriginale congregazione, le Piccole aposto-le della scuola cristiana.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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• Piccole Apostole della Scuola Cristiana (a curadi), Lettere tra Maria Elisabetta Mazza e donGiovanni Calabria, Gorle, Litostampa Istitu-to Grafico, 1991

• L. Crippa, Maria Elisabetta Mazza, Lettere aidirettori spirituali, Roma, Benedectina Editrice,1993

• P. Palazzini, Maria Elisabetta Mazza, Diario spi-rituale, Roma, Benedectina Editrice, 1994

• B. Curtarelli, La scuola nel cuore. Maria Eli-sabetta Mazza e l’associazione “Nicolò Tom-maseo”, Bergamo, Edizioni Progetto, 2000

• B. Curtarelli, Papa Giovanni e Bettina, “Unanuova Via”, dicembre 2000, pp. 3-5

cattolico diocesano in seguito alla riforma del-l’Azione cattolica, rappresentò per la giova-ne militante cattolica Bettina un modello daseguire per intelligenza, efficienza e anchela grande umanità, celata sotto un’apparenzaburbera: la comunanza di ideali e di vedu-te per far rinascere l’associazione magistralecattolica, sorta tra lei e il sacerdote, li legòper diversi anni in un proficuo rapporto uma-no e professionale. Tale legame fu trauma-ticamente spezzato da don Luigi in seguitoalla decisione di Maria Elisabetta Mazza diriunirsi in una nuova comunità religiosa conle sorelle di don Luigi, Camilla e Clelia. Il sa-cerdote non aveva compreso la serietà delloro progetto e per farle desistere decise diservirsi degli appoggi e delle amicizie checontava nell’ambiente cattolico per isolarle,costringendole a ripensare alla loro decisione.Solo dopo tre anni, nel 1927, vista l’inutili-tà di questo atteggiamento ostile, don Lui-gi e la famiglia fecero cessare l’ostracismodecretato nei confronti delle tre maestre; inseguito il sacerdote riuscì a ricostruire la fa-miliarità originale con la Serva di Dio, espri-mendo rincrescimento per le sofferenze cuile aveva costrette.

LA STIMA PER DON RONCALLIMaria Elisabetta Mazza per l’attività svolta nel-l’associazione magistrale cattolica frequen-tava assiduamente la Casa del popolo,l’edificio che ospitava tutte le istituzioni cat-toliche, ed ebbe modo di familiarizzare coni vari sacerdoti che dirigevano tali organiz-zazioni. Particolare stima e simpatia prova-

va per don Angelo Roncalli, un altro sacer-dote della comunità dei Preti del S. Cuore,che aveva già avuto modo di conoscere du-rante gli anni passati come pensionante al“Pozzo Bianco”, mentre frequentava laScuola Normale (oggi Magistrale) “PaolinaSecco Suardo”, quando il giovane don Ron-calli era stato incaricato dal vescovo Radi-ni Tedeschi di recarsi a tenere conferenze for-mative nei convitti religiosi, per fornire unasalda cultura religiosa alle studentesse cat-toliche che poi avrebbero dovuto operare inuna società oramai fortemente laicizzata.La vera e propria familiarità sorse però tradi loro solo in seguito alla militanza dellagiovane Bettina nel movimento femminilecattolico, che dal 1910 era guidato proprioda don Angelo. La contiguità spaziale delleassociazioni cattoliche nella Casa del Po-polo permise a Maria Elisabetta Mazza diapprofondire la conoscenza con questo sa-cerdote, cordiale, tollerante, disponibile,così diverso dalla maggior parte del clerodi allora, chiuso, rigido, ancora legato aconcezioni antiquate di apostolato. E l’ac-cresciuta confidenza e intimità la spinseroa cercare il suo consiglio ed appoggio neldicembre 1916, in un difficile momentodella sua militanza cattolica quando si trovòcombattuta tra il fare rilevare decisamentegli evidenti errori di gestione che inficiavanola ripresa dell’associazione magistrale e lasua natura istintivamente rispettosa delledecisioni dei superiori. L’affettuosa solleci-tudine del giovane sacerdote e il suo prontointeressamento per cercare di risolvere i

