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Corso di Studi in Graphic Design Note grafiche dal carattere al segno, dal segno al suono Anno Accademico 2008-2009 Azienda Partner: Officina Ancona Musica Relatore: Piero Guerriero Tesi progettuale di: Luna Cardilli

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parte di una tesi sperimentale sui caratteri tipografici: qual è l'approccio alla scelta tipografica da parte di chi non è grafico professionista? il carattere tipografico in sé, è già portatore di senso al di là del significato linguistico che veicola? una ricerca statistica e poi una proposta: tradurre i risultati in musica... il video è disponibile al sito www.lunamargherita.com

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Corso di Studi in Graphic Design

Note grafichedal carattere al segno, dal segno al suono

Anno Accademico 2008-2009

Azienda Partner: Officina Ancona Musica

Relatore: Piero Guerriero Tesi progettuale di: Luna Cardilli

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grazie a

le centinaia di persone che hanno partecipato al questionario, bruno e nirvana, la mia famiglia, nonno che sapeva che non aver studiato costituisse un handicap, valentina, mariano, foggia, internet,

federica, rughino, le francesche e i loro figli, i docenti che nella vita mi hanno fatto amare ed assapo-rare il sapere con curiosità, le balorde e il loro buon esempio, gutenberg ed i cinesi che hanno reso pos-

sibile tutto ciò, l’infinito mondo pensabile.

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INDICE

IntroduzioneObiettiviQuestionarioI caratteriMetodoElaborazione dei dati in musicaRisultatiConclusioniBibliografia

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INTRODUZIONEDurante gli anni passati a studiare grafica, il mio concetto di “corretto”, di “giusto”, di “funzionale” è profon-damente cambiato, maturando di esperienza in esperienza.Quello che inizialmente passava in sordina al mio sguardo, è poi diventato centrale nell’osservazione: un capovolgimento gerarchico dovuto all’approfondimento delle discipline che studiano la fruizione e la pro-duzione dei prodotti visivi.Non che prima non osservassi, ma non avevo ancora gli strumenti necessari (se non l’istinto e il senso del gusto) per distinguere un buon prodotto grafico da uno più scadente. Anche se il giudizio, purtroppo, vive di vita propria rispetto alla conoscenza, non avrei saputo argomentare le motivazioni delle mie preferenze basate, appunto, più sull’istinto che sulla ragione.

Esistono regole nel mondo della grafica, che permettono a chi ci lavora di capire immediatamente se un progetto ha valore, oppure se il valore è potenziale ma va aggiustato, o addirittura se il lavoro è da cestinare; queste regole, soggette all’evoluzione delle tendenze, possono essere infrante solo con cognizione di causa e probabilmente dopo aver sperimentato le strade già battute.

Troppo spesso, invece, la grafica viene esplorata senza i giusti strumenti e capita che le produzioni siano dis-armoniche o proprio sbagliate. Solo chi conosce la materia può razionalmente accorgersi della qualità del lavoro che ha di fronte.

E così la grafica, la buona grafica, rischia di diventare una nicchia per pochi che parlano solo tra di loro una propria lingua. Questo non può più succedere, perché il grafico non è un artista ma un comunicatore che si serve di canali visivi per raggiungere uno scopo.La grafica è di tutti e per tutti: così come per il pittore l’ambiente naturale è il museo, per il grafico lo è la strada con i suoi manifesti, la pagina del quotidiano, il banner in città, la pagina web...

Qualsiasi passante dovrebbe poter capire se sta osservando un buon lavoro grafico, o se si trova davanti ad un’accozzaglia di colori, forme e caratteri.La buona grafica è rigore.La buona grafica ha una ragione per ogni segno, presente o assente che sia: niente è lì a caso. Come un’architettura in cui ogni peso regge un altro, ogni vuoto corrisponde ad un pieno.Anche il caos, deve avere una sua ragione di esistere.Tutto può essere ammesso nella grafica, basta che abbia una ragione: questa può essere estetica, funzionale, semiotica... l’importante è che niente sia affidato al caso, nemmeno il caso stesso.Ogni scelta ne esclude un’altra ed è importante che tutto poi converga nella meta: il prodotto finito.

