Nuovo Ezzelino mar 2013

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38 O ANNO / n O 4O1 / MARZO 2O13 IL NUOVO EZZELINO - Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

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Nuovo Ezzelino mar 2013

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38O ANNO / nO 4O1 / MARZO 2O13

IL NUOVO EZZELINO - Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

SommarioEditoriale Buongiorno primavera!

Appuntamenti43° Palio di Romano: il programma

ResocontiPerlasca giusto tra le nazioni

Incontri tra Scuola e Archivioa Bassano del Grappa

Il giorno dell’Haka

RicordiUn gioco insolito: “Batimarso”

ItinerariNelle terre degli EzzeliniCastello di Godego - Castelfranco Veneto

Di ricetta in ricettaTrattoria dalla Nana

Bacalà alla vicentina

Notizie in breve

Defunti

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Mensile di informazionee di cultura della Pro Locodi Romano d’Ezzelino

In copertina foto di:Antonio Bordin

Per la Pro Loco di Romano:Maurizio ScottonDirettore Responsabile:Dario Bernardi

In redazione:Sara Bertacco, Cinzia Bonetto,Maurizio Carlesso,Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Mocellin,Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Serenella Zen.

Via G. Giardino, 77Romano d’Ezzelino (VI)Tel. 0424 [email protected]@gmail.com

Poste Italiane Spa - Sped. A.P.D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Vicenza

La copertinaa parole…Per rappresentareil risveglio della natura, in copertina un fiore di salicone o salice delle capre (Salix caprea), pianta della famiglia delle Salicaceae, fotografata nei giorni scorsi nell’Oasi diSan Daniele a San Zenone degli Ezzelini.

Tutti i diritti riservati

Quote soci:• ordinario nazionale € 1O,OO*• ordinario nazionale € 18,OO• estero € 27,OO• sostenitore € 55,OO*quota che non dadirittoa ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco

ccp. n. 93337772Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975

Tranne gli originali d’epoca,non si restituiscono le foto.

Marzo2O13

FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO

Via Roma, 6236060 Romano d'Ezzelino (VI)Tel. e Fax 0424 514112

38O ANNO / nO 4O1 / MARZO 2O13

IL NUOVO EZZELINO - Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

Di ricetta in ricetta

Un’esplosione di colori caratterizza il gioio-so risveglio della natura, che in questi gior-ni, ci annuncia l’arrivo della primavera. Le giornate si allungano e le temperature si ri-alzano mentre il cielo è sempre più sereno, quasi a voler trasferire a tutti un messaggio di speranza e di vitalità, in questi giorni in cui, la contingente crisi economica coinvol-ge un numero sempre maggiore di famiglie e di aziende del nostro comune.Nei giorni scorsi si è svolto il Consiglio di Amministrazione preparatorio per l’ Assem-blea Annuale dei Soci programmata per ve-nerdì 5 aprile.Nella relazione di presentazione ho elogia-to il buon lavoro di squadra della Pro Loco sia come trait d’union tra le associazioni ed il territorio sia come punto di informazione turistica per il nostro comune e per il Mas-siccio del Grappa. Ho evidenziato inoltre lo sforzo organizzativo messo in atto, per la redazione e la pubblicazione del mensile “Il Nuovo Ezzelino” giunto alla 400 edizione!!A seguire Maurizio Carlesso ha presenta-to il rendiconto consultivo dell’anno 2012 in cui si evince che, nonostante l’attenta e meticolosa gestione finanziaria effettuata, il saldo al 31 dicembre è in passivo, a causa della notevole riduzione delle entrate degli inserzionisti.

Vi è stata poi la definizione del Bilancio di previsione per il 2013 all’insegna della mas-sima trasparenza e della più ampia condivi-sione dei dati e degli obiettivi. Un prospetto conservativo e prudente, su cui ha inciso anche la sfavorevole congiuntura economi-ca nazionale.Il programma delle attività per il 2013 ve-drà comunque la Pro Loco pronta a svolge-re il suo ruolo di gestore degli eventi sia in modo diretto che indiretto.Ci vedrà pronti ad interagire con disponi-bilità e spirito collaborativo verso le Asso-ciazioni di volontariato del territorio e verso l’Amministrazione Comunale, al fine di in-coraggiare e promuovere tutte le iniziative volte a favore della comunità romanese. Ci

vedrà pronti a proporre attività formative come il corso di Haccp (corretta prassi igie-nica ) per tutti i soci della Pro Loco e delle associazioni interessate, al fine di formare i volontari ad una corretta applicazione del-le normative igieniche - sanitarie ove vi sia somministrazione di alimenti e bevande.La riunione è terminata con l’analisi delle numerose attività svolte quest’anno dalla Pro Loco comprese quelle tuttora in corso per il Palio di Romano.Ci siamo, l’aria di primavera ci riporta all’al-legra frenetica attività dei contradaioli che si impegnano per rievocare gli antichi me-stieri ed al “ Sognar da Pissota” che, con le sue 64 figure, ci riporterà a scoprire il nostro passato.La fornace Panizzon torna a splendere dal 28 aprile al 5 maggio con due imperdibili eventi: Il 35° Concorso Nazionale di Pittura denominato “Il Nuovo Ezzelino” organizza-to dal Club Artistico Romanese, e la mostra fotografica curata dall’Associazione Cultu-rale Ezzelino Fotoclub. Uno sbocciare di iniziatiche in questo ini-zio di primavera che ci fa considerare l’at-tuale periodo di recessione con uno spirito diverso. Einstein diceva, «La crisi è la più grande benedizione per le persone e le na-zioni, perché la crisi porta progressi» visto che, spesso e volentieri dopo momenti di sofferenza, dopo crisi non solo economiche ma anche di valori, ne sfocia una crescita umana, individuale e collettiva.

Buona Vita e Buon Palio.

BUONGIORNOPRIMAVERA!di Maurizio Scotton

EDITORIALE

foto di Antonio Bordin

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APPUNTAMENTIPAG. 4

43° Palio di Romano: il programma

Sabato 13 AprilePresentazione del Palioore 11,00 - Casa delle Associazioni.Presentazione del Palio di Romanoalle autorità, agli organi di informazio-ne e ai contradaioli.

Giovedì 25 AprileApertura Palio con Festa Classi ‘60 e ‘70ore 17,30 - Apertura bètola esternacon “Happy hour”

ore 20,00 - I nati dal 1960 al 1979 si incontrano nella locanda in piazza per rivivere assieme le emozioni d’un tempo attraverso una cena condita di aneddoti e sorprese varie. Serata su prenotazione presso i referenti della classe oppure attraverso i referenti della Seriola.Musica con i Bacco x Bacco.

Venerdì 26 AprileSerata NomadiIn mattinata - Visita guidata delle scuo-le elementari presso gli angoli rustici del Tabacco di contrà Cà Cornaro e della Lana di contrà Zaghi.

ore 17,30 - Apertura bètola esternacon “Happy hour”

ore 19,00 - Apertura locanda in piazza (per tutte le giornate, specialità spezza-tino di musso e baccalà alla vicentina)

ore 21,30 - Musica in piazza col tributo ai Nomadi assieme ai 32° Parallelo.

Sabato 27 AprileSerata Celticaore 17,30 - Apertura bètola esternacon “Happy hour”

ore 19,00 - Apertura locanda in piazza

ore 20,45 - Incontri con l’autore,a cura di Noi con Voi,presso Teatro Parrocchiale.Don Giuseppe Stoppiglia presenta il suo ultimo libro“Piantare alberi, costruire altalene”.

ore 21,30 - Musica celtica con gli Uotisdis.

Domenica 28 AprileAngoli rustici: tema generale“Sognar de Pissota”

dalle ore 09,00 alle 19,0023a edizione Angoli Rustici.Lungo le vie fiorite del paese,addobbate con i colori di contrada, sono visitabili gli angoli rustici.

