Notazione in Lettere Latine

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breve riassunto sull'antica notazione in uso in Europa dal periodo pre-medioevale fino al termine dello stesso.

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Notazione in lettere latineIn un trattato attribuito ad Oddone di Cluny (878 - 942) si riprende il concetto della notazione in lettere maiuscole latine.Si comincia la scala da A=LA, C=DO, G=SOL ecc e dopo si riprende con lettere minuscole ( a,b,c) x tutta la seconda ottava. Infine con le lettere sovrapposte per indicare i suoni che superano la seconda ottava. Ci si trova nei testi liturgici sopra le sillabe del testo. Oddone ha introdotto tra il LA della seconda ottava e il DO due segni: b in forma rotonda e il bequadro ( un b in forma quadrata). Questa variante del 7 grado che lo colloca a un semitono dal LA (b) oppure a un st dal DO avr sulla teoria musicale delle ripercussioni fino al XVIII sec. Prima del 1050 un musicus medioevale, Guido dArezzo amplia il problema e getta le basi della mutazione.

Guido dArezzo battezz le note con le prime sillabe dellinno:UT queant laxisREsonare fibrisMira gestorumFamuli tuorumSOLlve pallutiLAbii reatumSancte Giovanni( affinch possano risuonare nei cuori rilassati le tue gesta meravigliose, assolvi lerrore dal labbro indegno del tuo servo, o Santo Giovanni).Dai primi 6 versi si ricavano 6 nomi e congiungendo la S e la J del 7 verso, si potrebbe ottenere il nome dellultima sillaba SI. Per evitare linstabilit derivata dalluso spesso incerto del b e del bequadro, Guido limita la sua scala a sei note .

La norma di collocare sempre il ST tra il III e IV grado. Cantare una melodia nellambito di questo esacordo significava cantare secondo natura esacordo naturale. Quando ci si trovava di fronte ad un frammento che conteneva il SI bequadro, il ST SI DO si faceva corrispondere al II e IV grado. Lesacordo si esprimeve SOL LA SI DO RE MI ma ugualmente si pronunciavano le sillabe UT RE MI FA SOL LA. In tal modo il SOL reale aveva assunto nomi, uno per lesacordo - Il SOL e UT, oltre alla lettera G. Il LA era divenuto LA e RE oltre alla lettera A. Se la melodia comprendeva il VII grado abbassato lesacordo cominciava con il FA. Il Fa veniva chiamato UT, il SOL RE ecc In questo modo il nostro SOL corrispondeva a i nomi G SOL- RE- UT, il LA corrispondeva a LA MI RE eccI teorici, nel tempo, hanno completato delle tavole sempre pi complete di ogni variante, sistemando in esacordi tutta la serie di note allora usate. Per solfeggiare una melodia di una data ampiezza bisognava cambiare pi volte esacordo e di conseguenza lo stesso suono veniva indicato con termini differenti.Il nome della settima nota SI ( Sancte Johannes) si era imposto gradatamente dal 1600 circa. Il termine DO posto al posto dellUT appare solo nel XVII secolo coniato dal musicologo italiano Doni .A partire dal XII secolo il b si riscontra sulla notazione neumatica su linee, non come nota specifica, ma davanti al segno neumatico del VII grado. Indicava, e spesso molto prima del neuma cui si riferiva , che questo VII grado era a un ST dal VI. Si trattava di un SI b.Il bequadro che ben presto si not con il segno che conosciamo, restituiva, quando lo si riteneva opportuno, laltezza ordinaria al VII grado riportandolo alla distanza di ST dal DO.Con il passare del tempo queste due lettere si svincolarono dal SI e assunsero un significato pi generale e vennero applicate anche ad altri gradi, il b poteva abbassare di un ST il mI (XIV sec.), il B elevava il FA, il DO e il SOL rivestendo dal XIII secolo in poi la funzione del dieseis moderno.Nel 130 si incontra il diesis con quattro punti allinterno, davanti alla nota UT ( do diesis) e verso il 1314 si usa indistintamente il diesis attuale e il bequadro per innalzare il FA, lUT e persino il SOL e poi il RE.

Successione della scrittura neumatica1) Neumi disposti orizzontalmente2) Neumi pi o meno sistematici3) Lettere romane o hucbaldiane4) Il rigo e le chiavi hucbaldiane5) I neumi accompagnati dalle lettereLa musica polifonica diede un grosso cambiamento alla grafia musicale nella quale possiamo riscontrare i seguenti casi:A) Quando il canto notato in neumi a due voci parallele . ( E sufficiente una sola riga perch la seconda voce, seguendo la prassi del tempo, scritta a distanza di 5 e 4).B) Quando le due voci si muovono obliquamente o per moto contrario ma non sono notate con le lettere ( si allineano con esattezza in serie parallele i caratteri alfabetici Guido dArezzo).C) Se le due voci seguono andamenti diversi, ma sono notate con neumi diastematici, si usa tracciare una linea di demarcazione tra i neumi delle parti simultanee.

