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L’editoriale di Loredana Surdo L’idea è stata quella di realizzare un giornalino per dare voce agli stu- denti. Un laboratorio di scrittura creativa e uno di scrittura giornali- stica hanno consentito loro di “raccontare per raccontarsi” e di raccogliere ed elaborare informa- zioni, come veri giornalisti, per tra- sferirle in modo efficace ed attraen- te a tutti i lettori. Facendo leva sulle potenzialità inventive dei ragazzi e proponendo input per l'ideazione di storie, è stata stimolata la loro fan- tasia e la loro curiosità, avvicinan- doli al piacere della scrittura, dando “voce” a tutt’un mondo di valori e di problemi tipici dell'età adole- scenziale. II giornalino, infatti, con- tiene una serie di rubriche: musica, cinema, moda, attività scolastiche etc. che hanno permesso agli stu- denti di avvicinarsi alle problemati- che contemporanee e alle realtà della società attuale. La realizzazio- ne di disegni, la ricerca di immagini, foto, testi e l’impaginazione del giornale hanno anche permesso loro di potenziare le competenze informatiche attraverso l’utilizzo di Internet, Power Point, Photoshop e Publisher. Il modello metodologico di riferimento è stata la "comunità di ricerca", un gruppo di insegnamento/apprendimento in cui la valorizza- zione dell’efficacia comunicativa dei giovani verso docenti e compagni si è basata sulla condivisione di esperienze e linguaggi e ha consentito la rea- lizzazione di un percorso formativo comune. Ogni alunno è stato protago- nista ed ha contribuito alla buona realizzazione del progetto seguendo il proprio stile di apprendimento. EDIZIONE n. 2/2017 PAG 4 Intervista al D.S. PAG 10 Tendenze giovanili 2K17 PAG 18 Anime e Manga LO SPIRAGLIO ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “Isabella Morra” - Matera Servizi Socio Sanitari - Servizi Commerciali - Produzioni Industriali e Artigianali - Chimica, Materiali e Biotecnologie articolazio- ne Biotecnologie Ambientali - Produzioni Tessili Sartoriali - Manutenzione e Assistenza Tecnica Apparati Impianti Servizi Tecni- ci Industriali e Civili - Manutenzione dei Mezzi di Trasporto

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L’editoriale

di Loredana Surdo

L’idea è stata quella di realizzare un

giornalino per dare voce agli stu-

denti. Un laboratorio di scrittura

creativa e uno di scrittura giornali-

stica hanno consentito loro di

“raccontare per raccontarsi” e di

raccogliere ed elaborare informa-

zioni, come veri giornalisti, per tra-

sferirle in modo efficace ed attraen-

te a tutti i lettori. Facendo leva sulle

potenzialità inventive dei ragazzi e

proponendo input per l'ideazione di

storie, è stata stimolata la loro fan-

tasia e la loro curiosità, avvicinan-

doli al piacere della scrittura, dando

“voce” a tutt’un mondo di valori e

di problemi tipici dell'età adole-

scenziale. II giornalino, infatti, con-

tiene una serie di rubriche: musica,

cinema, moda, attività scolastiche

etc. che hanno permesso agli stu-

denti di avvicinarsi alle problemati-

che contemporanee e alle realtà

della società attuale. La realizzazio-

ne di disegni, la ricerca di immagini,

foto, testi e l’impaginazione del

giornale hanno anche permesso

loro di potenziare le competenze

informatiche attraverso l’utilizzo di

Internet, Power Point, Photoshop e

Publisher. Il modello metodologico

di riferimento è stata la "comunità

di ricerca", un gruppo di insegnamento/apprendimento in cui la valorizza-

zione dell’efficacia comunicativa dei giovani verso docenti e compagni si è

basata sulla condivisione di esperienze e linguaggi e ha consentito la rea-

lizzazione di un percorso formativo comune. Ogni alunno è stato protago-

nista ed ha contribuito alla buona realizzazione del progetto seguendo il

proprio stile di apprendimento.

EDIZIONE n. 2/2017

PAG 4 Intervista al D.S.

PAG 10 Tendenze giovanili 2K17

PAG 18 Anime e Manga

LO SPIRAGLIO

ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE

“Isabella Morra” - Matera

Servizi Socio Sanitari - Servizi Commerciali - Produzioni Industriali e Artigianali - Chimica, Materiali e Biotecnologie articolazio-

ne Biotecnologie Ambientali - Produzioni Tessili Sartoriali - Manutenzione e Assistenza Tecnica Apparati Impianti Servizi Tecni-

ci Industriali e Civili - Manutenzione dei Mezzi di Trasporto

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Carta di identità

C.I.C. 2

Giornate di formazione AVIS 3

Intervista al D. S. 4

L’autismo è un modo di essere 5

In Ricordo... 6

Alternanza Scuola Lavoro

PMIday: visita all’azienda Calia 7

“Aprire la mente al futuro” 8

Animazione sociale, ludica e ... 9

La mia esperienza di ASL 9

Ambiente

Riciclaggio dei rifiuti urbani 10

L’Adidas promuove il riciclo 10

I veleni dell’ILVA 11

Moda

Tendenze giovanili 2K2017 12

Tatuaggi 13

Laboratorio di scrittura

La notte dei desideri 14

Nella mia esperienza... 15

Flashforword

Le meraviglie della mente 16

Vorrei vorrei!!! 16

Non sempre servono le parole 17

Il mio più grande sogno 17

Cosa voglio fare da grande... 17

Alla ricerca del tempo per-

duto

I figli che curano i genitori 18

I remember 19

La prima vera stagione 19

E’ … tempo di autonomia 19

Spettacolo

Anime e Manga 20

Benji e Fede 21

Molto forte incredibilmente ... 21

La redazione 22

2 LO SPIRAGLIO Si è trattato di una

proposta culturale forte e innovativa capace di agire su interessi e motivazioni, di puntare alla valorizzazione delle competenze individuali e di gruppo, di promuovere life skills, elementi di successo per lo sviluppo sociale ed emotivo dei soggetti in età evolutiva, di rendere gli studenti consapevoli dei

propri limiti e delle proprie capacità, di far acquisire loro maggiore autostima rafforzandone la personalità. “La Libertà non è stare sopra un albero, la libertà non è il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione…” - Giorgio Gaber -

IN QUESTO NUMERO

Carta di identità

CENTRO D’INFORMAZIONE E CONSULENZA

Ci siamo! Anche quest’anno nel nostro Istituto è attivo lo “Sportello di Ascolto” con il

supporto di figure professionali, avente la finalità di incrementare il benessere psicofisi-co degli allievi e degli operatori scolastici, salvaguardare la loro salute psico-fisica, pre-venire il disagio adolescenziale spesso causa di abbandono scolastico.

Di cosa si tratta? Di uno spazio di ascolto, informazione e consulenza psicologica,

all’interno dell’Istituto che agisce nel completo rispetto della privacy e della correttezza professionale.

Cosa si fa? Si chiariscono dubbi, si affrontano difficoltà, si ricevono consigli, sostegno

e conforto emotivo in relazione a problematiche personali, relazionali e/o familiari. Il C.I.C. promuove anche una serie di iniziative, in e outdoor, volte alla promozione del benessere della “persona”.

A chi è rivolto? A tutte le componenti scolastiche (alunni, docenti, personale ATA e

genitori).

Da chi sono offerte le prestazioni di informazione e consulenza? dott.ssa Stefania Albano – psicologa –

dott.ssa Daniela Maragno – psicologa –

dott.ssa Laura Negro – psicologa –

dott.ssa Maria Rosaria Paterino – psicologa –

dott.ssa Giuseppina Cotrino – nutrizionista –

prof.ssa Vincenza Baione

prof.ssa Mariangela Lisanti

prof.ssa Loredana Surdo

prof.ssa Vincenza Baione

prof.ssa Lucia Lebano

Sede IPSS

Sede IPSIA

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LO SPIRAGLIO 3

GIORNATE DI FORMAZIONE CON L’AVIS COMUNALE DI MATERA

Due le giornate di formazione per gli alunni delle classi quinte dell’I.I.S. “I. Morra” di Matera. Nei giorni 23 e 25 novembre 2017, il presiden-te, Elisabetta Venezia, e la referente del settore scuola,

Maria Venezia, della sezione AVIS di Matera, hanno incon-trato gli studenti per educarli e sensibilizzarli alla cultura del dono, della solidarietà e alla cittadinanza attiva. Esse-re donatori, infatti, vuol dire contribuire al buon funziona-mento del servizio sanitario poiché viene fornita la mate-ria prima, cioè il sangue, a tutti i reparti ospedalieri, garantendo loro un regolare svolgimento del lavoro. Il sangue, infatti, serve per le trasfusioni in caso di inter-venti programmati, urgenze, emergenze. Attraverso il suo continuo gesto della donazio-ne, il donatore entra di dirit-to a far parte del servizio sanitario poiché, dando la

possibilità al centro trasfusio-nale di avere sempre a dispo-sizione del sangue, evita la sua carenza e quindi la neces-sità di ritirarlo da altre regio-ni, con un consistente conte-nimento della spesa pubblica. La Basilicata, per quanto pic-co la , ha ragg iunto l’autosufficienza ematica da anni anche se per una serie di motivi è necessario che i gio-vani ereditino e mantengano questa autosufficienza. Allo stato attuale, purtroppo, il sangue non è riproducibile in laboratorio. L’unica fonte di approvvigionamento di que-

sto “farmaco” salvavita è l’uomo. Si può donare dai 18 ai 65 anni e solo se si condu-ce uno stile di vita corretto. Chi decide di donare deve sottoporsi ad una visita medi-ca preventiva che deve moni-torare, attraverso determina-ti valori, emoglobina, pressio-ne, peso (non inferiore ai 50 Kg.) lo stato di salute del sog-getto. Prima di donare si de-ve compilare un documento medico-legale che viene con-servato per circa trent’anni e che consente l’anamnesi del donatore. Al questionario vanno date risposte sincere che devono consentire un’effettiva valutazione dello stato di salute del donatore. Attraverso questo documen-

to, tutelato dalla privacy, si bada, infatti, sia alla salute di chi deve ricevere che di chi deve donare. La donazione è anonima, volontaria, gratuita e periodica per garantire sempre al centro trasfusiona-le una presenza costante di sacche di sangue, necessarie per far fronte alle necessità di trasfusioni dei talassemici che, senza di queste, non potrebbero sopravvivere. Al momento, all’ospedale di Matera confluiscono 120 malati di talassemia. Oggi, rispetto a ieri, grazie alle con-tinue trasfusioni, i talassemici

hanno una maggior aspettati-va e una migliore qualità di vita. Il bisogno di sangue e dei suoi componenti è in co-stante aumento a causa dell’invecchiamento della p o p o l a z i o n e , dell’innovazione e della sem-pre maggiore qualità delle cure. La dona-zione di san-gue intero è la forma di do-nazione più frequente ma è possibile anche una donazione in aferesi, cioè la donazione di uno o più

componenti del sangue (plasma, piastrine) per mezzo di una separazione delle cel-lule. Gli altri componenti ven-gono restituiti al donatore. La quantità di sangue che me-diamente viene prelevata ad ogni donazione è pari a 450cc. La solidarietà è un sentimento di fratellanza, di aiuto materiale e morale tra le persone di una collettività. Può essere espressa con tanti gesti, piccoli o grandi. Donare il proprio sangue è un'espe-rienza di vera solidarietà, di notevole valore civi-co ed etico, un gesto di gran-

de generosità che permette di salvare tante vite.

Daniela Carlucci 5a A Produz. Tessili Sartoriali

Nessuno è tanto povero da non poter donare il sangue e nessuno può dirsi troppo ricco da non averne bisogno

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INTERVISTA AL

DIRIGENTE

SCOLASTICO

PROFESSOR

ANTONIO EPIFANIA

Cosa ha provato quando

le hanno comunicato che il

suo ruolo sarebbe cambiato

da docente a Dirigente Sco-

lastico?

Orgoglio! Si, orgoglio, perché l’ho fortemente vo-luto e desiderato. Da tantis-simo tempo. Sono stato vi-cario per molti anni al l’I.I.S. “G.B. Pentasuglia”, ed è suc-cessa una cosa più unica che rara. In genere, quando l’Ufficio Scolastico Regionale conferisce l’incarico, dopo aver vinto il concorso, è prassi che faccia cambiare scuola. Invece, cosa inspie-gabile e più unica che rara, mi hanno lasciato nella stes-sa scuola e, dall’oggi al do-mani, mi sono ritrovato ad essere il Dirigente Scolastico dell’Istituto in cui insegnavo e a lavorare con persone che prima erano i miei colleghi. Poteva andare bene o pote-va andar male, chissà! Fortu-natamente è andata bene, perché, tutto sommato, il rapporto di rispetto recipro-co con i miei ex colleghi si è mantenuto nel tempo. E’ più facile dire di “si” che dire di “no”, ma purtroppo non può essere sempre tutto così.

