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Dicembre 2014 anno XXviii n°4

Comunità dei figli di Dio

Dicembre 2014

Traccia del mese

Vivere il Natale

«Noi dobbiamo vivere il Natale come rinnovamento non della Sua nascita, ma della nascita nostra in Cristo. Che il Cristo nasca davvero in noi e, vivendo in noi, faccia della nostra natura umana lo strumento della Sua medesima vita»

(Ritiro del 18 dicembre 1994 a Firenze)

SOMMARIO

Calendario ��pag� 1

Da Padre Benedetto

Totus Tuus ��pag� 2

La parola del padre Divo Barsotti

Vivere il mistero del Natale ��pag� 3

Dalla vice Assistente Generale

Veni Domine Jesu ��pag� 4

Avvisi - Novità in biblioteca ��pag� 5

Inserto Biblico

Libro di Rut ��pag� 6

Comitato della Formazione (Vademecum)

Significato degli incontri di gruppo ��pag� 7

Adunanze anno comunitario 2014-2015

I sacramenti nell’iniziazione cristiana: La Confermazione ��pag� 8

Vita nella Chiesa ��pag� 10

Incontri Comunitari ��pag� 11

Vita della Comunità ��pag� 12

Festa di San Sergio di Radonez ��pag� 17

Corrispondenza ��pag� 22

Ci hanno preceduto nella casa del Padre ��pag� 26

Anniversario dei defunti: Dicembre 2014 ��pag� 27

I Santi patroni dei gruppi: Dicembre 2014 ��pag� 28

Calendario Dicembre 2014

1

01 lun

02 mar

03 mer

04 gio

05 ven

06 sab Visita sacerdotale nel Trentino Alto Adige; p. Damiano nella Famiglia Napoletana; p. Silverio nella Delegaz� Calabria San Francesco di Paola

07 Dom II domenica di Avvento (anno B), II settimana del Salterio. Visita sacerdotale nel Trentino Alto Adige; p. Damiano nella Famiglia Napoletana; p. Silverio nella Delegaz. Calabria San Francesco di Paola

08 lun Immacolata Concezione della B. Vergine Maria, Solennità. Si recita l’Achatistos.

09 mar

10 mer

11 gio

12 ven

13 sab Vito Di Ciaula a Pescara e Macerata; Maria Persico nella Delegaz. Liguria; p. Serafino nelle Delegazioni Toscana Maremma e Toscana Monte Amiata

14 DomIII domenica di Avvento (anno B), III settimana del Salterio. Vito Di Ciaula a Pescara e Macerata; Maria Persico nella Delegaz. Liguria; p. Serafino nelle Delegazioni Toscana Maremma e Toscana Monte Amiata

15 lun

16 mar

17 mer Tempora di Avvento

18 gio

19 ven Tempora di Avvento

20 sab Tempora di Avvento

21 Dom IV domenica di Avvento (anno B), IV settimana del Salterio

22 lun

23 mar

24 mer

25 Gio Natale del Signore. Si recita il Mattutino della Resurrezione.

26 ven Ottava di Natale Santo Stefano (festa)

27 sab Ottava di Natale San Giovanni Evangelista

28 Dom Ottava di Natale Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

29 lun Ottava di Natale. Incontro dei giovani di Capodanno (Trapani)

30 mar Ottava di Natale. Incontro dei giovani di Capodanno (Trapani). Incontro delle famiglie di Capodanno (Fognano RA)

31 mer Ottava di Natale. Incontro dei giovani di Capodanno (Trapani). Incontro delle famiglie di Capodanno (Fognano RA)

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Dicembre 2014

Da padre Benedetto

TOTuS TuuS

Carissimi,inizio con un inciso importante: una delle virtù

religiose più sottostimate, eppure più importanti a detta del Padre (una delle famose virtù “negative”), è quella del raccoglimento, che potremmo anche definire come una disposizione costante alla concentrazione spirituale, a ciò che ci rende capaci di riconoscere il passaggio del Signore, a ciò che ci rende attenti ad una presenza di Dio che costantemente ci viene a visitare, che bussa alla nostra porta� L’Avvento come pure la natura nella stagione invernale, potrebbero favorirci nella loro provvidenziale combinazione, a crescere in questa virtù che purtroppo non riusciamo a stimare abbastanza� Lo ripeto pensando ai corsi di esercizi spirituali o ai ritiri e incontri di gruppo, dove non si riesce a mantenere il silenzio, a staccare i telefonini, a non giustificarsi in vari modi per imporre il proprio modo di sentire e di agire.

Se la Comunità è voluta da Dio e deve sussistere per il motivo che Egli l’ha suscitata, mi sembra della maggiore importanza enfatizzare i mezzi che ci richiamano questo motivo, e il raccoglimento è appunto uno di questi mezzi. Vorrei sempre per inciso ricordare che tale è anche il servizio che ci offrono i fratelli e le sorelle che vivono nelle case di vita comune, come ebbi anche modo di condividere cinque anni fa al ritorno da un viaggio in Australia (Notiziario del febbraio 2010). Grazie a questa custodia del raccoglimento e del silenzio da parte dei nostri fratelli e sorelle, volta proprio a favorire la preghiera, (e correndo qualche volta il rischio di essere giudicati ingiustamente come chiusi e taciturni), possiamo entrare in una qualsiasi nostra casa e trovarci immersi in un clima diverso, famigliare certo, che però tende a favorire non la semplice dimensione umana, ma quella tensione equilibrata che riporta la nostra attenzione a Dio, al mistero della nostra chiamata, all’urgenza di una nostra risposta più pura, più consapevole e continua.

Per arrivare al ‘dunque’, vi chiedo: qual è secondo voi il motivo di una nostra chiamata ad una vita contemplativa? Ebbene, per me la chiamata di Dio ad una vita essenzialmente contemplativa, nella quale si dà il primato alla preghiera, significa una cosa molto semplice… Grazie alla preghiera sotto le sue varie forme, noi vogliamo confermarci nel

desiderio di essere totalmente di Dio, così come in modo splendido nel mistero dell’Incarnazione, prendiamo coscienza che Egli si è fatto totalmente nostro. La parola ALLEANZA, come spesso ripeto, senza però riflettervi abbastanza nella mia preghiera, in ebraico significa soprattutto “mutua appartenenza”. Questo significa, implica che io non mi appartengo più, sono di un altro! Quante volte il Padre ci ha ricordato che la consacrazione è un trasferimento di proprietà e in quante salse ce lo ha lasciato scritto anche in luoghi che cadono quasi costantemente sotto i nostri occhi: «…Degnati di ricevere dalle mani della mia dolce Madre tutto me stesso. Io mi offro e mi dono tutto a te…». «Possiedimi dunque tutto o Vergine Santa affinché in me non viva che Cristo, finché io sia, in Lui e per Lui, salvatore del mondo, rivelatore del Padre». Torna alla mente anche il motto del Santo Papa Giovanni Paolo II: “Totus tuus”. Ma cari fratelli e sorelle, non si tratta di un motto; non è stato uno slogan quello del grande Papa, ma piuttosto il suo grido intimo, reso pubblico per essere condiviso, di un desiderio, di un obbiettivo di vita da perseguire instancabilmente, cogliendo nell’esistenza quotidiana ciò che Dio ha predisposto per permetterci di realizzarlo fino in fondo, in modo più puro, più vero. Tutto concorre a questo scopo, sia le difficoltà, le contrarietà, o le tentazioni, sia le consolazioni e la pace che il Signore vorrà concedere a ciascuno di noi�

Che la pace di Cristo che Egli sparge in sovrabbondanza in questa stagione di grazia sugli uomini che Egli ama, riordini in ogni cuore i desideri e le motivazioni per cui ci troviamo ad aver risposto alla Sua chiamata nella Comunità e in questo comune desiderio di essere suoi, ci renda effettivamente rivelatori del Padre, salvatori del mondo�

Un caro augurio per un Santo Natale e nella nostra lettera a Gesù Bambino chiediamoGli un gusto più vivo per il raccoglimento per assaporare meglio il dono che Egli ci fa di Sé.

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Dicembre 2014

La parola del padre Divo BarsottiVivere il mistero del Natale

Ritiro del 20 dicembre 1992 a Firenze

L’Incarnazione è una cosa che ci riguarda e ci riguarda personalmente, più di qualsiasi

altra cosa� Certo il mistero della Trinità è grandissimo, ma può interessarci solo attraverso il mistero dell’Incarnazione, perché senza il mistero dell’Incarnazione Dio rimane trascendenza infinita. Non importa nemmeno che io sappia che egli è Padre, Figlio e Spirito Santo, perché non mi interessa più. Vive in una eterna solitudine, nella sua trascendenza infinita, in un silenzio che non è morte, perché è vita infinita, ma è una vita che per me è e rimarrà sconosciuta� Dio si fa presente per me quando si fa uomo, quando lega questa sua vita divina a una natura umana, fragile come la mia, passibile come la mia, limitata come la mia�

(…) Miei cari fratelli, la prima cosa dunque che dobbiamo vivere in questo Natale è questa comunione che si è stabilita fra l’uomo e Dio� Anche noi, come Gesù, viviamo una condizione umana di povertà e di debolezza, ma tutto questo non ci impedisce più di credere e anche di sapere che nella nostra povertà e umiltà Dio vive con noi. (…) Non c’é più questo abisso che separa la creatura dal creatore, che separa Dio dall’uomo� Viviamo una comunione di amore�

È questo che noi dobbiamo vivere nel Natale: Dio è tanto buono che vuole aver bisogno di noi� Non siamo noi soltanto che abbiamo bisogno di lui, non siamo noi soltanto che aspettiamo questo dono immenso di amore da parte di Dio; è Dio che aspetta tutto da te. Maria gli dette la natura umana, Giuseppe la sua protezione, la sua difesa: un povero bimbo appena nato, con una fanciulla per madre che non poteva avere più di 16-17 anni, sola, lontana dal suo paese, bisognosa certamente di difesa� Dio chiede a noi una difesa, una protezione; chiede di poter nascere da te, di poter vivere di te�

(…) Chi è Gesù per te? Il Natale te lo dice: non è un amico, perché è ancora troppo piccolo per essere un amico; non è nemmeno uno sposo, perché non ci si sposa con uno che è appena nato; è il tuo figlio. Il Natale ti chiama a vivere questo rapporto, il rapporto soprattutto della madre con il figlio, il rapporto di Maria con Gesù. Devi vivere questo. Questo figlio che nasce, vuole da te tutta la tua tenerezza; non ti permette di dividere il tuo amore con altri. Egli pretende tutto, vuole tutto.

Apre le sue piccole braccia perché vuole che tu lo porti sulle tue braccia; esige da te il dono di tutto il tuo amore, perché anch’egli tutto si dona a te. Questo vuol dire vivere il Natale. Il presepio sarà una bella cosa, può essere una bella cosa tutto quello che volete, ma più importante di tutto sarà sempre il vivere questo rapporto di amore�

Tu devi essere la Vergine che accoglie il bambino, tu devi essere Giuseppe che lo protegge, tu devi essere tutti coloro che hanno avuto un rapporto con il Cristo in quell’evento della sua nascita� Non vi sembra meraviglioso tutto questo? Può darsi che anche a voi avvenga, come a S� Giovanni della Croce o come alla Beata Cristina Ebner, di portarlo fisicamente sulle braccia. Cristina prese il bambino Gesù dal presepio e lo portò al refettorio cantando: ed ecco che il bambino divenne vivo nelle sue braccia. Come si verificò anche a Greccio per san Francesco: Francesco, vestito da diacono, prende il bambino e il bambino diventa vivo nelle sue mani. Perché non dovrebbe esser così? Ma anche se Gesù non volesse fare il miracolo di farsi sentire vivo, dovreste ugualmente dire con san Giovanni della Croce: «Signore Iddio, se di amore devo morire, questo è il momento». Sì, perché Dio non ci può dare di più, quando ci ha dato se stesso, divenendo la nostra ricchezza vera, la nostra gioia più pura, tutto il nostro amore.