Mostre per tutta la durata della manifestazione:

Fornace Panizzon

Immagini di RomanoRomano è un paese che, pur avendo subi-to un notevole sviluppo urbanistico, man-tiene ancora angoli caratteristici e luoghi di interesse, sia naturali che costruiti. Con questa mostra i soci dell’Associazione Cul-turale Ezzelino Fotoclub ci fanno scoprire sia la suggestione insita negli spazi che frequentiamo ogni giorno, spesso senza coglierne la bellezza o le peculiarità, sia le atmosfere continuamente diverse che ca-ratterizzano il nostro territorio.L’attenzione per le situazioni, la ricerca e la voglia di percepire ciò che ci circonda con un’occhio attento, libero dalla fretta, permettono di vedere un mondo nuovo ed interessante: bloccare queste visioni con la fotografia è il modo per raccontarle, renderle evidenti a tutti per farli partecipi di scoperte molto spesso personali.

35° concorsonazionale di Pitturaa cura delClub Artistico Romanese

Un’evento storico che rievoca le tradizioni del nostro territorio e riaccende l’identità attraverso la suggestioneDal 28 aprile al 5 maggio 2013 vi aspettiamo alla 43a edizione del Palio di Romano a Romano d’Ezzelino.di Frison Roberto Ass. Culturale Seriola

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APPUNTAMENTIPAG. 5

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Si tratta di momenti di vita passata proposti nel loro habitat come vecchie case contadine, cortili e campi attraver-so lavori e scenette che rappresentano un’opportunità per conoscere storia e tradizioni vissute.

Si consiglia di usufruire dei parcheggi a pagamento 2 €, son previsti 3 bus navetta gratuiti, attenzione ai divietidi parcheggio nei punti critici.Contrà Cà Cornaroel tabacoContrà Carlessi-Pragalerael scarparoContrà Farronati-Signori-Valleel marcà Contrà Marchibes’cia che fogo (animali e fuoco)Contrà Molinettoscarpe larghe e goto pien… (vino e balli) Contrà Zaghia lana

ore 09,00 alle 19.00estempore dell’Ezzelino Fotoclub“Inferno e Paradiso” c/o Angoli Rustici.In piazza: esposizione d’autoe bancarelle di Filo Filò.

ore 11,30 - Apertura locanda in piazza (specialità spezzatino di musso e bac-calà alla vicentina)

dalle 13,00 alle 14,30pausa Angoli Rustici(Angolo “el marcà” orario continuato)

ore 21,30Musica liscio con Stefano e i Nevada.

In caso di maltempo la 23a edizioneAngoli Rustici sarà rinviata al 1° maggio.

Mercoledì 1 maggioFestival musicale May Dayore 16,00 - Apertura bètola esternae locanda in piazza

ore 16,00 - Rassegna musicaleprevalentemente rock con svariati gruppi musicali di Romano

Venerdì 3 maggioSerata Stra…Vaganteore 17,30 - Apertura bètola esternacon “Happy hour”

ore 19,00 - Apertura locanda in piazza

ore 21,30 - Serata musicalecon Piccola Orchestra StraVaganteSabato 4 MaggioSS. Messa e Cena delle Contradeore 18,30 - SS. Messa in costume, conla collaborazione del Coro Ezzelinoe gli Sbandieratori degli Ezzelini

ore 20,00 - Cena delle contrade,aperta ai soli contradaioli,con la premiazione degli Angoli Rustici e del concorso dei Commercianti di Romano “Abbina la tua vetrina alla contrada”.Possibilità di visita guidataal Museo Parrocchiale nella chiesa arcipretale di Romano

Domenica 5 MaggioPalio dell Contradeore 10,00 - In piazza,raduno delle FIAT 500 e moto VESPA

ore 12,00 - Apertura locanda in piazza.

ore 15,00-16,00 - Visita guidataal Museo Parrocchiale nella chiesaarcipretale di Romano

ore 16,00 - Sfilata storica delle contrade con mestieri e costumi d’epoca assie-me al Complesso Bandistico, Majoret-tes e Sbandieratori di Romano d’Ezzeli-no. Il corteo percorre via Zaghi, Dante,Roma e Bortoli con arrivo al

mussodromo allestito nel campoda calcio in via Foscolo.A seguire, cerimoniale dei fantinie via al 43° Palio delle Contradecon la tradizionale corsa dei mussi

ore 20,30 - Premiazioni del 43° Palio delle Contrade.

ore 21,30 - musica con i Roversi

In caso di maltempo il programmapuò subire variazioni dell’ultima ora finalizzate allo svolgimento della corsa con gli asini.Le serate musicali possono subire variazioni.

IL NUOVO EZZELINOMARZO 2OI3RESOCONTI

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Lo scorso 9 marzo ha proposto alla nostra attenzione una bella manifestazione, svoltasi a Mussolente.La scuola media locale, l’amministrazione comunale e la Pro loco, hanno ricordato una persona particolare, Giorgio Perlasca.di Maurizio Carlesso

di altre nazioni. Quando nel novembre 1944 Sanz Briz decise di lasciare Buda-pest e l’Ungheria per non riconoscere il governo filonazista ungherese, Perlasca decise di restare e spacciarsi come so-stituto del console partente, all’insaputa dello stesso, redigendo di suo pugno la nomina a diplomatico, con tanto di tim-

bri e carta intestata.Da quel momento Gior-gio Perlasca si trovò a gestire il movimento di migliaia di ebrei, na-scosti nell’ambasciata e nelle case protette sparse per tutta la cit-tà, unendosi agli sforzi compiuti con gli stessi mezzi e con gli stessi

obiettivi dal diplomatico svedese Ra-oul Wallenberg e dal nunzio apostolico Mons. Angelo Rotta. Tra il 1° dicembre 1944 e il 16 gennaio 1945 Perlasca rila-sciò migliaia di finti salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola agli ebrei, arrivando più volte a strappare letteralmente dalle mani dei militari gli Ebrei, che erano in partenza sui binari delle stazioni ferroviarie.Grazie all’opera di Perlasca, 5.218 ebrei

Perlasca giusto tra le Nazioni“Ad un uomo a cui vorremmo assomigliare”

E ad onorare la sua figura è stato il figlio Franco che ha anche scoperto una targa intitolata al padre. Ma chi era Perlasca? Giorgio Perlasca fu una persona che aderì in modo convinto al Partito Fasci-

sta e prese parte come volontario alla guerra d’Etiopia e poi alla guerra civile di Spagna nel Corpo Truppe Volontarie a fianco dei nazionalisti del generale Fran-cisco Franco, dove rimase come artiglie-re fino al 1939. Il giorno dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, 8 settembre 1943, era ancora nella capitale ungherese e, prestando fedeltà al giuramento fatto al Re, rifiutò di aderire alla Re-pubblica Sociale Italiana. Per questo motivo si tro-vò a essere ricercato dai tedeschi e fu costretto a trovare rifugio presso l’ambasciata spagnola.Da questo momento na-sce il nostro ricordo indelebile, infatti, ottenne dall’ambasciata, come ex com-battente, una cittadinanza fittizia e un passaporto spagnoli, intestati a «Jorge Perlasca». Fu impiegato dall’ambasciato-re Ángel Sanz Briz nel tentativo di salva-re gli ebrei di Budapest, che al tempo ve-nivano ospitati in apposite case protette dietro il rilascio di salvacondotti. Questa operazione era stata organizzata con la collaborazione di alcune ambasciate

Grazie all’opera di Perlasca, 5.218 ebrei furono salvati dalla deportazione, circa quattro volte di più di quelli salvati da Oskar Schindler.

Busto di Giorgio Perlasca a Budapest

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furono salvati dalla de-portazione, circa quattro volte di più di quelli salva-ti da Oskar Schindler. Tornato in Italia, riprese la sua vita di prima senza troppi clamori. Soltanto nel 1987, oltre quarant’an-ni dopo, alcuni ebrei ungheresi residenti in Israele rintracciarono finalmente Per-lasca e divulgarono la sua storia di co-raggio e solidarietà. Perlasca ha ricevuto per la sua opera numerose medaglie e riconoscimenti. Il 23 settembre 1989 fu insignito da Israele del riconoscimento di Giusto tra le Na-zioni. Al museo Yad Vashem di Gerusa-lemme, nel vialetto dietro al memoriale dei bambini è stato piantato un albero a lui intitolato. Anche a Budapest, nel cor-tile della Sinagoga, il nome di Perlasca appare in una lapide che riporta l’elenco dei giusti.La nutrita presenza di alunni e cittadi-ni hanno dato un significato importan-

te alla manifestazione stessa, ma le toccanti parole del figlio che con particolare amo-re ha ripercorso la vita del padre ci hanno do-nato un grande inse-gnamento ed è stato

quello di essere a disposizione degli altri nel momento in cui ci viene richiesto e senza pensarci in modo particolare agi-re, agire non per essere protagonisti, ma per donare se stessi agli altri.

