Nuove frontiere della bilateralità lombarda

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LE NUOVE FRONTIERE DELLA BILATERALITÀ ARTIGIANA LOMBARDA. 4 luglio 2016 - Palazzo Turati via Meravigli 9b - Milano Studio

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L E N U O V E F R O N T I E R E D E L L A B I L A T E R A L I T À A R T I G I A N A L O M B A R DA .

4 luglio 2016 - Palazzo Turati via Meravigli 9b - Milano

Studio

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REALIZZATO DA

TESTI DICLEMENTE TARTAGLIONE

UMBERTO BETTARINI

PROGETTO GRAFICOGUIDO GIOBBIANDREA FALBO

FINITO DI SCRIVEREGIUGNO 2016

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I ND I C E

INTRODUZ IONE

La bilateralità verso nuovi orizzonti

PARTE PR IMA

La bilateralità artigiana della Lombardia dagli albori ai nostri giorni

1. La bilateralità come risposta ad alcune peculiarità del settore, pag 4

2. Dalla mutualizzazione degli obblighi contrattualial welfare integrativo: le fasi di sviluppo del sistema bilaterale artigiano della Lombardia, pag 6

3. L’attuale articolazione della galassia della bilateralità artigiana in Lombardia, pag 11

PARTE S ECONDA

Nuovi scenari della bilateralità

4. Trasformazioni sociali e nuove sfide per le parti sociali, pag 14

5. Il punto di vista degli attori sulle nuove prospettive per la bilateralità artigiana della Lombardia, pag 185.1 La bilateralità come strumento per la competitività

delle imprese e dei lavoratori, pag 205.2 Il ruolo della bilateralità in una prospettiva

di welfare society, pag 225.3 Alleanze strategiche per rafforzare il sistema, pag 24

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I N T R O D U Z I O N E

La bilateralità verso nuovi orizzonti

Il 5 marzo 1993 un accordo tra le organizzazioni da-toriali (Confartigianato, CNA, CLAAI e Casartigiani)e sindacali (CGIL, CISL e UIL) della Lombardia hadato ufficialmente il via all’esperienza bilaterale arti-giana attraverso la costituzione dell’Ente Lombardo Bi-laterale dell’Artigianato (ELBA).

Si tratta di un passaggio importante che ha dato attua-zione agli accordi interconfederali del 1987 e 1988consentendo alle parti sociali di dotarsi di una strut-tura condivisa e di un luogo di confronto stabile perla nascente bilateralità artigiana regionale.

In questi 23 anni di storia dell’ELBA, attraverso la con-trattazione collettiva, la bilateralità artigiana regionaleha saputo estendere il suo raggio d’azione fornendoalle imprese e ai lavoratori strumenti volti a sostenerel’artigianato nel suo processo di rafforzamento compe-titivo e di tutela dell’occupazione.

Si tratta di un percorso di sviluppo del sistema bilate-rale artigiano non privo di ostacoli e momenti di ac-celerazione che oggi ha portato alla nascita di una verae propria galassia della bilateralità, strutturata su di-versi fondi indipendenti di natura regionale e nazio-nale, i quali garantiscono prestazioni e ambiti diintervento diversificati per le imprese, i lavoratori e iloro famigliari. Attraverso questo sistema, il comparto artigiano hapotuto accedere a una pluralità di servizi e prestazioniche si articolano principalmente lungo quattro pilastri:ammortizzatori sociali, welfare socio-sanitario, forma-zioni interprofessionale, previdenza integrativa. Si trattadi un ampio spettro di prestazioni che, con l’accordointerconfederale del 23 luglio 2009, ha assunto carat-tere di universalità, in quanto la non adesione attivaun meccanismo di garanzia delle prestazioni attraversouna integrazione salariale.

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Questo percorso di sostegno alle imprese dell’artigia-nato si è ulteriormente arricchito con l’accordo inter-confederale regionale del 25 marzo 2015 che sanciscela nascita del Fondo Welfare Integrativo Lombardodell’Artigianato (WILA). Attraverso tale fondo, leparti mirano a fornire risposte dirette ai bisogni con-creti dei lavoratori, degli imprenditori e dei loro fami-gliari in un’ottica di sussidiarietà orizzontale e dicompartecipazione delle parti sociali al tema del wel-fare socio-sanitario regionale.

Occorre, tuttavia, precisare che questa vasta gamma diprovvidenze e servizi che le organizzazioni sindacali edatoriali offrono attraverso il sistema bilaterale, nonrappresenta certo un punto di approdo finale della loroazione. Come avvenuto già in passato, infatti, le tra-sformazioni socio-economiche e i nuovi bisogni delleimprese e dei lavoratori andranno certamente a inci-dere sul sistema bilaterale portando a una conseguenteristrutturazione di alcuni assetti e alla nascita di nuoviistituti e servizi.

In questo scenario di costante adattamento, lo scopodi questo lavoro è proprio quello di indagare quali po-tranno essere le principali spinte verso il mutamento inun orizzonte temporale di medio e lungo periodo (trai 5 e i 10 anni), con l’obiettivo di anticipare alcune dellenuove sfide che le parti sociali dovranno affrontare eimmaginarne per il futuro.

Si tratta, di un lavoro analitico di prospettiva, basatosulla letteratura e sulle testimonianze dirette delle partisociali, raccolte attraverso interviste face to face conmetodologia Delphi, orientato a individuare nuoviscenari in un’ottica ovviamente non deterministica esenza alcuna pretesa di sovrapporsi al confronto trale organizzazioni di rappresentanza.Se, infatti, lo studio e le sue risultanze rappresentanouna stimolante opportunità per meglio focalizzare po-tenziali sviluppi della bilateralità stessa, resta piena re-

sponsabilità delle parti definire spazi e prospettivedella futura bilateralità lombarda. In questa accezione,in tutte le interviste è stata ribadita la netta separazionetra i compiti propri di chi fa ricerca da quelli di chi hala responsabilità politica di assumere determinatescelte costruttive e puntuali.

Al fine di comprendere la portata di tali mutamenti eipotizzare quali potranno essere i nuovi scenari, questolavoro si strutturerà su due parti. In primo luogo, forniremo una breve ricostruzione diquali sono state le ragioni specifiche che hanno portatole parti sociali a costruire questo articolato sistema bi-laterale e a riassumere brevemente alcune delle princi-pali tappe di tale sviluppo, al fine di restituire unafotografia di ciò che l’attuale galassia della bilateralità èin grado di offrire alle imprese e i lavoratori del settore. Questa prima parte sarà propedeutica alla realizza-zione della nostra analisi sulle prospettive di medio elungo periodo, dove ci concentreremo sull’individua-zione delle principali dinamiche che potrebbero inci-dere sui futuri assetti e, grazie all’ausilio delle intervistecondotte con le parti sociali, proveremo a determinarele scenario futuro più probabile.

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PA R T E P R I M A

La bilateralità artigiana della Lombardia ai nostri giorni

1. La bilateralità come risposta ad alcune peculiarità del settore

L’artigianato rappresenta uno dei principali ambiti incui la bilateralità ha saputo svilupparsi dando originea un articolato sistema di prestazioni e servizi a soste-gno delle imprese e dei lavoratori.

A seguito della crisi del sistema fordista di produzione ela conseguente affermazione di un modello di sviluppopiù fluido e reticolare, è radicalmente aumentata lacentralità delle piccole e medie imprese che, special-mente in Italia, hanno saputo offrire un’importanteapporto alla crescita economica e allo sviluppo dellecompetenze dei lavoratori. In questo contesto l’artigianato ha svolto un ruolo diparticolare rilievo, inserendosi sul mercato e caratte-rizzando buona parte di quel marchio di qualità ricono-sciuto in tutto il mondo come made in Italy.

Oltre a un incremento della sua portata economica,l’artigianato si è progressivamente emancipato dal suoprofilo originario di lavoro prevalentemente auto-nomo, per confondersi nell’universo della piccola im-presa assumendo nuova prospettiva. Parlando diartigianato oggi, infatti, non ci riferiamo più esclusi-vamente alla bottega gestita dal singolo maestro arti-giano ma a un contesto lavorativo più strutturato,stabile e duraturo che per questa ragione necessita diun adeguato livello di tutele.

Una progressione di ruolo che però come noto sia inItalia che nel resto d’Europa non ha contribuito ad ac-corciare le distanze di protezione sociale rispetto al si-stema delle medie e grandi imprese. Contraddizione che è esplosa in tutta la sua evidenza

in questa lunga fase di crisi che ha intaccato profon-damente la capacità competitiva e di tenuta occupa-zionale di quella componente del sistema artigiano cheera in ritardo rispetto ai vincoli di innovazione strate-gia ed organizzativa imposta dal mercato.Ne è testimonianza non solo una forte contrazionedell’occupazione dipendente, ma anche un tasso di cre-scita delle imprese artigiane inferiore a quello del to-tale dell’economia, segnando per la prima volta unarilevante discontinuità rispetto agli anni precedentiche avevano evidenziato un carattere prevalentementeanticiclico nello sviluppo della produzione artigianale.

Siamo, quindi, in presenza di un sistema produttivo chepresenta un livello di tutele più mitigato e che si è di-mostrato vulnerabile rispetto alla fase economica. Sitratta di elementi di fragilità che hanno stimolato leparti sociali a formulare proposte innovative per tute-lare quei bisogni propri del settore che difficilmenteavrebbero potuto trovare un’efficace soluzione all’in-terno di un modello di relazioni sindacali e di welfarepubblico incentrato sulle medio grandi imprese.

Nel merito, è possibile far sintesi intorno a tre condi-zioni che hanno svolto un ruolo propulsivo nello svi-luppo dell’attuale sistema di relazioni industrialinell’artigianato e conseguentemente del suo modellodi bilateralità.La prima condizione, riguarda il welfare pubblico e più

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in generale i principali istituti di diritto del lavoro. Nelnostro contesto nazionale, infatti, queste due sfere sisono sviluppate principalmente in relazione al settoreindustriale e all’impresa di medio - grandi dimensioni.Solo attorno al 1975 alcuni istituti di protezione sociale,quali l’assicurazione di disoccupazione, hanno subitoun progressivo processo di estensione dei loro confini(Balandi 2007). Si tratta, tuttavia, di un percorso chestoricamente ha lasciato escluso il comparto artigiano.Ci riferiamo, in particolare modo alla Cassa Integra-zione Guadagni, la cui mancata applicazione agli arti-giani ha certamente inciso sulla sicurezza sociale degliaddetti di questo comparto.

