Nuages Django Reinardht

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Django Reinhardt Nuages (Tesina di Alessandro Arcuri)

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Django Reinhardt

Nuages(Tesina di Alessandro Arcuri)

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L'autore

Jean-Baptiste Reinhardt, detto "Django", nacque nel 1910 in Belgio, aLiberchies, da una famiglia di zingari. Trascorse però la maggior partedella sua adolescenza nei pressi di Parigi, dove cominciò a suonareprofessionalmente già da ragazzo, dapprima come violinista, poi comebanjoista. All'età di diciotto anni un grave incidente rischiò di troncare sulnascere la sua carriera musicale. Un incendio devastò la sua roulotte,lasciandolo gravemente ustionato ad una gamba ma soprattutto allamano sinistra, che rimase con le due ultime dita, l'anulare ed il mignolo,praticamente inservibili. Nonostante la menomazione costituita dalle duedita rattrappite Django, che nel frattempo era passato dal banjo allachitarra, sviluppò una tecnica strumentale personalissima, che prevedeval'uso quasi esclusivo dell'indice e del medio per l'esecuzione degli assoli e-nei limiti del possibile- delle due dita semi-paralizzate per i voicing degliaccordi.A metà degli anni trenta, Reinhardt e il violinista Stéphane Grappelli (cheera anche il principale trascrittore delle melodie del chitarrista, essendoquesti totalmente analfabeta) formarono un quintetto di soli strumenti acorda che divenne presto famoso, grazie anche all'appoggio dell'Hot ClubDe France, una delle prime associazioni europee di promozione del jazz.La formazione senza batteria era tipica del genere gypsy jazz, dove vienedifatti sostituita dall'incessante accompagnamento ritmico delle chitarre,la cosiddetta pompe manouche.L'abilità di Django come chitarrista, e la sua vivissima prolificità dicompositore lo portarono a collaborazioni internazionali di prim'ordine, fracui quella con Duke Ellington, col quale arrivò perfino a suonare allaCarnegie Hall di new York.Dopo un breve periodo in cui, sull'onda dei chitarristi di impronta bebop,si dedicò alla chitarra elettrica e all'uso di organici più tradizionali, ritornòall'uso della sua tipica chitarra acustica Selmer/Maccaferri, modello oraprediletto dai musicisti Manouche.Django morì a seguito di un'emorragia cerebrale (e probabilmente anchea causa della sua avversione nei confronti dei medici, che lo portò atrascurare la sua salute) a soli quarantatrè anni. Samois-sur-Seine, ilpaese dove si era stabilito e dove morì, è oggi sede di un importantissimofestival di musica gitana, che porta il suo nome e che si svolge nell'ultimasettimana di giugno.

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Il brano

Forse il più suonato e reinterpretato dei brani di Django, Nuages fucomposto -e registrato per la prima volta- nel 1940, curiosamente con unorganico "classico", anziche tipicamente gypsy, costituito da Django e suofratello Joseph alle chitarre, da Francis Luca al contrabbasso, Pierre Fouadalla batteria e -data l'assenza di Grappelli, impegnato in Inghilterra- daHubert Rostaing al clarinetto. Questa versione, però, rimase inedita (e fuanzi riscoperta dopo una quarantina d'anni) dato che il risultato non fuall'altezza delle aspettative dell'autore, alla ricerca di un suono più"orchestrale". Solo due mesi più tardi l'aggiunta di un altro clarinetto (AlixCombelle) ad una nuova registrazione del brano permise l'incisione dellaversione "definitiva" da mandare in stampa, che divenne l'enormesuccesso che conosciamo. Django registrò comunque numerose altreversioni, sia dal vivo che in studio o registrate durante trasmissioniradiofoniche; sia in versione orchestrale che durante il suo "periodoelettrico", nonché -ovviamente- anche con Grappelli al violino.Visto l'enorme successo ottenuto dal brano, venne anche incisa unaversione cantata (una pratica piuttosto diffusa nel jazz), intitolata "It'sThe Bluest Kind Of Blue" con un testo composto apposta da SpencerWilliams. In realtà esisteva già un testo composto da Jacques Larue, mala versione di Williams, essendo in inglese, poteva essere destinata ad unmercato molto più ampio, divenendo un vero e proprio standard. Inquesta versione viene però aggiunta un'introduzione e un "verse" primadel tema originale, considerato invece come "chorus", modificandone lastruttura, che passa da un A - A' ad un A - B - B'.La vesione strumentale resta comunque la più diffusa e la piùreinterpretata anche da altri artisti fra cui Sidney Bechet, Lionel Hampton,Martial Solal, Charlie Haden, Allan Holdsworth e Bireli Lagrene.

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Analisi

Il brano è un medium-slow in 4/4, in tonalità di Sol Maggiore e sipresenta con una struttura di tipo A - A' con ciascuna sezione di 16battute. La cellula tematica è costituita dalla frase di sei crome (chetermina poi su una nota più lunga, una minima o più) e che si trova comeanacrusi all'inizio del pezzo. Questa cellula viene riproposta -a diversealtezze e con diversi rapporti armonici- più volte durante il tema, masostanzialmente è sempre costituita da un pick-up cromatico ascendente,di due note, seguito da una discesa delle restanti quattro, quasi semprecromatica. L'utilizzo di frasi cromatiche è fra l'altro una caratteristica delfraseggio di Django Reinhard, conseguenza della sua particolare tecnicastrumentale.