Perché ha deciso di di-ventare Preside?

Perché volevo pensare con la mia testa. Nel mo-mento in cui si è vicepresi-de, può succedere che, pur facendo notare al Dirigente che alcune cose sono diffe-renti da come lui le vede, dopo varie insistenze, il Pre-

side dica: “Caro vicepreside, le cose sono come dico io e non si discute!”. Quando si è vicepreside, dunque, non si può dare un imprinting alla scuola. Ad un certo punto, si è quasi una mera figura ese-cutiva, si hanno delle dispo-sizioni e le si devono mette-re in atto. Si deve eseguire anche se sono decisioni che non si condividono. Il vice-preside, inoltre, non è re-sponsabile di nulla. Nel mo-mento in cui si diventa Diri-gente, invece, si diventa responsabile di tutto ciò che riguarda l’organizzazione scolastica e si può pensare con la propria testa. Il Presi-de deve dare il proprio

imprinting alla scuola che dirige. Una delle cosa più belle dell’essere Dirigente è proprio quella di poter agire secondo la propria visione.

Quali sono stati i motivi

per cui ha accettato la reg-genza in questa scuola?

Il meccanismo di reggen-

za funziona così: anche noi abbiamo dei superiori, c’è una gerarchia. Nel momento in cui il tuo capo ti chiede se vuoi svolgere un determina-to incarico, anche se è molto complesso, vuol dire che ti

stima e crede nelle tue capa-cità dirigenziali. Questo vuol dire che c’è grande conside-razione e ti senti gratificato.

È proprio questo il motivo per cui ho accettato l’incarico. È un lavoro estre-mamente faticoso poiché tutto è raddoppiato: nume-ro di alunni, docenti e geni-tori, personale di segreteria, consigli di classe…

E’ un lavoro molto impe-gnativo che riguarda le due scuole più grandi di Matera.

Crede che il comporta-

mento degli alunni che fre-quentano questo Istituto è difforme da quello degli studenti che frequentano il

“Pentasuglia”? No, non è differente, i

ragazzi sono uguali in qualsi-asi scuola. Semplicemente sono diverse le regole poste in essere nel tempo e, di conseguenza, anche i com-portamenti. Siete assoluta-mente indistinguibili e non potrebbe essere diversa-mente. Le origini e le fami-glie di provenienza sono simili. Sono diverse le rego-le, e le regole non si posso-no imporre dalla mattina alla sera, ci vuole tempo affinché vengano acquisite e

metabolizzate. La scuola è un’organizzazione e, come tale, ha delle regole che de-vono essere rispettate. Pro-p r i o p e r c h é un’organizzazione è un in-sieme di parti, se non è chia-ro come queste parti devo-no interagire, si va alla deri-va. E’ necessario che ciascu-no faccia il proprio dovere, che ci siano delle regole, non restrittive, ma necessa-rie per garantire il buon fun-z i o n a m e n t o dell’organizzazione, per uniformare i comportamen-ti, per garantire il decoro degli ambienti in cui si svol-gono le attività. Pensate, ad esempio, alle regole di divie-

to del fumo.

Quanto ritiene utili i viaggi di istruzione? Perché è un po' restio ad autoriz-zarli?

Sono restio perché esi-

ste tutta una serie di re-sponsabilità, che vanno attribuite al Dirigente, che rendono la cosa pratica-mente non fattibile. Tante di queste responsabilità sono imputate anche all’accompagnatore. Per esempio, qualche tempo fa un professore, prima

4 LO SPIRAGLIO

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di partire, doveva controllare la profondità del battistrada delle gomme dell’autobus. Ogni volta che si andava in albergo, doveva controllare l’altezza dei para-petti perché, se malaugurata-mente qualche studente fos-se precipitato giù, veniva attribuita la responsabilità al docente che, secondo la nor-mativa, doveva controllare gli alunni 24 ore su 24.

Praticamente impossibile! Una volta il viaggio d’istruzione era un vero e proprio rito di iniziazione, perché le famiglie non vole-vano o non potevano muo-versi, né autorizzavano i pro-pri figli a farlo.

Il viaggio d’istruzione era la grande e unica chances degli studenti.

Oggi, invece, voi ragazzi siete “la generazione Raya-ner”. Con soli 25 euro arriva-te a Londra. Per voi funziona così.

Per noi è stato differente. Oggi, se una classe vuole

vedere l’automazione indu-striale per le tecnologie mec-caniche, elettroniche ed in-formatiche dei processi pro-duttivi, non ha bisogno di spostarsi fino a Barcellona. Può tranquillamente andare alla FIAT di Melfi che è super automatizzata o alla VIM di Matera. Se deve vedere un museo, non ha bisogno di andare in capo al mondo, può visitare quello di Policoro o Taranto o, ancora meglio, quello di Matera, dove molti di voi non ci sono mai stati. Noi veniamo fuori da una esperienza, quella della mon-golfiera, che ha segnato pro-fondamente due famiglie e l’intera cittadinanza.

Purtroppo due giovani vite sono state spezzate e il Dirigente di quella scuola ancor oggi ne paga le conse-guenze. La normativa scarica tutte le responsabilità sulla scuola.

Ecco perché sono restio. Ma se l’organizzazione del

viaggio risponde a determi-nati requisiti, lo si può fare, sempre che si trovino docenti disposti ad accompagnare gli studenti, visto che non ven-gono retribuiti ma si accolla-no tutte le responsabilità e le eventuali conseguenze. Quale consiglio si sente di dare a noi ragazzi che presto affronteremo il mondo del lavoro?

Andate all’università per-ché, se si leggono le statisti-che, tanto è più alto il titolo di studio, tanto più è facile trovare lavoro.

Adesso non c’è bisogno di specializzazioni minime, ma di specializzazioni elevate. Quindi se è possibile, per i costi che le famiglie devono affrontare, e si vuole, per l’impegno e l’applicazione richiesti dallo studio, è pre-feribile andare all’università.

Indubbiamente il tipo di lavoro sarà differente, se con il diploma, da operaio, si indossa il camice blu, da lau-reato si mette il colletto bianco. Sicuramente questo consente un miglioramento personale e familiare, un presupposto indispensabile per accrescere la propria cultura, per svolgere il lavoro dei propri sogni, per guada-gnare di più, per avere una visione diversa del mondo, per diventare persone mi-gliori.

Vitalba Bongermino

Anna Flumero 4a A Servizi Socio Sanitari

LO SPIRAGLIO 5

Il tema della prima assemblea d’Istituto, per l’a.s. 2017/2018, è stato l’AUTISMO. Abbiamo imparato che si tratta di un disturbo del neurosviluppo (processo attraverso il quale il sistema nervoso si forma durante la vita pre-natale e raggiunge la maturità strutturale e funzionale durante la vita post-natale) caratterizzato dal mancato sviluppo di rela-zioni sociali e affettive, difficoltà nel linguaggio, apatia, ripe-titività nei giochi e rigidità nei movimenti. In effetti, l’autismo non è altro che la perdita del contatto con la realtà e la corrispondente costruzione di una vita inte-riore propria che viene anteposta alla realtà stessa. Così ci è stato detto dalle tre referenti dell’A.I.A.S., dott.sse G. Savi-no, R. Petralla e D. Pantone, intervenute all’assemblea per presentare i disturbi dello spettro autistico, i sintomi, le tera-pie possibili, come gestire i bambini affetti da autismo e, soprattutto, i percorsi migliori per avviarli a una vita il più possibile autonoma. A.I.A.S. è l’acronimo di Associazione Italiana Assistenza Spa-stici, è un’associazione ONLUS nata nel 1954 sul principio che ogni persona, a prescindere dalle sue condizioni psico-fisiche, ha il diritto ad una vita libera e dignitosa. I professionisti dell’A.I.A.S., prendono in carica i soggetti e ne affrontano i disturbi neurologici e psichiatrici. I comporta-menti che caratterizzano la sindrome autistica sono diversi: uno sviluppo anomalo o deficitario dell’interazione socia-le e della comunicazione e una marcata ristrettezza del re-pertorio di attività e di interessi ma anche, un disturbo per-vasivo dello sviluppo che non presenta compromissione dell'intelligenza, della comprensione e dell'autonomia, anzi le capacità cognitive e funzionali sono di altissimo livel-lo (sindrome di Asperger). Le psicologhe che lavorano con i bambini, cercano di farli sentire a proprio agio, in un ambiente ricco di luci, colori e giochi nei quali si cerca di tirar fuori talenti e potenzialità dei soggetti, stando insieme al bambino e alla sua famiglia. Spesso il silenzio e la sola presenza dell’operatore è suffi-ciente a tranquillizzare il bambino che, col tempo, impara a considerare le persone lì presenti. Infine, le referenti A.I.A.S. ci hanno salutato, mostrandoci un video animato con protagonisti un bambino autistico e la sua sorella maggiore. É proprio lei che descrive il fratellino e lo racconta immaginandolo come un omino della luna, chiu-so nel suo mondo, in cui solo dopo tanti tentativi lei, dan-zando come una farfalla ed emettendo suoni familiari, riesce ad entrare. L’assemblea è continuata con la visione del film "Molto forte

incredibilmente vicino", con Tom Hanks e Sandra Bullock.

Loris Massaro 3a A Produzioni Tessili Sartoriali

“L’AUTISMO

È UN MODO

DI ESSERE”

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Dopo di te...

6 LO SPIRAGLIO

Con questo pensiero, che sale diret-tamente al cielo dai nostri cuori, noi alunni dell’I.P.S.I.A. Leonardo Da Vinci, abbiamo dato l’ultimo saluto al professor Michele Console, che ci ha lasciati prematuramente.

Persona esemplare, ha dedicato, sempre e tutto il suo tempo, a noi studenti. Alternanza Scuola Lavoro, attività svolte all’interno dell’Istituto, convegni con aziende prestigiose del territorio materano. Il suo impegno e la sua dedizione sono stati fonda-mentali per la nostra crescita. Ci ha sempre spronati a non essere passi-vi, a lavorare con determinazione e convinzione per diventare uomini e cittadini esemplari, ad operare delle scelte, anche se diverse dalle solite. In tutti coloro che lo hanno avuto come docente, si è creato un rispetto sentito e un affetto profondo, che ci legherà per sempre a lui. Il suo sorri-so, che faceva di lui una persona solare, la sua allegria, la sua gentilez-za, la sua bontà ma, soprattutto, la sua simpatia.

Non mancavano, infatti, fuori dall’aula momenti di confronto uma-no, confidenze di pensieri ed emo-

zioni, ma anche battute divertenti e risate spontanee perché, diciamoce-lo, lui non è stato per noi il classico insegnante che entrando in classe si limita a spiegare e ad interrogare. Ci rimbombano ancora le nostre chiac-chierate! Per noi è stato un maestro di vita ed ha lasciato nei nostri cuori e nella nostra mente un segno inde-lebile, che niente e nessuno, nean-che il trascorrere del tempo, potrà cancellare.

Adesso è il momento di mettere in pratica gli insegnamenti ed i consigli

che ci ha dato, siamo sicuri che ci torneranno utili.

Grazie prof. per tutto quello che ha voluto regalarci.

“A volte non hai il tempo di accor-gertene, le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. Siamo sottili come carta.”

- Charles Bukowski-

Lupoli Michele

5a B Apparati e Impianti

CAR O PR OF.

S IAM O QUI O GGI , STR ET TI AT TO RN O A L E I , COM E LO S IAM O S EMPR E S T ATI . Q U EL VO LT O AL L EGR O , SOL AR E C H E O G NI GI OR N O CI H A D O N AT O , I N QU E-STI A N NI F AN TAS TI CI , I L SU O I NS EG N AMEN T O E LA SUA C OST A NT E D ED IZ I O N E HA N N O S EG N AT O PR O-FO N D AMEN TE LA N OS TRA CRES CI TA E C I H A NN O RESI P I U’ F OR TI PER C H E’ C ONS A PEV OLI D EL LA SUA “N EC ESS ARI A” PR ES ENZ A.