In un tale contesto, il passaggio dalla cosiddetta etàdell’oro del welfare a quella d’argento (Ferrera 2007) oin altre parole a quella trasformazione da un welfare acarattere esclusivamente pubblico a uno in cui più sog-getti concorrono alla sua erogazione, ha spinto le partialla creazione di istituti mutualistici di natura contrattualeal fine di svolgere una vera e propria «opera di tappabu-chi, rimediando ove possibile alle numerose aporie e aivistosi deficit di protezione» (Balandi 2007: 603).La seconda condizione va rintracciata nei rapporti di la-voro e nelle modalità produttive proprie del comparto.L’impresa artigiana, infatti, ha delle caratteristiche deltutto originali per tipo di attività, dimensione aziendalee modello organizzativo. Siamo in presenza di una ti-pologia d’impresa che è strutturalmente di piccole di-mensioni, dove la distinzione imprenditore-lavoratoripresenta un carattere più sfumato in quanto il datore dilavoro svolge anch’esso in prima persona l’attività lavo-rativa, dove l’attività economica si caratterizza per la pro-duzione di beni e servizi non standardizzati in cui laflessibilità e un certo grado di discontinuità lavorativa rap-presentano aspetti ricorrenti.

Si tratta di elementi che se da un lato introducono fattoridi complessità nell’esercizio della rappresentanza, dall’altrolato, per la minor distanza tra capitale e lavoro e la mag-gior condivisione di alcune problematiche, amplificanogli ambiti di reciproca convenienza permettendo di at-tivare un approccio alle relazioni industriali di stampo

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più cooperativo.

La terza condizione, in stretta connessione con quantoabbiamo appena detto rispetto alle caratteristiche strut-turali dell’impresa artigiana, riguarda gli elevati fabbi-sogni formativi dell’artigianato. A questo riguardo,utilizzando le parole di Richard Sennett (2008), la pro-duzione artigianale impone oltre che conoscenza tec-nica anche maestria, intesa come dedizione, passioneper il proprio lavoro e capacità di immaginazione. Se-condo l’idea di Sennett, quindi, l’artigiano non è sol-tanto colui che dispone di competenza tecnica, ma èanche un lavoratore che mette in gioco la propria iden-tità individuale. Da qui lo stretto connubio tra il rigo-roso processo di apprendimento, che porta l’apprendistaartigiano ad acquisire competenze e quello creativo dirielaborazione cognitiva. In quest’ottica, quindi, la for-mazione e la salvaguardia della professionalità si carat-terizzerebbero come la chiave di volta per garantirecompetitività e stabilità al sistema dell’artigianato.

Questi elementi hanno fatto emergere un terreno co-mune su cui le parti sociali, talvolta di concerto con l’at-tore pubblico, hanno potuto concentrare i proprio sforziper tutelare il lavoro e le imprese dell’artigianato. Unterreno comune che è alla base della decisione di for-malizzare sedi stabili di confronto e di intervento versoimprese e lavoratori per supportarne il processo di ade-guamento delle competenze tecniche, ma anche per col-mare quel gap di protezione e welfare rispetto al restodel sistema produttivo.

Grazie a questa decisione di accedere all’opportunitàdella bilateralità, l’artigianato è rapidamente passato dauna situazione di arretratezza a luogo di sperimentazionedi assetti contrattuali e di soluzioni mutualistiche nego-ziali per rispondere alle esigenze delle imprese e dei la-voratori. Da questo punto di vista la Lombardia harappresentato uno dei luoghi più dinamici che, come nelcaso dell’accordo del 2008 sull’universalizzazione delleprestazioni, ha anticipato i contenuti della successiva con-trattazione interconfederale a livello nazionale.

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2.Dalla mutualizzazione degli obblighi contrattuali al welfare integrativo: le fasi di sviluppo del sistema bilaterale artigiano della Lombardia

Quello che ha portato al consolidamento dell’attualesistema bilaterale artigiano della Lombardia, apparecome un percorso dalle origini lontane. Si tratta di unosviluppo non lineare, che si origina nella mutualità perpoi trovare una base regolativa nella contrattazionecollettiva fino a rafforzarsi anche attraverso interventilegislativi che ne hanno attribuito nuove funzioni eambiti di intervento. Di fatto, tutta la storia degli entibilaterali è caratterizzata da un doppio canale di legit-timazione che conferisce loro una natura sia privata, espressione della contrattazione collettiva, sia pub-blica, di decentramento di prerogative da parte del le-gislatore (Perulli e Sabel 1996).

Partendo da questa premessa possiamo individuare laprima fase della bilateralità agli inizi degli anni 70 conla comparsa delle prime esperienze mutualistiche localinei territori a più forte caratterizzazione artigiana. Ciriferiamo alle provincie di Siena, Pistoia e Lucca, ad al-cune aree dell’Emilia-Romagna, al Veneto e alla Lom-bardia. Quest’ultima nel 1981 aveva visto la nascitadella Commissione Paritetica Panettieri come stru-mento di sostegno alle imprese e ai lavoratori nellaprovincia di Milano. Si tratta principalmente di espe-rienze settoriali e locali orientate a mutualizzare alcunidegli obblighi contenuti nella contrattazione collettiva,quali contributi per la gratifica natalizia e altre misure di sostegno al reddito in caso di infortunio o cessa-zione improvvisa delle attività.

Parallelamente alla diffusione di questi primi organi-smi bilaterali, la contrattazione collettiva artigianadegli anni ottanta ha eletto la bilateralità come unostrumento efficace per risolvere il problema della rap-presentanza di un mondo del lavoro disperso in uncoacervo di piccole e piccolissime imprese dislocate

sul territorio. Le parti, infatti, si accordarono già nel1983 per l’estensione della RSA anche alle imprese consolo 8 dipendenti e, successivamente nel 1988, per l’in-troduzione dei rappresentati di bacino da finanziarsiattraverso la creazione di un fondo paritetico per le re-lazioni sindacali. Infine, in questa fase viene posta unacerta enfasi sulla tutela del patrimonio professionaledegli addetti, sperimentando le prime forme di soste-gno per la formazione interprofessionale attraverso lacreazione del fondo intercategoriale per la salvaguar-dia del patrimonio professionale.

Grazie a questi accordi, vengono stabiliti impegni emetodologie di confronto «per una gestione congiuntae responsabile dei problemi derivanti dalle innovazionie dai mutamenti economici e sociali» (Regalia 2004)che saranno la base del futuro modello bilaterale. Sitratta, perciò, di una prima fase di avvio della bilate-ralità, di tipo prettamente negoziale, che ha aperto lastrada a un confronto regolare fra le parti e fatto emer-gere la necessità condivisa di istituire misure specifiche a tutela del comparto artigiano. Con l’accordo interconfederale del 3 agosto 1992, lerelazioni industriali artigiane e il sistema bilaterale su-biscono un importante cambiamento di paradigma. Laseconda fase di sviluppo del sistema bilaterale, infatti,si apre con la ridefinizione del modello contrattualeche da ora in avanti si strutturerà su due livelli, nazio-nale e regionale, e con una forte autonomia del livellodecentrato. Una scelta che ha ridisegnato un modellobilaterale strutturato intorno agli enti regionali, coor-dinati e supportati dall’Ente Bilaterale Nazionale Ar-tigianato (EBNA) costituito nel 1995.

Sempre in questa seconda fase, un rinnovato protago-nismo dell’attore pubblico ha permesso un ulterioresviluppo del sistema, grazie a specifici interventi nor-mativi a supporto della bilateralità e successivamenteall’attribuzione di nuove prerogative e funzioni. Ci ri-feriamo ad esempio alla legge 151 e alla legge 236 del1993 che hanno riconosciuto benefici contributivi el’estensione dei contratti di solidarietà alle aziendeiscritte agli enti bilaterali o agli interventi che hanno

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affidato alla bilateralità compiti in materia di salute esicurezza (legge 626/1994) e delegato la gestione della formazione continua (legge 388/2000).

In Lombardia, il riassetto del sistema contrattuale equesto progressivo sostegno pubblico ha permesso giànel 1993 di costituire l’Ente Bilaterale Lombardodell’Artigianato (ELBA) che si configura ancora oggicome l’architrave principale del sistema bilaterale re-gionale. Un Ente Regionale che per meglio intercettarei specifici bisogni delle imprese e lavoratori, si avvale diarticolazioni territoriali (EBA) dotate di un certogrado di autonomia decisionale.

Originariamente, ELBA si articolava su due fondi: ilfondo per l’assistenza contrattuale (FACL), che finan-ziava la rappresentanza territoriale e il fondo per la tu-tela della professionalità delle imprese artigiane e deiloro dipendenti (FTP), che erogava contributi in favoredei lavoratori in caso di sospensione o riduzione tem-poranea dal lavoro (inclusi i contratti di solidarietà),contributi alle imprese a sostegno della formazione econtributi in caso di eventi eccezionali.

All’esterno della struttura di ELBA, era stato, inoltre,costituito il Fondo Lombardo per la Formazione del la-voro artigiano (FLF) che combinava le funzioni di os-servatorio del mercato del lavoro con l’attività diprogettazione e valutazione della formazione, affidan-done lo svolgimento ad agenzie formative. QuestoFondo, in una direzione coerente all’approvazione dellalegge 388/2000 in materia di formazione, viene scioltocon l’accordo interconfederale regionale del 19 aprile2006, per concentrare la gestione della formazione al-l’interno di Fondartigianato. La formazione professio-nale, in ogni caso, non esce dal raggio di azione delleparti sociali in Lombardia. Con gli accordi del 17marzo 2008, le parti sociali infatti, costituiscono pressoELBA l’articolazione regionale di Fondartigianato.Infine, per dare attuazione in ambito regionale allalegge 626/1994, il 20 dicembre del 1999 le parti socialiattivano il Comitato Paritetico Regionale dell’Artigia-nato con le sue ramificazioni provinciali (OPTA), con

il compito di promuovere la figura dei rappresentantidei lavoratori per la sicurezza territoriale (RLST).

Come emerge dalla nostra ricostruzione, lo sviluppo delsistema bilaterale artigiano della Lombardia ha vistol’impegno delle parti sociali per trovare soluzioni nego-ziali in grado di strutturare e rafforzare l’esperienza natain maniera spontanea sul territorio. Parallelamente, l’in-tervento legislativo, da un lato ha favorito questo per-corso, dall’altro ha caricato la bilateralità di nuovefunzioni e prerogative come la gestione della forma-zione interprofessionale. Si tratta di un percorso di crescita che ha risentito di al-cune turbolenze nelle relazioni tra le parti sociali nazio-nali, testimoniata dall’assenza di accordi fra fine 1999 egennaio 2003 e che ha portato un andamento nelle iscri-zioni ondivago. Questi elementi hanno stimolato leparti a un’ampia discussione sul tema dell’universaliz-zazione delle prestazioni bilaterali, i cui esiti hanno pro-iettato il sistema in una nuova fase di sviluppo.

L’accordo regionale del 30 ottobre 2008 segna, infatti,un punto di svolta importante per dare una nuova linfaalla bilateralità artigiana. Al fine di introdurre dei mec-canismi premiali per le imprese che aderiscono al si-stema bilaterale, si aumentano di 20 ore annue ipermessi retribuiti per tutti i lavoratori artigiani cheoperano in aziende che non aderiscono all’ELBA.

