Notizie storiche della città di Matera - Premio Energheia...tenebre delle età remote in cui la mia...

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  • Francesco Festa

    Notizie storiche della città di Matera

    Prima edizione digitale maggio 2016

    ISBN: 978-88-89313-31-2

    EDIZIONE A CURA DI DOMENICO SCAVETTA

    COORDINAMENTO REDAZIONALE A CURA DIFELICE LISANTI

    Si ringraziano:

  • Marta Ragozzino - Direttore Polo MusealeRegionale della Basilicata

    Soprintendenza Archeologica della Basilicata

    Museo Archeologico “D. Ridola”

    Antezza Tipografi

    Realizzazione a cura di:

    I.I.S. G. B. Pentasuglia, Matera – Istituto Tecnico,Settore Tecnologico – Liceo Scientifico, opzione

    Scienze Applicate

    Antonio Epifania, dirigente scolastico IIS

    Cosimo Papapietro, referente scolastico

    Gli alunni: Vincenzo Bianco, Alessia Cappiello,Federica Coretti, Bruna Cotrufo, Biagio De Bellis,

    Siria Di Taranto, Federica Festa, RosaFrancomagro, Claudia Iacovone, Annalisa

  • Maragno, Rudy Mazzarella, AlessandraMontemurro, Laura Papapietro, Angela Riccardi,

    Marika Rubino, Gaia Salinaro.

    Hanno collaborato:

    Vincenzo Altieri, Eustachio Antezza, RobertoCicchetti, Giulio Magnante, Giovanni Vizziello.

    Antezza Tipografi

    Quest'opera è distribuita con Licenza CreativeCommons Attribuzione - Non commerciale - Non

    opere derivate 4.0 Internazionale(http://creativecommons.org/licenses/by-nc-

    nd/4.0/).

    http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/

  • INDICE

    Prefazione

    Parte PrimaCapitolo ICapitolo IICapitolo IIICapitolo IVCapitolo VCapitolo VICapitolo VIICapitolo VIIICapitolo IX

    Parte Seconda: Uomini illustridella città di Matera

    Serie Prima - Si distinsero nelle lettere enelle scienze

  • Serie Seconda - Si distinsero per caricheonorevoli e virtù cittadine

    Serie Terza - Si distinsero per santità divita

    Parte TerzaDelle parrocchie e delle chiese in generaleDelle chiese antiche de' monisteri o

    conventi

    Parte QuartaCatalogo degli Arcivescovi della Cattedrale

    di Matera

  • PREFAZIONE

    Delle notizie storiche di Materascritte dal Can. Nelli1 nello scorsosecolo, e stampate nel 1818 dal Can.Volpe a nome proprio, non rimaneche qualche copia gelosamentecustodita da chi ha serbato e serbacome cosa sacra le memorie delproprio paese. Ciò, che a dir vero, èlodevole ed utile per pochi, tornanondimeno a discapito del paeseistesso e di quanti altri cittadini oforastieri, vuoi per semplicedesiderio di leggerla, vuoi per fornireai propri studi, cercassero di avere

  • tra le mani la storia di Matera.Quanti poi siamo cittadini nonpotremmo senza nostra vergognaignorarla, che ignorandola saremmocostretti ad arrossire quando altri chenon vi ebbe i natali ce nedimandasse, e peggio ancora se dipiù lontane contrade e meglio chenoi informato delle cose nostrevenisse per darcene contezza.Intendami chi può tra quelli chedovrebbero intendermi……E perchèpoi si dovrebbe aspettare cheinteramente si perdessero questipochi ma preziosi ricordisull’antichissima nostra città, e sunon pochi uomini sommi che viebbero la culla e che con le loroopere, con le loro virtù ne crebbero illustro e la rinomanza!

    Ma poi tornando alla storia delsignor Volpe, non si può tacere che la

  • stessa non è che una copia neancofedele del manoscritto del Nelli; conpoche aggiunte o varianti proprie,ma con l’istesso disordinecronologico, la stessa confusione, glistessi dati storici, alla rinfusa, nonsempre con chiarezza esposti e talorainesatti. Taccio della forma everamente della forma come dellasostanza storica di quel grossovolume non è mio intendimentofarne di proposito la critica.Giovandomi della storia della nostraletteratura e tenuto conto dell’epocain cui il Nelli scrisse, nonché dell’altrain cui il Volpe copiò e diede alla lucequest’opera, potrei, se non altro,accennare alle cause del loroinsuccesso. Diverse ragioni, nonconsentono che io mi spingatant’oltre, e tra le altre quella dellainopportunità in una breve

  • prefazione, e scritta a darbrevemente ragione del mio lavoro.

    Non posso d’altra parte nononorare la memoria del Nelli, e nonesternare sentimenti di gratitudinenon solo per il signor Volpe ma benanco per l’arciprete venerando che fuEmmanuele Contini.2

    Lo dobbiamo a questi tre se cirestano ancora queste poche reliquiestoriche della nostra Matera. Giovialtresì la loro operosità ed il lorobuon volere alla studiosa gioventùmaterana di oggi come esempio daimitarsi. Fortunata per tempimigliori e per libero insegnamentoessa non ne approfitta quantopotrebbe, ed ai forti studii consacrificio delle passioni, è assaiminor male se preferisce starsenesuperbamente neghittosa e con le

  • mani in mano!Ciò posto scevro da qualunque

    presunzione, nè volendo attribuirmiciocche è merito altrui, ma inteso asoddisfare il giusto mio desiderio diveder serbate e nel contempo diffusele memorie del mio paese, non hofatto altro che raccogliere le notiziequa e là sparse nel manoscritto delNelli ed in quelli di altri. Solamente,per quanto le mie poche forze, lepochissime mie cognizioni hanpermesso, ho ridotta ed ordinataquesta istoria nel miglior modopossibile, dandole una forma menodisadatta ai tempi, e rendendolapopolare il più che si poteva. Cheanzi, a dirne qualche altra cosa anchequi, in quanto a descrizione di chiese,enumerazione di uomini illustri ocreduti tali, di vescovi ed arcivescovi,di santi e di miracoli nè ho detto con

  • la parsimonia dettatami dallacoscienza del giusto e dell’onesto:senza voler frodare la storia, maricordandomi che non poteva permutate condizioni de’ tempi, per imiei principii (che van rispettaticome io rispetto gli altrui) tenerdietro a lodi non meritate, a prodigiche non furono tali, a pregiudizii ecredenze sciocche, a tutto in fine cheavesse potuto rendere men decorosa,meno imparziale la storia stessa.

    E qui cade acconcio, lettori, farvinoto che, non credendomi ioinfallibile, e ricordando quando fuarduo il compito mio (massime se siconsiderino gli ostacoli e lanoncuranza da dove venirmidovevano lodevoli premure edincoraggiamento) accetterò di buongrado, a voce, ed assai più volentieriin iscritto, tutte le osservazioni che

  • mi si volessero fare, tutti ichiarimenti che mi si volessero darenell’interesse della storia che vipresento. Chè, continuando i mieisacrifici, troverò modo di sopperire aquanto vi mancasse, di migliorarequanto si trovasse imperfetto. Ciò inquanto ai fatti. In quanto ai principii(fa mestieri dirlo a chi non miconosce da vicino, o troppo bene) nonnacqui con la disposizione a mutarlia volontà di alcuno, od a seconda delvento che spira più favorevole aimiei interessi….. Il che se è miodanno nella corruzione attuale, miallieta l’animo il pensiero dipotermene gloriare, e sopra, ognialtro poi quello di non doverarrossire d’innanzi a chicchesia.

    Accettate intanto quale che sia ilfrutto delle mie fatiche e de’ mieisacrifici, dividendo meco la speranza

  • che il mio ardire (che almeno tale ilreputo rimpetto alle mie forze ed aimezzi di cui ho potuto disporre)possa essere d’incitamento adingegno migliore che tratti piùdelicatamente questo subbietto,apportando novella luce fra letenebre delle età remote in cui la miaMatera fu edificata, e quando caddeo risorse con alterna vicenda nellelotte intestine, o nelle invasionistraniere. Siatemi cortesi della vostrabenevolenza, e permettete cheaccomiatandomi, auguri a voi giornifelici ed alla mia città uominimigliori a dirigerne le sorti; che netutelino meglio gl’interessi la dignità,il decoro; che siano cittadini proprii,e che infine non ismentiscano lagreca civiltà, il gotico pudore, laromana grandezza!

    Matera, Aprile del 1875.

  • F. FESTA

  • PARTE PRIMA

    Capitolo I

    Della origine della Città. — Primadistruzione. — Riedificazione. Origine del

    nome Matera.

    Non è a maravigliare che l’originevera, e l’epoca precisa in cui fufondata Matera non sianochiaramente note, avvegnaché dimoltissime altre città, al pari che lanostra antichissime e non menoillustri, sono egualmente ignoti

  • questi dati importanti. Ciò è dovutoalla mancanza di documentiautorevoli per le tante bibliotechericche di cronache e manoscritti,incendiate, trafugate, o distrutte dallabarbarie invanditrice di epochemolto lontane dalla nostra.Attenendoci però alle vestigieesterne, che è quando dire a tuttociocchè cade sotto i nostri occhi, [lostile architettonico de’ più antichimonumenti, l’emblema del bue cheha Matera,[3] le usanze, i costumi, inon pochi vocaboli greci del nostrodialetto, delle pitture antiche comequella della Bruna ecc.[4] siamoindotti a ritenere con diversi autoriantichi che dai Greci avesse origine lacittà di Matera.[5] Senza tema dierrare può invece asserirsi cheesisteva già al tempo dellerepubbliche romane; che secondo lo

  • storico Appiano[6] fu distrutta nelloimperversare delle guerre civili; eche poco appresso Quinto MetelloNumidico[7], console incaricato dipor termine a quelle lotte fratricide edevastatrici, la riedificònovellamente per quel sentimento dipietà naturale ne’ vincitori romani,non meno che per lasciare unmonumento duraturo dei proprisuccessi nelle nostre provincie. FuQuinto Metello che dopo averlariedificata la cinse di mura adassicurarla da future invasioni, e vilasciò due porte per accedervi: unapresso l’antico monistero S. Lucia edAgata, l’altra presso la cappella,ancora esistente, di S. Nicola del Solenel sasso Barisano. Pressoquest’ultima eresse una tra le nonpoche fortezze da lui fatte, una torre,cioè, non punto dissimile dalle altre

  • che si vedono situate in diversi puntitanto del sasso Barisano che del sassoCaveoso,[8] e come allora, portaancora oggi il nome di torre metellanagiusta istrumenti, antichi ancoraesistenti. Ecco come fu riedificata efortificata la nostra Matera. Vedremoin seguito come infinite vicendecambiarono ripetutamente l’aspettoe le condizioni di questa città.

    Prima però d’andar oltre cade quiacconcio parlar brevemente dellaorigine del nome Matera.

    Diverse opinioni, una dell’altra piùstrana, su tale argomentochiaramente ci addimostrano comenon si abbia veramente notizia certase il nome Matera fu il primo che siebbe la città allorché fu fondata. Chefu il primo, e che le fu imposto per leragioni addotte da diversi cronisti,

  • non è a parlarne, perché ci pare chenon reggano le loro asserzioni. Tuttoinvece dà a credere che non sia ilprimitivo di sua fondazione, perché,tra l’altro, moltissimi paesi chefurono distrutti in tempi di barbarie,o che andarono in rovina persconvolgimenti tellurici od incendiivulcanici, per lo più darono posto adaltri paesi edificati talora sull’istessaposizione, ma con denominazionediversa da quella che avevano. Ben dirado poi le novelle denominazionifacevano trasparire le antiche;spessissimo avevano rapporto edavano indizio di qualche episodiodella loro primitiva esistenza, diqualche causa che ne avevadeterminata la distruzione. Infinitiesempi se ne potrebbero addurre sevolessimo dilungarci, e se nonfossero cose a sufficienza note e

  • risapute. Ci sembra poi più logico enaturale che un paese riedificatoportar dovesse, a preferenza di ognialtro, il nome di chi volontariamenteassunse il compito di ripristinarlo; eda noi costa positivamente che daQuinto Metello fu, riedificata lanostra città; ed abbiamo tra l’altro latestimonianza della Torre Metellanatutt’ora esistente. Da ciò, e da quantosi è detto innanzi, ci pare potersenededurre due cose 1° Che il nomeprimitivo di questa città è ignoto. 2°Che il nome Matera Mateola piùprobabilmente le venne dallo stessoQuinto Metello dopo che questil’ebbe riedificata e fortificata.

