Numero I/2013 Maggio 2013 L’AVELLANO - Valerio Di DonatoL’Avellano I/2013 Pagina 3 L’incontro...
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Le Regioni Abruzzo e Piemonte così
come Famiglia Abruzzese e Molisana
in Piemonte e Valle D'Aosta e Solstizio
d'Estate Onlus non potevano non
dedicare alcuni eventi al Salone
internazionale del Libro di Torino alle
celebrazioni dei 150° della nascita del
"Vate".
Si parte giovedì 16 alle h.16,00 (pres-
so lo stand della Regione Abruzzo) con l'inaugurazione della
Mostra ”Il Cenacolo e dintorni”, con testimonianze e reperti
della prima metà del Novecento a cura dell’Archivio
Illustrazione Abruzzese con la partecipazione degli Assessori
alla Cultura di Regione Piemonte e Abruzzo; per passare
venerdì 17 alle ore 12,00 (Sala Agorà - Pad. 5) alla
presentazione del volume “ll fanciullo e la strega” a cura di
Giusi Di Crescenzo; sempre venerdì 17 alle ore 17,00 (Pad. 3
Stand S76) "Storie di Migrazioni" con testimonianze
Istituzionali, della Famiglia Abruzzese e Molisana e della
Comunità Romena e la prevista partecipazione del Console
generale a Torino Alexandru Mugurel Buje; sabato 18 ore 17.00
(Pad. 3 Stand S76) "La Medicina tradizionale in Italia e in
Abruzzo. La Cina e il Paraguay" con la partecipazione della
Ministra della Cultura del Paraguay Marcela Bartolozzi; sabato
18 ore 19.30 (Sala Arancio) il Concorso Internazionale di Ex
Libris e sceneggiature il Bosco Stregato propone "Nel Segno
del Vate" dedicato a G. D'Annunzio con relazioni tenute da
Silvio Alovisio del Museo Naz. del Cinema...Guido Baldi e
"L'uomo che rubò la Gioconda" di G. D'Annunzio, illustrata da
Franco Prono; sabato 18 ore 21.00 (Sala Arancio) Il Concorso
Internazionale il Bosco Stregato e Madre Tierra del Paraguay si
raccontano; domenica 19 ore 19,30 (Pad. 3 Stand S76) serata
musicale e poesia dedicata a G. D'Annunzio e Francesco Paolo
Tosti.
Non poteva mancare una nuova edizione del Concorso
internazionale di Ex Libris e sceneggiature Il Bosco Stregato
dedicato al nostro corregionale che la Famiglia Abruzzese e
Molisana e Solstizio D'Estate Onlus insieme organizzano.
Il Concorso merita qualche ulteriore spunto: quest’anno, a
differenza delle passate edizioni, non ci saranno solo premi in
denaro, ma anche soggiorni in Abruzzo e Piemonte. Questo per
legare il “Vate” non solo al territorio abruzzese, dove è nato
(come dimenticare il richiamo ai pastori e all’emigrazione e
all’avellano –la nocciola-, che è pure un prodotto tipico del
Piemonte, delle Langhe); ma a tutti i luoghi con cui il Vate è
venuto in contatto: non solo italiani, ma francesi, istriani, inglesi
con mostre itineranti in Italia e all’estero.
Parlare di Gabriele D’Annunzio è far rivivere l’Italia di un tempo:
un’epoca fortemente caratterizzata da un personaggio che è
stato compositore, scrittore, poeta, drammaturgo,
sceneggiatore, giornalista, gourmet, eroe, massone e temerario
play boy. Se comunemente viene ricordato come il simbolo del
decadentismo italiano, fu personaggio discusso e discutibile,
fascinoso e deprecato, così come fu viaggiatore sempre attratto,
e mai soddisfatto, da nuovi paesi e da nuovi orizzonti.
