Non di PANE · non si può vendere o comprare. ... ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa...

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Settimanale di preghiera Anno XIX - n° 789 Non di solo PANE Domenica 5 febbraio 2017 V Tempo Ordinario “Voi siete la mia luce”

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Il Calice di Gesù di don Luciano Vitton Mea

Settimanale di preghiera

Anno XIX - n° 789

Non di solo

PANE Domenica 5 febbraio 2017

V Tempo Ordinario

“Voi siete la mia luce”

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 2

Febbraio 2017

“Pregare, forse il

discorso più urgente”

Sussidio di preghiera

per la famiglia

Offerta della giornata

Cuore divino di Gesù,

io ti offro per mezzo

del Cuore Immacolato di Maria,

Madre della Chiesa,

in unione al Sacrificio eucaristico,

le preghiere, le azioni,

le gioie e le sofferenze

di questo giorno,

in riparazione dei peccati,

per la salvezza di tutti gli uomini,

nella grazia dello Spirito Santo,

a gloria del divin Padre.

Offerta quotidiana

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.

Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le

azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il cuore

del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi

nell’Eucaristia per la salvezza del mondo.

Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida

e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimo-

ne del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego

specialmente per le intenzioni che il Santo Padre

raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo

mese

Intenzione del Santo Padre

Per quanti sono nella prova, soprattutto i poveri, i

profughi e gli emarginati, perché trovino accoglienza

e conforto nelle nostre comunità.

Intenzione dei vescovi

Perché i laici, formati all’insegnamento del Vangelo

e del Magistero, sappiano mettersi al servizio della

società.

Intenzioni mese di Febbraio

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 3

V Settimana Tempo Ordinario

L’amore non si può misurare,

non si può vendere o comprare.

Per essere apprezzato, deve essere donato.

Brano Evangelico: Mt 5,13­16

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore,

con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che

ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una cit­

tà collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per

metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia

luce a tutti quelli che sono nella casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché ve­

dano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre

che è nei cieli.

Contemplo: Siete la luce del mondo (Mt 5,14)

Gesù ha detto di se stesso: «Io sono la luce del mondo», ma, proseguendo, ha detto che chi segue lui «avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Con la sua morte e risurrezione egli ha fat­

to di noi dei figli della luce: «Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore» (Ef 5,8). Siamo davvero la luce del mondo nel Signore Gesù e dob­biamo risplendere con le nostre opere buone.

Agisci

Oggi cercherò di

vivere la mia vita

con pieno senso di

testimonianza. Mi

sforzerò special-

mente di essere

coeren te con

l’amore di Dio, di

fronte a chi non

condivide gli inse-

gnamenti di Cristo.

Il santo del giorno:

Santa Agata

Agata visse nel III secolo e venne

martirizzata a Cata-nia, sotto l'impera-

tore Decio, per es-sersi rifiutata di sa-

crificare agli dei. Prima di morire di

stenti in carcere su-

bì diverse torture: le recisero i seni

con delle tenaglie (ma di notte le ap-

parve san Pietro e la guarì) e fu co-

stretta a camminare su cocci di vetro e

carboni ardenti. Viene rappresentata

o durante la tortu-

ra, o con i seni reci-si su un piatto e

una tenaglia in ma-no.

Domenica 5

Febbraio

I Settimana

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 4

R i f l e s s i o n i p e r o g n i g i o r n o

Un vecchio aneddoto recita di

una candela riottosa che non

voleva ardere.

Questo non si era mai visto: una

candela che rifiuta di accender-

si. Tutte le candele dell'armadio

inorridirono. Una candela che

non voleva accendersi era una

cosa inaudita! Tutte le candele

desiderano essere messe sul lu-

cerniere e ardere ed illuminare

la stanza quando le ombre della

sera scendono rivestendo con

una fitta coltre di buio le case

degli uomini. Tutte, eccetto

quella giovane candela rossa e

dorata, che ripeteva ostinata-

mente: «No e poi no! Io non vo-

glio bruciare. Quando veniamo

accese, in un attimo ci consu-

miamo. Io voglio rimanere così

come sono: elegante, bella, e

soprattutto intera!».

«Se non bruci è come se fossi già

morta senza essere vissuta» re-

plicò un grosso cero, che aveva

già illuminato molte notti. «Tu

sei fatta di cera e stoppino, ma

questo è niente. Quando bruci

sei veramente tu e sei completa-

mente felice».

«No, grazie tante» rispose la

candela rossa. «Ammetto che il

buio, il freddo e la solitudine

sono orribili, ma è sempre me-

glio che soffrire per una fiamma

che ti brucia».

