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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 168 (48.492) Città del Vaticano sabato 25 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!_!$!,! Nel settimo anniversario della Gmg di Rio de Janeiro I giovani, gli anziani e la profezia di Gioele CONTINUA A PAGINA 8 Colloquio tra Putin e Trump No a una nuova corsa al riarmo Lettera del Papa a un quindicenne spagnolo che ha compiuto il pellegrinaggio nonostante la disabilità Un cammino che mette in moto la preghiera Pechino chiude il consolato americano a Chengdu Alta tensione tra Usa e Cina PAGINA 3 «Borromini. La vita e le opere» di Paolo Portoghesi L’architettura è un’arte «parlante» GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 4 A settembre sarà pubblicato «Gec dell’avventura», un racconto inedito di Silvio D’Arzo Storie di vecchi e nuovi pirati ERALD O AFFINATI A PAGINA 5 Il 25 luglio di 140 anni fa nasceva il santo medico Giuseppe Moscati La straordinarietà nell’ordinarietà FRANCESCO CITARDA A PAGINA 8 ALLINTERNO NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Siracusa (Italia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Salvatore Pappalardo. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Si- racusa (Italia) il Reverendo Don Francesco Lomanto, del clero della Diocesi di Caltanis- setta, finora Docente e Preside della Pontificia Facoltà Teolo- gica di Sicilia «San Giovanni Evangelista», in Palermo. Nessun accordo sul post Brexit tra Ue e Regno Unito LONDRA, 24. Svanisce l’illusione di un accordo anche vago fra Londra e Bruxelles sul dopo Brexit per fine luglio, come il premier britannico Boris John- son diceva di auspicare. Ma il rischio vero è che la quadratura del cerchio possa non essere tro- vata neppure per il 31 dicembre, data ormai tassativa di scadenza del periodo di transizione, con l’incubo di nuovo incombente d’un no deal: un divorzio alla cieca fra isola e continente se- gnato da barriere commerciali sulla carta micidiali per l’econo- mia britannica (e non solo bri- tannica), tanto più sullo sfondo dello tsunami dell’emergenza coronavirus. L’ultimo round della prima fase di negoziati fra i team gui- dati da Michel Barnier (Ue) e David Frost (Uk) si è chiuso a Londra in un nulla di fatto, a parte limitati segnali positivi che almeno per ora non rompono lo stallo dei veti incrociati sui nodi chiave. «Sfortunatamente è adesso chiaro — ammette Frost, emissa- rio del governo Tory di Boris Johnson al tavolo — che un’inte- sa preliminare sui principi di un qualunque accordo», indicata a giugno come obiettivo immedia- to da Johnson, «non sarà rag- giunto entro luglio». Il suo mes- saggio è tutto sommato in chia- roscuro, col riferimento ad at- teggiamenti reciprocamente «più pragmatici» che si sarebbero manifestati fra le parti. Frost ha inoltre parlato di «divergenze considerevoli» sui dossier cruciali «della pesca» e del cosiddetto «level playing field», l’allineamento normativo che i 27 pretendono nel timore di possibili atti di concorrenza sleale, ma che Londra rifiuta al- la stregua d’un attentato alla ri- trovata sovranità. di ALESSANDRO GISOTTI «C ome è importante l’in- contro e il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia». È il 26 luglio 2013, Papa Francesco si affac- cia dal balcone dell’arcivescovado di Rio de Janeiro. Ad ascoltarlo, per la recita dell’Angelus, ci sono migliaia di giovani di tutto il mondo venuti in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù, il primo viaggio apo- stolico internazionale del Papa eletto il marzo prima. Quel giorno la Chiesa celebra i santi Gioacchino e Anna, i genitori della Vergine Maria, i nonni di Gesù. Francesco coglie così l’occasione per sottolineare — ri- prendendo il Documento di Apare- cida a cui da cardinale aveva tanto lavorato — che «i bambini e gli an- ziani costruiscono il futuro dei po- poli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggez- za della loro vita». Giovani e anziani, nonni e nipoti. Questo binomio diventa una delle costanti del Pontificato attraverso gesti, discorsi, udienze e “fuori pro- gramma”, in particolare nei viaggi. Sono loro, i giovani e gli anziani, constata amaramente Francesco, ad essere spesso le prime vittime della “cultura dello scarto”. Ma sono sem- pre loro che insieme, e solo se insie- me, possono avviare cammini e tro- vare spazi per un futuro migliore. «Se i giovani sono chiamati ad apri- re nuove porte — osserva il Papa nel- la messa per i consacrati, il 2 feb- braio 2018 — gli anziani hanno le chiavi», «non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giova- ni; non c’è crescita senza radici e non c’è fioritura senza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, mai memoria senza profezia; e sem- pre incontrarsi». Per Francesco, il terreno d’incon- tro tra i giovani e gli anziani è quel- lo dei sogni. Per certi versi, sembre- rebbe una convergenza sorprendente quasi improbabile. Eppure come an- che l’esperienza vissuta a causa della pandemia ci ha mostrato, è proprio il sogno, la visione del domani, che ha tenuto e tiene uniti coloro, nonni e nipoti, che sono stati improvvisa- mente separati aggiungendo un ulte- riore fardello al gravame dell’isola- mento. Del resto, questo centrarsi sulla dimensione del sogno è stato lungamente meditato dal Papa ed ha un profondo radicamento biblico. Francesco ama, infatti, più volte ri- cordare quanto ci insegna il profeta Gioele in quella che, dice, «ritengo essere la profezia dei nostri tempi: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (3, 1) e pro- fetizzeranno». Chi se non i giovani, si chiede il Papa, possono prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Significati- vamente, durante il Sinodo dedicato alla gioventù celebrato nell’ottobre del 2018, ha voluto che si vivesse un evento speciale sul dialogo tra le ge- nerazioni, l’incontro «La saggezza del tempo» all’Istituto Patristico Au- gustinianum. In tale occasione, ri- spondendo agli interrogativi di gio- vani e anziani su questioni di attua- A colloquio con padre Awi Mello Contagiare il mondo di rinnovata speranza cristiana GIANLUCA BICCINI A PAGINA 8 In cammino verso Santiago de Compostela nella festa di san Giacomo il Maggiore, apostolo CAROLINA BLÁZQUEZ CASAD O, GIOVANNI RICCIARDI, BENNO SCHARF E SILVIA GUSMANO NELLE PAGINE 6 E 7 Dalla presidenza della Cei L’invito a nuove forme di presenza ROMA, 24, «Lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza eccle- siale»: è l’invito che la presidenza della Conferenza episcopale ita- liana (Cei) rivolge in una lettera ai vescovi della Penisola in vista della ripresa autunnale dei vari impegni pastorali. La lettera, frutto della riflessio- ne maturata nell’ultima riunione della Presidenza, si sofferma sul ritorno alla celebrazione dell’Eu- caristia con il popolo, «segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assen- za dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato». Quanto alla celebrazione dei sacramenti, «a partire da quelli dell’iniziazione cristiana», la lette- ra ricorda che «non ci sono impe- dimenti a celebrare con dignità e sobrietà». Potranno dunque cele- brarsi battesimi, cresime e prime comunioni. A tale proposito si raccomanda che, pur in gruppi contenuti e nel rispetto delle mi- sure a tutela della salute pubblica, ciò «avvenga sempre in un conte- sto comunitario». In attesa di in- dicazioni del ministero dell’Inter- no per un ritorno dei cantori e dei cori, viene inoltre reso noto che il Comitato tecnico-scientifico ha affidato alle Regioni la scelta di derogare al limite di duecento persone nei luoghi chiusi. Quanto alle attività di catechesi gli uffici competenti stanno elaborando «scelte operative adeguate» ispi- rate «dalle possibilità che il tem- po attuale offre». WASHINGTON, 24. «Evitare una co- stosa corsa alle armi a tre fra Rus- sia, Cina e Stati Uniti». Questo il punto nodale del colloquio, tenu- tosi ieri, tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presiden- te russo Vladimir Putin. I due lea- der hanno discusso di temi globali, dal coronavirus alle principali crisi geopolitiche internazionali, a parti- re dalla Siria. Il Cremlino ha defi- nito «costruttivo» il confronto. Il colloquio tra Trump e Putin arriva non a caso in un momento delicatissimo nei rapporti non solo tra Stati Uniti e Cina, ma anche tra Russia e Gran Bretagna. «Il presidente Trump ha ribadito la sua speranza di evitare una costosa corsa agli armamenti a tre vie tra Cina, Russia e Stati Uniti e non vede l'ora di progredire sui prossi- mi negoziati sul controllo degli ar- mamenti a Vienna» ha detto il por- tavoce della Casa Bianca Judd D eere. Il Cremlino ha parlato di «una importante discussione sui temi della stabilità strategica e del con- trollo delle armi alla luce della par- ticolare responsabilità di Russia e Usa per il mantenimento della pa- ce internazionale e della sicurezza» e in questo contesto Trump e Putin «hanno riaffermato la rilevanza delle consultazioni bilaterali su questi temi, incluso sullo Strategic Arms Reduction Treaty». Il New Strategic Arms Reduction Treaty, o New Start, è un trattato sul disar- mo nucleare firmato nel 2010 da Usa e Russia e limita il numero delle testate nucleari strategiche che le due potenze possono dispie- gare. L’accordo scade il 5 febbraio del 2021. Al 2020, è l'unico patto bilaterale fra Stati Uniti e Russia nonché l'unico trattato ancora vi- gente in materia di disarmo nuclea- re. Secondo il Cremlino, Putin e Trump hanno anche discusso dell’accordo sul nucleare iraniano: «entrambe le parti hanno sottoli- neato la necessità di sforzi collettivi per mantenere la stabilità regionale e il regime di non proliferazione nucleare globale». Come noto, Trump ha deciso l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano. Accanto alla questione nucleare, ci sono state molte occasioni di scontro tra i due Paesi, come l’uccisione del generale iraniano Soleimani in Iraq all’inizio del 2020, che ha riacceso le tensio- ni in tutto il Medio oriente. Un altro tema importante del colloquio, come accennato, è stata la lotta al coronavirus e la ripresa globale. Putin e Trump «hanno detto che vogliono aumentare la cooperazione commerciale ed eco- nomica tra Russia e Usa» e «han- no dato una valutazione positiva alla cooperazione nella lotta alla diffusione del coronavirus» ha fatto sapere il Cremlino. Entrambi i Paesi stanno attraver- sando una fase durissima. La Rus- sia ha superato gli 800.000 casi ac- certati di covid-19 dall’inizio dell’epidemia. Secondo il centro operativo nazionale anticoronavi- rus, sono 800.849 i contagi regi- strati finora nel Paese. Peggiore la situazione negli Stati Uniti, dove quasi ogni giorni si registrano nuo- vi record giornalieri di vittime e contagi. Va ricordato che poche settima- ne fa Canada, Stati Unti e Gran Bretagna avevano accusato il Cre- mlino di voler rubare le ricerche sul vaccino contro il covid -19. I tre paesi hanno denunciato ripetuti at- tacchi hacker contro laboratori o centri di ricerca. «Nel mezzo della pandemia che stia- mo vivendo, con la tua sincerità, gioia e semplicità, sei riuscito a met- tere in moto la speranza di molte persone»: queste parole valgono più della «Compostela», il documento che certifica il compiuto pellegri- naggio alla tomba dell’Apostolo san Giacomo, perché arrivano diretta- mente dal Papa. Francesco le ha scritte di suo pugno in spagnolo, in una lettera indirizzata ad Alvaro Calvente, quindicenne di Malaga af- fetto da disabilità intellettiva. Nono- stante le difficoltà infatti il giovane ha percorso qualche giorno fa alcune tappe del «Cammino di Santiago», partendo da Sarria in compagnia del padre, Ildefonso, e di un amico di famiglia, Paco. Una testimonianza di fede vissuta, che si è rivelata contagiosa, offrendo un esempio positivo da imitare in questi tempi di tendenza all’isola- mento a causa del covid-19. Pubbli- cata sul sito www.diocesismalaga.es, la missiva autografa del Pontefice è un attestato di gratitudine e di inco- raggiamento. «Caro Alvaro ha scritto da Casa Santa Marta lo scor- so 20 luglio — ho ricevuto una lette- ra dal tuo papà in cui mi diceva che hai terminato il Cammino di Santia- go e che nel tuo zaino hai portato le intenzioni non solo tue, ma anche di molte persone che “si sono unite a te” nel pellegrinaggio, chiedendoti preghiere». Un’unione spirituale che per il quindicenne si è realizzata in- contrando la gente sia «lungo la strada» sia «attraverso i social net- work», visto che il viaggio è stato documentato dal padre su Twitter con l’account @CaminodeAlvaro. Al contempo, per non dimenticare i più poveri, il pellegrinaggio è servito a lanciare una campagna di raccolta fondi a sostegno del Cottolengo (Casa del Sacro cuore) di Malaga. Settimo di dieci fratelli, il giovane vive nel distretto di Huelin e fa par- te con la sua famiglia della Comuni- tà neocatecumenale della parrocchia di San Patrizio. «Grazie per averci incoraggiato a camminare e per aver invitato tanti altri a camminare con te» ha proseguito Francesco, sottoli- neando come nel compiere il pelle- grinaggio Alvaro abbia mosso molte altre persone a mettersi in cammino, esortandole «a non avere paura» e a riscoprire la gioia dello stare insie- me. Del resto, ha fatto notare il Pa- pa, «lungo la strada non andiamo mai da soli», perché — ha assicurato «il Signore cammina sempre al nostro fianco». Da qui il ringrazia- mento conclusivo del vescovo di Ro- ma — «per la testimonianza e le pre- ghiere» del giovane spagnolo — ac- compagnato dalla benedizione, da un’invocazione alla Madonna del Carmelo e dall’immancabile invito a pregare anche per lui.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 168 (48.492) Città del Vaticano sabato 25 luglio 2020

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Nel settimo anniversario della Gmg di Rio de Janeiro

I giovani, gli anziani e la profezia di Gioele

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Colloquio tra Putin e Trump

No a una nuovacorsa al riarmo

Lettera del Papa a un quindicenne spagnolo che ha compiuto il pellegrinaggio nonostante la disabilità

Un camminoche mette in moto la preghiera

Pechino chiude il consolato americanoa Chengdu

Alta tensionetra Usa e Cina

PAGINA 3

«Borromini. La vita e le opere»di Paolo Portoghesi

L’a rc h i t e t t u r aè un’arte «parlante»

GABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 4

A settembre sarà pubblicato«Gec dell’avventura», un raccontoinedito di Silvio D’Ar z o

Storiedi vecchi e nuovi pirati

ERALD O AF F I N AT I A PA G I N A 5

Il 25 luglio di 140 anni fa nascevail santo medico Giuseppe Moscati

La straordinarietànell’o rd i n a r i e t à

FRANCESCO CI TA R D A A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledell’Arcidiocesi Metropolitanadi Siracusa (Italia), presentatada Sua Eccellenza MonsignorSalvatore Pappalardo.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nominato

Arcivescovo Metropolita di Si-racusa (Italia) il ReverendoDon Francesco Lomanto, delclero della Diocesi di Caltanis-setta, finora Docente e Presidedella Pontificia Facoltà Teolo-gica di Sicilia «San GiovanniEvangelista», in Palermo.

Nessun accordosul post Brexit

tra Uee Regno Unito

LONDRA, 24. Svanisce l’illusionedi un accordo anche vago fraLondra e Bruxelles sul dopoBrexit per fine luglio, come ilpremier britannico Boris John-son diceva di auspicare. Ma ilrischio vero è che la quadraturadel cerchio possa non essere tro-vata neppure per il 31 dicembre,data ormai tassativa di scadenzadel periodo di transizione, conl’incubo di nuovo incombented’un no deal: un divorzio allacieca fra isola e continente se-gnato da barriere commercialisulla carta micidiali per l’econo-mia britannica (e non solo bri-tannica), tanto più sullo sfondodello tsunami dell’e m e rg e n z ac o ro n a v i ru s .

L’ultimo round della primafase di negoziati fra i team gui-dati da Michel Barnier (Ue) eDavid Frost (Uk) si è chiuso aLondra in un nulla di fatto, aparte limitati segnali positivi chealmeno per ora non rompono lostallo dei veti incrociati sui nodichiave.