Grazie a Franco Perlasca per la sua attivi-tà che ricorda a tutti questi eventi affin-ché non si dimentichi mai. I giusti non sono un caratteristica solo del mondo ebraico, il 6 marzo è la data simbolo del fondatore del “Tribunale del bene” opporsi vuol dire anche ap-profondire la storia di queste persone. Giorgio Perlasca illustre sconosciuto da riscoprire ed amare per i suoi insegna-menti.

Grazie a Franco Perlasca per la sua attività che ricorda a tutti questi eventi affinché non si dimentichi mai.

Il memoriale dei giusti nel cortile della sinagoga di Budapest dove appare ancheil nome di Giorgio Perlasca

Il Sindaco di Mussolente scopre la targa

Facchinello Ondina presidente Pro Loco di MussolenteMaurizio Carlesso Consigliere Pro Loco di Romano d’EzzelinoMaurizio Chemello Sindaco di MussolenteFranco Perlasca figlio di Giorgio PerlascaRemo Seraglio Vicesindaco di Romano d’Ezzelino

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RICORDIPAG. 8

Un gioco insolito: “Batimarso”Gioco collettivo in notturna. Sto notando da qualche giorno, una singolare animazione in un gruppo di ragazzotti, durante il loro ritorno da scuola, lungo la strada dei Carlessi a Romano d’Ezzelino.di Eusebio Berna Vivian

La percorro da un po’ di tempo ad un’ora ben precisa per motivi di lavoro. Le poche macchine che passano non li disturbano più di tanto. Rallento, io sono in bicicletta, e cu-rioso tendo l’orecchio: parlano di “bandùni, bussoeòti, bicicrète”, di canti e altro. Capisco al volo, oggi è l’ultimo giorno di febbraio e secondo la tradizione bisogna organizzarsi per il gioco in notturna questa sera, che prevede la chiamata di marzo; ap-punto “Batimarso”.Ma è un gioco “Batimar-so”? Certo che lo è, anche se privo di regole di svol-gimento. L’allegria che suscita in gruppo, la coesione richiesta per raccogliere gli oggetti che servono allo sco-po, il come fare le cante e le urla di chiama-ta, le piccole o grandi bravate che potevano esserci, fanno di questo appuntamento an-nuale, un momento importante da ricorda-re tutto l’anno. Sappiamo che l’avvenimento aveva in antico, anche lo scopo di esorciz-zare il freddo inverno che se ne stava an-dando, e anche l’occasione per pronunciare i migliori auspici per la nuova primavera in arrivo. Il gioco veniva praticato in tutti i pa-esi e solo in questo giorno.A volte procurava qualche preoccupazione alle famiglie, perché i “scavessòti” tendevano a coinvolgere anche le ragazze, e di notte si sa…! Il problema veniva superato inviando al seguito qualcuno dei fratelli più piccoli, (a far da mòcoeo). In pianura i gruppi si suddi-videvano le contrade da battere. Portavano con sé pezzi di lamiera, “bandùni”, bastoni percussori “par fare bacàn”. Con l’avvento della bicicletta poi, vasi e “bussoeòti” veni-vano legati uno in fila all’altro sotto la sella e via a strascico in scorribanda.In zone montuose altro scenario, i vari gruppi raggiungevano a piedi le sommità delle colline e da lì orchestravano, richia-mandosi a vicenda con il frastuono e con le voci della chiamata.Esaurito il repertorio e la voglia di battere e girare, l’appuntamento era in una stalla del circondario in un caldo filò per raccon-tare le bravate e sorseggiare un po’ di “vin

bruè o de cicoeàta calda”. “Me barba Toni”, mio zio, giovanotto nella prima metà degli anni trenta, ci raccontava di come avveniva la “Chiamata” in quei tempi. Così in modo spontaneo il raduno, anno dopo anno con orario e luoghi di appuntamento codifica-ti. Giunti sul posto, il via alla sarabanda con la canta della chiamata a squarciagola, ac-

compagnata dal fracasso dei “banduni”; (una parte della canta è nel testo in versi che segue questo rac-contino). A turno le battute e le risposte da “Privà, al Ca-steàro, alla Batéa, al monte Croseta”, colli che fanno

corona alla città del Grappa. Alla prima stro-fa ne poteva seguire di rimando un’altra e poi un’altra ancora.Fino a qui, tutto come ai miei tempi dopo la guerra, ma loro, quando il frastuono era al massimo grado, attenuando un po’ la voce, al posto dei versi: “no sta morir cavàeo / che l’erba spontarà” cantavano “no sta morir ‘ta-lian / che anca el Duce passarà”. Forse que-sti, erano i prodromi di una resistenza che stava nascendo e che a suo tempo, cresciu-ta e maturata, avrebbe dato un contributo decisivo per la sconfitta del regime.Raggiunta la libertà, noi poi la cantavamo a voce alta: “no sta morir ‘talian / che’l Duce xe passà”. Se “batimarso” fosse ancora pra-ticato, la si potrebbe usare riferita alla crisi che stiamo vivendo, o per esorcizzare pos-sibili autoritarismi, sempre in agguato.Ora io, che ho partecipato con i figli al gioco fino ad una ventina d’anni fa, a ritroso mi ri-vedo in quelle scene, rigusto quelle piccole gioie e poi i sonni tranquilli, soprattutto per i bambini che potevano così sognare a di-mensione della loro età. Ricordo incancel-labile, l’ultimo “vin bruè e cicoeàta calda in casa dei “Piarèti”, a Privà.Qualche anno fa a Recoaro, l’ho rivista fra migliaia di altri spettatori la chiamata di marzo, organizzata in pieno giorno a sco-po culturale, rievocazione storica: bellissi-ma, maestosa, la realizzano ogni due anni, ma non la chiamerei gioco. Il gioco era un’altra cosa.

Ma è un gioco “Batimarso”? Certo che lo è, anche se privo di regole di svolgimento.

Bati-BatimarsoCome i nostri Parite’ l’età dei sognighemo corso co’i bandunivia par le tere piateo da infima ai monteséi,tosatéi a s’ciapia ciamare, ciamare marso;-che’l vegna-!“Bati, batimarsoche che aprie rivarà,no sta morir cavàeoche l’erba spontarà”.E de rimandada st’altra banda:“fora, fora febraroche ormai marso xe quàe sponta novéa l’erbetapa’ la nostra cara vacheta”.

Cussì ciapài in concertose alsava alta la cantae se féa pì forte la vita.I s’ciantisi del sabo de seraproprio in giro no i gerae i sogni pì béigera i nostri sogni putéi.

“Bati, Batimarzo”.Come i nostri Padri / nell’età dei so-gni / abbiamo corso con le latte / via per le terre piatte / o dalla som-mità dei monti / ragazzini a gruppi / a chiamare, chiamare marzo; / -che venga-!“Batti, batti marzo / che aprile arri-verà, / non morir cavallo / che l’erba spunterà”. / E di rimando / dall’altro colle: / “fuori, fuori febbraio / che ormai marzo è qui / e spunta no-vella l’erbetta / per la nostra prezio-sa vacchetta”.

Così presi in concerto / si alzava alta la canta / e diveniva più forte la vita.I lampi del sabato sera / proprio in giro non c’erano / e i sogni più belli / da bambini son stati quelli.

