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DELIMITAZIONE DELLE ZONE ATEX _________________________________________________________________________ 1 DELIMITAZIONE DELLE ZONE ATEX POLVERI I. OBIETTIVI DELLA CLASSIFICAZIONE IN ZONE La classificazione delle zone ad atmosfera esplosiva ha come scopo la protezione, in materia di sicurezza e di sanità, dei lavoratori sucettibili ad essere esposti a questo rischio. Questa classificazione è il risultato diretto della Direttiva Europea 1999(92)CE che è stata ritrascritta con il Decreto 2002-1553 del 24 Direcembre 2003 nel codice del Lavoro (Capitolo II; Titolo III del Libro II). II. REGOLAMENTAZIONE E NORMA Cronistoria La classificazione in zone è stata spesso utilizzata per determinare il livello di sicurezza necessario dei materiali elettrici che devono essere installati nelle atmosfere esplosive di gas e di vapori . Successivamente, il metodo è stato esteso alle atmosfere esplosive di polveri. Su questo metodo, dal 1997, è stato preso in considerazione un sistema di classificazione in tre zone, in base alle norme seguenti: - EN 1127 – 01 giugno 1997 «Atmosfere esplosive – Prevenzione di esplosione e protezione contro l'esplosione. Parte 1: Elementi fondamentali e metodolohie» - CEI 61241 – 3 (1997) – Materiali elettrici, destinati per l'impiego in presenza di polveri combustibili, sono o possono essere presenti» Dopo la classificazione per zone, è stata dopo convalidata dalla Direttiva 1999/92/CE che fornisce le definizioni. Questa Direttiva costituisce la Direttiva 94/9/CE, le basi della regolamentazione dell'Unione Europea. Regolamentazioni francesi ed europee relative alle esplosioni delle polveri v Ordinanza del 31/03/80 relativa agli impianti classificati, menziona una classificazione in due zone per gli spazi con atmosfera esplosiva

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DELIMITAZIONE DELLE ZONE ATEX

POLVERI

I. OBIETTIVI DELLA CLASSIFICAZIONE IN ZONE La classificazione delle zone ad atmosfera esplosiva ha come scopo la protezione, in materia di sicurezza e di sanità, dei lavoratori sucettibili ad essere esposti a questo rischio. Questa classificazione è il risultato diretto della Direttiva Europea 1999(92)CE che è stata ritrascritta con il Decreto 2002-1553 del 24 Direcembre 2003 nel codice del Lavoro (Capitolo II; Titolo III del Libro II). II. REGOLAMENTAZIONE E NORMA Cronistoria La classificazione in zone è stata spesso utilizzata per determinare il livello di sicurezza necessario dei materiali elettrici che devono essere installati nelle atmosfere esplosive di gas e di vapori. Successivamente, il metodo è stato esteso alle atmosfere esplosive di polveri. Su questo metodo, dal 1997, è stato preso in considerazione un sistema di classificazione in tre zone, in base alle norme seguenti:

- EN 1127 – 01 giugno 1997 «Atmosfere esplosive – Prevenzione di esplosione e protezione contro l'esplosione. Parte 1: Elementi fondamentali e metodolohie»

- CEI 61241 – 3 (1997) – Materiali elettrici, destinati per l'impiego in presenza di polveri combustibili, sono o possono essere presenti»

Dopo la classificazione per zone, è stata dopo convalidata dalla Direttiva 1999/92/CE che fornisce le definizioni. Questa Direttiva costituisce la Direttiva 94/9/CE, le basi della regolamentazione dell'Unione Europea. Regolamentazioni francesi ed europee relative alle esplosioni delle polveri v Ordinanza del 31/03/80 relativa agli impianti classificati, menziona una

classificazione in due zone per gli spazi con atmosfera esplosiva

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v Ordinanza del 19/12/88 relativa ai controlli elettrici degli impianti impone che il

materiale elettrico sia previsto per evitare la penetrazione di polveri e il loro accumulo, per evitare ogni surriscaldamento pericoloso. In oltre, l'ordinanza introduce la nozione di temperatura limite di superficie.

v Ordinanza del 29/07/98 relativa ai silos impone che la classificazione della zone in

atmosfera esplosiva e fa riferimento all'ordinanza dek 31/03(80. v Direttiva del 94/9/CE definita direttiva «materiale», relativa ai dispositivi ed ai

sistemi di protezione destinati per essere utilizzate in atmosfere esplosive, Questa direttiva è stata trasferita nel diritto francese con il decreto n. 96-1010 del 19 novembre 1996. Le apparecchiature ed i sistemi di protezioni, riservati per un impiego in atmosfera esplosiva, sono classificati in due gruppi:

