Nunatak 5

62

description

NUNATAK rivista di storie, culture, lotte della montagna. Numero 5

Transcript of Nunatak 5

  • Per contatti:

    Nunatakc/o Biblioteca Popolare Rebeldies

    via Savona, 1012100 Cuneo

    e-mail: [email protected]

    NUNATAK rivista di storie, culture, lotte della montagna.Numero cinque, inverno 2006/2007.Supplemento al n. 2 (66), agosto 2006, di ALP - vos d larvira piemontisa.Reg. Trib. di Biella n. 207 del 7/5/1975, Dir. Resp. Tavo Burat.A causa delle leggi sulla stampa risalenti al regime fascista, la registrazionepresso il Tribunale evita le sanzioni previste per il reato di stampa clandestina.Ringraziamo Tavo Burat per la disponibilit offertaci.Pubblicazione a cura dellAssociazione Culturale Rebeldies,struttura non esercente attivit commerciale n finalit di lucro.Per pagamenti copie e contributi economici:Conto Corrente Postale n. 69975381, intestato ad Imeri Alessandra, Cuneo.Stampato in proprio presso la Biblioteca Popolare Rebeldies.Cuneo, gennaio 2007.

    Prezzo di copertina: 2,50 Euro. Per il momento non si effettuano abbonamenti.

    IIIIINNNNN COPERTINACOPERTINACOPERTINACOPERTINACOPERTINAMurale ripreso dal monumento ai caduti per la libert a Finero, valle Vigezzo.Val Grande, Val Vigezzo, Val Cannobina furono teatro del feroce rastrellamento delgiugno 44, dove diciassettemila uomini armati tra tedeschi e fascisti combatteronomeno di cinquecento partigiani asserragliati sulle montagne. Il duro colpo inferto dalletruppe nazifasciste non affievol il sentimento delle popolazioni rurali alpine che, gliocchi rivolti alle montagne, ancor pi si adoperarono per appoggiare i ribelli: di l asoli due mesi, infatti, le stesse terre conobbero i 40 giorni di libert della RepubblicadellOssola.Lepitaffio posto sul monumento recita: Non vollero essere n schiavi n padroni, perquesto uccisi, di questo ci parlano.

    NUNATAKCon questo nome, originario della lingua dei popoli nativi del poloartico, sono denominate le formazioni rocciose che spuntano dalla

    coltre ghiacciata della Groenlandia e del circolo polare antartico. Si tratta ineffetti delle vette di alcune, le uniche al giorno doggi ancora coperte daighiacci perenni, di quelle montagne su cui, allepoca delle glaciazioni, si

    rifugiarono embrionali forme viventi che, con il ritiro dei ghiacci,ripopolarono di vita il pianeta.

    Dinnanzi al dilagare degli scempi sociali ed ecologici prodotti dallasociet della Merce e dellAutorit, le montagne della Terra tornano ad essere

    lo spazio della resistenza e della libert. Affinch una vita meno alienata emeno contaminata possa, giorno dopo giorno,

    scendere sempre pi a valle.

    Il prossimo numero di Nunatak previsto in primave-ra (marzo 2007).Chi fosse interessato a contribuire alla rivista pu met-tersi in contatto con la redazione tramite lettera o po-sta elettronica utilizzando i recapiti indicati a fondo pagina.Per pagamento copie ed arretrati si pu utilizzare ilConto Corrente Postale n.69975381, intestato ad ImeriAlessandra, Cuneo. Prezzo per copia: Euro 2,50.Per distributori, edicole e librerie sono previsti scontianche su quantitativi limitati di copie richieste (minimo3 copie).Si segnala inoltre che la redazione disponibile adeffettuare gratuitamente presentazioni pubbliche dellarivista.

    Gli arretrati di Nunatak sono esauriti. Fra breve saranno per disponibilisu un sito internet di cui comunicheremo l indirizzo.

  • z 1

    SOMMARIO

    EDITORIALE PAG. 2 NO AGLI ELETTRODOTTI IN CARNIA PAG. 5 TRI TSALNDS PAG. 10 DOVE ADESSO C IL CEMENTO PAG. 13 ABITARE TRA TERRA E PAGLIA PAG. 24 UNOMBRA OSCURA SOSPESA NEL VUOTO PAG. 27 I CAVI DI ELVA PAG. 35 BREVI DALLA LOTTA ALLE NOCIVIT PAG. 41 LOCCUPAZIONE DELLE TERRE SULLE ANDE PAG. 46 LA DIFESA DELLA SELVA DI CHAMBONS E LA RIVOLTA DELLE DONNE PAG. 55

    6

  • z2

    EDITORIALE

    Con questo quinto numero si completa, per Nunatak, un ciclo iniziato un anno fa, con la creazionedella rivista ad opera di alcuni anarchici provenienti dalle Alpi Occidentali. Era un periodo parti-colare, di quelli che si rammentano con piacere e si raccontano con calore. Infatti, per molti di noi(noi: chi scrive cos come chi legge queste pagine), parte importante di quei ricordi ha comesfondo la cima del Musin, i boschi di Mompantero e i prati di Venaus. Quei prati che avevamo givisto, verdi, fiorire di croci a monito di quello che poteva accadere se il treno portatore didistruzione fosse passato, che abbiamo visto bianchi di neve quando ne stato impedito lesproprio,su cui ha vissuto lesperienza pirata di una Libera repubblica fondata sulla solidariet nella lotta.Quei prati in cui lo Stato si poi svelato in tutta la sua violenza e che abbiamo ripreso con la forza,per non perdere, con essi, oltre alla possibilit di vita per gli abitanti della valle, la dignit di chirifiuta ogni imposizione e la speranza in un avvenire di libert. Era il periodo in cui in molti ci si finalmente accorti che (di nuovo) possibile resistere vittoriosamente ai progetti del capitale. Daluoghi anche lontani siamo accorsi in Val Susa e quellesperienza stata una scintilla: la passioneche l rinata ha innescato una miriade di altre lotte, pi o meno locali. Un solo esempio: a Torino,nelle vallate piemontesi e altrove, nonostante il bombardamento mediatico, si cercato di denun-ciare il disastro che arrivato con il carrozzone olimpico.Questa comprensibile attenzione rivolta alla montagna anche da chi laveva fino ad allora igno-rata, almeno come luogo di conflitto, ha certamente contribuito alla diffusione di una rivista chedella montagna, della cultura e della storia delle sue genti, delle loro lotte, si occupa. Notiamocos con piacere e anche con una punta di stupore che Nunatak si diffuso non solo nelle zonealpine, ma anche fra persone che abitano in citt e paesi di pianura, le quali, forse ancor di pi,possono rendersi conto di quanto sia grande lo sfacelo che la civilt della merce porta ogni giornonelle nostre vite. Spesso, a fianco delle mobilitazioni che si sono susseguite nelle metropoli (e peresperienza diretta di alcuni di noi pensiamo a Torino, con i siti olimpici sorvegliati dallesercito, la

  • z 3

    militarizzazione del territorio e le morti di immigrati per mano della polizia, gli sgomberi di edificioccupati, il lager di Corso Brunelleschi, ed in risposta cortei, attacchi, rivolte con evasioni dalCentro di Permanenza Temporanea), cresciuta la comprensione che le lotte, fra tanti contesti esituazioni differenti, possono arricchirsi reciprocamente.Speriamo che il nostro sforzo non solo di informazione sulle problematiche che in varie zonemontane ci si trova ad affrontare, ma anche di divulgazione e di confronto su pratiche di vita pi omeno dimenticate, possa contribuire sia ad una maggiore autoconsapevolezza di chi vive inmontagna, sia al formarsi di un nuovo rapporto dei cittadini con lambiente montano intesocome possibile e spesso attuale luogo di resistenza al potere e di esistenza relativamente libera.Intendiamo quindi questo nostro contributo anche in vista di un pi ampio discorso sul rapportofra i due ambienti, urbano e non-urbano (di cui la metropoli e la valle incontaminata sono gliesempi limite), come metafora di quel mondo naturale che abbiamo perso con il progresso ecome possibile leva su cui fare forza per rovesciare le nocive prepotenze del dominio. Teniamoper sempre ben presente che non esistono oasi felici e che nemmeno la montagna immunedalle brutture di questa societ.Un aspetto, poi, che riteniamo importante in questo progetto editoriale lattenzione anche allamontagna altra, lontana sia geograficamente sia temporalmente, con articoli storici o riguar-danti zone montane di ogni parte del mondo, perch ci rendiamo conto di quanto alcune dinami-che e pericoli siano sostanzialmente simili dovunque, e sia quindi possibile fare tesoro di espe-rienze a prima vista diverse dalla propria. Ancora un tentativo di apertura e di confronto il piampio possibile quello di adottare un linguaggio facilmente accessibile, scevro da intellettualismio dalle abitudini anche linguistiche che a volte hanno impedito a pubblicazioni pi esplicitamentemilitanti di uscire dal circuito ideologico in cui erano nate.Questo senza perdere mai di vista lobiettivo di una critica allesistente e alle sue nocivit che portiad una radicale conflittualit, che per deve trovare ragione non in s stessa, ma nella proposta diuna vita diversa. Lotta contro un mondo che riteniamo invivibile anche, in un senso ampio, lapratica di alternative, che non sono il mero recupero di modelli del passato, ma che da questipossono trarre elementi di liberazione. Non liquidando come semplici curiosit gli argomenti piprosaici del vivere in montagna (il costruirsi una casa con materiali reperibili in loco o il nutrirsidi piante spontanee) n vedendo nelle popolazioni montane sacche di rassegnazione atavica,conservatrici per natura, cerchiamo di recuperare entrambi gli aspetti necessari perch una lottapossa dirsi piena: non solo laspetto distruttivo, ma anche quello della costruzione della possibi-lit di unesistenza non asservita. Il parlare della rassegnazione come una caratteristica imprescin-dibile degli sfruttati, oltre a non fare piena verit, contribuisce a diffondere rassegnazione. Cos,lanciandosi in facili ideologismi si rischia di inseguire mulini a vento, perdendo il contatto con unarealt molto pi variegata dei begli ideali di chi vorrebbe farne un mito.Una scommessa che, in questo nostro progetto, riteniamo riuscita, la possibilit offerta daquesta esperienza (cio non solo dalla rivista come scritto da leggere, ma da tutto quello che vi staintorno: il confronto fra persone differenti, le ricerche che a loro volta stimolano nuove curiosited interessi, le presentazioni) di conoscere lotte che hanno trovato nei territori montani un am-biente fertile. Episodi che a prima vista possono non sembrare in relazione: da quelle che vengo-no, con un concetto limitato, definite tematiche ecologiste (come se dallecologia, cio dal