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Questa soluzione proposta a livello regionale è statavalidata dall’accordo nazionale del 15 dicembre 2009sulla “nuova bilateralità”, che ha fissato in 125 euroannue la contribuzione agli enti bilaterali nell’artigia-nato, mentre le imprese non aderenti hanno l’obbligodi pagare 25 euro mensili ai dipendenti, garantendo leprevidenze previste, in quanto contrattualizzate. Sitratta di un passaggio importante che allarga la plateadegli aderenti e che mette al centro delle relazioni in-dustriali artigiane il ruolo degli enti bilaterali.

In realtà, questa nuova fase, che di fatto introducel’universalizzazione delle prestazioni, si apre con al-cune contraddizioni generate da un intervento legisla-tivo che rischia di incidere profondamente sull’assettodella bilateralità. Infatti, lo sforzo delle parti sociali diattribuire una crescente centralità dell’ELBA comestrumento che fornisce risposte concrete ai nuovi bi-sogni manifestati dai lavoratori e delle imprese attra-verso una pluralità di servizi, rischia di essere frustratoda un intervento legislativo che sottrae una parte dellerisorse all’autonomia bilateralità per destinarle inmodo vincolato al cofinanziamento del sistema pub-blico degli ammortizzatori sociali.

Nella configurazione disegnata dalle parti sociali,l’ELBA prova a farsi carico di nuove prestazioni lungoquattro direttrici principali: interventi finalizzati almantenimento e creazione di nuova occupazione, so-stegno al reddito; servizi alle imprese, welfare comple-mentare. Un allargamento della frontiera dellabilateralità che viene parzialmente interrotto quando lalegge 92/2012, sospende l’istituto della Cassa Integra-zione in deroga e impone alla bilateralità di cofinan-ziare il sistema pubblico di assicurazione contro ladisoccupazione con almeno il 20% delle sue risorseraccolte. Di fronte a questa situazione, e allo scopo disottrarre la bilateralità dal rischio di dover rinunciarea questa prospettiva di allargamento dei confini del suointervento, la grande intuizione delle parti sociali dellaLombardia è stata quella di introdurre una nuovaforma di contribuzione a carico delle aziende, pari a 5euro mensili, per prestazioni in materia di welfare in-

tegrativo di carattere sanitario e sociale. Da questa de-cisione il 25 marzo 2015 è stato istituito il fondo Wel-fare Integrativo Lombardo dell’Artigianato (WILA), chesi pone come uno strumento di natura socio assisten-ziale complementare a San.Arti e con una mission dinatura più marcatamente mutualistica. Attraversoqueste risorse le organizzazioni sindacali e datorialisono riuscite a contenere quel processo inevitabile diriduzione del proprio ruolo sul terreno del welfare in-tegrativo. Attualmente, le prestazioni erogate dal fondosono destinate esclusivamente ai lavoratori, ma sonoin corso le trattative sindacali per introdurre forme di contribuzione su base volontaria da parte dei datori dilavoro, che possano permettere la creazione di unaserie di provvidenze a loro dedicate.

Da questa breve ricostruzione emerge chiaramentecome l’impegno delle parti rispetto al cofinanziamentodel sistema degli ammortizzatori sociali e la nascita diWILA apriranno una nuova stagione della bilateralitàartigiana della Lombardia.

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È chiaro, infatti, come gli impregni presi dalle parti ge-nereranno una ridefinizione di alcuni ruoli e la verificadell’attuale sistema di servizi erogati. Nelle prossimepagine ci concentreremo sul nuovo scenario per pro-vare a prevedere alcuni di questi cambiamenti in atto.

CRONOLOG IA E S S ENZ IA L E SV I LUPPO B I LAT ERAL I TÀ LOMBARDANEL S E T TORE ART IG IANO

Anni 70-90. Prime esperienza nate dall’autonomia negoziale. Pre-visioni di tipo mutualistico e casse di malattia comeMILAA (Mutua Integrativa Lavoratori Artigiani del-l’Abbigliamento). Inoltre, tentativi di estendere la rap-presentanza dei lavoratori alle imprese con meno di 15dipendenti.

Accordi Interconfederali del 21 dicembre 1983 e del 27 febbraio 1987. Le parti si impegnano a dare vita a un sistema di entibilaterali i quali dovranno individuare criteri di mu-tualizzazione per l’erogazione delle principali presta-zioni integrative contrattualmente dovute ai lavoratori(malattia, maternità, infortunio, ecc.) e dovranno ge-stire corsi di formazione professionale e managerialed’intesa con gli Enti locali competenti.

Accordo interconfederale 21 luglio 1988. Vengono istituite le rappresentanze sindacali di bacino.Inoltre, viene istituito il fondo per le relazioni sindacalie il fondo intercategoriale per la salvaguardia del patri-monio professionale.

Accordi 3 agosto e 3 dicembre 1992. Ridefinizione del modello contrattuale dell’artigianato.Vengono stabiliti due livelli negoziali: il livello nazio-nale e quello regionale. Viene istituzionalizzato il mo-dello bilaterale attribuendo agli enti bilaterali un ruoloprimario nell’incontro permanente tra le parti.

Accordi interconfederali 2 febbraio 1993 e 22 giugno 1993.

Vengono definiti i criteri di intervento dei vari fondi, iquali diventeranno operativi a livello regionale. Allar-gamento degli ambiti di intervento dei Fondi Bilateraliregionali per la salvaguardia del patrimonio di profes-sionalità di lavoro dipendente e imprenditoriale anchenei casi di sospensione o riduzione dell’attività lavo-rativa dovuti a crisi congiunturali.

5 marzo 1993 viene istituito ELBA.Ente Lombardo Bilaterale dell’Artigianato

Legge 151 e legge 236 1993.Riconoscimento di benefici contributivi subordinatoall’integrale rispetto degli istituti economici previsti daiCCNL ed estensione del contratto di solidarietà alleimprese artigiane che partecipano ai fondi bilaterali.

Legge 626/1994.Legge sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Pre-vede la creazione degli RLS e RLST e la costituzione diorganismi paritetici per la sicurezza. Sulla base di que-sta legge l’accordo interconfederale del 3 settembre1996 estenderà l’intervento degli Enti bilaterali ai temidella salute e sicurezza.

6 febbraio 1995. Viene costituito l’EBNA (Ente Bilaterale Nazionale Ar-tigianato) per favorire lo sviluppo degli enti bilateralie coordinarne e supportarne l’attività.

15 luglio 1999 viene istituito ARTIFOND. Facendo seguito all’accordo intersettoriale-interconfe-derale dell’11 Febbraio 1999 le parti danno vita alfondo pensione complementare dei lavoratori dipen-denti nel settore artigiano. Il fondo, a seguito di unascarsa adesione, nel 2011 è stato rifuso all’interno delfondo Font.te.

Legge 388/2000.Viene delegata la gestione dei contributi per la forma-zione interprofessionale agli enti bilaterali. A tal finele parti si accordano per la costituzione di Fondo Ar-tigiano Imprese (Fondartigianato).

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6 giugno 2001. Accordo interconfederale di costituzione di Fondarti-gianato, fondo paritetico interprofessionale nazionaleper la formazione continua nelle imprese artigiane ri-conosciuto ufficialmente dal Ministero del Lavoro il31 ottobre 2001.

Accordo interconfederale regionale sulla bilateralitànell’artigianato in Lombardia del 16 gennaio 2003. Definisce le modalità di iscrizione all’ELBA e i suoiambiti di intervento.

Accordo interconfederale regionale sulla bilateralitànell’artigianato in Lombardia del 19 aprile 2006.L’accordo punta a semplificare l’offerta dei servizi bilate-rali lombardi attraverso l’armonizzazione delle presta-zioni e la centralizzazione delle prestazioni dentro l’ELBA.

17 marzo 2008.Accordo per la costituzione dell’articolazione regio-nale lombarda di Fondartigianato

Accordo interconfederale del 21 novembre 2008. A livello regionale vengono stabiliti i criteri per l’uni-versalizzazione della bilateralità. Questi principi trovanola loro sistematizzazione all’interno dell’Accordo inter-confederale 23 luglio 2009 che stabilisce che i tratta-menti previsti dalla bilateralità sono obbligatori pertutte le imprese comprese nella area della contrattazionecollettiva. Chi non aderisce agli enti deve comunque ga-rantire, attraverso un integrazione salariale, le presta-zioni previste per i lavoratori. Il Ministero del lavoro,con la circolare 43/2010, avvalla questa impostazione.

27 ottobre 2009. Decreto del Ministero della Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali che modifica il decreto ministerialedel 31 marzo 2008, in merito ai fondi sanitari integra-tivi, attribuendo un importante ruolo alla bilateralità.

12 marzo 2010.Accordo integrativo sulla bilateralità artigiana dellaLombardia con cui vengono ridefinite le provvidenze

per l’ELBA dando maggiore peso al Fondo sostegnoal reddito in un’ottica di sostegno all’occupazione.

Accordo interconfederale 21 settembre 2010. Previsioni in materia di assistenza sanitaria integrativa.

15 febbraio 2012.Linee guida per la realizzazione della contrattazionecollettiva regionale di lavoro. Viene demandata allacontrattazione regionale di categoria, l’introduzionedi una contribuzione mensile di 5 euro.Tutti i contratti sono stati rinnovati.

Legge 92/2012 (Legge Fornero). La bilateralità è tenuta a cofinanziare gli ammortizzatorisociali attraverso il versamento di un importo non in-feriore al 20% di quanto raccolto dal sistema bilaterale.

23 luglio 2012. Viene istituito SAN.ARTI il fondo nazionale di sanitàintegrativa del settore artigiano.

Accordo interconfederale 30 novembre 2012. Creazione del fondo di Solidarietà bilaterale con ilquale garantire ammortizzatori sociali a tutti i lavora-tori non rientranti nelle apposite normative.

14 dicembre 2014. Viene costituito il Fondo di Solidarietà Bilaterale perl’Artigianato.

25 Marzo 2015. Accordo istitutivo del fondo Welfare Integrativo Lom-bardo dell’Artigianato (WILA) grazie al quale i lavo-ratori del comparto possono accedere a prestazionisocio sanitarie di natura mutualistica.

Accordo interconfederale regionale per l’apprendi-stato per la qualifica e per il diploma professionaledel 4 Marzo 2016 in cui si attribuisce alla bilateralitàun ruolo di indirizzo e di monitoraggio.

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3. L’attuale articolazione della galassia della bilateralità artigiana in Lombardia

Il lungo processo di evoluzione del sistema bilateralelombardo dell’artigianato ha portato alla nascita di unarticolato sistema di fondi ed enti che oggi offrono uncoerente insieme di servizi a sostegno della imprese edei lavoratori.