  • Capitolo II

    Ingrandimento di Matera. — Aumento difortificazioni. — Nuovi villaggi presso la città,e loro distruzione. — Conseguenze. — Nuovacinta di muraglia e nuove porte. — Punto di

    partenza ed ordine della presente istoria.

    Continuando l’opera di QuintoMetello i materani si trovarono nellanecessità d’ingrandire e fortificaresempre più la loro città per unavvenimento imprevisto verificatosia poca distanza da queste contrade.Le guerre civili che come si è dettoportavano dappertutto devastazioni erovine, non andò guari chedistrussero le due rinomate città diMetaponto ed Eraclea[9] in guisa che isuperstiti delle due popolazionidovettero rifugiarsi in Matera, partenelle abitazioni disponibili, ed i più

  • ricoverandosi provvisoriamentenegli andri e nelle grotte sparse adovizia in questo suolo, e che essiridussero, ingrandirono odacconciarono nel miglior modopossibile e confacente ai propribisogni. Quasi tutti presero la partedella gravina nel sasso Caveoso[10]

    come quella che era più riparata, eche loro sembrò più adatta astabilirvisi del tutto. In seguito a ciòaccresciutasi notevolmente lapopolazione, fu mestieri accrescerneil fabbricato, e quindi nuovi forti,nuove muraglie, altre porte. Di talinuove opere ecco ciocchè sappiamoper documenti antichi, e ciocchè ci sirivela in gran parte dai pochi ruderiche ne avanzano. Una muraglia bengrande (mezzo bastione) nel punto dettoil muro ed oggi Via muro nel sassoCaveoso, ed a poca distanza una

  • torretta. Tra quest’ultima e la dettamuraglia, e propriamente sullastrada attuale vi era una delle porte,detta allora Porticella di Giudice Perotto,poscia Porta Empia, e in ultimocambiata in Porta dei Santi.[11] Diun’altra porta nell’istesso sasso si hache appellavasi Porta di Teofìlo ma nonsi conosce il punto preciso; altribastioni e fortezze nell’istesso sassoal di sotto dell’attuale piazza, epropriamente dove poscia furonoabitazioni della famiglia Cipolla[12] edell’altra Firrau o Firrao.[13] Due altreporte con rispettive torrette davanoentrata alla città, una situata sul largodel Duomo detta porta di sopra, l’altratra le case delle famiglie Ridola eVolpe sull’istessa strada del Duomoed in prossimità della piazza attuale,detta porta di sotto. Quasi a covrirequesti punti fortificati, fu costrutto a

  • poca distanza e propriamente pressola chiesa di S. Francesco, un altrocastello cinto di profonda fossataall’intorno e nel punto che anche oggisi chiama fosso, con ponti a levatoioalle due porte d’ingresso poste laprima tra le abitazioni attuali di Sig.Radogna e Giura-Longo, l’altra sullastrada beccherie[14] presso leabitazioni dei Sig. Porcari e DeMiccolis dove allora si appellavaPonte di S. Marco.

    Ad onta però dello slargamentodel fabbricato, e non ostante chemolti si erano stanziati nelle grotte lapopolazione cresciuta a dismisura, sivide angustiata, e nella città in modoche mano mano cominciò a prenderei dintorni e vi si estese con dei casalie de’ villaggi in gran numero via viadistanti sempre più, e toccando iconfini di altri paesi.

  • Quelli di cui si ha notizia, e checonservano nelle contrade dovestavano l’antica denominazione, sonoi seguenti. Timmari o Tammaro —Picciano — Gravina della selva —Curtomasiulo — S. Agnese — S.Pietro alla Rifeccia — Le grotte — Igrottolini — Brindiglio — S. Martino— Le grottaglie — I locri di MicheleUlmo — Id di M. PasqualeMonterotunno — S. Andrea — S.Basile — Poggio Reale La Lupana —Laterza — Locanile — La Selva —Cortili Rossi — Grottella — Le Sarole— La Rossa — MontegranaroSalicone — Hyesce — Risciullo— LeGranelle — S. Candida Fontana diVita — Ciccolocane — Serra Casella— Montegrosso — Monte Arazano —Fontana del fico — Lo Staso Li Duce— La Vaglia — S. Maria dellaPalomba — Cava Savorra — S. Canio

  • — S. Lia — Pantone — La Verdesca S.Eramo — Bazzola —Montagniuolo[15].

    Comunque i mezzi di distruzionein que’ tempi non erano tanti eperfezionati come al presente, pureallora, come oggi, i villaggi ed i casaliche non avevano opere difortificazioni, sicché gli abitantiavessero potuto trincerarvisi edifendersi, erano i primi ad essereespugnati e distrutti. Così avvennedei Materani trovati inermi nelloloro capanne da novelle invasioni, ela distruzione fu tale da potersi bendire che di quei tugurii, di que’ricoveri non vi restò pietra soprapietra. E là gl’infelici superstiti ditanta sciagura a tornarsenenovellamente in Matera,aumentando ancora una volta lapopolazione nei due sassi Barisano e

  • Caveoso, in questo più che nel primoper le ragioni innanzi dette.[16] Dopotali avvenimenti, migliorata lacondizione interna, potè Materaconservare il proprio lustro e vedercompletate le sue fortezze, e startranquilla in tale stato fino ai tempidi Carlo d’Angiò,[17] quando questacittà con altre volendo sottrarsi allasignoria di costui, e fallitone ildisegno, dovettero riportare la penadel loro ardimento nel vederatterrate le proprie mura, i bastioni,le fortezze. Ciò d’altra parte diècampo a fabbricare ed estendere leabitazioni sul piano, dove ancoraqualche cosa ne avvanza di que’tempi non ostante le ripetutemutazioni avvenute fino ai tempinostri.

    Ma come appena Matera venne in

  • potere de’ principi di Taranto funovellamente cinta di mura ed aqueste furono lasciate le porteseguenti che co’ loro ruderi fannooggi testimonianza della loroesistenza. La prima, che allora era laprincipale, tra i due conventi della S.Annunziata[18] e di S. Domenico,[19] laseconda sulla piazza S. Biagio:[20] laterza sulla strada detta delle croci,[21]

    la quarta detta delle Pigne, e la quintasulla strada Felice o de’ cappuccini.[22] Le fortezze già demolite furonoanch’esse ripristinate, e conservòMatera questa posizione fino al 1570,quando cessata la signoria de’ duchi,dei baroni e dei conti passò sotto ildominio diretto de’ re.

    Questa a grandi tratti è la storiadella nostra città dall’epoca delleromane repubbliche, e delle guerre

  • civili, per cui fa distrutta e poiriedificata, fino a quella testè citata.Resta ora a dire più particolarmentedelle vicende alle quali andò soggettasotto la dominazione delle diversenazioni straniere, riordinando nelmiglior modo possibile le epoche ditali avvenimenti a cominciare daquella della seconda guerra punica219 a.C. fino all’altra dell’infante diSpagna D. Carlo 1734 a 1735, il primodi quella dinastia borbonica chetenne poi fino a nostri tempi 1860 ilregno delle Due Sicilie.

  • Capitolo III

    Matera espugnata dalle armi di Pirro. —Accampamento di Annibale presso la città. —

    Guerra civile de’ Romani e distruzione diMatera. Quinto Cecilio Metello la riedifica. —

    Ottaviano Augusto la rimette nell’anticolustro.

    Innanzi tutto fa duoporammentare che i Magno-Greci,come quelli che furono i primi apopolare queste nostre contrade,erano pervenuti all’apice di lorograndezza, di loro incivilimento,ciocchè non tolse però che essi nonsoggiacessero alle conquiste dellearmi romane. E se dobbiamo dire ilvero annessioni più che conquisterispettivamente ai primi, non cosìper gli altri trovati man mano Galli,Umbri, Campani, Sanniti, Apuli,

  • Etrusci ecc. Or come furono giunti iromani nel golfo di Taranto sidisposero per assalire quella città, mai tarantini senza metter tempo inmezzo fecero ricorso per aiuto al piùambizioso di lor nazione, cioè aPirro, il quale immantinenti vi vennee vinse ad Ascoli[23] ed a Pantosia,facendo strage in quei paesi dovetrovava resistenza. Matera per esserecittà fortificata, e centro dioperazioni militari [tanto che a queitempi era nomata urbs munitissima],fece energica resistenza e respinsesulle prime l’impeto degli assalitori,ma soperchiata dalle forze nemichedovette arrendersi, e fu allora chepenetrate in essa le orde di Pirro,demolirono fortezze e fecero manbassa sulle persone e su gli averi,lasciando di loro funesta ricordanza.Non andò guari però che Pirro fu

  • sconfitto a Benevento, che Tarantocadde, e quindi la dominazioneromana si estese su tutta la Magna-Grecia.

    Non contenti di ciò, e quasiinvidiando la grandezza di Cartagine,fondata parecchi secoli prima diRoma, e che aveva esteso il suodominio su tutta l’Africa occidentale,sull’Iberia, e sulla Sicilia, i romanirivolsero le loro armi contro iCartaginesi. Invasero dapprima laSicilia ed occuparono Messina, manon tollerando i cartaginesi in unavolta la guerra addivenne terrestre emarittima; e colla solita costanza[24],e ad onta delle sconfitte che alla lorovolta dovettero provare, i romanitrionfarono alla fine per terra comein mare, completarono l’annessionedella Sicilia, e ne cacciarono finl’ultimo de’ loro rivali. Più tardi poi

  • (quattro lustri dopo) proseguirono iloro estendimenti annettendo al loroimperio la Sardegna e la Corsica;vinsero nell’Illiria e fatti potentisull’Adriatico, si appressarono allaGrecia.

    Dopo i danni sofferti per ilsaccheggio di Pirro dovette Materasopportare l’invasione de’ soldaticartaginesi allorchè questi scesero inItalia con l’intendimento di togliereai romani la Magna-Grecia.Riannodando il filo della storiadiremo brevemente come ciòavvenne. Riavutisi i cartaginesi dallaprima sconfitta, ed animati daldesiderio di vendicarsi, affidarono ladirezione delle loro armi ed ilcomando ad Annibale, giovine d’ideefeconde ed ardimentose, e questi conun piano di guerra che ha pochiriscontri nella storia di que’ tempi,

  • dalla Spagna, dove ancora avevariportati de trionfi, passò in Francia,ed attraversate le Alpi, scese in Italia.Sarebbe fuor di luogo, son note perla storia, e non dirò quindi delleconseguenze tutte di questaimponente invasione, e come sialternarono le perdite e le vittorie traromani e cartaginesi lungamente.Ciocche importa sapere si è, chequeste contrade furono conquistatecol ferro e col fuoco; che presso lanostra città pose Annibale i suoiaccampamenti, che sottopose iMaterani a dure contribuzioni, ed aspogliazioni di ogni sorta, e che vistette fino a tanto che i romaniguidati dal P. Cornelio presero ilsopravvento e tolsero ad esso tutti iluoghi occupati, mettendone in fugale guarnigioni ed uccidendo efacendo prigionieri quanti soldati

  • nemici loro capitavano nelle mani.Che anzi, dopo altre minoriconquiste in danno di Filippo diMacedonia come alleato di Annibale;contro Antiochio re di Siria perliberare le colonie greche dell’Asiaminore; contro i Galli, ai qualiavevano giurato eterna inimiciziadacché questi spinsero unamigrazione; e poi nuovamentecontro Filippo, e con Perseosucceduto a questi; dopo averguerreggiato con successo in Ispagna,Liguria, Sardegna, Corsica, Istria edIlliria, facendosi financo arbitri dellesuccessioni ne’ regni di Siria e diEgitto, pensarono i romani adabbattere completamente i rivalicartaginesi.