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Nelle terredegli Ezzelini it

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Castello di GodegoCastelfranco VenetoCastello degli Ezzelini

Chiesa di San Pietro

Castello e Città

Chiesa di San Giorgio

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Serena Cecilia Campagnolo

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Castello di GodegoCastello degli EzzeliniGiunti a Castello di Godego, in prossimità delle chiese in centro ma in direzione sud est si potrà vedere la collinet-ta dove un tempo sorgeva il Castello degli Ezzelini (tra la canonica e il campo sportivo c’è anche l’indicazione topo-nomastica di via Castello). Il toponimo Castello si riferisce alla costruzione di una rocca, usata a partire dal 1223 dagli Ezzelini e distrutta nel 1229 subendo le tristi vicende legate a questa famiglia fino al 1260. È probabile che il castello sia stato eretto su strutture di un vallo molto antico. Dal 1339 la zona fu sottoposta al dominio della Serenissima.

Castello di GodegoChiesa di San PietroA qualche centinaio di metri di distanza si imbocca via San Pietro. Seguendo questa strada si scorgerà un campo dove sorge la bella e antica chiesetta di San Pietro, pieve di Gode-go sulla riva sinistra del fiume Muson.La sua antichità è certificata in particolare dai rilievi infissi sui muri esterni con motivi di croci di epoca longobarda. Il culto di San Pietro e Santa Maria nascente collegano la Pie-ve di Godego alla prima evangelizzazione promossa da San Prosdocimo lungo l’Aurelia.

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Castelfranco venetoCastello e CittàIn città si potranno visitare in centro il Castello, le porte, le mura, la torre dell’orologio con stemmi carraresi e veneziani. Castelfranco Veneto, borgo fortificato, “franco” da imposte per i suoi abitanti-difensori, è fondato, negli ultimi anni del sec. XII, dal Comune di Treviso, poco a nord del villaggio medievale

della Pieve Nova (sito dell’attuale Borgo della Pieve), sulla sponda orientale

del torrente Muson, confine natu-rale della Marca Trevigiana con le turbolente terre padovane e vicentine. La fortezza viene costruita in una posizione for-temente strategica e per le vie di comunicazione e per la cen-

tralità nel territorio (attorno vi sono una trentina di villaggi).

La costruzione durò dieci anni no-nostante l’imponente impiego di forze.

Terminata l’opera, Treviso vi installò cento famiglie a cui fu concesso libero feudo, costituito da una casa e da un terreno coltivabile, in cambio di difesa in tempo di guerra, per cui il ca-stello fu chiamato “Franco”. Da esso dipendevano quattordici castelli minori e ventisette villaggi. La fortezza, a pianta quadri-latera, con lati di circa 230 metri, fu munita di quattro torri an-golari e da un alto torrione merlato, eretto sul punto mediano della cortina muraria (alta 7 metri) sul lato verso Treviso.

Una sesta torre (l’odierno campanile del Duomo) venne ag-giunta da Ezzelino III da Romano, dopo il 1246, a metà delle mura sul versante di meridione. Le porte sono quattro, le due

principali rivolte a oriente e occidente (verso Treviso e Vicen-za). A causa dei frequenti scontri e dei danni conseguenti, nel 1277 Treviso mandò a Castelfranco altre 143 famiglie a ripo-polarla, nel 1329 la città cadde nelle mani di Cane della Scala fino al 1339 quando iniziò la prima dominazione veneziana. Nel 1380 venne in possesso del padovano Francesco da Car-rara fino al 1388. La memoria di questa dominazione, è visibile nella rappresentazione a fresco dell’arma carrarese in forma di ruote di carro, sotto il volto della torre principale. Dal 1389 al 1797 fu in mano a Venezia.

i confini occidentali del proprio Stato contro padovani e vicentini e per controllare le famiglie dei Camposampiero e dei Da Onara (noti come Da Romano ed Ezzelini) che possedevano castelli a Treville e a Castello di Godego.

Castelfranco venetoChiesa di San GiorgioDall’angolo sud est della città parte la via di Borgo della Pieve e poco distante prendendo la via di Borgo Padova, oltrepassato un ponte sopraelevato, si svolterà a destra imboccando la via di San Giorgio. Dopo una curva e un altro tratto di strada, si incon-trerà sulla destra la chiesa dedicata a questo santo.Questo edificio sacro è nato come monastero benedettino, tra-sformato nei secoli. Nell’area si era insediato nell’VII-VIII secolo un gruppo di famiglie longobarde.Alcuni storici come Gina Fasoli sostengono che qui ebbe origi-ne Castelfranco. La città venne ufficialmente fondata dai Tre-visani tra il 1195 e il 1199, ma a sud esistevano già un borgo detto “della Pieve” e due gruppi di case, chiamati l’uno case della Pieve e l’altro case di San Giorgio.Dopo il Mille è certa la presenza di un secondo nucleo abitato attor-no alla chiesa della Pieve nuova di Santa Maria. Sul finire del XII se-colo l’importanza dell’area quale nodo viario in posizione strategica, induce il comune di Treviso a costruire una fortezza per rinforzare

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Questo matrimonio decretò l’unione fra due giovani protago-nisti della futura vita a San Giacomo di Romano d’Ezzelino. Nell’atto di matrimo-nio, per Domenica Natalina, diventata per tutti la “Nana”, è evidenziata la sua professione di orto-lana e così è chiaro che a quei tempi ancora non svolgeva l’attività di oste, infat-ti la storia narra che, nel 1909, a 30 anni di età, essendo nata nel 1879, dopo aver comprata una damigiana di vino, si inventò di venderla, presso la sua abitazione, ai residenti di San Giacomo di Romano. Bicchiere dopo bicchiere, la Nana, riuscì a racimolare una somma tale che le permise di acquistarne anco-ra una e poi un’altra, fino a crearsi una clientela che diventò sempre più grande. Questa donna aveva sicuramente il senso degli affari e questo, c’è lo fa dedurre il fatto che, con una sempli-ce damigiana di vino, creò un’attività che ancor oggi viene tramandata da generazioni. Non solo riuscì ad inventarsi l’attività di oste ma con i sol-di guadagnati negli anni acquistò la terra adia-cente alla trattoria e l’annessa abitazione dando così sicurezza alla propria famiglia.La Nana con il marito Domenico, di professio-ne calzolaio, generarono due figli, Mario (1903) e Maria (1905). La trattoria dalla “Nana”, nel pe-

riodo della guerra del ‘15/’18, diven-ne un crocevia per militari e sfollati, erano in tanti che nei momenti di calma, quando i bombardamenti si placavano, si recavano a bere un bicchiere o a mangiare un piatto “de tripe o de fasioi in salsa”. Gli anni pas-sarono come anche la grande guerra, ma dopo di essa si moltiplicarono gli eventi, perciò Mario, nel 1930, si unì in matrimonio con Adalgisa Moretto e Maria sposò Francesco “Checco” Zonta. Dall’unione di Mario e Adalgisa nacquero Natalina (1931), Domenico (1933) e Giampietro (1936). Mario la-vorò per molti anni alle smalterie di Bassano e Adalgisa divenne la prima

collaboratrice di sua suocera “Nana” che, intan-to, con l’osteria incrementava la sua crescente attività di oste. Mario, nei momenti di riposo dal lavoro principale nelle smalterie, si dedicava con passione ad un altro incarico che lo impegnava saltuariamente, cioè offriva la sua opera per il comune andando a sostituire le lampade fulmi-nate, sui lampioni, un impiego che svolgeva con vera diligenza. Lui divenne il primo elettricista del comune e i suoi figli Nico e Giampietro man mano che crescevano divennero i primi colla-boratori. Dei suoi giovani rampolli, Domenico “Nico”, il primo, frequentava la quarta elemen-tare nella sede provvisoria dentro le stanze della casa di sua nonna “Nana” e Giampietro lo segui-va a ruota, ravvivando la vita familiare, quando, nel periodo della seconda guerra mondiale una parte dei locali della Trattoria furono adibiti ad aule scolastiche. Successe anche che, sul finire

della guerra ‘40-’45, i tedeschi della Wermacht stabilirono dentro l’edificio della locanda un co-mando militare provvisorio, prima della fuga per la Germania.