«Sfortunatamente è adessochiaro — ammette Frost, emissa-rio del governo Tory di BorisJohnson al tavolo — che un’inte-sa preliminare sui principi di unqualunque accordo», indicata agiugno come obiettivo immedia-to da Johnson, «non sarà rag-giunto entro luglio». Il suo mes-saggio è tutto sommato in chia-roscuro, col riferimento ad at-teggiamenti reciprocamente «piùpragmatici» che si sarebberomanifestati fra le parti.

Frost ha inoltre parlato di«divergenze considerevoli» suidossier cruciali «della pesca» edel cosiddetto «level playingfield», l’allineamento normativoche i 27 pretendono nel timoredi possibili atti di concorrenzasleale, ma che Londra rifiuta al-la stregua d’un attentato alla ri-trovata sovranità.

di ALESSANDRO GISOTTI

«C ome è importante l’in-contro e il dialogo tra legenerazioni, soprattutto

all’interno della famiglia». È il 26luglio 2013, Papa Francesco si affac-cia dal balcone dell’arcivescovado diRio de Janeiro. Ad ascoltarlo, per larecita dell’Angelus, ci sono migliaiadi giovani di tutto il mondo venutiin Brasile per la Giornata mondialedella gioventù, il primo viaggio apo-stolico internazionale del Papa elettoil marzo prima. Quel giorno laChiesa celebra i santi Gioacchino eAnna, i genitori della Vergine Maria,i nonni di Gesù. Francesco cogliecosì l’occasione per sottolineare — ri-prendendo il Documento di Apare-cida a cui da cardinale aveva tantolavorato — che «i bambini e gli an-ziani costruiscono il futuro dei po-poli; i bambini perché porterannoavanti la storia, gli anziani perchétrasmettono l’esperienza e la saggez-za della loro vita».

Giovani e anziani, nonni e nipoti.Questo binomio diventa una dellecostanti del Pontificato attraversogesti, discorsi, udienze e “fuori pro-gramma”, in particolare nei viaggi.Sono loro, i giovani e gli anziani,constata amaramente Francesco, adessere spesso le prime vittime della“cultura dello scarto”. Ma sono sem-pre loro che insieme, e solo se insie-me, possono avviare cammini e tro-vare spazi per un futuro migliore.

«Se i giovani sono chiamati ad apri-re nuove porte — osserva il Papa nel-la messa per i consacrati, il 2 feb-braio 2018 — gli anziani hanno lechiavi», «non c’è avvenire senzaquesto incontro tra anziani e giova-ni; non c’è crescita senza radici enon c’è fioritura senza germogli

nuovi. Mai profezia senza memoria,mai memoria senza profezia; e sem-pre incontrarsi».

Per Francesco, il terreno d’incon-tro tra i giovani e gli anziani è quel-lo dei sogni. Per certi versi, sembre-rebbe una convergenza sorprendentequasi improbabile. Eppure come an-che l’esperienza vissuta a causa dellapandemia ci ha mostrato, è proprioil sogno, la visione del domani, cheha tenuto e tiene uniti coloro, nonnie nipoti, che sono stati improvvisa-mente separati aggiungendo un ulte-riore fardello al gravame dell’isola-mento. Del resto, questo centrarsisulla dimensione del sogno è statolungamente meditato dal Papa ed haun profondo radicamento biblico.Francesco ama, infatti, più volte ri-cordare quanto ci insegna il profetaGioele in quella che, dice, «ritengoessere la profezia dei nostri tempi: “Ivostri anziani faranno sogni, i vostrigiovani avranno visioni” (3, 1) e pro-fetizzeranno».

Chi se non i giovani, si chiede ilPapa, possono prendere i sogni deglianziani e portarli avanti? Significati-vamente, durante il Sinodo dedicatoalla gioventù celebrato nell’o t t o b redel 2018, ha voluto che si vivesse unevento speciale sul dialogo tra le ge-nerazioni, l’incontro «La saggezzadel tempo» all’Istituto Patristico Au-gustinianum. In tale occasione, ri-spondendo agli interrogativi di gio-vani e anziani su questioni di attua-

A colloquio con padre Awi Mello

Contagiare il mondodi rinnovatasperanza cristiana

GIANLUCA BICCINI A PA G I N A 8

In cammino verso Santiago de Compostelanella festa di san Giacomo il Maggiore, apostolo

CAROLINA BLÁZQUEZ CASAD O, GI O VA N N I RICCIARDI, BENNO SCHARF E SI LV I A GUSMANO NELLE PA G I N E 6 E 7

Dalla presidenza della Cei

L’invitoa nuove forme

di presenza

ROMA, 24, «Lavorare insieme perporre le condizioni con cui aprirsia nuove forme di presenza eccle-siale»: è l’invito che la presidenzadella Conferenza episcopale ita-liana (Cei) rivolge in una letteraai vescovi della Penisola in vistadella ripresa autunnale dei variimpegni pastorali.

La lettera, frutto della riflessio-ne maturata nell’ultima riunionedella Presidenza, si sofferma sulritorno alla celebrazione dell’Eu-caristia con il popolo, «segnatoanche da un certo smarrimento(in particolare, una diffusa assen-za dei bambini e dei ragazzi), cherichiede di essere ascoltato».

Quanto alla celebrazione deisacramenti, «a partire da quellidell’iniziazione cristiana», la lette-ra ricorda che «non ci sono impe-dimenti a celebrare con dignità esobrietà». Potranno dunque cele-brarsi battesimi, cresime e primecomunioni. A tale proposito siraccomanda che, pur in gruppicontenuti e nel rispetto delle mi-sure a tutela della salute pubblica,ciò «avvenga sempre in un conte-sto comunitario». In attesa di in-dicazioni del ministero dell’Inter-no per un ritorno dei cantori edei cori, viene inoltre reso notoche il Comitato tecnico-scientificoha affidato alle Regioni la sceltadi derogare al limite di duecentopersone nei luoghi chiusi. Quantoalle attività di catechesi gli ufficicompetenti stanno elaborando«scelte operative adeguate» ispi-rate «dalle possibilità che il tem-po attuale offre».

WASHINGTON, 24. «Evitare una co-stosa corsa alle armi a tre fra Rus-sia, Cina e Stati Uniti». Questo ilpunto nodale del colloquio, tenu-tosi ieri, tra il presidente degli StatiUniti Donald Trump e il presiden-te russo Vladimir Putin. I due lea-der hanno discusso di temi globali,dal coronavirus alle principali crisigeopolitiche internazionali, a parti-re dalla Siria. Il Cremlino ha defi-nito «costruttivo» il confronto.

Il colloquio tra Trump e Putinarriva non a caso in un momentodelicatissimo nei rapporti non solotra Stati Uniti e Cina, ma anchetra Russia e Gran Bretagna. «Ilpresidente Trump ha ribadito lasua speranza di evitare una costosacorsa agli armamenti a tre vie traCina, Russia e Stati Uniti e nonvede l'ora di progredire sui prossi-mi negoziati sul controllo degli ar-mamenti a Vienna» ha detto il por-tavoce della Casa Bianca JuddD eere.

Il Cremlino ha parlato di «unaimportante discussione sui temidella stabilità strategica e del con-trollo delle armi alla luce della par-ticolare responsabilità di Russia eUsa per il mantenimento della pa-ce internazionale e della sicurezza»e in questo contesto Trump e Putin«hanno riaffermato la rilevanzadelle consultazioni bilaterali suquesti temi, incluso sullo StrategicArms Reduction Treaty». Il NewStrategic Arms Reduction Treaty, oNew Start, è un trattato sul disar-mo nucleare firmato nel 2010 daUsa e Russia e limita il numerodelle testate nucleari strategicheche le due potenze possono dispie-gare. L’accordo scade il 5 febbraiodel 2021. Al 2020, è l'unico pattobilaterale fra Stati Uniti e Russianonché l'unico trattato ancora vi-gente in materia di disarmo nuclea-re .

Secondo il Cremlino, Putin eTrump hanno anche discussodell’accordo sul nucleare iraniano:«entrambe le parti hanno sottoli-neato la necessità di sforzi collettiviper mantenere la stabilità regionalee il regime di non proliferazionenucleare globale». Come noto,Trump ha deciso l’uscita unilateraledegli Stati Uniti dall’accordo sulnucleare iraniano. Accanto alla

questione nucleare, ci sono statemolte occasioni di scontro tra i duePaesi, come l’uccisione del generaleiraniano Soleimani in Iraq all’iniziodel 2020, che ha riacceso le tensio-ni in tutto il Medio oriente.

Un altro tema importante delcolloquio, come accennato, è statala lotta al coronavirus e la ripresaglobale. Putin e Trump «hannodetto che vogliono aumentare lacooperazione commerciale ed eco-nomica tra Russia e Usa» e «han-no dato una valutazione positivaalla cooperazione nella lotta alladiffusione del coronavirus» ha fattosapere il Cremlino.

Entrambi i Paesi stanno attraver-sando una fase durissima. La Rus-sia ha superato gli 800.000 casi ac-certati di covid-19 dall’iniziodell’epidemia. Secondo il centrooperativo nazionale anticoronavi-rus, sono 800.849 i contagi regi-strati finora nel Paese. Peggiore lasituazione negli Stati Uniti, dovequasi ogni giorni si registrano nuo-vi record giornalieri di vittime econtagi.

Va ricordato che poche settima-ne fa Canada, Stati Unti e GranBretagna avevano accusato il Cre-mlino di voler rubare le ricerchesul vaccino contro il covid -19. I trepaesi hanno denunciato ripetuti at-tacchi hacker contro laboratori ocentri di ricerca.

«Nel mezzo della pandemia che stia-mo vivendo, con la tua sincerità,gioia e semplicità, sei riuscito a met-tere in moto la speranza di moltepersone»: queste parole valgono piùdella «Compostela», il documentoche certifica il compiuto pellegri-naggio alla tomba dell’Apostolo sanGiacomo, perché arrivano diretta-mente dal Papa. Francesco le hascritte di suo pugno in spagnolo, inuna lettera indirizzata ad AlvaroCalvente, quindicenne di Malaga af-fetto da disabilità intellettiva. Nono-stante le difficoltà infatti il giovaneha percorso qualche giorno fa alcunetappe del «Cammino di Santiago»,

partendo da Sarria in compagnia delpadre, Ildefonso, e di un amico difamiglia, Paco.

Una testimonianza di fede vissuta,che si è rivelata contagiosa, offrendoun esempio positivo da imitare inquesti tempi di tendenza all’isola-mento a causa del covid-19. Pubbli-cata sul sito www.diocesismalaga.es,la missiva autografa del Pontefice èun attestato di gratitudine e di inco-raggiamento. «Caro Alvaro — hascritto da Casa Santa Marta lo scor-so 20 luglio — ho ricevuto una lette-ra dal tuo papà in cui mi diceva chehai terminato il Cammino di Santia-go e che nel tuo zaino hai portato le

intenzioni non solo tue, ma anche dimolte persone che “si sono unite ate” nel pellegrinaggio, chiedendotipreghiere». Un’unione spirituale cheper il quindicenne si è realizzata in-contrando la gente sia «lungo lastrada» sia «attraverso i social net-work», visto che il viaggio è statodocumentato dal padre su Twittercon l’account @CaminodeAlvaro. Alcontempo, per non dimenticare i piùpoveri, il pellegrinaggio è servito alanciare una campagna di raccoltafondi a sostegno del Cottolengo(Casa del Sacro cuore) di Malaga.

Settimo di dieci fratelli, il giovanevive nel distretto di Huelin e fa par-

te con la sua famiglia della Comuni-tà neocatecumenale della parrocchiadi San Patrizio. «Grazie per averciincoraggiato a camminare e per averinvitato tanti altri a camminare conte» ha proseguito Francesco, sottoli-neando come nel compiere il pelle-grinaggio Alvaro abbia mosso moltealtre persone a mettersi in cammino,esortandole «a non avere paura» e ariscoprire la gioia dello stare insie-me. Del resto, ha fatto notare il Pa-pa, «lungo la strada non andiamomai da soli», perché — ha assicurato— «il Signore cammina sempre alnostro fianco». Da qui il ringrazia-mento conclusivo del vescovo di Ro-ma — «per la testimonianza e le pre-ghiere» del giovane spagnolo — ac-compagnato dalla benedizione, daun’invocazione alla Madonna delCarmelo e dall’immancabile invito apregare anche per lui.

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Previsti dal Recovery fund

L’Europarlamento respingei tagli al bilancio

Riflessioni sulla ripresa del campionato italiano

Un calciosoltanto mediatico

La seduta del parlamento europeo (Reuters) di FRANCESCO COLUCCI

Dopo il lockdown iniziato l’8marzo 2020 la ripresa delcalcio italiano è stata segna-

ta da una forte diseguaglianza frail livello dilettantistico e quelloprofessionistico; il primo (che com-prende anche tutto il calcio femmi-nile) è stato chiuso e se ne riparlerànella stagione 2020/2021, mentre ilsecondo è potuto ripartire il 13 giu-gno 2020. Il settore giovanile è ri-partito senza le competizioni, per-ché rientra nell’attività sportiva piùgenerale, ove l’aspetto sanitario èperseguito in via principale, senzal’assillo della competizione e i costidi gestione tipici degli altri duesettori.

Il calcio professionistico ha po-tuto beneficiare del traino dei con-tratti televisivi, che hanno fattopremio sulle resistenze “sanitarie” eobbligato alla ripartenza, mentreove tale traino è assente, ma i costicomunque elevati e la competizio-ne importante (dilettanti), il bloccoè stato insuperabile.

In Germania, Spagna ed Inghil-terra il lockdown iniziato il 13 mar-zo 2020 è cessato, con la ripartenzadella massima serie, rispettivamen-te, il 16 maggio, l’11 giugno ed il 19giugno 2020. Ha fatto eccezione laFrancia ma, in ogni caso, si è ripar-titi senza il pubblico sugli spalti.Paradossalmente, la Francia non hafatto ripartire i campionati ma, il 12luglio 2020, ha consentito la pre-senza del pubblico (4.000 persone)ad un’amichevole tra Paris SaintGermain e Le Havre e lo stessodovrebbe accadere il 24 luglio 2020per la finale di Coppa di Lega. Il16 luglio 2020 il ministro italianoper lo Sport (Vincenzo Spadafora)ha dichiarato che si impegna per lapresenza del pubblico sugli spalti as e t t e m b re .

Abbiamo, quindi, un calcio solomediatico che ne snatura l’evento,perché cancella la socialità e il vis-suto cittadino prodotti dalla parte-cipazione reale degli spettatori/tifo-si che lasciano le incombenze quo-tidiane di lavoro o studio, si avvici-nano allo stadio, partecipano den-tro l’arena e poi si allontanano fa-cendo ritorno a casa, oppure prose-guendo con la movida.

Con le porte chiuse il calcio èghettizzato negli stadi e allontana-

to dai fruitori naturali, i tifosi/spet-tatori, senza quella contaminazionedovuta alla passione per il dio pal-lone.

L’informazione che non è possi-bile acquisire direttamente sul cam-po è ricavata dai giornalisti, ovveroda chiunque la veicola attraverso imedia, con una partecipazione in-terattiva quanto possono esserlo ivari social network.

Senza il pubblico sugli spalti lapartita diventa l’oggetto di unevento cinematografico, con tantodi effetti speciali; si sono visti nellepartite di Coppa Italia e della SerieA con il pubblico digitalizzato sul-la tribuna centrale in favore di tele-camera. Quando erano usate le al-tre telecamere l’effetto svaniva, co-sicché gli stessi spalti, inquadratidalla telecamera di bordo campo,per esempio in occasione dei cam-bi, risultavano vuoti e senza effettidigitali.

Viene da riflettere infine chequesto calcio “snaturato” ha traditose stesso, è proprio quella forte di-seguaglianza segnalata all’inizioche rivela il “tradimento” in nomedell’individualismo e del particola-rismo degli interessi che contraddi-cono la natura di gioco di squadraproprio del football, come sottoli-neava lo stesso Papa Francesco sa-lutando i dirigenti e calciatori dellasquadra Villareal, il 23 febbraio2017: «Il calcio, come gli altrisport, è immagine di vita e di so-cietà. Voi in campo avete bisognogli uni degli altri. Ogni giocatoremette la sua professionalità e la suaabilità a beneficio di un ideale co-mune, che è giocare bene per vin-cere. Per ottenere questo affiata-mento occorre allenarsi molto; maè anche importante investire tempoe fatica nel rafforzare lo spirito disquadra, per riuscire a creare que-sta correlazione di movimenti: unsemplice sguardo, un piccolo gesto,un’espressione comunicano tantecose in campo. Ciò è possibile se siagisce con spirito di cameratismo,mettendo da parte l’individualismoe le aspirazioni personali. Se si gio-ca pensando al bene del gruppo,allora è più facile ottenere la vitto-ria».