    Padroni del mare com’erano, edanimati dall’energica parola diCatone[25] non combattettero essi,

  • ma uccisero, demolirono,incendiarono, distrussero,annientarono quanto loro si paravad’innanzi. Nè là si arrestarono, chèpoco appresso per la guerra greca, econ la distruzione della lega Achea[durata circa cento trentacinqueanni], nonché di Corinto, furono essisoli padroni del mediterraneo, e laloro potenza, e la loro fortuna furondi quelle che toccar possono soltantoa nazioni ordinate a libertà vera,progredite nelle forze fisiche edintellettuali, istruite, laboriose, e che,quale che sia la forma del lorogoverno, sanno mettere al disoprade’ personali interessi, di ogni altrointeresse quello della patria, sannocolpire il momento opportuno arivendicare i proprii diritti, edaffermare a qualunque costo lapropria indipendenza.

  • Non tardò molto, intanto, e gliodi; la corruzione le fazioni interne,attutite durante le conquiste, sirisvegliarono novellamente, cessate olimitate queste appena, e siaccentuarono man mano e di giornoin giorno sempre più finché i romaniincominciarono a guerreggiarsiapertamente fra loro, e non senzaprò de’ proprii nemici. Dire piùpartitamente delle cause,enumerarne gli effetti sarebbe piùche superfluo. La storia romana éstoria nostra, e sotto i nostri occhimiserando esempio ne diede or sonopochi anni la Francia, più terribileprova ne ha dato, ne dà e chi, sa perquant’altro tempo ne darà ancora laSpagna!

    Tornando quindi al nostrosubbietto rammenterò quello che fuaccennato in principio, che cioè

  • durante questo periodo didecadimento, o megliopervertimento della romanagrandezza, Matera fu per la primavolta distrutta, e pare che questa solavolta lo fosse completamente, che équanto dire dalle fondamenta,ciocché d’altronde si rileveràfacilmente dal complesso degliavvenimenti che la riguardano.

    Ad onta però delle scissure internei romani darono al mondo un altroesempio della fermezza del lorocarattere, e mostrarono comefrenando i propri rancori, quando lapatria aveva bisogno, essidiventavano un sol uomo in faccia alnemico, che si battevano da valorosie che sapevano vincere. E fu guerrad’indipendenza questo che diciamo[unico caso in cui essa è giustificabilee santa al cospetto della umanità e

  • della civiltà vera] avvegnachéGiugurta re dei Numidi cercavaaprirsi la strada al trono coi delitti, enel tempo istesso si accingeva a farconquista del suolo romano con ledepredazioni e col sangue. Adabbattere quindi l’orgoglio e labaldanza di questo re spudorato,dopo la cattiva prova e gl’insuccessidi altri capitani, fu chiamato QuintoCecilio Metello alla direzione dellearmi romane. L’impresa riuscìcompletamente, si vinse, si trionfò;Quinto Cecilio Metello ottennel’appellativo di Numidico, ma tuttonon finì in quella volta. Mariosubalterno di Quinto Cecilio Metallodiede l’ultimo colpo al regno diGiugurta; allora il trionfo fucompleto e la Numidia divisa eripartita tra i diversi principi diquella nazione.

  • Quinto Cecilio Metello lasciata inquesto frattempo la direzione dellearmi, fu mandato come consoleincaricato a comporre le discordie epacificare i partiti nelle provincie oprefetture come allora erano dette.Fu in quella missione che trovandoegli distrutta la città che oggi hanome Matera, e parendogliene laposizione molto vantaggiosa ed attaa renderla inespugnabile per laconformazione delle due vallate e peltorrente che la circondava,profondissimo, volle riedificarla, eposcia la fortificò nel modo che si èpoco innanzi detto. Vi presedomicilio e vi stette per tutto il restodi sua vita, e chi sa in qual punto diMaterà riposano le ceneri di quelvaloroso e magnanimo capitano![26]

    Tralasciando ora gli altriavvenimenti della romana

  • repubblica, poiché è Matera la nostraobiettiva, non dirò certamente comecontinuassero le potenti lotte interne,le guerre fraticide da contrada acontrada, o ad intervalli delleformidabili al di fuori come lacimbrica, l’italica ecc; come sisuccedessero e che fruttassero ledittature, i triumvirati e comefinalmente la repubblica decadde,continuò in apparenza, finì. È sottogl’imperatori, anzi col primo di essiche ci accade di parlare di Matera. Èuna semplice notizia che riportatanelle memorie della città non credodover tralasciare, e seguendo ilsistema stabilito torno alla storia.Accenerò di volo e sarò breve.

    Caduta la repubblica romana,Ottaviano, che con Lepido edAntonio aveva costituito quelpessimo tra i triumvirati che si erano

  • succeduti, fu il primo imperatore;primo ad assumere il nome diAugusto. Se fu pessimo comerepubblicano, come monarca non sirimase dallo spegnere l’ultimo raggiodella romana libertà, ma fu prudentee scaltro nell’aprire le porte aldispotismo, e ad onta di ciò ristabilìl’ordine, riordinò l’esercito, la flotta,le finanze, tutto. Continuò anzicompletò le conquiste intraprese, emigliorò ben anco le condizioni de’paesi soggiogati. Fu sotto l’impero dicostui che, al pari di altre cittàprincipali, Matera vide ripristinate edampliate le sue fortezze, e ristoratade’ passati danni, tornò ancor unavolta alla primiera grandezza edall’antico lustro.

  • Capitolo IV

    Venuta de’ barbari. — Matera e Gravinarovinate per le armi di Teodorico. — Caduta

    de’ Goti. — Preponderanza del governo greco.— Bellisario rimunera Matera per la fedeltàserbata. — Gratitudine De’ Materani verso

    Bellisario.

    Null’altro essendo accaduto sottogli imperatori che riguardi Matera,ed avendo parlato del primo di essisol perchè non potevamodispensarcene, senza punto venireora a dire degli altri che seguirono,quanti furono, come si succedettero;e loro opere, conquiste, traviamentiecc.; anzi senza neppure accennare aldecadimento progressivo di questaetà, ma tracciando un sempliceschizzo della caduta finale, ci toccaraggiungere d’un salto l’epoca dei

  • barbari che venne di poi, etrattenervici alcun poco non senzainteresse.

    Odoacre ministro di Attila econdottiero de’ Rugi sulle prime, poicapo di un’orda di barbari assoldatiqua e là, e raccolti nelle diverseregioni straniere ed italiane, dovemilitavano o facevano scorrerie perconto proprio, fu quello che dettel’ultimo colpo all’impero occidentale.Chè, un bel giorno sollevatasi questaciurmaglia, presa Pavia, eproclamato lor capo Odoacre, questisi offerse una coi suoi all’imperatoredi Oriente, nonché a Nipote unico esuperstite imperatore di Occidente, en’ebbe primieramente gradinell’esercito. Profittando poidell’agonia dell’imperio romano,affacciò sue pretensioni su l’Italia.Dichiaratosi apertamente contro il

  • patrizio Oreste padre di Augustolo,[27] presa Roma e Ravenna; fattotrucidare il primo, e condannato ilsecondo a morir confinato nella villaLucullo[28] ebbe in mano la sommadelle cose. A coonestare intantosiffatte usurpazioni inviò a Zenoneimperatore di Oriente le insegneimperiali, dichiarando non convenirea lui l’indossarle, stanteché un solodoveva essere l’imperatore; neltempo stesso chiese ed ottenne per sèil titolo di patrizio e governatored’Italia. Divise, dopo ciò, un terzodelle nostre terre ai suoi barbari,abolì il titolo imperiale e senzadiscostarsi gran fatto dall’anticaforma di governo, ne pose pur egli lasede principale in Ravenna. Dopocirca dieci anni con le vittorie diPannonia accrebbe il numero de’barbari Rugi che ivi aveva rinvenuti,

  • ed internatili per future conquiste,credeva di aver assodatodefinitivamente il suo regno, quandoTeodorico, avutosi dal grecoimperatore[29] il dominio d’Italia, vivenne tosto con attruppamenti inmassa di goti (fin le donne ed ifanciulli) e passate le alpi si fermòsull’Isonzo. E là d’altra parte Odoacrecoi suoi pronti ad attaccarlo. Odoacrefu sconfitto. Si combattè poscia sottoVerona, e sconfitto la seconda voltafugge a ripararsi in Roma, ma gli sonchiuse le porte in faccia, e Teodoricoprende Milano, Pavia, tutta l’Italiasuperiore. Sconfitto la terza voltasull’Adda e confinato in Ravenna,dopo tre anni di assedio preso e fattotrucidare, Teodorico fu intieramentepadrone dell’Italia. Nulla quasiinnovando e sforzandosi a farromano ciocchè era gotico, egli

  • ordinò con molto accorgimento, ecerto governò meglio che ogni altrore romano-barbaro. I paesi e le cittàitaliane da lui conquistate dovetterointanto risentire i danni della guerra,e subirne i tristi effetti. Matera eGravina a preferenza, come quelleche avevano opposto seria resistenza,perchè speravano tornare al regimedegl’imperatori, furono ad oltranzatravagliate e vi ha chi afferma quasiinteramente rovinate e distrutte.[30].

    Descritta ancor esso la suaparabola il governo dei Goti; dopo lesolite conquiste, i soliti estendimentisotto l’istesso Teodorico, lui morto,quella concordia che a stenti avevapotuto mantenere tra Goti e Romani,e che morendo aveva tantoraccomandato, sparve del tutto. Enuove ire di parte, nuovi odii. nuovi

  • litigi e tradimenti, e guerra civile infin dei conti. Giustiano che da piùtempo aveva nutrita la speranza dientrare nel dominio dello nostrecontrade; fu lesto a profittarne, e conl’aiuto di Teodato [goto fattoromano] ne fece la riconquista perconto proprio. E qui ci accade dinotare che uno tra i grandi capitaniche aiutarono l’imperatore in quellaimpresa per la quale i nostrimaggiori tornarono romani, secondoessi, in realtà greci, fu certamenteBellisario[31]. Egli che aveva avuto lagloria di vincere i Vandali, e togliereal loro dominio l’Africa, la Sardegnae la Corsica, venne primo in Italia,conquisto la Sicilia e prese Napoli. Sicontese a Roma palmo a palmo ilterreno coi Goti circa un’anno, poi livinse e li fugò percorrendo tutte lenostre provincie, mezza Italia.

  • Matera che, come si è visto, a costodella propria esistenza aveaparteggiato per l’impero, trovò inBellisario l’uomo che seppericompensarnela degnamente, egenerosamente. Ristaurò ad essatutte le sue fortezze, i monumenti, leabitazioni; sollevò dalla miseriaquanti per la guerra aveano perdutoogni loro avere, beneficò, in unaparola, sì largamente il popolo, chen’ebbe in controcambiodimostrazioni di riconoscenza fino alfanatismo. Che non sapendo infine imaterani che più fare, perchè almenola memoria di tanti benefici restasseduratura, a quanti lor figliuolinacquero in quella circostanzaposero il nome di Bellisario. E ben siapposero, avvegnacchè ancor oggiquesto nome vi è diffuso tra icittadini, e noi lo sentiamo ripetere, e

  • richiamiamo alla memoria le gestade’ nostri antenati, e ci ricordiamoancora una volta che le buone azioni,la virtù, l’onestà, gli atti dibeneficenza non vanno maiscompagnate dalle benedizionide’popoli, e che lasciano sempre inmezzo ad essi eredità di affetti, ericordanza imperitura!....