problemi che l’angustiavano, furono deci-sivi per infondere nuove forze ed entusia-smo alla giovane dirigente cattolica Mazza. Affettuoso e confidente rimase per lunghi anniil loro rapporto. Le diverse vicende a cui an-darono incontro nel corso degli anni seguenti,se li allontanarono fisicamente, non inter-ruppero mai quel legame, fatto di stima, sim-patia e disponibilità, che si era instaurato traloro fin dall’inizio. Così, per esempio, quan-do nel 1931 furono pronte le prime Costitu-zioni delle Piccole apostole della scuola cri-stiana, Maria Elisabetta Mazza non esitò aspedirgliele in Bulgaria, dove Roncalli era aquei tempi delegato apostolico, fiduciosa nel-la sua immutata amicizia e nella sua capa-cità di giudizio. Il successivo peregrinare delfuturo pontefice tra una sede e l’altra pro-babilmente allentò un po’ il legame tra que-sti due personaggi bergamaschi, che ebbe-ro modo di rivedersi per l’ultima volta solo mol-ti anni dopo, in occasione dell’agonia di Ma-ria Elisabetta Mazza. Il 27 agosto 1950 mon-signor Roncalli, allora nunzio apostolico inFrancia, ma presente a Bergamo per pre-senziare al congresso diocesano annuale del-le Opere missionarie, saputo della condizio-ne in cui versava la sua antica conoscente,si recò a visitarla per fornirle un’ultima vol-ta quel conforto di cui era stato sempre pro-digo con lei. Il sacerdote, anche lui della co-munità dei Preti del S. Cuore, che più con-tò nell’esistenza di Maria Elisabetta Mazzafu don Luigi Sonzogni, suo direttore spiritualedal 1913. Il rapporto con lui subirà dei mu-tamenti nel corso degli anni. All’inizio idilliaco,caratterizzato da una dipendenza di totale fi-ducia e confidenza con lui, da una comunioned’intenti che li condurrà ad elaborare e de-finire insieme il carattere della loro nuova fa-miglia religiosa, si spezzerà anni dopo, su-bentrando un certo distacco che li porteràpericolosamente vicino alla rottura, poi evi-tata riconfermando don Sonzogni comeSuperiore dell’istituto. Probabile motivo delloro allontanamento fu il repentino muta-mento di carattere del sacerdote, angustia-to dalla malattia mentale delle sorelle che vi-vevano con lui, l’inizio del manifestarsi deiproblemi psichici che lo afflissero in segui-to e l’evoluzione spirituale della fondatrice.

IL CARTEGGIO CON DON CALABRIANei primi anni del loro rapporto don Sonzo-gni era stato fondamentale per placare imille dubbi che tormentavano questa anima

Mornico: chiesa dell’Addolorata.

Martinengo: la chiesa parrocchiale.

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Continuano gli appuntamenti dedicati allacelebrazione dei 60 anni dalla mortedi Maria Elisabetta Mazza. Sabato 10