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Dicembre 2014

Dalla vice Assistente generale

VENI DOMINE JESu!«Veniva nel mondo la luce vera, quella che

illumina ogni uomo… Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1, 9�11)� La Parola di Dio è sempre attuale, sempre si rivolge a noi e fa riferimento all’oggi� Anche noi dobbiamo chiederci se «i suoi non l’hanno accolto»: è proprio l’indifferenza, la superficialità dei suoi discepoli, dei suoi amici, che ancora oggi fanno soffrire il Signore�

È per questo che la Chiesa ci invita a vivere il tempo liturgico dell’Avvento nell’attesa fervente e operosa di «Colui che è, che era e che viene” (Ap 1, 8)�

Questo tempo di grazia richiama alla conversione, al cambiamento; l’avvento non è solo fare memoria dell’Incarnazione del Verbo, ricordare quanto è iniziato a Nazareth e si è reso visibile a Betlemme, ma vivere nell’attesa della Sua venuta�

Soprattutto in questo anno, che il papa ha voluto dedicare alla vita consacrata, occorre, quindi, riscoprire nella novità del cuore e della vita il nostro Battesimo, la nostra appartenenza totale e incondizionata a Dio. Come? Riscoprendo quegli strumenti che la Comunità ci propone:

1) Tenere sempre accesa la lampada della fede con l’olio della preghiera, non lasciandoci distrarre dalle urgenze, dalle preoccupazioni, dai molteplici impegni, ma vivendo il primato di Dio�

2) Vivere l’attesa nella vigilanza, purificando il nostro cuore dall’attaccamento a tutto ciò che è superfluo e di ostacolo per la vita religiosa: desideri materiali, ricerca di consolazioni spirituali, orgoglio, ecc. Bisogna essere vigilanti perché la fragilità umana è sempre in agguato� «Siate temperanti, vigilate» (1Pt 5, 8-9)� Riscopriamo la sobrietà nel parlare, nel vestire, nel mangiare� Non facciamoci travolgere dalla mentalità edonistica e consumistica dominante�

3) Testimoniare con la vita, la carità il nostro incontro con il Signore, perché «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18) e con Gesù anche noi riveliamo il volto del Padre, se viviamo da figli�

La carità è segno della presenza di Cristo in

noi e questa presenza rende operosi� Infatti il modello più alto di santità cristiana lo troviamo nella Beata Vergine Maria la quale, ricevuto l’annuncio dell’angelo, non si richiude in se stessa, perchè l’incarnazione del Dio-Amore la spinge a trasmettere la gioia dell’incontro con Dio nella relazione con l’altro e a mettersi in viaggio verso la montagna in tutta fretta per incontrare e servire Elisabetta. Non dimentichiamo, quindi, i nostri fratelli, le nostre sorelle che si trovano nella solitudine, nella malattia, nella difficoltà: nessuno è così povero da non poter donare qualcosa� Spesso basta una telefonata non frettolosa per far rinascere il sorriso ai nostri anziani, ai nostri malati�

E soprattutto non dimentichiamo di coltivare la pace; la pace non la costruiscono i grandi della storia, o almeno non soltanto loro, ma anche noi nelle nostre dimore, nei nostri cuori, sforzandoci di eliminare conflitti, risentimenti, sia in famiglia che al lavoro e, se fosse necessario, verso i fratelli della nostra Comunità�

Solo così saremo pronti alla venuta del Signore, a fare del nostro cuore una culla per accogliere il Dio-Bambino�

Con gioia e affetto vi faccio un piccolo dono per il prossimo Natale: una delle perle di Vittoria Pacchioni, tratta dalle lettere indirizzate nel 1948 ad una sorella della Comunità:

«Ti raccomando di vivere nello spirito della nostra dolce Comunità: è lo spirito del Vangelo, totale, universale, integrale; vita di semplicità e di gioia nell’accettazione di tutta la vita come missione apostolica; rivelazione della bontà del Padre celeste nell’imitazione e nell’unione al Suo Figlio Gesù che lo Spirito Santo realizzerà in noi se gli saremo delicatamente docili.

Cerca di vivere la Consacrazione fatta meditandola concetto per concetto, ti sentirai dilatare nell’amore e nella gioia, ti troverai in un mare profondissimo e sconfinato... Bello il nostro ideale! Viviamolo, amiamolo! Siamo luce immergendoci nella Luce! Siamo esempio e modello come Gesù, ai fratelli: il buon odore di Cristo attragga tanti cuori!»�

Diana Cigna

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A v v i s i

Lettura biblica del meseNel mese di dicembre si legge il libro di Rut;nel mese di gennaio si legge il Primo libro di Samuele;nel mese di febbraio si legge il Secondo libro di Samuele.

Tempora di AvventoLe Tempora ricorrono nei giorni mercoledì 17, venerdì 19, sabato 20 dicembre� La preghiera è per le

religioni non cristiane. La raccolta delle offerte per i missionari.

NOVITÀ IN BIBLIOTECADon Divo Barsotti. L’Unità vissuta

F� Terreni, Don Divo Barsotti. L’Unità vissuta, Cantagalli, Siena 2014, pp� 93�

Inserito in una nuova collana della Cantagalli, “Testimoni di ecumenismo”, è stato recentemente pubblicato un breve lavoro di un giovane studente di teologia pisano, Francesco Terreni. Si tratta di una presentazione del contributo dato da don Divo al nascere e svilupparsi di quell’ ‘ecumenismo spirituale’ di cui il nostro Padre è considerato uno dei rappresentanti più importanti in Italia.

La lettura di questo volumetto risulta davvero utile per tutti, perché presenta il rapporto tra don Divo e l’Oriente cristiano in termini chiari e assolutamente corretti, con un linguaggio quanto mai semplice e accessibile a tutti. Passando in rassegna gli scritti di don Divo sull’Oriente cristiano e seguendo il suo cammino di vita, riviviamo anche noi il cammino stesso fatto da don Divo; e sappiamo tutti quanto sia stato importante per lui - e quindi anche per la Comunità, cui egli ha sempre partecipato i contenuti della sua vita spirituale - la scoperta del cristianesimo russo e soprattutto l’amicizia con i santi russi.

Una pubblicazione quindi quanto mai utile per entrare sempre di più nel mondo interiore del Padre, percorrendo una via semplice ma diretta al suo cuore.

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Dicembre 2014

Libro di Rut«Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lv 19,

18)� Il comando dell’amore di Dio è ripetutamente espresso nei libri dell’Antico Testamento. Più raramente ricorre quello dell’amore del prossimo� Eppure già nel Levitico che contiene, alla luce del Deuteronomio, una più matura comprensione della Legge, questo comando è proposto come insegnamento fondamentale al popolo d’Israele� Il piccolo libro di Rut ha un’importanza eccezionale non solo perché rivela l’estendersi della fede nel vero Dio anche al di fuori d’Israele, ma soprattutto perché rivela come su un amore semplicemente umano, ma puro fino ad una completa dedizione di sé, possa innestarsi l’amore di Dio frutto di una retta fede. Scrive il Padre: «Dio si fa presente nei sentimenti nei quali l’uomo tutto s’impegna e, dimenticando se stesso, partecipa al destino di sofferenza e di povertà degli altri» (1).

È vero amore quello che unisce Rut a Noemi e Noemi a Rut: «Vi conceda il Signore di trovar pace ciascuna nella casa del proprio marito - e le baciò� Ma esse piangendo ad alta voce le risposero: No, lasciaci venire con te al tuo popolo» (1, 9-10)� Il bacio di Noemi non è per trattenere a sé, ma per dare la libertà nell’amore. I gesti ricchi di sentimento, le effusioni del cuore, la delicatezza delle espressioni e delle parole affettuose che il libro contiene, rivelano attraverso le persone umane che Dio è amore e che tutte le creature umili e povere che si affidano a Lui, entrando in quell’amore, diventano l’una per l’altra dono di Dio nel loro donarsi umano�

«Dove tu andrai andrò anch’io; dove tu dimorerai dimorerò anch’io; il tuo popolo sarà il mio popolo; il tuo Dio sarà il mio Dio» (1, 16-

17). La bellezza amorosa di Rut! La sua capacità di assimilarsi totalmente all’altra nell’amore! La sua umiltà!... «Possa io trovar grazia presso di te, mio signore, perché tu mi hai rassicurata e hai rivolto parole benevole alla tua serva...» (2, 13). I poeti l’hanno immaginata bella anche se il testo non lo dice, perché tutto ciò che è scritto di lei parla di bellezza umana, di bontà, di pacifica obbedienza alla provvidenza del Signore� Rut, una moabita, entra nel popolo di Dio, diviene un’antenata del Messia (Matteo la cita nella genealogia di Gesù). Con lei, tutti i personaggi umani che incontriamo nella sua storia diventano rivelazione dell’amore di Dio, segni della sua presenza: «È la vita umana che diviene, nei suoi sentimenti più nobili, espressione di vita religiosa... i sentimenti dell’uomo traspariscono il mondo divino» (2)� Booz si fa sacramento umano della misericordia del Signore, Noemi «porta sulle sue braccia la speranza del mondo». Non c’erano più patriarchi, non c’erano profeti. Però Dio voleva che i semplici uomini nella purezza di fede della loro vita fossero come Rut, rivelazione di Dio. E nell’uomo la fede d’Israele doveva abituarsi a riconoscere Dio�

Note

1) Divo Barsotti, Meditazioni sul libro di Rut, Ediz. Queriniana, pag. 20.

2) Idem, pag� 21�

Bona Betti

*L’inserto biblico di questo mese è la replica di quello del Notiziario di novembre del 2002.

«Dovete scegliere. O quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio; oppure è un pazzo o qualcosa di peggio, ma non caviamocela con qualche condiscendente assurdità del tipo che era un grande maestro dell’umanità. Non ci ha lasciato questa alternativa, non intendeva farlo».

Clive Lewis

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FORMAZIONE PERMANENTE NEI GRUPPI ANNO 2014-2015

Contemplativi e missionari nella CFD e nel mondoSignificato degli incontri di gruppo

«Vi raccomando di essere uniti, non dubitate, non disperdetevi, non scoraggiatevi. (…) La Comunità è opera voluta da Dio, opera che tuttavia siete voi a realizzare, con semplicità ma con perseveranza, con umiltà ma con la certezza di rispondere ad un preciso appello del Signore» (dal Testamento)�

In questo mese di dicembre i gruppi sono invitati a leggere e meditare il IV capitolo del Vademecum nel paragrafo riguardante il significato degli incontri settimanali, e l’art. 14 dello Statuto.

Come sappiamo bene, con la consacrazione ci siamo impegnati a tendere alla perfezione della vita cristiana che consiste nella perfezione della carità sulle orme di don Divo lasciateci nello Statuto e nelle Regole della Comunità (non singolarmente): nell’art. 14 vengono indicati gli obblighi per tutti i consacrati e, tra questi, il secondo è la frequenza settimanale all’incontro di gruppo. Questa richiesta è per la nostra vita spirituale che deve scorrere sia in un lavoro individuale, sia con l’aiuto scambievole dei fratelli nell’incontro di gruppo utilizzando le risorse di un’amicizia vera.

«Mi sento il dovere di richiamarvi allo spirito della Comunità nel compimento di tutti gli obblighi che ci siamo assunti e in modo particolare l’incontro... Ci si renda conto che prima di tutto l’incontro è un atto che deve ravvivare la carità fraterna in ordine a una vita di preghiera e di unione con Dio» (Circolari, Vol� II, pag� 99)�

A me piace immaginare la Comunità come un grandissimo monastero che ha il suo sostegno e le sue fondamenta in quattro testate d’angolo che sono i 4 incontri settimanali: essi ritmano la nostra vita spirituale e ci permettono di esercitare l’amore vicendevole che non deve essere soltanto affettivo ma anche effettivo. Ogni insegnamento è sempre insufficiente se non è l’amore stesso che fa da maestro, se non è l’amore la luce e la forza del loro operare�

Si può allora affermare che la non partecipazione all’incontro si configura come una mancanza nei confronti dei fratelli che non possono né esercitare né accogliere la carità fraterna dell’assente, ma anche verso Dio che è presente; questa assenza di un membro è una crepa nelle fondamenta del monastero�

«Nulla è più importante dell’incontro: è un ritorno settimanale di un impegno religioso che è

un incontro con Dio nell’ascolto della sua parola e nello stesso tempo un incontro con i fratelli…Esso è un richiamo costante alla consacrazione e un suo continuo rinnovarsi. È un dovere ma diviene presto un bisogno se è ben preparato e condotto... L’incontro comunitario alcune volte può essere tanto efficace alla vita spirituale di ciascuno quanto la vita comune... Sempre più il Signore ci incalza perché siamo fedeli a quanto abbiamo promesso… La nostra risposta non può essere una formula vuota, ma deve essere un impegno reale e sincero di tutta la vita» (Circolari, vol� III, pag� 55)�

La ricchezza dell’incontro è quindi il donarsi ai fratelli nella partecipazione attiva, nel servizio e nell’apertura verso tutti per condividere i doni che il Signore ha dato a ciascuno e per arricchire la nostra preghiera quotidiana più o meno solitaria.