Il bando, sia per la sezione Ex Libris che per la sezione
sceneggiature, può essere scaricato dal
sito:www.boscostregato.com, oppure richiesto per e-mail
Pagina 1
Direttore Responsabile: Tommaso Lo Russo
L’AVELLANO
150° Anniversario della nascita
di Gabriele d'Annunzio
In questo numero
Maggio Piovono Libri
Un Salone da raccontare dal punto di vista abruzzese 1
“La tragica morte di Ippolito Nievo” di C.Glori 2
“Calendario”L’Aquila 6 aprile, cronaca di una rinascita”
Intervista allo scrittore Angelo De Nicola 3
Intervista all’assessore alla Cultura della Regione
Abruzzo Luigi De Fanis 4
Intervista a Francesca Pompa 4
Quel Ramo di Mandorlo di E.Centofanti 5
Dacia Maraini 5
Viva l’Italia di Dacia Maraini 6
Bando Concorso “Nel segno del Vate” 7
La Grande Festa di Dacia Maraini 12
La presenza al Salone del Libro di Torino 12
Numero I /2013
Maggio 2013
di Carlo Di Giambattista
Pres. Famiglia Abruzzese e Molisana
Contatti: www.fampv.it / e-mail: [email protected]
Rubrica DICOLAMIA
Ditelo a noi: [email protected]
Periodico di informazione della Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte e Valle d’Aosta
Autorizzazione Tribunale di Torino: 3638 del 06/03/1986
La bella campagna “Ottobre, piovono libri”, da un paio d’anni è
stata anticipata a maggio, non sappiamo se sia una coincidenza
o (come speriamo), una strategia voluta per legare la campagna
al Salone di Torino, ma ci speriamo. Comunque sia, al Salone di
Torino c’era un’infinità di volumi per tutti i gusti e tutte le
tasche che aspettava appassionati e curiosi.
Dovendo dedicarsi a qualche filone ben definito, l’idea del
presidente della Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte, di
occuparsi dell’Abruzzo (con qualche eccezione) e della sua
editoria non sembrava male, anche se a dire il vero, all’inizio mi
era sembrata un po’ troppo di parte.
Poi si sa come capita con le iniziative, ci si appassiona e si
scoprono tante novità e aspetti impensabili e allora taccuino alla
mano si va per interviste. Però se credete che ciò sia facile,
provateci, l’inghippo è che: o arrivi troppo presto o troppo tardi
oppure scegli male il momento perché sta per andare in “onda”
una presentazione, un’altra intervista, una serie di pose per le
foto. Insomma, riuscire a terminarle tutte è un’impresa titanica,
lunare, ma pure avvicinarsi alla metà di esse. Per fortuna che
l’email, il telefono e via di seguito per trasformare in articoli il
brogliaccio degli appunti.
Riportiamo alcuni spunti dell’intervento di Paola Di Salvatore,
particolarmente significativi: “credo fortemente nella
significatività della parola, non solo nella sua preziosa
espressiva, ma nella capacità comunicativa di sentimenti e di
nuove conoscenze. La parola può essere letta su un foglio
bianco che magicamente si colora d’inchiostro, che dona un
sapore di nuovo e di mai scritto, di trasposizione dell’io che
diviene patrimonio dell’altro.
Se la parola si moltiplica e si diffonde è merito notevole di
Maggio Piovono Libri XXV Salone Internazionale del Libro di Torino
10-14 maggio 2012
Un Salone da raccontare dal punto di vista abruzzese
Johann Gutenberg che inventò la stampa a caratteri mobili e
permise al “popolo occidentale” di leggere e conoscere più
facilmente. Non va dimenticato che in Corea, a cura della
dinastia Goryeo, nel 1234, la stampa era già realtà.
Venendo all’Italia, la prima macchina per la stampa si ha a
Mondovì e risale al 1472, appena 16 anni dopo, la sua
introduzione in Europa, ma già nel 1841 Adamo da Rottweil ebbe
il permesso di esercitare la sua attività di stampatore a Bagno,
che era un rione di L’Aquila.
Venendo agli incontri, il primo avviene, allo stand Abruzzo, con
l’editore Marco Solfanelli per la presentazione di “Brucia anche
ora” dell’autore Sergio Ragnolini. Un giallo che inizia subito con
un tentato omicidio e un susseguirsi di fatti inspiegabili. Un
piccolo paese che vuole tutelare il proprio habitat e chi vi arriva
viene considerato subito una minaccia.
Si potrebbe sostenere, come osserva l’autore che il vedere il
turista come un intruso non si concilia molto con il bisogno di
ospiti che arricchiscono l’economia con le entrate turistiche.
Continuando con brevi flash su libro, nel giallo, l’investigatore è
un precario che si improvvisa, ma con successo, investigatore.
Il romanzo di oltre 500 pagine ha anche una funzione educativa,
ma la lettura è piacevole.
