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182 NUOVA SERIE 22 APRILE - 31 MAGGIO 2010 - VIA MARONCELLI, 7 - MILANO - TEL. 02.653747/02.653872 - FAX 02.653872 IL MILIONE BOLLETTINO DELLA GALLERIA DEL MILIONE SCRIVERE IL SILENZIO Dadamaino, Elena Modorati, Maria Elisabetta Novello

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  • 182NUOVASERIE

    22 APRILE - 31 MAGGIO 2010 - VIA MARONCELLI, 7 - MILANO - TEL. 02.653747/02.653872 - FAX 02.653872

    dal 22 Aprile al 31 Maggio 2010

    Galleria Il MilioneVia Maroncelli, 7 - 20154 Milano - Tel. 02653747 / 02653872 - Fax 02653872

    [email protected] www.galleriailmilione.it

    Ore 10.30/13.00 - 15.30/19.00 i giorni feriali, sabato su appuntamento

    I L M I L IONEB O L L E T T I N O D E L L A G A L L E R I A D E L M I L I O N E

    SCRIVERE IL SILENZIODadamaino, Elena Modorati, Maria Elisabetta Novello

    © 2010testo critico:Matteo Galbiatifotografi:Pierluigi ButtòMassimo Grossifotolito:Gierre srl, Bergamotipografia:Novecento Grafico srl, Bergamo

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  • Scrivere il silenzioDadamaino, Elena Modorati, Maria Elisabetta Novello

    a cura diMatteo Galbiati

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  • Scrivere il silenzio: epifanie segniche sul vuotoMatteo Galbiati

    Tra i compiti principali di una galleria d’arte, che si occupa dilinguaggi contemporanei, ci dovrebbe essere quello di operare unaresponsabile sperimentazione sui codici e le estetiche dell’attualitàartistica orientando la propria visione su quelli che, individuate oggicome nuove proposte, saranno riconosciuti domani come talentiaffermati. Oltre al lavoro di analisi sulle opere dei grandi maestriche si indirizza in continue revisioni ed aggiornamenti della storiaartistica e critica di artisti, correnti e movimenti, quello condottosui giovani artisti resta un punto centrale di un’attività che daràcorso ad una continuità fondata sul merito di quelle voci che, perqualità e capacità, hanno la vocazione vera del dire e non solo delrappresentare e raffigurare immagini nelle opere. Per una gallerialavorare con quei giovani artisti, che curando l’intimo della propriariflessione, operano coscientemente in libertà e autonomia, edevitare invece quelle proposte che assecondano e accontentano ilmercato modaiolo-stagionale - dove imperversano linguaggiuniformati e omologati sull’imitazione piatta di stili e generi -significa avere il coraggio di affrontare una vera e seria, per questolodevole e ammirevole, ricerca. La proposta di questa mostra nasce da questa volontà di fare ricerca:nel rispetto della sua storia e della lunga tradizione che a buondiritto vanta, la galleria Il Milione vuole continuare a prestareun’attenzione particolare proprio ai linguaggi più contemporanei,orientando lo sguardo sul futuro dell’arte che oggi compie i primipassi nelle sperimentazioni delle nuove generazioni di artisti.Sempre in linea con l’orientamento stilistico ed estetico dellagalleria, la scelta è stata quella di evidenziare, nel comune dialogo eraffronto, l’esperienza di tre artiste appartenenti a generazionidifferenti creando un percorso di continuità tra ieri e oggi, trapassato e presente, con una selezione di opere di Dadamaino e dellegiovani Elena Modorati e Maria Elisabetta Novello.Il filo conduttore che unisce il linguaggio ormai storicizzato diDadamaino, straordinaria e coerente protagonista dell’arte italianadel Secondo Dopoguerra, a quello delle due giovani artiste è