  • z4

    rapporto che lega gli esseri viventi fra di loro e allambiente che li circonda, non dipendesse lapossibilit stessa di esistenza per gli esseri umani), ma che ci piace pensare come espressioni diuno sdegno ed una rabbia troppo a lungo taciuti, a movimenti ben pi estesi, come linsurrezionecabila, che sono riusciti, pur nei limiti riscontrabili, a mettere in discussione con la pratica dellarivolta un sistema che vede nel mondo e nelluomo nullaltro che risorse da sfruttare.Dietro le lotte, per, stanno le persone che queste lotte sentono necessarie e portano avanti.Nunatak stato il mezzo con cui molte persone si sono conosciute: ognuno di noi, prendendo inmano la rivista e trovandovi spunti che sente propri o incontrando altri durante le presentazioni oin discussioni ai banchetti di distribuzione, pu avervi trovato occasioni di approfondimento ditematiche e aspirazioni che gi sentiva proprie e che si sono scoperte essere molto diffuse fra chiin montagna vive o che verso la montagna si rapporta in modo prioritario. Lo stesso grupporedazionale, cio chi segue con una certa costanza la pubblicazione di una rivista che apertaalla partecipazione di chiunque ne condivida prospettive ed interessi, cresciuto di esperienzeindividuali che si sono incontrate proprio grazie alla rivista stessa.Da questa diffusione di informazioni e spunti, speriamo si sviluppi, fra chi si contrappone ad unalinea ferroviaria, una diga o un tunnel da costruirsi nella zona in cui vive, una maggiore consape-volezza che questa sua lotta locale uno degli aspetti di unopposizione ben pi ampia aiprogetti del dominio ed perci importante per il mantenimento delle possibilit di una vitaancora relativamente libera in aree, come quelle montane, fino a poco tempo or sono quasidimenticate dalla nocivit del cosiddetto sviluppo.

    z

  • z 5

    NO AGLI ELETTRODOTTI

    IN CARNIA

    AAAAALBERTOLBERTOLBERTOLBERTOLBERTO C C C C CONTESSIONTESSIONTESSIONTESSIONTESSI

    La Carnia una piccola regione a nord del Friuli, conta circa 35.000 abitanti, 28 comuni euninfinit di piccole frazioni addossati sulle bellissime Alpi Carniche. Non una regione ufficial-mente riconosciuta ma conserva ancora un identit molto forte e una storia di lotte e resistenzache poche altre zone in Italia possono vantare. Da questo ne deriva una naturale avversione versolarroganza delle lobby economiche che vogliono sfruttare questo territorio per farci affari oderubarlo delle sue risorse. Durante il secolo scorso la popolazione ha attraversato mille difficol-t ed insidie per continuare ad esistere in questa regione. La disoccupazione ha causato uncontinuo spopolamento dei piccoli paesi di questa zona, mentre a valle crescevano sempre di pigli interessi di avidi affaristi verso questa terra incontaminata per costruire i loro alberghi, le loropiste da sci per turisti, per costruirvi le loro centrali idroelettriche o per far passare la loroautostrada. Negli anni passati gran parte della popolazione si fatta convincere dalle menzognedi questi imprenditori; le promesse di sviluppo e posti di lavoro sono sempre state le armi perconvincere questa gente a svendere la loro terra per la realizzazione di progetti assurdi che hannodeturpato ed impoverito intere valli. Basti pensare alla Val Canale, dove oggi passa lautostradaA23 (Palmanova-Tarvisio) che di fatto nega un futuro a questa vallata, ormai sfregiata in manieraindelebile e ridotta a semplice zona di transito per i traffici di mezza Europa.Per anni la politica ha promesso progetti di sviluppo, finanziamenti, modernizzazioni, autonomiea seconda del periodo in cui faceva pi comodo e nel frattempo assecondava e finanziava gliinteressi dellindustriale di turno che voleva sfruttare la situazione drammatica in cui vive ancoraoggi questa regione. Non tutti, per, si sono fatti illudere da queste menzogne e gi dagli anni 80

  • z6

    c sempre stata una opposizione etero-genea verso questo stato di cose e pia-no piano cresciuta fino al giorno dog-gi in cui la Carnia di nuovo al centrodelle mire del progresso e dellindustria.Infatti negli ultimi 5 anni sono stati pre-sentati alla regione Friuli Venezia Giuliauna serie di progetti di infrastrutture, sta-bilimenti, normative che interessano ilterritorio carnico, ma senza che questovenisse mai interpellato. La giunta regio-nale, mantenendo fede alla politicaultraliberista del suo leader Riccardo Illy,ha sostenuto ognuno di questi progetti.Fra le varie proposte avanzate dallim-prenditoria regionale e non, ce ne sonoalcune che sono davvero nocive e, an-che grazie all ubbidiente silenzio dellaclasse politica locale, hanno fatto scop-piare lira dei carnici: una cava di gessonel piccolo comune di Raveo, un nuovotratto di autostrada tra la Carnia e il

    Cadore (di cui per si sa ancora ben poco), continue richieste per costruire nuove turbine perprodurre energia idroelettrica dai torrenti di montagna, il complesso processo di privatizzazionedelle acque avviato grazie allentrata in vigore della legge Galli e, infine, le richieste di nuovielettrodotti ad alta tensione da parte delle tre industrie pi grosse dellAlto Friuli: Burgo, Fantonie Ferriere Nord.Quando questi progetti sono stati ufficialmente presentati, sono nati in tutta la regione diversicomitati spontanei che lavorano per informare la popolazione su quello che sta succedendo,attraverso conferenze, sit-in e manifestazioni. In particolare si sviluppata una grossa mobilita-zione nella valle del fiume But, che da Tolmezzo va fino al passo di Monte Croce Carnico e che interessata dal progetto di elettrodotto ad alta tensione Wurmlach-Somplago presentato nel2004 e voluto dalle industrie Fantoni e Ferriere Nord di Osoppo.Questa enorme struttura (si parla di tralicci alti dai 40 ai 60 metri!) dovrebbe partire dalla centraleaustriaca di Wurmlach, attraversare il passo di Monte Croce Carnico, attraversare tutta la valle delBut, sormontare il comune di Tolmezzo e, infine, raggiungere la centrale idroelettrica di Somplago.Le ripercussioni, su un territorio delicato come quello della montagna, sono pesantissime: alivello ambientale vengono sconvolti sia gli equilibri geologici, a causa del disboscamento neces-sario per far passare queste linee, sia gli equilibri della fauna, a causa delle emissioni elettroma-gnetiche; a livello sociale, invece, la presenza di una struttura del genere provoca la svalutazionedelle abitazioni e dei terreni, per non parlare poi della costante presenza di onde elettromagneti-che nella vita di tutti i giorni... Queste due lobby hanno presentato il progetto alla regione del Friuli

    Il Passo di Nonte Croce Carnico, com oggi e comeIl Passo di Nonte Croce Carnico, com oggi e comeIl Passo di Nonte Croce Carnico, com oggi e comeIl Passo di Nonte Croce Carnico, com oggi e comeIl Passo di Nonte Croce Carnico, com oggi e comesarebbe con lelettrodotto.sarebbe con lelettrodotto.sarebbe con lelettrodotto.sarebbe con lelettrodotto.sarebbe con lelettrodotto.

  • z 7

    Venezia Giulia per connettersi alla rete elettrica austriaca ed acquistare energia da questo merca-to che offre prezzi pi vantaggiosi rispetto a quello italiano. Le motivazioni date per giustificarequesta richiesta sono sempre le solite: competitivit con il mercato estero, crisi energetica esviluppo del territorio. In realt la portata di questi elettrodotti (300Mw) va ben oltre la quantitche serve a queste due industrie. La ragione di questa enorme richiesta di energia dovuta allaliberalizzazione del mercato energetico: Ferriere Nord e Fantoni non vogliono certo perdereloccasione per aumentare i loro affari. Lobbiettivo, infatti, quello di rivendere elettricit interritorio italiano in vista della realizzazione di progetti energivori come il TAV o lampliamento distrutture gi esistenti. In regione appena stata inaugurata una mega-centrale a turbogas aTorviscosa, mentre in progetto un altro elettrodotto ad alta tensione nelle valli del Natisone percomprare energia in Slovenia (due anni fa vennero presentate ben 22 richieste di lineetransfrontaliere solamente nella regione Friuli Venezia Giulia).La giunta regionale dice che la regione soffre di un deficit energetico, ma, in realt, autosufficien-te gi da diverso tempo. Questa richiesta smisurata di energia fa parte del folle progetto disviluppo continuo tanto propagandato da Illy e da Asse Industria che non ha capo ne coda, ma

    sopratutto rischia di segnare il futuro delle piccole zone pi isolate ed incompatibili con questoprogetto. La risposta della popolazione carnica stata immediata: su molte abitazioni sono statiappesi striscioni e cartelli contro il progetto, assemblee pubbliche, lettere sui giornali, presidipresso le sale dove avvenivano le trattative (ma dove la popolazione era esclusa...) e collabora-zioni con i comitati delle zone vicine. Grazie al lavoro di controinformazione dei comitati (ormai2 anni di attivit), tutti i comuni interessati dal progetto, anche se sempre un po tentennanti, sisono schierati per il no allelettrodotto. Allinizio i media tacevano sulla opposizione che stavanascendo contro il progetto ( Pittini, il titolare della Ferriere Nord, anche un grosso azionista didue dei pi importanti mezzi di comunicazione della regione: Telefriuli e il Messaggero Veneto),ma col passare del tempo le assemblee nei piccoli comuni della Val But diventavano sempre piaffollate e alla fine nessuno ha potuto ignorare il piccolo movimento che stava crescendo inCarnia contro le grandi industrie della pianura. La protesta non cresciuta semplicemente per

    Dalla Val Susa alla Carnia: stesso nemico, stessa lotta.Dalla Val Susa alla Carnia: stesso nemico, stessa lotta.Dalla Val Susa alla Carnia: stesso nemico, stessa lotta.Dalla Val Susa alla Carnia: stesso nemico, stessa lotta.Dalla Val Susa alla Carnia: stesso nemico, stessa lotta.

  • z8

    opporsi a questo progetto in particolare, ma nata dalla rabbia che questo popolo sente da moltianni verso la politica quasi colonialista dello Stato verso il loro territorio, poco adatto ad essereassorbito nel processo di industrializzazione, ma cos ricco di risorse utili per alimentare losviluppo delle industrie di citt. Il 16 dicembre 2005, dopo una lunga serie di conferenze pubbli-che nei vari paesi della vallata, si arrivati a una grande manifestazione a Tolmezzo, a cui hannopartecipato circa 2000 persone e che ha lanciato un grosso segnale agli affaristi e ai loro politiciabituati ad imporre devastazioni dallalto senza chiedere nulla a nessuno. Questo accadevaproprio pochi giorni dopo i grandi scontri avvenuti in Val Susa e quindi la tensione era ben alta...

    Le due industrie per non hanno mai fat-to un passo indietro, anzi, ad inizio pri-mavera un altra impresa, la Burgo diTolmezzo (famosa per aver provocato nel2002 lo stato demergenza ambientalesul letto del Tagliamento, completamen-te inquinato dagli scarichi dei suoi stabi-limenti), ha presentato un nuovo proget-to di elettrodotto ad alta tensione, sem-pre per collegarsi allAustria, ma questavolta interrato, un fattore che condizio-ner molte giunte comunali (e purtroppoanche una buona parte della popolazio-ne) nel esprimere il loro giudizio sullaproposta.Ad aprile arrivano le elezioni, la campa-gna elettorale in Carnia completamen-te incentrata su questo argomento e daqualsiasi schieramento piovono impegniper fermare gli elettrodotti. In questo pe-riodo la tensione scesa, purtroppo mol-te persone sono convinte che i nuovi elettisistemeranno tutto, soltanto una piccola

    minoranza ha continuato imperterrita a svolgere attivit contro questa minaccia. Questa situazio-ne di stallo durata fino al 25 luglio quando successa una cosa totalmente inaspettata: LudovicoSonego, assessore regionale alle infrastrutture e grande sostenitore del progetto, giunto a Tolmezzoper lennesima riunione-farsa sull elettrodotto, viene accolto da una trentina di persone che nongli permettono di varcare lingresso della sala riunioni ed costretto ad andarsene con la coda frale gambe. Persino i poliziotti che devono difenderlo, tentennano prima di scortarlo lontano daimanifestanti infuriati. Questo evento ha dato una scossa al movimento contro lelettrodotto, daquel momento le attivit riprendono con pi entusiasmo e sempre pi persone si interessano aquesta lotta. Anzi, la collaborazione con altre situazioni di lotta, nelle altre zone della regione sempre pi stretta in vista della creazione di un fronte comune per la difesa di questa terra.La mobilitazione che si verificata in Carnia in questi due anni ha raggruppato individui comple-

    Il Cleulis, prima e dopo.Il Cleulis, prima e dopo.Il Cleulis, prima e dopo.Il Cleulis, prima e dopo.Il Cleulis, prima e dopo.

