Numero 94 - maggio 2017 Euro 2 - filt-cgil · La riorganizzazione del TPL in Piemonte e le clausole...

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Numero 94 - maggio 2017 Euro 2.00 Periodico FILT-CGIL Nazionale

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Primo Piano

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Il servizio fotografico è stato realizzatoda Franco [email protected]

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Tempo Presente

In Linea

Spazio Aperto

La sfida previdenziale

L’intervista a Cristina Settimelli

L’intervista a Michele De Rose

Le acque reflue, queste sconosciute

La sicurezza dei lavoratori nel sistemadelineato dal D.Lgs. 231/2001

La nuova formadella città contemporanea

L’eredità di Expo diventaopportunità per Milano

L’intervista a Laura Bertulessi

33Sguardi e Traguardi

Preziose di ieri e di oggi

Qui a Ramallah

37Finestre

“Tante piccole sedie rosse”di Edna O’Brien

Una ‘manovrina’ senza lavoroe sostegno alla domanda

39Immagini

Un palcoscenico sotto le stelle

Taranto riparte dal porto

A Genova il commercio marittimova forte

La riorganizzazione del TPL in Piemontee le clausole sociali

Quale futuro per il TPLin Emilia Romagna?

Nel futuro del trasporto pubblicoc’è il futuro di Milano

Artoni: una vicenda intollerabile

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Primo piano

Il decreto legge di correzione dei conti pubblici contieneanche operazioni che riguardano i trasporti. L’acquisizione diAnas da parte del Gruppo FS Italiane, il trasporto pubblicolocale e Alitalia. Come Filt siamo al lavoro per tentare diapportare miglioramenti al decreto.

Il decreto legge n. 50 dello scorso 24 aprile, che contiene lacosiddetta manovra correttiva dei conti pubblici, nasce origina-riamente per correggere di 3,4 miliardi di euro i saldi di finanzapubblica italiana sul consuntivo 2016.Come spesso avviene nel nostro Paese, però, il provvedimento haassunto, già nella fase di elaborazione preliminare, le caratteri-stiche di “provvedimento omnibus” ed alle azioni per la correzio-ne dei saldi si è aggiunta una lunga serie di altre cose.Il decreto legge che ha così iniziato l’iter parlamentare, la cui con-versione in legge deve avvenire entro 60 giorni dalla pubblicazionein G.U., ha quindi necessitato di quasi un mese tra la riunione delConsiglio dei Ministri che l’ha varato ed il completamento della ste-sura del testo definitivo inviato al Parlamento. Per la parte diretta-mente riferita alla correzione di bilancio, il decreto ha ricevutouna sorta di semi via-libera dalla Commissione e dal Consiglio deiMinistri dell’Unione Europea, che ne hanno rinviato la valutazionedefinitiva immediatamente a valle della conversione in legge.Il decreto ha inglobato, infine, altri contenuti, per molti dei quali ilGoverno ha estratto le proposte da pezzi di vari altri provvedimen-ti già in discussione in Parlamento, in qualche caso da molto tempo.Considerando il quadro di finanza pubblica e gli ulteriori orienta-menti di fondo di politica economica approvati dal Parlamento ainizio marzo con il Documento di Economia e Finanza (DEF) perl’anno 2017, con la manovra correttiva contenuta in questodecreto legge (efficacemente denominata “manovrina” da moltimedia), appare assai difficile che nei prossimi mesi possa esseremodificato il giudizio complessivo della Cgil sulle scelte di politi-ca economica del Governo. I grandi assenti restano il lavoro e,conseguentemente, il sostegno della domanda.Più nello specifico, il decreto legge contiene alcune operazioniche riguardano direttamente i trasporti.La prima riguarda l’acquisizione della proprietà di Anas da partedel Gruppo FS Italiane. Un’operazione sulla quale, in termini gene-rali, la Filt-Cgil ha da tempo e in più occasioni espresso parerefavorevole. Pur non rappresentando, né in Europa, né nel mondo,un modello particolarmente diffuso, la creazione in Italia di un sog-getto unico di committenza, progettazione e, in qualche caso, digestione delle infrastrutture di trasporto può delineare prospettivepotenzialmente positive, può accelerare la realizzazione delleopere, può rappresentare un’importante opportunità nelle costru-zioni e può favorire lo sviluppo delle attività all’estero.Al di là delle dichiarazioni pubbliche del Governo, il decreto leggesi limita però, al momento, a descrivere un primo quadro generaleche, seppure certamente utile e sostanzialmente condivisibile, rin-via a provvedimenti successivi la soluzione di almeno tre nodi fon-damentali. Il primo è l’individuazione della fonte di finanziamento

propria di Anas che impedisca al nuovo soggetto societario di esse-re collocato nell’ambito e con i vincoli della finanza pubblica. Ilsecondo è il gigantesco contenzioso tra Anas e costruttori. Il terzoè l’innesto dell’operazione nella procedura ancora non completa-mente chiarita, soprattutto per modalità e tempi, della parzialequotazione in borsa di Ferrovie dello Stato Italiane.La seconda operazione del decreto legge, che riguarda direttamen-te i trasporti, si riferisce al trasporto pubblico locale. In questocaso, oltre al rinvio a successivi atti normativi (tratto evidentemen-te comune alle operazioni qui descritte), per la Filt-Cgil i contenu-ti del decreto legge presentano diversi punti critici. I principali deiquali si riferiscono al ruolo eccessivo assegnato all’Autorità diRegolazione dei Trasporti relativamente alle procedure per l’affi-damento dei servizi, alla notevole frammentazione dei lotti, chesarà confermata più o meno sui livelli attuali per effetto dei para-metri previsti per il loro dimensionamento, alla transizione tropporapida per il passaggio dei corrispettivi dei contratti di servizio alregime dei costi standard, alla debolezza delle norme di tutelasociale previste, soprattutto per quanto riguarda la salvaguardiadella contrattazione collettiva di livello aziendale.Un’altra operazione, infine, si riferisce, integrata peraltro da ulte-riori provvedimenti specifici, al commissariamento “speciale” diAlitalia e al varo del previsto ponte pubblico che ne garantisca lacontinuità operativa e gestionale nel corso della gestione commis-sariale. Si tratta di un’operazione straordinaria, il cui possibilesbocco è tuttora assai incerto, destando grandi preoccupazioni.A differenza delle altre tre operazioni riguardanti i trasporti e con-tenute nel decreto, non si tratta di un intervento regolatorio, bensìdi una procedura di carattere aziendale rigidamente disciplinatadalla legge, in quanto rientrante, seppure con alcune importantispecificità, nella “famiglia legislativa” delle procedure fallimenta-ri. Una vertenza aziendale, quindi, ma di natura strategica per isuoi contenuti industriali e finanziari, in un settore particolarmen-te competitivo a livello globale quale quello del trasporto aereo. La Filt, in stretto rapporto con la Cgil, è fortemente impegnatanel tentativo di apportare, nel corso dell’iter parlamentare diconversione in legge, qualificanti miglioramenti al decreto leggesulle prime due operazioni e, per Alitalia, a individuare soluzioniche, nell’immediato, la facciano sopravvivere a questa ennesimacrisi e che, in prospettiva, traccino una traiettoria di consolida-mento per lo sviluppo.

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di Alessandro Rocchi, Segretario Generale Filt-Cgil

Una ‘manovrina’ senza lavoroe sostegno alla domanda

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Tempo presente

La questione previdenziale è una sfida cheil sindacato ha voluto rilanciare, consape-vole che la riforma Fornero ha rappresen-tato non solo una ferita, ancora aperta,con il mondo del lavoro ma anche unadecisione sbagliata e iniqua. Infatti, cari-cando sul sistema previdenziale il maggio-re onere per la tenuta dei conti pubblici,prefigura, per i lavoratori italiani, unaprospettiva fra le più pesanti in Europa.Il sindacato confederale ha deciso, dueanni fa, di aprire sul tema pensionisticouna vertenza e la piattaforma elaborata èstata alla base di diverse iniziative dimobilitazione.La piattaforma prefigura un’idea di previ-denza organica, all’interno della quale siritrovano tutte le generazioni e tutti i per-corsi professionali. Un impianto che tieneconto della sostenibilità del sistema,anche in prospettiva, ma determina unrapporto stretto fra le politiche previden-ziali e quelle assistenziali, fra la contribu-zione e la fiscalità generale.Il confronto che in seguito si è aperto conil Governo, il primo in questa stagionepolitica dopo la teorizzazione della disin-termediazione e la negazione di un ruoloconfederale al sindacato, ha rappresenta-to una novità e il verbale, sottoscritto il 28settembre 2016, contiene alcuni elementiimportanti, anche se ancora insufficienti.Il verbale prevede due fasi negoziali.La prima, che contiene le misure urgenti dainserire nella legge di bilancio 2017, prefigu-ra: l’estensione e l’incremento del valoredella cosiddetta quattordicesima per le pen-sioni più basse; la ricongiunzione non onero-sa per chi ha versato in diverse Casse previ-denziali; il superamento strutturale dellepenalizzazioni per chi andrà in pensioneprima dei 62 anni e alcuni interventi a favo-re dei lavoratori impiegati in lavori gravosi.La prima fase prevede anche l’introduzione

dell’APE (Assegno Pensionistico Anticipato)volontaria, un prestito bancario con garan-zia pensionistica, cui potrà accedere chi hapiù di 63 anni e vent’anni di contributi. Suquesta misura la Cgil ha, fin dall’inizio,espresso le proprie riserve in quanto l’usci-ta anticipata dal lavoro sarà sostanzialmen-te pagata dal lavoratore, sul quale graveràper vent’anni l’onere della restituzionedella rata del prestito, con l’aggiunta degliinteressi e del costo dell’assicurazionecontro il rischio della premorienza.Gli altri due strumenti previsti, che sonol’APE sociale e gli interventi per i lavora-tori precoci, costituiscono, invece, unaprima risposta al problema dell’anticipopensionistico, rispettivamente per chi haalmeno 63 anni di età e 30 anni di contri-buti (36 per chi svolge lavori gravosi) e perchi ha 41 anni di contributi a prescinderedall’età, e che si trovano, in entrambi icasi, nelle condizioni di essere disoccupatoper licenziamento o invalido, di assisterefamigliari non autosufficienti o di svolgereattività gravose.Fra le diverse attività gravose, si possonoricondurre ai settori dei trasporti e dellalogistica quelle dei conduttori di mezzipesanti, di gru e di treni, il personale viag-giante, i facchini e gli addetti alla movi-mentazione della merce (oltre alle attivitàconsiderate usuranti, come gli autisti deltrasporto pubblico).I ritardi con cui il Governo sta procedendonell’attivazione dei decreti attuativilasciano nell’incertezza decine di migliaiadi lavoratori e allungano le scadenze.La limitatezza della platea di riferimento,in particolare per quanto concerne quelladei lavori gravosi, i diversi criteri restrittivie le limitate risorse messe a disposizione(circa 650 mila euro fra i due strumenti,nel 2017) ci fanno considerare questi inter-venti una prima risposta a un’esigenza più

ampia. Come, ad esempio, il caso deimarittimi, esclusi irragionevolmente dailavori gravosi. La seconda fase di confronto che, conmolta incertezza, si è avviata di recentedovrebbe portare a riprendere molte diqueste cose, ampliandone gli ambiti.In particolare, si discuterà della flessibili-tà in uscita, della diversa aspettativa divita media per attività svolta, del ricono-scimento dei lavori di cura, del rafforza-mento della previdenza complementare edella rivalutazione delle pensioni in esse-re. In primis, si dovrebbe parlare di pen-sione contributiva, di garanzia per chi,soprattutto giovani, svolge lavori disconti-nui, poveri, a bassa contribuzione. Gliincontri tenuti sino ad ora hanno eviden-ziato, però, una indeterminatezza nelleintenzioni dell’esecutivo, sia per quantoconcerne le risorse da mettere a disposi-zione di questa seconda fase, sia nel meri-to delle singole questioni. E la discussioneche ha accompagnato la definizione delDef conferma questa preoccupazione.Il ritardo nell’attuazione completa dellemisure previste nella prima fase, le incer-tezze legate alla seconda e gli innumerevo-li problemi ancora aperti ci devono indurrea tenere alta l’attenzione e dare continui-tà all’iniziativa di mobilitazione unitaria asostegno della piattaforma, che per noicontinua ad avere tutta la sua validità.Dobbiamo pertanto rafforzare il rapportocon i lavoratori e i pensionati, attraversol’impegno di tutte le strutture, nazionali eterritoriali, confederali e di categoria.

di Roberto Ghiselli - Segretario Confederale CGIL

La sfida previdenziale

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Due anni fa, il sindacato confederale ha avviato, sul tema pen-sionistico, una vertenza che prefigura un’idea di previdenzaorganica, all’interno della quale si ritrovano tutte le generazio-ni e tutti i percorsi professionali. In seguito, si è aperto un con-fronto con il Governo che ha portato al verbale del 28 settem-bre 2016. Di recente, si è avviata la seconda fase del confrontoche, con molta incertezza, dovrebbe portare a riprendere tantequestioni aperte, ampliandone gli ambiti.

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Tempo presente

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Ci fai una breve presentazione di te?Sono nata a Calenzano in provincia diFirenze, il 31 luglio di 56 anni fa. Ho uncompagno e una figlia che vivono a SestoFiorentino. La mia prima attività lavorati-va si è svolta presso una scuola maternaprivata in qualità di insegnante e, dopoquattro anni di questa entusiasmanteesperienza, ho scelto, per necessità eco-nomiche, di andare a lavorare come ope-raia presso un’azienda produttrice dimateriale rotabile per le Ferrovie delloStato, nella quale sono rimasta per 12anni. Qui è avvenuto il mio incontro con ilmondo sindacale e precisamente con laFiom-Cgil e da li è iniziato il mio percor-so sindacale che oggi mi vede, dopo espe-rienze in varie categorie, approdare allaFilt Nazionale.

Il segretario generale, presentandola tua candidatura in segreterianazionale, ti ha definito, tra l’altro,un’esperta contrattualista. Qualisono le esperienze di contrattazionecui tieni di più?

Difficile dire quali sono le esperienze dicontrattazione cui tengo di più, perchéogni esperienza contrattuale sia difensivache espansiva mi ha insegnato qualcosa emi ha permesso di essere quella che sonoanche sul piano personale, oltre chesu quello contrattuale. Forse, tra tante,se dovessi scegliere, ne privilegerei due.La prima, difensiva, che ci ha permessocome Filtea-Cgil di Firenze e di Prato, afronte del persistere della crisi del settoremoda in Toscana, con pesanti ripercussionisull’occupazione in particolare di quellafemminile e col rischio di perdere quelsaper fare e quelle competenze prezioseper il territorio e per il made in Italy, diaprire una vertenza impegnativa che hacoinvolto le istituzioni approdando poi alMinistero, consentendoci di inventarci lostrumento della “cassa integrazione inderoga” che poi, nel tempo, è divenutouno strumento utile per tutti i settori alivello nazionale. La seconda, riguarda la contrattazione disecondo livello in un’azienda importantedel mondo della moda come Gucci, che ciha permesso di costruire accordi innovati-vi su molti fronti, a partire da un nuovosistema di inquadramento dei lavoratori,

basato non più sulle mansioni ma sullecompetenze: ampliamento di diritti pertutti i lavoratori; Responsabilità Socialed’Impresa e avvio della contrattazione difiliera per l’indotto Gucci.

Partecipando all’Assemblea Genera-le, che prima impressione ti sei fattadella nostra categoria?

Partecipando all’Assemblea Generale hoavuto un’ottima impressione della catego-ria. Ho assistito, dalla relazione del Segre-tario Generale agli interventi del gruppodirigente nel suo insieme, a un dibattitopuntuale e attento agli scenari politici,economici del nostro paese e alle ricaduteche essi producono nel mondo del lavoro epiù precisamente in categoria. Insomma,una Filt coesa al suo interno che discute nelmerito, cosa non scontata di questi tempi.

Tra le tue deleghe in segreterianazionale figurano le Politiche diGenere e Pari Opportunità. A chepunto siamo su questi temi?

Sulla questione riguardante la politica digenere e le pari opportunità potrei cavar-mela con una battuta, dicendo che siamoancora nella fase del “Gambero” e cioè

per ogni passo fatto in avanti, ne facciamoalmeno tre indietro. Purtroppo, il nostroPaese è fortemente in ritardo su questitemi, essendo ancora un Paese pervaso dauna cultura maschilista un po’ a tutti ilivelli. Indubbiamente c’è ancora tantoda fare e i cambiamenti culturali richie-dono molto tempo. Certo, il perduraredella crisi economica non aiuta, anzi haprodotto un profondo arretramento dellecondizioni di tutti, ma sicuramente l’ar-retramento è stato maggiore per la condi-zione femminile. Sembra quasi che alcunitemi, tra cui appunto le politiche di gene-re e delle pari opportunità, nella testa dichi fa politica, ma non solo, siano temi daperiodi di “vacche grasse”, non compren-dendo che le donne, con le loro mille sfac-cettature, sono una risorsa per la società,per l’economia e per l’insieme del paese. Anche nelle giovani generazioni, che sonoe dovrebbero essere la speranza delnostro paese, vedo molto disorientamen-to perché manca loro un modello di rife-rimento anche su questo tema e moltitendono a ripiegarsi sui modelli tradizio-nali famigliari che conoscono, in cui ilruolo della donna è legato a stereotipiculturali arretrati.

L’intervista Cristina SettimelliSegretaria nazionale Filt-Cgil

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Tempo presente

Come nuovo segretario nazionaleche proviene dalla Filt, sei più cono-sciuto in categoria di Cristina Setti-melli. Come ci tieni a presentarti?

Se mi è consentito, userei una metaforacalcistica. Io mi considero un medianoalla vecchia maniera, capace di svolgereun lavoro utile a tutta la squadra (la Filt)a partire dallo spogliatoio (la Segreteria)e poi in campo (contrattare con le contro-parti e dialogare con i dirigenti, i quadrie i lavoratori) e, se necessario, dare unapulita al terreno di gioco. Perché, perscalare l‘Himalaya, ci vogliono tantisherpa che aiutano i Messner di turno aconquistare la vetta.

Il segretario generale, presentandola tua candidatura in segreterianazionale, ti ha definito, come Cristi-na, un esperto contrattualista. Qualisono le esperienze di contrattazionea cui tieni di più?

L’esperienza della stipula dei Ccnl ha ilsuo fascino, che io ho provato a variotitolo in questi anni in CGIL. Una negozia-zione complessa e difficile, articolata invarie fasi che si può protrarre anchediversi anni, sino all’agognata firma delContratto Nazionale, che rappresentaancora la sola tutela, normativa ed eco-nomica per diversi milioni di lavoratoridel nostro Paese.Ma l’esperienza di contrattazione che piùmi piace ricordare è quella legata allavertenza Castelfrigo, che mi ha impegna-to nei primi mesi del 2016. Una vicendanella quale, per la prima volta, si è sotto-scritto un accordo di filiera che coinvolgepiù categorie e ridà dignità ai lavoratoridegli appalti, in un contesto difficile qualè quello della cooperazione nel settoredelle carni nella provincia di Modena. Lasera dell’accordo in Prefettura rimarràscolpita in modo indelebile nella miamente. Dopo dieci giorni di presidi e scio-peri in azienda, al freddo e sotto unapioggia gelata, al nostro arrivo nellaCamera del Lavoro di Castelnuovo Rango-ne, ricordo le facce dei lavoratori, unmisto di incredulità e gratitudine che mihanno riempito il cuore per i mesi succes-sivi e hanno rafforzato in me le ragioniche stanno alla base di questo impegnonell’attività sindacale.

Che impressione hai della nostracategoria, osservandola adesso dallasegreteria nazionale?

Non posso rispondere a questa domanda,facendomi forte dell’esperienza vissuta,visto che è passato troppo poco tempo daquando ne faccio parte. Però posso espri-mere un’opinione da veterano della Filt aivari livelli della categoria. Sarà un’espe-rienza complessa e articolata, vista lapresenza di settori che afferiscono allaspesa pubblica e di settori completamen-te legati al privato, ma proprio questecaratteristiche suscitano la curiosità dimisurarsi con tali sfide e conferiscono aquesta categoria il fascino particolare chela contraddistingue.

In segreteria nazionale, ti andrai aoccupare del Dipartimento TrasportoPersone Terra, dunque principalmen-te di Trasporto Pubblico Locale e diAttività Ferroviarie. Quale prioritàvedi per questi settori?