“Una notte sul finire della guerra, era febbra-io o marzo del ‘45 - così racconta Nico – ci precipitammo tutti in cantina. Con il cuore in gola, incollati alla mamma Adalgisa, noi piccoli scendemmo velocemente le scale per trovare rifugio dalle tremende esplosioni delle bombe lanciate dagli americani. Sparavano con i can-noni da Marostica e, intorno alla casa dove vi-vevamo, continuavano a crollare edifici e abita-zioni. Quella sera, mentre noi ci trovavamo giù, al piano di sopra, sulla porta della trattoria, la Nana si faceva beffe di chi, impaurito, era corso nell’improvvisato rifugio. Quando arrivò a segno un proiettile che distrusse la casa appena a sud della sua, corse anch’essa velocemente giù di sotto. Tutta la notte, tra fischi ed esplosioni, pro-seguirono i bombardamenti mentre l’indomani con le abitazioni attigue praticamente distrutte, i militari americani, fecero una parata festosa sfilando sulle Jeep cariche di yankee. Certo, da allora finì la guerra, ma per noi, ci fu la distruzio-ne totale di quasi tutti i fabbricati del quartiere“.

Dopo gli anni terribili della seconda guerra mondiale, la vita riprese con la ricostruzione della comunità di San Giacomo e con essa ri-cominciò l’attività della trattoria dalla Nana e, mentre intorno cresceva un nuovo paese, la giovane Natalina nipote della proprietaria si prodigava per dare lustro all’osteria della nonna. In quegli anni, sulla parte posteriore della trat-

Di ricetta in ricetta

Trattoria dalla NanaPiccole storie dei locali storici del comune di Romanocon le ricette più importanti dei loro chef

Il 18 Novembre del 1900, nella chiesa di S. Croce, Domenico Angelo Bonamigo, di ventotto anni e Domenica Natalina Guazzo di venti anni, da San Fortunato, convolarono a nozze.

di Duilio Fadda

Natalina e Domenico Bonamigo

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Via Salvo d’Acquisto, 536065 MUSSOLENTE (VI)

Tel. 0424 30129 fax [email protected]

nuova sede

toria, verso sud, dove oggi sorge il parcheggio interno, costruirono la “corte dee Bae”. Tre cor-sie per giocatori di cavapallino (baìneto) e boc-ce (bae) che i clienti di quei tempi, utilizzavano con grande intensità. I tornei si facevano decisi e le dispute fra i neofiti del gioco delle bocce erano un vero e proprio toccasana per le giova-ni generazioni. Infatti, là, nacquero i primi cam-pioni di cavapallino in una rinnovata frazione romanotta. La Nana, intanto, guidava con vera maestria la sua squadra di cuoche insegnando alla giovane nipote Natalina tutti i trucchi della cucina tradizionale. Natalina, però aveva già in mente come trasformare quel locale in un’at-tività più adeguata e redditizia per i tempi che avanzavano con decisione, lei pensava al futuro ed alle ambizioni che celava. I primi esperimen-ti si presentarono con la novità del bacalà, un pesce, allora povero, ma adatto al consumo di una clientela popolare. Sotto la direzione della nonna sperimentò a cucinarlo a rodoèto (ro-tolino) e vide che i commensali lo gradivano, anzi trovavano soddisfazione nelle sue novità. Erano gli anni ‘50 e sul finire di quel periodo (1956) venne a mancare Mario padre di Natalina e figlio della Nana. L’anno successivo nel 1957- a 26 anni - Natalina si unì in matrimonio con Giuseppe Giovanni Dal Bello detto “Bepi”, che di professione faceva il camionista e che continuò questo lavoro fino agli anni ‘70 quando lasciò la sua attività per rendersi utile nella trattoria della moglie. Nel 1959 nacque Antonella primogeni-ta dei due giovani sposi e alcuni anni dopo, nel 1968 nacque la secondogenita Alessandra.Erano anni felici per la famiglia Bonamigo – Dal Bello, le bimbe crescevano serenamente e l’attività della trattoria andava a gonfie vele, la clientela continuava a crescere e gli avventori in quell’ambiente si moltiplicavano, anche con il supporto ludico-sportivo del cavapallino, delle bocce e spesso con le rumorose partite a carte. Agli inizi della primavera del 1959 la tranquilli-tà fu funestata dalla dipartita della Nana, a ot-tant’anni la capostipite della famiglia Bonamigo colei che inventò l’osteria a San Giacomo, lasciò la vita terrena e con essa la sua più preziosa ed amata creatura, cioè la trattoria.Prima di lasciare questa vita, però, si premurò di dare in eredità alla nipote la licenza della famosa osteria, a quei tempi era più semplice diventare osti o ristoratori, bastava acquisire il diritto alla licenza per diventare a tutti gli effetti proprieta-rio del ristorante, ovviamente pagandola o rice-vendola in eredità, non erano necessari esami ed esaminatori.

Con l’ottenimento della trattoria, Natalina Bona-migo nipote della Nana, divenne a tutti gli effetti proprietaria del famoso punto di ristoro. Con il supporto della sua mamma Adalgisa l’attività proseguì senza intoppi, anzi si può dire che con l’aumento della popolazione a San Giacomo e l’accresciuta disponibilità finanziaria degli abi-tanti, gli affari si moltiplicarono velocemente. Il Bacalà alla Vicentina diventò un vero e pro-prio successo; per degustarlo venivano da ogni dove, perché allora, solo dalla Nana ovvero dalla Natalina e presso la Trattoria “Alla Fortuna” di Marostica preparavano questa succulenta spe-cialità. In seguito Bepi Dal Bello d’accordo con la moglie Natalina decisero di acquistare dai fra-telli di lei, Domenico e Giampietro tutta la pro-prietà dei locali. Quindi venduta la casa di via Romita ottenne i locali della trattoria e l’annesso appartamento e con questo, la corte e le va-rie proprietà contigue. Con la scomparsa della mamma Adalgisa, nel 1974, la prima collabora-trice di Natalina divenne la primogenita Anto-nella, che ultimati gli studi si dedicò pienamente al sostegno in cucina.Tra gli anni ‘70 e ‘90 del 1900 l’attività realiz-zò sempre nuovi successi ma quel periodo fu contrassegnato da un passaggio epocale per la cucina italiana e soprattutto per la cucina nel veneto. Il bacalà alla vicentina diventò in quel periodo un’icona della cucina veneta e da piatto povero della tradizione, si elevò a piatto pregia-to, tanto da essere annoverato fra le specialità regionali più importanti. Era anche il momento della nascita delle varie confraternite della ga-stronomia italiana e una fra le più importanti fu proprio quella del bacalà. Nomi prestigiosi della cultura e della società civile, oggi, fanno parte di questa aggregazione, spesso questi personag-gi danno lustro ai cuochi e Chef che preparano questo delizioso piatto.Tornando perciò alla trattoria dalla Nana...Nata-lina, avrebbe voluto seguire il momento magico

del bacalà però, per vari motivi, non riuscì a dare una svolta alla sua attività con delle novità. Re-stò sempre un suo cruccio non aver potuto spe-rimentare il cambiamento in essere. L’età e gli acciacchi dei due anziani genitori decretarono il commiato da questo mondo, prima Bepi nel 1997 e poi Natalina nel 2001 passarono a miglior vita. Antonella, subito dopo la perdita dei geni-tori, chiuse momentaneamente la trattoria per prendere servizio presso la cucina del Ristoran-te Cà 7, diretto allora dallo Chef Amedeo San-dri. Con il Cà 7 appena ristrutturato, Antonella si dedicò, anche là, alla sua specialità, cucinare il pesce stocco e renderlo sempre più squisito adattandolo ai palati degli anni 2000.Dopo questa esperienza, con l’immancabile e preziosa collaborazione di suo marito Rodolfo “Roy”, Antonella, si è dedicata anima e corpo alla rinnovata trattoria dalla Nana. Con la conduzio-ne di Antonella Dal Bello la famosa trattoria ha ripreso a funzionare alla grande, questo am-biente fa parte dei locali segnalati dalla Vene-rabile Confraternita del Bacalà alla vicentina e si può tranquillamente affermare che nel territorio è quello che ha alle spalle più storia.Antonella – così ha raccontato – vuole ancora imparare nella sua professione, perciò spesso si mette in gioco e partecipa a vari concorsi o gare gastronomiche. Capita così che, ogni tanto, Lei e Roy dopo aver fatto le valigie, partono in giro per l’Italia a carpire qualche segreto in altre lo-calità dove il bacalà o lo stoccafisso viene cuci-nato in diverse maniere, in modi tanto diversi quanto buoni. Ecco, questo è lo spirito che gui-da questa giovane Chef. Rinnovarsi è l’imperati-vo… l’avrebbe pensato anche Natalina… forse… anche la Nana.