A NC OR A O GGI I L R I COR D O D I BARC ELL O NA , E ’ V IV O N EI N OSTR I CU OR I E C I T OR N AN O IN M EN T E L E GI ORN A TE T RAS CORS E INS IEM E, N ELL E Q UA LI , CA-RO PR OF . L EI E ’ S TA T O UN P A DRE PR EM UR OSO , AT -TEN TO A D OG N I N OSTR A ES IG ENZ A E N EL LO ST ESS O

TEM P O U N AMI CO D I C UI P O T ERSI F I DAR E.

LA S UA ASS ENZ A, L ASC IA I N NO I U N V U OT O I NC O LMABI L E E C I O’ C H E C I M A NC H ERA ’ DI P IU ’ S AR AN N O I SU OI C O NSIG LI E I S U OI PR EZI OSI S UGG ER IMEN TI .

OR A P ER O’ , D OBBI AM O SALU TAR L A, C O N L A P ROM ESSA C H E N O I SAR EM O I FRU TT I DI C I O’ CH E L E I H A S EMI N AT O. C IA O PR OF . BU O N V IA GGI O!

I SU OI AL U N NI

Lettera di saluto degli alunni dell’IPSIA “Leonardo da Vinci” al prof. Michele Console

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LO SPIRAGLIO 7 Alternanza Scuola Lavoro

PMIDAY 2017: CRESCE LA VOGLIA D’IMPRESA

Tantissimi i giovani che anche quest’anno, nell’ottava gior-nata nazionale delle Piccole e Medie Imprese, promossa dalla Commissione Europea nell’ambito della Settimana Europea delle PMI, hanno partecipato al progetto “Industriamoci”, promosso dal Comitato Piccola Indu-stria di Confindustria Basilica-ta. L’iniziativa ha voluto con-tribuire a diffondere la cono-scenza della realtà produttiva delle imprese locali e il loro impegno quotidiano a favore della crescita del territorio attraverso un momento di esperienza diretta in azienda. Grazie a Confindustria Basili-cata, infatti, anche gli alunni della 4a A Biotecnologie Am-bientali e 4a A Produzioni Tessili Sartoriali dell’I.P.S.S. “Isabella Morra”, accompa-gnati dalle proff. Lisanti, Di Sirio e Surdo, la 4a A Manu-

tenzione Tecnica e 4a B Appa-rati e Impianti, dell’I.P.S.I.A. “Leonardo da Vinci”, accom-pagnati dai proff. Gaudio e Andrisani, hanno partecipato all’iniziativa, che si è svolta il giorno 17 novembre 2017, presso l’azienda Calia Italia. Da sempre la nota azienda materana del mobile imbotti-to pone attenzione alla filiera produttiva e al mondo della scuola, instaurando un dialo-go aperto e costruttivo con le nuove generazioni. Numerosi gli interventi: Pasquale Lorus-so, presidente di Confindu-stria Basilicata, Lorenzo Pa-gliuca presidente del Comita-to PI Basilicata, Antonio Braia, presidente della sezio-ne Industrie Meccaniche, elettriche ed elettroniche di Confindustria Basilicata, Francesco Garofalo, presi-dente della sezione Turismo e Saverio Calia, direttore ge-

nerale marketing e sviluppo brand Calia Italia. Obiettivo della giornata, iniziata con una visita dell’azienda, è sta-to quello di far comprendere a i g iovani student i l’importanza di difendere ciò che gli imprenditori locali hanno creato e di trasferire alle nuove generazioni le specificità del territorio, e-spressione del made in Italy anche all’estero. Il tema svi-luppato è stato quello della lotta alla contraffazione. Le esperienze raccontate hanno fatto comprendere ai giovani studenti il duro impatto e le devastanti conseguenze che lo spregevole fenomeno della contraffazione può avere in termini economici e sociali sulle imprese. In un appassio-nato discorso agli studenti, inoltre, l’architetto Saverio Calia ha dichiarato che “i va-lori vanno salvaguardati” e

che “il valore produce lavo-ro”, spronando gli studenti ad impegnarsi sempre di più nello studio e nel lavoro, poi-ché palestra di vita non è solo la scuola ma anche l’azienda.

Loredana Surdo

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8 LO SPIRAGLIO

184 i team ammessi, per l’anno scolastico 2017/18, alla quinta edizione del pro-getto "A Scuola di Open Coe-sione"; tra questi quello dell’I.I.S. “I. Morra” formato dagli alunni della 3a A Biotec-nologie Ambientali e 3a A Produzioni Tessili Sartoriali, rispettivamente guidati dalle proff. Bruna Taratufolo e Loredana Surdo. Il lavoro in classe e l'avanzamento del progetto è stato supportato dal team “ASOC” attraverso un affiancamento didattico online e una costante attività di tutoring. Ad aiutare gli studenti nelle attività didatti-che, nel coinvolgimento di attori rilevanti del territorio e nella scelta di una vincente strategia di comunicazione, un rappresentante dell’associazione materana “Dejavù”, il dottor De Meio.

Il progetto, frutto di un ac-

cordo tra Ministero dell'Istru-

zione, dell'Università e della

Ricerca e il Dipartimento per

lo Sviluppo e la Coesione

Economica, è volto a pro-

muove principi di cittadinan-

za consapevole attraverso

attività di monitoraggio civi-

co dei finanziamenti pubblici

a partire dai dati aperti pub-

blicati sul portale OpenCoe-

sione, ad abilitare gli studenti

a scoprire come i fondi pub-

blici vengono spesi sul pro-

prio territorio e a coinvolgere

la cittadinanza nella verifica e

nella discussione della loro

efficacia. Partendo dal sito di OpenCo-esione, il portale che pubbli-ca bimestralmente i dati sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati con le poli-tiche di coesione in Italia, gli alunni hanno scelto di moni-torare il progetto dal titolo: “Matera 2019 contributi alla fondazione”.

Gli alunni hanno preliminar-mente approfondito il per-corso burocratico e ammini-strativo a “tavolino”, ricer-cando tutti i dati utili pubbli-cati su siti quali OPEN COE-SIONE, ISTAT, NOI ITALIA, BES, ISPRA. Utilizzando le postazioni tecnologiche del laboratorio informatico dell’Istituto, li hanno analiz-zati e codificati, quindi, con-testualizzati sul territorio, raccogliendo informazioni aggiuntive attraverso visite agli uffici preposti e interviste alle istituzioni di riferimento.

Dopo questo lavoro di pro-gettazione, analisi ed esplo-razione, gli studenti raccon-

teranno le attività che di vol-ta in volta hanno svolto in classe, le informazioni raccol-te sul campo, le difficoltà e i piccoli successi, sul blog delle scuole presente sul sito www.ascuoladiopencoesione A queste realizzazioni perver-ranno attuando preliminar-mente un ricco e ben struttu-rato percorso didattico arti-colato in 5 lezioni realizzato attraverso webinar, forum, video pillole su Open Data, Data Journalism, Monitorag-gio Civico e Politiche di Coe-sione. Sperimentando questo per-corso di educazione civica, innovativo e multidisciplina-re, che ha previsto anche l’identificazione e assegna-zione di ruoli precisi da rico-prire, step da supera-re, output da produrre, o-biettivi da raggiungere e l’uso in classe di social e blog, con produzione di contenuti mul-timediali (video, foto, etc.), gli studenti avranno la possi-bilità di raccontare, in un report di monitoraggio civico l’esperienza fatta e, attraver-so adeguate tecniche di co-municazione e strategie di diffusione, cercheranno di produrre sul territorio e sui suoi interlocutori un impatto “esplosivo”.

Gianni Navolio, Denise Spano

3a A Produz. Tessili Sartoriali

APRIRE LA MENTE AL FUTURO

ASOC “I. Morra”: Progetto di monitoraggio civico sull’impiego e l’efficacia dei fondi pubblici asse-

gnati alla città di Matera

Matera, in questi ultimi anni, sta modificando il suo aspetto. Numerosi sono i lavori in atto: sistemazione dei marciapiedi, realizzazione di rotatorie e modifica della mobilità, riqualifi-cazione urbana nei quartieri e nel centro storico, riqualifica-zione dei contenitori culturali cittadini, completamento delle opere di urbanizzazione nei quartieri periferici… Ma Matera, con il suo patrimonio storico e culturale, sarà capace di valo-rizzare le risorse naturali, culturali e paesaggistiche locali, trasformandole in vantaggio competitivo per aumentare l'attrattività turistica e migliorare la qualità della vita dei residenti, promuovendo nuove forme di sviluppo economico sostenibile?

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ANIMAZIONE SOCIALE, LUDICA E CULTURALE PER ALUNNI

LO SPIRAGLIO 9

L’opportunità di seguire un percorso formativo di alter-nanza scuola-lavoro in un contesto operativo quale è un ambiente scolastico. É questa la finalità principale della seconda edizione del progetto “La cartapesta nel presepe”, realizzato da Ga-briela Faclieru, Stefania Gri-maldi, Francesco Pio Lapac-ciana, Melinà Lomonaco, Daniele Muscaridola, Chiara Nuzzo, Pasquale Petrone, Francesca Plati, Giuseppe Rosiello, Antonella Staffieri, alunni diversabili e normodo-tati dell’Istituto d’Istruzione Superiore “I. Morra” di Mate-ra. Tale percorso ha avuto un’importante valenza for-mativa ed educativa per i ragazzi diversabili che, guida-ti dall’esperto esterno Danilo F. Barbarinaldi, hanno parte-cipato al progetto sia dal punto di vista cognitivo che dal punto di vista sociale e dell’autonomia personale. Inoltre, è stata offerta l’opportunità di sperimentar-si in contesti lavorativi, mi-gliorando sia la motivazione

all’apprendimento che la propria autostima. Il progetto ha consentito loro di “mettersi in gioco” in un am-biente diverso, di assimilare le competenze relative al ruolo del lavoratore e di “verificarsi e scoprirsi capaci” di misurarsi con le situazioni di lavoro possibili. Tenuto conto dell’analisi dei bisogni formativi del progetto di al-ternanza scuola-lavoro “Animatore Socio Culturale per il Benessere Globale della Persona” rivolto agli studenti dell’I.I.S. “I. Morra”, nell’ambito dei servizi socio-

sanitari, assistenziali ed edu-cativo-culturali, il progetto ha svolto, per gli alunni normo-dotati, nel ruolo di tutors, una funzione di positivo im-pulso e di aiuto-sostegno a servizio della persona con difficoltà, attraverso azioni finalizzate allo sviluppo delle potenzialità dell’individuo, come singolo e nelle diverse aggregazioni sociali. Pertan-to, per gli alunni normodota-ti, coinvolti nell’attività pro-gettuale, è stato possibile strutturare esperienze prati-che che hanno favorito l’utilizzo delle principali tecni-

che di animazione sociale, ludica e culturale adeguati alla tipologia degli utenti, la facilitazione della comunica-zione tra persone, la realizza-zione di azioni e interventi a sostegno e tutela delle perso-ne in condizioni di disagio, per favorire l’integrazione e migliorare la qualità della vita, la promozione e l’utilizzo degli aspetti comu-nicativi, culturali e relaziona-li. Le attività di laboratorio hanno riguardato una visita guidata negli antichi rioni, finalizzata a conoscere e a comprendere la struttura paesaggistica dei Sassi da rappresentare sulla base del-le emozioni visive degli stu-denti, e la realizzazione del presepe per il quale è stato necessario creare una strut-tura di legno che poi è stata ricoperta dalla cartapesta, dando forma al paesaggio natalizio, secondo una pro-spettiva scenografica dei Sassi.