Il baratro che esiste tra chi produce grafica e chi la vive passivamente va colmato per molteplici ragioni: la grafica è nella vita di tutti, ed è importante che chi è interessato abbia gli strumenti necessari a decodifi-

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carla; poi, se più persone iniziassero a comprendere meglio la differenza di qualità dei prodotti, si giungerebbe ad una selezione naturale che vedrebbe vincitrice la buona grafica. I clienti stessi saprebbero affidarsi meglio al grafico, se avessero le competenze per decifrare la qualità dei prodotti.

Questo non significa che tutti i guidatori debbano per forza saper fare i meccanici, ma conoscere le regole del codice della strada, sì!

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OBIETTIVICome può un grafico cercare di comunicare correttamente un messaggio, se il destinatario non usa lo stesso codice?

Il mio obiettivo è quindi capire come viene vista la grafica da chi non fa parte del settore, con l’invito a passare per un momento dalla parte di chi la grafica la fa; spero così di gettare un seme la cui maturazione potrebbe portare all’accrescimento dello spirito critico nei confronti dei prodotti visivi.

Più specificatamente, voglio capire se i caratteri, i segni, hanno già in sé un significato al di là della pa-rola che inevitabilmente veicolano linguisticamente.Queste conoscenze, potrebbero essere usate per impostare il tono delle comunicazione, scegliendo accurata-mente quali segni utilizzare.

Ho così immaginato uno dei momenti tipici di un grafico, quello della scelta del font, il carattere.L’osservatore passivo non si rende conto dell’ampiezza di scelte a disposizione, probabilmente osserva il pro-dotto finito e non immagina come altro potrebbe essere.Il grafico sa invece che ogni carattere ha una sua specificità e comunica qualcosa di particolare, al di là del messaggio verbale che veicola.Cosa comunica, invece, un carattere a chi non ne conosce la storia e le applicazioni? Come si pone di fronte alla scelta di un carattere, chi non è contaminato dagli anni di studio e di lavoro?Il significante, quale significato trasporta?Va ricordato che caratteri tipografici, in quanto segni, hanno due diversi ruoli: uno funzionale, connesso alla leggibilità, ed uno estetico e semantico che ha il potere di evocare nel fruitore determinate risposte emozionali e cognitive.1

Esiste poco ancora in letteratura, ci sono alcuni studi portati avanti negli Stati Uniti e in Inghilterra che riguardano proprio la comunicazione del segno tipografico in sé, prima ancora del significato linguistico ad esso associato.Ad esempio nel 2005 Peacock, durante la sua trasmissione radio della BBC “From Arial to wide latin”, parla di come i caratteri sono stati divisi in maschili e femminili a seconda delle loro linee: i font bold, extrabold come maschili; i caratteri graziati, light, come femminili.È la capacità di un carattere di connotare significato oltre quello primario che è linguisticamente veicolato dalle parole.2

Nasce così l’idea di un questionario in cui chiedo proprio di scegliere tra 6 caratteri, per 4 parole.

Considerando che l’informazione produce rumore e che siamo circondati e bombardati da una miriade di informazioni, ho deciso di traslare i risultati ottenuti in musica.

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Per fare questo, ho stabilito un metodo che consentisse di far suonare i risultati stessi delle persone, evitando quindi qualsiasi tipo di controllo sul prodotto finale.

Ne è nato un rumore, sono i caratteri stessi che hanno voce e sono le scelte delle persone a stabilire la potenza di queste voci.

«Lo scambio libero e senza alcun ostacolo dell’informazioneè un elemento essenziale delle nostre libertà fondamentalie deve essere sostenuto in ogni circostanza.

[...] Più si produce informazione,e più si crea un caossfociante sempre più in rumore.»

(cit. Lee Felsenstein - Cyberpunk. Antologia di testi politici, 1990)

1= (B.Bartram, The perception of semantic quality in type: differences between designers and non designers - Information Design Journal, 1982)2= (Lewis & Walker, Typgraphic influences on reading - British Journal of Psychology, 1989)

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IL QUESTIONARIOIl questionario consiste nello scegliere con quale carattere scrivere diverse parole.