«L’amore fraterno vicendevole deve essere amore che si esprime negli atti. L’amore non può essere ozioso� Come possiamo amarci se non sentiamo il bisogno di stare insieme? Non si raggiunge l’amore se non amando�

Se vogliamo giungere alla perfezione della carità bisogna usare i mezzi che della carità sono alimento. Bisogna creare la famiglia; il gruppo deve essere legato da un legame d’amore vivo non soltanto giuridico ma nemmeno solo sentimentale, specialmente tra i membri e l’Assistente… Bisogna essere fedeli all’incontro settimanale» (Vademecum, pag. 102).

RIFLESSIONI1. Esaminarsi seriamente per capire se l’incontro,

l’adunanza, il ritiro, la preghiera liturgica, la santa Messa sono sentiti da noi come bisogni reali e non come doveri�

2. Considerare se siamo convinti che la “riuscita” dell’incontro dipende da ogni componente e da quanta partecipazione ognuno pone in quel tempo di grazia. Ci prepariamo con la lettura dell’articolo del Notiziario?

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I SACRAMENTI NEL CATEChISMO DELLA ChIESA CATTOLICAAdunanze Anno Comunitario 2014-2015

I sacramenti nell’iniziazione cristiana: La Confermazione(CCC 1285-1321)

Noi entriamo in comunione con Dio solo perché il Signore per primo ci si rivela. Nei sacramenti Egli si manifesta concretamente ed interagisce con l’uomo attraverso l’azione del Suo Spirito presente in essi; da qui l’importanza della vita sacramentale.

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Con il Battesimo e l’Eucaristia, il sacramento della Confermazione costituisce l’insieme dei “sacramenti dell’iniziazione cristiana”, la cui unità deve essere salvaguardata� Bisogna dunque spiegare ai fedeli che la recezione di questo sacramento è necessaria per il rafforzamento della grazia battesimale» (CCC 1285). E il termine Confermazione sta proprio ad esprimere questa conferma, questo rafforzamento.

Gli Apostoli Pietro e Giovanni pregavano e comunicavano, attraverso l’imposizione delle mani, il dono dello Spirito a coloro che erano stati solo battezzati (At 8, 15)� «Per meglio esprimere il dono dello Spirito Santo, ben presto all’imposizione delle mani si è aggiunta una unzione di olio profumato (crisma)� Tale unzione spiega il nome di “cristiano” che significa “unto” e che trae la sua origine da quello di Cristo stesso, che “Dio consacrò [ha unto] in Spirito Santo” (At 10, 38)”» (CCC 1289).

Attraverso il Battesimo una natura rigenerata inserisce il nostro essere in Cristo, ci dona la dignità di figli di Dio e insieme ci dà di partecipare alla Sua vita� Ma anche se riceviamo l’abito della fede attraverso cui possiamo conoscere il Padre, la nostra unione con il Signore non è ancora vita vissuta, non ancora viviamo pienamente come figli. La nostra fede deve crescere perché tutta la vita spirituale, dice san Paolo, è un cammino «di fede in fede» (Rm 1, 17)�

Grazie all’azione dello Spirito e ai suoi doni, l’anima sempre più si trasforma e l’uomo può divenire simile a Dio per partecipazione d’amore� È la divinizzazione di cui parla la spiritualità orientale, termine che già in sé esprime il dinamismo della vita spirituale, è la transumanizzazione della nostra vita attraverso la perfetta carità. “Sacramento dei perfetti” è detta infatti la Confermazione, perchè dà alla nostra natura di poter tendere alla

perfezione cristiana in un cammino senza fine. Tutti i sacramenti e i sacramentali, primo fra tutti la Parola, sublimano infatti tutte le nostre facoltà umane e spirituali, le rendono atte a superare se stesse, sia in ordine alla vita attiva che a quella contemplativa, ci donano di poter vivere, uniti a Cristo, la sua stessa vita�

Ma «c’è differenza enorme - afferma il Padre - tra il dono ipostatico dello Spirito e i doni dello Spirito»1, propri della Confermazione; «i doni dello Spirito Santo prima di tutto danno all’anima la capacità di passare dalla fede, semplice adesione alla verità rivelata, ad una contemplazione che trasforma l’anima in quello che contempla»2� Perché l’uomo possa pienamente riceverli è necessaria una certa maturità umana e spirituale, favorita nello stesso tempo proprio dall’azione dello Spirito operante nella Confermazione� Questi doni ci predispongono ad essere docili alla sua azione ed è proprio questa la santità: un non esistere più perché solo Dio esista in noi, Lui che solo è santo, un lasciarsi plasmare dallo Spirito nella dipendenza da Dio, nella conformità alla Sua volontà� È il ‘sì’ di Maria che la porterà a divenire la madre di Cristo, il ‘sì’ che ripeterà sempre al Signore fin sotto la croce del figlio; è la docilità stessa di Gesù, che è vissuto in un esercizio continuo di fede in dipendenza da quello Spirito che scese su di Lui al momento del Battesimo.

«Soltanto coloro che sono mossi dallo Spirito sono figli di Dio» (Rm 8, 14). E spesso invece l’uomo è quasi invincibilmente attratto e legato a tante cose, più o meno effimere, che sembrano dare un senso alla sua vita, o lo appagano nell’immediato; per questo spesso non riesce nemmeno ad avere la consapevolezza dell’azione dello Spirito in lui� “Ricordiamo, - dice il Padre -, quello che risposero i cristiani di Efeso quando San Paolo chiese loro se avevano ricevuto lo Spirito Santo: non sapevano nemmeno che ci fosse lo Spirito Santo (cfr. At 19, 4). La maggior parte dei cristiani si trova nella stessa condizione. Perché? Perché sono sordi, sono pesanti, non avendo vissuto una purificazione tale da essere divenuti sensibili all’azione dello Spirito. Anche se lo Spirito agisce in loro, la sua azione è

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così sottile, così segreta che le anime distratte, le anime rozze e sorde, non la percepiscono. Perciò non possono essere docili alla sua azione»3�

È necessaria allora una purificazione totale, che è insieme un effetto dell’agire dello Spirito e che ha inizio nel conoscerci come peccatori, nello scendere nel nostro nulla; poi, aiutati dalla preghiera, la grazia dello Spirito via via, guidando la nostra volontà e rendendola una con quella di Cristo, purificherà quegli istinti naturali non sempre buoni che sono in noi a causa del peccato originale e che ci precludono una partecipazione alla vita divina�

E più la purezza cresce, più l’anima riconosce l’azione dello Spirito� Per rispondere veramente ad essa occorre, oltre al ‘sentire cum Ecclesia’ indicato da Sant’Ignazio di Loyola, l’unione a Gesù, che «vuol dire unione alla Croce, vuol dire vivere l’amore del Cristo che è amore oblativo, amore sacrificale. Sempre l’azione di Dio ti porta a vivere il dono di te [...]. Quando c’è questo, siamo sicuri dell’azione dello Spirito di Dio…»4. Esso poi darà a ciascuna anima in grazia una sua particolare fisionomia, così che chi sarà infedele alla propria vocazione non troverà pace, perché Dio è sempre lo stesso e chiede sempre la stessa cosa�

Con la Confermazione siamo fatti partecipi di quella speranza cristiana, che è la virtù teologale che più di ogni altra significa il dinamismo insito in ogni cammino di fede� Ma la speranza implica il desiderio di Dio, in sé frustrante, perché Dio rimane umanamente inaccessibile; per questo l’uomo è tentato di cercare altro, di accontentarsi di altro, senza mai trovare vera pace e vera gioia� Allora «proprio quando l’uomo ha riconosciuto la propria impotenza, interviene lo Spirito Santo e vive nell’uomo e trasforma il desiderio in una speranza viva»5� Lo Spirito allora diviene come il desiderio stesso dell’anima, come dice Simeone il Nuovo Teologo, un desiderio sempre più urgente, sempre più grande, ma insaziabile, che porta l’uomo a non sentirsi mai soddisfatto di sé, ma anche a vivere nella pienezza, perché ricolmato dallo Spirito che lo solleva e lo porta nel seno del Padre�

Tra i sacramenti dell’iniziazione cristiana la Confermazione è quello della piena incorporazione nella Chiesa: se il Battesimo ha il suo centro nel mistero della morte e risurrezione di Cristo, la

Confermazione si fonda sul mistero dell’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, che inaugurò il tempo della Chiesa e la missione degli Apostoli e di tutti i credenti nel mondo. «Avrete forza dallo Spirito che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8)� Anche noi come gli apostoli, con la grazia dello Spirito che ci deriva dalla Confermazione, siamo chiamati a testimoniare ciò di cui abbiamo fatto esperienza: quell’amore di Dio che abbiamo conosciuto, che ci ha resi forti anche nella prova, e che da noi deve poi traboccare e investire anche i fratelli�

«La Confermazione assicura l’aiuto divino per un cammino di santità e la santità cristiana non ci unisce a Dio senza unirci agli uomini, ma non ci unisce agli uomini senza unirci prima di tutto a Dio»6. Il cristiano così, attraverso questo sacramento, non solo vive il suo rapporto filiale col Padre in Cristo, ma è anche fatto partecipe del Suo sacerdozio� È chiamato come Lui ed in Lui ad amare i fratelli nel servizio e nel sacrificio di sé, a santificare e salvare il mondo e non solo se stesso, a vincere il male sentendo la pena di tutto il peccato del mondo e portandolo su di sè� «In quanto siamo cristiani ci sentiamo responsabili della salvezza del mondo e sentiamo di non poter vivere la missione che ci è stata conferita, se non in dipendenza dallo Spirito, tanto questa missione ci supera. Come dal Battesimo ci vien data, così è in dipendenza dalla Confermazione che potremo viverla»7�

Note

1) D. Barsotti, La vita in Cristo, Fondazione Divo Barsotti, Paccagnella Editore, S. Lazzaro di Savena, p� 1042) Ibid�, p� 126-1273) D. Barsotti, Spiritualità carmelitana e sacramenti, Città Nuova Editrice, Roma, 1984, p. 214) Ibid�, p� 265) D. Barsotti, La vita in Cristo, cit�, p� 113-1146) Ibid�, p� 1207) Ibid�, p� 144

Per il Comitato della CulturaMaria Rosaria Salvo

«Una Messa è più grande di tutta la storia, di tutta la vita della Chiesa»D. Barsotti

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VITA NELLA CHIESAL’anno della vita consacrata

Fare «memoria grata» del recente passato, «abbracciare il futuro con speranza» e «vivere il presente con passione». Sono i tre obiettivi dell’anno dedicato alla vita consacrata, così come li ha indicati il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, durante la conferenza stampa che si è svolta il 31 gennaio scorso nella sala stampa della Santa Sede a Roma� L’anno della vita consacrata, ha spiegato il cardinale, è stato pensato «nel contesto dei cinquant’anni del concilio Vaticano II». Il porporato si è detto convinto che in questi cinquant’anni la vita consacrata «ha percorso un fecondo cammino di rinnovamento, non esente certamente da difficoltà e fatiche, nell’impegno di seguire quanto il Concilio ha chiesto ai consacrati: fedeltà al Signore, alla Chiesa, al proprio carisma e all’uomo di oggi»� L’annuncio di questo anno speciale, come forse già sapete, è avvenuto il 29 novembre 2013, alla fine dell’incontro di papa Francesco con i superiori generali degli istituti maschili.

João Braz de Aviz, pur nella consapevolezza piena della difficile situazione della vita religiosa oggi, ha affermato che questa crisi va assunta «non come l’anticamera della morte, ma come un’occasione favorevole per la crescita in profondità e, quindi, di speranza, motivata dalla certezza che la vita consacrata non potrà mai sparire nella Chiesa, poiché “è stata voluta dallo stesso Gesù come parte irremovibile della sua Chiesa” (Benedetto XVI)». «Di fronte a tanti “profeti di sventura” vogliamo rimanere uomini e donne di speranza; una speranza che non si basa sui nostri “carri e cavalli”, cioè sulle nostre forze, sui nostri numeri, ma su Colui nel quale abbiamo

riposto la nostra fiducia. In Lui nessuno ci ruberà la nostra speranza»�

L’inizio di questo anno dedicato alla vita consacrata è previsto per il 30 novembre 2014 con una celebrazione eucaristica presieduta da papa Francesco in San Pietro, in coincidenza con la ricorrenza dell’anniversario della pubblicazione della costituzione Lumen gentium, e si concluderà il 2 febbraio 2016 (festa della Presentazione al tempio di Gesù).