Mariangela Lisanti

L'Alternanza Scuola Lavoro è un percor-so di formazione obbligatorio per tutti gli studenti frequentanti l'ultimo trien-nio delle scuole superiori. Essa contri-

buisce a rendere gli studenti consape-voli delle scelte per il proprio futuro, favorisce la crescita e la formazione di nuove competenze, serve a ridurre il gap tra domanda ed offerta nel merca-to del lavoro, combattendo la disoccu-pazione. Inoltre, poiché l'alternanza chiama in causa anche gli adulti, nel loro ruolo di tutor interni (docenti) e

tutor esterni (referenti della realtà ospi-tante), essa pone le basi per uno scam-bio di esperienze e di crescita reciproca, favorendo la comunicazione intergene-razionale. Nei professionali è previsto un monte ore triennale pari a 400 ore. Le studentesse del settore Produzioni Tessili Sartoriali, generalmente, sono ospitate in strutture, negozi e\o aziende del settore tessile sartoriale. “Avere una struttura che ci ospita – afferma un'alunna – offrendo a noi la loro com-pleta disponibilità, è una grande fortu-na; personalmente – continua – ho avu-to il piacere di essere accolta in un ate-lier che confeziona e vende abiti da cerimonia - conclude affermando – è stata una bellissima esperienza e, fa-cendo molta pratica, ho imparato nuo-ve cose e migliorato altre”. Spesso qual-che studente, che pensa di aver fatto la scelta sbagliata, ritiene questo percorso “noioso” e lo considera come un’inutile

perdita di tempo. Essendo poco motiva-ti e, a volte, per niente interessati, que-sti alunni frequentano saltuariamente le attività di alternanza, non raggiun-gendo le finalità previste. “Studiare seriamente e con impegno è molto im-portante, dal momento che la scuola ci dà le basi teoriche ma è l'alternanza che ci apre le porte a quella che effettiva-mente è la realtà lavorativa del settore di appartenenza – afferma nuovamente la studentessa – conoscenze, abilità pratiche e competenze devono andare a braccetto per preparare i giovani lavo-ratori”. Il mondo del lavoro è un mondo complesso, molto più di quello della scuola, e da grandi, non sempre si rie-sce a realizzare i sogni che si avevano da bambini, soprattutto se non si è ade-guatamente preparati.

Debora Di Lecce 5a A Produzioni Tessili Sartoriali

LA MIA ESPERIENZA DI ALTERNANZA SCUOLA

LAVORO

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10 LO SPIRAGLIO

Nella città di Matera il servizio di smaltimento dei rifiuti non viene svolto da parte di tutti i cittadini. Al momento, infatti, solo alcuni rioni praticano la raccolta differenziata. Agli inizi del 2018, invece, il Comu-ne di Matera sperimenterà un sistema di raccolta "porta a porta" in tutta la città. Questo servizio rivoluziona la gestio-ne di rifiuti solidi urbani, con l'auspicio di superare il 65% di raccolta differenziata imposto dalla legge e non solo con lo scopo di ridurre il tasso di inquinamento ambientale, ma anche tenendo presente la salute pubblica e la salvaguar-dia dell'ambiente che ci cir-conda, che è "Casa Nostra". I servizi per salvaguardare l'am-biente, raccolta differenziata a cassonetto, manutenzione del verde pubblico (pulizia delle aiuole), spazzamento stradale (meccanico e manua-le) avviati dal Comune, sono aumentati soprattutto da quando la Città dei Sassi è stata eletta "Capitale Europea della cultura nel 2019". Un servizio molto importante e utile offerto dalla nostra città,

ad esempio, è la gestione dell'Ecoisola comunale, ubica-ta in Via dei Mestieri, che ha funzione di stoccaggio tempo-raneo dei rifiuti, dove è possi-bile conferire tutte le frazioni derivanti dalla differenziazio-ne dei rifiuti con l'esclusione del secco non riciclabile. L'E-coisola funge anche da punto di raccolta per tutte le altre categorie di rifiuti: metalli, farmaci scaduti, mobili, pile, batterie ed altro ancora. Quindi, i cittadini materani sono tenuti a usufruire di que-sto servizio offerto dal Comu-ne. Per quanto riguarda il rici-clo della plastica un'idea inno-vativa potrebbe essere quella di aprire un centro di raccolta per la plastica: raccogliere, smistare e riciclare la plastica sono procedimenti molto co-stosi; infatti, molte delle ope-razioni necessarie al riciclag-gio devono essere svolte a mano e questo contribuisce ad aumentarne i costi. Esi-stono dei raccoglitori della plastica e/o alluminio chiama-ti Eco compattatori che ven-gono posti in luoghi pubblici (musei, scuole, cinema,

bar...), ma anche in aziende private, in modo che ogni cittadino possa dare il proprio contributo per il riciclaggio con lo scopo di ridurre le e-missioni di CO2. Questi Eco compattatori permettono di conferire rifiuti di materiale differente plastica e alluminio, in modo che il compattatore ecologico riduca il loro volu-me fino al 90%. Questo servi-zio è efficace, perché incorag-gia i cittadini a svolgere la differenziazione dei propri rifiuti dando come "premio" buoni sconto e buoni sulla spesa. Questo ci vorrebbe per la città di Matera, affinché i cittadini si impegnino per la

tutela della propria salute e dell'ambiente che li circonda, ed è giusto che ciò venga rico-nosciuto. Nel capoluogo luca-no sono presenti 7 Eco com-pattatori e 15 sono installati dalla società "Green Service" sul territorio lucano e fuori regione. É arrivato il momen-to che anche la città di Mate-ra adotti questo sistema e non per fare concorrenza alla città di Potenza, ma con il solo scopo di essere riconosciuti cittadini volenterosi che han-no a cuore la salvaguardia del proprio territorio.

Nancy Santarsia 4a A Biotecnologie Ambientali

RICICLAGGIO DEI RIFIUTI URBANI A MATERA

L’ADIDAS

PROMUOVE

IL RICICLO

I rifiuti degli oceani sono una risorsa!

I rifiuti degli oceani per l’azienda “Adidas” sono una risorsa; infatti, la nota casa di produzione di scarpe e abbi-gliamento sportivo, dopo aver

lanciato lo scorso anno sette-mila paia di scarpe derivate dalla spazzatura raccolta dagli oceani, ha deciso di produrre tre nuovi modelli, utilizzando il riciclo. Per ogni paio di scarpe saranno impiegate undici bot-tiglie di plastica. Il colosso di articoli sportivi ha prodotto in esclusiva queste nuove scarpe per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e per aiuta-re l’ambiente con il problema dell’inquinamento dei mari. Il progetto di Adidas, che lavora a stretto contatto con l’associazione ambientalista “Parley for the Oceans”, è quello di produrre un milione di scarpe ricavate dagli scarti del mare. “Il nocciolo del no-stro credo – ha spiegato Ko-

spar Rorted (CEO of Adidas Group) – è che, attraverso lo sport, possiamo davvero cam-biare le vite”. Le scarpe saran-no riconoscibili dallo specifico dosing; non è ancora chiaro il costo, ma potrebbe essere uguale a quello delle prece-denti “ultraboost”, il cui costo si aggirava intorno ai 200 dol-lari. Saranno vendute sia nei negozi sia online a partire dalla metà di novembre; il loro no-me sarà UltraBOOST Uncaged Parley e saranno riconoscibili grazie allo specifico design; inoltre, saranno fatte al 95% di plastica riciclata, raccolta vicino alle Maldive, mentre la restante parte sarà ottenuta da altri materiali riciclati. Un altro obiettivo dell’azienda è

anche quello di spostare l’attenzione dei clienti dal sem-plice acquisto di scarpe alla riflessione sul dramma dell’inquinamento degli ocea-ni. “Nessuno salva gli oceani da solo; ha affermato Cyrill Gutsch, fondatore di Parley for the Oceans, ognuno di noi può avere un ruolo nella risoluzio-ne del problema. È compito delle industrie creative rein-ventare i materiali, i prodotti, i modelli di business; il consu-matore può aumentare la do-manda in linea con il cambia-mento”.

Micaela Giacoia, Antonella Santospirito, Donatella Stano, Simona Catapano

4a A Biotecnologie Ambientali

Ambiente

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LO SPIRAGLIO 11

A Taranto, a causa dell’Ilva, la popola-zione è costretta a respirare veleni. Rinata dalla ceneri dell’Italsider, il polo siderurgico è da oltre dieci anni al cen-tro del dibattito per il suo impatto a Taranto. Il 24 ottobre 2017 le polveri prodotte dallo stabilimento hanno inva-so la città, creando una grande nube e ricoprendo un intero quartiere. E’ un problema ambientale che affligge Ta-ranto, soprattutto il quartiere Tamburi, dove gas, vapori e diossina creano peri-coli per la salute dei suoi lavoratori e degli abitanti. Dopo le immagini del cielo grigio a causa dei minerali, il sin-daco Rinaldo Melucci ha convocato i vertici di Arpab e ASM così da “dare corso ad una revisione del protocollo

previsto per i wind day” e ha disposto con un’ordinanza la chiusura delle scuole di ogni ordi-ne e grado del quartiere Tambu-ri. “Quanto acca-duto lunedì – hanno affermato i componenti di un’assoc iaz ione ambientalista – è la prova che l’Ilva

continua a rappresentare un rischio sanitario inaccettabile e insostenibile per gli operai e i cittadini”. Si tratta di un’altra accusa di disastro ambientale per l’Ilva di Taranto di tipo doloso, con distruzione e deturpamento di bellezze naturali, getto pericoloso di cose, dan-neggiamento e deviazione di corso d’acqua, modificazione dello stato dei luoghi. Il disastro ambientale sarebbe dovuto all’inquinamento da diossina nella zona industriale della cit-tà. Riflettendo sull’attuale situazione ambientale, ci si rende conto che tutta questa drammatica situazione sarà pe-ricolosa soprattutto per le generazioni future. La conservazione dell’ambiente e della salute è un’urgenza prioritaria

per tutti e un problema ambientale è soprattutto un problema di salute. Per-tanto, diventa indispensabile, se si vuo-le garantire un minimo di futuro ai gio-vani di domani, costringere al cambia-mento tecnologico alcune fonti di grave inquinamento attraverso petizioni, di-battiti e scioperi. E’ necessario costrin-gere i governi locali e nazionali, affinché creino leggi in modo da orientare in tempi brevi le grandi aziende a svilup-pare tecnologie non inquinanti. Il pro-blema ambientale è grave; deve scen-dere in campo la società civile. La tutela dell’ambiente ha lo scopo di prevenire la contaminazione dell’aria, dell’acqua e del terreno dovuta a inquinamento, radiazioni o altri residui industriali e agricoli, di preservare l’integrità dei processi naturali minacciata dagli effetti dell’industrializzazione, dell’agricoltura, dello sviluppo commerciale e di altre attività dell’uomo, di proteggere le spe-cie vegetali e animali e le località di interesse paesaggistico, di conservare altre risorse naturali.

Giusy Montanaro, Graziana Mezzapesa, Marianna Cristella, Vincenzo Pentasu-

glia, Annalisa Radogna

5a A Chimica Materiali e Biotecnologie Ambientali

CITTADINI DI TARANTO ABBANDONATI E COSTRETTI A RESPIRARE I VELENI DELL’ILVA

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Un po’ di pancet-

ta? Scegli un mo-

dello di jeans a

vita alta poiché

sminuisce e assot-

tiglia i fianchi.

Inoltre, ricorda che

i materiali stretch sono tuoi

alleati, si adattano alle forme e

le ““coprono” .

Il sedere volumi-

noso? Ovviamen-

te evita jeans

stretti o a vita

bassa. Scegli un

taglio regular fit,

quelli classici che

scendono dritti su fianchi e

gambe, di una tonalità scura.

Sedere piatto? I

jeans con le ta-

sche o i decori

posteriori sono la

tua soluzione.

Ricami, cerniere,

borchiette, tasche

posteriori aiutano

ad aggiungere volume e a sen-

tirti meno a disagio. I pantaloni

a vita bassa sono ideali, valoriz-

zano il sedere e ne aumentano

il volume.

Cosce grandi?

L'ideale è ovvia-

mente uno a gam-

ba dritta, un regu-

lar fit o un boy-

friend jeans che

stia largo sulle

gambe. Per le

cosce grosse un denim scuro è

sicuramente meglio di uno più

chiaro.

Gambe troppo

corte? Scegli

dei pantaloni

stretti, in que-

sto modo riu-

scirai a slancia-

re la figura.

Nella scelta del modello e della

lunghezza, opta per jeans lun-

ghi, da non piegare sulla cavi-

glia, e abbinali a delle scarpe

con il tacco.

Troppo alta? Se hai la fortuna

di essere alta, puoi permetterti

un po' di tutto. Se sei alta e

magra, gli skinny jeans valoriz-

zeranno le tue gambe, mentre

se la tua altezza si abbina an-

che a una certa imponenza

atletica, forse è meglio optare

per i jeans larghi. I blue jeans e

i lavaggi più chiari farebbero

poi al caso tuo.

Daniela Carlucci

Bruna Plasmati

5a A Produzioni Tessili Sartoriali

12 LO SPIRAGLIO

T e m p o

Una società che sembra

spaccarsi in due. Da una

parte la ricerca ossessiva

verso il passato, verso una

storia da riprendere e rima-

neggiare, ognuno a seconda

delle proprie competenze e

della propria impronta stilisti-

ca. Dall’altra la voglia di pro-

vare, testare e sbarcare su

territori ancora parzialmente

sconosciuti.