«La vita non è fatta di parole e

non si può capire con le parole,

bisogna passarci dentro» conti-

nuò il cero. «Solo chi impegna il

proprio essere cambia il mondo e

nello stesso tempo cambia se

stesso. Se lasci che solitudine,

buio e freddo avanzino, avvolge-

ranno il mondo».

«Vuoi dire che noi serviamo a

combattere il freddo, le tenebre

e la solitudine?».

«Certo» ribadì il cero. «Ci consu-

miamo e perdiamo eleganza e

colori, ma diventiamo utili e sti-

mati. Siamo i cavalieri della lu-

ce».

«Ma ci consumiamo e perdiamo

forma e colore». «Sì, ma solo

così possiamo vincere il buio del-

la notte e il gelo del mondo»

concluse il cero.

Così anche la candela rossa e

dorata si lasciò accendere. Brillò

nella notte con tutto il suo cuore

e trasformò in luce la sua bellez-

za, come dovesse sconfiggere da

sola tutto il freddo e il buio del

mondo. La cera e lo stoppino si

consumarono piano piano, ma la

luce della candela continuò a

splendere a lungo negli occhi e

nel cuore degli uomini per i quali

era bruciata.

«Voi siete la luce del mondo;

non può restare nascosta una

città che sta sopra un monte, né

si accende una lampada per met-

terla sotto il moggio, ma sul can-

delabro, e così fa luce a tutti

quelli che sono nella casa».

«Signore, fa' di me una lampada:

brucerò me stesso, ma avrò dato

luce agli altri».

Medita la Parola

La candela riottosa. Meditazione di Don Luciano Vitton Mea

Preghiera

Signore, la mia casa è chiusa e

oscura, priva della luce della tua

presenza. Le strade che percorro

sono, spesso, sentieri pieni di

sterpi e luogo dove le serpi

del l ’orgoglio, del rancore,

dell’invidia trovano il loro rifugio;

sono percorsi privi dei tuoi passi,

della tua voce. Il mio cuore è duro

come la pietra perché non è colti-

vato da te, amico degli uomini,

Signore del cielo e della terra.

Sono avvolto dalle tenebre di un

mare agitato, dove i gelidi venti

dell’egoismo congelano i germi di

bene che tu mi hai donato quanto

mi hai tessuto nel seno della mia

mamma. Signore strappa dalla

mia vita le spine e i rovi della catti-

veria, illumina la mia casa, ritorna

a percorrere le strade della mia

esistenza. (don Luciano)

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 5

V Settimana Tempo Ordinario

Il santo del giorno:

SS. Paolo Miki e

c.

Memoria dei santi

Paolo Miki e com-

pagni, martiri, a

Nagasaki in Giap-

p o n e . C o n

l’aggravarsi della

persecuzione con-

tro i cristiani, otto

tra sacerdoti e reli-

giosi della Compa-

gnia di Gesù e

dell’Ordine dei Frati

Minori, missionari

europei o nati in

Giappone, e dicias-

sette laici, arrestati,

subirono gravi in-

giurie e furono

condannati a mor-

te.

Tutti insieme, an-

che i ragazzi, furo-

no messi in croce

in quanto cristiani,

lieti che fosse stato

loro concesso di

morire allo stesso

Brano Evangelico: Mc 6,53­56

Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genè­

saret. Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, e ac­

correndo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui

lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si

trovasse. E dovunque giungeva, in villaggi o città o campa­gne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di poter­

gli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo tocca­

vano guarivano.

La fede è un dono

che Dio mette a disposizione

di chiunque lo voglia.

Basta chiedere.

Agisci

Se non l’ho fatto di

recente, ricorrerò al

sacramento della

confessione per chie-

dere perdono a Dio

per le mie colpe.

Contemplo: Dio vide che era

cosa buona (Gen 1,18)

Il racconto della creazione ci riporta

non solo agli inizi dei tempi, ma

all'origine, alla fonte di tutto ciò che

siamo e vediamo intorno a noi. Sia­

mo creature in un mondo creato e

voluto da Dio. Non veniamo dal ca­

so, ma da un progetto d'amore e di

vita che il Signore ha voluto per noi.

Tutto il creato è «cosa buona», e do­

vremmo averne cura come di un do­

no ricevuto dalla bontà di Dio.

Lunedì 6

Febbraio

I Settimana

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 6

Meditazione del giorno

Guai uccidere i sogni A cura di don Luciano Vitton Mea

I sogni, spesso, sono destinati

a infrangersi contro la realtà.

Ma sono quelli più semplici i più dolorosi,

perché ci appaiono così personali, così ra-

gionevoli, così raggiungibili. Ti sembra sem-

pre di essere a un passo dal poterli toccare

con la mano, ma mai abbastanza vicino da

afferrarli, e questo basta a spezzarti il cuo-

re.