Non va dimenticato che Marco Solfanelli ha pure un’altra collana
editoriale, la Tabula Fati Edizioni” che cura la fiabetica che (per
chi vi scrive che cura il Concorso Internazionale Il Bosco
Stregato) è particolarmente intrigante e vi suggeriamo alcuni
titoli dei racconti: Le avventure di Holly, YVE, Le favole dell’antico
villaggio e racconti dal sottobosco etanti altri.
di Tommaso Lo Russo
Pagina 2 L’Avellano I/2013
“La tragica morte di Ippolito Nievo” Autore Cesaremaria Glori
Edizioni Marco Zolfanelli
di Tommaso Lo Russo
Il secondo romanzo, sempre dell’Editore Solfanelli, è legato a
Ippolito Nievo e alla versione della sua morte, trasfusa nel
romanzo da Cesaremaria Glori. Grandissimo scrittore il Nievo,
precocemente scomparso,nell’affondamento del piroscafo, nel 4
marzo 1861, è lo scrittore al quale sono più legato. Per me è un
tuffo nel passato di memorie che mi ricordano la giovinezza e a
tutte le sue opere che hanno caratterizzato le mie letture di
ragazzo.
Nievo, sarebbe potuto essere il rivale del Manzoni se non ci
fosse stata la tragica scomparsa che non gli fece tenere un ruolo
pieno nella storia dell’Unità d’Italia.
Si può anche dire che la fine di Ippolito Nievo fosse una morte
annunciata, sul quel piroscafo, con quel carico non doveva
salire, perché mai gli inglesi avrebbero permesso che arrivare
con quei documenti segreti che certificavano il loro
coinvolgimento.
Veniamo a qualche parte della trama.
Nel corso della navigazione verso le coste siciliane gli fu
affidato l’incarico di Vice Intendente, il che comportava la
responsabilità dell’amministrazione del corpo di spedizione e,
in seguito, dell’Esercito Meridionale. Un incarico di
responsabilità che si sarebbe prestato a critiche feroci che
puntualmente arrivarono e che erano determinate dal
“contrapporsi di Cavour e Garibaldi. Fu proprio per difendersi
da queste calunnie, che avevano trovato nella stampa
dell’epoca una tribuna ascoltata e temuta, che Nievo fu
costretto a redigere un Rendiconto nel quale dimostrava, con
meticolosa precisione, l’operato suo e di tutta l’Intendenza”.
Si sa la verità è cosa seria e importante, ma per Nievo era
fondamentale e documentare il tutto con grande precisione era
“giusto”. Pur tuttavia nel fascicolo erano contenute notizie molto
riservate, anzi che non si sarebbero mai dovute rivelare. A oltre
150 anni dall’Unità d’Italia, sappiamo tutti che senza gli inglesi,
l’unificazione non ci sarebbe, forse ancora stata.
Nievo partì da Palermo con il vapore Ercole la sera del 4 marzo
1861: a bordo c’erano ottanta persone tra equipaggio e
passeggeri e, custodito in una voluminosa cassa, il Rendiconto
con tutti i documenti giustificativi che lui aveva predisposto. Il
console amburghese Hennequin, che a Palermo curava gli
interessi del Governo di Londra, aveva cercato di dissuaderlo
dall’imbarcarsi su quella nave, ma il Vice Intendente non era
uomo dall’abbandonare né il suo equipaggio né il prezioso
carico, e non comprese il criptico messaggio del’annunciato
disastro. Non sapeva che quel rendiconto non doveva vedere la
luce, perché avrebbe rivelato l’ingerenza pesante del Governo di
Londra nella caduta del Regno delle Due Sicilie. L’Intendenza
aveva dovuto gestire un ingente finanziamento in piastre d’oro
turche, che aveva favorito l’arrendevolezza di gran parte degli
ufficiali e delle alte cariche civili borboniche: un’ immobilità che
aveva paralizzato l’Esercito e soprattutto la Marina borbonica. La
reazione fu tardiva, lacunosa e minata dalla sfiducia aggravata
dal tradimento di molti, senza il quale il più grande e agguerrito
Stato della penisola italiana, con la terza flotta europea di quel
tempo, sarebbe difficilmente caduto.
Come era prevedibile, la nave colò a picco nel golfo di Napoli.
Pagina 3 L’Avellano I/2013
L’incontro con Angelo De
Nicola è sempre estre-
mamente intrigante.
