Nuovo SOLDI&POLITICA - Il Nuovo giornale di Bellaria Igea ... · Giornale di Bellaria Igea Marina...

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uovo Giornale di Bellaria Igea Marina Direttore Claudio Monti IL N Anno II, n. 15 - 27 ottobre 2005 SOLDI&POLITICA Cura dimagrante nella busta paga di sindaco e assessori. Lo prevede la Finanziaria 2006. Illuminazione pubblica, turismo e cultura, i capitoli a rischio. A pag. 14 L’INCHIESTA: a pagina 4 e 5 Non si spreca così l’anniversario della nostra autonomia Preparativi per festeg- giare i 50 anni del Comune e i 100 di Igea Borgata Vecchia: storia di un “recupero” mancato QUARTIERI: a pagina 9 di Claudio Monti E’ l’emergenza numero uno nella no- stra città e un po’ in tutta la riviera. Anche perché legata in modo determi- nante all’offerta turistica. Eppure si va avanti con misure tampone. Il consi- gliere provinciale di Forza Italia, Da- rio Rizzuti (bellariese), si è fatto pro- more di una delibera con la quale chie- de di avviare uno studio serio per ve- rificare la fattibilità di interventi di ri- pascimento strutturale degli arenili. Nel frattempo la Regione ha prodotto le “linee guida per la gestione integra- ta delle zone costiere”. Fra le tante in- dicazioni contiene anche quella di evi- tare il prolungamento dei moli esistenti: come la mettiamo con la darsena? a pagina 2 Rock por por por por portur tur tur tur tur ik* Portur è lenta la darsena è rock L’inchiesta è rock la querela è lenta Viaggi e trasferte sono lenti il lavoro è rock Suzzi è lento Mulazzani è rock? I palazzinari sono lenti Polo Est è rock Il cda è lento i revisori sono rock L’asta è lenta l’opzione è rock Le parole sono lente la visura è rock Il buco è lento la ricapitalizzazione è rock La verità è rock il silenzio è lento * Avete visto “Rockpolitik” (Adria- no Celentano)? Avete letto Il Nuovo, numeri 13 e 14? Allora non vi serve altro per capire Rockporturik. segue a pagina 5 Sulla deriva denunciata dal sindaco di Emanuele Polverelli “Avverto nella nostra città un declino nel dibattito politico-am- ministrativo, una deriva verso lo scontro personale a scapito del con- fronto sui valori e progetti di cui ognuno di noi è portatore (…) at- tacchi che frequentemente sentia- mo in consiglio comunale e leggia- mo sui giornali rivolti alla perso- na e non alle idee espresse…”. Chis- sà a quali passi della stampa loca- le intendeva fare riferimento il nostro primo cittadino con queste righe espresse all’interno di una lettera, resa pubblica, inviata agli uomini della politica bellariese. Noi de Il Nuovo abbiamo come l’impressione di essere coinvolti in questa reprimenda. Ebbene lo confesso: ho la coda di paglia! Già, perché effettivamente ci sono cose che accadono a Bellaria che non sono belle e che è giusto criticare. La critica serrata e pugnace è un esercizio di democrazia e non deve far paura. Non c’è però - questa è una bella svista caro signor Sin- daco! - alcuna questione persona- le. Noi, per lo meno noi, non ab- biamo questioni personali in gio- E LA SPIAGGIA NON C’È PIÙ Alla scoper Alla scoper Alla scoper Alla scoper Alla scoperta ta ta ta ta del teatro dialettale del teatro dialettale del teatro dialettale del teatro dialettale del teatro dialettale Sarà anche “arte povera” ma il fine è nobile. E guarda alla comunità. A pagina 6 Un po’ di coraggio, cari amministra- tori comunali. E un po’ di passione per i destini di questa città. State de- cidendo i festeggiamenti in vista dei 50 anni di autonomia comunale e, a nostro modesto parere, avete già ini- ziato col piede sbagliato: in netto ri- tardo e, soprattutto, con la solita mentalità statalista che vi contrad- distingue. In ritardo è chiaro: siamo a fine ottobre e al 2006 manca po- chissimo. Statalisti perché per ini- ziare a programmare i contenuti dei festeggiamenti avete messo insieme un comitato tutto interno al Comu- ne. Poi lo amplierete, forse, ma è l’im- pronta che determina la scarpa. Un anniversario come questo meri- ta di più, esige che ad essere coinvol- ta da subito sia la città intera. Pren- dete esempio dal comitato che 50 anni fa lavorò per raggiungere il ri- sultato dell’autonomia. Teneva in- sieme tutte le idealità culturali e po- litiche: comunisti, socialisti, catto- lici, laici ed esponenti della destra. I compagni dell’epoca non ebbero pa- ura di confrontarsi, misero il bene comune davanti all’interesse parti- tico (Odo Fantini ancora si commuo- ve quando racconta questa fase del- la sua vita). Oggi serve lo stesso coraggio. Anzi di più. Perché quella che stiamo viven- do è forse la stagione più difficile del- la nostra storia cittadina: si respira un’aria di antagonismo che non si respirava da molto tempo, preval- gono lo scoramento e le divisioni quando invece servirebbero unità e capacità di andare a meta. Anziché acquistarle le forze (“Viresque acqui- rit eundo” c’è scritto sullo stemma comunale), le stiamo perdendo. Se voi che sedete nel Palazzo avete a cuore il futuro di questa città, non vi resta che dimostrarlo nei fatti. Non potete, non possiamo permetter- ci, di buttare via un’occasione di la- voro reale come quella del 50esimo per mettere a fuoco il presente e sce- gliere in quale direzione andare. Non farlo sarebbe gravissimo.

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uovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Direttore Claudio MontiIL

NAnno II, n. 15 - 27 ottobre 2005

SOLDI&POLITICACura dimagrante nella

busta paga di sindaco

e assessori. Lo prevede

la Finanziaria 2006.

Illuminazione pubblica,

turismo e cultura, i

capitoli a rischio.

A pag. 14

L’INCHIESTA: a pagina 4 e 5

Non si spreca cosìl’anniversario dellanostra autonomia

Preparativi per festeg-giare i 50 anni del

Comune e i 100 di Igea

Borgata Vecchia:storia di un

“recupero” mancatoQUARTIERI: a pagina 9

di Claudio Monti

E’ l’emergenza numero uno nella no-stra città e un po’ in tutta la riviera.Anche perché legata in modo determi-nante all’offerta turistica. Eppure si vaavanti con misure tampone. Il consi-gliere provinciale di Forza Italia, Da-rio Rizzuti (bellariese), si è fatto pro-more di una delibera con la quale chie-de di avviare uno studio serio per ve-rificare la fattibilità di interventi di ri-pascimento strutturale degli arenili.Nel frattempo la Regione ha prodottole “linee guida per la gestione integra-ta delle zone costiere”. Fra le tante in-dicazioni contiene anche quella di evi-tare il prolungamento dei moli esistenti:come la mettiamo con la darsena?

a pagina 2

Rockporporporporporturturturturturik*Portur è lenta

la darsena è rock

L’inchiesta è rockla querela è lenta

Viaggi e trasferte sono lentiil lavoro è rock

Suzzi è lentoMulazzani è rock?

I palazzinari sono lentiPolo Est è rock

Il cda è lentoi revisori sono rock

L’asta è lental’opzione è rock

Le parole sono lentela visura è rock

Il buco è lentola ricapitalizzazione è rock

La verità è rockil silenzio è lento

* Avete visto “Rockpolitik” (Adria-no Celentano)? Avete letto Il Nuovo,numeri 13 e 14? Allora non vi servealtro per capire Rockporturik.segue a pagina 5

Sulla deriva denunciatadal sindaco

di Emanuele Polverelli

“Avverto nella nostra città undeclino nel dibattito politico-am-ministrativo, una deriva verso loscontro personale a scapito del con-fronto sui valori e progetti di cuiognuno di noi è portatore (…) at-tacchi che frequentemente sentia-mo in consiglio comunale e leggia-mo sui giornali rivolti alla perso-na e non alle idee espresse…”. Chis-sà a quali passi della stampa loca-le intendeva fare riferimento ilnostro primo cittadino con questerighe espresse all’interno di unalettera, resa pubblica, inviata agliuomini della politica bellariese.Noi de Il Nuovo abbiamo comel’impressione di essere coinvolti inquesta reprimenda. Ebbene loconfesso: ho la coda di paglia! Già,perché effettivamente ci sono coseche accadono a Bellaria che nonsono belle e che è giusto criticare.La critica serrata e pugnace è unesercizio di democrazia e non devefar paura. Non c’è però - questa èuna bella svista caro signor Sin-daco! - alcuna questione persona-le. Noi, per lo meno noi, non ab-biamo questioni personali in gio-

E LA SPIAGGIA

NON C’È PIÙ

Alla scoperAlla scoperAlla scoperAlla scoperAlla scopertatatatatadel teatro dialettaledel teatro dialettaledel teatro dialettaledel teatro dialettaledel teatro dialettale

Sarà anche “arte povera”ma il fine è nobile. Eguarda alla comunità.

A pagina 6

Un po’ di coraggio, cari amministra-tori comunali. E un po’ di passioneper i destini di questa città. State de-cidendo i festeggiamenti in vista dei50 anni di autonomia comunale e, anostro modesto parere, avete già ini-ziato col piede sbagliato: in netto ri-tardo e, soprattutto, con la solitamentalità statalista che vi contrad-distingue. In ritardo è chiaro: siamoa fine ottobre e al 2006 manca po-chissimo. Statalisti perché per ini-ziare a programmare i contenuti deifesteggiamenti avete messo insiemeun comitato tutto interno al Comu-ne. Poi lo amplierete, forse, ma è l’im-pronta che determina la scarpa.Un anniversario come questo meri-ta di più, esige che ad essere coinvol-ta da subito sia la città intera. Pren-dete esempio dal comitato che 50anni fa lavorò per raggiungere il ri-sultato dell’autonomia. Teneva in-sieme tutte le idealità culturali e po-litiche: comunisti, socialisti, catto-lici, laici ed esponenti della destra. Icompagni dell’epoca non ebbero pa-ura di confrontarsi, misero il benecomune davanti all’interesse parti-tico (Odo Fantini ancora si commuo-ve quando racconta questa fase del-la sua vita).Oggi serve lo stesso coraggio. Anzi dipiù. Perché quella che stiamo viven-do è forse la stagione più difficile del-la nostra storia cittadina: si respiraun’aria di antagonismo che non sirespirava da molto tempo, preval-gono lo scoramento e le divisioniquando invece servirebbero unità ecapacità di andare a meta. Anzichéacquistarle le forze (“Viresque acqui-rit eundo” c’è scritto sullo stemmacomunale), le stiamo perdendo.Se voi che sedete nel Palazzo avete acuore il futuro di questa città, nonvi resta che dimostrarlo nei fatti.Non potete, non possiamo permetter-ci, di buttare via un’occasione di la-voro reale come quella del 50esimoper mettere a fuoco il presente e sce-gliere in quale direzione andare. Nonfarlo sarebbe gravissimo.