Mi ricordo di quando ero bambino. Avrò avu­

to 6 anni, non di più. Mi sedevo a gambe in­

crociate nel mezzo del tappeto di camera mia.

Sognavo di essere Aladino, con me avevo

sempre la mia lampada e col tappeto giravo il

mondo sfrecciando nei cieli. Poi veniva il

momento di esprimere i 3 desideri che sareb­

bero stati esauditi dalla lampada. Ho perso

ore a pensare cosa fosse più importante rea­

lizzare ed infine, in maniera molto astuta,

decisi per i seguenti desideri:

1) eliminare tutte le guerre nel mondo

2) eliminare tutte le malattie nel mondo

3) poter esprimere tutti i desideri che volevo

per il mio 'piccolo' mondo quotidiano.

Così in un colpo solo avevo risolto i mali del

pianeta e avrei anche potuto esaudire tutte

quelle piccole cose di cui avevo voglia. Era

così bello sognare. Mi ha fatto così tenerezza

ripensare a questa cosa in questi gior­

ni. Pensare che una bambino potesse fare

pensieri così grandi. Eppure ancora non sape­

vo che le guerre e le malattie fossero anche e

soprattutto dentro di noi. Che sarebbe stato

così difficile, da grande, riuscire a dipanare le

matasse di una coscienza spesso divisa, in

lotta e per questo sofferente. Questo ricordo

comunque mi conforta. Non lo sapevo, ma

ero proprio una bel bambino. Guai uccidere i

sogni: equivale ad uccidere l’eterno che abi-

ta nel profondo del nostro cuore.

Meditiamo la Parola

Il tocco di una mano Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Quanti lo toccavano guarivano. Questo picco-

lo gesto del toccare nasconde in se stesso il

desiderio arcano di un incontro, la nostalgia di

qualcosa che si era irrimediabilmente perso e

che improvvisamente viene ritrovato nel sem-

plice cenno di una mano che lambisce il man-

tello, sfiora la persona che incarna l’infinito di

Dio racchiuso in una briciola di tempo per in-

contrare l’uomo nella struggente povertà della

sua solitudine. Non è solo una guarigione fisi-

ca quella che si sprigiona dal tocco, dallo

sguardo di Gesù; è Dio che accarezza la no-

stra umanità inondandola dell’affetto paterno,

del calore di una casa, della brezza di un giar-

dino fiorito. In Gesù il divino torna a passeg-

giare in mezzo agli uomini, prende per mano

e dialoga con tanti figlioli dal volto sfigurato,

dalle vesti lacere, dai piedi sanguinanti. In Ge-

sù Dio ci abbraccia, ci coccola, ci ridona la

sua infinita dolcezza.

Preghiera

Signore Gesù, è inutile che guardiamo gli altri

mettendo in evidenza le loro infedeltà e le loro i-

pocrisie. È nel nostro cuore che dobbiamo avere il

coraggio di guardare ogni giorno, per poter sma-

scherare noi stessi e imparare a vivere nella sem-

plicità di una fede umile e generosa. Non lasciare

che cediamo alla paura di essere noi stessi... alme-

no al tuo cospetto.

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 7

V Settimana Tempo Ordinario

La felicità è uno stato mentale.

Brano Evangelico: Mc 7,1­13

Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate ­ i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame ­ quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scrit­to: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradi­zione degli uomini». E aggiungeva: «Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la ma­dre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete traman­dato voi. E di cose simili ne fate molte».

Agisci

Oggi mi sforzerò di

essere sorridente e

gentile, perché ri-

splenda in me la Lu-

ce di Dio.

Il Santo del giorno:

Beato Antonio da

Stroncone

A soli 12 anni prese

l'abito dei Frati mi-

nori. Umilissimo,

fece profezie e mi-

racoli. Per l'intera

vita tormentò il suo

corpo: d'estate be-

veva acqua calda e

mangiava solo erbe

amare, dedicando a

Dio le sofferenze.

Morì tuttavia a 80

anni.

Contemplo: Onora i tuoi genitori (cf Mc 7,10)

Gesù vuole che onoriamo il padre e la madre, senza inventare sotter­fugi per sfuggire a questo dovere. Egli vuole, in realtà, che rimania­mo fedeli alle persone che Dio ci ha posto accanto, anche quando

ciò può essere difficile o impe­gnativo, o quando può esigere sa­crificio da parte nostra. Questo amore per gli altri sarà tanto più stabile e sicuro quanto più sarà fondato in Cristo.

Martedì 7

Febbraio

I Settimana

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 8

Preghiera

Signore Gesù, attraversa ancora con miste-

riosa consapevolezza, con umile fierezza,

l'incredulità, la paura, l'ira che ci impedi-

scono di crederti e di accettarti come dono.