  • z 9

    tamente diversi tra di loro, uniti dal comune amore per la loro terra e dalla voglia di non abban-donarla ma, anzi, di creare qui un futuro diverso da quello che propongono le grandi citt dellapianura. La questione oggi rimane sempre aperta e senza possibilit di mediazione. Solo la rivoltadei carnici, come ha gi dimostrato la Val Susa, pu salvare le montagne in cui hanno semprevissuto da queste devastazioni.

    Siti internet da consultare:www.elettrofest.altervista.orgwww.cjargne.it/vert.htmwww.ecologiasociale.org

    Per contatti: [email protected]

    Le foto sono state fornite dallautore.

    z

  • z10

    TRI TSALNDS

    TTTTTRERERERERE N N N N NATALIATALIATALIATALIATALI INININININ TRINCEATRINCEATRINCEATRINCEATRINCEA

    FFFFFRAIRERAIRERAIRERAIRERAIRE J J J J JACOUACOUACOUACOUACOU ( ( ( ( (SENSOSENSOSENSOSENSOSENSO FROUNTIEROFROUNTIEROFROUNTIEROFROUNTIEROFROUNTIERO)))))

    stato un giorno caldo e luminoso, lultimo giorno dOgnissanti sulla montagna di Condove, edopo una passeggiata s verso lAlpe della Portia dove ancora le pecore, ostinate montanare,brucavano lultima erba, scendendo mi sono fermato al cippo dei Caduti del primo conflittomondiale di Frassinere.Frassinere, adesso, una borgata di Condove, o forse il fantasma di una borgata: alcune casetenute cos cos, altre bellissime, altre in rovina, ma anche le bellissime abitate quasi solodestate. Ah s, la montagna spopolata, s, labbiam gi sentita... no, forse questa versione nonlavete ancora sentita, forse ancora non avete pensato che se molti dei nostri paesi sono scompar-si, cancellati dalla carta geografica e a volte anche dalla memoria, c un perch. Pi duno, forse,ma questo di cui sento di dover parlare quello pi taciuto, pi nascosto, quello che anche moltidei nostri non hanno voluto vedere e che ancora adesso una scomoda verit.Il cippo per i Caduti di Frassinere, gi: meglio sarebbe per gli assassinati di Frassinere. Quarantottonomi, classe 1881 il pi anziano, classe 1899 il pi giovane: neanche un sottufficiale, un solograduato, il resto truppa alpina. Le due generazioni di giovani validi di quella montagna spazzatevia, e non dallo straniero della retorica del Piave e della penna nera: quarantotto Caduti nellaguerra che la citt e lindustria hanno combattuto contro la campagna e la montagna. Il punto disvolta dellinizio XX secolo segn lEuropa con i bagliori delle sue officine, inebri menti fanatichee cervelli interessati con le prospettive di guadagno legate allo sviluppo, che trovava un ostaco-lo molto serio nella testardaggine montanara.Strana gente, s in alto: attaccati alla loro casa, alle bestie, alle tradizioni, attaccati alla Terra.

  • z 11

    Restii a scendere in fabbrica, riottosi di fronteallavanzata del nuovo. Che fare, con gentecos? I governi europei trovarono una rapidasoluzione: ammazzarli. Questo fu la primaguerra mondiale: una guerra di sterminio con-tro gli irriducibili resistenti di un modo altro,e fu cos in tutta Europa. Alcuni Stati ci misero,per, una ferocia speciale, e tra questi lItalia:dopo lintroduzione generalizzata della levaobligatoria dopo lunit, si pens di creareper la difesa dei sacri confini alpini (su lineeche confine non erano state mai, ma questa ancora unaltra storia) un Corpo Alpino, conreclutamento territo-riale, con lingannodella difesa dellapatria e facendoleva anche su un sen-timento di rispettoper le istituzionisabaude che, forse inantica chiave anti-francese, era pre-sente in parte dellapopolazione dellemontagne. Era quasifatta: giocando suimeccanismi di com-petizione ed emula-zione di giovani so-vente analfabeti econ una scolari-zzazione comunquemolto bassa, ecco pronte le leve per le impreseitaliche: scaramucce africane, poi linvasionedella Libia, poi laggressione allAustria, poiquella allEtiopia, poi Albania, Grecia e infineil suicidio collettivo di CSIR e ARMIR, la trage-dia degli alpini in Russia (ah s, anche quellaaggredita da noi). Forse mi sfugge qualcosa,ma non sicuramente il fatto che la patria non stata difesa neanche un volta. E, secondo

    lespressione cinica ma esatta dei comandiaustrotedeschi, i nostri alpini erano nientaltroche Kanonenfutter, carne da cannone, menoche uomini.Quarantotto morti, tutti tra i trentasei e i diciot-to anni, vuol dire cambiare la storia di un pae-se, vuol dire accelerare la discesa al piano,verso le fabbriche, delle donne e dei giovanis-simi, vuol dire rompere legami millenari di com-plicit e solidariet difficilmente gestibili nellepianure o peggio nelle malsane periferie urba-ne che accolsero le scampate e gli scampati algenocidio.

    Sembra una parola for-te, genocidio? Non lo: scendendo da Fra-ssinere mi sono ferma-to un po a Mocchie,subito sotto: era unodei comuni pi popo-losi della val di Susa, amet settecento avevapi abitanti di Avigliana(e guarda un po, chis-s cosa mangiavano vi-sto che le famose pa-tate ed Moce non le sicoltivava ancora... ahs, tutta la montagnaera coltivata, vitadra certo, ma mise-ra no e poi no!) e qui aMocchie unaltra lapi-

    de, e questa volta i morti sono sessanta, stessedate, tutti delle leve tra 1881 e 1899, un altromassacro.Sessanta pi quarantotto fa centootto, e forsecentootto residenti non ci sono, adesso, su tut-ta quella montagna che, nei censimenti del1901 e del 1911 ne contava oltre quattromila.Uccisi, alcuni, di fatto deportati gli altri, le altre:dopo il massacro pianificato dei giovani ma-

    Frassinere: il cippo ai CadutiFrassinere: il cippo ai CadutiFrassinere: il cippo ai CadutiFrassinere: il cippo ai CadutiFrassinere: il cippo ai Caduti

  • z12

    schi, pian piano se ne vanno anche le donne e, come dice bene Michela Zucca, quando le donnese ne vanno la montagna muore.Strana gente, per, s di l: nella piazza di Mocchie, accanto alla fontana con unacqua che a berlaci ricorda che cosa sia davvero lacqua c un monumento, ma non uno dei soliti retorici

    fastidiosi monumenti cheinfestano tanti nostri pae-si. Raffigura una ragazza,curva sotto il peso di unagerla quasi pi grande dilei, appoggiata ad un ba-stone: sullo sfondo, in di-stanza, il profilo austerodella Sacra di S. Michele.C una scritta, a fianco delmonumento: An ricrd dijsacrifissi dla gent d nstremontagne. Non so di nien-taltro del genere se non lapleureuse di Termignon,una donna in costume sa-voiardo che, a capo chino,

    si copre il volto con le mani e piange i figli di Savoia e Moriana, i suoi figli, morti nellassurdomacello della guerra. Credo che da quelle statue di bronzo venga un silenzioso e terribile monito:mai pi! Mai pi un figlio per le guerre degli Stati, mai pi braccia per portare il peso di ingiustesofferenze. Credo che questo sia davvero il debito che abbiamo nei confronti di quanti sono morti,e che per questo ci devono essere desempio, esempio di un sacrificio che nessuno di noi dovrpi fare in nome del profitto, del progresso, di falsi ideali presentati con la maschera del dovere,con la retorica assassina della patria e della bandiera. Chi scamp al disastro immane delletrincee pass tre Natali nel fango, tra la morte, diventando forse pi inquieto e triste, e lo testimo-nia limpennata dei suicidi del dopoguerra, il dilagare dellalcoolismo, altri tragici tasselli troppospesso occultati del mosaico complesso dello spopolamento alpino. Nelle Trinouxion Samonios- le tre notti di Samain che il calendario celtico conservato al Museo di Lyon dedica alla celebra-zione del nuovo anno e del contatto tra i mondi e del ricordo dei defunti, complesso rituale che siperpetua nella ricorrenza dei Santi e dei Morti dinizio novembre, momento nel quale i confini trai mondi diventano sottili - questo pensiero va a quanti su queste montagne non hanno fattoritorno: con la speranza che se ancora qualcuno fosse chiamato dalla retorica e dalle leggi adimbracciare unarma sappia rivoltare quella stessa arma verso chi gli impartisce ordini e dire fortee chiaro il suo no.

    La statua di Mocchie (val di Susa), an ricrd dij sacrifissiLa statua di Mocchie (val di Susa), an ricrd dij sacrifissiLa statua di Mocchie (val di Susa), an ricrd dij sacrifissiLa statua di Mocchie (val di Susa), an ricrd dij sacrifissiLa statua di Mocchie (val di Susa), an ricrd dij sacrifissidla gent d nstre montagne.dla gent d nstre montagne.dla gent d nstre montagne.dla gent d nstre montagne.dla gent d nstre montagne.

    Le foto contenute nellarticolo sono opera di Valeria Valli(2006).

    z

  • z 13

    DOVE ADESSO

    C IL CEMENTO

    GGGGG IOBBEIOBBEIOBBEIOBBEIOBBE

    IIIIINDAGINENDAGINENDAGINENDAGINENDAGINE SULLASULLASULLASULLASULLA DISTRUZIONEDISTRUZIONEDISTRUZIONEDISTRUZIONEDISTRUZIONE DELDELDELDELDEL TERRITORIOTERRITORIOTERRITORIOTERRITORIOTERRITORIO EEEEE LELELELELE SUESUESUESUESUE CAUSECAUSECAUSECAUSECAUSE

    Ci siamo occupati pi volte degli insediamenti umani e del loro rapporto col territorio.Torniamosullargomento per riflettere su alcuni aspetti dellavanzata della cementificazione cercando dicapire i ruoli del mercato immobiliare, delle amministrazioni e delle comunit locali.Ci siamo forse rassegnati a vedere cantieri che spuntano come funghi l dove mai avremmovoluto vederli, e che inspiegabilmente, dalloggi al domani sono l. Ma chi spinge, chi decide ecome si ottiene di costruire, sia che ci si trovi in un qualsiasi periferia di una citt europea o in untranquillo paesino sperduto per le valli? Il mercato immobiliare un grande affare su cui si pumangiare in molti. Ma chi che ci guadagna e come?