- Gruppo I per le industrie minerarie - Gruppo II per tutte le altre industrie

Nel gruppo II, le apparecchiature sono classificate in 3 categorie in base al livello di protezione. Livello di protezione

Categoria Esigenza a livello di protezione

Condizioni operative

Molto Alto

1

L'apparecchio non deve essere una fonte di combustione, anche in caso di guasto raro

L’apparecchio rimane funzionante e alimentato elettricamente E’ utilizzabile in zona 20,21,22

Alto

2

L'apparecchio non deve essere una fonte di combustione, anche in caso di guasto frequente o di arresti improvvisi durante il funzionamento

L’apparecchio rimane funzionante e alimentato elettricamente E’ utilizzabile in zona 20,21

Normale 3 L'apparecchio non deve essere una fonte di combustione durante il normale funzionamento

L’apparecchio rimane funzionante e alimentato elettricamente E’ utilizzabile in zona 22

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v Direttiva del 1999/92/CE definita direttiva «sociale», che stabilisce le prescrizioni minime di protezione in materia di sicurezza e di sanità dei lavoratori suscettibili ad essere esposto ai rischi di atmosfere esplosive.

Questa direttiva è stata trasferita nel diritto francese con il decreto n° 2002-1553 del 24 dicembre 2002. Questo decreto impone al datore di lavore di valutare i rischi di esplosione, tenendo conto di:

- della probabilità che delle atmosfere esplosive possano presentarsi e persistere,

- della probabilità di comporsa di fonti di combustione, - delle sostanze utilizzate, - dei procedimenti e delle loro interazioni, - dell'estensione delle conseguenze valutabili di un'esplosione (Codice del

Lavoro Art. R. 232-12-26). - Se il rischio esiste, il datore di lavoro deve prendere le misure tecniche

e di organizzazione per impedire la formazione di atmosfere esplosive, altrimenti prevenire la loro combustione, oppure, in mancanza, ridurre gli effetti di esplosione per proteggere i lavaoratori (Codice del Lavoro Art. R. 232-12-25).

Per potere fare questo, il datore di lavoro è tenuto di:

- Effettuare una valutazione dei rischi di esplosione, - Garantire la sicurezza sul posto di lavoro - Classificare gli spazi à rischio di esplosione (art. R. 232-12-28) e segnalarli, - Installare le attrezzature corrispondenti appropriate agli spazi definiti, - Prendere le misure di organizzazione idonee (formazione dei lavoratori,

istruzioni scritte, autorizzazioni per effettuare dei lavori; Art. R. 232-12-27), - Stabilire un documento relativo ai rischi e che riprenda tutti questi punti e

tenerlo aggiornato (R. 232-12-29). A questto scopo, il responsabile dello stabilimento deve classificare in zone, gli spazi in cui le atmosfere esplosive possono presentarsi, in base a : Zona Definizione 20

Luogo in cui un'atmosfera esplosiva, sotto forma di nube di polveri combustibili, è presente nell'aria stabilmente, per lunghi periodi o frequentemente

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Luogo in cui un'atmosfera esplosiva, sotto forma di nube di polveri combustibili, è suscettibile di presentarsi occasionalmente in funzionamento normale

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Luogo in cui un'atmosfera esplosiva, sotto forma di nube di polveri combustibili, non è suscttibile di presentarsi in funzionamento normale, oppure, se però si dovesse presentare , sarà di breve durata

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Corrispondenza tra le zone ad atmosfera esplosiva e le categorie di apparecchiature: Zona Categoria delle apparecchiature 20 Categoria 1D 21 Categoria 2D (o Categoria 1D, se necessario) 22 Categoria 3D (o Categorie 1D o 2D, se necessario)

N.B.: I Luoghi nei quali è improbabile che un'atmosfera esplosiva si presente (in quantità, in densità et/o in evenienza) saranno classificati. Luogo Non Pericoloso, «fuori da zona esplosiva. Non necessitano di nessuna precauzione speciale complementare. III. RICHIAMO DEL MECCANISMO DI ESPLOSIONE DI POLVERI Un'esplosione di «polveri organiche» è definita come la combustione rapdia di una miscela di gas e polvere in uno spazio limitato. Affinchè un'esplosione si scateni, è necessario dunque che:

- una nuvola di polveri infiammabili esista all'interno di un volume, - una fonte di calore sufficientemente intensa venga a contatto di questa

nube, provocando così la sua combustione.