Per quando concerne il TPL, sicuramentela prima sfida che ci attende è quella lega-ta all’annunciata, ennesima, riforma legi-slativa del settore, che modifica, per l’en-nesima volta, il quadro normativo ed eco-nomico del settore. Per quando riguarda il

Trasporto Ferroviario, vedo come prioritàil piano industriale del Gruppo FS Italianee la possibile quotazione in borsa.Ma vorrei ricordare a tutti noi che la verasfida che ci attende in questi due settoriè la costruzione del Contratto unicodella Mobilità.

Ci racconti un aneddoto della tuaesperienza sindacale?

Correva l’anno 2009 ed eravamo impegna-ti in una difficile vertenza con un Comunedell’Emilia-Romagna sulla riorganizzazionedegli uffici comunali e, dopo l’ennesimoconfronto infruttuoso, si decise che eraarrivato il momento di usare la mossa delcavallo, che contraddistingue nel giocodegli scacchi una mossa un po’ ardita.Decisi, infatti, di commissionare aun’agenzia pubblicitaria una vignetta chedescriveva in modo inequivocabile la posi-zione del Sindaco di quel Comune. Il gior-no dopo la pubblicazione della vignetta sulgiornale locale, ricevetti una telefonatadal primo cittadino che, pur non apprez-zando il metodo, aveva deciso che fossearrivato il momento di chiudere la vicen-da. Tutto questo a riprova che alcune voltevale più un messaggio diretto che tantearzigogolate tesi.

L’intervista Michele De RoseSegretario nazionale Filt-Cgil

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Tempo presente

Il 22 marzo, come ogni anno, si è celebrata la gior-nata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU. Iltema di quest’anno era le acque reflue: “A livelloglobale, la stragrande maggioranza delle acquereflue dalle nostre case, dalle città, dall’industriae dall’agricoltura rifluiscono in natura senza esse-re trattati o riutilizzati, inquinano l’ambiente eperdono preziose sostanze nutritive e altri mate-riali recuperabili. Invece di sprecare le acquereflue, abbiamo bisogno di ridurle e riutilizzare”,contribuendo a realizzare l’“obiettivo 6” di svilup-po sostenibile: dimezzare la percentuale di acquereflue non trattate e aumentare il riciclodell’acqua e il riutilizzo sicuro. In materia di acque reflue il nostro paese ha moltoda fare, essendo sottoposto a tre procedure d’infra-zione nel settore idrico, per due delle quali la Cortedi Giustizia europea ha già formulato un primo pro-nunciamento di condanna (2004/2034 e 2009/2034)per la cattiva applicazione della Direttiva

Le acque reflue, queste sconosciutedi Simona Fabiani, Responsabile politiche per il clima e l’ambiente - CGIL nazionale

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Campobasso67,9

L'Aquila29,4

Roma44,1

Ancona27,9

Perugia41,4

Firenze47,1

Bologna27,9

Venezia 31,7

Trieste46,8

Bolzano - Bozen26,5

Trento32,6

Torino27,9

Aosta24,5

USO DI ACQUA PER LE PRINCIPALI ATTIVITÀAnno 2012, composizione percentuale

PERDITE IDRICHE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE DI ACQUA POTABILE NEI COMUNI CAPOLUOGO DI REGIONEAnno 2015, rapporto percentuale tra perdite totali e volume di acqua immesso in rete

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2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016

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2010 2008 2006 2004

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91/271/CEE relativa al trattamento delleacque reflue urbane. Tale direttiva attienealla raccolta, al trattamento e allo scaricodelle acque reflue generate da agglomeratiurbani e da alcuni settori industriali e pre-vede che tutti gli agglomerati al di sopra dei2.000 abitanti equivalenti siano provvisti direte fognaria e impianti depurativi, indican-do modalità e tempi di adeguamento.La procedura d’infrazione 2004/2034riguarda 81 agglomerati urbani localizzatiin 7 Regioni: Abruzzo, Calabria, Campania,Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, Sicilia.La procedura 2009/2034 riguarda 34 agglo-merati e le Regioni interessate sono 11:Abruzzo, Lazio, Lombardia, Friuli VeneziaGiulia, Marche, Puglia, Sicilia, Sardegna,Valle d’Aosta, Veneto, Piemonte.In occasione della giornata mondiale del-l’acqua, l’Istat ha pubblicato una sintesidelle principali statistiche sulle risorseidriche (https://www.istat.it/it/archi-vio/198245). Così abbiamo la confermache il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti

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di distribuzione va dispersa, che l’eroga-zione dell’acqua nelle abitazioni è irrego-lare (se ne lamentano in media il 9,4%delle famiglie e ben il 37,5% in Calabria, il29,3% in Sicilia e il 17,9% in Abruzzo) e chetre famiglie su dieci non si fidano di berel’acqua del rubinetto e comprano acquaminerale in bottiglia. L’Istat certificaanche lo stato delle acque di balneazionee la graduale riduzione dei ghiacciai alpinicausata dal drastico aumento delle tempe-rature medie estive.A questa serie di dati va aggiunto il datoregistrato da un’analisi di Federconsuma-tori dell’ottobre 2016, secondo cui gliaumenti nelle bollette dell’acqua, nelperiodo 2000/2016, sono stati del 100%. Passata la ricorrenza, dobbiamo semprericordare la natura di bene comune ediritto universale dell’acqua e rafforzarel’impegno per “Garantire la disponibilitàe la gestione sostenibile di acqua e servi-zi igienici per tutti”, come sollecita ilgoal 6 degli obiettivi per lo svilupposostenibile dell’ONU al 2030. “Ogni annomilioni di persone, la maggior parte deiquali bambini, muoiono per malattieassociate alla scarsità di acqua e dei ser-vizi igienici. La scarsità d’acqua, la scar-sa qualità dell’acqua e servizi igienico-sanitari inadeguati hanno un impattonegativo sulla sicurezza alimentare, lescelte di sostentamento e le opportunitàeducative per le famiglie povere di tuttoil mondo. La siccità affligge alcuni deipaesi più poveri del mondo, aggravandola fame e la malnutrizione. Entro il 2050,almeno una persona su quattro rischia divivere in un paese colpito da carenze cro-niche o ricorrenti di acqua dolce”.

Altrettanto impegno deve essere profusonella lotta contro i cambiamenti climaticiche incrementano la crisi idrica, le migra-zioni climatiche e i conflitti legati all’ac-caparramento di questo prezioso bene. Da non sottovalutare l’impronta idricanelle varie produzioni e consumi ed èauspicabile tenerne conto nelle nostrescelte. Il 90% dell’acqua che consumiamoè legata al cibo. Beviamo un paio di litri diacqua al giorno e ne consumiamo tra i 30e i 50 per uso domestico, ma consumiamodiverse migliaia di litri di acqua al giornoperché sono stati utilizzati per produrre ipasti che mangiamo. Per esempio un uovoha un’impronta idrica di 135 litri e unhamburger di 2400 litri.L’Italia ha un’impronta idrica annua procapite di 2330 metri cubi, contro unamedia di 1240 metri cubi. L’economia cir-colare può dare un contributo determinan-te nella riduzione dell’impronta idricadella produzione industriale. La transizio-ne dall’attuale modello di economia linea-re verso un modello in grado di valorizzar-ne l’uso efficiente delle risorse, a partiredall’energia, il riuso delle materie, la ripa-razione e riconversione dei prodotti a finevita e il riuso dell’acqua derivante dagliimpianti di trattamento delle acque refluepossono anche, fra le altre cose, ridurrenotevolmente il consumo di acqua.Ma sopratutto, a distanza di 6 anni dalreferendum che a giugno 2011 ha sancitola volontà popolare di sottrarre la gestionedell’acqua, bene comune fondamentale,dalle logiche di mercato, dobbiamo porta-re avanti la nostra battaglia per la ripub-blicizzazione dell’acqua, contrastando lepolitiche condotte in questi anni dai varidecisori politici che hanno disconosciutol’esito referendario.

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La sicurezza dei lavoratorinel sistema delineatodal D.Lgs. 231/2001

di Laura Bacchini, avvocato

Come noto, il D.Lgs. 231 del 2001 ha introdotto la responsabilitàpenale delle società (rectius “responsabilità amministrativa dareato”). L’art. 5 del Decreto afferma: “l’ente è responsabile per i reaticommessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone cherivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o didirezione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata diautonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che eser-citano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso; b)da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno deisoggetti di cui alla lettera a)”.L’interesse o vantaggio sono quindi considerati come criteri diimputazione oggettiva, la cui sussistenza è necessaria ai fini dellaintegrazione della responsabilità penale della società. Ebbene, in passato si era posto il problema, proprio sulla scortadi tale previsione, che questa non fosse compatibile con reati dinatura colposa, ma il legislatore, nel 2007, con l’introduzionedell’art. 25 septies, ha troncato qualsiasi dubbio sul punto.Tale norma contempla, infatti, i reati previsti dagli articoli 589,secondo comma (omicidio colposo) e 590, terzo comma (lesionipersonali colpose gravi o gravissime) del codice penale, commes-si con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezzasul lavoro. Le lesioni sono gravi quando dal fatto derivi una malat-tia che metta in pericolo la vita della persona offesa ovvero unamalattia o un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioniper un tempo superiore ai 40 giorni; o un indebolimento perma-nente di un senso o di un organo. Le lesioni sono invece gravissi-me quando dal fatto derivi una malattia certamente o probabil-mente insanabile; la perdita di un senso o di un arto, o una muti-lazione che renda l’arto inservibile, ovvero la perdita dell’uso diun organo o della capacità di procreare, ovvero una permanentee grave difficoltà della favella; la deformazione, ovvero lo sfre-gio permanente del viso.La stessa norma prevede, infine, una sanzione più grave nel casoin cui l’omicidio derivi dalla “violazione dell’art. 55, comma 2”del D.Lgs. 81 del 2008. In realtà, leggendo la disposizione, ci siavvede che si tratta di norma priva di contenuto precettivo,che, come tale, non può essere violata. Tuttavia, la stessadescrive alcune situazioni considerate dal legislatore più arischio e quindi maggiormente meritevoli di tutela (es. centralitermoelettriche, aziende per la fabbricazione e il depositoseparato di esplosivi, polveri e munizioni, casi di esposizione deilavoratori ad alcuni rischi biologici, etc). Proprio in tali casi, illegislatore ha privato il Giudice della discrezionalità nel valuta-re la sanzione pecuniaria applicabile, stabilendo che “si appli-ca” una sanzione pecuniaria in misura pari a 1.000 quote” (parial massimo previsto).Fatta questa necessaria premessa, va ora precisato che l’interes-se e il vantaggio dell’illecito che il Decreto prende in esame non

possono essere valutati rispetto all’evento del reato (morte olesione del lavoratore), ma vanno riferiti alla condotta (in talsenso si sono espresse le Sezioni Unite della Cassazione nel notocaso ThyssenKrupp, sent. n. 38343 del 18 settembre 2014).Infatti, si è in tal senso osservato che, in nessun caso, dallamorte o dal ferimento di un dipendente potrebbe derivare unvantaggio per la società né simili eventi potrebbero soddisfare“interessi” della stessa e, pertanto, la norma non troverebbepratica applicazione. Si è quindi affermata la necessità di un’interpretazione che, daun lato, consenta la vigenza della norma e, dall’altro, ne impedi-sca un’applicazione “automatica”, che ne dilati oltremodo lasfera di operatività.

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La soluzione è quella proposta dall’arresto citato, secondo cui ilriconoscimento di responsabilità va ancorato all’effettiva ricor-renza di un vantaggio o di un interesse dell’ente collegati allacondotta del soggetto che abbia dato causa all’evento dannoso.Si deve quindi comprendere quando, nella prassi giurisprudenzia-le, il risparmio dei costi inerenti la sicurezza integri i concetti diinteresse e vantaggio previsti dall’art. 5 e comporti, quindi, laresponsabilità autonoma della società (al di là di quella delle per-sone fisiche coinvolte nelle singole fattispecie). In particolare, ricorre il requisito dell’interesse quando la perso-na fisica, pur non volendo il verificarsi dell’evento morte o lesio-ni del lavoratore, abbia consapevolmente agito allo scopo di con-seguire un’utilità per la persona giuridica; ciò accade, ad esem-pio, quando la mancata adozione delle cautele antinfortunisticherisulti essere l’esito non di una semplice sottovalutazione deirischi o di una cattiva considerazione delle misure di prevenzionenecessarie, ma di una scelta finalisticamente orientata a rispar-miare sui costi d’impresa (così, Cass. Sez. VI, sent. 2544 del21 gennaio 2016). Sempre secondo tale ultima pronuncia, ricorre, invece, il requisi-to del vantaggio quando la persona fisica che agisce per contodell’ente, pur non volendo il verificarsi dell’evento morte o lesio-ni del lavoratore, abbia realizzato una politica d’impresa disat-tenta alla materia della sicurezza del lavoro, consentendo unariduzione dei costi e un contenimento della spesa con conseguen-te massimizzazione del profitto. Così, ad esempio, è stato ritenuto integrato il vantaggio, quando,in caso di rischio di caduta dall’alto, la società abbia adottato unasoluzione economicamente vantaggiosa e di immediata praticabi-lità ai problemi di utilizzo dell’impianto, mediante l’uso di pan-nelli d’armo. Tale soluzione è apparsa ai Giudici inadeguata econtraria alle stesse prescrizioni che l’azienda si era data per

ovviare al rischio suindicato: in tal modo l’ente poteva evitare diprogrammare il fermo dell’impianto e si poteva facilmente avva-lere di mezzi già a disposizione dell’azienda (in tal senso Cass.pen. Sez. IV, 20 aprile 2016, n. 24697).Le scelte organizzative adottate dalla società sono quindi apparsefinalizzate a privilegiare le esigenze della produzione e del profit-to, a scapito della sicurezza dei lavoratori. Nel caso sottoposto allaCorte, ciò aveva comportato la prosecuzione dell’attività nono-stante la situazione di rischio derivante dagli ampi varchi nel pianodi calpestio e la messa in atto, a costo zero, di procedure adotta-te in netto contrasto con le disposizioni in tema di sicurezza. In tale condotta è stata così ravvisata la sussistenza di un vantag-gio economico indiretto, derivante dal risparmio conseguente allaposposizione delle esigenze della sicurezza del lavoro a quelledella produzione.Nella stessa pronuncia si rinviene un’altra affermazione interes-sante: la responsabilità dell’ente non può essere esclusa in consi-derazione della sola esiguità del vantaggio o per la scarsa consi-stenza dell’interesse perseguito, in un contesto generale in cui,sovente, limitate imprudenze o negligenze possono risolversi inimmani catastrofi. Nel processo penale devono quindi essere accertate in concretole modalità del fatto. Deve poi essere verificato se la violazionedella normativa in materia di sicurezza o igiene del lavoro, che hadeterminato l’infortunio, risponda a un interesse della società oabbia consentito alla stessa di conseguire un vantaggio.Ebbene, la sistematica violazione della normativa prevenzionisti-ca da parte della società, finalizzata al risparmio dei costi con-nessi all’acquisto di un’attrezzatura di lavoro sicura o alla manu-tenzione della stessa, nonché dei costi connessi a un’adeguataattività di formazione e informazione dei lavoratori, conduceinevitabilmente verso un giudizio positivo circa la sussistenza deicriteri di imputazione previsti.Va poi esaminato il caso di gruppi o aggregazioni di imprese: intali casi, la responsabilità della capogruppo o di una controllatanon può discendere dalla mera presunzione di coincidenza del-l’interesse di gruppo con quello delle singole società, ma deveessere verificata in concreto la sussistenza di un interesse o di unvantaggio della “holding” o di altra società del gruppo (Cass. pen.Sez. II, 27 settembre 2016, n. 52316).Valga, da ultimo, una considerazione di carattere generale.Spesso nei modelli organizzativi, nonché addirittura in alcuneLinee Guida, si fa riferimento al criterio del cd. rischio accetta-bile, individuabile quando i controlli aggiuntivi “costino” più dellarisorsa da proteggere.Tale criterio non appare condivisibile in materia penale laddovesi consideri che “le metodologie di valutazione del rischio tipi-che del risk management non sono proprie né dell’avvocatopenalista, né tantomeno del Giudice penale” (Duzioni, “Mappa-tura di aree a rischio e formazione della relativa documentazio-ne dimostrativa dei passi compiuti da offrire al Giudice o alP.M. quale attività ex art391 nonies c.p.p. attività investigati-va preventiva”, in La responsabilità amministrativa delle socie-tà e degli enti, n. 4, 2011, 138).Le stesse Linee Guida di Confindustria, nel 2008, hanno precisatoche “la nozione di rischio “accettabile” riguarda rischi di condot-te derivanti dalle regole del modello organizzativo e non anche isottostanti rischi lavorativi per la salute e sicurezza dei lavora-tori che, secondo principi della vigente legislazione prevenzioni-stica, devono essere comunque integralmente eliminati in rela-zione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico e,ove ciò non sia possibile, ridotti al minimo”.Il diritto penale riconosce come unico limite quello della esigibi-lità della condotta che non può essere correlata né a un’analisidei costi, né a un’analisi degli impatti.

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Nasce da una concomitanza di vari fattori, di crisi ma anche diprospettiva, la soluzione adottata dal Governo per i 518 lavorato-ri ex TCT (Taranto Terminal Container) a rischio licenziamento.Infatti, con il Decreto del 29 dicembre 2016, all’art. 4, è istitui-ta l’Agenzia per la somministrazione in porto e per la riqualifica-zione professionale (transhipment), laddove esistano particolaricondizioni e, comunque, in via “eccezionale e temporanea, perun periodo massimo non superiore a 36 mesi” a decorrere dal1 gennaio 2017 (il decreto è oggi legge dello Stato).Nella fattispecie richiamata dalla legge (v. nota 1) rientra il portodi Taranto, la cui situazione, con riferimento alle attività di tran-shipment, è emblematica di uno stato di crisi determinato daicontinui cambiamenti del mercato globale cui non si è in grado diadeguarsi tempestivamente e, nello stesso tempo, da una pro-spettiva di rilancio sancita già dall’ Accordo per lo sviluppo deitraffici containerizzati nel Porto di Taranto e il superamento dellostato d’emergenza socio economico ambientale del 26 aprile20122. In esso si prende atto dello stato di crisi del porto di

Taranto, a causa dell’alta competitività insorta per ulterioriofferte di servizi portuali di transhipment prima inesistenti (spon-da africana e Sud Europa) e la conseguente necessità di interven-ti urgenti di opere marittime/infrastrutturali per creare le condi-zioni di rilancio dello scalo jonico e di potenziamento della retedi collegamenti ferroviari.Tuttavia, a seguito di lunga diatriba tra la Taranto ContainerTerminal S.p.A. e l’Autorità Portuale, a “causa di ritardi buro-cratici e contenziosi nel frattempo scaturiti dagli atti prodro-mici agli interventi strutturali” di cui all’Accordo del26/4/2012, la stessa TCT (già in liquidazione) avvia, il 16 giu-gno 2015, la procedura di licenziamento per 539 lavoratori,per intervenuta cessazione di attività.

Insomma, secondo TCT, il ritardo con cuiprendevano avvio le opere programmatee richieste, il cui termine era previstoentro 24 mesi dalla sottoscrizionedell’Accordo del 2012, rendeva impossibi-le la permanenza dello stesso terminalistaa Taranto per impossibilità di operaresenza perdite consistenti.Nei mesi successivi si susseguono una seriedi iniziative di parte sindacale per tentaredi scongiurare il licenziamento dei lavora-tori, nella convinzione che si sarebberodeterminate le condizioni di rilancio delleattività portuali, una volta superata la fasedi stallo dovuta soprattutto ai contenziosiinsorti davanti alla giustizia amministrati-va, com’è effettivamente avvenuto.L’11 settembre 2015, è sottoscritto il ver-bale di accordo di CIGS per cessazioneattività, per la durata di 12 mesi condecorrenza 12/9/2015-11/9/2016, pressoil Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali.

TARANTO riparte dal porto di Paolo Peluso - Segretario Generale CGIL Taranto

Con la piena rioccupazione dei lavoratori exTCT nelle attività portuali, la città di Tarantopuò diventare volano di uno sviluppo fondatosu compatibilità e innovazione.

1 nei porti nei quali almeno l’80 per cento della movimentazione di merci containerizzate avviene o sia avvenuta negli ultimi cinque anni in modalitàtranshipment e persistano da almeno cinque anni stati di crisi aziendale o cessazioni delle attività terminalistiche ... (c.1 art.4 cit.).

2 tra Ministeri competenti – Regione Puglia – Autorità Portuale di Taranto – Commissario Straordinario – Comune di Taranto – Provincia di Taranto –TCT s.p.a. - Evergreen Line – Sogesid s.p.a. – Gruppo Ferrovie dello Stato.