  • Capitolo V

    Caduta finale de’ Goti. — Venuta de’Longobardi e loro stanziamento in Matera. —Invasione de' Saraceni. — Ludovico toglie loro

    Matera, ne distrugge le fortezze mettendo asacco e fuoco la città. — Lotte interne tra grecie longobardi, e sconfitta de’ primi. — Matera,

    Acerenza, Bovino, Cassano, Oria e Nardòespugnate da Ottone 1.° di Germania. —

    Massacro dei greci. — Discordie de’ principiLongobardi. — Bari, Matera, Venosa ed Ascoli

    conquistate da Pantulfo principe diBenevento. — Landulfo le riprende aiutato da’

    Saraceni. — Terribile tremuoto. — Altraimponente invasione de’ Saraceni, ed assedio

    sostenuto dai Materani.— Persecuzioni esaccheggio dei Saraceni dopo la resa della

    città. — Vengono i Greci a cacciarli, e Materatorna sotto il dominio greco.

    Dopo le prime imprese diBellisario, e richiamato questi allacorte, i greci restarono malamente

  • capitanati da diversi duchi checonquistavano ed occupavanoterritorii e paesi serbandoapparentemente le istituzioni e leamministrazioni interne, mentre ineffetti se ne facevano capi, regolandoe dispotizzando a modo proprio, eliberamente. Ed ecco a profittarne iCoti aiutati dai nostri, e gridare lorore Ildobaldo, poscia Eurarico, uccisoil primo per privata vendetta. Mortoanche Eurarico, Totila detto ilvittorioso, sotto il quale cominciò lapiù seria e l’ultima riscossa de’ Gotinella nostra Italia. In effetti fattacostui una sortita da Verona con circacinque mila uomini, e sbaragliati iduchi greci a Faenza, ritolse ad essiCuma, Napoli, Benevento, Spoleto,Perugia, Piacenza, Firenze efinalmente anche Roma. Allorasoltanto parve svegliarsi la

  • effeminata corte di Costantinopoli erimandò Bellisario alla riscossa, matardi, con poca gente, poco denaro evincolato dagl’intrighi di corte.Venne, vinse dapprima, rioccupòRoma; vinto poscia a sua volta daTotila, questi riprende Roma, e piùtardi in procinto di perderla neatterrò le mura ed uscì, e la guerra sife’ più aspra contro i Greci.Richiamato frattanto Bellisario aCostantinopoli, Totila, trionfò, ericonquistata Roma, minacciava laSicilia. A surrogare Bellisario ecombatter Totila la corte grecamandò un vecchio eunuco, il quale,oltre ai mezzi pecuniarii, tenevaassoldata molta gente a sè, e traquesta un duecento Longobardi.[32]

    Attaccò e sconfìsse Totila, e mortoquesti, Teia[33] che succedeva; pressoNocera il primo, il secondo a piedi

  • del Vesuvio. In breve la disfatta deiGoti fu completa, i superstiti siarresero, e a lungo andare nonrimase più traccia di loro.

    Ad onta di sì importanti servigi lacorte di Costantinopoli [dove aGiustiniano, morto, era succedutoGiustino II.] cominciò a guardare dimalocchio Narsete, e più perchè nongodeva [e non poteva goderli] ifavori della imperatrice Sofia.Richiamato con modi villani, anziingiuriato, e sotto pretesto di nonessere stato abbastanza severo e dinon aver fatto bene gl’interessidell’erario imperiale, Narsetegiustamente se no offese; giurò divendicarsene, e se ne vendicò pocodopo ad oltranza e troppobassamente, col chiamare in Italia iLongobardi.

  • Vi vennero costoro guidati daAlboino loro re ed occuparono,scendendo per le Alpi Carniche,quella parte della nostra Italia che neporta ancor oggi il nome.[34] MortoAlboino ed il figlio Clefi che gli erasuccesso, ucciso dopo appenadiciotto mesi di regno, i Longobardinon vollero più saperne di re, e manmano che facevano le loro conquistestanziarono di città quasi in cittàtrentasei duchi, i quali governaronopel modo più barbaro ed anche piùassoluto che mai. Estesosi quindi ildominio di costoro anche in Calabriae nella Puglia, la città di Materadovette sottostare al ducato diBenevento, ed una parte, diciamquasi una piccola colonia diLongobardi fu mandata a stanziarvi,e vi stette, vi rimase, si accomunò coiMaterani, e da essi impronta il nome

  • e lo porta ancora, una parte del SassoBarisano.

    Vollero in seguito ed ebbero iLongobardi diversi re, purconservando i ducati, ma dallavenuta di Carlomagno fu restauratala monarchia in Italia, ed il ducato diBenevento, nonostante la suainsurrezione, fu sottoposto aldominio della corona. A CarloMagno,[35] che con l’aiuto di un papa,grato per beneficii ricevuti fuacclamato imperatore, successenell’impero il figliuolo Ludovico. Fusotto quest’ultimo (chiamato in aiutoda’ Longobardi) che avvenne inSicilia il primo sbarco di saraceni, ela prima loro invasione dai lidi diPuglia, espugnando Bari e gettandosiin queste nostre contrade. Vinti laprima volta da Ludovico, viritornarono con maggiore

  • accanimento, ma ridisceso Ludovico,aiutandolo il fratello Lotario, feceprodigi di valore, cacciando ilnemico da tutte le posizioni, da tutti ipunti fortificati, e fugandolocompletamente. Matera già inpossesso de’ Saraceni, e ritenuta daessi come il punto più sicuro edinespugnabile, fu ad essi ancor toltadopo un accanito combattimento; etemendo che il nemico vi tornasseLudovico la desolò barbaramentecon la demolizione delle muraglie edelle fortezze, con l’incendio ed ilsaccheggio; le spogliazioni e lacarneficina de’ suoi abitanti.

    A cacciar via dalle contrademeridionali i barbari Saraceni nonpoca parte vi avevan preso isuperstiti Greci dimoranti sulle costemarittime della Calabria e dellaPuglia, aiutando con la loro flotta i

  • principi Longobardi. Però, come essisi accorsero che questi eran discorditra loro, tosto pensarono a trarneprofitto, e cominciarono adavventurarsi in lunghi e ripetuticonflitti, ora per conto propriocontro i Longobardi, tal’altra fiataper conto di questi ultimi contro iSaraceni. Ed allora i Saraceni acolpire alla lor volta il momento ditanto sconcerto, e gittarsinovellamente in queste provincie emettere a socquadro la Calabria piùdi ogni altra e la Lucania. Viaccorrono un’altra volta i Greci chefugano e disperdono il nemico, maposcia azzuffatisi novellamente coiLongobardi ne restano sconfitti; ed illoro duce inseguito dal comandantedei Longobardi è raggiunto, ucciso efatto gittare in mare. Ciò non tolseveramente che i Greci ad intervalli, e

  • con frequenti sbarchi non tentasserola sorte delle armi, molestando in talmodo i loro avversari. Alla fine iLongobardi non sapendo comesbarazzarsene, ricorsero per aiuto adOttone 1° imperatore di Germania,proclamandolo loro sovrano. Ottonead evitare altre complicazioni erisolvere, come oggi si direbbe,diplomaticamente la vertenza Greco-Lombarda, chiese a Niceforo Foca,imperatore greco, la mano diTeofania figliuola di lui per suofigliuolo Ottone 2°, pensando così farcessare le discordie da una parte, edall’altra di ottenere direttamente enaturalmente il dominio su l’Italia.Le sue mire però andarono fallite,non solo, ma n’ebbe invecetradimento,[36] del che indignatol’imperatore germanico spedì allatesta del suo esercito due dei migliori

  • generali che aveva [Guntario eSigefredo] a vendicarsene coi Greci.Ed immantinenti venuti costoro colleloro schiere, assaltarono e preserodapprima i punti meglio fortificati etra questi Bovino, Nardò, Oria,Cassano, Matera ed Acerenza, eposcia passarono in Calabria, e quicome in Calabria uccisioni,contribuzioni forzate, saccheggi, esevizie inaudite contro i prigionieriGreci, tagliando loro la mano destra,le orecchie o pure il naso, e cosìmutilati rimandandoli a casa. Tantacarneficina tanta presecuzione,pareva non dovessero terminare, atal che si pensò, profittando dellamorte di Niceforo, di venire adaccordi con Ottone; Ottone 2.° infatti sposò Teofania e cosi potè finirequesta controversia che avevacausato la rovina e l’eccidio, di tanti

  • paesi, di tante popolazioni!Contemporaneamente a questi

    avvenimenti tra Greci e Longobardicon l’intervento della Germania, iprincipi Longobardi non puntopacificati, anzi di più in più inaspriti,continuavano a dilaniarsi senza posatra loro. Tra l’altro Gisulfo principedi Salerno fatto prigione nottetempodi unito alla moglie, e scortato econdotto di nascosto in Amalfi, pertranello del cugino Landolfo, isalernitani ritengono essere morto, ericonoscono il perfido Landulfo perloro signore. Scopertasi la frode,Pandulfo principe di Beneventoscende ad assediare Salerno; laprende: manda l’usurpatore libero arifugiarsi in Oriente, e passa quindi aconquistare Ascoli, Venosa, Bari eMatera. Landulfo intanto non se neristà in Oriente. Postosi a

  • disposizione degl’imperatori Basilioe Costantino, che spiavano ilmomento di potersi vendicare delleperdite subite nella Puglia e nelleCalabrie, ottenne di poter capitanareuna spedizione a questa volta, e vivenne ed assaltò dapprima e fece sual’isola di Creta, poscia assoldati colàbuon nerbo di Saraceni si spinge inPuglia, ritolse a Pandulfo Bari eMatera e passò quindi in Calabria.

    Quasi fossero poca cosa le tantesventure (accennatesommariamente) in danno di questenostre contrade, un’altra più grave,meno attesa e più spaventevole eraloro preparata. Una violentissimascossa di tremuoto apportò in mezzoad esse scompiglio, rovina e morte!Moltissime case, non pochi edificiicrollarono dalle fondamenta; moltagente vi perì specialmente a Capua e

  • Benevento. Frigento crollò in parte;Conza quasi tutta: in buona parteOria, Taranto e Matera. Come aforiera, diciam così, del luttuosoavvenimento apparve pure inquell’anno [990] una grande cometa.

    Circa quattro anni dopo quanto siè ultimamente detto, Matera dovettesopportare un’altra invasione de’Saraceni, la più terribile che avesseromai fatta tanto per la nostra città, chepe’ d’intorni. Impadronitisi diparecchie tortezze nelle Campania, sigettarono nella Puglia eminacciavano Matera. Costernaticom’erano in quell’anno i materaniper una generale carestia, dovetteroseriamente riflettere qual partitodovevano prendere, ma finalmentepensando giovarsi della posizionefortificata di questa città, e sperandonel concorso immediato de’ paesi

  • limitrofi, deliberarono la loro difesae la resistenza ad ogni costo. Macome spesso accade a chi troppo sifida dell’aiuto altrui essi si trovaronosoli in faccia al nemico. Ciò nonpertanto respinsero essi conindicibile energia il primo impeto de’Saraceni cagionando loro delleperdite rilevanti. Tornati infruttuosie con proprio discapito un secondo, eposcia un terzo assalto, i Saracenidecisero assediare Matera ecostringerla alla resa. Per ben quattromesi dovettero i Materani sopportarele angustie dell’assedio, quandostremati di forze e combattuti piùdalla fame che ad ogni ora faceva lesue vittime, che dalla forza delnemico; dopo tante pruove di valore,dopo tanti sacrifìcii e tantaabnegazione [37] dovettero loromalgrado arrendersi, e contro ogni

  • promessa di que’ barbari, moltifurono sacrificati al loro furore,moltissimi spogliati delle lorosostanze, senza dire delle violenze,degli atti di crudeltà, di sevizie diogni sorta. Nè contenti di ciò,estendendo le loro scorrerie ai paesivicini, fecero provare a quegliabitanti il pentimento di non essersiuniti ai materani per cacciarli daquesti luoghi. A ciò provvidero ancheun’altra volta i Greci, che piombaticon forze imponenti sui Saraceni lifugarono completamente restandosol’essi padroni, di Matera e didiversi paesi della Lucania.