Allungarel’arenile è una

necessitàUn ordine del giorno di Dario Rizzuti inProvincia. Sull’emergenza erosione.Dario Rizzuti (Forza Italia). La sua “battaglia” contro l’erosione dell’arenile nasce dai

tempi in cui era consigliere comunale a Bellaria Igea Marina.

Il Nuovo2copertina

Si accorcia l’arenile. E’ ridotta aiminimi termini la spiaggia di Bella-ria Igea Marina. Negli anni ha persometri su metri. Quella di Bellaria,ad esempio, è stata mangiata dalmare per un buon tratto quando èstato prolungato il molo del portoca-nale. In alcuni tratti, è notizia re-cente, la spiaggia alla Cagnona è di-ventata di pochi metri.Il problema è sotto gli occhi di tuttida tempo. Qualche anno fa, per laprima volta un progetto di pianospiaggia sollevò la questione dellequestioni: senza allungare l’areniledi 30-40 metri, disse l’esperto, nonvale nemmeno la pena porsi il pro-blema di rifare il look agli stabili-menti balneari. L’esperto era PaoloPortoghesi, architetto di grido, cheportò l’esperienza (riuscita) del ripa-scimento realizzato nei lidi romani.Accadde durante il mandato Lazza-rini, ma il suo successore lasciò ilprogetto nel cassetto.Oggi è Dario Rizzuti, consigliere pro-vinciale di Forza Italia, e consiglierecomunale per lo stesso partito a Bel-laria Igea Marina per due legislatu-re, dal 1995 al 2004, che riapre conforza la discussione. Circa due setti-mane fa ha presentato in consiglioprovinciale un ordine del giorno, cheha il valore di delibera, sul tema del-l’erosione e del ripascimento degliarenili. E’ stato votato all’unanimi-tà e adesso si spera che succeda qual-cosa. La premessa è ovvia: “Gli are-nili sono l’elemento essenziale sulquale poggia la balneazione e, con-seguentemente, il turismo. I nostriarenili sabbiosi sono da sempre sog-

getti all’erosione. Il mercato del tu-rismo pretende un’offerta semprepiù qualificata nell’ambito dell’atti-vità di spiaggia.” L’esigenza è altret-tanto evidente: “La riqualificazionedell’arenile non può esimersi, soprat-tutto in alcune zone della cosa (Bel-laria Igea Marina soprattutto), dal-l’aumento della profondità degli are-nili attraverso un sistema di ripa-scimento strutturale e permanentedegli stessi, facendo tesoro di sistemigià adottati con successo in altre lo-calità balneari.” La richiesta conse-quenziale: “Anche alla luce delle in-dicazioni tecniche contenute nellelinee guida per la gestione integratadelle zone costiere, la Provincia diRimini si faccia promotrice di untavolo di concertazione e di lavoro,con i Comuni costieri coinvolti, perverificare la fattibilità e, conseguen-temente, incoraggiare uno studio difattibilità per un sistema di ripasci-mento strutturale degli arenili, ve-rificando anche le eventuali oppor-tunità di finanziamento compresequelle dalla Comunità Europea”. E’questo l’impianto della delibera vo-tata dal consiglio provinciale, cheRizzuti commenta così: “E’ diventa-to prioritario partire con studi seriche inquadrino il problema, che cidicano cosa si può realmente fare. Ela Provincia deve fare da locomotri-ce e “trainare” le amministrazionicomunali in questa direzione: nonpossiamo più permetterci di assiste-re passivamente.” E aggiunge: “Finoad oggi è stata seguita la politica del-la “camionata” di sabbia e di soldine sono stati comunque spesi parec-

chi, ma con quali risultati? La stra-da dev’essere quella del ripascimen-to strutturale definitivo, basta coipalliativi.” Con quali strumenti?“Dovranno essere gli studi a dircelo,ma le esperienze in atto utilizzanodei sabbiadotti (collettori in pvc) cheprendono la sabbia al largo e la por-tano a riva. Quello del ripascimentoè un obiettivo che Rizzuti persegueda anni, sin da quando sedeva suibanchi dell’opposizione in Comune:“Insieme a Stefano Gori, sul tema delripascimento dell’arenile presentaigli emendamenti al bilancio perchiedere investimenti adeguati”,spiega, “ma rimasero inascoltati.Peccato: su questo avevamo visto piùlontano di tutti.” Adesso ci riprova,forte del fatto di trovarsi nella sedeistituzionale giusta: “Quello del ri-pascimento è un grande obiettivostrategico, uno di quelli in grado difare la differenza. Spero che la Pro-vincia investa quanto è necessarioper affrontare il problema. Personal-mente sono ottimista e conto moltosulla sensibilità dell’assessore pro-vinciale all’Ambiente Cesarino Ro-mani.” L’ultima battuta è sulle li-nee guida regionali per la gestioneintegrata delle zone costiere (GIZC):“E’ uno studio molto serio che affron-ta anche il problema del ripascimen-to e mi sembra che la novità di fondosia rappresentata dalla sottolineatu-ra sugli interventi “di sistema”.Oggi abbiamo gli strumenti permuoverci nella direzione giusta -conclude - non possiamo permetter-ci il lusso di perdere altro tempo”.

“Basta con leopere a mare”

“Evitare la realizzazione di nuo-ve opere di difesa rigide, scoglie-re emerse e sommerse. Evitare ilprolungamento dei moli esisten-ti e la costruzione di nuovi moli.”Le linee guida adottate dalla Re-gione Emilia Romagna lo scorsogennaio, parlano chiaro. La pri-ma domanda è: come si concilial’indicazione che viene da Bolo-gna con il progetto della nostradarsena, in fatto di moli? E vistala centralità che il tema dell’ero-sione ha assunto in Regione, lamodifica - anche minima - del pe-rimetro della darsena contenutanel progetto Mulazzani, qualeparere incontrerà?Lo studio della Regione portacome modello il caso delle scoglie-re semi-sommerse di Igea Mari-na, “un primo intervento speri-mentale, unico per ora in Italia,che ha visto la trasformazione di6 scogliere parallele emerse inun’unica scogliera semi-sommer-sa”. L’esperimento è valutato dal-la Regione come “un primo timi-do passo nella direzione della ri-qualificazione paesaggistico-am-bientale di lunghi tratti di costa.”Il ripascimento artificiale non è lasoluzione, si legge nel GIZC regio-nale, perché “alla base del disse-sto vi è una forte mancanza di ali-mentazione di materiali inerti.”

Io Tarzan tu Jane. Bellaria Monte, via del Lavoro, angolo via Belvedere (ironia dellasorte). La vergogna di questo fazzoletto di terra che si trova nelle condizioni che vedetenella foto (di cui abbiamo parlato nel n. 13 del Nuovo) non scalfisce il cuore “verde”dell’assessore all’Ambiente Rosanna Rizzo. Alla quale pare non importi granché di questajungla nella quale dovrebbero giocare i bambini (gli scivoli e le altalene ce li ha messi ilComune). O Hera rischia di non farcela e allora aspettate che arrivi Tarzan con il macete?

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Il Nuovo3primo piano

Bella la pista ciclabile che costeggia il fiu-me. Forse l’intervento più apprezzato de-gli ultimi anni. Ma l’Uso ha bisogno dicure. A meno che qualcuno non stia pen-sando di realizzare la maremma bellariese.

di Luigi Mercadini

Le paludi dell’UsoBelli questi “sentieri per l’Uso”. Per-ché valorizzano una parte del nostroterritorio ingiustamente e troppo alungo trascurata. Perché aprono lacittà a nuovi spazi fruibili lontano dalcaos e dal traffico. Perché ci regalanoun percorso ciclopedonale meravi-glioso, che è già stato molto apprezza-to dai bellariesi e dai turisti, da gran-di e piccoli, dalle famiglie, da chi cer-ca luoghi per starsene in solitudinema anche da chi preferisce la compa-gnia. Perché il fiume Uso comincialentamente ad essere considerato par-te integrante della città, dopo che permolti anni ha rappresentato una mi-naccia (a causa delle esondazioni chemandavano sott’acqua buona partedi Bellaria) e un ambito periferico de-gradato.Sei chilometri da percorrere sui dueargini del fiume, con panchine, sostepic-nic, giochi, “segnaletica” didatti-ca e ambientale, fra alberi secolari,piccoli boschi, canneti e uccelli di di-verse specie.Probabilmente il materiale utilizza-to per realizzare la pista ciclopedona-le la rende non perfettamente agibi-le da parte di tutti (mamme con pas-seggini, ad esempio), ma il progetto,che coinvolge i Comuni di BellariaIgea Marina e San Mauro Pascoli,merita sicuramente un voto alto, fral’8 e il 9.C’è un piccolo particolare, però. I“sentieri” inaugurati lo scorso ago-sto sono, appunto, “per l’Uso” e quin-di presuppongono che ci sia un fiumee che questo sia tenuto pulito, possi-

bilmente controllando anche lo statodegli argini e della vegetazione.Di recente, quando il maltempo haimperversato anche nella nostrazona, in un tratto del fiume l’acqua èfuoriuscita dall’argine invadendo lacarreggiata stradale all’altezza di ……E la ragione è semplice: i tronchi e ilmateriale che il fiume raccoglie lun-go il suo percorso, hanno creato un“tappo” che ad un certo punto haimpedito all’acqua di proseguire ver-so il mare. Si sono allagati i campi ealcune aree che fanno parte dei “sen-tieri per l’Uso”, ad esempio quelle al-lestite con giochi per bambini (comesi vede nella foto a destra in alto, scat-tata il 22 ottobre) che da giorni sonoimmersi nell’acqua. Dai sentieri perl’Uso alla maremma bellariese, in-somma, che comunque potrebbe di-ventare una carta turistica spendi-bile.L’intervento attuato dal Genio civilequalche anno fa, se da una parte èriuscito a garantire la sicurezzaidraulica dell’Uso, dall’altra ha di-strutto l’ambiente naturale (molti glialberi abbattuti) e creato l’indeboli-mento degli argini. In molti punti,infatti, la sabbia ha franato ed è sta-ta trascinata nel tratto finale del fiu-me, fino alla foce, creando quel feno-meno di insabbiamento dell’Uso chein passato ha impedito alle imbarca-zioni di uscire dal portocanale.Bella la pista ciclopedonale. Ma senessuno si prenderà cura dell’Uso, ildestino dei “sentieri” sarà irrimedia-bilmente segnato.