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Ma già nel febbraio 2016, TCT avvia la procedura dilicenziamento collettivo, nelle more della scadenzadella suddetta CIGS. È una corsa contro il tempo. Conimmediatezza le Confederazioni e le Categorie solle-citano un incontro urgente al Sottosegretario alla Pre-sidenza del Consiglio – Prof. Claudio De Vincenti e, nelmese di maggio del 2016, predispongono un articola-to documento per promuovere un “Patto di coesioneterritoriale” dove, a proposito del porto, si “pone lanecessità… di ricorrere a misure specifiche che…garantiscano auspicabilmente un altro periodo di pro-roga del trattamento di CIGS di 12 mesi” e si chiededi “affidare a un tavolo di coordinamento intermini-steriale presso la Presidenza del Consiglio la possibili-tà di rimodulare l’intervento degli ammortizzatorisociali in rapporto con lo stato di progettazione degliinterventi e dei tempi di realizzazione dei progetti giàdefiniti, dando luogo alla copertura dei fabbisogniformativi per l’acquisizione delle competenze speci-fiche dei lavoratori rientranti nel bacino occupaziona-le previsto nella definizione dell’area di crisi”.Nel frattempo TCT, incurante delle richieste sindacali e dellastessa Autorità Portuale, in data 16/6/2016, produce formalecomunicazione di avvio procedure di licenziamento e inoltro dellelettere individuali di licenziamento ai lavoratori.Si è, dunque, in un momento cruciale nel quale, a fronte dellaprospettiva di rilancio dell’attività di transhipment (il cronopro-gramma dei complessi lavori di adeguamento prevede la loro con-clusione nei primi mesi del 2018), per i 516 lavoratori (tanti ormaine erano rimasti degli originari 539) si prefigura un orizzonte nerodopo anni di lotte e di speranzosa attesa, nonostante la grandeattenzione riposta su Taranto quale area di crisi complessa.In questo clima di tensione, la data del 27 giugno 2016 costitui-sce una sorta di spartiacque decisivo, laddove è sottoscrittal’Intesa istituzionale tra Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali, Ministero Infrastrutture e Trasporti e Regione Puglia conla quale, premesso che “parte decisiva delle politiche comples-sive di rilancio dell’area passa attraverso la riqualificazioneinfrastrutturale e funzionale del porto di Taranto, come previstodal Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS), molti dei quali(interventi) in corso o già ultimati”, si conviene di istituire,attraverso apposito provvedimento normativo, un’Agenzia perla fornitura di lavoro di durata triennale, cui assegnare i lavora-

tori ex TCT, con l’obbligo delle imprese operanti o che opere-ranno nel Porto di Taranto “nell’ambito del rispettivo fabbiso-gno degli addetti, a procedere, previa verifica della sussistenzadei requisiti professionali, prioritariamente all’assunzione delpersonale dell’Agenzia” stessa.Nella stessa data, si procede alla sottoscrizione di verbale diaccordo presso il Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali,in base al quale si assumono impegni da parte di TCT di revoca-re i licenziamenti e di inoltrare istanza di CIGD, da parte dellaRegione Puglia, di rendere disponibili le risorse necessarie perl’accoglimento dell’istanza.Ciò consente, il 9 settembre 2016, di sottoscrivere il verbale diaccordo presso la Task Force regionale per l’occupazione traTCT, OO.SS. e Autorità portuale in cui si conviene, da parte diTCT, la revoca dei licenziamenti (n. 516) e la richiesta allaRegione di CIGD a decorrere dal 12/9/2016 fino al 30/12/2016,senza rotazione.Con il Decreto Legge del 29 dicembre, per il rotto della cuffia, ilGoverno pone fine a questa lunga e complessa fase, in cui nonsono certo mancati momenti di grande tensione e che ha visto iSindacati ricercare con grande fatica una via d’uscita che tra-guardasse l’obiettivo non tanto di garantire forme di ammortizza-tori sociali a lungo termine (strumenti di politica ‘passiva’) ma,

anzi, di contribuire a non disperdere le pro-fessionalità già acquisite, in vista del ripo-sizionamento del Porto di Taranto nel mer-cato internazionale.Se la soluzione adottata dal Governo hacorrisposto a quest’aspettativa, continue-rà a essere altrettanto elevata l’attenzio-ne del Sindacato nella realizzazione nonsolo degli interventi nel Porto, ma anche diquelli relativi alla retroportualità senza laquale ci si troverebbe davanti ad un’operadi ammodernamento straordinaria, maincapace di sviluppare appieno le suepotenzialità.È nella piena rioccupazione dei lavoratoriex TCT nelle attività portuali che potràtrovare senso compiuto l’iniziativa deiSindacati a fianco degli stessi lavoratori,ma anche di una città, come Taranto, cheha tutte le potenzialità per diventare volanodi uno sviluppo fondato su compatibilitàe innovazione.

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Lo scenario in cui operiamo, pur nel dato di una crescita del P.I.L.italiano tra i più bassi d’Europa, nel settore dei traffici portualista invece facendo registrare, nel porto di Genova, un fortesviluppo del commercio marittimo nel settore dei contenitori(+10,7% nel primo trimestre 2017, con una proiezione a oltre2,5 milioni di teus alla fine dell’anno, rispetto al record di 2,298milioni di teus nel 2016).Evidentemente i dati di crescita sono diversi da porto a porto ecertamente l’aumento esponenziale delle dimensioni delle navifavorisce i porti maggiori e i terminal in grado di riceverle ade-guatamente (con strutture e mezzi di piazzale adeguati, grumoderne, fondali conformi e servizi efficienti di inoltro a terra).In tali realtà, pur nell’incertezza di un mercato che cresce lenta-mente e faticosamente, si spostano e si concentrano le grandinavi, aumentando le pressioni organizzative sui porti, sui termi-nal, sulle reti di trasporto terrestri e sul lavoro portuale.In particolare, il gigantismo navale provoca a Genova forti picchi dilavoro e richiede un maggiore impiego di lavoro temporaneo flessi-bile e specializzato attraverso l’art.17, rappresentatodalla CULMV (Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie)con una forte richiesta di occupazione flessibile nellaspecializzazione, nella postazione di lavoro e nell’ora-rio. Ciò perché le prestazioni di un terminal sono messesotto “stress” dalle scelte di servizio dei gruppi armato-riali, dalle improvvise modifiche degli itinerari, dairitardi per la scelta dello slow steaming (pratica diridurre la velocità delle navi), dalla soppressione conpoco preavviso dei servizi.Le basi giuridiche ed economiche su cui poggiano il lavo-ro e la continuità di un “pool” come la CULMV non sonoadeguate a questo tipo di richiesta di fornitura di lavo-ro portuale temporaneo, necessaria al porto e di estre-ma attualità. In questo senso, i modelli di organizzazio-ne del lavoro flessibile dei porti di Anversa e Amburgodevono essere esaminati con attenzione. Ecco perché lo“status quo” nell’O.D.L in vigore oggi non può essereuna soluzione di stabilità per la CULMV e per il porto diGenova: le norme del lavoro temporaneo datano venti-due anni, il nostro bando di gara è di otto anni fa, men-tre il contesto è profondamente cambiato.Per evitare tensioni e gravi pregiudizi all’operativitàdel porto, occorre un rapido e tempestivo interventodel Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti,in accordo con le organizzazioni sindacali nazionali.È necessaria una normativa quadro a livello nazionaleper tutti i porti che mantenga l’art.17, nelle articola-

zioni del comma 2 e comma 5, come modello unico di fornitura dilavoro portuale temporaneo e permetta di declinarne nelle situa-zioni specifiche il ruolo effettivo, la struttura, la continuità orga-nizzativa ed economica a livello di regolamentazione locale nelsistema portuale di riferimento. Noi intendiamo evitare ogni annola logica dell’una tantum, del conguaglio tra la tariffa onnicom-prensiva deliberata dal comitato portuale per giornata lavorata equella realizzata con l’operatività di ogni singolo terminal.Manca un dialogo tra la CULMV e il sistema porto (eppure siamocirca il 50% del lavoro operativo di tutti i terminal), manca unUfficio del Lavoro con AdSP - terminal operator – CULMV, doveaffrontare anno per anno e monitorare costantemente le esigen-ze di un organico funzionale ai volumi del porto, il fabbisognoformativo, le risorse per la formazione, le giornate lavorate mini-me per la CULMV garantite da parte dei terminal operator e unatariffa congrua da rispettare.Sul tavolo del confronto ci sono le squadre organizzate just in timedalla compagnia, le 7 chiamate giornaliere per 7 turni sovrapposti(vedi la flessibilità di orario per i traghetti); ci sono i 400 lavorato-ri dedicati al più grande terminal operator (PSA VTE) per coprire,in tutte le specializzazioni, le fluttuazioni e i picchi di lavoro.Il nostro organico operativo è composto da 888 soci (di cui 89 ini-donei), 82 soci speciali e 50 lavoratori interinali: di questo orga-nico, l’80% possiede 3-4 professionalità/specializzazioni per tuttigli 11 terminalisti del porto.

A GENOVAil commercio marittimo va forte

di Antonio Benvenuti, Console della Compagnia Unica di Genova

La CULMV PARIDE BATINI di fronte alla rifor-ma della governance dei porti e dell’organiz-zazione del lavoro portuale temporaneo.

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I cambiamenti tecnologici e organizzativi con cui i terminal fannofronte alle esigenze dei carriers hanno ripercussioni sulla struttu-ra delle specializzazioni richieste alla CULMV ed esigono una for-mazione continua (oggi autofinanziata con le sole tariffe) daparte della nostra scuola portuale accreditata dalla Regione Ligu-ria. Così pure i livelli di produttività raggiunti e la sovrapposizio-ne degli orari delle chiamate mettono sotto pressione questoorganico operativo in certi turni di picco giornaliero e settimana-le. Si passa, da un giorno all’altro, da un organico “ridondante”a un organico insufficiente, pertanto il bacino di forza lavoro fles-sibile dell’art.17, a Genova, è un fattore strutturale del lavorodel porto e non l’eccezione di un picco di traffico.Si è costituito, di fatto, in questi anni un servizio d’interessegenerale per il porto con la CULMV; attraverso l’AdSP e il MIToccorre fornire una base giuridica per questo art.17 e per laregolazione del lavoro portuale: un apposito regolamento, dovela flessibilità e la specializzazione del lavoro diventino un valo-re pubblicistico per il sistema portuale, che è sempre più varia-bile e irregolare. In sostanza, l’individuazione del servizio d’in-teresse generale è lo strumento per garantire al porto la flessi-bilità e la specializzazione, con l’attribuzione di specifici obblighidi servizio e relativi meccanismi di controllo e di compensazione

per la continuità dell’art.17 da parte dell’AdSP.Questo modello regolato di un unico “pool”, quale oggi è laCULMV PARIDE BATINI autorizzata ai sensi dell’art 17 comma 2L.84/94 nel porto di Genova, può permettersi di affrontare iproblemi dell’impatto tecnologico e della formazione continuaanche per i portuali del pool, che sono chiamati direttamente amanovrare e operare con mezzi e sistemi informatici diversi enuovi, dove il controllo e l’esecuzione produttiva delle opera-zioni portuali, anche le più specializzate, si spostano dal termi-nal e dai suoi dipendenti diretti anche sulle squadre organizza-te e formate dalla CULMV.

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RIORGANIZZAZIONE TPL EAGENZIA MOBILITÀ PIEMONTESEIn Piemonte il Trasporto Pubblico Locale èregolamentato dalla Legge Regionale n°1del 4 gennaio 2000 e s.m.i., che prevede ilcoordinamento e controllo di tutti i servizidi trasporto pubblico locale, la program-mazione della rete e dei servizi regionali el’amministrazione dei servizi ferroviariregionali.Con la legge Regionale n. 1/2015, laRegione Piemonte è intervenuta modifi-cando la regolazione del trasporto pubbli-co locale, costituendo un unico Ente con-sortile denominato Agenzia per la Mobili-tà Piemontese (AMP), che diventa l’unicocentro di costo operante, realizzandol’obiettivo di ridurre i 22 centri di costoprecedenti (Regione Piemonte, RegioneLombardia, AMMR, 8 provincie, 6 comunie 8 conurbazioni), la razionalizzazionedelle circa 100 imprese sul territorio pie-montese, con lo scopo primario di unacompleta integrazione ferro e gomma.L’AMP ha assorbito gradualmente tutte ledeleghe e le funzioni in materia di trasporto

facenti capo a Regione, Province e Comu-ni, acquisendo le competenze di: predi-sporre i bandi e gestire le procedure con-corsuali per l’affidamento dei servizi ditrasporto pubblico locale; realizzare lacentralizzazione e razionalizzazione degliacquisti di beni e servizi; gestire la piani-ficazione e l’offerta di servizi sul territo-rio; coordinare e assicurare una miglioreintegrazione dei servizi di trasportogomma e ferro.

LE RISORSE FINANZIARIELa legge regionale prevede, inoltre, che laRegione Piemonte eserciti tali funzioniattraverso l’elaborazione del ProgrammaTriennale dei Servizi di Trasporto PubblicoLocale (PTS), definendo le risorse perl’esercizio e la loro ripartizione, la qualitàe quantità dei servizi minimi, la politicatariffaria, gli obiettivi di efficienza delservizio.Il valore del finanziamento pubblico previ-sto dal trasferimento Stato-Regione delFondo Nazionale per il Trasporto PubblicoLocale riconosce al Piemonte 483 milioni

di euro, di cui il 90% sulla base della per-centuale fissata del 9,83% e il residuo 10%,avendo raggiunto in pieno i seguenti obiet-tivi: il 30% per un’offerta di servizio piùefficiente ed economica e per la progres-siva riduzione dei servizi offerti; il 60% peril progressivo incremento del rapporto traricavi da traffico e costi operativi; il 10%per la definizione di livelli occupazionaliadeguati.La Regione Piemonte, per il triennio 2016-2018, ha stabilito, integrando con ulterio-ri proprie risorse, l’ammontare complessi-vo dei finanziamenti regionali in 533 milio-ni nel 2016 e 520 milioni nel 2017-2018.

IL TRASPORTO SU GOMMAE LE CLAUSOLE SOCIALICon la nascita dell’AMP, la Regione Pie-monte intende dare attuazione e riorga-nizzare il trasporto su gomma, rendendooperativa la DGR n. 17-4134 del 12 luglio2012, che ha individuato i seguenti quattrobacini ottimali:1. bacino della provincia di Torino;2. bacino della provincia di Cuneo;3. bacino del nord-est, comprendente i

territori delle province di Biella, Vercel-li Novara e VCO;

4. bacino del sud-est, comprendente i terri-tori delle province di Asti e Alessandria.

L’AMP, nel corso dell’ultimo anno, nelprendere in carico i contratti di serviziodel trasporto gomma dei vari enti locali,sta bloccando l’avvio di gare nel territoriopiemontese congelando la situazione inessere ed ha avviato le procedure europeedi preinformativa delle gare europee, chedecorreranno dal 15 giugno 2019. Filt, Fit e Uiltrasporti Piemonte, con lerispettive confederazioni CGIL CISL e UIL,consapevoli del quadro normativo in evolu-zione, delle difficoltà economiche e finan-ziarie del settore, della diminuzione dellerisorse derivanti dai trasferimenti statali,hanno intrapreso, dal 2015, un confrontocon la Regione Piemonte e con l’Agenziadella Mobilità Piemontese, dove al centro

La riorganizzazionedel TPL in Piemontee le clausole sociali

di Mauro Poggio, Segretario Generale Filt-Cgil Piemonte

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della discussione, oltre alle necessarierazionalizzazioni e a un’analisi puntualesulle risorse necessarie, hanno messo ladifesa dell’occupazione e del servizio.A questo proposito, con l’avvento del JobsAct e, a quel tempo, in assenza di rinnovocontrattuale, il 3 luglio 2015, le organizza-zioni sindacali hanno sottoscritto con laRegione Piemonte un accordo sulle clausolesociali occupazionali per il Trasporto Pub-blico Locale, settore autoferrotranvieri.L’accordo prevede che, in caso di subentrototale o parziale di nuova impresa nell’atti-vità oggetto della gara, tutto il personale inforza all’impresa affidataria transita conpassaggio diretto e senza soluzione di con-tinuità alle dipendenze dell’impresa aggiu-dicataria, mantenendo il diritto alla conti-nuità del rapporto di lavoro e all’applica-zione del CCNL di provenienza e dei relati-vi Accordi Aziendali derivanti dalla contrat-tazione di secondo livello, nonché le tutelein godimento e i diritti individuali acquisitialla data del trasferimento.A novembre 2015, con la firma del CCNLAutoferrotranvieri, gli artt. 16 e 17 confer-mano le clausole sociali; in particolare,ribadiscono che il trasferimento all’impre-sa subentrante del personale a quelmomento occupato in quella cessanteavviene secondo quanto previsto dall’art.7dell’AN 14 dicembre 2004 di rinnovo delCCNL e con prosecuzione senza soluzionedi continuità dei contenuti dei rispettivirapporti di lavoro.

VERTENZA E SCIOPERIDEL TPL GOMMA PIEMONTEQuanto sopra induce a considerare il TPLdel Piemonte come un’oasi felice, ma pur-troppo alcune scelte strategiche sbagliatee posizioni rigide delle controparti dato-riali stanno determinando problemi sia sultrasporto gomma sia sul ferro.Nel trasporto gomma, le associazioni dato-riali Astra e Anav, firmatarie del Ccnl,hanno deciso di mettere in discussione lesuddette clausole sociali, in particolare latutela dell’art. 18 per i lavoratori assuntiprima del 7 marzo 2015 (data di entrata invigore del Jobs Act) nel caso di cambioappalto, utilizzando una gara d’appaltobandita da GTT a giugno 2016 per l’affida-mento di alcuni servizi automobilistici.L’Unione Industriale di Torino, Astra eAnav, sostengono che il Protocollo è statofirmato solo dalla Regione e dai sindacatima non dalle parti datoriali e che è statoimpugnato amministrativamente da GTT eAnav per alcuni profili di illegittimità, rite-nendolo in contrasto con la normativavigente in relazione al passaggio di perso-nale in caso di cambio appalto. Sostengo-no, altresì, che le aziende non hannorifiutato di assorbire il personale, ma,

attraverso un’interpretazione giuridica,contrastano l’applicazione dell’art. 18.Il fatto grave è che ad appoggiarli sia stataproprio GTT, la più grande azienda pubbli-ca del Piemonte, di proprietà del Comunedi Torino, oggi governato dal Movimento 5Stelle, il quale, nel suo programma incampagna elettorale, si era fatto fautoredella difesa dei diritti dei lavoratori.Le Organizzazioni Sindacali hanno dichia-rato le procedure di raffreddamento,effettuato due scioperi regionali e sono inprocinto di effettuarne un terzo il 26 mag-gio p.v., in quanto ritengono che le contro-parti intendono scardinare questo princi-pio in funzione delle future gare TPL dibacino previste per il 2019, con l’obiettivopolitico di diminuire ulteriormente i dirittidei lavoratori coinvolti.La Regione ha convocato le OrganizzazioniSindacali, l’Unione industriale di Torino, leAssociazioni Datoriali e, dopo lunga eaccesa discussione, le parti hanno decisodi proseguire il confronto nei prossimigiorni per verificare la possibilità di addi-venire a un accordo, per evitare l’ennesi-mo sciopero del TPL gomma in Piemonte.

GTT E COMUNE DI TORINO:I SOLDI PUBBLICI CONTRO I DIRITTINel contesto di cui sopra, vorremmo ancheinquadrare l’atteggiamento e le scelte diGTT e del Comune di Torino. Negli ultimisei mesi, la Filt-Cgil ha vinto due causecontro GTT, azienda di proprietà delComune di Torino, per difendere il dirittodi rappresentanza e per comportamentidiscriminatori in tema di pari opportunità.La Filt, il 10 giugno 2015, non ha sotto-scritto un accordo che prevedeva unariduzione di mancate prestazioni per i

nuovi assunti; conseguentemente GTT, il 3agosto 2015, ha ritenuto di escludere laFilt e sottoscrivere due accordi con lealtre OO.SS. senza peraltro convocare laRSU, su materie inequivocabilmente diloro competenza.In data 27 aprile 2017, il Tribunale di Torinosezione Lavoro ha accolto, con sentenza509/17, l’appello ex Art. 28 Legge 300/70promosso dalla Filt Piemonte contro GTTper comportamento antisindacale, condan-nando l’Azienda al pagamento delle spese.In data 26 ottobre 2016, il Tribunale delLavoro di Torino, con sentenza 1858/2016,ha ritenuto GTT SpA responsabile di compor-tamenti discriminatori per aver decurtato ilpremio di risultato aziendale alle dipenden-ti in maternità, congedo parentale, permes-so per malattia dei figli, condannandol’Azienda a indennizzare la Filt e la Consi-gliera di Parità della Regione Piemonte.In merito alle suddette sentenze, la Filtritiene che un’Azienda totalmente parte-cipata dal Pubblico dovrebbe avere un’al-ta considerazione delle relazioni industria-li ed evitare accanimenti sui congedi epermessi, quasi fossero assimilabili all’as-senteismo, e riconsiderare la riduzionedelle giornate di riposo per il personaleneo assunto.