Grazie alla bilateralità, infatti, le imprese e i lavoratoripossono ricevere provvidenze mutualistiche per il so-stegno alle loro attività, possono accedere alla forma-zione finanziata, possono ricevere prestazioni diwelfare socio-sanitario complementare per se stessi eper i loro famigliari, possono ricevere supporto peradempiere in maniera corretta alle normative sulla sa-lute e sicurezza nei luoghi di lavoro e possono usu-fruire di un sistema di contribuzione integrativa permigliorare la propria condizione previdenziale. Si tratta di sistema di prestazioni e servizi che, in uncontesto di micro impresa, non sarebbero possibilisenza quella galassia di fondi e di enti bilaterali che leparti hanno sviluppato attraverso la bilateralità.Al centro di questo sistema si colloca l’ELBA, l’EnteLombardo Bilaterale dell’Artigianato, che rappresenta

il punto d’origine della galassia della bilateralità e lasede dove si attua il costante confronto tra le parti so-ciali sul quale si fonda l’intero modello. Si tratta di unostrumento mutualistico che oggi associa 39.300 imprese con un numero di addetti che ha superato i 154.000 eha permesso di erogare nel corso dei suoi 23 anni distoria ben 130 milioni di euro per le provvidenze. Dal punto di vista formale l’ELBA si configura comeuna associazione senza scopi di lucro i cui soci sono

rappresentati dalle sette parti sociali fondatrici. Allastruttura centrale, composta da un’assemblea dei soci,da un consiglio di amministrazione, dalla presidenzada alcuni organismi di garanzia, si affianca una strut-tura decentrata fondata sugli EBA provinciali, che ope-rano come punti di riferimento per imprese e lavoratoriper la richiesta delle Provvidenze e svolgono attività dipromozione del sistema bilaterale sul territorio. Dalpunto di vista sostanziale, L’ELBA sostiene l’artigia-nato lombardo attraverso una pluralità di attività. Inprimo luogo, l’ente offre un aiuto diretto alle impresee ai lavoratori attraverso l’erogazione di una serie diprovvidenze, determinate di anno in anno dalle partisociali aderenti. L’insieme di prestazioni, perciò, varianel tempo in base alle necessità e alle risorse a dispo-sizione. Attraverso i versamenti delle imprese l’ELBA

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offre un variegato insieme di prestazioni che com-prende misure a sostegno dell’occupazione, quali gliincentivi alle nuove assunzioni, i contributi per gli in-vestimenti aziendali, gli interventi per favorire l’ac-cesso al credito per le aziende; misure a sostegno delreddito in caso di sospensione o riduzione delle atti-vità e i contributi a sostegno della scolarità e della fa-miglia. Si tratta in buona parte di strumenti chemirano a rafforzare la competitività del settore evi-tando la fuoriuscita di professionalità verso altri com-parti economici. Nell’ultimo anno, tuttavia, il perdurare della crisi eco-nomica e la nascita del fondo Welfare Integrativo Lom-bardo dell’Artigianato WILA e del Fondo di SolidarietàBilaterale per l’Artigianato FSBA hanno portato a unaridefinizione del sistema delle provvidenze con unospostamento di risorse verso questi due nuovi stru-menti. Si è così passati dalle 18 provvidenze erogate nel

2014 alle 12 del 2016. Oltre alle provvidenze di natura mutualistica, l’Ente èimpegnato nella promozione e nel sostegno alle poli-tiche della formazione professionale e dell’apprendi-stato, al monitoraggio dell’occupazione e delle suedinamiche, al miglioramento della salute e sicurezzasui luoghi di lavoro. Inoltre, negli ultimi anni le partisociali lombarde hanno attribuito un ruolo centrale alwelfare integrativo. Si tratta di attività che vengono svoltedi concerto con una rete di fondi formalmente autonomisia di natura nazionale che di natura regionale.

Per quanto attiene alla formazione interprofessionalesvolge una funzione fondamentale il Fondo Artigia-nato Formazione (Fondartigianato), la cui articola-zione regionale è stata costituita nel 2008. In base alla legge 388/200, Fondartigianato è finan-ziato da una contribuzione pari allo 0,30% dei contri-

P E R L E I M P R E S E

FAA - Formazione apprendisti: contributi alle imprese percoprire i costi delle ore di frequenza degli apprendisti aicorsi di formazione esterna.

FAI - Formazione imprese: contributi ai titolari, soci, collabora-tori delle imprese che frequentano corsi di formazione ed ag-giornamento professionale inerenti l'attività svolta dall’impresa.

EEI - Eventi eccezionali: contributi alle imprese a fronte dellespese sostenute a seguito di danni causati da eventi eccezio-nali derivanti da fattori esterni, estranei all'Impresa.

BAC - Provvidenza di bacino: contributi per favorire la pro-mozione dei prodotti e dei servizi delle imprese artigiane, afronte di costi sostenuti per la partecipazione a mostre e fiere.

MAN - Mantenimento occupazionale: contributo a favoredelle imprese che mantengono i livelli occupazionali medianteil ricorso alla CIG in deroga, avviati, in corso o successivi al1° gennaio 2016.

RAN/I - Rette per asili nido: sussidio a favore degli impren-ditori (anche per i collaboratori) che utilizzano per i loro figliasili nido (da zero a tre anni), pubblici o privati legalmentericonosciuti.

CPI - Contributo per gli investimenti: contributi per le spesesostenute a seguito di investimenti di adeguamento attrezza-ture, macchinari, impianti di produzione.

RLS - Formazione dei rappresentanti lavoratori per la sicu-rezza: contributi alle imprese che effettuano la formazioneobbligatoria dei rappresentanti interni dei lavoratori per lasicurezza (RLS) tramite le Associazioni di categoria e/o Entidi formazione di diretta emanazione delle stesse.

P E R I L AVO R ATO R I

APA - Anzianità professionale aziendale: provvidenza afavore dei dipendenti che abbiano compiuto almeno 14 annidi anzianità di servizio presso la stessa impresa.

SAR - Sostegno al reddito: sussidio a favore dei lavoratorisospesi mediante l’utilizzo degli ammortizzatori in deroga av-viati o iniziati successivamente al 1° gennaio 2016.

P ROV V I D E N Z E E L B A 2 0 1 6

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CCM - Contributo carenza di malattia: contributi a favoredelle imprese riferiti alle malattie per le quali i singoli CCNLdi categoria prevedono il pagamento, a carico dell’azienda,dei giorni di carenza.

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buti versati all’INPS (contributo obbligatorio per la di-soccupazione involontaria), che le imprese aderentiversano direttamente nel fondo.

Le risorse raccolte consentono al fondo di promuovee realizzare iniziative di formazione continua attra-verso il sistema degli Inviti. In pratica, attraverso que-sto meccanismo, le imprese possono richiedere ilfinanziamento dei loro piani formativi, i quali vengonopreventivamente valutati dalle parti, attraverso i ver-bali di condivisione. Vi è poi un sistema di controllosulla congruità dei progetti e sulla valutazione dell’im-patto dei diversi interventi formativi condotto primaa livello regionale e successivamente a livello nazionaledai comitati paritetici e dai gruppi tecnici di valuta-zione. Alla fine di questo iter viene stilata una gradua-toria dei progetti presentati e i progetti ammissibiliaccedono alle risorse necessarie per realizzare gli in-terventi. Attraverso questo sistema le imprese possonorealizzare un paniere molto ampio di attività formativeper migliorare la propria capacità di stare sul mercato,le quali difficilmente potrebbero essere realizzate inproprio per via dei costi proibitivi.

Accanto all’articolazione regionale di Fondartigianato eall’ELBA la galassia bilaterale lombarda si componeanche del Comitato Paritetico Regionale per l’Artigiano(CPRA) l’organismo bilaterale chiamato a programmaree promuovere le azioni inerenti alla salute e sicurezza suiluoghi di lavoro e assistere le imprese negli adempimentiin materia. Questo organismo è chiamato a coordinaree supportare l’azione degli OPTA (Organismi Paritetici

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Territoriali Artigiani), costituiti su base provinciale.Inoltre, come abbiamo già detto, la bilateralità arti-giana lombarda svolge un ruolo fondamentale rispettoal tema del welfare integrativo. Le parti sociali regionali, infatti, hanno costituito ilfondo WILA che integrandosi all’azione del Fondo diassistenza sanitaria integrativa per i lavoratori dell’Ar-tigianato, (Sanarti) costituito nel 2012 su base nazio-nale, formano un sistema di welfare socio-sanitariointegrativo in grado di allargare la sfera di supportoalle imprese e ai lavoratori del comparto anche neiconfronti dei loro bisogni primari.

In questo quadro i due fondi si pongono in manieracomplementare. Sanarti fornisce assistenza socio-sa-nitaria integrativa alle imprese iscritte e ai loro lavora-tori attraverso la copertura delle spese per malattia,infortunio, inabilità permanente, ricoveri ospedalieri,trasporti sanitari, visite specialistiche e piani assisten-ziali per non autosufficienze, mentre, WILA, fornisceprestazioni a carattere mutualistico per i dipendenti ri-spetto ad alcune esigenze valutate come prioritariedalle parti sociali regionali. In particolare, il fondo regionale per il welfare integra-tivo ha messo a disposizione 5.600.000 €, per finan-ziare un paniere di prestazioni variegato che consideranon solo il bisogno del lavoratore ma della sua famigliapiù in generale. Per questa ragione, vengono erogateprestazioni per gli anziani a carico ricoverati in un cen-tro di cura, per il sostegno alla scolarità dei figli e perfavorire l’accesso ai servizi di cura per la prima infan-zia. Si tratta di una serie di prestazioni socio-sanitariealla quale potranno accedere oltre 120.000 addettidelle 32.000 imprese che oggi aderiscono al WILA.

A questo articolato sistema di prestazioni e servizi, dal-l’inizio di quest’anno si è aggiunto il fondo di Solida-rietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA). Si tratta di un fondo paritetico istituito presso EBNA(Ente Bilaterale Nazionale Artigianato), il quale in basealla legge 92/2012, che ha abolito la cassa integrazionein deroga, e al D.lgs 148/2015, che ha obbligato le im-prese escluse dal sistema degli ammortizzatori sociali

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a versare in un apposito fondo bilaterale i contributiper la copertura dei propri dipendenti dal rischio disospensione temporanea dell’attività lavorativa, dovràcontribuire all’erogazione degli ammortizzatori perl’intero comparto. Dal primo luglio di quest’anno, oltrealle imprese che versano per ciascun dipendente unaquota di 10,42 € mensili, anche i lavoratori dovrannocontribuire con una contribuzione pari allo 0,15%della loro retribuzione imponibile. Quello di FSBA,perciò, rappresenta un elemento molto importante al-l’interno della galassia bilaterale. Grazie a questo fondoparitetico, infatti, anche le imprese artigiane potrannogodere di tutele analoghe a quelle del sistema pubblicodegli ammortizzatori sociali. Inoltre, la delega legisla-tiva conferita alla organizzazioni di rappresentanza suun tema di così grande rilevo, è il segno di un’evidentelegittimazione del sistema bilaterale e apre la strada perun loro ruolo progressivamente più esteso. Infine, i lavoratori dell’artigianato possono accedere aun sistema di previdenza integrativa gestito dalle partisociali di natura nazionale. Si tratta del Fondo pensionecomplementare (FONTE).