Grazia e benevolenza rifulgono in te e, se il

nostro cuore ti segue, tu illumini anche noi

con la dignità dello Spirito che viene da

Dio e per il quale oggi e sempre ti rendia-

mo grazie.

Meditiamo la Parola

Disperazione Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Meditazione del giorno

La cospirazione di Dio di Jose Tolentino Mendoca

Preghiera

Signore Gesù, attraversa ancora con miste-

riosa consapevolezza, con umile fierezza,

l'incredulità, la paura, l'ira che ci impedi-

scono di crederti e di accettarti come dono.

Grazia e benevolenza rifulgono in te e, se il

nostro cuore ti segue, tu illumini anche noi

con la dignità dello Spirito che viene da

Dio e per il quale oggi e sempre ti rendia-

mo grazie.

Meditiamo la Parola

Il capo d’accusa Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Gesù è sottoposto ad un perenne giudizio. Una proce­dura sempre aperta quello contro di Lui, senza nessuna prescrizione. Infrange la legge, inquieta gli animi, pren­de Dio dal cielo e lo pone sulla terra. Tutta la vita terre­na di Gesù sembra un preambolo al giudizio finale, ad un tribunale, ad una sentenza di condanna. E’ reo di morte. Una condanna già scritta, una continua sofferen­za perché, come giustamente osserva don Primo Maz­zolari, “l’unica cosa seria di quaggiù è il soffrire”. «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Ecco il problema, lo scandalo, il capo d’ accusa. Gesù mette in discussione la legalità di alcuni precetti umani, di alcune tradizioni colorate di vacua religiosità. “Dio è giustizia, l’uomo legalità. Non poten­do o volendo arrivate alla giustizia si ci ferma alla le­galità che ne è la veste, la quale rimane di moda anche nei tempi più spregiudicati. Si può reggere un popolo senza giustizia, ma non senza legalità”(don Primo Mazzola­

ri) . E la prima stazione della Via Crucis prende forma, viene tratteggiata, diventa un capolavoro umano. Non mi stupisco. Anch’io sono giudice. Giudicando l’altro, il fratello, indirettamente giudico il mistero di Dio, di­pingo maldestramente il primo quadro della Via Crucis, dando così inizio all’altrui Calvario. “Non giudicate e non sarete giudicati”. Non ho mai capito perché questo comandamento non venga tramandato a memoria. E’ di vitale importanza per la nostra fede se non vogliamo diventare giudici, aguzzini, bestemmiatori. Il giudizio sull’altrui vita apparitine a Dio non agli uomini. E noi non possiamo appropriarci del Divino. Misera vita la mia. “Creandomi Dio si è creato un giudice. Il peccato è Dio giudicato dagli uomini” (don Primo Mazzolari) . Dovrei detestare il mio peccato, il male fatto che distrugge, offende me e gli altri. Il peccato distrugge l’opera di Dio perchè è un giudizio verso il Sommo Giudice. “I farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi”. Ironia della sorte. Questa nor­ma diventa immagine di un altro catino, di acqua che scorre sigillando una sentenza di condanna. «Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”... Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo con­segnò ai soldati perché fosse crocifisso» (Mt 27,22­26). Il giudizio è compiuto, la tradizione degli antichi salva, l’uomo redento dall’estremo sacrificio di un Dio che non si è sottratto dal meschino giudizio degli uomini.

Meditazione del giorno

Chiamati al disgelo di Jose Tolentino Mendoca

Ci succede spesso di ascol-

tare questa domanda:

"Come posso perdonare, se non riesco a

dimenticare?". È una difficoltà ben reale: si

danno situazioni, esistenziali e psicologi-

che, in cui dimenticare è davvero impossi-

bile. Le ferite hanno raggiunto una tale

profondità nel nostro essere che, anche se

lo desidereremmo tanto, non ce la faccia-

mo a cancellare quelle esperienze così do-

lorose dalla nostra memoria. Ma questa

domanda che mette assieme perdono e o-

blio necessita di essere decostruita. Di-

menticare non è un requisito per il perdo-

no. Possiamo perdonare perfino ciò che

non può essere dimenticato. Che cos'è, al-

lora, il perdono? Il perdono è un atto unila-

terale di amore. È credere che la logica

dell'amore è superiore alla logica della vio-

lenza. È dare all'altro non quanto merite-

rebbe per quel che ha fatto, ma ciò che sta

nel cuore di Dio. Perdonare è credere nel

valore in sé della riconciliazione. E poi,

vivere di conseguenza. Un poco per volta ci

renderemo conto di essere liberi, distacca-

ti, non più bloccati da un fatto che accad-

de anni addietro. Il nostro cuore non può

essere un inverno gelido e implacabile. La

vita è chiamata a un disgelo. È promessa a

una realtà trasformata, a una rifioritura, a

una rivitalizzazione. I nostri occhi sono nati

non per vedere le ceneri dei detriti, ma

nuovi cieli e terra nuova.