Al di là di chi vincerà il campio-nato, si può dire amaramente che èil calcio in se stesso ad aver perso.

Oltre tre milionidi contagiin Europa

BRUXELLES, 24. La pandemia di co-ronavirus marcia ancora con grandeimpeto in Europa, dove sono statisuperati i 3 milioni di contagi.

L’epidemia in questa fase apparemeno aggressiva, con molti asinto-matici, ma non è da sottovalutare ilcalo di attenzione che può portaread una recrudescenza. L’Oms, inparticolare, ha posto l’accento sui«focolai legati alla vita notturna an-che in luoghi in cui il virus era statosoppresso. In Europa la situazionepeggiora progressivamente nei Bal-cani, con la Romania (Paese più po-poloso della regione) su tutti cheinanella un record dopo l’a l t ro .

La capitale, Bucarest, è la localitàpiù colpita con 4.871 casi, seguita daSuceava, nella regione della Bucovi-na (nell’estremo nord), con 4.337.

Sul fronte opposto, in Belgio icontagi sono praticamente raddop-piati in una settimana, mentre inGran Bretagna è scattato da ieril’obbligo di mascherina nei negozi.In Catalogna l’allarme è di nuovorosso da alcuni giorni.

E mentre in Francia sono stati re-gistrati mille casi in un giorno, laFinlandia ha deciso ieri di richiuderele frontiere agli ingressi non essen-ziali di persone provenienti da Au-stria, Svizzera e Slovenia. Oltre ai 3Paesi, restano vietati gli ingressi daFrancia, Spagna, Lussemburgo, Por-togallo, Polonia, Svezia e Repubbli-ca Ceca.

Nel tentativo del premier Borisov di placare le proteste di piazza

Rimpasto di Governo in Bulgaria

Manifestazione a Sofia (Epa)

Italia: migrantiviolano la quarantena

In Slovacchia chieste altre condanneper l’omicidio del giornalista Kuciak

ROMA, 24. Un gruppo di 30 mi-granti tunisini è fuggito nella not-te, intorno alle 2.30, dal centro perrichiedenti asilo Cara di Restinco,a Brindisi. I fuggitivi hanno violatola quarantena anti-covid alla qualeerano sottoposti dopo essere sbar-cati nei giorni scorsi sulle coste ita-liane. Tutti erano stati sottoposti altampone dal personale sanitario, ri-sultando negativi.

Gran parte del gruppo è tuttoraricercato dalle forze dell’o rd i n e .Nove di loro sono stati già rintrac-ciati, due dei quali portati al Pron-

to soccorso perché feriti. Al mo-mento si sono perse le tracce deirestanti 21. Le ricerche sono comin-ciate subito dopo la segnalazionegiunta alla sala operativa del Co-mando provinciale dei Carabinieri,della Questura e della Guardia difinanza, cui è affidata la vigilanzadella struttura.

Intanto, ancora sbarchi nellanotte a Lampedusa. In tutto, cin-que operazioni che hanno vistocoinvolti almeno un centinaio dimigranti.

SOFIA, 24. Nel tentativo di placarele proteste di piazza, il premier del-la Bulgaria e leader del partito con-servatore Gerb, Bojko Borisov, haannunciato un rimpasto di Gover-no. Da almeno due settimane i ma-nifestanti — che accusano l’Esecuti-vo di fallimento nella lotta alla dila-gante corruzione — chiedono a granvoce le dimissioni di Borisov e delprocuratore generale Ivan Geshev.

I dicasteri interessati sono cin-que: Sanità, Finanze, Economia,Interno e Turismo. Il ministro dellaSanità, Kirił Ananiev, sostituisceVladislav Goranov alla guida delministero delle Finanze. Al suo po-sto arriva il direttore dell’osp edaleAlexandrovska di Sofia, il chirurgoKostadin Angelov.

Il direttore della polizia naziona-le, Hristo Terziyski, diventa mini-stro dell’Interno, al posto dell’us-cente Mladen Marinov. Il nuovoministro dell’Economia è LuchezarBisserov, già vice ministro del dica-stero, sostituendo il titolare uscenteEmil Karanikolov. Il ministro delTurismo, Nikolina Anghelkova, la-scia la guida del dicastero (in unarecessione senza precedenti del set-tore a causa del coronavirus), chesarà assunta dal vice premier, Ma-riana Nikolova.

Il 15 luglio scorso, Borisov avevachiesto le dimissioni di Goranov,Marinov e Karanikolov per dissipa-re i sospetti che i tre fossero «mani-polati» dal Partito della minoranzaturca, all’opposizione. Due giorni

dopo Borisov aveva fatto marcia in-dietro lasciandoli ai loro posti finoal superamento del voto di sfiduciain Parlamento chiesto dai socialisti.

Annunciando il rimpasto, il pre-mier ha detto che sono previste ledimissioni di diversi vice ministri,

senza però scendere nei particolari.Le dimissioni e le nomine dei mini-stri dovranno essere approvate dalparlamento. In dieci anni, da quan-do Borisov è stato premier per treGoverno consecutivi, si sono succe-dute le dimissioni di 28 ministri.

BR AT I S L AVA , 24. La Procura dellaSlovacchia ha chiesto 25 anni di re-clusione per i tre sospetti — a giudi-zio — per l’omicidio del giornalistainvestigativo slovacco Ján Kuciak ela sua fidanzata, Martina Kuš-nírová. La loro colpevolezza è statadimostrata «al di là di ogni dub-bio», ha dichiarato ieri alla stampail procuratore, esponendo ai giorna-listi le sue argomentazioni in chiu-sura del procedimento.

Cuciak — che lavorava come re-porter presso il sito web Aktuali-ty.sk — e Kušnírová, entrambi di 27

anni, vennero uccisi a colpi di armada fuoco il 21 febbraio del 2018. LaCorte ha fissato il 31 luglio e il 5agosto come ultime possibili datedi pronuncia della sentenza.

Lo scorso aprile, il tribunale diBratislava ha condannato l’ex mili-tare slovacco, reo confesso, Miro-slav Marček. Sarebbe, secondo l’ac-cusa, il killer assoldato dall’i m p re n -ditore Marián Kočner, l’uomo sullecui fortune stava indagando datempo Kuciak e che più volte avevadenunciato nelle sue inchieste.

Kočner — sotto processo insiemead altre persone — si è detto sempreinnocente. Marček ha invece am-messo le responsabilità nel dupliceomicidio, raccontando agli inqui-renti di avere sparato al giornalistae poi alla ragazza dopo avere bus-sato alla loro porta.

Dopo l’omicidio Kuciak — che sioccupava di corruzione e di doveandassero a finire i fondi europei —in Slovacchia c’è stata una rivoltacontro l’allora Governo guidato dalpremier, Robert Fico, che ha dovu-to rassegnare le dimissioni.

BRUXELLES, 24. L’accordo sul Reco-very fund raggiunto dai leader euro-pei al termine del vertice-maratonadella scorsa settimana a Bruxelles èuna «mossa storica», ma i tagli albilancio Ue 2021-2027 sono «inaccet-tabili». Lo ha indicato ieri la mag-gioranza dell’E u ro p a r l a m e n t o .

Davanti alla plenaria, i presidentidel Consiglio europeo e della Com-missione Ue, Charles Michel e Ur-sula von der Leyen, hanno difeso ilpacchetto adottato dai capi di Statoe di Governo per risollevare l’econo-mia dalla crisi del covid-19. Ma glieurodeputati hanno ribadito le lorolinee rosse, facendo capire che l’esa-me della proposta di bilancio daparte dell’Assemblea non sarà unapasseggiata. Agli europarlamentari,Michel ha osservato che l’intesa rag-giunta rappresenta un segnale di «fi-ducia, robustezza e solidità», da cuiemerge un’Europa «presente e inpiedi», in grado di compiere una«rivoluzione copernicana».

Il presidente della CommissioneUe ha parlato di risposta europea«per evitare gli errori del passato».Ma ha riconosciuto che il il bilancioUe è una «pillola amara da ingoia-re». Perchè se è vero che ci sono sta-ti tagli anche significativi ai singolicapitoli di spesa, è altrettanto veroche i soldi del Recovery costituisco-no una cospicua compensazione.

Inoltre, non bisogna dimenticareche dal bilancio Ue dovranno arriva-re i soldi necessari per rimborsare ifinanziamenti destinati al Recoveryfund. Argomenti che non hannoconvinto i rappresentanti del Parla-mento europeo. I quali, hanno ap-provato con 465 voti a favore, 150contrari e 67 astensioni, una risolu-

zione dove hanno affermato che lepriorità a lungo termine dell’Unioneeuropea, come il Green Deal el’Agenda digitale, sono a rischio.

L’Europarlamento, pur ricono-scendo la portata dello strumento dirilancio da 750 miliardi, si è ramma-ricato dei «consistenti tagli» appor-tati alla componente dei sussidi e ha

chiesto una revisione del progetto dibilancio 2021-2027 da 1.074 miliardi.A favore del testo hanno votato Ppe,S&D, Renew Europe, Verdi e Gue,con pochi franchi tiratori. La risolu-zione ha però diviso l’alleanza dicentrodestra italiana. Forza Italial’ha sostenuta insieme al Pd e alM5S, mentre Lega e Fratelli d’Italiasi sono astenute.

Ai duri interventi degli esponentidelle destre sovraniste europee ha ri-battuto Michel, affermando di avere«sentito gli eccessi e le frasi diciamo-lo un pò miserabili dei partiti estre-misti». «Voi — ha aggiunto — sce-gliete il ripiegamento su voi stessi,l’odio, la separazione ed il rifiuto.Noi scegliamo la tolleranza, l’ap ertu-ra e l’unità. E’ un giorno triste pervoi, ed un giorno felice per l’E u ro p ae per gli europei».

Ma il percorso del Recovery funde del bilancio Ue e appena iniziato:il primo dovrà ottenere l’a p p ro v a z i o -ne di alcuni Parlamenti nazionali, ilsecondo quello dell’E u ro p a r l a m e n t o .Con l’obiettivo che entrambi possa-no essere pienamente operativi a ini-zio del prossimo anno.

In una nota, il Fondo monetariointernazionale (Fmi) ha appoggiato«la determinazione dei leader euro-pei» a raggiungere un accordo sulRecovery fund.

Luttonell’episcopato

L’arcivescovo Bernard MosiuoaMohlalisi, emerito di Maseru, è mor-to in Lesotho, venerdì 24 luglio, nelLebreton oblate infirmary a Maze-nod. Il compianto presule aveva 87anni, essendo nato ad Ha’Malijengil 16 marzo 1933. Aveva ricevuto l’or-dinazione sacerdotale il 14 luglio1963 per gli oblati di Maria Immaco-lata. Eletto alla Chiesa residenzialedi Maseru l’11 giugno 1990 aveva ri-cevuto l’ordinazione episcopale il 7ottobre successivo. Il 30 giugno2009 aveva rinunciato al governo pa-storale dell’arcidio cesi.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 25 luglio 2020 pagina 3

Pesanti le conseguenze a livello sociale ed economico del riacutizzarsi della pandemia

Negli Usa più di 4 milionii contagiati dal covid-19

Duro attacco del segretario di stato Pompeo e Pechino chiude il consolato americano a Chengdu

Alta tensione tra Stati Uniti e CinaScontri

a Portlandtra manifestanti

e federali

WASHINGTON, 24. Continua a sa-lire la tensione a Portland,nell’Oregon, dove la notte scorsagli agenti federali inviati dal pre-sidente Donald Trump hannolanciato lacrimogeni contro i ma-nifestanti di fronte alla sede deltribunale federale. Tra i dimo-stranti anche il sindaco della cit-tà, Ted Wheeler, protagonista ne-gli ultimi giorni di una polemicacol presidente Usa DonaldTrump, per aver imputato allapresenza di agenti federali le vio-lenze di strada che da oltre unmese infiammano la sua città.

Wheeler è intervenuto ieri sera,davanti alla Corte federale diPortland, al comizio di Black Li-ves Matter, il movimento prota-gonista delle manifestazioni che,da ormai più di 50 giorni — dop ol’uccisione dell’a f ro a m e r i c a n oGeorge Floyd durante un fermodi polizia in Minnesota —, in-fiammano le maggiori città Usa.Il primo cittadino è stato dura-mente contestato però anche daimanifestanti, pur avendo conces-so loro sin dall’inizio delle prote-ste contro ogni forma di discrimi-nazione razziale il suo sostegnopressoché assoluto. È stato fi-schiato dalla folla che non hagradito come sta gestendo in cit-tà la presenza dei federali. Alcunigli hanno urlato di dimettersi.

Ora le manifestazioni nella piùgrande città dell’Oregon, si sonoconcentrate contro il presidentestatunitense e la sua decisione diinviare gli agenti federali nellacittà. Provvedimento che ha con-tribuito a far salire esponenzial-mente il livello di tensione tra-mutatasi spesso in duri scontri.

Intanto l’ispettore generale delDipartimento alla Giustizia Usa,Michael Horowitz, ha annunciatoun’inchiesta sulle azioni e il ri-corso alla forza da parte degliagenti federali contro i manife-stanti a Portland.

WASHINGTON, 24. Negli Stati Unitiè stata superata la soglia dei 4 mi-lioni di persone positive al coronavi-rus. In soli quindici giorni, dall’8luglio, sono stati riscontrati un mi-lione di infezioni, con una mediasuperiore ai 60.000 contagi quoti-diani.

Anche il numero delle vittime le-gate al covid-19 ha ripreso a cresce-re. Da martedì scorso, dopo un me-se e mezzo, la media giornaliera deidecessi è tornata sopra quota mille.Solamente nelle ultime 24 ore imorti sono stati 1.225, un dato cheha portato il totale delle vittime a1 4 4 . 1 6 7.

L’incremento, come noto è legatoal forte rimbalzo dei casi negli Statimeridionali e sudoccidentali, comela Florida, il Texas, l’Alabama, l’Ar-kansas e la California, divenuta daun paio di giorni lo Stato con piùcontagi nel Paese.

Alabama, California, Idaho e Te-xas sono gli Stati che hanno regi-strato il massimo in termini di nu-mero di contagi e decessi giornaliericorrelati al covid-19 questa settima-na. In particolare, Missouri, NorthDakota e West Virginia hanno avutoil maggior numero di infezioni inun giorno dall’inizio della pande-mia, mentre Alabama, Idaho e Te-xas hanno riportato il maggior nu-mero di decessi quotidiani per causelegate al nuovo coronavirus.

Al di là della crisi sanitaria, il ria-cutizzarsi della pandemia sta col-pendo di nuovo l’economia statuni-tense, che forse con troppa frettaaveva accelerato la fase di riaperturae delle attività produttive. Il tasso didisoccupazione, che ad aprile era ar-rivato al 14,4 per cento ed era scesoa giugno all'11,1 per cento, potrebbenuovamente salire a luglio.

Secondo i dati diffusi ieri dal di-partimento del lavoro Usa la scorsasettimana oltre 1,4 milioni di cittadi-ni statunitensi hanno fatto richiestaper l'indennità di disoccupazionenel Paese. Il Congresso Usa sta at-

tualmente valutando l’a p p ro v a z i o n edi un nuovo pacchetto di incentiviche estenderebbe le indennità di di-soccupazione temporanee, poichégli aiuti speciali attuali dovuti allacrisi legata al covid-19 finiranno allafine del mese.

Intanto il direttore dell’Istitutonazionale della salute (Nih), FrancisCollins, ieri ha annunciato l’avvio diuna serie di nuovi studi, a tuttocampo e particolarmente rigorosi,per testare possibili terapie per com-battere il covid-19. Il direttore delNih ha precisato che la ricerca èaperta a qualsiasi tipo di interventoper aggredire il virus e la malattiadagli angoli più diversi.

Le sperimentazioni faranno partedi una partnership pubblico-privata— denominata Activ — con lo scopodi accelerare le ricerche che com-prenderanno test di anticorpi pertrattare malati sia ospedalizzati cheno, analisi di farmaci che blocchinola reazione eccessiva del sistema im-munitario, anticoagulanti e così via.Francis Collins ha assicurato il rigo-re degli studi: «Non porteremo nul-la davanti alla Food and drug admi-nistration per approvazione che nonsia sicuro ed efficace» ha detto, ag-giungendo che il progetto parte inun momento cruciale in cui la pan-demia non accenna a diminuire.