IL TRASPORTO FERROVIARIO Per quanto riguarda il servizio ferroviario,l’amministrazione della Regione Piemonteguidata da Sergio Chiamparino ha iniziatoil suo mandato con la volontà di procede-re a gare in più lotti; nel corso del 2015,abbiamo indetto alcuni scioperi e organiz-zato manifestazioni dei ferrovieri piemon-tesi, riuscendo a modificare l’impostazionedella Regione, che è passata dalle gare

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agli affidamenti diretti tramite preinfor-mativa europea.Il quadro normativo è attualmente deli-neato dalla DGR n. 8-4053 del 17.10.2016,che prevede l’affidamento diretto in duelotti (Lotto A: servizio ferroviario metro-politano; Lotto B: Servizio ferroviario com-prendente tutti gli altri treni regionali)preceduto da un periodo di gestione tran-sitoria con l’attuale gestore, attraverso lasottoscrizione di un CONTRATTO PONTEdella durata di tre anni, prorogabili aquattro (3+1).La Regione Piemonte e l’AMP, attraverso ilProtocollo d’Intesa con Trenitalia, prevedeche, nel corso del 2017, siano definiti ilLotto A relativo al SFM e il Lotto B relativoal Servizio Ferroviario Regionale (ambitoregionali veloci), impegnandosi ad affidarea Trenitalia il servizio dei treni regionaliveloci - qualora si raggiunga l’intesa su unadeguato programma di miglioramento, disviluppo dei servizi e degli investimenti - edestinare alcune linee di treni regionali allagestione integrata con servizi su gomma.Le Organizzazioni Sindacali hanno ritenu-to positiva la scelta di garantire la conti-nuità al Trasporto Ferroviario Regionaleattraverso la sottoscrizione di un contrat-to ponte con Trenitalia, ma hanno forte-mente ribadito la contrarietà alla fram-mentazione del servizio ferroviario pie-montese e la necessità di individuaresoluzioni che, al termine del contrattoponte, garantiscano sul Nodo di Torino,sulle Direttrici e sulle Linee Secondarie lastessa affidabilità e le stesse garanzie intermini di quantità e qualità del servizio,salvaguardando continuità e tutele occu-pazionali al personale.Le Organizzazioni Sindacali hanno condivisocon la Regione di concordare le clausole

sociali del settore Attività Ferroviarie ana-logamente a quelle sottoscritte nel setto-re autoferrotranvieri, di attivare un con-fronto preventivo sull’affidamento direttodi lunga durata del Servizio FerroviarioMetropolitano e del Servizio FerroviarioRegionale Veloce, con particolare riferi-mento all’implementazione dei treni clas-sificati Regionali Veloci. Le Organizzazioni Sindacali non condivido-no l’impostazione della Regione che, oltrea suddividere il trasporto ferroviario indue lotti, ha emanato le preinformativeeuropee scorporando sei linee ferroviariesecondarie, inserendole nei lotti del tra-sporto su gomma, con l’obiettivo di razio-nalizzare e integrare meglio il trasportogomma-ferro. Riteniamo l’impostazionesbagliata e rischiosa dal punto di vista

della garanzia del servizio e per la tuteladei diritti dei lavoratori. In un contestoincerto e in continua evoluzione, tale scel-ta aumenta la frammentazione del servi-zio, crea ulteriore incertezza e malumoretra i lavoratori e scontenta persino leaziende del trasporto su gomma, che sivedono costrette a organizzarsi per effet-tuare tali servizi.Il contesto si complica ulteriormente,ancora una volta, a causa delle scelte diGTT e del Comune di Torino. GTT stagestendo due delle 8 linee del SistemaFerroviario Metropolitano in stretta colla-borazione con Trenitalia e, fino a pocotempo fa, stava discutendo di formareuna NewCo o un’ATI con Trenitalia perpartecipare all’affidamento dei servizinel nodo di Torino.Circa un mese fa, GTT. con la benedizioneo con l’input del Comune di Torino, comu-nica di aver siglato una manifestazioned’interesse con Arriva Italia Rail per parte-cipare all’affidamento del lotto ferroviariodi Torino.Senza entrare nel merito delle legittimedecisioni di GTT e del precedente rappor-to con Trenitalia, riteniamo la decisionemolto azzardata per il futuro economico diGTT, che non naviga sicuramente in buoneacque, per le ricadute sul servizio e suilavoratori in termini di garanzie e tutele.Allo stesso tempo, contestiamo fortemen-te le scelte della Regione Piemonte sul tra-sporto ferroviario, unica Regione in Italiache in precedenza aveva tagliato 14 lineee ora, unica Regione che, in nome dellaconcorrenza, rischia di creare uno spezza-tino nel sistema ferroviario, con il perico-lo concreto di peggiorare il servizio offer-to e mettere a rischio le condizioni deilavoratori coinvolti.

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Per comprendere bene le scelte che hanno caratterizzato, in que-sti anni, il Trasporto Pubblico Locale in Emilia Romagna, è neces-sario partire dal contenuto del PRIT (Piano Regionale Integratodei Trasporti). Il Piano vigente si pone l’obiettivo di base di mas-simizzare l’accessibilità al sistema della mobilità collettiva,attraverso un quadro di sostenibilità ambientale e di equità socia-le che si realizza con una integrazione modale “ferro-gomma”,la programmazione e l’attrattività del TPL (rinnovo parco bus,integrazioni tariffarie e informazioni sulla mobilità), la pianifica-zione integrata del servizio e la stipula di clausole sociali per lasalvaguardia dei diritti dei lavoratori del settore.Contemporaneamente la Regione ha operato, in questi anni, inmodo che si potesse arrivare a costituire una società regionale“Ferro-Gomma” che si candidasse a gestire il servizio di TPL inEmilia Romagna. Questi obiettivi naturalmente sono stati condivi-si, nelle varie fasi nelle quali il progetto si è dispiegato, con leOrganizzazioni Sindacali, attraverso un percorso virtuoso di buonepratiche che ha visto diversi accordi di concertazione, come ilPatto della Mobilità e il Patto per il Lavoro.Dopo questo breve excursus, vediamo cosa si è attuato finora diquanto previsto dal PRIT, dalle Leggi regionali sul TPL e dagliaccordi sindacali.Si è realizzata e conclusa la parte relativa al servizio ferroviario.Si è svolta una gara a evidenza pubblica che ha assegnato il ser-vizio, composto di 18 milioni di km/treno, del lotto unico regio-nale con una durata massima di affidamento di 15 anni + 7 anni econ un investimento di 650 milioni in materiale rotabile per l’ac-quisto di 75 nuovi convogli. Il corrispettivo economico annuo è di153 milioni, cui si aggiungono altri 100 milioni di incasso da traf-fico. Inoltre, conteneva una clausola sociale di salvaguardia deidiritti dei lavoratori in caso di subentro di nuova impresa attra-verso l’applicazione dell’art. 2112 del codice civile, che prevede:il mantenimento del CCNL e di tutti gli accordi aziendali in esse-re presso le aziende affidatarie sino alla sigla di un nuovo accor-do aziendale di confluenza; la conservazione della sede/residen-za di lavoro; la tutela del personale eventualmente inidoneo alprofilo lavorativo; la tutela occupazionale quantitativa e qualita-tiva del personale.Oltre a ciò, nell’ambito del confronto promosso e coordinatodalla Regione, la clausola sociale prevede l’applicazione, ai lavo-ratori dell’impresa affidataria, del CCNL delle Attività Ferroviarieal termine del periodo intercorrente fra il termine di aggiudica-zione della gara e l’inizio dell’erogazione del servizio. La gara èstata aggiudicata a una ATI (Associazione Temporanea di Imprese)composta da Trenitalia e Tper che, secondo le ultime previsioni,dovrebbe subentrare al gestore attuale entro la metà del 2019.Nel contempo, si è aperto il confronto finalizzato all’armonizza-zione contrattuale che si dovrà concludere prima di tale data.Giova ricordare che questa modalità (gara a lotto unico) almomento è l’unico caso nel territorio nazionale, mentre nel restodel Paese siamo in presenza di proroghe degli affidamenti direttia Trenitalia o tentativi di suddivisione in lotti del servizio e suc-cessive gare per l’assegnazione del servizio stesso.

Sul versante del servizio su gomma, c’è stata una prima tornatadi gare che ha visto la riconferma dei precedenti affidatari deiservizi nei rispettivi bacini di tutte le provincie dell’Emilia Roma-gna, e un successivo percorso di aggregazione che ha visto coin-volte le aziende dei territori di Piacenza, Reggio Emilia e Modena(Seta), Bologna e Ferrara (Tper), Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini(Start Romagna), con relative quote di partecipazione societariada parte della Regione alle suddette aziende.È rimasta esclusa da questo processo l’azienda Tep di Parma.Attualmente siamo in regime di proroga contrattuale per l’asse-gnazione del servizio per i bacini di Piacenza, Modena e ReggioEmilia e per quello della Romagna alle attuali aziende esercentidi servizio. Per il bacino di Bologna e Ferrara l’affidamento scadeil 31 dicembre.2019. Per quello di Parma è stata espletata la garaper l’affidamento “net cost” dei servizi con assegnazione provvi-soria all’ATI costituita da Busitalia e Autoguidovie. È sempre pre-vista la clausola sociale che garantisce, in caso si subentro dinuove imprese, il mantenimento dei diritti dei lavoratori, ai sensi

Quale futuro per il TPLin Emilia Romagna?

di Michele De Rose, Segretario Generale Filt-Cgil Emilia Romagna

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degli artt.13 comma 6 e 14 comma 1 dellaLegge regionale 30/98 nonché dell’art.2112 del c.c.A seguito dell’epilogo della gara di Parmasulla gomma, che ha visto prevalere unaSocietà esterna al tessuto industriale edata la cronica insufficienza di risorseeconomiche che affligge questo settore,la Regione ha deciso di aggiornare il pro-prio progetto sulla costituzione di un’uni-ca azienda, prevedendo la creazione diuna Agenzia unica Regionale Ferro-Gomma e una Holding che aggreghi in unasola società tutte le aziende pubblichepresenti nel settore della gomma.Questo progetto tenta di salvaguardare lanatura territoriale del servizio dal puntodi vista industriale e rispondere ai bisogni delle varie comunità presenti in Regione. La Holding manterrà la proprietà pubblica anchese si potrà avvalere di un partner industriale in grado di migliorare la capacità industriale e finanziaria.Altro elemento importante di questo progetto è la dichiarata volontà da parte della Regione di tutelare il lavoro attraverso la sti-pula di una clausola sociale regionale che garantisca i diritti dei lavoratori nelle fasi delle gare. Al momento, questo progetto èal vaglio delle singole realtà territoriali attraverso un percorso di confronto con tutti i portatori d’interesse presenti nel settore,e, se condiviso, si realizzerà solo alla fine di questo iter.

Come Filt e come Cgil dell’Emilia Romagnaabbiamo condiviso questo aggiornamentoperché garantisce un flusso di risorse certeper i prossimi anni e permette di mantene-re un ancoraggio al territorio attraverso leattuali aziende locali e migliorare il servi-zio reso. Insieme a queste condizioniabbiamo avanzato una proposta di prorogadelle gare al 31 dicembre 2019, in modoche vi sia un consolidamento della holdingdal punto di vista della governance e indu-striale e la stipula della clausola socialeche includa, in caso di cambi gestione,anche i lavoratori dipendenti dalle impre-se sub-affidatarie del servizio, oltre ailavoratori direttamente dipendenti delleaziende esercenti il servizio. Infine, dallato della tutela dei diritti, abbiamo pro-posto un nuovo patto della mobilità chevincoli la Regione, gli Enti Locali, le Azien-de e le Agenzie per dare un futuro certo alTPL in Emilia Romagna.

IL TRASPORTO PUBBLICO IN CIFRE IN EMILIA ROMAGNA

264

38 37

269

36

276

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6,2

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6,3

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6,8

6,5

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Il quadro normativo La legge regionale 6/2012 può essere con-siderata lo snodo da cui discendono le prin-cipali trasformazioni del settore in tutta laRegione Lombardia. La normativa prevede,infatti, l’istituzione di dodici Agenzie diBacino che assorbano le competenze finoallora attribuite alle province e ai comunie, nel caso di Milano, alla Città Metropoli-tana, di programmazione e affidamentodel servizio di Trasporto Pubblico. Agenzieche si strutturano con personale degli enticitati e risorse a loro attribuite da RegioneLombardia e Governo e integrati da risorseaggiuntive dei Comuni, delle Province e diCittà Metropolitana. Le Agenzie, secondo ilcronoprogramma definito dalla Regione,avrebbero dovuto “ridisegnare” la rete ditrasporto pubblico e affidare il servizioattraverso gare. Gare che possono esserebandite per “lotto unico” oppure per “lottiseparati”, vale a dire per lotti che coinci-dono con l’estensione territoriale del baci-no di competenza oppure in lotti che fran-tumano il territorio del bacino.La Legge Regionale s’inserisce in un pro-cesso di riforma complessivo del settoreche interessa tutto il Paese e che ha vistoLegislatori, Governi – nazionali e territoria-li – enti locali impegnati negli ultimi annisia sul versante della distribuzione dellerisorse e del loro affidamento, sia su quel-lo delle regole. La c.d. riforma Del Rio, i

decreti attuativi della c.d. Riforma Madia,la ristrutturazione del Fondo Nazionale delTrasporto Locale, il D.L. n. 50 del 24 aprile2017 sono tutti tasselli di un unico proces-so di riforma, così come il D.L. 50/2016“Codice nazionale in materia di appaltipubblici e concessioni”1.In questo quadro s’inserisce la Delibera219/17 del Comune di Milano, che ha pro-rogato il Contratto di Servizio con l’Azien-da ATM e ha scelto di dividere in due i ser-vizi di Mobilità che oggi svolge l’azienda,esplicitando, nei primi mesi dell’anno, unaprima frantumazione tra i servizi di tra-sporto e i “servizi accessori” (sosta, carsharing, bike sharing, gestione Area C eservizi accessori al TPL). Nella delibera nonè chiarito se, in caso di gara, i servizi diTrasporto Pubblico Locale saranno banditiunitariamente oppure separatamente.Un’incertezza che ha creato profonda pre-occupazione e contrarietà all’ipotesi diun’eventuale gara per lotti separati sullastessa area metropolitana.

Le condizioni di mercato La domanda di trasporto pubblico continuaa registrare nell’area metropolitana unsensibile incremento, collocando Milanofra le tre città italiane con il maggiornumero di passeggeri trasportati attraver-so i mezzi del servizio pubblico2. Questacondizione rende Milano e la Lombardiadue delle aree con maggiore potere diattrazione di investimenti delle grandiaziende del settore su scala europea.Eppure, a questa condizione non corri-sponde l’esistenza di grandi soggetti italia-ni capaci di competere sia sul fronte dellacapacità di investimento, sia su quellodella specializzazione nell’erogazione diservizi pubblici di trasporto su grandi areemetropolitane. Vi sono aziende con unadelle due capacità, ma prive dell’altra.Questo è il caso di ATM, che ha dimostratodi saper fornire un servizio di qualitàall’altezza dei benchmark europei, ma nondi avere quella capacità di investimentonecessaria a far fronte alle grandi trasfor-

mazioni che, nei prossimi decenni, Milanoaffronterà. Una su tutte: il recupero dellearee degli ex scali ferroviari, circa 1 milio-ne e 300 mila mq da innervare di trasportilocali in rete con l’attuale sistema.L’altro soggetto italiano capace di fareinvestimenti - che ha identificato il setto-re del trasporto metropolitano come assetdi sviluppo nel suo Piano Industriale – è ilGruppo Ferrovie dello Stato Italiane, cuioggi manca l’esercizio del servizio in unagrande città metropolitana. Al contrario, vi sono grandi gruppi europeiche hanno già una presenza consolidata ingrandi provincie lombarde: è il caso delGruppo Arriva, presente a Bergamo, Bre-scia, Como, Cremona. Su questo il nostrosistema accusa un ritardo non ancora col-mato. Negli anni tra il 2008 e il 2010,abbiamo assistito ai processi di riorganiz-zazione più intensi del settore, che hannoriguardato grandi colossi europei, ad ecce-zione dell’Italia. Nel 2009, RATP acquisisce

Nel futuro del trasporto pubblicoc’è il futuro di Milano

di Luca Stanzione, Segretario Generale Filt-Cgil Milano

Il 5 aprile scorso si è chiusacon un accordo la vertenzache ha visto impegnati ilavoratori del TrasportoPubblico Locale a Milano ele Organizzazioni sindacali,in una mobilitazione inizia-ta nelle prime settimane del2017. È stato necessarioarrivare allo sciopero, ilprimo dopo tredici anni.

1 “Investire nel Trasporto Pubblico – mezzi e reti per la mobilità” – Cassa Depositi e Prestiti – gennaio 20172 “Trasporti pubblici in retromarcia” – Il Sole 24 Ore – 16 novembre 2016

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Mac Donald Transit Associates, FullingtonBus Compan; Veolia Transport firma conTransdev un processo di fusione. Nel 2010,DB acquista il Gruppo Arriva e RATP ha rile-vato Transdev Italia e con essa le control-late Amt Genova e Dolomiti Bus3. Un ritardo, quello dell’Italia nel settore,che rischia di aggiungere un altro elementodi disparità tra il nostro paese e il restod’Europa, indebolendo ulteriormente l’in-tero assetto del settore della mobilità. Perquesta ragione abbiamo sostenuto la neces-sità che tra i principali due soggetti coinvol-ti (ATM-FS) si possa definire una partnershipche metta a valore la capacità di investi-mento e il know-how sui processi produtti-vi. Milano può vantare il 31% di trasportopubblico rispetto al totale degli spostamen-ti motorizzati, Roma il 26,60% e Torino il26,70%, Paris Ille-de France il 29,40% e Bar-cellona il 40,80%. Milano si attesta tra leprime città italiane, ma, nel confronto conaltre aree metropolitane europee, è evi-dente che c’è ancora un potenziale da svi-luppare4, che può emergere solo con sceltestrategiche che coinvolgano i diversi livellidi governo (Città Metropolitana, Comune,Governo, aziende interessate).