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  • costituito dalla comune riflessione incentrata sull’elaborazione di unsegno peculiare quale elemento pronunciante la fragilità del dire.Il segno, estrapolato e sviluppato secondo una calligrafiapersonalissima, si evolve in ciascuna delle protagoniste attraversol’individuazione di un alfabeto - reale o immaginifico - che gioca lapropria vocazione espressiva su piani differenti rispetto ai consueti,e decifrabili, canali comunicativi. La meticolosa ripetizione, ladiafana rarefazione e la delicata deperibilità - caratteristiche propriedi ciascun linguaggio - diventano logica scrittura di visioniimponderabili. Le asserzioni di ogni opera presentata sonotestimonianze di una poesia intensa che, senza bisogno di accoratedichiarazioni, pronuncia il proprio sentire sommessamente, conun’impercettibile esclamazione che sfiora il silenzio fino asospendersi nel vuoto dell’assoluto di cui diventa epifanicoriverbero.Le opere di Dadamaino, le cere, le pergamene e le carte diModorati, gli interventi con la cenere di Maria Elisabetta Novelloripartiscono e scandiscono i tre ambienti in cui è suddivisa lagalleria creando un percorso genealogico, non gerarchico, chetraccia una sorta di storia evolutiva di un segno-scrittura che cercaintensamente, nell’elaborazione poetico-artistica, di strutturarsiquale linguaggio intuibile. La complessa profondità della parabolaartistica di Dadamaino, diventa una sorta di energica risorsa per leopere delle giovani artiste che, nate sempre da un’autonomariflessione, trovano con questa un’affine comunione di intenti: diDadamaino Modorati e Novello sembrano cogliere e comprendereistintivamente la preziosa eredità, non cedendo mai ad una meraripetizione, ma perseguendo la personalissima ed individualeinterpretazione del proprio percorso. Alcuni degli interventi sonostati inoltre studiati dalle due giovani artiste appositamente per glispazi della galleria in modo tale da sottolineare la volontà dicontingenza dell’occasione: hanno voluto unire, con uno strettorapporto relazionale, le opere, i linguaggi e il luogo del loroverificarsi, legando l’intero contesto espositivo agli attimi unici eirripetibili della visione che diventa, in questo modo,inaspettatamente circostanziata e per questo ancor più efficace nelsuo esito.

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  • Di Dadamaino, che oggi gode di una nuova attenzione e interessedella critica, è stato scelto di presentare alcune opere tratte dalla seriede Il movimento delle cose degli anni ’90 che introducono, coninequivocabile chiarezza, al tema di questa mostra: la scrittura delsegno come linguaggio spinto agli estremi di una comunicazionenon comunicativa, un linguaggio muto e silenzioso ma persistentenell’anelante forza, del suo dire senza dire, interiore e filosofico.Questi lavori si caratterizzano per un rinnovamento del segnodell’artista milanese che, rimanendo sempre inconfondibile, sisemplifica a minima traccia ripetuta in flusso continuo che,composto in rarefazioni e addensamenti, si pone ad un livellosuperiore rispetto al normale visibile. La gestualità si fa qui minuta, costantemente ripetuta, e si carica diuna tensione che cerca di dare un senso al caos: la scrittura segnica dipiccoli segmenti replicati e iterati ossessivamente, mossa nel vuoto -la trasparenza del supporto di fogli di poliestere è parte inscindibiledi senso dell’opera intera - ed esposta a forze e dinamiche metodiche,combinatorie, numeriche o istintive, cerca di trarre l’energia peresprimersi non come semplice atto comunicativo, ma come tentativodi dare ordine al caso, forma all’indicibile. Dadamaino opera unaserie di partiture che scandiscono un codice, riproducibileall’infinito, che, originato nel hic et nunc dello studio, estende econsegna il suo minimo valore iniziale circostanziatoall’infinitamente grande dello spazio e del tempo della storia.Quel senso non comunicativo trova una ragione intima nel volersisignificare quindi come valore universale. L’artista tende ad undialogo emergente con il reale e nell’ambiente trova il giustoreferente: Dadamaino agendo sulla spazialità - questo è il tratto piùdistintivo di questi e dei successivi Sein und Zeit - sospende il trattonel vuoto e lo pone in tensione dialogica con l’intorno, come sevolesse disegnare aggrappandosi all’immateriale dell’aria, al vuotodell’ambiente per catturare col suo segno quell’imponderabile,altrimenti non comunicabile, e renderlo apparizione tangibile eassoluta.Un ordine più costituito pare averlo trovato invece Elena Modorati:le sue scritture vogliono tradurre, in un codice forse comprensibile,le sue intuizioni che provano così una decisa affermazione nella loro