In molti Paesi della regione continua a crescere la curva epidemiologica

Oltre 176.000 vittimein America Latina

PE C H I N O, 24. Tensione altissima tra Stati Uniti e Cina.Il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, è inter-venuto ieri alla Richard Nixon Presidential Libraryusando parole molto dure nei confronti dei vertici dellaRepubblica popolare. «Il mondo libero deve trionfaresu una Cina sempre più autoritaria» ha detto Pompeo,attaccando «la nuova tirannia del partito comunista». IlSegretario di Stato Usa ha anche motivato la recentedecisione di chiudere il consolato cinese a Houston, cheera — a suo dire — «un covo di spie» per ottenere segre-ti industriali. «Abbiamo bisogno di una strategia cheprotegga l’economia americana e il nostro stile di vita»ha aggiunto Pompeo.

Immediata la replica di Pechino. «Quello che sta fa-cendo è inutile come se una formica cercasse di scuotereun albero» ha dichiarato Hua Chunying, responsabiledel dipartimento per l’informazione del Ministero degliEsteri cinese.

Intanto, sempre ieri Pechino ha ordinato la chiusuradel Consolato Usa di Chengdu, in risposta all’analogoprovvedimento statunitense che ha colpito la rappresen-tanza consolare cinese di Houston. Poco prima l’Fbiaveva arrestato tre cittadini cinesi accusati di spionaggioinsieme alla ricercatrice di Pechino rifugiatasi nel Con-solato a San Francisco.

I talebanipronti a colloquicon il Governo

afghano

KABUL, 25. Spiragli di pace nelmartoriato Afghanistan, dove sicombatte da oltre venti anni.

I talebani hanno fatto sapere diessere pronti a tenere colloqui dipace con il Governo di Kabul do-po una festività religiosa del meseprossimo (l'Eid al-Adha, la festadel sacrificio), purché sia statocompletato lo scambio di prigio-nieri in corso. Su Twitter il porta-voce degli insorti, Suhail Shaheen,ha scritto che i talebani «sonopronti ad iniziare i negoziati intra-afgani immediatamente dopo l’Eidal-Adha, nel caso in cui il proces-so di rilascio dei prigionieri siastato completato».

Il portavoce ha anche aggiuntoche i talebani sono pronti a rila-sciare i rimanenti prigionieri delleforze di sicurezza afgane che de-tengono, se Kabul libererà tutti idetenuti ribelli «secondo l’elenco— ha precisato Shaheen — già con-segnato» alle autorità.

Nel Paese, però, le violenze nonaccennano a diminuire. Almeno 31talebani, 13 con cittadinanza pa-chistana, sono stati uccisi in scon-tri a fuoco con le forze governati-ve nella provincia orientale diNangarhar, che confina con il Pa-kistan. L’operazione, hanno fattosapere fonti militari, è stata com-piuta in risposta ad un attacco ta-lebano nel distretto di Khogyani.

Nuovo rinvio del votoin Bolivia

LA PAZ, 24. Nuovo rinvio delle ele-zioni generali in Bolivia. Il Tribu-nale supremo elettorale (Tse) ha de-ciso di posticipare al 18 ottobre losvolgimento delle elezioni generali,inizialmente previste per il 3 mag-gio e poi slittate al 6 settembre, acausa dell’emergenza sanitaria lega-ta al nuovo coronavirus. In quelladata, come sottolineato dal Tse stes-so in una nota, ci saranno «condi-zioni migliori» per il voto, conside-rando che tra luglio e settembre so-no previsti i picchi più alti dellapandemia nel Paese. L’organo elet-torale nazionale ha così stabilito ilrinvio per «organizzare le elezioninella fase discendente della pande-mia e ridurre al minimo i rischi».

«A seguito di queste considera-zioni scientifiche, legali e socio-po-litiche, nel pieno esercizio dei suoipoteri, rispettando il requisito dellalegge secondo cui il processo eletto-

rale considera i parametri scientificie deve contare su sufficienti misuredi sicurezza sanitaria, il Tse ha deci-so di fissare la data della giornatadi voto per le elezioni generali adomenica 18 ottobre 2020, con uneventuale secondo turno il 29 no-vembre e un insediamento delle au-torità a dicembre», afferma una ri-soluzione letta ieri dal presidentedel Tse, Salvador Romero.

La Bolivia ha più di 64.000 casiconfermati di covid-19 e oltre 2.300morti, numeri che stanno mettendoa dura prova le strutture sanitariedel Paese. Il Movimento al sociali-smo (Mas), il partito dell’ex presi-dente Morales, si è opposto al rin-vio stabilito dal Tse, insistendo sulfatto che fosse l’Assemblea legislati-va plurinazionale, di cui detiene lamaggioranza, a dover approvarequalsiasi cambiamento nella datadel voto.

Se l’innalzamento delle temperature proseguirà ai ritmi attuali

Orsi polari a rischio estinzione

WASHINGTON, 24. Se il cambiamen-to climatico procederà ai ritmi serra-ti attuali, gli orsi polari rischianol’estinzione entro il 2100. Lo rilevaun studio pubblicato sul magazine«Nature Climate Change», sottoli-neando che le possibilità degli orsipolari di sopravvivenza saranno li-mitate, eccetto nell’area più a norddell’Artico. L'orso polare è già clas-sificato tra le specie più vulnerabilidall'Unione internazionale per laconservazione della natura.

Secondo il rapporto, la riduzionedei ghiacci costringerà gli orsi polaria terra per un periodo prolungato,privandoli di fatto della capacità dicacciare cibo e costringendoli a so-pravvivere con il grasso accumulato.I mammiferi saranno così costretti adigiunare per periodi più lunghi diquelli attuali mettendo a rischio laloro sopravvivenza, spiega la ricercasecondo la quale a essere maggior-

Operatori sanitari al lavoro nelle strade di Rio De Janeiro (Reuters)

CITTÀ DEL ME S S I C O, 24. La pande-mia del nuovo coronavirus ha causa-to oltre 176.000 vittime in AmericaLatina, quasi la metà delle quali(84.082) si concentrano in Brasile, ilPaese più colpito della regione e ilsecondo al mondo dopo gli StatiUniti per numero di contagi e deces-si. Il ministero della Salute brasilia-no, riportando ieri sera i dati diffusidalle segreterie sanitarie dei 27 Stati,ha conteggiato 1.311 nuovi decessi in24 ore e 59.961 nuovi contagi da co-vid-19, il secondo dato più alto daquando è stato confermato il primocaso a fine febbraio.

Segue, per numero di mortinell’area, il Messico, con 41.908 de-cessi, anche se il dato potrebbe au-mentare nei prossimi giorni visto checirca duemila decessi sono conside-rati sospetti. Il Paese, che vede incontinua crescita la propria curvaepidemiologica del coronavirus, hafatto registrare ieri sera il bilanciogiornaliero più alto in termini dicontagi. Per la prima volta il Paeseha superato la soglia delle 8.000nuove infezioni, portando il datocomplessivo dei positivi oltre le370.000 unità. Di queste quasi240.000 sono guarite.

La Colombia ha registrato unnuovo record di morti giornaliereper cause riconducibili al nuovo co-ronavirus: 315 vittime nelle ultime 24ore, che hanno portato il saldo tota-

le dei decessi a 7.688. Preoccupa iltasso di crescita (52,91 per cento) ri-spetto alla media di 206 decessi regi-strati nell'ultima settimana. Daquando il 6 marzo scorso è stato ri-levato il primo contagio e dopo averriportato 7.945 nuovi contagi nell'ul-timo giorno, sono stati 226.373 i casipositivi al coronavirus nel Paese.

L’Argentina ha registrato un nuo-vo record di contagi quotidiani dacoronavirus e nelle ultime 24 ore,6.127, portando il totale a 148.027.Le autorità sanitarie sono preoccu-pate per l’indice di occupazione deiposti letto nelle unità di rianimazio-ne degli ospedali e delle cliniche pri-vate

In Ecuador, Quito ha superatoGuayaquil per numero di casi di co-ronavirus ed è diventato l'epicentrodella pandemia nel Paese andino: lacapitale peruviana ha registrato fino-ra un totale di 11.900 persone infet-te. A livello nazionale, l’Ecuador haconfermato ieri sera 891 nuovi casi in24 ore, in lieve calo rispetto ai nu-meri confermati negli ultimi giorni.Pertanto, queste nuove infezionihanno aumentato il conteggio com-plessivo a 78.148 infezioni, mentre cisono già 5.439 decessi confermati percause legate al covid-19. L’unità dicrisi contro il coronavirus nel Paeseha esteso il coprifuoco e il divieto diraduni sociali fino a 25 persone in 14p ro v i n c e .

mente in pericolo sono i cuccioli.Secondo l'organizzazione Polar

bear international, la popolazione diorsi nella baia di Hudson, in Cana-da, ha già subito una riduzione del30 per cento dal 1987. Lo studio hapreso in esame 13 sottopopolazioni,che rappresentano circa l’80 per cen-to della totale popolazione di orsi eha calcolato l’energia necessaria aiplantigradi per sopravvivere. I datisono stati poi incrociati con le proie-zioni al 2100 sui ghiacci nel caso incui il riscaldamento climatico proce-desse ai livelli attuali. Il risultato èche il lasso temporale per cui gli or-si potrebbero essere costretti a digiu-nare supera ampiamente quello percui sono in grado di restare senza ci-bo. In altre parole morirebbero difame perchè non solo dovrebberodigiunare di più, ma si troverebberoad affrontare non pochi probleminel reperire cibo quando possibile.

Durante i digiuni gli orsi si muo-vono il meno possibile per rispar-miare energia. Ma la riduzione deighiacci e il calo della popolazionecrea problemi anche su questo fron-te, allungando ad esempio i tempiper trovare un compagno e quindicostringendo gli orsi a muoversi dipiù e bruciare energia preziosa perla sopravvivenza. I cambiamenti cli-matici compromettono pesantementel'habitat degli orsi polari, scioglien-do il ghiaccio marino, e li costringo-no a cercare cibo sulla terra perchèil ghiaccio troppo sottile non con-sente loro di cacciare le foche. Acertificare la grave situazione è an-che uno studio pubblicato su «Eco-logical Applications», che spiega co-me si sia ridotto il tasso di riprodut-tività di questa specie. Più magri,provati dalla fame e con meno cuc-cioli: è la fotografia scattata daglistudiosi dell'università di Washin-

gton che hanno messo a confrontole immagini satellitari della popola-zione di orsi (cucciolate comprese)che oggi abita la Biffin Bay, unagrande distesa di ghiacci tra Canadae Groenlandia, con quelle degli anni90. Il destino degli orsi polari è datempo al centro del dibattito sulcambiamento climatico causatodall’uomo, con gli ambientalisti daun lato e chi nega il problema riscal-damento dall’altro. Secondo i critici,i timori per il destino degli orsi po-lari sono infatti esagerati perchè glianimali hanno dimostrato di essereriusciti a sopravvivere a periodi ripe-tuti di alte temperature. Un’a rg o -mentazione alla quale gli scienziatireplicano mettendo in evidenza co-me, di solito, nei precedenti periodidi temperature elevate gli orsi aveva-no probabilmente accesso a fonti al-ternative di cibo. Che ora, invece,non hanno più.

L’ingresso al consolato degli Stati Uniti a Chengdu (Afp)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 25 luglio 2020

Lo splendido volume di Paolo Portoghesi «Borromini. La vita e le opere»

L’a rc h i t e t t u r aè un’arte «parlante»

Da giovane esercitò il mestiere dello scalpellinocercando così di guadagnarsi da viverema quando decise di fare l’a rc h i t e t t o ,divenendo poi protagonista del dibattito culturale del suo tempo,non volle alcun compenso e offrì la sua opera gratuitamentesapendo che questo disinteresse è anche una garanzia di libertàAl l ’architettura l’artista volle conferire un linguaggioche si avvicinasse a quello verbale con il dichiarato obiettivodi coinvolgere l’immaginazione, il pensiero e il sentimento

Il cortiledel palazzo della Sapienza

La cappella Spada in San Girolamo della Carità(la balaustra trasformata in un panno sostenuto dagli angeli)

L’eredità culturale e storica che ci ha lasciato è sconvolgenteper la sua ricchezza, per la sua articolata e spumeggiante varietànonché per la vicinanza con i problemi della cultura modernaL’opera borrominiana è caratterizzata dalla ricerca del nuovola quale tuttavia non implica la negazione del passatoIn lui dunque non si verifica una rottura con la tradizionePer chi è allora abituato a considerare inconciliabilitolleranza e rigore, ragione e sentimentola sua opera è destinata a rimanere misteriosa e contraddittoria

infatti, afferma che un aspetto de-terminante della psicologia borro-miniana è il suo modo di intendereil proprio lavoro. Da giovane, perparecchi anni, egli esercitò il me-stiere dello scalpellino, cercandocosì di guadagnarsi da vivere. Maquando decise di fare l’a rc h i t e t t o ,non volle alcun compenso, e offrìla sua opera gratuitamente «sapen-do che questo disinteresse è ancheuna garanzia di libertà».

Al contempo Portoghesi mettein rilievo il fatto che Borrominitendeva a forzare i limiti dell’a rc h i -tettura come arte dotata di struttu-re autonome per farne un’arte“parlante”, ovvero con un suo lin-guaggio che si avvicini a quelloverbale con il dichiarato obiettivodi coinvolgere l’immaginazione, ilpensiero e il sentimento.

Rispetto all’architettura di tradi-zione classica (in cui il codice pog-gia su un’interpretazione oggettivadei rapporti tra gli elementi co-struttivi e sul riferimento a una se-rie di proporzioni privilegiate, ispi-rate alla lettura geometrica del cor-po umano) l’architettura borromi-niana tende a distinguersi attraver-so l’uso generalizzato di “f i g u re ”che hanno analogie con quelle ditipo letterario. «La colonna dellatradizione classica — spiega Porto-ghesi —, che è sostegno o strumen-to di suddivisione ritmica, tende adarricchirsi di connotazioni variabili,

serva Portoghesi, costituisce «il la-to paradossale» della sua architet-tura, la quale è intessuta «di scelterivoluzionarie e di sottili analisistoriche, di violenti episodi plasticie di delicatissime vibrazioni». Intale scenario non poteva dunquemancare l’ossimoro, che si risolvenell’accostamento di due situazionicontraddittorie. È allora facile con-statare «la morbida durezza» deicelebri balaustri triangolaridell’Oratorio dei Filippini, di SanCarlino o dell’altare Filomarino,dove la superficie increspata daglispigoli è resa soffice dalla curvatu-ra concava, dalla torsione che pro-duce effetti di sfumato e «sembraevocare, sotto la liscia pelle tirata,una struttura rigida, una sorte discheletro lineare». Nel loro insiemele operazioni del linguaggio borro-miniano — dichiara l’autore — confi -gurano un metodo in cui ragione esentimento, calcolo ed emotività sifondono come aspetti di una volon-tà unitaria di liberazione dal dogmadi una classicità intesa come princi-pio di autorità e come insieme di

Sopra: Assonometria della cappelladi Sant’Ivo alla Sapienza

A destra: L’interno di Sant’Ivo

di GABRIELE NICOLÒ

È un’eredità «sconvolgen-te» quella lasciata daFrancesco Castelli, che aventotto anni cambiò ilcognome in quello di

Borromino o Borromini. L’aggetti-vo è utilizzato in modo calzante ea ragion veduta da Paolo Porto-ghesi nella premessa al suo splen-dido libro intitolato Borromini. Lavita e le opere (Milano, Skira edito-re, 2019, pagine 630, euro 90): èsconvolgente perché tale ereditàs’impone per la sua ricchezza, perla sua articolata e spumeggiantevarietà, nonché per la sua vicinan-za con i problemi della cultura mo-derna.

Ecco allora che il volume, tenen-do conto del dibattito critico e filo-logico sviluppatosi nel corso deltempo sull’opera di Borromini, si

niana nel senso di una violenta rot-tura con la tradizione «si è trovatopoi nell’impossibilità di conciliareuna tale poetica con la verità deifatti, con l’infinita rete di relazioniche legano il linguaggio di Borro-mini alla storia».