C o l o r i

I colori sono un modo per

superare il grigiore dell'inver-

no, fornendo anche alla sta-

gione più fredda dell'anno un

tocco di allegria. Vediamo

quali sono i colori di tendenza

di questa stagione!

ROSSO… Netta la predomi-

nanza del rosso: intenso,

sgargiante e vivace, il colore

della passione per antonoma-

sia esplode su capi e accesso-

ri, i più cool della stagione

fredda, dagli spolverini in

pelle ai long dress, senza di-

menticare borse e scarpe di

vario genere. Ma i must have

indiscussi in tinta red sono gli

stivali, rigorosamente cuissar-

des, a punta e con tacco a

stiletto.

BLU… Altro cromatismo di

tendenza è il blu, sia virato

nella tonalità dei verdi che

verso quella degli azzurri,

per eccellenza una tinta

passe-partout. Uno dei colo-

ri più eleganti e classici della

palette, la nuance del cielo e

dell’oceano è una delle più

desiderabili del momento,

soprattutto in combinazione

a tinte come l’arancione, il

bordeaux e il cammello.

GIALLO… Tiene ancora, per

la terza stagione,

il giallo purché nella sua

sfumatura più accesa. Vita-

minico e solare, luminoso ed

energico, il colore della luce

che abbaglia e brilla come

l’oro, torna a splendere sulla

prossima stagione fredda e,

per il suo innato splendore

sopra le righe, di certo non

passa inosservato.

FUCSIA… New entry,

il fucsia presente all over o

come dettaglio delle stampe

su quasi tutte le passerelle. È

una delle tonalità più vibran-

ti e decise del momento,

meritevole di ammaliare per

la sua euforia e di accecare

per il suo effetto shocking.

VIOLA… A fare ritorno, poi, è

il viola. Declinato in tutte le

sue sfumature, è un ottimo

alleato sia per il giorno che

per la sera. Così carica e ricca

di espressività la tin-

ta purple saprà dare un tocco

di grinta in più al look. Come

abbinarlo? Con il rosa e

l'arancione per chi ha voglia

di osare, con il nude per an-

dare sul sicuro!

Gianni Navolio, Denise Spano

3a A Produzioni Tessili Sartoriali

TENDENZE GIOVANILI 2k17

I NOSTRI CONSIGLI

Moda

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LO SPIRAGLIO 13

La pratica dei tatuaggi, or-mai di moda, si è diffusa nell’arco dei secoli e ha radi-ci lontane. Il tatuaggio è sta-to impiegato presso moltissi-me culture, sia antiche, sia contemporanee, accompa-gnando l'uomo per gran par-te della sua esistenza. A se-conda degli ambiti in cui esso si è radicato, ha potuto rappresentare sia una sorta di carta d'identità dell'indivi-duo sia un rito di passaggio, ad esempio, all'età adulta. Il tatuaggio, infatti, fa molta presa sugli adolescenti: è considerato trendy, è legato a un momento di particolare emozione, è un mo-do per dimostrare che si è grandi al punto da decidere cosa fare sulla propria pelle. La pratica dei tatuaggi com-porta la modificazione spes-so definitiva di alcune parti del corpo e quindi dell’immagine corporea che l’adolescente si costruisce e propone al mondo. Esistono diverse funzioni a cui il tatu-aggio sembra essere chiama-to a rispondere: quella esor-cizzante, quella terapeutica, quella comunicativa, quella estetica e quella sociale. Fra tutte, quest’ultima consente di spiegare il perché di tale pratica nelle fasce di età più giovani: attraverso il tatuag-gio si racconta l’appartenenza sociale, si

dice di un’identificazione gruppale forte, si evidenzia un bisogno che è nel con-tempo di uguaglianza ma anche di differenziazio-ne. Non vi è attualmente nel gesto di tatuarsi un’intenzione trasgressiva di tipo sociale: se c’è ribellione, voglia di stupire e trasgredi-re è rivolta al contesto fami-liare, ai genitori in particola-re, che spesso vivono negati-vamente questa “deformazione” permanente nel corpo del proprio fi-glio. Innanzitutto, c’è proba-bilmente il tentativo di co-struire una positiva immagi-ne di sé, particolarmente importante nel periodo ado-lescenziale in cui tutto è in transizione, creando un forte e visibile legame fra corpo tatuato e identità. Un’altra spinta al tatuaggio può arri-vare da un’attenzione e un interesse particolari di tipo estetico e narcisistico rivolti al proprio corpo e alla sua cura, ancora una volta ben spiegabili all’interno del complesso compito evoluti-vo relativo alla corporeità in atto in adolescenza. Ma se nell’antichità i greci conside-ravano l’arte del tatuaggio una pratica barbara, utilizza-ta per marchiare i criminali, per i legionari romani era simbolo di fedeltà e devozio-ne. Durante le crociate, ta-

tuarsi croci o simboli sacri serviva a garantirsi la sepol-tura in una terra consacrata. Agli inizi del ‘700, i marinai europei, venendo a contatto con gli indigeni del centro e sud pacifico, ne acquisirono usanze e costumi, e nel 1876, Cesare Lombroso mise in relazione il tatuaggio con la degenerazione del delin-quente. Anche nel periodo fascista il tatuaggio aveva un suo scopo: nella parte inter-na del braccio sinistro indi-cava il numero di matricola delle SS e il loro gruppo san-guigno. Oggi il tatuaggio è diventato un fenomeno di massa, si fa per moda o per mettersi in mostra. Purtrop-po, però, la presenza di un tatuaggio sul corpo di un candidato è ancora percepi-to, dai datori di lavoro, come un segno di ribellione e, nel-la maggior parte dei casi, compromette il colloquio. Un ragazzo su cento non viene accettato in ambito lavorativo proprio a causa dei tatuaggi. Ciò è fortemen-te discriminante in quanto viene lesa la libertà persona-le di scelta. Ogni individuo deve poter decidere di farsi un tatuaggio, senza che ciò rappresenti una limitazione per la sua vita lavorativa. Molti adulti si soffermano sull’aspetto esteriore di una persona, pensando che que-

ste “decorazioni” rappresen-tano un segno indelebile della pelle. Non esistono limiti su dove tatuarsi: i posti classici, per lui ma anche per lei, sono: caviglie, spalle, bicipiti, polsi, polpacci. Per le donne, oltre alle zone tradi-zionali, i posti prescelti sono i seni e la schiena, soprat-tutto se le figure disegnate tendono ad esaltare le for-me femminili. Quando chie-diamo ai nostri genitori di fare un tatuaggio, la risposta più scontata è: “Un tatuag-gio non si cancella facilmen-te e se domani non ti piace più? La loro rimozione oltre che dolorosa è anche molto costosa!”. Ma noi siamo sicuri di volerlo mostrare con orgoglio a tutti, ci aiuta a comunicare qualcosa che non vogliamo dire, ci per-mette di raccontarci. Poi, quando saremo adulti, se non ci siamo stufati, lo po-tremo mostrare ai nostri figli, non come un marchio ma come un qualcosa di unico e prezioso che ci ha accompagnato per tutta la vita.

Anna Flumero 4a A Servizi Socio Sanitari

TATUAGGI

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La notte dei desideri Nel romanzo di Michael Ende (1929-1995) La notte dei desideri, i personaggi principali sono un gatto altezzoso dall'aria aristocratica, che si fa chiamare Maurice e un corvo povero e spennacchiato, Jacopo. Il gatto si vanta continuamente delle sue origini, come per sottolineare la sua superiorità rispetto al corvo, finché non giunge il momento della verità: i due si trovano insieme, accomunati dalla sorte contro un nemico più grande di loro e temono che sia giunta la loro ultima ora. Maurice, forse preso da un rimorso di coscienza o da un impulso di autenticità perso-nale, sente il bisogno di confidarsi con il cervo:

"Ah Jacopo, Jacopo" esclamò il piccolo gatto facendo fatica a non lasciar capire quanto fosse vicino a piangere, "io non discendo affatto da un'antica stirpe di cavalieri, e i miei antenati non vengono affatto dalla Provenza. A essere sinceri, non so neppure dove si trovi, la Provenza. E non mi chiamo neanche Maurice de Sainte-Maure, questo nome me lo sono semplicemente inventato. In realtà mi chiamo Maurizio, Mau-rizio e basta. Tu almeno sai chi erano i tuoi genitori. Io non so neppure questo, perché sono cresciuto in un buco di cantina pieno di umidità tra gatti randagi e inselvatichiti"

Michael Ende, La notte dei desideri, Salani,1990.

14 LO SPIRAGLIO

Nella mia esperienza ho incon-trato una persona altezzosa, vanitosa sprezzante, ma…

Io ho incontrato una per-sona che mi ha fatto sentire Jacopo e ho anche un po’ invi-diato il suo modo di fare e la sua capacità di credere in sé stessa. Ancora oggi questa per-sona è così, e vorrei che un giorno capisse che tutto ciò che vuole far apparire positivo, per altra gente è negativo. Lei veniva lo scorso anno in classe con me, è sempre stata sprez-zante nei miei confronti: una volta per il mio modo di essere, un'altra per i miei capelli, a volte anche se non ero prepa-rata a scuola. Vorrei che capis-se che non deve comportarsi così nemmeno nei confronti degli altri. Ciò che lei pensa possa apparire un giudizio d’amica, può ferire. Ma ho ca-pito che lei giudica gli altri per-ché ha paura di giudicare sé stessa, ha paura di mettersi davanti ad uno specchio meta-forico e chiedersi: “Davvero valgo più degli altri?”. Anonimo

A volte ho raccontato di determinate esperienze che non mi sono accadute, per po-termi far vedere superiore ed esperta dai miei amici. Ma poi nel momento in cui dovevo dare dimostrazione di quello che sapevo fare, diventava tutto ciò che avevo detto un soffione, che con un colpo di vento, improvvisamente, svani-va. Qualche anno fa, è succes-so che con la mia comitiva, ho iniziato a vantarmi su quanto ero brava nel cucinare le torte. Qualche settimana dopo era il compleanno della mia amica che mi chiese di preparargliene una. Gliela portai, era ben de-corata, con un buon sapore, ovviamente realizzata da mia mamma, anche se io me ne vantavo e prendevo tutto il merito. Ma tutte le bugie han-no le gambe corte. Quando mia mamma mi venne a pren-dere, esclamò con entusiasmo: “Vi è piaciuta la torta? Ci ho messo un po’ a farla, ma la passione c’é!“ Anonimo

A molti di noi capita nel corso della vita di assumere diversi ruoli, cambiando ‘’maschera’’ a seconda delle situazioni, solo per farci accet-tare. Nella mia vita ho incon-trato molte persone come il gatto. Un esempio reale l’abbiamo notato all’interno della nostra classe, con un ra-gazzo presuntuoso e sprezzan-te che ci ha fatto credere di essere “perfetto” e ha raccon-tato di avere una vita “perfetta”. In realtà si è rivela-

to una persona con tanti disagi e, per farsi notare, ha ‘’usato’’ qualcuno più debole. Scoperto, ha dovuto allontanarsi dal gruppo poiché nessuno crede-va più a ciò che raccontava. Dopo questo fatto, quello a cui abbiamo pensato e su cui ab-biamo riflettuto, è stata la sua gestualità, l’espressione che assumeva quando pretendeva, a tutti i costi, che si facesse come voleva lui, la sua postura e la sua irrequietezza che, in-consapevolmente, manifesta-vano il suo stato d’ansia e di aggressività, anche quando tentava, in tutti i modi, di ap-parire un “angioletto”. Il corpo parla e lo fa in modo molto più eloquente delle parole che usiamo per descrivere i nostri pensieri. Anzi, quando tentia-mo di nasconderci dietro una ’’maschera’’, i nostri gesti, il tono della voce, i movimenti mettono a nudo pensieri ed emozioni senza chiedere il per-messo e, proprio quando sia-mo in difficoltà, il ‘’sogno di gloria’’ svanisce e mostriamo la nostra autenticità, rivelando le nostre fragilità. Vitalba Bongermino