Aprile ci siamo trovati in via Nullo per una le-zione dal titolo “Il carisma di Maria ElisabettaMazza e l’attualità delle sue sfide a 60 annidalla morte”, condotta dal professor Dal Co-volo, insigne studioso, per la prima volta in-trodottosi nella vita di questa educatrice e re-ligiosa bergamasca. Il professor Dal Covo-lo ha sin da subito proposto due principalichiavi di lettura per poter inquadrare la figuradi Maria Elisabetta Mazza: il Rinascimentoe il Risorgimento. Il Rinascimento inteso comeanimazione interna delle anime, nuova ge-nerazione alla fede cominciata in Italia benprima della Riforma protestante; tra i migliorifrutti di quest’epoca figure di fede come san-t’Orsola, alla quale si ispirano le Orsoline diSomasca, Sant’Angela Merici, che rappre-senterà un forte punto di riferimento nella for-mazione spirituale di Maria Elisabetta, e an-cora movimenti che poggiano sulla saggezzadei Santi o congregazioni come quella del-la Caterina Cittadini. Il Risorgimento intesonon solo come periodo storico di riferimen-to (la Mazza nasce nel 1886), ma pure comecatalizzatore di momenti forti della nostrafede. Nondimeno in questa fase sorgono di-versi movimenti religiosi che Maria ElisabettaMazza intuisce dovevano essere valutati e tal-volta anche criticati.

PAGINE DI DIARIO Forte di queste due tradizioni Maria Elisabettacresce e definisce sempre più le sue aspi-razioni, la sua identità. Le sarà accanto unsanto sacerdote – don Bernardino Gavazzeni,uomo di scienze, formatosi nella laica uni-

versità di Pavia – che aveva conosciuto aMornico dove si era trasferita dopo la mor-te della mamma a soli 8 anni. Don Gavaz-zeni la induce a desistere dal suo iniziale pro-getto di entrare nella congregazione delle Or-soline di Gandino, e a perseverare nella ri-cerca della Sua volontà.Maria Elisabetta intanto scrive, scrive eriempie le pagine del suo diario raccontan-do di sé, delle sue lotte, del suo anelito allasantità, del bisogno di trovare la sua voca-zione. Nel 1904 don Bernardino Gavazzenila consacra terziaria francescana. È il primopasso verso quella vocazione che sbocce-rà per tutto il resto della sua vita. In questaoccasione prenderà il nome di Maria Croci-fissa (nome di ispirazione francescana). Losplendore della Croce e tutta la sua pesan-tezza saranno la dicotomia su cui scorreràla vita di questa Santa bergamasca. L’amo-re per Cristo non verrà mai meno, anzi la in-cendierà sempre più, ma al contempo la sof-ferenza della Croce non tarderà ad incombere.Le vicissitudini che dovrà affrontare con par-te del clero bergamasco testimonieranno lasua caparbietà, il suo coraggio ed anche l’ob-

bedienza completa e totale al progetto di Dio.Non è certo senza fatica che questo percor-so viene compiuto, lo raccontano bene le pa-gine del suo diario, pagine di vita vera, vis-suta fino in fondo. Una vita tesa nell’ascoltodella “voce di Dio”. Questa tensione verso Dionon verrà mai meno fino alla morte. Sarà fon-damentale nel suo percorso il continuo e ca-pillare discernimento ed anche l’accompa-gnamento che prima don Bernardino Ga-vazzeni, poi don Luigi Sonzogni (dei preti delSacro Cuore) le assicureranno.

ITALIA UNITA E DISGREGATASoprattutto negli anni della prima formazionesarà Don Gavazzeni a cogliere il carisma diMaria Elisabetta e le sue potenzialità di don-na di fede, ma anche di educatrice. E pro-prio questa vocazione alla scuola, questaspinta propulsiva verso la pia opera di edu-care si innesta profondamente in quello cheè il “Risorgimento” altrimenti inteso.L’Italia in cui cresce Maria Elisabetta èun’Italia unita eppure disgregata: la famigliasi deve aggiornare, la scuola è massonicae svuotata di valori. In questa scuola MariaElisabetta cercherà di portare spirito di ca-rità e di verità : “Risorgimento”. È in parte l’Ita-lia del “Non expedit”, un Paese a cui vieneintimato di non partecipare alla vita politica,ma bensì di impegnarsi in movimenti par-rocchiali e locali… In quegli anni a Bergamo Nicolò Rezzara (checonosce Maria Elisabetta Mazza) avevafondato l’Opera dei Congressi – che tra lediverse attività contemplava anche un uffi-cio elettorale – e tramite questo riesce a fareleggere il primo deputato cattolico: Came-roni, del collegio Treviglio-Verdello.