    Chiaramente, il primo passo per costruire qualsiasi cosa avere il terreno dove farlo.Quindi i primi a guadagnarci sono i possessori dei terreni, o di vecchi edifici. Nelle grandi epiccole citt questi sono normalmente le vecchie industrie dismesse. Imprese che hanno avuto nonpoche facilitazioni pubbliche ma che poi saranno le sole a guadagnare nei piani di nuoveurbanizzazioni dove sono integrati uffici, abitazioni, centri commerciali, gli immancabili parcheggie quantaltro.Nel piccolo paese invece i fondi non sono solitamente vasti o in mani a grossi gruppi, per c chigode di particolari attenzioni da parte delle amministrazioni, vuoi per vincoli personali vuoi, pispesso, per questioni economiche. Quali? Sono le stesse che in grande, si trovano nelle citt: chidetiene il potere politico deve rendere conto ai propri grandi elettori, cio finanziatori: comune

  • z14

    che dalle persone interessate ricevano pingui parcelle pi o meno dichiarate. E non raro trovaresindaci e assessori che siano loro stessi costruttori. In effetti lamministratore ha un ruolo impor-tante perch non solo pu decidere di svincolare unarea, ma pu deciderne la destinazione e illivello di edificabilit. E questo a volte avviene sotto la spinta della regione che tassa i comuni chenon crescono sufficientemente in fretta, e che riversa su determinate aree una ingente quantit didenaro per spingere a costruire, finanziando studi che possono essere una fetta aggiuntiva dellaf-fare. Tendenziosamente e a lungo si fatto credere che la costruzione di un gran numero di

    abitazioni avrebbe portato aduna naturale diminuzione deiprezzi1, invece il prezzo degliedifici e dei terreni per vari mo-tivi sempre cresciuto: in parteperch i grandi promotori sisono accaparrati grandi areecon le facilitazioni dovute allaliberalizzazione del settore mache poi urbanizzano un po allavolta, e in parte perch il prezzodel terreno si fissa come percen-tuale del prezzo finale, cio ilproprietario del terreno prende-r una parte dei guadagni futuri(quindi il prezzo non scende).Masoprattutto perch quello dellacasa un mercato monopo-listico, linquilino non ha scelta:i prezzi sono tutti alti. Laumentodellofferta di case ha prodottoun innalzamento dei prezzi, per-ch oltre al fatto che sia aumen-tata anche la domanda (la casa diventata un bene di consumonelle condizioni di vita moder-ne), la struttura del mercato ri-masta sostanzialmente la stes-sa, cio concentrato nelle manidi grossi gruppi.Inoltre, e questo ha precise re-sponsabilit politiche, abba-stanza comune la pratica di pro-vocare linnalzamento dei prezziin determinate aree con lo sco-

    Ispra un piccolo paese situato sulla spondalombarda, detta anche magra, del Lago Mag-giore. Lamministrazione quella della lista civi-ca Il Burchiello, composta da un sindaco diForza Italia e da assessori leghisti, socialisti ediessini. Questa, qui a Ispra, sarebbe la lista disinistra visto che lopposizione composta daun compatto gruppo di Forza Italia, AlleanzaNazionale, Cdu.La popolazione ha espresso la sua preferenza(e qui sembra inevitabile un richiamo allequa-zione che ha portato gli italiani a votare alle ulti-me elezioni) per quello che pareva essere ilmeno peggio, per una lista che durante la pro-paganda elettorale ha sbandierato tutela dellam-biente e blocco della speculazione tra i suoi pri-mari obbiettivi.Ma la realt si presto svelata drasticamentediversa. Questa giunta non si infatti limitata arecuperare i vecchi progetti della precedente am-ministrazione (lidea di un nuovo grosso centrocommerciale a Ispra, contestando il quale si eraattirata la simpatia e i voti della popolazione...ma ora certo, scusate, cosa diversa poich inegozi saranno quelli dei loro amici e non pidi quelli degli altri) ma ne ha elaborati anche dinuovi, ancora pi devastanti e fruttiferi (per qual-cuno) di quelli temuti o attuati dai suoi prede-cessori.Il caso pi grave quello relativo al progetto di

    ISPRAISPRAISPRAISPRAISPRA: UNESPERIENZA DI L: UNESPERIENZA DI L: UNESPERIENZA DI L: UNESPERIENZA DI L: UNESPERIENZA DI LOOOOOTTTTTTTTTTAAAAAPOPOLARE AUTPOPOLARE AUTPOPOLARE AUTPOPOLARE AUTPOPOLARE AUTOGESTITOGESTITOGESTITOGESTITOGESTITAAAAA

    CONTRO LA SPECULAZIONE.CONTRO LA SPECULAZIONE.CONTRO LA SPECULAZIONE.CONTRO LA SPECULAZIONE.CONTRO LA SPECULAZIONE.

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

  • z 15

    po di espellere specifiche fasce sociali, come nel caso dei nuclei o centri storici popolari che sivogliono sostituire con altri pi patinati per far spazio ad attivit turistico-commerciali e residenzedi lusso o supposte tali.Questo possibile accentuando la specializzazione funzionale delle aree

    2, per esempio svilup-

    pando servizi, infrastrutture e costruendo alberghi l dove si vuole innescare il processo. E ci valetanto nelle zone rurali-montane che si vogliono sottrarre alle attivit tradizionali quanto nelle citt(e allora si chiama riqualificazione urbana). Ma la segregazione funzionale e sociale distrugge ilterritorio nella sua componente pi importante: gli esseri umani e le relazioni sociali che questiintrattengono fra di loro e con la natura. [] Un centro storico senza i suoi abitanti diventa unparco a tema, falso per definizione, una imitazione di qualcosa che non c

    3.

    Importante notare che il risvolto di tale processo la ghettizzazione di quei quartieri e quelle areedove si accumuleranno invece le industrie, gli inceneritori, e le altre attivit degradanti.

    Ma che ad essere costruiti siano appartamenti, seconde case o complessi turistici (alberghi, campida sci, da golf, acquapark, porti sportivi o altro) la promozione comunque il pezzo chiave dellafaccenda. da chi vuole costruire che si muove tutto: a partire dal marketing per creare il consu-matore passando per la pressione sulle amministrazioni, al controllo sulle imprese costruttrici,agli agganci giusti per i finanziamenti delloperazione.Infatti tutto questo si fa a credito, e spesso il finanziamento dura dallacquisto del terreno fino allafine della costruzione, per poi passare totalmente sulle spalle dellacquirente finale.Tutto il gioco sta quindi nel amministrare unoperazione finanziaria che adegui i ritmi di tutto ilprocesso di promozione ai termini finanziari e fissi un prezzo finale adeguato per trovare unadomanda che possa pagare

    4. Ovvero ti convincono a comprare e fanno laffare riversando su dite gli interessi dovuti per loperazione fatta a prestito. In tutto questo hanno importanza centrale le

    un enorme porto nuovo (gi esistono tre porti in parte inutilizzati) e particolar-mente meschine sono state le modalit con cui il progetto stato portatoavanti. stato presentato, avvoltonel manto di un ambiziosoquanto affascinante MasterPlan del Lago, un progettoil cui cuore veniva per ac-curatamente celato alla po-polazione.Il pomposo master plan,esposto per alcuni mesi pres-so lufficio turistico di Ispra,presentava descrizioni detta-gliate e motivate (avvalendosi anche di moderne tecnologie di rendering

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

  • z16

    architettonico che permettono di vedere virtualmente cosa e come esatta-mente cambier) di una serie di piccoli interventi lungo la costa, alcunicondivisibili, altri discutibili se non assurdi, ma tutti caratterizzati da una bas-sissima incidenza sulla quotidianit e sulla fruibilit della costa lacustre.Come per caso (ma in realt secondo una logica precisa e studiata quantoabbietta), lunica parte delprogetto dotata di un impat-to ambientale e sociale de-vastante, la realizzazione diun nuovo gigantesco portoper 200 imbarcazioni, stataaccuratamente occultata,cos:- Il porto, per sbadatagginedellillustre architetto, non corredato di renderizazzioniche mostrino chiaramente latrasformazione del territorio come negli altri casi, ma solo di un ambiguoquanto piccolo e impreciso disegnino e da una prospettiva aerea che schiac-cia tutto impedendo la per-cezione del cambiamento edel porto stesso (il tutto dis-seminato qua e l, sempreper sbadataggine, in manie-ra non organica allinternodel master plan, come inve-ce tutte le altre parti del pro-getto).- Nel master plan, compo-sto da circa 50 tavole, accu-ratamente realizzato dallar-chitetto citato e profumata- CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    banche, che valutano la fattibilit del progetto iniziale, permettono la sua realizzazione e poifacilitano il credito alla domanda (i compratori).Infatti le banche giocano da entrambe le parti, perch normalmente hanno grosse partecipazioninelle imprese di costruzione.Anzi, proprio la possibilit di contrarre mutui lunghissimi contribuisce a mantenere i prezzi esage-rati, perch la spesa si diluisce nel tempo e si rende possibile pagarli. Cos la banca ci guadagna

    doppiamente. Inoltre per loro i mutui sono unattivit molto sicura, perch garantisce un flusso diredditi costante per molto tempo, perch chi lo contrae lo priorizza a fronte di molte altre spese,perch si associa ad altri affari come quello delle polizza di assicurazione. E i tassi dinteresse inquesto momento molto bassi hanno spinto pi persone a indebitarsi. Ma se i tassi si alzano - come

    Taglio del bosco ad IspraTaglio del bosco ad IspraTaglio del bosco ad IspraTaglio del bosco ad IspraTaglio del bosco ad Ispra

    Cos i cantieri stanno trasformando il territorio del lagoCos i cantieri stanno trasformando il territorio del lagoCos i cantieri stanno trasformando il territorio del lagoCos i cantieri stanno trasformando il territorio del lagoCos i cantieri stanno trasformando il territorio del lago

  • z 17

    sta accadendo - loro ci guadagnano da chi non si pu pi pagare il mutuo e la propriet dellim-mobile si cede alla banca. Insomma, la banca ci guadagna con il boom economico e ci guadagne-r con la crisi economica.Per di pi la banca riesce sempre a passare in sordina e a diluire la propria responsabilitcomparendo solo come azionista delle varie imprese, un ruolo apparentemente pi defilato, permantenere quellimmagine di seriet e affidabilit utile negli affari. Perch la banca si presentaquasi come unistituzione benefica che si prende cura dei tuoi soldi, ma unimpresa che ha comeunico scopo quello di fare soldi con i soldi degli altri.

    Altra parte poi la giocano le imprese di costruzione, che per controllare i prezzi ormai si avvalgonodi subappalti e che quindi sono in realt dei grossi intermediari per una miriade di imprese pipiccole (rendendo possibile un alta precarietdel lavoro in condizioni di sicurezza nulle)oltre alle connessioni con la grande mafiadel cemento e delle materie prime (altre atti-vit notoriamente nocive).

    Quindi in fin dei conti chi ci guadagna? I pro-prietari dei terreni, i promotori del mercatoimmobiliare, e le banche. A raccogliere lebriciole, squallidi politici pi o meno di pro-fessione e amministratori locali direttamenteinteressati o unti a dovere, e anchelinsospettabile vicino di casa che nel suo pic-colo vuol partecipare al festino, spalleggian-do il saccheggio del territorio e lo sfrutta-mento del prossimo in nome del guadagno:sempre, comunque al di sopra di tutto.E lidea che dalla terra si abbia diritto a unprofitto per il solo fatto di possederla ha ra-dice antiche: per lo meno nella lunghissimastoria della rendita fondiaria che i possessoridei fondi hanno sempre percepito da chi lalavorava. La relazione dei ceti dominanti col-le proprie terre stata sempre quella dellosfruttamento, non certo del miglioramentofondiario. Particolare che forse spiega la ge-nerale indifferenza allabuso e alla distruzione.

