Nuove creature in Cristo, l'uomo nuovo

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Secondo Laboratorio della Carità, Roma 11-12 marzo NUOVE CREATURE IN CRISTO, L’UOMO NUOVO Tutto questo universo, fino alle stelle più lontane. E al di là di esse, è la sua carne, il suo frutto. L’universo è la carne di Dio. Rainer Maria Rilke Lectio biblica: Ef 1, 15-23: Perciò anchʹio, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi, che crediamo, lʹimmensità della sua potenza. Questa potente efficacia della sua forza egli lʹha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.

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Sussidio Secondo Lab Carità Roma 11-12 marzo 2012

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Secondo Laboratorio della Carità, Roma 11-12 marzo

NUOVE CREATURE IN CRISTO, L’UOMO NUOVO

Tutto questo universo, fino alle stelle più lontane.

E al di là di esse, è la sua carne, il suo frutto.

L’universo è la carne di Dio. Rainer Maria Rilke

Lectio biblica: Ef 1, 15-23:

Perciò anchʹio, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù

e del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,

affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente;

egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi,

e qual è verso di noi, che crediamo, lʹimmensità della sua potenza.

Questa potente efficacia della sua forza egli lʹha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo,

al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro.

Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui,

il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti.

L’aspirazione di tutta l’umanità è di giungere alla felicità della comunione di tutte le persone, duratura, eterna, non più minacciata dal tempo, dai cambiamenti, dalla precarietà e soprattutto dal peccato. Ogni tentativo che parta dal solo sforzo umano porta alle dittature e dunque finisce nei fallimenti e nelle tragedie. Cristo, l’uomo nuovo, è assolutamente, totalmente, integralmente, la realizzazione della comunione, non c’è nulla che si opponga al dono, niente che voglia auto-affermarsi. Cristo è il volto nel quale si rivela tutto l’amore inesauribile di Dio. Ognuno di noi ha bisogno di questa base sicura: sentirsi amato.

Allora può partire con la sicurezza che in qualunque orbita entrino i suoi voli, non potrà mai uscire dall’orbita dell’amore di Cristo, a cui per l’incarnazione, è legato tutto il cosmo. Cristo è oggi questo amore che avvolge l’universo e riunisce tutta la comunità umana in un solo Corpo. Tutto l’universo, tutti gli esseri viventi, tutte le epoche della storia umana, tutte le circostanze quotidiane, sono pieni, traboccanti, dell’energia dell’amore di Cristo e della sua risurrezione. Cristo è la cresima del mondo: Egli comunica a tutto il cosmo questa energia di risurrezione e di amore. In Gesù è l’inizio della restaurazione di tutto l’universo, la riconciliazione di tutte le cose nel corpo resuscitato di Cristo, che va al di là di tutte le frontiere di tempo e spazio e diventa cosmico. Lectio humana: Mentre Cristo procede da un Centro di unità, il Figlio con il Padre nello Spirito Santo, l’uomo può nascere anche dalla non-unità e comunque non nasciamo già predisposti all’amore. Solo Cristo può farci ritrovare il filo dell’amore, cioè farci sentire di essere amati dall’origine, dalla fonte. Quando uno scopre nella fede di sentirsi radicato e fondato dentro, quando si sente avvolto nell’unico atto d’amore che ci ha generati, vede trasfigurarsi completamente tutti gli avvenimenti della sua vita perché li vede confluire tutti in quest’unico amore: è come una riabilitazione delle circostanze seconde, di mio padre violento, di mia madre conservatrice, di un’infanzia triste.

Quando i santi si esprimono con “Dio solo basta”, dicono che la scoperta di questo amore toglie la radice all’angoscia esistenziale. Quell’origine di amore totale, avvolgente, sta ormai dentro il mondo, è il Cristo cosmico, che tutto pervade, dal momento che il Verbo si è fatto carne. Visita ai mosaici della Basilica di san Clemente

Secondo lo scrittore inglese G. K. Chesterton il grandioso mosaico dell’abside rappresenta la vitalità del cristianesimo: ʺSolo un pazzo può stare di fronte a questo mosaico e dire che la nostra fede è senza vita o un credo di morte”. È lʹintera storia della salvezza centrata sullʹincarnazione del Figlio di Dio e sul suo sacrificio redentore della Croce. Lʹicona biblica di riferimento è la vite e i tralci. In realtà la vite è rappresentata da questa grande pianta di acanto che cresce rigogliosa dalla terra irrigata dal sangue di Cristo. Nelle varie volte di questa ʺviteʺ sono racchiuse scene di vita quotidiana a significare che tutto il genere umano e la creazione stessa nel suo esprimersi trovano vita da questa pianta: una donna dà da mangiare ai polli, alcuni pastori pascolano il gregge, cacciatori imbracciano armi per la caccia.