Non so perché, ma
incontrandolo, lo associo
sempre ad un suo ma-
gnifico libro su Celestino
V che è anche romanzo
del mistero e delle tante
verità svelate o sem-
plicemente vero-simili.
Su Celestino V si sono
sbizzarriti in tanti, per-
sino chi vi scrive, ma le
suggestioni che arriva-
no dalla versione di De Nicola sono incommensurabili, perché
sanno di giallo che sembra svelare il mistero.
Al Salone e alla Tavola rotonda, “Odisseo, viaggio nel mito”,
presenta: Calendario”L’Aquila 6 aprile, cronaca di una rinascita.
Anno III dell’Editore One Group.
“Tutti i popoli hanno bisogno di misurare il tempo, anzi i
tempi, prendendo a riferimento quell'evento o quella data
circostanza. Per gli abitanti dell'Aquila l'anno ormai inizia e
finisce il sei aprile. E' da qui che prende via nel 2009 il
dramma del terremoto con la distruzione della città. è da
questa data che i cittadini iniziano a scandire il tempo della
rinascita con l'aiuto di un calendario che ha la singolarità di
restituire, attraverso immagini e cronaca in pillole, fatti
accaduti nell'anno appena finito, alimentando, giorno dopo
giorno, la speranza”.
Citiamo con piacere alcuni dei titoli degli interventi:
Sempre dello stesso autore De Giornalista e scrittore) e "Il
seme che germoglia" – Francesca Pompa (Presidente Edizioni
One Group) con la quale ci intratterremo nel proseguo di
questo numero.
“Calendario”L’Aquila 6 aprile, cronaca di una rinascita”
Intervista allo scrittore Angelo De Nicola
di Tommaso Lo Russo
Angelo DE NICOLA
Pagina 4 L’Avellano I/2013
Intervista all’assessore alla Cultura della Regione Abruzzo Luigi De Fanis di Tommaso Lo Russo
d. Lei è a conoscenza dell’ultima “boutade” di Vittorio Sgarbi
sui terremoti dell’Abruzzo e dell’Emilia e delle differenze di
approccio e di comportamento sulla ricostruzione tenuto dalle
due popolazioni?
r. a dire il vero mi è stato riportato qualcosa, ma bisognerebbe
conoscerne l’esatto contesto e completo intervento, ma
soprattutto ritengo che non sia il caso di entrare in polemica.
I due terremoti sono due immani tragedie ed entrambi meritano
rispetto e considerazione per le vittime in primo luogo, ma
anche per gli enormi danni subiti.
d. è quindi d’accordo sul passare ad altro di più lieto come la
recente partecipazione abruzzese al XXV Salone Internazionale
del Libro di Torino?
r. volentieri, ma non si può dimenticare e soprattutto pensare
per queste, come altre sciagure, in termini di rinascita, anzi
addirittura di “rinascimento”, nel senso di ripartire da una
tragedia per migliorare le cose.
“la Regione Abruzzo ha accettato la sfida lanciata dal tema
scelto quest’anno dagli organizzatori per celebrare i 25 anni del
Salone Internazionale del Libro di Torino sulla comunicazione e
sulla green economy.
Abbiamo partecipato, continua l’assessore De Fanis “con la
consapevolezza di essere in grado di competere, in campo
editoriale, con le moderne tecnologie e con le nuove frontiere
della scrittura e della letteratura. I nuovi mezzi di
comunicazione rendono più funzionali, più accessibili e più
fruibili i contenuti a tutti coloro che vogliono conoscere meglio i
prodotti editoriali e le eccellenze della nostra regione:le
bellezze storico–artistiche, i personaggi illustri, le risorse
naturalistiche, gli elementi della tradizione. Comunicare è una
parola antica e profonda che parla di flusso condiviso di idee,
pensieri, sentimenti. La comunicazione, dunque, è conoscenza,
informazione, in una parola sviluppo.
d. Lei fa quindi distinzione fra informazione e comunicazione.
r. Ovviamente si, come è evidente nel linguaggio del marketing
Intervista a Francesca Pompa Edizioni One Group
di Tommaso Lo Russo
Francesca Pompa, polie-
drica editrice, è sempre
un fiume in piena di
notizie, di attività che si
susseguono e intrecciano,
ma tutte con un comune
filo conduttore che le lega
in modo indissolubile. Le
emozioni che comunica in
modo impetuoso sono
troppe e vanno selezionate mettendone qualcuna ai primi posti
del valore, ma ci tengo a ribadire che cerchiamo di non
trascurare il campo dell’informazione che è più unidirezionale,
ma è anche il fondamento della nostra comunicazione. Senza la
prima non ci può essere una corretto messaggio della seconda.