    In pi, a mo di ricatto, dovremmo accettarelidea che lamministrazione comunale siacostretta comunque a svincolare aree per ra-

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    mente pagato con i soldi pubblici,anche la spiegazione del porto (e nonsolo le immagini quindi!) afflittadalla stessa sfortunata sorte. Il grafi-co colto da un temporaneo maloreha fatto lunico errore della suapatinata opera: scrivere con caratterirossi sovrapposti ad un disegno nerosu bianco, rendendola cos pratica-mente illeggibile.- In questa disgraziata didascalia sitralascia comunque di specificare chela costruzione di un immenso portocomporta la realizzazione di tutta unaserie di infrastrutture (bar, benzinaio,parcheggio...) attualmente non pre-senti e impossibili da realizzare sen-za una brutale devastazione dellacosta e del poco verde rimasto nellapiazza sul lago.

    Infatti, nonostante gli sforzi sinceriper la chiarezza e la trasparenza del-lamministrazione e del processo ditrasformazione della costa, pi voltesottolineati dalla giunta, la quasi to-talit della popolazione era alloscu-ro di tutto.Un gruppo di persone da tempo par-ticolarmente attente e sensibili al ter-

  • z18

    cimolare soldi tramite le concessioni edilizie. Ma per cosa? Per asfaltare strade da intasare conancora pi macchine? Nel migliore dei casi infatti gli amministratori sono tanto impotenti cheaccordano al privato concessione edilizia in cambio della costruzione di servizi che il comunedovrebbe ma non pu realizzare, e questo spesso sulle aree originariamente destinate a questoscopo. Su questo tipo di scambio (o meglio delega) emblematico ladeguamento della viabilitstradale nei dintorni dei nuovi complessi, che nel caso dei centri commerciali evidenzia bene il

    ritorio e alle politiche che lo riguardano ha cominciato ad indagare sulla realeportata del progetto.Restituite al maxi porto le sue proporzioni, occultate dalla giunta, sono appar-si subito chiari il disegno nascosto e il pericolo incombente. Il porto trasfor-merebbe radicalmente la baia di Ispra, che diverrebbe uno stagno di nafta,oleoso e maleodorante.Tutto questo sarebbe ad uso principalmente dei turisti, che avrebbero un po-sto comodo dove parcheggiare le grosse barche, mentre priverebbe la cittadi-

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    Mappa di BedolinaMappa di BedolinaMappa di BedolinaMappa di BedolinaMappa di BedolinaIncisione rupestre che rappresentaIncisione rupestre che rappresentaIncisione rupestre che rappresentaIncisione rupestre che rappresentaIncisione rupestre che rappresentail territorio coltivatoil territorio coltivatoil territorio coltivatoil territorio coltivatoil territorio coltivatodi un villaggiodi un villaggiodi un villaggiodi un villaggiodi un villaggioCamuno delletCamuno delletCamuno delletCamuno delletCamuno delletdel ferro, con idel ferro, con idel ferro, con idel ferro, con idel ferro, con icampi, le case,campi, le case,campi, le case,campi, le case,campi, le case,i sentieri. Lei sentieri. Lei sentieri. Lei sentieri. Lei sentieri. Lemappe dellemappe dellemappe dellemappe dellemappe dellepopolazioni pri-popolazioni pri-popolazioni pri-popolazioni pri-popolazioni pri-mitive sono pre-mitive sono pre-mitive sono pre-mitive sono pre-mitive sono pre-cise e funzionalicise e funzionalicise e funzionalicise e funzionalicise e funzionalirispetto agli usirispetto agli usirispetto agli usirispetto agli usirispetto agli usia cui servivano,a cui servivano,a cui servivano,a cui servivano,a cui servivano,e per lo pi rivol-e per lo pi rivol-e per lo pi rivol-e per lo pi rivol-e per lo pi rivol-te a descrivere ter-te a descrivere ter-te a descrivere ter-te a descrivere ter-te a descrivere ter-ritori locali (territori di caccia, vie di spostamento, territori mitici ecc...). Denotano una conoscenzaritori locali (territori di caccia, vie di spostamento, territori mitici ecc...). Denotano una conoscenzaritori locali (territori di caccia, vie di spostamento, territori mitici ecc...). Denotano una conoscenzaritori locali (territori di caccia, vie di spostamento, territori mitici ecc...). Denotano una conoscenzaritori locali (territori di caccia, vie di spostamento, territori mitici ecc...). Denotano una conoscenzaprofonda dellambiente naturale da cui traevano le loro riprofonda dellambiente naturale da cui traevano le loro riprofonda dellambiente naturale da cui traevano le loro riprofonda dellambiente naturale da cui traevano le loro riprofonda dellambiente naturale da cui traevano le loro risorse: possiamo dire che lasorse: possiamo dire che lasorse: possiamo dire che lasorse: possiamo dire che lasorse: possiamo dire che la loro geografia eraloro geografia eraloro geografia eraloro geografia eraloro geografia eradi base ecologica.di base ecologica.di base ecologica.di base ecologica.di base ecologica.

    rapporto di forze esistenti. O addirittura, e questo riguarda le aree turistiche come i litorali ealcune zone di montagna, lo stesso comune che chiude entrambi gli occhi lasciando costruiredove non si potrebbe, garantendo il proprio non-intervento a cambio di tariffe stabilite e ovvia-mente - in nero

    5. Su questonda anche la prassi che fa di terreni adiacenti a terreni urbanizzati il

    naturale luogo per altre costruzioni.Viene dunque da chiedersi quanto sia vincolante il piano regolatore e quanto invece contenga gii favori dovuti agli elettori privilegiati: non sar un caso allora che sia la prima cosa a cui si mettemano dopo le elezioni comunali, e che occupi buona parte delle beghe pre-elettorali.Infatti ad amministrare dovrebbe essere lufficio tecnico, dove a volte si pu trovare qualcuno che

  • z 19

    sia particolarmente sensibile e che ponga vincoli ambientali e paesaggistici sensati, ma essopraticamente ha scarsissima autonomia, in quanto pu essere sostituito in ogni momento se non pronto ad assecondare il volere politico di assessori, sindaci e giunte.Ma se la lobbie della costruzione e anche gli aspiranti affaristi di paese sono in grado di tenere inscacco lamministrazione comunale, quando non questa in primis ad avere interesse a farcementificare il pi possibile, allora chi gestisce il territorio?

    Certo non ci si pu aspettare che lo faccia chi dal costruire ne ricava ampi profitti, ma altrettantoevidente che lamministrazione pubblica non in grado di opporsi al deterioramento del territo-rio, perch incapace o interessata a non farlo.Un deterioramento inevitabile finch non ci sia un comunit che viva veramente i luoghi che abita.Che lo faccia presidiando i consigli comunali arrivando a superare la pressione di chi vorrebbespeculare, fondamentale nel caso di una emergenza (sia che siano capannoni e palazzine sia chesiano inceneritori, strade, porti, trafori, treni veloci, antenne, piloni o quantaltro). Numerosi

    nanza di una costa ancora fruibile e balneabile.Su questa semplice presa di coscienza si costituisce in maniera spontanea,non partitica e autogestita, il COMITATO PER LA TUTELA DELLAMBIENTE,con lo scopo di informare e sensibilizzare la popolazione circa lesistenza ela reale portata del progetto, smascherare la bassezza delloperazione, espingere i cittadini ad unirsi e ad irrobustire le fila di chi lotta.Un paio di mesi di lavoro per arrivare a distribuire in tutte le case un belvolantino pieghevole a colori con illustrazioni originali create ad hoc per ren-dere le reali proporzioni del porto.Cosa del tutto insperata, data laridit che caratterizza abitualmente il rappor-to tra popolazione locale ed ecosistema (i siti pi belli vengono spesso la-sciati allabbandono e divengono addirittura luoghi di emarginazione, spa-lancando cos le porte alla speculazione), la cittadinanza ha risposto numero-sa e preoccupata.Il Comune stato costretto ad indire unassemblea pubblica per presentareufficialmente il progetto. La serata stata partecipatissima, la gente agguerrita,la protesta si alzata da tutti gli strati sociali.Nonostante un ennesimo tentativo pubblico di proseguire la strategia dellaconfusione e delloccultamento del porto intero (larchitetto ha scordato dicommentare la diapositiva con il disegnino del porto ed saltato subito aquella successiva ma, prontamente contestato dai presenti, stato costretto atornare indietro... ma si pu offendere a tal punto lintelligenza dei cittadini?),la giunta si trovata, ormai alle corde, costretta a zampettare allindietrogarantendo, dopo aver parlato di finanziamenti gi arrivati per parte dei lavo-ri, che non ci saranno pi spiagge privatizzate a Ispra e che il progetto erasolo unidea, anzi neanche, solo una suggestione di un architetto troppoesoso.

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    COMITATO PER LA TUTELA DELLAMBIENTE

  • z20

    esempi di lotte popolari e locali ci mostrano che la sfacciataggine di amministratori e speculatori tale che a volte semplice smascherare lintreccio di interessi privati che si celano dietro taliprogetti. In questo caso un buon lavoro di raccolta di informazioni tra la popolazione (poche cosesi possono nascondere in un piccolo paese), la diffusione di queste in maniera precisa, compren-sibile, il porta a porta, la creazione di momenti di discussione fino alla partecipazione in massaai consigli comunali per impedire le delibere sono passi decisivi.E se non basta ci si pu sempre interporre alla realizzazione delle opere stesse, presidiandofisicamente i luoghi interessati anche se scoperchiare il pentolone delle loro nefandezze spesso sufficiente a costringerli a ripiegare, prima che qualcuno si metta a far luce anche sugli affaripassatiMa tutto ci comunque non basta.Ribellarsi a un progetto speculativo significa fare solo il primo passo per recuperare il nostrorapporto con ci che ci circonda. Perch il problema non tanto la mala gestione della cosacomune, quanto il concetto di gestione in s delegata a tecnici e politici prezzolati. Perch dovenon c comunit, non c neanche cosa comune. Per costoro i luoghi, con il loro equilibrio tranaturale e funzionale diventano mere mappe particellate su cui progettare.