Per chi è abituato a considerareinconciliabili tradizione e innova-zione, tolleranza e rigore, ragione esentimento, forza e dolcezza, l’op e-ra di Borromini — afferma Porto-ghesi — è «destinata a rimanere mi-steriosa e contraddittoria giacchél’obiettivo della sua ricerca è la sin-tesi produttiva degli opposti, la di-mostrazione di una sostanziale re-latività dei valori della forma». Delresto la molteplicità delle fonti chehanno contribuito a formare il suogusto e il suo stile è tale da mette-re in imbarazzo» chi voglia rintrac-ciare scelte univoche e definitive eda costringere, contro ogni sche-

delle prime opere. La BibliotecaAlessandrina, il palazzo della Sa-pienza, San Giovanni in Laterano,Palazzo Pamphili a piazza Navona,Palazzo Giustiniani, Palazzo Car-pegna (tanto per citarne alcuni)appartengono alle opere della ma-turità. All’ultima fase della sua pro-duzione risalgono, tra li altri, ilcollegio di Propaganda Fide,Sant’Andrea delle Fratte, la sagre-stia di San Pietro, la cappella Fal-conieri. Tra le opere minori, mapur sempre di elevata e squisita fat-tura, figurano il romitorio del car-dinal Barberini a Monte Mario,l’altare maggiore di Sant’Anastasia,la biblioteca Angelica in piazza

diventa così contrafforte, smussoangolare e persino tirante o asse diun movimento rotatorio suggeritoalla percezione soggettiva».

Nella stessa ottica, la cornice,che è la sublimazione linguisticadel trave e delle strutture di coper-tura, «diventa un mezzo di collega-mento sollecitato da una tensioneinterna che si oppone alla disgrega-zione dell’organismo, mentre la suatriplice stratificazione in architrave,fregio e cornice è utilizzata — spie-ga Portoghesi — per calibrare l’in-tensità del collegamento tra gli ele-menti del telaio e stabilire una ge-rarchia, lasciando prevalere ora lacontinuità degli elementi verticali

regole immutabili. Una liberazioneche postula anche il sottrarsi a untecnicismo miope e rinunciatariodella generazione precedente, e

luzionismo vasariano aveva instau-rato verso le testimonianze delpassato che non rientravano nellagenealogia ufficiale dell’arte rina-

prefigge di mettere a disposizionedegli studiosi uno strumento chestimoli ad indagare tutti gli aspetti— architettonici, simbolici, filosofi-ci, religiosi — di un’eredità appuntosconvolgente, che non finisce mai,ogni volta che viene posta al vagliodegli esperti, di produrre talenti dieccellente valore.

Portoghesi guida il lettore permani lungo un tragitto — c o r re d a t oe impreziosito da un suggestivo ap-parato di immagini — che ripercor-re la produzione borrominiana e ilc o rp u s dei disegni originali. Si entracosì nel laboratorio progettualedell’architetto (e dei suoi collabora-tori) coadiuvati da una documenta-zione fotografica che rappresentaun invito a scoprire, scrive Porto-ghesi, «l’inesauribile capacità crea-tiva che va dall’organismo al piùminuzioso dettaglio, dall’e s e m p l a rebellezza del semplice all’inesauribi-le complessità dell’intreccio tra for-me e significati».

Nell’introduzione dell’Opus Ar-chitectonicum si legge: «Non mi sa-rei mai posto a quella professione,col fine d’essere solo copista». Bor-romini — rileva l’autore — ha volu-to dare a queste parole il valore diuna dichiarazione di principio, mala ricerca del nuovo, osserva, nonimplica per lui la negazione delpassato. Di conseguenza chi hatentato di interpretare questa asser-zione e, in genere, l’opera borromi-

matica conclusione, a ricostruirel’intero arco di una formazione au-todidattica, «rivolta non solo allaconoscenza della cultura del tem-po, ma anche all’individuazionedelle sue radici storiche».

In tale senso Portoghesi usa lasignificativa espressione «il ritornoumanistico» di Borromini per indi-care il senso della sua ricerca d unarifondazione teorica dell’a rc h i t e t t u -ra come fatto di conoscenza: unpercorso questo che si snoda lungouna traiettoria che vede Borrominipassare da umile artigiano ad ar-chitetto e, nel contempo, a prota-gonista di un fervido dibattito cul-turale.

All’interno di un’imp ostazionetanto rigorosa quanto chiara, Por-toghesi articola l’indagine dellaproduzione borrominiana in distin-te tappe: un capitolo è dedicato al-le prime opere: un altro alle operedella maturità; un altro ancora èfocalizzato sulle ultime opere. Se-gue quindi un capitolo che si con-centra sulle opere minori, non rea-lizzate o distrutte. Se l’eredità èsconvolgente, il lettore, parimenti,non può non rimanere sconvoltonel ripercorrere una produzione co-sì vasta e lussureggiante, cui mai fadifetto, nonostante l’imp onentemole di lavoro accumulata, la qua-lità, sempre eccelsa.

Palazzo Barberini e San Carloalle Quattro Fontane fanno parte

all’empirismo generico e approssi-mativo dei suoi rivali, assorti nellacelebrazione del presente.

«È liberazione — scrive Porto-ghesi — dalle inibizioni che l’e v o-

scimentale. È liberazione dal lin-guaggio architettonico da una spe-cificità e da un’autonoma purezzaaffermata a danno dell’efficaciacomunicativa».

sant’Agostino, villaMartinelli a Monte Ar-siccio.

Particolarmente inte-ressante è la sezione dellibro dedicata al lin-guaggio di Borromini eal colore: l’analisi, inmerito, muove da unaprospettiva di caratterepsicologico. Portoghesi,

ora quella delle ripetutecuciture orizzontali».

Tra le figure del lin-guaggio borrominianospiccano la metafora,l’antitesi, l’allegoria, laprosopopea. Come pureriveste un ruolo signifi-cativo l’ossimoro, tantocaro ai letterati del Sei-cento. Tale figura, os-

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 25 luglio 2020 pagina 5

di ERALD O AF F I N AT I

«A ll’improvviso dalsentiero dei pa-scoli, ma ancoramolto lontano,arrivò l’a b b a i a re

di un cane.Tutti alzammo la testa.E poi di due o di tre cani. E poi il

rumore dei campanacci di bronzo.Chini attorno al saccone di foglie,

al lume della candela, c’eravamo io,due o tre donne di casa, e più in làqualche vecchia del borgo. Mai assi-stito a una lezione di anatomia? Lastessa cosa per noi in certo senso».

È l’inconfondibile inizio di Casad’altri di Silvio D’Arzo, alias EzioComparoni, figlio illegittimo, mortocento anni fa a Reggio Emilia a solitrentadue anni a causa di una bruttaleucemia. Prosa? Sì, ma lo scrittore,in queste folgoranti cinquanta pagi-ne, va a capo come se fosse poesia.In più apprezziamo un ritmo, unsenso plastico della frase, allusioni emetafore, senza perdere di vista lanarrazione: quella che in altre epo-che si definiva “una voce”. Raro tro-varne di altrettanto autentiche nelpanorama letterario novecentesco.

La scena inaugurale può ricordareil celebre dipinto di Rembrandt, tut-tavia il protagonista è un parroconon più giovane di un paesino

gini del villaggio, è necessaria unadispensa eccezionale che solo unprete potrebbe darle. Il sacerdote re-sta di sasso, sbalordito e interdetto,

case e qualche anima, s’illudeva diaver tirato i remi in barca, in mododa potersi riposare tranquillo in atte-sa che il buon Dio venisse a chia-marlo.

Al contrario, in pratica una suacoetanea, con ogni probabilità ama-ramente disillusa, se non proprio di-sperata, lo convoca a rapporto consincerità disarmante. Chissà che fan-tasmi del passato la tormentano. Co-sa risponderle? Quale parole usare?Come aiutarla? Ne deriva «una tra-gedia teologica», come la definì unavolta Giorgio Manganelli, fra i tantiautorevoli lettori darziani, che, a pri-ma vista, potrebbe far pensare aGeorges Bernanos o, nel nostro pic-colo, Nicola Lisi. Senonché, bastaavanzare un poco nella storia perascoltare una musica diversa che ri-chiama, più centralmente, la lettera-tura del ventesimo secolo con laquale il giovane Ezio si confrontavada pari a pari, a testa alta.

Si stenta a credere che questo ca-polavoro, da Eugenio Montale rite-nuto perfetto, sia stato concepito ecomposto da uno scrittore così gio-vane, quasi un ragazzo, eppure già

consapevole della tradizione alle suespalle, dal talento precocissimo eoriginale, al punto di averci conse-gnato straordinari saggi sui suoi verimaestri, da Henry James a JosephConrad, dal colonnello Lawrence aRobert Louis Stevenson, per citarnesoltanto alcuni, nonché altre memo-rabili opere, fra le quali spiccano,per potenza rappresentativa, i rac-conti originalmente destinati ai ra-gazzi, in realtà rivolti a tutti: PennyWirton e sua madre in primo luogo,esito di livello assoluto, ma anche Tobby in prigione e Il pinguino senzaf ra c , deliziosi cammei. Un campoespressivo dove Silvio D’Arzo, il piùresistente fra i numerosi pseudonimiadottati, forse per sfuggire alla pro-fonda ferita interiore causata dall’as-senza paterna, poteva realizzare ap-pieno la sua doppia vocazione reali-stica e lirica, abitando da sovrano in-contrastato quella terra di nessuno, alui invece così congeniale, fra “c ro -naca” e “a rc a d i a ”, per usare i terminiche lo resero famoso, pronti a segna-lare gli opposti rischi del romanzoitaliano: documentarismo fine a se

niana, e non solo, avvincente e cari-co di suggestioni narrative e visive,che venne lasciato incompiuto e so-speso da Comparoni, sempre dispo-nibile a intraprendere nuove impre-se, di cui l’editore torinese mi hachiesto di scrivere il finale.

per l’insegnamento gratuito dellalingua italiana agli immigrati che ioe mia moglie Anna Luce Lenzi, sto-rica studiosa darziana, abbiamo fon-dato per evocarlo. Oggi Gec si chia-ma Mohamed e Penny è diventatoHafiz. Ma i pirati, sebbene sotto

A settembre sarà pubblicato «Gec dell’avventura», un racconto inedito di Silvio D’Arzo

Storiedi vecchi e nuovi pirati

tione accidentium senectutis, il cui autore affer-ma di aver scritto sulla possibilità di rallen-tare l’invecchiamento «su invito di due sa-pienti ovvero di Giovanni Castellomata e Fi-lippo, cancelliere di Parigi».

Il De retardatione, a lungo attribuito aRuggero Bacone e che la critica recente in-vece ascrive a un certo dominus castri Goet,con i suoi consigli per tenere lontana la vec-chiaia, era a sua volta dedicato, oltre che aFederico 11 di Svevia, a Innocenzo 1V (1243-1254). Due sono le figure mediche presentiaccanto a Papa Fieschi e forse a loro si devela preparazione di un elettuario per gli occhidivenuto celebre nel medioevo perché rido-nava la vista. Il primo dei due è Remigio eil secondo, più conosciuto, è il lucchese Teo-dorico Borgognoni, «illustre scrittore di chi-rurgia» ed ippiatra; sua è infatti la Mulome-dicina, un trattato di veterinaria in tre libri.Appartenente all’Ordine dei predicatori, do-po aver passato diversi anni presso la curiaromana divenne vescovo di Bitonto e quindidi Cervia dove morì verso il 1298 a circa no-vantacinque anni. Di Alessandro IV (1254-1261) restano solo i nomi di due medici che

Artemisia e grasso di capraCome nasce e cambia nei secoli la figura dell’a rc h i a t r a

L’autore di «Casa d’altri» realizza appienola sua doppia vocazione realistica e liricaabitando quella difficile terra di nessunoche si trova a metà fra cronaca e arcadiaRiuscendo a evitare gli opposti rischi del romanzo italiano:il documentarismo fine a se stesso e la vaga fantasticheria

Silvio D’Ar z opseudonimo di Ezio Comparoni

Un medico al lavoro in una miniatura tratta da un manoscritto del XIII secolo

di LUCIO CO CO

La prima notizia di un dottore cheseguiva il Papa è quella di un cer-to Orso, «medico e domestico» diNiccolo 1 (858-867), anche se inragione dell’epoca remota a cui si

fa riferimento è lecito dubitare dell’identità edella carica che gli viene attribuita, essendoin quel periodo «ignoti i domestici nella cor-te de’ Papi, niente meno che i medici in queitempi», annota con ragionevolezza GaetanoMarini nel suo Degli archiatri pontifici.

Al discrimine del nuovo millennio si pre-senta la figura di Silvestro 11 (999-1003), alsecolo Gerberto di Aurillac in Alvernia che,prima di giungere a Roma e di salire sullacattedra petrina, era stato due volte abate diBobbio e quindi vescovo di Reims e arcive-scovo di Ravenna. Questi fu assai versatonelle questioni matematiche e mediche e co-me Isidoro di Siviglia riteneva che l’etimolo-gia di medicina derivasse da modus, ovveromodo, regola, misura quasi che tra le duescienze, quella matematica e quella medicaci fosse una certa affinità e che l’armonia cheregola i numeri fosse la stessa che stabiliscela salute dei corpi. Di questa sua attività te-rapeutica rimane traccia nelle lettere. In unainfatti afferma di fare un approfondimentonell’arte medica per ricercare delle cure chegli erano state richieste, mentre in un’altrascrive chiaramente che «avrebbe potuto ap-plicare dei rimedi speciali per il confratelloche soffriva di calcoli, se avesse potuto repe-rire i ritrovati dei predecessori».

Dopo Silvestro 11 occorre fare un salto diquasi due secoli e arrivare al papato di Ales-s a n d ro 111 (1159-1181) il quale in una letteradel 27 settembre 1177 parla di un Ma g i s t e rPhilippus medicus et familiaris noster. Accantoa questo Filippo, si può porre anche il medi-co e filosofo bolognese Battista Renghieriche, in base al resoconto di Cherubino Ghi-rardacci, del Papa fu «intimo consigliere».Romualdo della Scuola salernitana fu medi-co di Celestino 111 (1191-1198) e forse anchedi Innocenzo 111 (1198-1216). Questi a suavolta ebbe per archiatra Giovanni Castello-mata, il primo che si firma con il titolo di«medicus papae» nel sottoscrivere, come testi-mone, in data 20 aprile 1213 il testamento diMaria di Montpellier, moglie di Pietro 11

d’Aragona. Questo sanitario è un altro de-gno discepolo e figlio della Hippocratica civi-tas salernitana, che già in passato aveva for-nito ai Papi i suoi scienziati — è il caso peresempio, oltre che del già citato Romualdo,di Costantino Africano (+1087) e di Alfanodi Salerno (+1085) al tempo di Papa Vittore111 (+1087). Giovanni Castellomata si impe-gnò negli studi sulla prolungatio vitae cheall’epoca tanto interesse suscitavano e di cuiuna traccia esplicita compare nel De retarda-

lo hanno assistito, Gregorio da San Lorenzoe Bartolomeo. Mentre dei suoi successoriUrbano IV (1261-1264) e Clemente IV (1265-1268) si ricordano Giovanni Beblequin, ca-nonico di Costanza e Raimondo di Nîmes.Di Raimondo viene citato anche l’incaricoconferitogli dal Papa nel 1264 di recarsi aParigi per visitare Pierre di Rossel, celebreprofessore di teologia, inviso al Capitolo chelo aveva accusato, tra l’altro, di essere ancheammalato di lebbra. Cosa che i due mediciesclusero e che venne ratificata da una bollapontificia che ne sanciva la definitiva riabili-tazione.

In questa storia di medici dei Papi un po-sto di riguardo tocca a Pietro Ispano, origi-nario di Lisbona e quindi attivo in Italia dal1250 presso lo Studio di Siena. Fu autore diimportanti opere di medicina, come il tratta-to di oftalmologia, il De oculo, e il Th e s a u r u spauperum, seu de medendis humani corporismorbis, un piccolo manuale di cure medicheper ogni tipo di infermità, dalla caduta deicapelli (curata con le nocciole tritate) allaperdita dell’udito (contrastata con il grassodi capra e il succo di porro), alla calcolosi

(per la cui terapia viene consigliato l’estrattodi artemisia), tutti rimedi tuttavia sui quali èlecito avere dei dubbi. Pietro Ispano era sta-to anche medico di Gregorio X (1271-1276),dal quale era stato creato cardinale (1273),prima di ascendere al soglio pontificio con ilnome di Giovanni XXI (1276-1277), dopo cheerano morti nello stesso anno (1276) tre Pon-tefici uno dietro l’altro. Anche Dante lo ri-corda nella Commedia come quel «PietroSpano, lo qual giù luce in dodici libelli»(P a ra d i s o , XII, 135). Nella storia dei Papi è ri-cordato per essere stato l’unico medico (Sil-v e s t ro 11 si dilettava di medicina ma non eraun professionista di questa arte), mentre nonmancarono Pontefici figli di medici, peresempio Bonifacio IV (+615), Niccolò V(+1455) e Clemente XIV (1774), stando alla ri-cerca di un altro dottore Giovanni BattistaBomba presente, in qualità di sanitario, alconclave del 1823 che avrebbe portato all’ele-zione di Leone XII.