Anche il bresciano Tovini si batte per garantireuna dignitosa condizione sociale attraversovarie opere di assistenza e solidarietà comela Banca San Paolo e le casse rurali. Lo stes-so Tovini intuisce l’importanza di buone scuo-le, buoni valori, buone ispirazioni per que-sta Italia in fondazione. Non solo, Maria Eli-sabetta nel riabilitare la figura del maestro,riabilita anche quella dello scolaro, dietro cuivede un angelo. Ed ecco allora scorrere dal-le parole del maestro quel messaggio di vita,di Risorgimento, di Rinascimento per cui Ma-ria Elisabetta consumerà la vita.Non è sola Bettina in questa piccola gran-de avventura, scelgono la via della croce an-che le sorelle Clelia e Camilla Facchinetti. Ma-ria Elisabetta Mazza sceglie infatti per le Pic-cole Apostole della Scuola Cristiana di vivere

in comunità, cemento spirituale è la Pente-coste, perché essa forma in ciascuna una“cella interiore” che la comunità si impegnaa custodire. L’avvio di questa piccola co-munità sarà accompagnato da incompren-sioni, silenzi e lacrime. Non tarderà però iltempo della riconciliazione e del perdono.

LA FIGURA DEL MAESTROLa nuova via tracciata da Maria Elisabettascaverà un solco profondo nella diocesibergamasca. Già gli anni come segretariadella Nicolò Tommaseo l’avevano vistadeterminata nel sostenere i diritti degliinsegnanti. In virtù di questi diritti, per unavita dignitosa dell’insegnante, la Mazzaaderisce allo sciopero, in quegli anni vietatodalla dottrina della Chiesa o ammessocome estrema ratio. Maria Elisabetta elabora e delinea la sua“pedagogia” anzitutto partendo dalla figuradel maestro: colto, ma anche ben vestito,curato, allegro, maestro di vita e poi inse-gnante di scuola. Maria Elisabetta nonsmette mai di cercare il bello, nella scuola,negli alunni, nella fede. Per tutta la vita arricchisce il suo castello in-teriore, si lascia lievitare. La sua vita si agi-

ta tra le due encicliche “Divinum illud mu-nus” e “Mistici corporis Christi” e infatti Bet-tina non smetterà mai di cercare la veritàvera, quella intima e profonda che diventacostitutiva del cristiano autentico. In questaaffannosa e intensa ricerca legge molto: S.Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, San-ta Teresa di Lisieux, scopre il segreto dellepiccole cose e Cristo diverrà per lei lo spo-so amato. Le sue intuizioni e la sua azionein favore della scuola trovarono conferma eulteriore stimolo nell’enciclica “Divini Illius Ma-gistri” del 1925. L’invito finale enunciato con foga e ardore dalprofessor Dal Covolo ci propone di essere fe-deli testimoni della serva di Dio Maria Eli-sabetta Mazza, della sua scelta di vita e difede. Fino in fondo.

NELLA STORIA CON BETTINA La lezione del professor Giovanni Dal Covolo

su “Il carisma di Maria Elisabetta Mazza e l’attualità delle sue sfide a 60 anni dalla morte”.

di Mariangela Vaccari

Nelle immagini di queste pagine: l’incontro con il prof. Dal Covolo.

UN CARISMA PROFETICODifficile dire i sentimenti e le impressioni su-scitati dalla conversazione del prof. GiovanniDal Covolo in Casa Mazza, sabato 10 aprile,su “Il carisma di Maria Elisabetta Mazza e l’at-tualità delle sue sfide a 60 anni dalla morte”.Il professore ha spaziato dal Rinascimento ainostri giorni, illuminando le intuizioni el’azione della Serva di Dio in modo sorpren-dente e insuperabile. Ne conosceva la storiacome se fosse stato contemporaneo e strettofamiliare.