Quando mi trovo in una situazione in cui ho voglia di esaltare la mia persona, esa-spero le mie qualità e le rendo quasi straordinarie. Ad esem-pio, raccontano che mi intendo molto di musica (in parte è vero) e che conosco tutti i can-tanti e le canzoni in circolazio-ne. Racconto di avere una vita quasi perfetta, senza problemi. Mi vanto del mio talento in

cucina o del fatto che sono bravo a cantare. Mi vanto del fatto che ho delle idee molto originali per quanto riguarda il disegno, l’arte e la moda, o del fatto che mi intendo di stile e che nessuno, senza il mio con-siglio o la mia guida, può esse-re impeccabile e semplicemen-te fantastico. Mi capita anche di vantarmi del fatto che ho dei genitori molto giovani. Inoltre mi piace far notare a tutte le ragazze che non si sanno truc-care o rendere presentabili, che so farlo meglio di loro (in parte è vero). Infine, mi vanto del fatto che so tanto, riguardo molti argomenti. Anonimo

Ho conosciuto un “Maurizio”, era una mia amica. Vanitosa, altezzosa e sprezzan-te solo per la sua “bellezza” e le sue esperienze libertine. Ha sempre disprezzato le altre ragazze che potevano essere meglio di lei, ha sempre para-gonato le sue esperienze a esperienze fantastiche, magi-che che nessuno, a parte lei, poteva vivere. Ha ferito e ha fatto litigare persone tra di loro solo perché non le stavano simpatiche. Ha ferito la sua migliore amica solo perché era migliore di lei. La presunzione è la parola adeguata alla sua persona. Riempiva di belle pa-role le persone per farsele ami-che, poi parlava da dietro. Si descriveva come se fosse l’unica nel suo genere, ma si rendeva solo patetica. Credeva di essere il meglio del meglio, una persona matura, ma a pa-

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rere mio le persone mature non si comportano come le belle principesse viziate che disprezzano gli altri per sen-tirsi meglio, non infangano il nome di una persona solo per il gusto di farlo. Poi appa-riva come la vittima, perde lacrime di coccodrillo per avere attenzioni. Vive solo di attenzioni che la gente le dava solo per penderla in giro. Lei non se ne accorge, ma io lo so, non sono così poco intelligente o intuitiva. La sua persona era la rappre-sentazione di Maurizio, il gatto, anche peggio, e io me ne sono accorta.

Giusy Montemurro Nella mia esperienza

ho incontrato una persona altezzosa, vanitosa, sprez-zante ma, forse non è tutto quello che sembra. Può darsi che lei abbia avuto un passa-to turbolento, una famiglia che non l’ha appoggiata nelle scelte che ha fatto o perché è stata bullizzata e allora, quello che ha subito, vuole farlo subire agli altri. Quando vedo lei mi viene voglia di farle da confidente e di farmi dire le sue difficoltà, di aiu-tarla, anche solo standole vicina, perché è bello avere un’amica con cui condividere segreti, pensieri e gioie. Odio il fatto che qualcuno possa sentirsi superiore all’altro, quindi vorrei far di tutto per-ché ciò non accada, metten-doci anche un po’ del mio. Per come sono fatta, la stres-serei fino all’ultimo per farle capire che io, per lei, ci sarei sempre. Anonimo

Di recente ho incontra-to una persona che mi ricor-da molto il gatto Maurizio, una persona altezzosa che è convinta di avere tutto, si crede migliore di chiunque altro e questo mi da sui ver-mi. All’inizio mi sono sentito spesso come il corvo Jacopo, mi sono sentito “inferiore”, ”indegno” e quasi ho prova-

to vergogna per me stesso. I giorni passavano e questa persona continuava a darmi davvero sui nervi, mi infasti-diva, mi irritava ma con pas-sare del tempo ho capito che non valeva la pena arrabbiar-si o sentirsi inferiore, perché nessuno è inferiore o supe-riore a nessuno, solo che spesso ci sono persone che per colmare delle mancanze, costruiscono intorno a sè un’aurea di altezzosità. Ma sta a noi andare oltre questa, ogni volta che ci sentiamo ”inferiori“ dobbiamo ripeter-ci il contrario e ricordarci che nessuno può calpestarci. Questa persona continua a darsi delle arie ed io la para-gono ad un pavone che, po-veretto, ha un ritardo men-tale. Non mi toccano più le sue provocazioni o il fatto che si vanta di tutto. La igno-ro e spero che un giorno, non troppo lontano, altri si accorgano di quello che è realmente e che la smetta di credersi superiore a tutti e capisca che non c’è bisogno di vantarsi per essere accet-tata, ma bisogna solo essere stessi.

Loris Massaro Ero piccola, facevo le

elementari, c’era un’amica di classe, come il gatto, era altezzosa, vanitosa e sprez-zante, era molto convinta di sé stessa, credeva di essere importante, si vantava dei beni che possedeva, come telefonino, computer, televi-sione di ultima generazione…si vantava dei suoi genitori, che erano dottori, e di tutta la famiglia. Si vantava dei maestri che le volevano bene e che le facevano sempre i complimenti, si vantava di essere la più brava della clas-se, di avere una villa con piscina dove abitava ecc…Tutti gli amici di classe le andavano dietro, stavano sempre con lei e facevano tutto quello che faceva lei. Una volta ho provato a par-

larle e a chiederle qualcosa, ma lei rispondeva sempre freddamente, si allontanava da me come se avessi una brutta malattia o, per lo me-no, mi rispondeva male. Un giorno le maestre diedero da fare un progetto tutti insie-me in classe, ma se non lo finivamo ci dovevamo mette-re d’accordo e lo dovevamo finire insieme a qualche compagno. Pensammo subi-to a questa amica che aveva la villa grande, con la piscina. Appena i miei amici glielo chiesero lei diventò rossa e disse no, noi insistemmo, ma lei si mise a piangere e rac-contò la verità. Disse che abitava in una casa normale come tutti, con la nonna, perché i genitori erano all’estero per lavoro. Di tutte le cose che aveva racconta-to, possedeva solo il telefo-no, perché glielo avevano regalato alla comunione. Da quel giorno tutti si allontana-rono da lei, mentre io diven-tai sua amica. Anonimo

Quando andavo alle medie, ho conosciuto molte persone come il gatto Mauri-zio, una in particolare. Era nella mia vecchia comitiva ed era l’unica ragazza che si comportava in questo modo. Parecchie volte mi sento inferiore a tante persone, indipendentemente dalla situazione. Questa ragazza credeva di essere la migliore del gruppo e di conseguenza trattava tutti malissimo. Se non le piacevi potevi anche ritenerti fuori dal gruppo. Si chiamava Arianna e, ogni volta che mi incontrava, mi giudicava, mi faceva sentire fuori luogo, come se non contassi nulla. In quei mo-menti mi sentivo come il corvo, messa da parte e di-sprezzata. Allora, stufa di sentirmi così, sono andata via da quel gruppo. Poco tempo dopo ho saputo che lei aveva problemi in famiglia

e che faceva così per proteg-gersi. Alla fine ha rivelato la sua vera immagine di ragazza buona e indifesa. Anonimo

Io, in realtà, l’anno scor-so ho subito un atto di catti-veria perché venivo trattato male da alcuni compagni di classe. Non raccontavo mai ai miei genitori quello che subivo, rimanevo sempre zitto e il problema che avevo me lo tenevo dentro. In clas-se, però, avevo anche alcuni amici che mi volevano bene e che vedevano quello che succedeva, dispiacendosene.

Dopo qualche problema, tre di questi, sono andati dalla vicepreside, raccontando i fatti. Lei ha preso provvedi-menti dicendo ai ragazzi che, se avessero continuato, sa-rebbero stati puniti. La situa-zione si è calmata, è arrivata la tranquillità, soprattutto per me che soffrivo dall’inizio dell’anno. Solo dopo ho capito che bisogna parlare con qualcuno e che è preferibile affrontare subito la situazione per evitare che succeda qualcosa di più gra-ve. Come nella storia di Mau-rizio, i ragazzi che mi hanno dato fastidio sarebbero i gatti, quelli che vogliono essere più potenti e i migliori in tutto, io sarei il corvo, quello che riceve sberleffi ed insulti. Nel mio racconto, però, voglio inserire anche i topolini, i miei amici, dai quali ho ricevuto affetto e grazie ai quali sono stato sollevato dai miei affanni.

Anonimo

LO SPIRAGLIO 15 Laboratorio di scrittura creativa

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LE MERAVIGLIE DELLA MENTE Tante volte mi fermo a pen-sare a cosa farò da grande, sia per la mia vita lavorativa, sia per quella personale. Sicuramente i sogni non mancano, le ambizioni nem-meno. Non so ancora veder-mi moglie o mamma, forse è prematuro. Spero però di costruire una famiglia e di crescere i miei figli educan-doli al rispetto delle persone, all’onestà, all’uguaglianza e alla tolleranza verso chi è diverso. Voglio essere un esempio per loro, vivendo onestamente ma con grande determinazione. La mia più grande aspirazione è quella di fare la psicologa, perché amo molto tutto ciò che la

Psicologia studia: i compor-tamenti e la mente, i proces-si cognitivi e psichici degli individui... Ciò che mi affasci-na maggiormente è la possi-bilità di aiutare le persone poiché, attraverso i colloqui, si possono curare quei di-sturbi psicopatologici che vanno dal disadattamento o disagio personale fino a sin-tomatologie più gravi che possono manifestarsi in sin-tomi nevrotici o psicotici tali da nuocere al benessere di una persona. Io credo che questo lavoro possa darmi tanta soddisfazione e possa farmi sentire orgogliosa per quello che faccio. Se penso con più attenzione al mio futuro, però, mi rendo conto che per realizzare questo sogno devo affrontare tanti

ostacoli e anni faticosi di studio. Allora sono combat-tuta tra il desiderio di realiz-zarlo, la paura di non farcela a studiare e di non riuscire a sopportare la lontananza dalla mia famiglia. La mia mamma mi consiglia sempre di migliorare la forza di vo-lontà e di vivere senza paura, mi dice che la vita è bella e deve essere piena di progetti e di ideali anche se, per rag-giungerli, spesso, si deve fare molta fatica. La nostra frase preferita è: “La vita è come una montagna, sul sentiero in salita si fa tanta fatica, ma quando si arriva alla meta il paesaggio è fantastico“. Quando cerco di proiettarmi nel futuro mi sembra tutto molto difficile, ma ho un grande punto di riferimento,

la mia famiglia, su cui posso sempre contare. Spero che un giorno tutti i miei sogni possano realizzarsi, anche se so che tutto ciò che avrò sarà merito mio e che me lo con-quisterò lottando a denti stretti.

Anna Flumero

4a A Servizi Socio Sanitari

VORREI, VORREI!!!!! I miei flashforward immagi-nabili sono tantissimi, così tanti che potrei riempire tutte le pagine di questo giornale. Il mio sogno è quel-lo di aiutare bambini, ragazzi e adulti con problemi di va-rio genere: disabili, disturba-ti, che hanno un disagio o difficoltà economiche. A vol-te sogno di fare la psicologa perché amo davvero dare consigli e capire il perché le persone agiscono in un de-

terminato modo e c’è tanta sofferenza. Mi piace aiutare la gente in difficoltà e non c’è un motivo vero e proprio, ma solo perché il mio cuore sente di poterlo fare. Ogni giorno penso alle persone che vogliono morire e vorrei far capire loro che, invece, ci sono altre che vogliono vive-re e pur di farlo lottano a denti stretti contro malattie terribili come il cancro. Nella tempesta di idee che affolla la mia testa, un altro sogno è quello di diventare una balle-

rina professionista ed inse-gnare a tutti la danza. Vorrei far provare a tutti quello che provo e sento io mentre dan-zo, inspiegabile! E’ bellissi-mo, mi sento libera ed è co-me se tutti i problemi e tutto ciò che ho in testa volasse con me! Ballare per me è vita, è quello che ogni giorno mi fa rinascere. Vorrei anche fare la stilista ovvero la fashion designer, perché amo tutto ciò che riguarda la moda, mi piace tantissimo disegnare, amo creare e far diventare qualcosa unico e irripetibile, poiché ideato da me. Vorrei vivere a Milano però, avendo le possibilità, anche all’estero. Nella mia futura vita vorrei avere il “tempo”, la cosa più impor-tante. Vorrei avere il tempo per poter viaggiare e scopri-re cose nuove; mi piacereb-be farlo con una macchina fotografica, un foglio e una penna per poter raccontare tutto quello che mi succede

e ricordare i bei momenti passati. Vorrei avere il tem-po per essere amata, ogni giorno, per essere felice con il mio “lui” e poter costruire una famiglia forte che com-batte sempre insieme. Vor-rei, vorrei, vorrei…

Anonimo

Tieniti stretti i tuoi

sogni, perché se è

vero che nulla ci ap-

partiene, almeno

sognando, puoi

sempre andare o-

vunque…

e con chiunque.