PA R T E S E C O N DA

Nuovi scenari della bilateralità

4. Trasformazioni sociali e nuove sfide per le parti sociali

La ricostruzione della lunga storia del sistema bilateraledell’artigianato lombardo ha mostrato una evidenteconnessione tra le scelte delle parti sociali e le trasfor-mazioni del contesto. Se, infatti, la bilateralità nascecome strumento per dare delle risposte concrete a so-stegno dell’ artigianato è chiaro come le sue scelte difondo debbano provare a intercettare i mutamenti incorso per rimanere coerenti ai fabbisogni.

In quest’ottica, prima di definire i possibili scenari fu-turi, proveremo a tratteggiare quali sono le linee evo-lutive che insistono sul mondo dell’artigianato e chepotrebbero indurre le parti sociali a modificare le pro-

COPERTURE D E L P IANO SAN I TAR IO PRES TAZ ION I D I CARATT ERE SOC IA L E

Per i genitori a prescindere dalla convivenza del dipendente iscritto

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• Ospedalizzazione domiciliare

• Intervento chirurgico ambulatoriale

• Indennità di maternità o di paternità

• Indennizzo per astensione dal lavoro superiore a 180 giorni

• Trattamenti fisioterapici riabilitativi da infortunio

• Terapie conservative/otturazione

• Cure dentarie da infortunio

• Tariffe agevolate per odontoiatria

• Non autosufficienza permanente

• Non autosufficienza consolidata

• Retta di degenza per ricoveri di Residenza Sanitaria

Assistenziale (pubblica e privata)

• Contributo per spese acquisto libri scolastici

per i dipendenti

• Contributo per spese acquisto libri scolastici

per i figli dei dipendenti

• Contributo per rette asili nido, pubblici e privati,

legalmente riconosciuti

• Contributo per la conferma in qualifica di apprendista

• Contributo per il figlio disabile

P ROV V I D E N Z E W I L A

Page 17: Nuove frontiere della bilateralità lombarda

prie strategie e priorità, generando così alcune trasfor-mazione anche sul sistema bilaterale.

L’attuale fase storica, infatti, appare in profonda evo-luzione. I cambiamenti nella geografia della produ-zione manifatturiera, gli enormi progressi tecnologicie la crisi economica che ha colpito il settore privato eche successivamente si è trasformata in una crisi di sol-vibilità pubblica, rappresentano alcune delle principalisfide con cui le parti sociali e la società nel suo com-plesso dovranno fare i conti in maniera crescente.

In particolare, per quanto attiene al sistema artigiano,possiamo individuare quattro macro dimensioni al-l’interno delle quali si stanno delineando dei cambia-menti che potrebbero avere un effetto diretto sulfuturo assetto del sistema bilaterale. Ci riferiamo allacrescente competizione internazionale e ai mutamentinei mercati; allo sviluppo tecnologico; alle trasforma-zioni demografiche e sociali; alle evoluzioni nelle sceltedell’attore istituzionale.

In primo luogo, in tutti i settori economici si assiste aun aumento della complessità dovuta alla crescita diimportanza dei fattori immateriali. Ci riferiamo a que-gli elementi ad alto contenuto di conoscenza comel’ideazione, la ricerca e sviluppo, il design, l’innova-zione, la modellizzazione e programmazione dellaproduzione, la logistica, la comunicazione, la gestionedegli ordini nelle filiere globali, i marchi, la commer-cializzazione, il rapporto sempre più interattivo colmondo della distribuzione e del consumo.

Si tratta di trasformazioni che si sviluppano anche inrelazione a quelle pressioni competitive internazionaliche sono sottese dai concetti di globalizzazione, post-industrializzazione e di terziarizzazione. Nei paesi occidentali, infatti, la produzione di massa abasso contenuto di valore aggiunto ha da tempo cessatodi costituire il paradigma dell’industrializzazione perchéè stata progressivamente privata dei suoi mercati di ri-ferimento. Diventa, perciò, fondamentale distingueretra la manifattura replicativa, standard, destinata a es-

sere attratta dai paesi low cost, e manifattura innova-tiva, che invece ha buone possibilità non solo di restare,ma anche di catturare quote importanti di surplus dallefiliere mondiali a cui partecipa (Rullani 2015).In questo quadro, l’artigianato rappresenta una risorsaimportante, in quanto è spesso riuscito a trovare rico-noscibilità all’interno di nicchie di mercato e filierespecifiche. Inoltre, in un contesto in cui prevale uncomportamento orientato al consumatore finale e allarealizzazione di prodotti con un elevato grado di per-sonalizzazione, l’artigianato ha nella sua stessa naturauna strutturale capacità di rispondere a queste ten-denze di mercato.

Tuttavia, per resistere alle pressioni del mercato, il set-tore artigiano necessiterà di investimenti che consen-tano un ulteriore rafforzamento del suo assettostrategico ed organizzativo. In particolare, in questa prospettiva di adeguamentodel sistema, sta assumendo sempre maggiore centralitàil concetto di rete sociale (verticale e orizzontale), siacome presupposto per l’innovazione e la crescita, checome strumento per la creazione e diffusione della co-noscenza.

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L’artigianato, infatti, non configurandosi come un si-stema di produzione standardizzato, vede nella praticadi rete uno strumento determinante, non solo per at-tuare un’innovazione che offra risposte adeguate al-l’incremento delle pressioni competitive internazionalie alle richieste progressivamente più personalizzate delcliente finale, ma anche come strumento principalecon cui riprodurre e scambiare conoscenza e con cuimigliorare la propria comunicazione e la propria visi-bilità commerciale.

Rispetto a queste condizioni, l’estesa letteratura sulsettore, ci restituisce un quadro del nostro paese in cuiè attiva un’importante platea di imprese artigiane chemostrano di aver intrapreso un percorso coerente alcontesto di trasformazione verso un assetto operativosempre più dinamico e strutturato, capace di garantireuna presenza oltre gli stretti confini locali e assicurarsiquegli investimenti necessari per posizionarsi su quelleproduzioni che per contenuto tecnologico e creativorestituiscono maggiore solidità competitiva. Tuttavia,a fronte di questa crescente platea di imprese più strut-turate, una grossa fetta del sistema esprime ancoraoggi un forte ritardo di rinnovamento, con gravi effettidi emarginazione dal mercato.

All’interno di questo scenario, a emergere è il cre-scente bisogno di servizi specializzati verso le impreseal fine di costruire conoscenza condivisa e di rafforzareil proprio know how interno. Ci riferiamo non soloalle tradizionali esigenze formative, ma anche a unafitta trama di consulenze specialistiche che guidino lescelte imprenditoriali in un’ottica di innovazione e dicapacità di estendere la propria rete.

In stretta connessione con il temi del mercato si inse-risce la nostra seconda dimensione di cambiamento: losviluppo tecnologico, il quale contribuisce in manieradeterminante a migliorare la competitività delleaziende. Si pensi ai recenti studi sulla manifattura 4.0,che evidenziano come per rilanciare la produzione neipaesi occidentali sia necessario coniugare l’apportodelle nuove tecnologie dell’automazione con modelli

d’impresa orientati all’innovazione di processo e diprodotto. Da questo punto di vista, se da un lato il di-battito pubblico tende a enfatizzare il ruolo competitivodella dimensione digitale, i dati restituiscono un pro-fondo gap nell’utilizzo di questa opportunità da partedelle imprese del nostro paese rispetto ai concorrentiesteri.

In particolare, tale ritardo si osserva maggiormentenelle micro e piccole imprese, soprattutto rispetto a ser-vizi più avanzati. I dati ISTAT ci mostrano infatti chenonostante quasi la totalità delle aziende utilizza ilcomputer ed è dotata di una connessione a banda larga,sono ancora poche quelle aziende che sfruttano la tec-nologia ICT per attività più avanzate come l’e-com-merce, la selezione del personale, il marketing e lapromozione internazionale, l’individuazione di partnere la costruzione di reti strutturate.In questo scenario, è del tutto evidente come una delleprincipali sfide per il sistema dell’artigianato si giochiproprio sul terreno dell’adeguamento tecnologico. Sitratta di un elemento che potrebbe avere due effettidiametralmente opposti. Da un lato, infatti, l’innova-zione contribuirà a rendere il sistema più complessoin quanto richiede personale qualificato e un processodi job enrichment per governare i nuovi strumenti tec-nologici, dall’altro i processi di digitalizzazione con-sentiranno di semplificare alcune pratiche liberandorisorse da utilizzare in altri campi. Da questo punto divista sia la formazione interprofessionale che la ricercasul mercato di nuove figure professionali e il maggiorutilizzo di servizi avanzati specializzati, saranno di-mensioni strategiche per tutte le imprese del settore.

La terza dimensione di cambiamento riguarda l’ambitosociale e demografico. In particolare, a incidere in ma-niera determinante sui bisogni delle imprese e dei la-voratori del settore è l’invecchiamento demografico. Sitratta di un problema generalizzabile a tutta l’economia,il quale trova sempre meno risposte nel sistema di wel-fare pubblico, determinando uno spiazzamento dellefamiglie che non riescono ad affrontare il problemacon mezzi propri fino a mettere a rischi la propria con-

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dizione occupazionale. Ed è per questo motivo che labilateralità lombarda dell’artigianato ha già attivatocon WILA una prestazione per sostenere le famiglienel ricovero degli anziani. Si tratta tuttavia, di un temache andrà ad acuirsi nel tempo e che diventerà semprepiù parte integrante del dibattito negoziale tra le partisociali, anche al di fuori del contesto artigiano.Infine, a fianco di queste nuove sfide collegate al si-stema produttivo e ai mutamenti sociali, si inseriscel’ultima grande dimensione di cambiamento: il mutatoruolo dell’attore pubblico. Negli ultimi decenni, intutti i paesi europei, abbiamo assistito a una minor ca-pacità pubblica a far fronte alle crescenti richieste diwelfare. Si tratta di un quadro aggravatosi con la crisieconomica che ha acuito i bisogni e incrementato ildeficit pubblico degli stati.Per rispondere a questa sfida i governi di tutti i paesisi stanno muovendo lungo due direzioni: la ridefinizionedelle prestazioni di protezione sociale e il decentra-mento di tali funzioni. Da un lato, infatti, assistiamo auna razionalizzazione della spesa pubblica in tema diwelfare, attraverso la limitazione del tipo di prestazionierogate e una riduzione della platea di chi può averneaccesso. Dall’altro, possiamo osservare un decentra-

mento delle funzioni statali a vantaggio del mercato edi altri soggetti quali le parti sociali e il terzo settore.In pratica assistiamo in tutt’Europa a quel passaggioda un regime di welfare state, in cui lo stato è l’unicoattore, alla welfare society, in cui sempre più soggetti(pubblici e privati) sono coinvolti nell’erogazioni dellediverse prestazioni (Pavolini et al. 2013). Si tratta di una dinamica che diventerà sempre più im-portante e che pone enormi sfide alle parti sociali. Dauna parte, infatti, come abbiamo visto, attraverso la bi-lateralità le organizzazioni di rappresentanza sonostate investite di compiti e prerogative proprie del si-stema pubblico in materia di formazione interprofes-sionale e degli ammortizzatori sociali. Dall’altra leorganizzazioni artigiane e i sindacati saranno semprepiù chiamati a trovare risposte negoziali per far frontein chiave integrativa ai crescenti bisogni delle impresee dei lavoratori. In questo quadro, oltre al welfare ditipo socio sanitario, stanno emergendo nuovi bisogniin termini di pensione integrativa e di politiche di so-stegno ai lavoratori anziani. La riforma pensionistica, infatti, prorogando il pe-riodo di uscita dei dipendenti pone diversi problemidalla difficoltà a svolgere certe mansioni in età avan-