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 9

V Settimana Tempo Ordinario

C’è qualcuno che conosce e comprende

ogni tuo pensiero e sentimento - il piacere e il dolore, la gioia e l’affanno -

e che sente i desideri e i bisogni più intimi del tuo cuore.

Brano Evangelico: Mc 7,14­23

Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo». Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quel­la parabola. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intel­letto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuo­ri non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impu­dicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste co­se cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uo­mo».

Agisci

Metterò al primo po-

sto l’amore per Cri-

sto e per il mio pros-

simo, con un atto

concreto di distacco

dai beni materiali.

Mercoledì 8

Febbraio

I Settimana

Medita la Parola di don Luciano Vitton Mea

Il cuore dell’uomo: mistero di luce e di tenebre, di slanci generosi

e abisso dove si consumano i pensieri più malvagi, si rinnegano i

sentimenti più belli, si macchia l’originaria innocenza.

Il cuore dell’uomo: groviglio di passioni che nel volgere di un

pensiero assumono il colore dell’alba o il buio di una notte priva

della luce lunare e del lontano luccichio delle stelle.

Il cuore dell’uomo: luogo di incontro tra Dio e la sua creatura, tra

la miseria e la misericordia, crogiuolo dove viene purificato il no-

stro nulla.

Il cuore dell’uomo: voragine dove Gesù compie il miracolo più

bello: trasformare la palude delle intenzioni cattive in vino di Gra-

zia che allieta la vita degli uomini. Il mio cuore e il Cuore di Dio: il

sapore della terra acquista il colore del cielo, la mia debolezza

forza per continuare l’avventura più bella.

San Girolamo

Emiliani

Preghiera

Signore Gesù, tu ci insegni che la purezza del cuore e la sua sincerità sono la garanzia più vera di un profondo ri-spetto di quella legalità che è libertà di amore obbediente alla tua Verità e alla nostra. È dal nostro cuore che scatu-risce la bontà di ogni gesto e di ogni giudizio capace di conservare la natura che ci hai affidato e di istaurare relazioni cariche di fiducia nel bene dell'altro

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 10

R i f l e s s i o n i p e r o g n i g i o r n o

"La vera crisi che attraversa

ora il nostro mondo non è es-

senzialmente economica o

politica, ma è una crisi di Dio

e nello stesso tempo una crisi

antropologica", scrive il cardi-

nale Robert Sarah prefetto

della Congregazione per il

culto divino e la disciplina dei

sacramenti, in una riflessione

pubblicata sull'ultimo numero

della rivista Vita e Pensiero,

oggi in uscita. "Certo, oggi si

parla solo di quella economi-

ca: nello sviluppo della po-

tenza dell'Europa – dopo i suoi

orientamenti originali più eti-

ci e religiosi – l'interesse eco-

noico è diventato determi-

nante, in modo sempre più

esclusivo".

"La cultura occidentale – scri

ve Sarah – si è progressiva-

mente organizzata come se

Dio non esistesse: molti oggi

hanno deciso di fare a meno

di Dio. Come afferma Nie-

tzsche, per molti, in occiden-

te, Dio è morto. E siamo noi

ad averlo ucciso, noi siamo i

suoi assassini e le nostre chie-

se sono le cripte e le tombe

di Dio. Un buon numero di

fedeli non le frequentano più,

non vanno più in chiesa, per

evitare di sentire la putrefa-

zione di Dio; ma così facendo,

l'uomo non sa più né chi sia

né dove vada: vi è una sorta

di ritorno al paganesimo e

all'idolatria; la scienza, la

tecnologia, il denaro, il pote-

re, il successo, la libertà a

oltranza, i piaceri senza limiti

sono, oggi, i nostri dei".

E' dunque necessario mutare

prospettiva, spiega il cardina-

le guineano: "Dobbiamo ricor-

dare che in Dio 'viviamo, ci

muoviamo ed esistiamo' (At

17,28). In Lui, tutto sussiste.

Egli è il Principio, sede di o-

gni Pienezza, ci dice san Pao-

lo; fuori di Lui, nulla regge:

ogni cosa ritrova in Dio il pro-

prio essere e la propria veri-

tà, ovvero è Dio o niente.

Certo, esistono problemi e-

normi, situazioni spesso dolo-

rose, un'esistenza umana dif-

ficile e angosciante; eppure

dobbiamo riconoscere che è

Dio a dare senso a ogni cosa.