Ci ha fatto sentire il suo spirito con la profon-dità di un insegnante di teologia spirituale.Tutti i presenti ne erano profondamente avvintie commossi. Ci si è augurati di poterlo risen-tire per riprendere alcuni punti affermati edaltri rimasti inevasi per limiti di tempo. Al prof.Dal Covolo il grazie più sentito di tutti gli Amicidi Maria Elisabetta Mazza e delle Piccole Apo-stole, che godono di ogni luce, che giunge afar approfondire il carisma profetico della loroFondatrice.

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ESPERIENZE 19SPECIALE 60°18

I “PICCOLI” A… GRANDI PASSIScuola dell’Infanzia di Madone:

attività a non finire in un anno scolastico che ha visto il progetto educativo snodarsi in vari momenti ed ambiti.

A cura del Gruppo Insegnanti

Siamo in vacanza per riposarci, diver-tirci e ricaricarci per settembre. Nel-l’anno scolastico lasciato alle spalle ab-

biamo lavorato molto e il nostro progetto an-nuale si è snodato in vari momenti: parten-do dalla storia personale di ogni bambino, sia-mo passati alla conoscenza della propria fa-miglia, sino a scoprire le varie diversità conle famiglie dei compagni.I bambini hanno materialmente realizzato unalbum personale, allestendolo con fotogra-fie, immagini e disegni, che ripercorrono leprime tappe evolutive della loro prima infanziasino al loro ingresso nella scuola materna.Anche la festa di fine anno ha voluto dimo-strare a tutti i genitori quanto i loro bimbi han-no lavorato, giocato e sperimentato duran-te l’anno scolastico.Nella prima infanzia il corpo è un elementodi fondamentale importanza: è un corpo chesente, conosce, si relaziona e sperimenta ilmondo. Noi insegnanti, insieme alla psico-motricista Diana, abbiamo pensato di far im-medesimare i bambini attraverso atteggia-menti ludici e simbolici; questo per favorirelo sviluppo dell’emozione verso il piacere cheil bambino prova nell’agire da solo, con gli og-getti e con gli altri. Ognuno ha avuto la pos-sibilità di scoprire, creare e comunicare ac-quisendo autonomie e identità solide.Durante i giochi, i bambini si sono divertitimolto, grazie alla tecnica creativa che tuttigli anni la nostra Diana non manca di dimo-strare! Quest’anno il nostro giardino si è ar-ricchito di nuove strutture ludiche. Che dire?!Solo un grazie di cuore e profonda ricono-scenza all’ing. Alessandro Riva e famigliari,per il gesto compiuto. Ora il nostro cortile èil ricordo concreto della generosità e dellasensibilità dei nostri carissimi “ex-farmaci-sti” fratelli dott. Annamaria e Antonio Scha-cheri. Grazie infinite anche ai volontari chegratuitamente hanno offerto il loro tempo li-bero e la loro competenza pratica per la

messa in posa dei giochi e deltappeto erboso sintetico. Il 18 maggio abbiamo voluto tra-scorrere un’intera mattinata al-l’aperto. Siamo andati in visita al-l’Agriturismo “El Frutero” di Villad’Adda. L’azienda è situata in unazona collinare coltivata a frutta everdura biologica. I bambini han-no apprezzato molto la visitaguidata, dimostrando tutta la lorocuriosità e il loro entusiasmo nelvedere dal vivo maiali, mucche,asini, cavalli, pecore, anatre… Inostri piccoli hanno anche avu-to l’opportunità di decorare conle loro mani dei ferri di cavallo por-tafortuna, che con orgoglio han-no portato a casa da mostrare aigenitori per condividere con loroquanto vissuto.Nel mese di maggio non potevamancare la festa della mamma!Grazie alla disponibilità di DonEmilio abbiamo celebrato la S.Messa nel nostro salone; i bam-bini hanno animato la celebra-zione con preghiere e canti. Ungruppo di mamme ha dato il pro-prio contributo animando il ka-raoke di canti dedicati alla mam-ma: grazie mamme! Se possia-mo concludere, vorremmo farlonon da insegnanti, ma da perso-ne credenti, tese ad insegnare ivalori della lealtà, della convivenzae della condivisione nel rispettodelle diverse religioni. Siamoconsapevoli del fatto che tutto ciònon è utopia, se voi genitori con-tinuate ad aiutarci, a sostenerci,a vedere nel traguardo finale unmondo di pace e di amore per inostri bambini.