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Guai a perdersi in autocelebrazioni.Meglio approfittarne per capire dove sia-mo arrivati e dove vogliamo andare.

l’inchiesta 4 Il Nuovo

di Elisabetta Santandrea

REVISIONE PERIODICA VETTUREE VEICOLI COMMERCIALI

Un’occasioneda non sciupare

o

Gli anniversari, se si vuole, posso-no essere sempre un’opportunità.Non tanto per fare qualcosa di ecla-tante, ma soprattutto per tirare lesomme, per individuare una dire-zione da prendere (o evitare), perriflettere su quanto questo anni-versario faccia rima con crescita,cambiamento, identità. Questo,possibilmente, evitando luoghi co-muni e passioni autocelebrative,ma privilegiando un realistico di-battito. E tutto questo non dovreb-be prescindere da un coinvolgi-mento diretto di chi il paese lo havissuto e lo vive, lo osserva e ne saindividuare vizi e virtù. E di giu-dizi piuttosto lapidari ne abbiamoavuti in passato anche da quei per-sonaggi illustri che col tempo ab-biamo poi deciso di celebrare. E, seper il Panzini più sarcastico era-vamo una sorta di trogloditi, ungiudizio altrettanto gustoso è quel-lo di Vittorio Belli, che nei suoi tac-cuini così appuntava: “Agli ani-mali più bene si fa maggiore è lariconoscenza. L’uomo fa eccezione.Più bene gli fate e più appariteminchione e più male ricevete.Così pure è la popolazione di Bella-ria-Igea. Di chi è la colpa? Le popo-lazioni raccogliticce sono comel’inizio del popolo romano. Ladri ecanaglie, che hanno perfino ruba-to le donne ai Sabini”. Paese chevai, amministrazione che trovi. Aquesto proposito, anche Mario Fo-schi è chiaro: qui a farla da padro-

I nostri primi 50 anni di autonomia (e Igea compie un secolo)

Alfredo Panzini sarà di certonei festeggiamenti. Ma di IgeaMarina, che nel 2006 compiecent’anni, in Comune si eranodimenticati.

2006, tempo di anniver-sari. Siamo ormai aglisgoccioli: il comune di Bel-laria-Igea Marina compi-rà il prossimo anno i suoiprimi 50 anni. Era infattiil 17 gennaio 1956 quan-

do venne emanato un de-creto presidenziale che isti-tuiva il nostro comune,retto dal febbraio al mag-gio dello stesso anno da uncommissario prefettizio,cioè fino alle prime elezio-ni amministrative cheportarono all’insediamen-to, il 19 giugno, della pri-ma giunta guidata da NinoVasini. Un susseguirsi didate ed eventi cui in comu-ne si sta tentando di darerilevanza attraverso unaprogrammazione di even-ti che di fatto sono ancoratutti da vagliare, da deci-dere e quantificare. Di que-sto si sta occupando un co-mitato interno che interes-sa i settori cultura, turismoe affari generali, coordina-

to di fatto da GualtieroGori, funzionario alla cul-tura; in linea di massima,il calendario degli eventi èorientato alla realizzazionedi due manifestazioni digrande portata (una pri-ma, l’altra dopo l’estate),cui farebbero da contorno,prima e dopo, una serie diiniziative legate ad eventigià esistenti, che per l’oc-casione verrebbero arric-chiti di contenuti legatialla nascita del comune. Siparla in questo senso dellafiera di S. Apollonia, delfestival cinematograficoAnteprima, nonché di mo-stre permanenti e un even-to specificamente dedicatoad Alfredo Panzini. Bello.Ma ancora il sindaco non

ha dato né direttive sullelinee da seguire, né tanto-meno ha comunicato ilbudget che verrà destina-to alla realizzazione di ciòche decideranno di fare.Perciò sulla carta ancoranulla, e il fatto che si siagià a fine ottobre non è diper sé irrilevante. Nel sen-so, si potrebbe arguire chece ne sono di cose ben piùimportanti, ma quando sivuol festeggiare un com-pleanno importante si pro-gramma di solito per tem-po, con cura, invitando gliamici con anticipo adegua-to. Passiamo oltre. Si parlainoltre di una sorta di ‘co-mitato d’onore’, così comesi parla di una program-mazione di eventi polien-

nale. Insomma, si parla. Esi parla così tanto che ci siera pure (quasi) dimenti-cati che nel 2006 cade an-che il 100esimo complean-no di Igea Marina, la sorel-lina sfigata di Bellaria. Unterreno acquistato nel feb-braio 1906 da Vittorio Bel-li, e che nell’estate di quel-lo stesso anno comparivaper la prima volta sul pe-riodico “Gazzettino verde”citato come Igea Marina. Equalcosa per ricordarci diIgea alla fine in calendarioci è entrata (lo devo dire?L’ho proposta, casualmen-te, io), unita a un possibilepercorso di studi su Nadia-ni, che seguirà - forse, chis-sà - negli anni a venire.(E.S.)

ne è il personalismo. “Sa, a me piacedire la mia: non sono certo fra le altecariche comunali. Certe occasioni ri-schiano di essere solo autocelebrative.Questo è un paese in cui si è mossi solodal bisogno personale, dove la gentepensa soprattutto ai fatti propri, dovela qualità spesso è stata messa da par-te preferendo la quantità. Ho un ami-co di Milano che da anni frequentaBellaria che mi dice: certo che di cosequi ne sono state fatte, ma in quei bu-chi che voi chiamate negozi la stessamerce costa più che nelle grandi cit-tà. Io Bellaria non la sento più nostra,l’indipendenza non ha giovato a undiscorso comunitario e di identità”.“Il fatto è che siamo rimasti pendolaridi Rimini - è l’opinione di Mario Can-dolfini - igeano d’adozione, per annidipendente delle FS e qualche anno faprotagonista di un’accesa polemicacon l’amministrazione sulla stazionedi Igea Marina, già chiusa e cedutadalle ferrovie al comune, per la qualesi era proposto, d’accordo con le FS,come ‘custode-bigliettaio’, scavalcatopoi dalla cessione della stazione all’As-sociazione albergatori. Candolfini aIgea ci è arrivato dopo la scissione daRimini: in quegli anni lui faceva il vi-cesindaco (poi sindaco) a Mercato Sa-raceno. “Qui ho trovato una sorta dimonocultura turistica. Le iniziativea carattere sociale non sono mai statesollecitate, anche perché spesso non èesistito un interesse da parte dei sin-goli. Certi valori, come il senso di co-munità tipico di un paese, qui man-

Il Nuovo5l’inchiesta

di Vittorio Guerra

Regione Romagnavinca il “Migliore”

Pensierisociali

co. Né sulle persone, né tanto menosulle cose. Abbiamo, invece, il paesecome dimensione personale. E’ diver-so. Per questo Il Nuovo a criticare, avigilare, a cacciare il naso in tuttele questioni della città. Non in nomedi antipatie personali, non in nomedi simpatie personali, neppure innome di sigle e schieramenti politi-ci. Continueremo ad essere come iltafàno che punge e che ronza attor-no alle malefatte della città perchéognuno possa correggersi, (noi perprimi), e mettersi al servizio di tut-ti. Se poi ci saranno programmi eidee politiche di rilievo sarò lieto dimetterle in evidenza come già è ac-caduto. Ma se mancano idee e pro-getti, o se sono ingannevoli spec-chietti per le allodole, è inutile trin-cerarsi dietro ad un ipocrita ed edul-corato “rispetto democratico”, chedella democrazia in realtà è simula-cro e tomba.

SEGUE DA PAG.1

Qualche consiglio per risollevare il dibattito

Non di rado la distanza tra giudizio epregiudizio è breve. Ma quello che avolte il pregiudizio devia, la curiosi-tà compensa. Scoprire che, tra le tan-te questioni politiche, per noi Roma-gnoli esiste anche una questione Ro-magna, aiuta a comprendere comea volte i dittatori possano condizio-nare i popoli per decine e decine dianni. Si tratta di una questione cheha a che fare con la democrazia. LaRegione Romagna è sempre esistita,l’Emilia è un’abile “invenzione” diLuigi Carlo Farini, dittatore del-l’Emilia, che nel 1859 per ingraziar-si Re Emanuele di Savoia suggerì di“stemperare nel moderatismo degli ex-ducati il rivoluzionarismo romagno-lo”. Paura sicuramente fondata seproprio a Rimini, qualche anno dopo,nel luglio del 1881, Andrea Costa fon-dò il Partito Socialista Rivoluziona-rio. Insomma, la Romagna era peri-colosamente rossa e Repubblicana e,si sa, non amava certo la monar-chia piemontese. All’assemblea Co-stituente nell’ottobre del 1947 i par-lamentari che analizzarono la que-stione si resero conto dell’anomalia efecero di necessità virtù. Tra l’Emi-lia di Farini e la Romagna di Costaposero un trattino: quel trattino(Emila- Romagna) fu frutto di unamediazione tra la storia millenariadella Romagna e la politica degli anniche vanno dall’unità d’Italia al fasci-smo. La Democrazia Cristiana allar-mata dall’anticlericalismo romagno-lo, e il Partito Comunista dal fasci-smo appena trascorso, decisero allo-ra che i tempi non fossero ancora ma-turi per avere una regione in più.Ma Palmiro Togliatti, costantemen-te incalzato nel dibattito da figure dipartigiani e antifascisti come EmilioLussu e Aldo Spallicci, lasciò apertauna possibilità: “Noi vogliamo le Re-gioni nel più breve tempo possibile.Senza porre ostacoli che ci impedisca-no di arrivare a questo risultato, la-sciamo aperta una possibilità automa-tica di correzioni. Vi è un articolo che loprevede: applichiamo quell’articolo.Questa è la giusta linea democratica.”Forse è venuto il tempo di percorrerela giusta via democratica indicatadal “Migliore”.

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Quindicinale

Direttore responsabile:Claudio Monti

Registrazione:Tribunale di Rimini n. 12/2004

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Stampa:La Pieve Poligrafica Editore

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tipografia il 24.10.2005

Pertanto, al sindaco che si sente as-sediato, mi permetto di offrire alcu-ni consigli, da umile scribacchinoche non ha potere, ma che, forse pro-prio per questo qualcosa della cittàvede ancora, mentre tanti, troppi,la città non la vedono più.In primo luogo: non giungere in con-siglio comunale con delibere sbaglia-te, mal elaborate, non comunicatein tempi utili alle opposizioni, nondiscusse con la città se non tardiva-mente (vedi caso darsena, campogolf). Stiamo perdendo tempo e oc-casioni importanti principalmentea causa di un atteggiamento suppo-nente e sufficiente. Si costruisce de-mocrazia in primo luogo grazie aduna “cura” del paese. Iniziamo cu-rando le disposizioni amministrati-ve!In secondo luogo: evitare di confon-dere i cittadini con promesse che nonvengono realizzate o con procedimen-ti del tutto discutibili (vedi caso lun-

gomare Pinzon e persone diversa-mente abili, ignorate nelle loro giu-ste richieste a fronte di un interven-to di rinnovo urbano che tutti i citta-dini vivono con profonda delusione esu cui si deve intervenire per rime-diare).In terzo luogo: evitare di imbarcarsiin iniziative di dubbia utilità pubbli-ca e dispersive delle energie che do-vrebbero indirizzarsi alle priorità chela città vive (vedi guida Lubrano)In quarto luogo: evitare di dare l’im-pressione di temere l’informazione.Continua a “bruciare” la soppressio-ne delle pagine sulla Città che primaerano dedicate a quegli uomini del-la politica, di cui lei ora chiede il ri-spetto e a cui lei ha tolto spazi di co-municazione importanti e significa-tivi (proprio perché pubblici).Segua questi consigli e vedrà che iltenore del dibattito politico diverràpiù costruttivo, più pacato e più se-reno. Scommettiamo? (E.P.)