La scelta di quali parole proporre, ha avuto un peso significativo nell’esito del questionario: ogni parola evoca un concetto, ogni significato attiva le nostre aree esperienziali di nozioni, sentimenti, ricordi.Ho indirizzato la mia scelta verso due parole inequivocabili, come “morte” e “pace”: questo ha dato pos-sibilità di attingere all’immaginario tetro, lugubre, triste e anche all’immaginario idilliaco, pacifico, sereno. Le persone si sono trovate davanti a due tipi di sollecitazioni opposte.La parola “neutralità”, è stata scelta perché sentivo il bisogno di proporre una sorta di via di mezzo tra “morte” e “pace”.A questo punto il rischio era quello di proporre una scaletta del tipo “buono - neutro - cattivo” che avrebbe rischiato di creare confusione ai fini della ricerca. Per questo entra in gioco una quarta parola, “fame”, che è difficilmente collocabile in quanto è più un contenitore vuoto, a livello semantico, che si riempie significato di chi osserva. Nel questionario, “fame” è una sorta di parola specchio: può significare “ho una gran fame, mangiamo insieme?” così come “popoli interi muoiono di fame” e così via.

A questo punto, va presa in considerazione la vastità di caratteri tipografici esistenti.Ho iniziato dividendoli per famiglie, arrivando alla conclusione di dover utilizzare dei caratteri graziati, dei bastone e dei calligrafici.

Così come gli esperimenti vanno eseguiti in laboratori asettici, era necessario che il questionario avesse meno contaminazioni possibili: non bastava specificare l’impossibilità di sbagliare, data la mancanza di risposte assolute. Era necessario non indurre ad una risposta piuttosto che ad un’altra.Per evitare questo, ad esempio, ho scritto a mano le direttive per la compilazione del questionario: la grafia, invece che un carattere.

Uno dei rischi possibili era che per una parola come “morte” si usasse automaticamente un carattere austero e storico come un graziato, e che invece per una parola come “pace” si usasse un calligrafico. Possono essere risposte giuste, ma devono essere dettate da delle ragioni specifiche, e non indotte.Per questo il numero di caratteri proposto è stato superiore al numero di parole presenti, per far sì che fosse indispensabile scegliere e quindi licenziare un carattere rispetto ad un altro. Era anche pos-sibile, perché no, scegliere sempre lo stesso carattere, ma mai tutti quanti.

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I CARATTERILa scelta è stata orientata verso sei caratteri: il Garamond ed il Bodoni per i graziati, l’Helvetica Neue Ultralight ed il Futura per i bastone, il Mistral ed il Comic per i calligrafici.

È importante conoscere le caratteristiche di ogni carattere, perché ognuno nasconde in sé una storia, spesso secolare, che è svelata dalle sue linee.

Il Garamond è un carattere che nasce nel 1520 dal genio di Jean Claude Garamond, incisore, disegnatore e fonditore di caratteri. Deriva dal Bembo disegnato da Griffo per Aldo Manuzio, e non dai calligrafi con-temporanei, come si usava all’epoca. Viene definito chiaro e aperto e acquista in leggibilità rispetto ai suoi predecessori.J.C. Garamond contribuì al disuso del gotico in Germania.

Il Bodoni, carattere definito neoclassico, arriva dopo i caratteri di transizione (come il Baskerville): i carat-teri, cioè, che segnano il passaggio dagli storici di Manuzio e Garamond, fino al Bodoni stesso e al Didot. Vengono così abbandonati i gusti ed i capricci dei secoli precedenti, per tornare a forme classiche e armoni-ose.Bodoni veniva definito il “principe dei tipografi”, lavorò per la Stamperia Ducale di Parma e per la Tipografia Poliglotta Vaticana.Verso la fine della sua carriera, Gianbattista Bodoni, maturo, affida al solo elemento tipografico il potere co-municativo delle pagine, raggiungendo la perfezione nei frontespizi. Si parla addirittura di architettura bodo-