  • Capitolo VI

    Matera sotto i Normanni. — Origine dicostoro, loro stanziamento in Italia, loro

    alleanze e fatti d’armi. — Sconfittadell’esercito Greco sotto Montepeloso. —

    Matera e Bari alleate de’ Normanni. —Giorgio Maniace toglie ad essi Matera,

    commettendo atti di ferocia nella città —Prepotenza de’ Normanni. — Roberto

    Guiscardo, Amico Loffredo, AlessandroLoffredo conti di Matera. — Ruggiero conte di

    Sicilia espugna la città. — Adamo Avenelloconte di Matera. — Fine della contea

    Normanna.

    Come il lettore avrà potutoosservare, dall’epoca dei Barbari, [edicendo di essi quel tanto cheriguardava Matera] si è tosto passatoall’altra degl’imperatori e re,accennando a Carlomagno, Ludovicoed altri che facevano al caso nostro,

  • alla storia che trattiamo. Fermi inquesto stadio che ancora ci convieneesaminare, vediamo quel tanto chetocchi Matera sotto questi nuovivenuti: i Normanni.

    Ed a far sì che più chiaramente si rilevasse l’assieme del nostro lavoro,e non mancasse il nesso necessariosia tra stadio e stadio, sia tra gliavvenimenti dell’istesso stadio,rivolgeremo un sol momento ilnostro sguardo alle cose già dette, equindi proseguiremo.

    Si è visto chiaramente comestassero le cose tra Longobardi eGreci; che si contendevano ilpredominio di queste contrade;come i primi si dilaniassero anche fraloro; che i Greci parteggiassero talvolta coi Longobardi contro i Saraceni, come si succedessero le

  • frequenti scorrerie di questi ultimiecc. Or appunto in una dellemolteplici invasioni de’ Saraceniavvenuta in Salerno [1015 c.] e cheprima d’ora non ci occorse cennare,si trovarono a combattere per laprima volta in Italia dei Normanni.[38] Venivano essi dal pellegrinaggiodi Terra Santa in gran parte, moltialtri si trovavano qui inpellegrinaggio per S. Michele delMonte Gargano, assoldandosi i primicoi Longobardi, e questi altrimettendosi agli ordini di Melo nobilecittadino e difensore di Bari.[39] Find’allora vi erano rimasti, e vedendoche loro arrideva la fortuna dellearmi, invitarono altri della stessaschiatta a venirsene presso di loro,come in effetti moltissimi vennero evi si stanziarono. Commilitoni de’Greci quasi tutti sulle prime, venuti

  • ad aperte ostilità con essi, si unironoin istretta alleanza coi Longobardi, enominarono lor capo Adinolfofratello del principe di BeneventoPandulfo III, e scartato poco dopoAdinolfo come inabile, glisostituirono Argiro figliuolo delsoprannominato Melo capo deiPugliesi. E poiché Argiro odiava iBaresi per offesa fatta alpadre[40] profittò di questa posizioneed allestito il suo esercito assediòBari e la prese, facendo prigionieroMusandro altro personaggio illustredi quella città; ma accorsivi con leloro forze Romano di Materacapitano dell’esercito Greco, eMichele Dulchiano Catapano[41] diquesta città, Bari fu ripresa esottomessa nuovamente al dominiodell’impero greco. Non puntosfiduciati i Normanni per questa

  • sconfitta riunirono ed ordinaronoprontamente le loro forze, edattaccati per ben tre volte daDulchiano gli fecero subire delleperdite rilevanti a segno, chel’imperatore Michele Paflagonerichiamò Dulchiano sostituendogliun tale Exaugusto. Meno fortunatodel primo questo novellocomandante, venuto alle armi coiNormanni sotto Montepeloso viebbe l’esercito tagliato a pezzi ed eglistesso fu fatto prigioniero. AlloraBari e Matera, temendo cadere nellemani del nemico, vennero a patti conesso, e poscia vi si allearono.

    All’imperatore Paflagone successein seguito Michele Calafata, il qualevedendo che le sconfitte toccateall’esercito greco erano effettod’imperizia da parte de’ Catapani, vispedì tosto Giorgio Maniace, uomo

  • ambizioso fuor misura, e di necessitàcrudele, con l’incarico di una rivincitacontro il nemico, e vendicandosi conquelli che vi si erano alleati. In effettigiunto costui a Taranto col grado diMaestro [prefetto, governatore] diquella città e col dominio su quantoin Puglia ed in Calabria siapparteneva all’impero greco, trovòla Puglia già occupata dai Normanni,e non stimando sufficienti le sueforze ad attaccarli in apertacampagna, si richiuse in quellafortezza, spiando il momentoopportuno per assaltarli consuccesso. L’occasione propizia nontardò a presentarsi, chè accortosi eglicome i Normanni si erano quasi tutticoncentrati sulla marina, nottetempofece una sortita, e si spinse dopopochi giorni fino a Matera. Sostenutauna sanguinosa lotta coi pochi

  • Normanni che vi stavano diguarnigione, vi penetrò coi suoicommettendo atti di tirannia e dicrudeltà inaudite contro quantipotettero capitare nelle loro mani.Più di duecento persone senzadistinzione di età, di sesso, dicondizione, per le strade e nelle casefurono trucidate; incendiandodevastando e spargendo da per ognidove il terrore e la desolazione.[42]

    Circa quattro mesi dopo questoavvenimento tanto fatale per Materai Normanni, vedendo che Argiro erarimasto al disotto del valore militarespiegato da Guglielmo Bracccio diferro, elessero questi a lorocomandante e lo investirono deltitolo effettivo di Conte di Matera edell’altro onorifico di Conte diPuglia, oltre all’assegno fattogli dellacittà di Ascoli nella divisione delle

  • loro conquiste.Questa nuova scelta se da una

    parte giovò alle loro mire, valsedall’altra a renderli stranamentesuperbi e vanitosi in guisa, checominciarono dal commettere atti diprepotenza in tollerabili, e adesercitare un dispotismo il piùassoluto il più odioso sulla interaPuglia. Argiro, catapano allora daiGreci in Bari, giovandosi di questacircostanza e profittando dell’altranon meno favorevole dellascomunica lanciata contro RobertoGuiscardo dal papa e contro iNormanni da lui capitanati, fomentòtanto contro di essi il discredito el’irritazione, che Matera e Bariinsorte ritornarono alla dipendenzadell’impero greco. Ben poco però vidurarono, stantechè pacificatosiRoberto con la S. Sede, ed avendo le

  • armi normanniche acquistato nuovolustro e più decisiva preponderanza,Bari e Matera stimarono del lorointeresse allearsi con Roberto, alquale, com’ebbe pacificamenteoccupate le due città darono il titolodi Conte di Matera [1064].

    Morto il Guiscardo successe ilfigliuolo Amico Loffredo che tennequesta contea fino al 1101; ad Amicosuccesse suo figlio Alessandro.Valente capitano quanto accortopolitico, serbò anche quest’ultimo lasua indipendenza, scongiurandodiversi tentativi contro di lui orditi, espessissimo diè pruove del suovalore unitamente al figliuoloGoffredo, ma alla fine quasi di untratto la fortuna voltò ad entrambi lespalle, e la loro carriera con tantolustro iniziata, con tanta gloria etanta grandezza proseguita, finì nella

  • infelicità e nella miseria. Chè il ducaRuggiero, dopo la conquista di Siciliaproclamato re, avendo scoperta unacongiura de’ baroni, dai quali avevapreteso giuramento di fedeltà,salpato il Faro, minacciava questeprovincie. A tale nuova Alessandrofortificò Matera affidandone lacustodia e la difesa al figliuoloGoffredo, e corse difilato per averneaiuto, a Rainulfo allora conte diBenevento. In questo mentreRuggiero invase con forze imponentiil suo territorio, e dopo essersipacificamente impossessato diAcquabella, Quarato, Minervino,Barletta e Grottole assaltò edespugnò Matera dopo un sanguinosocombattimento, facendo prigionierol’istesso Goffredo che mandò caricodi catene in Sicilia. Tanta sventuraaccorciò di molto i giorni al vecchio

  • Alessandro che ne moriva poco dopodal dolore. Ruggiero intanto daMatera erasi recato ad Anzi doverinvenne i tesori di Alessandro in oroed argento e se ne impossessò,completando così in tutto e per tuttoil suo trionfo. Poscia nominòprincipe di Capua suo figlio Alfonso,e suo genero, Adamo Avenello,[allora luogotenente in Terra diLavoro] Conte di Matera. [1135].

    Dopo circa otto anni di strettaprigionia Goffredo ottennefinalmente la libertà e, perchèpotesse vivere il più che si potevadecorsamente, gli fu assegnata daRuggiero una rendita sul Tesoro dicirca trecento scudi all’anno. E cosìebbe fine la contea indipendentenormannica di Matera.

  • Capitolo VII

    Matera sotto gli Svevi. – Fine del linguaggioNormannico in Italia. Matera, Bari, Brindisi,

    Melfi, Montepeloso occupati da Gualtiericonte di Brema. – Stravaganze de’ francesi eloro cacciata da diverse città. – Federico II. –

    Congiura de’ baroni. – Fedeltà di un materanoverso il suo padrone. – Manfredi occupa le

    Due Sicilie. – Matera al tempo degli Angioini.– Carlo di Valois conte di Matera. – Gli

    aragonesi in Sicilia e Calabria. – Matera sotto iprincipi di Taranto. – I Sanseverino. – Fasi

    della contea materana. – Gli Orsiniconquistano Matera ed altre città. – Fine de’

    Sanseverino.

    I fatti narrati nel precedentecapitolo, già lo dicemmo,appartengono all’epoca o meglio etàdella signoria degl’imperatori e re.Quelli che si diranno ora mettonocapo nella età seguente, quella, cioè

  • de’ Comuni. Non è qui che il lettorepuò farsi un idea esatta di questo nonbreve stadio di seriissime riforme edi non meno grandi avvenimenti; ame non è dato parlargliene meglio diquello che fecero i padri della nostrastoria; nè lo consente la materia chesi tratta; nè la brevità impostemi[come quasi in ogni altro] in questomio lavoro. Credo pur tuttavia doveralmeno cennare quando e con chiavesse principio quest’altra età,ciocchè servendo a me come puntodi partenza, servir possa di scorta aiprofani della storia di que’ tempi sevorranno riscontrarla.

    Sotto il regno di Arrigo IVimperatore di Germania e re d’Italia,ed essendo pontefice Gregorio VII,che grandemente concorse all’operadelle riforme, ebbe il suo principiol’età de’ Comuni. Senz’altro dire,

  • avremo detto tutto, notando che aquest’epoca, che va dal 1073 al 1492circa, oltre infiniti altri, siappartengono. S. Tommaso, S.Bonaventura, S. Anselmo (menocome santi che come dottori). UnLeonardo da Vinci, un Sannazzaro,un Macchiavelli ed il sommo tra ipadri della nostra letteratura: DanteAlighieri: a quest’epoca dobbiamoquella civiltà quel progresso stabilitiallora, ingranditi, se non completati atempi nostri. Nè verremo arammentare gli sforzi ed i sacrificide’ nostri maggiori contro ilfeudalismo dispotico, la barbarie e laprepotenza di oppressori per lo piùstranieri. E ben lunga narrazione enoi torniamo a quella parte di essache forma la brevissima storia che ciriguarda.