Nella storia della Trattoria si può leggere così:Storia e Tradizione dal 1909… E’ in questi anni che la “Nana”, chiede in prestito poche lire per comprare una damigiana di vino. Con l’incas-so della vendita del vino… ammucchia un po’ di denaro, necessario per avviare una piccola osteria a San Giacomo. I tempi sono poveri, così come il cibo che però è sempre stato cucinato con cura e passione. Una passione che si è tramandata nel corso degli anni di madre in figlia e di figlia in nipote… a un se-colo esatto dalla fondazione, con la pronipote Antonella – ai fornelli - che assieme al marito Rodolfo – in sala – portano avanti con orgo-glio il “peso” di 100 anni di storia, di sapori, di gente e soprattutto, di Bacalà alla vicentina: da sempre la specialità della cucina.

Antonella Dal Bello ritira il premio che la consacra vincitrice della Gara-concorso per il piatto sul Baccalà a Mestre presso il ristorante dalla Amelia.

Ingredienti(per 10 persone)

1 Kgdi stoccafisso secco

250/300 gr.di cipolle

1/2 litro diolio d’oliva extravergine

3 sarde sotto sale

1/2 litrodi latte fresco

Poca farina bianca

50 gr.di formaggiograna grattugiato

1 ciuffodi prezzemolo tritato

Sale e pepe

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Bacalà alla vicentinaLa “Venerabile Confraternita del bacalà alla vicentina” suggerisce una ricetta che è il frutto di studi e di comparazioni tra le numerose ricette in auge nei ristoranti e nelle trattorie più famose del Vicentino tra gli anni trenta e cinquanta senza demonizzare le varianti attualmente in servizio.

• Ammollare lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, cambiandola ogni 4 ore, per 2-3 giorni.

• Aprire il pesce per lungo, togliere la lisca e tutte le spine. Tagliarlo a pezzi.

• Affettare finemente le cipolle; rosolar-le in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungere le sarde sotto sale, e tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unire il prezzemolo tritato.

• Infarinare i vari pezzi di stoccafisso, irro-rati con il soffritto preparato, poi disporli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o al-luminio oppure in una pirofila (sul cui fondo si sara’ versata, prima, qualche cucchiaiata di soffritto); ricoprire il pesce con il resto del soffritto, aggiungendo anche il latte, il grana grattugiato, il sale, il pepe.

• Unire l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli.

• Cuocere a fuoco molto dolce per circa 4 ore e mezzo, muovendo ogni tanto il re-cipiente in senso rotatorio, senza mai me-scolare.Questa fase di cottura, in termine “vicentino” si chiama “pipare”.Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare ad esemplare, può differire di consistenza.Il bacalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12/24 ore. Servire con polenta.

Preparazione

La ricetta del Bacalà alla vicentina cucinato nella Trattoria dalla Nana non si discosta da quella della confraternita del Baccalà, ma in codesto luogo si caratterizza per due segreti; il primo è molto semplice, cioè non usa il formaggio grana fra i vari ingredienti. Il secondo segreto, essendo tale, la Chef Antonella non ha voluto svelarcelo.

Noi vi invitiamo perciò a recarvi alla “Trattoria dalla Nana” per degustare il tipico piatto per cercare di scoprirne l’arcano segreto e son certo che questo mistero resterà per sempre nella vostra bocca, da quel momento sarete anche voi a co-noscenza del mistero del baccalà della Nana.

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documentazione selezionata proviene da di-versi fondi archivistici, a dimostrazione della varietà dei soggetti produttori, ossia di enti e/o famiglie che hanno generato la docu-mentazione a scopo amministrativo. Grande è l’interesse di fronte ai registri delle pagelle del Liceo “G. Brocchi”, già “Ginnasio Real Co-munale di Bassano” ai voti, alle annotazioni del Direttore sul registro di protocollo che in-veiva contro il “barbaro straniero”, mentre le prime bombe del conflitto mondiale cadeva-no su Bassano.

A seguito di specifici accordi con il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, alcuni laboratori prevedono l’approfondi-mento presso la Biblioteca Civica di Bassano del Grappa, dove personale esperto guida i ragazzi alla ricerca bibliografica con l’utilizzo degli OPAC (Open Public Access Catalogue, o cataloghi in rete) e rende disponibili le pro-prie raccolte librarie.Per quest’anno il calendario delle prenotazio-ni dei laboratori archivistici è al completo; il prossimo anno scolastico, l’offerta tematica sarà ulteriormente ampliata, probabilmente estendendo le proposte archivistiche alla Se-conda Guerra Mondiale.

Incontri tra Scuola e Archivioa Bassano del Grappa

La partenza, nel marzo del 2012, aveva avuto come trampolino di lancio il coinvolgimento di 320 ragazzi alla visita guidata alla mostra “In attesa del Tricolore… Uomini e istituzioni nel Vicentino e a Bassano dal 1848 al 1866”. Alunni ed insegnanti avevano mostrato inte-resse ed alcuni avevano chiesto qualcosa di più, ossia un approccio diretto al lavoro sulle fonti archivistiche. Il Servizio di Didattica della Sezione d’Archivio era già operante, formato dall’u-nione di professionalità archivistiche e didattiche (la scrivente con le colla-boratrici volontarie prof.sse Antonietta Noschese, Lucia Verenini e Cristiana Vianello), con l’obiettivo di dare risposte adeguate al pubblico scolastico.In cosa consiste un labo-ratorio archivistico? Si po-trebbe rispondere che qualsiasi laboratorio archivistico ha come scopo l’effettuazione di una ricerca mediante l’utilizzo delle fonti, os-sia mediante la lettura e l’analisi di documen-ti originali. In archivio si lavora esaminando carte uniche, la cui interpretazione è deman-data direttamente a chi consulta. Ai ragazzi è richiesta la compilazione di schede archi-vistiche che prevedono l’analisi sia dell’a-spetto esteriore del documento (tipologia di supporto, inchiostro, disposizione del testo, presenza di timbri, marche da bollo, note di protocollo), sia del contenuto, o regesto.La ricerca sui libri, invece, pone chi legge di fronte a sintesi già effettuate, e starà alla capacità critica dell’individuo giudicare la scientificità di quanto sta leggendo. Nondi-meno qualsiasi ricerca archivistica necessita del supporto di un adeguato approfondimen-to del tema trattato, partendo da quanto già pubblicato.La proposta del Servizio di Didattica della Sezione d’Archivio di Stato di Bassano del Grappa è rivolta alle terze classi delle Scuo-le Medie ed alle Scuole Superiori e concer-

ne argomenti relativi al territorio bassane-se compresi tra Ottocento e Novecento, in modo che i ragazzi siano in grado di leggere le grafie senza dover ricorrere alla mediazio-ne della trascrizione, che toglierebbe il gusto dell’interpretazione diretta dei documenti. È proprio il piacere di sentirsi protagonisti, il motivo per cui i ragazzi si appassionano e si entusiasmano per la ricerca archivistica; tal-

volta chiedono di prosegui-re l’esperienza con la scuola, oppure, come è successo, accompagnati dai genito-ri (solamente compiuti i 18 anni, l’accesso all’Archivio di Stato è libero e gratuito).Il momento finale di ogni laboratorio consiste nella ricostruzione di un picco-lo tassello di storia, che si inserisce nel mosaico della micro e della macro storia;

vengono indagate vicende di vita reale, che fanno toccare con mano episodi e circostan-ze del passato.Donne “miserevoli”, che infrangono la legge per raccogliere un po’ di legna per scaldar-si, graziate dall’autorità in nome del ricono-scimento dello stato d’indigenza, professori allontanati dalla scuola perché sospettati di essere coinvolti con i moti del ’48, alunni gin-nasiali diciassettenni, che, durante la Grande Guerra rischiano la giovane vita per combat-tere con i Bersaglieri Arditi per salvare la pa-tria ... e tante altre vicende sono testimonia-te dalle carte d’archivio. La storia, in questo modo, non è più un elenco di date e di fatti, ma diventa memoria, è riconoscibile come qualcosa di concreto in rapporto diretto con le generazioni passate, con i propri antenati e con il territorio in cui si vive.