Luso di non solo una, ma di due o tre lenee gi presente in Italia nel 986, molto presto, queste linee, furono dotate a sinistra di una lettera chiave che corrispondeva pi o meno al tenor ( il suono pi frequente della cantilena).Nel 1025 Guido dArezzo parla gi delle linee come un procedimento corrente senza il quale non possibile contare con precisione e segnala le linee colorate: Gialla= UT, rossa= FA ecc. Se ne usavano anche di colore verde ma frequentemente venivano tracciate a secco sulla pergamena.

Una questione rimaneva insoluta: tra due linee, ad esempio del FA e del DO, il SOL LA e SI avevano una collocazione approssimativa. Guido voleva scrivere una nota sola per ogni spazio, nacque cos il principio della lettera chiave su ogni linea e su ogni spazio.Egli fa due esempi illuminanti: il primo con un rigo di 5 linee con cinque chiavi: C-D-E-F-G e ispirandosi ad Hucbald colloca le parole latine sulle linee aggiungendo anche le lettere-note sopra ogni sillaba. Nel secondo su un rigo di 4 linee e due chiavi ( F e C) inserisce le lettere note di una melodia ( senza testo) sulle linee e sugli spazi.I successori di Guido ripresero la questione. Giovanni Cotton ( 1100 ca.) ritorna ad Hucbald e scrive le sillabe negli spazi armati di chiavi. Ermanno il Contratto ( 1013-45) conoscendo i caratteri hucbaldiani specific il valore degli intervalli con lettere collocate al di sopra delle sillabe che esse separano ( T= tono, S= semitono ecc..).Aribone (XI sec) costruisce un rigo con 7 linee e una chiave su ciascuna di esse.

Questi procedimenti generarono molte varianti secondo le scuole, i monasteri ed quasi impossibile tra il X e lXI sec. stabilire la data dei manoscritti basandosi sulla notazione musicale.Valore ritmico del neumaResta sempre aperta la questione sul valore ritmico del neuma. Hucbald dichiara: tutte le note di una distinzione sono di eguale durata tranne lultima che allungata. A partire dal XI sec. i copisti aggiungevano ai neumi o delle piccole appendici ( gli episemi romani del X secolo) o delle lettere convenzionali che indicavano il proseguimento della durata dei suoni, oppure il loro rallentamento o accelerazione.Notazione lineareLa progressiva generalizzazione delle linee del rigo ebbe la sua ripercussione sui neumi. Il punctum divenne preponderante. Un neuma che simboleggia 3 , 4 o5 suoni si trasforma automaticamente in 3, 4 o 5 puncta collocati sulle linee o sugli spazi. Erano riuniti tramite ligaturae per indicare che si trattava di un melisma affidato ad una sola sillaba. Per i suoni isolati, uno per sillaba, si cercava di rappresentarli con un punctum ciascuno. Dalla loro evoluzione si avr: 1) notazione quadrata, ( dal XII secolo), 2) notazione proporzionale, che adotta le figurazioni della notazione quadrata ma le inserisce nella nuova teoria ritmica in pieno sviluppo nel XIII secolo), notazione bianca, derivata dalla precedente e che differisce con lindicare le note mediante i caratteri quadrati o losanghe bianche.Notazione quadrata

La notazione quadrata del Liber Responsorialis, 1895. la notazione pi recente, apparsa nell'XI secolo ed impropriamente attribuita a Guido d'Arezzo. anche la pi conosciuta, anche se oggi si preferisce avvalersi anche di altri sistemi di notazione, sia la metense e la sangallese in modo particolare come avviene nel Graduale Triplex, per un confronto ed un approfondimento dal punto di vista semiologico.I.Il tetragramma

Il rigo della notazione quadrata composto da quattro linee e tre spazi interlineari e prende il nome di tetragramma. Sia le linee che gli spazi si contano dal basso verso l'alto.Generalmente l'ambitus delle melodie gregoriano assai poco sviluppato e perci quattro linee sono sufficienti. Se la melodia supera l'ambito delimitato dal tetragramma, si pu aggiungere una linea supplementare al di sopra oppure al di sotto del tetragramma, oppure si sposta o si cambia la chiave.Le chiavi

Chiave di DOChiave di FA

Le chiavi di lettura delle note sono due: quella di DO e quella di FA, raffigurate con una stilizzazione grafica delle lettere C ed F, secondo l'antico uso di indicare le note. La posizione delle chiavi sul tetragramma non fissa. La chiave di DO si pu trovare raramente sulla seconda linea, indifferentemente sulla terza o sulla quarta, mai sulla prima. La chiave di FA la si trova sulla terza linea, una volta sulla quarta, nell'offertorio Veritas mea, mai sulla prima e sulla seconda.