Oltre ad alcuni documenti che sono in preparazione «per mandato del Santo Padre», la Congregazione accompagnerà il cammino dell’anno della vita consacrata con alcune lettere circolari, la prima delle quali è già stata pubblicata il 2 febbraio 2014. Il documento porta il titolo “Rallegratevi” ed è rivolta «ai consacrati e alle consacrate� Dal magistero di papa Francesco»� Il documento – che si può facilmente scaricare dal sito internet del Vaticano - è diviso in due parti: “Rallegratevi, esultate, sfavillate di gioia”, “Consolate, consolate il mio popolo”. Gioia e consolazione sono termini che vengono spesso usati nel magistero di papa Francesco e rispondono all’esigenza di non rimanere prigionieri dei “profeti di sventura”, valorizzando un passaggio critico ma non privo di fecondità come quello che stiamo vivendo. «Non c’è santità nella tristezza» ha detto Francesco parlando ai novizi e alle novizie� «La gioia non è inutile ornamento, ma esigenza e fondamento della vita umana. Nell’affanno di ogni giorno, ogni uomo e ogni donna tende a giungere e a dimorare nella gioia con la totalità dell’essere� Nel mondo c’è spesso un ‘deficit’ di gioia. Non siamo chiamati a compiere gesti epici né a proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere salvati».

Invitiamo tutti i membri della CFD a partecipare attivamente a questo anno importante indetto dal Santo Padre, sia con la preghiera quotidiana sia seguendo le varie iniziative che verranno proposte a livello di Chiesa universale e diocesana�

A cura del Comitato della Cultura

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Incontri Comunitari

INCONTRO GIOVANI DI CApODANNO IN SICILIA

Quest’anno il tradizionale incontro giovani di fine anno si terrà in Sicilia, per la precisione a Trapani� Saremo ospitati nei locali del seminario, facilmente raggiungibile dal vicino aeroporto di Trapani-Birgi.

L’incontro inizierà col pranzo di lunedì 29 dicembre e si concluderà con il pranzo di giovedì 1° gennaio 2015�

Per ulteriori informazioni e iscrizioni contattare p. Stefano: 055.8300162; [email protected].

INCONTRO PER LE FAMIGLIE E I GIOVANISSIMI CAPODANNO 2015

L’incontro si terrà a Fognano (RA); avrà inizio col pranzo di martedì 30 dicembre e si concluderà con il pranzo di giovedì 1° gennaio. Si chiede a tutti i partecipanti di portare con sé lenzuola e asciugamani.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Davide e Claudia Ventura, via Gramsci 507/F, 40024 Castel San Pietro (BO). Tel. 051.944651. Email: [email protected].

«Nei Seminari oggi si educano i nuovi sacerdoti ad un cristianesimo così inteso: viene prima l’attività pastorale della liturgia. Così oggi ci sono più sacerdoti che sanno leggere un bilancio o trovare un posto letto per un drogato che sacerdoti che amano celebrare con devozione la Messa».

D.Barsotti

“Io amo l’umanità, però mi meraviglio di me stesso: quanto più amo l’umanità in generale, tanto meno amo i singoli uomini, presi separatamente, come persone distinte. Non di rado nelle mie fantasticherie ho formulato piani appassionati per servire l’umanità, e forse mi sarei davvero fatto crocifiggere per gli uomini, se ce ne fosse stato improvvisamente bisogno, ma intanto non sono capace di vivere due giorni nella stessa stanza con qualcuno, e lo so per esperienza. Non appena qualcuno mi sta vicino, subito la sua personalità soffoca il mio amor proprio e limita la mia libertà. In sole ventiquattr’ore arrivo ad odiare le persone migliori del mondo: uno perché è troppo lento a pranzo, l’altro perché ha il raffreddore e si soffia il naso di continuo”.

F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, parole di un amico dottore dello starez Zosima

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Le coppie di sposi a Casa San Sergio. L’autrice dell’articolo, Caterina, è quella in ultima fila, in mezzo

VITA DELLA COMUNITÀANNIVERSARI IN COMuNITÀ

Volevo condividere con tutti voi la gioia che ho vissuto a Casa San Sergio il 30 agosto per un’inaspettata festa di anniversari di matrimonio.

Quest’anno io e Glauco abbiamo compiuto 30 anni di matrimonio il primo luglio, ma per vari motivi non siamo riusciti in nessun modo a festeggiare e la cosa mi rattristava un po’. Dovendo recarci in Toscana per una settimana di vacanza, abbiamo programmato anche di far visita a Casa San Sergio, e quando ho telefonato per avvisare che saremmo arrivati il 30 agosto mi vien detto che non saremmo stati i soli: proprio quel giorno altre coppie si sarebbero recate lì per festeggiare i loro anniversari di matrimonio, con la Messa e il successivo pranzo� La sorpresa per me è stata grande perchè avevo sempre desiderato partecipare agli incontri con le famiglie, ma avendo il marito che non fa un cammino in Comunità, per me sarebbe rimasto un sogno irrealizzabile� Quindi la sorpresa era doppia: avrei finalmente festeggiato i 30 anni di matrimonio e in più avrei incontrato alcune famiglie della Comunità che non conoscevo… il classico ‘due piccioni con una fava’� Mio marito invece era meno attratto dall’idea: avrebbe preferito una visita più tranquilla.

Così il 30 agosto, arrivati a Casa San Sergio,

siamo stati accolti da p. Benedetto in tenuta da lavoro (mio marito, da gran lavoratore, era già più rilassato); di seguito abbiamo incontrato tutte le altre coppie che festeggiavano i 25 anni di matrimonio: Claudia e Davide Ventura (Bologna), Antonella e Roberto Temporin di Camposampiero (Padova), Laura e Luciano Zottino (Cantù), Maria Cristina e Lucio Foppiani (Firenze); invece Paola e Francesco Calfapietra (Ravenna) festeggiavano come noi i 30 anni� Inoltre era anche l’anniversario di 30 anni di consacrazione di padre Benedetto.

Alla Messa p. Benedetto ha iniziato l’omelia spiegandoci con una vignetta di Charlie Brown - che poi ci ha donato - che siamo qui sulla terra per far felici gli altri senza pretendere che gli altri facciano felici noi, perchè il pretendere che l’altro faccia felici noi

è già un segno di egoismo; ognuno di noi deve fare in modo che l’altro realizzi se stesso senza esigere di cambiarlo a nostro piacimento� Dopo l’omelia ci siamo recati tutti davanti all’altare per recitare la formula di benedizione per gli sposi�

Ero molto emozionata ma stranamente non avevo ancora pianto� Ci hanno pensato Filippo e Caterina Foppiani al termine della Messa… cantandoci una canzone stupenda adatta all’evento. E poi c’era lui, il Padre: son sicura ci abbia benedetti sorridendo, contento che nella sua Comunità vi siano famiglie unite�

Dopo la s. Messa, tutti nel meraviglioso giardino per condividere un’abbondante agape con le varie specialità biellesi, toscane, emiliane, venete ecc. Ed è lì che ho avuto la gioia di fraternizzare con queste coppie meravigliose che ci han fatti sentire gli amici di sempre (anche mio marito si è sciolto definitivamente); abbiamo condiviso le nostre esperienze di vita, e quando è stata l’ora di salutarci non ci si voleva più lasciare…

Una volta rimasta sola, ho pensato alla grande responsabilità che abbiamo noi famiglie della Comunità come Chiesa domestica: abbiamo il dovere di essere luce per tutte quelle coppie che convivono o che essendo in crisi pensano al

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uN ANNO DI GRAzIA (SASSARI)

«La potenza di Dio si manifesta nel mantenerci nella fede» (don Divo Barsotti).

Davvero il Signore è potente! Eccoci infatti alle porte di un nuovo anno della nostra Comunità, che ha visto realizzarsi, per la prima volta, nella nostra Delegazione, l’incontro famiglie organizzato e tenuto da due coppie di sposi: Alessandra e Federico di Bologna, e Chiara e Davide di Sassari� L’incontro ha suscitato emozioni e desiderio di incontrarsi ancora�

Ricordiamo i giorni passati sotto la guida di padre Stefano il quale, con l’ausilio di san Francesco, ha coltivato la nostra fede durante gli esercizi spirituali� Sulle note di Bach abbiamo riportato alla mente il nostro personale incontro con Gesù, per poi meditare sugli insegnamenti di san Francesco tenendo presente che “l’umile servo di Dio” non deve mai ritenersi migliore quando viene lodato ed esaltato dagli uomini, né mai deve inorgoglirsi per il bene che il Signore opera mediante lui, e che grande crescita è sopportare pazientemente la correzione, il rimprovero e addirittura l’accusa, come se egli stesso li facesse a sé.

Sono state dunque fruttuose le preoccupazioni e le difficoltà che la nostra sorella Carla ha affrontato per l’organizzazione degli esercizi e generosa e proficua è stata l’amorevole guida di padre Stefano coadiuvato da padre Silverio che ha prodotto grandi frutti spirituali.

Questo corso è stato uno dei tanti momenti importanti vissuto in seno alla Comunità nella quale ci siamo consacrati con entusiasmo per imparare l’amore, la pazienza, il silenzio saturo del respiro di Dio�

Tempo di grazia per i nuovi aspiranti: Pierpaolo il 14 settembre, il giorno in cui si celebra l’Esaltazione della croce e iniziamo un nuovo anno comunitario,

ha ricevuto il Manuale dalle mani della Delegata ed Alessandro che il 22 giugno, in occasione della gradita visita del vice assistente generale Paolo Dall’Olio ha iniziato l’aspirantato� Tempo di grazia per Alba che, consacrandosi il 9 marzo con padre Stefano, ha consegnato la sua vita a Gesù alla presenza del figlio ritornato in Sardegna per l’occasione� Tempo di grazia anche per le sorelle Pierangela e Pia che il Signore ha voluto chiamare insieme in aspirantato tra i nostri volti sorpresi e lo stupore di Pia che quel giorno avrebbe dovuto solo accompagnare la sorella!

Ecco i piani del Signore: sorprendenti e inaspettati. E che dire di Arianna e Stefano, giovani sposi che venuti tra noi solo per partecipare a una giornata di preghiera, alla sommessa domanda di padre Doroteo hanno risposto un ‘sì’ senza esitazione? Una giovane coppia che sarà accompagnata nel percorso da un’altra coppia: Chiara e Davide, la nostra Chiara che il giorno del Corpus Domini ha iniziato il cammino nel secondo ramo�

È dunque questo il tempo di comprendere e pregare per noi, di levare gli occhi al cielo� Tempo di ringraziare! E noi in quest’isola, anticamente detta Sandalia, di cui una leggenda ne vorrebbe la nascita dall’orma del piede di Dio, di motivi per lodare e ringraziare ne abbiamo svariati! La chiamata nella Comunità è la prima grazia che l’Onnipotente ha voluto donarci attraverso l’amore di don Divo e quello della nostra Tanuccia che, docile strumento di fede e pazienza, ha curato e cura il suo��’’giardino sardo’’� Lei che, nonostante le condizioni di salute non ottimali, ha voluto soggiornare lo scorso agosto nella casa delle suore di Mater purissima a Castelsardo e, pur soffrendo il caldo, ha voluto star vicino alle figlie sassaresi

divorzio, per i fidanzati, ecc. Abbiamo il dovere di non arrenderci mai anche quando ci colpiscono le crisi più dure, quando ci sentiamo sulla croce non dimenticare che la forza del perdono è l’atto di amore più grande; chi perdona ama di più e rende felice l’altro senza pretendere nulla in cambio; chi perdona salva se stesso e gli altri� Un matrimonio per raggiungere i 30 anni di vita ha bisogno di tanti piccoli e grandi perdoni quotidiani, ma vi posso garantire che dopo 30 anni l’amore può essere ancora più forte e più bello dei primi anni.

Ringrazio tutti, ma soprattutto Dio di avermi chiamata in questa Comunità che amo sempre di più; spero che questa lettera diventi contagiosa e che chiunque la leggerà, se sta passando un momento di crisi familiare, partecipi ad un incontro delle famiglie e si lasci contagiare dalla vita che si prova a condividere con gli altri le gioie e i dolori della vita quotidiana.

Un abbraccio a tutti.