È rappresentata la vita del cristiano comune, del cristiano del tempo, che svolge ogni suo lavoro sotto il segno della croce, cioè della redenzione. Al livello superiore dei Dottori e dei familiari benefattori notiamo delle figure mitologiche: sempre guardando a destra, un demone ed una divinità su di un delfino... quasi e dire che la redenzione è arrivata fin lì... ovunque!

La Basilica di San Clemente è una delle più famose tra le chiese medievali di Roma, ed è

sviluppata su tre livelli che si sono sovrapposti attraverso i secoli. Al livello superiore vi è la basilica medievale vera e propria, completata nel 1123. Lʹingresso principale su Piazza San Clemente è inquadrato in uno splendido protiro del XII secolo e da una cornice marmorea dello stesso periodo. Si accede così ad un cortile interno,

quadriportico con colonne ioniche e architravi, che precede la facciata settecentesca con un piccolo campanile.

L'interno preserva ancora lʹaspetto medievale, nonostante diversi rimaneggiamenti nei secoli

successivi. È suddiviso in tre navate, ciascuna terminante con un abside. Le colonne antiche, di varia provenienza, hanno capitelli ionici in stucco (rifatti), il pavimento è un bellʹesemplare cosmatesco; nel mezzo della navata la schola cantorum, del XII secolo, ma che reimpiega diversi frammenti provenienti dalla chiesa inferiore, così come riutilizzata è la cattedra episcopale.

IL QUINTO EVANGELIO

Nel romanzo di Mario Pomilio, Il quinto evangelio, troviamo la citazione dagli Emolumenta fidei di Giustino di Poitiers (VIII sec.): «Si dice che, all’interno dei quattro Vangeli noti, è come se ce ne fosse uno ancora sconosciuto. Ogni volta che la fede accenna a rifiorire, è segno che qualcuno ha intravisto quel Vangelo». È significativo questo testo, perché dà evidenza al fatto che il quinto Vangelo non è un altro rispetto ai quattro che abbiamo ricevuto, ma è la percezione e l’assimilazione di ciò che sta nascosto proprio in quei quattro.

In un certo senso sono i quattro Vangeli stessi ad esigerne un altro: gli Atti degli Apostoli, le

lettere di Paolo, di Giovanni… e questa bellissima preghiera al crocifisso di anonimo fiammingo del XV secolo ci fa comprendere che questo Quinto evangelio è ancora tutto da scrivere

Cristo non ha più mani, ha soltanto le nostre mani, per fare oggi le sue opere.

Cristo non ha più piedi, ha soltanto i nostri piedi per andare oggi agli uomini.

Cristo non ha più voce, ha soltanto la nostra voce per parlare oggi di sé.

Cristo non ha più forze, ha soltanto le nostre forze per guidare gli uomini a sé.

Cristo non ha più Vangelo che gli uomini leggano ancora.

Ma ciò che facciamo in parole e opere è l’evangelo che si sta scrivendo.

Il compito di scriverlo ancora tocca ad ogni generazione di cristiani, anche alla nostra. Il

quinto Vangelo è la nostra vita di uomini e di donne che, nel secolo ventunesimo, cercano di testimoniare Colui che hanno incontrato e nel quale hanno creduto.

E interessante è anche quanto viene tratto dal Fabulario di Gerardo da Siena (XV sec.): «Rideva

un pagano dei cristiani perché osservano un sol Libro. Ma un santo vescovo, che l’avea udito, gli contò questa novelletta: “Una volta un dottore incontrò il Cristo Gesù: Signore, io so bene che tu fosti il Messia e quel che pronunziasti è pieno di sapienza. Ma come può essere, che un sol libro basti in eterno a tanta gente? Gli rispose Gesù: Gli è vero quel che dici. Ma tu non sai che il popol mio lo riscrive ogni dì?”»