Le nostre preoccupazioni, i

nostri problemi, le nostre sof-

ferenze esistono e ci preoccu-

pano, ma sappiamo che tutto

si risolve in Lui, sappiamo che

è Dio o niente, e lo percepia-

mo come un'evidenza che si

impone a noi non dall'esterno,

ma dall'interno dell'anima,

perché l'amore non si impone

con la violenza, ma seducen-

do il cuore con una luce inte-

riore".

Attualità

"L'occidente è diventato la tomba di Dio".

Il j'accuse dal cardinale Sarah A cura di Don Luciano Vitton Mea

"La cultura occidentale si è organizzata come se Dio

non esistesse. Siamo noi ad averlo ucciso. L'uomo non

sa più né chi sia né dove vada".

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 11

V Settimana Tempo Ordinario

Non sottovalutare i benefici del rilassamento. Un animo ritemprato può essere davvero creativo;

e un animo creativo è anche produttivo.

Il Santo del giorno:

S. Apollonia

Anziana diacones-

sa di Alessandria,

subì il martirio nel

249. Durante un

saccheggio nelle

case dei cristiani le

vennero spezzati i

denti e rotte le

mandibole. Sotto

la minaccia di es-

sere arsa sul rogo

se non avesse pro-

nunciato frasi bla-

sfeme, Apollonia

preferì morire piut-

tosto che rinnega-

re Cristo. Il suo

culto si diffuse su-

bito in Occidente.

È rappresentata

giovane con una

tenaglia, a volte

con i denti che le

furono estratti;

spesso con in ma-

Brano Evangelico: Mc 7,24­30

Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato

in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non potè resta­

re nascosto. Subito una donna che aveva la sua figlioletta pos­

seduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si get­

tò ai suoi piedi. Ora, quella donna che lo pregava di scacciare

il demonio dalla figlia era greca, di origine siro­fenicia. Ed egli

le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene pren­

dere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma essa replicò:

«Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano

delle briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola

và, il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa, trovò la

bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.

Agisci

Vivrò le vicissitudini di questo giorno se-

condo l’ideale delle Beatitudini e nel

contempo, mi sfor-zerò di assumere,

nei confronti del mio prossimo, gli atteg-

giamenti di miseri-cordia, mansuetudi-

ne e purezza di cuo-re che esse propon-

gono.

Contemplo: Non poté resta-re nascosto (Mc 7,24)

Gesù fa di tutto per restare nasco­sto ed evitare una notorietà inutile al regno di Dio. Egli sembra rinun­ciare ­ con la sua amabile, umile e discreta umanità ­ a far risplendere

la poten­za della divinità. Ma «la luce splende nelle tenebre e le te­nebre non l'hanno vinta» (Gv 1,5): il Signore Gesù non può rimanere nascosto, poiché la sua luce brilla nel cuore dei credenti e si mostra a coloro che hanno fede.

Giovedì 9

Febbraio

I Settimana

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 12

Meditiamo la Parola

Spigolatrice di misericordia Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Parroco di Bovegno

Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». A ben pensarci la vita non è fatta che di briciole. Le cose vere vanno sorseggiate, possono essere gustate in quantità minime, devono essere centel­linate. Il mendicare mantiene umili. La povertà, se non si copre di miseria, è condizione indispensabi­le per incontrare Dio. La donna del Vangelo tende la mano, insiste, si accontenta delle briciole, spigo­la la misericordia divina. ”Gesù è stato povero come condizione familiare e come stile di vita. Con i suoi apostoli ­ ce lo dice il vangelo ­ talvolta, per mangiare, spigolava lungo la strada. Forse si pensa poco a questo: il Figlio di Dio che si curva a raccattare qualche spiga caduta ai mietitori, per sfamarsi”. (A. BALLESTRERO, Par-lare di cose verissime). “Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenìcia”. E’ bene sentirci tutti un po’ forestieri di fronte al mistero di Dio. Chi presume di posseder­lo, lo perde, diventa autentico straniero nella sua stessa casa. Dio è amore, un amore così grande che si cela, si vela di ciò che è infinitamente piccolo. Anche Gesù si incarna, diventa uomo, ma rimane esule, pellegrino, un po’ forestiero. Non ha una casa, è senza fissa dimora. In poche parole è inaf­ferrabile. Ed è pura grazia che sia così. “In altra occasione dice: «Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli i nidi. Il Figlio dell'uomo non ha dove po-sare il capo». Qualcuno gli domanda: «Signore, dove abiti?». E Gesù: «Venite e vedete». Quelli vanno e che cosa vedono? La felicità di un'umile povertà, non predicata sui tetti, non ostentata in un programma prestabilito, ma vissuta” (A. BALLESTRERO, Parlare di cose verissime, Casale

Monf. ­ Roma 1990, 78s.). Così, mentre i vicini e i dotti, si allontanano dal Si­gnore, questa donna povera e straniera diventa mae­stra di fede, immagine del credente, modello di au­tentica spiritualità cristiana. .

