Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che...

6
Noi, Dio e i fratelli Alla scoperta dei vizi e delle virtù. La Superbia e l’Umiltà

Transcript of Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che...

Page 1: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

Noi, Dio e i fratelli Alla scoperta dei vizi e delle virtù.

LaSuperbiael’Umiltà

Page 2: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. (Mt 18, 1-4)

Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore (Lc 1, 51)

LaSuperbia

La Superbia è il disordinato desiderio della nostra eccellenza che, nei suoieccessicispingeadagireancheinmodoirrazionale,purdieccellere.

BisognasapersceglieretraEssereeAvere.Spesso siamo ossessionati dal voler Avere consenso, potere, successo, onori etc.

mentretrascuriamoilnostroEssere,lanostraverità,inostrilimitieinostripregi,lequalitàeleesigenzedicrescita,insommaciòchesiamonellanostraverità.

L’uomodeveconsiderareciòchericevedaDioeciòchericevedasestesso: dasestesso:imperfezione,difetto,debolezza(cosecheDiononha) daDio:ciòcheinluièbuono,bello,perfetto,giusto(perchéDiohaquestecose)

La superbia infatti nasce dalla nostra debolezza, l’esperienza della nostra fragilità ciimpaurisce e allora ci creiamo delle maschere, per difenderci diventiamo arroganti e cimascheriamoda forti, imponendosuglialtrinoistessi.Ci illudiamodiesseregrandimentrecosìnonfacciamochedenunciarelanostradebolezza.

La paura poi è la peggiore delle passioni umane, è quella che ci fa paralizzare nelpensieroenell’azioneenellostessotempocirendeaggressivi.Diventiamocomebestieferitecheperpauraaggredisconoedivorano.Avoltefacciamodellapauraaddiritturaunostiledivita,pensandodipoterperdereciòcheabbiamoraggiunto,divenendosospettosieaggressivicontutti.

Lasuperbiaci fagiudicareglialtri,considerandoli inferiorianoi,pensiamodiessereintangibili,infallibili,migliorideglialtri.

LaSuperbiaèlamadrediognipeccatoediognivizioperchéciponealdisopradiDio stesso.Unodeglieffetti, infatti,èquellodiperdere la fedeodi farlavacillareperché crediamo di subire ingiustizia di Dio, in quanto non otteniamo ciò chedesideriamo.

Ilpeccatodegliangelicaduti,comequellodiAdamo,fupropriolasuperbia,nonvolerobbedire a Dio, non voler essere umili servi. Preferire la solitudine, senza Dio, pur diaffermaresestessienonvolerservireanessuno,maesseresemprepadroni…ancheconDio.Questa solitudine profonda avviene anche tra gli uomini, quando essi vogliono vivere adispettoditutti,aldisopraditutti,affermandosolosestessi.

Il grande pericolo per tutti è quello di scambiare il servizio perdominio, il propriolavoro per gli altri a unmodo per dominarli. La superbia ci spinge a questo, a volte quasiinconsapevolmente,tantoèprofondainnoilaferitadelpeccato.Questoatteggiamento,però,cirendeinfeliciearrabbiaticonnoistessieconglialtriperchésappiamobenecheilnostrodesideriodidominioèillusorioecilasciasempre…l’amaroinbocca.

Apprezzareglialtrinonèsegnodidebolezzamadisaggezza,significariconosceredaunpartelanostrainsufficienza,dall’altraanchelanostraveritàel’operadiDio,l’unicogrande

Page 3: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

epotente,chespargelesueperfezioneintornoanoieinnoi.Noinonsiamotuttalarealtàmaun’infinitesimapartedelmondo.

Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. (Lc 18, 9-14)

Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato. (Mt 23, 1-12) L’Umiltà

L’umiltàèverità,perchéconsideralamiapochezzaelagrandezzadiDioemimostra

gli altri come fratelli che vivono lamia stessa condizione. Tutti siamopoveriricolmatidigraziaeamoredapartediDio.

L’umiltànascedallaconsiderazionechel’uomohadiDio,perchériconoscechedaluiderivaognicosabuonache trova insée fuoridisé, lasaggezza inoltregli faconsiderare lecosebuonedeglialtrienonneègelosoperchésacheciòchedibuonovedeinsestessoeneglialtrièunregalodiDio.

Dobbiamosemprepensarecheglialtriabbianoqualcosachemancaameecheiohoqualchedifettochemancaalprossimo,percuièsaggioedoverosocheiosiaumiledavantiaDioeanchedavantialprossimo.Ricordiamoci che “Dio resisteai superbimadagraziaagliumili”(Giac4,3).

La nostra anima è come unmeraviglioso edificio che noi dobbiamo edificare con lagraziadiDio.Ilpeccato,soprattuttolasuperbiachelamadredituttiipeccati,noncostruiscemadistrugge,poneun fondamentodisastrosoa tutto l’edificiodellanostraanima.L’umiltàinveceèlavirtùfondamentale,insiemeallafede,delnostroedificiospirituale,sudileipossiamo costruire un palazzomagnifico, capace di resistere ad ogni prova e difficoltà, unedificio di gioia e di amore indistruttibile e stupendo. (Così ci insegna S. Teresa d’Avilanel“Camminodiperfezione”)

Quando noi ci avviciniamo a Dio, come quando ci si avvicina ad un oggetto primalontano, lo vediamomeglio ene conosciamo ledimensioni. Piò ci avviciniamoaDiopiùne

Page 4: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

vediamo la grandezza e più ci sentiamopiccoli davanti a lui. Accostandoci aDio cresciamosempreinumiltà,anchedavantiaifratelli.