In qualità di assessore alle Politiche Culturali della Regione
Abruzzo, sono lieto di aver partecipato, per la seconda
consecutiva, ad una delle più prestigiose manifestazioni del
settore, ritenendo dovere delle Istituzioni, sia pubbliche che
private, di garantire l’accessibilità intellettuale al patrimonio
culturale.
Utilizzare tutti i mezzi della comunicazione significa garantire
una migliore circolazione delle conoscenze, non limitandosi
semplicemente a promuover iniziative. In quest’ottica di
generale rinnovamento, la Regione Abruzzo e il mio Assessorato
hanno intrapreso la strada dell’innovazione tecnologica, con
iniziative tese a migliorare la comunicazione anche alla luce
della nuova creatività linguistica.
Un particolare ringraziamento va a tutte le Case Editrici
abruzzesi per l’impegno encomiabile e per la collaborazione, in
un momento di grandi difficoltà economiche che cerchiamo di
governare con intelligenza e consapevolezza e di fiducia nel
futuro che è già presente”.
perché tutte non le puoi reggere, assaporare e recepire. Fra i
tanti suoi libri editi, per mia formazione di vita, qualcuno mi
attira di più. Fra i tanti suoi sforzi e edizioni di libri
appassionanti, citiamo: “Quel ramo di mandorlo” dedicato ad
uno dei ristoranti più significativi non solo d’Abruzzo, spaccato
di vita e di storia, ma anche di leggende metropolitane, perché
frequentato da personaggi famosi come Fellini, Zeffirelli,
Pasolini, Giulietta Masina, il re Gustavo VI di Svezia e tanti altri
esponenti del cinema, della politica, della letteratura, della
pittura...
Ass. Cultura Regione ABRUZZO - Luigi DE FENIS
Francesca POMPA
Pagina 5 L’Avellano I/2013
Quel Ramo di Mandorlo Autore Errico Centofanti
Edizione One Group
di Tommaso Lo Russo
Stando ad uno scrittore piemontese, le colline in cinquant’anni
sono sempre le stesse così come il mare, come i trabocchi, ma
sono le attività dell’uomo che trasformano le cose che tocca.
Come non riconoscere che i ricordi ci servono per far finta che
nulla è cambiato e che tutto è come prima: la montagna, le forre,
i calanchi … ma in effetti tutto cambia perché noi cambiano e i
ricordi servono per ricordare con nostalgia spaccati di un tempo.
Errico Centofanti con quel “Quel ramo di mandorlo” funge da
memoria storica della città che non c’è: L’Aquila che tutti
vorremmo tornasse a rivivere. Protagonista del romanzo, lo
storico ristorante Tre Marie della famiglia Scipioni con i fatti e i
personaggi che hanno segnato un’epoca, trasformando questo
locale in un tempio di cultura e dell’enogastronomia di “buon
bere” e “ben mangiare”. Un luogo tra i più conosciuti e ambiti di
quegli anni, la cui notorietà rimbalzava dalle guide
gastronomiche e riviste patinate sino ai prestigiosi quotidiani
come il “New York Times”. Modello d’avanguardia per quei tempi
che oggi troverebbe riscontro nelle più sofisticate definizioni
dell’alta gastronomia. A significare il legame profondo con il
territorio, i luoghi da cui provenivano gli ingredienti migliori
della sua cucina, il primo patron degli Scipioni fece diventare
emblema del ristorante, un ramo di mandorlo. Da qui il titolo
del libro, “Quel Ramo di Mandorlo” che costituisce un ponte fra
tempi che non ci sono più e personaggi famosi che facevano
cultura e moda. “Se la più antica e miglior macchina del tempo è
il ricordo” – dichiara l’autore – “questo è un libro che con quella
macchina ha qualcosa in comune: offre agli aquilani, ma non
solo a loro, uno strumento per non dimenticare volto e anima
della città che c’era fino al 6 Aprile”.
Un’eredità di cui si
è fatto custode
Alido Venturi, l’im-
prenditore aquilano
che ha rilevato il
prestigioso marchio
Tre Marie e il suo
caratteristico locale
per restituirlo a
nuova vita.