niana, è lui stesso a dire che «perché il carattere faccia di sé bella mostra e campeggi bene sulle pagine, è d’uopo che sianvi diligentemente schierati, in rette uguaglissime linee, non folte, né - in proporzione all’altezza loro - troppo rare, lasciando in ciascuna linea, una fra squadra e squadra, tra parola e pa-

rola, distanze uguali ove non si frammenta alcuno dei vari segni che alle lettere sono aggiunti». L’Helvetica risale al 1957, data in cui venne venduto alla Stempel. Esisteva già nel 1951, ma con il nome di Neue Haas Grotesk. Fu successivamente venduto alla Lynotype che ne produsse numerose varianti.L’Helvetica è nato negli anni del dopoguerra, quando era esorbitante la richiesta di un carattere bastone che potesse essere declinato alle più svariate applicazioni. Lo scopo era quello di creare un font che non avesse nelle sue linee un significato intrinseco, ma che lasciasse l’espressione al messaggio linguistico.Infatti, basta girare un po’ per qualsiasi città ed accorgersi che l’Helvetica è utilizzato ovunque. Il successo è dovuto anche alla funzionalità delle sue linee che permette di farlo continuare a vivere nel corso dei decenni, senza invecchiare.Nel questionario, ho utilizzato la variante Ultralight dell’Helvetica Neue.

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Il Futura è stato pubblicato dalla Bauer nel 1927, disegnato da Paul Renner.La particolarità del Futura è che tutti i segni nascono da forme geometriche elementari come il cerchio, il triangolo e il quadrato. La storia racconta che il Futura fu giudicato bolscevico da Hitler dopo la presentazi-one alla V Triennale di Milano; fu per questo che il III Reich non utilizzò mai questo carattere, che però trovò fortuna tra i grafici che lo utilizzarono anche per la produzione di testi, nonostante non fosse un graziato (rischiando quindi di compromettere la leggibilità).Il Futura appartiene al gruppo dei lineari geometrici segue lo slogan razionalista “la funzione crea la forma”, esprimendo contemporaneamente anche il senso classico della proporzione tra la forma delle lettere e la spaziatura.Rennen si allontanò dal decorativismo, eliminando dal carattere gli elementi non essenziali. Questo era do-vuto alla sua vicinanza al Bauhaus e al loro credo che il contenuto di un testo debba dettare il design e la forma del prodotto, e che quella forma, inclusa la tipografia, dovrebbe esprimere significato tanto quanto il testo verbale.3

Il Mistral, 1953, si distingue dagli altri calligrafici, per la particolarità delle sue minuscole: sono progettate in modo tale che ognuna si leghi all’altra, imitando così la grafia a mano. Le lettere poggiano in modo ap-parentemente casuale: sono stati necessari diversi esami approfonditi per definire per definire il ritmo dei tratti e le varie combinazioni possibili.

Il Comic in casa Microsoft nel1994, ispirato allo stile dei fumetti; l’intento era quello di creare un font da utilizzare nelle interfacce per bambini. Il Comic è oggetto di critiche da parte di molti designer, per via dell’utilizzo improprio che spesso se ne fa: scrivere titoli o documenti con questo carattere non può che con-siderarsi errore.Esistono anche dei siti come bancomicsans.it in cui si cerca di sensibilizzare il pubblico ed invitarlo ad evitare questo font.

3= (Brumberger, The retoric of typography: the person of typeface and text - 2003)

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METODOPer raggiungere il maggior numero di persone, ho sfruttato la capillarità di cui si dispone attraverso internet: grazie il passaparola via email e Facebook, sono arrivate risposte da diverse tipologie di persone.Per evitare di ricevere risposte dal mio primo grado di conoscenze, ho infatti invitato i miei contatti ad inol-trare il questionario, in modo da avere un riscontro più variegato possibile.Oltre a scegliere i caratteri per ogni parola, per partecipare al questionario era necessario indicare il sesso, l’età e la città di appartenenza, in modo da poter avere un quadro più dettagliato.Per evitare “inquinamenti”, sono state prese in considerazione solo le risposte ricevute da chi è esterno alla grafica.Le risposte dei grafici, sono state analizzate separatamente.