Se vogliamo esprimere in concreto il senso di questo quinto Vangelo potremmo ricordare,

soprattutto, quanto scriveva Paolo VI nella esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi: «Il campo proprio dell’attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; cosi pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche delle altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio della edificazione del regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo» (n. 70; cfr. CFL, 23 i).

Sarebbe utile fermarsi su qualche esempio concreto circa il modo di scrivere il Vangelo oggi.

Ci affidiamo alla grande testimonianza di una donna del secolo scorso: Madeleine Delbrêl, atea e nichilista fino a vent’anni: ʺIl mondo è un assurdo, la vita è un non senso”, era la sua convinzione. Poi, l’incontro con alcuni giovani cristiani, “ai quali Dio pareva essere indispensabile come l’aria”, la costringono a pensare.

La ragazza che fino a poco tempo prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di Dio, accetta l’ipotesi della sua possibile esistenza e si trova a compiere un cammino inaspettato: sceglie di pregare. Madeleine affonda nella preghiera, non perché già convertita ma perché convinta che sia l’unico atteggiamento possibile e onesto per verificare l’esistenza di Dio. Attraverso la preghiera rimane, come dirà lei stessa, “abbagliataʺ da Dio. Letteralmente conquistata dal Vangelo, con molta intensità, questa donna ci dice come prenderlo in mano e cosa farne:

«Colui che lascia penetrare in sé una sola parola del Signore e che la lascia compiersi dentro la sua vita, conosce il Vangelo più di quegli il cui sforzo resterà meditazione astratta o considerazione storica. Il Vangelo non è fatto per spiriti in cerca di idee. È fatto per discepoli che vogliono obbedire. Non bisogna arrestare questa sorta di caduta della Parola al fondo di noi stessi. Ci è necessario il coraggio passivo di lasciarla agire, in noi: “Che tutto avvenga secondo la tua parola”.

E quando una sola di queste parole avrà rubato noi a noi stessi, allora dovremo saper desiderare di comunicarla a tutti gli altri, anche se quel piccolo libro ci sembrerà immenso e tutt’intera la nostra vita minuscola, stretta ed incapace di sopportarlo.

È nella nostra vita, dalla mattina alla sera, che scorre, tra le rive della nostra casa, delle nostre vie, dei nostri incontri, nella quale Dio vuole risiedere. Essa vuole fecondare, modificare, rinnovare la stretta di mano che avremo da dare, lo sforzo che poniamo nei compiti che ci spettano, il nostro sguardo su coloro che incontriamo, la nostra reazione alla fatica, il nostro sussulto di fronte al dolore, lo schiudersi della nostra gioia. Vuole stare con se stessa ovunque noi siamo con noi stessi.

Quando teniamo il Vangelo tra le mani, dobbiamo pensare che lì abiti il Verbo che vuole farsi carne in noi, impadronirsi di noi, perché con il Suo cuore innestato nel nostro cuore e con il Suo Spirito comunicante col nostro spirito, noi diamo nuovo inizio alla Sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in unʹaltra società».

INIZIA UN ALTRO GIORNO

Gesù vuol viverlo in me. Lui non si è isolato. Ha camminato in mezzo agli uomini. Con me cammina tra gli uomini d'oggi. Incontrerà ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa, ciascuno di quelli che incrocerò per la strada, altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri, altri eruditi e altri ignoranti, altri bimbi e altri vegliardi, altri santi e altri peccatori, altri sani e altri infermi. Tutti saranno quelli che Egli è venuto a cercare. Ciascuno, colui che è venuto a salvare. A coloro che mi parleranno,

Egli avrà qualche cosa da dire. A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa da dare. Ciascuno esisterà per Lui come se fosse il solo. Nel rumore Egli avrà il suo silenzio da vivere. Nel tumulto, la sua pace da portare. Il mondo dove Lui mi lascia per esservi con me non può impedirmi di essere con Dio;

come un bimbo portato sulle braccia della madre non è meno con lei per il fatto che lei cammina tra la folla. Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato. Noi non possiamo esimerci d'essere, in ogni istante, gli inviati di Dio nel mondo. Gesù in noi, non cessa di essere inviato, durante questo giorno che inizia, a tutta l'umanità, del nostro tempo, di ogni tempo, della mia città e del mondo. Attraverso i fratelli più vicini ch'egli ci farà servire amare salvare, le onde della sua carità giungeranno sino in capo al mondo, andranno sino alla fine dei tempi. Benedetto questo nuovo giorno, poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.

(Madeleine Delbrêl)