È in via di allestimento il Museo dedicato aMaria Elisabetta Mazza ed alla sua Opera.Sarà situato nella Casa di Via Nullo, 48,dove è ubicata la cripta, che conserva la Suasalma. Dopo una gestazione un po’ trava-gliata, ora il lavoro procede, sotto ladirezione del dott. Silvio Tomasini, vice Diret-tore dei Musei diocesani, coadiuvato da unacommissione interna dell’Istituto e daun’esperta Architetto. Non sappiamo ancoraquando potrà essere inaugurato; ma saràdavvero una grande soddisfazione per tutti. Naturalmente, non vuol essere una esibi-zione o un’espressione di sfarzo. Ma un

invito ai membri dell’Istituto e ai futuri visi-tatori, ad immergersi nello spirito di MariaElisabetta Mazza, per trarne stimolo a unpiù generoso cammino nella sequela di Cri-sto, ognuno secondo il proprio compito. ISanti non hanno altro scopo nella Chiesa enel mondo, che di mostrare agli uomini, lorofratelli, che la fedeltà a Cristo è possibile, eche è la migliore via per la realizzazione per-sonale e per essere utili al prossimo.Sono diversissimi tra loro e anche questodice che c’è posto per tutti nella Vigna delSignore. Auguri quindi a chi sta lavorando,e a chi ne trarrà poi beneficio in seguito.

IN CANTIERE IL MUSEO PER BETTINA

I “PILASTRI” DI MARIA ELISABETTAIncontro di mons. Achille Belotti sulla spiritualità della Fondatrice delle Piccole Apostole.

Sabato 27 febbraio u.s. ritrovo in Casa Maria Elisabetta Mazza, per unmomento di riflessione e di preghiera. L’Assistente spirituale dell’As-sociazione “Amici”, monsignor Achille Belotti, ha guidato una medita-zione su i principali “fondamenti” che hanno sorretto la spiritualità diMaria Elisabetta Mazza. Seguendo i suoi scritti, Egli ha evidenziato eillustrato i tre voti da lei emessi, di verginità, di uniformità alla volontàdi Dio e di obbedienza al direttore spirituale.Questi “pilastri” hanno sostenuto la sua vita di ogni giorno, vita estre-mamente impegnata in ambiti ecclesiali e sociali, in un’anima misticafino a desiderare di dedicarsi a Lui solo, e insieme eccezionalmenteconcreta, da voler raggiungere tutti i fratelli nei loro bisogni. Monsi-gnore ha quindi sottolineato l’impegno di tutta la vita di Bettina, adoffrire preghiere e sacrifici quotidiani, per la santificazione dei sacer-doti e la fecondità del loro apostolato. L’imitazione può essere difficile,ma poiché ognuno, secondo il Concilio Vaticano II, deve tendere a “unamisura alta della vita cristiana”, ciascuno può impegnarsi ogni giornoad accogliere sempre meglio la volontà di Dio, sicuro che quella è lamigliore sua realizzazione anche come uomo. Dopo una pausa di riflessione, è seguita la Santa Messa, che con ilVangelo della Trasfigurazione di Gesù, invitava ulteriormente a tenerefisso lo sguardo su di Lui, per riconoscerne sempre più il volto, nellapreghiera, nei fratelli e nell’ascolto della Sua Parola.

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