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  • ritrovata deducibilità. In lei la scrittura è espressione della propriacalligrafia che permette, senza personalismi assoluti, la trasposizionedi riflessioni peculiari. Il messaggio non è però quello che si risolvein una comunicazione convenzionale, ma resta un intervento che sirivolge all’autoreferenzialità del suo stesso meccanismo originante.Bloccate e fermate nelle cere, sospese nelle carte, occultate dietro aipoliesteri, le partiture dei suoi testi si vincolano ai loro supporti ches’interpongono come diaframmi, in apparenza fragili, ma chediventano insormontabili e inalienabili barriere. Questi limitiriportano lo sguardo - e di conseguenza la riflessione - adun’impraticabilità di lettura e relazione con il senso di affermazioneda cui sembravano essere state sfiorate, se non raggiunte,nell’intuizione.La difficoltà torna ad essere quella di superare una contingenza percomprendere qualcosa di più vasto, di più esteso, qualcosa che si puòtornare a dire universale. Le sostanze che utilizza Modorati sonoindicazioni che, perfettamente rispondenti ad una comprensibilitàprecaria, nella loro trasparenza traslucida tanto vivificano alla lucequanto si spengono nell’offuscamento. Quel reperto da scoprire edecifrare - da rendere limpido - ritorna sorda comunicazioneannullata ancora nel diafano dell’incomprensibile. Nelle sue operel’assenza di un margine e di un limite - in molti casi le scritture siestendono su orizzonti che passano da un’opera all’altra - fornisceun’ulteriore interrogazione incessante e incalzante sullo scomporsi edisperdersi della grafia, fino al suo auto-annullarsi nella sparizione,nell’offuscamento e nell’evanescenza, quando la stessa scritturaconvenzionale, annebbiata nella supposta comprensione, si rendescrittura fantasma.La riflessione poetica di Modorati appare in un certo senso circolarenel compiere un itinerario che torna su se stesso: emerso dal silenzio,colta l’anima della parola e la tensione al dire, torna a farsi silenzio.L’attimo dell’apparizione e dello svelarsi deve immediatamenterispondere e confrontarsi, in tal modo, con quello successivo del suosilente annullamento e della sua imminente sparizione. L’artistarisolve integralmente il meccanismo della sua scrittura silenziosa: ilsuo palesarsi cerca nel riverbero del proprio sparire la quintessenzaesistenziale della propria auto-sussistenza tautologica.

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  • Maria Elisabetta Novello da anni è impegnata in un lavoro che poneal centro del suo operare la cenere: con questa sostanza realizzafigure, scritture, addensamenti in teche trasparenti, disegni di pizzi edecori intrecciati - come quelli presentati in questa occasione - checonservano la delicata fragilità - ove non sono concepiti per esseredispersi e cancellati nella circostanza stessa della loro presentazione -della materia di cui sono composte e con la quale si rendono simboloulteriore della continua declinazione e trasformazione delle cose. Lacenere come icona e metafora del passaggio di stato, del ritornoall’elemento originario che, nel ciclo delle trasformazionicontinuamente si ri-genera in altro. Novello giunge nel momentoultimo: raccoglie le spoglie di quello che rimane dopo un atto finalee conclusivo e pone le sue opere nella condizione di farsi nuovoprincipio. Il non identificabile, scomparso o disgregato in modoirreparabile, si rigenera in un nuovo elemento carico di altri simboli.L’atto distruttivo, antecedente la formazione della cenere, quello concui col fuoco si annienta - ma pure si purifica - ogni cosa,annullando e lasciando sparire ogni traccia, ogni segno di ciò che èstato, si nasconde elevando i resti - le spoglie appunto - a principiodi un nuovo inizio. Novello attua, con una lirica intensa, il tentativodi ritornare a comunicare innumerevoli sequenze di storie: portandoa nuova vita, con la poesia delle forme e delle figure, dei gesti e delleazioni, la cenere, non riscopre solamente l’anima di ciò che ora è, maanche di quello che precedentemente è stato. Rimane la scritturasilenziosa, inavvertibile perché occultata nel microcosmo deglielementi, proprio di quello che non è più riscontrabile nel visibile.Tutto permane nell’intimo di ogni singola particella della polvere dicenere. La ieraticità silenziosa, spirituale e mistica, di questa materiadiventa delicata e commovente impossibilità a trattenere nel mondoesteriore il senso e la storia delle cose che si ritrova solo,inavvertibilmente impalpabile, nell’intimità profonda e misteriosadelle sue opere.Il linguaggio segnico di Maria Elisabetta Novello si permea in unmateriale scomponibile, manipolabile ed alterabile in cui il caos-casosembra assurgere ad una ragionevolezza contingente la cui peculiaritàultima prescinde comunque da ogni controllo altro per ritrovareun’autarchia assoluta dell’immanente. L’artista cerca di rintracciare laforma delle cose - con l’energia di un’aggregazione simile a quella di