L’accordo L’accordo siglato il 5 aprile 2017 definisceun percorso chiaro che, in caso di gara,vede il Comune di Milano impegnato, inseno all’Agenzia, alla strutturazione di ununico bando per tutto il servizio di TPL dellacittà Metropolitana. In tale accordo ci sonorisultati che, prima, con la Giunta non era-vamo riusciti a condividere. Innanzitutto, vi è la proroga del Contrattodi Servizio senza riduzione dello stesso equesto ha una conseguenza per i cittadinie per chi lavora a Milano. Ridurre il servi-zio porta sempre con sé il rischio di unariduzione del Lavoro. Vi è, per la primavolta, l’indicazione del “lotto unico” comescelta privilegiata del principale soggettodell’Agenzia per la Mobilità. Se vi sarannole gare, possiamo già dire, oggi, che non visarà uno spacchettamento del servizio ditrasporto pubblico. Questa è una garanziaanche per la definizione dei rapporti conquei soggetti industriali che un domanipotrebbero essere interessati a una parte-cipazione alle gare di Milano. Nell’accordovi è l’impegno all’unicità aziendale ditutto il Gruppo ATM, le tutele occupazio-nali per tutti i lavoratori e, per la primavolta, si parla di garanzie circa la contrat-tazione di Primo e Secondo Livello. La nor-mativa regionale e nazionale prevede,infatti, il mantenimento delle medesime

condizioni economiche, non affrontando iltema – che oggi rimane ancora aperto –della relazione che vi è tra la normativaaziendale e la tipologia di servizio garanti-ta al territorio. Su una delle questioni che abbiamo posto,ovvero lo spacchettamento di alcuni servi-zi, che già la Delibera 219 definisce,abbiamo sottoscritto con il Comune l’im-pegno alla riunificazione in caso di garadel Trasporto Locale. Nell’accordo vi èl’apertura di due tavoli distinti: uno con laproprietà per monitorare che quanto scrit-to in quest’accordo si traduca in atti con-

seguenti dell’Amministrazione; un altrocon l’Azienda perché, nell’ambito delledecisioni di sua totale competenza, siapreservato quanto abbiamo chiesto duran-te tutta la nostra vertenza. Se vi saranno le gare, il Gruppo ATM dovràdecidere con quale azienda parteciparvi.Vogliamo discutere di questo, senza dareper scontato le soluzioni paventate nelrecente passato. Questa decisione spettaunicamente al management aziendale eall’autonomia di ATM e non alla Proprietà.La proprietà può assumere l’impegno circala Piena Occupazione – e lo ha fatto conl’accordo del 5 aprile – ma non può pren-dere decisioni che non le competono, penal’essere sanzionata per violazione dellaconcorrenza e dell’autonomia aziendale. Iltavolo sancito nell’accordo serve peraffrontare questi argomenti con l’unicointerlocutore che su questi temi è in gradodi assumere decisioni e impegni. L’accordo siglato tiene conto di due possibi-li scenari: l’affidamento in house oppurel’affidamento del servizio tramite gare,come stabilito dalla Legge Regionale6/2012. In entrambi i casi, l’accordo tutelal’unicità del servizio e le condizioni di lavo-ro. Noi aspettiamo le verifiche normativeche il Comune sta facendo e che sono con-dizionate dalla pubblicazione del secondodecreto attuativo della Legge Madia.Capiremo qual è la strada migliore.È necessario, secondo noi, partire da unapremessa: ATM è un player di eccellenza inItalia e in Europa nel Trasporto Pubblico.Questa risorsa non va persa e può rappre-sentare un’occasione non solo per Milano

3 “Il Trasporto Pubblico in Italia – stato, prospettive e confronti internazionali” – Fondazione Filippo Carcciolo4 “Ripartizione modale nelle principali città europee (anno 2011) – European Platform on Mobility Management

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ma per l’Italia, per giocare la partita in un settore strategico dellosviluppo economico, in un Paese che ha attraversato una delle piùgravi crisi economiche del dopoguerra. Non vogliamo che ATM, acausa di scelte sbagliate, si rinchiuda nei confini della città. Abbia-mo la consapevolezza che gli scenari futuri non saranno condizio-nati unicamente dalla volontà del Comune di Milano. Anche se fossedeciso l’affidamento in house, questo non cancellerebbe la concor-renza che si sta consumando in Europa nel settore del TrasportoLocale. Per questa ragione abbiamo bisogno di un’azienda che, neiprossimi anni, continui sulla strada della valorizzazione delle pro-prie potenzialità, in modo che, qualsiasi scenario si determini,possa continuare a mantenere la sua forza che è legata alla suacapacità di continuare a essere un’azienda concorrenziale. Sediventasse un’azienda meno dinamica di oggi, ne uscirebbe inde-bolita la componente Lavoro, facendo diventare ATM preda di chioggi guarda a Milano come a un’occasione di mercato.

Il rapporto con gli opinion makersA seguito dello sciopero del 5 aprile, il sindacato tutto è statooggetto di forti critiche da parte di una serie di editorialisti didiversi giornali. È necessario su questo sviluppare una riflessioneche affronti nel merito quanto a noi è stato imputato.Immaginiamo fra cinque anni Milano con una mobilità diversa daquella di oggi, un servizio di trasporto parcellizzato in diverseaziende, minori investimenti nella mobilità, minore integrazioneoraria, una rete di servizi meno estesa territorialmente di quellache conosciamo oggi: davvero è immaginabile che Milano possaconservare la propria capacità attrattiva? Milano non sarebbe la

città del Design, del Food, dell’Editoria senza questo sistema ditrasporti. Il nostro sciopero è stato organizzato per salvaguarda-re l’attuale sistema di servizi in una delle zone più strategiche delPaese. Si sono soffermati su quelle quattro ore e hanno perso divista il futuro della nostra città, provando a schiacciare il sinda-cato confederale dentro lo stereotipo del sindacato corporativo.Ridurre a macchietta una delle due controparti di una trattativa,in questo caso il Sindacato dei trasporti, significa schiacciare edisegnare l’altro soggetto, il Comune di Milano, come un’istitu-zione debole e incapace di gestire le conflittualità. C’è, invece, un problema vero di cui quegli stessi giornalisti nonparlano: l’inadeguatezza dell’attuale normativa di regolamentazio-ne degli scioperi. Noi abbiamo una serie di regole che costringonochi vuole far sciopero a verificare le compatibilità con il calenda-rio degli scioperi della Commissione Nazionale di Garanzia. Maquelle stesse regole non tengono conto del fatto che ci sono Orga-nizzazioni Sindacali o coalizioni di organizzazioni – come nel casodi cui parliamo – che rappresentano, da un punto di vista numeri-co, più lavoratori di altri. Questo comporta che piccolissime orga-nizzazioni sindacali spesso costellano il calendario degli scioperi diiniziative che producono il c.d. “effetto annuncio” ma che, in real-tà, hanno una bassissima adesione da parte dei lavoratori.La Filt-Cgil ha proposto di legare la rappresentanza delle Organiz-zazioni Sindacali al diritto di precedenza nella collocazione del-l’iniziativa di sciopero. Questo non vuol dire negare a qualcunoil diritto a indire uno sciopero; al contrario, significa difendereil diritto della maggioranza dei lavoratori a scioperarequando è necessario.

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Il gruppo Artoni, pur nell’indifferenza della proprietà, già da treanni viveva una serie di difficoltà crescenti, sia sul piano indu-striale e organizzativo sia, soprattutto, sul versante finanziario edi bilancio. A più riprese, nel corso del 2016, il Sindacato ha chia-mato al confronto l’azienda, con lo scopo di affrontare una situa-zione che palesemente si avviava alla catastrofe e che, altrettan-to palesemente, era sottovalutata dalla direzione.Mercoledì 23 novembre 2016, presso Fedit – Federazione ItalianaTrasportatori, a Roma, si è tenuto un incontro sindacale conArtoni S.p.A. per tentare di acquisire gli elementi necessari acomprendere lo stato reale in cui versava l’azienda e le possibiliprospettive future.Le organizzazioni sindacali, le RSA e tutti i lavoratori da tempomanifestavano una seria preoccupazione sui dati degli ultimibilanci e sulla conseguente tenuta aziendale, dettata, in partico-lar modo, dalla mancanza di un piano industriale chiaro e da azio-ni concrete per un reale rilancio dell’azienda sul mercato.Durante l’incontro, la direzione del personale ha comunicato cheera in via di definizione un’intesa con un partner del settore per ilsuo subentro in azienda, senza per altro specificarne modalità edenominazione. Sono state inoltre evidenziate le difficoltà opera-tive e commerciali che rendevano sempre più critica la situazione.In quella sede dai sindacati sono state richieste con forza rispostechiare e precise, per superare il clima di incertezza intollerabileper i 610 dipendenti (a quella data) e gli oltre 2500 altri lavorato-ri indiretti e dell’indotto.Sempre in quella sede è stata denunciatala mancanza completa di dialogo tra laproprietà e le parti sociali, l’atteggiamen-to evasivo su corrette relazioni sindacali,l’assenza di un confronto sul futuro, cheera fonte di forte preoccupazione per lacontinuità operativa e per il grave rischiooccupazionale per i lavoratori.Già allora il Sindacato aveva richiesto unconfronto con la proprietà per comprende-re le modalità e le tempistiche del paven-tato ingresso di un nuovo soggetto impren-ditoriale, per aprire la discussione sulpiano industriale, commerciale e operati-vo e condividere, ove possibile, le conse-guenti azioni da intraprendere.Nonostante ciò, la proprietà è sfuggita aogni confronto e si è palesata solo con lacomunicazione di attivazione della pro-cedura per la cessione di ramo d’aziendaa Fercam, il 19 gennaio scorso.In un primo tempo, abbiamo valutato

positivamente il fatto che si realizzasse un rapporto tra il GruppoArtoni e Fercam, un importante e strutturato player logistico,dopo un lungo periodo di difficoltà e preoccupazioni, evidenzian-do che era prioritaria la realizzazione di un piano industriale fortee in grado di rilanciare le attività di un’azienda storica e moltoarticolata sul territorio come Artoni.Il rapporto instaurato con Fercam avrebbe dovuto portare alla solu-zione di una fase critica che si protraeva da qualche tempo e cheaveva contemplato anche notevoli sacrifici da parte dei lavoratoricoinvolti. La nuova realtà avrebbe dovuto consentire di non disper-dere il grande patrimonio professionale e di competenze degli oltre3 mila lavoratori tra diretti e indiretti, dislocati in 60 filiali.A seguito dell’attivazione di cessione a Fercam, si è convenutol’incontro, presso l’associazione Anita, il 7 febbraio scorso.Nel pomeriggio del 6, però, giungeva, da parte aziendale, unarichiesta di spostamento al 10 per effettuare l’esame congiuntosulla procedura, attivata per l’acquisizione dell’intera aziendaArtoni (che, al momento, contava 586 dipendenti, nelle varie sedilocali) da parte di Fercam. All’incontro del 10 febbraio, diversa-mente da quanto dichiarato con la procedura, Fercam ha manife-stato la volontà di acquisire solo una parte dei siti e dei lavorato-ri di Artoni e posto un ricatto inaccettabile alla parte sindacale.Fercam, contro ogni norma vigente, pretendeva di concordare illicenziamento di 170 lavoratori e lavoratrici per compiere l’ope-razione di ingresso in Artoni. Le Segreterie Nazionali di Filt, Fit eUiltrasporti e le RSA di Artoni hanno ribadito che l’incontro conFercam e Artoni era stato concordato per dare corso alla proce-dura, attivata dalle imprese il 19 gennaio, per il trasferimento deirami d’azienda Artoni group, Artoni logistica e Artoni trasporti eper effettuare il passaggio di tutti lavoratori alla nuova impresa,alle medesime condizioni economiche e normative, così comeprevisto dall’art. 2112 del Codice civile.Fercam, invece, ha posto come condizione al suo subentro inArtoni, che si realizzasse un accordo sindacale che, a fronte di un

Artoni: una vicenda intollerabiledi Danilo Morini, Dipartimento Trasporto Merci e Logistica Filt-Cgil Nazionale

Tutti i dipendenti da oltre quattro mesi senzastipendio. Oltre 3000 lavoratori tra diretti eindotto a rischio occupazionale e in difficoltàper accedere alla Cigs, a causa della normati-va restrittiva sugli ammortizzatori sociali.

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esiguo incentivo, sancisse il licenziamento di fatto di oltre 170lavoratori e lavoratrici, senza alcuna possibilità di prosecuzionelavorativa e senza alcun ammortizzatore sociale applicabile.L’azienda altoatesina, in spregio alla legge e in violazione palesedella procedura attivata, voleva scegliere i soli siti di propriointeresse e non compiere, di fatto, il trasferimento di ramod’azienda. E per farlo pretendeva l’avallo sindacale, togliendoogni dignità e diritto al lavoro ed ai lavoratori coinvolti. Artoni,dal canto suo, non consentiva in alcun modo la possibilità di atti-vare strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori che le sareb-bero rimasti in carico.Le Segreterie Nazionali e le RSA hanno cercato di agevolare inogni modo, e all’interno delle normative vigenti, l’operazione disubentro. Hanno proposto di concordare un indennizzo adeguatoper coloro che, volontariamente, alla luce delle scelte imprendi-toriali relative alle sedi che non sarebbero state acquisite, aves-sero preferito non passare in Fercam. Contemporaneamente sisono rese disponibili, da subito, ad affrontare il piano industrialedella nuova realtà per trovare tutte le soluzioni necessarie, a par-tire dalla riduzione degli emolumenti del personale e dall’attiva-zione degli ammortizzatori sociali applicabili, anche attraversoil coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico e delMinistero del Lavoro.Le proposte e le disponibilità sono state rigettate e Fercam halasciato il tavolo rendendo palese che l’unica intenzione reale eraquella di effettuare uno spezzatino d’impresa, sulla pelle deilavoratori, sui quali voleva far pendere la spada di Damocle dellarealizzazione o meno dell’affare. Un atteggiamento che è statopercepito chiaramente dalle lavoratrici e dai lavoratori presenticome un’azione ricattatoria. Ancora una volta, nel settore dellalogistica, si sono evidenziati comportamenti e aspettative azien-dali che poco hanno dell’impresa e che mercificano i lavoratorinegando la loro dignità.Dal 13 febbraio abbiamo messo in campo tutte le azioni possibilie i contatti informali e formali per riallacciare il confronto e con-cludere la procedura al meglio per tutti i lavoratori. Il 14 Artoniha contattato il Ministero del Lavoro per avere informazionirispetto alla Cigs e il giorno successivo ha dichiarato alle organiz-zazioni sindacali e alle RSA la volontà di mantenere attiva unaparte di impresa e di chiedere la Cigs per il restante personaleche non fosse transitato in Fercam. Abbiamo condiviso il percor-so, sottoscritto un verbale di conclusione di procedura e lo abbia-mo portato immediatamente a Fercam.Nel giro di tre giorni, avremmo reso possibile quanto chiesto for-zatamente da Fercam, con la garanzia di Artoni che avrebberichiesto, per tutti i lavoratori non coinvolti dal passaggio,

l’attivazione di uno strumento di sostegno al reddito. A questopunto si è resa chiara la reale volontà di Fercam. Dopo averacquisito parte dei clienti e dei fornitori di Artoni a costo zero (inquesto agevolata dall’ottuso comportamento dell’azienda reggia-na che pare abbia consegnato le chiavi dell’impresa al colossoaltoatesino ancor prima di un qualsiasi accordo formale), era sva-nita ogni volontà di acquisto di sedi e acquisizione di personale.Solamente dopo la richiesta delle Segreterie Nazionali al Ministe-ro dello Sviluppo Economico di un’urgente convocazione dei sog-getti coinvolti, si è ripreso un minimo di confronto.Fercam, sotto la pressante richiesta del Ministero, ha accettato diriaprire la partita e si è resa disponibile ad acquisire in affittod’azienda 14 sedi di Artoni, con circa 146 dipendenti.Artoni dovrebbe mantenere aperte le sedi di Trieste e Genova,svolgendo attività di magazzino e distribuzione cittadina perconto di Fercam ed ha richiesto l’attivazione della cassa integra-zione per il restante personale (ora poco più di 210 lavoratori elavoratrici) per la quale sono in corso gli incontri al Ministero delLavoro, dopo la presentazione da parte aziendale al tribunale diReggio Emilia di un’istanza per il riconoscimento dello stato diinsolvenza e per l’amministrazione controllata.In questa già tragica situazione s’inserisce il comportamento scel-lerato della proprietà Artoni che, da oltre quattro mesi, non cor-risponde le retribuzioni ai dipendenti e, da oltre otto mesi, nonpaga i fornitori. Un dramma per oltre tremila famiglie che lasciaindifferente l’azienda.Con un ulteriore fattore negativo dato dalla cosiddetta riformadegli ammortizzatori sociali che, avendo abolito la cassa integra-zione in deroga, rende praticamente impossibile dare una rispo-sta al personale indiretto e, avendo ristretto notevolmente lecausali, mette in seria difficoltà anche l’accesso alla Cigs per ilpersonale dipendente. Infatti, fino ad ora il Ministero del Lavoronon ha sciolto la riserva sulla possibile concessione della Cigs alpersonale dipendente e non autorizza interventi derogatori chepossano dare risposta anche al personale delle aziende in appal-to, per il quale resterebbe solamente un auspicabile intervento acarico delle regioni interessate.Il tribunale di Reggio Emilia ha dichiarato lo stato di insolvenzadell’impresa il 3 maggio e nominato il commissario giudiziale ilquale, il 15 novembre prossimo, dovrà relazionare sul possibileaccesso all’amministrazione controllata. A seguito di tale nominasi svolgerà il terzo incontro al Ministero del Lavoro nel qualecercheremo di affermare quanto sostenuto, congiuntamentecon la confederazione, riguardo alla possibilità di assegnazionedella Cigs per i dipendenti Artoni, almeno per il periodo diamministrazione giudiziaria.

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Le città sono tornate a essere centri pro-pulsori dello sviluppo. Ciò è particolar-mente vero per città che sono nodi dellereti globali in una situazione nella qualel’economia è sempre più integrata a livel-lo mondiale. La crisi urbana degli anni’70 del secoloscorso è ormai alle nostre spalle, con ilsuperamento del pericolo allora paventatodi dover assistere inermi a un declino pro-gressivo della città, assieme a quello dellasua base industriale. In una fase in cui nei paesi più avanzati èsoprattutto l’economia della conoscenza aessere motore dello sviluppo, la concen-trazione torna a essere un valore. La città, e soprattutto la grande città, fun-ziona come milieu, dove la prossimità e lacompresenza creano sovrabbondanza discambi attuali e potenziali, tra industria ecultura, tra direzionalità e finanza, arte eindustria creativa ed è allo stesso tempo

porta verso l’esterno, attraverso l’accessoalle reti multiple di comunicazione, tra-sporto, informazione, relazioni economi-che, ciò che consente al milieu di essereun ambiente complesso e denso dove puòsvilupparsi l’innovazione.Ma la città che è emersa dal profondo pro-cesso di trasformazione che ha consentitola transizione da un’economia prevalente-mente materiale a una prevalentementeimmateriale, è un fenomeno sociale, eco-nomico e spaziale completamente diversoda quello che, fino a tutto il XX secolo,eravamo abituati a chiamare città.Fino a pochi anni fa, infatti, le città eranodescrivibili come strutture urbane compat-te, sviluppate attorno a luoghi centrali con-tenenti i principali edifici pubblici, cresciu-te lungo radiali che conducevano dal centroalla periferia e poi, attraverso la campagna,ad altri centri secondo una precisa gerar-chia. In Europa, le città erano fenomeni che

in gran parte traevano le loro origini da anti-chi insediamenti romani o medioevali di cuiancora è possibile riconoscere le tracce.Oggi la città è altra cosa, la nuova cittànon è più un agglomerato di strade e piaz-ze e edifici. Sull’antica armatura si è stesouno strato di urbanizzazione diffusa, tantoche essa non è più afferrabile nel suoinsieme da chi la percorre lentamente apiedi; la si può cogliere solo dall’aereo,dall’automobile, dal treno, attraversando-la a una velocità diversa. Ciò che è avve-nuto a partire dagli anni ’70 non è stato,però, un fenomeno di semplice espansionedella città centrale, estensione dell’urba-nizzazione dal centro verso la più lontanaperiferia. La città contemporanea è fattadi discontinuità. Se la percorriamo dall’an-tico centro verso l’esterno troviamo unasuccessione di oggetti e di spazi non ricon-ducibili alle originarie gerarchie urbane.Questo cambiamento investe tutto ilmondo. Ovunque si ha un allargamento delfenomeno dell’urbanizzazione: come sap-piamo, già dal 2007 la popolazione urbanadel pianeta ha superato la metà dellapopolazione mondiale, è previsto che rag-giunga il 75% nel 2050 e la quasi totalitàdella popolazione alla fine di questo secolo.Il processo di urbanizzazione ha significatidiversi in diverse parti del mondo.Negli Stati Uniti, si tratta dell’accelerazio-ne dei fenomeni di sprawl che portano leclassi più agiate a ricercare condizioni abi-tative sempre più esclusive e lontane dalleDowntown. Nei paesi in via di sviluppo e inquelli emergenti dell’Asia, è ancora incorso un processo di esodo dalle campagneverso le città che si allargano nel territo-rio della periferia. In Europa, invece, dovegià quasi l’80 % della popolazione vive incontesti urbani, la situazione è ancoradiversa, una fitta rete di città ha costitui-to l’ossatura di un processo di redistribu-zione della popolazione, che, dopo la finedelle grandi migrazioni interne, ha datoluogo a una varietà di situazioni urbane(Secchi 2003): dalle grandi città-regioni adalta densità come Londra, Parigi, Berlino,alla città diffusa, a bassa densità del Vene-to o delle Fiandre, fino alla combinazionedei due modelli, che dà luogo a quelle chePeter Hall chiama mega-city-regions,

La nuova formadella città contemporanea

di Alessandro Balducci, Professore in Pianificazione e Politiche Urbane - Politecnico di Milano

La città contemporanea è difficile da afferrare, perché ciascunodegli attori che la popolano ne ha solo visioni parziali, riesce acogliere frammenti della realtà. Essa presenta dei rischi ma anchestraordinarie opportunità: è l’anello di congiunzione tra localee globale, tra reti di luoghi e reti planetarie, tra mondi di vita eprocessi di globalizzazione.