I temi proposti per l’anno scolastico 2012-2013 comprendono percorsi incentrati su episodi legati ai moti del 1848 bassanese, su vicende che testimoniano la povertà nell’Ot-tocento e sulla Prima Guerra Mondiale. La

Un’esperienza ormai al secondo anno di vita, per la Sezione d’Archivio di Stato di Bassano del Grappa e per le scuole che hanno deciso di partecipare ai laboratori archivistici.

Gli alunni si cimentano nei laboratori archivistici, sperimentando la ricerca sulle fonti.

di Giovanna Fogliardi

È proprio il piacere di sentirsi protagonisti, il motivo per cui i ragazzi si appassionano e si entusiasmano per la ricerca archivistica

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Il giorno dell’HakaDevi pensare di giocare contro la Nuova Zelanda perchè se pensi di giocare controgli All Blacks, vieni schiacciato dal loro mito.(Berbizier, ex c.t. azzurro)di Gianni Dalla Zuanna

de omaggio ad una cultura profonda, ricca di simbologie e spiritualità di un popolo spesso considerato primitivo e selvaggio, composto solo da guerrieri. Ci sono varie versioni di questa danza: quella che eseguono gli All Blacks è solitamente la “Ka mate”, c’è poi la ”Pe-ruperu”, che andrebbe eseguita con le armi, che prevede il salto finale a gam-be piegate.I rugbisty ne hanno ideata un’altra re-centemente, dopo essersi consultati con i puristi e i depositari della cultura e tradizione maori: si chiama “Kapa o pango” ed è più aggressiva e destina-ta alle sfide più delicate, ma non verrà eseguita nella partita contro gli azzur-ri, non siamo ancora a questo livello.Questo non vuol dire che in campo non sarà una battaglia: non esistono amichevoli nel rugby, non ci sono par-tite facili per nessuno. Massimo rispet-to per l’avversario, ma la vittoria va sempre conquistata col sudore e col

gioco. Entriamo all’O-limpico un’ora prima della partita, in un clima di festa popolare. Nes-sun controllo particola-re, del resto non ci sono ultras di fazioni opposte da gestire per l’ordine pubblico, solo gente vo-gliosa di sport.Un signore vestito di-

stintamente ci saluta e ci chiede da dove veniamo. “Da Romano d’Ezzeli-no – rispondiamo – vicino a Bassano del Grappa”. “Bravi, avete fatto tanta strada. – ci risponde – Io sono abruz-zese, da L’Aquila. Qui, su sessantamila spettatori, ci sono diecimila aquilani, diecimila veneti e gli altri…di rugby non capiscono un cavolo!“ Grande,

Romano-Roma, andata e ritorno, tutto in una gior-nata. In mezzo la partita, o me-glio il test match, di rugby Italia-Nuova Zelanda: p r a t i c a m e n t e come scalare l’Everest a mani nude. Aspetta-vamo questo momento da tempo: i biglietti acquistati ancora in estate, con mesi di anticipo. Cosa catalizza tanta attenzione nei con-fronti di una squadra che perde quasi sempre? E’ difficile spiegarlo a chi, an-corato magari alle sirene e ai milioni del calcio, non è inserito nella realtà di questo sport. Questa non è una parti-ta normale, è una sfida contro i primi del mondo. Se l’inventore del rugby, nato nell’omonima cittadina inglese, è considerato il britannico William Webb Ellis, il dio che l’ha ispirato veniva sicu-ramente dall’emisfero australe ed ave-va le fattezze e l’orgoglio di un nobile maori. In tanti ci caliamo dal nord ver-so la capitale, come i Galli all’assalto dell’Urbe Eterna. Ci incrociamo lungo la strada: macchine e pullman carichi di giovanotti taglia XXL con giubbotto e felpe azzurre, bandiere e striscioni con i colori sociali: Cus Brescia, Cal-visano, Rovigo, Petrarca Padova, sono presenti tutti i club, grandi e piccoli.Noi corriamo da indipendenti, ma anche noi col nostro giubbotto d’or-dinanza, personalizzato. Siamo tutti reduci della sfida di Milano di tre anni fa, quando in ottantamila abbiamo ri-

empito San Siro. Mancano solo Mauri-zio e Stella, all’ultimo minuto, e questo ci dispiace.C’è un mantra che ci accompagna dalla partenza, quando albeggia ap-pena e Romano ancora dorme: “Ka mate! ka mate! Ka ora! Ka ora! Tenei te tangata puhuruhuru nana nei tiki mai” (E’ la morte! E’ la morte! E’ la vita! E’ la vita! Questo è l’uomo dai lunghi capelli che ha stanato il sole e l’ha convinto a splendere ancora.) E’ l’haka, l’an-tica danza maori che precede ogni partita degli All Blacks, uno spettacolo nello spet-tacolo che da sola vale il biglietto. Mi viene da sorridere, guardando tanti atleti bianchi, eredi di quei conqui-statori che avevano invaso la Nuova Zelanda, eseguire con concentrazione e religiosità una danza di quegli indi-geni che erano stati sottomessi con la forza. Il rugby è anche questo: la ri-vincita dei vinti sui vincitori, che ren-

E’ la morte! E’ la morte! E’ la vita! E’ la vita! Questo è l’uomo dai lunghi capelli che ha stanato il sole e l’ha convinto a splendere ancora.

grandissimo. Saliamo i gradini che ci portano nei distinti, il nostro settore, e provo un brivido davanti alla targa che ricorda Vincenzo Paparelli, il tifoso la-ziale ucciso da un razzo lanciato dalla curva opposta durante il derby Roma-Lazio del 28 ottobre 1979. Per fortuna il nostro sport è qualcosa di diverso, almeno per il momento.La dimostrazione di questo è il fatto che seduti di fianco a noi, anzi mi-schiati tra di noi, ci sono una cinquan-tina di ragazzotti con le maglie con la felce argentata, senza cordoni di agen-ti a dividerci. Cantano a occhi chiusi il loro inno, con la mano sul cuore e non si fanno intimorire quando tutto lo stadio intona “Fratelli d’Italia”. Termi-nati gli inni, ecco il momento tanto at-teso: i giocatori neri si schierano su tre file e, nel silenzio più sacrale, iniziano i gesti del rituale. E’ un crescendo di muscoli esposti, di mani che battono sul petto e sulle cosce, di occhi spi-ritati, di parole ritmate e di linguacce ed il messaggio è chiaro: è la divinità del rugby che invita gli dei che hanno abitato i colli romani a raccogliere il guanto di sfida, uno scontro fra titani. Gli italiani non si fanno intimidire, per sessanta minuti giocano alla pari, ma da lì in avanti sono solo i ragazzotti al nostro fianco a lanciare al cielo le loro braccia e anche qualche spruzzo di birra. Il risultato finale premia i neri 42 a 10, bugiardo nella dimensione, an-che se corretto. Ci alziamo per uscire ed è allora che mi sento tirare per una spalla. Mi volto sorpreso e vedo che il neozelandese più vicino mi sorride. Allunga la mano e dice: “Good game, bella partita”. Ci stringiamo le mani, ci diamo dei colpi sulle spalle, contenti di aver assistito ad una tenzone così cavalleresca, così sportiva, pur se ma-schia e combattuta.Torniamo alle macchine dispiaciuti di non aver potuto partecipare assie-me ai nostri rivali ad un terzo tempo che prometteva birra ed allegria, ma la strada ci chiama ed è tanta per arriva-re a casa.Gli dei dei maori sono ancora troppo potenti per noi, ma quella stretta di mano, quei complimenti sinceri sono un viatico importante in vista del “Sei Nazioni” e l’attesa di sfidare Francia, Ir-landa, Galles, Scozia ed Inghilterra si fa un po’ più dolce…

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PAG. I7Nell libro di Marco Pastonesi “Dizionario degli All Blacks”, c’è una fotoche ritrae gli azzurri di Nick Mallett in raccoglimento prima della sfidadi San Siro del 14 novembre 2009. Dietro, si vede il nostro settore e,seppur non distintamente, le nostre figure. Romano, terra di calcioe di ciclismo, accostata in qualche modo agli All Blacks, quale onore!