cano”. Insomma, un comune si fa coni numeri, ma non è il caso di parlaredi valori condivisi. E su Igea puntua-lizza: “Quel poco di buono che resta,ad esempio il parco del Gelso, si è otte-nuto raccogliendo le poche risorse ri-maste sul territorio. Igea si è svilup-pata senza una precisa visione del fu-turo, quando il compito principale dichi amministra è programmare. For-se all’inizio mancavano ai primi am-ministratori anche gli strumenti e leconoscenze per farlo”. Ma poi c’è statochi ha perseverato, a quanto si vede,in virtù della teoria dello sviluppourbanistico casuale. Ricordo a questoproposito una battuta di Armido Del-la Bartola. “Nel ‘56 Bellaria diventaun comune autonomo. Questo è statoun bene o un male? I politici parlanodi sinergie, ma in realtà questa siner-gia è stata interrotta già con l’autono-

mia, secondo la logica del ‘popolino’,per il quale chi fa da sé fa per tre”. Faeco a questo commento Clara Vasini,outsider della politica bellariese, cheormai da anni vive a Pavia: “E’ man-cata l’amministrazione comunalecome fattore di programmazione, madel resto non parliamo di un paese che‘canta’ assieme. Si festeggia l’indipen-denza di un comune, ma prima o poi

questo traguardo si sarebbe comun-que raggiunto, se non altro per la cre-scita avvenuta, anche se magari contempi e modalità diverse. Il problemaè che esiste una mentalità consolida-ta, per cui a Bellaria è una fatica ma-ledetta far incontrare pubblico e pri-vato, cosa che ho toccato con manolavorando alla nascita dell’Isola deiplatani”. Clara azzarda un’ipotesi dilavoro. “Se si vuole festeggiare, biso-gnerebbe partire dalla Borgata, il veronucleo primitivo del paese”. La chiu-sa, più positiva, la lasciamo a MauraCalderoni, in attesa che su queste pa-gine altri nomi e altre voci critiche epropositive si uniscano al coro. “Senon altro adesso non si deve andarepiù in bicicletta a Rimini per un certi-ficato di nascita! Mio babbo dicevasempre che eravamo la mucca da lat-te di Rimini: da quando abbiamo fini-to di esserlo, di migliorìe ce ne sonostate. Una su tutti, il Viale dei plata-ni, un bel rinnovamento per Bellaria.Però rimane ancora lì casa Panzini,ed è una bella vergogna. Ecco, per ce-lebrare il comune, la cosa più impor-tante sarebbe la riapertura di casaPanzini e un convegno. Questo sì chefarebbe bene a Bellaria e al turismo”.

L’Isola dei platani è probabilmente il “se-gno” distintivo più affermato di Bellaria IgeaMarina. Nella pagina a fianco, in basso, Vit-torio Belli e il vecchio Municipio nel giornodella cerimonia inaugurale per la costituzionedel Comune, il 28 febbraio 1956.

“““““E’ mancata l’ammini-E’ mancata l’ammini-E’ mancata l’ammini-E’ mancata l’ammini-E’ mancata l’ammini-strazione strazione strazione strazione strazione comunalecomunalecomunalecomunalecomunalecome fattore di pro-come fattore di pro-come fattore di pro-come fattore di pro-come fattore di pro-grammazione. E del re-grammazione. E del re-grammazione. E del re-grammazione. E del re-grammazione. E del re-sto non parliamo di unsto non parliamo di unsto non parliamo di unsto non parliamo di unsto non parliamo di unpaese che ‘cantapaese che ‘cantapaese che ‘cantapaese che ‘cantapaese che ‘canta’ assie’ assie’ assie’ assie’ assie-----me.me.me.me.me.””””” (Clara V(Clara V(Clara V(Clara V(Clara Vasini)asini)asini)asini)asini)

Il Nuovo6

Il teatro dialettale a servizio della ricer-ca di identità di una comunità. La storia

della Cumpagnì dal quatri provi.

società

Gli attori della Cumpagnì dal quatri provi(nel riquadro Pier Sante Neri): “La no-stra compagnia è come la nostra città. Il 60per cento sono romagnoli, mentre il 40 percento vengono da fuori. Se il riferimento è lacomunità le differenze si ricompongono esono una risorsa.”

E’ una tribù che recita

di Emanuele Polverelli

Girando e frugando tra i “creativi”bellariesi abbiamo da tutti ricavatouno spunto chiaro e netto. L’arte è unadimensione di popolo. Sembra uno slo-gan degli anni ’70 e invece no. Non loè. E’ al contrario una realtà semplicee spontanea (nulla a che fare con i la-boratori di ricerca archivistica o igruppi di studio sul folklore popolare).E’ un’espressione legata all’oggi e ma-nifesta un’urgenza viva e dinamica.Tutti ci hanno parlato della loroespressione artistica come di un’ atti-vità che mira ad esprimere e a realiz-zare una unità con le persone, con ilpaese, con la comunità. Una unitàviva e pulsante, piena dei rilievi emo-tivi propri dell’oggi. Così si era espres-so il pittore Secondo Vannini: “E’ affa-scinante sentire nelle proprie opere ilrespiro di un popolo intero, come se tu,pittore, in quel momento fossi la partenobile di un branco. Una sensazione diappartenenza unica.” L’attrice ChiaraAngeli, nell’ultimo numero, ha comu-nicato un concetto pressoché simile:“Puoi essere parte di una tribù. (…) Sirealizza nell’arte un sentire comune”.Anche i ragazzi dei gruppi musicalitrovano nella musica la possibilità dicostruire una armonia con chi ascol-ta .Ebbene c’è una forma di arte, da de-cenni curata con grande passione eperizia nel nostro territorio, che nonva dall’arte alla comunità, come ci han-no testimoniato i precedenti artisti,ma al contrario parte dalla comunità egiunge all’arte. Una forma di espressio-ne che è tutta immersa in questa di-mensione di popolo. E’ la commediadialettale. Tra i primi, qui da noi, asviluppare questa “arte povera” chenon si fregia di un’aura elitaria mache forse conosce ancor più l’essenzia-le, è Pier Sante Neri. In questo nume-ro riportiamo un nostro dialogo conlui, regista e coordinatore della “Cum-pagnì dal quatri provi”. Nel prossimonumero intendiamo interpellare lerimanenti compagnie presenti nelnostro territorio: la Zrela di BellariaMonte, la Belarioisa di Bellaria, La Vio-na di Igea Marina. Insieme, questerealtà forniscono la “prova provata”di quanto i nostri artisti singoli giàhanno espresso: l’artista è tale in unatribù.Pier Sante Neri è regista e animatoredella “Cumpagnì dal quatri provi”.Partiamo da lui nel nostro viaggio al-l’interno del mondo della commediadialettale.Da cosa nasce l’attività della vo-stra compagnia e come mai que-sto nome curioso?Il nome dice molto anche sulla primaparte della domanda. Ci chiamiamocosì perché all’inizio c’era poco tempoper prepararsi, si doveva fare in fret-

ta, due o tre volte e poi via sul palco. Ilfatto è che il nostro fare teatro è natocome servizio alla festa della Parroc-chia che viene in ottobre, subito dopola stagione estiva, e si poteva provarepoco, visto che il lavoro impegnavaun po’ tutti. Questo mostra bene comeil nostro gruppo teatrale nasca pro-prio con l’intento specifico, condivisoe chiaro a tutti, di preparare degli spet-tacoli che siano uno spaccato di vitadella nostra realtà locale, da manda-re in scena per la stessa comunità diappartenenza. Mettere in piedi una“rappresentazione” per noi significacostruire qualcosa che davvero rap-presenti la vita di tutti. E’ come co-struire uno specchio, in cui la gentepossa ritrovare se stessa.Quando è nata la compagnia?Eravamo ancora adolescenti, nei pri-mi anni ’70, erano i tempi di don Gui-do. Ci si trovava per preparare le con-suete scenette per le feste e per rideredi noi stessi. Di lì poi l’impegno per tut-ta la parrocchia e infine la costituzio-ne della compagnia che ufficialmen-te si configura nel 1985. Quando pen-so alla nascita della compagnia, pen-so ad un fiume di montagna. A vallec’è il fiume, ma all’origine ci sono tan-ti rivoli, che sono quasi indistinguibi-li, ci sono situazioni personali diverse,storie diverse, che però confluisconoin un’unica storia. Oggi siamo in do-dici e facciamo spettacoli teatrali com-pleti, opere in tre atti capaci di regge-re una serata e che richiedono ben più

delle quattro prove iniziali!Le opere che rappresentate comevengono scelte?Nessuno di noi compone. Questo ci ob-bliga ad un lavoro di selezione che nonè semplice, perché occorre trovare iltesto adatto alla nostra compagnia ealla nostra realtà locale. La ricercaavviene a livello nazionale. In questosenso però c’è da dire che in tutte leregioni italiane vi sono figure stan-dard, clichè che si ripetono. Alcunimodelli sono universali. L’Arzdora, ilmarito geloso e via dicendo, si ripeto-no ovunque, qui come in Piemonte oal sud. Noi trasponiamo il testo nelnostro dialetto ed è impressionante chei contenuti siano così simili. Nel vis-suto, nel quotidiano, c’è una culturadi base comune in tutte le regioni.Ma oggi è ancora vivo l’ideale de-gli inizi?Fondamentalmente si. E’ la voglia distare assieme e di servire la vita par-rocchiale che muove il nostro impe-gno. Questo poi apre a tutte le situa-zioni, non esclude nulla. Partecipia-mo a diverse rassegne, tra le quali“Paroli” di Romagna Est, organizzatada Mario Bassi, ma anche quella diMontescudo, Rimini, Ospedaletto percitarne qualcuna.Che cosa pensi delle espressioni diVannini e della Angeli?Sì, credo che ci sia molto di vero, purpotendolo intendere in molti modi. Pernoi ad esempio, far parte di una tribù odi un branco, significa fare teatro in

modo che un gruppo, una comunità,in fin dei conti un paese intero, possariscoprire se stesso, individuando i suoipiccoli vizi, ridendo sulle piccole-gran-di vicende della vita quotidiana.Ma il dialetto, oggi, è ancora unostrumento valido per questo?La nostra compagnia è come la nostracittà. Il 60 per cento sono romagnoli,mentre il 40 per cento vengono da fuo-ri. E noi abbiamo introiettato questasituazione. Le opere dunque prevedo-no figure e personaggi, come ad esem-pio “la figlia”, oppure l’avvocato, chenon parlano il dialetto. Dunque il no-stro lavoro segue davvero l’evoluzionedella comunità. Questo non è un pro-blema, se il riferimento è la comunità,le differenze si ricompongono e sonouna risorsa.E il futuro?Il futuro è una provocazione. Non èescluso che si possano anche produrrespettacoli in italiano e non più in ver-nacolo. Ci stiamo pensando seriamen-te. Il dialetto è uno strumento per espri-mere la comunità e se questa cambia,chissà…, niente è escluso, senza tutta-via perdere completamente il rappor-to con il dialetto, giacchè la comunitàdi origine non potrà mai venire a menoquale nostro riferimento fondamenta-le.Cosa è cambiato nel fare teatro invoi stessi, dopo tanti anni?C’è voglia di crescere, ma occorre tro-vare un punto di equilibrio tra la ne-cessità di crescere e quella di trattene-re la memoria delle origini, ovvero quelrapporto con la comunità di cui dice-vamo. Questa è la vera sfida del futu-ro. In fondo noi non siamo nomadi. Fareparte di questa tribù è fondamentale,così come essere al servizio della comu-nità parrocchiale. E’ la nostra origine,qui stanno le nostre origini e senzamemoria di queste, non si va lontano.