Caterina (Biella)

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per ascoltarne i problemi, dissiparne i dubbi, incoraggiare e ricordarci che il Padre «aspettava dei santi dalla Sardegna» perchè ripeteva che la Comunità in Sardegna gliel’aveva «chiesta Gesù». Dio ha un suo piano, già programmato e a noi resta solo il compito di abbandonarci totalmente a Lui�In effetti un esempio di abbandono e obbedienza lo vediamo nella nostra Delegata Annarella la quale, dal giorno in cui ha accolto l’incarico, si è prodigata ad organizzare le salutari visite dei padri e le nostre amene visite dalle sorelle oristanesi per condividere preghiere, catechesi, fratellanza e fede� La fede: il carisma del Padre come ci ha spiegato padre Damiano a Torre grande, ospiti delle suore di san Giuseppe� La fede nelle piccole cose, fede davanti alla quale ogni problema sottopostogli perdeva di gravità, perchè ascoltandolo parlare «si trovava Dio». Fede che ci permette di vedere il mondo sotto un altro aspetto. Fede attraverso la quale diveniamo salvatori del mondo, perché il mondo stesso noi portiamo a Dio. Indossiamo,

dunque, i famosi occhiali della fede sponsorizzati da padre Damiano e nelle difficoltà ripetiamo come don Divo: «Signore, mi hai creato tu, aiutami tu», e proseguiamo il cammino in perfetta letizia, come ci ha spronato a fare padre Serafino durante gli esercizi spirituali a Vallermosa alla fine di maggio del 2013, parlandoci di san Francesco e di come l’amarezza della vita si trasformi in dolcezza attraverso il bacio ad un lebbroso: cosa può l’amore! Povero Freud, convinto che fosse l’odio alla base di tutti i rapporti umani… non conosceva Francesco... né la nostra Comunità (!). Letizia, dunque, quando una malattia bussa alla porta, un amico ci tradisce o un problema pare insuperabile; noi siamo i cercatori di Dio, consapevoli che la sua divina presenza non ci abbandona mai e con don Divo ripetiamo: «Gesù, fammi essere l’ombra della tua croce»� Così come ci ha ricordato padre Agostino nell’incontro voti: «La nostra vera opera siamo noi stessi, perché l’anima che solleva sé stessa solleva il mondo»�

La parola ad Alba Sini, neo-consacrata

«Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi». ho fatto il primo passo nella CFD a Troppu Ilde, grazie all’invito della mia carissima amica Donatella, già consacrata e dopo un lungo anno di attesa è arrivato il grande giorno della mia consacrazione e con tanta e commossa semplicità ho detto il mio ‘sì’ con tutto il cuore al Dio della mia vita� Il celebrante era padre Stefano e le mie madrine sono state Maria Pia e Luisella� Mi ha reso tanto felice anche la presenza di mio figlio Lucio venuto da Milano per l’occasione�

Ringrazio il Signore del dono prezioso e immenso che mi ha fatto: nella sua bontà e misericordia ha

invaso il mio cuore rinnovandolo con la chiamata di totale donazione a Lui� Ora che sono consacrata mi sento veramente e fortemente figlia di Dio e ancora più amata da Lui; sento una presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e sento di vivere già il Paradiso su questa terra�

Ringrazio di cuore i miei fratelli della vita comune, l’intera Comunità, le madrine e i responsabili tutti per il sostegno spirituale in questo bellissimo cammino�

Alba

«Io ho bisogno di te, più di quanto tu abbia bisogno di Me. Io sono il più affamato. Mi abbasso fino a dirtelo, fino a sembrarti un mendicante. Tu sei stupita, ma è così, perché Io sono sempre quello che ama di più, non essendo altra cosa che l’amore».

Gesù a Gabrielle Bossis, in Io e Lui

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DA CAPRIANA (TRENTINO)

Il primo di ottobre don Silvio Zanelli è venuto in Val di Fiemme per trovare Annalena Lazzeri, consacrata di Capriana�

Annalena si è trasferita quest’inverno da Roma a Capriana, e così quando Silvio è diventato sacerdote (in aprile quest’anno) non ha potuto assistere alla sua prima Messa� Le sorelle consacrate di Roma con Rosa Mancuso, hanno pensato di farle una sorpresa, e con l’aiuto di noi della Val di Fiemme e la disponibilità di don Silvio, la cosa ha potuto essere realizzata� Don Silvio è venuto mercoledì 1° ottobre, giorno di S. Teresa di Gesù Bambino, e lo stesso giorno alle 17.30 ha celebrato la S� Messa nella chiesa di Capriana

alla presenza di Annalena e di un piccolo gruppo della Val di Fiemme, insieme con i parrocchiani di Capriana� Per l’occasione è venuto anche l’ex parroco don Cornelio� Don Silvio ha avuto un colloquio con Annalena e poi ha potuto pregare sulla tomba della Serva di Dio, Maria Domenica Lazzeri (detta la Meneghina).

Una giornata di grazia per tutti noi e soprattutto per Annalena, provata ma felice! ha pregato tanto per don Silvio per sostenerlo spiritualmente durante il suo cammino verso il sacerdozio e ora lo ha accolto con questo desiderio realizzato!

I gruppi della Val di Fiemme

Capriana, 1 ottobre 2014. Don Silvio Zannelli che tiene per mano Annalena Lazzari. Si riconoscono tra gli altri Inger Nones (Assistente di Famiglia) in alto a sinistra e Bona Betti, vicino ad Annalena.

Don Silvio e Annalena Lazzeri nella casetta di Capriana

Don Silvio in preghiera davanti alla tomba di Domenica Lazzeri. A fianco si vede il ritratto della Serva di Dio, dipinto proprio da don Silvio.

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CASA SAN SERGIO

L’ultimo dell’anno, ore 22.40, quattro baldi giovani stranieri desiderosi di conoscere la biblioteca del Padre, ne han forzato la porta centrale e quando stavano per entrare si son trovati davanti Daniele che ha ricordato loro le buone maniere... Risultato: ora tutte le porte e le finestre ci fan sentire in stretta clausura, date le sbarre che vi sono! In compenso, con Benedetto supervisore e Damiano esecutore, ora San Sergio è un’oasi fiorita splendidamente: magari tra una rosa e una dalia ci trovi anche un pomodoro; e il graticcio nella corte permette di prendere il sole a strisce tra canna e canna� La popolazione qui è aumentata: 12 galline di due razze diverse coi rispettivi galli, i quali iniziano presto un concertino megagalattico da sostituire la sveglia del mattino!

Il 18 luglio, anniversario del sacerdozio del Padre, ha celebrato il Vescovo ausiliare Mons� Claudio Maniago, ricordando nell’omelia la sua gratitudine al Padre che aveva avuto come docente� Il 23 luglio, tra le molte altre, abbiamo avuto la visita di una figura particolare: don Francesco Gregori, parroco delle sorelle Pifferi di Camerino: le aveva conosciute bene� A lungo abbiamo avuto la gioia

di avere con noi don Ruggero Nuvoli, anima veramente solare, autore della seconda relazione al convegno del Centenario del Padre� Charbel si è iscritto a scuola guida: siamo tutti in attesa di chiuderci in casa quando passerà alla pratica.

Per il resto, mesi intensi, movimentati, da “urbi et orbi” (leggi: Colombia, Nuova Zelanda, Polo Sud- Polo Nord)� Arrivi, sistemazione e accoglienza degli elettori del Moderatore Generale e del suo Vice, il quale, da voci di corridoio, abbiamo saputo che ha l’intenzione di introdurre l’uso della bistecca e dell’aragosta almeno una volta alla settimana.

Ospiti eccezionali, oltre don Antonio Marotta di Salerno e don Desiderio dello Sri-Lanka ed i simpatici Tom e Alice londinesi e molti altri di cui ho perso il conto: soprattutto molti giovani e molti in visita alla tomba del Padre, con il desiderio di conoscere la Comunità. Vedi lato positivo di internet. Io come “Cicerone” di Casa S. Sergio, chiederò un aumento di stipendio: almeno due arachidi al mese�

Vostro,

fratel Sergio

Vi è in mezzo a voi…

«Vi è in mezzo a voi uno che non conoscete»� Ora il Natale implica precisamente questa conoscenza. Il Cristo è già in te: prendine coscienza; il Cristo è già in te: realizza questa presenza, vivi di questa presenza sicché davvero pur vivendo nella condizione umana, condizione di pena e di umiltà, condizione temporale perciò successiva, condizione terrestre e perciò frammentaria, pur vivendo in questa condizione, vivi questa unica presenza del Cristo attraverso tutte le cose, attraverso questi frantumi del tempo, vivi sempre questa presenza pura del Cristo che arde in te, che vive nel tuo medesimo cuore, che vive anche in mezzo a te in quanto, anche al di fuori di te Egli riempie ogni cosa. Nell’intimo tuo Egli è tutto, al di fuori di te, in mezzo al mondo Egli è tutto: Cristo solo. Ecco la vita. «Cristo al di fuori – come diceva san Patrizio – Cristo dentro di te». «In mezzo» infatti vuol dire tutte e due le cose. In mezzo a te e in mezzo a voi, in mezzo alla folla e in mezzo al mondo. Sia introverso nell’intimo tuo, sia poi estroverso, e tu viva un rapporto con gli altri; tu devi realizzare questa presenza, tu devi vivere unicamente questa presenza perché questa presenza riempia sia il di fuori che il di dentro.

«Cristo davanti, Cristo di dietro, Cristo di sopra, Cristo di sotto – come diceva san Patrizio – e Cristo dentro.» Si può dire: Cristo fuori e Cristo dentro, Egli è tutto, tutta la tua vita. E allora lo conoscerai quando veramente Egli sarà tutto, tutta la tua vita, quando cioè ogni cosa, quando cioè ogni avvenimento non ti diranno più che Lui, non ti metteranno in rapporto che con Lui, faranno sì che dimenticando ogni cosa tu non vedrai più che il suo volto, tu non amerai più, tu non ti stringerai più che al suo cuore, tu non vivrai più che la sua vita.

Divo Barsotti - Ritiro a Viareggio del 19 dicembre 1962

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Festa di san Sergio di Radonez25 Settembre 2014

Pubblichiamo tre dei quattro interventi che il 25 settembre pomeriggio hanno accompagnato la consegna, da parte della Comunità al cardinal Betori, della domanda ufficiale per l’apertura della Causa di beatificazione del Padre.

Il quarto intervento, che non pubblichamo, è stata la bella e illuminante lezione sull’iter di una Causa, con cui il Delegato episcopale per le Cause dei Santi, p. Francesco Romano ocd, ha dato inizio alla cerimonia subito dopo il canto solenne dei Vespri�

Quanti erano presenti - ed eravamo davvero numerosi sì da riempire la bella chiesa del Palazzo arcivescovile - hanno condiviso la gioia di vedere

il compiacimento con cui il cardinale Arcivescovo di Firenze, con semplicità di tratto, ha accolto la richiesta della Comunità e ha manifestato la consapevolezza della responsabilità di cui si caricava non solo davanti alla Comunità e alla Chiesa fiorentina, ma davanti alla Chiesa tutta.

Ne dobbiamo davvero ringraziare il Signore!A noi tutti ora l’impegno di pregare intensamente

perché i tempi necessari per completare il lavoro richiesto dalla Chiesa ai teologi ‘censori’, che dovranno leggere ed esaminare tutti gli scritti editi del Padre, non siano troppo lunghi sì da poter noi tutti vedere presto l’apertura ufficiale della Causa.

Omelia del Cardinale Giuseppe Betori ai VespriRm 8, 28-30

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati».

Abbiamo voluto collocare questo avvio previo, non ancora propriamente processuale, che apre verso la nostra indagine sulle virtù e la santità di Divo Barsotti, all’interno di questa giornata nella quale si fa memoria di un santo così caro a lui e alla sua famiglia, san Sergio di Radonez� È il tema della santità che, proclamata in san Sergio e auspicata nella sua proclamazione in don Divo,

ci viene proposto e concretamente esposto nelle brevi parole che la Lettera ai Romani appena proclamata ha introdotto alla nostra riflessione.

Santi sono coloro che amano Dio, dice san Paolo. Una bella definizione, compiuta, cui – direi - c’è poco da aggiungere circa il concetto di santità. Nella sua semplicità ci dice l’essenziale e ci dice anche quanto arduo sia vivere santamente,

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perché i nostri amori – ahimé - sono tanti, a cominciare dall’amore di noi stessi� Nella nostra vita ci disperdiamo tra tanti interessi, tanti affetti, tanti progetti di vita, mentre qui c’è detto che uno solo è ciò che conta [...]. E perchè non pensiamo che ciò sia opera nostra, la riflessione di Paolo continua mettendo insieme una serie di verbi che parlano di predestinazione, chiamata, giustificazione, glorificazione, e che dicono tutti come l’iniziativa del nostro amore verso Dio non è nostra ma è di Dio stesso� È Dio che ci fa amare, perché a questo ci ha predestinati nel momento stesso in cui ci ha pensati per dare a noi un’esistenza e poi i successivi passi di questa esistenza: la chiamata, la giustificazione, fino al compimento di questo amore, che è appunto la glorificazione nostra in Dio. Tutto è sotto l’azione di Dio e quel che ci è chiesto è lasciarci lavorare da Dio, non fare di testa nostra. Tanto più che l’insieme di queste operazioni ha un riferimento ben preciso: la conformità all’immagine del Figlio Suo�

La santità non è un insieme di virtù più o meno articolate secondo delle priorità lasciate alla nostra discrezione o, come oggi si suole dire, al nostro carisma. L’articolazione della vita santa ha un preciso riferimento, un preciso modello, una precisa sorgente: il Figlio stesso di Dio, Gesù Cristo. La dimensione cristologica è fondamentale per non far decadere una qualsiasi istanza spirituale, pur buona, in un vago spiritualismo che poco ha a che fare col fatto, con l’Evento cristiano e quindi con la fede cristiana. Fede cristiana è fede di Cristo e in Cristo, oppure è una falsificazione religiosa.