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mega-regioni-urbane; nel sud e nel norddella Gran Bretagna, nella regione com-presa tra Bruxelles e Amsterdam, nellaRhur e nella Pianura Padana: la mega-city-region di Milano che va da Torino a Venezianella direzione Est-Ovest e che interessa ilCanton Ticino in Svizzera e le città del-l’Emilia Romagna in direzione Nord-Sud. Si tratta di uno sviluppo che anche alla scalaeuropea identifica un cuore urbano rappre-sentato (secondo ESPON) in un pentagono icui vertici sono Parigi, Londra, Amburgo,Monaco e Milano, all’interno del quale ècompreso il 14% del territorio dell’Europa a27, con il 32% della popolazione, ma cheproduce il 47% del Pil. Le Mega-city-regionsono, secondo Peter Hall, le aree megliodisposte nella competizione globale perchésono grandi bacini di imprese e di popolazio-ne, con una capacità quindi di sviluppareservizi avanzati, di gran lunga superiore allecittà pur grandi, isolate e monocentriche. Per capire quali ragioni stanno alla base diquegli esisti spaziali dobbiamo scendereancora e guardare alla città dal basso,dalla società, perché - come suggerisceHenri Lefebvre - “la città è la società trac-ciata sul suolo”.Mi sembra che si possa organizzare questosguardo a partire da tre immagini: l’acce-lerazione del movimento, la frammenta-zione e la connessione a rete. Dal punto di vista del movimento è deltutto evidente come la città non sia più unmodello ordinato e isolato di mobilità. Unamiriade di tracce avvicinano luoghi lontanie allontanano luoghi vicini. La città con-temporanea è un agglomerato di flussi(Amin e Thrift 2005).Le città centrali perdono popolazione resi-dente, che è sostituita da un aumentodella popolazione che utilizza la città quo-tidianamente o temporaneamente.

I cosiddetti city users, come li ha ben defi-niti Guido Martinotti: lavoratori perma-nenti e temporanei, turisti d’affari, stu-denti fuori sede, pazienti degli ospedali eloro familiari, visitatori di fiere, consuma-tori dell’offerta culturale della città ecc.Non possiamo non osservare (Bauman2005) come l’accelerazione del movimen-to delle componenti interne alla città siaccompagna anche all’instabilità dellecondizioni del lavoro, sempre più flessibi-le e incerto, delle forme di convivenza chesono messe in tensione dalla mobilità edalle migrazioni forzate, delle identità,che assumono un rapporto assai più debo-le con i luoghi.Una seconda causa della nuova forma cheassume la città è data dal processo diframmentazione che interessa diversesfere della condizione urbana.Nella sfera economica, alla crisi dellagrande industria ha fatto riscontro una

polverizzazione della struttura produttiva. Nella sfera sociale, il forte movimento diredistribuzone selettiva della popolazioneha frammentato reti familiari e di vicinatotradizionali.Nella sfera politico-amministrativa, l’al-largamento dell’azione pubblica è statoaccompagnato dalla proliferazione di sog-getti: agenzie, consorzi, società per azionia capitale pubblico, soggetti privati o delterzo settore convenzionati, che hannoreso sempre più complesso, settoriale eaffollato il trattamento dei problemi con-siderati di rilevanza pubblica. Il contesto del governo è quindi un conte-sto profondamente diverso dal passato, digovernance multi-livello in cui i confini simoltiplicano e si sovrappongono, mettendosempre più in tensione i confini tradiziona-li dell’organizzazione amministrativa.Si dice, infatti, che stiamo cercando digovernare la città del XXI secolo con igoverni del XX secolo e con i confini delXIX secolo.Un ultimo importante fenomeno che, inqualche misura, fa da contrappunto al pro-cesso di frammentazione è dato dallacostruzione di reti che riannodano legamitra componenti della città estesa e in qual-che modo ci propone nuove forme di aggre-gazione e di socialità slegate dallo spazio.Assistiamo, con lo sviluppo di internet edei social network, alla proliferazione diquelle che Amin e Thrift chiamano “comu-nità a distanza”. Si tratta di reti associati-ve che non hanno una base territorialecostante o che non hanno per niente unabase territoriale. Così, mentre s’indeboliscono le relazioni divicinato, si sviluppano reti associative basatesu interessi comuni, che producono unasocialità leggera, per certi versi meno impe-gnativa ma non per questo meno importante. Questa è la città contemporanea.

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Non ci sono destini già scritti né dal puntodi vista di una sua completa de-territoria-lizzazione e disgregazione, né tantomeno èpensabile che, senza prendersene cura,questa città possa continuare a esseremotore dello sviluppo e ambiente di vitaaccogliente per la popolazione che lo abita.Credo sia necessario interrogarsi su qualisfide essa presenta a un sistema di attori,ciascuno dei quali ha, come ho detto,poteri d’intervento limitati e fortementedipendenti dall’azione di altri. Mi sembra possano essere messi in evi-denza quattro ambiti principali di sfida.Una prima sfida è certamente quella checonsiste nel mantenere e potenziare lecapacità di produrre ricchezza nelleattuali condizioni di concorrenza interna-zionale sempre più spinte. In un contestoimprenditoriale così complesso e frammen-tato e in una fase nella quale è soprattut-to l’economia della conoscenza a sostene-re l’economia reale, questo primo chiaroproblema incrocia molti aspetti che atten-gono alla sfera privata e a quella pubblica.Come ci ricordano molti studi recenti sullosviluppo, la competizione è anche fra ter-ritori che devono costituire un contestofertile all’interno del quale possa svilup-parsi l’innovazione. Sono mutati i fattori dilocalizzazione, è mutato il modo in cui sicrea valore, molto dipende dalla capacitàdelle imprese, ma molto ha a che fareanche con la capacità dei territori dicostruire beni pubblici che mettano in con-dizioni le imprese di meglio competere.Una seconda importante sfida è quelladella coesione sociale. È importanteoccuparsi in modo attivo dell’invecchia-mento della popolazione che ci chiede disviluppare nuovi servizi, così come dellecategorie che sono marginalizzate nel pro-cesso di sviluppo economico, ma che sonoimportanti per le funzioni che esercitano:immigrati, lavoratori dei servizi a bassovalore aggiunto, badanti, ecc.Una terza sfida è quella dell’ambiente edella qualità dell’abitare. Negli ultimidecenni molto è stato sacrificato a un’ideabanale di sviluppo che ha compromessorisorse territoriali e ambientali irriproduci-bili. Occorre tornare a occuparsi dellaqualità dello spazio pubblico, della qualitàdell’ambiente, dell’abitabilità di un terri-torio che deve essere in grado di recupera-re i suoi valori non solo per i suoi abitanti.Una quarta sfida è quella che potremmodefinire della coesione territoriale: nonpossiamo pensare a una regione urbanacapace di affrontare i temi chiave del pro-prio sviluppo senza trattare quello dellasua organizzazione territoriale, dellacostruzione di strategie e immagini di sin-tesi che sappiano indicare nuovi principiorganizzativi, contrapponendosi all’idea di

un insieme di frammenti in movimento econsentendo alla nuova città di ritrovarela sua forma e di disegnare le proprie tra-iettorie di sviluppo.Molte delle opportunità e delle minacceche sono connesse a queste sfide non sononeppure percepibili rimanendo ancorati aiconfini amministrativi e ai bacini tradizio-nali di riferimento delle politiche locali,esse richiamano la necessità di una visionedi insieme (Balducci e al., 2011; Albrechtset al 2017). Ci indicano dunque la stradanecessaria di uno sforzo cooperativo daparte di tutti i soggetti interessati, cheparta dalla costruzione di nuove descrizio-ni della città capaci di proporre al sistemadegli attori nuovi obiettivi e nuovi proget-ti su cui misurarsi.Ho cercato di mostrare che la città con-temporanea non è la degradazione dellacittà moderna, è altra cosa: dobbiamoguardarla come un fenomeno nuovo, cheancora non riusciamo a comprendere pie-namente, che è insieme esito del passatoe anticipazione della città futura.È difficile da afferrare, perché ciascunodegli attori che la popolano, che siano abi-tanti o decisori, ne ha solo visioni parziali,riesce a cogliere frammenti della realtà e

fatica a costruirsene un quadro.Essa presenta indubbiamente dei rischi,come sono quelli dell’accentuazione deiprocessi di polarizzazione sociale, fram-mentazione e de-territorializzazione, mapresenta anche straordinarie opportunità.Queste sono legate al fatto che la cittàcontemporanea è l’anello di congiunzionetra locale e globale, tra reti di luoghi e retiplanetarie, tra mondi di vita e processi diglobalizzazione. Sono possibili oggi scenari di conciliazionetra ciò che la città moderna ha dovutoseparare. Se riusciamo ad avere una visio-ne sufficientemente ampia delle dinami-che che la attraversano, possiamo immagi-narci negli anni a venire un processo dicrescita che intreccia strettamente leaspettative di sviluppo dell’economia conquelle della coesione sociale, della salva-guardia e della qualità dell’ambiente,della vitalità scientifica, culturale e arti-stica della città. Noi possiamo aiutare questa prospettivacon interpretazioni e progetti volti a raf-forzare la qualità dei luoghi e i legami conil mondo. Possiamo lavorare per far averealla città, come suggerisce Beck (2003),“sia ali che radici”.

Riferimenti:

Albrechts, L., Balducci, A. , Hillier, J (2017), Situated practices of strategic planning.An International Perspective, New York RoutledgeAmin, A. e Thrift, N. (2005), Città. Ripensare la dimensione urbana, Bologna: Il MulinoBalducci, A., Fedeli, V. Pasqui, G. (2011) Strategic, Planning for Contemporary Urban Regions,Aldershot AshgateBauman, Z. (2005), Fiducia e paura nella città, Milano: Bruno Mondadori Beck, U. (2003), La società cosmopolita, Bologna: Il MulinoLanzani, A. (2004) “Una insolita rappresentazione per la governance della regione urbanalombardo-milanese” in Territorio, n. 29/30Secchi, B. (2003) “Urban Scenarios and Policies”, in Portas, N. Politicas, estratégias eoportunitades, Lisbona: Fondaçao Calouste Gulbenkian

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Non tutti ne sono al corrente. Le buone notizie trovano menospazio nell’informazione e poi non fanno clamore. C’è un proget-to in fase avanzata per trasformare l’area che ospitò Expo 2015in un polo di eccellenza mondiale nei campi delle lifescience,dell’healthcare, delle biotecnologie, della farmaceutica, dell’agri-food, della nutrizione, della data science e dei big data. Il tutto incontinuità con il paradigma e lo spirito dell’Esposizione Universale,valorizzando gli investimenti già sostenuti e l’eredità di Expo.Sono 3 i soggetti che al momento rappresentano gli assi portantidi questo ambizioso progetto: lo Human Technopole, l’UniversitàStatale di Milano e una struttura ospedaliera di ricerca (IRCCS)che, con elevate probabilità, sarà il nuovo ospedale Galeazzi. Lo Human Technopole sarà costituito ex novo e rappresenteràun polo di ricerca di livello internazionale in quegli ambitiscientifici che hanno l’obiettivo di portare beneficio alla salutee al benessere degli individui. Svolgerà un ruolo di “Hub” traricerca, università e imprese del territorio favorendo contattitra loro e con network internazionali. Diventerà pienamenteoperativo intorno nel 2021 e a regime impiegherà 1.500 perso-ne, di cui 1.000 ricercatori reclutati con criteri di meritocra-zia tramite bandi internazionali (si stima che circa la metà deiricercatori saranno stranieri). Nei futuri dipartimenti scientificidello Human Technopole saranno coinvol-ti attivamente all’incirca 500 dottorandi(circa 150 per anno). L’Università Statale di Milano trasferiràall’interno dell’area le attività che oggifanno riferimento al nucleo storico di Mila-no Città Studi. Biologia, biotecnologia,medicina sperimentale, farmacologia,agroalimentare, scienze della terra, chimi-ca, fisica, matematica e informatica, perun totale di 22 corsi di laurea triennale, 2magistrali a ciclo unico, 23 corsi magistra-li e 15 dottorati di ricerca, saranno trasfe-riti nella nuova area. Saranno spostate20.000 persone, di cui 18.000 studenti. Mail nuovo assetto e le nuove struttureaumenteranno la capacità di attrazione esaranno in grado di ospitare in brevetempo 20.000 studenti.La struttura ospedaliera di rango IRCCS(probabilmente sarà il nuovo ospedaleGaleazzi) sarà un istituto privato accredi-tato con il Sistema Sanitario Nazionale

(SSN) e rappresenterà un centro di eccellenza nella ricerca bio-medica clinica e pre-clinica e nell’attività didattica. L’ospedalesarà eccellente nelle specialità di chirurgia ortopedica, oncologiaortopedica, neurochirurgia per la terapia di disordini del movi-mento, riabilitazione per il recupero funzionale, chirurgia plasti-ca, cura delle ustioni, reumatologia, cardiochirurgia, cardiologia,chirurgia vascolare e chirurgia generale. La nuova struttura potràgestire un flusso giornaliero di persone (tra pazienti, parenti eaccompagnatori e personale medico e tecnico) che oscilla tra le8.000 e le 9.000 unità, di cui 3.000 tra medici e infermieri.Questo progetto, per il respiro internazionale dei suoi obiettivi,per l’importanza degli ambiti nei quali concentrerà le proprieattività, per il potenziale di attrattività a livello globale e per gliimpatti che avrà sul territorio italiano, può considerarsi un’inizia-tiva di importanza strategica a livello nazionale. Anche perché non finisce qui. Le tre strutture Human Technopo-le, Università e Ospedale, occuperanno circa la metà dell’area.La restante sarà riservata alle imprese che vorranno trasferireall’interno dell’area le proprie attività di ricerca e sviluppo, oparti di esse.Arexpo, la società proprietaria delle aree che ha l’obiettivo digovernare lo sviluppo del Parco della Scienza, del Sapere e del-l’Innovazione, ha già ricevuto (ad aprile 2017) oltre 42 manifesta-zioni di interesse da parte di imprese multinazionali di elevatostanding. È ancora tutto riservato, ma qualche nome ha iniziato acircolare: Roche, IBM, Nokia, Bayer. Ad oggi sono arrivate richie-ste per attività che impiegherebbero ulteriori 9.000-12.000 per-sone altamente qualificate nell’area.I numeri in gioco iniziano a essere rilevanti: 1500 ricercatori e 500dottorandi per lo Human Technopole; 20.000 studenti Universitari

L’eredità di Expo diventaopportunità per Milano

di Massimiliano Sartori, The European House Ambrosetti

Il Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innova-zione come polo di eccellenza europea e mon-diale nei campi delle lifescience, perché i con-fini di Milano sono quelli del globo terrestre.

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nel settore medico-scientifico; 3.000 tra medici e infermieri;6.000 pazienti ospedalieri; 9.000-12.000 occupati in ricerca daparte di imprese private. Stiamo parlando di 40.000 persone chetutti i giorni, mediamente, si muoveranno all’interno del ParcoScientifico. È probabile ipotizzare che, a fine progetto, si rag-giungeranno le 50.000 persone, a seguito di ulteriori insedia-menti di imprese private. Il futuro Parco Scientifico costituirà neinumeri un’altra città come Rho, che ospita il parco stesso.In un recente studio presentato da The European House – Ambro-setti, valutando solamente l’impatto prodotto dai 3 soggetti che,a oggi, sono gli assi portanti del progetto (Human Technopole,Università e Ospedale) su un orizzonte temporale di 10 anni, alivello economico si potrebbero generare nel sistema:● 6,9 miliardi di Euro aggiuntivi tra nuovi investimenti e

aumento del giro d’affari1 (2,4 dei quali generati dalla costru-zione fisica delle strutture e degli immobili e i restanti 4,5miliardi di Euro dalle attività del Parco);

● 3,2 miliardi di Euro di valore aggiunto (1 dei quali generatodalla costruzione fisica delle strutture e degli immobili e irestanti 2,2 miliardi di Euro dalle attività del Parco).

Sull’occupazione, gli investimenti previsti e associati al progettopotrebbero generare nei primi 4 anni, durata prevista della fasecantiere, circa 6.700 unità2 aggiuntive l’anno. In seguito, a finecantiere, cioè dal quarto anno in poi, l’impatto si potrebbe atte-stare a 3.000 unità. Infine, l’impatto complessivo sul gettitoerariale aggiuntivo (contributi sociali, irpef e ires derivanti dalleattività) si potrebbe attestare a 1,3 miliardi di Euro3 su un oriz-zonte temporale di 10 anni. Ma l’area è predisposta per ospitare l’insediamento di altre strut-ture (imprese, laboratori, centri ricerca, ecc.) e l’impatto com-plessivo dipenderà dal numero e dalla tipologia di attività che siinsedieranno. In questo senso, le 42 manifestazioni di interessesono già un segnale molto buono.L’ampiezza e l’orizzonte di questa iniziativa traguarda le gene-razioni future e si connota con valenze sociali che vanno oltre lasfera economica e che integrano in un luogo aperto elementi discienza, istruzione, ricerca, salute, cultura e coesione sociale.La prospettiva di creare un luogo che diventi motore del progres-so culturale e di uno sviluppo basato sull’elemento educativodella scienza pone le basi per trasformare, nei prossimi anni, il

territorio proiettandolo all’interno della comunitàscientifica internazionale, aumentandone l’attrattivi-tà per giovani, talenti e ricercatori. La contaminazione tra saperi di alto livello, cosìcome la creazione di un ambiente che favorisca l’im-prenditorialità ad alta professionalità, dà risultatipositivi che a bocce ferme non è possibile prevedere.In questo senso, l’attrattività di un territorio non èsolo legata a elementi economici, anzi, da un certopunto in poi, l’attrattività non è più solo economica.Opportunità è la parola chiave che ispira l’intero pro-getto, che si basa sulla possibilità di dare continuità aivalori e agli intenti dell’Esposizione Universale del2015. L’iniziativa è un’enorme opportunità per l’Italia,per la Lombardia e per Milano, per mettere insiemericercatori italiani, europei e internazionali che lavo-reranno in un ambiente votato al progresso, all’inno-vazione, alla libertà, all’integrazione e alla tolleran-za e che potrà ispirare gli individui più giovani di tuttoil territorio, presentando loro l’opportunità di poter

eccellere nella scienza, nella ricerca e nell’imprenditorialità edi poter vedere i propri sforzi ripagati, con la possibilità di farparte di un’eccellenza italo-globale.La costituzione del Parco potrà avere un impatto profondo e dilungo periodo su tutti gli indicatori non economici relativi al pro-gresso e al benessere di una società.Milano e la Lombardia hanno dimostrato, negli ultimi anni, disaper “fare sistema”. Imprese, associazioni e istituzioni coopera-no, senza troppe riserve legate a correnti politiche diverse, per ilbene della città e per il progresso civile e produttivo.L’esposizione Universale, il salone del mobile, la riqualificazioneurbana di Porta Nuova, di Citylife, dei Navigli e della Darsena, inuovi musei Armani e Prada, il nuovo edificio della FondazioneFeltrinelli, il centro direzionale di Amazon, la recente apertura diMicrosoft House, i progetti di riqualificazione del Portello e quel-li delle aree ex Falck dove dovrebbe sorgere la Città della Salute,dimostrano come sia possibile rendere attrattivo un territorio.Il Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione rafforzeràulteriormente l’internazionalità di Milano e della Lombardia ela sua attrattività. Che sia un esempio per l’Italia!

1 S’intende la somma di investimenti, consumi intermedi e consumi finali.2 Calcolate ipotizzando per ognuna unità aggiuntiva stimata un’attività unica e a tempo pieno (8 ore di lavoro).3 Un valore non distante dal totale degli investimenti pubblici previsti e approvati sull’Area.

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Conosciamo Italtrans come uno deiprincipali soggetti del settore del-l’Autotrasporto e uno dei principalipartner italiani della Grande Distri-buzione. Quali sono, secondo Lei,i fattori principali che fanno dellaVostra azienda un player cosìcompetitivo?