Le alterazioniNel canto gregoriano viene utilizzata una sola alterazione, il bemolle e solo davanti al SI.

L'effetto del bemolle persiste: fino a che non intervenga un bequadro, un qualsiasi tipo di stanghetta, un'altra parola.La guida

La guida o custos un segno che annuncia la posizione della nota seguente. Viene utilizzata in due casi: alla fine del rigo, come annuncio in anticipo della prima nota del rigo seguente, oppure nel corso del rigo quando viene cambiata la chiave.In entrambi i casi non deve essere cantata.Le stanghette

Quarto di stanghettaMezza stanghettaStanghetta interaDoppia stanghetta

Le stanghette sono utilizzate per punteggiare le frasi melodico-verbali, indicando la gerarchia in cui le frasi stesse si trovano. Non hanno quindi valore ritmico o mensurale. Il Quarto di stanghetta o Divisio minima all'interno del periodo musicale, delimita un inciso. La Mezza stanghetta o Divisio minor delimita un membro, costituito da pi incisi. La Stanghetta intera o Divisio maior chiude un periodo musicale che spesso coincide con la conclusione di una frase letteraria. La Doppia stanghetta o Divisio finalis stabilisce la conclusione del pezzo oppure l'alternarsi di un coro con un altro o del coro col solista.L'asterisco e la crocettaL'asterisco ( * ) lo si incontra dopo l'intonazione dei pezzi e sta ad indicare il momento della melodia in cui il coro si unisce al solista che intona.Nella salmodia seve per delimitare due emistichi di un versetto indicando la cadenza mediana. Lo si trova infine anche nell'ultimo eleison del Kyrie quando l'ultima invocazione formata da due incisi.Il doppio asterisco ( ** ) lo si incontra solo nell'ultima invocazione del Kyrie ed indica il momento in cui i due semicori si uniscono.La crocetta ( ) sta ad indicare la cesura minima o flexa all'interno del primo emistichio di un versetto salmodico.La notazione mensurale proporzionaleAlla fine del XII secolo e allinizio del XIII le regole dellantica ritmica, proprie dei grammatici, non erano pi adatte alla versificazione latina sia liturgica che profana. Giovanni di Garlandia espone nel suo trattato De musica Mensurabili il rapporto tra breve e lunga, dove la lunga vale due brevi. Le varie cellule che si possono formare con questi elementi si distribuiscono in 6 modi.riportato: ModoNeumi corrispondentiSegni moderni

I (trocaico)

II (giambico)

III (dattilico)

IV (anapestico)

V (spondaico)

VI (tribrachico)

Tali schemi venivano applicati alle varie melodie delle voci nelle composizioni polifoniche. In particolare il quinto modo era diffusissimo nella voce del tenor, mentre i primi due erano i pi usati nelle voci superiori del duplum e triplum. Queste cellule possono essere riunite in ordini:1 ordine comprende una cellula seguita dalla sua nota dappoggio e da una pausa che completa il suo corso ritmico ( minima -semiminima/minima pausa)2 ordine comprende due cellule ( minima semiminima/ minima semiminima/ minima pausa).Avendo a disposizione solo il segno quadrato e il quadrato con la gambetta il quadrato divenne la brevis e il quadrato con la gambetta la longa. La losanga prese il valore sella semibrevis e si invent la duplex longa trasformando in rettangolo il quadrato della longa con la gamba a destra.Il posto che una nota occupa in un gruppo di note separate o riunite in ligatura pu determinare e modificare la durata della nota. Poich non esistono segni mensurali analoghi al nostro 4/4 i valori relativi delle figurazioni musicali si ricavano solo dai particolari grafici e da una serie di convenzioni che si defin misurata o mensurale, o proporzionale.I problemi della pratica mensurale dei modi ritmici vennero ben presto a galla mostrando tutti i limiti di un sistema estremamente vincolante; pertanto gi attorno al 1260 il teorico Francone da Colonia ide una teoria mensurale basata sulla scomposizione dei valori della Longa e Brevis come di seguito riportato : ValoreSimbolo

Maxima o Duplex Longa

Longa

Brevis

Semibrevis

La Longa era di tre specie: perfecta (cio scomponibile in tre Brevis), imperfecta (scomponibile in due Brevis) o duplex longa (di valore doppio). Analogamente la Brevis poteva essere scomposta in tre Semibrevis (perfecta) o in due (imperfecta); in considerazione del fatto che la Trinit rappresentava la perfezione, pertanto il numero due risultava, al suo cospetto, imperfetto. I trattati intorno al 130 sono stati preceduti dalluso della divisione binaria ternaria .