16 LO SPIRAGLIO Flashforward

“FLASHFORWARD”… UN BALZO IN AVANTI NEL TEMPO

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LO SPIRAGLIO 17

NON SEMPRE SERVONO LE PAROLE

Tutti abbiamo dei sogni chiu-si in un cassetto, il mio è quello di diventare un’insegnante

di dan-z a , perché la dan-za mi r i e m -pie di g i o i a , mi fa volare, mi fa sentire

bene. Nella mia mente, la danza è vita. Ho iniziato a ballare quando avevo otto anni e ciò che prima era solo divertimento, ora è diventata passione. L’estate scorsa ho partecipato, in Cina, ad una gara di danza.

La mia maestra mi ha inse-gnato un sacco di passi e movimenti, ha creato delle coreografie che io ho prova-to e riprovato per molti giorni. Mi ha incoraggiato, dato fiducia, sostenuta, quindi io mi sono impegnata al massimo ed ho vinto quella gara. Eravamo tutti contenti ed io e la maestra abbiamo fatto una bella vacanza in DaLian. La sensa-zione di vittoria mi piace e mi dà forza, rinnova ed ali-menta l’amore che io provo per la danza. Sono certa che continuerò ad impegnarmi sempre di più nella danza e così continuerò progredire e

migliorare. Ora non vedo l’ora di tornare nel mio pae-se per riprendere gli allena-menti perché, sarà strano, ma ho capito che salire su di un palco, davanti a tanta gente che apprezza i miei sforzi ed i miei sacrifici, mi piace.

Zhang Cihang

2a A Chimico Biologico

IL MIO PIÙ GRANDE

SOGNO

La mia più grande passione è

sempre stata quella di anda-

re a cavallo. Siccome non so

cavalcare, il mio flashfor-

ward riguarda la possibilità

futura di prendere lezioni di

equitazione. Andare a caval-

lo rappresenterebbe per me

la possibilità di partecipare

alla festa della patrona della

mia città, vestito da cavalie-

re, un desiderio che ho da

quando ero piccolo. I cava-

lieri rappresentano i protet-

tori della statua della Ma-

donna, sfilano in corteo in-

dossando costumi di prezio-

sa fattezza, ricamati a mano,

con elmetti e lance lucidissi-

me. Essere uno di loro mi

farebbe sentire importante

e speciale, indosserei divisa,

armatura e man-

tello, impugnerei

la lancia e, in

groppa al mio

cavallo, scorterei

fiero e orgoglio-

so la Madonna

della Bruna. Du-

rante la festa

tutta la città si

mobilita e vive

con religiosità e

passione giorna-

te intense in cui,

storia, tradizio-

ne, devozione

ma anche adre-

nalina e fermen-

to creano un mix

coinvolgente ed

unico. Mi piace-

rebbe molto che

ciò succedesse

così potrei essere anch’io

uno dei protagonisti della

festa e potrei far compren-

dere ai miei figli cos’è la

festa del 2 luglio per un ma-

terano, nella speranza che,

anche loro, da grandi, possa-

no provare lo stesso entusia-

smo che oggi provo io.

Gabriele Plasmati

3a A Biotecnolog. Ambientali

COSA VOGLIO FARE DA GRANDE

Io da grande vorrei fare la maestra d’asilo nido, perché mi piacciono i bambini. Sono andata a fare alternanza all’asilo nido e ho notato che quando sei triste, con i bam-bini ti passa tutto e ridiventi allegra e felice. Quando an-davo all’asilo, i bambini era-no contenti di vedermi: can-tavamo, giocavamo, scherza-

vamo. E quando vedevo le cose che loro facevano, pen-savo a quand’ero anch’io così piccola e andavo all’asilo. Per me i bambini sono come i cuccioli di ani-male, teneri, sempre in mo-vimento, meravigliosi e mi rendono felice più di chiun-que altro, più di qualsiasi cosa.

Grazia Ragone 4a A Servizi Socio Sanitari

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Ogni volta che tocco e vedo il marmo di granito, mi sov-viene alla mente la mia in-fanzia. Mi ricordo del ripiano in granito che mia nonna aveva in cucina e sul quale preparavamo insieme delle prelibatezze, come biscotti e frittelle. Nel periodo natali-zio, in casa, aleggiava un odore inebriante che mi riempiva i polmoni e mi dava una gioia immensa. È assur-do come il marmo freddo e duro possa suscitare così tanti ricordi lontani. Ripenso ancora alla grandezza, alla forma, al ripieno, al colore marrone con scaglie argenta-te, che lo facevano sembrare luccicante e magico, del dol-ce fatto da mia nonna. Che nostalgia! Una volta pronti, i nostri piccoli capolavori ve-

nivano posti su grandi vassoi verdi, poggiati, a loro volta, sul grande ripiano di granito che all'epoca, essendo trop-po alto per me, era irrag-giungibile. Allora correvo a prendere una sedia, salivo su in ginocchio e mangiavo tut-to ciò che potevo, felice e soddisfatto dei nostri capola-vori. Oggi, a quasi 10 anni di distanza, mi si stringe il cuo-re al solo pensiero che non rivedrò mai più quel ripiano che suscitava in me tanta gioia e spensieratezza. Mi mancano quei momenti vis-suti con la mia nonna, mi mancano talmente tanto che, quando ci ripenso, mi fanno sentire come un cam-po arido al quale manca l'ac-qua.

Loris Massaro

FIGLI CHE CURANO GENITORI ANZIANI “UNA RELAZIONE

DIFFICILE"

Oggi si vive molto più a lun-go. Una conquista strabilian-te, ma certo non priva di conseguenze complesse. Fra queste, quella di gestire il carico dei propri genitori che, invecchiando, perdono autonomia. Nel nostro Pae-se, un carico prevalente-mente delegato alla fami-glia. I figli che si prendono cura dei propri genitori pro-vano molte emozioni nel vedere la figura “FORTE” del g e n i t o r e a m m a l ar s i . L’invecchiamento, la malatti-a e la morte dei genitori, oltre al dolore in sé, solleva-no temi importanti per i figli, ad esempio quelli relativi al contatto con il proprio in-vecchiamento, ad uno scam-bio di ruolo tra figlio a geni-tore. Anche quando i genito-ri “colonne forti della fami-

glia” si ammalano, rimango-no lo stesso un punto di rife-rimento per i figli. Ma i figli, sono sempre disposti a fare per i propri genitori quello che i genitori hanno fatto per loro? Un famoso prover-bio dice: “Una mamma cam-pa cento figli e cento figli non riescono a far campare una mamma”. In altre paro-le: “Una mamma cresce cen-to figli, mentre cento figli non sanno dar sostegno a una mamma sola”. Sono parole che elogiano l'amore smisurato e incondizionato

della mamma verso i propri figli. Una mamma, infatti, da sola riesce a non far manca-re niente a tutti i suoi figli, anche se questi dovessero essere cento. Quegli stessi cento figli, invece, non riu-scirebbero tutti insieme ad assicurare alla propria ma-dre una vita dignitosa. In sintesi, una mamma si sacri-fica molto più di quanto lo facciano i suoi figli e lo fa col cuore, con quell’amore che solo le madri – e anche i padri – provano per i propri figli, un amore che non pre-

tende, che non chiede nulla in cambio. L’amore che an-cora ricordiamo in famiglia di quando eravamo piccoli, di quando tutto sembrava immobile e ognuno doveva fare la propria parte: le ma-dri amavano, i padri lavora-vano come somari, i figli si distraevano pensando ad altro, giù in cortile, perché nessun problema veniva scaricato su quelle testoline sudate.

Vitalba Bongermino 4a A Servizi Socio Sanitari

18 LO SPIRAGLIO

“Non si smette mai di essere mamma": a 98 anni va in casa di cura per assistere il figlio 80enne. Un rapporto davvero speciale avvenuto a Liverpool

INSEPARABILI, uniti da quel legame speciale che esiste solo tra madre e figlio. Ada Keating ha 98 anni e ha sem-pre vissuto con il figlio Tom, che di anni ne ha 80 e che non si è mai sposato. Nel 2016 Tom è stato ricoverato nella casa di cura di Moss View Care di Liverpool, per motivi di salute. Così, un an-no dopo la madre ha deciso di trasferirsi nello stesso isti-tuto per stargli vicino.

I remember Ieri sera ero seduta sul diva-

no con mia madre e mia zia,

appena arrivata dalla Germa-

nia. Improvvisamente mi è

venuto in mente il momento

in cui, una sera d'inverno,

eravamo sedute sul divano a

casa di nonna, io, mamma,

zia Enza e l’altra mia zia,

quella della Germania. Ero

piccola, forse avevo solo 6-7

anni ed era una sera d'inver-

no. Stavamo guardando il

programma televisivo

''Amici'', vicine vicine, sotto

un'unica coperta. In quel

momento ero davvero felice.

Mi sembrava che lì ci fosse

tutto il mio mondo, l’amore

delle persone più care, il

calore di casa di nonna, la

gioia di stare insieme. Non

desideravo altro! È stato

bello ricordare quel momen-

to, quando c'era la mia zia

preferita a casa, quando non

bisognava aspettare il Nata-

le, la Pasqua o qualche even-

to importante per stare in-

sieme. Mi manca vivere quei

momenti di felice intimità,

perché può sembrare banale

ma la felicità sta sempre nel-

le piccole cose, negli attimi,

nei momenti. Vorrei tanto

riviverli però, per fortuna,

esistono i ricordi. E io, di ri-

cordi felici, insieme alla mia

famiglia, ne ho davvero tanti.

Iris Zito

3a A Produz. Tessili Sartoriali

Alla ricerca del tempo perduto

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LA PRIMA VERA STAGIONE UN’INEBRIANTE PROFUMO DI ROSE

SFIORO’ LE MIE NARICI CURIOSE UN PROFUMO SOTTILE PORTATO DAL VENTO INCERTO.

PETALI DI MANDORLO ADAGIATI DAL VENTO

SUI TETTI, STREMATI DALL’INVERNO CRUDELE.

UN TIEPIDO SOLE PERCOSSE IL MIO VISO E RICONOBBI IMMEDIATAMENTE QUEL SOLE,

MI ACCORSI CHE ERA ARRIVATA “LEI”,

LA STAGIONE CHE TUTTO PUO’, CHE RIDA’ SPERANZA,

CHE RIDA’ LA VITA AL MONDO,

MA NON RISANA DEL TUTTO LA MIA COSI’ STRUGGENTE ANIMA.

Loris Massaro

3a A PTS

Sono passati ormai 5 anni da quando ho lasciato la palla-volo. Ogni domenica, pas-sando dal palazzetto dove andavo a fare allenamento, incontravo gli allenatori e guardavo nuovi gruppi di ragazze nel pullman che an-davano a giocare. Mi veniva-no in mente tutte le uscite che facevo con la mia squa-dra, tutti gli allenamenti impegnativi e faticosi. Ricor-do la faccia di felicità dell’allenatore quando vin-cevamo una partita, ricordo la gioia che provavamo quando stavamo tutti insie-me, negli spogliatoi, a fe-steggiare la vittoria.

Quando queste immagini ritornano nella mia mente, mi assale un tremore di gio-ia, ma anche di tristezza per aver purtroppo abbandona-to tutto ciò che mi rendeva così felice. La pallavolo per

me era uno sfogo e, quando andavo lì, pensavo solo a quello che facevo. Tutto questo mi manca moltissi-mo.

Purtroppo, 2 anni fa ho per-so mio zio che per me rap-presentava quasi un nonno. Con lui ho passato tutta la mia infanzia e buona parte dell’adolescenza. Ogni gior-no, quando vado a casa di mia nonna e sento il rumore della porta, penso a lui, che prima di tornare a casa, ave-va l’abitudine di venire a salutarci. Quando esco e passo vicino all’angolo dove stava sempre lui, mi capita di trasalire dalla tristezza, perché ricordo che ogni vol-ta che passavo di là, lui era sempre pronto a regalarmi le sue dolcissime caramelle.