    Ma il territorio non si ge-stisce: lo si vive.Decenni di gestione isti-tuzionale e centralizzatanon hanno saputo fareci che la conoscenzapopolare sapeva quoti-dianamente mantenere.Conosco un taglialegnaultrasettantenne che haimparato il mestiere dasuo padre e tuttora lopratica.Spesso interpellato incaso di dubbio da chiun-que sia alle prese con leattivit boschive. Cono-sce ogni declivio, ogniangolo dei boschi della

    valle, tanto da poter indicare ad occhio una cima di pianta che spunti tra le altre in mezzo alla costae descriverne la specie, let, i possibili usi nei vari diametri del tronco. Ha piantato piante ecinquantanni dopo gli capitato di tagliarle, col groppo in gola, conosce i cicli forestali dopo untipo di taglio o unaltro, le relazioni con gli animali, con gli incendi e le acque nel microclima dellavalle. Ha visto susseguirsi varie riforme sulle attivit di taglio e rimboschimento e sa criticarlepuntualmente indicandone gli errori, argomentando, seppur da illetterato, quali conseguenzeabbia portato il passaggio dallascia alla motosega e alle nuove tecniche, proprio in virt della sua

    La vita nella modernit suppone una geografia dove punti significativi eLa vita nella modernit suppone una geografia dove punti significativi eLa vita nella modernit suppone una geografia dove punti significativi eLa vita nella modernit suppone una geografia dove punti significativi eLa vita nella modernit suppone una geografia dove punti significativi e

    funzioni si situano in aree distanti e incoerenti tra loro. Un mondo reso pos-funzioni si situano in aree distanti e incoerenti tra loro. Un mondo reso pos-funzioni si situano in aree distanti e incoerenti tra loro. Un mondo reso pos-funzioni si situano in aree distanti e incoerenti tra loro. Un mondo reso pos-funzioni si situano in aree distanti e incoerenti tra loro. Un mondo reso pos-

    sibile da protesi-macchina, dove nella mappa mentale degli individui sisibile da protesi-macchina, dove nella mappa mentale degli individui sisibile da protesi-macchina, dove nella mappa mentale degli individui sisibile da protesi-macchina, dove nella mappa mentale degli individui sisibile da protesi-macchina, dove nella mappa mentale degli individui si

    oblitera lo spazio reale tra punto e punto, e con esso il mondo di conoscenzeoblitera lo spazio reale tra punto e punto, e con esso il mondo di conoscenzeoblitera lo spazio reale tra punto e punto, e con esso il mondo di conoscenzeoblitera lo spazio reale tra punto e punto, e con esso il mondo di conoscenzeoblitera lo spazio reale tra punto e punto, e con esso il mondo di conoscenze

    e consapevolezze ad esso legato.e consapevolezze ad esso legato.e consapevolezze ad esso legato.e consapevolezze ad esso legato.e consapevolezze ad esso legato.

  • z 21

    infinita serie di osservazioni dirette. Le leggicambiano, le guardie forestali, i ministri ancorpi e nessuno in fin dei conti vede a lungo ter-mine i risultati delle decisioni prese a tavolino.Boschi, fiumi, fonti, campi sotto il comando diingegneri forestali, magistrati delle acque, giuntecomunali di ogni colore, architetti, agronomied esperti vari hanno mostrato tutta la loroingestibilit di fronte a una pianificazione tec-nica studiata sulla carta e pretenziosamente ap-plicata a qualcosa di pi complesso di un estrat-to mappa: il vivente.Vivente da cui, per scelta politica tuttora in atto,si deciso di asportare la componente umana.Labbandono delle zone montane e rurali sta-to ben programmato e sospinto per passare aduna allora moderna economia industriale

    6.

    Proprio con la scomparsa della popolazionecontadina e delle conoscenze accumulate conlosservazione diretta e lanalogia

    7, e con lab-

    bandono delle usanze che contribuivano a re-golare le attivit umane nellambiente che sipone urgentemente il problema della gestionedi un territorio che non si conosce pi, e non sihanno pi gli strumenti per capire. Infatti laforma di un insediamento una costruzioneculturale, una mappa mentale che solo gli abi-tanti sono in grado di tenere in vita

    8.

    Non un caso infatti che da pi parti si invochila necessit di rivedere le leggi sugli usi civici,che codificano le antiche usanze sulle attivitagricole, pastorali e forestali delle popolazio-ni montane: sono norme che regolano le atti-vit nei terreni comuni

    9 per esempio, e che

    ora, in mancanza di una comunit viva che nerichieda lapplicazione, suonano solo come vin-coli alla gestione moderna del territorio. Inve-ce solo le popolazioni locali libere e in equili-brio col proprio ambiente circostante possonostabilire un uso oculato e durevole delle risor-se, governandole autonomamente. Ma quan-do lo scopo di ognuno diventa larricchimento

    materiale e immediato non possibile metterefreno al deterioramento dei rapporti con lam-biente e le altre persone.Mi viene in mente a proposito il sciur Giun,che con gli anni ha visto il suo campo di patatecircondarsi di chalet. Quando anche il suo pez-zo di terra divenuto edificabile, ha ricevutomolte proposte di acquisto: con i soldi cheprenderai -gli dicevano- potrai comprarti pata-te per tutta la vita. Ma lui rimasto irremovibi-le, e si rifiuta di vendere. Sa bene che nessunamoneta vale quanto la gioia che continua aprovare coltivando quel pezzo di terra

    10.

    E mentre a molti altri, troppi, brillano gli occhinello svendere la propria vita pezzo per pezzo,giorno a giorno, si van perdendo tutti quei di-ritti consuetudinari che sono le fondamenta diunesistenza libera.Con dispositivi di espropriazione ed esclusio-ne imposti per legge i potentati economici han-no ottenuto la propriet sulle sementi e sullaloro riproduzione, hanno di fatto reso impos-sibile allevare animali e trasformarne i prodottiin modo tradizionale

    11, poi per hanno creato

    marchi per prodotti tipici fasulli frutto solo delmarketing, hanno ottenuto il controllo sulle ac-que e sulle reti idriche

    12, hanno ottenuto la

    costruzione di strade e infrastrutture per crea-re mercato l dove non lo avevano, hanno im-posto regolamenti tali da rendere impossibileai piccoli artigiani di adeguarsi e, per farla bre-ve, hanno sempre avuto come obiettivo strate-gico quello di eliminare le forme di mutualit edi economia legati al territorio per generaredipendenza e flusso di denaro verso i grandicircuiti di produzione e vendita in loro possesso.Mentre la comunit locale perde i suoi conno-tati, limpresa come persona giuridica ne usur-pa i diritti facendoli fruttare

    13.

    A questo si aggiunga limpostazione proibi-zionista delle zone di interesse naturalistico,che riteneva le attivit tradizionali in contrasto

  • z22

    con quelle tutelative, e un certo urbano-centrismo in materia di amministrazione del territorio,pregno di una visione paesaggista e turistica. In tali condizioni, nemmeno una semplice riattribuzionedi poteri agli ambiti locali pu sortire molti effetti. Su questo limite, gli esempi non mancano anchein quei rari casi di gestione partecipativa che lasciano alla popolazione un piccolo margine sulcome realizzare un nuovo progetto ma mai sul se.Nonostante una rilocalizzazione delle competenze sia auspicabile, non ci si pu fermare alla

    nostalgica rievocazione di un passato che fu, che ci affiderebbe ad un cieco localismo senzaaffrontare una discussione sul senso della comunit, dellautonomia, dellautogoverno e delnostro ruolo come individui in questo.La situazione attuale si genera da pratiche e logiche tutte da riconsiderare: riappropriarsi delterritorio vorr allora dire riappropriarsi del senso del territorio, riempire di significato questospazio della comunit anche come luogo della mente, invertendo il paradigma capitalista dellamassimizzazione del profitto con quello del bene comune.

    Note1. Si sostiene che in regime di libera concorrenza il mercato si autoregoli abbassando i prezzi. Secondo la teoria dellibero mercato si ottiene lautoregolazione allaumento della quantit del bene emesso.2. Lorganizzazione dello spazio urbano secondo le leggi della crescita economica porta al modello metropolitano, cheprevede una divisione fordista delle aree secondo specifiche funzioni economiche. Alberto Magnaghi definisce questoprocesso deterritorializzazione dove il produttore/consumatore ha preso il posto dellabitante, il sito quello delluogo, la regione economica quello della regione storica e della bioregione. Alberto Magnaghi, il progetto locale.Bollati Boringhieri, Torino 2000.3. Marvi Maggio, international network for urban research and action. La questione casa a Firenze.Chi costruisce perchi? Carta Etc. luglio-agosto 2006.

  • z 23

    4. Albert Recio, Les claus del negoci de lhabitatge. La veu del carrer, settembre-ottobre 2005.5. Pedro Cores, la tica en el urbanismo. EcoHabitar n. 10, estate 2006.6. Con tutta la sua propaganda e immaginario progressista. Ma ora che non pi cos redditizia la si rottamata perpassare a una economia non pi produttiva, ma speculativa: quella finanziaria.7. Cfr. Giuseppe Lisi, La conoscenza nel mondo contadino, Libreria Editrice Fiorentina, 19898. Franco La Cecla, Mente Locale. Per unantropologia dellabitare. Eluthera, Milano 20069. Luso comune stabilisce il diritto reciproco per gli abitanti di accedere a un insieme di risorse (pascolo, legnatico,raccolta di strame, frutti spontanei, funghi etc..) in un ambito dove la grande conoscenza diretta dellambiente nepermette un generale mantenimento in ottime condizioni. Labitante della montagna sapeva mantenere un delicatoequilibrio nel proprio intervento, il che di fatto aumentava le risorse e la complessit dellecosistema.10. Si tratta a mio vedere di prediligere il valore duso a quello di scambio, ovvero rifiutare un atteggiamento basatosulla convenienza economica (permutare qualche cosa per ottenere denaro) e mantenerne uno che tenga conto delvalore delle cose per la funzione che hanno (non solo produttiva ma anche sociale, storica, affettiva, ambientale, emolte altre). Il valore di scambio fa capo a una visione riduttivista, astratta e mercantile della realt, mentre il valoreduso suppone una concezione articolata e viva: nel primo caso saremo sempre venditori o acquirenti di qualcosa, acominciare dal nostro tempo, e saremo dipendenti dal mercato, nel secondo caso saremo liberi di fare scelte nonprevedibili e personali, secondo criteri di importanza non incentrati sul denaro.11. Ce ne siamo occupati pi volte nel corso della rivista, nel n. 3, il pane di una volta e nel n. 4, la sceltadellalpe.12. In Italia in atto la privatizzazione dellacqua grazie alla legge Galli (n. 36 del 5.01.94) che stabilisce lariorganizzazione del sistema idrico pubblico. La Regione Lombardia per esempio obbliga i comuni ad aderire a deiconsorzi denominati A.T.O. (ambiti territoriali ottimali) allinterno dei quali si procederebbe alla riunificazione dellagestione dei servizi idrici da parte di societ di capitali inizialmente a partecipazione pubblica, ma che dopo un periodotransitorio verrebbero affidate a privati. La definizione degli ambiti stata fatta dallalto creando assurdit come unaprovincia-un A.T.O, rivelando una totale ignoranza del territorio e dei bacini idrografici (altro che ambito ottimale!).Ma soprattutto si introduce un concetto del tutto nuovo sullerogazione che da servizio passa ad essere attivitlucrativa: in alcune zone dellAppennino dove i privati sono gi entrati nella gestione si assistito ad un notevolepeggioramento del servizio e aumento dei prezzi.13. In un mondo assurdo dominato dalleconomia, la legge riconosce allimpresa lo status di persona giuridica e inquanto tale ha la facolt di intestarsi dei diritti di propriet. Tra questi anche variet e geni di specie vegetalicommestibili o medicinali, che vengono sottratte alle comunit locali che le hanno selezionate nei secoli.

    Larticolo integra molti contributi che diverse persone hanno apportato prima della stesura finale. Fa piacere allautorericordare che le loro conoscenze sono state essenziali e la loro disponibilit un valido aiuto.