In queste condizioni, le particelle intorno alla fonte di calore s'infiammano e servono da fonte di combustione alla miscela aria-particelle adiacente. Il fenomeno si propaga a poco a poco, trasformando le miscele fredde in prodotti di combustione caldi (da 1000 a 2000° C). La forte dilatazione termica che ne consegue (volume moltiplicato per 5 o 6 almeno) è responsabile degli effetti della pressione, osservati durante un'esplosione. Si distinguono 2 tipi di esplosione di polveri:

- l'esplosione primaria che è l'esplosione iniziale prodotta a seguito della combustion di una nube di polveri , la cui concentrazione è superiore al limite inferiore di esplosione (LIE)

- - l'esplosione secondaria che l'esplosione che è scatenata dalla

propagazione di un fronte di fiamma , in un'atmosfera esplosiva, generata dalla messa in sospensione del deposito di polveri, per azione dell'onda di pressione che proviene da un'esplosione primaria.

Se le nostre polveri di farine (combustibile) possono bruciare quando si trovano in sospensione dell'aria (comburente) in presenza di fonte di combustione (le tre condizioni che costituiscono il triangolo del fuoco), altre tre condizioni, riunite

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simultaneamente, sono necessarie affinchè questa combustione diventi un'esplosione:

- il combustibile deve essere in nube - la concentrazione di polveri deve raggiungere una soglia

mimima di esplosività - queste condizione devono essere reunite in un volume limitato o

parzialmente limitato Queste sei condizioni risultano che, assieme, costituiscono l'esagono dell'esplosione.

Fonte di combustione

Confinamento N.B.: La formazione di una nuvola di polveri può essere prodotta sia per una fuga fuga di prodotto di un apparecchio di movimentazione (o di trattamento) ma anche per la messa in sospensione (lenta o rapida, per corrente d’aria, getto d’aria od altro……) di polveri in strato sul suolo e/o sulle pareti IV. METODOLOGIA L’elaborazione di un metodo di classificazione delle atmosfere esplosive deve inserirsi nel contesto seguente:

- La regolamentazione Francese

Combustione in nuvola

Combustione (farina)

Campo di esplosività (tra 60 gr/m3 e 3 kg/m3)

Comburente (ossigeno al 21% nell’aria)

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- La regolamentazione Europea definita ATEX (Atmosfere Esplosive).* * vedere i ≠ § di sopra. La norma francese NF EN 50281-3 del dicembre 2002 ha, in parte, perpetuato l’avvicinamento di una classificazione degli spazi nei quali sono presenti delle miscele esplosive di polveri e d’aria e/o degli strati di polveri combustibili. Il metodo NUTRIXO proposto qui di seguito si inserisce dunque in questo contesto, ben sapendo che attualmente ogni definizione di zona resta “sotto la responsabilità del responsabile dello stabilimento”. Se noi proponiamo di aiutarlo, è sotto la riserva esplicita che l’esperienza che portiamo si applica per gli stabilimenti molitori e per l’ampliamento di panifici/pasticcerie industriali. La metodologia NUTRIXO presa in considerazione, si sviluppa in 3 fasi:

FASE I. Identificazione di tutti i volumi edificati contenenti delle polveri di grano, di farine, e/o sottoprodotti, poi determinazione in modo esauriente, in un primo tempo se presentano una “Atmosfera Esplosiva”, poi se è il caso, della loro classificazione in ZONE 20 / 21 / 22. L’identificazione distingue ogni volume, piano per piano, pezzo per pezzo.

Quarto piano magazzino Terzo piano magazzino

FASE II. Identificazione di tutti i materiali e/o attrezzature (chiuse o non) contenenti dei grani, farine e/o sottoprodotti ed essendo dunque suscettibili di generare delle polveri (per lo meno all’interno dell’apparecchiatura). Poi affermazione in modo esauriente che presentano una “Atmosfera Esplosiva” (risulta essere praticamente sistematicamente il caso), e determinazione della loro classificazione in ZONE 20/ 21 / 22. L’identificazione distingue ogni materiale e/o attrezzatura, ma può anche raggruppare delle “famiglie”.

Elevatore

FASE III. Identificazione di tutte le fonti di emissione di polveri possibili e suscettibili di essere prodotte da materiali e/o attrezzature identificate e classificate nella FASE II ed essendo all’interno di uno o più volumi identificati nella FASE I. Queste fonti sono determinate in modo esauriente, in funzione delle loro situazioni fisiche, come anche dei loro usi in funzionamento normale, ma anche dell’evenienza di una disfunzione dei materiali e/o attrezzature.