Il richiamo all’iniziativa di Dio e il richiamo alla centralità cristologica, fondamentali nell’esperienza di cui ci ha dato testimonianza don Divo Barsotti, mi sembra siano ben evidenziati in queste poche parole di Paolo che, per altro, aggiunge un’altra breve annotazione che ci aiuta a fare un ulteriore passaggio: ... conformi all’immagine del Figlio Suo, perché Egli sia il Primogenito tra molti fratelli. Cristo non è un individuo a sé, il Cristo in cui noi crediamo è il Cristo totale che ha assunto in Sè tutti coloro che si fanno Suoi discepoli, e vive nel tempo attraverso questa Sua presenza continuata nella storia, che si manifesta nella realtà della Chiesa. Ecco la dimensione ecclesiale. I “molti fratelli”, che il Primogenito raccoglie intorno a Sè, sono i Suoi discepoli, che soltanto nella comunione della Chiesa incontrano la pienezza dela Sua esistenza e possono farla propria� Noi non crediamo in un ‘Cristo dei Vangeli’, noi crediamo nel Cristo della Chiesa; è la Chiesa che ci mostra i Vangeli come testimonianza piena di questo Cristo� Senza la Chiesa gli stessi Vangeli – il massimo cioè di quello che può essere il discorso su Dio e su Cristo – rischierebbero di diventare oggetto di manipolazione a seconda delle nostre inclinazioni� Abbiamo bisogno della Chiesa� Anche qui, mi sembra, incontriamo un’altra dimensione fondamentale dell’esperienza di don Divo, e mi piace ricordarla a tutti noi in questo momento.

Il tema della santità, del primato di Dio, della centralità di Cristo, della contestualità ecclesiale: è la strada che oggi ci viene proposta da san Paolo in questa nostra liturgia, in cui vogliamo rendere gloria a Dio per la santità di san Sergio di Radonez e vogliamo auspicare dal Signore che la Chiesa possa riconoscere la santità di Divo Barsotti.

«Un amore che si indirizza a tutti, non raggiunge nessuno».S. Aelredo di Rievaulx

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Intervento di padre Benedetto Ravano

Eminenza Reverendissima,

siamo emozionati e grati di essere qui in questa chiesa dell’Arcivescovado, cuore della diocesi, per consegnarle, insieme con il libello di domanda per l’apertura della causa di beatificazione di don Divo Barsotti, tutto il suo materiale edito. Questo dice che la Chiesa prende in consegna, attraverso uno dei segni più visibili ed espressivi della sua eredità spirituale, la vita di don Divo e anche quella di coloro che in qualche modo si sono trovati a lui legati.

Insieme a questi scatoloni che contengono una copia dei lavori pubblicati durante la sua vita, sentiamo di consegnare anche noi stessi, chiedendo al Signore la grazia di non tradire o intiepidire quanto abbiamo ricevuto, in particolare la fede ardente e il senso della presenza e dell’amore di Dio testimoniatoci da don Divo. A nome di tutta la Comunità, rappresentata questa sera dagli Assistenti Generali e da me oltreché da numerosi fratelli e sorelle, ringrazio nuovamente Vostra Eminenza per averci voluto conoscere meglio e averci mostrato con vari gesti la Sua paternità fatta di sapiente attenzione, sostegno e incoraggiamento, e per questo momento reso più significativo dalla preghiera, in occasione della memoria liturgica di san Sergio di Radonez e dalle Sue parole di poc’anzi�

Infine vorrei solo confermare davanti a Lei e ai presenti quanto padre Agostino ha scritto nel libello, e cioè che l’intenzione della Comunità dei figli di Dio a procedere su questo lungo cammino, che eventualmente porterà al riconoscimento delle virtù eroiche esercitate da don Divo e della sua santità, è soprattutto quella di sentirci stimolati nell’essere sempre più uniti alla Chiesa e al suo servizio e di progredire nell’assimilare

in modo personale, profondo e vero quanto abbiamo potuto attingere dal nostro padre. Egli è stato davvero generatore di vita spirituale, strumento della rivelazione di Sé che Dio nella Sua provvidenza ha predisposto per ciascuno di noi�

Siamo convinti che don Divo ha voluto trasmettere alla Chiesa tutta, sia direttamente, sia attraverso i suoi figli della Comunità e non, un’autentica esperienza di vita nello Spirito Santo, vita che possa trasmettersi a coloro che troveremo sul nostro cammino, dando loro la possibilità di orientarsi verso il Padre Celeste, accogliendo il dono del Suo Figlio, diventando sempre più una sola cosa con Lui�

Il frutto di questa esperienza sia la capacità di stabilire con tutti gli uomini una gioconda e feconda fraternità che dia loro di ispirarsi reciprocamente speranza e fortezza nel percorrere quella via stretta che conduce all’esperienza della visione senza veli. Questo credo fosse il desiderio amoroso che ha spinto don Divo a consumarsi per la Chiesa fino alla fine dei suoi giorni.

Ancora grazie a Dio e alla Santa Madre Chiesa da Lei rappresentata, che accetta di scrutare con amore il dono concesso ad uno dei suoi figli a beneficio di tutti. Grazie a padre Agostino per aver accettato l’incarico di Postulatore e a quanti gli hanno già dato manforte per questi primi passi in un’opera non semplice� Grazie a padre Romano per far posto tra i suoi tanti impegni a questo voluminoso materiale, e sinceri auguri per il suo lavoro e missione nelle sue varie sfaccettature. Grazie infine a quanti sono venuti qui stasera e a quanti accompagneranno quest’opera con la loro preghiera e la loro carità operosa�

«Pregate interiormente anche se non trovate nessuna gioia in essa. Perchè vi fa bene, anche se non sentiste niente, vedeste niente, sì, anche se foste convinti che non sapete pregare come si conviene. Perchè quando siete aridi e vi sentite vuoti, malati e deboli, le vostre preghiere mi fanno piacere, benché vi sia così poco che faccia piacere a voi. Ogni preghiera fiduciosa è preziosa ai miei occhi».

Giuliana di Norwich, dal Libro delle rivelazioni

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Intervento conclusivo del Cardinale Giuseppe Betori

Ringrazio padre Francesco Romano che, con la sua consueta chiarezza, ci ha illustrato il grande lavoro che abbiamo di fronte e ci permette di guardare con realismo ad un’opera impegnativa. Grazie a padre Benedetto per la sua parola, che ci esprime proprio il sentimento, il cuore della Comunità dei figli di Dio nelle sue varie articolazioni di fronte al dialogo che con la Chiesa si istituisce tra il percorso di vita di don Divo, l’opera da lui iniziata e la Chiesa stessa�

Mi chiedevo cosa dovrei dirvi io a questo punto� La prima cosa mi è venuta in mente proprio entrando, quando mi sono accorto che le tante cose che oggi ho messo in cantiere – questa mattina ero a Roma poi a mezzogiorno fuori Firenze –, mi hanno costretto a venire qua in giacchetta. E mi sono detto: «Mamma mia, che brutta figura che faccio! Un vescovo che, in un’occasione del genere, viene così dimesso, senza una bella veste talare filettata con la fascia porpora...»� Poi invece mi sono accorto che questo era il vestito giusto, perché quello me lo metterò il giorno dell’apertura solenne del processo! Ora invece siamo nel passo previo, e forse è bene che tutto si sia svolto nel segno del Signore e della preghiera, ma anche nella semplicità di questo momento che ci vede riuniti, anche col mio abbigliamento feriale.

Una ferialità che – ripeto – ci apre ad un cammino molto impegnativo. Io già ho cominciato a muovermi, perché ho già interessato un centinaio di teologi in Italia, a cui ho chiesto una mano perché, dovendo essere in due a leggere ciascuno di quei volumi�� beh, forse cento non ce ne vogliono, ma siamo lì lì�� Tanto per essere chiari fino in fondo, fin’ora sono una quarantina i ‘sì’ che ho avuto - e non sono pochi - e anche di teologi di grande levatura, che possano aiutarci in un’opera che, vi dico subito, non è facile. E non solo per la quantità dei volumi e degli scritti da esaminare. Certo, la domanda è molto semplice: Dice cose di fede o contrasta la fede? È coerente con la dottrina morale o è contro? Ma non è la domanda in sé, bensì il contesto in cui tutti questi libri sono nati: lo sappiamo tutti, non è stato un contesto facile. C’è stato un periodo in cui – è bene che lo ricordiamo – alcuni di questi scritti non si potevano leggere. Io ho appena ottenuto dalla Congregazione della Dottrina della Fede la dichiarazione che un libro di un altro personaggio fiorentino, Esperienze pastorali di don Lorenzo Milani, si possa leggere e pubblicare, dopo tanti anni che era rimasto per sé proibito, di fatto circolante.

Qui non si tratta semplicemente di superare vecchi divieti, ma addirittura di dichiarare che qui si esprime una fede autentica. Non è semplice: c’è un’analisi teologica da applicare alla lettura di questi testi, che chiede una raffinatezza per capire come quel contesto storico in cui certe affermazioni non si riusciva neanche a capirle, perché cadevano in un contesto ecclesiale di un pensiero spirituale ancora acerbo rispetto ai passi in avanti che Divo Barsotti faceva, oggi quel contesto non c’è più e quindi possiamo finalmente capire... Di fatto questo è già successo, non è che dobbiamo farlo adesso, ma ora dobbiamo riconoscerlo ufficialmente. Non è un discorso semplice, è un discorso molto delicato, che riguarda per altro, se ci pensiamo bene, anche la sua opera, la Comunità� Non è una classica istituzione religiosa di vita consacrata o di movimento laicale, quella che Divo Barsotti ha pensato – ne ho parlato più volte con voi. Cioè, riuscire a capire il senso di questa unica Comunità, in cui insieme si registra la consacrazione di laici e di una vita invece religiosa...: non è facile rileggere tutto questo. È un’intuizione che guarda al futuro.

Divo Barsotti risplende per esemplarità di vita, per profondità d’insegnamento, per fecondità della sua opera e quindi dei discepoli che ha raccolto intorno a sè; però è anche impegnativo in tutte queste dimensioni e dobbiamo misurarci con questa profondità nel pensiero e nella vita ecclesiale che egli ci propone� Avremo quindi da lavorare. E abbiamo bisogno di aiutanti, di teologi bravi, di teologi ecclesiali: non posso dare a uno qualsiasi un libro di Barsotti; devo darlo a chi abbia lui maturità di fede, lui equilibrio teologico per poter esaminare con serenità questi scritti. È quindi un cammino che ci impegnerà�

Non chiedeteci quindi quando riusciremo a fare il prossimo nostro incontro, quello della introduzione della Causa, non possiamo saperlo� Io assicuro da parte mia e anche da parte di padre Francesco il massimo impegno, ma consideriamo anche solo il tempo che ci vuole per leggere un libro... Alcuni infatti mi hanno scritto: «Ti diciamo di sì, ma dipende dalle scadenze che ci dai»� Sono poi quasi tutti docenti universitari e quindi hanno già i tempi predisposti per il loro lavoro.