    Le foto contenute nella scheda sono tratte dal sito www.puntaemazzetta.net; limmagine a pag. 18 stata fornitadallautore dellarticolo, la foto a pag. 20 tratta dal sito www.alptransit.ch, quella a pag. 22 (autore LucaMercalli) tratta da: Le mucche non mangiano cemento, L. Mercalli/C. Sasso, Edizioni SMS, Torino, 2004.

    z

  • z24

    ABITARE TRA

    TERRA E PAGLIA

    AAAAANONIMONONIMONONIMONONIMONONIMO A A A A ABUSIVOBUSIVOBUSIVOBUSIVOBUSIVO

    Prima di fornire spiegazioni tecniche sulla mia esperienza in montagna, vorrei spendere alcuneparole in merito alla scelta di viverci.Non sono nato sulle montagne, anche se dal piccolo paesino dove sono cresciuto potevo scor-gerle in tutta la loro bellezza. Il mio amore per i monti nacque in tenera et, fin da quando con imiei genitori, la domenica, si andava a raccogliere funghi e castagne nella valle di Locana, incolonia nella alta valle di Soana e poi con gli amici alla scoperta delle prime vette ai piedi del GranParadiso, la pi alta e maestosa cima nei massicci dellAlto Canavese.La mia prima esperienza di vita in montagna fu discontinua e travagliata. Percorrevo con piacere isentieri ripidi ed angusti che conducevano alla casetta che un proprietario del paesino l sotto miaveva affidato. Accendevo il fuoco, facevo da mangiare e poi... mi annoiavo a morte. Allora mifacevo coraggio e scendevo in paese per un caff, poi risalivo in fretta, riconfortato dalla presenzaumana. Ci sono voluti anni di esperienze diverse e scelte precise prima di poter finalmente viverein montagna. Poi, mentre osservavo radiosi tramonti dai colori indefinibili, maledivo la solitudineforzata a cui mi ero sottoposto e gettavo sguardi furiosi verso la pianura. L sotto la centralenucleare di Trino, e poi i fumi della metropoli... l sotto laria che ristagna, le telecamere, ladisperazione ed il controllo: pianura che ha disumanizzato le persone, che produce inquinamentoe sottomissione.Ci sono voluti anni prima di allacciare relazioni con la gente del luogo, relazioni che, oggi possodirlo, sono molto vicine alla complicit. Mi sono interessato alla storia della montagna e vi hotrovato ci che cercavo, la storia, le lotte, la cultura ed una certa forma di autonomia di vita di cui

  • z 25

    vado orgoglioso. Credo occorra per, fare i conti con se stessi e la solitudine prima di fare unascelta del genere. Ma veniamo alle spiegazioni tecniche.Dopo aver trovato il luogo che cercavo, unesposizione decente che mi permettesse di averealmeno sei ore di sole in pieno inverno, un rudere abbandonato e dei vicini contenti della miapresenza, cominciai la mia avventura. Una mezzora di cammino una distanza pi che sufficienteper sentirsi lontano dai rumori, distanza di cui occorre tener conto, soprattutto con la neve ed ilmaltempo. Arrivai in quel luogo con uno zai-no carico di speranze e nullaltro a parte lavolont. Cominciai a recuperare delle vec-chie travi che portai a casa sulle spalle, unvero calvario, che mi servirono a rifare latravatura del tetto. Dimensioni del rudere:tre metri quadrati per tre. Quasi una cella,pensavo la sera mentre dallunica finestrellaa bocca di lupo scomparivano le sfumaturedellimbrunire. Decisi quindi di costruire unospazio pi grande e soprattutto pi lumino-so. In una terrazza l vicino, con il picconeche recuperai in discarica, tracciai il perimetro delle fondamenta, sette metri di lunghezza perquattro di larghezza. Finite le fondamenta in pietra mi resi conto che il lavoro era ciclopico, tenutoconto delle mie forze. Non potevo di certo togliere le pietre dai muri a secco delle terrazze. Lapietra uno dei materiali pi facilmente reperibili in montagna eppure, a studiarne le caratteristi-che, poco isolante, difficile da scaldare, pesante da trasportare e manovrare quando si hanno adisposizione soltanto le propriebraccia. Per questo ho comincia-to ad interessarmi alla paglia ealla terra, materie prime con cuisono tuttoggi costruite le abita-zioni di due terzi dellumanit.Cominciai a tagliare nella fore-sta l vicino dei pini, ascoltando iconsigli degli anziani circa il pe-riodo pi adatto. Dopo aver scel-to quelli pi dritti, li scortecciaiimmediatamente e li trasportaifino al cantiere. Senza dargli iltempo di stagionare li piazzai nel-le fondamenta tramite dei piediin metallo che cementai (lunico cemento in tutta la costruzione), dopo averli trattati con olio dilino e trementina. Cos facendo il legno non rester a contatto con le parti umide delle fondamen-ta, prolungando la sua durata nel tempo. La casa deve avere buoni stivali ed un buon cappello.Dopo aver fissato i pilastri, cominciai a posare i telai di porte e finestre, fino ad arrivare alla

    Il perimetro della casa: fondamenta in pietraIl perimetro della casa: fondamenta in pietraIl perimetro della casa: fondamenta in pietraIl perimetro della casa: fondamenta in pietraIl perimetro della casa: fondamenta in pietra

    e pilastri in legnoe pilastri in legnoe pilastri in legnoe pilastri in legnoe pilastri in legno

    t r a v et r a v et r a v et r a v et r a v e

    pi las t rop i las t rop i las t rop i las t rop i las t ro

    p i e d ip i e d ip i e d ip i e d ip i e d i

    me ta l l i c ime ta l l i c ime ta l l i c ime ta l l i c ime ta l l i c i

    cas se rocasse rocasse rocasse rocasse ro

    Vista lateraleVista lateraleVista lateraleVista lateraleVista laterale

    spesso respesso respesso respesso respesso re

    m u r om u r om u r om u r om u r o

    30-40 cm30-40 cm30-40 cm30-40 cm30-40 cm

  • z26

    struttura del tetto. Decisi di posare il tetto per poterci lavorare sotto anche in caso di maltempo. Letravi del tetto le squadrai con la motosega, attrezzo molto utile per questo genere di lavori.Per i muri decisi di utilizzare un misto di paglia e terra, dopo aver costruito unintelaiatura a cuiavvitai dei casseri. Schiacciando il miscuglio tra i casseri ottenni un muro dello spessore di circaquaranta centimetri: la paglia tubolare un ottimo isolante.Lintonaco scelsi di farlo a base di calce e sabbia, anche se esistono tecniche pi artigianali a base

    di argilla e fibre di paglia sminuzzata, oppure ag-giungendo escrementi secchi equini o bovini.Ho impiegato circa un anno di lavoro prima dipoter abitare la casetta, recuperando qua e l ivetri, il legno eccetera.Durante i lavori cambiai spesso il progetto, pro-vai, sbagliai, ripresi i lavori da capo. Se dovessiricostruire oggi unaltra casetta, la farei probabil-mente in modo diverso, apportando le esperien-ze maturate.La casa che ho costruito non durer certo dei se-coli. E mi piace pensare che quando la mia operacomincer a risentire dellinevitabile segno deltempo, non lascer materiali impossibili da smal-tire e non resteranno tracce nel luogo che mi haaccolto. Quella casetta non mi appartiene: mi pia-ce pensare che sono tra questi monti di passag-gio, che non ho serrature nelle porte.Sono contento di aver compiuto lopera, un loca-

    le caldo ed accogliente, luminoso. Una tana in cui posso rilassarmi, un rifugio in cui possoriflettere. Sono soddisfatto perch ho dimostrato a me stesso che possibile costruirsi una casasenza indebitarsi con le banche ed acquistando una maggiore autonomia.Attraverso questa esperienza ho maturato certe consapevolezze: ho scoperto che possibilevivere senza lassillo di un affitto, scoprendo la propria manualit e riappropriandosi dei saperinecessari alla vita rurale.

    In questo breve articolo tecnicamente impossibile essere esaustivi in materia. Per chi volesse saperne di pi,segnaliamo il testo Case in terra-paglia di Barbara Narici, scaricabile dal sito www.alekos.org.I disegni a pag. 25 sono opera dellautore, la foto in questa pagina tratta dal sito www.gondrano.it.

    Cassero per un perimetro circolareCassero per un perimetro circolareCassero per un perimetro circolareCassero per un perimetro circolareCassero per un perimetro circolare

    z

  • z 27

    Era linizio dellestate. Passo dopo passo il paesaggio intorno a noi stava lentamente cambiando.Gli ultimi pini e larici avevano ormai lasciato posto ad esigui ripiani erbosi e ad arbusti dirododendro.Sopra di noi, il cielo era particolarmente nuvoloso ma, avendo il sentiero piegato decisamente asinistra, abbiamo potuto scorgere linconfondibile sagoma del colle che ci eravamo prefissati diraggiungere e, aldil di esso, uno spicchio di cielo azzurro intenso. Per alcuni la curiosit degliocchi un appetito insaziabile.Gli ultimi tornanti della mulattiera sono stati percorsi da quello strano senso di inquietudine chesi percepisce quando si sul punto di vedere oltre ma ancora si impediti da un ostacolomateriale.Essendo cambiata la prospettiva con la quale guardavamo la nostra meta, ci siamo accorti dellapresenza di un vecchio fortino militare per buona parte diroccato che, facendosi sempre pi vicino,ci comunicava la netta sensazione di essere osservati.Il silenzio dellalta montagna testimonia lassenza delluomo e delle sue attivit frenetiche, ma noncomunica mai quel senso di solitudine cos spietato e penetrante che, viceversa, si pu provareallinterno di un condominio o nel parcheggio di un supermercato.Non di rado, consapevolmente o meno, la fauna selvaggia dei monti e luomo nutrono una

    UNOMBRA OSCURASOSPESA NEL VUOTO

    GGGGGIIIII ( ( ( ( (CONCONCONCONCON LALALALALA COLLABORAZIONECOLLABORAZIONECOLLABORAZIONECOLLABORAZIONECOLLABORAZIONE DIDIDIDIDI I I I I IVANVANVANVANVAN)))))

    LLLLLAQUILAAQUILAAQUILAAQUILAAQUILA: : : : : MITIMITIMITIMITIMITI EEEEE SIMBOLOGIASIMBOLOGIASIMBOLOGIASIMBOLOGIASIMBOLOGIA DELDELDELDELDEL PREDATOREPREDATOREPREDATOREPREDATOREPREDATORE ALATOALATOALATOALATOALATO

  • z28

    curiosit reciproca; per questo, camminando,pu capitare sovente dessere loggetto di at-tenzione di una marmotta o di un ungulato.Nel nostro caso,percorsi gli ultimimetri, da una dellefinestre del fortino,si affacciato unvecchio stambeccoche, fino ad alloraimmobile, veden-doci avvicinare, hadeciso di allonta-narsi tra le roccecircostanti, per poivoltarsi a scrutaregli inattesi visitatori. La stranezza di vedere que-sto animale inserito nel contesto di una struttu-ra umana ci ha accompagnato mentre guada-gnavamo la sommit del colle. Qui siamo statisubito rapiti dal fenomeno meteorologico alquale stavamo assistendo. La perturbazione chefino ad ora ci ave-va accompagnatolungo il versanteormai alle nostrespalle, sospintadal vento, non riu-sciva ad oltrepas-sare le creste cir-costanti, ma su diesse si infrangevacome le onde delmare contro gliscogli. Il cielo e la luce erano letteralmentetagliati in due e ancora ci permeava la sensa-zione di essere osservati.Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di po-sare gli zaini, che dalla nostra destra un esem-plare di aquila dalle considerevoli dimensioniha planato poco sotto i nostri piedi per poivirare nuovamente, sovrastandoci di pochi metri

    con la sua sagoma inconfondibile. Allontana-tasi in pochi battiti di ali fino a diventare unpunto indistinto, ci ha regalato un desiderio

    inconsueto: quellodi poter indovina-re, anche solo perun istante, la per-cezione della suaprospettiva aereasul territorio ine-sorabilmente pre-clusa a qualsiasiessere umano.Le parole scrittepossono essereavare nei confronti

    del turbinio di emozioni che al momento si pro-va in un avvistamento del genere. Sicuramenteci che lha reso cos particolare stato che lanostra implacabile predatrice dellaria, veden-doci, non sia volata lontano ma, ricambiandola nostra curiosit, abbia forse valutato la pos-

    sibilit che fossimodelle prede. stato grazie al-limpatto di questaesperienza che ab-biamo compresocome, sin dallalbadei tempi, e pressoi popoli dognidove, laquila, ab-bia popolato miti,leggende e simbo-

    logia imprimendosi indelebilmente nellimma-ginario collettivo.