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Una fonte di emissione di polveri identificata, genera una zona volumetrica semisferica in funzione del livello di classificazione del materiale e/o attrezzatura (esempio: Z21 = Z22 intorno)

V. SVILUPPO E NORMA DELLA METODOLOGIA Identificazione dei volumi edificati contenenti polveri combustibili (Fase I) L’operazione consiste nel redigere una lista esauriente di tutti i locali, volumi chiusi o semichiusi, “suscettibili” di contenere polveri combustibili (di grano, farine e/o sottoprodotti). I locali sono valutati pezzo per pezzo. Per effetto di ricorrenza, tutti i locali non messi in lista sono indirettamente classificati “Fuori zona esplosiva” (HZ). Determinazione dei locali ad atmosfera esplosiva Questo consiste a determinare l’esistenza o non, di una nube di polveri. Questa nube deve essere “tangibile” e “visibile”. Deve essere di una opacità reale, perché si vi è determinazione di una nube di polveri, questo deve essere superiore al valore de la LIE, che per la nostra attività è di 60 g/m3.

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La LSE (limite superiore di esplosione) di un gas, di vapori o di polveri è la concentrazione massima nella miscela, al di sopra del quale questo non può essere infiammato.

La LIE (limite inferiore di esplosione) di un gas, di vapori o di polveri nell’aria, è la concentrazione minima nella miscela, al di sotto del quale questo non può essere infiammato.

C’è motivo di estrapolare tutte le situazioni, in funzione delle diverse possibilità di funzionamento: andamento normale, andamento degradato, fase di avviamento. La classificazione deve essere realizzata unicamente in funzione del carattere “probabile” dell’emissione delle polveri. N.B.: La determinazione dell’esistenza di una fonte “puntuale” (puntiforme) di emissione di atmosfera polverosa di concentrazione superiore al LIE di 60 g/m3, determinerà una zona puntuale (puntiforme) all’atmosfera nel corso della fase III. Questa classificazione delimiterà un volume immateriale all’interno del locale e/o dell’edificio che è delimitato qui sotto . Questo caso sarà trattato ulteriormente…….

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Caso di un deposito di polveri combustibili Avviene frequentemente che un locale non sia preso in considerazione come un contenitore ad atmosfera esplosiva, perché non vi è esistenza di nube di polveri de concentrazione superiore al LIE, nondimeno vi si osserva, sui pavimenti e/o sulle pareti, uno (o alcuni) deposito(i) di polveri. In questo caso, è possibile di qualificare e quantificare questa polvere (tipo di deposito, situazione, omogeneità ed uniformità, importanza), perché un deposito di polveri (e/o una accumulo) è suscettibile di formare una atmosfera esplosiva, se questo presenta uno strato sufficiente, e/o una presenza perenne, e/o una possibilità di rimessa in sospensione.

1. Uno strato sufficiente si quantifica per una misura diretta di polveri presenti. In pratica, il valore limite massimo riportato sarà quello stabilito dall’articolo 22 dell’ordinanza del 29 luglio 1998: 50 grammi per m2.

2. Una presenza perenne si stima in conformità alla norma NF EN 50281-3 Allegato C, in funzione della frequenza di manutenzione del locale. Questa frequenza è determinante riguardo all’importanza del tasso di deposizione delle polveri. Essa deve essere tale che: • Sia il livello di strato di 50 gr/m2 non è mai raggiunto • Sia i depositi puntuali ed accidentali (ma più grandi di 50 g/m2) sono

eliminati sistematicamente dopo l’operazione generatrice del deposito.

3. Una possibilità di rimessa in sospensione si prevede con l’uso o non:

- di aria compressa, - di ventilazione, - di trasmissione a cinghie, - di aperture sull’esterno.

Tutte queste azioni possibili, che generano del movimento d’aria, sono previste in funzionamento normale o in marcia degradata e tendente a favorire la rimessa in sospenzsione (e/o sollevamento) dei depositi di polveri. In pratica, se associata alla prima condizione, una delle altre due è constatata (oppure le due), è il caso di determinare “’esistenza di uno spazio pericoloso” e l’ambiente è classificato “ad atmosfera eplosiva”. Questa classificazione implica tutta o parte del locale (N.B.:Se l’accertamente è molto puntuale, può essere associato eventualmente ad una zona del tipo Fase III). N.B.: La determinazione dell’esistenza di una rideposizione di polveri combustibili, con il metodo di prelevamento di quelle su piastrine unificate, offre il vantaggio di garantire l’assenza di movimenti di polveri durante il periodo stabilito (in generale 1 settimana). Se i valori constati sono inferiori a 50 grammi al m2 e per settimana, si ha la dimostrazione di un’assenza di formazione di nube densa durante questo periodo e di