Condivido la sua considerazione e apprez-zo la domanda. Certamente una rispostapiù appropriata sarebbero senz’altro ingrado di fornirla i nostri numerosi clienti,che da anni hanno deciso di sceglierciquali partner per le loro attività logistichee rappresentano l’orgoglio della nostraazienda. In tutta coscienza ritengo cheItaltrans, da sempre, adotti una politicaispirata alla massima interazione con ilcliente per lo sviluppo di servizi customer-made, che si fonda su flessibilità, velocitàdi risposta, cura del dettaglio e controlli disicurezza sull’intera filiera. La nostra competitività è figlia di un mixdi valori e ingredienti, di cui siamo fervi-di credenti e assertori. Alla base delnostro lavoro ci sono 3 fattori fondamen-tali: investimenti tecnologici, sistemiinformativi e risorse umane. Riguardo aiprimi, siamo probabilmente all’avanguar-dia e lo dimostrano la qualità dei nostrisiti logistici che, dall’inizio del 2018,

vedranno in aggiunta un impianto di pri-m’ordine caratterizzato da un alto livellod’automazione, a Calcio (BG), attualmen-te in fase di completamento; nell’ambitodel trasporto abbiamo, inoltre, il 60%della nostra flotta Euro 6, alla quale si staaggiungendo una parte importante dimezzi alimentati a metano. Per quantoconcerne i sistemi informativi, possiamoparlare di “innovazione continua” e lemolteplici applicazioni/personalizzazioniche sviluppiamo per i nostri clienti nelmondo della logistica sono una prova tan-gibile della nostra efficienza: a questodobbiamo aggiungere le eccellenti presta-zioni di applicativi studiati per la pianifi-cazione, gestione e controllo dei mezzi,visibili dalla nostra sede h24. Infine, rela-tivamente al capitolo risorse umane(importante elemento differenziante trale imprese), abbiamo da tempo deciso diinserire in tutte le “mansioni di regia”svolte per la gestione dei siti logistici per-sonale diretto che, opportunamente sele-zionato, formato e guidato, è garanzia diprofessionalità per il cliente. Crediamoche questi siano gli elementi che contrad-distinguono il nostro “modus operandi” eche, quotidianamente verificati dal clien-te, ci consentono di essere competitivi epreferiti sul mercato.

Cosa, secondo Lei, è cambiato nelsettore durante gli anni della crisieconomica?

La crisi economica che le aziende del set-tore hanno vissuto e in parte vivono tut-t’oggi, è stata determinata essenzialmen-te da due fattori: l’andamento commer-ciale dei clienti e l’aumento dei costi diproduzione del servizio. Il binomio di que-sti fattori è stata causa di dissesti econo-mici importanti per alcune aziende delsettore, arrivando in alcuni casi a determi-narne il fallimento. Italtrans è un’aziendadi servizi che vede nella logistica e nel tra-sporto il proprio core business e, pertanto,vive sulla crescita e sullo sviluppo delleproprie partnership con i clienti, che sonoprevalentemente aziende della GDO e del-l’industria alimentare, settore che harisentito in minor misura della congiunturanegativa. Quindi, nel periodo difficileabbiamo avuto clienti che hanno risentitodella crisi in termini di consumi/volumi/fatturato e altri che, forse più oculati ofortunati, ne hanno beneficiato, andandoad acquisire quote di mercato. Grazieall’eterogeneità di questo mix, continuan-do peraltro a proporci sul mercato percogliere nuove opportunità commerciali,siamo riusciti a consolidare il pregressoe sviluppare ulteriormente il nostro

L’intervista Laura Bertulessi A.D. di Italtrans

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business. La situazione è comunque diven-tata più difficile in quanto il mercato haaumentato la propria competitività, iclienti hanno generalmente incrementatola loro “aggressività commerciale”, arri-vando talvolta ad anteporre l’entità delcosto alla qualità del servizio. In questoscenario abbiamo rapidamente dovuto rie-saminare i nostri processi, riorganizzare inostri siti e rivedere i nostri costi sia ope-rativi (l’aumento dei carburanti, delleautostrade e della manodopera non cihanno certo aiutato) sia di struttura, neltentativo di erodere al minimo i margini epersistere nella nostra politica di investi-menti. Sacrifici ne abbiamo fatti, ma rite-niamo di aver reagito positivamente e ilfatto che siamo qui a parlarne significache la “nostra cura”, la nostra capacità diadeguamento alla crisi, in una parola lanostra strategia, è stata premiata.

Sei Lei provasse a immaginare il futu-ro del settore del trasporto dellemerci, che cosa vedrebbe? Di qualifigure professionali le aziende deldomani avranno bisogno?

Da ormai troppo tempo il settore dell’au-totrasporto nel nostro Paese vive unasituazione di grave crisi che ha determina-to, negli ultimi anni, la chiusura di miglia-ia di imprese e la perdita di decine dimigliaia di posti di lavoro. Le ragioni nonsono dovute soltanto alla crisi economicadi cui abbiamo parlato prima, ma ancheal fatto che le nostre imprese non sonomesse nelle condizioni di poter competeree subiscono una durissima concorrenza daparte di imprese “formalmente ubicate”nei paesi dell’Est, dove il costo di un

autista è meno della metà del nostro,regolarmente inquadrato e retribuito. Un altro punto estremamente critico delnostro sistema è rappresentato dall’ineffi-cacia dei controlli da parte delle istituzionipreposte, anche a seguito delle recenti nor-mative emanate. Alla luce di quanto sopra,non vedo un futuro positivo fin quando nonsaranno definite e rispettate regole inmateria di competitività e legalità nelnostro settore: oggi il nostro comparto con-cede troppi spazi di manovra ai “cosiddettifurbi” e così facendo penalizza in modo ine-quivocabile le aziende come la nostra, cheopera nel rispetto delle normative vigenti,sopportando costi che gravano pesante-mente sui nostri conti economici e cheminano la nostra competitività.

La situazione è nota e auspichiamo inter-venti energici da parte degli organi prepo-sti ai controlli. Riguardo alle figure professionali, pensoche, in un mercato sempre più dinamico econcorrenziale quale sarà il nostro, la qua-lità dei processi adottati, della prestazio-ne, dell’organizzazione e principalmentedelle risorse umane, è e sarà un requisitoimprescindibile e differenziante. Per noi professionalità significa possedere edimostrare, indipendentemente dal titolodi studio, competenze tecniche di mestiere(che peraltro si affinano e migliorano sulterreno) ma, soprattutto, evidenziare spiri-to di sacrificio, impegno e dedizione nelpianificare, organizzare e gestire le diversefasi del processo operativo, finalizzate

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all’ottenimento di risultati lusinghieri.Operare in tal senso, con figure che pos-siedono queste qualità professionali e dicarattere, significa, sia oggi che domani,mettere in campo i presupposti per soddi-sfare le aspettative del cliente, rafforzareil rapporto di partnership e, quindi, garan-tire il successo dell’azienda.

La flotta dei vostri 800 camion blu chepercorrono le strade e autostrade d’Ita-lia rappresentano una scommessa vinta.Ma c’è un’altra caratteristica di Ital-trans: il futuro nelle mani di due giova-ni donne. Non è poco per un settorecaratterizzato al maschile. Capacitàorganizzativa, versatilità, attitudine adagire su più fronti contemporaneamen-te, approccio ai problemi con una visio-ne d’insieme sono caratteristiche rico-nosciute alle donne.   Pensa che inun’azienda leader nella logistica possa-no fare la differenza?La nostra vita imprenditoriale è statanegli anni ed è tuttora ricca di preoccu-pazioni e sacrifici, peraltro spesso com-pensati da soddisfazioni personali e pro-fessionali. Guidare un’azienda, prenderequotidianamente decisioni importanti,impegnarsi per svilupparla confrontando-si in un mercato altamente concorrenzia-le, fornire lavoro a centinaia di personeed avere infine la responsabilità di “farquadrare i conti” è certamente un’impre-sa sempre più difficile. Questa meravi-gliosa avventura, iniziata oltre 30 anni fa,ci vede “saldamente al comando” ma conun occhio al futuro, a quella chepotrà/dovrà essere l’azienda di domaniper i nostri figli, nel momento in cui dele-gheremo a loro questi compiti. Da alcunianni le nostre figlie hanno iniziato il loro

percorso in azienda, iniziando a cimen-tarsi nelle attività base del nostromestiere, in quanto riteniamo che primadi “sedersi nelle poltrone del comando”,debbano conoscere sul campo i dettagli,le peculiarità del nostro mestiere e rico-prire nel tempo ruoli di sempre maggioreresponsabilità. L’inserimento delleseconde generazioni nelle aziende, lodice la storia, presenta talvolta delle cri-ticità ma posso affermare, con legittimasoddisfazione, che le nostre scelte sistanno rivelando vincenti. Sotto la nostraguida e indirizzo, ma grazie anche alladisponibilità, collaborazione dei nostriquadri/dirigenti, questo iter formativosta proseguendo come desideriamo e

ci sentiamo rassicurati dal livello deirisultati. Il fatto che le donne evidenzinogeneralmente alcune capacità/attitudinici conforta; capacità organizzativa, ver-satilità, ma soprattutto una visione d’in-sieme, sono caratteristiche imprescindi-bili per un imprenditore e stiamo lavoran-do insieme proprio per affinare al meglioqueste competenze per il futuro. Tuttoquesto, alimentato dal nostro impegno el’esempio quotidiano che offriamo loro,auspichiamo possa fare la differenza perl’azienda del domani. La nostra mission diimprenditori, ma prima ancora di genito-ri, per continuare a dare solidità e pro-sperità a Italtrans, è quella di dare ainostri figli, maschi o femmine che siano,gli strumenti idonei per svolgere questamissione al meglio e, se i nostri insegna-menti saranno compresi e messi in operacome oggi, avremo raggiunto l’obiettivo.

Ragione Sociale: ltaltrans

Indirizzo: S.P. 89, Strada Provinciale Est11/G 24050 Calcinate (BG)

Telefono e fax: 035-8366611 / 02-57765549

Mail: [email protected]

Sito internet: www.italtrans.com

Posizionamento: azienda di trasporto edeposito a servizio completo

Anno di fondazione e principali tappedella crescita: 1985, fondazione; 1986,primo trasporto a temperatura controllata;2000, inizio dell’attività di logistica alimen-tare a temperatura ambiente; 2003, avviodella logistica per i freschi; 2004, avviodella logistica per i surgelati e del traspor-to multi temperatura; 2009, avvio del servi-zio di deposito fiscale; 2015, la flotta rag-giunge le 800 unità

Fatturato: 205 mln

Dipendenti: 1000

Età media e anzianità aziendale: 39 anni,più del 25% dei dipendenti è in azienda dapiù di 10 anni e il 61% da più di 5

Mezzi: 800 (730 trattori; 30 motrici ebighe)

Semirimorchi: 1.200 (535 refrigerati;110 centinati; 260 isotermici;295 multitemperatura)

Viaggi effettuati nel 2016: 448.000

Consegne effettuate nel 2016: 851.200

Km percorsi nel 2016: 80.000.000+

Totale superficie magazzini: 500.000 mqpresso le piattaforme di Calcinate (BG),Costa di Mezzate (BG), Parma, Biandrate(NO), Limito (MI), Carpiano (MI), Basiano (MI),Liscate (MI), Catania, Melfi (PZ), Paese(TV), Montegalda (VI), Anagni (FR), Prato.

Tipologia magazzini: Surgelati, 80.000 mc;Fresco, 107.400 mq; Ambiente, 318.600 mq;Non alimentare, 68.000; Fiscale, 6.000 mq

Certificazioni: Certificato ISO 9001:2008

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Il nome “PREZIOSE” evoca un’avventura, un’esperienza straordi-naria iniziata in Francia da Catherine de Vivonne, marchesa diRambouillet, che nel 1618 aprì la sua camera da letto, la “came-ra azzurra”, alle libere conversazioni con le amiche, donne tra iventi e trent’anni che da lì coltivarono il dialogo e l’amicizia traloro per tutta la vita. Si chiamavano tra di loro “ma précieuse” edurante i loro incontri nominarono i legami fortissimi di stima,ammirazione e affidamento che esistevano tra loro, sperimentan-do una forma di scambio tra donne, in cui ognuna era riconosciu-ta “sovrana” dall’altra. Insieme crearono un laboratorio del saperstare al mondo che orientava con la forza delle parole quello cheaccadeva a corte, a Parigi, nella vita politica della Francia, attra-verso il piacere e l’autenticità della libera conversazione.Eredi della domna, la sovrana della civiltà cortese del XII secolo,le Preziose ragionavano sui fondamenti di una nuova civiltà deirapporti, affinavano la capacità di esporre il proprio pensiero, digiudicare i costumi, le decisioni del governo. Gli uomini ammessialla loro frequentazione erano chiamati ad adottare una linguasenza volgarità e a praticare la “galanteria”, “l’amore da lonta-no”, cioè senza incontro sessuale. Queste donne geniali indicaro-no la possibilità di realizzare un nuovo ordine sociale e simbolico,mettendo nelle relazioni, al posto della volgarità, della sciatte-ria, dell’avidità, della crudeltà, della furbizia, gioia e onestà,verità soggettiva e rispetto dell’altro/dell’altra, affinità spiritua-le e senso della bellezza.Di fatto, afferma Annarosa Buttarelli nel suo libro Sovrane.L’autorità femminile al governo (Il Saggiatore 2013), le Prezio-se “governavano stando a casa propria” con l’autorità e la sapien-za delle relazioni. Il loro fu un vero movimento che dalla Francia

si sviluppò in tutta Europa tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo XVII,portando cambiamenti profondi e generali nei costumi, nelle abi-tudini di vita, nel linguaggio, nell’educazione, nella rappresenta-zione dei sentimenti, a partire dalla consapevolezza del valoreche l’essere donne costituiva per tutte loro. Le parole delle Preziose precedono la presa di coscienza femmi-nista e sono giunte fino a noi, restituendoci intatta la loro forzatrasformativa. Sono tantissime oggi, in ogni parte del mondo, le donne che pos-sono essere chiamate “preziose”: preziose l’una per l’altra, perla città e il territorio in cui abitano. Sono donne che esercitanoautorità femminile al lavoro, pensano in grande, scrivono e pren-dono la parola pubblicamente, affrontano in modo non distrutti-vo i conflitti tra i sessi e tra le generazioni, inventano forme ine-dite di governo che rendono migliore, più felice l’esistenza comu-ne. La forza di questi gesti, politici nel senso più alto, viene loroinnanzitutto dall’essere in relazione con un’altra donna, dal rife-rirsi alle parole e ai gesti di altre loro contemporanee, dal valo-rizzare le genealogie femminili del passato.Di fronte all’evidente crescita del protagonismo femminile nellavita pubblica italiana e mondiale, si ripresenta, tuttavia, unadomanda cruciale: le donne saranno veramente capaci di trasfor-mare il mondo, di realizzare quella che Carla Lonzi, una “madre”di tutte noi, indica come “eterna istanza del femminismo”, cioèla lotta incessante contro l’assimilazione, lo sfruttamento, lo sci-volamento e il pervertimento delle ragioni avanzate dalle donne?Quando, nel 2013, è uscito il libro di Annarosa Buttarelli, la suaanalisi ha offerto nuovi strumenti a molte donne - io ero una diloro - che nella nostra città si stavano interrogando proprio suquesta questione. Se una crisi profonda dei principi democraticicrea un grave problema per la convivenza civile, non basta chealcune volonterose propongano di risolverlo con una “cura” dirappresentanza femminile, scriveva Buttarelli; l’unica via percor-ribile è quella di sostenere con radicalità e coraggio una conver-sione trasformatrice, di invitare le donne a fare “un passo avantid’autorità” nel mondo che le vede protagoniste, di convinceregli uomini ad abbandonare l’esclusività della loro tradizione,cosicché trovino finalmente nel grande pensiero femminile,soprattutto quello del Novecento, indicazioni di orientamentoper la fuoriuscita dalle innumerevoli crisi che li travolgono,insieme alle loro istituzioni.Già dopo il Convegno femminista di Paestum del 2012, tra la“Consulta delle Cittadine” di Venezia-Mestre, luogo di partecipa-zione democratica, di cui facevano parte più di quaranta associa-zioni e gruppi e alcune donne, che da anni agivano in città la loroautorità e competenza nei diversi ambiti della società e delle isti-tuzioni, si è aperto uno scambio che mirava a superare le divisio-ni legate ai modelli stereotipi della politica maschile (partiti, sin-dacati, appartenenze ideologiche e religiose), a ritrovare la forzadi una comunità d’intenti. L’idea di una “sovranità femminile”sosteneva lo sforzo di mettere in parola alcune pratiche che ven-gono dalla politica delle donne, un “vademecum” di prezioseindicazioni e misure, utili sia per quelle che stanno nelle istitu-zioni sia per quelle che s’impegnano nella vita sociale, familiaree lavorativa, sia per gli uomini che sanno riconoscere l’efficaciadell’azione e del pensiero femminili. Si trattava di mostrarne

Preziose di ieri e di oggi

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di Nadia Lucchesi, socia fondatrice e segretaria dell’Associazione Preziose

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l’eccellenza, là dove si manifesta, di nominarla, farla conoscerecome forza generativa di nuove realtà. Tutte noi eravamo consa-pevoli che il protagonismo generale delle donne ha necessità diessere ricondotto a una fondazione, una genealogia, perchémolto spesso si presenta senza radice e sconta il fatto che non èavvenuta una trasformazione soggettiva profonda che valorizzi ladifferenza sessuale.Dopo un percorso che è durato tre anni, nei quali si sono organiz-zati momenti alti di confronto pubblico e di discussione con mol-tissime donne della nostra e di altre città italiane, è maturatal’idea di dare vita a una nuova associazione, per tener insieme efar dialogare diverse realtà, creando così una rete di relazioni edi progetti ampia e articolata a livello nazionale. Raccogliendo lascommessa politica di Annarosa Buttarelli, l’abbiamo chiamata“Preziose”, fedeli all’esperienza della civiltà della conversazionedel XVII secolo, ma anche alla straordinaria radicalità di CarlaLonzi, che sulla “preziosità” molto ha ragionato e che già nel1970 (Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta femminile, Milano1974, p. 61) scriveva: «Noi diciamo all’uomo, al genio, al visio-nario razionale che il destino del mondo non è nell’andaresempre avanti come la sua brama di superamento gli prefigura.Il destino imprevisto del mondo sta nel ricominciare il cammi-no per percorrerlo con la donna come soggetto».Nei molti anni che sono passati da allora si è sviluppata esponen-zialmente la disponibilità di esperienze, teorie, pratiche, esercizidi sovranità, ricerche filosofiche e politiche, prove di governo fem-minile: un’eredità di enorme valore, cui tutte le donne possonoattingere e che anche gli uomini più attenti sanno riconoscere.Le finalità dell’associazione sono molteplici: la prima è promuo-vere la fondazione di una “Scuola di alta formazione per donne digoverno”, proprio perché quel tesoro che in tante abbiamo ela-borato e custodito diventi patrimonio comune. Oltre a ciò, le“Preziose” intendono: favorire, valorizzare e diffondere le prati-che dell’autorità femminile a vantaggio di donne e uomini ches’impegnano nel governo dei beni pubblici, delle istituzioni, del-l’economia e del vivere civile; promuovere reti di relazione sul-l’intero territorio nazionale per uno scambio politico alto sullepratiche messe in atto nei diversi contesti di vita sociale, cultu-rale, lavorativa; curare la connessione in rete delle realtà che, alivello nazionale e internazionale, si prefiggono obiettivi simili;dare vita a una “comunità pensante” che elabori, ricerchi e studile forme della politica generative di autorità femminile.

Già sono operanti le Preziose di Ravenna,che hanno organizzato l’anno scorsoun’esperienza inedita di “scuola di politicaa radice femminile”, mentre a livello loca-le abbiamo pensato di avviare delle acca-demie per offrire strumenti, riferimenti dipensiero, esempi pratici che aiutino le piùgiovani, quelle che si affacciano ora al fem-minismo a capire come sia possibile agire,in ogni ambito della società e della poltiti-ca, restando fedeli alla propria genealogia.Sarà, però la Scuola di alta formazione perdonne di governo, la prima nel suo genereche, a livello nazionale e non solo, sapràoffrire un percorso per acquisire compe-tenze professionali, amministrative, poli-tiche e culturali, per evitare i pericoli del-l’inclusione e sviluppare il radicamentonel sapere e nel merito femminile, là doveuna donna occupa un posto decisionale.Vi si creeranno le condizioni soggettive erelazionali perché la differente esperienzafemminile generi nuove istituzioni per laconvivenza. Questa Scuola sarà aperta

anche a uomini che intendano formarsi alle pratiche politicheproposte dalla genealogia femminile di governo.Si è costituito a Roma, il 20 ottobre 2016, un Comitato Promotorele cui presidenti sono Luana Zanella (ex-deputata e attuale presi-dente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia) e Tiziana Coccoluto(magistrato e vice capo gabinetto del Ministero dei Beni Culturali),con il compito di costituire il fondo economico necessario per rea-lizzare la Fondazione della  Scuola. Possono aderire al progetto,anche con donazioni, associazioni, singole, singoli, aziende, sinda-cati, enti locali, chiunque desideri che la Scuola diventi realtà.Siamo convinte che le donne sapranno comprendere il valore diquesta impresa, la sua assoluta necessità: non basta più la vigi-lanza sui diritti né la pretesa di uguaglianza di trattamento eco-nomico, occorre adesso collocarsi sul piano del conflitto tra dif-ferenti ordini simbolici. Sappiamo ormai dove le istituzioni di origine maschile stanno con-ducendo l’intera umanità. I rimedi allora non possono che essereradicali, perché non basta “contenere il danno”, come spesso ledonne sono chiamate a fare. Questo è il momento di una genera-le conversione, di una trasformazione irreversibile, grazie allacapacità di agire con efficacia, propria della sapienza femminile,che ha una valenza cosmologica, come s’impara dalle opere diIldegarda di Bingen, di Anna Maria Ortese e di tutte quelle donneconsapevoli che la condizione umana è solo una parte dell’ener-gia che ci abbraccia e ci sostiene.