Cellula tematica di Nuages

Il brano si apre con una sequenza di II - V che conducono all'accordocostruito sulla fondamentale della tonalità d'impianto; considerandoquell'accordo di G6 e andando a ritroso si può pensare che si tratti di unaprogressione II - V (un accordo per battuta) in cui il II grado viene resoV7/V e al quale poi viene applicata una sostituzione di tritono. Ciascunaccordo di dominante viene fatto quindi precedere dal suo relativo IIgrado.

|| Am | D7 | G6 |...

|| A7 | D7 | G6 |...(V7/V)

|| Eb7 | D7 | G6 |...(sost. tritono)

|| Bbm7 Eb7 | Am7 D7 | G6 |...

L'andamento della melodia impone, per così dire, un carattere minore allaprogressione, specie nella seconda battuta dove al canto viene mantenutaper quasi tutta la sua durata, il Eb, dapprima quinta diminuita dell'accordodi A e poi nona bemolle dell'accordo di D. La progressione risolve però inmaggiore, sull'accordo costruito sulla tonica (a cui seguono un II e IIIgrado).La sequenza viene ripetuta per le successive quattro battute (in cui vieneanche riproposta, come risposta, la stessa linea melodica delle primequattro).

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Le battute dalla 9 alla 12 presentano un II - V di Em (relativa minore delG) e la cellula tematica viene riproposta due volte, con le necessarievariazioni melodiche, così da fornire una risposta tematica che si sviluppie conduca il tema verso la fine del primo "A".Le ultime quattro battute del primo "A" oscillano fra un V7/V (A7) e un Vgrado (D7), con alcuni accordi di passaggio ottenuti per movimentocromatico (un tratto tipicamente di Django, questo, anzi, nella battuta 15è più comune trovare la sequenza D7 Db7, rispetto a quella riportata nellapartitura del Real Book)Il secondo "A" ripropone la stessa frase -e la stessa struttua armonica-con cui apre l'intero brano; la frase di risposta, però, viene qui trasportatauna quarta giusta sopra, rispetto alle corrispondenti battute del primo "A",sequenza di accordi compresa, ovviamente. Lo stesso ragionamentoapplicato prima, vale anche per gli accordi presenti in queste battute.Nelle successive quattro il tema raggiunge il suo climax e con un cambiodi modo si passa da Do maggiore a Do minore (spesso mantenuto per duebattute, anche se in questa partitura la funzione del Cm7 è quella disecondo grado in una progressione II - V) ritornando poi in Sol maggioreper la chiusura del tema

Nella versione cantata, "It's The Bluest Kind Of Blues", viene aggiuntoun verse iniziale di ventidue battute (più quattro di introduzionestrumentale). Come nella parte originale vengono effettuate alcunesostituzioni di tritono e applicati dei V7/V ma non ci si allontana mai dallatonalità di impianto, rendendo in pratica questo verse d'aperturanient'altro che una lunga introduzione al tema già noto.

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Altre versioni

• Jo Privat (CD: "Manouche Partie" - Nocturne, 1991)• Raphaël Fays (CD: "Jazz Hot; The Gipsy Way" - Harmonia Mundi,

2000)• The Rosenberg Trio (CD: "Seresta" - Hot Club Records, 1989)• Angelo Debarre & Tchavolo Schmitt (CD: "Mémoires" - Le

Chant Du Monde, 2003)• Bireli Lagrene (CD: "Live In Marciac" - Dreyfus Jazz, 1994)

Le versioni allegate nel CD sono sempre di matrice Gypsy epossono rappresentare uno spaccato di come la tradizione gitanasia giunta fino ai giorni nostri, con una parte degli stilemi piùclassici praticamente invariati e una certa dose di modernismi più omeno evidenti. Oltre alla strumentazione molto spesso tradizionale(come nelle incisioni del fisarmonicista Jo Privat e del chitarristaRaphaël Fays), anche la tecnica strumentale si dimostra ancoramolto legata alle innovazioni chitarristiche apportate daReinhardt.Oltre alla già citata pulsazione ritmica o "pompemanouche", si può apprezzare, per esempio nelle esecuzioni deltrio dell'olandese Stochelo Rosenberg o nel duo Debarre/Schmitt lacosiddetta "rullata cromatica", perfezionata da Django persopperire alla sua menomazione. Con questa tecnica vengonosuonate tutte le note di una scala cromatica (ascendente odiscendente) su una singola corda e con un solo dito, trascinandololungo la tastiera in perfetta sincronia con la pizzicata del plettro.Occasionalmente tale tecnica è anche applicata a degli interiaccordi, fornendo una sorta di lungo approccio cromatico da unaccordo all'altro.Il fraseggio chitarristico, pur ricco di cromatismi, non richiamaeccessivamente le sonorità bebop, più che altro per il carattere piùlirico delle frasi e -anzi- nonostante i chitarristi moderni (comeappunto Rosenberg) non solo non abbiano menomazioni comequelle che aveva Reinhardt, ma siano stati esposti a molte piùinfluenze moderne, il fraseggio non si discosta mai troppo dallamatrice gitana.Una notevole eccezione è data dall'esecuzione diBireli Lagrene, chitarrista che, pur avendo cominciato come"imitatore" di Django (all'età di soli otto anni ne conosceva tutti itemi e gli assoli, nota per nota) si è poi avventurato nella fusion enel jazz-rock, collaborando anche con Jaco Pastorius. Con il ritornoalla tradizione gitana che è poi seguito, negli anni successivi e fino

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ad oggi, Lagrene ha mantenuto comunque una poliedricità stilistica,evidente nella sua personalissima reinterpretazione del brano.