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NOTIZIE IN BREVEPAG. I8

Per diventare soci e ricevere “Il Nuovo Ezzelino”È possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori.La quota associativa è di € 18,OO per i nazionali e di € 27,OO per gli esteri.

Sede ProlocoVia G. Giardino, 77San Giacomo

Uffici Postali,Banca di CreditoCooperativo.

RomanoEdicola La Coccinella,Tabaccheria e Cartoleria Mirò,Foto Gastaldello / Arduino,Frutta e Verdura da Silvana,Profumeria Elisir.

San GiacomoEdicola Cartoleria Zilio Giovanni,Bar Ca’ Mauri.

FellettePanificio Bosa, Happy Bar.Trattoria Conte Chantal,Edicola Cartoleria Brillante.Sacro CuoreSpeedy Bar (Autolavaggio Scotton).

Si inaugura sabato 6 aprile alle ore 18,30presso Palazzo del Colle in piazza Romaa Creazzo (VI) la personale di Andrea Meneghettiintitolata Mitologie quotidiane.

In mostra una quindicina di opere realizzate con una tecnica mista di smalti e inchiostri su tela.L’artista bassanese, rielabora in chiave moderna la sacralità del mito con uno stile fresco, immediato, tipico dei codici di co-municazione contemporanei per annullare la distanza con il passato antico e darci la sensazione che i Profeti, le Driadi, le Guide delle sue opere siano immerse nel nostro presente, che facciano cioè parte della nostra vita quotidiana.

La mostra, patrocinata dal Comune di Creazzo e a cura della critica Martina Gecchelin, è visitabile anche domenica 7, sa-bato 13 e domenica 14 aprile dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 19.

Titolo tricolore a Firenzeper la Bassano New skate

Si sono svolti a Firenze i campionati Italiani di pattinaggio artistico spettacolo e sincro-nizzato dal 7 al 10 Marzo 2013, con la parte-cipazione di 3.200 atleti provenienti da tutte le regioni d’Italia.Un grande successo è stato ottenuto dal-la società bassanese, che ha conquistato il gradino più alto del podio con il quartetto divisione nazionale “Fashion four” com-posto da: Giada Biasini, Alessia Ferronato, Giulia Luisetto e Anna Portesan. Le ragaz-ze hanno interpretato la storia di “Pollicina”, una coreografia basata sulle diversità, che

sono però solamente apparenti. Hanno ot-tenuto così un ottimo punteggio da parte dei giudici conquistando il primo posto su 28 quartetti della stessa categoria, ottenen-do di diritto il passaggio alla categoria su-periore.Un ottimo risultato è stato ottenuto anche dal gruppo jeunesse Fashion, con “Valanga in frac”, che ha visto le atlete bassanesi im-pegnate in una divertente coreografia nei panni dei pinguini che abitano i ghiacciai, riuscendo a piazzarsi al secondo posto ed ottenendo così il lasciapassare per i pros-

simi campionati europei che si svolgeran-no a Modena i primi di maggio. Il gruppo è composto da: Giorgia Artuso, Giada Biasini, Sofia Biasini, Giorgia Busatta, Federica Cam-pana, Lisa Carlesso, Isabella Carraro, Sabrina Fantinato, Giulia Luisetto, Sofia Pertile, Anna Portesan, Robin Priest, Lucia Scollo, Alessia Tommasi, Elisa Tonellotto e Anna Zen.Un soddisfacente quarto posto per il quar-tetto cadetto Fashion one, con “D’incanto” e un quinto posto per il quartetto cadetto Fashion two, con “Carillon”.La società ha portato a questi campionati anche il grande gruppo di nuova forma-zione, in collaborazione con MVM Molvena Mason, presentando “Storie di fine inverno” ed ottenendo così un sesto posto ed il pic-colo gruppo Fashion, che con “Ricordo” ha ottenuto un ottavo posto.Tutti i gruppi Fashion sono allenati da Va-leria Collanega, che oltre ad avere avuto grandi soddisfazioni da parte delle sue atle-te, si è classificata al primo posto nella ca-tegoria quartetti con il Celebrity da Verona. Un ringraziamento va anche al presidente Flavio Ferronato con tutto il direttivo e ai genitori che hanno seguito le ragazze du-rante il campionato.Un grande in bocca al lupo alle nostre at-lete che ritroveremo nel prossimo mese a Modena per gli europei, con la speranza di ottenere dei risultati migliori rispetto agli italiani.

Luisetto Silvano.

IL NUOVO EZZELINOMARZO 2OI3

DEFUNTIPAG. I9

Santo BernardiSantino58 anni31 gennaio 2013

Pasqua Frighettoved. Farronato79 anni30 gennaio 2013

cav. Sergio Dukic

67 anni11 febbraio 2013

Maria Baggio “Tea”ved. Tonin91 anni9 febbraio 2013

Ferdinando Sandri

64 anni16 febbraio 2013

Pietro Baccin

72 anni20 febbraio 2013

Antonio Marcolongo

77 anni19 febbraio 2013

Rita Angela Brottoin Benacchio (La Valigia)71 anni25 febbraio 2013

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nuove stelle nel cieloElezioni 2013

Senato

Rispettosi del ruolo apolitico ed apartitico della Pro Loco di Romano d’Ezzelino, con-sapevoli dell’importanza delle elezioni po-litiche nazionali anche per la nastra comu-nità, riportiamo senza alcun commento, gli esiti della recente tornata elettorale svoltasi il 24 -25 febbraio scorso per l’elezione della Camera e del Senato.

CameraListe % Italia % Comune

Partito Democratico

Sinistra Ecologia Libertà

Centro Democratico

SVP

Il Popolo delle Libertà

Lega Nord

Fratelli d’Italia

La Destra

Movimento 5 Stelle

Scelta Civica Monti

Unione di Centro

Futuro e Libertà

VOTANTI

25,42

3,20

0,49

0,43

21,56

4,08

1,95

0,64

25,55

8,30

1,78

0,46

75,29

16,36

1,04

0,11

----

19,45

12,57

1,11

0,13

28,84

10,05

1,17

0,23

85,23

Liste % Italia % Comune

Partito Democratico

Sinistra Ecologia Libertà

Centro Democratico

Lista Crocetta

Il Popolo delle Libertà

Lega Nord

Fratelli d’Italia

La Destra

Movimento 5 Stelle

Con Monti per l’Italia

VOTANTI

27,43

2,97

0,53

0,45

22,30

4,33

1,92

0,72

23,79

9,13

75,11

18,27

1,01

0,14

----

20,05

13,16

0,90

0,15

27,13

10,62

85,46

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Ecocentro San GiacomoVia G. Giardino (Vicino ai campi sportivi)

Orario Estivo valido dal 1 Aprile 2013

GIORNO

lunedì

martedì

mercoledì

giovedì

venerdì

sabato

MATTINO

chiuso

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dalle 8.30 alle 10.30

dalle 9.00 alle 12.00

chiuso

dalle 9.30 alle 12.00

POMERIGGIO

chiuso

dalle 15.00 alle 18.00

chiuso

chiuso

dalle 14.00 alle 18.00

dalle 15.00 alle 19.00

MATTINO

chiuso

dalle 9.30 alle 12.00

chiuso

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dalle 8.30 alle 10.30

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POMERIGGIO

dalle 15.00 alle 18.00

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chiuso

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dalle 15.00 alle 19.00

Ecocentro FelletteVia della Pace (Vicino cimitero)