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Le donne dell’Associazione Preziose si incontrano a Verona,presso il Circolo della Rosa, il 20 maggio, per confrontarsi edecidere come andare avanti insieme, con quale forma di rela-zione e con quali responsabilità e progetti. Annarosa Buttarel-li presenta «una proposta di formazione interessante, le“Accademie delle eccellenze femminili”: ogni Accademiadispone i suoi moduli di formazione intorno a un tema centra-le (Prendersi cura, Spiritualità, Nascita, Femminismo ecc.) checaratterizza ciascun percorso e lo convoglia in un ambito cru-ciale per la ricerca di buone soluzioni, che non siano la repli-ca burocratica di meccanismi, normative e consuetudini checondizionano l’amministrazione e il settore pubblico né unsemplice inserimento di donne in schemi progettati da altri». Avremo occasione di parlare ancora di loro.

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“Ti trattano bene i miei connazionali?”domanda una signora palestinese a unagiovane donna italiana. “Perché me lochiede?” risponde la giovane, dopo averlarassicurata sulla buona accoglienza che ipalestinesi riservano ai visitatori stranierie da lei personalmente sperimentata nelcorso della sua attuale permanenza.“Perché durante il mio viaggio in Italia–racconta la signora rievocando lo stuporeche l’aveva colta – non dico una parola,ma neppure di uno sguardo sono statadegnata.”Non mi arriva la risposta della giovane ita-liana, ma sento il suo imbarazzo farsianche mio, mentre le ultime parole di unaconversazione ascoltata senza volerlo rie-vocano in me un ricordo. Quello del recen-te richiamo di Papa Francesco a rivolgereuno sguardo verso chi soffre di povertà eprivazioni. Uno sguardo dritto negli occhiaffinché ciascuno, ciascuna possa ricono-scersi parte della stessa umanità, per quelche è, vive e patisce, degno e degna dirispetto e considerazione. Uno sguardoche consenta di cogliere il dolore quandoc’è e si annida muto e acuto nel profondodi un corpo vivente e pensante. Comequello appena colto non senza una fitta alcuore nello sguardo delle madri palestine-si che, qui a Ramallah, stanno sostenendo

lo sciopero della fame dei loro figli ofiglie, prigionieri nelle carceri israeliane. Lo sciopero della fame é stato indetto daiprigionieri palestinesi come azione estremaper rivendicare condizioni più umane, il 17aprile 2017. Vi aderiscono più di 1600 pri-gionieri, fra uomini, donne, minorenni e

malati, che si consumano fra gli atroci dolo-ri indotti dall’astinenza dal cibo necessarioper vivere. Tanti fra loro quelli trattenuti indetenzione “amministrativa”, la cui carat-teristica è di avere, quanto a cause e dura-ta, termini incerti e di non potersi avvaleredi un regolare processo. Dei circa settemila

Qui a Ramallahdi Oriella Savoldi

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detenuti palestinesi nelle carceri israelia-ne, gli aderenti stanno rischiando la morteper riscattare la loro vita. Non ancora inlibertà, perché sia degna di essere vissuta,quanto per condizioni più sopportabili dagliesseri umani quali sono. Una scelta estrema, inquietante, parados-sale, quella di negarsi il cibo, di confrontar-si con la morte per poter vivere. Molte sonole manifestazioni e i presidi a sostegnodella loro iniziativa, in Palestina e in tanteparti nel mondo. Ciò nonostante, la reazio-ne israeliana resta rigida e incomprensibile,di totale chiusura alle loro richieste e nonmancano atti di repressione da parte delleforze speciali di polizia e da parte dei colo-ni che sono arrivati ad allestire dei barbe-cue sotto le mura di un carcere per provo-care i prigionieri in sciopero.Gli occhi delle madri presenti nel presidiodi Ramallah, con strette fra le mani lefotografie dei loro figli e figlie prigionieri,

parlano di tutto questo. Svelano lo strazioche invade i loro corpi, dell’impossibilitàdi abbandonarsi alla rassegnazione, quan-d’anche insidiosa, giusto per avere un po’di pace, quando in gioco c’è la vita, ognivita, quella che per amore i loro stessicorpi hanno messo al mondo. Non puoi restare indifferente. Non puoinon renderti consapevole del torto loroinflitto, della violenza subita, non meno diquella riservata ai loro figli e figlie, priva-ti di rispetto e libertà, anche se poco piùche bambini e bambine. Di quali torti si sono macchiati per giusti-ficare queste detenzioni amministrative,non è dato saperlo. Di certo sono nati inuna parte di mondo in cui, più che altrove,violenza e ingiustizia restano tollerate eimpunite, peraltro con responsabilità pre-cise e ben conosciute. Vivere in pace, in libertà, vivere fra esseriumani rispettosi, che sanno guardarsi drit-to negli occhi è l’aspirazione da condivide-re, che vale la promozione di iniziative, laricerca di una via di scampo per un mondopiù buono e giusto. A ciascuno, a ciascunadi noi, queste madri rivolgono il loroappello. Esso vale a Ramallah, in Palesti-na, terra tormentata e contesa, vale neipaesi martoriati dai troppi conflittidistruttivi e lungo le traiettorie affrontateda migliaia di migranti, vale ovunque c’èvita, fra esseri umani e fra esseri viventi.Chi sente il loro appello si attivi, perché siillumini l’intelligenza del cuore.Promuovere iniziative, non far mancarel’attenzione internazionale, sostenerel’apertura verso le richieste avanzate daiprigionieri in sciopero significa sostenerele madri nel dare la vita, nel loro deside-rio di una vita che valga la pena vivere,una vita -come richiamava la signora pale-stinese- degnata dallo sguardo altrui.

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“Si sofferma sulla sponda del fiume, comeipnotizzato dall’acqua. Barbuto, un lungocappotto scuro e guanti bianchi, rimanesullo stretto ponticello a rimirare la cor-rente impetuosa, poi si guarda attorno,l’aria un po’ smarrita, la sua presenzal’unica curiosità nella monotonia di unasera invernale in un luogo gelido e sperdu-to che si spaccia per cittadina e di nomefa Cloonoila”. Così Edna O’Brien, grandescrittrice irlandese giunta, a 85 anni, alsuo diciassettesimo romanzo, narra nel suobellissimo nuovo libro, Tante piccole sedierosse, l’arrivo del Dr Vladimir Dragan nelquieto e noioso borgo irlandese di Cloonoi-la. Lo straniero ha aria da santone e destasubito grande curiosità fra la gente delposto, soprattutto fra le donne. Si qualifi-ca come guaritore e sessuologo. Viene dalMontenegro.“Molto tempo dopo qualcuno avrebberiferito di strani fenomeni avvenuti inquella stessa sera d’inverno; cani cheabbaiavano all’impazzata, come se cifosse il temporale, il verso dell’usignolodi cui non avevano mai udito il canto néi gorgheggi così a ovest. La figlia di unafamiglia di zingari, che abitava in unaroulotte vicino al mare, giurò di avervisto lo spirito maligno di quell’uomoentrare dalla finestra e puntarle controun’accetta.”.La verità viene fuori man mano. L’uomoè un ricercato dalla polizia internaziona-le per crimini di guerra, commessi inBosnia. Pulizia etnica. L’assedio di Sara-jevo. Il massacro di Srebrenica. Atrocità– impensabili in un borgo così quieto enoioso come Cloonoila – che emergonopoco a poco nel racconto come macchiedi sangue che, anche se cancellate,riaffiorano.Edna O’Brien nel suo nuovo romanzo haavuto la forza e il coraggio di affrontare lamemoria della guerra nella ex-Jugoslavia –atrocità commesse non da fanatici islami-sti ma da europei nel cuore dell’Europa, adue passi da noi – che, come ogni grandemale, per quanto rimosso non si può can-cellare. Il titolo, Tante piccole sedie rosse,allude alle 11.541 sedie rosse che furonodisposte, nel 2012, sul principale corso diSarajevo per commemorare le vittime deicecchini durante l’assedio. Molte di quellesedie erano più piccole delle altre, inricordo dei bambini morti.

Per il personaggio di Vladmir Draganl’Autrice si è dichiaratamente ispirata aRadovan Karadžić, medico, sedicentefilosofo e poeta, che nel marzo 2016 èstato condannato a 40 anni di reclusio-ne in primo grado dal Tribunale PenaleInternazionale dell’Aia, per genocidio(a Srebrenica), crimini di guerra e cri-mini contro l’umanità: anche Karadžić,come il Dragan del romanzo, durante lasua latitanza si era spacciato per guari-tore e sessuologo, anche se non in Irlan-da ma in Austria.Il tema centrale del romanzo, tuttavia,non è la guerra nella ex-Jugoslavia: la pro-tagonista, la cui storia occupa il centro delracconto, è Fidelma, una donna sulla qua-rantina, bella e affascinante, sposata conun uomo molto più anziano di lei, con ilquale mantiene un rapporto affettuosoquanto fiacco. Vorrebbe un figlio che luinon riesce a darle.L’arrivo dello straniero sconvolge la suavita: ne è incuriosita, affascinata, se neinnamora e, infine, vuole un figlio da lui.Pur non volendo svelare l’avvincente

di Osvaldo Cisternino

Il male dentro o fuori di noi

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Edna O’BrienTante piccole sedie rosse

Einaudi 2017(p. 304, € 18,00 cartaceo - € 9,00 e-book)

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trama del racconto per non togliere il piacere di scoprirla leg-gendo direttamente il libro, qui posso comunque dire che la sco-perta della vera identità dello straniero condurrà Fidelma sullasoglia della perdita di sé: quello che avvince nei grandi roman-zi – e questo lo è – più che la trama in sé è il dilemma moraleche porta il lettore a riflettere sul bene e sul male.Nel 2001 segnalai al riguardo un bel saggio di Abram B.Yehoshua,Il potere terribile di una piccola colpa (Einaudi, 2000), nelquale – di contro al prevalere di un approccio psicologico esociologico nei confronti della letteratura – è rivendicata l’im-portanza del recupero di un esame morale dei personaggi edelle vicende narrate. Partendo dal commento di una serie ditesti classici, nel suo saggio Yehoshua è riuscito a dimostrarecon sorprendente chiarezza ed efficacia l’importanza del ruolodel dilemma morale nel coinvolgimento dei lettori.Il nuovo romanzo di Edna O’Brien fornisce un’ulteriore riprovaalla tesi di Yehoshua: il dilemma di Fidelma – e, con lei, del let-tore – in questo caso riguarda, secondo me, anzitutto l’alteritàdel male. Com’è possibile che si sia innamorata di un criminaleresponsabile di atrocità inenarrabili? Che cosa c’era in comunefra lei e lo straniero? In cosa consiste la seduzione del male?Quanto le atrocità che accadono spesso vicino a noi ci sono estra-nee? Quanto il male è dentro e quanto fuori di noi? Il personaggio di Fidelma resta indelebilmente impresso nellamemoria del lettore. Come nelle favole che avvincono i bambini,ci conduce al confronto con il mostro, da un lato alla paura di soc-combere e dall’altro alla speranza di superare la prova per potercontinuare a vivere.Fidelma va alle ultime udienze del processo dell’Aia.“In quell’aula si soffocava. Fidelma pensò tutt’a un tratto chedentro le si annidava ancora una traccia di lui, minuscola e

spettrale, una macchia effluviale che sarebbe rimasta persempre, le sue stimmate. Fu allora che decise di chiedere unappuntamento per incontrarlo, perché fra loro due bisognavasistemare le cose.”Incontra Dragan ma ogni dialogo risulta impossibile. “Sono unpoeta, io – dice Dragan – sono un artista, un umanista, santoIddio, ingabbiato in questo universo puzzolente per crimini chenon ho commesso”. La verità, malgrado prove e testimonianzeschiaccianti, non può essere ammessa. “Tu sai benissimo quelloche hai fatto… – conclude Fidelma – In certo senso vorrei che fossipazzo, ma non è così… sei uno dei bugiardi incalliti di Lucifero…un mostro.” “Lei vuole risposte...” le dice un altro dannato di Sarajevo, venu-to all’Aia per il processo. “Vuole che lui si spieghi... non leavrà... lui non può... i sentimenti non sono gli stessi nel luogo dacui proviene lei e in quello da cui proviene lui... carneficina… Sene torni a casa.”Già, quali sono i sentimenti nel luogo da cui proviene lui?È questo che Fidelma non può capire, e noi con lei. Come spie-gare che, dopo centinaia di anni di convivenza pacifica, a Sara-jevo i vicini, gli amici di infanzia si sono scannati fra loro? Innome dell’etnia, come in ogni nazionalismo, in ossequio ad unasorta di sacralizzazione del proprio popolo, che poi altro non èche la sacralizzazione di se stessi e la de-umanizzazione deglialtri, ridotti a fastidiosi oggetti di inciampo per il proprio pote-re. In Europa ci si è scannati per migliaia di anni, e forse è pru-dente non dare l’attuale situazione di pace per scontata.Queste sono alcune delle riflessioni che derivano dalla letturadel romanzo, che ho trovato avvincente e consiglio vivamente.Come ha dichiarato Philip Roth, “La grande Edna O’Brien hascritto il suo capolavoro”.

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“4 signorine, 3 zollette d’ironia, 2 cucchiaidi nostalgia, 1 pizzico di follia, fuoco q.b. euna teiera”. È “L’ora del the”, lo scintillan-te spettacolo – in senso letterale e non soloemotivo – offerto da Le Lapille, quattrobravissime e deliziose ragazze che scherza-no con il fuoco nell’atmosfera effervescen-te dei briosi anni ’50, sospesi tra rock‘n’rollamericano e canzoni di Fred Buscaglione.Lo scenario è quello del Lungolago di Sarni-co, graziosa cittadina ricca di storia situatain terra bergamasca, là dove il Sebino –meglio conosciuto come Lago d’Iseo – tornaa essere fiume Oglio per perdersi, infine,nel Po dopo aver attraversato le pianureagricole di diverse province lombarde. In simbiosi con la sorella Paratico, collega-ta sulla sponda bresciana dal ponte chesegna il tangibile confine meridionale tralago e fiume, Sarnico si trasforma per qual-che giorno, nel caldo estivo di fine luglio, inun palcoscenico a cielo aperto invaso dalleesibizioni degli “Artisti di Strada” o“Buskers”, termine anglofono che sintetiz-za l’attività creativa e ludica offerta daimoderni giullari della nostra epoca. Le diciotto edizioni all’attivo danno il sensodi quanto il “Sarnico Busker Festival”(http://www.sarnicobuskerfestival.it/) siaormai diventato un evento consolidato e unappuntamento tradizionale per chi lo orga-nizza, per chi lo anima e per chi partecipa. Vicoli, piazzette, piccole corti, viuzze,incroci stradali: non uno ma mille piccolispazi diventano le improvvisate scenogra-fie, prive di quinte e addobbi, che ospita-no spettacoli per un pubblico senza età. Grandi e piccini assistono, ammirano, sistupiscono e si divertono insieme di fronte

alle esibizioni di funamboli, acrobati, gio-colieri, musicisti, mimi, danzatrici, balle-rini, caricaturisti, indovini e cartomanti. Installazioni e luci – capillari, efficaci, fun-zionali e non invadenti – permettono aglispettatori di gustarsi ogni rappresentazio-ne in tutta la propria ricchezza visiva. Accompagnati dalle note della CaravanOrkestar, un’allegra fanfara di musicistiche sfila tra vie, vetrine e negozi della cit-tadina bergamasca al ritmo di musichebalcaniche condite da un pizzico di klez-mer ebraico, ci si può imbattere nelle evo-luzioni di Che Cirque, un pugile sganghera-to che sogna di diventare un super eroe acavallo della sua incontrollabile BMX;

oppure incrociare le esilaranti improvvisa-zioni mimiche di Manu Porfavor, un follettosudamericano alle prese con il traffico stra-dale; o ancora, calarsi nel mondo poetico diJoujoux Folies, dove un soldatino e unabambola di pezza imparano a convivere - fraacrobazie esuberanti ed eclettismo danzan-te - pur nella diversità del loro status.La magia delle bolle di sapone, minuscole,giganti e dalle forme più impensabili, si rive-la invece sul ciottolato di un piccolo cortilegrazie ai due buffi personaggi di Bubbles onCircus, mentre in una piazzetta poco distan-te, tra la suggestione di immagini proiettatesugli edifici circostanti, si muove con graziae abilità la danzatrice di Compagnia Tau alleprese con una marionetta, suo alter ego, euna raffinata giocoleria. Sulla sponda opposta del lago, fra le sono-rità blues e jazz della formazione brescia-na Bric a Brac, si recita la “commediaromantica su filo teso” della coppia CiaAutoportante, alla ricerca di stabilitàamorosa fra equilibrismi non solo metafo-rici, nonché lo spettacolo infuocato dellescoppiettanti Lapille in prossimità deibinari della vecchia stazione.Questi sono solo alcuni protagonisti fra i160 artisti di strada appartenenti a 50diverse compagnie e provenienti da tuttoil mondo che si avvicendano in circa 250spettacoli, ripetuti in diversi luoghi emomenti della giornata, per consentire lapiù ampia partecipazione possibile di pub-blico. Già dal tardo pomeriggio e fino anotte inoltrata, fantasia e divertimento

Un palcoscenico sotto le stelle

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RESPONSABILE DI REDAZIONE Vittoria SCORDO GRUPPO DI REDAZIONE Guido BARCUCCI, Luca STANZIONEPROGETTO GRAFICO ORIGINARIO Armando Artibio FANFONI - RESTYLING URAKEN GraphixRedazione Via Morgagni 27 - 00161 Roma - Tel. 06.440761 Contatti mail: [email protected] - I numeri arretrati sono consultabili su: www.filtcgil.itSupplemento al n°5 - maggio 2017 de “Il lavoro nei trasporti” Mensile della FILT-CGIL nazionale Direzione/Amministrazione EDITRICE EDITRASPORTIVia Morgagni 27 - 00161 Roma Iscritto al n°92/82 del Registro Pubblicazioni periodiche del Trib. di Roma il 10/3/82 Testata registrata presso il RegistroNazionale della Stampa Direttore Responsabile Paolo Serventi Longhi Sped. in abb. postale c26 art.20 lett. B art.2 della legge 23/12/96 n° 662 RomaChiuso in tipografia: 16 maggio 2017 BINE EDITORE - Corso di Porta Vittoria 43, MilanoVideoimpaginazione e fotolito PRG Via Gaffurio 2, Milano - [email protected] - Graphic Artist: Roberto Ambrosioni

NOSTOP

diventano le parole d’ordine per le circa40.000 persone che popolano l’interoFestival per quattro intensi giorni di festa. E se Sarnico mette a disposizione il romanti-co calore del suo antico centro storico, Para-tico offre la delicata bellezza delle recupera-te “chiatte”, gli antichi approdi da cui salpa-vano e attraccavano le imbarcazioni che tra-sportavano i carri ferroviari dalla vicina sta-zione alle acciaierie della capo lago Lovere. In questa grande kermesse creativa trovanaturalmente posto anche il “villaggio deibuskers”, dove, tra le bancarelle del mer-

catino etnico-artistico e le tavolate di cibodi strada fra cui scorrono fiumi di vino e dibirra, si può cercare soddisfazione per ilcorpo oltre che per la mente.Il lago, dal canto suo, tra i riflessi delleluci degli edifici e i profili delle montagneche si specchiano nelle sue acque in placi-da compagnia di cigni, gallinelle d’acqua,svassi e germani reali, assume il ruolo disuggestiva cornice che abbraccia questarappresentazione interattiva di allegria edi meraviglia fra il popolo dei teatranti equello degli spettatori.

Lo scenario naturale e gli spazi urbani sitrasformano, quindi, nel palcoscenico tea-trale di forme d’arte non meno importantied emotivamente coinvolgenti di quelleche si svolgono normalmente nelle classi-che sedi istituzionali. D’altra parte, come si potrebbe combatte-re tra palchi, loggioni, velluti e poltronel’insolita, dirompente e irriverente “bat-taglia dei cuscini” che sancisce la chiusuradel festival?

© testo di Franco Mammana© fotografie di Clara e Franco Mammana

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