Il Nuovo7politica

Non tutte le primarieescono col buco

I bellariesi non hanno invaso i seggiallestiti per scegliere il candidato del-l’Unione. Che abbia pesato il bluf delleprimarie organizzate dai Ds nel 2004?

Romando Prodi, il trionfatore delleprimarie dell’Unione. E Marco Borroniche in fatto di primarie ha un’esperienzada dimenticare: prescelto dalla volontàpopolare, è stato poi messo da parte dopoil rientro di Gianni Scenna.

Avete presente le primarie dell’Unio-ne che si sono svolte domenica 16 ot-tobre e che hanno visto trionfare Ro-mano Prodi con oltre il 74% delle pre-ferenze espresse da più di 4 milioni diitaliani? Allora immaginate che ades-so qualcuno vada da Prodi e gli dica:“Tu fatti da parte, il candidato del-l’Unione sarà Veltroni.” C’è poco dascherzarci. Accadde più o meno que-sto al vincitore delle primarie che i Dstennero a Bellaria Igea Marina pertrovare il sostituto di Gianni Scenna,nel gennaio del 2004. In sintesi andòcosì: Scenna accampò motivi familia-

ri e annunciò che non si sarebbe ri-candidato a succedere a se stesso. Al-lora il partito mise in moto la potentemacchina da guerra, preparò le sche-de e chiese agli elettori di scegliere fratre candidati: Massimo Reali, AntonioBernardi e Marco Borroni. Vinse Bor-roni con 251 voti, seguito da Reali(173) e Bernardi (145). Alla fine gran-de festa in trattoria per brindare alvincitore. Ma la festa durò poco. A uncerto punto Scenna risolse i problemifamiliari (ovviamente spiattellati inuna lettera che diventò di dominiopubblico) e tornò in gioco. Per la cro-

naca: andarono a votare 597 elettori.Per le recenti primarie dell’Unione sisono recati ai due seggi allestiti in cit-tà 1174 cittadini di Bellaria Igea Ma-rina, praticamente il doppio di quan-ti si pronunciarono per il successoredi Scenna. Se si conta che nel 2004 simobilitarono solo i Ds mentre che que-sta volta era coinvolto tutto il centro-sinistra, sulla scia di un martellantecan can mediatico, verrebbe da direche i bellariesi non hanno fatto le cor-se per scegliere tra Prodi, Bertinotti,Di Pietro, Scalfarotto, Panzino, Peco-raio Scanio e Mastella. Forse perchégià rodati in fatto di primarie? Anda-te avanti voi che a noi ci scappa daridere, avranno pensato gli elettori disinistra della nostra città.Se anche si confrontano le percentua-li dei comuni assimilabili al nostro pernumero di votanti, come Cattolica,Bellaria sfigura: da noi il ... %, a Cat-tolica il .... %.

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Il Ficcanaso

“Vivi la città”pubblicità ingannevole

La collana “Vivi la città” nel 2004 èstata sanzionata dall’Autorità garan-te della concorrenza e del mercato, pre-sieduta da Giuseppe Tesauro. E’ questala scoperta che Il Nuovo è in grado didocumentare e la cosa complica ulte-riormente la posizione dell’ammini-strazione comunale che ha fatto daapripista ai promotori dell’iniziativasenza assumere le minime informazio-ni a garanzia e tutela delle attività eco-nomiche di Bellaria Igea Marina, chesono state contattate per effettuarele inserzioni pubblicitarie. Avrebbeavuto il dovere di farlo visto che si trat-tava, come si legge nella lettera delsindaco, “della guida informativa ag-giornata del Comune”. Addirittura lalettera di Scenna affermava che il Co-mune “ha conferito incarico esclusivo,per la realizzazione di questa guida, allasocietà Unimedia Group spa”, e si con-cludeva con questo invito: “Per assicu-rare la presenza della sua attività inquesto nuovo progetto, che riteniamoessere uno dei più innovativi strumentiinformativi, la invitiamo a contatta-re direttamente la società responsabi-le dell’iniziativa: Unimedia Groupspa….” (seguiva indirizzo, telefono efax). La quale Unimedia, forte di que-sta lettera, si presentò in tutte le atti-vità economiche di Bellaria Igea Mari-na. Il seguito della storia è noto e ce nesiamo occupati nei due numeri prece-denti del nostro giornale.Ma veniamo alla sanzione. Nel 2003

l’Autorità garante della concorrenza edel mercato ha ricevuto due segnala-zioni da parte di un consumatore cheha fatto presente un fatto accaduto aGranarolo dell’Emilia. Qui la Unime-dia Group aveva realizzato una guidatelefonica dal titolo “Pronto? Granaro-lo dell’Emilia”, anch’essa inserita nel-la collana editoriale “Vivi la città”. Se-condo la segnalazione, in occasione del-la stipula del contratto di acquisto de-gli spazi pubblicitari, la Unimedia con-segnava un volantino nel quale era evi-denziato il patrocinio della RegioneEmilia Romagna, che invece non sa-rebbe stato ottenuto dall’editore dellaguida telefonica. Il Garante avviò ilprocedimento e chiese alla UnimediaGroup di fornire tutte le informazionidocumentate circa la modalità di rea-lizzazione e acquisto degli spazi pubbli-citari, l’esistenza del patrocinio dellaRegione, ed altre informazioni. La Uni-media produsse la documentazione,compresa quella riguardante il patro-cinio concesso all’intera collana edito-riale “Vivi la città”. Ma quando il Ga-rante chiese alla Regione come stesse-

ro le cose, questa ha precisato di averconcesso il patrocinio alla pubblica-zione “Vivi la città” (lettera in alto,prima da sinistra) “in data 7 giugno1999, ma non per l’elenco telefonicodi Granarolo. A seguito di successivesegnalazioni - spiegò la Regione - “èstato appurato che la stessa società hautilizzato il nome ed il logo della Regio-ne per la propria attività commercia-le tanto da essere formalmente diffida-ta dalla Regione dall’illecito utilizzo delnome e del logo della Regione stessa.”Fra l’altro, aggiungiamo noi, nel sitointernet www.guidadiritti.info si puòleggere (la verifica è stata fatta il 22ottobre 2005) che “la collana “Vivi laCittà” è patrocinata dalla Regione Emi-lia Romagna…”Alla fine dell’istruttoria, il Garante hastabilito che il volantino pubblicitarioera da considerarsi “pubblicità ingan-nevole” perché “idoneo ad indurre iconsumatori a ritenere erroneamenteche l’elenco telefonico intitolato “Pron-to? Granarolo del’Emilia” sia fornitodel patrocinio della Regione Emilia Ro-magna, con ciò attribuendo alla pub-blicazione medesima un’aura di uffi-cialità ed istituzionalità”. Il provvedi-mento del Garante reca la data del 25marzo 2004, è stato pubblicato sul bol-lettino n. 13/2004 e può essere visio-nato in www.agcm.it, nella sezione“pubblicità ingannevole e comparati-va”- decisioni- procedimenti-2004-PI4342 COLLANA VIVI LA CITTÀ.

Gli autori della gui-da “Noi cittadini”sono stati sanzio-nati dal Garante.

Come tutti i film che si rispettano c’èsempre un secondo episodio. Nuovestorie, nuovi intrecci e stessi perso-naggi. Sul vigile, questo sconosciu-to, potremmo scrivere ore e ore rac-contando episodi e aneddoti degni delcommissario Montalbano o del filminterpretato da Alberto Sordi.Al vigile e alle altre forze dell’ordinespetta un duro compito, quello di farrispettare la legge. A noi cittadinispetta rispettare la legge, ma ancorprima educarci ed educare al rispet-to delle leggi e delle regole, “usanza”quest’ultima, che negli ultimi annisembra diventata come l’ora di reli-gione a scuola: facoltativa.Non ci dobbiamo allora stupire seoggi sono sempre più frequenti tra igiovani e i giovanissimi gli atti crimi-nosi che vanno dai piccoli atti van-dalici (se pensiamo ai monumentidecapitati nelle città o alle scritte suimuri di casa nostra non sono poi cosipiccoli questi vandalismi), a cose piùserie come auto date alle fiamme,spaccio e uso di sostanze stupefacen-ti, risse e chi più ne ha più ne metta.Siamo in attesa dei dati definitivi ri-guardanti l’estate appena trascorsa.Sicuramente il bilancio sarà positi-vo, meno per chi i verbali li dovràpagare. Sottinteso rimane il buonoperato degli agenti che, ricordiamo,se fanno una multa possono avereun problema, se ne fanno 100 posso-no averne 100 di problemi!E’ arrivato l’inverno e solo 23 agentiprestano servizio (non tutti semprein servizio perché bisogna conside-rare i turni e le ferie arretrate): sonoforse pochi per il nostro paesotto da17000 abitanti? Riflettiamo e pen-siamo ai numeri: nei paesi a noi vici-ni (Cattolica, Cervia, Riccione) ilnumero di agenti è molto più eleva-to, come mai? Alla prossima punta-ta dell’ormai serial televisivo SCUO-LA DI POLIZIA, nuove storie, nuoviintrecci, stessi personaggi, stessi vol-ti … meglio cambiare canale!

Il Nuovo

Chi ha spentola Borgata?

9quartieri

Il nuovo arredo è già vecchio. Nel Borgonon c’è vita e i borgatari sono divisi.

di Claudio Monti

Vecchia la Borgata lo è. Ed anzi sivanta di esserlo. Perché è il cuoreantico di Bellaria Igea Marina. Unodei pochi luoghi della nostra città checi mettono in relazione con la storia.Qui sostavano i viandanti di passag-gio sulla via Popilia. Nel Medioevo edanche sotto i Malatesta la Borgata fuuna nota ed apprezzata stazione diposta, cioè un luogo in cui il viaggia-tore poteva mangiare e trascorrerela notte. Dove trovava una locandamunita di stalla (con annesso mani-scalco) per far riposare i cavalli e for-se poteva anche affittarne di “fre-schi” da usare fino alla posta succes-siva. Sull’angolo fra la via Ionio e lavia Romea (lato Bellaria) c’era l’oste-ria “ad Magnul” che serviva genero-si boccali di vino rosso e piatti gusto-si. Per attraversare l’Uso occorrevapagare un pedaggio che variava conlo scendere e il salire del livello delleacque. I borgatari vanno fieri del loropassato. Un po’ meno del presente.Perché oggi questo angolo di cittàmostra i segni della vecchiaia men-tre quelli della storia sono stati can-cellati. Il frettoloso progetto di recu-pero licenziato dalla giunta Scenna(primo mandato) non è riuscito avalorizzare la storicità del Borgo.Anzi, l’ha spenta.Il nuovo arredo inaugurato a pochigiorni delle ultime elezioni ammini-strative del 2004 ha già gli acciac-chi dell’età matura. Pavimentazionesconnessa e ristagni d’acqua, adesempio. La scelta di eliminare glialberi (anche su suggerimento di al-cuni residenti) si è rivelata una scia-gura e in estate chi abita nelle vieIonio e Romea ribolle come il mostonel tino. Il termometro all’esternodelle case, sotto il solleone, segna tem-perature da deserto: 50-60 gradi. Ituristi qui non ci arrivano più: digiorno perché il caldo lo sconsiglia, disera perché sono scomparse le attrat-tive e l’unico trastullo sono i concertinel giardino della scuola Carducci. Indue occasioni il borgo torna a ruggi-re: a maggio, con la “borgata chedanza”, e a luglio con il “festival deisaraceni”. Due eventi che portanogente, musica e colore.Un tempo la Borgata Vecchia avevaun pattinaggio frequentatissimo (alsuo posto a breve sorgerà un palaz-zone), un mini golf (già soppiantato

da un palazzone), una discoteca digrido (che forse farà posto a un pa-lazzone) simbolo della Bellaria by ni-ght degli anni ruggenti. Quando lanotte era il regno dei giovani e non,come oggi, il paradiso di Morfeo, diodel sonno.