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un’assenza di un deposito determinante. Questa dimostrazione è rafforzata soprattutto se il piano di pulizia garantisce, per la sua frequenza, una impossibilità di non raggiungere mai i 50 g/ m2. Determinazione per zone degli spazi pericolosi messi in evidenza nei locali e/o ambienti chiusi In riferimento al decreto del 29 Luglio 1998 e/o alla direttiva europea 1999/92/C e/o alla norma NF EN 50281-3, l’analisi dei locali e/o ambienti chiusi presentano un’atmosfera esplosiva” (suscettibile di essere uno spazio pericolo) deve essere successivamente condotto con una classificazione in 3 categorie di zone in funzione del fatto che esse presentano questa atmosfera esplosiva, in modo:

- permanente o durante lunghi periodi oppure frequentement - di breve durata oppure occasionalmente in funzionamento normale - non sucettibile di formarsi in funzionamento normale

Ne conseguono delle zone rispettivamente designate:

- ZONA 20 - ZONA 21 - ZONA 22

I termini di classificazione saranno valutati come segue: CONDIZIONI REGOLAMENTARI

QUANTIFICAZIONE DA ADOPERARE

Permanenza Senza interruzione, 24 ore/24 & 365 gg/anno

Lunghi periodi Superiore a 1000 ore ovvero piu' di un mese e mezzo

Frequentemente Tutti i giorni Di breve durata Inferiore ad 1 ora Occasionalmente in funzionamento normale

Per un andamento continuo, da 1 a 2 volte la settimana

Non suscettibile di formarsi in funzionamento normale

Può formarsi in marcia «degradata»

N.B.: Tutto lo scenario di emissione di polveri puramente accidentale e/o senza riferimento conosciuto, non può essere condiserato come improbabile e dunque «spazio non esplosivo».

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Identificazione delle attrezzature contenenti delle polveri esplosive (Fase II) L'operazione consiste nel redigere una lista esauriente di tutti i materiali e/o attrezzature (chiusi o non) «suscettibili di contenere delle polveri combustibili (di grano, farine e/o sottoprodotti). I materiali e/o attrezzature sono valutati uno per uno (esempio: Elevatore, alimentazione B1, etc…..) o per famiglia. Sono definiti come installati in questo o quest’altro locale (esemppio: Elevatore alimentazione B1 – Tra S/s e secondo Molino). Determinazione delle attrezature ad atmosfera esplosiva L’operazione consiste nel determinare l’esistenza o non, di un’atmosfera polverosa all’interno dei materiali e/o attrezzature. Questa classificazione porta sul volume utile dell’attrezzatura per il passaggio e/o trattamento del prodotto. Gli organi di comando o di controllo non entrano nella classificazione. Per la loro funzione questi materiali e/o attrezzature sono tutti suscettibili de contenere una atmosfera polverosa, ma è il caso di precisarne, se possibile, l’evenienza e la concentrazione in funzione delle diverse possibilità di funzionamento: andamento normale, andamento degradato, avviamento, incidenza di una aspirazione puntuale e/o centralizzata. La classificazione deve essere fatta unicamente in funzione del carattere “probabile” della concentrazione di polveri nel materiale e/o attrezzatura……….. Il carattere “probabile” deve essere inserito i una concentrazione normalmente compresa tra 3 kg/m3 e 60 g/m3. In pratica la determinazione dell’esistenza di un’atmosfera polverosa di concentrazione superiore al LIE di 60 g/m3, ma inferiore a 3 kg/m3 determina il materiale e/o l’attrezzatura come contenente un’atmosfera esplosiva ed unicamente in questa configurazione. Questa classificazione implica la quasi totalità del materiale e/o attrezzature. N.B. Bisogna prevedere la possibilità che se la concentrazione dell’attrezzatura risulta essere in andamento normale, superiore a 3 kg/m3, in fase transitoria si può passare con dei valori compresi tra 60 g/m3 et 3 kg/m3.