    Ad Arrigo IV successe Federico I; a

  • Federico Enrico VI suo figlio, ed aquesti il padre, allorché scese per lasesta volta in Italia, fece ottenere permoglie Costanza figliuola diRuggiero. Costanza come zia ederede di Guglielmo II re di Puglia eSicilia [morto senza prole] diedenaturalmente allo svevo Errico, oltrela mano, la corona di Puglia e diSicilia. Superbo intanto di questanovella posizione Errico VI cominciòtosto ad estendere e rendere stabilela sua sovranità con le usurpazioni ela rapina. In effetti costrinsedapprima Sibilla vedova di Tangredia cedergli i dritti che ancora lerestavano sul regno come tutrice delminorenne Guglielmo, e cedendo alei apparentemente il contado diLecce ed il principato di Taranto.Poscia sotto pretesto di congiura,scoperta, assalì colle sue forze

  • Guglielmo, gli tolse la Campania edinvase la Sicilia, facendosi coronare aPalermo; fece poscia arrestare Sibillacon due figliuole e con Guglielmo: efinalmente fatto abbacinare edevirare quest’ultimo lo fece chiuderein un oscura prigione e làmiseramente morire. In Guglielmoquindi finito il lignaggioNormannico in Italia, Errico VIrimase padrone assoluto della Pugliae Sicilia. Ma Dio solo è grande,lettori, ed a coloro che nella suagiustizia vuol perdere mette la bendainnanzi agli occhi! Non andò guariche morto Errico VI [e vuolsi diveleno apprestatogli dalla moglie peltirannico regime sui Siciliani] Sibillafu posta in libertà cooperandovisiInnocenzo III e recatasi in Franciamaritò Albiria primogenita, conGualtieri conte di Brema, ed allora

  • questi con le buone e con la stessamediazione del pontefice incomincioa far valere i suoi dritti, e proprioquelli che gli venivano dalla moglieCostanza sul contado di Lecce e sulprincipato di Taranto. Ma tornatovano ogni pacifico tentativo, eglirecossi in Francia, e radunato unforte esercito venne in Italia, attaccòpresso Capua il conte Leopoldo, esconfittolo, passò tosto in Pugliadove Innocenzo III gli avevapreparato il terreno con le suepastorali; e prese senza contrastomolte fortezze e città del principatotarentino, e tra l’altre Brindisi,Otranto, Bari, Matera e Montepeloso,ciocchè valse a spianargli la stradaper la conquista dell’interoprincipato, nonché della contea diLecce che era la sua obbiettiva.

    Non tardò molto però che i

  • Francesi con la loro volubilità, e colleloro stravaganze, Francesi sempre,avevano talmente irritate questepopolazioni che esse aspettavano unaqualsiasi occasione per liberarsene. Epoco appresso sparsasi, forse ad arte,la voce della morte di Innocenzo IIIimmediatamente vi si ribellarono lecittà occupate, dandone il segnaleMatera, Bari, Barletta ed Otranto; esgozzate in parte, in parte fugate leguarnigioni Francesi, tornarono sottola dipendenza di Federico II. Oltrealla riconoscenza di costui verso ladetta città, Matera a preferenza,mentre infierivano le discordie e leguerre dappertutto godette unatranquillità, che non era a sperarsi. Diqueste discordie, ed in generale de’tanti avvenimenti giova segnalarneuno che fa al caso nostro, e durante ilquale va notata la fedeltà di un

  • Materano domestico del ducaAimario della famiglia Sanseverino.[43] Ripigliando il filo della storiadiremo di questo episodio registratonelle nostre memorie.

    Verso la metà del 1243 a GregorioIX (che pure aveva scomunicatoFederico II e mosso contro di lui unacrociata con cattivi risultati, per cuimorì di cordoglio, successeInnocenzo IV amico intimo diFederico come semplice cardinale,ma che salito al soglio pontificiodiventò suo nemico capitale; epoiché in Roma i Ghibellini lominacciavano, fuggì a Genova suapatria, e di Là a Lione in Francia,dove riunito un concilio fecescomunicare Federico, ed egli poi lodepose. Tutto ciò valse non poco ascreditare Federico, e molti dei suoibaroni, duchi e signori lo

  • abbandonarono, e non pochi dicostoro in Sicilia cominciarono acospirare contro di lui. Egli però nontardò troppo a vendicarsene, chèsventata appena la congiura,cominciò dal perseguitare senzapietà duchi, baroni e tutti quantifossero in sospetto di cospiratori; eparte ne fece trucidare, parteconfinare in oscure prigioni osotterranei di unita alle loro famigliedove poi lentamente, e miseramentefinivano la vita. In sì deplorevoleinfrangente Aimario Sanseverinopregiudicato com’era per la già dettacospirazione, pensò per tempo asalvarsi colla fuga, e giunto a Barlettaprese a nolo un legno, e si era prontia dar vela quando gli sovvenne delfigliuolo Ruggiero (allora di noveanni) che aveva fatto custodire nelCastello di Venosa: l’idea che in quel

  • trambusto di cose potesse capitare inmani nemiche ed essere sacrificato,lo funestò, e voltosi a Donatello diStasio: [Materano suo confidente chelo accompagnava] Lasciami, disse,partirò solo ma, va e salvamiRuggiero. Donatello senza parlare,ma con un cenno ripetuto del capogli fè comprendere che avevacompreso, e che lo servirebbe adovere. Si acccomiatarono. Alle ottocirca della notte seguente Donatelloera già a Venosa: va dal castellano, glicomunica gli ordini, ottiene ilragazzo, e fattolo travestire dacontadinello, lo adagia su di uncavallo carico di mandorle, e via.Accorto com’era il domestico, battèsempre la strada maestra per non darluogo a sospetti, e dopo cinque giornigiunse a Benevento. Sperava poterconsegnare il piccolo fuggiasco ad un

  • zio materno dello stesso che ividimorava, e vi si recò, ma costuirispose con un diniego, e soggiunserimproverandolo, che si partisse alpiù presto perchè egli non indendevacompromettersi in pro degli altri.Donatello senza punto perdersid’animo il dì seguente mosse perCelano[44] dove si trovava la contessaPolissena sorella di Aimario. Durantequesto itinerario [che dovette essereben lungo e penoso se si considerinoi scarsissimi mezzi di viabilità di que’tempi] in una delle locande simbattècon l’arciprete di Benevento, e venutia discorrere, senza punto conoscersia vicenda, l’arciprete che avevanotato i tratti delicati ed ilportamento disinvolto del piccoloviaggiatore non corrispondere allaruvidezza del vestire, domandò aDonatello chi fosse: Mio figlio,

  • risposegli quello con indifferenza:Possibile! riprendeva l’altro, ma nonti somiglia affatto! E Donatellosorridendo: Niente di più facile chemia moglie me l’abbia procurato conqualche scappatina… Il reverendoperò, comunque queste parole glisuonassero grate all’orecchio, nonsapeva persuadersene, e curioso edintrigante come quasi tutti dellaclasse che veste la sottana ed iltricorno, pareva dovesse là là creparedal desiderio di saperne il costrutto.Donatello che se ne accorse, adevitare altre domande che avesseropotuto richiamare l’attenzione dialtre persone che andavano evenivano con quella libertà checiascuno sa di avere in locanda,ricorse al migliore degli espedienti:lo chiamò in disparte edavvertendolo prima che lo faceva,

  • come suol dire questa gente inconfessione, lo pose a parte del segreto,e finì col pregarlo che ad animavivente non avesse detto nulla, e che,potendo, lo avesse aiutatonell’impresa. Dopo un sicuramentedetto con una compiacenza cherivelava tutta la sodisfazione provata,l’arciprete lo lasciò, andandociascuno per i fatti proprii.Puntualmente il giorno appresso diunita ai fuggitivi mosse per Celano,dove appena giunti, presentò allacontessa il nipotino. AccolsePolissena il piccolo Ruggieroamorevolmente, lo svestì de’ pannida contadino e lo rivestì con altri piùdecenti, e corredatolo di quantopotesse bisognargli incaricòDonatello di condurlo al Pontefice, edimostrargli come per favorire la S.Sede tanto Aimario che il figliuolo

  • andavano raminghi. Innocenzo IVgrato ai difensori della causa che eglistesso propugnava, assegnò aDonatello mille fiorini all’anno conl’incarico di provvedere a tutti ibisogni del suo piccolo padrone, ecome Ruggiero fu maggiorenne,fattogli sposare la sorella del conte diFiesco, gli assegnò mille once di oroall’anno, facendolo mettere alla testadei fuorusciti napolitani.

    Morto Federico II, e Corradofiglio di lui, occupò il regno delleDue Sicilie Manfredi figliuolonaturale dell’istesso Federico, eseguendo egli la condotta del padre,continuava ad avversare il papa ed ibaroni, e questi scelto a loro capoRuggiero, come testè si è detto, loincaricarono di chiedere l’appoggiodi Alessandro IV succeduto adInnocenzo IV sul trono pontificio.

  • Alessandro accolse la dimanda, etosto spedì il cardinale Ubaldino conun corpo di armata fino a Bari,mentre d’altra parte Ruggiero coibaroni si studiavano di assoldarealtra gente; ma giunta la sconfortantenotizia che Napoli per le recentisventure patite a causa della guerra, eperchè difettava di mezzi perarruolare volontarii, si era data aManfredi, deposero pel momento lasperanza di rientrare in regno. AdAlessandro IV succeduto in seguitoUrbano IV furono rinnovate lecensure contro Manfredi, nullatralasciando [e con la solita teoria cheil fine giustifica il mezzo] per farlocadere; fu allora che Urbano [come illettore ricorderà] chiamò in ItaliaCarlo d’Angiò[45] e conferitaglil’investitura del regno di Puglia eSicilia, gli affidò l’impresa di cacciar

  • via Manfredi: ricorderà quindi illettore la guerra, e la morte diManfredi a Benevento, il trionfo diCarlo, le sevizie de’ Francesi, l’odiosuscitatosi contro costoro; e la venutadel sedicenne Corradino; ed ilribellarsi di Lucera, Andria, Venosa,Matera, e Terra d’Otrando tuttacontro Carlo: e la vittoria di costui; ela vendetta contro le città ribellate, lecongiure de’ napoletani; i VespriSiciliani, e la fine infelice di Carlo aFoggia. Fu allora che Matera videun’altra volta atterrate le suomuraglie, distrutte quasi interamentele sue fortificazioni; senza contare levendette contro le persone, la rapinasugli averi, ed in generalel’instancabile e fiera persecuzionefrancese che segna un epoca nellastoria della penisola nostra.