    Per quanto concerne i popoli antichi, riscon-triamo la prima traccia della presenza del rapa-ce nellantica arte sumerica. Qui si riteneva in-discussa la sua sovranit sul resto del regnoanimale. Rappresentata con un corpo alato con

  • z 29

    linnesto di una testa di leone, allaquila sarebbe spettato il privilegio di volare verso il cielo, ladimora degli Dei, conducendo con s le anime dei morti. Del resto, anche in quella regione checorrisponde oggi alla Siria, essa era considerata la guida che accompagnava le anime dei mortiverso la dimora celeste. In Medio Oriente ed in India, in cui anticamente laquila era uno deisimboli di Vishnou, si pu individuare la nascita di un vero e proprio culto riguardante questoanimale: culto che avrebbe poi preso piede presso tutti i popoli incineritori e non presso quelliinumatori, se non attraverso una contaminazione con i primi. Ci si deve forse al fatto che,praticando la sepoltura, i corpi dei defunti si deteriorano nel sottosuolo, mentre le ceneri volano,richiamando la dimensione aerea del volatile.Lantica Grecia ricca di riferimenti mitologici al predatore alato. Zeus, ad esempio, ha compiutouna metamorfosi trasformandosi in aquila per rapire il giovane Ganimede del quale era innamo-rato. Avendolo cos condotto nellOlimpo ne fece il suo coppiere donandogli in cambio leternagiovinezza. Le aquile incarnaronoaltres il supplizio del titano Pro-meteo reo daver rubato il fuocoper donarlo agli uomini. Incatena-to alle rocce di una montagna, irapaci di giorno ne divoravano ilfegato che, ricrescendo la notte,prolungava la sua agonia.Inoltre, la Grecia antica ci offre lasuggestiva interpretazione secon-do cui laquila, partita dallestre-mit del mondo, si sarebbe ferma-ta sulla verticale dellOmphalos diDelfi che era considerato il luogosolare per eccellenza. Di qui, se-guendo la traiettoria del sole, dal suo sorgere allo zenit, avrebbe poi compiuto quel tragitto checoincide con lestensione dellasse del mondo.Nella Roma imperiale, che gi da tempo aveva subito il fascino della cultura greca, laquila eraluccello sacro a Giove e ad esso spettava il compito di portare fulmini al Dio. Per questo motivovenne sovente rappresentato con le saette strette fra gli artigli.Un interessante accenno zoologico compare nella Storia naturale di Plinio. Egli affermava chelaquila fosse lunico volatile in grado di fissare intensamente la luce del sole e, a riprova di ci,sosteneva fosse solita esporre alla luce dei suoi raggi i piccoli appena nati per provarne lalegittimit. Se questi superavano la prova venivano accettati come prole ed accuditi, ma se, alcontrario, distoglievano lo sguardo sbattendo le palpebre venivano cacciati dal nido e abbando-nati al loro destino.I popoli del nord, ed i vichinghi in particolare, vivendo un rapporto totalizzante con una natura che,sovrastandoli minacciosa, interveniva in ogni ambito dellesistente, non potevano non subire lafascinazione della fosca predatrice. In queste terre si credeva che laquila fosse leccelso fra ivolatili. Potendo fissare intensamente la luce del sole, essa incarnava la percezione diretta della

  • z30

    luce divina ed era quindi lemblema della sublimazione. In quanto uccello di Odino era rappresen-tata appollaiata nel Valhalla (dimora del Dio) su un ramo dellalbero cosmico. Qui litigavacostantemente, affidando gli insulti ad uno scoiattolo messaggero, con la serpe Ndhggr, laquale rodeva le radici dellalbero. Al tempo stesso considerato un animale iniziatico dotato diuna saggezza particolare in quanto, avendo per primo volato sul mondo, lo scruta dallalto deltempo, avendo di esso la netta percezione. Secondo la leggenda lo stesso Odino, sotto forma diaquila, compie il furto dellidromele, la bevanda che rende poeta chi lo beve. Fa invece riferimentoalla sua natura rapace di divoratrice di cadaveri la metafora rallegrare le aquile che significavauccidere molti nemici.

    Come cerimonia sacrificale stata intesa laquila di sangue, pratica che consisteva nel metterea morte i nemici, staccando le costole dalla spina dorsale per aprirle come ali e infine estrarre ipolmoni.A riprova della sua indiscutibile diffusione nel mondo, seppur in speci diverse, ritroviamo numero-si riferimenti culturali nei miti e nelle tradizioni dei popoli delle americhe. Presso svariate etnie dinativi americani laquila, legata al mondo ultraterreno, esprimeva un significato complesso evicino al soprannaturale. Durante le danze sciamaniche, lestasi del rituale si traduceva nellapersonificazione tra i praticanti ed il volatile, sia dal punto di vista fisico sia da quello spirituale.Secondo la tradizione Sioux la figura mitica del ragazzo stella, figlio di un astro e di una donnamortale, sconfisse Wazeeyah (il vento gelido del nord) il quale minacciava di uccidere tutti gli

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    LLLLLAQUILA IN NAAQUILA IN NAAQUILA IN NAAQUILA IN NAAQUILA IN NATURATURATURATURATURA

    Approfondendo laspetto zoologico, circoscriviamo la ricerca, tra le innume-revoli specie esistenti, a quella che popola le nostre montagne: laquila reale.Appartenente allordine degli accipitriformi, un rapace diurno dalle innume-revoli peculiarit.Cos come per buona parte della fauna dei climi freddi, laquila, in seguito alritiro dei ghiacci dellultima glaciazione, ha trovato il suo habitat in alta mon-tagna. A costringerla poi, nelle zone pi imperve ed inacessibili, sono statiluomo e lavanzare delle sue opere devastatrici a danno dellintero ecosistema.Insieme al gipeto, il pi grande predatore alato delle Alpi. Le sue dimensio-ni variano a seconda del sesso in quanto le femmine hanno una maggioreestensione alare e di conseguenza un peso superiore. Lestensione alarevaria da 1.9 a 2.3 metri;il piumaggio caratterizzato da un colore per lo pibruno, ad eccezione del capo e della nuca che sono fulvo-dorati. Un utileelemento di riconoscimento rappresentato dalle piume pi esterne, le co-siddette remigranti primarie, che appaiono aperte come le dita di una manoe rendono la sagoma di questo volatile inconfondibile.Diffusa su tutto larco alpino e su parte della dorsale appenninica, laquilapredilige quei massicci montagnosi i cui anfratti costituiscono siti idonei allanidificazione. Questi rilievi presentano, oltre ad un basso disturbo antropico,una riserva abbondante di selvaggina. Va ricordato che la dieta di questo

  • z 31

    uomini, grazie alla brezza tiepida prodotta dalsuo magico ventaglio di piume daquila. Sol-tanto grazie ad esso, la neve inizi a sciogliersied il vento freddo fu relegato ad un ben precisoperiodo dellanno, linverno.Il celebre casco di penne, che i colonizzatorichiamarono war bonnet, veniva utilizzato nelladanza del sole, pratica propiziatoria esciamanica diffusa presso molte trib di nativi,sia delle pianure, sia delle montagne, nonchpresso gli Aztechi. Questi ultimi, comparsi in-torno al XIV sec. sullaltopiano centrale delMessico, imposero in breve tempo unegemo-nia indiscussa su una vasta porzione del terri-torio circostante.La tradizione azteca narra di Huitzilopochtli,Dio del sole e della guerra, il quale mostr alpopolo azteco dove edificare la nuova capita-

    rapace estremamente varia. Durante il periodo estivo caccia prevalente-mente marmotte ma, soprattutto nelle altre stagioni, non disdegna pernici,fagiani, piccoli di ungulati, lepri, scoiattoli ed ermellini. dotata di un beccorobusto ed uncinato e di artigli lunghi e affilati con i quali lacera le sue prede.Solitamente descrive in volo ampi cerchi in cielo per sorvegliare il territoriosottostante. Poi, sfruttando al meglio le correnti daria, piomba sulla caccia-gione con picchiate fulminee. Non di rado, predando i piccoli di ungulato(troppo pesanti per essere portati nel nido), avendoli sollevati li lascia precipi-tare sulle rocce sottostanti per tramortirli e ghermirli nuovamente. Talvolta taletecnica di caccia viene utilizzata per rompere la corazza delle testuggini terricole.Una tecnica che, tra laltro, rende credibile il mito secondo il quale Eschilosarebbe stato ucciso da una tartaruga lanciata nel vuoto da unaquila.In generale tutto ci che pesa meno di 5-6 chili pu essere considerato unapotenziale preda di questo rapace che non ha nemici naturali e non indietreg-gia nemmeno davanti alluomo.Laquila vive il suo periodo riproduttivo tra gennaio e febbraio ed un anima-le estremamente monogamo e geloso del suo territorio. Pu capitare di os-servare le coppie esibirsi in quello che viene definito volo nuziale. Questovolteggio consiste in una serie di planate ed ascensioni, durante le quali, idue esemplari, talvolta congiungono le zampe per qualche secondo.Intorno alla seconda met di marzo, la femmina depone da una a tre uovache si dischiudono entro la prima met di maggio. I piccoli rimangono nel

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA DALLADALLADALLADALLADALLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA PRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTEPRECEDENTE

    CONTINUACONTINUACONTINUACONTINUACONTINUA NELLANELLANELLANELLANELLA PAGINAPAGINAPAGINAPAGINAPAGINA SEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTESEGUENTE

    le, affidando ad una visione la sua volont.Laddove unaquila con un serpente fra gli artiglisi fosse posata su di un cactus, avrebbe indica-to il luogo designato. Il rapace volteggi cossu un isolotto al centro del lago Texcoco, dovegli Aztechi edificarono Tenochtiln, distrutta persempre dalle barbarie perpetrate dai coloniz-zatori spagnoli.Luniversalit del simbolo dellaquila affonda lesue radici nei meandri della psiche umana, an-nullando la distanza delle culture nei popolidel mondo ed il tempo stesso. Lo ritroviamoquindi, nellarco di tutto il Medioevo, anchenella simbologia cristiana. In questo ambito ilrapace stato spogliato da qualsivoglia attri-buzione sessuale. Esprimendo la valenza dipugna spiritualis, ovvero la guerra della pu-rezza spirituale contro la tentazione del pecca-

  • z32

    to e quindi la materia, stata, nei secoli, completamente disanimalizzata. stata utilizzata comeattributo della giustizia divina che, dallalto, riflettendo la pr