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  • Dadamaino - e di comporle ma coscientemente sa che l’anima stessadella sostanza che usa ne impedisce e vanifica la possibilità. Ognilavoro resta in balia dell’imprevedibile, al limite della lentadisgregazione e consunzione.Nuovamente avviene un rito di passaggio, un’esclamazione nascostanel vuoto della visione che cerca di dare il segno di sé: la logica delframmento - presente in Dadamaino e Modorati - in Novellodiventa iscrizione dialettica nella particella minuta e va oltre latransitoria aggregazione delle forme presenti. Per questo ci convinceche ciò che vediamo è legato ad un attimo che cede il passoall’imprescindibile destino di sparire e ritrovarsi in altro. Appenacolta la forma, nuovamente si disperde e di lei rimane soloun’apparizione, una nuova precaria epifania. Sull’imprendibilealterabilità fonda la sussistenza del proprio dire e narrare: MariaElisabetta Novello cerca di vincere la corrosione del tempoindividuando proprio la fugacità dell’esistenza quale ciclicità ditrasformazioni inarrestabili. Fissando il valore prioritario del suosenso nel vuoto silenzioso che si pone in bilico tra ricordo epresenza, tra aggregazione e nuova dispersione.

    Così come si è verificato per la visione di Dadamaino, che è rimastacoerente e incorrotta lungo tutto il corso della sua storia senza maiomologarsi a tendenze o scendere a compromessi, anche le operedelle giovani artiste Modorati e Novello oggi ritrovano unorientamento che, per caparbietà e meditazione, esula dal chiassoso eipertrofico vociferare ridondante della comunicazione a lorocontemporanea: le loro ricerche si alienano, infatti, dal caotico evuoto rumore artistico attuale per ritagliarsi una concentrazioneassoluta, spostata su un piano differente dal non-senso del lorointorno. Legate ad espressioni intime, che diventano il leganteanalitico, il vero Leitmotiv, di un’esperienza interiore, le loro operemanifestano un ritmo vitale dell’affermazione nella profondità dellaloro impronunciabile armonia silenziosa.Con la replica del gesto e l’ossessiva rielaborazione di un modello, diuna parola o di un segno, cercano il frazionamento di unatemporalità che individua nella sua minuta parcellizzazione - inidentiche o minimamente differenti formulazioni - l’elemento basico

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  • per una comprensione che resta inesorabilmente insondabile, tantonella qualità quanto nella quantità dei suoi attimi.Facilitato apparentemente il loro racconto attraverso un persistenteribadire, ripetuto e scandito con lucida chiarezza, questa organicitàdi precisione e di esattezza svela la sua fragilità interna - nelle duegiovani artiste è sottolineato dall’alterabilità e dalla torbidezza dellacera in una e dall’inconsistenza e impalpabilità della cenere che è eresta polvere nell’altra - e scova l’urgente evidenza dell’arcano dellavisione. Ogni indagine si dichiara una certezza apparente: la nostrarazionalità intellettiva s’incrina nei suoi processi percettivi e cede allesicurezze di una dilagante irrazionalità che palesa tutto il mistero delvisibile.Solo allora si può avere una manifestazione, un’apparizione nellacomprensione: le loro scritture si rielaborano e re-iterano in nuovestesure costantemente rigenerate e sempre fedeli alla loro proiezione,che si chiarisce nell’idea e si afferma nel pronunciamento, sospesanell’indecifrabilità silenziosa dell’interiorità individualeincomunicabile.Elena Modorati e Maria Elisabetta Novello, come compiuto daDadamaino, recuperano il valore di un’individuale soggettività senzamediazioni e interferenze che, nonostante si modelli su un lavoro chesembra quasi ossessivo, proprio attraverso questa ripetizionedifferente, lontana dalla viziosa tentazione di un compiaciuto ecompiacente manierismo, si cala invece nella difficile ed insidiosaesplorazione di un esercizio paziente che mira a farsi misura etica edestetica dell’arte e, di riflesso, della vita. Mente e inconscio siadattano ad un ritmo ed una profondità intime per rintracciarequelle configurazioni che vogliono farsi varco negli spiragli di unastoria che non può mai essere scritta fino in fondo.