Preghiera

Signore Gesù, attraversa ancora con misterio-

sa consapevolezza, con umile fierezza, l'incre-

dulità, la paura, l'ira che ci impediscono di

crederti e di accettarti come dono. Grazia e

benevolenza rifulgono in te e, se il nostro cuore

ti segue, tu illumini anche noi con la dignità

dello Spirito che viene da Dio e per il quale

oggi e sempre ti rendiamo grazie.

Meditazione del giorno

La cospirazione di Dio di Jose Tolentino Mendoca

Meditazione del giorno

Diventare figli di Jose Tolentino Mendoca

In Gesù di Nazaret, Dio viene

a darci la possibilità di diven-

tare figli di Dio. È quello che il prologo del Van-

gelo di Giovanni esplicita con una felice formu-

la: «A quanti lo hanno accolto ha dato potere

di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Non c'è po-

tere più rivoluzionario, né più affascinante,

posto nelle mani dell'Essere Umano. Neppure

l'accesso al movimento delle galassie o l'orbita

dei pianeti e delle stelle più distanti. Neppure i

prodigi usciti dall'immenso laboratorio della

scienza o l'interminabile sfavillio di innumere-

voli tecnologie. Niente si sovrappone a questa

capacità che Dio conferisce a donne e uomini

fragili, imperfetti, incompleti e incerti come

noi, di divenire figli suoi, di partecipare alla

vita divina. Per questo ogni vita, ciascuna delle

nostre vite, è una storia sacra. Le viene donato

un orizzonte più ampio di quello che gli osser-

vatòri spaziali contemplino. Le viene donato

più infinito di quello cui qualsiasi astronave

possa aspirare. Nelle piccole cose che intessono

la nostra esistenza, in questa tela umanissima e

quotidiana che andiamo ordendo, abbiamo la

possibilità di trasportare Dio, di rispecchiare il

suo mistero, di tradurlo, di renderlo presente.

Ogni essere umano è una possibilità che Dio si

manifesti.

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 13

V Settimana Tempo Ordinario

Non limitarti a vedere le circostanze: guarda oltre.

Brano Evangelico: Mc 7,31­37

Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Contemplo: Ha fatto bene ogni cosa (Mc 7,37)

Gesù è il Signore, il Salvatore, la nostra speranza. Egli fa bene ogni cosa, la sua provvidenza tutto di­spone per la nostra vera felicità. Invochiamolo nei momenti di dif­ficoltà, affidiamoci a lui con amore

di figli, chiediamogli con fede la guarigione del corpo e dello spiri­to. Presentiamo al Signore le no­stre suppliche, certi che egli fa be­ne ogni cosa e ci sosterrà con la sua grazia.

Agisci:

Oggi affronterò i

miei problemi e le

mie difficoltà con la

consapevolezza che

Dio è l’unico che mi

sta davvero vicino.

Il Santo del giorno:

Santa Scolastica

Scolastica era sorel-

la, forse gemella, di san Benedetto. Nac-

que a Norcia e visse all'incirca tra il 480

e il 547. Fu monaca benedettina nel mo-

nastero femminile di

Subiaco e poi in

quello di Plombaro-la, ai piedi del Mon-

te Cassino. Il suo culto si diffuse dopo

la morte inizialmen-te all'interno dell'Or-

dine. È rappresenta-ta con l'abito nero

delle monache be-

nedettine; suoi attri-

buti sono la colom-ba e il libro della

Regola. Viene invo-cata contro le tem-

peste e i fulmini e per ottenere la

pioggia.

Venerdì 10

Febbraio

I Settimana

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ V Tempo Ordinario ­ pagina 14

Meditazione del giorno

Desiderare la volontà di Dio di Valerio Albisetti

La maggior parte di

noi non ascolta Dio e

quindi non capisce ciò che Dio dice e

vuole.

Molti credono che Dio comunichi la

sua volontà con mezzi soprannaturali

o innaturali, attra­verso una voce dal

cielo, una visione speciale o un even-

to grandioso... Sebbene Dio abbia

fatto ricorso, a volte, a mezzi spet-

tacolari per comu­nicare la sua vo-

lontà, non è così che fa di solito.

Per conoscere la volontà di Dio biso-

gna in­nanzi tutto impegnarsi a com-

pierla.

Ma come ci dice Dio quello che vuole

che noi facciamo?