Quello che io qui vorrei comunicarvi è la responsabilità che sento di fronte a una causa non semplice� D’altra parte, questa causa - diciamolo pure - è anche un dono per una Chiesa� Sapete tutti che don Divo non è nato in questa Chiesa ed è appartenuto sempre al clero di San

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Miniato; ha vissuto però dentro questa Chiesa e la sua irradiazione, il suo insegnamento spirituale, sull’Italia e sul mondo è partito da Firenze. È stato una grande personalità, impegnativa già nella sua vita: i vescovi dovevano confrontarsi con lui e dovevano capire il grande carisma e la grande profondità teologica che aveva; peraltro avendolo tutti riconosciuto. I miei archivi dicono che tutti i vescovi che si sono succeduti sulla cattedra di san Zanobi hanno sempre riconosciuto il dono che la presenza di don Divo in questa diocesi è stata per la nostra Chiesa fiorentina. Un compito dunque che è un impegno� Anche questo dono che voi ‘Comunità dei figli di Dio’ mi fate di questi quattro ‘scatoloni’, di tutta questa realtà prodotta da don Divo, mi impegna�

Volevo comunicarvi questa responsabilità e chiamarvi a questa pazienza, che non vuol dire inerzia� Dobbiamo viverla con la preghiera, con l’operosità che ci sarà chiesta; però anche sapendo che i tempi li detta la Santa Madre Chiesa secondo la sua saggezza, e dobbiamo esserle fedeli� Fare un passo sbagliato qui, lo paghiamo dopo, quando arriviamo a Roma� Fin da ora vi posso assicurare

che i passi che ha fatto padre Francesco sono andati sempre bene; possiamo quindi fidarci di lui come di una guida sicura su quelle che sono le esigenze di un cammino come questo�

Un cammino che vorrei fosse un cammino anche da sfruttare come un ulteriore rilancio, un’ulteriore parola detta alla comunità fiorentina, alla comunità italiana e mondiale sull’attualità del pensiero spirituale di Divo Barsotti. Credo che oggi tutti possiamo riconoscerla, ma questa attualità dobbiamo saperla anche rilanciare in occasione dell’avvio di questo cammino, che ci impegna appunto a ridire a tutti chi è Divo Barsotti e cosa può essere per le nostre comunità cristiane la sua testimonianza e il suo insegnamento.

Che il Signore, che abbiamo invocato, ci illumini; e la Madre di Dio, cui ci siamo rivolti con la preghiera cantata a chiusura del nostro Vespro, ci accompagni in questo processo che andiamo a iniziare e che peraltro andrà iniziato il Signore voglia quanto prima e quando i nostri aiutanti censori ci permetteranno.

Grazie�

Ecco il materiale presentato alla diocesi di Firenze. Attendiamo che i teologi ‘censori’ svolgano il proprio dovere nel visionarne il contenuto e spalanchino le porte dell’apertura della causa. Preghiamo, sperando che i tempi di apertura della causa non siano biblici.

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CorrispondenzaIL pROBLEMA GIOVANILE è quESTIONE ECCLESIALE

Ci manda questa riflessione Rocco Gumina, un giovane della Comunità di Caltanissetta.

«Prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro»�

Così Giovanni Paolo II si rivolgeva nel 1985 ai giovani genovesi� L’invito del Papa polacco, recentemente canonizzato, stimola il mondo giovanile alla responsabilità personale, ecclesiale e civile per rispondere alla chiamata alla santità proposta da Dio e pertanto per rendere l’esistenza un capolavoro� Tali parole hanno un oggettivo significato in ogni parte del globo sia nei Paesi dove il cattolicesimo è ampiamente diffuso e radicato, sia nelle terre destinate alla prima evangelizzazione. Tuttavia, in un territorio così ricco di problematiche sociali, politiche e ambientali – qual è il mezzogiorno italiano dove si trova la nostra Sicilia – questo invito mette chiaramente in risalto come il problema giovanile dell’assenza di formazione e preparazione umana, del lavoro, di una prospettiva credibile per progettare il futuro si leghi a filo doppio alla comunità ecclesiale�

Talvolta nelle parrocchie dove vi sono maggiori investimenti educativi, formativi, spirituali e anche economici per la pastorale giovanile si presenta la questione di un inaspettato e immaturo cambio generazionale degli educatori� Infatti, centinaia di giovani del sud – fra questi tanti formati e impegnati nelle parrocchie – per

continuare il percorso di studio all’università o per ricercare lavoro si recano in altre regioni italiane� Suddetto dato ha dei risvolti positivi – si pensi alle esperienze di crescita accademica, umana e lavorativa che compiono i nostri giovani fuori dal proprio contesto locale – ma anche negativi se osserviamo attentamente lo smembramento del tessuto parrocchiale, sociale e in genere umano che provoca l’esodo verso città più ricche e con possibilità d’inserimento lavorativo e sociale.

La comunità ecclesiale non ha certo fra le sue finalità la progettazione politica di autentici, duraturi e trasparenti percorsi di sviluppo per il nostro territorio tali da consentire la permanenza in città della quasi totalità dei giovani. Nondimeno, le parrocchie sono investite di una responsabilità assai importante: formare i giovani sin dai primi anni dell’adolescenza affinché nel futuro prossimo – ovunque si trovino – siano testimoni credibili di Cristo risorto ma anche autentici cittadini attivi in una società plurale, diversificata e ormai da parecchio tempo non più “cattolica”. Questa missione delle parrocchie può essere espressa metaforicamente tramite la figura dei genitori i quali educano, temprano, formano i propri figli poi destinati a fiorire in luoghi distanti da quelli delle origini. Se è davvero questa la finalità della comunità parrocchiale per i propri membri più giovani, allora bisogna interrogarsi sui metodi, sulle proposte e sulle possibilità che l’intera famiglia della parrocchia – in primis i ministri ordinati assieme agli educatori – offre dinanzi al problema giovanile�

Anzitutto pare d’obbligo precisare che i giovani vanno pian piano seguiti, accompagnati, formati nella prospettiva umana-spirituale. Questa trova il mezzo nei percorsi educativi dell’anno pastorale, il culmine nella partecipazione consapevole alla liturgia e solo secondariamente alle attività esterne, celebrative e connesse alle ricorrenze parrocchiali. Circa quest’ultime attività, i giovani dovranno essere collaboratori ubbidienti e preferibilmente non stabili degli educatori adulti e dei ministri ordinati onde evitare che le forze, l’attenzione e l’impegno per il primario ordine educativo-spirituale siano messe da parte o del tutto annullate. Qualora non fossero presenti e

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disponibili educatori adulti per l’organizzazione delle attività celebrative, non siano i giovani a sostituirli poiché non occorre bruciare in anticipo una vitalità da indirizzare verso la formazione� Il fine della parrocchia, soprattutto per i giovani, è di ordine formativo-educativo-spirituale. Se non si trovano le forze per la preparazione e lo svolgimento di eventi celebrativi e festaioli vi si può anche rinunciare�

Inoltre, sarebbe opportuno – prima di offrire pacchetti di proposte spirituali o ricreative – ascoltare con dovuta calma e dovizia i giovani i quali sono portatori di interessi, di ansie, di progetti, di idealità, di passioni, di vitalità e soprattutto di carismi che – anche se non in linea con percorsi già avviati da tempo nelle parrocchie – vanno valorizzati, indirizzati e definitivamente liberati

per portare molto frutto. Ascoltare realmente apre alla dimensione della vera collegialità che pertanto deve includere condivisione nelle scelte pastorali, organizzative, economiche.

A me pare, pertanto, che il problema giovanile sia questione ecclesiale da affrontare con i mezzi di cui la Chiesa dispone: l’annuncio di Cristo che converte l’uomo e salva il mondo� Solo in questa dimensione possiamo cogliere il vero fine della nostra missione e dunque relativizzare molte dimensioni che spesso ci appesantiscono, ci annebbiano la mente e ci impediscono di pensare che aver formato giovani oggi impegnati in parrocchie e città distanti da noi sia un’autentica ricchezza�

Rocco Gumina

21 SETTEMBRE 2014Carissimo,il grande passo è stato fatto, con grande gioia

e trepidazione� Il Signore mi ha chiamato ed io ho risposto a questo suo invito, Egli mi conosce e sa come sono fatto, con le mie miserie ed i miei peccati. Forse non ho piena coscienza del passo che ho fatto, infatti alcuni nel felicitarsi con me mi hanno detto che ho avuto un bel coraggio per fare un tale passo, ma nel mio intimo penso esattamente il contrario, ovvero non mi rendo ora conto di quello che il Signore mi chiederà e del cammino che costruirà davanti a me, ma di una cosa sono certo: mi sono buttato tutto intero nelle Sue braccia, ed Egli non mi lascerà più. Il coraggio forse ci vuole nell’affidarsi ad altre strade o ad altri uomini per cercare di realizzare la propria vita�

Quattordici anni or sono il Signore mi ha usato misericordia liberandomi dai vincoli di peccato, perdonando i miei oltraggi nei Suoi confronti, offrendomi la Sua amicizia. In questi brevi anni, abbiamo fatto conoscenza reciproca, forse sarebbe meglio dire che io ho fatto esperienza di Lui, ho compreso che il Suo amore per me va al di là di ogni mia miseria; l’importante è credere che Lui è.

Al Signore per questo giorno speciale ho chiesto

qualcosa, dei doni che spero Egli mi concederà. Spero anche passato il tempo dell’euforia spirituale: il Signore mi custodisca nella fedeltà a quello che io gli ho promesso all’altare�

Vivere i voti nel mondo non è facile; siamo come in pieno teatro di guerra, dove dietro ogni porta o finestra può trovarsi un pericolo mortale per la tua anima� Ma è qui che il Signore per ora mi chiama a vivere e testimoniare con la mia vita il Suo amore; mi protegga Lui, mi difenda Lui soprattutto da me stesso, che non abbia mai a troppo compiacermi della mondanità�

Carissimo, maggiormente mi affido alle tue preghiere e alla tua paterna guida�

Per quanto riguarda il digiuno il mercoledì e venerdì, mi sembra che quando ne abbiamo parlato, ho fatto prevalere troppo la mia volontà, per cui voglio docilmente rimettermi a quello che tu vorrai che io faccia a riguardo� Devo imparare ad essere più umile e docile: che il Signore mi aiuti a spogliarmi di me stesso e rivestirmi di Lui, della Sua umiltà e docilità�

Un abbraccio fraterno in Cristo�NN

«Se sei in estasi e tuo fratello ha bisogno di una tisana, lascia la tua estasi e portagli la tisana. Il Dio che lasci è meno sicuro del Dio che trovi».

Jan Ruysbroeck

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Riceviamo questa lettera da un aspirante di Ivrea (Famiglia Piemontese). È una riflessione sulla parola “Seguimi”

SEGuIMI!

Il concetto centrale attorno al quale a me sembra ruotare tutta l’etica cristiana, cioè l’insieme delle norme che regolano il comportamento dei discepoli di Cristo, è sintetizzato in questo unico verbo “Seguimi” che Gesù pronuncia in presenza di Pietro (Gv 21, 19), di Levi, l’esattore delle tasse (Lc 5, 27; Mt 9, 9), del giovane ricco (Lc 18, 22; Mc 10, 21; Mt 19, 21) e di un discepolo rimasto anonimo (Mt 8, 22)�

Gesù, il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità, cioè Dio stesso («Chi ha visto me ha visto il Padre», Gv 14, 9), non ci chiede di andare, di affrontare da soli il peso e i rischi dell’apostolato, dei nostri progetti pastorali: ci chiede di seguirlo, di metterci alla Sua sequela, direbbe Bonhoeffer, perché là dove noi veniamo mandati a compiere la nostra missione, a svolgere il nostro ministero battesimale o pastorale, prima di noi c’è già Lui che ci attende e che ha promesso di rimanere con ciascuno e ciascuna di noi tutti i giorni per sempre, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20)�

Quanto è rassicurante e quanto è diverso questo invito di Gesù da tutte le altre richieste, ordini, obblighi che ciascuno e ciascuna di noi riceve nella propria vita dalle diverse istituzioni del mondo (dalla famiglia, dalla scuola, dall’azienda, dal governo, talvolta anche dalla Chiesa, etc.): Dio non ci chiede nulla, Dio dona o meglio, si dona totalmente a noi, come insegna anche Ermes Ronchi� A noi viene chiesto soltanto di seguirlo� Certo questa decisione comporta il nostro libero “fiat”, la nostra libera e consapevole disponibilità

a mettere nelle Sue mani i nostri “cinque pani e due pesci”, cioè le nostre limitate forze, le nostre povere capacità umane e questa decisione può talvolta essere faticosa perché siamo tentati di pensare che il Signore, in quei momenti, ci stia chiedendo troppo, che stia esigendo da noi più di quanto siamo in grado di dare�

Però, se noi riusciamo a comprendere il significato teologico di questa piccola ma enorme parola detta da Gesù - “Seguimi” -, allora tutto cambia perché ci accorgiamo di non essere soli ad affrontare le fatiche, le incertezze, le difficoltà del nostro ministero sia quello dei laici, come dei consacrati o dei presbiteri.

Non siamo soli perché là dove veniamo chiamati da Cristo ad essere presenti e ad operare, Lui ci ha già preceduti, è lì che ci attende perché, come dice Divo Barsotti, Dio agisce nella storia attraverso di noi, non perché ci vuole sovraccaricare di pesi («il mio giogo è leggero», Mt 11, 29-30) ma, al contrario, perché paradossalmente Lui ha bisogno anche di noi, del nostro piccolo e insignificante ma prezioso contributo, per far progredire il Suo progetto di redenzione del mondo, anzi del cosmo, come dice la teologa ortodossa E. Theokritoff.