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C AT E GO R I A MAC RO D I R E T T R I C I

Fattori economiciModello produttivo via via più complesso e basato sulla capacità di fare rete. Si ac-centua il bisogno per le imprese di servizi ad alta specializzazione. Parallelamenteemergono nuovi fabbisogni professionali da ricercare sul mercato

Fattori tecnologiciL’evoluzione tecnologica da un lato semplifica i processi produttivi e libera forza lavoroda impiegare in maniera differente, dall’altro spinge verso una maggiore complessitàe contribuisce al processo di job enrichment

Fattori demografici e socialiL’innalzamento dell’età media della popolazione ed il crescente peso della coortedegli anziani produce bisogni rispetto a nuove misure di welfare dedicate alla curae all’assistenza

Fattori istituzionali e regolatori

Progressivo spostamento verso un sistema che prevede un maggiore coinvolgimento delterzo settore nel cofinanziamento del welfare pubblico. Aumento dell’età pensionabilecome fattore di cambiamento dei bisogni della popolazione in età lavorativa. Nuoviruoli affidati per legge alla bilateralità

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zata, alla necessità di adeguamento delle competenze. In generale a emergere è un quadro complessivo in cuisi fa avanti un modello di produzione via via più arti-colato e complesso. In questo contesto, le aziende ac-crescono i loro fabbisogni sia in termini di formazioneprofessionale, che di servizi ad alta specializzazione. Sitratta di bisogni fondamentali per la competitivitàdelle imprese che, tuttavia, in un coacervo di microimprese disperse sul territorio, possono essere evasisolo attraverso lo sviluppo di politiche pubbliche attea sostenere il comparto o attraverso soluzioni collettivefrutto sia dell’azione delle singole parti sociali che delsistema bilaterale.

Parallelamente a questo processo di accrescimentodella complessità del sistema produttivo, il progressivoritiro dello stato dal finanziamento del sistema pub-blico di protezione sociale, mette al centro il ruolo delterzo settore come soggetto in grado di integrarequello che il sistema pubblico sembrerebbe non esserepiù in grado di offrire. In pratica, in quel passaggio da un modello di welfarestate totalmente pubblico a uno di welfare society in cui più attori concorrono al finanziamento del mo-dello, le parti sociali si vedono investite da una plura-lità di nuove sfide alle quali sono chiamate aconcorrere per dare delle risposte. Si tratta di una pos-sibilità che deriverà sia dalle scelte negoziali delle parti,sia dall’esplicita volontà legislativa che, come nel casodegli ammortizzatori sociali e della formazione pro-fessionale, ha investito la bilateralità di nuovi compitie prerogative che potrebbero portare a un rapido svi-luppo del modello. Tutti questi elementi potrebbero condizionare le scelteche le parti sociali faranno nei prossimi anni e contri-buire a strutturare nuovi modelli di prestazioni e nuoviassetti per la bilateralità del futuro.

5. Il punto di vista degli attori sulle nuoveprospettive per la bilateralità artigianadella Lombardia

Se l’intera storia del sistema bilaterale artigiano dellaLombardia si declina come un processo di evoluzionecostante messo in atto dalle parti sociali al fine dirispondere in maniera più efficace ai bisogni delleimprese e dei lavoratori, possiamo facilmente imma-ginare che l’attuale fase di evoluzione di contesto po-trebbe determinare alcuni cambiamenti significativiin un orizzonte di medio periodo.

In questo capitolo, attraverso una ricognizione criticadella letteratura e con l’ausilio di alcune intervistecondotte con i rappresentanti delle parti sociali e conle presidenze dei principali fondi ed enti attivi nel set-tore1, ipotizzeremo quali potrebbero essere questicambiamenti. In pratica, attraverso uno sforzo di ana-lisi supportata dalla visione d’insieme dei nostri inter-vistati, cercheremo di determinare quale potrebbeessere lo scenario più plausibile che caratterizzerà il si-stema bilaterale dei prossimi 5-10 anni. Come ribaditonell’introduzione, si tratta di un lavoro analitico chenon ha la pretesa di sostituirsi al confronto negozialetra le parti, ma che si configura come “una stimolanteopportunità per meglio focalizzare potenziali sviluppidella bilateralità stessa”, tenendo sempre a mente “lanetta separazione tra i compiti propri di chi fa ricercada quelli di chi ha la responsabilità politica di assumeredeterminate scelte costruttive e puntuali” (Valoroso).

Dalle nostre interviste emerge la consapevolezza ge-neralizzata che il settore dell’artigianato sia in una fasedi profonda trasformazione e che questa indubbia-mente avrà delle ripercussioni sul ruolo della bilatera-lità. Come rivendicato dalla presidenza dell’ELBA,quella del futuro è una prospettiva di grande impegno.“In questi ultimi anni, infatti, la bilateralità non soloha acquisito valore, ma ha allargato le sue competenzee la sua capacità di dare risposte, sviluppandosi sia alivello nazionale che territoriale” (Bozzini e Fedele). In

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questo quadro la delega legislativa di alcune preroga-tive pubbliche, rappresenta una legittimazione impor-tante per il sistema. Tuttavia, questa investituraformale vincola alcune risorse e impone un ripensa-mento rispetto alle provvidenze erogabili.

Se, infatti, in questa fase appare difficile immaginareulteriori contribuzioni a carico delle imprese per fi-nanziare il sistema, questo dovrà fare fronte ai compitidi sostegno al reddito ristrutturando l’impianto deiservizi e dei contributi erogati. Le parti saranno, per-ciò, presto impegnate in una riflessione comune percapire come sostenere il settore alla luce delle nuoveprerogative acquisite e sulla base delle trasformazioniintercorse nel mercato del lavoro. Si tratta di “capire se

l’attuale sistema corrisponda ancora oggi ai bisognidelle imprese e dei lavoratori” (Mor). In altre parole,le parti sociali devono avere “il coraggio di ripensarealla bilateralità, rivedendo la sua portata, la sua capa-cità di rafforzare il mondo dell’artigianato e, più in ge-nerale, rinnovando la sua mission anche in un’otticadi rilancio dell’azione di rappresentanza delle parti so-ciali” (Botti).Questo percorso obbligato di revisione del sistema po-trebbe portare a “superare il tradizionale concetto di bi-lateralità, basato principalmente sulle provvidenze, perarricchirlo di nuovi elementi” (Benaglia e Reboni).Come si è già registrato in quest’ultimo anno, nel pros-simo futuro potremmo aspettarci una “riduzione delleprovvidenze erogate da ELBA e uno sviluppo di inter-

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1Ad essere intervistati sono stati: Giovanni Bozzini (Presidente ELBA) e Francesco Fedele (vice Presidente ELBA); Ermanno Cova (PresidenteWILA) e Angelo Carrara (Vice Presidente WILA); Claudio Miotto (Presidente EBNA e Presidente FSBA); Massimo Rossini (Resp. Politiche Sin-dacali Casartigiani Lombardia); Stefano Binda (Area Politiche del Lavoro CNA Lombardia); Pasquale Maiocco (Responsabile Relazioni sin-dacali CLAAI Lombardia); Giacinto Botti (Responsabile settore artigianato CGIL Lombardia); Claudio Mor (Coordinatore regionale ArtigianatoUIL Lombardia); Roberto Benaglia (Segretario Regionale CISL) e Paolo Reboni (Dipartimento Industria Artigianato CISL Lombardia); StefanoDi Niola (Presidente Fondartigianato); Dario Bruni (Presidente SAN.ARTI); Eugenio Valoroso (Responsabile aree politiche del lavoro Confar-tigianato Lombardia).

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venti su diversi fronti, attraverso l’attivazione di canaliad hoc, come è avvenuto con la nascita di WILA” (Rossini).

Parallelamente, alla ridefinizione delle prestazioni avantaggio delle imprese e dei lavoratori una delle sfidepiù imminenti che emerge dalle nostre interviste ap-pare quella dell’allargamento del numero dei suoi as-sociati. Nonostante la contrattualizzazione, infatti,esistono ancora oggi ampi margini di incremento delnumero delle imprese che aderiscono alla galassia dellabilateralità. In questa prospettiva, un punto di parti-colare debolezza del sistema è dato dal fatto che nontutte le imprese e non tutti i lavoratori sembrano apiena conoscenza dell’articolato sistema bilaterale. Se,perciò, la bilateralità vuole fare un salto di qualità e di-ventare uno strumento ancora più importante per losviluppo del settore, necessita di farsi conoscere me-glio. Si tratta di una sfida che incide sulla natura stessadel sistema. Come affermato da Botti “se le parti socialisono in grado di negoziare un ampio sistema di diritti,ma questi non sono conosciuti dalle imprese e dai la-voratori o non sono noti i passaggi che hanno resopossibile lo sviluppo di tali diritti, viene meno il sensostesso dell’azione bilaterale”.

In questa prospettiva la bilateralità territoriale gio-cherà un ruolo cruciale. Se “l’attività degli EBA in que-sti anni non è riuscita a dare i frutti sperati in terminidi capacità di iniziativa, in quanto è stata assorbita daun intenso lavoro di raccolta e gestione delle praticheamministrative per l’accesso alle provvidenze” (Ma-iocco) il progresso tecnologico permette già oggi di ri-pensare completamente queste strutture e attribuirglinuovi compiti e funzioni. “Attraverso la telematizza-zione delle richieste per le provvidenze sarà possibilecentralizzare l’elemento burocratico amministrativo econsentire agli EBA di svolgere un ruolo più attivonella crescita della bilateralità” (Binda). Ci riferiamosia a quelle attività di marketing territoriale che a tuttaquella serie di possibili ruoli in materia di analisi deifabbisogni formativi, sostegno alle imprese, certifica-zione, mediazione delle controversie e ogni altro ruolodi sostegno alla competitività dell’artigianato.