Del suo successore Niccolò 111 (1277-1280)si racconta che quando era ancora cardinale,durante una malattia «mostrò di far pococonto dei consigli de’ medici, a segno che si

meritò che il buon Papa Clemente I V, al qua-le importava grandemente che guarisse, gliscrivesse una lettera sgridandolo per ciò, eprovandogli che conveniva di prestar fede aimedici e non al proprio capriccio». Eviden-temente da Papa dovette cambiare parere se,come si evince da un documento del giugnodel 1278 in cui si progettava un suo soggior-no a Viterbo, nel seguito papale figurano il«camerlengo, il vicecancelliere, il maresciallodi giustizia e il suo seguito di cavalieri e ilmedico» (ibidem), un certo Giovanni di Lu-ca, romano, a cui veniva corrisposto ancheun compenso di 55 lire a gravare sulla rendi-ta del «Castello di Ninfa nella diocesi diVelletri». Secondo Prospero Mandosio, unaltro storico degli archiatri pontifici, medicodi Martino IV (1281-1285) fu l’inglese UgoneAtrato di Evesham (+1286), anche se non c’ètraccia documentale di questo incarico pon-tificio. Costui aveva coltivato e approfonditol’arte medica tanto da essere definito «la Fe-nice dei medici». In una cronaca si leggeche fu chiamato a Roma nel 1280 per pro-nunciarsi su un difficile caso medico e la suascienza dovette soddisfare molto il Papa tan-to che nel 1281 lo creò cardinale.

Anche le prestazioni a beneficio di Ono-rio IV (1285-1287) di Taddeo d’A l d e ro t t o ,professore a Bologna, e di Pietro d’Abano,professore a Padova, sono da considerarsistraordinarie, benché del secondo fossero ri-conosciute e apprezzate le qualità tanto chesi racconta che era stato fissato per lui uncompenso di 100 fiorini e che essendo ilPontefice guarito gliene donò 1000.

Simone Cordo invece fu archiatra di Nic-colo IV (1288-1292). Genovese e monaco, eraun medico naturalista e fu il primo ad intra-prendere un viaggio scientifico in Grecia ein oriente per vedere e studiare le specie ve-getali descritte nei trattati greci e arabi. Frut-to di queste sue esperienze fu l’istituzione inVaticano del Viridarium novum, il primo ortobotanico e farmaceutico della storia. Termi-nato il servizio presso Niccolo, e dopo esserestato cappellano medico di Bonifacio VIII siritirò a Genova, dove portò a temine la suaopera magistrale, la Clavis sanationis, simpli-cia medicinalia, latina, greca et arabica alpha-betico ordine dilucidata, che si presenta comeuno studio attento di lessicografia farmaco-logica.

Gerberto di Aurillac ritenevache l’etimologia di medicinaderivasse da «modus» ovvero misuracome se l’armonia che regola i numeristabilisse anche la salute dei corpi

dell’Appennino tosco-emiliano. Unasera, sul finire d’ottobre, riceverà larichiesta, a dir poco inquietante, daparte di un’anziana lavandaia, Zelin-da Icci fu Primo: il permesso di po-tersi suicidare. Attenzione: senzacommettere peccato! Per questo, nel-la mente e nel cuore della poveradonna che vive da sola, fatta ecce-zione della capra, l’unica a tenerlecompagnia quando si china a fare ilbucato sul greto del ruscello ai mar-

come se mai e poi mai avesse potutoimmaginare che un quesito semplicesemplice simile a quello posto dallaparrocchiana tornasse a riproporglile antiche grandi questioni di fedeaffrontate tanti anni prima al semi-nario quando, in virtù della sua pro-verbiale puntigliosità e sottigliezza, icompagni lo avevano soprannomina-to Doctor ironicus. Altri tempi, aquanto pare irrimediabilmente per-duti. Ora, disperso lassù fra quattro

Oggi Gec si chiama Mohamed e Penny è diventato HafizMa sebbene sotto mentite spogliecome spietati trafficanti di esseri umanii corsari purtroppo esistono ancoraE fanno ben più paura dei simpatici brigantiche illustrano i libri per bambini

E così ho fatto, anche quale formadi estremo omaggio nei confronti diun autore a cui sin da giovane misono sentito legato, dalla tesi di lau-rea in lettere che gli dedicai alla me-tà degli anni Settanta del secoloscorso fino alla scuola Penny Wirton

mentite spoglie, come spietati traffi-canti di esseri umani, purtroppo esi-stono ancora. E fanno ben più pauradei briganti senza un occhio, simpa-tici persino ai bambini, che allietaro-no la vita troppo breve di EzioC o m p a ro n i .

MEDICUS PA PA E — IL DUECENTO

stesso e fumosa fan-tasticheria.

Proprio in questospeciale versante dob-biamo segnalare un’im -portante novità edito-riale: il 22 settembre verrà pubblicato daEinaudi, a cura di Al-berto Sebastiani, Gecdell’a v v e n t u ra , il ma-noscritto inedito fi-nalmente reso acces-sibile, un testo basecomposto dallo scrit-tore emiliano dal1944 al 1946, all’i n d o-mani del suo ritornoa casa dopo le traver-sie militari successiveall’armistizio.

Si tratta di un lun-go racconto di piratid’impronta stevenso-

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pagina 6 sabato 25 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO sabato 25 luglio 2020 pagina 7

In cammino verso Santiago de Compostela nella festa di san Giacomo il Maggiore, apostolo

D oveil cielo e la terrasi abbracciano

mitismo visigotico spagnolo, nel IX secolo enell’unica zona della penisola iberica pratica-mente libera dall’invasione islamica, si verificòil fenomeno di uno strano splendore, come distelle che cadevano su una collinetta del boscoLibredón, a segnalare un luogo ben preciso.Alla fine il vescovo di Iria Flavia, Teodomiro,informato del prodigio, nel luogo illuminatodalla misteriosa luce notturna trovò l’antica edimenticata tomba di Santiago, l’apostolo chesecondo la tradizione cristiana era giunto sinoa Finisterrae per portare l’annuncio del Vange-lo. Il suo corpo era segretamente ritornato daGerusalemme via mare per trovare riposo inquesta terra. Così, la parola Compostela deri-verebbe dal termine latino campus stellae, ilcampo delle stelle.

Nella Meseta castigliana l’incontro con una comunità di suore agostiniane

E tutto diviene facile

Le “dritte” di una guida del XII secolo

Pe l l e g r i n isi diventa

di SI LV I A GUSMANO

Oggetti che si rompono improvvisamente,pane che diventa pietra, case che si in-cendiano: è grande la collera del Signo-re se non si fa come è stato detto. «Ipellegrini (…) quando vanno o vengo-

no da Santiago, devono essere caritatevolmente rice-vuti e venerati da tutti. Infatti chiunque li accolga e liospiti diligentemente, non solo san Giacomo avrà co-

me ospite, ma lo stesso Gesù Cristo, comelui stesso ha detto nel Vangelo. Qui vos reci-pit me recipit. Sono stati in molti, soprattut-to nel passato, coloro che sono caduti nellacollera del Signore, perché non hanno vo-luto ricevere i bisognosi e i pellegrini di

Santiago». E al termine di una casisticapiuttosto esaustiva, l’autore conclu-

de così: «Per cui si sappia che ipellegrini di Santiago, tanto

poveri che ricchi, devono es-sere (…) ospitati diligente-

mente».Costituisce il quinto li-

bro del Liber Sancti Jacobie occupa i fogli 192-213

del Codex Calixtinus dellacattedrale di Santiago deCompostela quella che vie-

ne definita Guida del pelle-grino di Santiago (Jaca

Book, Milano, 2020, pagine160, euro 16). Diviso in undici

capitoli e probabilmente scrittoattorno all’anno 1140, il testo si

apre con le parole «Comincia il li-bro quinto di san Giacomo apostolo»

che la tradizione vuole sia l’evangelizzato-re del Paese iberico.

La guida non solo costituisce uno dei testi di mag-giore rilievo per la storia del pellegrinaggio a Santia-go, ma è uno dei migliori esempi di quella letteratura«di viaggio» che nacque in conseguenza delle tre pe-regrinationes maiores a Roma, Gerusalemme e, appun-to, Santiago.

Ciò che contraddistingue questo testo dai tanti altriche nel tempo si sono occupati dei pellegrinaggi aRoma e a Gerusalemme è che qui l’autore non si li-mita alla descrizione della meta, ma dedica gran partedella sua opera al racconto del viaggio. Non mancadavvero nulla: c’è la natura, con i suoi tranelli e lesue meraviglie, ci sono i fiumi, i ponti, i valichi, lestrade, e ancora il clima, gli incontri, le esperienze, lecittà (anche in relazione alle spese), gli ospizi e i luo-ghi di accoglienza. «Nessuno degli aspetti che carat-terizzano il pellegrinaggio — scrive Paolo Caucci vonSaucken, già direttore del Centro italiano di studicompostellani e rettore della confraternita di San Ja-copo di Compostela, che firma la lunga e accurata in-troduzione nonché il commento dell’opera — è trascu-rato», compresi «devozioni da compiere, corpi santi ereliquie da visitare e l’accurata descrizione della catte-drale di Santiago, compimento finale del viaggio». Ilrisultato di questo che è, insieme un testo letterario,un documento storico e un manuale a uso dei pelle-grini, è il ritratto di quella «Europa in cammino» cheappare sempre più come la caratteristica del Medio-evo europeo.

Nella lunga introduzione alla guida, tra gli altriaspetti, Caucci von Saucken si sofferma sulle motiva-zioni che spingevano al pellegrinaggio, un pantheonche incuriosisce il lettore degli anni Duemila, consi-derato il successo che il percorso compostellano ri-scuote ancora oggi. Perché si partiva? La spiegazioneva individuata nella devozione e nella ricerca di unrapporto personale con san Giacomo, l’unico santo,nota Caucci von Saucken, che nell’iconografia siidentifica con i propri fedeli fino a essere rappresenta-to con gli elementi che li caratterizzano. E cioè l’abitoda pellegrino, la conchiglia, la bisaccia, il cappello alarghe tese. San Giacomo non è solo «un patrono po-tente», ma è il «difensore» personale di ciascun pelle-grino.

Si poteva però anche essere pellegrini pro voto, ri-pagando il santo con il sacrificio del viaggio e con latestimonianza personale della grazia ricevuta. E anco-ra per penitenza, «volendo in tal modo purgarsi diqualche peccato», o per pena canonica o civile. Ma siandava a Santiago anche per denaro, al posto di unaltro. O, più genericamente, per rompere la quotidia-nità e ricercare lo straordinario.

Prima ancora di mettersi in viaggio, però, occorrediventare pellegrini. «Pellegrino, infatti — scrive anco-ra Caucci von Saucken — lo si diventa; non è unacondizione naturale, ma uno status che si acquisisceattraverso una precisa pratica liturgica e si mantieneattraverso determinati comportamenti».

Perché il pellegrinaggio deve avere soprattutto ilcarattere di un cammino spirituale. Ricordando sem-pre, come si legge nella guida, che «tutti coloro chevogliono vivere santamente in Cristo debbono sop-portare gli obbrobri degli empi e degli eretici e di es-sere disprezzati come pazzi e stolti, perché è necessa-rio subire numerose tribolazioni per entrare nel regnodi Dio».

di GI O VA N N I RICCIARDI

Il “Cammino francese”, la via più celebre e frequentatatra le tante che portano alla tomba dell’apostolo Giaco-mo, prende nome dal suo essere stata nei secoli il per-corso privilegiato dai pellegrini che partivano dallaFrancia e attraversavano i Pirenei a ridosso del Paese

Basco, non lontano da Lourdes, per scendere in territorio iberi-co proprio in quella gola di Roncisvalle in cui nacque la leg-genda di Orlando.

Da lì, il cammino scorre quasi sempre placido e silenzioso daest a ovest: un lungo fiume umano che attraversa lo spazio e iltempo. Da mille anni, ottocento chilometri di paesaggi semprediversi, dalla Navarra alla Galizia, passando per la Meseta ca-stigliana, questo immenso palcoscenico del cielo che guarda laterra e si rispecchia nel giallo dei campi di grano in solitudiniquasi perfette. E nella Meseta, letteralmente la “Terra di mez-zo” del cammino, il paesino di Carrión de los Condes si trovaproprio a metà del percorso. La basilica di Nostra Signora delCammino vi si staglia con le sue possenti mura romaniche eret-te sul finire del XII secolo. Se è vera la tradizione che vuole cheFrancesco d’Assisi abbia percorso quei sentieri, i suoi occhi sisono posati su quest’edificio solenne e maestoso.

A fianco della basilica, una giovane comunità di monacheagostiniane esercita da quindici anni l’accoglienza ai pellegrininel nome di Gesù. «Cor unum in Deum», il loro motto. È quiche da qualche anno molti studenti di un liceo di Roma hannotrovato l’opportunità di condividere questo gesto in un proget-to della “famigerata” alternanza scuola-lavoro.

D all’alba al tramonto, negli ambienti disegnati dalla facoltàdi architettura di Palencia, dalle lodi al raccoglimento serale,gruppi di ragazzi credenti o non credenti, curiosi del mondo otalora chiusi in se stessi, sono “c o s t re t t i ” a confrontarsi con gen-te di ogni età e paese che bussa quoti-dianamente alla porta dell’a l b e rg u e . Tut-to in comunione con le suore, tutto nelmassimo rispetto reciproco.

Ma dire rispetto è solo un punto dipartenza che può parer banale. La pa-rola latina da cui deriva questo abusatotermine contiene una radice profonda,che ha a che fare con il guardare duevolte, con l’attenzione a ciò o a chi siguarda. E così, dalle pulizie delle came-rate al momento in cui si prepara il tèfreddo prima di aprire la portadell’ostello, dai pasti in comune con lesuore all’ora del canto, ogni gesto fini-sce per raddoppiarsi e moltiplicarsi inun’esperienza umana nella quale “tuttodiviene facile”: l’espressione di Péguy,che molte volte percorse a piedi i chilo-metri che separano Parigi dalla catte-drale di Chartres per pregare davantiall’immagine di Nostra Signora che làsi venera, indica il fiorire semplice einatteso della Grazia, l’esperienza chetanti fanno sul Cammino e spesso in-contrano, proprio in questo a l b e rg u e ,pellegrini e volontari.

Quando alla sera le monache riuni-scono gli ospiti dell’a l b e rg u e e chiedonoloro di suonare una canzone del loro

paese o di raccontare perché stanno compiendo questa dura fa-tica, a volte accade di ascoltare storie di sofferenza o di ricercadi sé, domande di salvezza e improvvise commozioni per i doniricevuti nella vita che accomunano molti dei pellegrini diretti aSantiago.

I ragazzi del liceo ne restano così colpiti che a volte, dopol’esperienza del servizio scelta per ottemperare a un “obbligoformativo”, decidono di tornare da soli l’anno seguente, perun’attrattiva che non svanisce nel tempo. Tornano perché gioval’esperienza di un lavoro manuale, la condivisione di vite lonta-ne eppure così somiglianti alla loro, la semplice testimonianzacristiana di ragazze che hanno pochi anni più di loro e hannoscelto inaspettatamente la vita religiosa per appartenere a Cristoe a tutti quelli che, spesso inconsapevolmente, attendono pro-prio quello sguardo che Pasolini gridava nella sua desolazione“in forma di rosa”: «Non una parola, o un accenno, o unosguardo, / ah, uno sguardo, sono cristiani, per chi / ha l’abitu-dine, poco civile, certo, e un po’ angosciosa, / di richiederequesto a uno che parla, a uno che guarda».

Ci si accorge che non è vero che chi fa il cammino lo intra-prende perché va di moda o per una sfida con se stesso. C’èforse anche questo, ma al fondo s’intravede una domanda diverità e di autenticità che in questo a l b e rg u e e in altri luoghi diaccoglienza può trovare una luce breve ma chiara. La pastoraledelle suore altro non è che una presenza sorridente che dura lospazio di un giorno, e realizza paradossalmente la frase di Tere-sa di Lisieux: «Per amarti, mio Dio, non ho che l’oggi».