Dacia Maraini
di Tommaso Lo Russo
Conobbi Dacia Maraini
agli inizi del ’90, quando
ero direttore dell’Apt
delle Langhe e Roero e
fu una grande espe-
rienza, veniva all’inau-
gurazione di una mostra
che avevamo appena
allestita e inaugurata.
Non per molte persone
come per la Maraini si
può sostenere che sono
cittadini del mondo.
Sia per vocazione, ma in buona sostanza per via delle parentele
da parte di madre, ma anche di padre, un frammischiarsi di
sangue:polacco, cileno, siciliano, inglese, ticinese ed esperienze
drammatiche in Giappone ne fanno una cittadina del mondo e
un’ambasciatrice della cultura dell’Abruzzo, ma anche delle
Marche e delle altre regioni, tutte.
Parlare di Dacia, anche per sommi capi, richiederebbe un
trattato ed è per questo che per questo breve inserto su
L’Avellano, ci limiteremo a due romanzi, per me emblematici,
lasciando a Antonio Lovascio il commento a “Viva l’Italia”.
Dacia MARAINI
Pagina 6 L’Avellano I/2013
Viva l’Italia Edizioni Rizzoli
Autore Dacia Maraini
di Antonio Lovascio
Quando abbiamo deciso con il Teatro Manet di mettere in scena il
testo di Viva l’Italia si erano appena celebrati i centocinquant’anni
dell’unità d’Italia, mentre la nostra compagnia era agli albori,
avevamo da poco stilato l’atto costitutivo. Eravamo senza una
produzione alle spalle e la necessità di impiegare un numero di
sette attori per ricoprire quattordici personaggi rendeva ancora più
difficoltoso portare a compimento l’intero percorso senza avere
incidenti. Un vero salto nel buio. Come spesso accade nel teatro o
dovrebbe accadere sono state la passione e la volontà a spingerci,
senza rete di protezione, verso quella che sarebbe presto
diventata una vera e propria impresa. Sarebbero tante le cose da
raccontare, le considerazioni da fare e le osservazioni da
sviluppare in base al testo e al lavoro svolto per renderlo vivo sulla
scena. Purtroppo mi trovo a dover condensare in poche righe ciò
che rappresenta l’idea madre, cercherò di spiegare brevemente il
nucleo principale della mia idea di regia, il fulcro dal quale sono
partito per raccontare “Viva l’Italia”. Anzitutto dovevamo fare i
conti con la mancanza di uno spazio per le prove. Abbiamo
cominciato il pellegrinaggio, ovvero, una serie di spostamenti
fortuiti, ora in un luogo ora in altro, persino nel mezzo di un
campo e nel salotto di casa mia. Da considerare che nessuno
spazio era idoneo alle prove per uno spettacolo teatrale, infatti
abbiamo potuto eseguire i movimenti in relazione all’apparato
scenico solo qualche giorno prima del debutto.
L’analisi del testo è stata condotta con precisione certosina.
Insieme agli attori abbiamo cercato di trovare tutti i possibili
significati, i diversi piani di senso, le ramificazioni che affondano
tra le battute. Attenti a non farci sfuggire niente abbiamo
metabolizzato simboli, messaggi e intenzioni prima di approdare
al lungo e faticoso lavoro di ricerca in scena.
La prima difficoltà, per me, era quella di coniugare tre epoche
diverse che il testo attraversa. La vicenda è ambientata due anni
dopo l’unità d’Italia, nel 1862. Il testo teatrale fu scritto da Dacia
Maraini nel 1971, e nel 1973 fu portato in scena per la prima volta
dal regista Bruno Cirino. Oggi, a distanza di quasi quarant’anni,
torna in scena con la mia regia. Come dare voce ad un unico
linguaggio che deve attraversare tre momenti distinti della nostra
storia? Per le ragioni enunciate pocanzi non starò qui a descrivere
le istanze sociali e politiche pertinenti a tali periodi e le loro
implicazioni nel tempo, tuttavia ho individuato un filo conduttore,
in chiave simbolica, che lega insieme le tre epoche.