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  • DadamainoIl movimento delle cose, 1991

    mordente su poliesterecm 50x70

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  • DadamainoIl movimento delle cose, 1990

    mordente su poliesterecm 116x70

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  • Elena ModoratiIntorno latitante il giorno non apre né chiude, 2010

    cera, carta giapponese, poliestere, quattro elementi, dimensione complessivacm 400x450x92

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  • Elena ModoratiIntorno latitante il giorno non apre né chiude

    dettaglio

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  • Elena ModoratiStanze, 2010

    cera, carta giapponeseinstallazione di dimensioni variabili

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  • Maria Elisabetta NovelloDi-segni 2007

    cenere su plexiglascm.100x100

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  • Maria Elisabetta NovelloFilare 2010

    cenere installazionemisure variabili (particolare)

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  • Maria Elisabetta NovelloFilare 2010

    cenere installazionemisure variabili (particolare)

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  • Dadamaino

    Nasce a Milano nel 1935. Inizia ad esporre con l’avanguardiamilanese fin dal 1957. Nel 1959 aderisce al gruppo Azimut conl’amico Piero Manzoni, Enrico Castellani e Agostino Bonalumi.L’interesse della critica si conferma con numerose partecipazioni amostre, personali e collettive, in Italia e all’estero, sia in gallerieprivate che in prestigiosi musei. Nel 1962 aderisce al movimentointernazionale “Nuova Tendenza”. Nel 1980 è presente alla Biennaledi Venezia in una sala personale con I fatti della vita e vienenuovamente invitata all’edizione del 1990 quando espone due lavoride Il movimento delle cose. Muore a Milano nel 2004.

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  • Elena Modorati

    È nata a Milano, dove vive e lavora, nel 1969. Si è laureata inFilosofia con indirizzo estetico presso l’Università degli Studi diMilano.Fra le più recenti esposizioni personali nel 2005 Altri giardini per settepoeti, presentata da Germano Beringheli ai Magazzini del Cotone diGenova con in catalogo un testo critico di Patrizia Serra. Nello stessoanno espone allo Spazio Cesare da Sesto di Sesto Calende, la mostraAnnidare le parole è a cura di Giorgio Zanchetti. Sempre nel 2005espone con Paolo Borrelli a Palazzo Rezzonico di Barlassina concuratela di Paolo Campiglio.La scrittura è diventata parte integrante del lavoro e si dedica allarealizzazione di libri d’artista. Comincia la presenza alle rassegnetematiche della galleria Derbylius di Milano.Nel 2006 la personale con Claudio Borghi L’esercizio inadempienteallo Studio Lucio Fontana e alla galleria Eleutheros di Albissola. Nel 2007 partecipa al Premio Donato Frisia, curato da Sara Fontana,con menzione speciale della giuria; invitata da Matteo Galbiati, è allaBiennale giovani di Monza dove il suo lavoro è acquisito dallaPinacoteca Civica; è selezionata alla Biennale del libro d’artista diCassino, a cura di Vittoria Biasi e Barbara Tosi. Dello stesso annosono Polifonie, alla galleria Cavenaghi Arte di Milano, Metafore dellamemoria, a cura di Claudio Rizzi, al museo Parisi-Valle di Maccagno eallo Spazio Guicciardini di Milano; Terre d’acqua. In-Via l’arte, a curadi Maria Rosa Pividori, nel chiostro della Canonica di Novara.Nel 2008 è invitata da Elena Pontiggia a presentare una personale,con testo critico di Matteo Galbiati, all’Università Bocconi di Milano;alla galleria Ulisse di Bogliasco Germano Beringheli cura una mostracon Claudio Borghi. Fra le collettive De-lirica, a cura di RobertoBorghi nello spazio Neo-Geo di Milano; Nero, a cura di MatteoGalbiati, al Palazzo della Pretura di Castell’Arquato; è selezionata daClaudio Cerritelli per il Premio ILVA di Masone; è invitata da GiorgioBonomi alla Biennale di scultura a Palazzo Ducale di Gubbio; esponein Paint in, dov’è J. Pollock, con testo critico di Lorella Giudici, alloStudiodieci di Vercelli.Nel 2009 è presente in La natura senza mani, a cura di ClaudiaAmato e Simone Frangi, a Villa Greppi di Monticello Brianza.