I risultati ottenuti, sono stati così divisi in 8 categorie:

- donne con meno di 35 anni del centro-nord- donne con meno di 35 anni del centro-sud- donne con più di 35 anni del centro-nord- donne con più di 35 anni del centro-sud- uomini con meno di 35 anni del centro-nord- uomini con meno di 35 anni del centro-sud- uomini con più di 35 anni del centro-nord- uomini con più di 35 anni del centro-sud

Purtroppo il numero di risposte non non è stato abbastanza elevato da poter prendere in considerazione tutte le sotto-categorie; se però ci si avvale delldivisione donne e uomini, tralasciando età e provenienza, si notano delle particolarità impressionanti che verranno affrontate nel capitolo “Risultati”.

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ELABORAZIONE dei DATI in MUSICAUna volta calcolati i risultati e le percentuali, divisi a seconda del sesso, è stato necessario progettare il metodo di elaborazione dei dati per far sì che dalla grafica nascesse un altro tipo di comunicazione: la musica.

Così è nata l’idea di associare l’alfabeto alle note musicali, seguendo il fatto che le 21 lettere dell’alfabeto corrispondono a 3 ottave.In questo modo la lettera “A” corrisponde al “Do” della prima ottava, la “B” al “Re”, la “C” al “Mi” e così via.La scelta è stata arbitraria perché non esiste un nesso diretto tra musica e altri codici, perché la musica è asemantica. Lavorando però con le parole, con i caratteri e con le lettere, non si può ignorare la corrispon-denza tra l’alfabeto e le ottave.

Con questo metodo, la parola “morte” corrisponde a:

Fa+1 La+1 Re+2 Fa+2 Sol

la parola “neutralità” corrisponde a:

Sol+1 Sol Sol+2 Fa+2 Re+2 Do Mi+1 Re+1 Fa+2 Do

la parola “fame” corrisponde a:

La Do Fa+1 Sol

la parola “pace” corrisponde a:

Si+1 Do Mi Sol

♩ ♩♩

♩ ♩ ♩

♩ ♩ ♩♩ ♩ ♩

♩ ♩

♩𝄞

𝄞 𝄞

𝄞

𝄞

𝄢

𝄢

𝄢

𝄢 𝄢

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A questo punto è possibile musicare una parola.

Così come un Garamond ha un peso, un respiro ed una personalità diversa da un Comic, così il suono di un pianoforte ha una specificità completamente differente da una balalaika. è stato quindi necessario associare ogni carattere ad un suono: per fare questo, ho preso in considerazione la storia del carattere, il periodo in cui è nato e la forma delle sue linee.

Quella che chiamiamo “armonia” in musica, esiste anche nei caratteri: i bianchi ed i neri possono essere il corrispettivo delle note, la proporzione tra le ascendenti e le discendenti può essere l’ampiezza tonale, le spa-ziature il ritmo, il peso del carattere può corrispondere alla gravità del suono.Grafica e musica possono essere fortemente interconnesse, perché entrambe fanno riferimento alla matemat-ica, all’armonia, al respiro, ai pieni e ai vuoti ed hanno un ritmo.Per questo un carattere come l’Helvetica Neue avrà sicuramente un peso sonoro diverso da un Futura.

Dopo aver distribuito le lettere nelle ottave e aver associato un suono ad ogni carattere, posso iniziare a costruire il mio “rumore”.Per fare questo, prendo in considerazione le risposte al questionario, ad esempio:

MORTEfutura 71 votigaramond 49 votimistral 46 votibodoni 44 votihelvetica 28 voticomic 19 voti

Attingendo ai risultati, per la parola morte avrò 71 volte il suono associato al Futura declinato in “Fa+1 La+1 Re+2 Fa+2 Sol”, contemporaneamente 49 volte le stesse note però con lo strumento associato al Ga-ramond, 46 volte con il suono legato al Mistral, 44 col Bodoni e così via.