Anonimo

LO SPIRAGLIO 19

L’Istituto “I. Morra” da parec-

chi anni, ormai, rappresenta

un importante centro di rife-

rimento per le tematiche

sulla disabilità. Anche

quest’anno, un gruppo di

docenti abituato a lavorare in

sinergia, ha voluto sperimen-

tare una rete di progettualità

che, ponendo al centro della

propria didattica i bisogni

evolutivi di crescita psichica,

fisica, sociale e morale dei

soggetti disabili, potesse for-

nire loro la possibilità di ac-

quisire competenze spendibi-

li nel quotidiano e fondamen-

tali per accrescere la loro

maturazione psico-fisica. Il

progetto prevede attività

laboratoriali da svolgere a

scuola e dieci uscite didatti-

che, di circa 3 ore ciascuna,

presso esercizi commerciali e

uffici pubblici della città

(ufficio postale, ASM, ospe-

dale ”Madonna delle Grazie”,

stazione ferroviaria, banca,

uffici trasporti pubblici, su-

permercati e negozi del terri-

torio: bar, case vacanza, ri-

storanti, librerie). In data 16

dicembre 2017 è stata effet-

tuata la prima di queste visite

presso la “Miccolis” S.p.A.,

un’azienda di trasporti pub-

blici urbani ed extraurbani;

l’obiettivo è stato quello di

far acquisire consapevolezza

dei percorsi cittadini e rico-

noscerne le fermate, di impa-

rare ad individuare le linee e i

percorsi per raggiungere la

meta stabilita, di come e do-

ve poter acquistare biglietti

e/o abbonamenti. I parteci-

panti, Mario, Piergiorgio,

Simona, Giuseppe e France-

sco, sono stati accolti caloro-

samente dai responsabili

della sede di Matera i quali,

hanno tenuto a precisare che

queste iniziative sono accolte

favorevolmente poiché con-

sentono all’azienda di offrire

un’informazione puntuale dei

servizi offerti. Il responsabile

dell’ufficio qualità, ha ringra-

ziato personalmente i singoli

studenti per la loro presenza

e partecipazione, elogiando-

ne correttezza e attenzione. I

ragazzi, d’altro canto, hanno

manifestato entusiasmo,

interesse e grande curiosità.

Stella Maragno

“E’… tempo di autonomia” - per una reale e concreta inclusione -

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ANIME E MANGA

“Manga” è un termine giap-ponese che in Giappone indi-ca i fumetti in generale. Per il p o p o l o g i a p p o n e s e i manga rivestono un ruolo intellettuale ed economico molto importante, e sono considerati un mezzo artisti-co ed espressivo non meno degno della letteratura, del cinema o di altri mass media. Gli “anime”, invece, parola che deriva dall’inglese “animation“, non sono altro che i cartoni animati giappo-nesi e spesso sono tratti dal-le storie dei manga. Purtrop-po, però, spesso i due nomi vengono associati a cose negative come la violenza, le scene di nudo e il satanismo, perché è questo il messaggio che si vuol far passare. Gli Anime, in realtà, sono le o-pere di animazione giappo-nesi. Anche senza saperlo, tutti quanti hanno visto al-meno una volta nella vita un anime trasmesso in tv, chiun-que, infatti, conosce Dragon Ball, Pokèmon, Naruto e One Piece, o magari Doraemon, Hamtaro, Sailor Moon... Questi sono tutti cartoni che hanno caratterizzato l'infan-zia dei giovani d'oggi e la gran parte di questi, purtrop-

po, ne ignorano le origini. Tutti quelli sopracitati sono anime e non tutti sono vio-lenti e, in nessuno di questi, sono presenti scene di nudo. È sbagliato fare di tutta l'er-ba un fascio come, appunto, pensare che tutti gli anime e tutti i manga siano ricollega-bili solo a cose negative, per-ché questi, come i libri e i film, sono caratterizzati da vari generi adatti a tutte le età. Abbiamo il genere Ko-modo rivolto ai più piccoli, caratterizzato da protagoni-sti bambini (nella maggior parte dei casi) o da buffi ani-mali parlanti, segue lo Shojo, indirizzato a un pubblico di ragazze che vanno dai 12 anni in su (questo genere racchiude la sfera sentimen-tale ed emotiva degli adole-scenti), lo Shonen, per i ra-gazzi, che include personaggi dal forte carattere, intenti a raggiungere un determinato obiettivo e costretti ad af-frontare sfide sempre più ardue. Lo Spokon, principal-mente, possiede una trama incentrata su un determina-to sport, animato da studenti iscritti negli appositi club scolastici. Qualcosa di più maturo e intrigante? Ecco il genere Seinen incentrato su trame psicologiche e spesso

violente, adatte ad un pub-blico un po' più maturo per comprendere le varie sfac-cettature. Esistono tanti altri generi e sottogeneri, ma questi già nominati sono i più comuni e i più popolari, inoltre ci sono tante opere sconosciute qui in Italia ma con un successo incredibile nel mondo. Per chi predilige gli horror psicologici con un po' di splatter, abbiamo: Tokyo Ghoul che parla di creature umanoidi che per sopravvivere sono costretti a divorare gli esseri umani, Kiseiju - l'ospite indesidera-to, che racconta di parassiti in grado di appropriarsi dei corpi degli esseri viventi di cui ne divorano il cervello, sviluppando arti affilati per il combattimento. Chi, invece,

vuole farsi un po' di risate, non può perdersi la parodia dei classici supereroi "One Punch Man". L'imbattibile e i n g e n u o S a i t a m a (protagonista della storia) in poco tempo ha raggiunto una popolarità e una fama pazzesca grazie alle risate che è riuscito a strappare alle persone, battendo ogni cattivo con un pugno solo. Ma sarà davvero il più forte di tutti? Per scoprirlo non basterà che vederlo o legger-lo! Ci sono anche opere per le persone più romantiche come l'ineguagliabile Tora-dora! I protagonisti sono un ragazzo e una ragazza total-mente opposti. Lui alto, gen-tile ma con l'aspetto da duro, lei bassa, dall'aspetto dolce, ma dal carattere violento. Pian piano che la storia pren-derà luogo, impareranno a convivere e insieme divente-ranno "La tigre e il dragone". Spero, che dopo questa di-squisizione, Manga e Anime potranno essere considerati vere e proprie gemme capaci di aprirci piccoli portali in altri mondi della fantasia che ci intratterranno, ci istruiran-no e ci renderanno felici, ma soprattutto ci permetteran-no di scappare per un po' dalle nostre ansie e dai no-stri problemi.

Arianna Dell’Olio 4a A Servizi Socio Sanitari

20 LO SPIRAGLIO

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-Milano- "É solo l'inizio. Il segreto? Rimanere con i piedi per terra". É quanto affermato dal duo musicale che ha conquistato migliaia di persone, teenager e non: Benjamin Mascolo e Federi-co Rossi in arte Benji e Fede. I cantanti, che hanno spopo-lato negli ultimi due anni, dopo il successo del loro primo album di debutto "20:05" con oltre 50.000 copie vendute, hanno inciso il loro secondo album "0+" certificato doppio platino (oltre 100.000 copie). Il duo ha aperto il tour di concerti in giro per l'Italia, il 4 marzo 2017 al Mediolanum Forum d'Assago. Tutto oltre le a-spettative: i biglietti del con-certo sono andati in sold out in solo una settimana. Le code di fan, a ore di distanza dall'apertura dei cancelli, si stendevano dagli ingressi fino alla fermata della me-tropolitana in un serpentone senza soluzione di continui-tà. Senza contare chi si è accampato per due giorni, sotto pioggia e vento, pur di accaparrarsi le prime file sotto al palco. "Ci vogliono un bene tale, - hanno affer-mato i cantanti - ci seguono ovunque. Dobbiamo ancora

crescere come persone e come musicisti – ha sottoli-neato Benji". Il concerto è iniziato alle 20:05, orario per loro simbolico: è l'ora in cui Federico scrisse il primo messaggio a Benji su Face-book nel 2010. “La scaletta - hanno proseguito i due arti-sti- è il percorso della nostra vita fino ad oggi”. Hanno cantato all'incirca 20 dei loro successi, più alcune cover (brani di altri artisti che loro arrangiano). Non sono man-cati gli ospiti come Max Pez-zali, Annalisa, Xriz. “Nel bel mezzo del concerto gli spara coriandoli, hanno “sparato” dei bigliettini con scritto “grazie di essere qui B&F”. Il duo musicale ha ben pensa-to anche alle fans a casa che non sono potute essere pre-senti, pertanto, hanno tra-smesso in diretta il concerto sulla pagina Facebook, rive-landosi un successo a 360 gradi. A fine concerto Benji e Fede hanno ringraziato tutti gli addetti ai lavori, manager, tecnici, casa disco-grafica ma anche le proprie famiglie e i fans che li sup-portano in tutto. Hanno con-cluso la data zero con un abbraccio fraterno e un rin-graziamento reciproco da parte di entrambi e rivolgen-dosi al pubblico hanno det-to: “RICORDATE: QUESTO É SOLO L'INIZIO!”.

Debora Di Lecce 5a A Produz. Tessili Sartoriali

Benji e Fede conquistano il Forum

d'Assago

LO SPIRAGLIO 21 Spettacolo

"Molto forte incredibilmente vicino" Il ragazzino di 9 anni Oskar Shell, affetto dalla Sindrome di Asperger, pauroso, timido e con lo sguardo velato di tristez-za, perde suo padre nell'attentato alle Twin Towers dell'11 settembre 2001. Per lui il padre è un eroe amato e ammira-to, un compagno di giochi e un maestro di vita. Il loro rap-porto è speciale ed esclusivo: nessun altro, neppure la ma-dre, entra nella loro vita fatta di momenti coinvolgenti e divertenti. Oskar è un bambino problematico ed introverso e il padre cerca di farlo uscire dal suo isolamento inventan-do per lui giochi, indizi e indovinelli che ne stimolino la creatività e l’attenzione. Un giorno, l’11 settembre, dopo la mattinata passata a scuola, Oskar ascolta i messaggi lasciati da suo padre nella segreteria telefonica. Prima di morire, lo cerca ripetutamente. Da quel giorno, che lui definisce "il giorno più brutto", ascolta continuamente quei messaggi, disperandosi per il fatto che il padre non c’è più. Un anno, dopo la triste dipartita, Oskar trova un vaso sull'armadio di suo padre, lo fa cadere per sbaglio e ci trova una busta con su scritto "Black", contenente una chiave. Determinato a trovare il “Black” della busta e a scoprire cosa apre quella chiave, OsKar dà inizio alla sua odissea, ridando senso alla propria vita. È convinto, infatti, che quello è uno dei tanti indizi che il padre gli ha lasciato e che lo condurrà verso qualcosa che avrebbe voluto fargli scoprire. Con quella bu-sta e quella chiave il bambino cerca di riempire il vuoto che la perdita paterna gli ha lasciato. Inizia così il suo viaggio attraverso tutte le contee di New York; aspetta impaziente l’arrivo del sabato per poter rintracciare tutti i “Black” della città, alla ricerca di una serratura che corrisponda alla sua chiave. Un giorno scopre che uno sconosciuto si sta trasfe-rendo a casa di sua nonna. L'uomo non parla a causa di un trauma infantile e comunica scrivendo su un taccuino. Sul palmo delle sue mani sono tatuate le parole "si" e "no". Diventati amici, i due si raccontano le proprie storie e conti-nuano la ricerca insieme. Oskar vuole risolvere quell’enigma ma, allo stesso tempo, sa che quando giungerà alla conclu-sione, si spezzerà l’ultimo contatto che ha con suo padre. La ricerca, comunque, gli consentirà di elaborare il lutto, di riallacciare i rapporti con la madre e di scoprire che quell’uomo anziano è il nonno che non ha mai conosciuto, sopravvissuto ad un altro terribile evento storico: il bombar-damento di Dresda durante la 2a Guerra Mondiale.

Loris Massaro 3a A Produzioni Tessili Sartoriali

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DIRETTORE RESPONSABILE Prof.ssa Loredana Surdo CAPOREDATTORI Michele Lupoli, Gianni Navolio REDAZIONE Carlucci Daniela, Bongermino Vitalba, Di Cuia Giorgia, Flumero Anna, Plasmati Bruna, Plasmati Gabriele, Ragone Grazia, Spano Denise, Zhang Cihang. Si ringrazia: il D. S. prof. Antonio Epifania la DSGA Grazia Lasalvia le proff. Mariangela Lisanti e Ventura Ma-

sciandaro per il prezioso contributo offerto alla realizzazione dell’edizione n. 2 del giorna-lino scolastico

l’assistente tecnico, Francesco Fiore “Moltiplicare gli sguardi” - progetto per l’attuazione di interventi in Aree a Rischio, a for-te processo immigratorio, contro la dispersione scolastica e l’emarginazione sociale.

Istituto d’Istruzione Superiore

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EDIZIONE N. 2/2017