L’orgoglio è sempre contrario all’umiltà e amareggia la nostra esistenza. Ci mettesempre inparagoneconglialtriecirendesuscettibiliperogni inezia, facendociaddolorareperinezieegettandociinunacontinuafrustrazione.L’umiltàciliberadall’orgoglioecirendeliberidanoistessi.

Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. (Mt 11, 25-30) Cristoè ilmodellodellanostraumiltà,è luichece ladonadonandoci lagraziacheci

permettediviverelasuavitaediaverelasuaforza.DaluiimpariamolaveraumiltàenellasemplicitàenellapovertàdelcuorericeviamotuttalaricchezzadiDio.

Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. (Fil 2, 1-11)

Lapraticadell’umiltà Essereumilinonèfacile,èundonodiDiodachiedereinsistentemente.Avolteperfare

ilbenecidiamomoltodafare,cosabuona,maconfondiamolanostraambizioneconzeloperDio,lavorandocondisprezzodelprossimoegiudicandonel’operatoconasprezza.Altrevolteviviamounafalsaumiltà,apparendoumiliesottomessima,appenaqualcunocifanotareunanostramiseria,subitoscattiamocomemolle,rivelandoorgoglioeaggressività.

Nonscoraggiamoci.Siamotuttinatisuperbi,acausadelpeccato.DobbiamochiedereaDiol’umiltàeperseguirlacondeterminazione.L’umiltàèpropriadeifortiedeglieroi.

Isantisonomaestridiquestavirtùperchéessihannoimpostatolalorovitasull’umiltàedificandoedificidiincomparabilebellezzaeperfezione.

Eccoalcuneregoletrattedaigrandisanti.Nonscoraggiamocileggendoquestasintesi,siamotuttiincammino.

Page 5: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

VersoDio: “TusoloilSanto”–ConsiderareilnostropeccatoelasantitàdiDio,sapendoche

da noi derivano debolezze e peccati e ciò che è buono viene da Dio e non ènostro.

“Tirendiamograzie,Signore”–Considerarechetuttociòcheabbiamociderivadall’amoreinfinitodiDio,diciamoglisempregrazieegodiamodelsuoimmensoamoreversodinoi.

“Eccomi”–Obbediamosempreaisuoicomandamenti,consemplicitàegioia.Versoilprossimo:

Ammirarenelprossimo,senzainvidiaegelosia,idoninaturaliesoprannaturalicheDioglidona.

Non fermarsi intenzionalmente nei suoi difetti, scusarli con carità, salvandoalmenolabuonaintenzione.

Dimenticareilmalericevutoericordareinveceilbenericevuto. Considerarcisempreinferioriatutti,almenoperlanostracorrispondenzaalla

grazia.Versonoistessi:

Accettiamoinostridifettieinostripeccati,materiasufficienteperumiliarci. Accettarel’ingratitudine,ladimenticanza,ildisprezzodeglialtri. Evitare di parlare di noi stessi, né in bene (pericolo di vanità), né in male

(pericolodiipocrisia).Lagioiadell’umiltàS.Francescociinsegnalaperfettaletiziaproprionell’umiltàenellapazienza.Lagioia

stanell’esserecomeDiocivuole, secondo i suoi tempiemodi.Siamosempreserenie feliciperché,nonostantequellochesperimentiamo,siamoamatiinfinitamentedaDio.

La pace regna nei nostri cuori solo con l’umiltà, siamone gelosi, custodiamola conamoreetimorediperderla.

Quando sentiamo la tristezza oscurare il nostro cuore scacciamola via con l’umiltà,fuggiràdanoiinsiemealdiavolochel’haispirata,enontorneràfinchésaremoumiliesereniinbraccioaDio.

Della perfetta letizia.

Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angioli con frate Lione a tempo di verno, e ‘l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: “Frate Lione avvegnadiochè li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione; nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia”. E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: “O frate Lione, benché il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti, iscacci le dimonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch’è maggior cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: “O frate Lione, pecorella di Dio, benché il frate Minore parli con lingua d’Agnolo, e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e dè pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: “O frate Lione, benché ‘l frate Minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia”. E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione con grande ammirazione il domandò e disse: “Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia. E santo Francesco sì gli rispose: “Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto ed afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e ‘l portinaio verrà adirato e dirà: “Chi siete voi?” E noi diremo: “Noi siamo due de’ vostri frati, e colui dirà: “Voi non dite il vero, anzi

Page 6: Noi, Dio e i fratelli - Coro della Diocesi di RomaDio e anche davanti al prossimo. Ricordiamoci che “Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili” (Giac 4,3). La nostra anima

siete due ribaldi ch’andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via” e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gottate dicendo: “Partitevi quinci, ladroncelli vivissimi, andate allo spedale, chè qui non mangerete voi né albergherete” se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: “Costoro sono gaglioffi, importuni, io li pagherò bene come sono degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza pensando le pene di Cristo Benedetto le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: “Che hai tu, che tu non abbi da Dio? E se tu lo hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: “Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo”. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Fioretti di San Francesco n° 1836 - 4292

Signore,nonsiinorgoglisceilmiocuoreenonsilevaconsuperbiailmiosguardo;nonvadoincercadicosegrandi,superioriallemieforze.Iosonotranquilloeserenocomebimbosvezzatoinbraccioasuamadre,comeunbimbosvezzatoèl'animamia.SperiIsraelenelSignore,oraesempre.(Sal131)