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Classificazione dei materiali e/o attrezzature (contenenti delle polveri) Come per tutti i locali ed ambienti chiusi, l’analise dei materiali e/o attrezzature che presentano una “atmosfera esplosiva”, deve essere condotta con una classificazione in 3 categorie di zone, in funzione del fatto che presentino questa atmosfera esplosiva”, in modo:

- permanente o durante lunghi periodi oppure frequentement: ZONA 20 - di breve durata oppure occasionalmente in funzionamento normale: ZONA 21 - non sucettibile di formarsi in funzionamento normale: ZONA 22

I termini di classificazione saranno valutati in modo identico a quello precedente. Sono proposti alcuni esempi di classificazione-tipo, per famigia di materiali, in funzione di un'analisi funzionale. Essi potranno essere seguiti, purchè tutte le condizioni siano adempiute. Identificazione di tutte le fonti di emissione di polveri combustibili emesse da materiali e/o attrezzature nei volumi edificati (Fase III) L'operazione consiste nel redigere una lista di tutte le fonti di emissione di polveri combustibili possibili e suscettibili di essere prodotte con i materiali e/o attrezzature identificati e classificati nella FASE II ed essendo all'interno di uno o piu' volumi identidicati nella FASE I. Queste fonti sono determinate in modo esauriente, in funzione delle loro situazioni fisiche, come anche dei loro usi in funzionamento normale, ma anche dell’evenienza di una disfunzione dei materiali e/o attrezzature. Una fonte di emissione di polveri identificata, genera una zona. Questa zona è uno spazio tridimensionale (emisfericao) delimitato e classificato in funzione della frequenza e della durata di comparsa di atmosfere esplosive. In pratica, questa classificazione implica delle zone esplosive, puntali, attorno ad alcuni materiali e/o attrezzature aperte in modo occasionale o continuato. Si delimiteranno le dimensioni della zona emisferica come segue:

- Il centro dell'emisfero è il punto di emissione della fonte, - Il raggio (Rz) della sfera è uguale al raggio, al suolo, della zona di densità

della polvere in atmosfera - L'altezza totale della zona è uguale all'altezza della sorgente + Rz = Hz

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Esempio: Pesa fa rina con un leggera copertura: Attrezzatura il cui interno è ad esempio in Zona Z20.

Norme di zona Fase III

CLASSIFICAZIONE DEL MATERIALE E/O DELL'ATTREZZATURA

CLASSIFICAZIONE DELLA ZONA EMISFERICA GENERATA DA UNA FONTE DI EMISSIONE DEL MATERIALE E/O DELL'ATTREZZATURA

Zona 20 Zona 21 (per 1/3 di Rz ) Zona 22 (per 2/3 dia Rz ) Zona 21 Zona 22 (per 100% di Rz) Zona 22 Fuori Zona (se Rz = 0) oppure Zona 22 (per 100% di Rz)

BILANCIA

Deposito di polveri <50 g/m2

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VI. CLASSIFICAZIONE DELLE ZONE AD ATMOSFERA ESPLOSIBILE Fase I Sono considerati come volumi edificati, chiusi «suscettibili» di contenere delle polveri combustibili:

- Tutte le costruzioni di produzione (scrico, silo grano, molino) N.B.: Le celle di stoccaggio dei prodotti polverulenti sono trattate come attrezzature. Considerato: 1) L'assenza dell'esistenza de nube e/o di un'atmosfera «tangibile» e «visibile»

(valore eventuale, sistematicamente inferiore al LIE dell'attività: 60 g/m3) ed anche estrapolando le diverse possibilità di funzionamento: andamento normale, andamento degradato, avviamento.

2) Un programma di manutenzione rigoroso sul posto, che non consente l'accumulo delle polveri e dunque del suo rilievo.

L'insieme dei volumi edificati è considerato come ambiente «Fuori Zona Esplosiva e/o Spazio Non Pericolosa **». ** vedere organigramma a pagina 11 N.B.: L'insieme dei volumi edificati è specificato nella lista in allegato «NUTRIXO – Zona ATEX Fase I GEEL) Fase II Sono considerati come materiali e/o attrezzature (chiuse oppure no) «suscettibile» di contenere delle polveri combustibili (di grano, farine e/o sottoprodotti):

- I materiali di movimentazione (canalizzazione, coclea, trasportatore, elevatore a tazze, trasporto pneumatico….)