Questa necessità di una maggiore penetrazione del si-stema bilaterale tra le imprese lombarde e il bisognodi rivedere il sistema delle provvidenze alla luce di al-cune scelte di fondo fatte sia dal legislatore che dalleparti sociali stesse, fanno da corollario a una serie dispinte specifiche nella direzione del cambiamento cheagiscono su tre macro dimensioni: la bilateralità comestrumento di supporto alla competitività delle im-prese, il ruolo delle parti sociali in relazione alle nuovesfide di welfare integrativo e la rinnovata platea di sog-getti che potrebbero aiutare la bilateralità a svolgeremeglio le sue prerogative.

5.1 La bilateralità come strumento per la competitività delle imprese e dei lavoratori

I cambiamenti nel mercato descritti nel capitolo pre-cedente ci mostrano come il ruolo di sostegno allacompetitività delle imprese e dei lavoratori rappresentiun elemento fondamentale che le parti sociali si sonoassunte per supportare l’artigianato. In particolare,possiamo immaginare che in un orizzonte temporaledi medio periodo la bilateralità possa giocare un ruoloin questo campo in almeno 6 dimensioni chiave.In primo luogo, come abbiamo richiamato in prece-denza, le parti sociali, sostenute dal legislatore, hannoespresso una volontà comune nel sostegno alle impreseprincipalmente in termini occupazionali (Maiocco).Si tratta di un ambito di intervento che sicuramentevedrà uno sviluppo quantitativo nel tempo e che as-sorbirà molte risorse bilaterali. Questo ambitod’azione è fortemente legato al tema della competiti-vità in quanto agisce sulla salvaguardia del patrimonioprofessionale. Senza un sistema di ammortizzatori so-ciali, infatti, assisteremo a un processo di uscita dellaforza lavoro dal settore, che in un contesto come l’ar-tigianato, in cui la conoscenza e il saper fare sono va-riabili determinanti, rappresenterebbe un graveproblema.

La seconda dimensione in cui potremmo aspettarci unrinnovato impegno delle parti sociali nel sostegno alla

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competitività è rappresentata dalle attività di studio disettore. Si tratta di un tema presente in tutti i contratticollettivi, ma che “al di là di una sua enunciazione for-male non ha mai avuto il sufficiente spazio. Oggi, tut-tavia, completate le tante partite costitutive del sistema,che hanno oberato l’agenda delle parti sociali in questioltre 20 anni di esperienza, la realizzazione di osserva-tori dell’artigianato, sia a livello lombardo che territo-riali, potrebbe trovare un suo più ampio sviluppo”(Rossini). Come sottolineato da Binda, infatti, è semprepiù necessario supportare le imprese artigiane conun’analisi oggettiva, basata sia sui numeri che sulla ca-pacità di rilevamento dei bisogni delle imprese e dei la-voratori, al fine di realizzare un repertorio di prodotti cheva dall’indagine flash all’analisi più strutturata sui diversitemi di interesse, tra cui non deve mancare un’enfasimarcata sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il terzo elemento su cui l’azione bilaterale potrebbedare un rinnovato apporto è quello dei servizi ad altaspecializzazione dedicati alle imprese. Si tratta di untema che spesso è stato considerato come un ambitodi azione specifica delle associazioni di categoria, chetradizionalmente hanno offerto un ampio ventaglio diservizi, in particolare per supportare le aziende neiprocessi di internazionalizzazione. Tuttavia, tenendopresente le specificità dei diversi soggetti della rappre-sentanza, il sistema bilaterale può assumere un ruoloparallelo e integrativo importante: un ruolo che nondeve essere visto come antagonista, bensì come di so-stegno e promozione (Bozzini e Fedele). In questa pro-spettiva, se appare difficile immaginare uncoinvolgimento diretto dell’ELBA nell’erogazione diprestazioni specifiche per sostenere i bisogni ad altaspecializzazione delle imprese, possiamo comunqueimmaginarci un ruolo di sostegno attivo, sia attraversoil rafforzamento dell’ambito di studio e di monitorag-gio, sia di promozione tra le aziende di una culturad’impresa più orientata all’innovazione e alla diffusionedelle reti d’impresa. Questo terzo aspetto è fortemente collegato alla quartadimensione in cui la bilateralità potrà giocare un ruolocrescente nel sostegno alla competitività di settore: la for-

mazione continua. Come sottolineato dalla presidenza diFondartigianato, nel nostro paese questa attività risultaancora troppo sottoutilizzata. Guardando ai parametrifissati all’interno del programma Europa 2020, possiamonotare come in Italia solo il 6% della forza lavoro partecipiai piani formativi. Si tratta di un dato che si colloca circaa metà rispetto a ciò che avviene negli altri paesi europei,che comunque presentano livelli di utilizzo ancora al disotto degli obbiettivi prefissati dai governi dell’Unione(Di Niola). Al fine di favorire il rafforzamento competi-tivo delle aziende, perciò, in futuro possiamo aspettarciun consistente investimento delle organizzazioni di rap-presentanza sul tema dello sviluppo delle politiche di for-mazione continua. In quest’ottica, è stato recentementeapprovata una nuova linea di finanziamento sull’innova-zione, grazie alla quale Fondartigianato ha consolidato lasua già ampia offerta formativa. Tuttavia, per rendere piùappetibile l’utilizzo del fondo da parte delle imprese, le

parti sociali dovranno lavorare sia per migliorare i tempidi erogazione delle prestazioni, sia per passare da una for-mazione più generalista a una più specifica e flessibile(Binda). In questa prospettiva, Fondartigianato potràsvolgere un ruolo importante sul tema delle nuove tec-nologie digitali e dei processi legati allo sviluppo dellamanifattura 4.0 (Benaglia e Reboni). Quella della forma-zione continua rappresenta una delle dimensioni più im-

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portanti per il sostegno al settore. Attraverso la forma-zione, infatti, non solo si agisce sulla possibile tenuta delsistema artigiano in un panorama di competizione ac-cesa, ma “si rafforza il patrimonio condiviso di cono-scenze e di professionalità delle persone, non piùconsiderate come risorsa dell’impresa, ma del paese piùin generale” (Botti).La quinta dimensione in cui ci aspettiamo un allarga-mento del ruolo della bilateralità riguarda le politicheattive del lavoro. L’attuale articolazione del sistema bi-laterale permette di pensare già oggi a un connubiocrescente tra ammortizzatori sociali e riqualificazioneprofessionale. Infatti “EBNA nasce come luogo di in-

contro della bilateralità territoriale e nel tempo è di-ventata luogo di coordinamento dei fondi bilaterali perrispondere meglio ai bisogni delle imprese e dei lavo-ratori”. La forza della bilateralità su questo campo ri-siederebbe proprio nel fare sistema tra i diversi fondiattivi. “Se le persone che riceveranno i contributi delfondo FSBA venissero reindirizzate sulla formazionedi Fondartigianato, si potrebbe garantire un consoli-damento del settore, fornendo sostegno al reddito fi-nalizzato a un rafforzamento delle competenzeprofessionali” (Bozzini e Fedele). È, perciò, evidenteuna tendenza al rafforzamento della complementarietàtra Fondartigianato e FSBA in un’ottica evoluzioni-stica (Di Niola e Miotto). Tuttavia, si tratta di un’im-postazione che vede un importante limite strutturalealla sua capacità di sviluppo. La bilateralità, infatti, sirivolge a chi è in presenza di contratto di lavoro. In talesistema, la fuoriuscita dal mercato del lavoro deter-

mina un’uscita automatica anche dal sistema di tutelebilaterali (Cova e Carrara) che in parte inficia la capa-cità di agire nel campo delle politiche attive. Quello dell’estensione delle tutele anche a chi ha perso il postodi lavoro, appare, perciò, come una possibile nuovafrontiera nel dibattito sul futuro della bilateralità. Infine, l’ultima dimensione di sostegno alla competi-tività delle imprese su cui ci attendiamo un maggioreimpegno futuro da parte del sistema bilaterale ri-guarda il tema del wellness aziendale. Se, come analiz-zato in precedenza, “aumenta la complessità deiprocessi produttivi, questa richiede un livello crescentedi intelligenza per essere affrontata da parte delle per-sone. Perché questo avvenga la persona si deve sentirebene nel suo posto di lavoro e nella sua vita personale”(Cova e Carrara). L’intervento delle parti sui temi diwelfare bilaterale rappresenta, perciò, una soluzionenon solo ai problemi personali degli imprenditori e deilavoratori, ma anche un modo per rafforzare la com-petitività d’impresa, migliorando il clima aziendale ela capacità dei sui operatori di svolgere un ruolo pro-attivo sul posto di lavoro. Come vedremo meglio nelcapitolo successivo, questo rappresenta un tema in co-stante evoluzione in cui le parti stanno cercando di ri-volgere sempre maggiore attenzione.

5.2 La bilateralità come strumento attivo nella welfare society

In un contesto in cui l’attore pubblico è in difficoltànel far fronte alle crescenti richieste in tema di welfare,è evidente come assisteremo a un rilancio del ruolo in-tegrativo di alcuni attori. Tra questi soggetti, la bilate-ralità già da tempo ha mostrato la sua capacità difornire risposte in quegli ambiti connotati da unoscarso livello di protezione sociale. Si tratta di un ruolomutualistico enfatizzato in tutte le nostre interviste, ilquale potrebbe crescere nel tempo.

In tale contesto, fermo restando che tutte le parti so-ciali sono impegnate nella difesa del welfare pubblicouniversale, l’intenzione delle organizzazioni è quella

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di trovare soluzioni negoziali che meglio tutelino gliaddetti dell’artigianato. In questa cornice di inter-vento, dalle interviste che abbiamo raccolto emergonodue principali temi di confronto dai quali si potreb-bero generare alcune soluzioni innovative per il futuro.Ci riferiamo all’idea che si debba agire per mettere alcentro del sistema la persona e alle possibili soluzioniper far fronte ad alcune delle implicazioni che le ri-forme pensionistiche stanno producendo nel settore.