Gli intellettuali definivano l’Italia preunitaria come un grande
contenitore, in fin dei conti il Risorgimento può essere visto come
un grande contenitore che al suo interno ingloba forze convulse:
idealismo puro, mito, retorica, simbolo, mistero, società segrete,
massoneria, onorata società, politica, brigantaggio, diplomazia,
battaglie sul campo e battaglie sociali, divario sociale, questione
meridionale che perdura fino ai giorni nostri e si proietta verso il
futuro. Un grande contenitore, segno presente e tangibile di quel
processo che ha portato all’unità politica del Paese, blocco unico e
mausoleo, monumento risorgimentale che divora tutte queste
forze convulse, le rigetta e le divora come “Saturno divora suo
figlio”.
Un contenitore, quindi, al centro della scena, una scena
astratta, a tratti dadaista, un parallelepipedo di colore nero (Di
circa 200 cm x 180 cm, realizzato dalla scultore Guglielmo
Vecchietti Massacci). Un contenitore che si trasforma, che
cambia volto, che attraversa l’epoca del trasformismo e della
strategia della tensione imprigionando dentro di sé quei
segreti inviolabili, impronunciabili, di terrorismo, massoneria,
mafia e politica.
Dall’interno del parallelepipedo fuoriescono voci e corpi, gli
attori come lapilli e magma incandescente esplodono
eruttando dal “Vulcano Italia”. Gli attori trasformano e
modellano il contenitore facendolo diventare pavimento della
prigione, ipotetico banco di un’aula di tribunale, il dentro e il
fuori di un mondo passato, presente e futuro. La reinvenzione
della scena diventa come la lingua usata nel testo, un impasto
reinventato che esce da un grande contenitore per narrare,
oggi, di una civiltà passata le cui scelte si ripercuotono ancora
sul nostro presente, un presente globalizzato e globalizzante:
un grande contenitore, nero fuori e bianco dentro. Come il
colore, non colore, dei costumi degli attori: pantaloni neri e
camicie bianche.
Il bianco e il nero della scena: “C’era un paese di Sicilia bianco
di terra e nero di carne”. Come uomini o animali poveri,
affamati e neri. Come il cavallo bianco di Bixio, come Bixio che
aveva cresciuto due bianche orecchie di gesso e l’Italia tutta
intera aveva cresciute orecchie bianche di gesso come lui.
Come l’Italia che è ancora in bianco e nero, divisa in due
grandi blocchi, il Nord e il Sud, perché come disse Cavour:
“Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani”.
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Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte e Valle d’Aosta
Casella Postale 2111 - C.so Grosseto, 425
10151 TORINO
Telefono: 366 3690507
Posta elettronica: [email protected]
Sito Internet: www.fampv.it
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Famiglia AbruzzeseMolisana Piemonte
Valled’Aosta
La Grande Festa Edizioni Rizzoli
Autore Dacia Maraini
di Tommaso Lo Russo
L’autrice dedica “La grande festa” ai suoi morti, è un lungo libro
dedicato alle sue persone care, ma non è triste, agli uomini e alle
donne che ha amato e che ne hanno segnato il solco della vita.
La vita è un po’ come un biglietto da visita che scandisce tutte le
ricorrenze, la nascita, un avvenimento festoso, un matrimonio o
un legame fino all’ultimo, appunto la grande festa che si usava
una volta per accompagnare il defunto al trapasso.
Oggi si fa meno celebrazione dell’addio, perché il dolore vuole
essere un momento più intimistico.
Addirittura nel mio caso della recente scomparsa di mia madre
non lo ho detto quasi a nessuno, ma nemmeno io, come la
Maraini, nel ricordo dei miei morti sono triste perché tutti li ho
amati e tutti mi hanno lasciato un segno, una traccia della loro
presenza e che ricordo con malinconia.
La presenza al Salone del Libro di Torino
di Carlo Di Giambattista
La Famiglia Abruzzese e Molisana in Piemonte opera da oltre
quarant’anni, il suo scopo è quello di promuovere ed integrare la
tradizione delle terre di origine all’interno della nuova terra di
residenza.
Tra le molteplici attività ha avviato un percorso di collaborazione
con la Regione Abruzzo nell’ambito del prestigioso Salone
Internazionale del Libro di Torino già nel 2011.
Nell’edizione di quest’anno si è sviluppata con la presenza
all’interno dello stesso Stand allestito dalla Regione Abruzzo e
uno spazio dove è stato presentato il periodico l’Avellano, nel
corso del Salone sono state effettuate alcune interviste che vi
sono proposte in questo numero speciale.