- Le celle di stoccaggio, celle tampone, celle di carico, etc…. - Gli impianti di stoccaggio, pulitura, stacciatura (molini a martelli, trabatti,

plansichters….) Una ricerca «terreno» è stata realizzata per identificare questi materiali ed attrezzature per settore, in conformità alle loro denominazioni (per alcune attrezzature, sono state definite delle regole, in funzione del prodotto trattato, regole

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di base sulle attrezzature). Tenuto conto della diversità di utilizzazione degli impianti, la classificazione è stata costituita individualmente (eventualmente per famiglia di materiale), seguendo le zone 20, 21,22. Fase III Sono considerati come impianti che emettono delle polveri verso l'esterno e modificando parzialmente les classificazioni dei volumi edificati:

EDIFICIO PIANO DENOMINAZIONE Quantità Terzo Stazione di ripasso 1 Quarto Stazione di ripasso 1

Stazione di ripasso 1 Stazioni di ripasso sopra i

microdosatori 2

Quinto

Plansichters 2 Stazione di ripasso 1

NUOVO MOLINO

ATTUALE VECCHIA PULITURA

Sesto Serrande sulle celle 14

Ogni materiale e/o attrezzatura è trattato in modo specifico, prendendo in considerazione ogni parametro per identificare la fonte di emissione delle polveri e la sua importanza. Ciò permette di definire in modo preciso il lato Rz. La rappresentazione dell'emisfero con materiale/attrezzatura è riprodotta sui disegni nell'allegato 4. N.B.: L'identificazione de tutte le fonti di emissione di polveri combustibili emesse dai materiali e/o attrezzature è spcificata nella lista in allegato “NUTRIXO – Zona ATEX Fase III GEEL”. VII. ANALISI FUNZIONALE DEGLI ELEMENTI DEL PROCESSO Richiamo Nell'industria molitoria, la quasi-totalità delle attrezzature che costituiscono il processo, è costituita da aspirazione. Queste sono dunque in depressione e la polvere, generata dal trattamento del grano o della farina, è captata dal dispositivo di aspirazione. Questi dispositivi di aspirazione sono costituiti da un insieme ventilatore/filtro o ciclone-filtro collegati alle attrezzature da una rete di tubazione di aspirazione.

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La Pulitura Vari tipi di grano sono presi simultaneamente nelle celle, seguendo un accoppiamento definito. I grani sono così miscelati per formare la macinazione. Passano alla prima pulitura dove vengono pesati, aspirati, passati dentro le varie macchine (pulitore, separatore, spietratore, disinfestatore….), per liminare tutto ciò che risulta troppo grosso, troppo piccolo, troppo leggero, troppo pesante e polveroso…. Gli scarti di pulitura vengono scartati dal processo. Essi saranno reincorporati nei sottoprodotti. Successivamente il grano viene baganto. Da questo momento, ogni probabilità di emissione di polveri è scartata durante le movimentazioni successive. E' totalmente improbabile di raggiungere il limite inferiore di esplosione durante il suo trasporto. Una volta bagnato, il grano subisce un tempo di riposo (da 1 a 2 giorni). Esso si effettua in celle definite «grani puliti». Questo tempo di riposo consente all'acqua di penetrare all'interno dei chicco. Durante il riempimento delle celle, queste non sono suscetibili di raggiungere il LIE in andamento normale. La macinazione così preparata può essere convogliata verso il molino dopo un'ultima pulitura (seconda). Passaggio alla decorticatrice, alla tarara, eventualmente per un'ultima umidificazione, poi la pesatura ed il passaggio attraverso un separatore magnetico. La Macinazione Il processo di macinazione consiste nella separazione dei diversi componenti del chicco del grano e nella riduzione del nocciolo per poter ottenere la farina. La macinazione si riassume dunque per una successione di macinazione, poi di abburattamentio (stacciatura) per vaglaite diverse frazioni del chicco. Queste operazioni sono realizzate per mezzo di: Laminatoi Sono delle macchine simmetriche formate due volte da 2 cilindri (rigati o lisci) che girano in senso inverso a velocità differenti. All'interno dell'apparecchio, un'atmosfera esplosiva è piu' probabile in fase di avviamento o in andamento degradato. In avviamento normale l'atmosfera polverosa è molto superiore a 3 kg/m3. Questa atmosfera è dunque «occasionalmente e di breve durata»: L'attrezzatura è classificat nella zona 21.

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Plansichters I plansichters sono sospesi al soffitto ed oscillano su se stessi. Essi effettuano la stacciatura. Sono degli apparecchi composti da stacci sovrapposti garniti con tessuto di nylon (o metallo) le cui maglie sono idonee al lavoro di classificazione ricercato. Essi estraggono la farina e classificano gli altri prodotti sui quali si proseguirà con la macinazione. Durante l'operazione della stacciatura, all'interno del plansichter, la concentrazione di nube de polvere supera il LIE. L'interno del plansichter è classificato nella zona 20. In caso di abburattamento a valle, il prodotto può risalire e provocare lo sganciamento di una delle maniche inferiori del plansichter. Questa agisce allora come fusibile per non appesantire il plansichter. In questo caso, lo sganciamento della amanica provoca una fonte di emissione di polvere che è l'oggetto di un trattamento nella Fase III. Si consente che l'atmosfera esplosiva, che può allora formarsi, sia contenuta tra il pavimento e la superficie mobile del di sotto del plansichter. Si potrà notare che le maniche superiori sono volontariamente fissate con dei collari avvitati e/o imbullonati. E' improbabile che esse si sgancino.