Il Comitato capeggiato da Braman-te Vasini, la siringa più veloce dellacittà (non pensate male: corre al ca-pezzale dei malati a far punture), sidà da fare. Organizza, briga e disfa.Ma ha perso per strada parte dei bor-gatari storici, quelli che il comitato

l’hanno fondato e con esso le primeiniziative. In origine nel Comitatoc’erano tutti, nessuno escluso. Poisono arrivate le divisioni e diversihanno lasciato la compagnia. La fa-miglia Neri, ad esempio, che allaBorgata gestisce la tabaccheria, edanche la signora Andreetta Zama-gni e suo marito Giuliano Nanni. “Sifanno solo le iniziative che sono gra-dite a chi nel Comitato decide. E ilComune sbaglia ad avere come re-ferente solo il Comitato”, dice Jim-my Neri.E così è stata accantonata l’iniziati-va dei presepi nelle abitazioni, nataagli inizi degli anni ’90 (“Borgatastel-la”), e messo da parte il bellissimopresepe artistico curatissimo nei par-ticolari realizzati in legno, ferro e ter-racotta. Il Comitato, alias BramanteVasini, ha deciso che si doveva pas-sare ai presepi nei tini e uniformarsiè stato obbligatorio. “All’inizio si pun-tò su eventi di qualità, adesso si guar-da alla quantità”, aggiunge Neri ju-nior. Il padre, Ivo, ricorda l’obiettivoiniziale del Comitato: “Qualificare ilnostro borgo con eventi di un certoprestigio e non con musica da casset-ta come sta avvenendo adesso”.“In estate polvere e caldo non ci per-mettono di uscire di casa e ci costrin-gono a tenere le porte sigillate”, diceAndreetta Zamagni. Certo, perché ilnuovo arredo non ha previsto nem-meno un albero. E la fretta ha fatto igattini ciechi. Per una ragione chesfugge, il sindaco Scenna ad un certopunto ha deciso di mettere da parte ilprogetto di recupero della Borgataelaborato dall’architetto Giuccioli (siveda il box in questa pagina), davve-ro un ottimo lavoro, per rimpiazzar-lo con un’imitazione. E come dice lapubblicità: meglio diffidare delle imi-tazioni.La viabilità è caotica. Poco dopol’inaugurazione in via Romea è statoistituito il senso unico direzione Ri-mini-Ravenna. Dalle due strade delborgo passano tutti i mezzi pesanti cheescono dal centro, a partire da quelliche vanno a rifornire i negozi dell’Iso-la e dintorni. Per raggiungere la Bor-gata vecchia bisogna circumnaviga-re Bellaria. Bei tempi quando quic’erano le osterie e sulla via Popilia siandava a cavallo o a piedi.

Prima puntata

Del restyling della Borgata Vecchiasi inizia a parlare negli anni ’80quando l’amministrazione comuna-le è saldamente nelle mani di Nan-do Fabbri e Clara Vasini. I due ab-bozzano un’idea ambiziosa e di gran-de qualità architettonica. E’ Fabbriche assegna l’incarico all’architettoMaria Giovanna Giuccioli che rice-ve un’indicazione molto precisa: darvita a un piano di recupero grazie alquale poter accedere ai finanzia-menti regionali. L’obiettivo è chia-ro: mettere mano all’arredo urba-no del borgo valorizzandone la stori-cità, ma anche aprendo la stradaagli interventi di ripreistino delleabitazioni e dei cortili interni, veropeculiarità di questa zona. Una va-lenza pubblica e una privata, dun-que. L’architetto Giuccioli ha tuttele competenze per farlo (è esperta inrecupero e restauro) e si mette allavoro. Studia la storia del borgo,scopre che le massicce e caratteri-stiche case bianche della Borgatanascono su una lottizzazione cheprende forma fra XVIII e XIX secolo.Capisce subito che ci sono alcuni ele-menti da valorizzare: l’antica via Po-pilia, le osterie, i cortili interni. Ela-bora il progetto e prevede che l’arre-do venga realizzato con lastroni dipietra, inserisce il verde e una fonta-na sul genere di un vecchio abio, ilampioni li disegna ad hoc. Prevedeil recupero dei cortili e una sorta dipercorso che li metta in comunica-zione, offre indicazioni per il ripristi-no delle abitazioni, arrivando fino asuggerire i colori, le tipologie dellefinestre (via le tapparelle per far po-sto agli scuri) ed altro. Dice chiara-mente che la ciliegina sulla torta sa-rebbe la ricollocazione del vecchioponte in legno per collegare la bor-

gata con via Ferrarin. Vola alto, in-somma. Perché se recupero s’ha dafare questa dovrebbe essere la filoso-fia dell’intervento. Consegna tutti glistudi e il progetto preliminare (par-ticolare da tenere a mente perché di-venterà decisivo, come vedremo).Ma inspiegabilmente l’ingranaggiosi blocca. Il progetto rimane nel cas-setto. Forse i residenti tirano il frenoperché temono i “vincoli” contenutinelle indicazioni che riguardano leabitazioni private. Sta di fatto che ilprogetto Giuccioli non viene nemme-no spedito in Regione per i finanzia-menti. Quando arriva Scenna hafretta di tagliare il nastro. Lui, cheaveva cantato “le intelligenti, felicie realistiche soluzioni tecniche rin-venute dal progettista incaricato dalComune, Arch. Giuccioli” (La Città,giugno ‘98), decide di accantonaredefinitivamente quell’idea di recu-pero. E così l’ufficio tecnico, scopiaz-zando il progetto Giuccioli (il suo pro-getto preliminare conteneva già tuttigli elementi per arrivare al progettodefinitivo) produce l’attuale arredo.Sparisce il verde e al posto della pie-tra viene inserito il freddo e imperso-nale porfido. Per illuminare un in-tervento mediocre piazzano delle lan-terne. Che c’azzecca la lanterna qui?Nulla. Com’è stato malamente sco-piazzato il progetto Giuccioli, il Co-mune avrebbe potuto almeno copia-re anche i lampioni disegnati per ilborgo: cosa che ha fatto, mettendoliperò in altre parti della città tranneche nel luogo giusto per il quale era-no stati pensati, cioè la Borgata. Ab-biamo risparmiato soldi? No: il pro-getto Giuccioli sarebbe costato (pre-ventivo al ’98) un miliardo e mezzo.Quello attuale è costato 725 milaeuro.

Il recupero mancatoIl progetto dell’architetto Giuccioli puntò in alto. Ma...

Il Nuovo10commenti

Questa la offro ioQuesta la offro ioQuesta la offro ioQuesta la offro ioQuesta la offro io

Il mio cafè all’apertoIl mio cafè all’apertoIl mio cafè all’apertoIl mio cafè all’apertoIl mio cafè all’apertodi Antonella Barberini

Il caffè di fine ottobre lo prendiamo al coperto,

in piazzetta, nel caos di un lunedì pomeriggio

quasi invernale all’Iper (o dovrei dire inferna-

le).

Il pezzo potrebbe cominciare così: c’era una vol-

ta una chitarra, la spiaggia di notte e molti Bat-

tisti strillati insieme a squarciagola con i piedi

nudi nella sabbia.

L’orario inusuale mi regala incontri insoliti, non

mi succede da tempo di sentirmi chiamare in

tono confidenziale: “anto!”.

L’amico è un bellariese che mi introduce ai pre-

senti con uno squallido “andavamo a scuola in

treno”. <<Tutto qua?>>

Dal canto mio rischio la gaffe con la ragazza

che ci saluta quasi subito, quasi avessi rovina-

to qualcosa…

Dopo un quarto d’ora di come stai, cosa fai ades-

so e blabla, parliamo di chi non vediamo più e il com-

mento è all’unisono: ”anch’io non ho più amici a Bel-

laria”.

Una tazzina non è sufficiente, qui serve una moka

per sviscerare la miseria umana che ha corroso le

nostre pubbliche relazioni nel circondario. Certa-

mente ha influito il nostro voler guardare altrove, le

nostre scelte definitive. Un trasloco di 6 anni a Va-

rallo, sulle pendici del Monterosa, per avviare una

carriera in polizia, lui, e un allontamento pri-

ma che fisico, spirituale e mistico, il mio: un

soggiorno all’estero, qualche imprevisto ali-

mentare nell’età clou, un paio di scottate buo-

ne e un rientro in società solo per pochi. Quel

tanto che basta per farci prendere strade sepa-

rate e perdere contatto e vista.

Dunque, forse, è come dice: “si cerca la compa-

gnia per non stare da soli”. Così mentre io ero

impegnata a risolvere i miei drammi esisten-

ziali scopro che anche lui <dentro> non stava

proprio bene. E poi ...e poi manca la curiosità.

La gente parla solo di se stessa. Forse abbia-

mo troppi soldi e mi racconta della Valsesia,

dei rapporti umani più veri e di un ritorno pro-

blematico.

Infine, ci salutiamo con la convinzione che se

mai accendessimo un mutuo per far casa da

qualche parte non sarebbe certo B.I.M. Dopo una

chiacchierata così bella sarebbe lecito scambiarsi

di nuovo i numeri di telefono e promettersi di vederci

qualche volta per fare cafè insieme, ma proprio per-

ché ci conosciamo così bene sappiamo che sarebbe

una forzatura. Una promessa gliela voglio fare lo

stesso: se lo incontro lo saluto, ma solo se diciamo

che cantavamo le canzoni al mare con la chitarra, la

spiaggia di notte e i piedi nudi nella sabbia.

Il Nuovo12in breve

Il Comune apre lo sportello“antiraggiro”: mette le mani avanti?