Per far sì che tutto suoni contemporaneamente, verrà data priorità al carattere che ha ricevuto il più alto numero di voti: sarà quello il valore da cui si ricaverà la durata del brano.Gli altri caratteri, aventi un numero minore di giri, verranno allungati nel tempo e diluiti con delle pause per far sì che occupino lo stesso tempo del carattere più votato (in questo caso il Futura, con 71 voti, cioè giri).Significa che nello stesso lasso di tempo che il giro impiega a ripetersi 71 volte con il suono associato al Fu-tura, lo stesso giro con il suono associato al Comic dovrà ripetersi 19 volte e così via per tutti i sei caratteri scelti.

A questo punto, il risultato è imprevedibile: dipende tutto dalle preferenze di chi ha partecipato al ques-tionario.

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RISULTATISono arrivate risposte da 257 persone, di cui 173 donne e 84 uomini.È arrivata risposta anche da 50 grafici (26 donne e 24 uomini), che ho analizzato separatamente .Analizziamo singolarmente le preferenze in percentuale:

MORTE:

Si nota immediatamente che sia per gli uomini che per le donne, il Comic è un carattere da evitare se si parla di morte.Ai fini della mia ricerca, è importante ricordare che in inglese la parola “comic” significa “fumetto” e non comico; tuttavia, le persone sottoposte al questionario non erano a conoscenza dei nomi dei caratteri.

Forse come specchio della solitudine dell’uomo di fronte alla morte, non troviamo altri pattern nei risul-tati: anzi, nei risultati si alternano bastoni, graziati e calligrafici.

È interessante notare che la classifica generale non rispecchia affatto quella degli uomini, il 29% dei quali preferisce il graziato Garamond mentre lo stesso è ben quarto nella classifica delle donne.Così per il Bodoni, al quarto posto in classifica generale ma al secondo per le donne; penultimo per gli uo-mini. È proprio il Bodoni invece a vincere per quanto riguardai grafici, con un 44%; per il resto le scelte sono simili con il Garamond al secondo posto, il Futura prima vincitore è relegato al terzo, seguito da Mistral, Helvetica e Comic: è ormai assodato che quest’ultimo per la parola “morte” non va proprio utilizzato.

TOTALE

futuragaramondmistralbodonihelveticacomic

28%19%18%17%11%7%

34%18%17%14%10%7%

DONNE

futurabodonimistralgaramondhelveticacomic

29%21%14%14%14%8%

UOMINI

garamondmistralhelveticafuturabodonicomic

44%20%18%8%8%2%

GRAFICI

bodonigaramondfuturamistralhelveticacomic

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NEUTRALITÀ:

Un plebiscito per l’Helvetica, preferito per il 43% dei votanti con uno stacco del quasi 30% dal Bodoni.Per entrambi i sessi, i caratteri calligrafici non si addicono molto al concetto di neutralità, andando così a coprire gli ultimi due posti. Bodoni e Garamond a parimerito per le donne, un 7% a favore del primo per gli uomini. Le donne indirizzano le proprie scelte comunque tra caratteri bastone, mentre gli uomini relegano il Futura al quarto posto con un misero 11%.

Stessa classifica per i grafici, che però danno più fiducia al Mistral con un 6% che al Comic con un 2%.

TOTALE

helveticabodonigaramondfuturacomicmistral

43%15%13%14%10%5%

42%15%13%13%12%5%

DONNE

helveticafuturabodonigaramondcomicmistral

46%20%13%11%6%4%

UOMINI

helveticabodonigaramondfuturacomicmistral

62%16%10%6%4%2%

GRAFICI

helveticafuturabodonimistralgaramondcomic

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FAME:

Ecco su cosa sono d’accordo uomini e donne: sulla fame.Classifiche sostanzialmente identiche per uomini e donne, tranne che per una piccola distanza tra Garamond ed Helvetica.Vince come rappresentazione della fame il Futura, un bastone quindi dalle forme geometriche elementari come cerchio e quadrato, seguito poi dalla forte personalizzazione di Comic e Mistral, chiudono i graziati Bodoni e Garamond lasciando per ultimo l’Helvetica.Sono quindi i due bastone ad aprire e chiudere la classifica: perché?Analizzando le differenze tra i due, l’Helvetica Neue Ultralight, che è risultato primo in “neutralità”, differisce fortemente dal Futura per il peso delle aste che sono estremamente sottili nel primo, ma hanno un buono spessore nel secondo.Forse è stata proprio la netta “presenza scenica” del Futura a convincere, rispetto ad una timidezza dell’Helvetica Neue Ultralight che lascia più spazio all’eleganza.Per quanto riguarda i grafici la situazione cambia: il Futura non supera il terzo posto, vince il Mistral con un 42%, preferito al Comic (24%). La chiusura di classifica è simile a quella dei non professionisti, con un Bodoni all’8%, seguito da Garamond (6%) e l’Helvetica ultimo con un 4% di preferenze.