PLANSICHTER

Maniche flessibili

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I prodotti di macinazione sono risaliti per mezzo del pneumatico dei laminatoi ai plansichters. Essi discendono per gravità dai plansichters ai laminatoi. Se alcuni prodotti passano attraverso altre attrezzature, essi saranno anche ripresi dall'aspirazione. La macinazione produce anche in continuo della farina e dei sottoprodotti (sottoprodotti per l'aliemntazione animale). Tutti vengono pesati. successivamente stoccati in celle specializzate.

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VIII. ANALISI FUNZIONALE DELLE ATTREZZATURE Elevatori Gli elevatori sono in matallo, a tenuta stagna, composti da cinghie costituite da tazze plastiche o in metallo; si riferiscono a questo documento gli elevatori la cui poetnzialità non superi le 200 tonn/h.

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Celle Le celle sono in metallo o in cemento, a tenuta stagna e completi di un’aspirazione.

La fase di avviamento è trattata come fase di riempimento. N.B.: Contrariamente alle serramde di accesso imbullonnate, le serrande oppure i coperchi di accesso smontabili manualmente disinnesteranno una fase III. Il tipo di riempimento (per gravità o pneumatico) non influisce sulla classificazione della zona. Il tipo di estrazione (conico, planetario…) non influisce sulla classificazione della zona.

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Trasporti orizzontali I trasporti orizzontali orizzontali comprendono le coclee d’Archimede, trasportatori a catena e a cavi e nastri trasportatori, di una lunghezza minima di 3 mt, il tutto è coperto con capote, a tenuta stagna e attrezzato di una aspirazione con una sola alimentazione in continuo(ogni altra attrezzatura, che non corrisponde a questo descrittivo, sarà trattata individualmente).

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Tubazione di raccordo macchine

Le tubazioni sono in metallo, in generale di sezione quadrata. Sono costituite da diversi elementi; sono raccordati tra di loro da anelli di fissaggio oppure flange avvitate od imbullonate: N.B.: Le tubazioni di aspirazione e pneumatiche sono trattate nel modo seguente (per il fatto che la loro configurazione è uguale alle tubazioni di movimentazione).

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Filtri di decompressione Esistono due grandi faniglie di filtri: • Filtro sotto cassone, equipaggiamento a parte intera, disaccoppiato dalle

macchine; per la messa in depressione è collegato su una o piu’ macchine a mezzo di tubazioni.

Una miscela aria/prodotto polveroso perviene nel corpo del filtro per mezzo di una condotta in zona 21. La separazione dell'aria pulita e del prodotto è realizzata per mezzo di manichelle di qualità antistatica ed infiammabile. Un sistema di sgolfamento, per aria compressa o soffiata, crea puntualmente nel corpo del filtro, una zona piu' carica di particelle fini: l'interno del filtro è in zona 20. Il sistema di fissaggio, per i filtri sotto i cassono, è realizzato da fascette imbullonate oppure avvitate. Un piano di sorveglianza degli indicatori di pressione differenziale, integrato nel piano di mantenimento, consente un monitoraggio permanente della buona manutenzione dei filtri. Nondimeno, l'andamento degradato posiziona la parte superiore del filtro nella zona 22, come anche il suo ventilatore. La testa del filtro, a tenuta stagna, rimane fuori dalla zona-

ARIA+PRODOTTO ARIA PULITA

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• Filtro a sacche oppure filtro-ciclone, generalmente installato direttamente

sulle attrezzature (celle, tramooggia). Contrariamente ai filtri sotto cassone, le maniche o cartucce dei filtri a sacche o filtri.ciclone sono fissati con delle flangie nel corpo della macchina, e dunque, per questo, il suddetto tipo di fissaggio respinge ogni probabilità di sganciamento, anche in caso di anadamento degradato. La parte superiore del filtro ed il ventilatore sono fuori zona.

Di norma, i rilievi di uscita dei filtro si trovano a metà a 0.001, 0.003 g/m3. Si raccomanda si avere gli estrattori del filtro all'esterno.

ESTRAZIONE ARIA PULITA

VENTILATORE

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