    Continuarono tuttavia le guerre ed

  • i dissidi sotto Carlo II [detto loZoppo] figliuolo di Carlo d’Angiò, edè curioso il sapere che come questinegli ultimi suoi disastri e pria dimorire ebbe il dispiacere di vedere ilfiglio fatto prigioniero, liberato poiper mediazione dell’Inghilterra,parimenti Carlo II alla battaglia diFormicara vide fatto prigioniero daiSiciliani il figliuolo Filippo,quartogenito, principe, di Taranto, esignore di Matera. Ed ecco BonifacioVIII allora pontefice, ricorrere alsolito espediente, e chiamato in ItaliaCarlo di Valois, che tra l’altre coseprese il titolo di conte di Matera,credeva poter conseguire l’intento, erafforzare la preponderanza delpartito che favoriva, ma delusoquesta volta dopo ogni sorta ditentativi, fu mestieri trattarsi la pace.Fu veramente tregua più che pace, e

  • durò fin sotto il governo di Robertosecondo genito di Carlo II, chèvedendo, Roberto, Sicilia e Calabriain preda degli Aragonesi, e volendoliberarnele, spedì un’armata navaleper la prima, ed un esercito alla voltadella seconda composto per lamaggior parte di feudatarii, edordinato e passato a rassegna inMatera dal maresciallo GuglielmoNissiaco; ma presso a compierequeste due imprese Roberto cessò divivere, e le contese ancora esistentifurono assodate con altro trattatosotto Giovanna Ia nipote del dettoRoberto ed a lui succeduta nel tronodi Napoli.[46]

    Filippo intanto, che come si è vistoera quartogenito di Carlo II, tenendoin seguito il principato di Taranto ela contea di Matera, sposò Caterina

  • imperatrice di Costantinopoli, dallaquale si ebbe tre maschi, e duefemine: Roberto, Filippo, Luigi,Margherita e Maria. Morto il padreereditò la corona Roberto, a Robertosuccesse Filippo;[47] Luigi divennemarito di Giovanna I.[48] Margheritafu regina di Scozia, poscia moglie diFrancesco Del Balzo conte diMontescaglioso; Maria morì nubile.Intanto, mentre sotto l’impero dellasuddetta Caterina parevanoterminate le contese, i baroni perodio contro Roberto [principe diTaranto e padrone di Matera] le siribellarono rifiutandosi diriconoscere Roberto. Baldanzososopra tutti, il conte di Minervino,postosi a capo di un esercito, invase ipunti più importanti del regno; misea sacco Mottola, occupò Bari, edassunse il titolo di Principe di Bari e

  • paladino di Altamura. Dopo diversegiornate campali Roberto sconfiggel’esercito nemico e massacra icongiurati: il conte di Minervinosalvatosi dapprima con la fuga erifuggiatosi in Matera, poscia in unforte fuori l’abitato, fu fattofinalmente prigioniero, e tradotto inAltamura dove espiò sul patibolo lapena del tradimento.

    Non ancora erano cessate questeagitazioni che già una novellacontesa, risoluta puranche con learmi, contristò per qualche tempoquesta nostra città. Un duca ed unconte se ne disputavano il possesso;ciascuno, conseguentemente,riteneva avervi de’ dritti. Il fatto èquesto, che morto Filippo, a cuiCaterina non aveva dato prole,l’impero una col principato tarentinoerano stati lasciati al minorenne

  • Giacomo, figliuolo della propriasorella Margherita e del poc’anzidetto Francesco Del Balzo conte diMontescaglioso, poscia duca diAndria. Il Del Balzo quindi cometutore del figliuolo, e perchè Materaapparteneva al principato tarentino,affacciò le sue pretensioni sullacontea Materana, non solo, ma unbel giorno alla sordina assaltata conforze imponenti la città la fece sua.Era conte di Matera in quel tempo unRuggiero Sanseverino figliuolo diGiacomo [conte di Tricarico] eMargherita di Chiaromonte.Amicissimo della regina per servigi alei resi, ne invocò con pronto ricorsol’aiuto, e Caterina come mediatricetentò pacificarli, ma tornato vanoogni mezzo spedì con forze regolariGiovanni Malatacca, generale, edordinò ai Sanseverino di seguirne le

  • mosse, e togliere al duca non soloMatera ma pure le altre possessionidi Puglia che gli appartenevano. Adonta di queste misure la resistenza fuseria, lunga ed ostinata la lotta,stantechè il duca si era trincerato inTeano terra di suo dominio; e lavittoria rimase per non breve tempoincerta: vinto al fine Francesco DelBalzo ebbe a fuggire nottetempo aMontescaglioso, e di là fuori delregno; occupò quindi la regina e fecesue le posizioni del duca, ed aRuggiero Sanseverino fu restituita lacittà di Matera toltagli conprepotenza.

    Morto Ruggiero Sanseverino, lafamiglia di lui costituita da Venceslaoprimogenito e conte di Tricarico,Stefano conte di Matera, ed Americoconte di Terlizzi, fu causa di continuidisturbi nel regno sia pel predominio

  • da essa acquistato, e per l’odio controla casa di Durazzo, e per le partiprese a favore degli Angioini.[49] Nèla morte di Carlo V nè la uccisione diCarlo di Durazzo valsero a smuoverlidai loro propositi, od a scemarne ildominio; anzi spessissimoraffermarono colle armi il loropotere. Ma sotto Ladislao[50] figliuolodi Carlo di Durazzo, e per opera dilui che prima li aveva allettati,cominciò contro di essi la più fieradelle persecuzioni, e dopo qualchetempo, sotto il solito pretesto dicongiura, li fè prendere un dopol’altro e strangolare nel castel nuovodi Napoli. Ebbero salva la vita,comunque confinati in oscuraprigione soltanto Ruggieroprimogenito del duca di Venosa contre figliuoli, e Stefano conte diMatera. La contea materana fu allora

  • dichiarata di regio demanio, eGiovanna II. regnante, n’ebbel’investitura, un Tristano diChiaromonte, dal quale Stefano siottenne poi la libertà.[51] Ad onta ditutto ciò, e nostante i privilegiaccordati a queste popolazioni, e labuona disposizione di Giovanna IIverso i [Sanseverino, questi potetteronovellamente acquistar dominio inqueste province, e turbarne latranquillità, se tranquillità potevichiamarsi qualche fortunatomomento di sosta dai continui attriti,dai frequenti tranelli, dalleprepotenti invasioni, dai sanguinosiconflitti. In fatti, riuscito ad unFilippo Sanseverino di ottenere lacontea di Matera, cominciò pocoappresso, aiutandolo il fratelloAntonio [conte di Tricarico] aribellarsi contro la regina, la quale

  • chiesto ed ottenuto soccorso daAntonio Orsino Del Balzo principe diTaranto[52] fè togliere ai Sanseverinoed occupare Matera, Laterza eTricarico; che anzi questo zelantealleato volendo spingersi più oltrenelle conquiste Giovanna II glielovietò non solo, ma ad esserelargamente generosa, ordinò sirestituissero ai rispettivi padroni ipunti occupati. L’Orsini vi si oppose,volendo dimostrare che per le speseoccorse nella spedizione non potevasenza suo danno rilasciarli, e ched’altra parte egli pure vi aveva deidrittti, e che vi sarebbe rimasto aqualunque costo e contro la forza.Sdegnata la regina per sì poco lealecondotta, chiamate a sè le forze diLuigi d’Angiò [quel tale figlioadottivo] costrinse l’Orsini allaimmediata restituzione di questi

  • paesi ai Sanseverino; Matera fu dinuovo annessa al regio demanio, el’Orsini tornò a Taranto, aspettandoil tempo propizio a vendicarsene. Equel tempo venne, che morto inseguito Luigi d’Angiò,[53] AntonioOrsino senza perdita di tempo,riordinate le sue forze riconquistònon solo Matera, e Laterza annessaalla prima, ma benanche il contadodi Bari e Montepeloso, Pomarico,Minervino ed Acquaviva. Tanti e sìnotevoli mutamenti, e sopratuttol’essere stata dichiarata di regiodemanio la citta di Matera, nonimpedirono a Filippo Sanseverino diconservare i suoi titoli, ed anzicontinuò a godere i favori dellaregina a segno, che essa neltestamento lo annoverò tra que’consiglieri e governatori che coldritto ad una metà de’ tesori di

  • argento che lasciava, dovevanoreggere le provincie e la capitale finoalla venuta di Renato d’Angiò da leiistituito erede della corona di Napoli.

  • CAPITOLO VIII

    Stranezze di Giovanna II – Alfonso Vd’Aragona e Luigi III d’Angiò adottati dallaregina. – Insuccessi di Renato d’Angiò. –

    Venuta di Alfonso V in Matera. – GianottoGentile regio capitano di questa città. –

    Ferdinando I – Spedizione contro i Turchi, esacrificii fatti da’ Materani. – Venuta di

    Ferdinando I in Matera. Congiura de’ baroni. –Carlo VIII di Francia. – Gilberto di Brusvichconte di Matera. – Ferdinando II – Sconfittade’ Francesi. – Carlo Tramontano conte di

    Matera. – Federico d’Aragona. – Conferma delTramontano e governatore perpetuo della

    città.

    Fermi nell’età de’ Comuni, allaquale appartengono gli avvenimentiche ora diremo, e tenuto contodell’operato di Giovanna II perfidapiù che la I, e certi che i primi fatti dilei strettamente si collegano con

  • quelli che seguono nella nostrastoria, da Giovanna II, prenderemole nostre mosse per proseguire nelcammino breve ma non menodisastroso che ci resta a fare. Erammentiamoci, lettori, cheGiovanna II succeduta come si sa, alfratello Ladislao, sposò dapprima unduca d’Austria, (Guglielmo) e vedovaposcia di costui, un borbone diFrancia; [Giacomo di Borgogna] chequest’ultimo mandò al supplizio unfavorito di lei, che la tenne prigionein corte finchè liberata dal popoloinsorto essa depose il marito, lotenne a sua volta prigioniero, poi lomandò via, e Giacomo esule morìmonaco in Francia; che minacciatanella corona da Luigi III nominòerede Alfonso V d’Aragona, e chedopo la vittoria di costui sidisgustano, e Giovanna revoca il

  • regno, adottando il nemico Luigi III;che poi si riconciliò con Alfonso,adottandolo di nuovo; che pocoappresso fece pace con Luigi IIImoribondo, ed in fine che, morendoessa, istituì erede e chiamò al regnoRenato d’Angiò fratello dell’istessoLuigi.

    Riusciti in tanto infruttuosi glisforzi di Renato per assicurarsi iltrono, dopo le due guerre del 1438 e1453, con Alfonso V vincitore ebbeprincipio nel nostro regno la dinastiaaragonese.[54] E poichè la Calabriaresisteva ancora per essersi ivistanziati gli Angioini, Alfonso vi sirecò di persona, e sbaragliati inemici, e restituita la calma a quelleprovincie, prima di tornare allacapitale, venne in Puglia e visitòMatera, prendendo alloggio nelpalazzo reale sito al largo del

  • Duomo;[55] poi giunto in Napoli epercorrendo su di un carro trionfantele vie della città, fu calorosamenteacclamato dal popolo Napoletano.Matera che, perdurando ancoraAntonio Orsino Del Balzo, avevadato segno di dissidio verso ilgoverno costituito, morto appenaquesti, si diede lealmente al re, edAlfonso, come sempre, generoso, nela rimeritò accordandole moltiprivilegi, tra gli altri quello che ladichiara di regio demanio,provvedendola di regio capitaneo inpersona di un Giannotto Gentile. [20Novembre 1463].