Il primo aspetto si declina sia sul tipo di servizi che sa-rebbe opportuno mettere in campo sia sulla platea deiloro possibili fruitori. Porre al centro la persona, infatti,significa interrogarsi costantemente su come venire in-contro ai suoi reali bisogni. A questo riguardo, meritariportare le affermazioni del Presidente di San.Arti,Dario Bruni, che sottolinea come oggi esista un pro-blema di arretramento delle prestazioni sanitarie pub-bliche al punto di determinare l’impossibilità per oltre10 milioni di persone di accedere ad una adeguata sa-nità. Si tratta di un fenomeno che tenderà ad allargarsia fronte di un processo demografico di invecchiamentodella popolazione. In tale prospettiva, in diverse dellenostre interviste emerge che, in un contesto come l’ar-tigianato, il fatto che l’imprenditore e i suoi lavoratorioperino fianco a fianco genera un sistema di bisogni diwelfare socio-sanitario piuttosto omogeneo. All’internodi questo schema è opportuno citare le parole di Euge-nio Valoroso che ha ribadito come “lo specifico delleimprese artigiane sia la diversità di contesto di riferi-mento e dei rapporti esistenti fra lavoratori e datori dilavoro. In questo quadro, è profonda convinzione chegli elementi di convergenza e gli interessi siano larga-mente prevalenti e rappresentino un oggettivo supera-mento della tradizionale impostazione delle relazionisindacali. La bilateralità perciò, è principalmente, anchese non soltanto, la modalità per mettere un valore atutto ciò”. A questo elemento di prossimità tra le neces-sità dei datori di lavoro e dei propri addetti in materiadi protezione sociale, si aggiunge il fatto che un approc-cio calato sulle persone implichi anche un arricchi-mento della sfera di intervento, la quale dovrebbecontemplare ogni ambito della vita personale e fami-

liare. Si pensi al bisogno crescente di cure per gli an-ziani non autosufficienti o i costi per il mantenimentodei figli. Si tratta di elementi che sono entrati progres-sivamente all’interno del sistema di provvidenze diELBA e che oggi costituiscono un architrave rispetto aiservizi di WILA. Tuttavia, in un’ottica di scenario po-tremmo attenderci un allargamento delle prestazioni,che si rivolgeranno progressivamente all’intera fami-glia, e un’estensione della platea dei fruitori. In parti-colare, se oggi le provvidenze di WILA sono a favoreesclusivamente dei lavoratori, attraverso diverse moda-lità di finanziamento “è molto probabile aspettarci nelbreve periodo un’estensione di queste anche al mondodell’impresa” (Rossini).

Inoltre, come già accennato in precedenza, siamo unsistema che è in grado di garantire prestazioni solo inpresenza di un contratto di lavoro. In un contesto dibisogno sociale diffuso, tuttavia, è chiaro come soprat-tutto fuori dalle aziende emergano i principali pro-blemi. In quest’ottica, come è stato sottolineato dallaPresidenza di WILA, “le parti sociali in futuro avrannoil compito di pensare a come estendere le prestazionianche a chi ne ha più bisogno: quei lavoratori artigianiche hanno perso il posto di lavoro e che oggi si ritro-vano completamente soli” (Cova e Carrara)

Infine, sempre sul tema di un’azione mirata a mettereal centro del sistema bilaterale le persone con i propribisogni, si sta diffondendo la convinzione che si po-trebbe iniziare a sviluppare una forma di tutela che sismarchi dal modello assicurativo per passare a un mo-dello di intervento più diretto. In pratica, al fine di abbat-tere realmente i costi socio sanitari delle famiglie egarantire una prestazione più efficace, “nella contratta-zione collettiva si potrebbero stipulare una serie di con-venzioni, che permettano di alleviare alcune delle criticità,come le infinite liste di attesa, offrendo servizi diretti,senza la mediazione assicurativa” (Bozzini e Fedele).

Il secondo macro tema in cui la bilateralità potrebbedare risposte di welfare riguarda l’intervento su alcuneimplicazione delle riforme pensionistiche. Queste, in-

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fatti, hanno generato per molti lavoratori una prospet-tiva di insufficienza di reddito da pensione, derivatoda una contribuzione scarsa o discontinua. Inoltre,l’aumento dell’età pensionabile ha avuto l’effetto ditrattenere in azienda persone più anziane che faticanoa sopportare i ritmi di un lavoro logorante.

In questa prospettiva, se l’esperimento di un fondo dipensione complementare proprio dell’artigianato si èrivelato poco efficace, obbligando le parti a chiudereArtifond inglobandolo in quello dei lavoratori del ter-ziario, la volontà di allargare la platea di chi usufruiscedi questo importante strumento di tutela degli interessidegli artigiani rimane una sfida aperta. Da questopunto di vista, quindi, possiamo attenderci che in fu-turo questo ambito di intervento torni a essere digrande interesse tra le parti sociali.Infine, rispetto al tema dei lavoratori anziani, dal puntodi vista teorico si configurano tre tipologie possibili diinterventi: formazione interprofessionale per ricollo-care le persone e metterle in condizione di lavorare gliultimi anni in maniera meno faticosa; provvidenze eservizi specifici; interventi per agevolare la flessibilitàin uscita. Da questo punto di vista, se le prime due so-luzioni vengono recepite dai diversi attori come impor-tanti, ma poco percorribili, un fronte interessantepotrebbe aprirsi sul tema della flessibilità in uscita.

Come affermato sia dalla presidenza di WILA che daquella di Fondartigianato, con il supporto dell’attorepubblico in futuro si potrebbe pensare di utilizzare al-cune risorse della bilateralità per costruire un pontegenerazionale in un’ottica di flessibilità in uscita (Covae Carrara). Il tema dell’invecchiamento lavorativo, in-fatti, incide sia sulla salute e qualità della vita dei lavo-ratori, che sulle aziende le quali vedono nell’incremento dell’età media lavorativa un rischio per laproduttività. Per queste ragioni, in futuro le parti so-ciali potrebbero pensare di utilizzare il fondo di soli-darietà per la creazione di alcuni incentivi all’esodo(Di Niola). Si tratta di un terreno ancora inesploratoche se venisse attuato darebbe vita a una nuova fasenel mutualismo dell’artigianato.

Come emerge da questa ricostruzione, quindi, la bila-teralità del futuro sicuramente giocherà un ruolo al-l’interno di quel mondo in espansione della welfaresociety. Si tratta di “un ritorno al tradizionale mutua-lismo delle organizzazioni di rappresentanza del no-vecento, rieditato in tempi moderni” (Cova e Carrara).

5.3 Alleanze strategiche per rafforzare il sistema

Per affrontare queste nuove sfide e per consolidare lapropria efficacia, il sistema bilaterale dell’artigianato èchiamato ad agire di concerto con una pluralità di attori.Sarebbe, infatti, impossibile immaginare che un sistemamutualistico gestito dalle parti sociali possa caricarsi diquesta pluralità di compiti senza un’adeguata rete disupporto che possa aiutare a estendere il suo raggiod’azione. D’altronde, come abbiamo visto nella primaparte di questo lavoro, nell’origine stessa della bilatera-lità vi è un connubio tra la natura negoziale, propriadelle parti, e un sostegno legislativo che, sia attraversouna legislazione premiale per quelle imprese che aderi-scono al sistema, sia attraverso la delega di risorse e pre-rogative, sostiene lo sviluppo della bilateralità. È, quindi,insita nella natura stessa della bilateralità la ricerca dialleanze esterne.

In questa prospettiva di cambiamento, in cui le parti so-ciali hanno l’ambizione di giocare un ruolo su diversedimensioni della vita sociale ed economica del sistemaartigiano, il rafforzamento di queste reti di interlocutori

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e sostenitori assume una centralità maggiore. In parti-colare possiamo immaginarci un’articolazione futura diquesto tessuto di alleanze che vede un’estensione oquantomeno un mantenimento dell’interlocuzione isti-tuzionale, la ricerca di una sinergia con il terzo settoree un tentativo di allacciare alcuni rapporti con il mondodella formazione pubblica.

In primo luogo, le istituzioni rappresentano da sempreil principale soggetto con cui la bilateralità ha dovutoconfrontarsi. “La politica pubblica, infatti, non può esi-mersi da dialogare con un soggetto che mira a sostenerela competitività economica e lo sviluppo sociale” (Botti).Da questo punto di vista, se storicamente si è maggior-mente sviluppata una relazioni con le istituzioni nazio-nali, dalle nostre interviste emerge una generaleinsoddisfazione per come sia rimasto carente il rapportocon la governace regionale. In un contesto in cui la bi-lateralità assume compiti di erogazione degli ammortiz-zatori sociali e in cui presumibilmente avanzerà sia nelruolo di welfare integrativo sia in quello di osservatoriodi settore, è chiaro come questo rapporto potrebbe svi-lupparsi nella direzione di una maggiore cooperazionereciproca. Come ricordato dalla presidenza di Fondar-tigianato, infine, non va trascurato il ruolo della na-scente ANPAL, la nuova agenzia pubblica per lepolitiche attive del lavoro, che svolgerà sicuramente unruolo di coordinamento dei vari fondi professionali ediventerà un interlocutore naturale del sistema bilateraleartigiano.

Parallelamente a questo consolidamento del rapportocon l’attore pubblico, nel corso dei prossimi anni, ilterzo settore potrebbe diventare un importante alleatoper il sistema bilaterale. La nascita di WILA, inserisce apieno titolo la bilateralità lombarda all’interno di quelcoacervo di realtà territoriali quali cooperative, associa-zioni, enti e privato sociale che concorrono a integrarele risorse necessarie per lo sviluppo di un sistema di wel-fare efficace. Inoltre, come richiamato in precedenza, sedavvero la bilateralità vorrà provare la strada di un in-tervento più diretto nei servizi socio sanitari, allonta-

nandosi da un’attività di tipo mutualistico assicurativo,dovrà riuscire ad attivare convenzioni con tutta quellarete di soggetti erogatori a cui gli imprenditori e i lavo-ratori potranno rivolgersi in caso di bisogno (Bozzini eFedele). Sempre sul terreno del terzo settore, un ruoloimportante per il futuro potrebbero giocarlo anche lesocietà di mutuo soccorso. Si tratta di organismi, cherappresenterebbero un naturale luogo di interlocuzioneper la bilateralità. Tuttavia, data la loro scarsa diffusionee il loro radicamento strettamente territoriale, potrannodiventare dei soggetti con cui stringere alleanze solo nelcaso in cui il welfare bilaterale si sviluppasse lungo unnuovo pilastro territoriale (Cova e Carrara).

Infine, per quanto riguarda il sistema di istruzione, sepur sono ravvisabili diverse esigenze comuni tra ilmondo della scuola e quello della bilateralità, oggi que-sta relazione sembra praticamente assente. Eppure, inalcune delle interviste emerge l’esigenza di provare amettere le basi per un percorso condiviso. Se, infatti, labilateralità sarà capace di costruire un vero e proprio os-servatorio di settore, questo non potrà non avere deicompiti di indirizzo delle politiche dell’istruzione al finedi rispondere ai nuovi fabbisogni delle imprese.

Come si può vedere, quindi, in un quadro in cui le partisociali si sono caricate di nuovi compiti e prerogative, laricerca di sinergie rappresenta una nuova ed ulteriore sfidaper la bilateralità. Attraverso queste alleanze strategiche ilsistema bilaterale dell’artigianato lombardo può accrescerela sua capacità di azione diventando quel soggetto chiaveper lo sviluppo economico e sociale del settore.

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