Questa testimonianza passeggera ha talvolta l’efficacia chenon avrebbero mille discorsi. In poche ore si gioca un incontroche è destinato a dissolversi con l’alba che richiama i pellegrinia non fermarsi, a riprendere la strada. Ma qualcuno a volte ri-torna, perché l’accadere della Grazia è sempre in agguato.

lunga strofa di 13 versi, con una quarti-na-ritornello. «Noi siamo pellegrinidella città detta Aurillac, presso Jordan-ne. Abbiamo lasciato genitori, spose edamici per andare in grande schiera avedere San Giacomo a Compostella».Così inizia la strofa, che descrive il pel-legrinaggio, mentre il ritornello e unapreghiera: «Noi preghiamo Dio e laVergine di portarci in paradiso e di li-berarci dal peccato, per ben fare il san-to viaggio». La melodia in mi minoreha salti di quinta ascendente, che ledanno un tono di entusiasmo.

Tra le canzoni tedesche la più notarisale al XIV secolo e inizia «Chi vuoleandare in paesi lontani si alzi e sia miocompagno sulla via di San Giacomo».Il testo consta di 26 strofe, ognuna di 5versi. Vi si cita il sobrio corredo di cuiil pellegrino dovrà munirsi: dalle scarpeal cappello e al mantello, con un saccoe un bastone. Sono poi descritti i paesida attraversare: la Svizzera, l’Arma-gnac, la Savoia e la Provenza per arri-vare a Roncisvalle ed entrare in Spagnaper il Passo di Rabanal. Nella nazioneiberica si troveranno gli ospizi fatti co-struire dal re di Castiglia Alfonso VIII.Si cita un episodio trecentesco di vio-lenza contro i pellegrini risolto conl’esemplare punizione dei colpevoli gra-zie al tempestivo intervento del re diCastiglia Alfonzo XI. La canzone siconclude con una preghiera: «PressoSan Giacomo ogni colpa viene perdo-nata e Dio ricompenserà chi serve ilSanto Apostolo». La semplice melodiain fa maggiore con conclusione sul reminore scandisce bene i passi del lungocammino.

Così l’Europa si ritrova idealmente unita nella fede comune

Canzoni sul Cammino di san Giacomo

di Santiago per cui, grazie al contatto piùstretto con il mondo, con la densità

dell’umano — il proprio corpo ela voce del cuore — grazie alla

compagnia degli altri pelle-grini, con la tradizione

della fede e la storia chehanno forgiato questavia per secoli, si perce-pisce una speciale pre-senza del Dio che hascelto questa terra e l’es-sere umano come suadimora.

Man mano che siavanza e ci si addentranel cammino, discenden-do i Pirenei, percorren-do i campi dorati dellaMeseta, scalando i mon-ti di León e della Gali-zia, nella concentrazioneimposta dal fatto stessodi camminare, dalla soli-tudine, dal silenzio edall’oscurità in cui ognigiorno, molto presto,quando ancora l’albanon si è levata, il pelle-grino inizia la giornata,sgorga un desiderio ditrascendenza, di assolu-to, di dialogo con il Mi-stero che illumina unsenso nuovo, una ragio-ne nuova per continuarea camminare.

E mentre pellegrinisono a contatto con lapolvere della terra si ri-sveglia in loro la sete diDio: si incontrano conse stessi, con le propriedomande, con le ferite, eanche con un gran nu-mero di compagni diviaggio, con la bellezzadi questo mondo che licirconda, e si apronoall’incontro con il Diovivo. Entrano in chiesesilenziose e solitarie do-ve segretamente Qualcu-no li aspetta e parla alloro cuore. Persino lozaino pesante che porta-no sulle spalle e ancordi più il peso che porta-no nel cuore li spingeverso l’alto, perché ognipreoccupazione, inquie-tudine, dolore o doman-

da che hanno motivato il cammino in un datomomento, si trasformano in preghiera, suppli-ca, parola di gratitudine o di lode, gesto di af-fidamento o gemito e lacrima di misericordiadinanzi a Dio.

È questa la grazia del pellegrinaggio cristia-no, che la terra si trasforma in uno spazio teo-logico, ciò che è veramente umano risplendedi eternità, la notte si fa chiara come il giornoe la forza segreta per vivere e lottare in questomondo s’incontra nella vicinanza al cielo enella presenza amica di Dio, che ha voluto la-sciarsi incontrare e riconoscere nelle viscere diquesto mondo.

*Priora del Monasterio de la Conversión(Sotillo de la Adrada, Ávila, Spagna)

di CAROLINA BLÁZQUEZ CASAD O*

Celebriamo la festa di san Giacomomaggiore, uno dei tre apostoli cheinsieme a Pietro e Giovanni visseuna speciale intimità con Cristo.In Spagna, infatti, spesso lo si in-

voca come Santiago, “l’amico del Signore”.La speciale amicizia di questi tre discepoli

con Gesù spiega il fatto che solo essi fosseropresenti in alcuni momenti della sua vita, se-condo il racconto dei Vangeli: alla risurrezionedella figlia di Giairo, alla Trasfigurazione, nel-la notte del Getsemani. La città di Santiago deCompostela in Spagna è una delle sedi apo-stoliche della cristianità: vi si venerano i restidell’apostolo e vi giungono ininterrottamentein pellegrinaggio da tutte le parti del mondoinnumerevoli uomini e donne da più di diecisecoli. Anche quest’anno, nonostante la crisimondiale del covid-19 e tutte le restrizioni e iprotocolli che ha portato con sé, continuanoad arrivare pellegrini in questo luogo di gra-zia, dove cielo e terra si abbracciano.

Esistono diverse interpretazioni per spiegarel’origine del nome della città.

La più conosciuta, anche se poco probabile,è quella che prende le mosse dalla tradizionemedievale sul ritrovamento del sepolcro checonteneva i resti dell’apostolo. Si racconta in-fatti che all’epoca della piena fioritura dell’e re -

Ma al di là della fondatezza etimologica,quel che è certo è che sul Cammino di Santia-go la terra e il cielo sono uniti in una manieramisteriosa. A partire dal medioevo, la moltitu-dine di stelle della Via Lattea erano come lefrecce gialle che oggi i pellegrini di tutta Eu-ropa seguono per arrivare fino al Monte dellaGioia. In quel punto le torri della cattedralecontemplate da lontano per la prima volta coni propri occhi dirigevano gli ultimi passi delviandante verso la meta. Il cielo pertanto gui-dava gli uomini nella notte di questo mondo eper camminare sicuri a non perdersi si potevaunicamente guardare con attenzione verso l’al-to.

Anche oggi, per coloro che camminano conla garanzia di tutte le indicazioni che segnala-no la strada, grazie alle guide e ai cellulari, siverifica questo paradossale miracolo: che laterra inviti il pellegrino a guardare il cielo per-ché la meta di questo viaggio non è in realtàun luogo di più in questo mondo: chi lo com-pie gusta qualcosa dell’eterno.

E poiché gli apostoli sono i più vicini dellacatena che ci unisce a Gesù, attraverso coloroche videro, toccarono, contemplarono il suocorpo crocifisso e risorto, la carne del Figlio diDio — il Dio fatto uomo e così l’uomo fattoDio — siamo introdotti anche noi misteriosa-mente nel mistero dell’incarnazione.

Esiste una pedagogia propria del cammino

di BENNO SCHARF

Secondo una tradizione medievale dopo la di-scesa dello Spirito Santo l’apostolo Giacomoil Maggiore avrebbe evangelizzato l’Iberia perpoi tornare a Gerusalemme e subirvi il marti-rio sotto il re Erode. Due discepoli, Teodoro

e Atanasio, portarono il corpo in Spagna e lo seppelli-rono in una località deserta. Otto secoli dopo, nell’823,l’eremita Pelagio vide una stella indicare un luogo pre-ciso. Il fenomeno si ripeté e l’eremita avvisò il vescovoTeodomiro. Insieme si recarono sul posto e trovaronoun sarcofago con i resti dell’apostolo. Alcune guarigionimiracolose di infermi confermarono l’aspetto sopranna-turale del fatto. Il luogo del ritrovamento fu chiamatocampus stellae, da cui poi Compostella, mentre iniziavala costruzione di una chiesa, che nei secoli successivi fuampliata, fino a raggiungere la grandiosità attuale.

La tomba dell’apostolo divenne presto meta di pelle-grinaggi, dalla Spagna prima, dalla vicina Francia edall’Europa Centrale poi. In tutto il Medioevo il «Ca-mino de Santiago» fu una delle principali mete e i pel-legrini vennero da tutta l’E u ro p a .

Sabin Salaberri, noto musicista spagnolo vivente,scrisse «Il Cammino fu il germe di un grande inter-scambio di idee, linguaggi e costumi (…) ed i pellegri-ni, andando e cantando per le vie che conducevano aSantiago de Compostela, costruirono in effetti la primaforma di unità europea». Rilevante fu il contributodell’abbazia di Cluny in Francia; qui i pellegrini faceva-no tappa per trovare ristoro ed informazioni.

Molti furono i visitatori illustri, monarchi, vescovi,abati. Spiccano i nomi di Guglielmo il Conquistatore,re d’Inghilterra, e di santa Birgitta, regina di Svezia. Ilpapa Callisto II (in carica 1119 – 1124) venne a Santiagoprima di essere eletto Sommo Pontefice (in seguito nel1982 papa Giovanni Paolo II visiterà il sacro luogo).Secondo una tradizione non suffragata da documentistorici, anche san Francesco d’Assisi vi si sarebbe recatotra il 1212 ed il 1214.

Nei secoli il pellegrinaggio a Santiago ebbe vicendealterne; dopo una crisi nel XX secolo, conobbe una for-te ripresa proprio negli ultimi vent’anni, superando nel2019 per la prima volta i 300 mila arrivati al sepolcro diSan Giacomo.

I canti«Il canto aiuta nel cammino, se questo è lungo e dif-

ficile». Repertori di canti per la via di Santiago si for-marono presto; dapprima in latino, poi nelle varie lin-gue. Due richiami vi si diffusero: «Ultreia» e «Suseia».Probabilmente derivati dal Basso Latino significano«Andiamo oltre, avanti» e «Su, in alto» (secondoun’altra ipotesi «Ultreia» verrebbe dalla città di Utre-cht, nei Paesi Bassi).

Il Codex Callistinus, un manoscritto del XII secolo,erroneamente attribuito a papa Callisto II, ma in realtàopera del sacerdote Aimeric Picaud, contiene già messeed ufficiature in onore di San Giacomo. L’inno dei ve-

spri «Dum pater familias» fu il primo canto ad ampiadiffusione.

Il testo consta di sei sestine, alternate da un ritornel-lo. Il padre di famiglia citato è Gesù che assegna agliapostoli le nazioni in cui operare: a Giacomo va la Spa-gna ed egli la fa risplendere con il fulgore della suasantità. Il ritornello dice: «Primo tra gli apostoli Giaco-mo fu martire a Gerusalemme; sacro egli divenne con ilsuo nobile martirio».

Le strofe successive costituiscono una lunga preghie-ra all’apostolo; vi è però un’ulteriore quartina, in unmisto tra Tedesco e Latino: «Signore di Santiago, Diodi Santiago, e ultreia e suseia, o Dio aiutaci». La melo-dia nel secondo modo gregoriano trasportato, è grade-vole e facile.

Nel vasto repertorio francese spicca invece la «Gran-de chanson», di origine trecentesca ma poi rielaboratain 5 versioni diverse. Quella originale consta di una

L’attualitàUn nuovo repertorio si va formando negli ultimi an-

ni. Una canzone francese, composta nel 1989 da JeanClaude Bènazet, ha subito avuto grande successo ed èstata tradotta anche in altre lingue. Nella versione origi-nale essa consta di 3 quartine, intercalate dal ritornello:«Ultreia, ultreia ! Et sous eia. Deus adjuva nos».

«Tutte le mattine riprendiamo il cammino, tutte lemattine andiamo più lontano. Giorno dopo giorno lavia ci chiama: è la voce di Compostella» dice la primastrofa. Nella successiva si mette in rilievo: «Camminodi terra e cammino di fede: la via millenaria dell’E u ro -pa. La via Lattea di Carlo Magno è il cammino di tuttinoi. (…) San Giacomo ci attende». Sulla via di Santia-go l’Europa si ritrova idealmente unita nella fede comu-ne. La melodia, ben ritmata e scandita, richiama allamente la grande tradizione della «chanson» francese.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 25 luglio 2020

I giovani, gli anzianie la profezia di Gioele

A colloquio con padre Awi Mello

Contagiare il mondodi rinnovata

speranza cristiana

Il 25 luglio di 140 anni fa nasceva il santo medico Giuseppe Moscati

La straordinarietà nell’o rd i n a r i e t à

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

di GIANLUCA BICCINI

Cinquant’anni non ancoracompiuti, padre Alexan-dre Awi Mello è dal 2017

segretario del Dicastero per ilaici, la famiglia e la vita. Comedirettore nazionale del Movi-mento di Schoenstatt nel suoPaese poté seguire da vicino Pa-pa Francesco nel primo viaggiointernazionale del pontificato inoccasione della Giornata mon-diale della gioventù di Rio deJaneiro. In questa intervista ilsacerdote brasiliano racconta a«L’Osservatore Romano» lapropria esperienza di quei gior-ni e parla delle prospettive dellapastorale giovanile in questotempo segnato dalla pandemia.

Dal 22 al 29 luglio 2013, esatta-mente sette anni fa, la gente delBrasile — la nazione con il mag-gior numero di cattolici al mondo— poté vedere con i propri occhi ilnuovo Pontefice, giunto per cele-brarvi quella che fu definita “unaGmg al ritmo di samba”. Lei cheè nativo della metropoli carioca,quali ricordi personali conservacon maggior affetto?

Ricordo soprattutto la caloro-sa accoglienza che il popolobrasiliano e i giovani di tutto ilmondo riservarono al Papa. Luistesso disse di esserne rimastoimpressionato. Conservo nellamemoria innumerevoli gestid’affetto tra il Santo Padre e lepersone, come ad esempionell’incontro privato con ottogiovani detenuti. In quell’o cca-sione, la sua capacità di ascolto— un ascolto attento, pazienteed empatico — mi colpì profon-damente. Significativo per me èstato anche il giorno in cui hoaccompagnato il Santo Padre alSantuario mariano di Aparecida.Lì, infatti, ci eravamo incontratinel 2007 per lavorare insiemedurante l’indimenticabile espe-rienza della quinta Conferenzagenerale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi, le cuilinee programmatiche segnanoancora oggi il suo pontificato.

Nella prima Gmg di Papa Bergo-glio molti rimasero colpiti dall’in-vito rivolto ai giovani argentini a“fare chiasso”, a “fare confusione”.Secondo lei quella consegna è stataraccolta? Si può parlare di unanuova generazioni di cattolici non

più rinchiusi nelle sagrestie ma ca-paci di uscire verso il mondo comecontinua a chiedere il Pontefice?

Quell’incontro con i giovaniargentini non era previsto e ildiscorso fu del tutto spontaneo;si vedeva che sgorgava dal suocuore entusiasta di pastore. Inquel periodo lavoravo in Brasilecon i giovani e posso assicurarviche l’invito del Papa fu accoltomolto bene. È stato il primo se-gnale dell’importanza che i gio-vani avrebbero acquisito nelcorso del pontificato. Con laGmg di Rio e il forte impulsomissionario dato ai giovani, ilPapa iniziava un cammino, cul-minato nel Sinodo del 2018 su«i giovani, la fede e il discerni-mento vocazionale» e nellapubblicazione della successivaesortazione Christus vivit; uncammino che continua a pienoritmo attraverso tante iniziativenel nostro Dicastero e in tutto ilmondo.

Lei che ebbe un ruolo significativoalla Gmg di Rio, avrebbe mai im-maginato di essere chiamato poi aorganizzarne un’altra nel continen-te americano: quella a Panamádel 2019?