PRIMO SOCCORSOAl via il corso per volontari

LA CITTÀA PORTATA DI NUMERO

MunicipioP.zza del Popolo, 1

Tel. 0541.343711

Iat Informazioni turisticheBellaria: Via Leonardo da Vinci, 2

Palazzo del turismoTel 0541 344108 fax 0541 345491

[email protected]

Polizia MunicipaleVia Leonardo da Vinci, 10

Tel. 0541 343811

Pronto SoccorsoPiazza del Popolo, 1Tel. 0541 327152

Pubblica Assistenza Croce BluVia Ricci, 9

Tel. 0541 333222

CarabinieriVia Giovanni Pascoli, 60

Tel. 0541 344104

OrientaexpressP.zza Gramsci,4

Tel. (e fax) 0541 340144

Biblioteca ComunaleViale Paolo Guidi, 108

Tel. 0541 347186

Nursing ExpressVia Virgilio, 84 Igea Marina

Tel. 0541-333653

Centro GiovaniTel. 0541-333220

CUPTel. 0541-327153

Hera (Nettezza Urbana)Tel. 0541-361361

Protezione CivileTel. 0541-331148

InformahandicapTel. 0541-343782

Al via il 3 novembre il corso di pri-mo soccorso organizzato da PubblicaAssistenza Croce Blu con il patroci-nio degli assessorati alla sanità deicomuni di Santarcangelo, Rimini eBellaria allo scopo di formare soccor-ritori e autisti di ambulanza. I futu-ri volontari opereranno all’internodi Croce Blu nei seguenti ambiti: tra-sporto infermi, assistenza sanitariadurante manifestazioni sportive,servizi di misurazione arteriosa e co-lesterolo, attività di formazione. Ilcorso per volontari soccorritori si ar-ticola in due livelli: alla prima par-te che si tiene presso l’istituto tecni-co “Rino Molari” di Santarcangelo eche si sviluppa in dieci lezioni distampo prevalentemente teorico-pratico, seguirà un periodo di tiroci-nio all’interno dell’associazione aBellaria e in conclusione un corso disecondo livello inerente ad aspettipiù specifici di primo soccorso.La qualifica di autista si acquisiscedopo aver conseguito quella di soc-corritore e dopo aver frequentato uncorso specifico.Per informazioni e iscrizioni: Pubbli-ca Assistenza Croce Blu, via Ricci n.9, Bellaria Igea Marina; tel e fax 0541/333222; e-mail: [email protected].

MUSICASuper Hero al Bastimento

Il Comune di BellariaIgea Marina ha apertopresso l’Urp di Belver-de (p.zzale FalconeBorsellino) uno “spor-tello per l’informazio-ne e la tutela dei con-sumatori” che sarà ge-stito dalla Federconsu-matori. Nella foto ilmomento della firmadel contratto (IvanCecchini, dirigente Af-fari generali del Comu-ne, a sinistra , e MarcoBianchi, presidente Fe-derconsumatori della Provincia di Rimini).Fornirà informazioni “sui servizi e sui consumi, sulla normati-va generale e specifica, compresa la lettura e la spiegazione del-le bollette, e le procedure di risoluzione dei contenziosi.” Racco-glierà segnalazioni, suggerimenti e proteste e le trasmetteràagli organi competenti. E ancora: svolgerà attività di educazio-ne al consumo senza sprechi e consulenza sui problemi diffusi dipronta soluzione: disdette dei contratti, tariffe e raggiri, servi-zi finanziari, viaggi e turismo, pubblicità ingannevole.Il servizio informazione è svolto gratuitamente, mentre la “pri-ma assistenza legale, ove richiesto dagli utenti dello Sportello,sarà soggetto alle regole di funzionamento abitualmente utiliz-zate dalla Federconsumatori della Provincia di Rimini.”Non ha fatto tempo ad aprire l’ufficio che un primo caso, volen-do, è già lì in attesa di una consulenza: riguarda la guida “Noicittadini” che ci ha propinato il sindaco.

S. Margherita: campioni di biliardo all’ombra del campanile

Il campionato di biliardo nella categoria A1,la più importante competizione romagnola, èripreso il 22 settembre e il “S. Margherita” ègià al vertice della classifica. Una tradizione,per la verità, che gli appassionati di questadisciplina sportiva conoscono bene.La squadra è capitanata dal duo Vasini (Sego,noto agli sportivi bellariesi per essere statoun ottimo calciatore negli anni gloriosi delBellaria), nella foto, e Merloni. Quest’anno ilS. Margherita (quartier generale sotto il cam-

panile di Bellaria Monte) gareggia con due nuovi acquisti, AlexRicci e Stefano Nanni.La seconda squadra gioca in A2 e il capitano è un volto notodella politica bellariese, Roberto Maggioli, esponente di ForzaItalia e capogruppo della Lista della Città in consiglio comuna-le.Ci sono poi altre due formazioni: una in B (capitano Sauro Mus-soni, vecchia gloria del biliardo) e l’altra in C, guidata da Ro-berto Giorgetti.Ogni settimana il biliardo dà spettacolo e soprattutto nella pri-ma categoria mette in mostra classe, eleganza e tecnica da bri-vido.

Il gruppo è noto ai lettori del Nuovoperché ce ne siamo occupati all’in-terno del nostro viaggio dedicato allacreatività. Si tratta dei Super Hero,la cui formazione è composta da Leo-nardo Polverelli, Matteo Cucchi,Andrea Rossi, Filippo Graziani e Da-nila De Paoli.Il 28 ottobre, ore 21, li potrete ascol-tare al “Basti-mento” di via Ma-recchiese 152 aRimini, dove pro-pongono un con-certo acustico. Disicuro interesse.

Il Nuovo13

Croce Blu spiega a cosaserve il “totem”

direttore ti scrivo

Per scrivere al direttorefax: 0541.331443; e-mail: [email protected]; posta: via Orazio

101, 47813 Igea Marina. Tel. redazione: 0541.331443

A seguito della lettera pub-blicata sullo scorso numero,dal titolo “qualcuno sa usa-

re il totem di piazza Matteotti”, comeresponsabile di Pubblica AssistenzaCroce Blu mi corre l’obbligo fare alcu-ne importanti precisazioni.Premetto che non intendo dare alcu-na spiegazione a chi, prima pone mol-te domande facendo finta di non sape-re nulla, e poi cita un’infinità di infor-mazioni particolareggiate (per esem-pio la legge 120 regionale, la validitàdei corsi di Riminicuore, la carta ma-gnetica contenuta nel defibrillatore):chi sa tutte queste cose, sicuramentenon ha bisogno delle nostre spiegazio-ni, ma ha solo voglia di fare polemica.A chi invece ha la voglia, l’umiltà el’intelligenza di ascoltare quello cheabbiamo già detto, vorrei dare alcuneinformazioni.Innanzitutto vorrei ribadire come l’ac-quisto del “totem salvavita” è sempli-cemente l’inizio di un progetto di defi-brillazione precoce, voluto e coordina-to da Pubblica Assistenza Croce Blu.Spiego i fatti: nell’aprile 2005 CroceBlu ha pianificato l’avvio di un pro-getto di defibrillazione precoce sul ter-ritorio di Bellaria Igea Marina. Il ra-zionale di questa scelta è semplice: ognianno 1 persona su mille è colpita daarresto cardiaco fuori dagli ambientiospedalieri. Nella sola popolazione re-sidente di Bellaria Igea Marina si ve-rificheranno quest’anno circa 18 casidi arresto cardiaco. La mortalità daarresto cardiaco è del 90 % circa e lepossibilità di salvare la vita della per-sona, si giocano nei primi 5 minuti.Ogni minuto che passa riduce del 10%le possibilità di sopravvivenza. Que-sta semplice premessa dimostra comesia fondamentale l’intervento tempe-stivo del soccorritore occasionale (me-glio detto “laico”) che si trova sul luo-go dell’accaduto, che riconosce l’arre-sto cardiaco e che mette in atto le pro-cedure di rianimazione. Studi clinicie numerose esperienze condotte a li-vello internazionale hanno dimostra-to chiaramente da anni che l’unicapossibilità di ridurre la mortalità inquesti casi, è rappresentata dall’inter-vento di soccorritori laici, soprattuttose dotati di defibrillatore cardiaco,mentre è ampiamente noto che la solapresenza dei soccorsi organizzati nonmigliora la sopravvivenza.Per fare questo si deve creare sul ter-ritorio una rete integrata per la ge-stione dell’arresto cardiaco, che hacome anello principale, un elevatonumero di soccorritori laici dotati didefibrillatore.Da questi fatti, dalla voglia di farequalcosa di concreto per la salute del-le persone, da una realtà scientificaconsolidata e non da opinioni o sceltepersonali, è partito l’impegno di Cro-ce Blu nel farsi promotore di un pro-getto che coinvolgesse la nostra città.Ci siamo rivolti al Comune, all’Azien-

da USL, a BCC Romagna Est, e ognu-no ha dato la propria disponibilità perquanto gli competeva.Il totem di Piazza Matteotti (donato daComune e Bcc Romagna Est), è solo ilprimo dei defibrillatori “fissi” disloca-ti sul territorio di Bellaria Igea Mari-na, (durante l’inverno verrà posizio-nato allo stadio): l’apparecchio è undispositivo di nuova concezione, co-struito per facilitare le manovre disoccorso, che è stato utilizzato per laprima volta in Italia a Bellaria IgeaMarina, e all’aeroporto Malpensa diMilano. Oltre a questo ci sono poi altriquattro defibrillatori “mobili” colloca-ti su auto della Polizia Municipale,della Protezione Civile e sui mezzi diCroce Blu. Per il primo anno abbiamoprevisto di dotarci di altri sei defibril-latori, tra postazioni fisse e mobili.Le postazioni fisse vengono scelte tra ipunti di maggior affluenza di perso-ne, mentre quelle mobili sono di solitole macchine delle forze dell’ordine edei servizi pubblici.Non stiamo dicendo niente di nuovo ooriginale: non serve andare tanto lon-tano, ma basta arrivare alla stazioneferroviaria di Rimini o al supermer-cato, per vedere apparecchi simili aquello di Piazza Matteotti.Ma il nostro progetto è solo all’inizio:proprio in questi giorni 8 infermieri e4 medici hanno iniziato l’iter forma-tivo presso l’AUSL di Rimini per potera loro volta istruire, in modo gratuitoe volontario, circa trecento cittadinidi Bellaria Igea Marina alle procedu-re di rianimazione con defibrillatore.Questo vorrà dire avere nel nostropaese, un gruppo di medici e infermie-ri che potranno addestrare e aggior-nare in continuo i cittadini alle proce-dure di rianimazione cardio-polmona-re con defibrillatore, e tutto questo gra-tuitamente: in una realtà dove an-che spostare una sedia, ha un costo,forse già questo sarebbe un bel risul-tato…Appare chiaro ed evidente poi, ma nonbasta ripeterlo, che la presenza sul ter-ritorio di un progetto di defibrillazio-ne precoce, non ha nulla a che fare,non sostituisce e non vicaria i servizi