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  • Ancora Simone Frangi scrive il testo per Indizi supplementari,personale al circolo culturale Seregn de la Memoria di Seregno;espone poi in Preziosi a cura di Matteo Galbiati alla galleria LeoGalleries di Monza.Nel 2010 è presente a MiArt negli stand delle gallerie Derbylius eSpaziotemporaneo; partecipa a Arte per arte, dente per dente, con testocritico di Francesca Alfano Miglietti, allo Spazio Crispi di Milano.

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  • Maria Elisabetta Novello

    N asce a Vicenza nel 1974. Dopo aver conseguito la maturità artisticaal Liceo artistico statale di Schio (Vicenza), nel 1998 si diploma inpittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Vive e lavora a Udine.Nella sua ricerca utilizza la cenere, materiale effimero e fuggevole, cheracchiude in teche trasparenti di plexiglas a formare paesaggi che sonomicrocosmi o compone in delicate trame ispirate ai lavoriall’uncinetto, e di cui indaga le possibilità poetiche e materiche. Incostante dialogo con la fragilità del contemporaneo, i suoi lavori sinutrono di sconfinamenti e trasformazioni, sono una ri-declinazionedel già accaduto. L’artista riadatta la polvere combusta, residuo diqualcosa - frammento di memoria e allegoria della caducità dellacondizione umana - in qualcos’altro, in un’osmosi tra passato epresente. In bilico tra presenza e ricordo, visibile e invisibile.Ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in spazipubblici e privati, in Italia e all’estero. Nel 2007 ha vinto il concorsoManinFesto, promosso dal Centro d’Arte Contemporanea di VillaManin di Passariano (Udine). Tra le sue più recenti mostre personalisi segnalano: 16/256 livelli di grigio, Galleria 3g arte contemporanea(Udine, 2008), e Causa-effetto, Nt Art Gallery (Bologna, 2007). Tra lecollettive del 2009 si ricordano: Ri/generazione astratta GalleriaFabbri.c.a. (Milano); Art Verona (Verona); Le Variazioni Goldberg,91mQ art project space (Berlino); Sant’Elena. La seduzione nel segno,Sant’Elena (Venezia), evento collaterale alla 53ª EsposizioneInternazionale d’Arte La Biennale di Venezia; Pre-fazione, La GiarinaArte Contemporanea (Verona); Welcome Home Ab23, chiesa dei santiAmbrogio e Bellino (Vicenza); Act on, Studiodieci City Gallery(Vercelli); Un altro nastro per Krapp, Galleria Interno Ventidue(Roma).

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  • Finito di stamparenel mese di aprile 2010

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  • 182NUOVASERIE

    22 APRILE - 31 MAGGIO 2010 - VIA MARONCELLI, 7 - MILANO - TEL. 02.653747/02.653872 - FAX 02.653872

    dal 22 Aprile al 31 Maggio 2010

    Galleria Il MilioneVia Maroncelli, 7 - 20154 Milano - Tel. 02653747 / 02653872 - Fax 02653872

    [email protected] www.galleriailmilione.it

    Ore 10.30/13.00 - 15.30/19.00 i giorni feriali, sabato su appuntamento

    I L M I L IONEB O L L E T T I N O D E L L A G A L L E R I A D E L M I L I O N E

    SCRIVERE IL SILENZIODadamaino, Elena Modorati, Maria Elisabetta Novello

    © 2010testo critico:Matteo Galbiatifotografi:Pierluigi ButtòMassimo Grossifotolito:Gierre srl, Bergamotipografia:Novecento Grafico srl, Bergamo

    NO1004144_COPERTINA:NO1004144_COPERTINA 14-04-2010 9:54 Pagina 1

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