Fare l’interprete per il Papain Brasile è stata un’esp erienzaa dir poco insolita! In realtànon ho avuto molto lavoro dafare, perché il Pontefice comu-nicava molto bene con i brasi-liani e tutti capivano la forzadei suoi gesti e la tenerezzadelle sue parole! Non avreimai immaginato, allora, cheavrei collaborato così diretta-mente nell’organizzazione diun’altra Gmg in America lati-na, tanto meno che lo avreifatto dall’interno della SantaSede. Ma devo dire che, su unpiano strettamente personale,l’esperienza panamense ha su-perato quella di Rio. Lavorarealla Gmg del 2019 è stata unaforte esperienza di comunioneecclesiale: la professionalità ela gioia del Comitato organiz-zatore locale, insieme a unagrande apertura e flessibilità,mi hanno segnato in manierap ro f o n d a .

Tra i membri del Movimento diSchoenstatt, al quale lei appartie-ne, è profondamente radicata ladevozione alla Madonna. In taleottica pensa che Francesco sia unPapa mariano?

Non ho dubbi su questo. Piùche una semplice devozione, è

una vera spiritualità mariana,radicata nel santo popolo diDio, che segna la visione e ilprogetto ecclesiale del suo pon-tificato. Ho avuto la grazia diintervistarlo due volte, di scri-vere un libro e una tesi di dot-torato su questo argomento.

L’amore del Papa per la Ma-donna ha a che fare con la vi-sione di una Chiesa in uscita,con la rivoluzione della miseri-cordia e della tenerezza, e conla figura di una Chiesa dal vol-to femminile e materno, cheegli sta promuovendo sempredi più.

Infine una domanda sulla prossi-ma edizione della Giornata mon-diale della gioventù che si terrà aLisbona, in Portogallo, nell’agosto2023. Inizialmente prevista per il2022, è stata posticipata di unanno a causa dell’emergenza coro-navirus. Ritiene che le limitazionie l’isolamento imposti per fronteg-giare il covid-19 possano allonta-nare i giovani dalla pratica reli-giosa?

Credo sinceramente che lapandemia possa essere un’o t t i-ma opportunità per far arrivarela proposta cristiana ai giovaniin modalità differenti. L’imp or-tanza dei legami famigliari epersonali, la comunicazione, lacura intergenerazionale, la soli-darietà e tanti altri valori evan-gelici si stanno diffondendo invario modo in questo particola-re periodo.

La Chiesa stessa sta ancheimparando a parlare altri lin-guaggi. Spero che, quando lapandemia sarà superata, laGmg di Lisbona possa essereuna grande occasione per rac-cogliere le lezioni apprese og-gi, offrendo ai giovani di tuttoil mondo, la possibilità di in-contrarsi di nuovo personal-mente per nutrire la loro fedecome discepoli e per sentirsiinviati come missionari, in unfuturo forse difficile e incerto,dando «spazio alla creativitàche solo lo Spirito è capace disuscitare», come dice il SantoPadre. Immagino giovani che,al ritorno nei loro paesi, si sen-tano chiamati a impegnarsi innuove forme di ospitalità, fra-ternità e solidarietà, e che pos-sano “c o n t a g i a re ” le loro co-munità di rinnovata speranzacristiana.

lità per la Chiesa e per il mondo, Francescoha esortato a «difendere i sogni come si di-fendono i figli», annotando che «le chiusurenon conoscono gli orizzonti, i sogni sì». IlPapa, anziano anche lui, ha affidato ai gio-vani una grande responsabilità. «Tu — hadetto rivolgendosi idealmente ad ogni ra-gazzo — non puoi portarti tutti gli anzianiaddosso, ma i loro sogni sì, e questi portaliavanti, portali, che ti farà bene». E semprein quell’incontro, ha messo l’accentosull’empatia, qualcosa che oggi, alla lucedella drammatica esperienza della pande-mia, appare ancora più necessaria. «Non sipuò — avvertiva — condividere una conver-sazione con un giovane senza empatia». Madove trovare oggi questa risorsa di cui ab-biamo tanto bisogno per andare avanti?Nella vicinanza, è la risposta del Papa. Unbene prezioso, come abbiamo sperimentatoin questi mesi in cui, tale dimensione fonda-mentale dell’esistenza, è stata improvvisa-mente “sosp esa” a causa del virus. «La vici-nanza fa miracoli», ne è convinto il Papa,

toccato da un’immagine, mentre si trova aIaşi per l’incontro con i giovani e le famigliedel Paese. È lui stesso a confidare la gioiaper un incontro inatteso, quello con un’an-ziana. «Nelle braccia — afferma il Papa —aveva il nipote, più o meno di due mesi,non di più. Quando sono passato me lo hafatto vedere. Sorrideva, e sorrideva con unsorriso di complicità, come dicendomi:“Guardi, adesso io posso sognare!”». Un in-contro di sguardi di pochi secondi che emo-ziona il Papa, sempre attento a coglierenell’altro una scintilla che, travalicando i li-miti del momento, si fa dono e messaggioper tutti. «I nonni — commenta — sognanoquando i nipoti vanno avanti, e i nipotihanno coraggio quando prendono le radicidai nonni».

Radici e sogni. Non può esserci l’unosenza l’altro, perché l’uno è per l’altro. Equesto vale certamente oggi più che in pas-sato, perché urge una “visione d’insieme”che non lasci nessuno escluso. Francesco loevidenzia in una intervista alle riviste anglo-fone «Tablet» e «Commonweal» nel mo-mento più cupo della pandemia in Europa.

«vicinanza a coloro che soffrono», «vicinan-za ai problemi e vicinanza tra giovani e an-ziani». Una vicinanza che, alimentando la«cultura della speranza», ci immunizza dalvirus della divisione e della sfiducia.

Il Papa torna a riferirsi a questo legamein uno dei suoi ultimi viaggi apostolici,quello compiuto in Romania nel giugnodell’anno scorso. È qui che Francesco viene

temp o” — ricordate i nipoti e non smettetedi sognare. È questo che Dio vi chiede: disognare». Questo che stiamo vivendo, tra ti-mori e sofferenze, ci dice con forza il Papa,«è il tempo propizio per trovare il coraggiodi una nuova immaginazione del possibile,con il realismo che solo il Vangelo può of-frirci». Questo è il tempo in cui la “p ro f e z i adi Gioele” può diventare realtà.

Per il Papa, che si soffermasul senso di quello che stia-mo vivendo in questo dram-matico 2020, la tensione travecchi e giovani «deve sem-pre risolversi nell’i n c o n t ro » .Il giovane, ribadisce, «ègermoglio, fogliame, ma habisogno della radice; altri-menti non può dare frutto.L’anziano è come la radi-ce». Ancora una volta ri-chiama la «profezia diGioele». Agli anziani di og-gi, spaventati da un virusche spezza la vita e soffocala speranza, Francesco chie-de un surplus di coraggio.Forse quello più arduo: ilcoraggio di sognare. «Volge-te lo sguardo dall’altra parte— esorta il Pontefice checrede nella “saggezza del

Nomina episcopalein Italia

Francesco Lomantoarcivescovo metropolita di Siracusa

Nato il 2 marzo 1962 a Mussomeli, in diocesi di Caltanissetta, si è prepa-rato al sacerdozio nel seminario diocesano. Ordinato presbitero il 29 giu-gno 1986 per il clero nisseno, è stato viceparroco a Villalba, a San Catal-do e a Caltanissetta dal 1986 al 1996. Dal 1996 al 2011 è stato parroco diSant’Enrico in Mussomeli. Ottenuti la licenza e il dottorato in storia del-la Chiesa presso la Pontificia università Gregoriana, ha iniziato la docen-za universitaria a Caltanissetta nel 1992, insegnando negli istituti teologicilocali e, a Palermo, alla Pontificia facoltà teologica di Sicilia San Giovan-ni Evangelista, dove, dal 2015, è anche preside. La sua attività di studio edi ricerca si è particolarmente incentrata su figure ed eventi della Chiesalocale, un impegno i cui risultati sono confluiti in numerose iniziativeeditoriali in cui è autore, co-autore o curatore, di libri, saggi, riviste stori-che e dizionari.

di FRANCESCO CI TA R D A , SI

Nel leggere il sacrificio dellevite degli operatori sanitariai tempi del covid-19, non è

difficile ripensare a una storia di pa-radigmatica bellezza come quella disan Giuseppe Moscati (1880-1927),che più di ogni altro seppe interpre-tare in modo straordinario la sua vi-ta ordinaria.

La straordinarietà dell’esp erienzamoscatiana si rende manifestanell’esercizio della libertà che spingeil medico napoletano a corrisponde-re pienamente, fin da ragazzo, a ciòche chiamiamo “vo cazione”.

Ogni uomo è alla ricerca di quelsenso della vita che rende leggera eamabile la fatica nella routine dellavita quotidiana: il giovane “Pe p p i n o ”riesce, grazie alla meditazione e allapreghiera, a raccordare la propriavocazione con il valore che egli stes-so dà all’esistenza e gli consente diriconoscere da subito il senso dellavita posto in lui dal suo Creatore.Scrive infatti in una lettera al sena-tore D’Andrea: «Da ragazzo guarda-vo con interesse all’Ospedale degliIncurabili, che mio padre mi addita-va lontano dalla terrazza di casa,ispirandomi sentimenti di pietà peril dolore senza nome, lenito in quel-le mura».

Contemplando l’Ospedale degliIncurabili, lasciandosi ispirare daquella visione e pregando, Moscatinutre con forza crescente il sogno dilenire egli stesso il dolore senza no-me dei pazienti. Come insegnasant’Ignazio di Loyola nella sua au-tobiografia, l’amore alimenta i sogniche generano movimento alla ricercadell’oggetto amato per poterlo gu-stare, per poterne verificare la bontà.La forza del sogno di Moscati supe-rerà due verifiche: riuscirà da un latoa dissolvere le perplessità della ma-dre, preoccupata che l’estrema sensi-bilità e la delicatezza del figlio po-tessero mal sopportare tutto quel do-lore a cui la professione del medicolo avrebbe esposto; dall’altro il so-gno di Peppino riuscirà a romperecon la tradizione paterna della giuri-

sprudenza, per intraprendere la viadei medici anargiri (letteralmente“senza denaro”), che affonda le sueorigini nella storia dei santi Cosma eD amiano.

E proprio da questa seconda veri-fica, possiamo cogliere un primoaspetto della straordinarietà di Mo-scati nella vita quotidiana: il famosocappello posto nel suo studio con lascritta: «Chi ha metta, chi non haprenda» (come si può osservare nel-la ricostruzione delle sue stanzepresso la Chiesa del Gesù Nuovo diNapoli). Esso ci offre la misura dicome Moscati interpretasse in chiavemoderna il suo essere, in senso evan-gelico, medico anargiro, ossia gratui-to: «Gratuitamente avete ricevuto,gratuitamente date» (Mt 10, 8).

Straordinaria è la sua prossimitàalla gente comune piuttosto che allaélite napoletana, che pure non tra-scurava invitandola a rivolgersi aisuoi colleghi oppure ad attenderepur di non sottrarre tempo preziosoalla cura dei poveri. L’atteggiamentodi Moscati nell’operare il suo discer-nimento su chi curare si evince chia-ramente dall’episodio riportato daldottor Postiglione: «Si presenta ungiorno al suo studio un distinto si-gnore dell’aristocrazia di Napoli conla preoccupazione sul volto e lo pre-ga di recarsi subito a visitare lamamma inferma. Il professore stasulla negativa, tanto che il signoregli chiede spiegazione di questo“no” reciso. “Gliela do subito. — ri-spose il Professor Moscati — Ella haricchezze e può benissimo invitareun altro professore. Io sono direttoad un povero prete a San Giovannia Teduccio”. Quel signore restò edi-ficato: “E – soggiunse – se l’accom-pagnassi prima a San Giovanni, ver-rebbe poi a casa mia?” — “Vo l e n t i e r i .Ella vuol concorrere ad una operabuona”. E così fu fatto».

Povertà e sofferenza sono, dun-que, le priorità quotidiane del santomedico alle quali si sente chiamatodall’attenzione per gli ultimi la cuiorigine può essere una sola: la caritàevangelica. In una lettera al dottorGuericchio del 22 luglio 1922 scrive:«Non la scienza, ma la carità ha tra-sformato il mondo...». E ancora inuna lettera alla signora Emma Pic-chillo afferma: «Esercitiamoci quoti-dianamente nella carità. Dio è carità:chi sta nella carità sta in Dio e Diosta in lui. Non dimentichiamo di fa-re ogni giorno, anzi ogni momento,offerta delle nostre azioni a Dio,compiendo tutto per suo amore».

L’attività medica moscatiana è,pertanto, sostenuta non dalla solascienza, dalla sua scrupolosa cono-scenza scientifica, ma anche dalla ca-rità divina. Questo singolare connu-bio tra scienza e fede è un altro dato

di straordinarietà nella vita quotidia-na dello scienziato: allarga il suoorizzonte terapeutico, accordandoglila percezione di non limitare le sueindicazioni mediche al solo corpo,ma di prendersi cura anche dell’ani-ma come ci testimonia il prof. Bot-tazzi: «...non tralasciò mai di curare,insieme coi corpi, anche e innanzitutto le anime, e di avviarle versoquella luce che, per singolare graziadivina, a lui sfolgorava da abissi pernoi impenetrabili».

Questo modo di procedere diGiuseppe Moscati è testimoniatodall’originale prescrizione dei sacra-menti presente spesso nelle ricetteinsieme ai farmaci [cfr. foto]. In par-ticolare, egli prescrive la confessionee l’Eucaristia, avvertiti dal santo co-me potenti strumenti terapeutici che,operando nell’anima, guariscono an-che il corpo. Ci sembra di poter leg-gere questa sensibilità straordinariadi Moscati anche in quei medici che,impegnati sul fronte del covid-19,hanno chiesto di poter portare l’Eu-caristia ai malati nel giorno di Pa-squa.

Per Moscati l’Eucaristia non erariservata ai soli malati, ma era neces-saria anche per sostenere la vita spi-rituale dei medici stessi affinché ogniazione fosse mossa e sostenuta dalloSpirito di Dio. Il padre gesuita Gio-vanni Aromatisi, consigliere spiritua-le del santo, dichiarerà: «In quantoal culto del SS. Sacramento, questofu il centro di tutta la sua vita. Face-va la Santa Comunione tutti i giornie questo spessissimo con gravissimoincomodo; e viaggiava di notte di-giuno per potersi accostare alla San-ta Comunione l’indomani. Era risa-puto comunemente dagli infermi,specialmente da quelli che dimorava-no lontano, in Sicilia ed in Calabria,che se avessero voluto una visita dalProfessor Moscati avrebbero dovuto

far trovare pronto il sacerdote, per-ché egli avesse potuto ascoltare lamessa, servendola e facendo la SantaComunione».

In ciò riconosciamo un altroaspetto straordinario nella quotidia-nità della vita di san Giuseppe Mo-scati: la sua vita eucaristica. Il donoquotidiano dell’Eucaristia lo nutre elo sostiene affinché egli stesso siadono per i suoi malati, incarnazionedella grazia divina che lo porta aconsumarsi totalmente per dare sem-pre più forma alla Carità. Vita euca-ristica che non esita di donare tuttosé stesso, neanche di fronte al rischiodella propria vita, pur di salvare ma-lati presenti all’interno di una strut-tura pericolante dopo l’eruzione delVesuvio. La struttura crollerà appenadopo della sua uscita con l’ultimomalato.

Questa vita eucaristica di Moscatiesaurisce il suo tempo terreno silen-ziosamente sul lettino del suo studioil 12 aprile 1927, all’età di 46 anni,poco dopo aver visitato l’ultimo pa-ziente. Tuttavia, l’eterogeneo flussodi persone, tra cui anche atei o per-sone lontane dalla fede, a tutt’oggiincessante presso la sua tomba alGesù Nuovo di Napoli, è la testimo-nianza più viva che per “padre Mo-scati” (come lo chiamano alcuni de-voti credendolo un sacerdote) il tem-po eucaristico del prendersi curadelle vite altrui non è ancora termi-nato e che lo straordinario può in-carnarsi ancora nella vita ordinariaattraverso la preghiera e l’i n t e rc e s s i o -ne del santo medico.

Mi piace credere che san Giusep-pe Moscati, in questo tempo di pan-demia, abbia continuato ad operarestando accanto ad ogni malato eispirando sacerdoti ed operatori sa-nitari nella dedizione caritatevoleverso il prossimo, ossia attraverso ildono, non comune ed eccezionale,di sé anche a rischio della propriavita.

Una singolare ricetta firmata da Moscati

Nel settimo anniversario della Gmg di Rio de Janeiro

La nonna con la quale Francesco incrociò lo sguardo durante l’i n c o n t rocon i giovani e le famiglie a Iaşi (1° giugno 2019)