Grazie Signore, Maranàtha, continua a venire, a bussare anche alla mia porta e perdonami quando con la mia limitata intelligenza non riesco a capire la Tua Parola e mi assale la tentazione di allontanarmi da Te e di rinnegarti come Pietro nel cortile del sinedrio.

Mario zannini

«Oggi l’umanità si è staccata da Dio e, del resto, anche quelli che frequentano la Chiesa non si rendono conto della grandezza dell’atto liturgico a cui assistono. Dio ci dà la salvezza non mediante la potenza, ma l’annientamento: il Mistero della Croce. Per questo, non dobbiamo aspettare, nel senso umano, un trionfo della Chiesa: sono i pochi che salvano i molti e li salvano attraverso l’umiltà di un lavoro sconosciuto, che non ha gli splendori umani».

Divo Barsotti - Adunanza del 14 dicembre 1947

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DA BOGOTÀ

Carissimi,vi mando una mia fotografia in cui si vede il mio ottavo mese di

gravidanza! Grazie alle preghiere di tutti, nostro Signore è stato misericordioso con me e nonostante sia stata classificata come una gravidanza “ad alto rischio”, sta andando molto bene. Qui vi mando una foto con Jaime e Celeste, ancora nella pancia! Il bambino cresce sano e bene, si muove molto e Jaime e io siamo molto felici, e nonni e zii pure! Trovo questo incredibile, sentire come si muove… Quando arriveranno qui p. Ireneo e p. Paolo sarò una mamma a tutti gli effetti! Dio ha voluto inviare questo dono in questo momento e non ci abbandonerà� Solo pochi giorni fa, abbiamo avuto un lutto in casa, un parente da parte della mamma; ella rimane serena, ha fiducia nella misericordia di Dio e aiuta anche la nostra pace nell’attesa del suo primo nipote�

I miei genitori stanno bene. Sono stati in Giappone da mio fratello Luis ed è andato tutto bene. Gli altri miei fratelli stanno bene, grazie a Dio�

Un abbraccio. Dio vi benedica e saluti a tutti.Angela Manrique (Bogotà)

COTONOU - 25 SETTEMBRE 2014

In occasione della festa liturgica di San Sergio di Radonez, la Delegazione del Sud del Benin si è riunita nella cappella del centro di accoglienza di santa Anuarita a Calavi per celebrare tre eventi.

Oltre a rendere grazie a Dio per il tesoro che offre alla nostra comunità attraverso la vita di S. Sergio di Radonez, eravamo riuniti insieme per offrire a Dio la richiesta dell’apertura della causa di beatificazione del Padre fondatore che si è tenuta nel pomeriggio di quel giovedì a Firenze�

Allo stesso tempo accoglievamo tra di noi un nuovo membro, Carmelle hounkanrin, che ha fatto la sua consacrazione.

La Messa è stata celebrata dal padre Antoine Metin. La celebrazione è stata molto semplice ma ricca di significato e di intenzioni di preghiera�

Carmelle hounkanrin è la moglie del nostro Delegato. Era entrata in aspirantato il 23 settembre 2012 in occasione della celebrazione del loro matrimonio da parte di padre Bernardo�

Grégoire Adimou

“Ogni volta che contempliamo ciò che è proibito, il nostro Signore ci tocca teneramente e chiama gentilmente dicendo all’anima nostra: “dimentica questo capriccio. Volgiti a me. Ti basto. Rallegrati nel tuo Salvatore e nella tua salvezza”.

Giuliana di Norwich dal “Libro delle Rivelazioni”

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Ci hanno preceduto nella casa del Padre

Benedetta Guandalini in CoppiniDi Bologna. Nata il 13 ottobre 1927, consacrata il 24 aprile 1988, deceduta il 30 settembre 2014.

Cara Benedetta,ieri sera ho ricevuto la notizia della tua dipartita

e stamattina riaffiorano in me tanti ricordi. Quando da aspirante cominciai a frequentare il gruppo di san Domenico a casa di Elena Sibani, c’eri anche tu insieme a Lamberto� Mi ha sempre colpito la tua gentilezza e delicatezza, elegante nella semplicità, e l’amore che vi univa. Ricordi? Quando a volte durante l’incontro capitava qualche discorso che lo faceva “infiammare”, bastava un tuo sguardo e lui subito si “spegneva”; o quando durante la preghiera del vespro aveva qualche incarico che lo faceva agitare, tu lo rassicuravi e lo aiutavi. Eri con lui moglie e mamma� Poi nel 2000, il Signore è venuto a prenderlo e tu hai dato una bella

testimonianza nell’accettare la volontà di Dio con tanta dignità cristiana. In questi ultimi anni il gruppo san Domenico è venuto a casa tua e, nonostante la tua salute, ci hai accolto con tanto amore, anche se capivamo che ultimamente vivevi già nella Realtà Vera. Quando, per esempio, ci salutavamo ci dicevi: «Adesso arriva mio marito». Noi ci guardavamo e non capivamo� Oppure quel giorno che sul tavolo c’era il libro Storia di un’anima di santa Teresa di Gesù Bambino e ci hai domandato se lo conoscevamo, dicendoci che per te era stato un libro importante per il cammino spirituale�

“Guarda caso”… oggi è il primo ottobre, memoria di santa Teresina e tu sei partita proprio ieri. Stamattina pregando, ho visto che anche questa santa morì il 30 settembre. Coincidenza? C’è una frase di don Divo che dice: «I vivi non vanno in cerca dei morti, ma sono piuttosto i morti spesso che rimangono vicino ai vivi, vivono anzi con loro» (Nella santa Russia. Diario di un viaggio)�

Ora a noi fratelli e sorelle piace credere che Lamberto e santa Teresina siano venuti a prenderti per portarti con loro nella vita eterna… dove speriamo di rincontrarci un giorno�

Carissima sorella, ti salutiamo con affetto e sarai sempre presente tra noi e grazie per quello che ci hai dato�

Marilena Falchieri (e gruppo san Domenico)�

IN RICORDO DI MARTA MARANGhI (FIRENZE)

Marta, una sorella, una donna semplice, umile, sensibile, amabile con tutti ma soprattutto una persona di grande fede� Ogni azione era protesa al Signore, a Dio che amava incondizionatamente portando con sé tutti i fratelli.

La sua vita è stata un susseguirsi di difficoltà, una vita piena di dolori, ma Marta era sempre serena e sorridente. L’avevo conosciuta appena entrata in Comunità con mio marito; mi sentii subito vicina a lei per il suo modo semplice ma anche forte di trasmettere l’amore di Dio.

La trovavamo spesso in compagnia di Rita, altra sorella piena di fede che ti coinvolgeva. Ora speriamo che si siano ritrovate dove il Signore dona grazia e amore�

Non si perdono coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.

Rosanna, gruppo Re Davide (Pontassieve FI)

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ANNIVERSARIO DEI DEFUNTIA Lodi e Vespri dopo l’ultima invocazione si aggiunga:Lett. “Signore, ti raccomandiamo il nostro fratello (la nostra sorella) ... che in questo giorno hai chiamato a te da questa vita ...ASS. Donagli/le la tua pace e fallo/a partecipe della gloria della Tua resurrezione”.

Dicembre 2014

1 Giuseppina Boschetti + 1977 Napoli02 Elena Giannini + 2002 Santa Caterina Iònica CZ Flora Sequino + 2009 Napoli03 Pia Bracco + 1994 Firenze

4 Edera Puviani + 2003 Miràndola MO05 Giovanna Ferrarini + 1996 Spilamberto MO Caterina Avolietto + 2005 Napoli

6 Mario Napolitano + 1989 Marigliano NA Antonio Milani + 2005 Bologna Maria Pia Frascaroli + 2010 Modena Primerose Theresa Fernando + 2011 Negombo (Sri Lanka)08 Giuseppina La Rosa + 1986 Palermo

9 Maria Luisa Cesco Frare + 2003 S. Pietro di Cadóre BL10 Gianpaolo Braga + 2010 Padova11 Attilio Pomella + 2007 Treviso Laura Lanzieri (ved. Danesi) + 2013 Firenze12 Vittoria Ogliengo + 1986 Biella13 Caterina Calvosa + 1976 Napoli Bianca Botta + 2006 Brescia14 Assunta Vito in Celentano + 2013 Napoli16 Livia Saladino + 1987 Palermo Consiglia Tulumello + 1991 Palermo Antonina Bitetti + 2000 Bologna

17 Erminia Bellotto + 1975 Venezia Paolina Fili + 1978 Zocca MO Gaetano Maiorana + 2008 Ragusa19 Elisa Uzielli + 1976 Firenze Teresa Ferroni + 1993 Firenze Caterina Aiello + 2005 Bagherìa PA20 Maria Rizzo + 1995 Érice TP Giuseppina Imborgia + 2005 Palermo21 Concetta Calabrò + 2005 Floridia SR22 Antonietta Linardi + 2002 Napoli don Costante Bianchi + 2013 Firenze Santina Pireddu + 2013 Monserrato (CA)23 Rosa Novara + 1978 Siracusa26 Mafalda Baldini + 1996 Napoli27 Anna Improta + 2013 Torino28 Caterina Viola + 1994 Palermo Regina Boldrìn + 1997 Padova Bianca Cangiano + 2002 Firenze Francesco Daquino + 2008 Solarino SR29 Margherita Bianchi + 1984 Firenze Leonardo Ciulla + 1986 Siracusa30 p. Giovanni D’Ambrosi + 1968 Venezia Nannina Fossi + 1991 Firenze Nazzarena Nannini + 2002 Spilamberto MO Ornella Cajumi + 2006 Motta sul Secchia MO31 Floriana Massei + 1999 Vada LI

Agosto 2014. Foto durante gli esercizi spirituali a Verbania, sul lago Maggiore. Masino e Catterina (non è un errore di stampa: si chiama Catterina con due “t”), di Bra (Cuneo) e Carla di Piobesi Torinese. Con loro, una delle suore che presta il suo servizio nella casa di esercizi.

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i saNti PatrONi Dei GrUPPi

Dicembre 2014

Nella preghiera litanica si aggiunga, nel giorno relativo:Per i nostri fratelli del gruppo di ... dedicato a San ..., perchè per sua intercessione siano un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà e nell’amore, preghiamo...

1 B. Charles de Foucauld (Milano)2 San Cromazio d’Aquileia (Udine)3 B. Giovanni Ruysbroeck (Palermo) B. Nepomuceno de Tschiderer (Bolzano)5 B. Niccolò Stenone (Livorno)6 S. Nicola di Bari (Santo Spirito BA e Bomporto MO)7 S. Ambrogio (Milano)8 B. Vergine Immacolata (Augusta SR)11 Serva di Dio Genoveffa De Troia (Foggia)12 N. Signora di Guadalupe (Bolzano e Melbourne – AUSTRALIA)

13 S. Lucia (Siracusa)14 S. Giovanni della Croce (Viareggio LU)17 S. Lazzaro (Bologna)24 B. Bartolomeo Maria Dal Monte (Bologna)26 S. Stefano (Milano)27 S. Giovanni Evangelista (Firenze)28 SS. Martiri Innocenti (Milano) S. Caterina Volpicelli (Napoli)29 Santo re Davide (Firenze)

B. Charles de Foucauld B. Bartolomeo Maria Dal Monte

N. Signora di Guadalupe

La Casa Madre e le altre case della Comunità dei figli di Dio

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Casa San Sergio 055.697778via Crocifissalto, 2 [email protected] settiGNaNO (Fi)

Casa Madonna del Sasso 055.8300162santuario Madonna del sasso [email protected] santa Brigida (Fi)

Casa San Gregorio 015.511084via per Chiavazza, 30 [email protected] vigliano Biellese (Bi)

Casa Mater Misericordiae 015.811305via per Chiavazza, 30 [email protected] vigliano Biellese (Bi)

Casa Santa Maria Delle Grazie 055.8072924santuario Madonna di Pietracupavia Pietracupa, 2150028 san Donato in Poggio (Fi)

Casa Sant’Agostino di Canterbury 0061.3.58286473Catholic Presbitery [email protected] saddleback roadDookie 3646 - victoria - australia

Casa della Trasfigurazione 055.697101via rossellino, 750135 settignano (Fi)

Casa San Benedetto 06.37350711via Monte asolone, 800195 roma

Casa “Divo Barsotti”via tevere, 1209040 Guamaggiore (Ca)

Casa Opera Ritirivia Maffei, 74 (Fi)tel. 320.3409034

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Dicembre 2014

NOtiZiariO Comunità dei figli di...

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