Infondendoci il desiderio di fare la

sua volontà e dandoci anche il pote-

re, i mezzi per realizzarla.

Preghiera

Signore Gesù, pur con le nostre migliori intenzioni e il coraggio più generoso, non potremo mai essere noi a portarti perché tu, misteriosamente, sei già là dove noi pensiamo di portarti. Fa' di noi tutti degli apostoli che sanno riconoscere la tua presenza nel cuore di ogni cultura e ti sanno intravedere in ogni autentica ricerca di assoluto.

Meditiamo la Parola

La sordità interiore

A cura di don Carlo Moro Parroco di Gargnano

Certamente, pochi tra quanti oggi si accosta-

no a questo Vangelo sono sordomuti nel senso

abituale della parola. Purtroppo, il numero

delle persone che non sono capaci di parlare

con Dio, o di ascoltarlo, è sicuramente più

elevato. Nell'era della comunicazione, sono

molti quelli che balbettano quando si rivolgo-

no all'interlocutore più importante della no-

stra vita: Dio.

Nella vita dello spirito c'è di tutto. Chi sa par-

lare con Dio solo per chiedere, e non ringrazia

mai per i benefici che Dio concede continua-

mente. Chi si rivolge a Dio con aria quasi di

superiorità, cercando di fargli vedere quel

che più gli conviene, senza neppure badare a

ciò che Dio vuole da lui. Sono i muti del lin-

guaggio divino. Ci sono anche i sordi: quelle

persone incapaci di scoprire la voce di Dio ne-

gli avvenimenti ordinari della vita, o perfino

in quelli straordinari, che cercano sempre una

spiegazione che chiama caso o destino ciò

che, in realtà, è Provvidenza.

Gesù ci viene incontro per aiutarci a dialogare

con lui. Il suo cuore è ansioso di ricevere le

nostre confidenze. Vuol consolare chi è afflit-

to, confortare chi soffre, assicurare chi vacil­

la. Ci viene incontro perfino prima che noi lo

cerchiamo. Oggi, Cristo vuol dirci "Effatà".

Apre i nostri orecchi. Apre le nostre labbra.

Ascoltiamo la voce di Dio che oggi parla al no-

stro cuore. Confidiamogli le nostre pene e le

nostre gioie. Insomma, impariamo a pregare

davvero.

Meditiamo la Parola

Una barca, il suo posto Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non di solo pane ­ Numero 789 ­ pagina 15

V Settimana Tempo Ordinario

La vita è un misto di successo e fallimento

e sono necessari entrambi.

Contemplo : Saziaci con il tuo amore (Sai 89,1)

Con il Salmista chiediamo a Gesù

di saziarci con il suo amore, il

suo pane di vita eterna, con la sua

parola di verità e di grazia. La sua

presenza in noi è la forza che ci

sostiene nel cammino, il conforto

nelle situazioni difficili, la luce

che eleva le nostre gioie terrene.

Il Signore ci sazia con il suo amo­

re quando ci vede stanchi e afflit­

ti, e ci dà la forza di portare dietro

a lui la nostra croce quotidiana.

Brano Evangelico: Mc 8,1­10

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compas­sione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lonta­no». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani ave­te?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li die­de ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronun­ziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quel­li. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

Agisci Quello che conta è il tempo in-

teriore. Lì, il sole, è la luce del

Signore e solo pregando, of-

frendo e amando si può otte-

nere il sereno.. Però, ci sono

pure brutte tempeste: è l'ora

della prova. Ma quando pas-

sano, pare che il Signore ci fac-

cia tutti nuovi.

Sabato 11

Febbraio

I Settimana

Medita la Parola di don Carlo Moro

Una folla di gente affamata, sette pani e pochi pesciolini nelle mani dei discepoli,

che non sanno che cosa fare. In mezzo c'è Gesù, che accoglie e benedice quel po-

co, perché basti a sfamare tutti. I primi ad accorgersi del miracolo sono i discepo-

li, ben consapevoli di quello che hanno dato!

Colpisce la sproporzione tra quei pani contati e l'abbondanza che sazia la folla,

dopo che Gesù ha pronunciato la benedizione. Fin che i pani rimangono nelle ma-

ni dei discepoli non sfamano nemmeno loro stessi: bisogna proprio che Gesù li

prenda nelle sue e li benedica.

Beata Vergine

Maria di Lourdes

333/3390059 don Luciano

Anno XIX - n. 789

Domenica 5 febbraio 2017

Chiuso il 26/01/2017

Numero copie 1350

Stampato in proprio

Coordinatrice Fiorella Elmetti

Redazione

don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,

don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Grafica e stampa

don Luciano Vitton Mea

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Sussidio di preghiera per la famiglia

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