    Or Alfonso V, comunque padronedi altre provincie e regni in Ispagnaed altrove, pure da circa trent’ottoanni non lasciò più il regno delle DueSicilie, e vi aveva stabilito la pace efatto fiorire le lettere, le arti

  • l’industria, tutto;[56] morendo poilasciò Sicilia e Spagna al fratelloGiovanni, ed il regno di Napoli aFerdinando I suo figliuolo naturale.Egualmente che al padre, continuòMatera la sua fedeltà a Ferdinando Ied allorchè la Turchia fatta potente, estabilita la sede del regno in Grecia,venne per conquistare la nostrapenisola come antica dimora deiGreci, i Materani secondarono il renell’impresa contro i Turchi. Ineffetti scesa ad Otranto una fortearmata di questi ultimi e presa quellacittà dopo due assalti vigorosamenterespinti, cominciarono adisseminarsi in queste altre provinciecommettendo atrocità e persecuzionid’ogni sorta contro i cristiani.Ferdinando rivoltosi per aiuto aiprincipi del regno chiamò in paritempo dalla Toscana il figliuolo

  • Alfonso, il quale venutovi si studiòinnanzi tutto di munire le costedell’Adriatico e del Ionio ondetagliare la ritirata al nemico, e posciafortificò parecchie città tra le qualiMatera, scegliendola a centro delleoperazioni, ed a sua richiesta iMaterani fecero sacrificio delle lorosostanze e delle loro vita onde farfronte al nemico che faceva scempiode’nostri.[57] Come fu in grado dispingersi contro i Turchi, Alfonsopostosi alla testa del suo esercito sirecò a Lecce per quindi passare adOtranto, e contemporaneamenteFerdinando volendo più da vicinoinfluire con la sua presenza allabuona riuscita dell’impresadeterminò stabilire in Matera la suadimora. Mosse in fatti da Napoli aiprimi di Aprile 1481 e giunto inquesta città al giorno 10 detto mese

  • con tutta la corte, prese alloggio incasa di Messer Tuccio De Scalzonis.Mentre il cardinale che loaccompagnava si fermò al palazzoarcivescovile. Nel mese di Lugliodello stesso anno fece poi ritorno allacapitale non senza mostrarsi gratodella divozione sincera de’ Materani,ed accordò loro delle grazie eprivilegi di cui fanno ancor oggitestimonianza diversi documentiscritti.[58]

    Dopo la presa di Otranto giàmenzionata una nuova congiura de’baroni contro Ferdinando fu causa dialtri disturbi per Matera. I Materaniperò tranne pochi facinorosi checercano nei torbidi di far bottino, sitennero fedeli al re, e non poco siadoperarono a sventare le tramecontro di lui ordite,[59] fino a che

  • Ferdinando venuto a Miglionicodove si era fatto centro di questacospirazione e pacificatosi coi baroni,accordò a Matera altre grazie ed altriprivilegi[60] dichiarandola anch’essodi regio demanio.

    Caduto in seguito, comunque perpoco, il nostro regno sotto il dominiodi Carlo VIII le vessazioni de’Francesi le ancarie ed i tumultiricominciarono, ed i Materanidovettero pur essi subirne sotto labaldanza di un Gilberto di Brunsvichche prese a governarli col titolo diduca di Lecce e conte di Matera.Ferdinando II in pro del qualeAlfonso aveva abdicato, rioccupò ilregno; Carlo glielo ritolse, ed il conteGilberto rioccupò la nostra città. Madopo uno scontro presso Troia ai 15Aprile del 1496 tra l’esercito Francesee l’Aragonese, capitanato l’ultimo da

  • Federico di Aragona zio diFerdinando II i Francesi furonosconfitti a segno che l’arciduca diSessa luogotenente di Carlo,temendo che la nuova di questadisfatta facesse insorgere Matera,inviò ai Materani una nota il giornoseguente con la quale li esortava arestar fedeli al re, ed a prestareobbedienza a Monsignor Di Lumbo,vice duca, fino a che i figliuoli diGilberto, morto nell'ultimo attacco,venissero dichiarati eredi ed investitidegli stati paterni. Invece i Materanisi dichiararono per Federicod’Aragona per tornare, come ineffetti tornarono sotto la dipendenzadel loro re.

    Or avvenne che Ferdinando IIricuperata Matera, volendovendicarsi coi pochi che nell’ultimaguerra si erano uniti ai Francesi si

  • spinse a punire l’intera cittàsottoponendola in perpetuo alfamigerato capo popolare GiovanCarlo Tramontano, e dei beni didiversi ribelli, o creduti tali, investìaltri che egli credè meritevoli pernoto attaccamento alla corona. Nonandò guari però che tornato all’anticaclemenza, e tenuto conto delleimperiose circostanze che avevanopotuto alienargli l’animo di pochi,ridonò alla città le franchigie tolte, efè restituire a ciascuno i beniconfiscati e ceduti in beneficio dialtri.

    Federico d’Aragona succeduto alnipote Ferdinando II confirmò tuttigli altri privilegi su menzionati[61] manon credè restituirla nel regiodemanio, che anzi stante i servigi resialla dinastia aragonese da Carlo

  • Tramontano,[62] ridusse la città afendo, e ne nominò costuigovernatore perpetuo nel 1498,sicché il giorno 4 Giugno diquell’anno il Tramontano percorsecavalcando le vie di Napoli col titolodi conte di Matera. Vedremo trabreve come continuò a condottarsi, ecome finì questo personaggiotristamente celebre nella storia dellanostra città, ma fin d’ora giovasapere essere stato l’uomo piùversipelle che mai, di tutte lebandiere, di tutti i partiti; ambizioso,superbo, crudele. Elevato ai primigradi militari dai Francesi, tradìquesti nell’avversa loro fortunadandosi agli Aragonesi, e cedutiquesti altri, agli Spagnuoli, e così diseguito, mantenendo sempre a costodi ogni viltà, di ogni turpitudine ilsuo grado ed i suoi titoli. La giustizia

  • di Dio lo aveva però segnato nel suolibro. Stolto chi non crede che itiranni finiscono tutti nell’istessamaniera!..

  • Capitolo IX

    Luigi XII di Orleans e Ferdinando ilCattolico si dividono il regno di Napoli —Consalvo di Cordova viene in Matera. —Carlo Tramontano si dà agli spagnuoli. —

    Discordie del governo franco-spagnuolo. —Carlo Tramontano prigioniero dei francesi è

    dichiarato ribelle. — Rivincita degliSpagnuoli, ed entrata di Carlo in Napoli. —

    Stabilisce la sua dimora in Matera. —Persecuzioni e tirannie contro i cittadini. —

    Congiura de’ Materani. — Uccisione delTramontano. — Conseguenze. — Antonio

    della Layci padrone di Matera vende la città aFerrante Orsini. — Carlo V di Germania e la

    Francia. — Tradimento e saccheggio di questacittà voluti dal Marchese del Vasto. — Ritorno

    degli Orsini. — Filippo II di Spagna ladichiara di regio Demanio. — Il duca d’Arcosed il duca di Guisa. — Gaspare Bragamonte yGusman viceré di Napoli. — Matera unita allaBasilicata è scelta a capo luogo di Provincia. —

    Istallazione de’ Tribunali. — Carlo II diSpagna. — Matera parteggia per i Tedeschi. —

  • Carlo IV re delle due Sicilie. — Tumulti inMatera e fuga del governatore S. Felice. —

    Venuta del re in Matera. — Feste edimostrazioni.

    Eccoci all’ultimo periodo di questanostra storia. In esso tutto quel cheriguarda la nostra città mette caponell’epoca successiva a quella deicomuni italiani cennata ne’precedenti capitoli; la lunga efatalissima per l’Italia nostra dellepreponderanze straniere: la francese espagnuola [tra loro contrarie]dapprima; poi la sola spagnuola, edin ultimo le due francese ed austriaca[contemporaneamente, ed ora inpace ora in guerra tra loro] duratefino a’ nostri tempi. Seguendol’ordine stabilito fin da principio,riannoderemo la storia di quei tempimalaugurati e proseguiremo fino altermine impostoci; lieti di poter

  • sortire alla meglio da questolaberinto ed augurando sempre chepiù colto ed elevato ingegnopenetrandovi, vegga dentro piùchiaro, e s’abbia più agevole via e piùfacile uscita.

    A Carlo VIII in Francia, dopoquanto di lui si è detto innanzi,successo il duca di Orleans col nomedi Luigi XII, ricominciarono lepretensioni francesi sul regno diNapoli, perchè egli, Luigi, si dicevasuccessore nei dritti degli ultimiAngioini. Non credendosi però forteabbastanza per una impresa diconquista da solo, ideò e riuscì astipulare un trattato segreto conFerdinando il Cattolico, con cui sistabilì che, invadendo di conserva ilregno, l’avrebbero tra loro divisoprima d’incontrarsi; che la Franciaprender doveva per sè Napoli, Terra

  • di Lavoro ed Abruzzi; la Spagna,Calabria e Puglia. Ed in effetti nellastagione estiva nel 1501 entrati ifrancesi capitanati dal duca diNemours, dalla frontierasettentrionale del regno, Federicoche, come si disse, era succeduto aFerdinando, ricorse per aiuto al recattolico, e questi mostrando tutta lapremura di difenderlo mandòConsalvo in Calabria con unapoderosa armata. Ma come Consalvoebbe occupate colà le posizioni piùimportanti, e pacificamente comealleato, svelò tosto la sua missione,rendendosi in breve tempo padronedella Puglia, tanto che nel Settembredell’istesso anno trovavasi già col suoesercito in Matera.[63]

    Carlo Tramontano accortosi cheper Federico le cose prendevanocattiva piega, con quella sfrontatezza

  • e temerità propria degli uomini ditutti i colori si diede tosto al partitospagnuolo, e profittando delle guerreche duravano e si succedevano perfarsi merito, riuscì ad acquistarsirinomanza e procacciarsi un gradodistinto in quell’esercito.

    Non tardò molto però che resosiincompatibile il governo mistoFranco-Spagnuolo per la solitamanìa di conquista de’ francesi,cominciarono tra le due nazioni deirisentimenti, e poi l’arrovellarsi de’partiti, ed in breve le ostilità. Sulleprime la Spagna si trovò incondizioni sfavorevoli e dovettesubire delle sconfitte piuttosto serie atal che Consalvo discacciato econfinato a Barletta coi suoi, perdutoaveva tutta quasi Terra d’Otranto, enon gli rimanevano che le città diTaranto, Otranto e Gallipoli in

  • condizioni poco floride e pochissimofavorevoli: Taranto a preferenzamancava di tutto e si trovava in sìdeplorevole stato, che CarloTramontano stando ivi diguarnigione, cercò unitamente aGiovanni Castriota duca diFerrandina che era con lui, di fareuna sortita onde provvederla divettovaglie.

    La fortuna però fu loro avversa,che mentre ne’ primi giorni disettembre di quell’anno 1502 si eranoessi spinti con settanta uomini dicavalleria e duecento pedoni fin sottoGravina e Castellaneta, ed avendo giàfatta copiosa preda di animali damacello, ritornavano alle loroposizioni, i Francesi avvisati intempo avevano loro tagliato laritirata; avvenne uno scontro per cuida una parte e dall’altra concentratesi

  • le forze si combattè lungamente, edaspramente, restando in fineSpagnuoli ed Italiani pienamentesconfitti. Il Castriota poté a stentiraggiungere Taranto e ripararvisi, edil Tramontano fatto prigioniero edichiarato ribelle dal duca diNemours, con proclama del 12Settembre 1502 gli furono confiscatitutti i beni, e ceduti in pro di unOnofrio d’Avvantagio diManfredonia che si era distinto tra iFrancesi. Non tardò molto poi evenuti novellamente alle mani, gliSpagnuoli unitamente ai nostripresero una splendida rivincita, eCarlo Tramontano liberatoimmantinenti, entrò in Napoli allatesta dell’esercito Spagnuolo.[64]

    A sedare intanto le turbolenzesuscitate nel regno Ferdinando IlCattolico volle di persona venire a

  • Napoli; vi Giunse il 1° Novembre del1506, e dopo circa sei mesi di dimoraassodate le cose, tornò alla suaresidenza in Castiglia, non senzaaddimostrare benevolenza per quellecittà che si erano dichiarate e prestatein suo favore.[65] Ma come appena sifu allontanato, Carlo Tramontanoche aveva riacquistato di già i suoititoli, ricordandosi come dopo lavittoria de’ Francesi i Materani neprofittarono adoperandosi a fardichiarare la città di regio demanioper disfarsi di lui, si recò a fissare inMatera la sua residenza con l’animodeliberato di vendicarsene in tutti imodi possibili coi cittadini. E nontardò molto a mettere in esecuzioneil suo divisamento. Dopo