sanitari propriamente detti, sulla cuiorganizzazione non facciamo com-menti, nonostante avremmo moltecose da dire. E’ stato infatti chiara-mente detto che il soccorritore laicointerviene in una fase dell’arresto car-diaco in cui il servizio sanitario (am-bulanze, pronto soccorso e quant’al-tro) per sua natura non può esserepresente.Per qualcuno sembreranno chiacchie-re noiose, ma per noi non lo sono.Non lo sono perché parliamo di salute(non vogliamo dire della vita) dellepersone, e su questo non ci piace farepolemiche da sagra della piadina.Non lo sono perché parliamo di un pro-getto serio, concreto, supportato daevidenze scientifiche che coinvolgecentinaia di cittadini.Non lo sono perché tutto questo è con-dotto da una associazione di volonta-riato e da professionisti che in modogratuito e volontario lavorano per glialtri.Non lo sono perché progetti analoghiin altre realtà, (forse più attente e sen-sibili della nostra?), portati avanti daEnti ed Istituzioni ben più importantidi una Associazione Onlus cittadina,sono diventati motivo di orgoglio perla città.Non vogliamo fare polemiche sterili,e non perché non avremmo argomen-ti, ma vogliamo semplicemente infor-mare tutti sulla realtà dei fatti, inmodo che ognuno possa giudicare inostri meriti e le nostre mancanze.Avremmo potuto presentare il proget-to, a cui abbiamo dato vita, in modoaltisonante già da tempo, ma non loabbiamo fatto. Non lo abbiamo fatto enon lo faremo fino a che non ci saran-no i primi risultati, oggettivi e con-creti, del nostro lavoro. Siamo abituatia fare delle cose e a dirle alle personeperché siamo trasparenti. Dire le no-stre buone intenzioni per farci elogia-re e per farci dire come siamo bellivestiti da volontari, per fortuna non ènostra abitudine.Come Associazione di volontariato inquesti anni abbiamo fatto costante-mente corsi di formazione e informa-zione per tutti i cittadini: solo lo scorsoanno Croce Blu ha organizzato 7 (dicosette!) corsi di formazione, dove medi-ci e infermieri esperti hanno cercatodi spiegare questi ed altri aspetti dellanostra salute: è triste da dire ma,quando non si tratta solo di parlare,quando si tratta di lasciare per unasera la televisione per ascoltare unaconferenza, quando ci si deve impe-gnare in prima persona e non “com-mentare” solo quello che fanno gli al-tri, in pochi si fanno avanti e i cittadi-ni di Bellaria, dobbiamo essere onesti,in questo non hanno sicuramente bril-lato per iniziativa.Infine solo una richiesta: nei prossimigiorni verranno donati a Croce Blu,due defibrillatori ed altro materiale,dalla famiglia di Stefano Tassinari. In

accordo con loro, il progetto che stiamoportando avanti verrà dedicato a lui esempre con loro abbiamo deciso il nomeda dargli.Mi auguro che, a differenza di quanto èsuccesso all’indomani dell’inaugura-zione del totem salvavita, qualcunonon abbia il cattivo gusto di fare pole-miche pretestuose su un gesto cosi no-bile, ostentando esclusivamente la pro-pria non conoscenza dei fatti. Noi nonrisponderemo, primo per l’amicizia ela stima che abbiamo per la famigliaTassinari, secondo perché pensiamoche queste persone meritino serenità esoprattutto una verità vera e nonchiacchiere e polemiche inutili.Se sapremo riflettere e trovare insie-me soluzioni, se sapremo dare ad ognicosa la giusta importanza, se sapremoparlare un po’ meno e lavorare un po’di più per gli altri, forse dimostreremoun atteggiamento più civile, maturo econsapevole, di quanto non sia statofino ad ora. Grazie per l’attenzione.

Dott. Daniele GrossetoPresidente PA Croce Blu

Posso permettermi, vista la stima cheho per lei e per il lavoro che svolge daanni, prima con la Cri ed ora con la Cro-ce Blu, di darle un consiglio? Non vedapolemiche e attaccabrighe ovunque. Se-condo me lei, in qualità di presidente diuna realtà di pubblica assistenza, le spie-gazioni è tenuto a darle a tutti, agli umilie agli intelligenti così come agli arrogantie ai deficienti. La lettrice informata e dal-la penna felice ha posto domande intel-ligenti che, creda a me, si pongono nondico tutti ma quasi, a molte delle quali -peraltro - lei risponde con precisione.Di mio, se posso, aggiungo questo: lei èpresidente di Croce Blu e svolge una no-bile attività di volontariato a servizio deicittadini. Assolve benissimo la sua fun-zione. Ma sa com’è quando si va in auto:non basta saper guidare, bisogna guar-darsi anche da chi il volante non lo satenere. Personalmente ho letto una pla-teale strumentalizzazione ed anche lavoglia di rifarsi una verginità nel ser-mone che il sindaco senza paramentiha tenuto in piazza Matteotti in occasio-ne dell’inaugurazione del “totem”. Ci haballato intorno per allontanare il tem-porale, come facevano gli indiani: e iltemporale si chiama auto medicalizza-ta e si chiama dramma, quello dellamorte di Stefano Tassinari. Si chiamascandalo: quello di una città di 18 milaabitanti che oltre a non avere il prontosoccorso e men che meno l’ospedale, èstata alleggerita anche dell’auto con me-dico a bordo. In fatto di servizi sanitarisiamo buoni ultimi su scala provincia-le. Ha ragione, eccome, la lettrice: “Iproblemi delle emergenze sanitarie aBellaria restano, nonostante il totemsalva-vita.” E allora merita di essere ri-cordato agli amministratori comunaliche il volontariato c’è e lavora ma il pub-blico (inteso come ente) deve fare la suaparte e dotare la città dei servizi chemancano anziché strumentalizzare ilvolontariato per farsi bello. Perché bel-lo non è e noi non siamo fessi. (c.m.)

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Anche i nostri amministratori comunaliavranno una riduzione del 10% in “bu-sta”. Lo prevede la Finanziaria 2006. Mai tagli riguarderanno anche altri capitoli.

di Claudio Monti

Un taglio aicosti dellaPOLITICA

Il ministro Tremonti ha chiuso i cor-doni della borsa. Nella manovra dialleggerimento degli stipendi, con-tenuta nella Finanziaria 2006, cheinteresserà parlamentari, magi-strati, governatori, presidenti diprovincia, amministratori di enticontrollati dalla mano pubblica, percitarne solo alcuni, c’è anche unasforbiciata alle indennità di funzio-ne di sindaci e assessori.Pure i consiglieri comunali avran-no un ritocco al ribasso del loro get-tone di presenza. La mannaia taglie-rà il 10 per cento delle retribuzionidi base percepite attualmente. L’ap-posito capitolo della Fiananziaria sichiama proprio così: “Riduzione deicosti della politica”.

Indennità più magre pergli amministratori comunali

Vediamo cosa accadrà in Municipioe non solo nelle buste paga dei pub-blici amministratori.Il primo cittadino percepisce 3813euro lordi al mese, e se la Finanzia-ria confermerà il taglio, si dovrà ac-contentare di 3431,70.Il vicesindaco Ugo Baldassarri haun’indennità di carica di euro2097,15, scenderà a 1887,43.Gli assessori ogni mese incassano1715,85 euro, passeranno a1544,26 euro. Stesso importo è pre-visto anche per il presidente del con-siglio comunale, il quale però per-cepisce 857,93 euro, così come l’as-sessore Alga Franciosi, in quanto idue amministratori non si sono col-locati in aspettativa e pertantohanno diritto al 50% dell’indennitàprevista. E visto che siamo in argo-mento, una notizia, che l’interessa-to non ha mai tenuto a divulgare:l’unico sindaco (ma anche l’unicoassessore, a quanto ci risulta) chevolontariamente ha rinunciato al50% dell’indennità di carica è statoItalo Lazzarini.E veniamo ai consiglieri comunali:attualmente il loro gettone si fer-ma a 40 euro a seduta, con la nuo-va Finanziaria passerà diventeran-no 36 euro.Annualmente il Comune spende194.464.000 euro per le indennitàdi carica, e quindi risparmierà quasi20 mila euro (40 milioni delle vec-chie lire).Passiamo ad altri capitoli della spe-sa comunale e vediamo cosa acca-drà con la cura Tremonti.

Meno consulenzee sforbiciata del6,7% sulle spese

correntiLa riduzione del 10%(rispetto all’importorisultante il 30 set-tembre 2005) riguar-da anche gli incarichidi consulenza assegna-ti dal Comune. Per treanni, a partire dal2006, non potrannoessere stipulati con-tratti che, nel loro complesso, siano diimporto superiore all’ammontare to-tale risultante il 30 settembre scorso,

ridotto del 10%. Non ètutto. La spesa per ilpersonale non potràsuperare quella del2004, diminuitadell’1%, al netto deirinnovi contrattuali.Un inciso: il personalecosta al Comune4.810.201 euro.Per il 2006 è ancheprevista una riduzio-ne delle spese correntidei Comuni, rispetto

al 2004, del 6,7%, mentre sarannoaumentate le spese in conto capitaledel 10%. Non è finita. I tagli riguar-

dano pure le spese sulle auto blu, i con-vegni e le mostre, che dovranno esse-re dimezzate rispetto al 2004.

L’assessore Ugo Baldassarriè preoccupato

L’assessore al bilancio del Comune diBellaria Igea Marina, Ugo Baldassar-ri, non nasconde la sua preoccupa-zione per le conseguenze che la ma-novra del governo avrà su scala co-munale: “Per la prima volta vienelimitata, di fatto, la capacità di spesadei Comuni. E i tagli riguardano tut-ti indiscriminatamente, anche co-muni come il nostro che hanno sem-pre rispettato il patto di stabilità.”In quali capitoli interverrete per ri-durre la spesa? “Al momento è pre-maturo dirlo. Faccio solo delle ipote-si: potrebbero essere interessati daitagli la pubblica illuminazione, glieventi turistici e la cultura, i centriestivi e forse anche la sicurezza.”

Davvero nella finanza localenon ci sono sprechi?

Il tema è un po’ specialistico, non c’èche dire, ma la domanda va posta:davvero il bilancio del Comune nonha capitoli sui quali si potrebbe ri-sparmiare? Davvero nella finanzalocale non ci sono sprechi? La spesacorrente degli enti locali è cresciutadel 18% (e nel nostro Comune?)nel triennio 2002-4 e le voci che in-cidono di più sono: auto blu, eventi espettacoli, consulenze di vario gene-re. Tutto necessario? Tutto per il benecomune o c’è anche l’autosostenta-mento della politica e di chi ci giraintorno? Non ci sono denari che fini-scono in quel famoso capitolo “clien-tele politiche e affini” che nei bilancinon si trova ma che pure è ben pre-sente e che determina parecchie scel-te dell’amministrazione comunale?Ma il tema vero è un altro. Non man-cano gli economisti che sostengonoche limitando le entrate gli enti loca-li saranno spinti a limitare le spese.La spesa, di qualunque genere (socia-le, per servizi e altro) deve essere fi-nanziata in qualche modo: non c’èniente di gratuito. Qualcuno devepagare prima o poi e non si può spe-rare che alla fine il conto lo paghi lostato. E’ un ragionamento abbastan-za oggettivo: se il centrosinistra an-drà al governo rimpinguerà le cassedei Comuni? E’ lecito dubitarne. Lapropaganda elettorale è una cosa, larealtà un’altra.

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