TOTALE

futuracomicmistralbodonigaramondhelvetica

34%21%19%10%9%7%

35%25%18%9%7%6%

DONNE

futuracomicmistralbodonihelveticagaramond

26%20%20%13%13%8%

UOMINI

futuracomicmistralbodonigaramondhelvetica

42%24%16%8%6%4%

GRAFICI

mistralcomicfuturabodonigaramondhelvetica

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19note grafiche - luna m cardilli

TOTALE

comicfuturagaramondmistralhelveticabodoni

35%17%15%12%11%10%

38%19%16%11%10%6%

DONNE

comicgaramondfuturamistralhelveticabodoni

31%18%18%13%13%7%

UOMINI

comicfuturabodonimistralhelveticagaramond

40%16%16%16%8%4%

GRAFICI

futurahelveticacomicgaramondmistralbodoni

PACE:

La pace sia con il Comic, a questo punto. Mentre era ultimo in classifica per la parola “morte”, con “pace” raggiunge i 35 punti percentuale e stacca gli altri caratteri raddoppiando le distanze dal Futura (17%), seguito dal Garamond (15%), dal Mistral (12%), dall’Helvetica (11%) e dal Bodoni che chiude con un 10%.

Classifiche sostanzialmente identiche, tranne per la preferenza dimostrata dalle donne per il Garamond (19%), che ricopre invece l’ultimo posto della classifica maschile con un misero 7%. Stessa corrispondenza tra il Bodoni al terzo posto per gli uomini con un 18% di preferenze, ridotte ad un 6% in un ultimo posto per le donne.Il 40% dei grafici opta invece per il Futura, tralasciano l’ex vincitore Comic al secondo posto insieme a Ga-ramond ed Helvetica, con un 16%.Chiudono Mistral con 8% e Bodoni con un 4% di voti.

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CONCLUSIONINon esiste decisioni giuste o sbagliate. Esistono delle tendenze e queste sono il frutto di tutte le nostre percezi-oni, soggettività, ricordi, esperienze...Non è facile stabilire cos’è che un carattere esprime per tutti: ci sono differenze dovute al sesso, alla prove-nienza, per non parlare poi delle esperienze personali.I grafici però sanno andare oltre queste particolarità, colmando i vari gap con le nozioni che hanno appreso.

Se l’arte della tipografia fosse più conosciuta, questo gap si assottiglierebbe e avremmo prodotti e fruitori più consapevoli.

C’è bisogno di un linguaggio comune nell’interpretazione dei segni.

Vorrei concludere con l’invito ad osservare, ad avere uno sguardo attento e critico nei confronti di ciò che circonda: con la digitalizzazione in corso tutti producono testi, foto, immagini, video.Per far sì che questo avvenga, desidero continuare il progetto della tesi “Note grafiche” promuovendo una performance in piazza, in cui i passanti possano decidere quale font utilizzare e, attraverso un’interfaccia da me progettata, ascoltare in tempo reale il suono prodotto dalle loro scelte tipografiche.Spero che un numero sempre maggiore di persone si avvicini al linguaggio della grafica, diventando sempre più consapevole nell’utilizzo di questo codice silenzioso, ma onnipresente.

La grafica è di tutti e tutti ne facciamo uso.Sta a noi decidere con quanta consapevolezza.

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BIBLIOGRAFIAMartine Joly, Introduzione all’analisi dell’immagine - Ed.Lindau, 2004

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www.typedia.comwww.wikipedia.ukwww.punto-informatico.it/94903/PI/News/psicologia-dei-font.aspxwww.usabilitynews.com

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